Logo 50Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 08/12/2012

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa all’Angelus: in Maria Immacolata, l’umanità si apre a Dio. Vicinanza alle Filippine colpite dal tifone
  • Il Papa e Twitter, un nuovo servizio del Vangelo: l'editoriale di padre Lombardi
  • Oggi in Primo Piano

  • Egitto: l'esercito invita le forze politiche al dialogo, no al caos
  • Romania al voto dopo un anno di instabilità politica
  • Asia Bibi dal carcere: chiedo solo di tornare dai miei figli
  • In Europa, è emergenza homeless a causa della crisi economica
  • Italia: l'impegno della Caritas in favore dei "nuovi poveri"
  • In Brasile, i comboniani al fianco dei ragazzi vittime di violenza e povertà
  • In mostra a Roma, Vermeer e il secolo d'oro dell'arte olandese
  • Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Filippine: proclamato lo stato di calamità per il tifone "Bopha"
  • Filippine: la Caritas a sostegno delle popolazioni colpite dal tifone
  • Congo: appello dei vescovi per la pace nel Nord Kivu
  • Siria: nuovi scontri, aumentano i profughi verso l'Iraq
  • Kenya: 5 morti in un attentato contro una moschea a Nairobi
  • Il cardinale Sepe ai camorristi: pentitevi, arriverà il giudizio di Dio
  • Convegno della Comece sull’economia di mercato sociale
  • A Roma, un convegno sui minori stranieri in Italia
  • Terra Santa: on line il sito del Romitaggio del Getsemani
  • Una tavola rotonda per ricordare il fondatore delle suore di Maria SS. Consolatrice
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa all’Angelus: in Maria Immacolata, l’umanità si apre a Dio. Vicinanza alle Filippine colpite dal tifone

    ◊   In Maria l’umanità e la storia “si aprono realmente a Dio”: è quanto affermato stamani dal Papa all’Angelus, in Piazza San Pietro, nella Festa dell’Immacolata. Benedetto XVI ha quindi rivolto il suo pensiero alle popolazioni delle Filippine, colpite da un devastante uragano. Oggi pomeriggio, come da tradizione, il Papa si recherà in Piazza di Spagna per l’Omaggio all’Immacolata. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    La Festa dell’Immacolata, ha detto il Papa, ci ricorda che Maria è un “dono gratuito della grazia Dio” che ha trovato però in Lei “perfetta disponibilità e collaborazione”. In Maria, ha aggiunto, la "parola di Dio trova ascolto, ricezione, risposta, trova quel ‘sì’ che le permette di prendere carne e venire ad abitare in mezzo a noi":

    “In Maria l’umanità, la storia si aprono realmente a Dio, accolgono la sua grazia, sono disposte a fare la sua volontà. Maria è espressione genuina della Grazia”.

    Maria, ha proseguito, “rappresenta il nuovo Israele, che le Scritture dell’Antico Testamento descrivono con il simbolo della sposa”. Non a caso, ha aggiunto, la dottrina dell’Immacolata “è nata prima in riferimento alla Chiesa vergine-madre, e successivamente a Maria”. La luce che promana da Maria, ha poi affermato, ci aiuta anche “a comprendere il vero senso del peccato originale”. In Maria, infatti, “è pienamente viva e operante quella relazione con Dio che il peccato spezza”:

    “In lei, non c’è alcuna opposizione tra Dio e il suo essere: c’è piena comunione, piena intesa. C’è un ‘sì’ reciproco, di Dio a lei e di lei a Dio. Maria è libera dal peccato perché è tutta di Dio, totalmente espropriata per Lui. E’ piena della sua Grazia, del suo amore”.

    La dottrina dell’Immacolata Concezione, ha detto, esprime allora la “certezza di fede che le promesse di Dio si sono realizzate: che la sua alleanza non fallisce, ma ha prodotto una radice santa” da cui è germogliato Gesù. L’Immacolata, ha ribadito, dimostra che la Grazia “è capace di suscitare una risposta, che la fedeltà di Dio sa generare una fede vera e buona”. Quindi, ha dato appuntamento ai fedeli in Piazza di Spagna, questo pomeriggio, per l’omaggio a Maria Immacolata. E ha concluso:

    “Seguiamo l’esempio della Madre di Dio, perché anche in noi la grazia del Signore trovi risposta in una fede genuina e feconda”.

    Dopo l’Angelus, il Papa ha espresso la sua vicinanza alle popolazioni delle Filippine colpite da un violento tifone, che ha provocato centinaia di vittime:

    “Prego per le vittime, per le loro famiglie e per i numerosi sfollati. La fede e la carità fraterna siano la forza per affrontare questa difficile prova”.

    Al momento dei saluti ai pellegrini, parlando in italiano, il Papa ha rivolto un pensiero speciale ai soci dell’Azione Cattolica, invitandoli ad essere assieme ai loro Pastori protagonisti della nuova evangelizzazione. Infine, un saluto al Movimento Cristiano Lavoratori e al gruppo di preghiera dell’Idi, l’Istituto Dermopatico dell’Immacolata di Roma, accompagnato dall’auspicio che “possano trovare soluzione i problemi che affrontano varie istituzioni sanitarie cattoliche”.

    inizio pagina

    Il Papa e Twitter, un nuovo servizio del Vangelo: l'editoriale di padre Lombardi

    ◊   A meno di una settimana dall'ingresso di Benedetto XVI su Twitter, non si arresta il boom di contatti sull'account @Pontifex e il traguardo del milione di follower sembra sempre più vicino. Su questa iniziativa del Papa che ha destato grande interesse in tutto il mondo, ascoltiamo padre Federico Lombardi, nel suo editoriale per Octava Dies, il settimanale informativo del Centro Televisivo Vaticano:

    Il nuovo twittatore uscì nel continente digitale per twittare. Alcuni abitanti del continente dissero: “Che ci fa qui questo intruso? In questo campo solo noi sappiamo che cosa e come bisogna twittare!”. E lo presero in giro e gli volsero le spalle. Altri abitanti dissero: “Interessante e divertente! Vediamo se avrà più followers di altri VIP, attori o calciatori”. E fecero le loro considerazioni sui numeri, ma non pensarono a cosa dicevano i tweets e dopo un po’ se ne disinteressarono. Altri dissero: “Bene. C’è qualcuno che si preoccupa di dirci delle cose che ritiene importanti per ognuno di noi. Staremo attenti per vedere e sentire, e saremo contenti di ritwittare ai nostri amici in ricerca come noi”. E i tweets portarono frutto e si moltiplicarono, per trenta, per sessanta, per cento… Chi ha orecchi per intendere, intenda.

    140 caratteri – quanti ne contiene un tweet – non sono pochi. La maggior parte dei versetti del Vangelo ne ha di meno; le beatitudini sono molto più brevi. Un po’ di concisione non fa male. Da secoli sappiamo che ascoltare una parola di Gesù al mattino e portarla nella mente e nel cuore sostiene il cammino di un giorno…o di una vita. Ma bisogna capire perché questa parola è importante, da dove viene e dove va, in quale contesto di vita trova il suo senso. Insomma, il tweet non porta la vita da solo e automaticamente. Non per nulla può incontrare di fatto un’accoglienza entusiastica, ma anche un rifiuto. Il seme cade su un terreno sassoso o in mezzo ai rovi dei pregiudizi negativi e soffoca, ma cade anche su un terreno buono e disponibile e così porta frutto e si moltiplica.

    Naturalmente il mondo non si salverà a colpi di tweet, ma sul miliardo di battezzati cattolici e sui sette miliardi del mondo, alcuni milioni di persone potranno sentire anche per questa via il Papa più vicino, dire una parola per loro, una scintilla di saggezza da portare nella mente e nel cuore e da condividere con gli amici di tweet. Un nuovo servizio del Vangelo.

    inizio pagina

    Oggi in Primo Piano



    Egitto: l'esercito invita le forze politiche al dialogo, no al caos

    ◊   L’esercito egiziano, che presto - grazie a un decreto presidenziale - avrà gli stessi poteri della polizia, fa sapere che non permetterà che l’Egitto sprofondi nel caos e nella violenza. Intanto, dopo la grande protesta di ieri, prosegue il sit-in degli oppositori del governo Morsi all’esterno del palazzo presidenziale al Cairo dove a breve si svolgerà un incontro tra il presidente e i manifestanti. Il servizio di Roberta Barbi:

    Sarebbe già stato approvato, ma non si sa bene quando entrerà in vigore, il nuovo decreto del presidente egiziano Morsi che assegna all’esercito gli stessi poteri della polizia, compreso quello di eseguire arresti, per far fronte alle proteste di piazza. Le forze armate, con un comunicato letto in tv, invitano gli oppositori del governo al dialogo come “via migliore per raggiungere l’unanimità di vedute” e affermano che “eserciteranno sempre il loro ruolo per il mantenimento degli interessi superiori della patria e la protezione delle sue strutture vitali” e non permetteranno “che il Paese precipiti nel caos e nella violenza”. Questo però – aggiungono – non implica l’intenzione di intervenire direttamente in politica come avvenuto alla caduta del regime di Mubarak. Lo stesso appello alla riconciliazione arriva dalla guida spirituale dei Fratelli musulmani, Mohamed Badie, che dichiara: “Difenderemo la Costituzione, qualsiasi sia il sacrificio”. Da parte delle opposizioni torna a parlare el Baradei, uno dei leader del Fronte di salvezza egiziano nazionale, che si appella direttamente al presidente, affinché annulli la dichiarazione costituzionale e il referendum, “in modo da avere un’intesa nazionale e scrivere insieme una nuova Costituzione”, che non recepisca i principi della Sharìa come fonti di diritto.

    inizio pagina

    Romania al voto dopo un anno di instabilità politica

    ◊   Domani, elezioni in Romania. Dopo un anno d’instabilità politica segnato da cambi di governo, misure di austerità, tentativi d’impeachment e proteste di piazza, per i romeni è arrivato il momento di eleggere i propri rappresentanti in Parlamento. Dopo il voto, il capo dello Stato nominerà il primo ministro in conformità con il verdetto delle urne. Nei sondaggi sembra favorita, con circa il 60% delle preferenze, la coalizione dell’Unione Social Liberale (Usl) del premier in carica dal maggio scorso, Victor Ponta. A sfidarla c’è l’Alleanza Romania Giusta (Ard), vicina al presidente Băsescu. Degli equilibri e della situazione sociale del Paese dell’Est Europa, Fausta Speranza ha parlato con Fulvio Scaglione, vicedirettore del settimanale Famiglia cristiana:

    R. - Anzitutto è probabile che torni alla vittoria la "strana coalizione" di centrosinistra, guidata dal premier Ponta che ha lottato per anni contro il presidente Băsescu nel tentativo reciproco di elidersi l’un l’altro, di eliminarsi dalla scena politica, senza che nessuno sia riuscito nello scopo. E’ assolutamente probabile che a elezioni compiute si ripeta questa situazione: Ponta tornerà al governo, il presidente è tuttora presidente e quindi è assolutamente probabile che questa contesa, questa lotta si ripeta pari, pari.

    D. - Questo braccio di ferro tra premier e presidente si svolge in quale situazione sociale del Paese? In questo momento il contesto è quello della crisi economica dell’Europa e di tutto il mondo…

    R. - Nella crisi economica d’Europa e di tutto il mondo, la Romania è uno dei Paesi messi peggio; è uno dei Paesi - lo dicono tutte le statistiche - più corrotti di Europa; è un Paese che non riesce neanche a raggiungere i pur non facili obiettivi fissati dal Fondo monetario internazionale. E’ chiaro che a questo fallimento economico e sociale molto contribuisce la lotta al vertice di cui si parlava: la lotta la vertice ha distolto le energie politiche del Paese dai compiti più seri e più urgenti. E’ stata una lotta anche con colpi bassi, molto bassi, che hanno provocato degli sconquassi politici che si sono poi riflessi sulla situazione economico e sociale; terzo, ma non ultimo fattore, questa lotta tra il presidente Băsescu e il premier Ponta ha lasciato degli spazi politici che sono stati riempiti anche abbastanza male e penso al Partito del Popolo di Dan Diaconescu, che ha per leader - e qui qualunque riferimento alla situazione italiana è del tutto casuale - un presentatore televisivo, che fa quindi una politica televisiva, molto populista, con ulteriore sconcerto e disagio per l’elettorato rumeno.

    D. - Quale può essere la prospettiva per la Romania nel 2013?

    R. - E’ molto difficile dirlo, perché - come accade spesso nei Paesi dell’ex orbita comunista, dei Paesi dell’Europa dell’Est - c’è questo quadro di grandissimo sconquasso politico, di lotta, di colpi bassi, di battaglie senza fine, che però provocano sostanzialmente l’immobilismo: se dovesse rivincere le elezioni la coalizione guidata da Ponta, avremmo dinuovo la situazione che si è trascinata in questi ultimi anni e che, probabilmente, si riprodurrebbe pari pari nei prossimi anni, impedendo - come già si diceva - di affrontare poi i veri problemi del Paese. Questa stasi nella battaglia, questo immobilismo nella lotta fratricida è quanto di peggio possa capitare ad un Paese che invece necessita di sviluppo e di riforme.

    D. - Cos’altro dire della Romania nel contesto dei Paesi dell’Est Europa?

    R. - Direi che una caratteristica tipicamente "rumena" ma che ha delle risonanze anche negli altri Paesi dell’Est Europa, è questa presenza dell’Unione democratica degli ungheresi, che è un partito che punta al 5-6 per cento dei voti - e non è poco! - in rappresentanza della minoranza ungherese di Romania. Queste sacche di differenziazione etnica si ritrovano spesso nei Paesi dell’Est Europa e sono una delle caratteristiche abbastanza tipiche di tutta quell’area geografica: una caratteristica che, da un lato, provoca sì instabilità, ma che, dall’altro, arricchisce anche il quadro politico come lo si vede in Romania, perché un partito che punta al 5-6 per cento dei voti non è certamente cosa trascurabile.

    inizio pagina

    Asia Bibi dal carcere: chiedo solo di tornare dai miei figli

    ◊   Un testo commovente, una testimonianza straordinaria di fede e amore. Il quotidiano “Avvenire” pubblica oggi, in prima pagina, una lettera di Asia Bibi, in carcere in Pakistan dal giugno del 2009 con l’accusa di blasfemia contro Maometto. Un’accusa per la quale è stata condannata a morte mediante impiccagione. Il quotidiano dei vescovi italiani pubblica anche un’intervista ad Ashiq Masih, marito di Asia Bibi, che afferma: “Non perde la speranza, sa di essere in cella solo per il suo credo”. Il prossimo 15 dicembre, il marito di Asia riceverà a suo nome il premio della Piattaforma civica spagnola “HazteOir”, “Fatti sentire”. Nel servizio di Alessandro Gisotti, ascoltiamo alcuni passaggi della lettera di Asia Bibi:

    “Mi chiamo Asia Noreen Bibi. Scrivo agli uomini e alle donne di buona volontà dalla mia cella senza finestre”. Inizia così la lettera di Asia, che riguardo alla sua vicenda scrive: “Il mio unico delitto, in questo mio grande Paese che amo tanto, è di essere cattolica”. La donna cristiana chiede di pregare affinché possa “recuperare la libertà e tornare” dalla sua famiglia, da suo marito e dai suoi 5 figli, che le mancano tanto. “Voglio soltanto tornare da loro – afferma Asia – vedere il loro sorriso e riportare la serenità. Stanno soffrendo a causa mia, perché sanno che sono in prigione senza giustizia. E temono per la mia vita”.

    Asia racconta poi che un giudice, un giorno, è entrato nella sua cella e, dopo averla “condannata a una morte orribile”, le ha offerto “la revoca della sentenza” se si fosse convertita all’islam. “Io – scrive – l’ho ringraziato di cuore per la sua proposta, ma gli ho risposto con tutta onestà che preferisco morire da cristiana che uscire dal carcere da musulmana”. E aggiunge le parole che ha rivolto al giudice: “Sono stata condannata perché cristiana. Credo in Dio e nel suo grande amore. Se lei mi ha condannata a morte perché amo Dio, sarò orgogliosa di sacrificare la mia vita per Lui”. Asia Bibi ricorda quindi il governatore musulmano del Punjab, Salman Taseer, e il ministro cristiano Shahabaz Bhatti, entrambi uccisi per aver chiesto giustizia e libertà per lei. “Mi chiedo – si domanda – quante altre persone debbano morire a causa della giustizia” e prega “in ogni momento perché Dio misericordioso illumini il giudizio delle nostre autorità e le leggi ristabiliscano l’antica armonia che ha sempre regnato fra persone di differenti religioni” in Pakistan. E soggiunge: “Credo che la libertà di coscienza sia uno dei tesori più preziosi che il nostro Creatore ci ha dato, un tesoro che dobbiamo proteggere”.

    Asia afferma poi di aver “provato una grande emozione” quando ha saputo che il Santo Padre era intervenuto a suo favore. “Dio mi permetta di vivere abbastanza - è il suo auspicio - per andare in pellegrinaggio fino a Roma e, se possibile, ringraziarlo personalmente”. Penso alla mia famiglia, conclude Asia, “lo faccio in ogni momento. Vivo con il ricordo di mio marito e dei miei figli e chiedo a Dio misericordioso che mi permetta di tornare da loro”.

    inizio pagina

    In Europa, è emergenza homeless a causa della crisi economica

    ◊   Durante la Convention sulla "Piattaforma Europea contro la Povertà e l’Esclusione Sociale", tenutasi in questi giorni a Bruxelles, si è parlato anche delle ricadute che la crisi economica ha avuto sulle famiglie. Tra le difficoltà maggiori, sicuramente l’impossibilità di pagare il mutuo o l’affitto di una casa; in migliaia ogni mese restano, dunque, senza abitazione, andando ad ingrossare le file dei senza fissa dimora. Il nostro inviato a Bruxelles, Salvatore Sabatino, ha intervistato Stefano Galliani, vice-presidente della Federazione italiana degli Organismi per le persone senza fissa dimora:

    R. – In Italia non è ancora esploso, come in altri Paesi, il tema della perdita della casa per via dell’impossibilità di pagare il mutuo, però continua ad aumentare il numero delle persone che rischiano di essere sfrattate o che già sperimentano l’impossibilità di pagare le utenze come gas, elettricità… Diciamo che noi siamo a un livello per cui gli effetti della crisi ancora non si sentono rispetto al numero complessivo di persone che perdono la casa. Il problema è che c’è un numero sempre maggiore di persone che non riescono a riottenere la casa perché non hanno un reddito sufficiente né dato da un’occupazione, né dato da benefit che sono erogati dai servizi sociali comunali. Quindi abbiamo oggi paradossalmente, in alcuni luoghi, un numero maggiore di offerte abitative rispetto alle persone che possono effettivamente usufruirne. Noi pensavamo che la casa fosse un dato scontato, invece la casa diventa una priorità, non solo in termini di focalizzazione del reddito e della spesa ma proprio come diritto di base sul quale costruire poi il senso della vita e lo stile di vita delle persone.

    D. - Forse bisogna far capire che quello dei senza fissa dimora non è un fenomeno di marginalizzazione estrema. In realtà, chiunque oggi con questa crisi così pesante si potrebbe trovare in una situazione che non prevedeva...

    R. – Certamente, noi oggi ci troviamo di fronte a una vulnerabilità diffusa, una vulnerabilità che spesso impatta con una estremizzazione del bisogno. Oggi la "malattia" di chi ha uno stipendio è una "malattia lunga"... Un licenziamento improvviso, magari attraverso il passaggio anche in cassa integrazione, determina uno sconvolgimento all’interno della famiglia del potere d’acquisto e della capacità di spendere e quindi la necessità di dover riorientare tutto il proprio livello di vita, tutto il proprio progetto di vita individuale e famigliare. Questa, per le persone senza dimora, è una storia molto ben conosciuta perché non esiste un solo elemento che fa crollare il progetto di vita. La traiettoria di vita delle persone senza dimora, infatti, è un continuo riadattamento a un livello sempre più inferiore di qualità della vita e di opportunità di avere beni e servizi a disposizione, fino ad arrivare a un livello minimo che porta le persone a frequentare i servizi. Questa sta diventando una modalità che intercetta la biografia, la storia, il progetto di vita di molte famiglie: man mano devono riadattarsi a un livello inferiore di possibilità e questo non è sempre semplice avendo una storia, una progettualità molto diversa coltivata nel corso degli anni.

    inizio pagina

    Italia: l'impegno della Caritas in favore dei "nuovi poveri"

    ◊   La crisi economica nei Paesi dell’Unione europea, tra cui l’Italia, ha determinato l’aumento dei fenomeni di impoverimento, interessando anche le classi medie. Secondo l’ultimo rapporto Caritas 2012, le persone che si sono rivolte ai centri di ascolto presenti in tutte le diocesi italiane, sono in maggioranza stranieri - il 70,7% - insieme ad un 28,9% di italiani. Si parla di "nuovi poveri" che vivono in condizioni di fragilità e la presenza nelle strutture Caritas di pensionati e casalinghe è ormai una regola. Alessandro Filippelli ne ha parlato con Francesco Marsico, vicedirettore di Caritas Italiana:

    R. – Le Caritas stanno facendo il possibile per dare innanzitutto una mano alle famiglie in difficoltà e, ovviamente, offrono l’ascolto e l’accompagnamento per trovare soluzioni alle proprie condizioni di fatica.

    D. – La crisi economica in Europa ha inciso sulle classi medie. E’ possibile parlare di nuovi poveri?

    R. – E’ una forma nuova di povertà che è chiaramente legata soprattutto alla situazione economica; di sicuro ci sono nuovi ceti che vivono condizioni di fragilità personale e familiare, che vanno aiutati in questo senso a trovare soluzioni che non riguardano soltanto un aiuto di assistenza immediato, ma una prospettiva personale e familiare di riscatto, di promozione. C’è necessità di uno sforzo collettivo delle comunità cristiane da una parte, della società civile, ma anche e soprattutto sul piano istituzionale. Di sicuro esiste un’emergenza che si concentra sulle famiglie: vuoi perché hanno perso il lavoro, vuoi perché hanno redditi bassi e si rivolgono alla rete di aiuto per uscire fuori dalla loro condizione.

    D. – Quali sono le prospettive per il 2013?

    R. – Purtroppo, il 2013 non sarà un anno facile e quindi tutto quello che è possibile mettere in campo in termini di risorse e impegno comune, va fatto proprio per non lasciare indietro nessuno, e sviluppare – a partire da questo – anche un’idea di bene comune che, partendo dai bisogni dei più poveri, possa in qualche modo ricostruire il tessuto e la coesione sociale di questo Paese.

    inizio pagina

    In Brasile, i comboniani al fianco dei ragazzi vittime di violenza e povertà

    ◊   Il Brasile, Paese in rapida crescita economica, vive ancora forti diseguaglianze sociali. Spesso la miseria è associata alla presenza di criminalità diffusa, soprattutto nelle periferie delle città. Tra coloro che cercano di contrastare questo fenomeno ci sono i missionari, che si rivolgono in particolare ai giovani. Padre Saverio Paolillo è un sacerdote comboniano, che opera nella città di Serra, nello Stato sudorientale di Espirito Santo. Davide Maggiore lo ha intervistato:

    R. – Purtroppo la povertà, la mancanza di condizioni degne di vita crea molte volte terreno fertile affinché la malavita possa arruolare, soprattutto tra gli adolescenti, persone disponibili a "collaborare". Questo è il nostro grande problema: il grande numero di adolescenti, che non avendo prospettive finiscono per essere arruolati dalle bande della criminalità locale. Serra è considerato uno dei comuni più violenti del Paese. I giovani muoiono presto, soprattutto per le guerre tra bande rivali e in confronti a fuoco con la polizia e se non muoiono finiscono nelle carceri...

    D. – Una delle scelte dei missionari comboniani è stata di essere vicini a questi minori e di impegnarsi per il loro recupero...

    R. – In Brasile, nel 1977, la Chiesa cattolica, soprattutto a San Paolo, attraverso il vescovo ausiliare della città, don Luciano Mendez, istituì la pastorale dei minori, preoccupandosi soprattutto degli adolescenti che commettevano delitti. Don Luciano Mendez, in collaborazione con la pastorale familiare e con altri movimenti ecclesiali, che lavoravano sulla famiglia, decise di creare un programma chiamato “Libertà assistita comunitaria”. La libertà assistita sarebbe come la nostra libertà vigilata, solo che invece di essere la polizia o il tribunale dei minorenni a fare il controllo di questi ragazzi, per vedere se effettivamente stanno o non stanno abbandonando la pratica della malavita, sono le famiglie ad avere questo compito. Non è propriamente un’adozione, ma si affiancano ai genitori, alle comunità in cui vivono questi ragazzi per poterli aiutare attraverso l’appoggio, non tanto economico, quanto umano. E’ una maniera di superare l’indifferenza, la diffidenza, l’esclusione, l’emarginazione cui sono sottoposti questi ragazzi. Quindi noi a Serra continuiamo proprio questo lavoro della pastorale dei minori.

    D. – Qual è stata la reazione della società della città di Serra?

    R. – All’inizio è chiaro che ci sia stata una certa diffidenza. Siccome la violenza è molto forte, molto evidente, soprattutto a causa della cattiva informazione passata anche da alcuni mezzi di comunicazione, c’è un forte processo di criminalizzazione sia di questi ragazzi sia di coloro che operano con questi ragazzi. Soprattutto quando si è cominciato ad impiantare il progetto nel quartiere si è creato tutto un malessere superato solo attraverso il contatto interpersonale, il dialogo con i vicini, facendo scoprire che in realtà il centro serve per recuperare. Alla fine dei conti, infatti, chi paga il prezzo della violenza è la società. Se questi ragazzi restano in carcere minorile per molto tempo, ne escono peggio di come sono entrati. Pian piano si vede che la gente comincia a capire, comincia a coinvolgersi.

    D. – Lei, in passato, ha dichiarato che attraverso questo impegno sente in un certo senso la carezza di Dio su di sé. Quindi, possiamo dire che non solo il missionario fa del bene alle persone, ma queste stesse persone restituiscono qualcosa?

    R. – Sì, perché è un lavoro molto duro, soprattutto nelle carceri minorili e in quelle per adulti. E, d’altra parte, si percepisce che i ragazzi non vedono l’ora del nostro arrivo e in alcune circostanze dimostrano questo affetto. I ragazzi, con tutto il loro passato legato alla criminalità, autori di delitti anche abbastanza gravi, sono capaci ancora “del bello e del buono” e questo ci dà una grande speranza. Quando succedono queste cose è come se Dio in un momento di sconforto, in un momento di delusione, ci consolasse.

    inizio pagina

    In mostra a Roma, Vermeer e il secolo d'oro dell'arte olandese

    ◊   Resterà aperta fino al prossimo 20 gennaio la mostra alle Scuderie del Quirinale “Vermeer. Il secolo d’oro dell’arte olandese”. L’esposizione, che presenta una preziosa selezione di capolavori del Maestro di Delft e circa cinquanta opere dei pittori olandesi del Seicento, è la prima nel suo genere mai organizzata in Italia. Il servizio è di Paolo Ondarza:

    Una pittura intima, privata, specchio di un mondo silente e operoso quella di Johannes Vermeer, maestro olandese del Seicento la cui produzione, per quanto esigua – 40 quadri in circa 25 anni di attività - e di piccolo formato, ha lasciato un segno indelebile nella Storia dell’Arte. La mostra romana ne ripercorre l’intero itinerario poetico: dal vedutismo alla pittura di interni, fino alla rarissima rappresentazione di soggetti sacri. Un tema quest’ultimo poco conosciuto e legato alla conversione del pittore al cattolicesimo, avvenuta dopo il matrimonio: svolta che i biografi, finora per lo più olandesi e anglosassoni, hanno sempre letto come dettata da motivi di bassa convenienza a causa dell’indigenza del pittore. Non la pensa così, invece, la curatrice della mostra delle Scuderie del Quirinale, Sandrina Bandera:

    “I cattolici conducevano una vita molto difficile. Dovevano stare non proprio segregati, ma quasi. Quindi non credo che la sua sia stata una scelta motivata esclusivamente dal desiderio di cambiare gruppo sociale; ci poteva essere l’affetto per la moglie – spesso rappresentata nei suoi quadri – o forse l'interesse per una visione religiosa diversa dalla sua. Sta di fatto che i temi di Vermeer sono profondamente attenti alla visione morale ed etica”.

    Lentissimo nel dipingere, poco attento ai guadagni, ma richiestissimo dai committenti, mercanti, panettieri e birrai, che con le sue opere volevano abbellire le loro abitazioni, Vermeer, pur attento osservatore della realtà, genera una pittura evocativa e quindi contemplativa. Ancora Bandera:

    “Vermeer non rappresenta ma evoca. È come leggere una poesia. Sono quadri asciutti, essenziali. Chiunque si intenda di pittura sa benissimo che un quadro tanto è più contemplativo quanto più l’immagine è asciutta, concentrata”.

    Il blu e il rosso, il giallo in tonalità accese illuminate dalla fredda luce del nord caratterizzano la pittura di Vermeer. Capolavoro indiscusso la "Ragazza con il cappello rosso" della National Gallery of Art di Washington:

    “Ne La Ragazza con il cappello rosso, c’è una grande attenzione a capire i sentimenti di questa ragazza senza voler far parte del quadro, come se Vermeer si limitasse ad essere il più possibile obiettivo davanti alla freschezza di questa fanciulla, rappresentando l’attimo fuggente della luce… Questo è un aspetto che definirei una ricerca di eticità da parte dell’artista”.

    Un’occasione imperdibile, la prima in Italia, quella offerta dalla Mostra delle Scuderie del Quirinale per conoscere Vermeer e il suo rapporto con la pittura olandese a lui contemporanea.

    inizio pagina

    Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica

    ◊   Nella seconda Domenica di Avvento, la liturgia ci propone il passo del Vangelo in cui Giovanni Battista, nell'anno quindicesimo dell'impero di Tiberio Cesare, percorrendo la regione del Giordano invita alla conversione citando il profeta Isaia:

    “Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!”.

    Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del padre carmelitano Bruno Secondin, docente emerito di Teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana:

    Siamo di fronte al vasto mondo dell’Impero romano: e Luca ci offre alcune coordinate che da Roma si proiettano verso quel piccolo e oscuro territorio della Palestina, dove governanti gelosi si contendono un potere frazionato. Che senso ha questo predicatore austero e isolato che è Giovanni Battista? Eppure proprio da quella periferia di poco conto e di fanatiche rivalità, anche religiose, sta per venire qualcosa, anzi Qualcuno, che sconvolgerà tutto. Giovanni, figlio di Zaccaria, si allontana dalla città e dal potere costituito, e si pone lungo il Giordano, a parlare della necessità di una conversione seria di cuore e di vita. Sta per venire Colui che i profeti sognarono, che i cuori umili implorarono, che il popolo intero attendeva come donatore di una nuova alleanza redentrice. “Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!”, assicura Giovanni. Il dono è per tutti, ma non tutti lo sanno, e molti ne sono male informati. Pertanto chi ci crede e ne ha sperimentato l’efficacia, deve sentirsi impegnato a farlo sapere, diventarne testimone con la vita, i gesti e la parola, per una comunicazione efficace. Sappiamo usare linguaggi incisivi per il Vangelo e aprire strade nuove al Signore che viene?

    inizio pagina

    Nella Chiesa e nel mondo



    Filippine: proclamato lo stato di calamità per il tifone "Bopha"

    ◊   Torna l’allarme tifone nelle Filippine, devastate appena quattro giorni fa da "Bopha", la più potente tempesta tropicale degli ultimi anni, che, stando al servizio meteorologico locale, si starebbe dirigendo nuovamente verso l’arcipelago, stavolta verso il Nord e verso l’isola di Luzon, la più grande, in cui si trova anche la capitale Manila. Il tifone, con venti che soffiano fino a 160 km orari, ha già messo in ginocchio il Sud del Paese, insistendo soprattutto sull’isola di Mindanao, in cui ha distrutto diecimila ettari di piantagioni di banane, di cui le Filippine sono il terzo esportatore mondiale. Il bilancio, ancora provvisorio, delle vittime, secondo l’ultimo bollettino emesso oggi dalle autorità competenti, è di almeno 500 morti e oltre 530 dispersi, che vengono cercati in queste ore con ogni mezzo a disposizione. La maggior parte delle vittime - ricordate dal Papa nel corso dell'Angelus - erano poveri, immigrati nella zona per lavorare nelle miniere d’oro che, al passaggio del tifone, si sono trasformate drammaticamente in tombe. Circa 300 mila, inoltre, sono le persone rimaste senza casa e attualmente ospitate nei centri di prima accoglienza, mentre circa 150mila sono le persone rimaste isolate in seguito al crollo di ponti o strade. Proprio oggi, anche in base alle previsioni meteo, il presidente Benigno Aquino, ha proclamato lo stato di calamità nazionale che consente di calmierare i prezzi dei generi alimentari e alle autorità locali di utilizzare i fondi riservati a tali catastrofi per le operazioni di soccorso. Ogni anno le Filippine, che hanno una popolazione di 90 milioni di abitanti, vengono colpite da una ventina di tempeste o tifoni, soprattutto durante la stagione delle piogge. (R.B.)

    inizio pagina

    Filippine: la Caritas a sostegno delle popolazioni colpite dal tifone

    ◊   “I bisogni più urgenti sono cibo, acqua, farmaci di base, materiali per riparare le abitazioni, in particolare nelle zone più remote, e più difficili da raggiungere. Passata la fase di immediata urgenza, sarà necessario provvedere anche alle sementi necessarie al ripristino dell’attività agricola, di cui vive la maggior parte delle famiglie”. Così, padre Edwin Gariguez, direttore di Caritas Filippine, sintetizza la situazione nelle zone colpite dal tifone "Bopha" che ha causato centinaia di vittime e 160 mila sfollati. Caritas delle Filippine (Nassa – National Secretariat of Social Action), si è prontamente attivata. Questa volta l’allerta è stato immediato, molti hanno trovato riparo nelle chiese e negli edifici pubblici, altri nei rifugi anticiclone, come quelli realizzati a Illigan. La provincia di Agusan del Sur è stata colpita per circa metà della sua estensione, con un totale di almeno 1360 case danneggiate. In alcuni villaggi, che restano inaccessibili, non si è ancora potuto effettuare un computo dei danni. La provincia di Surigao del Sur ha già dichiarato lo stato di calamità. Le abitazioni danneggiate in questa zona sono al momento più di 4 mila. In alcune delle zone colpite, le comunità locali stanno già rientrando nelle loro abitazioni, mentre altrove gli sfollati trovano rifugio negli edifici pubblici durante la notte, rientrando in casa durante il giorno, per cominciare a riparare i danni. Quasi ovunque si teme la contaminazione dell’acqua. Entro la fine della settimana si spera che possa essere ripristinata la rete elettrica. Caritas Italiana e l’intera rete internazionale seguono l’evolversi della situazione, a sostegno della Caritas e della popolazione locale. (I.P.)

    inizio pagina

    Congo: appello dei vescovi per la pace nel Nord Kivu

    ◊   Difesa dell’unità nazionale e intangibilità delle frontiere del Paese, come vennero stabilite al termine del processo di decolonizzazione e poi riconosciute dalla comunità internazionale il 30 giugno 1960: è quanto chiedono i vescovi della Repubblica Democratica del Congo in un messaggio redatto al termine di una riunione straordinaria dedicata alla crisi nel Nord Kivu e pubblicato dall’agenzia Fides. La situazione nella regione congolese si è aggravata il 20 novembre scorso con la conquista della città di Goma da parte dei ribelli del movimento M23, che però, in seguito, hanno progressivamente abbandonato la città e avviato negoziati con il governo di Kinshasa. I presuli sono particolarmente preoccupati per le condizioni, anche psicologiche, in cui versa la popolazione, e lanciano un appello ai negoziatori, che lavorano nella sede neutrale della capitale dell’Uganda, Kampala, affinché facciano davvero il bene della nazione, garantiscano la sicurezza e l’integrità del territorio nazionale. Parte della responsabilità dell’attuale situazione è attribuita dai vescovi ai Paesi confinanti, che spesso hanno appoggiato i vari movimenti di guerriglia, e ad alcuni politici locali, intenti a privilegiare i propri interessi egoistici. Il messaggio della Conferenza episcopale si rivolge, poi, anche alla comunità internazionale, chiedendo una revisione della missione delle Nazioni Unite in Congo, in modo che i caschi blu siano messi in grado di difendere efficacemente la popolazione civile. Infine, la solidarietà espressa al vescovo di Goma, mons. Théophile Kaboy, per la sua vicinanza alla popolazione martoriata. (R.B.)

    inizio pagina

    Siria: nuovi scontri, aumentano i profughi verso l'Iraq

    ◊   È di almeno quattro morti il bilancio dei nuovi scontri tra le truppe siriane e ribelli, avvenuti questa mattina vicino agli uffici governativi situati tra Harasta e Irbin, a nord-est della capitale siriana Damasco. Intensi combattimenti, inoltre, sono in corso a sud-est di Maarat al Numaan, nella provincia di Idlib, lungo l’autostrada tra Damasco e Aleppo, secondo quanto riferito dall’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria. Intanto, l’Alto Commissariato Onu per i Rifugiati informa che sono arrivati a quota 63.500 i profughi che dalla vicina Siria sono riparati in Iraq, la maggior parte dei quali si trova nelle province del Kurdistan iracheno. I dati sono di appena tre giorni fa, ma secondo l’organizzazione ne continuano ad arrivare al ritmo di 200 al giorno. Infine, ieri il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, dal campo di Zaatari, in Giordania, ha rinnovato l’appello alla comunità internazionale perché fornisca aiuti finanziari: “Non possiamo chiudere gli occhi mentre questa gente muore”. (R.B.)

    inizio pagina

    Kenya: 5 morti in un attentato contro una moschea a Nairobi

    ◊   È salito ad almeno cinque morti e sette feriti, il bilancio dell’attentato contro una moschea avvenuto ieri a Nairobi, capitale del Kenya. L’aggiornamento del bilancio delle vittime si è reso necessario in seguito alla morte, questa notte, di due dei feriti gravi, secondo quanto ha riferito il capo della polizia locale, Moses Nyakwama. Questa la dinamica dei fatti secondo i testimoni: gli attentatori hanno lanciato una bomba in mezzo alla folla che stava uscendo dalla moschea al termine della preghiera serale del venerdì festivo islamico. L’attacco è avvenuto nel sobborgo orientale di Eastleigh, abitato in prevalenza da immigrati somali, e per questo chiamato “piccola Mogadiscio”. Non è la prima volta che questo quartiere è teatro di attentati simili, l’ultimo appena due giorni prima: si è trattato di un attacco dinamitardo in cui è rimasto ucciso un passante e otto sono rimasti feriti. (R.B.)

    inizio pagina

    Il cardinale Sepe ai camorristi: pentitevi, arriverà il giudizio di Dio

    ◊   "Pentitevi, ravvedetevi, pensate ai vostri figli e alle vostre mogli quando state per compiere un delitto privando della vita un vostro simile. Dopo il giudizio di condanna di questa società arriverà per voi il giudizio di Dio". E’ quanto affermato oggi dal cardinale arcivescovo di Napoli, Crescenzio Sepe, dopo l'escalation di violenza a Scampia. ''Come Chiesa e come comunità umana - ha detto - non ci fermeremo mai di lottare contro questi seminatori di morte che sono senza dignità e senza storia”. Il cardinale Sepe, ricordando gli ultimi episodi avvenuti a Scampia, ha detto che ''è inconcepibile che un innocente venga ucciso per un Sms o un messaggino non arrivato in tempo''. E ha aggiunto che ''é inammissibile che per uccidere il nemico o il concorrente si vada fin dentro una scuola dove ci sono dei piccoli innocenti. E' gente questa senza cuore che vive solo di efferatezza e di malvagità”. (A.G.)

    inizio pagina

    Convegno della Comece sull’economia di mercato sociale

    ◊   “L’economia di mercato sociale in Europa: rafforzare la competitività, migliorare la coesione sociale”: sarà questo il tema dell’incontro congiunto in programma a Bruxelles il 13 dicembre, alle ore 19. Il convegno vedrà la partecipazione della Commissione degli episcopati della Comunità europea (Comece), dell’Associazione internazionale degli imprenditori cristiani (Uniapac), dell’Associazione cristiana dei dirigenti (Adic) e della Fondazione tedesca Konrad-Adenauer, da anni attiva nella cooperazione internazionale. Ad aprire i lavori sarà proprio un rappresentante di tale Fondazione, Stepahn Gerold; seguirà l’intervento di Xavier Deleval, presidente dell’Adic. Quindi, sarà la volta della riflessione di mons. Gianni Ambrosio, vescovo di Piacenza-Bobbio e vicepresidente della Comece, seguito da Steven Vanackere, ministro delle Finanze del Belgio. A concludere i lavori sarà, infine, BUrkhard Leffers, presidente della sezione europea dell’Uniapac. (I.P.)

    inizio pagina

    A Roma, un convegno sui minori stranieri in Italia

    ◊   “I minori stranieri in Italia”: è il titolo del convegno che si svolgerà a Roma lunedì prossimo nell’Aula Magna della Libera Università degli studi per l’innovazione e le organizzazioni - Luspio (Piazza dei Navigatori n. 200, dalle 9.30 alle 17). Il simposio è organizzato dalla sezione italiana dell’AWR, l’Associazione per lo studio del problema mondiale dei rifugiati, in collaborazione con la Luspio e l’Istituto di studi politici “S. Pio V”, per onorare, nella Giornata internazionale delle Nazioni Unite per i diritti umani, il ricordo di due grandi donne Maria Rita Saulle e Lê Quyên Ngô Đinh che all’affermazione dei diritti umani hanno dedicato la loro vita e il loro impegno. Introdurranno i lavori Giovanni Bisogni, presidente del Consiglio di amministrazione della Luspio, Antonio Iodice, presidente dell’Istituto di studi politici “S. Pio V”, Vincenzo Pellegrini, presidente della sezione italiana dell’AWR, Marta Cartabia, giudice della Corte costituzionale e mons. Enrico Feroci, direttore della Caritas Diocesana di Roma. Li concluderà Saverio Ruperto, sottosegretario al Ministero dell’interno. Il convegno – si legge in una nota degli organizzatori – sarà un’occasione per esaminare con un approccio multidisciplinare una realtà ormai rilevantissima dal punto di vista quantitativo (i minori non cittadini italiani sono oltre un milione) che propone al Paese nuovi scenari con la necessità di attrezzarsi adeguatamente per corrispondere a nuovi bisogni ed esigenze di una società in cui le giovani e giovanissime generazioni sono chiamate a vivere le opportunità e le sfide del multiculturalismo fin dalla prima infanzia. Nel dibattito interverranno, infatti, portando il contributo delle rispettive esperienze, studiosi di varie discipline, esperti, funzionari di organizzazioni internazionali e operatori sul campo. Oltre ad un esame delle rilevazioni statistiche disponibili, si discuterà delle discipline giuridiche nazionali e internazionali, della loro efficacia e dei loro limiti e verranno affrontate in dettaglio alcune problematiche particolarmente sensibili, quali quella dei minori stranieri non accompagnati. Saranno anche dibattuti i risultati di alcuni progetti realizzati nell’area mediterranea, in specie per corrispondere alle recenti emergenze. Chiuderà i lavori una tavola rotonda dedicata alle prospettive della tutela dei minori stranieri. (A.G.)

    inizio pagina

    Terra Santa: on line il sito del Romitaggio del Getsemani

    ◊   È on line da ieri il sito dei Romitaggio del Getsémani, della Custodia di Terra Santa, all’indirizzo www.romitaggio.custodia.org. Ispirato alle parole di San Francesco d’Assisi “Vorrei percorrere le vie del mondo piangendo la Passione del mio Signore”, il portale - scrive il rettore del Romitaggio fra’ Diego Dalla Gassa - vuole essere “un’icona via etere ai piedi del monte degli Ulivi”. “Tra i Luoghi santi – aggiunge - solo pochi, hanno la capacità di offrire uno spazio di silenzio e preghiera. Dei pochi luoghi in cui sostare, uno solo è il Getsémani, legato alla peculiare memoria evangelica, luogo unico al mondo che racconta l’agonia di Gesù Cristo e il suo amore ardente che non si consuma: la sua Passione per l’umanità!”. Il Romitaggio, si legge sulla home page del sito, “è uno spazio realizzato dai Frati, figli del Poverello di Assisi e custodi della Terra Santa, esclusivamente perché nel ‘compiersi ancora’ di questo Mistero pasquale del Signore, noi possiamo rispondere alla sua grazia che ci invita a ‘stare’ alla sua presenza: come i plurimillenari ulivi dell’Orto sacro”. Il rettore del Romitaggio aggiunge che “non esiste Getsémani al mondo che non possa essere raggiunto dal Getsémani di Gesù” e che l’inaugurazione del sito “significa semplicemente voler condividere con tutti questa icona aperta della Passione di Gesù, affinché possiamo ascoltare, ancora oggi, la voce viva del Signore che ci chiama e, con sollecitudine, ci interpella”. Il portale offre anche informazioni per quanti cercano un luogo di raccoglimento, durante un pellegrinaggio, o desiderano vivere un periodo d’intensa spiritualità. Chiunque può interagire e arricchire il sito di contributi e immagini. (T.C.)

    inizio pagina

    Una tavola rotonda per ricordare il fondatore delle suore di Maria SS. Consolatrice

    ◊   Lunedì 10 dicembre si terrà a Milano una tavola rotonda per ricordare il frate cappuccino padre Arsenio Migliavacca da Trigolo, fondatore delle Suore di Maria SS. Consolatrice, avvenuta proprio il 10 dicembre, ma del 1909. Parteciperanno all’evento, oltre a madre Silvianita Galimberti, Enrico Bertolino e Paolo Orlandoni, il primo attore e conduttore tv, il secondo ex portiere dell’Inter, e oggi nello staff tecnico della squadra Primavera. Il tema della tavola rotonda sarà: "Scegliere o non scegliere? Quando la vocazione riguarda ciascuno di noi. L’esempio di P. Arsenio". "In questi ultimi anni abbiamo lavorato duramente per recuperare la memoria del nostro fondatore che era rimasta chiusa in un cassetto - spiega Madre Silvianita, madre generale delle suore di Maria SS. Consolatrice - forse perché per arrivare a scegliere di diventare religioso e fondatore di un ordine religioso ha vissuto momenti nei quali non riusciva a trovare la strada giusta. Spesso crediamo che le vite dei Santi, dei Beati, delle donne e degli uomini di Chiesa siano lineari. Non è così. Per nulla. Ma sono speciali perché cercano la strada che Dio offre loro fino a quando non la trovano”. (A cura di padre Egidio Picucci)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVI no. 343

    inizio pagina
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.