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Sommario del 19/10/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI all’udienza generale: l’uomo spesso si dimentica della misericordia di Dio, che invece è per sempre
  • Rinuncia e nomine
  • Nel pomeriggio il Papa inaugura la "Domus Australia", centro di accoglienza per i pellegrini dell'Oceania
  • Il cardinale De Paolis sulla visita apostolica al Movimento "Regnum Christi": servono riflessioni e cambiamenti
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Profughi africani scomparsi in Libia. Don Zerai: "Non sono casi isolati"
  • Amnesty denuncia: da Usa, Europa e Asia valanghe di armi in Nord Africa
  • Convegno di Todi. Delle Foglie: i cattolici depositari di grandi valori da investire in politica e nel sociale
  • A Cuneo, il meeting di Greenaccord, quando la democrazia passa per la salvaguardia dell'ambiente
  • Storie di rifugiati dal Corno d'Africa nel libro "Terre senza promesse". Mons. Vegliò: la Chiesa non chiude gli occhi
  • Chiesa e Società

  • Filippine: l'omicidio di padre Tentorio su commissione, opera di killer professionisti
  • Ue: Premio Giornalismo 2011 alla trasmissione di Radio Vaticana sulle donne europee
  • Comece: la sentenza Ue sugli embrioni “pietra miliare per la protezione della vita umana”
  • La morte del metropolita ortodosso dell'Austria Michael Staikos
  • Assassinato in Colombia un collaboratore della Pastorale sociale dei vescovi
  • Nicaragua: minacciato di morte il vescovo di Matagalpa. Vi sono altri precedenti
  • Messico: al via domani il Forum internazionale su migrazione e pace
  • Egitto: solidarietà del Consiglio Mondiale delle Chiese ai cristiani del Paese
  • Tunisia: mons. Lahham auspica elezioni libere e democratiche
  • Sudafrica: i leader delle Chiese cristiane: “La nostra nazione è in una crisi gravissima”
  • In Canada la plenaria annuale dei vescovi
  • Madrid: riunita la Commissione permanente della Conferenza episcopale spagnola
  • Hong Kong: il cardinale Zen in sciopero della fame per la libertà di educazione nelle scuole
  • Thailandia: seminario dei vescovi dell'Asia sui cambiamenti climatici
  • L’inquinamento alla prima Conferenza sul clima e lo sviluppo dell’Africa
  • Progressi nella lotta alla malaria in Africa
  • Domani la Giornata mondiale dell’osteoporosi
  • Morto il poeta Andrea Zanzotto, aveva 90 anni
  • New York: a Ground Zero sarà ricostruita la chiesa ortodossa di San Nicola
  • L’Unitalsi donerà alla chiesa romana oltraggiata una nuova statua della Vergine
  • 24 Ore nel Mondo

  • Doppio attacco dei separatisti curdi in Turchia. Almeno 26 soldati uccisi
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI all’udienza generale: l’uomo spesso si dimentica della misericordia di Dio, che invece è per sempre

    ◊   All’udienza generale, Benedetto XVI ha dedicato la propria catechesi al Salmo 136 – 135 secondo la numerazione greco-latina – che celebra il Signore “nelle molteplici, ripetute manifestazioni della sua bontà”. Il Salmo, conosciuto come il “Grande Hallel”, ripercorre le “tappe più importanti della storia della salvezza, fino a giungere al mistero pasquale in cui l’azione salvifica di Dio arriva al suo culmine”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    L’architrave del Salmo è la memoria della misericordia di Dio che il popolo di Israele conserva nonostante periodi di oscurità e afflizione. La misericordia del Signore – sottolinea il Papa – vale in eterno:

    E questo è importante anche per noi: avere una memoria della bontà del Signore. La memoria diventa forza della speranza. La memoria ci dice: Dio c'è, Dio è buono, eterna è la sua misericordia. E così la memoria apre, anche nell'oscurità di un giorno, di un tempo, la strada verso il futuro: è luce e stella che ci guida”.

    La bontà del Signore si manifesta anche nella storia della Chiesa, anche in pagine di storia che sembrano vinte dall’oscurità:

    “E' una storia, una memoria della bontà di Dio che ci assicura la sua bontà: il suo amore è eterno. E poi anche in questi duemila anni della storia della Chiesa c'è sempre, di nuovo, la bontà del Signore. Dopo il periodo oscuro della persecuzione nazista e comunista, Dio ci ha liberati, ha mostrato che è buono, che ha forza, che la sua misericordia vale per sempre”.

    La misericordia del Signore illumina lo scorrere della storia ma anche il cammino personale di ciascun uomo lungo la via della salvezza:

    “E, come nella storia comune, collettiva, è presente questa memoria della bontà di Dio, ci aiuta, ci diventa stella della speranza, così anche ognuno ha la sua storia personale di salvezza, e dobbiamo realmente far tesoro di questa storia, avere sempre presente la memoria delle grandi cose che ha fatto anche nella mia vita, per avere fiducia: la sua misericordia è eterna”.

    Il motivo unificante di tutto il Salmo è l’amore eterno di Dio che si riveste di fedeltà, misericordia, bontà, grazia, tenerezza. La prima manifestazione di questo amore, indicata nel Salmo, è la creazione:

    “Il mondo creato non è un semplice scenario su cui si inserisce l’agire salvifico di Dio, ma è l’inizio stesso di quell’agire meraviglioso. Con la creazione, il Signore si manifesta in tutta la sua bontà e bellezza, si compromette con la vita, rivelando una volontà di bene da cui scaturisce ogni altro agire di salvezza”.

    Il Salmo ripercorre poi il grande evento dell’esodo del popolo di Israele, della liberazione dalla schiavitù egiziana. L’immagine del Mar Rosso diviso in due – spiega Benedetto XVI – sembra evocare l’idea del mare come di un grande mostro che viene tagliato in due pezzi e così reso inoffensivo:

    “La potenza del Signore vince la pericolosità delle forze della natura e di quelle militari messe in campo dagli uomini: il mare, che sembrava sbarrare la strada al popolo di Dio, lascia passare Israele all’asciutto e poi si richiude sugli Egiziani travolgendoli”.

    Una delle prerogative di Dio – ricorda il Papa – è di “donare”. E nello snodarsi delle “grandi meraviglie” indicate nel Salmo, si giunge al momento del dono conclusivo, quello della terra:

    “Nella celebrazione dell’amore eterno del Signore, si fa ora memoria del dono della terra, un dono che il popolo deve ricevere senza mai impossessarsene, vivendo continuamente in un atteggiamento di accoglienza riconoscente e grata”.

    Mentre l’uomo facilmente dimentica, Dio resta fedele: la sua memoria è “lo scrigno prezioso” che racchiude quell’amore cantato nel Salmo. Il Dio che ha creato i cieli e la terra e le grandi luci celesti – conclude il Santo Padre – è il Dio che “colma l’universo con la sua presenza di bene prendendosi cura della vita e donando pane”. Quel “pane di vita”, l’Eucaristia, che ci accompagna nella nostra esistenza di credenti, “anticipando la gioia definitiva del banchetto messianico nel Cielo”.

    Nei saluti ai fedeli slovacchi, Benedetto XVI ha ricordato che domenica prossima si celebrerà la Giornata missionaria mondiale: “Essa costituisce un invito a rinnovare la nostra attiva cooperazione alle opere missionarie della Chiesa”. Salutando infine gli ammalati, gli sposi novelli e i giovani, in particolare i cresimati della diocesi di Faenza-Modigliana, guidati da mons. Claudio Stagni, il Papa si è soffermato sulla figura di San Luca evangelista, del quale ieri la Chiesa ha celebrato la memoria liturgica: “Il suo amore per Cristo sostenga voi, ammalati, ad accettare la sofferenza in unione al divino Maestro; incoraggi voi, cari sposi novelli, a vivere in pienezza il Sacramento del matrimonio; e favorisca in voi, giovani e ragazzi, un’adesione sempre più convinta alla Parola di salvezza per testimoniarla con gioia ai vostri coetanei”.

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    Rinuncia e nomine

    ◊   Benedetto XVI ha nominato nunzio apostolico negli Stati Uniti d’America mons. Carlo Maria Viganò, arcivescovo titolare di Ulpiana.

    Negli Usa, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Bismarck, presentata per raggiunti limiti di età da mons. Paul A. Zipfel. Al suo posto, il Pontefice ha nominato mons. David D. Kagan, del clero della diocesi di Rockford, finora vicario generale e moderatore della Curia. Il neo presule, 61 anni, è entrato nel Salvatorian Seminary a St. Nazianz, nel Wisconsin, e successivamente ha studiato Filosofia al Loras College/St. Pius X Seminary a Dubuque, nell’Iowa, oltre che Teologia al Pontificio Collegio Americano del Nord e quindi alla Pontificia Università Gregoriana a Roma. Più tardi, ha ottenuto la Licenza in Diritto Canonico presso la Gregoriana. Ordinato sacerdote, ha ricoperto tra gli altri gli incarichi di docente, vice-officiale del Tribunale diocesano, amministratore parrocchiale, parroco, cappellano presso le Suore di Santa Chiara. Inoltre, è stato presidente del Consiglio presbiterale ed editore del settimanale diocesano. Nel 1994, è stato nominato Prelato d’onore. Oltre all’inglese conosce l’italiano, il francese, il latino e il greco.

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    Nel pomeriggio il Papa inaugura la "Domus Australia", centro di accoglienza per i pellegrini dell'Oceania

    ◊   Oggi pomeriggio, alle 17.30, Benedetto XVI inaugurerà la “Domus Australia”, il nuovo centro di accoglienza di Roma per i pellegrini provenienti da questo Paese e dall’intero continente oceanico. Il nuovo centro aiuterà i pellegrini a vivere il viaggio come un tempo di rinnovamento della propria fede e come un’intensa esperienza spirituale. Alla cerimonia, oltre al cardinale arcivescovo di Sydney, George Pell, saranno presenti i vescovi australiani giunti a Roma per la visita ad Limina insieme con l’ambasciatore australiano presso la Santa Sede, Tim Fischer, che al microfono di Philippa Hitchen spiega come sia nato questo progetto:

    R. – The project of the Church of Australia…
    Questo progetto della Chiesa australiana – non del governo australiano – ha intanto portato alla rivalutazione di questo monastero marista, caduto in disuso nelle vicinanze della Stazione Termini. Il centro è stato fondato da un certo numero di diocesi australiane, come Sydney, Melbourne e Perth, Lismore e Sandhurst ed altre ancora.

    D. – E’ una casa d’accoglienza o qualcosa di più?

    R. – It is a pilgrim centre; we had our first Mass…
    E’ un centro di accoglienza per i pellegrini. Vi abbiamo già celebrato la prima Messa. La casa è provvista di una sala conferenze, vicino alla cappella intitolata al cardinale Knox, modernissima e dotata della più aggiornata tecnologia informatica. Credo sarà un polo d’attrazione per gli australiani che passano per Roma, e non soltanto per persone di fede cattolica. La casa ha 32 camere ed è in posizione vantaggiosissima per quanto riguarda i trasporti.

    D. – I primi pellegrini accolti nella Domus Australia sono stati quelli transitati per Roma e diretti alla Giornata Mondiale della Gioventù...

    R. – Yes, we’ve had trial runs...
    Sì, abbiamo fatto le prove generali… Con un evento fortunato per l’Australia e per la Domus Australia e il suo staff, Papa Benedetto XVI benedirà ed inaugurerà la Casa: non accade spesso che egli venga su questo lato del Tevere...

    D. – Ho sentito che nel corso dei lavori di ristrutturazione ci si è imbattuti in reperti che risalgono al I secolo: succede piuttosto frequentemente, quando si affrontano lavori di ristrutturazione qui, a Roma. Questi reperti saranno esposti nella Domus?

    R. – Infact, in the courtyard now there is a two thousand year old…
    Sì. Oggi nel cortile è visibile la pavimentazione di duemila anni fa, che è stata protetta e sistemata dopo un accuratissimo restauro. Sotto una delle ali dell’edificio è ancora visibile l’antico impianto fognario che porta al Tevere, anch’esso risalente a duemila anni fa. (gf)

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    Il cardinale De Paolis sulla visita apostolica al Movimento "Regnum Christi": servono riflessioni e cambiamenti

    ◊   Un giudizio sostanzialmente positivo, con “non pochi punti” che hanno però bisogno “di chiarimento e forse di ripensamento”. Con queste parole il cardinale Velasio De Paolis traccia un bilancio della visita apostolica condotta presso i membri consacrati del Regnum Christi, movimento laicale che condivide il carisma dei Legionari di Cristo. Il porporato ha fatto il punto della situazione in una lettera inviata a entrambi gli Istituti. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Quattro disposizioni temporanee, in attesa di procedere più avanti a una revisione degli Statuti. È la sostanza della lettera del cardinale Velasio De Paolis, al quale Benedetto XVI ha affidato la cura dei Legionari di Cristo. Nella sua missiva, il porporato fa riferimento alla visita apostolica che nei primi sei mesi di quest’anno l’arcivescovo di Valladolid, Ricardo Blasquéz, ha effettuato presso le comunità del Movimento Regnum Christi – "ramo" laicale dei legionari di Cristo – il cui esito è stato riferito allo stesso cardinale De Paolis. Il quale rileva subito, “come dato positivo” della visita, il fatto che i membri consacrati di Regnum Christi vivono “con gioia la loro consacrazione a Dio”, “consapevoli” del loro servizio alla Chiesa. Tuttavia, asserisce il cardinale De Paolis, alcune questioni istituzionali e di altro tipo richiedono si proceda a un “chiarimento e forse a un ripensamento”.

    Ciò che anzitutto emerge, e “che – constata il delegato pontificio – è abbastanza diffuso tra le stesse persone consacrate” di Regnum Christi il “desiderio di una giusta autonomia”, della quale le stesse persone consacrate “devono godere”. In attesa di un esame approfondito della loro condizione, il cardinale De Paolis fissa quattro disposizioni definite “provvisorie”. La prima stabilisce che tutto il percorso “si svolgerà sotto la responsabilità” del delegato pontificio e dei suoi consiglieri personali. La seconda disposizione ribadisce che il superiore generale dei Legionari di Cristo conserva la responsabilità sulle persone consacrate, ma aggiunge pure che “le decisioni di importanza riguardanti le consacrate e i consacrati di Regnum Christi, in particolare le ammissioni di nuove persone consacrate, i trasferimenti, le nomine e le dimissioni o dispense dalle promesse, dovranno ottenere l’approvazione del delegato pontificio, sentito il parere dell’assistente generale delle consacrate e dei consacrati”. Il terzo punto sancisce la sospensione della “figura di un sacerdote delegato del direttore generale e dei direttori territoriali per le consacrate di Regnum Christi”, mentre le funzioni finora esercitate dal delegato del direttore generale “passano agli assistenti generali delle consacrate e dei consacrati, aiutati da tre consiglieri”.

    Al quarto e ultimo punto si affrontano le questioni legate al sacramento della penitenza, alla direzione spirituale, alla corrispondenza e all’uso di Internet per i quali si applica ai membri di Regnum Christi “quanto stabilito per i Legionari di Cristo”. In particolare, per ciò che concerne Sacramento della penitenza e direzione spirituale “alle consacrate e ai consacrati – afferma il cardinale De Paolis – va riconosciuta pienamente la libertà nella scelta dei confessori e dei direttori spirituali, così come nel manifestare la loro coscienza alle direttrici, ai loro direttori e al direttore generale dei Legionari”. Il delegato pontificio conclude la lettera esortando i destinatari ad “avviare e percorrere il camino di riflessione personale e comunitaria in un ambiente di preghiera, di dialogo, di rispetto per portare a compimento la bella realtà della vita consacrata in Regnum Christi nella Chiesa”.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Una sentenza per la dignità della persona: in prima pagina, Augusto Pessina in merito al divieto europeo di brevettare cellule embrionali umane.

    La storia della bontà di Dio dalla creazione alla salvezza: all’udienza generale Benedetto XVI parla del Salmo 136.

    Nell’informazione internazionale, intervento della Santa Sede, a New York, su disarmo e sicurezza internazionale.

    Francesco Citterich sulla sfida dei Balcani lungo il cammino verso l’integrazione europea.

    In cultura, un articolo di Marco Roncalli dal titolo “Il giardiniere del Signore che padroneggiava le fonti”: in un volume l’eredità del grande archeologo della Custodia di Terra Santa, padre Michele Piccirillo”, con i contributi di Pierbattista Pizzaballa e Hassan bin Talal.

    Il barometro del mondo: il vescovo Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio della pastorale per i Migranti e gli Itineranti, alla presentazione del libro “Terre senza promesse. Storie di rifugiati in Italia”.

    Istanti di cronaca per sessant’anni di storia: in mostra, al Complesso del Vittoriano, una selezione di foto scelte tra gli oltre quattro milioni e mezzo di scatti negli archivi dell’Ansa.

    Gaetano Vallini ed Emilio Ranzato sul film di Paolo Sorrentino “This Must Be the Place”.

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    Oggi in Primo Piano



    Profughi africani scomparsi in Libia. Don Zerai: "Non sono casi isolati"

    ◊   Nella Libia ancora attraversata da combattimenti, un’emergenza ignorata è quella dei migranti africani che tentano di attraversare il Mediterraneo. Ma quali sono le proporzioni del fenomeno? Davide Maggiore lo ha chiesto a don Mussie Zerai, dell’Agenzia umanitaria Habeshia, che ha recentemente rivolto un appello al Consiglio nazionale transitorio libico perché faccia luce sulla sorte di circa 400 profughi del Corno d’Africa di cui non si hanno notizie da oltre sei mesi:

    R. - Dall’inizio del conflitto sono morte, in mare, circa 1.500 persone. Mi sono focalizzato su questo gruppo così consistente dato che molti famigliari ci chiamano ancora per chiederci informazioni. Episodi come questi non sono casi isolati.

    D. - Cosa possono fare i mezzi di comunicazione e le organizzazioni umanitarie internazionali presenti nel Paese?

    R. - Possono fare molto se si impegnano nel cercare di raccogliere tutte le informazioni possibili, iniziando dalla persona che ha organizzato il viaggio. Fino a pochi mesi fa, era ancora lì, libera. Si potrebbe tentare di ascoltare questa persona e quei pochi eritrei, etiopi e somali che sono rimasti ancora in Libia.

    D. - Crede che potrebbero avere anche un ruolo di sensibilizzazione dell’opinione pubblica?

    R. - In Europa potrebbe essere più facile. In Libia, invece, lo vedo molto difficile a causa della situazione caotica che noi, già dal mese di maggio, denunciavamo per via dei chiari segnali di persecuzione attuata contro i neri, che prescindevano dal fatto che fossero o meno dei mercenari. Spero quindi che la comunità internazionale vigili davvero su quello che sta accadendo in Libia.

    D. - Lei ha affermato che i responsabili sono ancora liberi. Chi gestisce questi traffici?

    R. - Chi li gestisce è spesso in collaborazione con personaggi legati al precedente regime. Il regime è cambiato, ma i metodi che si usavano prima si usano anche adesso. Se c’è qualche complicità da parte di qualche ufficiale, si può fermare soltanto se c’è la volontà, da parte del governo, di controllare che non ci siano appunto personaggi corrotti.

    D. - In questo senso, è cambiato qualcosa con la presa del potere da parte del Consiglio nazionale transitorio?

    R. - E’ un po’ difficile dirlo, perché la Libia è ancora in alto mare. Spero che la nuova Libia sia rispettosa delle leggi internazionali.

    D. - Un’altra emergenza riguardante i profughi del Corno d’Africa è quella degli eritrei da tempo sequestrati nel Sinai. Che cosa si sa delle loro condizioni?

    R. - Abbiamo circa 500 persone che sono nelle mani dei trafficanti, i quali pretendono che si paghi fino a 25-30 mila dollari a persona per il loro rilascio. Gli ostaggi vengono torturati di continuo ed il mese scorso ne sono già morti quattro. Non capisco, con tutti gli strumenti esistenti e le convenzioni internazionali, perché non si sta realmente combattendo contro questi trafficanti. (vv)

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    Amnesty denuncia: da Usa, Europa e Asia valanghe di armi in Nord Africa

    ◊   “Stati Uniti, Russia ed altri Paesi europei hanno fornito grandi quantità di armi a governi repressivi del Medio Oriente e dell'Africa del Nord”, prima delle rivolte che quest’anno hanno caratterizzato la cosiddetta "primavera araba", “pur avendo le prove del rischio che quelle forniture avrebbero potuto essere usate per compiere gravi violazioni dei diritti umani”. A denunciarlo è oggi Amnesty International, nel rapporto dal titolo: "Trasferimenti di armi in Medio Oriente e Africa del Nord: le lezioni per un efficace Trattato sul commercio di armi". A illustrare il documento è Riccardo Noury, portavoce della sezione italiana di Amnesty International, intervistato da Giada Aquilino:

    R. – I Paesi verso cui sono state inviate armi dal 2005 fino all’inizio della "primavera araba" sono Bahrein, Egitto, Libia, Siria e Yemen. In questi ultimi due Paesi, Siria e Yemen, la repressione è ancora in corso anche grazie a quelle armi che sono state inviate da diversi Paesi dell’Unione Europea, Italia inclusa, ma anche dagli Stati Uniti, dalla Russia, dalla Cina e dall’India. Sono armi che per definizione hanno una data di scadenza infinita e dunque continuano a essere usate anche nei combattimenti in corso in Libia in queste settimane.

    D. – Dei vostri ricercatori si sono recati, per esempio, in Siria e in Libia. Cosa hanno scoperto?

    R. – In Libia, hanno scoperto tante armi provenienti dai Paesi dell’Unione Europea che ancora vengono utilizzate: nel porto di Misurata, in particolare, hanno rinvenuto pezzi di munizioni a grappolo fornite dalla Spagna nel 2007. E e la Spagna, un anno dopo, ha firmato la Convenzione sulle munizioni a grappolo che proibisce l’esportazione di armi così letali. In Siria, abbiamo rinvenuto tante armi di provenienza da Paesi dell’ex Unione Sovietica e che ancora oggi arrivano dalla Russia: quest'ultima destina alla Siria il 10 per cento di tutte le sue esportazioni. Sempre in Siria, abbiamo rinvenuto veicoli blindati prodotti e forniti dall’India e munizioni che la Francia ha inviato tra il 2005 e il 2009 al governo di Damasco.

    D. – Sono state citate le munizioni a grappolo: ma in generale di quali armi stiamo parlando?

    R. – Di razzi, proiettili, fucili, materiali per l’artiglieria, obici, strumenti e agenti chimici per il controllo delle manifestazioni, gas lacrimogeni, carri armati, armi leggere, armi pesanti, veicoli blindati di altro tipo… E’ un elenco infinito purtroppo. Il giro d’affari è incalcolabile. Pensiamo soltanto che gli Stati Uniti d’America, per citare un caso, hanno venduto all’Egitto armi per un valore di un miliardo e trecento milioni di dollari ogni anno.

    D. – Perché, secondo Amnesty, si assiste a un “fallimento degli attuali controlli sulle esportazioni di armi”?

    R. - Sono controlli molto blandi, non impediscono ad esempio "triangolazioni", per cui un destinatario intermedio e insospettabile poi diventa soltanto colui che inoltra le armi a Paesi che le usano per violare i diritti umani. Ci sono armi e prodotti chiamati “a doppio uso” che possono essere, per esempio, tutti i materiali per la caccia o le armi a uso sportivo: dipende dalle mani in cui finiscono, possono anche diventare armi per la repressione. In generale, sono commerci legali perché hanno dietro un’autorizzazione dei governi e spesso sono commerci pubblici, perché questi dati vengono forniti ai registri dell’Unione Europea e delle Nazioni Unite, però sono traffici che producono violazioni dei diritti umani.

    D. – Quali strumenti internazionali si rendono allora necessari?

    R. – Amnesty International, da diversi anni, insieme per esempio a Oxfam o alla Rete internazionale sulle armi leggere, si è fatta promotrice di un Trattato internazionale sul commercio delle armi, che attualmente è in discussione alle Nazioni Unite e che contiene una cosiddetta regola aurea: quella che sottopone preventivamente ogni autorizzazione alle esportazioni a una verifica sul destinatario e sul possibile uso di quelle forniture per violare i diritti umani. Se questo Trattato sarà un Trattato serio, dovrà contenere un divieto di esportare armi, qualora vi sia il rischio che vengano usate per compiere violazioni dei diritti umani. (bf)

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    Convegno di Todi. Delle Foglie: i cattolici depositari di grandi valori da investire in politica e nel sociale

    ◊   Continuano gli echi e le “letture” del recente convegno di Todi, che lunedì scorso ha riunito un’ampia rappresentanza dell’associazionismo cattolico, impegnato a riflettere sulla sua capacità di incidere, con i valori di cui è portatore, nell’attuale contesto sociopolitico italiano. Luca Collodi ha chiesto una valutazione di questo incontro a uno dei principali partecipanti, Domenico Delle Foglie, giornalista e presidente del Copercom, il Coordinamento delle Associazioni per la comunicazione:

    R. - C’era grande attesa e s’immaginava che potesse nascere il partito cattolico. Niente di tutto questo: in realtà a Todi è nato certamente un soggetto che potremmo definire "pre-politico", ma è un soggetto culturale e sociale in grado di interloquire a 360 gradi con il mondo della politica. E’ chiaro che trattandosi di un soggetto culturale e sociale ha bisogno dei suoi tempi, come sono i tempi nel mondo cattolico, quelli giusti: ha bisogno cioè di essere riportato sul territorio e di aprire un grande confronto, di consentirci di predisporre anche una piattaforma e una proposta. E’ un po’ quello che è già emerso a Todi: sono nate tante e tante idee per il Paese.

    D. - Todi sembra prendere le distanze dall’attuale assetto politico e sociale del Paese. E’ veramente così Delle Foglie?

    R. - Qui c’è stata anche una piccola forzatura mediatica: una battuta, quella sul governo più forte. Ma chi non si aspetta un governo più forte in una situazione difficile come quella del Paese? In realtà, l’analisi è stata molto più complessa. Qual è il giudizio generale che è emerso? E’ emerso un giudizio d’inadeguatezza complessiva dell’attuale - sottolineo "attuale" - offerta politica presente nel Paese. E questo è un problema che riguarda ovviamente sia le attuali forze in campo, sia lo sviluppo di quello che potrà essere quel processo di scomposizione e ricomposizione che noi cattolici vediamo maturare all’orizzonte. Questo ci impegnerà, ci troverà naturalmente impegnati, ad avere un ruolo da protagonisti per restituire ai cattolici quella soggettività che è assolutamente necessaria per far fronte alla drammaticità della crisi economica e, purtroppo, ai primi sintomi gravi di una crisi sociale estesa.

    D. - Quanto c’è in questo Forum di Todi del Progetto culturale della Conferenza episcopale italiana?

    R. - C’è tantissimo. Da questo punto di vista, bisogna pensare alle voci che erano presenti. Gli organizzatori sono stati molto bravi nel dare spazio a grandi protagonisti del nostro mondo culturale, un mondo che ha avuto un’incubazione, ha avuto occasioni di confronto formidabile all’interno del Progetto culturale. Penso al prof. Ornaghi, ma penso anche al prof. Antiseri, a Zamagni, a tante altre voci... e anche alle voci straordinarie del mondo accademico, del nostro mondo sociale, del mondo culturale, del mondo e della comunicazione che convergono oggettivamente nel Progetto culturale. Il quale è culla, oggettivamente, di quella grande scelta valoriale al fondo della nostra iniziativa e di cui è stato interprete il cardinale Bagnasco: cioè la necessità di rileggere la politica italiana, la legislazione italiana con gli occhi, con la griglia dei valori non negoziabili. E ancora, quel tentativo che c’è stato chiesto e che già stiamo immaginando: coniugare l’etica sociale con l’etica della vita.

    D. - Si annuncia una grande manifestazione per la fine dell’anno: di cosa si tratta?

    R. - In realtà, si tratta di mettersi in ascolto del Paese reale. Noi crediamo che la grande tradizione del cattolicesimo politico italiano avesse un punto di riferimento preciso, direi quasi uno stile, uno stigma, cioè il rapporto tra il popolo e le istituzioni. Ora si tratta - e i cattolici hanno una grande responsabilità in questo - di rimettere in moto questo meccanismo, di ricongiungere e di ricucire questo rapporto. Come? Certamente nel territorio. Ci saranno occasioni di Forum, di incontri sul territorio del mondo cattolico promossi dal Forum delle associazioni - il cosiddetto Forum del lavoro - ma che saranno aperti a tutto il mondo cattolico. Poi ci sarà un’iniziativa europea, che è stata sottovalutata dai giornali, anche dai commentatori, cioè quell’ottica di ricongiungersi alla grande tradizione europea dei cattolicesimi nazionali, che hanno poi dato vita al Partito popolare europeo, cioè a questa realtà, a questa dimensione che è politica, ma è prima ancora culturale, sociale, associativa, con radici profondissime nel mondo cattolico. (ap)

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    A Cuneo, il meeting di Greenaccord, quando la democrazia passa per la salvaguardia dell'ambiente

    ◊   Capire come si possono ripensare le democrazie per salvare economie ed ambiente. Questo è l’obiettivo del nono Forum internazionale dell’informazione per la salvaguardia della natura, sul tema "People building future. Media democrazia e sostenibilità”, che si è aperto questa mattina a Cuneo. Il meeting, promosso dall’Associazione culturale Greenaccord, e che si concluderà sabato, vede la partecipazione di oltre 100 giornalisti provenienti dai cinque continenti. Marina Tomarro ha intervistato Andrea Masullo, presidente del Comitato scientifico di Greenaccord:

    R. – E’ un percorso che ormai da nove anni portiamo avanti. Abbiamo esaminato tutte le crisi ambientali e le radici ambientali delle crisi economiche e grazie agli esperti che si sono avvicendati nei nostri forum siamo giunti alla conclusione che, da diversi punti di vista scientifici, l’umanità è davvero a un punto di svolta. Bisogna soprattutto riportare l’uomo al centro dell’azione politica e dell’azione economica.

    D. – Come si colloca il problema dell’ecologia nell’attuale momento di crisi che stiamo vivendo?

    R. – L’ecologia non è un problema, è "il" problema. E’ il problema che è anche alla base della crisi economica, che se oggi appare come punta dell’iceberg, come una crisi finanziaria, in realtà - se non riusciamo a indirizzare le ricette che vengono poste, come quelle del rilancio dei consumi attraverso indicazioni di un consumo critico - forse la crisi finanziaria potremo anche risolverla in via temporanea, ma creeremo i presupposti per accelerare la crisi ancora più grave della carenza di risorse. Una crisi che già oggi viene osservata e valutata circa le risorse fondamentali che muovono l’attuale economia, l’attuale sistema tecnologico - dalle energie fossili fino a materiali per noi tanto familiari da non ritenere possibile che vadano in un regime di scarsità, di aumento di prezzi - come i metalli ferrosi, il rame… Quindi teniamo conto di questo: l’ecologia è una chiave di lettura fondamentale per risolvere le crisi economiche, ma soprattutto le crisi di equità.

    D. - Il Forum è anche un’occasione di confronto tra giornalisti e scienziati internazionali. Ma cosa è venuto fuori da questi incontri?

    R. – Un grande interesse su entrambi i fronti: il mondo della scienza - abbiamo avuto ed abbiamo ancora quest’anno relatori di altissimo livello - e il mondo della stampa. La scienza ha trovato in questi Forum l’occasione di imparare a parlare con coloro che sono l’interfaccia verso il pubblico. Quest’anno, in particolare i media hanno un ruolo fondamentale, perché costruire una nuova forma di democrazia - pensiamo a quanto sta accadendo nel mondo anche ai movimenti di questi giorni contro la crisi finanziaria - crea un grande bisogno di comunicare la realtà delle situazioni. Noi quest’anno avremo anche un forte apporto dai giornalisti, che si riuniranno in gruppi di lavoro per produrre un documento, un messaggio da diffondere in tutte le lingue e in tutti i Paesi a questo mondo così inquieto e avvolto di incertezza. (bf)

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    Storie di rifugiati dal Corno d'Africa nel libro "Terre senza promesse". Mons. Vegliò: la Chiesa non chiude gli occhi

    ◊   È stato presentato oggi a Roma il libro “Terre senza promesse. Storie di rifugiati in Italia”, a cura del Centro Astalli. Il volume raccoglie le drammatiche testimonianze di donne e uomini rifugiati in Italia dal Corno d’Africa, con l’introduzione per ogni racconto di dieci esponenti della cultura italiana, tra cui Andrea Camilleri, Enzo Bianchi, Gad Lerner, Giulio Albanese, oltre al nostro direttore generale, padre Federico Lombardi. Il servizio di Michele Raviart:

    Dieci storie. Dieci testimonianze concrete di chi ha lasciato la propria casa alla ricerca di una prospettiva di vita negatagli dalla guerra e dalla violenza. C’è chi è stato costretto dalle milizie di Al-Shabaab a lasciare il proprio cinema di Mogadiscio e a improvvisarsi terrorista. Chi, eritreo ad Addis Abeba, si è trovato a imbracciare il fucile contro l’Etiopia che l’aveva cresciuto. Perseguitati, disertori, e soprattutto donne e madri che portano i loro figli verso un futuro incerto ma probabilmente migliore. Per tutti, il calvario del deserto libico e delle prigioni di Gheddafi; per tutti l’umiliazione di essere trattati come merce da chi, a caro prezzo, vende una speranza attraverso il Mediterraneo. Dieci racconti introdotti da altrettanti nomi noti della cultura italiana, come ci spiega Chiara Peri, responsabile dell’ufficio progetti del Centro Astalli:

    “E’ un libro – come noi alla Fondazione Astalli amiamo dire – che non parla di rifugiati ma che fa parlare direttamente loro. Mentre raccontavamo le storie di questo libro, ci siamo resi conto che queste testimonianze così forti avevano bisogno di un interlocutore. Per questo abbiamo chiesto a dieci scrittori italiani di introdurre e commentare le storie che sono raccolte in questo libro, proprio a simulare quel dialogo che noi vorremmo che fosse più forte e più efficace, perché siamo davvero convinti che il punto di vista dei rifugiati, le loro testimonianze possano essere un grande arricchimento per la nostra società”.

    “I rifugiati e i richiedenti asilo non sono statistiche né numeri”, ricorda alla presentazione del volume mons. Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio per i Migranti, che aggiunge:

    “E’ una realtà triste, una realtà fatta di sofferenza, per cui la Chiesa non può assolutamente dimenticare queste categorie di persone: rifugiati e migranti. Sono persone che in questo mondo non sono certamente fortunate. Quindi, è così evidente che noi dobbiamo essere interessati, dobbiamo informarci di queste cose, dobbiamo cercare soluzioni… Non si può pensare al migrante e al rifugiato come a un problema che noi possiamo risolvere chiudendo gli occhi o cacciandoli via: non è questo il modo”.

    Dieci storie, quindi, che non terminano ancora con un lieto fine, ma che aiutano ad aumentare le responsabilità di chi sta accogliendo persone “in piena dignità e attive nella società”. (gf)

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    Chiesa e Società



    Filippine: l'omicidio di padre Tentorio su commissione, opera di killer professionisti

    ◊   L’omicidio di padre Fausto Tentorio, è stato commissionato e compiuto da killer professionisti. E’ quanto affermano le autorità di polizia, responsabili delle indagini sul delitto. Come l’agenzia Fides apprende da fonti locali, dopo i rilievi della polizia scientifica e conclusa l’autopsia, gli inquirenti hanno concluso che, dalle modalità, dalle armi di precisione e dalle munizioni utilizzate, “si deduce che l’omicidio è stato opera di criminali professionisti, killer di un certo livello, e non di delinquenti improvvisati”. Tali conclusioni, notano fonti di Fides nelle Filippine, confermano la tesi – suggerita dai missionari e da quanti conoscevano padre Tentorio – che si tratti di un omicidio volontario, commissionato da qualcuno che voleva eliminare un “nemico”, un personaggio che, evidentemente, aveva ricevuto informazioni scottanti o aveva toccato interessi economici di altissimo livello. La lente di ingrandimento delle indagini si sposterà sui gruppi paramilitari che operano a Mindanao, spesso assoldati da ricchi imprenditori, da leader di clan o da politici che creano i loro “potentati”. Per mons. Jose Cabantan, vescovo di Malaybalay e presidente della Commissione episcopale per i popoli indigeni a Mindanao "la presenza e la responsabilità di killer di alto profilo ci fa pensare a un piano ben organizzato per uccidere padre Fausto. Le questioni aperte sono tante. Il missionario lavorava per i diritti degli indigeni e per la difesa dell’ambiente. Bisognerà continuare le indagini in questa direzione, per capire a chi desse fastidio”. Mons. Cabantan informa l'agenzia Fides che, di recente, il missionario aveva espresso il suo dissenso verso il progetto di costruzione di una grande diga, per la centrale idroelettrica “Pulangui V”, la più grande di Mindanao, con una potenza di 300 Megawatt, per le province di Bukidnon e Cotabato. Secondo leader della società civile e indigeni, la diga sommergerà cimiteri, luoghi sacri, terreni agricoli e di caccia delle tribù Maguindanaon e Manobo (per cui padre Tentorio lavorava), cancellando per sempre l’identità, la cultura e lo stile di vita di 1 milione di indigeni suddivisi in 27 comunità. Intanto la salma del missionario del Pime è vegliata ininterrottamente da parenti, amici, fedeli, gente dei villaggi vicini, soprattutto da moltissimi tribali. “Vengono moltissime persone che non sapevamo conoscessero padre Fausto: membri di organizzazioni, associazioni, comitati interreligiosi. E’ un’ondata di solidarietà che ci colpisce, ci edifica e ci consola. Capiamo che il suo sacrificio non sarà inutile, ma porterà abbondanti frutti” dice padre Giovanni Vettoretto, suo confratello. I funerali saranno celebrati martedì 25 ottobre nella cattedrale di Kidapawan, dal vescovo mons. Romulo De La Cruz. (R.P.)

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    Ue: Premio Giornalismo 2011 alla trasmissione di Radio Vaticana sulle donne europee

    ◊   I giornalisti della nostra emittente Fausta Speranza e Fabio Colagrande sono stati tra i professionisti premiati questa mattina alla cerimonia del Premio Giornalismo del Parlamento Europeo, che si è svolta nella sala della Plenaria a Bruxelles. Il presidente del Parlamento europeo, Jerzy Buzek, ha sottolineato che il riconoscimento va a quei giornalisti che hanno contribuito a promuovere una migliore comprensione delle istituzioni e delle politiche europee e soprattutto dei valori che hanno spinto i Padri dell'Europa a pensare al progetto unitario. Quei valori sono più importanti che mai nell'attuale momento di crisi. Fausta Speranza e Fabio Colagrande, che fanno parte rispettivamente dei Servizi Informativi Centrali e del canale 105 di approfondimenti, sono stati premiati, nella sessione radio in lingua italiana, per la trasmissione speciale da loro ideata e realizzata in diretta il 12 marzo scorso, in occasione dell’International Women’s Day. Nella motivazione dell’assegnazione del prestigioso riconoscimento, si evidenzia “il valore e la cura degli approfondimenti e delle interviste che hanno rimandato in maniera chiara e drammatica a quanto lavoro ci sia ancora da fare in Europa e nel mondo per sconfiggere diseguaglianze, violenze e sopraffazioni determinate dalla differenza di genere”. Nei 40 minuti di trasmissione, Fausta Speranza, in diretta da Strasburgo, ha dialogato con Fabio Colagrande che in studio a Roma aveva l’assistenza tecnica di Massimiliano D’Angelo, presentando interviste a europarlamentari donne. Il programma, intitolato “Non solo mimose”, ha toccato diverse tematiche legate alla realtà delle donne in Europa e in altri Paesi del mondo. Le categorie premiate per ogni Paese sono state: radio, Tv, carta stampata e web. Alla cerimonia di premiazione ha fatto seguito un dibattito sul tema: “Niente è impossibile: la copertura mediatica della violazione dei diritti dell'uomo e di conflitti internazionali”. Dell'importanza del ruolo di un buon giornalismo hanno parlato il vicepresidente del Parlamento europeo responsabile del settore comunicazione, Morten Lokkergaard, e l'europarlamentare italiana Silvia Costa della Commissione Cultura. (R.P.)

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    Comece: la sentenza Ue sugli embrioni “pietra miliare per la protezione della vita umana”

    ◊   “Una pietra miliare nella protezione della vita umana nella legislazione europea”. Così la Comece, la Commissione che riunisce gli episcopati della Comunità europea, ha commentato con il Sir la sentenza emessa ieri dalla Corte di giustizia europea in direzione della tutela degli embrioni umani e che prevede la non brevettabilità dei medicinali ottenuti con procedimenti che implicano la distruzione degli embrioni stessi. Secondo i vescovi, il pronunciamento “avrà un impatto positivo su concreti ambiti della politica come il finanziamento alla ricerca nell’Unione europea” e riveste particolare importanza per il fatto che dà una chiara definizione in ambito scientifico dell’embrione umano, considerando tale “ogni ovulo umano fin dalla base della fecondazione” dal momento che “la fecondazione è tale da dare avvio al processo di sviluppo di un essere umano”, ma anche “ogni ovulo umano non fecondato in cui sia stato impiantato il nucleo di una cellula umana matura” e “ogni ovulo umano non fecondato indotto a dividersi e a svilupparsi attraverso partenogenesi”. I vescovi, inoltre, pongono l’accento sull’uso di cellule staminali derivate dal sangue del cordone ombelicale: pratica che già “offre importanti prospettive per la medicina rigenerativa”, a proposito della quale si sottolinea il valore di “una ricerca in grado di coniugare il rispetto per la vita umana con trattamenti di cura efficaci e innovativi”. (R.B.)

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    La morte del metropolita ortodosso dell'Austria Michael Staikos

    ◊   Si è spento ieri, a Vienna, a causa di una grave malattia, il metropolita ortodosso dell’Austria, Michael Staikos, sotto la cui guida i circa 500mila ortodossi austriaci avevano rafforzato la loro presenza sociale ed ecclesiale nel Paese. Nato ad Atene il 22 novembre 1946 - avrebbe compiuto tra poche settimane i 65 anni – aveva frequentato un liceo cattolico della capitale greca, per compiere successivamente gli studi di Teologia presso l’Università di Salonicco. Nel 1964 si trasferì a Vienna, entrando al servizio della metropolia ortodossa dell’Austria come segretario e cerimoniere dell’allora metropolita Tsiter. Nel 1977 fu ordinato sacerdote e il 12 gennaio 1986, vescovo. Alcuni anni più tardi, nel 1991, veniva eletto metropolita d’Austria ed esarca per l’Ungheria dal Santo Sinodo del Patriarcato Ortodosso di Costantinopoli. Sotto la sua presidenza veniva fondata nell’ottobre 2010 la Conferenza episcopale ortodossa per l’Austria. Il compianto metropolita considerava il dialogo ecumenico e interreligioso in Austria un compito centrale del suo ministero. E’ stato presidente del Consiglio ecumenico delle Chiese in Austria (ÖRKÖ) ed era consultore della fondazione “Pro Oriente”; in veste di delegato del Patriarca ecumenico, aveva spesso rappresentato la Chiesa di Costantinopoli in eventi panortodossi ed ecumenici. Fu a lungo membro del Santo Sinodo del Patriarcato medesimo. Il metropolita defunto si era particolarmente dedicato all’assistenza pastorale agli immigrati ortodossi, in particolare dall’ex Jugoslavia, dalla Romania e dalla Bulgaria, impegnandosi anche, con i rappresentanti delle altre Chiese ortodosse dell’Austria, per l’istituzione della lezione di religione ortodossa e per la pastorale ospedaliera, carceraria e militare. Era legato da stretta amicizia al cardinale Franz König (1905-2004), che considerava suo “grande modello”; da lui aveva appreso l’importanza del dialogo, della sincerità e del rispetto verso gli esponenti di altre culture e fedi religiose. All’annuncio della morte, messaggi di cordoglio e attestati di apprezzamento sono giunti da responsabili politici e religiosi, tra i quali il cardinale di Vienna Christoph Schönborn, che ha definito il metropolita Staikos “grande colonna dell’ecumenismo in Austria e al di là dei confini austriaci” e ha aggiunto di aver perduto “un amico e un fratello”. (A cura di Marina Vitalini)

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    Assassinato in Colombia un collaboratore della Pastorale sociale dei vescovi

    ◊   Una condanna netta di quanto avvenuto e una manifestazione di solidarietà e vicinanza alla famiglia di Luis Eduardo Garcia, il leader del gruppo di Popayan della Pastorale sociale della Colombia assassinato la notte del 16 ottobre scorso: questo il contenuto del comunicato pubblicato in proposito dal Segretariato nazionale della Pastorale sociale della Conferenza episcopale locale. “È un momento di riflessione sul valore di tante persone consacrate al servizio dei loro fratelli che soffrono - si legge ancora nel documento inviato all’agenzia Fides e firmato dal direttore della Segreteria nazionale della Pastorale sociale, mons. Hector Fabio Henao – il Signore riceve la testimonianza di Luis Eduardo come offerta d’amore e gli dia il posto tra coloro che lo amano”. Garcia stava andando da Popayan a El Tambo quando è stato raggiunto dai guerriglieri, rapito e infine ucciso. Il leader aveva frequentato l’università di Cauca e aveva una vasta esperienza nell’ambito dei progetti di sviluppo sociale e attenzione alla popolazione più vulnerabile; ultimamente stava collaborando al progetto promosso dalla Segreteria nazionale della Pastorale sociale “Riattivazione sociale e culturale”, che si occupa delle persone colpite dall’eccezionale ondata di freddo che ha colpito il Paese tra la fine del 2010 e l’inizio del 2011. (R.B.)

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    Nicaragua: minacciato di morte il vescovo di Matagalpa. Vi sono altri precedenti

    ◊   Dopo l'assassinio di un parroco e le intimidazioni ad altri due sacerdoti anche il vescovo di Matagalpa, mons. Rolando Álvarez, ha ricevuto lunedì scorso minacce di morte per telefono. Il presule riferisce all’agenzia Zenit che queste minacce sono dovute alla missione profetica che i vescovi della Conferenza episcopale del Nicaragua realizzano alla luce del Vangelo. La sua denuncia si aggiunge a quella dei sacerdoti Edwin Román Calderón e Gerardo José Rodríguez Pérez, che hanno detto di aver ricevuto minacce anonime. Per queste intimidazioni, la polizia nazionale ha arrestato sabato e liberato, per assenza di un'accusa formale, Alberto Leonel Conde, fratello del vicario della cattedrale di Managua, Bismarck Conde. Alberto Conde ha confessato di essere l'autore delle minacce contro almeno quattro sacerdoti. Il presbitero Edwin Román, che conosce Alberto Conde, ha respinto la versione della polizia. Secondo il sacerdote, le autorità hanno presentato Conde come l'autore delle minacce per “sviare” l'attenzione sulla lettera pastorale divulgata giorni fa dalla Conferenza episcopale del Nicaragua. Nel documento, i vescovi esortano la popolazione a votare in libertà per un candidato che “rispetti la Costituzione”. Infatti, il presidente Daniel Ortega aspira a essere rieletto nonostante una norma costituzionale contraria, norma dichiarata inapplicabile dai magistrati della Suprema Corte di Giustizia, favorevoli a Ortega. Il segretario generale della Conferenza episcopale, mons. René Sándigo, ha ammesso che in Nicaragua i vescovi “corrono il rischio” di essere oggetto di intimidazioni e perfino repressi “in modo aperto o velato da quanti si sentono messi in discussione”. (G.C.)

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    Messico: al via domani il Forum internazionale su migrazione e pace

    ◊   Si terrà domani a Città del Messico e fino a venerd' prossimo, il terzo Forum Internazionale su Migrazione e Pace: lo riferisce l'agenzia Zenit. Il Forum, che si svolgerà durante la settimana Nazionale del migrante, è organizzato dalla Rete internazionale Scalabriniana per le migrazioni in coordinamento con l’Istituto Nazionale di migrazione messicano. L’appuntamento, che avrà come slogan “Migrazione internazionale sicura”, riunirà i rappresentanti dei governi e della società civile: tra i temi affrontati ci saranno l’impatto della violenza sulle migrazioni internazionali e sui flussi di rifugiati. Saranno discusse anche le possibili linee di azione che governi e società civile possono seguire per favorire la sicurezza di migranti e rifugiati che attraversano le frontiere internazionali e portare avanti nuove relazioni, che permettano la convivenza civile. All’apertura del Forum interverranno Felipe Calderòn Hinojosa, Presidente costituzionale del Messico, e Oscar Arias Sanchez, ex-presidente del Costa Rica e premio Nobel per la Pace nel 1987. (D.M.)

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    Egitto: solidarietà del Consiglio Mondiale delle Chiese ai cristiani del Paese

    ◊   Solidarietà del Consiglio Mondiale delle Chiese (Wcc) ai cristiani di Egitto. A dieci giorni dagli scontri al Cairo dove sono morte 25 persone, un comunicato del Wcc rilancia oggi il suo sostegno a favore del popolo egiziano e del processo di pace nel Medio Oriente. Il Consiglio Mondiale delle Chiese si fa eco di una serie di prese di posizione delle Chiese cristiane in Egitto. La Chiesa protestante in Egitto - riferisce l'agenzia Sir - ha condannato in un comunicato diffuso in questi giorni “gli atti di violenza perpetrati in questo periodo di transizione socio-politica” e ha fatto appello a tutta la Nazione “affinché sia unita nel fronteggiare questi incidenti”, condannando “l’uso della violenza” e provvedendo ad “una legislazione dove sia garantita a tutti la costruzione di luoghi di culto”. La Chiesa copta evangelica ha promosso invece un seminario sulla violenza settaria invitando scrittori, accademici e leader religiosi. L’incontro si è concluso con la proclamazione di una dichiarazione finale in cui si è fatto appello a tutti gli egiziani affinché ponessero fine alla violenza. “Dobbiamo agire tutti insieme per salvare il futuro della nostra grande nazione dall’alternativa di un futuro di divisione e violenza”. Il Consiglio Mondiale delle Chiese – si legge al termine del comunicato – dà il suo pieno appoggio a questi sforzi di riconciliazione. “E’ attraverso la promozione del popolo egiziano – cristiani e musulmani – che la sfida della violenza settaria può essere vinta”. (R.P.)

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    Tunisia: mons. Lahham auspica elezioni libere e democratiche

    ◊   “Spero che la Tunisia diventi davvero un laboratorio di libertà e democrazia. Speriamo che le elezioni vadano bene e il popolo tunisino possa vivere in tranquillità e pace, perché merita di avere lavoro e futuro nel proprio Paese”. E’ l’auspicio espresso in una intervista all'agenzia Sir da mons. Maroun Lahham, arcivescovo di Tunisi, alla vigilia delle prime elezioni libere dopo la “primavera araba” che ha scosso i regimi nordafricani. Mons. Lahham, che presenterà al Vaticano un rapporto post-elettorale sui risultati, aveva già scritto a luglio una lettera pastorale sulle elezioni, nella quale invitava all’“ottimismo e al discernimento”. “I tunisini sanno che devono fare bella figura perché rispetto ai Paesi arabi costituiscono un laboratorio – dice oggi mons. Lahham - e rispetto all’Europa sono coloro che portano avanti questo primo tentativo nel mondo islamico”. L’arcivescovo pensa che “le elezioni si svolgeranno serenamente” anche se “le sorprese delle elezioni non si possono prevedere”. A suo avviso “c’è voglia di partecipare ma con non troppo entusiasmo. E’ la prima volta ma tutti i programmi sono simili. Tutti i partiti promettono il paradiso ma la gente non sa bene chi votare. C’è ancora incertezza e confusione, anche perché è una novità. Secondo l’ultimo sondaggio – conclude - la gente vuole soprattutto lavoro e sicurezza. Tutte le altre promesse sono vento”. (R.P.)

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    Sudafrica: i leader delle Chiese cristiane: “La nostra nazione è in una crisi gravissima”

    ◊   “La nostra nazione è in uno stato di crisi, una crisi di dignità e disciplina, una crisi di educazione e una crisi nelle nostre comunità. Insieme, le comunità cristiane possono aiutare a cambiare questa situazione e contribuire a ripristinare la dignità di tutte le persone di cui siamo a servizio” hanno affermato i leader delle 16 principali Chiese cristiane del Sudafrica (tra cui quella cattolica) in un comunicato inviato all’agenzia Fides al termine della loro riunione annuale a Gauteng. “I settori della sanità e dell’istruzione sono nel caos. Il Sudafrica è al 49esimo posto su 53 per quanto riguarda gli standard educativi e al 138esimo su 139 nel campo della cura dell’Aids, della tubercolosi e della malaria” denunciano i 30 leader cristiani sudafricani. I rappresentanti religiosi hanno inoltre espresso la loro preoccupazione per la mancanza di disciplina nelle scuole, “gli insegnanti sembrano essere più fedeli ai sindacati che ai loro allievi”. Le Chiese cristiane si sono offerte di mettere a disposizione le loro strutture per fornire un’integrazione all’istruzione fornita dallo Stato e colmare così il deficit formativo. “Il coinvolgimento delle comunità religiose nella sanità pubblica non è un'opzione” ha dichiarato l'arcivescovo anglicano Thabo Makgoba, che è stato eletto presidente della “National Church Leaders’ Consultation” per i prossimi tre anni. Egli ha invitato tutte le Chiese e le Ong che operano nei settori dell'istruzione e della sanità a cooperare e coordinare l'attività per trovare una soluzione globale a questi problemi, che minacciano la dignità di ogni persona in Sudafrica “Lo Stato e la Chiesa sono entrambi complici del fallimento della società e la storia ci giudicherà duramente” ha dichiarato il vescovo Lunga Ka Siboto della Chiesa Episcopale Etiopica, che ha aggiunto: “Non possiamo più nascondere questi problemi sotto il tappeto né ignorare la loro gravità”. (R.P.)

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    In Canada la plenaria annuale dei vescovi

    ◊   Si chiuderà venerdì prossimo l’assemblea annuale dei vescovi del Canada, apertasi lunedì scorso presso il Centre Nav Canad di Cornwall, nell’Ontario, alla quale stanno partecipando una novantina di presuli. Oltre all’elezione del successore di mons. Pierre Morissette, attuale presidente della Conferenza episcopale e vescovo di Saint-Jerome, del segretario generale e degli altri membri della dirigenza, tutte cariche che riceveranno un mandato biennale, i vescovi affronteranno alcune tematiche pastorali dell’anno in corso, tracciando un bilancio del lavoro svolto, si confronteranno condividendo le proprie esperienze e rifletteranno sui principali avvenimenti del mondo. La prima parte della plenaria, inoltre, riporta L’Osservatore Romano, è dedicata alle esortazioni apostoliche post-sinodali di Benedetto XVI “Sacramentum caritatis”: la riflessione sarà guidata dall’arcivescovo di Toulouse, mons. Robert Le Gall. Per la prima volta, infine, i lavori dell’assemblea dei vescovi sono trasmessi in diretta da diverse emittenti radiofoniche e televisive del Paese: un’occasione unica di seguire l’evento per i presuli che non sono potuti intervenire di persona. (R.B.)

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    Madrid: riunita la Commissione permanente della Conferenza episcopale spagnola

    ◊   La Commissione permanente della Conferenza episcopale spagnola si riunisce oggi e domani a Madrid, soffermandosi in primo luogo sulle iniziative da porre in essere in merito alla dichiarazione di San Giovanni d’Avila a Dottore della Chiesa universale. Quella autunnale è la prima sessione della Commissione dopo l’annuncio della prossima proclamazione dato da Benedetto XVI in occasione della Gmg di Madrid, al termine dell’Eucaristia con i seminaristi nella cattedrale dell’Almudena, il 20 agosto scorso. L’attenzione dei presuli si rivolgerà inoltre al nuovo Piano pastorale della Conferenza episcopale spagnola, la cui redazione è stata rinviata al fine di poter recepire gli insegnamenti del Santo Padre durante l’incontro mondiale con la gioventù nella capitale iberica. Alla Commissione è anche affidato il compito di verificare e approvare gli ultimi emendamenti introdotti nel documento “La trasmissione della fede. Orientamenti per un’azione coordinata della parrocchia, della famiglia e della scuola”. Come è consuetudine nel caso di elezioni generali, la Commissione permanente potrebbe diffondere una Nota di orientamento morale in vista del voto previsto il 20 novembre prossimo. I vescovi dovranno infine approvare l’agenda della XCVIII Plenaria, prevista dal 21 al 25 novembre prossimi e procedere ad alcuni adempimenti amministrativi. (M.V.)

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    Hong Kong: il cardinale Zen in sciopero della fame per la libertà di educazione nelle scuole

    ◊   Il cardinale Joseph Zen ha iniziato stamane uno sciopero della fame a sostegno del diritto dei cattolici alla libertà di educazione. Il digiuno per almeno tre giorni è per “sottolineare l’ingiusta sentenza della Corte suprema contro la diocesi, che rischia di distruggere l’educazione cattolica nel territorio”. Il 14 ottobre scorso la Corte suprema di Hong Kong ha rigettato il ricordo della diocesi contro la necessità di introdurre nella gestione della scuole un comitato organizzativo che valuti il progetto educativo della scuola. A tale comitato - riferisce l'agenzia AsiaNews - partecipano oltre a genitori e studenti, anche personalità al di fuori del mondo della scuola – precettati dal governo – che rischiano di deviare la proposta educativa delle scuole libere. Il cardinale Zen si è sempre opposto a questa riforma e ad altre, che risentono del tentativo di Pechino di voler controllare il sistema scolastico di Hong Kong. Per contestare questa riforma “ingiusta”, il vescovo emerito di Hong Kong ha deciso di fare tre giorni di digiuno in cui non mangerà niente, ma assumerà solo acqua e farà la comunione. “Voglio sottolineare – ha detto ad AsiaNews - la decisione errata della Corte suprema, una grande ingiustizia verso la Chiesa e il territorio di Hong Kong, che rischia di distruggere il sistema educativo del territorio, considerato uno dei migliori della regione, di alta qualità ed efficienza”. Per il suo digiuno, il cardinale Zen sta ricevendo la solidarietà di molte personalità del territorio. Contro la decisione della Corte suprema si sono espressi anche i responsabili delle comunità anglicane e metodiste, anch’essi preoccupati per l’interferenza del governo (e della Cina) nella proposta educativa cristiana. Proprio in occasione del suo digiuno, su internet sono apparsi alcuni blog che rivelano l’ammontare di tante donazioni ricevute dal cardinale Zen in questi anni. La somma si aggira sui 3 milioni di dollari di Hong Kong all’anno (circa 300mila euro). Le donazioni sarebbero state effettuate dal magnate Jimmy Lai, un convertito al cattolicesimo e sostenitore della democrazia a Hong Kong e in Cina. Le rivelazioni non accusano nessuno, ma gettano il sospetto che il cardinale Zen abbia intascato tutti questi soldi per sé o per sostenere il movimento democratico in direzione anti-Cina. In una conferenza stampa il porporato ha risposto di usare i soldi delle donazioni per sostenere borse di studio per studenti cattolici cinesi; aiuto a vescovi ufficiali e sotterranei della Cina; sostegno a diocesi colpite da disastri naturali (tsunami, terremoti, alluvioni); traduzioni in cinese dei documenti e testi teologici della Chiesa. (R.P.)

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    Thailandia: seminario dei vescovi dell'Asia sui cambiamenti climatici

    ◊   A Bangkok, in Thailandia, è iniziato oggi un seminario di due giorni promosso dalla Federazione delle Conferenze episcopali dell’Asia (Fabc) sul tema “Riscaldamento globale e cambiamenti climatici e il loro impatto sull’Asia – Le sfide e la risposta della Chiesa”. Quattro gli obiettivi principali dell’incontro: creare una maggiore consapevolezza nella Chiesa asiatica sul rapporto tra cambiamenti climatici e giustizia; promuovere il ruolo della Chiesa nella lotta agli effetti dei cambiamenti climatici in Asia e individuare risposte comuni; collegare questo impegno della Chiesa alla Conferenza sul clima di Durban, in Sud Africa e al prossimo Summit per la Terra a Rio de Janeiro in Brasile (Rio +20) e, infine, di avviare un programma di formazione permanente per i vescovi asiatici sulla dottrina sociale della Chiesa. Nel programma sono previste diverse testimonianze dal Vietnam, dalla Thailandia, e da Kiribati. Tra gli ospiti: l’economista tedesco Ottmar Edenhofer, il dott. Martin Khor della Segreteria generale della Task Force delle Nazioni Unite su Ambiente e gli Insediamenti Umani, lo scienziato tedesco Ernst-Ulrich von Weizsäcker e padre John T. Brinkman, M.M., studioso di storia delle culture e delle religioni. (M.V.)


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    L’inquinamento alla prima Conferenza sul clima e lo sviluppo dell’Africa

    ◊   Un documento presentato alla prima Conferenza sui cambiamenti climatici e lo sviluppo in Africa rivela che, entro il 2030, le ripercussioni economiche dei cambiamenti climatici potrebbero costare tra l’1,5 e il 3% del prodotto interno lordo del continente. L'incontro di Addis Abeba – scrive l’agenzia Misna - è organizzato dall’Unione Africana, la Banca di Sviluppo Africana (Bad) e la Commissione economica per l’Africa delle Nazioni Unite. Obiettivo della conferenza è rafforzare la posizione dell’Africa in vista dei negoziati sul clima dopo il 2012, quando scadrà il protocollo di Kyoto. Il continente africano, infatti, è il più colpito dagli effetti del riscaldamento globale, ma è responsabile solo del 3% dei gas a effetto serra. L'incontro è un'occasione per riuscire a parlare con una sola voce, anche per ottenere risarcimenti da parte dei Paesi maggiormente “inquinanti”: già dalla prossima Conferenza delle parti sui cambiamenti climatici (Cop 17) che si terrà a Durban, Sudafrica. “Per l’Africa adattarsi ai cambiamenti climatici non è un’opzione, ma un obbligo, una sfida enorme. È una questione di sopravvivenza per milioni di africani che vivono nelle zone rurali", ha detto Abdoulie Janneh, segretario esecutivo della Commissione economica per l’Africa delle Nazioni Unite. (G.C.)


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    Progressi nella lotta alla malaria in Africa

    ◊   Migliora la lotta alla malaria in Africa. Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) – riferisce l’agenzia Misna - nel 2009 la malaria ha ucciso oltre 780mila persone, il 20% in meno rispetto al decennio precedente. Circa l’85% delle vittime sono africani, sottolineano gli esperti dell’Oms, ma nell’area sub-sahariana la diffusione di spray insetticidi e zanzariere hanno dato buoni risultati. Madagascar, Gambia, Rwanda, Sao Tomé e Principe figurano tra i Paesi più attivi nel contrastare la malattia. Netta diminuzione dei casi, infine, anche in Botswana, Sudafrica e Swaziland. (G.C.)

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    Domani la Giornata mondiale dell’osteoporosi

    ◊   Un’epidemia silenziosa che, data l’incidenza, si configura come una delle principali emergenze sanitarie di tutti i Paesi occidentali: è l’osteoporosi, malattia che colpisce l’apparato osseo dell’individuo e affligge specialmente le donne in menopausa. L’incidenza di questa patologia è sorprendentemente alta: si calcola che nel mondo sia la causa principale di una frattura ogni tre secondi. Per sensibilizzare le popolazioni alla prevenzione, che resta l’unica arma in grado di sconfiggerla completamente, l’International Osteoporosis Foundation ha promosso per domani la Giornata mondiale dell’osteoporosi, durante la quale saranno a disposizione del pubblico visite e analisi diagnostiche gratuite presso le strutture aderenti. In Europa, i Paesi più colpiti sono Germania, Spagna, Francia, Italia, Svezia e Regno Unito, dove nel 2010 si sono verificati due milioni e mezzo di fratture da osteoporosi: circa 280 all’ora. In questi Paesi, inoltre, ogni giorno muoiono circa 80 persone per problematiche connesse all’osteoporosi. Uno dei problemi principali che la Giornata vuole sconfiggere, è la scarsa consapevolezza: appena una donna su due e un uomo su cinque sa di avere questa malattia che si può controllare solo attraverso un’alimentazione controllata che preveda l’introduzione del calcio necessario alla mineralizzazione delle ossa e di una quantità congrua di vitamina D che controlla il metabolismo osseo, e di una moderata attività fisica, così da irrobustire la muscolatura. (R.B.)

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    Morto il poeta Andrea Zanzotto, aveva 90 anni

    ◊   “Braci e spine premono intorno, le candele alzano mura di marmo, sotto le mense muto splendido cane è la morte”. Sono versi del poeta Andrea Zanzotto, morto ieri all’età di 90 anni in seguito a problemi cardiaci. Nato a Pieve di Soligo (Treviso) nel 1921 dopo il diploma magistrale si laurea in Lettere, insegna e partecipa alla Seconda guerra mondiale dalla parte della Resistenza nelle file di Giustizia e Liberta' occupandosi di stampa e propaganda del movimento. Nel 1950 vince il premio di poesia San Babila: tra i giurati Ungaretti, Montale e Quasimodo. Pubblica il primo libro nel 1951, “Dietro il passaggio, Elegia e altri versi”, l’ultimo, “Conglomerati”, nel 2009. Del 1968 è la raccolta, tuttora considerata la fondamentale della sua opera, “La beltà''. Del 1976 è l'incontro con Fellini, con il quale ha collaborato nel film 'Casanova'. Nel 1982 l’Università Ca' Foscari di Venezia gli ha conferito la laurea honoris causa. Gli anni Ottanta sono quelli in cui Zanzotto comincia a combattere contro la depressione, che sconfiggerà nel 1987, dopo un miracoloso viaggio a Parigi e la pubblicazione di “Idioma”. Considerato uno dei massimi poeti italiani del XX secolo, era definito un poeta d’ispirazione neoclassica. (G.C.)

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    New York: a Ground Zero sarà ricostruita la chiesa ortodossa di San Nicola

    ◊   L’arcidiocesi greco-ortodossa di America ha annunciato venerdì scorso di aver trovato un accordo con l’Autorità portuale di New York e del New Jersey per la ricostruzione della chiesa di San Nicola, distrutta nel crollo delle Twin Towers causato dal tragico attentato terroristico dell’11 settembre 2001. Il nuovo edificio — che comprenderà anche un luogo, non confessionale, dove potranno sostare in raccoglimento le persone che nella tragedia hanno perso un proprio caro — sorgerà al 130 di Liberty Street, nella zona dello Zuccotti Park, a pochi passi da dove sorgeva il World Trade Center. «È la realizzazione di un sogno durato dieci anni», ha detto l’arcivescovo Demetrios ringraziando per la raggiunta intesa il governatore dello Stato di New York, Andrew Cuomo. Sarà l’amministrazione portuale - riporta L'Osservatore Romano - a finanziare i lavori di sistemazione del sito, mentre l’arcidiocesi greco-ortodossa di America penserà alla costruzione della chiesa. (R.P.)

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    L’Unitalsi donerà alla chiesa romana oltraggiata una nuova statua della Vergine

    ◊   L’Unitalsi ha annunciato che donerà una nuova statua della Vergine Maria alla parrocchia dei Santi Marcellino e Pietro, dove sabato scorso, nel corso degli scontri avvenuti all’interno della manifestazione a Roma, una statua raffigurante la Madonna è stata profanata e distrutta. Il dono sarà consegnato nel corso di una celebrazione fissata per il prossimo 5 novembre, precisa l'agenzia Sir: “Le immagini della distruzione della statua ci hanno molto turbato – ha spiegato mons. Luigi Marrucci, assistente nazionale dell’Unitalsi e vescovo di Civitavecchia – vogliamo offrire un segno di solidarietà verso la comunità parrocchiale che ha subito questa offesa e pregheremo per quei giovani che hanno scelto un modo errato per esprimere la propria delusione per l’oggettiva difficoltà in cui versa il nostro sistema sociale”. Alla preghiera vespertina nella giornata di lunedì si è unito anche il vicario del Papa, cardinale Agostino Vallini che ha partecipato al Rosario di riparazione nella chiesa parrocchiale. Il vice assistente nazionale dell’Unitalsi, don Danilo Priori, ha presentato il dono della nuova statua come “un gesto simbolico che esprime la volontà di rimarcare il valore e i valori del Vangelo come unica via per costruire una società giusta, equa, solidale, dove le paure del futuro si accompagnano alla certezza di una speranza che cammina sulle gambe degli uomini e si poggia sulle responsabilità dei singoli e della collettività”. Infine, il presidente nazionale dell’associazione, Salvatore Pagliuca, ha dichiarato che il 5 novembre sarà presente anche una delegazione di bambini, che già sabato scorso avrebbero dovuto effettuare a Roma un pellegrinaggio, poi rimandato: “Affideremo loro – ha detto – il compito di essere ambasciatori di pace”. (R.B.)

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    24 Ore nel Mondo



    Doppio attacco dei separatisti curdi in Turchia. Almeno 26 soldati uccisi

    ◊   Esplode nuovamente la tensione tra ribelli curdi del Pkk e Turchia. Aviazione ed esercito turco stamattina hanno condotto diversi raid contro postazioni dei separatisti in Iraq in risposta al doppio attacco in Turchia contro obiettivi militari che ha provocato la morte di ameno 26 soldati. Il presidente Gul ha giurato vendetta nei confronti della formazione. Eugenio Bonanata ha raccolto il commento di Alberto Rosselli, giornalista ed esperto dell'area:

    R. – Questi ennesimi scontri stanno a dimostrare una rigidità di atteggiamento sia da parte del governo turco sia da parte del partito dei lavoratori del Kurdistan. Trattative non ce ne sono mai state, in effetti, fra le due componenti. E’ una guerra, quella fra il Pkk e Turchia, che rischia però di creare una fortissima tensione e rischia di coinvolgere altre nazioni. Non a caso, i raid aerei turchi hanno interessato la zona irachena e, in passato, ci sono state anche questioni di confine fra Siria e Turchia, che sono entrambe però in contrasto con il Pkk.

    D. – Qual è la posizione della comunità internazionale?

    R. – Dal punto di vista della politica internazionale, o meglio del giudizio della diplomazia internazionale, tutto tace e nessuna nazione, nessuna potenza prende una posizione chiara sia nei confronti della Turchia sia nei confronti del Pkk, che però - ricordiamo - è stato definito un’organizzazione terroristica da Paesi come Turchia, Stati Uniti, Unione Europea, Siria e Australia. Questo conflitto dura da decenni e non è mai stata presa una posizione, anche perché si tratta di una regione molto nevralgica. Ricordiamo che il Kurdistan è una zona che potenzialmente è molto ricca di petrolio, per cui la comunità internazionale sta alla finestra, guarda e spera che le cose si possano risolvere da sole.

    D. – Anche la Cina resta alla finestra?

    R. – La Cina ha un occhio di riguardo per quello che succede in Medio Oriente e, soprattutto, in Centro Asia e ce l’ha in funzione turca in quanto, nel prossimo decennio, sarà molto probabile un ipotetico conflitto economico fra Cina e Turchia, perché la Turchia sta effettuando degli enormi investimenti in Asia Centrale, nelle Repubbliche asiatiche centrali, che sono anche un po’ nel mirino economico della Cina. (ap)

    Yemen
    La yemenita e premio nobel per la pace 2011, Tawakkul Karman, ha manifestato con altri attivisti davanti al palazzo delle Nazioni Unite di New York per chiedere sanzioni e il deferimento alla Corte Internazionale di Giustizia nei confronti del presidente dello Yemen, Abdullah Saleh, da oltre trent’anni al potere. Ieri l’ennesima giornata di violenze nel Paese arabo, dove 12 persone sono state uccise e 70 sono rimaste ferite a seguito dell’attacco delle forze di sicurezza ad un corteo che chiedeva le dimissione del capo dello Stato.

    Libia
    Il figlio del colonnello Muammar al-Gheddafi, Saif al-Islam, ha invitato i suoi seguaci a sequestrare esponenti di un certo peso del Consiglio Nazionale di Transizione o stranieri appartenenti ai Paesi dell'alleanza Nato, al fine di effettuare scambi con i prigionieri lealisti presso gli insorti e di creare pressione sui Paesi occidentali. Il preoccupante appello del figlio del colonnello arriva all’indomani della visita in Libia del segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, che ha garantito l’impegno degli Stati Uniti e della Nato “fino a quando Muammar Gheddafi costituirà una minaccia”.

    Somalia, morto l’ostaggio francese
    È morta Marie Dedieu, la cittadina francese rapita il 1 ottobre a Manda Bay, Kenya, da guerriglieri somali del gruppo Shebab e tenuta prigioniera per circa venti giorni. Lo ha annunciato il ministero degli Esteri francese da cui si apprende che i rapitori si erano rifiutati di consegnare le medicine che erano state inviate per la donna. Intanto prosegue l’offensiva dell’esercito del Kenya in Somalia contro gli integralisti di al Shabab. Ieri almeno sei morti per un kamikaze che si è fatto esplodere davanti alla sede del ministero degli Esteri di Mogadiscio.

    Grecia, sciopero di 48 ore in vista del voto su piano austerità
    Grecia paralizzata per le 48 ore di agitazioni sindacali iniziate stamani in vista del voto finale del parlamento sulle nuove misure di austerità messe a punto dal governo su richiesta dell’Unione Europea e del Fondo monetario internazionale. Oltre 100mila persone stanno manifestano nelle piazze delle principali città elleniche. Sentiamo Marco Guerra:

    Uffici pubblici, banche, ospedali, trasposti aerei e marittimi, studi professionistici, supermercati, panetterie. Allo sciopero nazionale di 48 ore ha aderito anche la Confederazione Nazionale del Commercio, decidendo la serrata di tutti i negozi del Paese. Dopo due settimane di agitazioni settoriali oggi scendono in piazza tutte le categorie del lavoro. 120mila manifestanti stanno sfilando nelle principali città elleniche, fra cui Salonicco, Patrasso ed Heraklion. Ad Atene oltre 70 mila persone si sono riunite a piazza Syntagma, dove si registrano i primi scontri davanti alla barricata eretta dalla polizia intorno alla sede del Parlamento, dentro al quale è iniziata la discussione delle misure di austerità che saranno votate domani. I provvedimenti proposti dall'esecutivo Papandreou per venire incontro alle richieste di Ue e Fmi, prevedono la riduzione di 30mila lavoratori nel settore pubblico entro la fine di quest'anno, il blocco dei contratti di lavoro collettivi e l'imposizione di nuove tasse. Il primo ministro socialista può contare su una maggioranza di quattro deputati che, nelle ultime ore, appare sempre più fragile. Si prevede, comunque, che il pacchetto di misure passi grazie al sostegno di un partito minore. Occhi puntati dunque da parte di tutta l’Europa, che intanto registra il declassamento di due livelli del debito sovrano della Spagna da parte dell’agenzia Moody's. Il rafforzamento del Fondo salva stati europeo (Efsf) “potrà servire anche a far fronte a situazioni che al momento non si stanno affrontando, come quella spagnola”, ha commentato il presidente della Commissione Ue, Manuel Barroso.

    Italia – Politica
    In Italia si allungano i tempi per il varo del decreto sviluppo. “I soldi non ci sono” ha spiegato il premier Berlusconi, precisando il governo è al lavoro per definire un testo convincente. E mentre spunta l’ipotesi di concordato fiscale per reperire finanziamenti si intensifica il pressing da parte di imprese e opposizioni che chiedono di fare presto. Il presidente Napolitano, dal canto suo, ha detto che sono “impellenti le scelte di riforme strutturali per la crescita”, e si è detto “angustiato per la mancanza di condivisione politica”.

    Tibet protesta monaci
    Una religiosa buddista tibetana, Tenzin Wangmo, di appena 20 anni, si è data fuoco ieri per protestare contro il governo cinese. A darne notizia un comunicato del monastero di Kirti. Sale così a cinque il numero di monaci tibetani che dall’inizio del mese si sono immolati in segno di protesta. In risposta il governo centrale di Pechino ha inviato oltre 20.000 agenti nella zona per 'rieducazione', distribuendo bandiere e immagini dei leader cinesi. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 292

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli.