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Sommario del 18/10/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Presentato ai media il pellegrinaggio di Benedetto XVI del 27 ottobre ad Assisi. Folta la presenza di Chiese cristiane e di altre fedi
  • Il cardinale Turkson: ad Assisi il Papa chiama tutti gli uomini di buona volontà a lavorare per la pace
  • Mons. Bruno Forte sull’Anno della Fede indetto da Benedetto XVI: chi si estrania dalla storia non è un vero cristiano
  • Cortile dei Gentili: a Firenze incontro su "Umanesimo e bellezza, ieri e oggi"
  • Mons. Celli al Convegno in Cile su "Chiesa e cultura digitale: nuovi orizzonti per la missione ecclesiale"
  • Oggi u "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Tornato a casa il soldato Shalit. Liberati circa 500 detenuti palestinesi
  • Bioetica: "no" della Corte di giustizia Ue ai brevetti che sopprimono gli embrioni
  • Padre Simone sul convegno di Todi: i cattolici possono fare molto per cambiare la politica
  • Chiesa e Società

  • Filippine: padre Tentorio "scomodo" perchè difendeva i diritti degli indigeni
  • Liberazione Shalit-detenuti palestinesi: per il nunzio apostolico "un fatto positivo"
  • Pakistan: il ministro per l’Armonia ha avuto garanzie sul trattamento di Asia Bibi
  • Usa-Canada: i vescovi dei due Paesi solidali con i cristiani in Egitto
  • Approvata in Egitto la legge anti-discriminazione
  • Mumbai: Simposio dei vescovi dell'Asia sulla Dottrina sociale della Chiesa
  • Myanmar: l'arcivescovo di Yangon intravede "segnali positivi" da parte del governo
  • Thailandia: la Chiesa mobilitata per le popolazioni colpite dalle alluvioni
  • America Centrale: almeno 80 morti per le piogge torrenziali
  • Messico: il cardinale di Monterrey favorevole al piano anticorruzione
  • Preghiera delle religiose europee nella Giornata contro la tratta
  • Libano: conclusa la visita pastorale negli Usa del patriarca maronita mons. Rai
  • Giordania: il Patriarcato latino di Gerusalemme apre l’Università di Madaba
  • Sud Sudan: a Juba simposio di rappresentanti di tutte le comunità cattoliche
  • Camerun: la Chiesa auspica una nuova legge elettorale
  • Al via in Spagna il XVII Congresso mondiale dell’educazione cattolica
  • Kazakhstan: le nuove leggi sulla libertà religiosa mettono a rischio la Chiesa cattolica
  • Messaggio dei vescovi italiani per la Giornata del ringraziamento
  • Presentato a Milano il rapporto Cei “Il cambiamento demografico”
  • Roma: presentazione della miscellanea di studi in onore del 60.mo genetliaco di mons. Fisichella
  • Ad Assisi quattro giorni di convegno dell’Aipas sulla fragilità umana
  • 24 Ore nel Mondo

  • Spagna: separatisti baschi verso l'abbandono della violenza
  • Il Papa e la Santa Sede



    Presentato ai media il pellegrinaggio di Benedetto XVI del 27 ottobre ad Assisi. Folta la presenza di Chiese cristiane e di altre fedi

    ◊   Il prossimo 27 ottobre, Assisi tornerà ad essere per un giorno l’epicentro delle religioni mondiali. Questa mattina, nella Sala Stampa Vaticana, è stata presentata ai media la “Giornata di riflessione, dialogo e preghiera per la pace e la giustizia nel mondo”, che Benedetto XVI ha convocato per celebrare i 25 anni dal primo, analogo raduno voluto da Giovanni Paolo II nella città francescana. Folta e di livello la presenza dei rappresentanti ecumenici e di altre fedi annunciata ad Assisi. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Lo “Spirito di Assisi” ha aperto una stagione di incontri e scritto una storia di dialogo dalla quale è ormai impossibile prescindere. Lo dimostrano i tanti capi religiosi che tra nove giorni saranno con il Papa tra le strade della città di Francesco, sulle orme di chi li precedette 25 anni fa. Alla conferenza stampa di questa mattina è stato diffuso l’elenco complessivo dei partecipanti. Per le Chiese d’Oriente, saranno 17 le delegazioni coinvolte, con il Patriarca ortodosso ecumenico Bartolomeo I a guidare il gruppo proveniente da Costantinopoli, mentre per il Patriarcato di Mosca sarà ad Assisi Sua Eminenza Aleksandr. Le Chiese Ortodosse Orientali avranno inviati dal Patriarcato siro-ortodosso, dalla Chiesa Apostolica Armena e dalla Chiesa ortodossa siro-malankarese, compresa anche una delegazione della Chiesa Assira dell’Oriente. Tredici invece le delegazioni delle Chiese d’Occidente, tra le quali quella della Comunione Anglicana, guidata dal suo primate, l’arcivescovo di Canterbury Rowan Williams. Con il Papa saranno, fra gli altri, anche i membri della Federazione Luterana Mondiale, della Comunione Mondiale delle Chiese Riformate e del Consiglio Metodista Mondiale. Prestigiosa anche la rappresentanza del mondo ebraico internazionale, tra cui figurano i delegati del Gran Rabbinato di Israele.

    Saranno ben 176 gli esponenti delle diverse tradizioni religiose non cristiane e non ebraiche. Dai Paesi arabi e mediorientali e da quelli occidentali giungeranno ad Assisi 48 musulmani, tra i quali spiccano un rappresentante del re dell’Arabia Saudita e il presidente della Direzione dei Musulmani del Caucaso. La presenza musulmana è statisticamente ancor più forte rispetto ai precedenti raduni nella città francescana: nel 1986 erano 11, 32 otto anni fa per la preghiera post-11 settembre, 50 quelli previsti tra pochi giorni. E poi, ancora, indù (tra cui un nipote del Mahatma Gandhi, che partecipò alla Giornata del 1986), sikh, zoroastriani, buddisti, seguaci di Confucio, shintoisti, rappresentanti delle religioni tradizionali dell’Africa e dell’America: tutti per riflettere insieme e concludere con una solenne, rinnovata promessa di impegno comune per la pace. Annunciata pure la partecipazione di quattro docenti europei, che si professano non credenti e che simboleggeranno l'universalità del confronto sui grandi valori dell'umanità.

    Benedetto XVI trascorrerà l’intera giornata ad Assisi, raggiungendola e ripartendo da essa a bordo di un convoglio messo a disposizione delle Ferrovie italiane. La partenza del treno con le varie delegazioni è prevista alle 8 dalla Stazione Vaticana; il rientro in Vaticano per le 20.30. Il giorno prima, alle 10.30, Benedetto XVI presiederà in Piazza San Pietro, al posto dell’udienza generale, una liturgia della Parola, circondato in modo speciale dalla comunità ecclesiale della Diocesi di Roma.

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    Il cardinale Turkson: ad Assisi il Papa chiama tutti gli uomini di buona volontà a lavorare per la pace

    ◊   Anche oggi, come 25 anni fa, il mondo ha bisogno di pace e per questo serve l’impegno degli uomini di fede: è quanto ribadito stamani alla presentazione, in Sala Stampa vaticana, della Giornata di preghiera per la pace ad Assisi del prossimo 27 ottobre, che richiama lo storico incontro voluto dal Beato Giovanni Paolo II nel 1986. Alla conferenza hanno preso parte, tra gli altri, il cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace e mons. Pier Luigi Celata, segretario del Pontificio Consiglio del Dialogo Interreligioso. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Il Papa si farà pellegrino ad Assisi, tra i pellegrini di pace: è quanto sottolineato dal cardinale Turkson che ha messo l’accento sulla dimensione della fraternità che si vivrà ad Assisi, dove saranno presenti personalità di più di 50 Paesi:

    “Vuole essere un sogno che continua e diviene sempre più realtà: ognuno insieme all’altro, non più uno contro l’altro; tutti i popoli in marcia da diversi punti della terra, per riunirsi in un’unica famiglia”.

    Per la costruzione di un mondo migliore, ha soggiunto il presidente di Giustizia e Pace, c’è bisogno dell’impegno di tutti gli uomini di buona volontà, non solo degli uomini di fede. E ha indicato le nuove sfide dalla crisi economica a quella delle istituzioni democratiche, al terrorismo internazionale:

    “Ancora una volta – basti pensare ai recenti avvenimenti in Egitto o in altre regioni del mondo – c’è bisogno di dire 'no' a qualsiasi strumentalizzazione della religione. La violenza tra religioni è uno scandalo che snatura la vera identità della religione, vela il volto di Dio ed allontana dalla fede”.

    Ancora, il cardinale Turkson ha spiegato che il Papa ha voluto porre la Giornata di Assisi, oltre che nel segno della preghiera e del digiuno anche nel segno del pellegrinaggio. E si è soffermato sulla ricerca della verità quale dimensione forte dell’evento, “per vincere ogni forma di pregiudizio, ma anche di sincretismo che offusca l’identità”:

    “La ricerca della verità è, inoltre, condizione per abbattere il fanatismo e il fondamentalismo, per i quali la pace si ottiene con l’imposizione agli altri delle proprie convinzioni”.

    Dal canto suo, il segretario del dicastero per il dialogo interreligioso, mons. Celata, ha avvertito che i seguaci delle diverse religioni sono chiamati a offrire soluzioni ai tanti problemi del nostro tempo. “Dalla capacità delle religioni di servire l’uomo nella totalità della sua dignità – ha soggiunto – dipende, in ultima istanza, la loro credibilità”:

    “Appare evidente, in questo contesto, la necessità dell’incontro, del dialogo, del comune impegno perché, in un mondo ormai in corsa verso la globalizzazione, le differenti religioni, con le loro specifiche risorse, possano corrispondere alle attese per la promozione di certi valori autenticamente umani”.

    Nella conferenza stampa è stata sottolineata anche un’altra grande novità della Giornata di Assisi di quest'anno: la presenza di quattro intellettuali non credenti invitati dal Papa. All’origine di questa scelta, ha spiegato mons. Sánchez de Toca, sotto-segretario del Pontificio Consiglio della Cultura, vi è la convinzione del Papa che l’uomo “sia credente sia non credente è sempre alla ricerca di Dio e dell’Assoluto”. Egli è pertanto sempre un pellegrino alla ricerca, in cammino verso la pienezza della verità. Rispondendo alle domande dei giornalisti, il cardinale Turkson ha ribadito che in questa Giornata l’enfasi sarà sulla dimensione del pellegrinaggio e che le preghiere saranno dunque individuali, per evitare rischi di sincretismo. Ma questo, ha evidenziato, non rappresenta un giudizio negativo nei confronti delle Giornate precedenti, volute dal Beato Wojtyla. Mons. Celata ha invece rilevato che la “primavera araba” ha investito anche la dimensione religiosa, rendendo meno facile il dialogo in alcuni Paesi. Parlando dell’Egitto, ha citato il caso del congelamento dei rapporti con Al Azhar, l’Università musulmana più antica al mondo. Una rottura ingiustificata:

    “La posizione del Papa Benedetto XVI circa i musulmani: credo che nessuna persona di leale e buona volontà possa trovare elementi che siano in contrasto, in opposizione, in antipatia del mondo musulmano”.

    Molte domande dei giornalisti si sono concentrate sui nomi dei rappresentanti delle diverse religioni. A proposito dell’assenza del Dalai Lama ad Assisi, è stato spiegato che il leader buddista era stato invitato ma ha dovuto declinare per un precedente impegno. Tuttavia, alla Giornata, sarà presente un suo delegato.

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    Mons. Bruno Forte sull’Anno della Fede indetto da Benedetto XVI: chi si estrania dalla storia non è un vero cristiano

    ◊   L’Anno della Fede, indetto da Benedetto XVI con la lettera apostolica Porta Fidei pubblicata ieri, è un invito a “mettersi in cammino” per aprire il cuore alla speranza, a Gesù Cristo. La porta della fede – scrive il Papa – è sempre aperta anche per tante persone che, “pur non riconoscendo in sé il dono della fede, sono comunque in una sincera ricerca del senso ultimo”. Sull’Anno della Fede, che inizierà l’11 ottobre del 2012, si sofferma al microfono di Amedeo Lomonaco l’arcivescovo di Chieti-Vasto, mons. Bruno Forte:

    D. – L’Anno della fede, dall’11 ottobre 2012 al 24 novembre del 2013, sarà profondamente legato a pagine dense di significato come il 50.mo anniversario del Concilio Vaticano II, la ricorrenza dei 20 anni del Catechismo della Chiesa cattolica e l’apertura, proprio ad ottobre del prossimo anno, dell’Assemblea generale del Sinodo dei vescovi…

    R. – Il Papa ha voluto celebrare il 50.mo del Concilio Vaticano II. Il Concilio è quanto mai vivo, e lo specifico che Benedetto sottolinea è che i grandi frutti del Vaticano II sono nell’ordine della fede. Il Concilio, cioè, è stato una "primavera" della fede, un rinnovato soffio dello Spirito. Credo che la coincidenza del 50.mo del Vaticano II, del Sinodo dei vescovi sulla nuova evangelizzazione e dell’apertura dell’Anno della fede sia estremamente emblematica di una profonda continuità nel costante rinnovamento che il Papa indica come via della Chiesa, in modo speciale all’insegna del grande dono della fede.

    D. – E per percorrere questa via, la conoscenza dei contenuti della fede – aggiunge il Santo Padre – è essenziale per aderire con intelligenza e volontà a quanto viene proposto della Chiesa…

    R. – Il Papa richiama la necessità di entrambe queste operazioni. E’ necessario che i credenti e coloro che sono in ricerca conoscano in profondità i contenuti della fede. In questo senso, richiama anche l’uso del Catechismo nella Chiesa cattolica. E dall’altra parte, indica che questo contenuto della fede va fatto anche proprio con un cammino di libertà, mettendosi in gioco. Io credo che sia molto bella l’attenzione anche a questo secondo aspetto, perché è l’aspetto che mette in luce l’importanza che ciascuno, nella propria libertà, giochi se stesso nel “sì” e nell’audacia della fede.

    D. – E un altro punto cruciale di questo documento riguarda proprio l’audacia della fede: il cristiano – spiega il Papa – non può mai pensare che il credere sia un fatto privato. La fede implica una testimonianza e un impegno pubblici e questa è un’esigenza molto urgente, proprio in questa società…

    R. – Non si può vivere la fede come un qualcosa di privato, di individualistico che ci estranei in qualche modo dalla storia. Il cristianesimo non è la religione della salvezza "dalla" storia, ma è la religione della salvezza "della" storia. E questo significa che proprio coloro che vivono l’adesione di fede al Signore Gesù, al Verbo incarnato di Dio, devono anche vivere la fedeltà al mondo presente, in cui essi sono posti, e la fedeltà al mondo che deve venire, che è il mondo della promessa di Dio dischiusa in Gesù Cristo. La coniugazione di queste due fedeltà è la testimonianza cristiana. Cioè, non si è testimoni di fede uscendo dalla storia. Si è testimoni di fede portando nel cuore della storia l’esperienza dell’avvento di Dio in Gesù Cristo, che ci ha toccato e cambiato il cuore e la vita. (gf)

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    Cortile dei Gentili: a Firenze incontro su "Umanesimo e bellezza, ieri e oggi"

    ◊   Il “Cortile dei gentili”, la struttura di dialogo tra credenti e non credenti avviata dal Pontificio Consiglio della Cultura, ha vissuto ieri a Firenze una nuova tappa italiana. Ieri pomeriggio, a Palazzo Vecchio, si sono ritrovati intellettuali di diversa estrazione culturale per parlare del tema: ‘Umanesimo e bellezza, ieri e oggi’. Il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del dicastero vaticano, ha tenuto la prolusione. Da Firenze, il servizio del nostro inviato, Fabio Colagrande:

    Senza l’arte Dio rischia di rimanere un’astrazione e la fede è incapace di parlare al cuore dell’uomo. Ma la bellezza, come condizione metafisica del bene, può e deve essere anche il territorio di incontro fra credenti e non-credenti, linguaggio universale di riscatto etico, per costruire un nuovo umanesimo. Sulla base di questo assunto lo splendido Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, ieri gremitissimo, è diventato la cornice ideale di un nuovo appuntamento del Cortile dei Gentili. Un’iniziativa vaticana quest’ultima – ha ricordato in apertura l’arcivescovo di Firenze, mons. Betori - che dimostra l’infondatezza delle accuse di dogmatismo rivolte a una Chiesa che si dimostra invece determinata a porsi in dialogo anche con chi non condivide la sua fede ma si ritrova nella tensione verso il trascendente.

    Ad animare la serata due duetti che intrecciavano quattro ‘diversamente credenti’: da un lato il teatrante Moni Ovadia e il filosofo agnostico Sergio Givone, dall’altro lo scrittore Erri De Luca e lo storico dell’arte Antonio Paolucci. Ad introdurli le riflessioni del presidente del dicastero della cultura. ‘La potenza della bellezza’ evocata nel Siracide, ha ricordato il cardinale Ravasi, va riproposta al giorno d’oggi anche perché è oscura, ‘capace di creare un fremito’. ‘La bellezza ferisce, ma proprio così richiama l’uomo al suo destino ultimo’, scriveva in un saggio il cardinale Ratzinger. Mentre il poeta rumeno Emil Cioran irrideva i teologi che perdono tempo a spiegare l’esistenza di Dio, quando basta un’opera di Bach a provarla. E’ toccato poi all’attore di origine ebraica Ovadia ricordare che l’arte è la forma più completa di conoscenza:

    “Una ghemarà del Talmud ebraico dice: una moglie bella, una casa bella e degli strumenti, intesi come strumenti di creazione, gradevoli, allargano l’orizzonte della conoscenza dell’uomo. La bellezza, l’arte quindi, sono strumenti di conoscenza. Noi abbiamo una visione limitata e occlusiva della conoscenza come atto concettuale e mentale. Il bello è una forma di conoscenza attraverso l’emozione e l’emozione è strumento di conoscenza”.

    Se il prof. Givone come studioso di estetica ha invitato a riscoprire la bellezza come luogo che, da Platone a Kant, è sempre stato territorio di confronto sui grandi temi, Erri De Luca l’ha descritta come energia, forza politica, forza di resistenza dell’umanità:

    “La bellezza è un’energia del mondo. Il mondo è stato creato con questa intenzione di bellezza. Per poterlo sostenere, per poterlo far stare in piedi, per poterlo far girare, le regole che riguardano il funzionamento della macchina mondo, rispondono ad un principio di bellezza. Bisogna semplicemente assecondarlo. Non dobbiamo inventare niente, dobbiamo semplicemente seguire questo scorrere dell’energia della bellezza, che è alla base della vita sia biologica sia dell’universo”.

    Ha chiuso il prof. Paolucci, direttore dei Musei Vaticani, che, invitando il pubblico a rimirare gli affreschi nel salone dei Cinquecento, voluti dal Vasari per glorificare la potenza di Cosimo de’ Medici, ha illustrato la capacità dell’arte di essere ‘minacciosamente persuasiva’. D’altro canto, proprio le sale dei musei vaticani – ha aggiunto - mostrano come la Chiesa abbia considerato per secoli l’eloquente bellezza quasi ‘ombra di Dio’. Una Chiesa che oggi, purtroppo- ha lamentato lo storico dell’arte - vive una preoccupante fase di afasia espressiva. (ap)

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    Mons. Celli al Convegno in Cile su "Chiesa e cultura digitale: nuovi orizzonti per la missione ecclesiale"

    ◊   Un incontro per conoscere meglio l’attuale fase della cultura digitale, allo scopo di lanciare una teologia della comunicazione. È l’obiettivo di fondo del Convegno iniziato ieri all’Università Cattolica di Santiago del Cile dal titolo “Chiesa e cultura digitale: nuovi orizzonti per la missione ecclesiale”. Tra i partecipanti, il presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, l’arcivescovo Claudio Maria Celli, che al microfono di Philippa Hitchen riflette sul rapporto tra nuove tecnologie ed evangelizzazione:

    R. – Sarà un momento importante per la Chiesa latinoamericana, ma sarà anche un momento valido per tutta la Chiesa, perché a livello mondiale si sta interrogando come stabilire un dialogo fruttuoso con l’attuale cultura digitale. La cultura digitale ci pone certamente una sfida, ma riteniamo che la Chiesa debba affrontare questa sfida e vedere come, nel contesto della cultura digitale, esercitare una vera diaconia culturale. Il Papa, nei suoi ultimi messaggi e per le varie giornate mondiali della comunicazione ha voluto invitare addirittura la Chiesa a riflettere su come esercitare una vera pastorale. Addirittura, per la prima volta in uno di questi messaggi, nel 2009, il Papa ha detto proprio che amerebbe che nelle grandi “highways” del mondo cibernetico ci possa essere un posto dove gli uomini possano incontrare Dio. Qui, in questo contesto, per la prima volta il Papa – non voglio dire la seconda volta – ha parlato del Cortile dei Gentili, e lo ha proprio applicato a questa dimensione del cyberspazio, per vedere come gli uomini che lo percorrono, che vi si trovano possano trovare il loro Signore. (ap)

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    Oggi u "L'Osservatore Romano"

    ◊   Uno sguardo libero sul mondo: in prima pagina, Lucetta Scaraffia riguardo all'incontro dei nuovi evangelizzatori.

    In rilievo, nell'informazione internazionale, la liberazione del caporale israeliano Shalit.

    La ricerca ai tempi di internet: in cultura, sulla scoperta del manoscritto vaticano dell'Ethica di Baruch Spinoza, l'inizio e la conclusione dell'intervento - oggi pomeriggio nella sede romana del Consiglio Nazionale delle Ricerche - di Paolo Vian, direttore del Dipartimento Manoscritti della Biblioteca Vaticana.

    Riccardo III a testa in giù per Kevin Spacey: Enrico Reggiani sullo spettacolo diretto da Sam Mendes che ha concluso l'edizione 2011 del Napoli Teatro Festival Italia.

    Cercando un'uscita di sicurezza: Claudio Toscani ricorda il poeta Andrea Zanzotto.

    Quell'amore capace di saldare le pietre: Timothy Verdon al convegno, a Firenze, dedicato all'arte sacra contemporanea.

    Nell'informazione vaticana, un articolo in vista della Giornata di riflessione e di preghiera per la pace e la giustizia nel mondo, che si celebrerà ad Assisi, il 27 ottobre.

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    Oggi in Primo Piano



    Tornato a casa il soldato Shalit. Liberati circa 500 detenuti palestinesi

    ◊   E’ stato rilasciato oggi Gilad Shalit. Il caporale sequestrato da Hamas nel 2006 a Gaza ha già raggiunto Israele, passando per l’Egitto. In cambio della sua liberazione, Tel Aviv ha iniziato il rilascio di oltre 1000 detenuti palestinesi. “La lotta al terrorismo continua”, ha affermato il premier israeliano Netanyahu, dopo essersi felicitato per la conclusione della vicenda. Il servizio di Davide Maggiore:

    “Sono stati anni molto lunghi”: queste le prime parole di Gilad Shalit libero, in un’intervista alla televisione egiziana, che aveva anche diffuso le prime immagini dopo il rilascio. Il caporale ha inoltre dichiarato di aver sempre confidato nella sua liberazione, e di aver avuto la conferma del rilascio una settimana fa. La sua speranza, ha continuato, è che grazie all’accordo raggiunto tra le due parti si possa arrivare alla pace. Shalit ha anche parlato dei 477 detenuti palestinesi liberati come contropartita per l’avvenuto rilascio, alcuni dei quali, su un autobus, hanno già raggiunto Gaza, dove sono stati accolti dal capo dell’esecutivo di Hamas, Ismail Haniyeh. Lo scambio di prigionieri era stato ufficialmente autorizzato ieri dalla Corte suprema israeliana, che aveva respinto il ricorso di alcune famiglie di vittime di attentati. Altri 550 palestinesi saranno rilasciati dal governo di Tel Aviv entro due mesi. Shalit si è felicitato della loro liberazione ''ma a condizione che essi tornino alle loro famiglie e abbandonino la lotta armata'', ha concluso. I detenuti sono attesi da festeggiamenti nei territori palestinesi: a Ramallah saranno ricevuti ufficialmente dal presidente Abu Mazen, mentre Hamas ha organizzato una grande manifestazione celebrativa a Gaza. Arrivato in Israele, Shalit ha anche potuto riabbracciare i suoi familiari. “E’ uno dei giorni più felici della mia vita”, aveva commentato in precedenza Noam Shalit, padre del prigioniero liberato.

    E sui riflessi che il rilascio di Shalit avrà nel rapporto tra opinione pubblica dello Stato ebraico e l’esecutivo Netanyahu, Giancarlo La Vella ha intervistato il collega Giorgio Bernardelli, esperto di questioni mediorientali:

    R. – La liberazione di Shalit è certamente un fatto che porterà un ritorno anche in termini di immagini al premier Netanyahu. Certamente, è una liberazione che avviene ad un prezzo molto alto: ma questo non è il problema maggiore, dal punto di vista dell’opinione pubblica israeliana. Credo sarà predominante rispetto all'idea che ha sempre guidato l’atteggiamento di Israele nei confronti di coloro che venivano rapiti, e cioè che nessun soldato veniva comunque lasciato indietro.

    D. – Come ridisegna i rapporti tra Hamas e Fatah questo accordo che, visto dal punto di vista palestinese, rimette in libertà mille detenuti politici?

    R. – Anche Hamas ottiene un risultato molto importante, perché la liberazione dei prigionieri è il risultato per eccellenza. Il punto è che la questione-prigionieri in Palestina è anche una grande questione sociale, perché nelle carceri israeliane erano – prima di questa liberazione – quasi novemila i detenuti, che in un Paese che ha in Cisgiordania due milioni e mezzo di abitanti, sono un numero molto alto. Per cui, da un punto di vista della politica interna palestinese, Hamas ottiene un grosso successo. E’ il paradosso di questa vicenda: chi era più in difficoltà rispetto alle proprie opinioni pubbliche, ovvero il governo Netanyahu e Hamas, ottiene un ritorno di popolarità, probabilmente insperato fino a qualche settimana fa.

    D. – Nell’opinione pubblica israeliana, che cosa rappresenterà ora Gilad Shalit?

    R. – Intanto, bisognerà vedere in che condizioni ritorna Gilad Shalit, perché un’esperienza di cinque anni in quelle condizioni è un’esperienza molto pesante. Certamente, rappresenterà un simbolo importante. C’è comunque terrore per i nuovi rapimenti, perché purtroppo la conclusione di questa vicenda è che, da un punto di vista dei rapporti, la forza paga. Resta quindi un incubo di fondo di fronte a questa vicenda. E speriamo tutti che non diventi un drammatico precedente. (gf)

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    Bioetica: "no" della Corte di giustizia Ue ai brevetti che sopprimono gli embrioni

    ◊   La Corte di Giustizia europea dice "no" alla brevettabilità dei procedimenti che implicano la distruzione di embrioni umani: una sentenza significativa che esclude qualsiasi possibilità di ottenere brevetti quando il rispetto dovuto alla dignità umana può essere pregiudicato. Al microfono di Roberta Barbi il co-presidente dell’Associazione Scienza e Vita, prof. Lucio Romano, spiega perché è importante il pronunciamento di questa mattina:

    R. – E’ importante, perché pone una relazione diretta tra dignità umana e definizione di embrione umano. Infatti, la Corte considera embrione umano ogni soggetto già dalla fase della sua fecondazione, vale a dire quindi dal momento del concepimento, ed estende questa nozione anche quando la fecondazione non avviene attraverso il normale procedimento dell’incontro di uno spermatozoo con l’ovocita, ma quando l’embrione si va a sviluppare attraverso un procedimento di "transfer" nucleare, che possiamo definire quindi una vera e propria clonazione o invece per partenogenesi.

    D. - Nel 1997, il ricercatore tedesco Oliver Brustle aveva brevettato un procedimento che implicava l’uso di cellule staminali estratte da blastocisti, cioè ovuli fecondati da pochi giorni; brevetto poi annullato. Quali pratiche diagnostiche e terapeutiche comportano la distruzione dell’embrione umano?

    R. – L’estrazione di queste cellule da un embrione umano evidentemente comporta la soppressione dell’embrione stesso. Il dato rilevante che viene sottoposto all’attenzione dalla sentenza è che la Corte reputa che l’intenzione non possa essere brevettata, qualora l’attuazione del procedimento richieda la distruzione di embrioni umani o la loro utilizzazione come materiale di partenza. Apre però il campo per quanto riguarda l’uso terapeutico e diagnostico che sia finalizzato al bene dell’embrione, ma non comporti invece la soppressione dell’embrione stesso.

    D. - Pur mantenendo separate la ricerca scientifica e lo sfruttamento industriale e commerciale, la Corte ha osservato che l’utilizzazione degli embrioni per entrambe queste finalità deve essere esclusa dalla brevettabilità. Quali saranno le conseguenze di tale pronunciamento?

    R. – L'effetto più importante è sul tentativo, nemmeno tanto nascosto e recondito, di dar luogo ad una "brevettazione" dell’inizio della vita. Evidentemente, questo pronunciamento è anche una grande riflessione di ordine etico, perché brevettare la vita significa diventarne assolutamente padroni.

    D. - La Corte ha espresso la sua opinione sulla nozione di embrione umano considerando come tale qualsiasi ovulo umano fecondato e non: cioè ha stabilito che la nozione di embrione umano deve essere intesa in senso ampio…

    R. – In senso ampio, al punto tale che si estende anche alla valutazione dell’embrione, frutto di clonazione, perché quando si parla di un ovulo umano non fecondato, in cui sia stato impiantato il nucleo di una cellula umana matura, noi stiamo parlando di un procedimento di clonazione, così anche per quanto riguarda l’ovulo non fecondato frutto di meccanismo di partenogenesi. Questi sono aspetti molto, ma molto importanti, fermo restando che l’illiceità del procedimento di clonazione e di partenogenesi estende notevolmente il concetto di embrione umano. Credo che questo sia molto significativo, non tanto sotto il profilo della ricerca scientifica, ma soprattutto per quanto riguarda le riflessioni etiche e antropologiche conseguenti. (ap)

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    Padre Simone sul convegno di Todi: i cattolici possono fare molto per cambiare la politica

    ◊   Per il premier italiano, Silvio Berlusconi, dal convegno di Todi di ieri del Forum delle Associazioni cattoliche del mondo del lavoro non è arrivata alcuna "spallata" al governo. Il convegno da titolo “La buona politica per il bene comune” continua dunque a far discutere. Il segretario del Pdl, Angelino Alfano, ha aggiunto che non sta nascendo la nuova Dc, mentre per il vicesegretario del Pd, Enrico Letta, il Forum di Todi è “una sveglia suonata alla politica italiana e all'interno del Paese, e quindi ai due principali partiti”. Alessandro Guarasci ha sentito l’opinione di padre Michele Simone, vicedirettore de “la Civiltà Cattolica”:

    D. - A Todi, ormai è certo, non è nato un nuovo partito; ma allora le associazioni là presenti, secondo lei, come possono arrivare a una piattaforma comune che poi si traduca concretamente anche in elezioni politiche?

    R. - Anzitutto, mettendoci non in una prospettiva religiosa ma in una prospettiva politica, con un programma che unisca i punti fondamentali e poi ciascuno farà le proprie scelte.

    D. - Si è parlato anche di voltare pagina per quanto riguarda la guida del Paese: secondo lei, serve una svolta in questo momento per dare nuovo vigore all’Italia?

    R. - Questo è un problema con molti interrogativi. Quello che è necessario è rinnovare la classe politica, che in molti casi sta da 20-30 anni sempre lì, ferma e si sente l’esigenza di rinnovamento.

    D. - Un’esigenza di rinnovamento che, però, parta soprattutto dai vertici?

    R. - Che coinvolga anche loro, certo, ma anche l’opposizione ha gente che da anni è sempre sulla cresta dell’onda.

    D. - Secondo lei, una vera svolta si potrà avere anche con una nuova legge elettorale?

    R. - Bisognerà vedere come sarà questa nuova legge elettorale e se si farà, perché non è detto che si faccia. Qualche cambiamento indubitabilmente lo comporterà, a cominciare dalla scelta dei candidati.

    D. - Allora, bisognerà tornare necessariamente alle preferenze, secondo lei?

    R. - Anche alle primarie. Le preferenze sono il minimo del cambiamento della legge elettorale.
    D. - Ieri, il cardinale Bagnasco è tornato a parlare con vigore dei valori non negoziabili: questi sono alla base di ogni politica?

    R. - Questi sono valori in cui ciascun cristiano deve credere e quindi li deve promuovere e difendere. Naturalmente, in politica le cose assolute valgano fino ad un certo punto. Si tratta quindi di avere un impegno molto approfondito su questo punto. E comunque la politica non è soltanto questo, è anche questo…

    D. - Ma in questo momento di crisi, secondo lei, c’è bisogno di un nuovo apporto dei cattolici?

    R. - Il Paese ha bisogno di coesione. I cattolici molto possono fare in questo senso, tenendo presente naturalmente che il “mondo cattolico” non esiste più: anche i partecipanti attori, da un punto di vista politico, al di là dei valori non negoziabili, presentavano delle divisioni. Molti avevano o hanno fini diversi. (mg)

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    Chiesa e Società



    Filippine: padre Tentorio "scomodo" perchè difendeva i diritti degli indigeni

    ◊   “Era un personaggio scomodo perché, con la sua opera di alfabetizzazione e istruzione, insegnava agli indigeni i loro diritti, accresceva la loro consapevolezza civile, le loro responsabilità e possibilità. Quest’opera aveva un riflesso soprattutto nelle dispute sulle terre che grandi compagnie minerarie o grandi latifondisti volevano espropriare agli indigeni”: con queste parole padre Angel Calvo, missionario Clarettiano da 30 anni a Mindanao, spiega all’agenzia Fides che padre Fausto Tentorio – missionario del Pime ucciso ieri ad Arakan in circostanze ancora non del tutto chiarite – attraverso il suo lavoro di sviluppo e coscientizzazione dei tribali “aveva toccato interessi di potenti e lobby” che potrebbero essergli costati la vita. Padre Tentorio, che padre Calvo conosceva di persona, apprezzandone l’opera, “è un simbolo per Mindanao: i missionari che, come lui, lavorano per la giustizia e la pace sono a rischio perchè intralciano i piani dei potenti”. Il contesto in cui il missionario viveva è quello di un’isola, Mindanao, ricca di metalli preziosi e di risorse nel sottosuolo, ma anche tanto vasta da scatenare la corsa al latifondo e alla coltivazione estensiva. Tali operazioni minerarie distruggono lo stile di vita dei popoli indigeni di Mindanao, come spesso denunciano le Organizzazioni per i diritti umani. Per comprare terreni, le compagnie straniere non esitano a corrompere i leader delle tribù o ad avallare abusi fisici e psicologici sulle tribù indigene. Tali compagnie sostengono anche la pratica di reclutare gruppi di “paramilitari lumads” come gli “Alamara Mindanao”, utilizzati per minacciare le loro stesse comunità. Lamentele sono giunte anche al governo Aquino: nell’aprile scorso una conferenza di oltre 100 leader tribali di Mindanao ha denunciato che grandi miniere e altri progetti di industrializzazione, centrali a carbone o agricoltura su vasta scala, “dando profitto a imprese straniere, distruggono l’ambiente, la cultura e la vita dei lumad”. Alla conferenza erano presenti anche i leader dei gruppi Ata-Manobo e Manobo, destinatari dei programmi di apostolato di padre Tentorio. La Chiesa cattolica e i missionari a Mindanao, tramite le Commissioni di apostolato verso gli indigeni o le Commissioni “Giustizia e Pace”, hanno sempre appoggiato tali rivendicazioni dei lumads, ricordando l’esistenza di strumenti legislativi come la legge sulla tutela delle “aree protette” e la legge sui diritti ancestrali dei popoli indigeni. Il termine “lumad” include 18 gruppi etno-linguistici a Mindanao, con una popolazione complessiva di tre milioni di persone, al 95% animisti. Fra le imprese minerarie presenti sull’isola, c’è Xstrata a Cotabato Sud e Davao del Sud, “Ventures Toronto” a Zamboanga del Nord, e quattro società minerarie a Caraga. Altri progetti criticati sono la centrale a carbone e la centrale idroelettrica nella provincia di Davao del Sud. Dopo la Legge del 1995, negli ultimi decenni il governo nazionale ha continuato a dare concessioni ad aziende per lo più straniere. Inoltre coloni immigrati da altre parti delle Filippine si sono trasferiti in massa a Mindanao impegnandosi nell’agricoltura. Ad Arakan i parrocchiani e i tribali a cui padre Fausto ha donato la vita, hanno passato la notte nella chiesa di Nostra Signora del Perpetuo soccorso, pregando e anche dormendo affianco alla bara che custodisce le spoglie del missionario assassinato. I familiari di padre Fausto, da Lecco, giungeranno nelle Filippine giovedì prossimo. (R.P.)

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    Liberazione Shalit-detenuti palestinesi: per il nunzio apostolico "un fatto positivo"

    ◊   Il rilascio di Gilad Shalit con la relativa liberazione di detenuti palestinesi “è un fatto positivo e va nella direzione da sempre auspicata dalla Santa Sede”. A dichiararlo all'agenzia Sir è mons. Antonio Franco, nunzio apostolico in Israele e Cipro e Delegato apostolico in Gerusalemme e Palestina. “Ogni gesto, come questo, che può favorire contatti e soluzioni concrete ai problemi sul campo, è positivo - ha spiegato il nunzio -. Certo, se ne possono discutere gli aspetti politici e le modalità con cui è avvenuto, ma l’essenziale è che il soldato, sequestrato per oltre 5 anni, e i detenuti palestinesi siano tornati alle rispettive case e famiglie”. Per mons. Franco “è difficile dire se questo accordo tra Israele e Hamas possa aiutare a creare un clima di fiducia utile a favorire la ripresa negoziale, i fatti recenti non permettono un grande ottimismo ma la speranza non deve morire mai. Ciò che importa adesso è che le persone coinvolte abbiano fatto ritorno a casa, dai loro cari. Speriamo che questo gesto non apra ad altri piani strategici o ad evoluzioni indesiderate. L’auspicio è che resti un fatto positivo”. Sulla liberazione di Shalit, sempre all'agenzia Sir, si era espresso ieri anche il Custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa che aveva definito l’accordo tra Hamas e Israele “necessario. La politica è chiamata a trovare un compromesso. Era necessario trovare un accordo che sbloccasse la situazione”. In una nota i cattolici di lingua ebraica del vicariato “San Giacomo” del Patriarcato latino di Gerusalemme, hanno espresso “sollievo e gioia” per la liberazione di Shalit e ribadito l’impegno a pregare affinché “tutti gli abitanti di questa amata terra possano conoscere giustizia e pace, sicurezza e prosperità nei nostri giorni”. (R.P.)

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    Pakistan: il ministro per l’Armonia ha avuto garanzie sul trattamento di Asia Bibi

    ◊   Il caso di Asia Bibi è di quelli che “sono in cima ai nostri pensieri” e la salvezza della donna “è un obiettivo per cui ci impegneremo a fondo”: così afferma all’agenzia Fides il cattolico Akram Gill, Ministro di Stato federale per l’Armonia interreligiosa, con delega per le minoranze religiose. Dopo le notizie di stampa sui maltrattamenti subiti in carcere da Asia Bibi, Gill ha scritto una lettera e contattato il Sovrintendente del Carcere di Sheikupura (in Punjab), nonché il Ministro degli interni in Punjab, per chiedere precise garanzie sulla tutela della salute fisica e psicologica di Asia Bibi, la donna cristiana condannata a morte ingiustamente per blasfemia. “Ho avuto risposte e assicurazioni che l’incidente è stato superato con la sospensione dell’agente-donna di polizia penitenziaria coinvolta - spiega a Fides - e che le autorità della prigione faranno di tutto per garantire ad Asia Bibi le migliori condizioni possibili e la piena sicurezza, monitorando costantemente la sua salute fisica e psicologica”. “Finchè ci siamo noi, non le accadrà nulla di male” hanno detto al ministro. Akram Gill si dice fiducioso, ma resta preoccupato perché il caso di Mumtaz Qadri – l’assassino del governatore del Punjab, reo-confesso e condannato a morte – “ha nuovamente infervorato i gruppi e i partiti religiosi fondamentalisti che hanno minacciato pubblicamente di morte Asia Bibi e quanti si adoperano per la sua liberazione”. Nonostante tali minacce, che investono anche membri delle più alte istituzioni, Akram Gill continua nella sua opera di difesa delle minoranze e nel mese di novembre sarà in Europa per intervenire sul tema dei “diritti delle minoranze religiose in Pakistan”. (R.P.)

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    Usa-Canada: i vescovi dei due Paesi solidali con i cristiani in Egitto

    ◊   Il presidente della Conferenza episcopale degli Stati Uniti (Usccb) , mons. Timothy Dolan, ha ringraziato, a nome dei vescovi, Barack Obama per la solidarietà e l’attenzione dimostrata verso le minoranze cristiane in Egitto dopo le ultime violenze contro la comunità copta costate la vita a più di venti persone. In una lettera al capo della Casa Bianca, l’arcivescovo di New York esprime la “profonda preoccupazione” dei vescovi per gli attacchi contro i cristiani e per “la cultura dell’impunità” che ha permesso alle violenze di diffondersi: “L’attentato a Capodanno contro una chiesa copta e i successivi attacchi contro altre chiese cristiane dimostrano che non c’è più legalità”, afferma la missiva. Il presule esprime quindi l’apprezzamento dei vescovi americani per il fermo appello rivolto nei giorni scorsi dal Presidente Obama al popolo egiziano a rinunciare alla violenza per costruire un nuovo Egitto forte e unito. Dopo avere ricordato anche gli appelli del Santo Padre Benedetto XVI, la lettera chiede in conclusione all’Amministrazione americana di continuare a premere sul Governo del Cairo perché prenda misure “immediate ed efficaci che promuovano la tolleranza religiosa nella società egiziana e tutelino i diritti umani di tutte le minoranze e in particolare dei cristiani”. Dello stesso tenore una lettera consegnata nei giorni scorsi da mons. Brendan M. O’Brien, presidente del Comitato per i diritti umani della Conferenza episcopale canadese all’Ambasciata egiziana a Ottawa: “Chiediamo che il vostro governo – si legge nel testo - prenda tutte le misure necessarie per assicurare alla comunità copta la libertà di religione, il diritto di vivere nella pace e nella sicurezza e la fine di ogni forma di discriminazione”. In questa direzione sembra muoversi la nuova legge anti-discriminazione approvata ieri dal Consiglio supremo delle Forze armate egiziane. (A cura di Lisa Zengarini)

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    Approvata in Egitto la legge anti-discriminazione

    ◊   La Consiglio supremo delle forze armate egiziano ha approvata una legge anti-discriminazione che prevede sanzioni pecuniarie e pene che vanno da un minimo di tre mesi di carcere. La nuova norma proibisce ogni forma di discriminazione sulla base di genere, religione, lingua e ideologia, stando a quanto riporta il sito web del quotidiano «Al Ahram». I responsabili del reato rischiano anche una multa fino a centomila sterline egiziane, che equivalgono a poco più di sedicimila dollari. L’approvazione della nuova legge - riferisce L'Osservatore Romano - giunge a circa una settimana di distanza dalla strage dei copti nella capitale egiziana durante una pacifica manifestazione che ha causato decine di vittime. Gli scontri di piazza hanno fatto riesplodere le tensioni settarie in Egitto. Dopo la destituzione dell’ex presidente Honsi Mubarak il Paese si appresta a iniziare il processo elettorale per il passaggio dei poteri dai militari ai civili. La prima fase delle elezioni dell’Assemblea del popolo si terrà il 28 novembre e quella per il Consiglio della Shura il 29 gennaio. Ognuna di queste date prevede tre tappe di voto. (L.Z.)

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    Mumbai: Simposio dei vescovi dell'Asia sulla Dottrina sociale della Chiesa

    ◊   “La dottrina sociale della Chiesa è il suo miglior segreto, un insegnamento dalla luce fortissima che ci guida attraverso il deserto morale in cui oggi ci troviamo”. Così mons. Agnelo Gracias, presidente della Commissione per la teologia e la dottrina della Conferenza episcopale indiana (Ccbi), ha dato il benvenuto agli ospiti del South Asian Symposium (14-16 ottobre), celebrato al St. Pius College di Mumbai in onore di Giovanni Paolo II e per i 50 anni dell’enciclica sociale Mater et Magistra di papa Giovanni XXIII (1961). All’evento, dal titolo “Principali preoccupazioni e implicazioni pastorali della Dottrina sociale della Chiesa, dalla Mater et Magistra alla Caritas in veritate”, - riferisce l'agenzia AsiaNews - erano presenti circa 500 persone, tra cui 100 sacerdoti e 178 religiosi. Inoltre, vi hanno partecipato l’arcivescovo Charles Bo, presidente dell’Ufficio per lo sviluppo umano della Federazione delle conferenze episcopali asiatiche (Fabc), il cardinale Oswald Gracias, arcivescovo di Mumbai, e il nunzio apostolico mons. Salvatore Pennacchio. Delegati da Pakistan e Sri Lanka volevano partecipare al simposio, ma le autorità indiane hanno rifiutato il visto. Dal Bangladesh, su tre persone solo una è riuscita a venire. “La Dottrina sociale della Chiesa – ha spiegato mons. Agnelo Gracias – si riferisce all’intero insegnamento del Magistero, che applica la verità rivelata e i principi morali cristiani all’ordine sociale in cui viviamo. Al cuore della visione morale della Chiesa per la società c’è il credere nella sacralità della vita umana e nella dignità dell’essere umano. Purtroppo, questo insegnamento è poco conosciuto”. Nel suo discorso, il cardinale Oswald Gracias ha parlato della rilevanza della Dottrina sociale della Chiesa per la missione: “L’India è il secondo Paese più popoloso e la più grande democrazia del mondo, con un’economia in rapida crescita. La classe media urbana sta aumentando sempre di più e ha fatto grandi passi in tutti i campi. Purtroppo, la larga massa di popolazione rurale, gli abitanti negli slum delle città e molti altri restano poverissimi. Nello Stato del Bihar, che ha più di 80 milioni di persone, più dell’85% di loro non ha elettricità”. Tra le questioni fondamentali che interessano la missione della Chiesa, il cardinale ha indicato i profughi e gli sfollati; la politica in materia di virus Hiv/Aids; la lotta contro la fame e la povertà; la tutela dei diritti di dalit e tribali; la lotta contro la corruzione; la salvaguardia dell’etica nel mercato economico e nell’impatto della globalizzazione. Il cardinale Gracias ha poi citato la lettera apostolica Mulieris dignitatem di Giovanni Paolo II (1988), sulla dignità e vocazione della donna: “Dei 100 milioni di donne ‘scomparse’ in tutto il mondo, Cina e India insieme ne contano oltre 85 milioni. Si stima che siano morte per trattamenti discriminatori nella sanità, nell’accesso alla nutrizione o per pura negligenza. Peggio ancora, perché non sono mai nate. Il censimento 2011 dell’India ha mostrato che il rapporto tra numero di femmine e maschi sotto i 7 anni (child sex ratio) è il peggiore da 1947, anno dell'indipendenza del Paese”. (R.P.)


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    Myanmar: l'arcivescovo di Yangon intravede "segnali positivi" da parte del governo

    ◊   Dopo oltre 50 anni di azioni contro la Chiesa e i cittadini, il governo birmano ha lanciato "segnali positivi", come la recente liberazione di molti prigionieri politici tra cui la Nobel per la Pace, Aung San Suu Kyi. È quanto afferma all'agenzia AsiaNews mons. Charles Bo, arcivescovo di Yangon, a Mumbai, in India per l’incontro con i vescovi dell’Asia. Secondo il presule “sono in corso cambiamenti” che iniziano a dare “effetti” concreti. “Siamo un popolo colmo di speranza - sottolinea l’attuale presidente dell’Ufficio per lo sviluppo umano (Ohd), della Federazione dei vescovi dell’Asia (Fabc) - per oltre mezzo secolo il Paese è stato guidato da un regime militare, che ha confiscato le nostre scuole missionarie, espulso i sacerdoti stranieri e oggi abbiamo a disposizione solo preti locali”. Come minoranza religiosa che raccoglie “solo l’1,3% della popolazione” persistono “restrizioni” e “discriminazioni”. Tuttavia, aggiunge, “vi sono segnali positivi anche all’interno della Chiesa birmana”, fra cui le migliaia di battesimi celebrati lo scorso anno in tutto il Myanmar. Mons. Bo ricorda le parole di Giovanni Paolo II sull’evangelizzazione dell’Asia, "la culla delle principali religioni al mondo" mentre "lo Spirito Santo guiderà la Chiesa nella missione e la Dottrina sociale della Chiesa ne costituirà la linea guida”. L’ultima riflessione dell’arcivescovo riguarda l’India, “la più grande democrazia al mondo, con libertà di espressione, religione e stampa”. Per mons. Charles Bo essa diventa un punto di riferimento “molto importante” perché “in molte nazioni dell’Asia del sud queste libertà sono controllate. L’India, al contrario, diventa fonte d’ispirazione per tutti”. (G.C.)

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    Thailandia: la Chiesa mobilitata per le popolazioni colpite dalle alluvioni

    ◊   Mentre continua l'emergenza in Thailandia, dove le peggiori alluvioni degli ultimi 50 anni hanno già causato quasi 300 vittime e danni stimati in 2,3 miliardi di euro, continua la mobilitazione della Chiesa locale per prestare soccorso e assistenza alle popolazioni colpite, circa 8,5 milioni di persone. In prima fila la Caritas che sta lavorando in stretta collaborazione con diverse congregazioni religiose e con i Disac, i Centri diocesani di azione sociale, in particolare nell’arcidiocesi di Bangkok e nelle diocesi di Nakhon Sawan e Chiang Mai. “I Disac sono il primo punto di contatto con le comunità: ci passano le informazioni e noi mandiamo i generi di prima necessità come l’acqua potabile, sacchi di sabbia, medicine e denaro”, ha riferito all’agenzia Ucan il segretario generale di Caritas Thailandia, padre Pairat Sriprasert. Le alluvioni hanno causato ingenti danni materiali anche a chiese e altre strutture appartenenti alla Chiesa. Nella provincia di Ayutthaya, la più colpita, quasi tutte le scuole cattoliche sono state travolte dalle acque e in molti casi sarà necessario rinviare l’inizio dell’anno scolastico. L’arcidiocesi di Bangkok ha messo a disposizione degli sfollati le strutture non sommerse dalle acque. Così anche la diocesi Nakhon Sawan, il cui vescovo mons. Phibul Visitnonthachai ha lanciato un appello per raccogliere fondi per fare fronte all’emergenza. “Attualmente abbiamo abbastanza per aiutare la gente per un mese”, ha detto il presule. Molte industrie e uffici sono stati allagati dalle piogge torrenziali. Ma il colpo più duro è quello all’agricoltura e alle risaie, che rischia di far diminuire la produzione di riso di 6-7 milioni di tonnellate. (L.Z.)

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    America Centrale: almeno 80 morti per le piogge torrenziali

    ◊   Incessanti piogge si abbattono sull’America Centrale da oltre una settimana. Gli Stati più colpiti sono Salvador e Guatemala, dove si registra il maggior numero di vittime a causa, soprattutto, di smottamenti. Secondo un bilancio, ancora provvisorio, i morti in tutta l'area dell’America Centrale sono almeno 80. Ingenti i danni: diverse strade sono rimaste bloccate e molte zone sono tuttora isolate. Molte case sono state distrutte e cresce il numero degli sfollati. Un’emergenza, questa, sempre più grave soprattutto in Salvador. Le persone evacuate - ha detto il presidente Mauricio Funes – sono più di 20 mila. Il capo di Stato del Salvador ha aggiunto che lo scenario è “molto complicato” nelle aree montuose, rese instabili dalle precipitazioni. Situazione estremamente complessa anche in Guatemala dove sono pesanti, in particolare, le conseguenze per i contadini che hanno perso i raccolti di mais e fagioli, principale mezzo di sussistenza nel Paese. Uno Stato – ricorda l’agenzia Misna - in cui oltre la metà dei circa 14 milioni di abitanti vive in condizioni di povertà. Un altro Paese colpito dalle piogge torrenziali è l’Honduras, dove sono almeno 12 i dipartimenti in cui è alta l’allerta, inclusa l’area della capitale Tegucigalpa. In Nicaragua, infine, è stata ordinata l’evacuazione delle popolazioni residenti nell’area del vulcano Casita, già colpita nel 1998 dal passaggio dell’uragano ‘Mitch’. Considerata dall’Onu una delle regioni più esposte agli effetti dei cambiamenti climatici, l’America Centrale è stata colpita, negli ultimi 40 anni, da disastri naturali che hanno provocato oltre 50.000 morti. A questo dramma si aggiunge la perdita di decine di miliardi di dollari a carico di economie già estremamente fragili. Secondo la Commissione Economica per l’America Latina (Cepal), i danni che la regione subirà a causa del riscaldamento globale, da oggi e fino al 2050, arriveranno a sfiorare il 10% del Prodotto interno lordo regionale. (A.L.)

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    Messico: il cardinale di Monterrey favorevole al piano anticorruzione

    ◊   Il cardinale José Francisco Robles Ortega, arcivescovo di Monterrey, ha definito molto positivo e indirizzato in una buona direzione, il piano anti-corruzione proposto dal governatore Rodrigo Medina de la Cruz, affermando che esso contribuirà “a fare una pulizia totale”. Il cardinale ha detto che questo tipo di programmi, sostenuti dalla partecipazione cittadina, sono sempre ben accolti, soprattutto quando si va al di là delle parole e si applicano ai fatti. Lo Stato deve essere molto chiaro su questo tema, ha proseguito il cardinale, e deve punire secondo la legge, con sanzione penale o amministrativa, i funzionari che non adempiono al loro dovere, per fare in modo che questa lotta alla corruzione sia effettiva. "Penso sia una necessità, una urgenza, è importante per combattere la corruzione, perché dietro la corruzione, all'inizio della corruzione, ci sono proprio gli effetti che stiamo vedendo - ha detto il cardinale durante una conferenza stampa -. Proprio per questo l’amministrazione del governo ha presentato questo piano e lo ha messo in atto, perché ci aspettavamo una pulizia totale nelle istituzioni, per servire meglio la comunità". Inoltre l'Arcivescovo di Monterrey ha detto che la comunità deve partecipare a questo progetto e denunciare con delle prove i funzionari corrotti, in modo che si possa ripulire la pubblica amministrazione dai cattivi elementi che potrebbero corrodere il naturale processo di buon governo. La corruzione, secondo molti critici del paese, è parte fondamentale della mancanza di giustizia e della situazione di violenza che vive il Paese, come si può vedere quando persone oneste denunciano le situazioni di corruzione e vengono uccise, come accaduto ad alcuni giornalisti cattolici e nell’ultimo caso verificatosi nel comune di Vallecillo pochi giorni fa. (R.P.)

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    Preghiera delle religiose europee nella Giornata contro la tratta

    ◊   Una campagna contro il reclutamento di donne e minori a scopo di sfruttamento sessuale in occasione dei Giochi Olimpici 2012 a Londra. E’ una proposta delle religiose inglesi, che fanno parte della rete europea contro tratta e Sfruttamento “Renate”. In occasione dell’odierna Giornata europea contro il traffico di esseri umani, le religiose europee di “Renate” hanno diffuso una preghiera per le “giovani donne e bambini la cui vita viene valutata meno di 30 denari". “Donaci il coraggio di alzare la voce – si legge nella preghiera - contro le ingiustizie e gli abusi, il coraggio di stare dalla parte dei più piccoli e di denunciare le ingiustizie”. Nel mese di settembre, oltre 70 religiose dell'Est e dell’Ovest dell’Europa hanno preso parte, in Polonia, ad un convegno promosso dalla rete “Renate”. Durante l’incontro – rende noto l'agenzia Sir - è emerso che il profitto annuo mondiale del traffico di esseri umani consiste in 32 miliardi di dollari, collocandosi, dopo il traffico di droga e di armi illegali, al terzo posto nella "categoria" dei profitti illegali. Tra le proposte, oltre alla campagna per le Olimpiadi di Londra, c’è quella di “sollecitare le Conferenze nazionali delle religiose perché attraverso un proprio ‘Ufficio Tratta’ possano fare rete ed interloquire con le autorità civili, anche al fine di proporre normative adeguate a tutela delle vittime”. Per maggiori informazioni si può consultare il sito www.renate-europe.net. (A.L.)

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    Libano: conclusa la visita pastorale negli Usa del patriarca maronita mons. Rai

    ◊   In visita pastorale negli Stati Uniti, il patriarca maronita Bechara Boutros Rai non ha mai omesso, nelle sue differenti tappe – Peoria, Houston, Cleveland, Chicago e Los Angeles – di affermare che i cristiani in Medio oriente non sono “una minoranza da salvare” ma sono una parte integrante della Chiesa universale, e sono i pionieri della battaglia che la Chiesa universale porta avanti per i valori che sono ormai patrimonio comune dell’umanità: libertà religiosa, libertà d’espressione, rispetto del pluralismo politico e del processo democratico. “Amerei attirare la vostra attenzione sul fatto che la presenza dei cristiani in Medio Oriente è essenziale per la Chiesa e la cultura umana”, ha affermato a Houston. “I cristiani sono parte integrante della Chiesa universale, del corpo di Cristo. Proseguono la proclamazione del Vangelo della salvezza nel loro ambiente geografico…il Vangelo della libertà e della dignità della persona…Noi facciamo appello alla comunità internazionale, e in particolare a quel grande Paese che sono gli Stati Uniti, a tener presente il ruolo indispensabile che giocano i cristiani in Medio Oriente e a promuoverlo, e ad agire affinché questa presenza continui”. Il patriarca aveva reso omaggio al ministro americano dei trasporti, Ray Lahood, un americano di ascendenza libanese, nato a Peoria. “Ray Lahood è una voce preziosa per il nostro popolo in seno all’amministrazione Obama; un grande appoggio per la nostra causa, la causa di un Libano che cerca la pace e la libertà per il nostro popolo, così che possa restare radicato in quel bel Paese che Giovanni Paolo II ha definito un messaggio per l’oriente e l’occidente”. In questa stessa logica il patriarca ha raccomandato agli abitanti di Peoria: “Continuate a registrare i vostri matrimoni e la nascita dei vostri bambini al consolato libanese. In questo modo resterete legati a questa terra dei vostri padri e sarete un grande appoggio per i vostri fratelli e sorelle che vivono sempre in Libano, sapendo anche che il sistema politico libanese è basato sull’equilibrio confessionale fra cristiani e musulmani”. Nel momento in cui a Beirut dei cartelloni pubblicitari vantano il vantaggio del fatto di avere delle “radici”, a Washington, la Fondazione maronita nel mondo, un’organizzazione creata dal patriarcato maronita e presieduta dall’ex ministro della Cultura, Michel Eddé lavora per una grande “riforestazione” umana del Libano, grazie alla ripresa di legami fra gli emigrati cristiani e la madre patria. Ci sono negli Stati uniti circa 215mila maroniti che hanno la nazionalità libanese, ma in realtà sono molto più numerosi se si contano i discendenti di seconda e terza generazione. La Fondazione maronita nel mondo si è data l’obiettivo di ristabilire questo legame, e a questo scopo si è messa al servizio non solamente dei maroniti, ma di tutti i cristiani delle due Americhe: greci ortodossi, melchiti, siriaci e armeni. La presenza del patriarca maronita Béchara Rai gli ha dato l’occasione per moltiplicare i suoi contatti. (R.P.)

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    Giordania: il Patriarcato latino di Gerusalemme apre l’Università di Madaba

    ◊   Primo giorno di lezione, ieri, per gli oltre 200 iscritti dell’università americana di Madaba, 35 km. da Amman in Giordania. L’obiettivo dell’ateneo, voluto dal Patriarcato latino di Gerusalemme, è di “creare un ambiente basato sulla cultura della sincerità e sull’apertura verso gli altri, un istituto che prepara leader di una società serena e aperta a tutti”. Si deve credere – ha detto il patriarca Fouad Twal, originario di Madaba - nel ruolo “dell'istruzione per preparare la pace e la convivenza”. L’università è stata incoraggiata da Benedetto XVI, che ne benedisse la prima pietra il 9 maggio 2009 durante il suo viaggio in Terra Santa. E’ stata sostenuta anche dal re giordano, Abdallah II. Il Patriarcato latino di Gerusalemme - ricorda l'agenzia Sir - conta attualmente oltre 100 scuole. Sono più di 70 mila gli allievi sia cristiani sia musulmani. L’inizio delle lezioni di questo primo anno accademico, fa seguito alla “Giornata di orientamento” del 13 ottobre scorso. Gli iscritti, musulmani e cristiani, per il momento sono oltre 200. A costruzione completata potrebbero raggiungere il numero di 8000 unità. Varia la provenienza degli iscritti: alcuni sono giordani, altri provengono da Arabia Saudita, Emirati Arabi, Iran, Iraq, Kuwait e Terra Santa. Sette le facoltà: ingegneria, scienze della salute, informatica, economia e finanza, arte e design, lingue, comunicazione, l’inglese come lingua di insegnamento. A progetto ultimato, gli studenti potranno beneficiare di un campus moderno, con laboratori, sale riunioni, accesso gratuito ad internet con rete wireless, impianti sportivi. La costruzione dell’università è stata resa possibile dopo che nel 2005, il Consiglio superiore per l'Istruzione della Giordania aveva rilasciato al Patriarcato latino di Gerusalemme il regolare permesso. Secondo quanto riferito dal patriarcato, Benedetto XVI ha donato per questo progetto 15 milioni di euro. Il motto dell’ateneo è “Sapienza et Scientia”. (A.L)

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    Sud Sudan: a Juba simposio di rappresentanti di tutte le comunità cattoliche

    ◊   Gli accordi di pace del 2005 e l’indipendenza, festeggiata nel luglio scorso, hanno lasciato in Sud Sudan “molte questioni irrisolte”, come quelle del petrolio, dei confini, del debito pubblico e dei diritti di cittadinanza. E’ quanto si sottolinea in un documento diffuso al termine del simposio tenutosi nei giorni scorsi a Juba, capitale del nuovo Stato sud sudanese. Violenze e conflitti armati – si legge nel testo ripreso dall’agenzia Misna - continuano a sconvolgere il Paese ma la “maggior parte” del territorio del nuovo Stato è “in pace”. All’incontro, incentrato sul tema “Una chiesa da ogni tribù, lingua e popolo! Dal passato al futuro”, hanno partecipato i rappresentanti di tutte le comunità cattoliche del Sud Sudan. Vescovi, sacerdoti, missionari e delegati delle comunità più remote del territorio sud sudanese hanno partecipato a dibattiti e ascoltato testimonianze. Si è parlato, soprattutto, della crisi umanitaria in Darfur e degli scontri ripresi nel Sud Kordofan e nel Nilo Blu, regioni politicamente legate al Sudan ma segnate da una forte opposizione al governo di Khartoum. Durante il simposio si è presa in esame anche la situazione della Repubblica del Sudan. Ad animare il dibattito sono state, in particolare, le recenti dichiarazioni del presidente sudanese, Omar Hassan al Bashir, su una nuova Costituzione che abbia a fondamento la “sharia”, la legge islamica. “Scelte del genere – sottolinea mons. Santo Loku Pio Doggale, vescovo ausiliario di Juba – penalizzerebbero le comunità cristiane e altre minoranze che hanno sempre vissuto a Khartoum e vogliono continuare a farlo. Il Sudan – conclude il presule - è multiculturale e multireligioso da sempre”. (A.L.)

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    Camerun: la Chiesa auspica una nuova legge elettorale

    ◊   “Ci sono dei leader nel Paese, ma occorre che essi provino il loro valore e che possano esprimersi senza aver paura”: è quanto ha detto il cardinale Christian Tumi a proposito della situazione politica in Camerun in un’intervista concessa a jeuneafrique.com all’indomani delle elezioni presidenziali del 9 ottobre. Per il porporato, che ha compiuto 81 anni sabato scorso, l’opposizione non ha avuto i mezzi per finanziare la propria campagna elettorale e dunque non ha avuto modo di farsi conoscere, cosa che costituisce una ingiustizia politica grave. Il cardinale Tumi inoltre ha sottolineato la cattiva organizzazione della distribuzione dei certificati elettorali che non sono pervenuti a tutti i cittadini ma ha precisato che, sulla base di quanto riportato dagli osservatori indipendenti voluti dalla Chiesa e dei primi risultati registrati, le operazioni elettorali si sono svolte serenamente, anche se c’è stata una forte astensione. Infine il porporato ha dichiarato che la Chiesa auspica per il Paese l’elaborazione di una buona legge elettorale che possa consentire ai candidati di esprimere la propria filosofia di vita. (T.C.)

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    Al via in Spagna il XVII Congresso mondiale dell’educazione cattolica

    ◊   Si è aperto oggi a Saragozza, in Spagna, e si chiuderà venerdì 21 ottobre, il XVII Congresso mondiale dell’educazione cattolica sul tema “La scuola, un luogo di speranza per i diritti umani”, cui partecipano 600 professionisti nel settore dell’educazione, provenienti da 104 Paesi. L’incontro è organizzato e promosso dall’Oiec, l’Ufficio internazionale dell’educazione cattolica, ed è incentrato in modo particolare sulla questione della difesa dei diritti umani e dei valori etici nel campo dell’educazione. All’inaugurazione, riferisce l'agenzia Sir, ha introdotto i lavori il prefetto della Congregazione per l’educazione cattolica, cardinale Zenon Grocholewski, seguito dal segretario generale dell’Oiec, padre Ángel Astorgano: “L’evento vuole evidenziare l’importanza del rispetto, del giusto trattamento e dell’uguaglianza tra gli esseri umani – ha spiegato – nonché la preminenza dell’educazione ai valori morali ed etici che deve accompagnare la trasmissione della conoscenza”. L’Oiec è stata fondata nel 1952 in Svizzera; oggi la sede centrale è a Bruxelles, in Belgio, e riunisce circa 44 milioni di studenti attraverso la coordinazione dei centri cattolici presenti in tutti i continenti. (R.B.)

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    Kazakhstan: le nuove leggi sulla libertà religiosa mettono a rischio la Chiesa cattolica

    ◊   “Le nuove leggi sulla registrazione e il controllo delle comunità religiose mettono a rischio la Chiesa cattolica del Kazakistan. Si prevedono restrizioni sui visti dei leader religiosi stranieri. Circa il 50% dei sacerdoti e dei vescovi cattolici proviene da altri Paesi”. È quanto afferma all'agenzia AsiaNews, don Edoardo Canetta, missionario italiano e professore universitario da 11 anni in Kazakistan. Il sacerdote, rientrato in Italia per motivi familiari, sottolinea che “le nuove norme riguardano soprattutto i gruppi musulmani e protestanti considerati aggressivi, ma danneggiano di fatto tutte le comunità religiose non tradizionali”. Varate lo scorso il 13 ottobre e volute dal presidente Nursultan Nazarbayev, le leggi mirano alla nazionalizzazione delle comunità religiose, seguendo il modello di controllo utilizzato dal governo cinese. Solo la Chiesa ortodossa russa e la comunità islamica kazaka, considerate parte della tradizione, sono escluse da queste restrizioni. Per sopravvivere a livello nazionale ed evitare sanzioni, le realtà non autoctone devono dimostrare di avere almeno 5mila membri. Secondo don Canetta, le nuove norme sono molto simili a quelle già in vigore, che prevedevano un rigido controllo dello Stato sulle comunità religiose. Tuttavia, “la novità più grave per la Chiesa kazaka – fa notare - è la stretta sui visti degli stranieri e i requisiti per la registrazione dei gruppi confessionali, che frenano la nascita di nuove comunità, anche cattoliche”. Per controllare l’espandersi del terrorismo islamico, in questi anni il presidente kazako ha proibito la presenza di imam stranieri sul territorio e ha vietato ai giovani aspiranti religiosi di studiare all’estero. La comunità islamica è quindi composta soprattutto da Kazaki. Lo stesso criterio viene utilizzato con i cristiani luterani, kazaki di origine tedesca deportati nel Paese al tempo dell’Unione sovietica, e per gli ebrei. Per la sua vocazione universale la Chiesa cattolica è quindi un fattore anomalo, anche se ha sempre avuto buoni rapporti con le autorità. La maggioranza dei preti e dei vescovi non sono kazaki. Solo mons. Thomas Peta, di origine polacca, ha cambiato nazionalità. I sacerdoti e i vescovi locali - circa 20 - sono in gran parte religiosi e risiedono all’estero per ragioni legate alla missione. I pochi preti nati in Kazakistan non hanno mansioni di rilievo a livello pastorale. (R.P.)

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    Messaggio dei vescovi italiani per la Giornata del ringraziamento

    ◊   “Solo con Dio c’è futuro nelle nostre campagne!”: è il titolo del Messaggio per la Giornata del Ringraziamento che verrà celebrata il 13 novembre, diffuso oggi dalla Commissione per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace dei vescovi italiani. La giornata – dice il Messaggio ripreso dall'agenzia Sir - rappresenta “un inno vivissimo di lode per i frutti della terra e del lavoro dell’uomo” che viene rivolto al Signore. “Ringraziare è sempre un gesto alto e bello, che nobilita chi lo compie. Per noi è un atto doveroso, soprattutto al termine di un anno agricolo segnato dalle conseguenze di una grave crisi economica e finanziaria, ma anche gravido di quella speranza che sgorga dal primato che riconosciamo a Dio solo”, afferma il testo che richiama la grande tradizione agricola del nostro Paese e ammonisce su alcune storture che si registrano in questi ultimi tempi. “Quando (invece) non c’è Dio nella vita delle nostre campagne, anche il pane non solo non ci sazia, ma anzi si trasforma in pietra, pesante e rude. Quando viviamo nell’egoismo, nella chiusura del cuore e delle mani, nel latifondo e nei respingimenti, nell’inquinamento delle terre, nella speculazione sul grano, nel lavoro nero degli immigrati, il nostro pane diventa pietra e serve a innalzare muri tetri e invalicabili”. Il Messaggio dedica uno spazio significativo agli imprenditori agricoli: “Se la terra sarà amata come dono gratuito di Dio Padre, sarà anche custodita da imprenditori agricoli intelligenti e attivi, capaci di speranza, pronti a investire, per ‘intraprendere’ anche con notevoli rischi economici. Vorremmo, in particolare, esprimere la nostra ammirazione e benedire l’opera di quei giovani imprenditori che hanno scelto di ritornare alla terra, nel lavoro agricolo. Essi – scrivono i vescovi - sono cresciuti più del 6% in tutta Italia, indice di un riscoperto amore alla terra, scelta per vocazione e non per costrizione”. Nel testo si afferma poi che “questi giovani vanno aiutati e accompagnati” sul piano educativo, formativo e anche economico, ambito nel quale “è decisivo il ruolo degli istituti di credito: pensiamo in particolare alla nobile tradizione delle Casse rurali, oggi Banche di credito cooperativo” che “tanto hanno giovato a trasformare le campagne”. I vescovi chiudono affermando che “in una crisi tanto dura, non dovranno certo essere le campagne a pagare il prezzo più alto. Per questo va rilanciata la cooperazione, perla di autentica crescita in tante terre d’Italia”. (R.P.)

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    Presentato a Milano il rapporto Cei “Il cambiamento demografico”

    ◊   Ci vuole una “grande sinergia per affrontare la crisi demografica che si estende dal livello politico istituzionale attraverso i corpi intermedi fino alle famiglie: solo così sarà possibile far entrare l’emergenza demografica nel dibattito politico”. Così il cardinale Camillo Ruini, ieri pomeriggio nella prestigiosa cornice dell’Università cattolica del Sacro Cuore, ha presentato il rapporto “Il cambiamento demografico” curato dal Comitato per il progetto culturale della Cei di cui è presidente, che contiene anche una proposta concreta per superare la crisi. Il volume, edito da Laterza, analizza l’andamento demografico dell’Italia negli ultimi 30 anni e tenta di individuare i mezzi per ristabilire un equilibrio. Si rendono necessari, quindi, “interventi pubblici non rivolti a premere sulle coppie perché mettano al mondo figli che non vogliono – ha detto il porporato, le cui parole sono riportate dall'agenzia Sir – bensì a rimuovere gli ostacoli che impediscono di mettere al mondo figli che vorrebbero”. Secondo le analisi, infatti, “senza il sostegno di politiche favorevoli al desiderio di procreare, che pur esiste, questo desiderio non si traduce in comportamenti conseguenti”. All’incontro è intervenuto anche il neo arcivescovo di Milano, cardinale Angelo Scola, che ha evidenziato l’importanza per i cattolici di parlare di demografia, perché vuol dire “parlare di famiglia”, e ha sottolineato come l’antropologia sia uno strumento formidabile a rispondere a ogni problema sociale, economico e scientifico. Il porporato ha inoltre ricordato l’appuntamento per il grande Incontro mondiale delle famiglie che si terrà a Milano dal 3 maggio al 3 giugno 2012. Infine, il rettore dell’ateneo, Lorenzo Ornaghi, ha rammentato che incontri come questo sul cambiamento demografico fanno “tornare l’università alla sua funzione primaria”, cioè “alla conoscenza dei fatti dai quali costruire le proposte”. (R.B.)

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    Roma: presentazione della miscellanea di studi in onore del 60.mo genetliaco di mons. Fisichella

    ◊   “Amore e Verità. Sintesi prospettica di Teologia fondamentale”: è questo il titolo della miscellanea di studi in onore del 60.mo genetliaco dell’arcivescovo e presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della Nuova Evangelizzazione, mons. Rino Fisichella. Edita dalla Lateran University Press, sarà presentata a Roma il 19 ottobre alle 18, presso la Sala dei Vasari del Palazzo della Cancelleria. Il volume, curato da Gianluigi Pasquale e Carmelo Dotto, intende proporsi “come una sintesi di arrivo di un percorso iniziato da Rino Fisichella e dalla sua Scuola” e come “cantiere prospettico affinché la Teologia Fondamentale sia e resti quella disciplina di frontiera per la fede che cerca la Verità”. La presentazione sarà presieduta dal presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, cardinale Gianfranco Ravasi. Il giornalista Bruno Vespa e Salvador Pié Ninot, professore di Teologia Fondamentale presso la Pontificia Università Gregoriana, interverranno insieme con i due relatori. I saluti conclusivi saranno affidati al rettore della Pontificia Università Lateranense, mons. Enrico dal Covolo. (G.C.)

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    Ad Assisi quattro giorni di convegno dell’Aipas sulla fragilità umana

    ◊   Si è aperto ieri presso la Domus Pacis di Assisi e si chiuderà giovedì 20, il convegno “Fragilità umana scuola da cui imparare”, organizzato dall’Associazione di Pastorale sanitaria (Aipas). A introdurre i lavori del convegno, realizzato in linea con gli orientamenti pastorali della Cei per il prossimo decennio, che invitano a riflettere sul tema dell’educazione, il presidente dell’Aipas don Carmine Arice, che ha spiegato il significato del termine fragilità: “Non una patologia, ma un valore, un grande valore scritto nella natura umana per rivelarne la sua grandezza e il suo destino – ha detto all’assemblea – dalla fragilità umana vogliamo imparare a vivere e delle persone fragili vogliamo prenderci cura”. Dal momento che la fragilità è una dimensione che caratterizza la condizione umana, il presidente ha rivolto parole di riguardo agli operatori che si prendono cura dei “fragili”, non esenti, neppure essi, dalla fragilità, ma testimoni di una Parola che, unica, “ci risana e ci sostiene”. “È Cristo crocifisso, icona della fragilità redenta e redentrice, la chiave di lettura dell’esperienza umana, la lente che ci permette di vedere lontano per guarire la miopia culturale che talvolta segna profondamente la cultura contemporanea – ha aggiunto – e che rende l’uomo schiavo di una falsa concezione di salute, di benessere e di successo, da cui a volte non è esente nemmeno la comunità ecclesiale”. Dopo aver ricordato l’importanza dell’azione di quanti sono impegnati ad annunciare il Vangelo e a curare i malati anche fuori dalle strutture sanitarie e assistenziali, si è congedato ricordando che il convegno non vuole, tuttavia, essere solo un’occasione per celebrarne l’impegno, ma anche un’esperienza di Chiesa “che cammina concorde verso la pienezza di vita in Colui che ha vinto la morte ed è la nostra speranza”. (R.B.)

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    24 Ore nel Mondo



    Spagna: separatisti baschi verso l'abbandono della violenza

    ◊   L’organizzazione separatista basca Eta potrebbe rinunciare definitivamente alla violenza, secondo quanto dichiarato ieri da un esponente di primo piano del movimento. Un annuncio in questo senso potrebbe arrivare già la prossima settimana, in risposta alle sollecitazioni dei mediatori internazionali, tra cui l’ex segretario generale dell’Onu, Kofi Annan, presenti alla conferenza di pace di San Sebastian.

    LibiaLe forze del Consiglio nazionale transitorio libico hanno annunciato di aver conquistato ieri la città di Bani Walid, una delle ultime roccaforti dei fedelissimi di Gheddafi. Continuano invece i combattimenti intorno a Sirte. Intanto, mentre a Tripoli è in corso la visita lampo del segretario di Stato americano, Hillary Clinton, la Nato annuncia una diminuzione dei raid e la “prossima” conclusione della missione, ma il segretario statunitense alla Difesa, Leon Panetta, ha dichiarato che non è ancora possibile indicare una data precisa per la fine delle operazioni militari.

    Siria
    In Siria, sono almeno 30 le persone uccise dalle forze del presidente Bashar el-Assad nelle ultime 24 ore: lo sostengono attivisti dell’opposizione. Alcune fonti parlano di 10 morti tra i militari, per mano di “presunti disertori”, e l’agenzia ufficiale Sana attribuisce a “terroristi” il rapimento e l’uccisione di un uomo delle forze di sicurezza ad Homs. Intanto, l’agenzia turca Anadolu ha riportato la notizia, non confermata, di un incontro tra il ministro degli Esteri di Ankara Davutoglu e il Consiglio nazionale siriano, organo dell’opposizione.

    Italia: dibattito sulla richiesta di leggi speciali
    Giro di vite contro i violenti nelle manifestazioni. Lo ha annunciato il ministro degli Interni, Roberto Maroni, dopo le devastazioni provocate sabato scorso a Roma dai Black block. Maroni si è detto in sintonia con la proposta del leader dell’Italia dei Valori, Di Pietro, che ha invocato nuove leggi speciali per la prevenzione delle violenze. “Siamo usciti dal terrorismo senza leggi speciali e riusciremo nello stesso modo ad arginare il dissenso”, ha dichiarato però il ministro della Giustizia, Palma. Proseguono, intanto, in tutta Italia le retate e le perquisizioni per catturare i responsabili dei disordini di tre giorni fa. Il servizio di Gabriella Ceraso:

    Dopo il fallimento del sistema di sicurezza che non è riuscito ad impedire le devastazioni avvenute a Roma, il ministro degli Interni Roberto Maroni annuncerà nel pomeriggio in Senato una proposta per "nuove misure legislative, che possano consentire alle forze dell'ordine di prevenire più efficacemente violenze come quelle di sabato scorso". Il ministro della Lega Nord ha colto al balzo la proposta avanzata dal leader dell’IdV Antonio Di Pietro che sempre nella giornata di ieri aveva invocato una nuova legge Reale per dotare gli organi di polizia di una maggiore capacità preventiva e repressiva. Il provvedimento evocato da Di Pietro era stato varato nel 1975, nel pieno degli "anni di piombo", e garantiva il diritto delle forze dell'ordine ad utilizzare armi in caso di necessità e norme sull'identificazione dei cittadini e sulla custodia preventiva. Una proposta definita "irricevibile" da molte voci dell’opposizione: per il Pd, bastano le leggi attuali, invece occorre puntare alla prevenzione e cambiare il governo . No ad uno Stato di polizia che comprima le libertà e i diritti di tutti ripetono i Verdi. Intanto, si intensifica in Italia la caccia ai responsabili dei disordini romani:12 finora i fermati nella capitale per violenza premeditata. E mentre il sindaco vieta per un mese i cortei nel centro storico , la Francia per evitare episodi simili ha annunciato che presidierà la frontiera con l’Italia in occasione del prossimo G20 che si terrà a Cannes tra il 3 e il 4 novembre.

    Obama
    Il presidente degli Stati Uniti Obama, che ieri ha iniziato un tour elettorale di tre giorni, ha chiesto al Congresso di votare nuovamente sul suo piano per il lavoro, bocciato la scorsa settimana dal Senato. Dopo aver criticato l’atteggiamento dell’opposizione repubblicana e le sue controproposte, Obama ha precisato che le misure saranno presentate alle Camere singolarmente e non più in un unico pacchetto.

    Indignati, Ban Ki-moon
    “Le proteste partite da Wall Street e diffuse in tutto il mondo rappresentano un messaggio che non va ignorato”. Lo ha dichiarato il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon, in riferimento ai cosiddetti “indignati”. “Grande comprensione” per il movimento è stata espressa, a nome della cancelliera Angela Merkel, da un portavoce del governo tedesco, così come da quello di Barack Obama.

    Crisi economica
    In attesa del vertice di Bruxelles di domenica prossima, la crisi economica continua a preoccupare i leader europei. Il destino della Francia “si gioca nei prossimi dieci giorni”, ha detto il presidente francese Sarkozy. E mentre il governo tedesco parla di un lavoro ancora “lungo” da fare sulle misure europee anticrisi, la Grecia è al secondo giorno di scioperi in attesa della grande mobilitazione di piazza prevista per domani.

    Timoshenko - Ue
    L’Unione europea ha rinviato “a data da destinarsi” la visita del presidente ucraino Viktor Yanukovich prevista per il prossimo giovedì. A preoccupare Bruxelles è soprattutto “il rispetto di valori fondamentali come l’indipendenza della giustizia e lo stato di diritto”. In precedenza, pur auspicando una riforma del codice penale, lo stesso Yanukovich aveva definito “serie” le accuse contro l’ex premier e leader dell’opposizione Yulia Timoshenko, condannata a 7 anni per “abuso di potere” la scorsa settimana.

    Iran
    Le autorità iraniane hanno annunciato che, grazie a un nuovo impianto di prossima apertura, potranno produrre più uranio arricchito al 20% nel giro di 4-5 mesi. Intanto, parlando delle accuse giunte dagli Stati Uniti nelle scorse settimane su un complotto iraniano contro l’ambasciatore saudita a Washington, il presidente Mahmoud Ahmadinejad ha dichiarato che il suo Paese e gli Usa “non sono in rotta inevitabile” verso un conflitto.

    Somalia
    I ribelli somali al-Shabaab hanno minacciato di sconfinare in Kenya se l’esercito di Nairobi non sospenderà l’offensiva lanciata contro il movimento, considerato responsabile di rapimenti di cittadini stranieri. L’accusa è stata respinta dai leader dei ribelli, mentre le truppe kenyane e le forze somale avanzano verso la roccaforte Shabaab di Afmadow. (Panoramica internazionale a cura di Davide Maggiore)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 291

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    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli.