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Sommario del 25/10/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato: il fenomeno migratorio "opportunità provvidenziale"
  • Raduno di Assisi. Il cardinale Ravasi sulla presenza degli intellettuali non credenti: il loro è un pellegrinaggio laico verso i grandi valori
  • I vescovi del'Angola in visita "ad Limina" in Vaticano. Mons. Mbilingi: la pacificazione interna passa per l'opera della Chiesa
  • Rinuncia e nomina
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Thailandia: le alluvioni colpiscono ovunque. Parte di Bangkok sott'acqua
  • Sentenza Corte Ue su embrione. L'esperto: rafforza tutela sull'inizio della vita umana
  • Filippine: celebrato oggi a Kidapawan il funerale di padre Fausto Tentorio
  • Padre Giorgianni e "Orizzonti Cristiani": un libro e un incontro per ricordare il religioso che fu l'anima di uno degli storici programmi della Radio Vaticana
  • Chiesa e Società

  • Identikit per due killer di padre Tentorio. Altri due missionari nel mirino
  • Il cardinale Koch a La Croix: l'ecumenismo è una priorità di questo Pontificato
  • Terremoto in Turchia: Caritas italiana vicina alla Caritas locale
  • Pakistan: in carcere Asia Bibi prega per la libertà
  • Cambogia: le gravi inondazioni mettono a rischio l'alimentazione della popolazione
  • El Salvador: mons. Chavez chiede di assistere le vittime delle alluvioni
  • Bolivia: la strada nel Parco Tipnis non si farà. La soddisfazione della Chiesa
  • India: a Bangalore seminario promosso dalla Chiesa su economia e culture
  • Cina: la comunità cattolica ha celebrato la Giornata missionaria mondiale
  • In Austria preghiera ecumenica per la strage di copti in Egitto
  • Riuniti a Roma i membri del Movimento Kolping
  • Burundi: al via il quarto Seminario maggiore del Paese
  • Spagna: mezzo secolo delle Missionarie comboniane nel Paese
  • Detenuti di Rebibbia in aiuto dei piccoli pazienti del Bambin Gesù
  • 24 Ore nel Mondo

  • Trattative a oltranza nel governo italiano per trovare un accordo sulle pensioni
    da presentare al vertice europeo di domani
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato: il fenomeno migratorio "opportunità provvidenziale"

    ◊   “Migrazioni e nuova evangelizzazione”: il tema del Messaggio del Papa per la prossima Giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato, che sarà celebrata il 15 gennaio 2012. A presentare il documento - questa mattina in Sala Stampa vaticana - è stato il presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale dei Migranti, l'arcivescovo Antonio Maria Vegliò. I contenuti del Messaggio nel servizio di Roberta Gisotti:

    “Il nostro tempo è segnato da tentativi di cancellare Dio”, scriveva Benedetto XVI nel Messaggio 2011, tornando quest’anno a sottolineare “l’urgenza di promuovere, con nuova forza” “l’opera di evangelizzazione”, risvegliando “in ognuno di noi l’entusiasmo e il coraggio” per essere intrepidi, portando nel cuore il monito di S. Paolo: "Guai a me se non annuncio il Vangelo". L’odierno fenomeno migratorio è dunque – osserva il Papa nel Messaggio – “un’opportunità provvidenziale” nel mondo contemporaneo.

    Chiede il Santo Padre maggiore attenzione ai migranti, che pur avendo conosciuto Cristo sono spinti “a perdere il senso della fede”. Per loro occorrono “nuove strategie pastorali”, “per un’accoglienza sempre vitale della Parola di Dio”. Così pure è necessario che uomini e donne di ogni luogo della Terra, accolti in Paesi di antica tradizione cristiana, “possano incontrare e conoscere Gesù Cristo”. Comprensione, superando “timori” ed evitando “discriminazioni”, raccomanda poi Benedetto XVI verso i rifugiati, “fuggiti da persecuzioni, violenze”, in pericolo di vita, perché siano rispettati i loro diritti e siano essi consapevoli dei loro doveri. Richiama il Santo Padre il “ruolo decisivo” degli operatori pastorali, sacerdoti, religiosi e laici per “cercar vie di fraterna condivisione e di rispettoso annuncio” e alle Chiese d’origine, di transito e d’accoglienza suggerisce di “intensificare la loro cooperazione” a beneficio di chi parte e di chi arriva. Alle comunità cristiane è richiesto particolare impegno verso i lavoratori migranti e le loro famiglie, attivando nuove politiche economiche e sociali. I media sono sollecitati a far conoscere “con correttezza, oggettività e onestà la situazione chi ha dovuto forzatamente lasciare la propria patria e i propri affetti e desidera iniziare a costruirsi una nuova esistenza”.
    Da ultimo, un richiamo alla situazione di numerosi studenti internazionali alle prese con “problemi di inserimento, difficoltà burocratiche, disagi nella ricerca di alloggio e strutture di accoglienza”. In questo campo, siano le Università di ispirazione cristiana – scrive il Papa – “seriamente impegnate a contribuire, nell’ambiente accademico, al progresso sociale, culturale e umano, oltre che a promuovere il dialogo fra le culture, valorizzando l’apporto che possono dare gli studenti internazionali”. A suggellare il Messaggio, Benedetto XVI invoca la “Madonna del cammino” perché “porti speranza nel cuore di coloro che, lungo le strade del mondo, si trovano in condizioni di mobilità”.

    Alla conferenza stampa di presentazione del messaggio del Papa hanno dunque preso parte il presidente del Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti, mons. Antonio Maria Vegliò, il segretario dello stesso dicastero, mons. Joseph Kalathiparambil, e il sottosegretario, Padre Gabriele Ferdinando Bentoglio. Dei loro interventi ci riferisce Fausta Speranza.

    Il nesso tra messaggio del Papa per i migranti e i rifugiati 2012 e Nuova evangelizzazione è evidente un po’ in tutti gli interventi. Mons. Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti, lo sottolinea così:

    “Il mondo intero è diventato terra di annuncio evangelico: in effetti, persone, che non conoscono Gesù, si trovano in Paesi di antica tradizione cristiana, mentre molti cristiani emigrano verso regioni che in passato si era soliti chiamare Paesi di missione. E’ evidente che il miscuglio di nazionalità e di religioni va crescendo in misura esponenziale. Nei Paesi di antica cristianità, osserviamo la penetrazione della secolarizzazione e la crescente insensibilità nei confronti della fede cristiana, mentre in alcuni Paesi a maggioranza non cristiana c’è un influsso emergente del cristianesimo. Ovunque, pullulano i nuovi movimenti settari, con il tentativo di eliminare ogni visibilità sociale, simbolica della fede cristiana, come se Dio e la Chiesa non esistessero”.

    Stati Uniti, Federazione Russa, Germania, Arabia Saudita, Canada, Francia, Spagna sono i Paesi maggiormente interessati dalle immigrazioni. “L’Italia – sottolinea mons. Vegliò – non c’è”. In ogni caso, mons. Vegliò sottolinea che Benedetto XVI raccomanda attenzione al ruolo dei laici e alla parola “dialogo” in ogni impegno di pastorale per i migranti. La Chiesa si sente sollecitata – afferma – tra opportunità e sfide:

    “Di fronte a tale sfide, essa si sente sollecitata a rivedere i suoi metodi, le sue espressioni, il suo linguaggio, rinnovando il suo slancio missionario”.

    Mons. Vegliò ribadisce la dignità di ogni persona umana e i diritti dei lavoratori e definisce un obiettivo:

    “L’integrazione, che non gli faccia perdere la sua identità umana e cristiana”.

    Con una raccomandazione:

    “Il tempo che stiamo vivendo è arricchito dalla preziosa opportunità dei movimenti migratori. Questi, ovviamente, devono essere legittimamente regolati, liberandoli dalle piaghe della povertà, dello sfruttamento, del traffico di organi e di persone”.

    Da parte sua, il segretario dello stesso Pontificio Consiglio, mons. Joseph Kalathiparambil, ricorda dolore e sofferenza dietro a tante storie di rifugiati. Ricorda che in molti fuggono da persecuzioni religiose. Di fronte a ciò – sottolinea – il cristiano testimonia Cristo e i valori evangelici rifiutando ogni xenofobia e razzismo. Il rischio infatti non è remoto:

    “In un periodo caratterizzato da crescenti sentimenti di ostilità nei confronti dei rifugiati, in molti Paesi industrializzati”.

    A questo proposito una raccomandazione precisa per i mezzi di comunicazione:

    “Hanno un ruolo importante nel far conoscere con correttezza, oggettività e onestà, la situazione di chi ha dovuto forzatamente lasciare la propria patria e i propri affetti. E’ importante non lasciarsi trasportare dall’onda lunga dello stereotipo o della sola ricerca dello scoop giornalistico”.

    Padre Gabriele Ferdinando Bentoglio, sottosegretario del dicastero, volge lo sguardo in particolare ai giovani, ricordando che sono circa tre milioni gli studenti all’estero e che entro il 2025 il numero salirà a sette milioni. Cercano Paesi industrializzati, dove nel maggior numero di casi poi si fermeranno. Padre Bentoglio cita i Paesi da cui provengono:

    “Una ventina di Paesi, tra cui ai primi posti figuravano Cina, Polonia, India e Messico. Rispetto agli anni precedenti, però, gli incrementi maggiori sono da attribuire a Colombia, Cina, Romania e Marocco. Sono diminuiti invece gli studenti provenienti da Filippine e Federazione Russa”.

    Padre Bentoglio chiama tutti a riflettere sul fatto che le nuove tecnologie in alcuni casi aiutano questi giovani nelle società multietniche e multiculturali. Ma sembra dire che non si può lasciare tutto al caso:

    “Di pari passo, cresce l’urgenza che i luoghi dell’educazione, della formazione, soprattutto a livello universitario, acquisiscano e valorizzino il legame necessario e strategico fra la profonda sete di verità e il desiderio di incontrare Dio”.

    In definitiva, attenzione al rispetto per i diritti di ognuno e attenzione alle potenzialità di una società in evoluzione.

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    Raduno di Assisi. Il cardinale Ravasi sulla presenza degli intellettuali non credenti: il loro è un pellegrinaggio laico verso i grandi valori

    ◊   Tra due giorni, ad Assisi, gli esponenti di tutte le religioni si ritroveranno assieme al Papa per un momento di riflessione, dialogo e preghiera per la pace e la giustizia nel mondo. L’appuntamento cade a 25 anni di distanza dall’incontro di Assisi voluto da Giovanni Paolo II. A differenza di allora, però, a questa edizione - dal titolo "Pellegrini della verità, pellegrini della pace" - prenderanno parte alcuni intellettuali non credenti, invitati dal Pontificio Consiglio per la Cultura. Al presidente il cardinale Gianfranco Ravasi, Francesca Sabatinelli ha chiesto il perché di questo particolare invito:

    R. – Il concetto di verità, in questo ultimo periodo storico, ha subito un profondo mutamento rispetto alla concezione tradizionale. La concezione classica diceva che la verità è una realtà in sé, oggettiva, che ci precede e ci eccede. Ora, invece, il concetto di verità è molto soggettivo. Per questo io credo che dobbiamo ancora ritrovare la grande concezione classica e cristiana di verità e su di essa molti uomini di cultura si stanno ora muovendo.

    D. – Assisi 2011: quale rapporto troviamo tra le religioni?

    R. – Da un lato, si è fieramente reso più intenso. C’è sicuramente un contatto costante, soprattutto nelle grandi espressioni religiose. Dall’altra parte, però, bisogna pure dire che registriamo anche un fenomeno di difficoltà. Pensiamo, ad esempio, al fenomeno dei fondamentalismi. Per questo motivo, il colore da usare per rappresentare questa atmosfera è quasi il chiaroscuro: molto chiaro perché i dialoghi sono molto più fecondi, ma dall’altra parte ci sono insorgenze legate invece a tensioni, a identità eccessive, che respingono quasi l’altro. Bisogna sicuramente vedere Assisi come una tappa importante per ribadire il colore chiaro della situazione in cui siamo immersi.

    D. – Venticinque anni fa, all’interno dello stesso mondo cristiano, si sollevarono critiche nei confronti dell’iniziativa di Giovanni Paolo II. C’era chi temeva il sincretismo. Lei vede ancora oggi questa diffidenza nel mondo cristiano?

    R. – Da parte di qualche ambito, devo dire molto ristretto, questa diffidenza c’è ancora. Si può anche comprendere che, quando si parla di dialogo, un rischio sempre esistente è quello del sincretismo, ma questo è lontano, remoto, in questa esperienza di Assisi. Questo perché si è voluto il più possibile cercare di ritrovare le radici ultime e profonde che permettono questo incontro, evitando una forma esteriore, generica, che quasi affermi una sorta di incontro facile e immediato, soprattutto a livello religioso anche esplicito, esteriore. La radice profonda è quella del legame che noi tutti abbiamo prima di tutto a una sorgente adamica. Dall’altra parte, c’è anche questa profonda ricerca di Dio, del mistero, della trascendenza, che è nell’interno di tutte le grandi religioni. Poi, c’è anche la realizzazione dei grandi valori umani di verità, di giustizia, di dialogo tra i popoli, persino di amore. Infine, c’è anche la possibilità che nella identità propria si può costruire uno spettro di espressioni religiose molto diverse che insieme, però, coesistono e convivono. Io credo che non ci sia assolutamente ragione per fare delle obiezioni a questo incontro che Benedetto XVI ha voluto, anche con questa dimensione degli uomini che non hanno religione ma che si interrogano sul senso ultimo delle cose, che sono in cammino e in pellegrinaggio laico verso i grandi valori. (bf)

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    I vescovi del'Angola in visita "ad Limina" in Vaticano. Mons. Mbilingi: la pacificazione interna passa per l'opera della Chiesa

    ◊   Una Paese che deve fare i conti con le tante ferite che il suo passato di conflitti e guerre fratricide ha lasciato nei cuori di tutti: si tratta dell’Angola, i cui vescovi sono da ieri in Vaticano per la visita ad Limina. Al microfono di Lisa Zengarini, il presidente della Conferenza episcopale angolana, l’arcivescovo di Lubango, mons. Gabriel Mbilingi, spiega anzitutto che ruolo abbia svolto la Chiesa nel processo di riconciliazione nazionale:

    R. – L’Angola ha vissuto 30 anni di grande sofferenza e divisione tra le varie etnie e popoli. La Chiesa ha sempre parlato della riconciliazione, attraverso i messaggi della Conferenza episcopale. Dopo l’indipendenza, la guerra civile è continuata, ma il partito al potere era quello marxista, leninista, e quindi ateo. Ha perciò intrapreso un’educazione di un certo tipo contro la Chiesa e la religione. Alcuni sacerdoti vennero uccisi, altri vennero imprigionati. Durante la guerra qualche suora è morta e dei seminaristi furono rapiti. Nel 2002, il Paese ha finalmente raggiunto questo periodo di pace. Da una parte, la Chiesa ha continuato la sua testimonianza, cercando di unire la famiglia angolana e dall’altra lo stesso governo, dopo aver raggiunto la pace, ha riconosciuto il ruolo determinante avuto dalla Chiesa per il raggiungimento della pace stessa.

    D. – Il prossimo anno ci sarà il Sinodo sulla nuova evangelizzazione. L’Angola, oggi, è un Paese che ha bisogno di essere rievangelizzato?

    R. – Si tratta di un Paese che esce da una situazione di guerra fratricida che si protrae da molti anni. C’è un’intera generazione che non ha avuto accesso all’insegnamento della Chiesa, ai valori e al Vangelo. In questo momento, il nostro Paese necessita di una profonda rievangelizzazione. I giovani di oggi sono molto influenzati dalla globalizzazione e da una certa secolarizzazione, inoltre si trovano anche in mezzo a molte sette religiose. Chi è al potere, in questo momento, appoggia l’islam, nella speranza che possa "combattere", assieme alle sette, l’azione della Chiesa che rappresenta una solida realtà in Angola. L’azione della Chiesa cattolica in particolare, ma anche del cristianesimo in generale. Il Sinodo, per noi, sarà quindi un’occasione per poter riflettere insieme sull’attuale contesto in cui siamo chiamati ad evangelizzare il nostro Paese.

    D. – Quali sono, oggi, i rapporti ecumenici ed interreligiosi in Angola?

    R. – Con l’islam non siamo ancora riusciti ad avere dei rapporti, perché in questo momento non hanno dei capi con cui possiamo parlare. Quello che adesso notiamo è un certo progresso dell’islam, che porrà comunque delle sfide per lo svolgimento della missione della Chiesa.

    D. – Per quanto riguarda il rapporto tra clero e laici, nella Chiesa angolana, cosa può dirci?

    R. – Direi che il rapporto è veramente buono, perché in Africa - e in particolare in Angola – se non ci fossero stati i catechisti non avremmo mai potuto evangelizzare. Il ruolo dei laici, da parte della Conferenza episcopale, è stato riconosciuto. C’è un vescovo responsabile proprio dell’apostolato dei laici, con una speciale attenzione a dirigenti, imprenditori, medici e professori, per far sì che i laici siano, in questo senso, il fermento della società. (vv)

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    Rinuncia e nomina

    ◊   Nei Paesi Bassi, Benedetto XVI ha accettato la rinuncia all’ufficio di ausiliare della diocesi di Haarlem-Amsterdam, presentata per raggiunti limiti di età da mons. Johannes Gerardus Maria van Burgsteden, dei Padri Sacramentini. Al suo posto, il Papa ha nominato mons. Johannes Willibrordus Maria Hendriks, del clero della diocesi di Rotterdam, canonico del Capitolo Cattedrale e rettore del Seminario maggiore di Haarlem-Amsterdam. Il neo presule, 56 anni ha compiuto gli studi filosofici e teologici presso l’Istituto Superiore di Teologia ad Amsterdam e presso il Seminario Maggiore della diocesi di Roermond a Rolduc. Ordinato sacerdote, ha proseguito gli studi presso la Pontificia Università Gregoriana, ottenendo il Dottorato in Diritto Canonico. Ha svolto, fra l’altro, il ministero di parroco. Nel 2005 gli è stato conferito il titolo di Cappellano di Sua Santità. È consultore della Congregazione per il Clero.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Il Messaggio di Benedetto XVI per la giornata mondiale del migrante e del rifugiato 2012.

    Euro sul filo del rasoio: in rilievo, nell'informazione internazionale, i diversi nodi in agenda nel vertice Ue di domani a Bruxelles.

    Il sangue versato e le complesse geometrie del desiderio: in cultura, Oddone Camerana su una rilettura di René Girard, critico letterario e antropologo delle religioni.

    Un napoletano a Parigi: Sandro Barbagallo recensisce una mostra - alla Royal Academy di Londra - su Edgar Degas, "pittore delle ballerine".

    Le delikatessen dello chef Apicio: Umberto Boccoli e Simona Verrazzo su ricette, banchetti e significato simbolico del cibo nell'antichità.

    Leonardo e Michelangelo a Roma: disegni dei due maestri del Rinascimento ai Musei capitolini.

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    Oggi in Primo Piano



    Thailandia: le alluvioni colpiscono ovunque. Parte di Bangkok sott'acqua

    ◊   Il governo della Thailandia ha proclamato altri cinque giorni festivi straordinari per 21 province - compresa quella di Bangkok - coinvolte dalle inondazioni che, da fine luglio, hanno già causato in tutto il Paese oltre 360 vittime e miliardi di euro di danni. Nel frattempo, nella parte nord della capitale, le autorità continuano la corsa contro il tempo nel tentativo di far defluire l'enorme massa d'acqua proveniente da Nord; a causa degli allagamenti, chiuso il secondo aeroporto della città, il Don Meuang. Dell’emergenza parla padre Raffaele Manenti, missionario del Pime da circa 25 anni in Thailandia, raggiunto telefonicamente alla periferia nord di Bangkok da Giada Aquilino:

    R. – In questi giorni, coincidono due fenomeni naturali che hanno creato il punto più alto della crisi: le maree, le più alte dell’anno - quest’anno, l’alta marea è stata misurata a due metri e trenta sopra il livello del mare, tenendo conto che Bangkok ha una media di un metro sul livello del mare - e l’arrivo di un’ondata d’acqua dal nord dovuta alla stagione delle piogge. Quest’anno, le alluvioni sono iniziate già due, tre mesi fa nelle province del nord, poi pian piano l’acqua si è raccolta e le dighe non hanno tenuto. Un mese fa, la città di Nakhon Sawan, a circa 350-400 km da qui, ha avuto la prima alluvione: è stata la prima città che ha subito ingenti danni, anche in zone dove non si era mai verificato. Ancora adesso, per esempio, a Nakhon Sawan, quindi a parecchia distanza da Bangkok, in certe zone, per esempio anche nella Cattedrale, nella casa del vescovo, c’è ancora un metro e mezzo d’acqua. Nel frattempo, nelle ultime settimane l’acqua ha proseguito, è scesa ed è arrivata alla vecchia capitale di Ayutthaya. Sono saltate anche le barriere che avevano costruito attorno alle zone industriali. Sono terreni bassi e in genere vengono protetti con dei muri di terra, degli argini, che però quest’anno hanno ceduto, proprio perché l’acqua è a livelli più alti del solito e la pressione è enorme.

    D. – Come si sta muovendo la macchina dei soccorsi nei confronti della popolazione?

    R. – Mi pare che si stia muovendo bene, nel senso che ci sono centri che accolgono i profughi. Ovviamente, nessuno vuole allontanarsi da casa e, quindi, si resta in zona. Quando non ne possono proprio più allora si recano in questi centri. Purtroppo, anche questi centri sono situati in zone della grande pianura di Bangkok e quindi ora sono allagati. C’è gente, dunque, che ha dovuto cambiare almeno tre posti. Ci sono comunque grandi istituzioni, come università, scuole, istituti pubblici, che hanno ampi spazi e che sono in grado di offrire accoglienza: sono stati attrezzati per questa emergenza e funzionano bene. C’è un grande concorso di volontariato, di offerte di cibo. Addirittura ce n’è anche di più del necessario. Domenica scorsa, sono andato con i giovani della parrocchia al centro di smistamento aiuti e c’era troppa gente, tanto che non riuscivano a smistarla tutta. La risposta è molto generosa. Il problema, da domenica, è che questa ondata d’acqua è arrivata anche in città. Il perimetro della zona di Bangkok, che era stato protetto fino all’ultimo, fa da ostacolo al tempo stesso a quest’acqua che deve defluire verso il mare. Bangkok si trova tra questo fronte d’acqua e il mare. Quindi, il progetto era di far defluire da est ed ovest, lasciando la città in mezzo come un’isola asciutta. Di fatto, però, hanno ceduto alcuni argini e quindi adesso l’acqua sta passando anche per il centro della città. Noi qui, nella parrocchia Nostra Signora della Misericordia di Nonthaburui, siamo ancora all’asciutto. In linea d’aria ci troviamo a 7 km dall’aeroporto Don Meuang, che è stato chiuso. Poco più a nord, per esempio, c’è la casa dei missionari Oblati di Maria Immacolata, che proprio ieri è andata sott’acqua. Hanno un metro e mezzo d’acqua in casa, ma per ora riescono a conservare l’elettricità.

    D. – Lei ha parlato della solidarietà da parte dei giovani della sua parrocchia verso chi ha bisogno. Qual è l’impegno della Chiesa locale in queste ore?

    R. – La Chiesa locale è una realtà molto piccola ed una goccia in questo mare, ma si fa presente attraverso la Caritas, le parrocchie e le varie iniziative. L’auspicio è che l’acqua passi - perché deve passare - facendo meno danni possibili. (ap)

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    Sentenza Corte Ue su embrione. L'esperto: rafforza tutela sull'inizio della vita umana

    ◊   Si continua a parlare della sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, che la scorsa settimana ha stabilito la non brevettabilità di un procedimento che, ricorrendo al prelievo di cellule staminali ricavate da un embrione umano, comporta la distruzione dell’embrione stesso. Una sentenza che, tra l’altro, definisce come embrione umano non solo l’ovocita fecondato, ma anche qualsiasi ovocita che a seguito di manipolazioni possa svilupparsi fino a dare vita ad un individuo. Sulle possibili conseguenze giuridiche di questa sentenza, Debora Donnini ha sentito Alberto Gambino, professore di Diritto privato ed esperto Biodiritto all’Università europea di Roma:

    R. - A livello giuridico, poiché si tratta di una sentenza che riguarda la brevettabilità, comporta una definizione di ciò che è lecito e ciò che non è lecito con riferimento alla manipolazione degli embrioni. In particolare, si sta dicendo che non è lecito in alcun modo brevettare l’embrione laddove ci sia effettivamente una manipolazione. A cascata, significa quindi rafforzare il principio di tutela della vita umana, sin dalla sua fase primordiale, da quando dunque la cellula viene ad annidarsi nel nucleo e tale da formare un embrione.

    D. - Lei la ritiene una sentenza importante, nel senso che va in difesa della vita?

    R. - La ritengo importante, poiché in realtà potrebbero talvolta esserci richieste di brevetto che poi non implicano lo sfruttamento commerciale di quel che viene trovato e quindi, talvolta, i brevetti servono semplicemente a garantire che si sia riconosciuti nella paternità di quell’invenzione. Il fatto, invece, che si escluda radicalmente che procedimenti che hanno a che fare con cellule embrionarie - e in particolare embrioni - non siano possibili, implica davvero che si voglia rafforzare l’inizio della tutela della vita. Da questo punto di vista, è molto importante che sia in una norma - diciamo - economica come quella del brevetto, poiché fa anche escludere applicazioni che altrimenti avrebbero potuto esserci.

    D. - Secondo lei, ci potrebbero essere anche delle conseguenze per quanto riguarda l’aborto e le pillole abortive?

    R. - Conseguenze ci possono essere in via di principio: se questo principio riguarda la non brevettabilità e quindi il divieto di manipolazione, a cascata riguarda anche quelle pillole abortive che portano alla distruzione dell’embrione. Quindi, lo stesso principio dovrebbe inibire la possibilità di commercializzare quel tipo di prodotto, che è un prodotto anch’esso - com’è noto - brevettabile.

    D. - Ma questo solo in via di principio?

    R. - Nel momento in cui quel prodotto deve essere brevettato - perché anche i medicinali, com’è noto, vengono brevettati - dovrebbe esserci il rifiuto della brevettazione di quel tipo di pillola, poiché in questo caso contrasta col principio ispiratore della sentenza, che fa dire che non è manipolabile in alcun modo un embrione, neanche ai fini della sua sperimentazione. Ritengo quindi che abbia un esito importante anche sulla stessa pillola abortiva, che impedisce - in questo caso - l’avviamento di una vita umana.

    D. - Questa sentenza, tra l’altro, specifica che costituisce “embrione umano” qualunque ovulo umano, fin dalla fecondazione, ma anche in sintesi un ovulo umano non fecondato che, con diverse tecniche manipolative, possa comunque svilupparsi in un essere umano…

    R. - E’ importante, perché a questo punto si prescinde dalla tecnica e si guarada all’umanità di questo essere: sia che sia fecondato con le vie tradizionali, almeno a livello di gameti, sia che sia di ovuli non fecondati, in cui viene impiantato il nucleo di una cellula umana e quindi che ci sia una forte artificialità di questo procedimento. Il solo fatto che questo possa dar vita, appunto, a un essere umano implica che venga radicalmente esclusa la sua brevettabilità. Quindi è un ampliamento della nozione di embrione e senz’altro molto opportuna. (mg)

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    Filippine: celebrato oggi a Kidapawan il funerale di padre Fausto Tentorio

    ◊   Una folla commossa proveniente da diverse diocesi del Mindanao oltre ai 20 confratelli presenti nelle Filippine, ha dato l’estremo saluto questa mattina a padre Fausto Tentorio, il missionario del Pontificio Istituto Missioni Estere ucciso otto giorni fa ad Arakan. Le esequie si sono svolte nella cattedrale di Notre Dame a Kidapawan, precedute da una veglia durata tutta la notte e seguite da una lunga processione verso il luogo della sepoltura. Durante l’omelia è stato letto un messaggio del Santo Padre che ha sottolineato l’importante testimonianza di un sacerdote che operava tra gli ultimi. Il servizio di Roberta Barbi:

    "Un sacerdote buono e fedele, che amava il suo popolo e ha cercato di servirlo al meglio, anche a fronte di pericolo per la propria vita”. Così mons. Romulo de la Cruz, vescovo di Kidapawan, ha descritto padre Fausto Tentorio, il missionario del Pime ucciso nelle Filippine otto giorni fa, nell’omelia funebre, della quale l’agenzia Fides riporta alcuni stralci. In 15mila hanno partecipato alle esequie di “Tatay Pops”, il “piccolo padre”, come veniva chiamato questo sacerdote che non amava cerimonie e lavorava nell’oscurità, accanto ai tribali, cercava giustizia per loro quando erano espropriati della loro terra, “mentre il governo sembra abbandonarli”. “La sua morte – ha detto ancora il vescovo – è l’adempimento di ciò che San Giovanni dice nel Vangelo: ‘Non c’è amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici’”. Un sacerdote che, in vita, a causa del suo impegno civile in difesa dei diritti dei gruppi tribali nel Mindanao, i lumad, che costituivano la maggior parte dei suoi parrocchiani, si fece molti nemici, come Gesù, e come Gesù è morto sulla sua croce, terzo missionario del Pime a perdere la vita nell’arcipelago asiatico. Esemplare il suo testamento che riprende le parole del profeta Michea su ciò che Dio chiede all’uomo: “Praticare la giustizia, amare la misericordia e camminare umilmente con il tuo Dio”. Ai suoi funerali, raccontano le testimonianze, “c’era aria di santità”. Questo pomeriggio sarà ricordato anche in Italia, con una Santa Messa celebrata alle 19 a Roma nella Basilica di Santa Maria degli Angeli.

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    Padre Giorgianni e "Orizzonti Cristiani": un libro e un incontro per ricordare il religioso che fu l'anima di uno degli storici programmi della Radio Vaticana

    ◊   Il 24 ottobre, presso la Sala Marconi della Radio Vaticana, si è tenuto un incontro per ricordare a dieci anni dalla scomparsa, avvenuta il 22 settembre del 2001, padre Giovanni Giorgianni, responsabile storico del programma "Orizzonti Cristiani". Il servizio di Rosario Tronnolone:

    Il sacerdote, lo scrittore di testi spirituali, il romanziere: tre aspetti dell’attività e della personalità di padre Giovanni Giorgianni sono stati evidenziati negli interventi dei partecipanti all’incontro, presieduto dal cardinale Roberto Tucci e moderato dal direttore della Lateran University Press, Marco Cardinali. Nel suo intervento, padre Federico Lombardi, direttore generale della Radio Vaticana, ha confessato:

    “Io sento una grande nostalgia di Giorgianni, una nostalgia presente anche nella nostra comunità della Radio, e credo che la presenza qui di tanti nostri colleghi, che lavorano nella Radio, lo confermi. La nostalgia, non solo di quello che lui ha fatto, ma soprattutto di quello che lui è stato come presenza quotidiana qui in mezzo a noi, in questa casa: un prete saggio, un sacerdote - evidentemente sacerdote in tutta la sua identità - sereno, che ispirava tranquillità, che ispirava serenità spirituale, che ispirava saggezza, da cui si andava volentieri per avere un consiglio, o la cui sola presenza aiutava a vedere le cose con più maturità e tranquillità”.

    Gli scritti spirituali di padre Giorgianni sono stati l’oggetto dell’intervento di padre Vito Magno, direttore della Casa editrice "Rogate Ergo":

    “Chi legge padre Giorgianni, resta sorpreso di quel suo essere sicuro della presenza di Dio. Non c’era commento, dalla Bibbia alla cronaca, in cui non si sentisse questa sicurezza, senza però mai farla pesare: lo faceva in una maniera fascinosa, con dotte citazioni di autori, da Socrate ad Agostino, da Caterina da Siena a Dostoevskij, da Mauriac a Maritain, da Papini a frere Roger e molti altri. Un giorno chiesi a padre Giorgianni se le citazioni servissero a incuriosire l’ascoltatore, a tenerlo legato all’ascolto. Mi rispose con un’altra citazione, questa volta del Concilio Vaticano II: 'Ci sono semi di verità sparsi ovunque; ogni uomo che nei vari campi del sapere fa emergere l’intelligenza è una scheggia di luce'”.

    Il prof. Angelo Paoluzzi, docente di giornalismo presso la Lumsa, ha analizzato poi l’attività di romanziere di padre Giorgianni, ricordandone l’uso raffinato della lingua e il sensibile tratteggio dei personaggi:

    “E’ il mio omaggio a un grande letterato, alla sua fedeltà, a una visione del mondo che non percorre strade facili e consuete, ma anche nell’invenzione narrativa tende alla ricerca di criteri di verità, di comprensione, di compassione nei confronti di una nostra dolente umanità”. (ap)

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    Chiesa e Società



    Identikit per due killer di padre Tentorio. Altri due missionari nel mirino

    ◊   La Special Task Force che sta indagando sulla morte di padre Fausto Tintorio, ha tracciato l’identikit di due killer, dicono fonti locali di Fides. Secondo le stesse fonti, rapporti militari circolati indicano che altri due missionari stranieri, residenti a Mindanao, sono nel mirino di gruppi criminali e necessitano di speciale protezione. Le forze di sicurezza “non sottovalutano tali segnalazioni e vigilano sulla sicurezza dei cittadini di Mindanao, per prevenire ogni ulteriore atto di violenza contro civili, religiosi e missionari”, ha dichiarato il colonnello Arnulfo Burgos, portavoce delle Forze Armate. Dal canto loro - riferisce l'agenzia AsiaNews - i vescovi filippini lanciano un appello al presidente Aquino affinché il governo si impegni a portare a termine le indagini sull’omicidio di padre Tentorio. Con un comunicato ufficiale, mons. Nereo Odchimar, presidente della Conferenza episcopale filippina, afferma che il “governo deve indagare a fondo sul caso di padre Fausto. Non può solo puntare il dito contro il solito capro espiatorio”. Ricordando il lavoro e il grande amore del missionario per i tribali, il prelato si chiede “per quanto tempo gli uomini malvagi continueranno a tramare contro coloro che con coraggio protestano contro le sofferenze dei poveri e la degradazione del creato? Fino a quando questi criminali saranno liberi di circolare senza essere arrestati?”. Il presidente della Conferenza episcopale sottolinea che “se non verrà fatta subito giustizia, la morte del sacerdote andrà ad aggiornare le statistiche delle centinaia di omicidi extragiudiziari ancora senza un colpevole”, aumentando il clima di impunità presente da anni a Mindanao e nel resto del Paese. “Padre Tentorio e tutti i missionari stranieri – conclude - sono amici del nostro popolo. Con il loro sacrificio hanno rafforzato la nostra fede e assistito poveri e bisognosi. Preghiamo per loro”. Anche un network di gruppi della società civile come “Bayan Muna” (“Prima il popolo”) chiede al governo un'inchiesta parlamentare sull’uccisione di padre Fausto, date le voci di una possibile responsabilità di membri dell’esercito. Il network ricorda la lunga scia di omicidi extragiudiziali, per la maggior parte impuniti, di attivisti e difensori dei diritti umani nelle Filippine. (R.P.)

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    Il cardinale Koch a La Croix: l'ecumenismo è una priorità di questo Pontificato

    ◊   L’ecumenismo è “assolutamente” una priorità di questo pontificato. “Dal giorno della sua elezione, il Papa lo ha ribadito. Di fatto, si può dire che egli esercita da allora ad oggi un primato ecumenico”. A ribadirlo è il cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, in una lunga intervista rilasciata al quotidiano francese “La Croix” alla vigilia dell’incontro di Assisi 2011 e ripresa dall'agenzia Sir. Il cardinale dunque parla di un “primato ecumenico” del Papa nel “dialogo dell’amore e nel dialogo della verità” e ciò è testimoniato dal fatto che “numerosi protestanti, anglicani, ortodossi desiderano incontrarlo, parlare e approfondire la loro relazione con lui”. “Il Papa – aggiunge – desidera un approfondimento spirituale dell’ecumenismo e non una negoziazione di tipo contrattuale, come si fa negli affari”. Il cardinale si sofferma su alcuni nodi ecumenici, a partire dall’ultimo viaggio di Benedetto XVI in Germania. “Se molti sono rimasti delusi – afferma - è in ragione di attese irrealistiche. Se il Papa visita la Germania e incontra la Chiesa evangelica di questo Paese, non ci si può aspettare da parte sua decisioni riguardanti la Chiesa universale. Mi sembra che alcuni media abbiano spinto ad attese irrealistiche che hanno poi alimentato una delusione”. Riguardo invece il dialogo con le Chiese ortodosse, il cardinale ha osservato come “la diversità all’interno delle Chiese ortodosse rappresenta talvolta una difficoltà per il progresso del dialogo. Ecco perché guardiamo con molta attenzione alla prospettiva di un futuro Sinodo pan-ortodosso. Sarebbe auspicabile che questo evento avesse luogo, in quanto rafforzerebbe una sinodalità pratica e realista tra le Chiese ortodosse”. Riguardo infine ad un possibile incontro tra il Papa e il Patriarca di Mosca e di tutte le Russia Kirill, il cardinale ha detto: “personalmente mi sembra che la situazione tra Mosca e Roma non è mai stata così buona come oggi, riguardo la relazione personale tra il Papa e il Patriarca. L’ho anche detto a quest’ultimo: è per me un segno della provvidenza”. Infine l’appuntamento di Assisi: “Tutte le Chiese, tutte le religioni e gli agnostici – ha detto il cardinale - si accorderanno per dire che la sorella delle religioni non è la violenza ma la pace. Sapendo bene che si tratta di una Giornata di riflessione e di preghiera, e non di una preghiera comune”. (R.P.)

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    Terremoto in Turchia: Caritas italiana vicina alla Caritas locale

    ◊   La Caritas italiana è in prima linea accanto a Caritas Turchia nel portare soccorso alla popolazione colpita dal devastante terremoto nell’est della Turchia, che ha causato centinaia di morti e migliaia di feriti. L’area maggiormente coinvolta dal sisma è quella di Van, e soprattutto la città di Ercis, sulle sponde del lago, dove gli aiuti non sono ancora riusciti ad arrivare: i danni, quindi, non sono stati ancora identificati nel dettaglio, ma si sa che l’università è parzialmente crollata e così la prigione e un ospedale, oltre a numerosi altri edifici pubblici e privati. Van, inoltre, ospitava un gran numero di profughi provenienti dall’Iran e dall’Afghanistan, tant’è vero che Caritas italiana aveva qui avviato vari progetti, ricorda L'AGENZIA Sir, sulla formazione scolastica di donne analfabete, l’avviamento di attività di produzione di tappeti e la formazione linguistica dei profughi. Inoltre, molto è stato fatto nella ricostruzione delle case delle famiglie indigenti di Izmir, anch’essa colpita in passato da un terremoto, dove è stato realizzato un centro che si occupa di bambini autistici, sono stati cofinanziati progetti interparrocchiali destinati ai rifugiati da Istanbul e sostenute le attività di cura agli adolescenti a rischio. (R.B.)

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    Pakistan: in carcere Asia Bibi prega per la libertà

    ◊   Trascorre le giornate a pregare il Signore per tutte le persone che la ricordano o l'hanno ricordata nelle loro preghiere, Asia Bibi, la cristiana pakistana di 45 anni rinchiusa nel carcere di Sheikhupura, nella provincia del Punjab con l’accusa di blasfemia. La donna è in attesa del processo d’appello. Il suo caso, che va avanti da mesi, ha commosso il mondo, ma i fondamentalisti islamici hanno messo una taglia sulla sua testa che ha spinto i vertici della prigione a rafforzare le misure di sicurezza. Intanto, riferisce l'agenzia AsiaNews, la donna e la sua famiglia continuano a sperare di poter tornare a vivere tutti insieme: i familiari pregano e digiunano ed è lei stessa a invitare i cinque figli ad avere fede nel Signore che un giorno la farà tornare a casa da loro. Smentita, inoltre, nei giorni scorsi, dal marito, la voce di un presunto episodio di tortura in carcere ai danni di Asia Bibi, mentre è vera la notizia che una guardia carceraria è stata sospesa per averla insultata. Il Pakistan, infine, in questi giorni ricorda un’altra donna: Begum Nusrat Bhutto, la vedova dell’ex primo ministro Zulfiqar Ali Bhutto, impiccato nel 1979 dopo il colpo di Stato, che è morta ieri a Dubai all’età di 82 anni. Il governo pakistano ha annunciato una giornata di celebrazioni; il Pakistan’s People Party ha proclamato dieci giorni di lutto. (R.B.)

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    Cambogia: le gravi inondazioni mettono a rischio l'alimentazione della popolazione

    ◊   Le gravi inondazioni che hanno colpito la Cambogia hanno messo a serio rischio l’alimentazione della popolazione del Paese. In 17 delle 24 province sono morte circa 300 persone e altre 34 mila sono state costrette a sfollare. Secondo il National Committee for Disaster Management (Ncdm), sono andati distrutti circa 200 mila ettari di campi di riso, il 10% del raccolto dell’intero Paese. Si stima che i danni, compresa la distruzione di oltre mille scuole e circa 2.400 chilometri di strade, abbiano superato quelli riportati dopo le inondazioni del 2000. Un terzo dei residenti di Chhoer Teal Plun Village, nella provincia di Kratie, a nordest, ha perso gran parte di tutto il raccolto di riso. Si prevede - riporta l'agenzia Fides - che i sacchi contenenti 20 chili di riso, donati dalla Croce Rossa alle famiglie colpite, dureranno una settimana e che la gente avrà presto bisogno di acquistare cibo a credito. Secondo il Ncdm, hanno ricevuto aiuti circa 80 mila famiglie, ma ci sono alcune province ancora molto penalizzate dove non sono ancora arrivati soccorsi, come ad esempio in quella sudorientale di Prey Vey. L’impatto a lungo termine delle inondazioni rimane incerto. Il ministero dell'Agricoltura afferma che prevede di distribuire semi di riso alle comunità colpite per compensare le perdite dei raccolti andati distrutti. Queste inondazioni, inoltre, hanno prolungato la stagione della febbre emorragica dengue, a causa della quale, nei primi 9 mesi di quest’anno, sono morti 54 bambini rispetto ai 28 del 2010. Le epidemie di dengue sono alimentate dalle forti piogge che formano piscine di acqua e fanno da ricettacolo per le uova del mosquito vettore della malattia. Altri rischi sanitari associati con le inondazioni includono le malattie causate dall’acqua inquinata, come infezioni respiratorie e morbillo, in seguito ai danni riportati alle strutture e ai servizi igienici. Le Nazioni Unite insieme ad altre Ong si stanno organizzando per fornire compresse per purificare l’acqua, filtri per l’acqua in ceramica e taniche per lo stoccaggio dell’acqua potabile. (R.P.)

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    El Salvador: mons. Chavez chiede di assistere le vittime delle alluvioni

    ◊   “E’ giunta l’ora della riabilitazione su ogni aspetto: umano, spirituale, economico e sociale. Non possiamo rassegnarci ad offrire alle nuove generazioni ancora la stessa cosa, sarebbe un crimine imperdonabile”. Il vescovo ausiliare di San Salvador, mons. Gregorio Rosa Chávez, ha rivolto così il suo appello per una “assistenza completa” alle vittime delle gravi alluvioni che colpiscono il Paese da una decina di giorni e che hanno provocato finora oltre 150.000 disastrati, 50.000 dei quali costretti ad abbandonare le proprie case, danneggiando anche circa 19.000 abitazioni. Inondazioni - riporta l'agenzia Misna - che oltre ad aggravare la situazione di povertà in cui versa il 40% dei 6 milioni di salvadoregni, hanno anche causato la perdita del 70% della produzione agricola nella zona del ‘Bajo Lempa’, nell’est del Salvador. Il disastro portato dalle alluvioni, ha detto il presule, “ha evidenziato la vulnerabilità economica, ossia la povertà immeritata che sperimentano tanti concittadini, la vulnerabilità sociale, caratterizzata da un’ingiustizia strutturale, e la vulnerabilità ecologica, la cui grande responsabilità ricade sull’ambizione sfrenata contro il Creato, questa grande casa di tutti che si deteriora ogni giorni di più”. Le autorità hanno ricevuto domenica i primi aiuti internazionali, provenienti dagli Stati Uniti, per un valore di 180.000 dollari; si attendono dal Brasile navi cargo con aiuti alimentari, 3000 tonnellate di fagioli e 790 di mais. Il Brasile si è impegnato anche per una donazione di 100.000 dollari destinati all’acquisto di altri alimenti, affidato alla Fao. (R.P.)

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    Bolivia: la strada nel Parco Tipnis non si farà. La soddisfazione della Chiesa

    ◊   A 65 giorni dall'inizio della marcia indigena e dall'inizio del confronto con il governo, il Presidente Morales ha deciso non solo la sospensione definitiva della costruzione della seconda tratta della strada che doveva andare da Villa Tunari fino a San Ignacio de Moxos, ma anche dichiarare per legge l'intangibilità del Territorio Indigeno Parco Nazionale Isiboro Sécure (Tipnis). La Chiesa cattolica, fin dall’inizio, aveva offerto la sua mediazione per stabilire il dialogo fra le parti in conflitto. La decisione del Presidente di vietare ogni costruzione nella zona del Tipnis è una vittoria per i manifestanti. La richiesta d'intangibilità della zona è stata la principale richiesta fatta dai dirigenti indigeni, che dopo l'intervento della polizia a Yucumo sono stati informati delle decisione del Presidente Morales di consultare gli abitanti della zona prima di eseguire qualsiasi lavoro in quel tratto di autostrada. All'inizio della marcia, il governo qualificò la manifestazione indigena come illegittima, e qualche giorno dopo a Yucumo, la marcia fu bloccata dagli abitanti locali e poi repressa da parte della polizia. La Chiesa cattolica - riferisce l'agenzia Fides - è stata sempre presente accanto ai manifestanti con rappresentanti laici e religiosi ed ha offerto aiuto materiale ai partecipanti alla marcia. Questi infatti erano privi di cibo e acqua e di abbigliamento adatto a sopportare le rigide temperature dell’altura della zona vicino a La Paz. All'arrivo nella capitale boliviana, la marcia si è trasformata una manifestazione cittadina al completo con quasi 500 mila persone che si sono unite ai manifestanti negli ultimi metri fino alla cattedrale della città. Mons. Edmundo Luis Flavio Abastoflor Montero, arcivescovo della Paz ha accolto i manifestanti ed ha celebrato l’eucaristia con loro. Nella sua omelia l’Arcivescovo ha ricordato che Dio è presente nel popolo semplice e che bisogna fare rispettare i diritti di tutti nella giustizia e nel rispetto del bene comune. Ieri la Commissione per la Pastorale sociale della Caritas della Bolivia ha emesso un comunicato nel quale si esprime “gioia per la splendida testimonianza di valore cristiano e culturale della solidarietà della comunità di La Paz e della società boliviana, con eloquenti dimostrazioni d’assistenza umanitaria e d’impegno per la causa dei popoli indigeni delle pianure. Siamo stati testimoni di atteggiamenti di amore, di commozione, di sincera ospitalità e di atti di servizio con la condivisione di cibo e abbigliamento per sostenere i diritti dei popoli indigeni e per la difesa del Tipnis. Tutti questosono gesti cristiani e segni di evangelizzazione”. (R.P.)

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    India: a Bangalore seminario promosso dalla Chiesa su economia e culture

    ◊   Si è aperto oggi a Bangalore, in India, un seminario ad alto livello su economia e culture, per iniziativa del Pontificio Consiglio della Cultura e con il concorso della Facoltà Teologica di Dharmaram e della Christ University di Bangalore. In un contesto di generalizzato impegno per lo sviluppo economico, che accanto al miglioramento delle condizioni di vita ha anche prodotto una crescente ingiustizia sociale, sfruttamento disumano e diffuso materialismo, l’iniziativa intende considerare la profonda trasformazione culturale originata nelle esistenze dei singoli e delle comunità da uno scenario economico in rapida evoluzione e guardare all’economia non semplicemente come scienza regolata dalle forze di mercato ma come scienza umanistica per un “governo domestico”, orientato al bene comune e alla felicità di ogni persona. Come sede dell’incontro è stata scelta l’India per essere un Paese di consolidate radici democratiche, con un ricco patrimonio culturale ed una società multiculturale e plurireligiosa, modello di coesistenza pacifica tra tribù, popoli e comunità differenti. Lo sviluppo economico tocca il nucleo centrale della società indiana e l’ethos culturale della nazione è interpellato a rispondere alle nuove sfide. Da parte sua, la Chiesa, da sempre in prima linea nel campo socio-culturale e educativo, può assumere un ruolo guida nell’individuazione di nuovi modelli di adattamento culturale, nella tutela dei valori culturali e in una visione dell’economia che promuova l’autentico sviluppo integrale della persona e guidi gli individui e la società nella ricerca della vera felicità per la quale ogni persona è stata creata da Dio. Ad inaugurare la conferenza saranno il primo ministro dello Stato del Karnataka, nel sud dell’India, Sadanand Gowda e dal nunzio apostolico, arcivescovo Salvatore Pennacchio, mentre l’ex ministro federale per l’implementazione dei programmi sociali, Oscar Fernandes, terrà la prolusione. Interverranno fra gli altri, quali relatori, il cardinale Telesphore Toppo, rappresentanti dei dalit, delle caste basse e dei tribali, docenti universitari ed esperti di diversi Paesi. Parteciperanno all’incontro vescovi, cardinali, superiori generali di congregazioni attive in India, nonché circa mille studenti della Facoltà Teologica di Dharmaram e della Christ University. (M.V.)

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    Cina: la comunità cattolica ha celebrato la Giornata missionaria mondiale

    ◊   La Giornata Missionaria Mondiale costituisce “un nuovo inizio dell’evangelizzazione” per la comunità cattolica continentale. E’ quanto dicono all’agenzia Fides sacerdoti di diverse comunità cattoliche continentali. Come riferisce il bollettino Faith, della comunità di He Bei, che ha riportato la cronaca di diverse celebrazioni, la Giornata si è svolta in continente in comunione con la Chiesa universale, seguendo l’insegnamento del Papa nel Messaggio dal titolo “Come il Padre ha inviato me, anch’io mando voi”. Numerose iniziative come pellegrinaggi, incontri di preghiera, adorazioni e testimonianza pubbliche hanno contraddistinto la celebrazione del 23 ottobre. Le parrocchie della diocesi di Nan Chong, nella provincia di Si Chuan, hanno scelto di celebrarla con un pellegrinaggio al famoso santuario mariano di She Shan della diocesi di ShangHai, mentre altre comunità di Pechino e Nanchino hanno dedicato speciali preghiere per la missione della Chiesa, invocando la protezione della Madonna degli Aiuti Cristiani per la fede dei cattolici cinesi. Le nove parrocchie della diocesi di Yi Du, nella provincia di Shan Dong, hanno raccolto i fondi per le missioni e soprattutto per la costruzione del santuario della Madonna di Lourdes della diocesi. Inoltre, hanno dedicato una festa al tema dell’evangelizzazione, perché “la fiamma della missione continui ad ardere”. Oltre 400 fedeli della parrocchia di Xi Ning hanno celebrato, nella Giornata dedicata alle Missioni, l’elevazione della Croce. Secondo il parroco, “dopo due mesi e mezzo di duro lavoro, finalmente abbiamo realizzato il nostro sogno di vedere rinnovata la grande Croce che campeggia sulla nostra chiesa. E’ il simbolo di un nuovo inizio della nostra missione evangelizzatrice: volgiamo che essa continui sotto la Croce che ci protegge, ci orienta e ci consolida”. (R.P.)

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    In Austria preghiera ecumenica per la strage di copti in Egitto

    ◊   “Un grande dono” per il Paese, una “testimonianza di fede che offre un contributo importante alla nuova crescita cristiana in Austria”. Così il presidente della Conferenza episcopale austriaca e arcivescovo di Vienna, cardinale Christoph Schönborn ha definito la presenza di cristiani copti nel Paese nel corso della preghiera ecumenica svoltasi nel Duomo di Santo Stefano in ricordo delle vittime del massacro di Maspero, in Egitto. Alla manifestazione di solidarietà con i loro fratelli egiziani, organizzata dai cristiani copti in Austria, hanno partecipato circa 2500 fedeli che hanno pregato guidati dal vescovo copto ortodosso, Anba Gabriel, che, assieme al cardinale Schönborn, ha criticato la “campagna di disinformazione” sulla vicenda, il cui scopo è “nascondere le responsabilità”. Alla manifestazione, conclude L'AGENZIA Sir, erano presenti anche Abba Birhanu Kassahun Debebe della Chiesa ortodossa etiope e il sovrintendente della Chiesa evangelica riformata d’Austria. (R.B.)

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    Riuniti a Roma i membri del Movimento Kolping

    ◊   Da oggi al 29 ottobre sono riuniti a Roma oltre settemila membri del Movimento Kolping per la formazione spirituale, morale e professionale, l’apostolato sociale al servizio dei lavoratori e delle loro famiglie, la diffusione della dottrina sociale della Chiesa. Il pellegrinaggio dell’opera avviene nel ventennale della Beatificazione del Fondatore, il sacerdote tedesco Adolph Kolping (1813-1865), presieduta in Vaticano il 27 ottobre 1991 dal Beato Giovanni Paolo II. Nel corso della visita i pellegrini tedeschi parteciperanno alla liturgia della Parola presieduta dal Santo Padre Benedetto XVI in Piazza San Pietro domani mattina, mentre nel pomeriggio si ritroveranno nell’Aula Paolo VI per la manifestazione di apertura (ore 16.00-18.00 circa). Le celebrazioni liturgiche includono una Santa Messa nella basilica di Santa Maria degli Angeli, la solenne Liturgia Eucaristica di domani, anniversario della Beatificazione, presieduta dal cardinale patrono dell’Opera, Joachim Meisner, arcivescovo di Colonia e l’Eucaristia conclusiva nella Basilica papale di san Giovanni in Laterano presieduta dal cardinale di Vienna Christoph Schönborn. (A cura di Marina Vitalini)

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    Burundi: al via il quarto Seminario maggiore del Paese

    ◊   “La celebrazione della festa di san Luca, evangelista, il 18 ottobre scorso, ha coinciso con la benedizione dei primi edifici del Seminario maggiore di Saint Charles Lwanga, alla presenza del nunzio apostolico in Burundi, mons. Franco Coppola” scrive all’agenzia Fides don Lambert Niciteretse, segretario generale della Conferenza episcopale del Burundi. Il Seminario maggiore si trova a Kiryama, nella diocesi di Bururi. Si tratta del quarto Seminario maggiore interdiocesano del Burundi, dopo il “Grand Séminaire Saint Pierre Claver” di Burasira, il “Grand Séminaire Saint Curé d’Ars” di Bujumbura e il Seminario Giovanni Paolo II a Gitega. La Messa è stata presieduta da mons. Venant Bacinoni, vice presidente della Conferenza episcopale del Burundi e vescovo di Bururi. Il presidente della Commissione episcopale per le vocazioni, i seminari e i noviziati, mons. Bonaventure Nahimana, vescovo di Rutana, ha ringraziato le varie organizzazioni che hanno donato i fondi per la costruzione della nuova struttura: la Pontificia Opera Missionaria di San Pietro Apostolo, Missio, Aiuto alla Chiesa che soffre, Papal Foundation, la Conferenza episcopale degli Stati Uniti d'America e quella della Spagna, e l'arcidiocesi di Colonia. Sono già state costruite la cappella, le aule, la casa delle suore, il refettorio, la cucina e due serie di 60 camere. Altri due gruppi di 60 camere saranno finite il prossimo marzo. La comunità sacerdotale e religiosa si installerà ai primi di novembre, in preparazione per l'anno accademico 2012-2013. Il nunzio apostolico ha sottolineato che le vocazioni sacerdotali e religiose sono fiorenti mentre le parrocchie sono sovraffollate, da qui la necessità di un seminario maggiore per formare nuovi sacerdoti. Mons. Coppola ha osservato che le offerte raccolte per il Seminario rappresentano il contributo dei fedeli di tutto il mondo che accettano di donare il loro obolo. Rivolgendosi ai vescovi del Burundi, il nunzio li ha esortati ad inviare nel nuovo Seminario i loro migliori sacerdoti come formatori e di essere attenti nel discernimento dei seminaristi. (R.P.)

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    Spagna: mezzo secolo delle Missionarie comboniane nel Paese

    ◊   Nei giorni scorsi è stato festeggiato l'oltre mezzo secolo di presenza delle missionarie comboniane in Spagna. Era il 22 ottobre 1960 quando giunsero dall'Italia le prime tre religiose dell'Istituto di Missionarie Comboniane, fondato da San Daniele Comboni nel 1872. Il santo, designato vescovo dell'Africa Centrale, riteneva imprescindibile l'apostolato della donna nell'opera di evangelizzazione. L'Istituto - riporta l'agenzia Zenit - ha per finalità specifica l'evangelizzazione dei popoli ai quali non è stato ancora annunciato il Vangelo, soprattutto i più poveri e bisognosi. Con l'arrivo del carisma di Comboni in Spagna, molte giovani si sono unite e continuano a unirsi alla Congregazione delle missionarie comboniane. Attualmente la Congregazione ha 1.400 religiose di 34 nazionalità. Le spagnole sono 80. La loro azione evangelizzatrice si sviluppa in Africa, America e Asia. Nei Paesi europei, le religiose si propongono di animare a livello missionario la Chiesa locale, condividendo con la società le ricchezze e povertà di quei popoli e cercando così di essere un ponte tra realtà tanto diverse. (R.P.)

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    Detenuti di Rebibbia in aiuto dei piccoli pazienti del Bambin Gesù

    ◊   Un nuovo progetto finalizzato al reinserimento al lavoro e nella società dei detenuti del carcere romano di Rebibbia è stato presentato questa mattina nella prestigiosa sede del Ministero della giustizia a Roma. L’iniziativa è stata resa possibile dall’accordo tra l’Ospedale pediatrico Bambino Gesù e il Ministero stesso e mira a ottimizzare le prestazioni del Centro unico di prenotazione del nosocomio, in modo da offrire un servizio sempre migliore ai piccoli pazienti e alle loro famiglie e, al tempo stesso, un’occasione ai carcerati. Nel progetto sono stati coinvolti, finora, 11 detenuti che hanno seguito un corso di formazione della durata di tre settimane e hanno poi iniziato a prestare servizio alle postazioni fornite dall’ospedale al carcere di Rebibbia, dotate di specifiche apparecchiature tecniche. Il canale di prenotazione telefonica si aggiunge così a quello, già previsto, delle prenotazioni on line sul sito www.ospedalebambinogesu.it. (R.B.)

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    24 Ore nel Mondo



    Trattative a oltranza nel governo italiano per trovare un accordo sulle pensioni
    da presentare al vertice europeo di domani

    ◊   Ore decisive per il governo italiano, che cerca un accordo all’interno della maggioranza su una proposta di riforma del sistema pensionistico da presentare domani a Bruxelles al vertice del eurogruppo. Secco “no” ad ogni ipotesi di innalzamento dell’età pensionabile da parte del leader della Lega, Umberto Bossi, che su questo punto non esclude una crisi di governo. Il servizio di Marco Guerra:

    Sviluppo e pensioni restano il nodo principale del pacchetto di misure richieste dall’Unione Europea all’Italia per fronteggiare il suo enorme debito pubblico. Per il primo punto, si studiano una serie di riforme a costo zero per il rilancio dell’economia, ma sull’ipotesi di innalzamento dell’età pensionabile a 67 anni si rischia seriamente la crisi di governo. Il Consiglio dei ministri straordinario di ieri sera è stato seguito da un vertice di maggioranza di questa mattina a Palazzo Grazioli, al quale erano presenti i principali ministri dell’esecutivo e i capigruppo di Lega e Pdl. I colloqui non hanno sciolto l’empasse all’interno della coalizione a fronte del secco "no" di Bossi ad ogni ipotesi di innalzamento dell’età pensionabile. “Stavolta la situazione è difficile, molto pericolosa”, ha detto il leader leghista, che ha poi definito come una "fucilata" a Berlusconi la lettera della Bce. Lo stallo con la Lega sulle pensioni è grave anche secondo altri esponenti del governo, che tuttavia scorgono ancora margini di trattativa. Ma l’intervento sulle pensioni non convince neanche l’opposizione né i sindacati, che chiedono al governo di mettere a punto una patrimoniale e la vendita di parte del patrimonio pubblico. L'Italia farà quanto promesso: ha intanto detto il portavoce della Commissione europea riferendosi all'impegno preso da Silvio Berlusconi per presentare a Bruxelles entro domani informazioni precise sui provvedimenti che intende prendere. E I leader europei attendono risposte anche da Grecia e Portogallo: i Paesi creditori come Germania e Paesi Bassi si aspettano ulteriori sacrifici da parte di questi Stati per giustificare l’acquisto di nuovi titoli di Stato per fermare la crisi del debito.

    Gran Bretagna, respinta mozione su referendum sull’Europa
    Il parlamento britannico ha bocciato la mozione che chiedeva un referendum sulla partecipazione della Gran Bretagna all'Unione Europea. La votazione ha evidenziato una spaccatura all’interno della maggioranza e in particolare nel partito conservatore, che ha visto 80 suoi parlamentari votare a favore della mozione. A salvare il governo sono stati dunque i voti laburisti. La mozione sul referendum antieuropeista proveniva da una petizione popolare. Le critiche nei confronti dell’Unione Europea sono infatti aumentate nell’opinione pubblica britannica, dopo l’approvazione del Trattato di Lisbona. Dal canto suo, il premier, David Cameron, aveva promesso alla vigila del voto di rinegoziare i termini del Trattato alla prima occasione e “riforme fondamentali” in Europa e nel rapporto con l'Europa, ma questo non è bastato a ricompattare la fronda conservatrice composta da ottanta parlamentari.

    Tunisia-elezioni
    Prosegue lo spoglio dei voti espressi nelle elezioni, svoltesi domenica scorsa in Tunisia, per la scelta dei deputati che faranno parte della Costituente. Il partito islamista Ennahda risulta in testa con circa il 35% dei consensi: un aspetto, questo, che desta preoccupazione nel mondo occidentale, per una possibile virata fondamentalista nella nuova democrazia tunisina. Di queste storiche consultazioni, Fabio Colagrande ha parlato con Riccardo Migliori, a capo degli osservatori internazionali a Tunisi:

    R. – Queste elezioni tunisine sono state elezioni libere e giuste. Non hanno niente da invidiare ai classici standard europei di democraticità, di trasparenza e di partecipazione. I tunisini sono consapevoli di esser stati dei battistrada per la "primavera araba" e che il positivo svolgersi di queste elezioni avrà delle benefiche ricadute. Il Marocco voterà il 25 novembre, avremo elezioni molto importanti in Egitto e l’11 aprile 2012 sarà l’Algeria a votare. La Libia ha accettato di mutuare il sistema elettorale istituzionale tunisino, per cui una Commissione imposterà entro otto mesi l’Assemblea costituente. Questo modello dell’Assemblea si fa strada, anche se purtroppo l’Egitto ha scelto un’altra via. Probabilmente, anche lì la situazione sarebbe stata migliore se si fosse colta la positività del modello tunisino per l’elezione di un’Assemblea costituente, che entro un anno darà vita a elezioni parlamentari e presidenziali congiunte.

    D. – Vengono date due "letture" dopo queste elezioni. C’è chi parla di un segno di speranza per l’intera regione, che si è guadagnata la democrazia con la "primavera araba", e c’è invece chi parla, con la vittoria di un partito “islamista”, del rischio di un “inverno arabo”…

    R. – E’ un dato di fatto che Ennahda sia, in questo momento, il partito più organizzato in Tunisia, che abbia forti radici popolari e che quindi rappresenti nell’immaginario collettivo il punto più lontano rispetto al passato regime. Ma un dato è rappresentato anche dal fatto che questo partito si è aperto, che fa riferimenti espliciti ad Ankara e al modello di Erdogan e non al modello di Teheran. Io, conoscendo la realtà tunisina, non sono pessimista ma piuttosto molto ottimista. (vv)

    Strage in Libia per l'esplosione di due serbatoi. Gheddafi sepolto un in luogo segreto
    È di oltre 50 morti il bilancio ancora provvisorio dell’esplosione di due i serbatoi di carburante avvenuta nella notte a Sirte, in Libia. Le autorità hanno subito escluso l’atto terroristico, imputando l’incidente a un corto circuito. Intanto, il Consiglio nazionale transitorio (Cnt) della Libia ha confermato che Muammar Gheddafi e il figlio Mutassim-Billah sono stati sepolti all'alba di oggi in una località segreta del deserto. La sepoltura è avvenuta alla presenza di poche persone della tribù dell’ex rais “per evitare tensioni tra la popolazione”. Nella notte, le salme erano state prelevate dalla cella frigorifera in un magazzino alla periferia di Misurata, dove erano state mostrate alla folla dal giorno della morte. Infine, si registra l’appello di Human Rights Watch rivolto al Cnt affinché metta in sicurezza le armi e le munizioni rimaste sul territorio libico.

    Terremoto in Turchia, sale il bilancio delle vittime
    Le vittime del terremoto che ha colpito domenica il sudest della Turchia sono salite a 366. I feriti sono al momento 1.301. È quanto afferma, in un comunicato, l'Amministrazione per i disastri e l'emergenza. Il sisma di magnitudo 7.2 della scala Richter ha provocato il crollo di 2.262 edifici. Migliaia gli sfollati a Van, una delle città più colpite dal terremoto. Grecia e Israele si sono resi disponibili per fornire aiuti umanitari e la Caritas italiana si è subito attivata per offrire sostegno alle vittime. Intanto, sulla stampa turca scoppia la polemica contro i costruttori che non avrebbero applicato le misure antisismiche.

    Siria-violenze
    Il governo siriano ha trasformato gli ospedali in “strumenti di repressione”: è quanto denuncia Amnesty International in un rapporto di 39 pagine reso pubblico oggi. Nel documento, l’organizzazione umanitaria riferisce che in almeno quattro ospedali pubblici i pazienti feriti sono stati sottoposti a torture e ad altri maltrattamenti, esercitati dal personale ospedaliero di concerto con i funzionari di sicurezza. Altri addetti sanitari, sospettati di aver curato i manifestanti feriti durante le proteste, sarebbero stati essi stessi sottoposti a torture e arrestati. Secondo il rapporto, molte persone, spaventate dagli atti di violenza, ormai si rifiutano di essere ospitate nelle strutture sanitarie pubbliche. Intanto, si registrano le parole del leader del movimento sciita libanese Hezbollah, sayyid Hassan Nasrallah, che ha ribadito il sostegno alle repressioni del governo siriano contro le proteste antigovernative, affermando che queste non sono spontanee come le rivolte in Tunisia, Egitto, Bahrein, Libia e Yemen. “Quei regimi erano sottomessi agli americani, contrariamente al regime siriano”, ha detto Nasrallah in un'intervista alla tv al Manar dello stesso movimento sciita.

    Scambio di detenuti tra Israele ed Egitto
    Israele ed Egitto hanno raggiunto, ieri, un accordo per uno scambio di detenuti. Lo ha reso noto l'Ufficio del primo ministro Netanyahu. L'Egitto accetta di liberare il cittadino israelo-americano, Ilan Grapel, e in cambio Israele rimetterà in libertà 25 cittadini egiziani, fra cui tre minorenni. L’intesa è stata raggiunta grazie anche agli sforzi di mediazione compiuti dagli Stati Uniti. Grapel, uno studente universitario di 27 anni, è stato arrestato mesi fa al Cairo perché sospettato di spionaggio. Israele ha sempre negato la fondatezza di tali sospetti.

    Egitto: Obama chiede a militari la revoca dello stato di emergenza
    Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha chiesto, ieri, a Hussein Tantawi, capo del Supremo consiglio delle Forze armate egiziano, di mettere fine allo stato di emergenza e ai processi per i quali i civili devono presentarsi davanti a corti militari. Nel corso della conversazione telefonica, riferisce la Casa Bianca, i due leader hanno anche “concordato sulla necessità che le prossime elezioni egiziane siano libere e giuste e si svolgano in base agli standard democratici”. Infine, sulla situazione economica egiziana, Obama si è detto favorevole a fornire assistenza al Cairo.

    Yemen: Saleh favorevole alla risoluzione Onu su trasferimento di potere
    Il presidente yemenita, Ali Abdullah Saleh, ha detto ieri di accogliere favorevolmente la risoluzione dell'Onu sul trasferimento di potere. Saleh ha dichiarato di essere pronto al dialogo con l'opposizione per firmare l'iniziativa dei Paesi del Consiglio di cooperazione del Golfo (Ccg), che prevede le sue dimissioni in cambio dell’immunità, e per decidere una data sulle elezioni presidenziali. L'opposizione chiede, invece, che Saleh lasci immediatamente il potere.

    Pakistan-conversioni forzate
    Il numero di donne cristiane pakistane stuprate per costringerle a sposarsi e a convertirsi all'Islam “è in allarmante aumento” secondo quanto denuncia oggi l’Asia Human Rights Commission (Ahrc), un'organizzazione non governativa che si occupa di diritti umani. Secondo un rapporto pubblicato dall’organizzazione, “sembra che nessuno oggi, dalla magistratura alla polizia e neppure il governo, sia in grado di resistere alle minacce dei gruppi fondamentalisti pakistani”. La denuncia è accompagna da una lunga lista di scioccanti casi di violenze sessuali e sequestri di ragazze cristiane costrette ad accettare matrimoni con musulmani soprattutto nella provincia del Punjab, dove è più numerosa la minoranza cristiana. Intanto, in Pakistan non si ferma la violenza legata al terrorismo di matrice islamica: almeno quattro persone sono state uccise da una mina posta al ciglio di una strada nel nordovest del Paese. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra e di Giovanni Cossu)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 298

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