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Sommario del 21/10/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI all'ambasciatore dei Paesi Bassi: né calcoli o interessi, la forza della Chiesa sta nella fede in Cristo
  • Altre udienze
  • Nota della Sala Stampa vaticana: la Santa Sede e la Libia dopo la morte del colonnello Gheddafi
  • Il cardinale Turkson e il nunzio in Libia sull'uccisione di Gheddafi: non si può gioire per la morte di un uomo
  • Riconciliazione, perdono, unità: le speranze dei vicari apostolici di Bengasi e Tripoli
  • Presentato il convegno per i 550 anni della canonizzazione di Santa Caterina da Siena
  • Domani, la memoria del Beato Wojtyla. A Roma, Veglia dei giovani a Piazza San Giovanni
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • L’Onu vuole un’inchiesta sull’uccisione di Gheddafi, la Nato decide sulla fine dei bombardamenti
  • Spagna. I separatisti baschi dell'Eta annunciano la fine della lotta armata
  • Mons. Fisichella a confronto con Pierluigi Bersani sui valori non negoziabili
  • La rivista "Terra Santa" celebra i suoi 90 anni con un convegno a Roma
  • Prosegue a Cuneo il Forum di Greenaccord su democrazia, comunicazione e rispetto del creato
  • L'Accademia di Santa Cecilia apre la sua Stagione con Liszt e Mahler
  • Chiesa e Società

  • I vescovi del Camerun invitano alla pace sociale all’indomani delle elezioni
  • In Sud Sudan nasce Radio Voice of Hope, emittente della diocesi di Wau per la pace
  • Kazakhstan. Per la prima volta tradotta in russo la Messa per la Giornata missionaria mondiale
  • La Chiesa vietnamita esorta i fedeli ad allontanarsi dal consumismo
  • Fondata in Cina l’Associazione del Rosario
  • Indonesia. Al via la terza edizione del “Job fair event” per i giovani che cercano lavoro
  • In Cile il primo Congresso missionario dell’Istruzione superiore
  • I Focolari accolgono con gioia l’istituzione dell’Anno della Fede
  • Seminario di preparazione alla Conferenza europea sul volontariato
  • Festival di musica e arte sacra dedicato alla Vergine Maria
  • 24 Ore nel Mondo

  • Grecia: il governo approva il nuovo piano di austerity
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI all'ambasciatore dei Paesi Bassi: né calcoli o interessi, la forza della Chiesa sta nella fede in Cristo

    ◊   La forza disarmata dei princìpi che scaturiscono dalla sua fede in Cristo. Poggia su questa base l’autorevolezza della Chiesa in ambito internazionale. Benedetto XVI lo ha riaffermato nell’udienza al nuovo ambasciatore dei Paesi Bassi presso la Santa Sede, Joseph Weterings, ricevuto stamattina in Vaticano per la presentazione delle Lettere credenziali. Il Papa ha apprezzato gli sforzi delle autorità olandesi in difesa della libertà di credo, minacciata – ha detto – da una diffusa mentalità antireligiosa anche in nazioni dove essa è tutelata dalle leggi. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Libera dai calcoli legati alla conquista del consenso elettorale o dalle sudditanze che il denaro crea nelle relazioni fra Stati poveri e Stati ricchi. L’influenza che la Santa Sede esercita nel mondo vola più alto, sulle ali del messaggio del Vangelo e dei valori cristiani, calati dovunque nel vissuto dell’umanità, specie di quella più debole. La Chiesa ha vissuto e vive così la sua missione, anche se qualcuno per debolezza ogni tanto la tradisce. Con vigore e la consueta trasparenza, il Papa sceglie di impostare il suo discorso al nuovo ambasciatore olandese accreditato in Vaticano partendo da una constatazione spesso sottolineata in queste circostanze. “La Santa Sede – afferma – non è una potenza economica o militare”. E spiega:

    “Its contribution to international diplomacy…
    Il suo contributo alla diplomazia internazionale è costituito in gran parte nell’articolazione di quei principi etici che dovrebbero sostenere l’ordine sociale e politico e nel richiamare l’attenzione sulla necessità di intervenire per rimediare alle violazioni di tali principi (…) Di qui, il dialogo diplomatico che impegna la Santa Sede viene condotto né in modo confessionale né per ragioni pragmatiche, ma sulla base dei principi universalmente applicabili, reali tanto quanto lo sono gli elementi fisici dell'ambiente naturale”.

    Quella della Chiesa, e in particolare della Santa Sede – prosegue Benedetto XVI – è la voce forte di chi non può farsi udire perché indifeso, povero, ammalato, anziano, in minoranza o perché semplicemente non è ancora nato. “La Chiesa – incalza – cerca sempre di promuovere la giustizia naturale come è suo diritto e dovere di fare”. Quindi, con schiettezza, aggiunge:

    “While recognizing with humility…
    Pur riconoscendo con umiltà che i suoi stessi membri non sono sempre all'altezza degli elevati standard morali che essa propone, la Chiesa non può far altro che continuare a esortare tutte le persone, inclusi i suoi stessi membri, a cercare di fare tutto ciò che è in accordo con la giustizia e la retta ragione e a opporsi a ciò che è loro contrario”.

    Spostando l’asse del discorso ai Paesi Bassi, Benedetto XVI sottolinea con interesse un passaggio del discorso del diplomatico olandese, che poco prima aveva parlato della necessità di promuovere la pace globale attraverso la risoluzione dei conflitti e di opporsi alla proliferazione delle armi di distruzione di massa. E apprezzamento suscita nel Papa anche il l'accento dell'ambasciatore “alla necessità di difendere la dignità umana”. Riferendosi al contrasto messo in campo dal governo olandese nei confronti dell’abuso di droga e della prostituzione, il Pontefice osserva che “la libertà degli individui di compiere le proprie scelte”, sempre sostenuta dall’Olanda, venga bilanciata dalla presa di coscienza per cui tali scelte non devono “nuocere a se stessi o agli altri” per il “bene della società”. E un altro motivo di conforto Benedetto XVI lo individua nelle intenzioni del governo olandese “di promuovere la libertà di religione”:

    “As you know, is a matter…
    Come sapete, è una questione di particolare interesse per la Santa Sede in questo momento. È minacciata non solo da vincoli di legge in alcune parti del mondo, ma da una mentalità anti-religiosa all'interno di molte società, anche in quelle in cui la libertà di religione gode della protezione del diritto. È quindi vivamente auspicabile che il suo governo vigili in modo che la libertà di religione e la libertà di culto continueranno a essere tutelate e promosse, sia in patria che all'estero”.

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    Altre udienze

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina alcuni presuli della Conferenza episcopale australiana, in visita "ad Limina". Questo pomeriggio riceverà il cardinale William Joseph Levada, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.

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    Nota della Sala Stampa vaticana: la Santa Sede e la Libia dopo la morte del colonnello Gheddafi

    ◊   “La notizia della morte del colonnello Muhammar Gheddafi chiude la troppo lunga e tragica fase della lotta sanguinosa per l’abbattimento di un regime duro e oppressivo“: è quanto sottolinea una nota della Sala Stampa della Santa Sede diffusa nella serata di ieri.

    “Questa vicenda drammatica – afferma il testo - obbliga ancora una volta alla riflessione sul prezzo di sofferenza umana immensa che accompagna l’affermazione e il crollo di ogni sistema che non sia fondato sul rispetto e la dignità della persona, ma sulla prevalente affermazione del potere. Ci si deve dunque ora augurare che, risparmiando al popolo libico ulteriori violenze dovute a spirito di rivalsa o di vendetta, i nuovi governanti possano intraprendere al più presto la necessaria opera di pacificazione e di ricostruzione, con uno spirito di inclusione, sulla base della giustizia e del diritto; e che la comunità internazionale sia impegnata nell’aiutare generosamente la riedificazione del Paese. Per parte sua, la piccola comunità cattolica continuerà ad offrire la sua testimonianza e il suo servizio disinteressato in particolare nel campo caritativo e sanitario, e la Santa Sede si impegnerà in favore del popolo libico, con gli strumenti a sua disposizione nel campo delle relazioni internazionali, nello spirito della promozione della giustizia e di pace“.

    La nota vaticana ricorda quindi “che è prassi costante della Santa Sede, nello stabilire relazioni diplomatiche, riconoscere gli Stati e non i Governi. Pertanto la Santa Sede non ha proceduto ad un formale riconoscimento del Consiglio Nazionale di Transizione (CNT) come governo della Libia. Atteso che il CNT si è ormai insediato in modo effettivo come Governo a Tripoli, la Santa Sede lo considera il legittimo rappresentante del Popolo libico, conformemente al diritto internazionale“.

    “La Santa Sede – riferisce la nota - ha già avuto diversi contatti con le nuove autorità della Libia. In primo luogo la Segreteria di Stato, che ha la responsabilità per i rapporti diplomatici della Santa Sede, ha avuto contatti con l’Ambasciata libica presso la Santa Sede, in seguito al cambiamento politico a Tripoli. Durante la sua recente partecipazione all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, il segretario per i Rapporti con gli Stati, mons. Dominique Mamberti, ha avuto l’opportunità di avere un colloquio con il rappresentante permanente della Libia presso l’ONU, Abdurrahman M. Shalgham. E più recentemente il nunzio apostolico in Libia, mons. Tommaso Caputo, che è residente a Malta, si è recato a Tripoli per una visita di tre giorni (dal 2 al 4 ottobre) durante i quali ha incontrato il primo ministro del CNT, il dott. Mahmoud Jibril. Mons. Caputo è stato ricevuto anche presso il Ministero per gli Affari Esteri“.

    “In occasione di questi diversi incontri – prosegue la Sala Stampa vaticana - è stata sottolineata da entrambe le parti l’importanza delle relazioni diplomatiche fra la Santa Sede e la Libia. La Santa Sede ha avuto l’opportunità di rinnovare il suo appoggio per il popolo libico e il suo sostegno alla transizione. La Santa Sede ha augurato alle nuove autorità ogni successo nella ricostruzione del Paese. Da parte loro i responsabili della nuova Libia – conclude la nota - hanno comunicato l’apprezzamento per gli appelli umanitari del Santo Padre e per l’impegno della Chiesa in Libia, soprattutto tramite il servizio negli ospedali o altri centri di assistenza di 13 comunità di religiose (6 in Tripolitania e 7 in Cirenaica)“.

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    Il cardinale Turkson e il nunzio in Libia sull'uccisione di Gheddafi: non si può gioire per la morte di un uomo

    ◊   "Il mondo non può mai celebrare la morte di una persona, neppure di un criminale": così, in un colloquio con 'Tmnews', il cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, presidente del Pontificio Consiglio per la Giustizia e la Pace, commenta l'uccisione ieri a Sirte di Gheddafi, sottolineando che in Libia, come nel resto del Nord Africa caratterizzato dalla 'primavera araba', non basta la "libertà da certi leader" ma serve una "libertà per tutti" che garantisca anche le minoranze cristiane. Sulla stessa linea è mons. Tommaso Caputo, nunzio apostolico in Libia. Ascoltiamolo in questa intervista di Olivier Bonnel:

    R. – Di fronte alla morte di un uomo devono sempre prevalere i sentimenti di pietà cristiana oltre che umana. Non si può quindi gioire per un epilogo, la morte del colonnello Gheddafi, che si inquadra ancora nel segno di un conflitto che si è protratto per un lungo periodo e che ha causato il sacrificio di molte vite umane. In questo momento più che mai deve farsi strada da ogni parte la sincera volontà di assicurare a tutto il Paese tempi davvero nuovi all’insegna di una ritrovata concordia sociale. E nel momento in cui si pone mano alla ricostruzione del Paese a tutti i livelli, a cominciare dall’assetto statale, l’obiettivo di una riconciliazione nazionale appare come la possibilità unica e irripetibile alla quale legare l’esigenza di una giustizia sociale e l’esigenza del rispetto, della dignità di ogni persona, come premesse essenziali per un ordinato ed equo sviluppo sociale.

    D. – Adesso qual è la sua speranza per il Paese, la nuova Libia?

    R. – Negli ultimi 4 anni del mio servizio come rappresentante del Papa in Libia sono stato in stretto contatto con il popolo libico visitando in particolare le nostre religiose che operano in 13 differenti strutture sanitarie statali sia in Cirenaica che in Tripolitania. La mia convinzione è che nel cuore dei libici vi siano desideri di pace e di concordia e ciò lascia certamente ben sperare per il futuro. (bf)


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    Riconciliazione, perdono, unità: le speranze dei vicari apostolici di Bengasi e Tripoli

    ◊   Sul ruolo dei cristiani in Libia oggi, ecco la riflessione del vicario apostolico di Bengasi, mons. Sylvester Carmel Magro, al microfono di Luca Collodi:

    R. – I cristiani continuano con la loro testimonianza quotidiana. Penso ad esempio alle infermiere; ci sono molte infermiere, per la maggior parte filippine, che lavorano con i malati. E poi noi abbiamo le nostre suore, le religiose: si tratta di persone che non sono scappate quando sono fuggiti tutti, che sono rimaste al loro posto di lavoro: è una testimonianza di come si possa credere nella ricostruzione con l’aiuto del Signore.

    D. – Mons. Magro, cosa significa questa svolta per i libici?

    R. - Forse era la speranza di tantissimi, della maggioranza. Quello che anche noi sentiamo con loro è il bisogno della riconciliazione, di un ritorno ad un sentimento nazionale e come cristiani preghiamo e offriamo le nostre difficoltà, che soffriamo quotidianamente con loro, al Signore della pace perché dia ai governanti e ai responsabili lo spirito nazionale e soprattutto la riconciliazione che viene da Dio.

    R. - Il futuro dei cristiani in Libia non cambierà?

    R. – Non credo, perché il Paese ha bisogno della manodopera straniera … Speriamo che a tutti vengano riconosciuti i propri diritti e la libertà, come l’abbiamo avuta finora, di praticare e vivere la nostra religione, la nostra fede. (bf)

    La Chiesa cattolica, dunque, segue da vicino la sorte del popolo libico. Con quali speranze? Luca Collodi lo ha chiesto al vicario apostolico di Tripoli, mons. Giovanni Innocenzo Martinelli:

    R. – Il popolo libico ha delle capacità straordinarie: capacità di ripresa ed anche di perdono. Queste situazioni provocano inevitabilmente molte vittime e violenze. Mi auguro che i libici possano farcela, che possano ricominciare da capo con coraggio, perdonando e cercando di guardare al futuro mantenendo i piedi per terra.

    D. – Il Paese resterà unito, secondo lei?

    R. – Questa è una sfida che ci si aspetta. Tutti vogliono l’unità del Paese. Ci sono stati dei momenti di tensione al punto da desiderare la divisione. Ma questo personalmente non lo credo ed il popolo libico non lo vuole. Certo, ci saranno delle grosse tentazioni. Tentazioni di poter conquistare una regione o un’altra, ma penso prevarrà la saggezza e la buona volontà del popolo libico. (vv)

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    Presentato il convegno per i 550 anni della canonizzazione di Santa Caterina da Siena

    ◊   “Virgo digna coelo. Caterina e la sua eredità”. E’ il tema del Convegno internazionale promosso dal Pontificio Comitato di Scienze Storiche in occasione del 550.mo anniversario della canonizzazione di Santa Caterina da Siena, Patrona d’Italia. Il congresso, che si terrà a Roma e a Siena dal 27 al 29 ottobre prossimi, è stato presentato stamani nella Sala Stampa della Santa Sede. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Il 29 giugno del 1461 Papa Pio II elevava agli onori degli altari Caterina da Siena, morta a Roma il 29 aprile del 1380. La sua immagine sarebbe diventata simbolo potente, capace di coagulare attese di rinnovamento e progetti di riforma, ma anche punto di riferimento costante degli ideali di perfezione cristiana nella complessa fase di passaggio dall’età medievale a quella moderna. Padre Bernard Ardura, premostratense, presidente del Pontificio Comitato di Scienze Storiche:

    “Il Convegno si articolerà in quattro sessioni, che permetteranno di approfondire la vita della Santa e il suo influsso, tenendo conto che era semianalfabeta e che, pertanto, i suoi scritti sono in maggioranza dettati. Ricordiamoci che Paolo VI la dichiarò ‘Dottore della Chiesa’ per la sua alta teologia e il suo influsso sul rinnovamento di questa scienza”.

    Dopo l’analisi del patrimonio teologico, le altre tre sessioni del convegno completano il percorso storiografico sulle orme della Santa Patrona d’Italia. Ancora padre Bernard Ardura:

    “La seconda sessione sarà dedicata al processo di canonizzazione; la terza sessione sarà interamente dedicata ai rapporti tra Santa Caterina e le varie osservanze religiose del tempo; nella quarta sessione vedremo che possiamo studiare e celebrare Santa Caterina oggi, perché la sua memoria è rimasta sempre viva nel popolo cristiano e il suo influsso non è mai cessato”.

    L’impostazione del convegno tende a superare il quadro trecentesco in cui visse la Santa per indagare sulla sua eredità. Il 550.mo anniversario della canonizzazione è anche un’occasione per approfondire un aspetto, sinora poco esplorato: quello dell’eredità storica e spirituale di Santa Caterina da Siena. Fra Bernardino Prella, domenicano, socio per l’Italia e Malta del maestro dell’Ordine dei Frati predicatori:

    “Caterina è profondamente intrisa di questa esperienza cristiana e costantemente - pur denunciando radicalmente tutti i limiti e tutti i difetti - ripropone sempre questa possibilità che Dio offre di riaffidarsi a Lui. Dice: ‘Ciò che dispiacque più a Dio e a Gesù non fu mica il tradimento di Giuda, ma fu che non si affidò poi alla sua misericordia!”.

    Durante la conferenza stampa è stato anche annunciato che, per celebrare i 50 anni del Concilio Vaticano II, il Pontificio Comitato di Scienze Storiche pubblicherà alcuni scritti personali, indirizzati alle loro diocesi, di vescovi che hanno partecipato a questo straordinario evento ecclesiale.

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    Domani, la memoria del Beato Wojtyla. A Roma, Veglia dei giovani a Piazza San Giovanni

    ◊   Si celebra domani, per la prima volta, la memoria liturgica del Beato Giovanni Paolo II, elevato all'onore degli altari lo scorso primo maggio. Numerose le iniziative di preghiera in tutto il mondo per celebrare l’evento, in particolare a Roma e in Polonia. Domani pomeriggio, alle 16.30, i giovani romani sono convocati a Piazza San Giovanni, per una Veglia a cui seguirà la Messa presieduta dal cardinale vicario Agostino Vallini. Ieri, invece, si è svolta la traslazione della reliquia del sangue del Beato nella cappella dell’ospedale pediatrico romano Bambino Gesù. Durante la funzione, il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, ha affermato che Giovanni Paolo II “è nel cuore di tutti, cattolici e non”.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   La Chiesa promuove la giustizia naturale: l'udienza di Benedetto XVI a Joseph Weterings, nuovo ambasciatore dei Paesi Bassi presso la Santa Sede.

    Il discorso su Giovanni Paolo II tenuto dal cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato, nella cappella dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù per la traslazione nel nosocomio di una delle quattro reliquie con il sangue del Beato.

    Nel servizio internazionale, in primo piano la crisi libica: dopo la morte di Gheddafi, operazioni Nato verso la conclusione.

    Laicità creativa: stralci dell’intervento dell’arcivescovo Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, tenuto a Roma in un dibattito con l’onorevole Pierluigi Bersani, deputato italiano e segretario del Partito democratico.

    Lampi metafisici di un'incompiuta d'autore: Sergio Sablich presenta l'ultima sinfonia di Anton Bruckner offerta dalla Bayerische Staatsoper a Benedetto XVI.

    La Sinfonia dei mille: Marcello Filotei sulla Ottava di Mahler che apre la stagione dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia.

    Il fascino della realtà precede la paura: Nicola Mapelli su un convegno dedicato a religione, natura e arte ai Musei Vaticani.

    La cultura digitale dev'essere di tutti: nel servizio religioso, le conclusioni del congresso della Rete informatica della Chiesa in America Latina (Riial).

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    Oggi in Primo Piano



    L’Onu vuole un’inchiesta sull’uccisione di Gheddafi, la Nato decide sulla fine dei bombardamenti

    ◊   La Nato deciderà oggi pomeriggio, nel Consiglio Atlantico a Bruxelles, se terminare le operazioni militari in Libia dopo l’uccisione di Muammar Gheddafi, ieri a Sirte. Dal canto suo, l’Alto commissariato Onu per i diritti umani chiede di aprire un’inchiesta sulle circostanze che hanno portato alla morte del rais libico. Intanto, la comunità internazionale esorta il Consiglio nazionale di transizione ad avviare un processo di pacificazione del Paese. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Dopo oltre 40 anni, è finita l’era Gheddafi, ma il futuro della Libia resta incerto. Un’incertezza che, il giorno dopo, permane anche sulla dinamica dell’uccisione del “Colonnello” nella sua roccaforte Sirte. Le crude immagini, mostrate dalla tv panaraba “Al Jazeera”, hanno subito fatto pensare ad un’esecuzione sommaria dopo che il rais era stato ferito in uno scontro a fuoco, preceduto da un raid aereo delle forze Nato. L’ipotesi dell’esecuzione è stata avallata da un medico legale che ha eseguito l’autopsia sul corpo di Gheddafi. Ma il Consiglio nazionale di transizione, ieri sera, aveva smentito di aver dato l’ordine di uccidere Gheddafi, che sarebbe - secondo il Cnt - rimasto vittima di una sparatoria. Ucciso anche uno dei figli di Gheddafi, Mutassim, mentre è mistero sulla sorte del fratello Saif, forse in fuga verso il Niger. Stamani, un comandante dei ribelli ha fatto sapere che il corpo di Gheddafi, al momento a Misurata, sarà sepolto entro 24 ore in una località segreta. Dopo la conferma della morte del dittatore libico, si sono succedute, una dopo l’altra, le dichiarazioni dei leader dei Paesi che più apertamente hanno agito per porre fine al regime di Gheddafi. A sette mesi dall'inizio della guerra e due dalla liberazione di Tripoli, il presidente francese Nicolas Sarkozy ha affermato che la morte di Gheddafi è “una tappa fondamentale per la libertà”. Gli ha fatto eco, il premier britannico David Cameron, che si è detto fiero del ruolo di Londra nella caduta del dittatore. Più cauto il presidente americano, Barack Obama, per il quale i libici “hanno vinto la loro rivoluzione” e si è dunque “chiuso un doloroso capitolo”. Intanto, da più parti si chiede ai ribelli di garantire una transizione pacifica e di riconciliazione. L’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune dell’Ue, Catherine Ashton, ha chiesto ai nuovi leader libici di assicurare un futuro democratico per il Paese “nel pieno rispetto dei diritti umani". Dal canto suo, il segretario generale dell’Onu, ha lanciato un appello ai libici affinché si mostrino uniti. “Non è il tempo della vendetta – ha affermato Ban Ki-moon – ma quello della ricostruzione e della riconciliazione”.

    Ma come cambia ora il volto della Libia? Cecilia Seppia ha raccolto il commento di Lucio Caracciolo direttore della rivista di geopolitica "Limes":

    R. – E’ la fine di questa prima fase della guerra di Libia: dopo il regime in quanto tale è caduto il suo capo carismatico, l’icona Gheddafi. Naturalmente ora bisognerà vedere le conseguenze di questa morte, cioè se insieme a Gheddafi morirà anche il “gheddafismo”, moriranno anche i suoi fedeli… Non dimentichiamo che ci sono clan e tribù libiche che hanno mantenuto fino all’ultimo una certa fedeltà al regime. L’altra grande incognita, forse la principale, riguarda il grado di compatibilità fra le varie componenti della rivoluzione.

    D. – Il Cnt potrebbe essere in grado di ricomporre questo mosaico e guidare il Paese verso la transizione pacifica oppure non è in grado?

    R. – Non credo. Penso che ci dovrà essere un compromesso, intanto all’interno del Cnt fra le sue varie anime e poi soprattutto fra i vari clan e tribù libiche che certamente hanno ambizioni diverse e hanno capacità di controllo del territorio autonome. Ci vuole una nuova leadership, oppure ce ne saranno tante quante sono le entità tribali che riescono a controllare il territorio.

    D. – C’è chi sostiene che era auspicabile catturare vivo il rais e sottoporlo a un processo equo visto che sulla sua testa pendeva l’accusa del tribunale dell’Aja per crimini contro l’umanità…

    R. – Sì, credo che ci sia un po’ di ipocrisia in questa posizione perché è chiaro che un Gheddafi vivo e processato sarebbe stato un grosso problema sia per gli altri leader libici - non dimentichiamo che il Cnt è composto in gran parte da suoi ex ministri o generali - sia soprattutto per i suoi influenti e importanti amici all’estero. Gheddafi aveva una rete di relazioni e di supporti internazionali, che certamente sarebbero stati coinvolti in questo processo in modo poco simpatico. (bf)

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    Spagna. I separatisti baschi dell'Eta annunciano la fine della lotta armata

    ◊   Dopo quasi mezzo secolo di violenza e di sangue e oltre 800 morti, i separatisti armati baschi dell’Eta hanno annunciato ieri ''la cessazione definitiva dell’azione armata'', invitando i governi di Spagna e Francia ad aprire ''un dialogo diretto'' per trovare una soluzione alle ''conseguenze del conflitto''. L'annuncio è giunto dopo che in gennaio l’Eta, fortemente indebolita dall'ondata di arresti decisa da Madrid e Parigi, aveva già proclamato una tregua unilaterale e permanente. Il prossimo 20 novembre, poi, la Spagna andrà al voto per le politiche anticipate, per le quali il capo dell'opposizione al premier uscente José Luis Zapatero, il leader del Partido Popular Mariano Rajoy, è considerato favorito. Sulla decisione dell’Eta, Giada Aquilino ha intervistato Alfonso Botti, docente di Storia contemporanea all’Università di Modena e Reggio Emilia, esperto di questioni iberiche:

    R. – Quello dell’Eta è un comunicato dai toni trionfalistici. In realtà è una resa, dovuta al concorso di molti fattori, non ultimi quelli della pressione della polizia e della perdita di solidi legami con l’ambiente sociale, politico e culturale dei Paesi Baschi.

    D. – Quali altri fattori hanno inciso?

    R. – Credo che ce ne sia uno che non è stato preso in considerazione dagli analisti: il fatto che, a seguito degli attentati di Atocha, avvenuti dopo quelli alle Torri Gemelle, lo strumento del terrorismo e degli attentati indiscriminati e non mirati è stato identificato con il fondamentalismo islamista. Quindi non è stata più un’arma alla quale un movimento nazionalista radicale, come il nazionalismo basco, ha potuto ricorrere.

    D. – L’Eta, nel comunicato, non ha però annunciato la consegna delle armi, come invece hanno fatto altri gruppi separatisti. Cosa può significare?

    R. – Non solo non ha annunciato la consegna delle armi, ma non ha neanche annunciato la dissoluzione dell’organizzazione. Ha annunciato solo la cessazione definitiva dell’attività armata. E’ difficile stabilire cosa questo possa significare. Certamente non soddisfa le richieste che provenivano da parte delle forze politiche democratiche spagnole. Può voler dire che c’è un travaso dei propri militanti nelle organizzazioni politiche dell’estrema sinistra nazionalista basca e radicale o può purtroppo voler dire anche che pensa ad una riproposizione della propria attività, qualora non si verificassero le condizioni che ritiene necessarie.

    D. – Tra meno di un mese, in Spagna, ci saranno le elezioni politiche anticipate. L’annuncio dell’Eta che ripercussioni può avere?

    R. – In teoria dovrebbe premiare un po’ il Partito socialista di Zapatero, che ha da una parte posto il problema di una soluzione negoziata avviando un dialogo e dall’altra, però, non è stato fatto alcun passo indietro per quello che riguarda l’attività repressiva della polizia. In realtà, per com’è la situazione economica e politica attuale nel contesto spagnolo, credo che non abbia grandi ripercussioni sul piano elettorale. I sondaggi e le inchieste danno dieci punti ed anche più di vantaggio per il Partito Popolare di Rajoy: credo che probabilmente questa forchetta tenderà a ridursi nelle prossime settimane, però difficilmente le elezioni del 20 novembre non vedranno la vittoria del Partito Popolare.

    D. – Dopo quasi mezzo secolo di violenza e sangue non si possono dimenticare gli oltre 800 morti che le azioni dei separatisti baschi hanno provocato. Finisce quello che è stato definito l’ultimo conflitto armato in Europa, ma cosa inizia?

    R. – Dovrebbe iniziare un duro confronto, sul piano politico, per una parte del popolo basco: scegliere se restare con la Spagna o imboccare la via della secessione e del separatismo. Si tratta di un contrasto politico di natura anche giuridica, perché in primo luogo i nazionalisti baschi che vogliono l’indipendenza sono una minoranza all’interno della popolazione basca e in secondo luogo perché, ammesso che una via di questo tipo sia plausibile, bisognerebbe discutere su quale percentuale sarebbe necessaria per avviare una secessione. (vv)

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    Mons. Fisichella a confronto con Pierluigi Bersani sui valori non negoziabili

    ◊   Il presidente del Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione, mons. Rino Fisichella, torna a difendere i valori non negoziabili. In un incontro, ieri a Roma, dal titolo "Vangelo e Laicità", organizzato da Elea Eventi, mons. Fisichella ha ribadito che “ogni tentativo” di limitare i valori non negoziabili “o cambiarne la gerarchia non sarebbe corretto per l'impegno dei cattolici in politica''. Accanto, il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, convinto che “senza alcuni valori comuni non esisterebbe convivenza”. Alessandro Guarasci:

    I valori non negoziabili devono essere alla base dell’azione politica. Mons. Rino Fisichella ne è convinto e ne fa un richiamo per i cattolici impegnati in politica, al di là degli schieramenti:

    “Sono fondamento di una immagine impressa, che va oltre la nostra volontà e anche dal nostro possibile desiderio di scendere a patti. Questi principi sono fondamento di ogni altro impegno a favore dell’uomo nel suo vivere sociale”.

    Per il segretario del Partito Democratico, Pierluigi Bersani, bisogna ribadire che la laicità non è semplice neutralità; esiste il valore di alcuni diritti irrinunciabili:

    “C’è una connessione fra questi diritti naturali e umani e il cammino dell’uomo, l’evoluzione della convivenza. Una connessione fra questi diritti è un uomo che può umanizzarsi. Una visione così lascia propriamente uno spazio reale di dialogo, confronto e collaborazione fra un credente e un non credente”.

    Dunque, riemerge il concetto di laicità. Questa viene spesso accompagnata da aggettivi: positiva, affermativa, sana. Ma per mons. Rino Fisichella, bisogna coniare un nuovo termine:

    “E’ laicità creativa che richiede di aggregare consenso, oltre le diversità e mediante una più forte razionalità politica. Se però si teorizza un pensiero debole e si vive la frammentarietà, allora è improbabile che nasca una forte razionalità politica in grado di essere progettuale”.

    Concetti che vanno tradotti in politica, per cui Pierluigi Bersani si chiede quanto il suo partito possa essere sempre più luogo d’incontro tra laici e cattolici. Per il segretario del Pd, il dialogo si basa su due pilastri:

    “Rispetto e attenzione per il diritto-dovere della Chiesa italiana di intervenire nell’agorà col suo magistero, nella sua propria sfera; autonomia intrinseca e missione della politica che vengono universalmente riconosciuti nella discussione che si è aperta”.

    E’ certo comunque che l’Italia vive un tempo di passaggio e i valori cristiani in questo momento possono fare da guida. (mg)

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    La rivista "Terra Santa" celebra i suoi 90 anni con un convegno a Roma

    ◊   In occasione dei 90 anni della propria rivista “Terrasanta”, 1921-2011, la Custodia di Terra Santa promuove oggi un convegno dedicato all’informazione sui Luoghi Santi, a Roma, presso l’Auditorium della Pontificia Università Antonianum. Il direttore della rivista, Giuseppe Caffulli, traccia i momenti più importanti di questi 90 anni. L’intervista è di Eliana Astorri:

    R. - La rivista “Terrasanta” nasce in un momento molto particolare della storia dell’Occidente e non solo: è il 1921. In Medio Oriente è il momento del mandato britannico; è caduto l’Impero Ottomano da qualche anno, al termine della Prima Guerra Mondiale; stanno cambiando molte cose e le comunità cristiane e le istituzioni presenti in quei luoghi - tra cui, appunto, la Custodia di Terra Santa - vivono un momento di grande rinnovamento e di nuova apertura. Tra le iniziative che l’allora custode di Terra Santa, padre Ferdinando Diotallevi, promuove - oltre alla costruzione di nuovi santuari, splendidi, tra cui il Getsemani e il Monte Tabor - la fondazione di uno strumento per poter parlare alle Chiese, alle comunità cristiane soprattutto dei Paesi di più antica evangelizzazione, dell’Europa e dell’America. Ma per parlare di che cosa? Per parlare del luogo, del luogo da cui tutto ha avuto inizio, da cui appunto nasce la nostra fede, dal luogo dei luoghi dove la notizia - di cui parliamo anche in questo convegno - si è propagata in tutto il mondo. Le tappe della storia di questi 90 anni sono molteplici: la rivista è stata testimone di alcuni eventi importantissimi della storia del Medio Oriente, che hanno poi avuto una ripercussione a livello storico e politico sul resto del mondo e sul resto anche della Chiesa e delle Chiese cristiane. Ne cito solamente alcuni: il passaggio e la nascita dello Stato d’Israele nel ’47-’48, con tutto quello che ne è conseguito dopo; le visite dei Papi, la prima visita di Papa Paolo VI in Terra Santa che ha segnato sicuramente la storia della Chiesa di questi ultimi decenni; eventi anche tristi come la guerra dei “sei giorni”. La rivista è stata lo specchio di tutta una serie di questioni e sfogliarla oggi dopo 90 anni significa ripercorrere le pagine importantissime della storia di quei luoghi. C’è poi la grande avventura dell’archeologia biblica: i frati francescani in Terra Santa, nella Facoltà di studi biblici e archeologici di Gerusalemme, hanno compiuto - almeno in questi ultimi 100 anni - un lavoro straordinario a livello di archeologia e con lo scopo di rendere ancora più presente, ancora più visibile il messaggio evangelico, provando quindi anche attraverso le evidenze archeologiche quelle che sono le verità della fede. In qualche modo, quindi, cercando di rintracciare quello che Paolo VI chiamava il “Quinto Vangelo”, e cioè la terra e i luoghi, che conservano prove ancora più evidenti - se ce ne fosse bisogno, sappiamo che non ce n'è - anche per gli scettici rispetto al passaggio di Gesù su questa terra.

    D. - Una rivista, quindi, che ha seguito giorno dopo giorno il conflitto israelo-palestinese, i continui tentativi di trovare una soluzione. Qual è il suo punto di vista sull’attuale situazione, dopo l’ultimo vertice negli Stati Uniti?

    R. - La rivista ha seguito in tutti questi anni le vicende storiche ma sempre col punto di vista delle comunità cristiane, sempre col punto di vista di chi non è solo interessato agli esiti della politica, ma che - come dire - vuole dar conto della vita di tutti i giorni e di chi concretamente si impegna per la pace e per la riconciliazione. Questo è il dato che emerge in tutti questi anni. Chiaramente le prospettive di pace in Medio Oriente sono il desiderio di tutti: ci si augura che prima o poi si trovi un assetto. Sicuramente la matassa è molto complicata da sciogliere e non sarà un cammino immediato. Tutti si augurano, anche in Terra Santa, che, prima o poi, la soluzione si possa trovare. Credo che la soluzione si troverà in tempi più rapidi nella misura in cui anche le comunità - le varie comunità - appartenenti alla componente arabo-musulmana, la componente cristiana, la componente dell’ebraismo, sapranno trovare delle strade di dialogo e di riconciliazione. La pace si fa prima sul terreno, che non nelle cancellerie degli Stati. (mg)

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    Prosegue a Cuneo il Forum di Greenaccord su democrazia, comunicazione e rispetto del creato

    ◊   Sono oltre 100, provenienti da tutti il mondo i giornalisti che partecipano al IX Forum internazionale della informazione per la Salvaguardia del creato, organizzato dall’Associazione culturale Greenaccord, che si sta svolgendo in questi giorni a Cuneo e che si concluderà domani. Tema del meeting “People building future. Media, democrazia e sostenibilità”. Il servizio di Marina Tomarro:

    “L’importanza delle nuove forme di comunicazione è fondamentale. Da loro sta partendo il cambiamento del mondo”. Così Ignazio Ramonet, ex direttore del mensile francese “Le monde diplomatique”, ha aperto il suo intervento nella terza giornata del IX Forum internazionale dell'informazione per la salvaguardia della natura. Il giornalista si è soffermato su come i social network abbiano avuto un ruolo fondamentale nella "primavera araba" o nei diversi movimenti europei, nella circolazione delle informazioni o nelle organizzazioni delle manifestazioni. “I giovani ci chiedono un mondo differente - ha spiegato Ramonet - ma non basta solo cacciare i governi, bisogna trovare delle soluzioni alternative, che ci portino a vivere in maniera differente. Non serve più investire nelle grandi strutture; oggi è fondamentale promuovere le nuove energie, proteggere le biodiversità del pianeta, creare nuove forme di democrazia, che vadano verso la sostenibilità e non solo verso i profitti”.

    La giornalista egiziana Dalia Abdel Salam ha testimoniato come i social network nella "primavera araba", e in particolare nel suo Paese, siano stati molto importanti, nonostante i governi abbiano cercato di oscurare Internet per non far circolare le notizie tra i manifestanti.
    Al Forum, nei giorni precedenti, si è discusso anche su come educare i cittadini a una forma differente di democrazia, dove un diverso controllo sulla gestione delle risorse collettive può davvero cambiare le cose.

    “Il benessere di una comunità – ha spiegato Luciano Canova, docente di economia presso la Eni Corporate University – è determinato anche dalla qualità ambientale o dalla bellezza di un territorio. Perciò dobbiamo cambiare i vecchi modelli di valutazione, che riducono tutto a una dimensione monetaria sottovalutando tutte le altre componenti che determinano la felicità umana”. Domani il tema centrale della giornata sarà l’Anno internazionale delle Foreste. Tra i relatori anche il tredicenne tedesco Felix Finkbeiner, fondatore della campagna mondiale "Basta parlare, iniziamo a piantare", che favorisce la piantagione di nuovi alberi in tutto il pianeta.

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    L'Accademia di Santa Cecilia apre la sua Stagione con Liszt e Mahler

    ◊   Doppia inaugurazione per l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia: questa sera la Stagione da Camera si apre nel nome di Franz Liszt con il pianista Michele Campanella che lo celebra proprio il giorno che precede la ricorrenza del bicentenario della nascita, avvenuta il 22 ottobre 1811. La Stagione Sinfonica si inaugura domani con la grandiosa “Sinfonia dei Mille” di Gustav Mahler, omaggio per il centenario della morte del compositore. Un affresco dalle sonorità solenni e di complessa profondità spirituale che sarà diretto da Antonio Pappano alla guida dei complessi artistici dell’Accademia, cui si aggiunge il China National Chorus. Il servizio di Luca Pellegrini:

    Non sono Mille, ma le proporzioni della famosa Ottava Sinfonia di Mahler - così com’è conosciuta - sono enormi e spettacolari: un grandioso organico orchestrale, come solo Mahler sa mettere insieme: tre cori, tra cui uno di voci bianche, e ben otto voci soliste. Il lavoro debuttò nel 1910 al Palazzo delle Esposizioni di Monaco, diventando non soltanto un avvenimento memorabile per la cultura europea dell’epoca, ma un punto di riferimento irrinunciabile per tutto il tardo-romanticismo musicale tedesco, per l’esemplarità del respiro mahleriano, la profondità spirituale che anima tutta la Sinfonia, nella sua divisione in due parti – le suggestioni del Veni Creator Spiritus nella prima e il finale del Faust goethiano nella seconda – capace di mostrare la condizione dell’esistenza umana, sospesa tra redenzione e peccato. Antonio Pappano la dirige con entusiasmo irrefrenabile e grande conoscenza del compositore boemo, anche se confessa che, in gioventù, è stato necessario molto tempo perché prendesse il coraggio di avvicinare le sue pagine.

    D. - Maestro, oggi, dopo aver studiato e diretto tutto il Mahler delle Sinfonie, che cosa conosce dell’animo del compositore?

    R. - Mahler era un direttore d’orchestra, un capo di un teatro ed aveva la conoscenza dell’essere umano e questo dà - credo - la sua capacità di capire veramente quello che è sotto la superficie dell’essere umano: va sempre scavando i segreti, anche cose brutte e cose amare, per cercare di trionfare, di vincere, di sopravvivere…. E’ una cosa che mostra la problematica di vivere in questo mondo, però mostra anche che con grinta, con persistenza si può vivere e si può essere vittoriosi.

    D. - La Sinfonia dei Mille è stata scritta in prossimità della morte, ma nelle sue tensioni spirituali, approda alla luce…

    R. - L’ispirazione per questa sinfonia è arrivata come un colpo di fulmine e l’ha scritta molto velocemente. Sempre nell’arte tedesca si deve mostrare la dualità, il contrario, per poi uscirne: la malattia dell’essere umano, la mancanza di spiritualità, la donna che è peccatrice e l’uomo che è sempre guerriero… Questa lotta interna dell’essere umano, col positivo e il negato, è una cosa molto interessante nell’arte. (mg)

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    Chiesa e Società



    I vescovi del Camerun invitano alla pace sociale all’indomani delle elezioni

    ◊   A poche ore dai risultati ufficiali delle elezioni presidenziali svoltesi in Camerun il 9 ottobre scorso, la Conferenza episcopale locale ha diffuso un messaggio alla popolazione mettendola in guardia dai rischi di eventuali disordini di piazza e invitandola “alla pace, all’accordo, al dialogo e alla concertazione consensuale”. I vescovi descrivono l’attesa per i risultati del voto, che secondo la maggior parte degli osservatori internazionali confermerà al potere Paul Biya, capo dello Stato dal 1982, ma avvertono del pericolo che manifestazioni, disordini e danneggiamenti di beni pubblici diventino “strumento di destabilizzazione teso alla conquista del potere”. In effetti nelle ultime settimane, ricorda l’agenzia Misna, la tensione nel Paese è tornata a salire in seguito ai ricorsi presentati dai candidati dell’opposizione, 15 dei quali sono già stati respinti dalla Corte Suprema. (R.B.)

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    In Sud Sudan nasce Radio Voice of Hope, emittente della diocesi di Wau per la pace

    ◊   L’inaugurazione ufficiale sarà domenica 23 ottobre, ma già da qualche giorno Radio Voice of Hope, la nuova emittente della diocesi di Wau, nel Sud Sudan, sta effettuando le sue prove di trasmissione con un’ora di informazione in lingua inglese e araba. Come riferisce il Sir, la stazione, nata dalla collaborazione tra i missionari comboniani e i vescovi locali e aderente al Sudan catholic radio network, raggiungerà tra le 500 e le 800mila persone all’interno del milione e mezzo di fedeli che conta la diocesi, particolarmente estesa. Vi lavoreranno stabilmente sei giovani, ma la sopravvivenza dell’emittente è già minacciata dal prezzo del gasolio, cresciuto a dismisura dopo l’indipendenza da Khartoum, tanto che si sta studiando un sistema per sfruttare l’energia solare. “La radio rappresenta per queste zone l’unico mezzo di comunicazione, tanto che stiamo pensando anche a programmi sanitari, corsi di alfabetizzazione e di lingua inglese”, ricorda il direttore di Radio Voice of Hope, Enrica Valentini, che illustra come l’obiettivo dell’emittente sia non solo rappresentare una risorsa in ambito pastorale, ma anche per l’informazione, l’educazione civica e la sensibilizzazione alla pace e alla riconciliazione. Alla cerimonia d’inaugurazione, domenica 23, interverrà anche il vescovo di Wau e presidente della Conferenza episcopale, mons. Rudolf Deng Majak che impartirà la sua benedizione all’emittente. (R.B.)

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    Kazakhstan. Per la prima volta tradotta in russo la Messa per la Giornata missionaria mondiale

    ◊   In vista della prossima Giornata missionaria mondiale, che si celebrerà domenica 23 ottobre, per la prima volta in Kazakhstan sono stati tradotti in russo il testo della Santa Messa e una spiegazione dell’esistenza e degli obiettivi delle Pontificie Opere Missionarie (Pom) da anni presenti nel Paese. Lo ha annunciato alla Fides il direttore nazionale delle Pom in Kazakhstan, padre Bonaventura Garofalo, che ha inviato queste traduzioni, elaborate dal vescovo dell’arcidiocesi di Maria Santissima in Astana, mons. Athanasius Schneider, a tutti i sacerdoti e religiosi del Paese per prepararsi all’evento. “I testi comprendono anche la spiegazione di ognuna delle Pontificie Opere, i rispettivi fondatori e la loro storia – spiega – e io stesso ho tradotto il messaggio del Santo Padre per la Giornata e chiesto che venga letto in tutte le parrocchie”. “Dobbiamo essere grati per questa Giornata – ha quindi concluso – ho esortato i sacerdoti a spiegarne i motivi ai fedeli, invitandoli a incoraggiare la popolazione a dedicare tempo alla Chiesa”. (R.B.)

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    La Chiesa vietnamita esorta i fedeli ad allontanarsi dal consumismo

    ◊   Vincere la logica che guarda solo al denaro e ai beni materiali, cioè superare il consumismo che dilaga tra le giovani generazioni: questo il messaggio della Chiesa cattolica vietnamita in occasione del mese dedicato alla preghiera del Rosario. Ai cattolici inseriti nella società, infatti, spetta il compito di trasmettere valori quali la solidarietà e di essere testimoni di fede; la Chiesa, inoltre, propone un modello diverso di sviluppo che non nega il benessere, ma lo coniuga con l’attenzione ai bisogni di tutti i cittadini. In occasione del mese del Rosario, AsiaNews riferisce di una lettera ai fedeli più giovani inviata dal vescovo di Kontum, mons. Hoàng Ðức Oanh, in cui esprime la propria vicinanza alla sua comunità e alle difficoltà che questa è chiamata ad affrontare quotidianamente. Infine, si è appena conclusa la visita, la quarta dalla sua recente nomina, del rappresentante pontificio non residente in Vietnam, mons. Leopoldo Girelli, che si è già recato in 21 diocesi, ha incontrato i fedeli di 25 parrocchie e diverse congregazioni. Il presule, oltre a portare la solidarietà e la comunione della Chiesa vietnamita con quella universale, si è rivolto in particolar modo ai seminaristi, invitandoli a prepararsi in modo adeguato alle responsabilità che derivano dal sacerdozio: “Un religioso – ha spiegato – vive a contatto con Dio e in spirito di comunione con la Chiesa ed è questo ciò che serve alla nostra società di oggi”. (R.B.)

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    Fondata in Cina l’Associazione del Rosario

    ◊   Ha visto la luce il 18 ottobre scorso, giorno in cui la Chiesa celebra la memoria liturgica di San Luca, l’Associazione del Rosario, sorta in seno alla parrocchia cinese di Ling Xi, nella diocesi di Wen Zhou. L’associazione è stata promossa dai fedeli stessi e si pone l’obiettivo di imitare la Madonna del Rosario nel servizio alla Chiesa e al prossimo. Nel corso della cerimonia che ha solennizzato la fondazione, riferisce la Fides, il parroco ha benedetto la neonata associazione e ha invitato tutti i presenti “ad affidarsi alla preghiera del Rosario quotidianamente, per attingere forza e saggezza dall’evangelizzazione, sulle orme di Nostra Signora del Rosario”. La diocesi di Wen Zhou è stata istituita nel 1948 (ma ha ripreso l’attività pastorale nel 1978) e conta 110mila fedeli che si riuniscono in 188 tra chiese e cappelle. Una ventina di sacerdoti si occupano dei credenti, coadiuvati da 15 seminaristi e dalle suore della congregazione delle Missionarie di Santa Teresa. (R.B.)

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    Indonesia. Al via la terza edizione del “Job fair event” per i giovani che cercano lavoro

    ◊   Si chiama “Job Fair event” ed è già giunto alla terza edizione, l’incontro organizzato dai movimenti giovani dell’arcidiocesi della capitale indonesiana, Giacarta, mirato a creare legami più solidi tra il mondo della produzione e coloro che sono alla ricerca di un impiego. I responsabili raccontano ad AsiaNews la storia di questo progetto che in tre anni si è rafforzato ed è cresciuto notevolmente, passando dalla partecipazione di una quarantina di compagnie nella prima edizione, alle circa cento dell’attuale. I promotori, inoltre, tengono a sottolineare la dimensione di carità dell’evento e la volontà di ringraziare il Signore per quanto sono riusciti a ottenere: “Ogni partecipante – è la testimonianza di uno di loro, Hernowo D. Owok – ha trovato che la sua fede si è consolidata nel momento in cui è stato in grado di aiutare altre persone”. (R.B.)

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    In Cile il primo Congresso missionario dell’Istruzione superiore

    ◊   Coinvolgere tutti gli istituti d’istruzione superiore nella nuova evangelizzazione, così da rispondere alla chiamata in questa direzione fatta da Giovanni Paolo II e rilanciata da Benedetto XVI, ma anche analizzare la realtà della missione universitaria nel Paese: questi gli obiettivi del primo Congresso missionario dell’Istruzione superiore che si tiene oggi a Santiago nella sede della Pontificia Università del Cile. Lo slogan del congresso, organizzato in collaborazione con le Pontificie Opere Missionarie, è particolarmente significativo: “Apostoli di una nuova evangelizzazione” e l’intenzione, riporta l’agenzia Fides, è quella di trovare un terreno comune tra i vari progetti già esistenti nell’ambito dell’istruzione superiore, con la possibilità di disegnare alcune linee di lavoro comune per lo sviluppo dei progetti missionari. (R.B.)

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    I Focolari accolgono con gioia l’istituzione dell’Anno della Fede

    ◊   Per bocca del suo presidente, Maria Voce, il Movimento dei Focolari accoglie con grande gioia l’annuncio di Benedetto XVI di istituire l’Anno della Fede che partirà l’11 ottobre 2012, nel 50.mo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II. “Si coglie la forte spinta dello Spirito Santo – ha detto alla Zenit Maria Voce, sottolineando anche l’importanza della lettera apostolica del Santo Padre “Porta fidei” – in un periodo in cui i giovani delle Gmg, le famiglie, i lavoratori e i giovani che scendono nelle piazze inaugurano nuove primavere e invocano profonde riforme sociali; sono segnali che dicono quanto l’umanità oggi sia alla ricerca di cambiamento”. Maria Voce ricorda, inoltre, come il Movimento già da tempo sia impegnato in una riflessione che lo riporti all’inizio della sua storia, a una rievangelizzazione di se stesso per poter, poi, irradiare il Vangelo nel mondo, come scriveva la fondatrice Chiara Lubich già nel 1948: “Il mondo ha bisogno di una nuova cura di Vangelo”. La fede, quindi, in comunione con quanto scritto dal Papa, è esperienza di amore ricevuto, di grazia e di gioia: “Le parole del Santo Padre – ha concluso il presidente – ci ricordano che questa impresa non si affronta da soli, ma in compagnia. Vogliamo intensificare quella esperienza di comunione e fraternità nei nostri ambienti, perché è nella comunione che il Risorto stesso si fa spiritualmente presente, tocca i cuori e trasforma”. (R.B.)

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    Seminario di preparazione alla Conferenza europea sul volontariato

    ◊   In occasione dell’Anno europeo del volontariato 2011, si è svolto un seminario di due giorni a Fiumicino, nei pressi di Roma, in preparazione della Conferenza europea sul Volontariato. Nel corso della due giorni che si conclude oggi e che è intitolata “Gioventù in azione”, i partecipanti, provenienti dalle organizzazioni italiane e straniere di volontariato, si sono occupati di temi come la cittadinanza attiva, lo spirito di servizio, competenze e occupabilità e il rapporto con le comunità locali. L’incontro, promosso dall’Agenzia nazionale per i giovani, si pone l’obiettivo di costruire azioni e percorsi condivisi e partecipati tra il volontariato, gli organismi del terzo settore e le istituzioni della società civile attraverso proposte concrete e l’individuazione di orientamenti che valorizzino e sostengano le attività di volontariato, promuovendone la cultura e i valori di cui è portatore. Hanno riscosso particolare successo questioni come lo stato di “inoccupato”, la formazione e la necessità di apprendere lingue straniere per i volontari impegnati all’estero. (R.B.)

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    Festival di musica e arte sacra dedicato alla Vergine Maria

    ◊   Dalle pagine dell’Osservatore Romano, il cardinale Angelo Comastri, vicario generale del Papa per lo Stato della Città del Vaticano, ricorda che dal 26 ottobre al 6 novembre prossimi tornerà il Festival internazionale di musica e arte sacra, quest’anno giunto alla decima edizione. Il porporato sottolinea la dedica della presente edizione a Maria: “In questo momento difficile della storia del mondo e dell’Italia – scrive – un festival dedicato alla Madonna è un’invocazione fiduciosa affinché ci aiuti così come sa e può fare una madre”. La Fondazione che organizza la kermesse è impegnata anche nel sostegno economico ai restauri dell’esterno della Basilica Vaticana: negli anni scorsi, ad esempio, ha contribuito al recupero di due importanti mausolei della necropoli vaticana: il mausoleo H o “dei Valeri”, i cui lavori sono stati ultimati nel 2007, e il mausoleo Phi o “dei Marci”. La necropoli vaticana fu “scoperta” nel corso degli scavi che Pio XII promosse tra il 1939 e il 1950 e che la riportarono alla luce dopo 1600 anni. Il primo a riemergere dalla terra cui l’aveva costretta la costruzione di una basilica in onore dell’apostolo Pietro ad opera di Costantino, fu, nel 1941, il mausoleo F o “dei Caetenni”. Esistono, infatti, autorevoli fonti letterarie che attestano il colle vaticano come il luogo del martirio e della sepoltura del primo Pontefice, San Pietro, e la recuperata necropoli ne è la prova archeologica. Il cardinale Comastri, infine, prova a immaginare cosa dovettero provare i cristiani nel momento in cui seppellirono il primo Papa: “Certamente sentirono la voce rassicurante di Dio che diceva ‘e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa’ – ha scritto – da duemila anni queste sono le parole che sostengono la Chiesa nella bufera della storia e la fanno camminare con serena fiducia”. (R.B.)

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    24 Ore nel Mondo



    Grecia: il governo approva il nuovo piano di austerity

    ◊   Un morto, per infarto, e una cinquantina di feriti è il bilancio dei violenti scontri di piazza, ieri ad Atene, nell'ambito dello sciopero contro le ultime e più rigide misure di austerity approvate in serata dal parlamento greco, al fine di ottenere gli aiuti internazionali per salvare il Paese dalla bancarotta. Questa notte si è concluso il grande sciopero generale di 48 ore indetto dai maggiori sindacati greci - Adedy e Gsee – ma oggi ci sono nuovo agitazioni: i lavoratori del settore della raccolta dei rifiuti urbani si asterranno dal lavoro per tutta la giornata. Sulla crisi greca, il servizio di Fausta Speranza:

    Il disegno di legge per le nuove misure di austerity è stato approvato con 154 voti a favore e 144 contrari su 298 votanti. Tutti i deputati del Pasok, il partito di maggioranza guidato dal premier Georges Papandreu, hanno dato il loro assenso compresa Louka Katseli, che ha votato contro un solo articolo ed è stata espulsa dal partito. L’articolo in questione è l’articolo 37 che modifica il contratto di lavoro collettivo. Le nuove misure, che prevedono anche il taglio di 30 mila posti di lavoro statali, servono ad assicurarsi la seconda tranche di aiuti previsti da UE e FMI nell'ultimo pacchetto da 10 miliardi. Da Berlino, sembra trapelare l’intenzione della cancelliera, Angela Merkel, di ipotizzare un taglio del debito greco anche più consistente di quanto indicato fino ad ora. La leader tedesca spiega che “ci si avvicina al momento in cui il debito non è più sostenibile con una riduzione del 21%”. C’è poi commento che arriva da Washington: il presidente della Fed, Ben Bernanke, parla di impatto sull'economia americana della crisi della Grecia e dell'Europa.

    La Commissione europea chiede all'Italia “forti misure per la crescita”
    La Commissione Ue “prende nota dello slittamento del decreto sviluppo in Italia e chiede al governo di Roma di finalizzare con la massima urgenza forti misure per la crescita”: lo ha detto il portavoce del commissario Ue agli Affari economici, Olli Rehn. Intanto, da parte sua, David Riley, managing director dell’agenzia di rating Fitch, afferma: “Crediamo fermamente che Italia e Spagna siano Paesi solvibili, ma potenzialmente illiquidi per quanto riguarda il mercato dei titoli di Stato dove si finanziano”.

    Vertice Ue domenica sul debito sovrano: la sfida della governance in area euro
    L'Europa muove “con decisione verso la governance economica nell'area euro”, a seguito della crisi del debito che ha mostrato criticità “nell'unione monetaria”. È quanto ha detto a Seul il premier francese, Francois Fillon, prima tappa di una missione in Asia a ridosso del G20 di Cannes, fissato per gli inizi di novembre. Fillon, che domani sarà in Giappone, ha aggiunto, intervenendo alla Camera di commercio franco-coreana, che l’Europa è “di fronte a una nuova sfida” alla vigilia del vertice Ue di domenica prossima sul debito sovrano.

    Manifestazioni in Siria contro Assad
    L'uccisione del dittatore libico, Muammar Gheddafi, è al centro delle manifestazioni in Siria dopo la preghiera del venerdì, nelle quali si torna a chiedere la rimozione del presidente, Bashar Assad. Lo riferiscono attivisti e residenti. "Gheddafi è finito. Ora è il tuo turno, Bashar Assad!", gridavano i dimostranti nella città di Maaret al-Numaan, nelle provincia nordorientale di Idlib. Nelle ultime 24 ore, almeno 15 persone sono rimaste uccise in Siria secondo quanto riferito dagli attivisti antiregime, che stilano un bilancio totale, aggiornato ad oggi, di 3.568 morti accertati, per lo più civili, dall'inizio delle proteste nel marzo scorso. L'agenzia ufficiale Sana dal canto suo riferisce dell'uccisione di tre soldati governativi ieri. Molte delle uccisioni sono avvenute ieri e soprattutto nella regione di Homs, confinante col Libano; in quella meridionale di Daraa a ridosso della frontiera con la Giordania; a Hama nel centro, ad Aleppo nel nord, a Idlib nel nordovest e a Dumayr, sobborgo di Damasco. Due soldati semplici, presunti disertori, sono stati uccisi a Zamalka, nei pressi della capitale, e nel cuore stesso di Damasco, a Midan. Citata dalla tv panaraba al Jazira, che mostra in diretta tramite Skype un mega raduno di protesta a Homs, la fonte precisa che i tre civili sono stati uccisi a Bab Sbaa, quartiere della terza città siriana epicentro della rivolta.

    Hillary Clinton chiede a Islamabad una seria collaborazione contro i talebani
    "Dal Pakistan ci aspettiamo misure forti per negare rifugio agli insorti afghani". È la richiesta del segretario di Stato americano, Hillary Clinton, nella due giorni di incontri con i vertici civili e militari a Islamabad. Il ministro degli Esteri pakistano, Rabbani Khar, respinge le accuse affermando che “nessuna istituzione pakistana offre rifugio ai militanti afghani” nelle zone di confine nordoccidentale. La visita è dedicata ad affrontare le differenze sorte tra Islamabad e Washington sulla lotta al terrorismo. Intanto, la situazione nel nordovest del Pakistan, al confine con l’Afghanistan, rimane incandescente: ai 37 morti di ieri negli scontri tra l'esercito e militanti islamici, si aggiungono oggi altri due miliziani filogovernativi, uccisi durante un attacco di talebani alla casa di un leader tribale. Nella stessa zona, una scuola elementare governativa è stata distrutta dai militanti islamici che vogliono imporre le “madrasse”, le scuole per l’istruzione coranica.

    Rimane alta la tensione nel nord del Kosovo
    Appelli alla calma nel nord del Kosovo sono venuti oggi dalle autorità serbe e kosovare albanesi, preoccupate per possibili scontri che rischiano di far precipitare la situazione. Ieri, i militari della Kfor, appoggiati dal personale Eulex, sono entrati nel nord del Kosovo, regione a larga maggioranza serba, per rimuovere i blocchi stradali eretti dalla popolazione serba locale. Oggi, la Nato torna a chiedere la rimozione degli sbarramenti che erano stati innalzati per protesta contro la presa di controllo di due posti alla frontiera con la Serbia, da parte di poliziotti e doganieri kosovari albanesi. Almeno 22 serbi e otto militari della Nato sono rimasti feriti durante la rimozione della barricata a Jagnjenica. I soldati hanno preso il controllo del posto di Brnjak e delle strade adiacenti. Centinaia di serbi restano tuttora a presidio delle barricate ancora in piedi. A conferma del clima che regna in Kosovo, ieri un albanese, a causa di una disputa di proprietà, ha ucciso un serbo e ne ha feriti altri due in una sparatoria presso Pec, nell'ovest del Paese.

    Usa, i Repubblicani respingono il piano di Obama per il lavoro
    Il Senato americano ha respinto un provvedimento del piano per il lavoro del presidente, Barack Obama. La misura prevedeva maggiori tasse a carico dei ricchi per favorire la creazione di 400 mila posti di lavoro per insegnanti, vigili del fuoco, poliziotti e volontari del pronto soccorso. I senatori repubblicani si sono opposti bloccando il provvedimento.

    La regina Elisabetta in Australia
    La regina Elisabetta II ha iniziato la seconda giornata della sua visita in Australia, di cui è tuttora capo di Stato, ricevendo nella residenza del governatore prima la premier laburista, Julia Gillard, e quindi il leader dell'opposizione, Tony Abbott. Come richiede il protocollo, i suoi colloqui con i leader politici rimangono confidenziali. Nella sala grande del parlamento di Canberra, la regina ha tenuto il solo discorso pubblico nella capitale, rendendo omaggio al “coraggio e alla determinazione” mostrati dagli australiani durante i disastri naturali di quest'anno”. Ha anche detto di aver visto l'Australia “crescere e svilupparsi ad un ritmo straordinario” dalla sua prima visita quasi 60 anni fa, poco dopo la sua incoronazione. “Questo Paese ha compiuto sorprendenti progressi economicamente, in campo sociale, scientifico e industriale e soprattutto nella fiducia in se”'. Ieri, la regina con il principe Filippo aveva visitato il festival dei fiori Floriade, raggiunto in barca sul lago Burley Griffin, mentre migliaia di sudditi entusiasti si accalcavano lungo le sponde. La prossima tappa sarà Brisbane, con un ricevimento per le persone colpite dalle alluvioni e dai cicloni della scorsa estate, quindi il 28 Melbourne, e infine Perth per il principale impegno della visita: la riunione dei capi di governo dei 54 Paesi del Commonwealth. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza e Giovanni Cossu)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 294

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli.