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Sommario del 10/12/2012

Il Papa e la Santa Sede

  • Festa della Madonna di Loreto. Il Papa: Maria ci insegna che dov’è Dio lì siamo a casa
  • Il Papa al Congresso Ecclesia in America: Cristo, forza decisiva che trasforma il continente
  • Nomine
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Egitto: il presidente Morsi conferisce maggiori poteri all'esercito
  • Medio Oriente. L'ambasciatore Panocchia: cresce il ruolo di Turchia e Qatar
  • Ennesima immolazione in Tibet: salgono a 81 dall'inizio del 2012
  • Giornata diritti umani. Papisca: i più violati, diritto alla vita, libertà religiosa e diritti sociali
  • Oslo: consegnato il Nobel per la Pace 2012 ai leader dell'Unione Europea
  • Consegnato a Roma il Premio europeo per la vita "Madre Teresa di Calcutta"
  • Dimissioni di Monti, sale lo spread. Mons. Bregantini: a rischio la coesione sociale
  • Vescovi asiatici riuniti in Vietnam per rispondere alle sfide della secolarizzazione e della globalizzazione
  • Crisi in Europa. Il commissario Andor: più solidarietà tra gli Stati dell'Ue
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Congo: governo minaccia di lasciare i colloqui di pace
  • Espulso dalla Siria, padre Dall’Oglio accolto dai monaci nel Kurdistan iracheno
  • Siria, liberato giovane cantautore cristiano armeno che cantava la pace
  • Elezioni in Ghana: l’opposizione denuncia brogli, il neopresidente invita alla calma
  • Brasile. Vescovo minacciato per il suo lavoro accanto agli indios Xavante
  • Unicef: ancora 300 mila bambini in prima linea nelle aree di conflitto
  • Somalia: il movimento Shabaab perde la roccaforte Jowhar
  • Elezioni in Romania: netta vittoria della formazione socialdemocratica
  • L’onlus "Beati i costruttori di pace" a Sarajevo per i 20 anni della Marcia dei 500
  • Taizé: appello ad ospitare 10 mila giovani per l'incontro di fine anno a Roma
  • Guinea Bissau, pellegrinaggio mariano al Santuario di Cacheu
  • Con "Salvamamme" 500 Babbi Natale portano doni ai bimbi in difficoltà
  • Panettoni solidali per finanziare la costruzione di case-famiglia ad Angri
  • Il Papa e la Santa Sede



    Festa della Madonna di Loreto. Il Papa: Maria ci insegna che dov’è Dio lì siamo a casa

    ◊   La Chiesa celebra oggi la Festa della Madonna di Loreto. Nell’occasione, stamani, l’arcivescovo prelato Giovanni Tonucci ha presieduto il Pontificale alla Santa Casa di Loreto. Proprio nel Santuario mariano, il 4 ottobre scorso si è recato come pellegrino Benedetto XVI per affidare alla Vergine Maria l’Anno della Fede, sulle orme di Giovanni XXIII che si era recato a Loreto, 50 anni prima, in occasione dell’apertura del Concilio Vaticano II. Nel servizio di Alessandro Gisotti riproponiamo alcuni passaggi dell’omelia del Papa nella Messa a Loreto:

    Quando si va in pellegrinaggio a Loreto, non si può non restare colpiti dalla storia e dall’immagine del Santuario. Il cuore di questa “oasi” mariana è, infatti, una casa che la tradizione vuole essere quella in cui ha vissuto la Vergine Maria. Proprio a questa “casa vivente”, Benedetto XVI dedica parole profonde che aprono lo sguardo ad un orizzonte che va ben oltre le pietre di un edificio:

    “Dove abita Dio, dobbiamo riconoscere che tutti siamo ‘a casa’: dove abita Cristo, i suoi fratelli e le sue sorelle non sono più stranieri. Maria, che è madre di Cristo è anche nostra madre, ci apre la porta della sua Casa, ci guida ad entrare nella volontà del suo Figlio”.

    Ecco, dunque, l’insegnamento che possiamo apprendere a Loreto: “La fede ci fa abitare, dimorare, ma ci fa anche camminare nella via della vita”. La Casa di Loreto, osserva ancora, offre anche un altro insegnamento importante: questa fu, infatti, collocata su una strada. Una cosa, ammette il Papa, che potrebbe sembrare strana ma che invece custodisce un “messaggio singolare”:

    “Essa non è una casa privata, non appartiene a una persona o a una famiglia, ma è un’abitazione aperta a tutti, che sta, per così dire, sulla strada di tutti noi. Allora, qui a Loreto, troviamo una casa che ci fa rimanere, abitare, e che nello stesso tempo ci fa camminare, ci ricorda che siamo tutti pellegrini, che dobbiamo essere sempre in cammino verso un’altra abitazione, verso la casa definitiva, verso la Città eterna, la dimora di Dio con l’umanità redenta”.

    Per aprire le porte di questa Casa, per aprire le porte del Signore, però, ci vuole il nostro sì. Un ‘sì’ dato liberamente come fa Maria. “Dio – afferma il Papa – chiede la libera adesione di Maria per diventare uomo”:

    “Certo il ‘sì’ della Vergine è frutto della Grazia divina. Ma la grazia non elimina la libertà, al contrario, la crea e la sostiene. La fede non toglie nulla alla creatura umana, ma ne permette la piena e definitiva realizzazione”.

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    Il Papa al Congresso Ecclesia in America: Cristo, forza decisiva che trasforma il continente

    ◊   Ieri sera, nella Basilica Vaticana, il Papa ha salutato i partecipanti al congresso “Ecclesia in America”, organizzato dalla Pontificia Commissione per l’America Latina e dai Cavalieri di Colombo. Nel suo discorso, Benedetto XVI ha ricordato le tante sfide del continente americano – secolarismo, povertà, narcotraffico – invitando i fedeli alla nuova evangelizzazione, basata su amore e verità in Cristo. Il servizio di Isabella Piro:

    È l’incontro con Cristo vivente, Colui che dà vita ad opere basate “sull’amore e la verità”, il fattore che trasformerà il continente americano. Questo il mandato che Benedetto XVI affida ai partecipanti al congresso “Ecclesia in America”, indetto a 15 anni dal Sinodo speciale dei vescovi per il continente. Un’intuizione profetica di Giovanni Paolo II, lo definisce il Papa, quanto mai attuale oggi, in un contesto in cui c’è il compito urgente ed arduo di far risuonare con chiarezza e coraggio il Vangelo di Cristo.

    Tante, infatti, sono le sfide e le difficoltà che l’America si trova davanti: il secolarismo, l’espandersi di differenti gruppi religiosi, il propagarsi di una mentalità che attenta alla dignità della persona e non tutela il matrimonio e la famiglia:

    "¿Cómo no preocuparse por las dolorosas situaciones de emigración…"

    E ancora il Papa ricorda le dolorose situazioni delle migrazioni, le violenze, il narcotraffico, la corruzione, il commercio di armi, la povertà causata da sistemi economici, politici e sociali “discutibili”. Tutto questo – continua Benedetto XVI – richiede sì uno studio attento e valutazioni tecniche, ma la Chiesa cattolica sa che una “soluzione adeguata” può derivare solo da Cristo.

    "… the light for an adequate solution can only come from encounter with the living Christ".

    Di qui, l’invito a proclamare “senza riserve”, “liberamente e con entusiasmo” il Vangelo in America, perché “non c’è opera più gratificante e servizio più grande” per coloro che “hanno sete di Dio”. Essenziale, però, ribadisce il Papa, che tutti gli agenti pastorali siano purificati e rafforzati “nella loro vita interiore”, attraverso un rapporto sincero con il Signore, una catechesi adeguata e una formazione permanente “fedele alla parola di Dio ed al magistero della Chiesa”, così da rispondere “alle domande ed alle aspirazioni più profonde del cuore umano”.

    Sulla stessa linea, si è posto anche il cardinale Marc Ouellet, presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina. Presiedendo la Santa Messa in San Pietro, prima dell’arrivo del Papa, il porporato ha lanciato alla Chiesa americana un appello alla conversione, alla comunione ed alla solidarietà, ribadendo l’importanza di restare fedeli al coraggio dei missionari, dei santi e dei martiri che hanno reso l’America “una terra consacrata”, in cui oggi vive “più della metà dei cattolici del mondo”.

    Inaugurato nella Basilica Vaticana, il Congresso internazionale “Ecclesia in America” si svolgerà nell’Aula del Sinodo in Vaticano e si concluderà mercoledì 12 dicembre, Festa della Vergine di Guadalupe, Madre di tutta l’America.

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    Nomine

    ◊   In Italia, il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Ozieri, presentata da S.E. Rev.ma Mons. Sergio Pintor, in conformità al can. 401 §1 del Codice di Diritto Canonico. Il Papa ha nominato Amministratore Apostolico ad nutum Sanctae Sedis della diocesi di Ozier S.E. Rev.ma Mons. Sebastiano Sanguinetti, Vescovo di Tempio-Ampurias.

    Il Santo Padre ha nominato Presidente della Corte d'Appello dello Stato della Città del Vaticano Sua Eccellenza Monsignor Pio Vito Pinto, Decano del Tribunale della Rota Romana.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Il tradizionale appuntamento di Benedetto XVI con i romani in Piazza di Spagna per rendere omaggio all'Immacolata.

    In prima pagina, l'economia: l'allarme del Fondo monetario internazionale sui pericoli legati al fiscal cliff.

    La crisi politica dell'Italia: nell'informazione internazionale, un articolo di Marco Bellizi.

    Oltre la medicina: in cultura Augusto Pessina sulla consegna dei premi Nobel 2012 a Stoccolma e a Oslo.

    La pace non è scontata: un articolo di Laurence Argimon Pistre, Ambasciatore capo delegazione delle Comunità Europee presso la Santa Sede.

    La perdita del tempo ritrovato: Claudio Toscani sul rapporto tra l'uomo e i suoi ricordi in un romanzo di Julian Barnes.

    Lodi a Paolo per la gloria di Pietro: Carlo Carletti sul primato della Chiesa di Roma.

    Scacco matto a dieci secoli di oblio: Silvia Guidi sulla mostra “Splendori dal medioevo” dedicata alla storia secolare dell'abbazia di San Vincenzo al Volturno.

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    Oggi in Primo Piano



    Egitto: il presidente Morsi conferisce maggiori poteri all'esercito

    ◊   Egitto nel caos. Il presidente Morsi ha conferito all'Esercito poteri di polizia, compreso quello di effettuare direttamente arresti. Mossa che giunge dopo che le opposizioni hanno fatto quadrato contro il referendum costituzionale, decretando un boicottaggio completo della tornata elettorale. Che possibilità hanno, a questo punto, le opposizioni di riuscire a cambiare il testo costituzionale? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Giorgio Bernardelli, esperto dell’area mediorientale:

    R. – E’ una partita aperta, anche se sarà molto difficile. Molto dipenderà dalla giornata di domani, nella quale entrambi gli schieramenti hanno convocato una grossa manifestazione. E’ una partita decisiva quella sul referendum, nel senso che l’accelerazione data alla Costituzione aveva, di fatto, svuotato abbastanza la questione del decreto sui poteri. La partita vera è quella sul referendum e le opposizioni sanno che, se si va a votare in questa situazione, è difficile che ci sia un voto che possa essere trasparente. Per cui, quella che stanno conducendo, è una battaglia molto importante, perché appunto questa costituzione è piena di ambiguità e ha, comunque, maggiori derive islamiste all’interno della legislazione.

    D. – Morsi può essere considerato a questo punto un presidente indebolito o no?

    R. – E’ certamente un presidente molto più debole rispetto a quello che lui pensava. Non dimentichiamo che tutta la questione è iniziata all’indomani del suo trionfo politico: la mediazione su Gaza. Ha a che fare certamente con un’opposizione molto più forte di quello che credeva e, soprattutto, con un esercito che gli ha ricordato che ha un ruolo, comunque, in tutta questa partita. Quindi, comunque vada a finire, è certamente più debole e certamente anche molto meno autonomo rispetto al movimento dei Fratelli Musulmani.

    D. – Su una cosa non ci sono dubbi: un Egitto nel caos può essere un rischio per la tenuta dell’intero Medio Oriente a questo punto...

    R. – Assolutamente sì ed è il motivo per cui l’amministrazione americana ha tenuto una posizione molto prudente in questi giorni. Non dimentichiamo, però, che questa è una partita decisiva. Come andrà a finire questa partita dipende molto anche dall’evoluzione di tutte le altre società del Medio Oriente. Questa battaglia sulla Costituzione non è una battaglia, un impuntamento, su questioni di cavilli giuridici, è davvero una battaglia per capire quanto la “primavera araba” sia stata un cambiamento reale all’interno della società e quanto invece sia destinata solo a rafforzare il ruolo delle formazioni islamiste.

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    Medio Oriente. L'ambasciatore Panocchia: cresce il ruolo di Turchia e Qatar

    ◊   In Siria, non si fermano le violenze. Aerei del regime hanno bombardato stamani alcuni sobborghi alla periferia sud di Damasco. I miliziani invece hanno conquistato una base militare lealista a ovest di Aleppo, nel nord Paese. Sul versante israelo-palestinese, intanto, un sondaggio del quotidiano Haaretz ha rilevato che l’81% degli israeliani vede l’attuale premier Netanyahu riconfermato anche dopo le elezioni di gennaio prossimo. Per un’analisi complessiva della situazione mediorientale, Emanuela Campanile ha sentito l’ambasciatore italiano, Giuseppe Panocchia, esperto dell’area:

    R. - Oltre all’Egitto – che tradizionalmente ha avuto un ruolo di leadership, ma che oggi si confronta i suoi problemi – in Medio Oriente, noi abbiamo due Paesi, la Turchia e il Qatar, che sono quelli che condizionano gli sviluppi della situazione nell’area. Hamas è rientrata in gioco, perché l’hanno fatta rientrare in gioco i turchi, il Qatar e anche il fatto che c'è stata qualche ingenuità da parte israeliana. L’Europa procede in ordine sparso, lo abbiamo visto con il voto alle Nazioni Unite sul riconoscimento della Palestina come Stato Osservatore. L’America è più interessata al Pacifico che non al Mediterraneo. Mi pare che nel Medio Oriente chi oggi è più attivo non siamo certo noi occidentali ma sono piuttosto la Turchia e il Qatar.

    D. - Tra l’altro, la Turchia è anche base dell’opposizione al regime di Assad?

    R. – Esatto, ma è per questo che io enfatizzavo il ruolo della Turchia e del Qatar perché la Turchia ha una preparazione anche sul piano militare di primo piano e il Qatar ha quello che è il risultato dell’oro nero, ovvero il denaro. Il denaro del Qatar non serve solo a finanziare le squadre di calcio in Francia o i fondi di investimento in Europa, serve anche ad incoraggiare i movimenti di opposizione, che spesso sono quelli che più marcatamente si richiamano a una visione integralista dell’islam.

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    Ennesima immolazione in Tibet: salgono a 81 dall'inizio del 2012

    ◊   Ancora un’immolazione in Tibet contro il governo di Pechino e per chiedere il ritorno in patria del Dalai Lama. Una giovane si è data fuoco a Dokarmo, nella contea di Malho. Salgono così a 81 le immolazioni dal primo gennaio del 2012 e 95 dal febbraio 2009. Il servizio di Cecilia Seppia:

    Aveva 17 anni e frequentava la scuola superiore nella contea di Malho, Bhenchen Kyi, la giovane tibetana che ieri sera si è auto-immolata dandosi fuoco per protestare contro il governo di Pechino e chiedere il ritorno in Patria della guida spirituale del Tibet, il Dalai Lama. Più di 2 mila persone si sono poi radunate per commemorare la sua morte inneggiando slogan contro l'occupazione cinese. Solo sabato altri gesti estremi da parte di due ragazzi di 23 anni nella provincia centrale cinese di Sichuan. Con loro sale ad 81 il numero delle persone morte in questo modo dall’inizio del 2012, 95 dal febbraio 2009. Intanto in Cina si registrano forti tensioni e scontri a Shenzen e in altre località del Paese, in occasione della visita del neosegretario del partito comunista cinese Xi Jinping. Tremila operai di una stamperia del distretto di Boan in sciopero da venerdì, sarebbero stati duramente picchiati dalla polizia. Un centinaio le persone ferite, tra cui 5 agenti.

    Quello delle immolazioni in Tibet sta diventando un fenomeno drammatico e una delle più dolorose pagine della storia contemporanea, come afferma padre Antonio Sergianni missionario del Pime, esperto di questioni asiatiche:

    R. - Io penso che - come dicono le cifre - il problema del Tibet rappresenta una delle tante e dolorose pagine della storia dei nostri tempi. Ci si augura che i nuovi leader sappiano affrontarlo non solo dal punto di vista economico, di sviluppo e d’integrazione del Tibet nella società cinese, ma avendo una maggiore apertura, nel rispetto della storia, della cultura e della libertà religiosa di quelle popolazioni tibetane, così gloriose e così ricche.

    D. - Le autorità cinesi, hanno, tra l’altro emanato una direttiva per scoraggiare le immolazioni, in cui si prevedono multe e sanzioni per le famiglie delle persone che decidono di compiere questo gesto. Parliamo di sospensione dei finanziamenti per i villaggi, pene per le autorità, laiche o religiose, che permettono la celebrazione dei funerali, e, addirittura, petizioni contro le auto-immolazioni: per chi si rifiuta di firmare è previsto il carcere. Quali risultati possono raggiungere queste misure?

    R. - Non credo che queste misure possano ottenere qualche risultato. In genere, le misure e le sanzioni non riescono a fermare motivazioni così profonde. Lei pensi - ovviamente in senso opposto - alla pena di morte: ha, forse, ridotto la criminalità nei Paesi in cui è ancora in vigore? Non sono le sanzioni esterne che risolvono i problemi. Io ho fiducia, spero e mi auguro che i nuovi leader abbiano un’apertura mentale tale che permetta loro di vedere la storia di queste popolazioni, gli aspetti religiosi e culturali. Quindi, non limitandosi soltanto all’aspetto politico immediato e agendo solo attraverso sanzioni, anche perché le sanzioni non hanno mai convinto nessuno!

    D. - Dall’altro lato, c’è l’appello del leader spirituale tibetano, il Dalai Lama, che più volte ha chiesto ai giovani di rispettare la vita sopra ogni cosa, ma anche questo appello non ferma questi gesti…

    R. - Sì, ha ragione il Dalai Lama. Se si fa un’analisi un po’ distaccata della situazione, potremmo dire che l’immolazione può essere un atto violento in risposta ad una violenza: ma violenza con violenza non porta da nessuna parte.

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    Giornata diritti umani. Papisca: i più violati, diritto alla vita, libertà religiosa e diritti sociali

    ◊   “I diritti umani appartengono a ciascuno di noi senza eccezioni”; non permettiamo che “rimangano solo parole vuote in un documento scritto decine di anni fa”: è quanto afferma il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, nel suo messaggio in occasione dell’odierna Giornata Mondiale dei Diritti Umani, che si celebra nel 63.mo anniversario della proclamazione della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo. Qual è oggi l’attualità di questo documento? Giancarlo La Vella ne ha parlato con il prof. Antonio Papisca, titolare della Cattedra Unesco in Diritti Umani, Democrazia e Pace, all’Università di Padova:

    R. – Con la Dichiarazione Universale inizia una nuova era: abbiamo un nuovo diritto internazionale che si fonda sul principio del rispetto della eguale dignità di tutti i membri della famiglia umana. E quindi gli ispiratori del testo della Dichiarazione Universale hanno reso un servizio all’umanità di cui continueremo a beneficiare negli anni, nei decenni, nei secoli futuri.

    D. – Tra i vari aspetti messi in evidenza nel messaggio per questa Giornata dal segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, c’è quello del diritto di espressione troppo spesso negato …

    R. – Certamente, la Dichiarazione Universale proclama il diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione. Qui siamo – se posso esprimermi così – nel sancta sanctorum dei diritti umani. Certamente, oggi è violata la libertà di espressione ma è ampiamente violata – tragicamente violata – la libertà religiosa: la libertà religiosa è un elemento identitario delle persone che credono. Ma in questo momento le violazioni si estendono ad altre categorie, sempre dei diritti fondamentali. Sono in grande sofferenza i diritti sociali ed economici per via delle crisi economiche e finanziarie che si succedono a cascata; poi, sono ampiamente violati il diritto al lavoro, il diritto alla salute, il diritto all’educazione, il diritto al cibo … In questo momento, c’è grande preoccupazione anche per questi diritti fondamentali che sono interdipendenti e indivisibili rispetto agli stessi diritti civili e politici. E quindi, è il momento di tenere gli occhi ben aperti sul principio dell’interdipendenza e indivisibilità di tutti i diritti umani. Quando noi diciamo dignità umana, noi ci riferiamo ad un valore supremo che si incarna nella vita delle persone: il diritto internazionale dei diritti umani è il diritto della vita per la vita ed è il diritto per la pace. Agli Stati incombe il diritto-dovere di fare la pace.

    D. – E’ sempre vero che democrazia e tutela dei diritti umani vanno avanti di pari passo...

    R. – Intanto, il diritto di elettorato attivo e passivo è un diritto fondamentale. Certamente, bisogna chiedersi se la maggioranza che si esprime con la democrazia aritmetica – cioè 50+1 – contiene la parte più sana della società. Cioè, in un’epoca in cui i mass media possono anche distruggere coscienze, comunque plagiano le menti, si pone veramente un problema per la libera espressione della volontà popolare. La volontà popolare dev’essere anche bene informata e chiaramente illuminata, anche dall’etica dei valori universali.

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    Oslo: consegnato il Nobel per la Pace 2012 ai leader dell'Unione Europea

    ◊   È stato consegnato questa mattina a Oslo il Premio Nobel per la Pace, assegnato quest’anno all’Unione europea. A ritirarlo, il presidente dell’Ue, Herman Van Rompuy, della Commissione europea, José Manuel Barroso, e il presidente del Parlamento europeo, Martin Schultz. Presente anche la Confederazione dei sindacati europei, che ribadisce l'esigenza di garantire la stabilità sociale nell'Unione. Il servizio di Roberta Barbi:

    “Sono orgoglioso di essere europeo”. Con queste parole, sottolineate da una standing ovation di quasi un minuto cui, ai leader europei intervenuti, si sono uniti anche i reali di Norvegia, il presidente permanente del Consiglio europeo, Van Rompuy, ha ricevuto assieme al presidente della Commissione Barroso, il diploma del Nobel per la Pace, che nel 2012 è stato assegnato all’Unione Europea. Al presidente del Parlamento europeo, invece, è stata consegnata la medaglia d’oro, dalle mani del presidente del Comitato del Nobel, Jagland. Nel suo discorso di ringraziamento, Van Rompuy ha ripercorso la storia dell’Unione racchiudendola in istantanee come la firma della Costituzione europea nella “Città eterna” di Roma, ma anche in episodi gravi come la guerra nella ex Jugoslavia, un “orrendo massacro” che “l’Europa non riuscì a evitare”. Ha parlato invece dell’attuale situazione in Siria, definendola una “macchia sulla coscienza del mondo”, Barroso, che parlando della caduta del Muro di Berlino nel 1989 ha citato Papa Wojtyla che dopo la riunificazione dell’Europa disse: “Ora l’Europa è in grado di respirare con entrambi i suoi polmoni”. Infine, il presidente della Commissione si è impegnato pubblicamente nella difesa dell’euro e dell’Europa che, come ha dimostrato negli ultimi 60 anni, “aiuterà il mondo a stare insieme per giustizia, libertà e pace”.

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    Consegnato a Roma il Premio europeo per la vita "Madre Teresa di Calcutta"

    ◊   In occasione della Giornata mondiale dei diritti umani, al Campidoglio è stato consegnato il Premio europeo per la vita “Madre Teresa di Calcutta” alle madri d’Europa. Tre i riconoscimenti assegnati dal Movimento per la vita. C’era per noi Benedetta Capelli:

    Madre Teresa di Calcutta, “la matita nelle mani di Dio”, scrisse pagine indimenticabili a favore della vita. Nel 1979, ricevendo il Premio Nobel per la pace, parlò dell’aborto come del “più grande distruttore della pace”. “Se una madre può uccidere suo figlio – disse – chi impedisce agli uomini di uccidersi tra di loro?”. Più volte il suo nome è stato evocato alla consegna del Premio europeo per la vita, più volte nel corso degli interventi si è ribadito che non si può parlare del rispetto dei diritti umani se non si tutela la vita. Di grande interesse il racconto del ginecologo Giuseppe Noia che, ricordando i 53 milioni di aborti nel mondo ogni anno, ha spiegato le grandi novità che la medicina mette a disposizione per salvare il feto. Ha parlato di 15 bambini anencefali nati e delle loro mamme che hanno scelto di donare le cornee di questi piccoli.

    Toccante la testimonianza di Enrico Petrillo, marito di Chiara Corbella, giovane mamma morta sei mesi fa a causa di un tumore, sopraggiunto quando era incinta, e dopo due gravidanze portate avanti nonostante le malformazioni dei suoi figli. Una storia che ha colpito molto l’opinione pubblica: in proposito il sindaco della capitale, Gianni Alemanno, ha deciso che a Chiara Corbella sarà intitolata una strada oppure una scuola. Enrico Petrillo:

    R. – Chiara è semplicemente una madre: una madre eroica ma, se vogliamo, l’eroismo di Chiara lo vedono più i non-credenti che i credenti. O siamo cristiani veramente, oppure siamo mediocri. Chiara non è stata semplicemente mediocre.

    D. – Questo premio è ispirato a Madre Teresa di Calcutta. C’è stata questa presenza nella vostra coppia?

    R. – Sicuramente, sì. C’è stata perché con Chiara ogni Natale andavamo a dare da mangiare ai poveri all’istituto di Madre Teresa di Calcutta al Palatino. Spero di continuare a farlo anche senza di lei … Una volta lei ha avuto anche la fortuna di incontrarla, un incontro in cui non è accaduto nulla di particolare, ma soltanto la sua presenza toccava i cuori”.

    Alla memoria di Chiara è andato uno dei premi assegnati dal Movimento per la vita, un altro è stato conferito a Sabrina Pietrangeli Saluzzi, presidente della “Quercia millenaria”, associazione che assiste mamme in difficoltà proponendo ove possibile la cura in utero o l’accompagnamento del bambino ritenuto “incompatibile per la vita”. Un lavoro che sta portando ad un vero e proprio cambiamento culturale:

    “Noi siamo attivi dal 2004, cioè esattamente un anno dopo la nascita di nostro figlio Giona. Quindi, otto anni di lavoro, centinaia di famiglie viste, centinaia di bambini salvati dall’aborto, curati anche prima della nascita, che oggi stanno bene in braccio alle loro mamme. Il cambiamento si vede: noi vediamo proprio la reazione delle persone. Prima – quando parlavamo di accompagnamento, di accoglienza di figlio con handicap o di bambino terminale – c’era proprio una risposta meravigliata, come fosse un assurdo di cui si parlava, oggi vediamo che le persone sono più ricettive, anche perché le famiglie che fanno questa scelta si moltiplicano e pure i medici, che prima erano più inclini all’aborto, stanno facendo molti passi indietro. Tant’è che l’obiezione di coscienza sta aumentando”.

    La “Quercia millenaria” nasce dall’esperienza personale di Sabrina Pietrangeli Saluzzi che, grazie alla fede, ha scelto di impegnarsi sempre di più:

    “Durante la nostra gravidanza siamo stati molto soli. Abbiamo fatto una scelta, caricandola tutta sulle nostre spalle. Ci sono stati dei buchi assistenziali enormi nei vari mesi che ho passato con mio figlio appena nato negli ospedali, da lì ho maturato il desiderio di poter essere di aiuto alle mamme, che non avevano nemmeno il supporto della fede, come invece l’avevo io, e questa fede mi stava supportando in modo forte! Per questo ho desiderato veramente di mettermi a servizio di queste mamme, facendo scelte che hanno poi coinvolto non solo il nostro piano familiare (noi abbiamo tre figli), perché adesso giriamo tanto, ma ci ha coinvolti anche dal punto di vista professionale, perché ho lasciato un lavoro retribuito per dedicarmi al no-profit”.

    Il premio consegnato – una mamma che stringe al cuore il proprio figlio – è stato dato anche a Irene Bertoni, 90 anni, meglio conosciuta come “Mamma Irene”. A 14 anni la fuga da casa per andare ad aiutare Don Zeno, fondatore di Nomadelfia, poi il rientro in famiglia e la scelta di dedicare tutta la sua vita ai bimbi abbandonati e soli:

    “Io 'ho avuto' 58 figli, tutti piccoli, però! Loro hanno bisogno di tutto: hanno bisogno della carezza, del bacio, di essere un po’ sgridati … hanno proprio bisogno di tutto questo! Perché la donna, è diversa: il Signore ha messo dentro al nostro cuore un qualcosa di grande … Io penso che nessuna persona, per quanto intelligente, sia capace di spiegare quello che c’è dentro il cuore di una mamma. Di una vera mamma”.

    Particolare il suo rapporto con diversi Pontefici che hanno mostrato interesse per il suo lavoro. ancota "Mamma Irene":

    “Pio XII è stato un grande uomo. A Giovanni XXIII ho portato uno dei figli che ha avuto una forma di malattia infettiva. Paolo VI non ho fatto in tempo a conoscerlo. Giovanni Paolo II ci ha aiutato moltissimo. Benedetto XVI, l’ho incontrato il 13 gennaio e lui mi ha detto: ‘Lei dev’essere una guardia molto attenta al carisma del fondatore. Voi, il vostro amore di maternità, l’avete proprio trasmesso, non solo: l’avete inculcato nel cuore dei vostri figli!’. Io, sinceramente, se dovessi tornare ai miei 18 anni, rifarei tutto daccapo!”.

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    Dimissioni di Monti, sale lo spread. Mons. Bregantini: a rischio la coesione sociale

    ◊   E’ negativa la reazione della borsa italiana all’annuncio delle dimissioni anticipate del premier Mario Monti. Piazza Affari registra un -2,8% e lo spread, il differenziale con i titoli decennali tedeschi, torna ad alzarsi a 353 punti. Dall’Europa arriva, intanto, l’auspicio che l’Italia continui sulla strada delle riforme. "Non c'è alternativa" alle politiche messe in atto dal governo italiano, afferma il presidente del Consiglio Ue, Herman Van Rompuy mentre il presidente della Commissione, José Manuel Barroso, sottolinea che in Europa c’è bisogno di un’Italia stabile. E in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, il presidente della Conferenza episcopale italiana, il cardinale Angelo Bagnasco, afferma che “il governo tecnico ha messo al riparo da capitolazioni umilianti e altamente rischiose” e che “non si può mandare in malora i sacrifici di un anno”. Sentiamo in proposito mons. Giancarlo Bregantini, arcivescovo di Campobasso-Boiano e presidente della Commissione Lavoro, Giustizia e Pace della Cei. L’intervista è di Debora Donnini:

    R. - Credo che sia condividibile in pieno la sua preoccupazione, anche perché non è di natura personale, ma di natura sociale. In questo momento, il mandare a spasso Monti è una mossa sbagliatissima! Va completato un cammino in maniera diversificata: bisogna dare la giusta chiusura all’esperienza di Monti, al normale compimento del suo mandato per il rinnovo delle elezioni parlamentari. Il senso dovrebbe essere compiere e non interrompere, tantomeno in maniera così brusca e tantomeno in maniera così polemica.

    D. - Il cardinale Angelo Bagnasco parla anche di preoccupazione per la tenuta del nostro Paese, per la coesione sociale. Lei condivide questa preoccupazione?

    R. - La si sente diffusissima, perché si coglie che c’è bisogno di mantenere alti gli ideali di coesione sociale, di bene comune. Certamente le situazioni sono difficili, ma sono difficili non per la realtà specifica del governo, che tra l’altro - in tutte le sue esperienze e decisioni economiche - è stato appoggiato da tutti i partiti, anche da quelli che oggi non lo appoggiano più; hanno sempre dato il loro pieno assenso e quindi non si può improvvisamente dire: è colpa di Monti se è avvenuto questo. Ma bisogna fare in modo che, davanti a un problema come questo, si mantenga questa capacità di consapevolezza di essere tutti insieme, tutti uniti, tutti in cordata davanti alle cime da conquistare. Questo è il punto di riferimento: una consapevolezza d’insieme, che va mantenuta intatta, che va anzi custodita e accompagnata.

    D. - Tra l’altro, in Europa si chiede che l’Italia continui sulla strada intrapresa finora…

    R. - Certamente ed hanno piena ragione: è anche quello che noi tutti vorremmo! Sono contento che il mondo cattolico prenda una posizione netta in questo momento: non di contrapposizione, ma di scelta. Bisogna andare avanti in questa linea e poi, quando sarà il momento delle elezioni di primavera, i cittadini sceglieranno secondo lo svolgersi delle cose. La forte presenza alle primarie del Pd ha, tra l’altro, dimostrato che c’è voglia di politica: di una politica positiva, sana, progettuale; non di nostalgie vecchie e retrive, ma di coraggio per il futuro, verso formule nuove scelte dalla gente ma in linea di continuità.

    D. - Oggi, però, i dati sulla produzione industriale sono preoccupanti, perché si registra un calo del 6,2 per cento su base annua. L’Italia, sul fronte della produzione, è ancora debole…

    R. - Questo è uno degli elementi decisivi, però anche qui io credo in una inversione di tendenza se si continuerà con questa linea di coraggio, di partecipazione dal basso, anche con la magistratura, che collabora alla questione di Taranto - che è molto complessa - e che deve sciogliere, a mio giudizio, il nodo in positivo e far riprendere in pieno lo stabilimento, pur con le dovute garanzie sul futuro a livello di risanamento ecologico. Bisogna, però, che sblocchi la situazione: ci deve essere un senso di consapevolezza che le industrie camminano se il Paese le fa sue, perché le industrie sono “nostre”, né tue, né sue, né di altri. Allora è probabile che anche la produzione industriale, sulla spinta culturale e sociale, possa crescere, come ci auguriamo e come io personalmente sono convinto che avverrà, perché questo calo - a detta degli esperti - era probabilmente prevedibile. Una sola cosa aggiungerei: che questo Natale sia un Natale di consapevolezza - come ha detto il Papa in questi giorni - non di spreco, ma nemmeno di pessimismo!

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    Vescovi asiatici riuniti in Vietnam per rispondere alle sfide della secolarizzazione e della globalizzazione

    ◊   “Rispondere alle sfide dell’Asia”. Questo il tema della decima Assemblea plenaria della Chiese asiatiche, apertasi oggi nella diocesi di Xuan Loc in Vietnam, per la prima volta ospitata in questo Paese, nel 40.mo di fondazione della Federazione delle Conferenze episcopali asiatiche (Fabc). Un anniversario importante sottolineato dalla presenza di un inviato speciale del Papa nella persona di mons. Gaudencio B. Rosales, arcivescovo emerito di Manila. E c’è attesa per la cerimonia di chiusura nella cattedrale di Ho Chi Minh City. Il servizio di Roberta Gisotti.

    Sono oggi 19 le Chiese nell’intero continente asiatico riunite nella Fabc, oltre a 9 associati, tre diocesi (Hong Kong e Macao in Cina e Novosibirsk in Russia) e sei Paesi (Kyrgyzstan, Tajikistan, Teurkmenistan, Uzbekistan, Mongolia e Nepal), che non hanno Conferenze episcopali. Una varietà immensa di popoli e Stati dove i cristiani vivono insieme a persone di molte religioni diverse, e i cattolici sono, in genere, una minoranza esigua. L’Assemblea in programma fino al 16 dicembre, presenta un calendario fitto di lavori, tra bilanci del passato, proiezioni sul futuro ed obiettivi di rilancio della missione della Chiesa in Asia per una nuova evangelizzazione. Presenti ai lavori un centinaio di delegati tra presidenti di Conferenze episcopali, teologi e leader di altre religioni. Al nostro microfono padre Bernardo Cervellera, direttore dell’agenzia AsiaNews: quale importanza riveste il fatto che sia il Vietnam per la prima volta ad ospitare la Plenaria dei vescovi asiatici?

    R. – E’ un segno molto importante delle piccole aperture che stanno avvenendo in Vietnam, dal punto di vista della libertà religiosa. E’ anche un modo, per tutte le Chiese dell’Asia, di sostenere questa Chiesa che è stata perseguitata e che ha ancora diverse difficoltà. Il cardinale Jean-Baptiste Pham Minh Mân diceva, appunto, che per loro – per tutti i cattolici vietnamiti, per tutti i vescovi del Vietnam – questa presenza e questa solidarietà delle Chiese è una boccata d’ossigeno!

    D. – Tra le sfide emergenti, non solo nei Paesi occidentali, ma anche nei Paesi asiatici, si dice sia la laicizzazione della società e la globalizzazione …

    R. – Molto vero! In tutti questi decenni, l’Asia è stata al centro di un grande e vorticoso sviluppo economico; questo sviluppo economico è avvenuto secondo i canoni tecnici e globalizzanti dell’Occidente, e quindi atei alla fin fine, cioè secolarizzati. Questo ha portato molto urbanesimo, con famiglie sradicate e giovani sradicati andati in città, che si sono trovati soli, senza più il sostegno del loro villaggio, dei loro amici e delle loro comunità e quindi si sono persi, sia nelle loro religioni tradizionali – buddismo, induismo, taoismo – ma anche nella religione cattolica. Quindi, c’è un grande lavoro di evangelizzazione da fare per quanto riguarda questa secolarizzazione e per quanto riguarda la globalizzazione. Teniamo presente che la fame di lavoro, la voglia di ricchezza, i ritmi e gli impegni con tante ore di lavoro nel mondo portano proprio allo sfacelo della personalità, con immoralità e così via. Tutto questo, appunto, è una delle realtà che le Chiese dell’Asia stanno affrontando da tanto tempo.

    D. – Ecco, le Chiese dell’Asia riunite: ci si confronta con un continente immenso, con davvero tanti popoli diversi e tante religioni diverse. Che cosa poi accomuna i membri di questa Federazione, che si riuniscono in Assemblea?

    R. – La fede in Gesù Cristo è la cosa meravigliosa che permette a popoli diversi di lavorare insieme e di prendere a cuore l’uno i problemi dell’altro e cercare anche di sostenersi. Tutto questo, effettivamente, sta avvenendo perché i cattolici vietnamiti aiutano altre Chiese che non hanno vocazioni, perché loro hanno tante vocazioni; i cattolici indiani sostengono i cattolici nei Paesi musulmani, e così via. Cioè, c’è una grande comunione tra le Chiese in Asia, sostenuta proprio dalla fede in Gesù Cristo.

    D. – La maggiore libertà che si respira in tanti più Paesi sta aiutando questa solidarietà?

    R. – Certo: la maggiore libertà implica una maggiore capacità di movimento. Tra questi, ad esempio, grande testimone è la Chiesa della Corea che è una Chiesa vivacissima, piuttosto benestante dal punto di vista economico; ha missioni e dà aiuti in tutte le parti dell’Asia, oltre che in altre parti del mondo …

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    Crisi in Europa. Il commissario Andor: più solidarietà tra gli Stati dell'Ue

    ◊   Riuscire a combattere la povertà attraverso un’agenda di interventi di carattere sociale che sappiano venire incontro alle esigenze dei Paesi in crisi. Questo il risultato della Convention della Piattaforma Europea contro la Povertà e l’Esclusione Sociale, organizzata a Bruxelles dalla Commissione Europea. Tre giorni di lavori che hanno messo a confronto i diversi attori istituzionali e della società civile del vecchio continente al fine di trovare soluzioni fattive contro la crisi. Sulle modalità della lotta alla povertà, il nostro inviato a Bruxelles, Salvatore Sabatino, ha intervistato Lazlo Andor, commissario europeo per l'occupazione, gli affari sociali e l'integrazione:

    R. – It stands with the Europe 2020 strategy which was developed in 2010 …
    Questa iniziativa nasce con la strategia di “Europa 2020”, sviluppata nel 2010. Gli Stati membri si dichiararono d’accordo in Commissione europea, sul fatto che già prima della crisi la povertà avesse raggiunto livelli troppo alti nell’Unione Europea, e questo per diverse ragioni. Prima di tutto, perché la crescita che era esistita fino ad allora non era stata sufficientemente inclusiva: c’erano molte persone, molti raggruppamenti sociali che erano rimasti al di fuori dello sviluppo dell’economia tradizionale, perché i mercati del lavoro stavano diventando troppo frazionati. Si può stilare una lista di ragioni perché già prima della crisi avevamo problemi sociali di rilievo in molti Stati membri, e possiamo soltanto annotare che la crisi si è aggiunta a questi. Quindi, il motivo dell’analisi che si sta compiendo non risiede soltanto nella ricerca delle motivazioni che hanno originato la crisi, quanto soprattutto nelle possibili azioni di contrasto a questa. Tutte le operazioni, ovviamente, comportano implicazioni di ordine fiscale: abbiamo la necessità di trovare risorse. Anche per questo ci stiamo impegnando a favore di un budget sociale decoroso all’interno della struttura multi-finanziaria, ma è necessario anche promuovere innovazioni sociali che spesso, senza mobilitare risorse pubbliche, possono contribuire ad affrontare problemi sociali.

    D. – Un altro aspetto importante si fonda sulla solidarietà, come ha detto il ministro Van Rompuy: dobbiamo lavorare tutti insieme, per sconfiggere la povertà …

    R. – Yes. There is need for stronger solidarity within the member States, …
    Sì, serve maggiore solidarietà tra gli Stati membri e tra i gruppi sociali. Questa in realtà è la via consueta con la quale una società civile risponde alla crisi, e le istituzioni europee hanno operato in questo spirito.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Congo: governo minaccia di lasciare i colloqui di pace

    ◊   Sale la tensione al colloquio d’avvio dei negoziati tra il governo della Repubblica Democratica del Congo e i ribelli del movimento M23, in corso a Munyonyo, distretto alle porte di Kampala, in Uganda. A rappresentare l’esecutivo congolese è il ministro degli Esteri di Kinshasa, Raymond Tshibanda, che ha minacciato di ritirarsi dai colloqui, dopo l’intervento del segretario generale del movimento, Francois Tuyihimbaze Rucogoza. Quest’ultimo, nel suo discorso, ha attribuito all’esercito regolare la responsabilità dell’assassinio di 46 ex soldati del Congresso nazionale per la difesa del popolo (il movimento da cui è nato l’M23), che sarebbe “rimasto impunito”. Inoltre Rucogoza, che è anche ex ministro provinciale della Giustizia in Nord Kivu, ha accusato il governo della grave situazione d’instabilità della regione, causata dall’appoggio del governo stesso a gruppi armati utilizzati contro i Paesi confinanti. I quattro principali gruppi di opposizione in parlamento, che hanno rifiutato di partecipare ai colloqui in qualità di osservatori, hanno ribadito che “solo un dialogo davvero inclusivo” potrà risolvere la crisi in atto. (R.B.)

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    Espulso dalla Siria, padre Dall’Oglio accolto dai monaci nel Kurdistan iracheno

    ◊   “Pregherò per la pace in Siria, nell’attesa e nella speranza di potervi tornare”. Così padre Paolo Dall’Oglio, iniziatore della comunità monastica di Deir Mar Musa, in Siria, ha commentato il suo trasferimento a Sulaymanya, nel Kurdistan iracheno, dove è stato accolto nella nuova fondazione monastica di Deir Maryam el Adhra, in seguito alla sua espulsione dal Paese. Il gesuita islamologo, nel giugno scorso aveva dovuto lasciare la Siria dove risiedeva da oltre 30 anni, come precisa la Fides, a causa delle sue dichiarazioni contro il governo di Assad e il 20 settembre scorso era stato addirittura accusato da Damasco di connivenza con gruppi terroristici affini ad al Qaeda. L’arcivescovo caldeo di Kirkuk, mons. Louis Sako, ha quindi dato il consenso per il suo ingresso nella comunità di Sulaymanya, che sorge nel quartiere dei fabbricanti di sapone. La città viene descritta come una città curda musulmana, al cui interno vive una comunità cristiana formata dai cristiani originari delle montagne del nord e da coloro che negli ultimi anni sono fuggiti da Baghdad, Mosul e dalle altre città del sud del Paese. La nuova comunità, presso la quale il 23 novembre scorso mons. Sako ha ordinato sacerdote frate Jens, si è detta molto grata all’arcivescovo per l’invito a fondare una realtà monastica nell’eparchia di Kirkuk, auspicando che diventi “ciò che lo Spirito ispirerà di farne ai vicini, agli abitanti, ai monaci, alle monache, ai musulmani e ai visitatori che vengono a pregare davanti alla piccola icona di Maria”, conservata nella chiesa ottocentesca della Vergine Maria che si trova presso la comunità. (R.B.)

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    Siria, liberato giovane cantautore cristiano armeno che cantava la pace

    ◊   È tornato a casa sua, ad Aleppo, in Siria, Sam Ghannoum, il giovane cantautore cristiano armeno di soli 28 anni che il 15 ottobre era stato prelevato dalla polizia per aver inneggiato dalla sua pagina Facebook agli ideali originari della rivoluzione siriana: democrazia, libertà e diritti umani. Grande gioia per questa liberazione nella comunità cristiana locale, anche per il rilascio del padre e lo zio del ragazzo, anch’essi portati via dalle forze dell’ordine. A darne notizia alla Fides è il gruppo di opposizione siriana "Syrian Non-Violence Movement", che coglie l’occasione per rilanciare una soluzione pacifica e negoziata al conflitto nel Paese, auspicando che l’ideale della non violenza abbia maggiore spazio sui media internazionali. Ghannoum è famoso nel Paese per le sue canzoni classiche, dalle melodie orientali, che presentano il massaggio cristiano di amore e di pace. (R.B.)

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    Elezioni in Ghana: l’opposizione denuncia brogli, il neopresidente invita alla calma

    ◊   Il neopresidente del Ghana, John Dramani Mahama, ha chiesto all’opposizione di rispettare la volontà popolare e l’esito del voto del 7 dicembre scorso, che lo ha visto riconfermarsi alla guida del Paese africano con il 50.7% delle preferenze. “La voce del popolo è la voce di Dio”, ha detto, dopo che il principale partito d’opposizione, quello del candidato Nana Akufo-Addo, arrivato secondo con il 47.74% dei voti, ha respinto l’esito delle elezioni, denunciato brogli e chiesto ufficialmente il riconteggio delle schede nelle sezioni più contestate. Per gli osservatori elettorali del Commonwealth, invece, il voto si è svolto in maniera “pacifica e trasparente”. Per due giorni consecutivi, intanto, dopo la diffusione dei risultati, l’opposizione è scesa in piazza a manifestare davanti alla sede della Commissione elettorale ad Accra e si è reso necessario l’intervento delle forze dell’ordine. Il Ghana è uno dei Paesi africani più stabili, considerato un esempio di democrazia e sviluppo socioeconomico per il resto dei continente: anche in questo turno elettorale, l’affluenza ha mantenuto un dato record, pari al 79% dei circa 13 milioni di aventi diritto, chiamati a eleggere il nuovo presidente e 275 parlamentari. (R.B.)

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    Brasile. Vescovo minacciato per il suo lavoro accanto agli indios Xavante

    ◊   Si aggrava la situazione della sicurezza di mons. Pedro Casaldáliga, vescovo prelato emerito di Sao Felix, in Brasile, da tempo minacciato di morte a causa del suo lavoro in favore degli indiani. A riferirlo all’agenzia Fides è il Consiglio indigenista missionario (Cimi), organismo da 40 anni a servizio delle popolazioni indigene locali e molto vicino all’opera dei vescovi brasiliani, secondo la quale il presule avrebbe già lasciato il villaggio in cui risiede. Alla base della recrudescenza delle minacce nei suoi confronti, sarebbe l’imminenza di un pronunciamento del tribunale, probabilmente in favore degli indios Xavante, in una causa per la proprietà di un terreno; decisione che molti attribuiscono proprio all’influenza dell’anziano vescovo catalano, 84 anni, da 44 missionario in Amazzonia dopo un periodo di sette anni trascorso in Guinea Equatoriale. Da allora gli indigeni Xavante hanno sempre potuto contare sul suo sostegno e sulla sua disponibilità. (R.B.)

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    Unicef: ancora 300 mila bambini in prima linea nelle aree di conflitto

    ◊   Sequestrati per le strade o nelle scuole, consegnati dai genitori o prelevati con la forza dalle loro case. Sono tra 250 e 300 mila i bambini che, secondo l’ultimo Rapporto Unicef, sarebbero coinvolti attivamente nei conflitti internazionali in corso: minorenni implicati nel disinnesco di bombe, in attività suicide o di spionaggio e spesso vittime di abusi sessuali. Un vero e proprio delitto internazionale, oltre che crimine di guerra, che affonda le sue radici nell’instabilità politica e negli scontri armati di molti Paesi africani e mediorientali. Come cita l’agenzia Fides, la situazione più grave è quella dell’Afghanistan: qui lo scorso anno si sono registrati 316 casi di reclutamento di minori, spesso coinvolti in attacchi suicidi o in addestramenti militari nel vicino Pakistan. Stesso problema in Iraq, dove 294 tra bambini e bambine risultano accusati o condannati per atti di terrorismo. In Siria, l’esercito siriano di liberazione ha arruolato diversi minorenni tra le proprie file, portandone alla morte 17. Una questione difficile da arginare e poco considerata a livello internazionale. In Asia e in Africa, sono in atto piani di azione che l’anno scorso hanno portato alla liberazione di circa 11 mila bambini soldato, ma la Corte penale internazionale (Cpi) non ha ancora ricevuto alcuna denuncia formale di simili casi. (L.P.)

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    Somalia: il movimento Shabaab perde la roccaforte Jowhar

    ◊   Un altro duro colpo per gli integralisti islamici di Al Shabaab in Somalia: l’esercito governativo, insieme alle truppe dell’Unione Africana, è riuscito a riprendere il controllo di Jowhar, dal 2009 roccaforte degli insorti. I fondamentalisti, costretti alla ritirata, hanno confermato il ripiegamento parlando, analogamente per quanto avvenuto alcuni mesi fa per la sconfitta di Kismaio, di una “ritirata strategica”. Gli osservatori della comunità internazionale in Somalia hanno dichiarato che la perdita di Jowhar renderanno particolarmente difficili, per i ribelli islamici, gli spostamenti da nord a sud e viceversa. (L.P.)

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    Elezioni in Romania: netta vittoria della formazione socialdemocratica

    ◊   Netta la vittoria dei socialdemocratici di Victor Ponta alle elezioni politiche svoltesi nella fine settimana in Romania. Allo scrutinio di quattro quinti dei seggi, il partito di centrosinistra Usl si attesterebbe intorno al 60% dei consensi. L’Alleanza di destra per la Romania, appoggiata dal presidente Basescu, si fermerebbe invece al 17%, davanti al populista Diaconescu al 14%. Mentre prosegue il silenzio del presidente della Repubblica, il premier Ponta, alla chiusura dei seggi, ha espresso il suo desiderio che “le elezioni pongano fine alla cosiddetta ‘guerra civile’, che ha distrutto gran parte della Romania, il suo futuro e le sue speranze”. L’affluenza registrata è stata del 41,6%: in calo rispetto all’ultima tornata elettorale. (L.P.)

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    L’onlus "Beati i costruttori di pace" a Sarajevo per i 20 anni della Marcia dei 500

    ◊   Si concludono oggi, anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, con un momento di riflessione nel parco intorno al Monumento ai Bambini di Sarajevo, le celebrazioni per il ventennale della Marcia dei 500, l’iniziativa di pace che nel dicembre 1992 si svolse nella città ancora sotto assedio. L’evento commemorativo, cui hanno preso parte circa 150 persone, è stato organizzato dalla onlus Beati i costruttori di pace, con l’obiettivo di non dimenticare la guerra nei Balcani e soprattutto le vicende che colpirono Sarajevo, oggi capitale della Bosnia-Erzegovina, città che porta ancora le ferite di quel conflitto, testimone eroica e martire della convivenza multietnica, della condivisione e dell’aiuto reciproco tra le famiglie. Nel corso di questo piccolo viaggio della memoria, della durata di quattro giorni, i partecipanti hanno potuto visitare il luogo dell’uccisione di Gabriele Moreno Locatelli, l’attivista italiano membro dell’associazione morto sul ponte Vrbanja nel 1993 e la città di Srebrenica, teatro di una strage senza precedenti in cui morirono circa ottomila bosniaci l’11 luglio 1995. Tra le altre iniziative, anche un percorso a ritroso nella storia di quegli anni, rivissuta attraverso gli interventi delle istituzioni e le testimonianze dei protagonisti, e una mostra sul servizio postale, che ebbe un ruolo importantissimo nel tenere unite le speranze delle famiglie e nel rompere l’isolamento in cui l’area era sprofondata. (R.B.)

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    Taizé: appello ad ospitare 10 mila giovani per l'incontro di fine anno a Roma

    ◊   “Bastano solo due metri quadrati di spazio per accogliere un ragazzo”: è questo l’appello che la comunità di Taizé lancia alle parrocchie, agli istituti, ma anche alle famiglie di Roma, in vista del 35.mo incontro internazionale ecumenico che si svolgerà in città dal 28 dicembre al 2 gennaio prossimi. All’evento parteciperanno circa 30 mila giovani, provenienti per la maggior parte da Portogallo, Russia, Svezia e Croazia. Per diecimila di loro, la Comunità cerca ospitalità: tutti i giovani – recita l’appello riportato dal Sir – sono dotati di materassino e sacco a pelo, quindi non necessitano neppure di un letto; usciranno di casa alle 8 e vi torneranno alle 22, quindi, tutti i pasti sono a carico dell’organizzazione: agli ospiti si chiede, se possibile, di fornire una piccola colazione e il pranzo del primo gennaio. Chi avesse la possibilità di ospitare, può contattare il Centro di preparazione dell’incontro oppure la parrocchia più vicina. (R.B.)

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    Guinea Bissau, pellegrinaggio mariano al Santuario di Cacheu

    ◊   “Maria, aiutaci a crescere nella fede”: questo il motto scelto per l’edizione dell’Anno della Fede del consueto pellegrinaggio nazionale della Guinea Bissau che si è svolto in occasione dell’Immacolata al santuario di Nostra Signora della Natività di Cacheu. Secondo quanto riferito dall’agenzia Fides, nel pomeriggio di venerdì scorso si è svolta una marcia di giovani da Capò a Caheu, seguita dall’adorazione eucaristica comunitaria all’interno del santuario. Sabato, poi, la processione, culminata con la Messa presieduta dal vescovo di Bafatà, mons. Carlos Zilli, e concelebrata da vescovi e sacerdoti arrivati da ogni parte del Paese. Nell’omelia, il presule ha portato ai fedeli l’esempio di Maria Immacolata, ricordando come tutti noi siamo chiamati a essere immacolati e a essere santi, a vivere in comunione con Dio e nel suo amore. Il vescovo ha poi ringraziato il gruppo di leader musulmani intervenuto e ha espresso l’auspicio che la Guinea guarisca finalmente dalle ferite della guerra e che il Natale ormai prossimo porti nel Paese armonia nelle famiglie, dialogo tra i gruppi etnici e tra i partiti, unità, fratellanza e pace. (R.B.)

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    Con "Salvamamme" 500 Babbi Natale portano doni ai bimbi in difficoltà

    ◊   Ben 500 aiutanti di Babbo Natale e un sacco rosso alto quasi tre metri: è passata da Roma la campagna di Natale anticrisi “Aiutanti di Babbo Natale” dell’Associazione "Salvamamme", realizzata in collaborazione con Happy Family onlus, Giovani per Roma, le realtà italiane del Rotary Distretto 2080–R.I. e del Rotaract Club Distretto 2080–R.I. Un progetto partito a novembre che toccherà numerose città italiane e che ha già raccolto cinquemila doni a fronte delle 10 mila richieste di aiuto provenienti da tutta Italia. Una vera e propria maratona di solidarietà che, come ha dichiarato Grazia Passeri presidente di Salvamamme, punta a portare sollievo a chi soffre, stando uniti e facendo rete, in vista del 2013 “anno della condivisione”. Dopo le regioni del nrd e del centro Italia, la raccolta prosegue a Napoli e Caserta, dove nelle scuole molti studenti si stanno adoperando nell’impacchettamento dei doni. Dalla Campania, gli aiutanti di Babbo Natale si sposteranno in Toscana e Abruzzo per poi fare tappa nelle regioni meridionali e nelle isole, dove moltissime famiglie hanno fatto richieste di regali. Per chi volesse prenotare giocattoli, è possibile telefonare al 392/9624496, o scrivere sulla pagina Facebook di Salvamamme. (L.P.)

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    Panettoni solidali per finanziare la costruzione di case-famiglia ad Angri

    ◊   Continuerà fino a Natale la vendita del panettone solidale, il cui ricavato andrà a finanziare le attività della Cittadella della Carità di Angri, in provincia di Salerno, affidata dalla diocesi di Nocera Inferiore-Sarno alla gestione della Fondazione Emmaus. Centinaia di volontari, riferisce il Sir, sono impegnati in questi giorni nella distribuzione dei panettoni che vengono venduti al prezzo di 10 euro e serviranno per la costruzione di ben due case-famiglia della superficie di 250 metri quadri ognuna: la prima destinata all’accoglienza delle mamme con i loro bambini, la seconda ai ragazzi minori con disabilità. (R.B.)


    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVI no. 345

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.