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Sommario del 16/10/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto indice l'Anno della fede: missione essenziale della Chiesa è parlare di Dio
  • Missionari generosi e audaci per i nostri tempi: li invoca il Papa all'Angelus
  • Siate testimoni di speranza e gioia in un mondo dove il male fa più rumore: cosi il Santo Padre ai nuovi evangelizzatori
  • Presentato il nuovo sito "www.aleteia.org", on line dal 19 ottobre, aperto a tutti i cercatori della verità
  • Oggi in Primo Piano

  • Indignati in piazza nel mondo in un clima pacifico. Fa eccezione Roma teatro di violenze e perfino atti profanatori dei Black Bloc
  • Da domani a Todi, i cattolici italiani dibattono su "La buona politica per il bene comune"
  • Elezioni in Mauritania. Alla vigilia del voto l'accordo per cambiare la Costituzione
  • Giornata mondiale dell’alimentazione: nel mondo quasi una persona su 7 è denutrita
  • Chiesa e Società

  • Il Vicariato di Roma promuove la Settimana per l'accoglienza degli universitari fuori sede
  • Si cercano volontari per l'Incontro mondiale delle famiglie
  • Il Consiglio ecumenico delle Chiese prepara la sua decima Assemblea in Corea del Sud
  • Kazakistan: il Governo impone restrizioni alla libertà religiosa. Critiche dall'Osce
  • Al via il 19 ottobre, a Bangkok, un Seminario dei vescovi asiatici sui cambiamenti climatici
  • Hong Kong: fervono le iniziative per il mese missionario
  • Programma del Consiglio mondiale delle Chiese per le vittime di violenze in Colombia
  • Riscaldamento globale: i laghi dell’Everest si allargano di 47 metri all’anno
  • 24 Ore nel Mondo

  • Pressioni del G20 sull’Europa per ridurre il debito. Pronto un piano franco-tedesco per ricapitalizzare le banche
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto indice l'Anno della fede: missione essenziale della Chiesa è parlare di Dio

    ◊   Il Papa, nella Messa per i nuovi evangelizzatori, stamane nella Basilica Vaticana, ha indetto un "Anno della Fede" che inizierà l’11 ottobre dell’anno prossimo. Si tratta – ha detto – di dare un nuovo impulso alla missione per far conoscere al mondo la bellezza del Vangelo che dona la vita. Il servizio di Sergio Centofanti.

    (canto)

    “Per dare rinnovato impulso alla missione di tutta la Chiesa di condurre gli uomini fuori dal deserto in cui spesso si trovano verso il luogo della vita, l’amicizia con Cristo che ci dona la vita in pienezza, vorrei annunciare in questa Celebrazione eucaristica che ho deciso di indire un Anno della Fede”.

    Queste le parole del Papa al termine dell’omelia: l’Anno della Fede inizierà l’11 ottobre 2012, nel 50° anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II, e terminerà il 24 novembre 2013, Solennità di Cristo Re dell’Universo, e sarà illustrato con una Lettera apostolica:

    “Sarà un momento di grazia e di impegno per una sempre più piena conversione a Dio, per rafforzare la nostra fede in Lui e per annunciarLo con gioia all’uomo del nostro tempo”.

    Benedetto XVI - nel corso della processione d’ingresso dalla sagrestia all’altare centrale, così come al termine della Messa – accompagnato dai calorosi applausi dei presenti, ha fatto uso della pedana mobile, già usata da Giovanni Paolo II, come già annunciato dal direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, esclusivamente per alleviare il suo impegno.

    Nell’omelia il Papa, commentando le letture della liturgia domenicale, ha ricordato che la missione della Chiesa va compresa secondo il “senso teologico della storia”, in quanto “i rivolgimenti epocali, il succedersi delle grandi potenze stanno sotto il supremo dominio di Dio; nessun potere terreno può mettersi al suo posto”:

    “La teologia della storia è un aspetto importante, essenziale della nuova evangelizzazione, perché gli uomini del nostro tempo, dopo la nefasta stagione degli imperi totalitari del XX secolo, hanno bisogno di ritrovare uno sguardo complessivo sul mondo e sul tempo, uno sguardo veramente libero, pacifico”.

    Il Papa ha sottolineato che “ogni missionario del Vangelo deve sempre tenere presente” che “è il Signore che tocca i cuori con la sua Parola e il suo Spirito”, non siamo noi a scegliere i membri della comunità ma è Dio che chiama le persone alla fede. Inoltre “l’evangelizzazione, per essere efficace, ha bisogno della forza dello Spirito, che animi l’annuncio e infonda in chi lo porta quella ‘piena certezza’ di cui parla” l’Apostolo Paolo, il “più grande evangelizzatore di tutti i tempi”. Quindi, Benedetto XVI ha invitato ad annunciare al mondo Cristo, che è la via per raggiungere la vera vita:

    “I nuovi evangelizzatori sono chiamati a camminare per primi in questa Via che è Cristo, per far conoscere agli altri la bellezza del Vangelo che dona la vita. E su questa Via non si cammina mai da soli, ma in compagnia: un’esperienza di comunione e di fraternità che viene offerta a quanti incontriamo, per partecipare loro la nostra esperienza di Cristo e della sua Chiesa. Così, la testimonianza unita all’annuncio può aprire il cuore di quanti sono in ricerca della verità, affinché possano approdare al senso della propria vita”.

    Commentando la frase di Gesù nel Vangelo odierno “Rendete a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio”, ha affermato che “non la si può ridurre al solo ambito politico, poiché, se “il tributo a Cesare va pagato, perché l’immagine della moneta è sua”, va detto che ogni uomo porta in sé l’immagine di Dio e pertanto è a Lui solo che “ognuno è debitore della sua esistenza”. In questo senso, la Chiesa “non si limita a ricordare agli uomini la giusta distinzione tra la sfera di autorità di Cesare e quella di Dio, tra l’ambito politico e quello religioso”:

    “La missione della Chiesa, come quella di Cristo, è essenzialmente parlare di Dio, fare memoria della sua sovranità, richiamare a tutti, specialmente ai cristiani che hanno smarrito la propria identità, il diritto di Dio su ciò che gli appartiene, cioè la nostra vita”.

    Infine, il Papa indica a tutti gli evangelizzatori, come guida e modello, la Vergine Maria, che non ebbe paura di rispondere “sì” alla Parola del Signore:

    “Imparate dalla Madre del Signore e Madre nostra ad essere umili e al tempo stesso coraggiosi; semplici e prudenti; miti e forti, non con la forza del mondo, ma con quella della verità. Amen”.

    (canto)

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    Missionari generosi e audaci per i nostri tempi: li invoca il Papa all'Angelus

    ◊   “Richiamare la bellezza e la centralità della fede”: il Papa all’Angelus rilancia l’urgenza di un rinnovato annuncio del Vangelo, specie nei Paesi di antica tradizione cristiana. Il servizio di Roberta Gisotti.

    “Il Cristo è venuto per tutti. Possa lo Spirito Santo suscitare missionari generosi e audaci per i nostri tempi”. Così Benedetto XVI nei saluti ai pellegrini francesi riuniti insieme a fedeli di tutto il mondo nella Piazza di San Pietro dopo la Messa per la nuova evangelizzazione. Ha ripercorso il Papa all’Angelus le motivazioni di un rinnovato annuncio del Vangelo, in vista del prossimo Anno della fede:

    “Ritengo che, trascorso mezzo secolo dall’apertura del Concilio, legata alla felice memoria del Beato Giovanni XXIII, sia opportuno richiamare la bellezza e la centralità della fede, l’esigenza di rafforzarla e approfondirla a livello personale e comunitario, e farlo in prospettiva non tanto celebrativa, ma piuttosto missionaria, nella prospettiva, appunto, della missione ad gentes e della nuova evangelizzazione”.

    Ha commentato poi il Santo Padre, richiamando la liturgia domenicale, ciò che San Paolo scrisse ai Tessalonicesi: "Il nostro Vangelo non si diffuse fra voi soltanto per mezzo della parola, ma anche con la potenza dello Spirito Santo e con profonda convinzione":

    “Questa parola dell’Apostolo delle genti sia auspicio e programma per i missionari di oggi – sacerdoti, religiosi e laici – impegnati ad annunciare Cristo a chi non lo conosce, oppure lo ha ridotto a semplice personaggio storico”.

    Ma i partecipanti come hanno accolto l’invito del Santo Padre di essere tra i protagonisti attivi della nuova evangelizzazione della Chiesa? Ascoltiamo alcune testimonianze raccolte da Marina Tomarro:

    R. – Personalmente, noi lo viviamo nel nostro lavoro: tutti i giorni con i bambini e con i ragazzi a scuola. Dunque, evangelizzare significa innanzitutto non spaventarsi, non aver timore di presentarsi come persone credenti ma che, al tempo stesso, vogliono trovare un legame tra la nostra fede e la ragione. E quindi, mostrare che la fede può essere qualcosa che da senso alla vita, orientamento e anche gioia.

    R. – Noi giovani in questo mondo, con tante proposte e tante offerte, dobbiamo fare scelte chiare, come quella del Vangelo. In questo senso, noi ci proponiamo come nuovi evangelizzatori: non perché siamo migliori degli altri, ma perché abbiamo il dovere morale di portare agli altri la gioia che abbiamo trovato noi, perché Gesù ci vuole così.

    R. – Mi ha piaciuta la frase in cui ha detto: “Parlate a Dio per parlare di Dio”. Quindi penso che continuerò a fare così: chiedere costantemente l’aiuto a Dio prima di fare qualsiasi cosa.

    R. – A casa, tutti i giorni, nel nostro lavoro, negli ambienti dove viviamo, con gli amici … ovunque siamo possiamo seminare, perché basta una parola, un riferimento, un sorriso anche …

    R. – Io penso, memore anche delle parole di Giovanni Paolo II, che il miglior modo di essere evangelizzatori concreti sia essere testimoni credibili del Vangelo. Dopo aver sentito il Santo Padre, noi ci lusinghiamo di tornare a casa e di dover portare un messaggio. Penso che il primo modo, il modo più chiaro per portare al mondo il messaggio di Cristo sia vivere coerentemente con il Vangelo, con semplicità, con trasparenza, senza paura di essere giudicati, discriminati, perché non c’è niente di cui vergognarsi nell’essere cristiani.

    R. – Attraverso la testimonianza di vita …

    R. – E’ la resistenza che fa la differenza, non il momento puntuale dell’entusiasmo. Quando gli altri intorno a noi incominciano a chiedersi che cos’è che ti fa sorridere?, perché sei così e non ti fai opprimere dai problemi?, è l’esempio che fa!

    R. – Come non accogliere l’invito del Papa per la nuova evangelizzazione? Credo che la prima cosa sia essere più vicini a Dio, perché senza la grazia di Dio non è possibile fare nulla. Poi, piano piano, avvicinarci al cuore dell’uomo, per scoprire che cosa desidera il cuore dell’uomo. E così fare la nuova evangelizzazione. Credo che sia possibile conoscere un Dio che oggi ancora tanti non conoscono: scoprire questa luce, questa grazia che è con noi … (gf)

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    Siate testimoni di speranza e gioia in un mondo dove il male fa più rumore: cosi il Santo Padre ai nuovi evangelizzatori

    ◊   "La Parola di Dio continua a crescere e a diffondersi" nel mondo, anche "se il male fa più rumore": è quanto ha detto il Papa ieri pomeriggio durante l'incontro in Vaticano sul tema “Nuovi evangelizzatori per la Nuova Evangelizzazione". Benedetto XVI ha invitato con forza i cristiani a essere segni di speranza comunicando a tutti la gioia della fede, anche in mezzo all’indifferenza, all’incomprensione e alla persecuzione. Il servizio di Cecilia Seppia.

    Essere segni di speranza, testimoniando con gioia la Parola di Dio che risuona viva in ogni momento della storia, ma anche saper diventare quel chicco di grano che si spezza per dare origine alla spiga, quel lievito che fermenta la pasta. Così il Papa traccia il ritratto di quei nuovi evangelizzatori chiamati a trasformare il mondo, a svegliarlo dal sonno dell’indifferenza, senza scoraggiarsi davanti alle difficoltà. Come ai tempi della prima comunità cristiana – afferma il Pontefice – l’annuncio della buona novella può incontrare chiusura e rifiuto, ma nonostante questo "continua a crescere e a diffondersi". Primo, perché esso non dipende dalla nostra azione, ma da Dio "che nasconde la sua potenza sotto i segni della debolezza"; secondo, perché "il seme della Parola – come narra la parabola del Seminatore - cade anche oggi ancora in un terreno buono" capace di dare frutto; terzo, grazie al coraggio della testimonianza:

    "Il terzo motivo è che l’annuncio del Vangelo è veramente giunto fino ai confini del mondo e, anche in mezzo a indifferenza, incomprensione e persecuzione, molti continuano anche oggi, con coraggio, ad aprire il cuore e la mente per accogliere l’invito di Cristo ad incontrarLo e diventare suoi discepoli".

    Tutto questo, dice ancora Benedetto XVI, se da un lato "porta consolazione e speranza perché mostra l’incessante fermento missionario che anima la Chiesa, dall’altra deve riempire tutti di un rinnovato senso di responsabilità" verso la diffusione del Vangelo; anche per questo – spiega - nasce il Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione:

    "Il Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, è chiamato ad offrire un aiuto particolare alla Chiesa nella sua missione soprattutto all’interno di quei Paesi di antica tradizione cristiana che sembrano diventati indifferenti, se non addirittura ostili alla Parola di Dio. Il mondo di oggi ha bisogno di persone che annuncino e testimonino che è Cristo ad insegnarci l’arte di vivere, la strada della vera felicità, perché è Lui stesso la strada della vita".

    Tenere "lo sguardo fisso su Gesù" – come sottolinea il Pontefice- diventa perciò fondamentale per adempiere a questo compito: la parola dell’annuncio non può non essere "immersa in un rapporto intenso con Lui":

    "Il mondo di oggi ha bisogno di persone che parlino a Dio, per poter parlare di Dio. E dobbiamo anche ricordare sempre che Gesù non ha redento il mondo con belle parole o mezzi vistosi, ma con la sua sofferenza e la sua morte. La legge del chicco di grano che muore nella terra vale anche oggi; non possiamo dare vita ad altri, senza dare la nostra vita".

    Quindi, l’auspicio di Benedetto XVI che incoraggia i presenti a "lasciarsi plasmare" dall’azione dello Spirito Santo e a rispondere alla chiamata di Gesù ad essere suoi discepoli con la stessa fiducia del profeta Isaia: “Ecco Signore manda me”:

    "Siate segni di speranza, capaci di guardare al futuro con la certezza che proviene dal Signore Gesù, il quale ha vinto la morte e ci ha donato la vita eterna. Comunicate a tutti la gioia della fede con l’entusiasmo che proviene dall’essere mossi dallo Spirito Santo, perché Lui rende nuove tutte le cose".

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    Presentato il nuovo sito "www.aleteia.org", on line dal 19 ottobre, aperto a tutti i cercatori della verità

    ◊   “www.aleteia.org”: questo l’indirizzo del nuovo sito internet, presentato ieri in occasione del grande raduno promosso in Vaticano dal Pontificio Consiglio per la nuova evangelizzazione. Il nome "aleteia", tratto dal greco, sta a significare ‘verità che si svela’. Da qui lo scopo della nuova comunità on line di porre domande ed offrire risposte sulla fede cattolica, la vita e la società. Tutti i ‘cercatori della verita’ sono dunque chiamati a partecipare al dibattito che potrà animarsi anche sui social network, con pagine dedicate su Facebook, Twitter e You tube. Si vuole dare vita ad "una piattaforma di dialogo”, stendere “un ponte tra coloro che credono e coloro che cercano risposte di senso per la propria vita", ha spiegato il cardinale Sean O'Malley, entusiasta sostenitore dell'iniziativa, già avviata sperimentalmente nella sua diocesi di Boston. Il nuovo sito "aleteia", promosso dalla Fondazione per l'Evangelizzazione con i Media, è realizzato grazie alla collaborazione di molte realtà cattoliche, tra cui “h2Onews”, studio di produzione multimediale (www.h2onews.org), e “Maria di Nazareth”, piattaforma di approfondimento sulla Madonna (www.mariedenazareth.com). "Aleteia" vuole dunque essere – spiega una nota dei promotori - una “risposta concreta alle sfide comunicative lanciate da Benedetto XVI nei messaggi per le Giornate Mondiali delle Comunicazioni Sociali”. Il sito, realizzato da un team di esperti, giornalisti, teologi e social media manager, verrà lanciato ufficialmente il 19 ottobre in 4 lingue: italiano, inglese, francese e spagnolo, per aggiungere in breve tempo le versioni in arabo e portoghese, e in seguito altre lingue. (A cura di Roberta Gisotti)

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    Oggi in Primo Piano



    Indignati in piazza nel mondo in un clima pacifico. Fa eccezione Roma teatro di violenze e perfino atti profanatori dei Black Bloc

    ◊   Giornata di riflessione all’indomani della mobilitazione internazionale contro la crisi economica indetta dal movimento degli indignati. Manifestazioni pacifiche, perfino festose, si sono svolte in centinaia di città di tutto il mondo, alla presenza di famiglie, studenti e disoccupati. Momenti di tensione si sono invece registrati a New York, mentre il corteo di Roma si è trasformato in una vera e propria guerriglia urbana a causa di azioni violente condotte dai black bloc. Il servizio di Eugenio Bonanata:

    Le ultime città a scendere in piazza sono state quelle del continente americano: dal Cile al Canada, passando per il Messico e gli Stati Uniti. Nonostante alcuni tafferugli e decine di arresti a New York, oggi si parla di una giornata all’insegna della calma e della non violenza. Clima festoso soprattutto in Spagna, luogo simbolo del movimento di protesta che dall’Europa ha raggiunto l’intero Pianeta. Totalmente diversa l’istantanea del corteo di Roma, che si è trasformato presto in un incubo, con il quartiere Esquilino, nelle vicinanze di Piazza San Giovani, divenuto un vero e proprio terreno di battaglia.

    (sirene)

    Scontri con la Polizia, vetrine infrante, auto date alle fiamme tra cui alcuni mezzi delle Forze dell’ordine. Una settantina i feriti, tre in gravi condizioni. Sul piano dei danni, la Confcommercio ha stimato un milione di euro solo di mancati incassi ma il bilancio totale è ancora da definire.

    (spari)

    Il cardinale vicario di Roma Agostino Vallini si è detto sconcertato per l’irruzione di alcuni ragazzi nella chiesa dei Santi Marcellino e Pietro nei pressi di via Merulana. Severa condanna del Vicariato anche per la profanazione di un Crocifisso e di una statua della Madonna. “E’ stata offesa gravemente la sensibilità dei credenti”, ha aggiunto padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa Vaticana. Fino ad ora sono 20 le persone fermate, 12 quelle arrestate. Ma i numeri potrebbero aumentare: si attende l’esame dei video. In mattinata la notizia del ritrovamento di ordigni, pietre e bastoni. A livello politico è polemica per la gestione della sicurezza e in settimana il ministro dell’Interno Maroni riferirà sulla questione in Parlamento. Le forze dell’ordine, che hanno ricevuto la solidarietà del Capo dello Stato Napolitano, erano al corrente dell’arrivo in città di centinaia di black bloc ma non sono riusciti ad impedire le loro azioni.

    (grida dalla folla: "Fuori! Fuori!")

    Gli indignati hanno tentato invano di isolarli. Stime non ufficiali riferiscono di 500 mila manifestanti giunti a Roma da diverse parti d’Italia. Pensionati, giovani, precari: molti di fronte alle violenze hanno scelto di abbandonare immediatamente il corteo:

    R. – Nella corsa indietro, abbiamo visto tante altre famiglie con bambini dell’età di Caterina, e tutti si diceva che non era aria di proseguire con i bambini.

    D. – E la prossima volta?

    R. – Bè, è già la quarta manifestazione che facciamo, quindi credo che la prossima volta ci saremo. Con le dovute cautele …

    R. – Noi ci crediamo, nella partecipazione democratica, anche di civile protesta. Per esempio, noi a piazza Esedra abbiamo visto tre-quattro persone, tutte vestite di nero, tutte rasate con dei bastoni: non ci sono sembrate appartenenti alla manifestazione. Sembravano comunque persone “altre”.

    R. – Chi va pacificamente, viene poi coinvolto. Accade poi che la manifestazione venga etichettata con “violenta”, “terroristica”. C’erano tanti immigrati … a volte, poi, la gente se la prende con loro, capito?

    D. – E poi, uno alla fine decide di non partecipare …

    R. – Alla fine, uno decide di non partecipare e di andarsene a casa, perché con la violenza non si ottiene niente!

    R. – Penso che la nostra forza – nostra, di tutti i cittadini giovani, meno giovani – sia proprio quella di invadere pacificamente, in modo civile, le piazze, per far sentire la nostra presenza, far sentire il nostro ‘no’ in modo civile. Ecco, questi episodi invece rovinano tutto!

    D. – Secondo lei, questa manifestazione di protesta proseguirà nei prossimi giorni?

    R. – Io spero di sì, perché dobbiamo avere e trovare la forza di dire ‘no’ a tutti i soprusi e le ingiustizie che stiamo subendo! (gf)

    Il movimento degli indignati critica la gestione della crisi economica da parte dei Governi nazionali e delle Banche centrali e chiede un ripensamento del sistema finanziario. Tuttavia, le violenze che hanno caratterizzato il corteo di Roma rischiano di offuscare i motivi della protesta. Ne è convinto Sergio Marelli, direttore generale della FOCSIV, la Federazione delle organizzazioni cristiane di volontariato. Eugenio Bonanata lo ha intervistato:

    R. – Sì: una manifestazione che partiva da motivazioni alquanto giuste o comunque da me condivise. Da tempo denunciamo una finanza impazzita, ormai al di fuori del controllo degli stessi finanzieri; purtroppo, una manifestazione che da motivazioni giuste finisce nel peggiore dei modi perché inquinata, come spesso capita nel nostro Paese, da forze violente che sfruttano ogni occasione per tentare – peraltro, inutilmente! – di sovvertire l’ordine strutturale, l’ordine istituzionale che da solo può uscire da questa situazione.

    D. – Un risvolto che dunque rischia di far passare in secondo piano i motivi della protesta …

    R. – E’ proprio questo! Ormai, l’ultimo decennio è caratterizzato – purtroppo, molto spesso – da questo fenomeno, nel nostro Paese. Nel senso che iniziative che sono sicuramente condotte rispetto a questioni serie, in una maniera seria, per far sentire la voce dei cittadini, della società civile, delle comunità locali, passano in secondo piani perché peraltro i media sono evidentemente molto attratti da questi facinorosi. E soprattutto, l’opinione pubblica viene condizionata da un manipolo di persone che hanno fin troppo chiaramente capito che con pochi atti violenti si può – come dire – guastare anche la migliore delle intenzioni e la migliore delle manifestazioni.

    D. – Cosa fare?

    R. – Bisognerebbe probabilmente che le Forze dell’ordine – che pure hanno fatto anche ieri un egregio lavoro, e tengo a sottolinearlo – però riflettano sul fatto che questa costante degli ultimi dieci anni necessiterebbe probabilmente di una strategia preventiva che impedisse a priori che queste manifestazioni siano continuamente condizionate da questo manipolo di violenti, di criminali.

    D. – Eppure, quello dei “black block” è un fenomeno presente anche in altri Paesi …

    R. – Sì. Purtroppo, la transnazionalità dei movimenti è una cosa che riguarda anche i movimenti criminali o violenti. Tuttavia, mi sembra che nel nostro Paese ci sia una posizione che presta facilmente il fianco, nel senso che negli altri Paesi ci sono misure di contenimento oggettivamente più efficaci di quelle messe in atto nel nostro Paese. Da Genova in poi, continuiamo ad assistere all’impotenza – quasi – delle Forze dell’ordine di svolgere un’azione preventiva, e sempre bisogna poi correre ai ripari quando si sono incendiati cassonetti e macchine e si sono rotte le vetrine.

    D. – In queste ore, l’appello del Papa ad impegnarsi per dare un volto umano all’economia che poi è l’aspetto centrale della questione …

    R. – Il messaggio di Benedetto XVI è quanto mai opportuno, quanto mai in grande continuità con quanto la dottrina sociale della Chiesa ha sempre sostenuto, e ci fa piacere, ci rafforza nel nostro lavoro perché quanto mai in continuità con quanto noi della Focsiv, insieme a moltissime altre organizzazioni della società civile, sosteniamo da tempo. L’economia dev’essere sotto il controllo della politica, deve servire ad aumentare il bene comune e deve servire a garantire i diritti fondamentali per tutti. Non dev’essere una scheggia impazzita che si ritorce contro il benessere di noi cittadini. (gf)

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    Da domani a Todi, i cattolici italiani dibattono su "La buona politica per il bene comune"

    ◊   C’è attesa per il seminario nazionale del Forum delle Associazioni di ispirazione cattolica del mondo del lavoro, dal titolo “La buona politica per il bene comune”, domani a Todi. Parteciperanno ai lavori le dirigenze nazionali della Cisl, dell’Mcl, delle Acli, di Confartigianato, Confcooperative, Coldiretti, della Compagnie delle Opere, oltre ad una cinquantina di personalità del mondo accademico, imprenditoriale e dell’associazionismo. Aprirà i lavori la prolusione del cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei. Gli interventi saranno su tre temi: valori, economia e politica. Alessandro Guarasci ha intervistato il presidente dell’Mcl, Carlo Costalli:

    R. – Non vogliamo assolutamente aggiungere un partito cattolico a questo quadro già abbastanza confuso. Ma credo che a Todi dobbiamo cominciare a domandarci con quali strumenti le nostre idee, i nostri valori possono tornare ad essere incisivi nella società e nella politica italiana.

    D. – Questo vuol dire che da parte di qualcuno di voi c’è anche una certa autocritica su come questi valori poi sono stati rappresentati o comunque supportati negli anni precedenti?

    R. – Intanto noi diamo un giudizio negativo sulla Seconda Repubblica. Qui stiamo parlando di come organizzare la presenza dei cattolici per fare la Terza Repubblica - su questo dobbiamo essere estremamente chiari - e questo in tutte le fasi del processo politico. Per fare questo non possiamo certo prescindere dal darci un’organizzazione.

    D. – Questo vuol dire che però finora i cattolici, da quando è morta la DC, sono stati poco uniti?

    R. – Sicuramente. Infatti, l’appuntamento di Todi nasce da quando circa tre anni fa abbiamo preso atto proprio che la diaspora dei cattolici nel sociale e nella politica comportava una scarsissima incidenza sui nostri valori, sui nostri obiettivi, sulle decisioni politiche. Da lì abbiamo iniziato a costruire il Forum, un percorso di unità graduale, intorno ad alcune idee forti, raccolte in quel manifesto di luglio che ha ispirato questo appuntamento.

    D. – Oltre ai valori non negoziabili, c’è qualcosa in più, secondo voi?

    R. – I valori non negoziabili sono imprescindibili, sono la base di partenza e non di arrivo. Detto questo, dobbiamo occuparci sicuramente dei gravi problemi del Paese a cominciare dalla disoccupazione, in particolare giovanile. Si tratta di organizzare la nostra rappresentanza su tre cardini centrali - la famiglia, l’impresa e il lavoro - che escono indeboliti da questi anni e che vanno invece rilanciati. (ap)

    Dunque le Associazioni di ispirazione cattolica del mondo del lavoro vogliono dare un contributo per far uscire il Paese dalla crisi. Sentiamo il presidente delle Acli, Andrea Olivero:

    R. - Credo che il cattolicesimo italiano oggi non abbia tanto quest’ansia del partito, quanto di poter dire chiaramente il proprio pensiero e poter contribuire ad uscire dalla situazione di empasse, in cui il Paese si trova.

    D. - Guardate principalmente alla crisi economica o a quella politica?

    R. - Prima di tutto c’è la crisi etica, che in qualche modo Papa Benedetto XVI ha messo al centro della sua analisi sul nostro Paese. Dobbiamo fare una proposta che sia insieme di rilancio etico e quindi di nuova spinta propulsiva del Paese e, dall’altro lato, sia anche di rilancio economico e sociale. Bisogna, in qualche misura, che quelle energie che si sono disperse in questi anni in scontri - talvolta anche piuttosto beceri e piuttosto personalistici - vengano invece convogliate in un grande progetto di rinascita del Paese: un progetto che deve vedere il mondo delle imprese, ma anche la società civile e le istituzioni coinvolte fino in fondo.

    D. - Però, guardando le associazioni del Forum, sembra che alcune - tra di loro - abbiano anche interessi in qualche modo concorrenti… Insomma, come ritrovare davvero l’unità?

    R. - E’ importante che si ritrovi e noi proporremo la voglia dello stare insieme. E’ vero che questo comporta mediazioni, difficoltà, ma è questo l’unico modo per ridare al Paese la pienezza della sua ricchezza. Noi cercheremo di essere il più concreti possibili: le proposte sulla riforma della politica, innanzitutto, andando a cambiare la legge elettorale e andando a dare dei segnali diversi ai partiti politici, che debbono - a parer nostro - diventare soggetti di diritto pubblico; una proposta per l’economia, che deve rimettere al centro la possibilità di uno sviluppo territoriale, un contributo a tutte le piccole e medie imprese, comprese quelle di natura sociale, che in realtà hanno tenuto in questa fase e che hanno ancora voglia di crescere. Insomma tante proposte nette, precise e associate - noi crediamo - possono dare il segnale che l’Italia ce la può fare. (mg)

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    Elezioni in Mauritania. Alla vigilia del voto l'accordo per cambiare la Costituzione

    ◊   Urne aperte oggi in Mauritania dove si svolgeranno le elezioni municipali e legislative. Alla vigilia del voto, l’accordo tra diversi partiti di opposizione e il presidente Aziz per cambiare la Costituzione. Ce ne parla Luciano Ardesi, esperto di Nord Africa, al microfono di Francesca Smacchia:

    R. - La Mauritania esce, in questi ultimi anni, da una situazione particolarmente difficile e complessa. Dopo aver subito a lungo la dittatura del presidente Ould Taya, nel 2007 un colpo di stato democratico di un generale aveva aperto per la prima volta il potere ai civili, con delle elezioni democratiche - nel 2007 - che avevano portato per la prima volta ad una competizione regolare. Il presidente che era stato eletto liberamente nel 2007, Abdallahi, è stato deposto un anno dopo dall’attuale presidente, il generale Aziz, che si è fatto poi regolarmente eleggere nel 2009, ma con sospetto di brogli. Questo naturalmente ha creato delle forti tensioni nel Paese, che si sono stemperate progressivamente, arrivando alla vigilia del voto con un accordo tra diversi partiti di opposizione e il presidente per rivedere la Carta Costituzionale e diminuire le prerogative del presidente in carica: in modo particolare il primo ministro non sarà più responsabile di fronte al presidente, ma di fronte al Parlamento e all’interno della maggioranza parlamentare dovrà essere scelto il primo ministro.

    D. - E’ un modo anche per limitare il potere del generale Aziz?

    R. - Sì, si vuole addirittura mettere nella futura Costituzione il divieto di colpo di stato… Ahimè questa forse non sarà comunque un’assicurazione contro nuovi colpi di mano, ma diciamo che traduce bene il clima che c’è oggi nel Paese.

    D. - In una visione più globale, come si pone nell’area maghrebina la Mauritania?

    R. - Bisogna ricordare che la Mauritania è entrata nell’area delle agitazioni sociali, che da questa primavera sta attraversando tutto il Nord Africa e tutto il mondo arabo. Ci sono state in gennaio delle proteste, ci sono stati anche episodi di persone che si sono immolate, che si sono date fuoco, ad imitazione di quello che era successo in Tunisia. Diciamo che in questo momento l’attenzione è, da una parte, rivolta alla richiesta di democrazia e del percorso che si è concluso da poco; e, dall’altra, ci sono fortissime tensioni sociali, perché la Mauritania che - da cinque anni - è entrata nel lotto dei Paesi produttori di petrolio, non ha avuto la sua situazione sociale ed economica migliorata, almeno a livello della gente e del popolo: rimane sempre un Paese estremamente povero. (mg)

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    Giornata mondiale dell’alimentazione: nel mondo quasi una persona su 7 è denutrita

    ◊   Sensibilizzare l’opinione pubblica mondiale sulla piaga della malnutrizione. E’ questo l’obiettivo dell’odierna Giornata mondiale dell’alimentazione, indetta dalla Fao. L’iniziativa, incentrata sul tema “Prezzi degli Alimenti – dalla crisi alla stabilità”, è anche un’occasione per riflettere sulle speculazioni che rendono ancora più grave il dramma della fame. Quale è oggi la situazione a livello globale? Risponde al microfono di Amedeo Lomonaco, il responsabile del Cesvi per le policy, Stefano Piziali, curatore dell’edizione italiana del rapporto “Indice globale della fame” (Global hunger index):

    R. – A livello globale, secondo dati della Fao, sono circa 925 milioni le persone che soffrono di denutrizione, ovvero non riescono a raggiungere un livello sufficiente di calorie per condurre una vita sana e produttiva.

    D. – Quali sono le cause che ostacolano la lotta contro la fame?

    R. – Le cause sono diverse. In Asia meridionale, il problema principale è il basso status sociale delle donne: le donne hanno poco accesso all’educazione, non hanno accesso ai sistemi di salute e tutto questo si ripercuote sul livello nutrizionale dei bambini. In Africa subsahariana, il problema è differente: abbiamo ancora purtroppo le conseguenze della grande pandemia di Aids. Inoltre ci sono diversi Paesi con un livello di governo debolissimo e molti conflitti ancora in atto. Tutto questo indebolisce la capacità delle comunità di far fronte al problema della malnutrizione.

    D. – A questo si aggiungono la crescita e l’instabilità dei prezzi dei generi alimentari...

    R. – Negli ultimi dieci anni, i prezzi sono stati caratterizzati da estrema volatilità, ovvero da improvvise accelerazioni di prezzo, seguite da ricadute repentine. Tutto questo ha delle conseguenze e degli impatti gravissimi sulla vita delle popolazioni più povere. Alla base di questa volatilità, formulando l’indice globale della fame, abbiamo identificato tre fattori: le speculazioni finanziarie, l’impennata che ha avuto la coltivazione delle terre fertili per produrre bio carburanti che sottraggono produzione alimentare e i cambiamenti climatici che, in alcuni Paesi, stanno indebolendo la capacità dei poveri di resistere alle crisi.

    D. – Come prevenire crisi umanitarie come quella che ha colpito il Corno d’Africa?

    R. – Dobbiamo prepararci alle emergenze, non dobbiamo subirle. Una delle raccomandazioni che l’indice globale della fame suscita è proprio quella, per esempio, di costruire delle reti di protezione per i più poveri. Reti alle quali possano attingere. Sistemi che possano essere reti in cui viene distribuito denaro, piuttosto che cibo, nei momenti critici oppure anche meccanismi assicurativi che possano permettere ai più poveri di avere assicurazioni sul loro prodotto. Abbiamo lavorato in un Paese – l’Uganda – che è stato escluso da questa grave crisi proprio perché, negli ultimi anni, l’impegno delle organizzazioni internazionali è stato importante nel cercare di aiutare le comunità ad affrontare i momenti critici.

    D. – A proposito del Rapporto indice globale della fame, di cui lei è il curatore dell’edizione italiana, dallo studio si ricava che tale indice è diminuito negli ultimi 21 anni. Possiamo prevedere che, a lungo termine, questa lotta contro la fame sarà vinta?

    R. – Sì, dobbiamo credere in questo sforzo. Il problema della fame, pur avendo molte cause, può essere aggredito proprio da diversi punti di vista e può essere debellato e risolto, perché abbiamo visto che alcuni Paesi stanno facendo dei passi avanti. Dobbiamo quindi seguire la strada intrapresa da questi Stati. (ap)

    Il rapporto “Indice globale della fame” è stato pubblicato in Italia da “Link 2007”, consorzio che raggruppa diverse Organizzazioni non governative, in collaborazione con Cesvi (Cooperazione e sviluppo) e Cosv (Coordinamento delle Organizzazioni per il Servizio Volontario). La ricerca, presentata nei giorni scorsi a Milano, prende in esame tre indicatori: la percentuale di persone denutrite, il tasso di mortalità infantile e la percentuale di bambini fino a 5 anni sottopeso. Dallo studio emerge che tale indice è diminuito negli ultimi 21 anni, ma di poco e non in maniera uniforme.

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    Chiesa e Società



    Il Vicariato di Roma promuove la Settimana per l'accoglienza degli universitari fuori sede

    ◊   Da martedì prossimo inizia la Settimana dell’accoglienza degli universitari fuori sede, sul tema “Nessuno a Roma è fuori sede: l’accoglienza dell’intelligenza”, organizzata dall’Ufficio per la pastorale universitaria del Vicariato di Roma. Momento centrale del programma, sarà la giornata del 20 ottobre, che si aprirà - alle 9.30 nella Sala Rossa del Vicariato - con un Seminario di studio sull’accoglienza a Roma, per dibattere sulla situazione attuale degli studenti fuori sede e sulle possibili risposte da parte della città capitale. Tra i relatori mons. Enrico Dal Covolo, rettore della Pontificia università lateranense, Guido Fabiani, rettore dell'Università degli Studi Roma Tre e Marco Siclari, delegato del Sindaco di Roma per l’Università. In serata, dalle 20.45, i ragazzi si ritroveranno al Teatro Argentina (Largo di Torre Argentina, 52), per la Festa dell’ ccoglienza, animata dagli studenti delle università di Roma. (A.L.)

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    Si cercano volontari per l'Incontro mondiale delle famiglie

    ◊   Il comitato organizzatore dell'Incontro mondiale delle famiglie ha rivolto un appello ai giovani di ogni nazionalità che vogliano iscriversi come volontari all'evento, che si celebrerà dal 30 maggio al 3 giugno 2012 a Milano. Il momento culminante dell’evento, che ha per tema “La famiglia: il lavoro e la festa”, sarà l'incontro con il Papa. L'invito - ricorda l’agenzia Zenit - è rivolto a maggiorenni “disponibili a dedicare del tempo a servizio dell'organizzazione” di questo incontro mondiale. Il volontario deve essere “fortemente motivato rispetto all'evento e all'esperienza del servizio”. I servizi proposti sono vari: accoglienza, informazione, assistenza ai portatori di handicap, ad anziani e a bambini, allestimento e gestione delle strutture, collaborazione con l'ufficio stampa e presenza nei luoghi delle celebrazioni. Sul sito web del VII Incontro mondiale delle famiglie, si può scaricare la preghiera scritta dall'arcivescovo emerito di Milano, il cardinale Dionigi Tettamanzi, da recitare per l'incontro. Per ulteriori informazioni http://www.family2012.com (A.L.)

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    Il Consiglio ecumenico delle Chiese prepara la sua decima Assemblea in Corea del Sud

    ◊   “Dio della vita, conduci noi verso la giustizia e la pace”. E’ il tema della decima Assemblea del Consiglio ecumenico delle Chiese che si terrà in Corea del Sud dal 30 ottobre al 9 novembre del 2011. L’incontro intende offrire spunti di riflessione sulla comunione fraterna delle Chiese. Per discuterne – riferisce il portale www.oikoumene.org – si è riunito a Busan, la scorsa settimana, il Comitato di pianificazione dell’Assemblea. E’ stato approfondito, in particolare, il concetto di “mandang”, il luogo tradizionale che lega le diverse parti di una casa, centro della vita familiare e comunitaria. Il Consiglio ecumenico delle Chiese sta pensando all’Assemblea come ad uno spazio comune in cui i partecipanti si possano ritrovare per discussioni e celebrazioni. Il Comitato di pianificazione si riunirà ancora a luglio del prossimo anno per definire proposizioni da sottoporre alla sessione di lavoro di agosto del Comitato centrale del Consiglio ecumenico delle Chiese. (A.L.)

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    Kazakistan: il Governo impone restrizioni alla libertà religiosa. Critiche dall'Osce

    ◊   Il Kazakistan approva leggi che prevedono restrizioni per la libertà religiosa. Lo scorso 13 ottobre, il presidente Nursultan Nazarbayev ha firmato i due emendamenti che entreranno in vigore dal 24 ottobre. L’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione europea (Ocse) ha criticato la decisione del governo kazako, che impone pene severe per le chiese e i gruppi non registrati o non approvati dallo Stato. Il governo ha approvato le nuove leggi in soli due mesi e senza ascoltare il parere dei rappresentanti delle minoranze. Solo la comunità islamica sunnita e la Chiesa russa ortodossa hanno avuto la possibilità di discutere i cambiamenti. Felix Corley, responsabile dell’agenzia per i diritti umani Forum 18, vicina ai cristiani protestanti, afferma che “queste nuove norme fanno parte di una strategia dello Stato per aumentare i controlli sull’intera società”. A tutt’oggi – ricorda AsiaNews - la costituzione kazaka dichiara che nel Paese sono ammesse tutte le religioni in condizione di uguaglianza. Ma dal 1991 tutti gli emendamenti in materia sono stati restrittivi dei diritti dei gruppi e dei singoli, in nome di esigenze di “sicurezza nazionale” e di “antiterrorismo islamico”. Di fatto però, le nuove norme intaccano la libertà di cristiani protestanti e cattolici. Le nuove restrizioni hanno effetto retroattivo e costringono i gruppi religiosi già registrati a ripetere l’iter di approvazione. Per passare l’esame dell’autorità, dovranno avere almeno 50 membri per l’approvazione del governo locale, 500 per quello regionale e 5mila per quello nazionale. Molte realtà non hanno i numeri per rientrare nei requisiti imposti dal governo. Le comunità considerate idonee possono praticare il culto, ma il materiale, come ad esempio libri e testi delle prediche, sono sottoposte a censura. Per costruire o aprire nuovi centri di culto è necessaria l’approvazione del governo centrale e locale. Le leggi vietano anche qualsiasi forma di espressione religiosa nei luoghi pubblici. (A.L.)

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    Al via il 19 ottobre, a Bangkok, un Seminario dei vescovi asiatici sui cambiamenti climatici

    ◊   “Riscaldamento globale e cambiamenti climatici e il loro impatto sull’Asia. Le sfide e la risposta della Chiesa”. E’ il tema del seminario organizzato a Bangkok, in Thailandia, dalla Federazione delle Conferenze episcopali dell’Asia dal 19 al 20 ottobre prossimi. Gli obiettivi dell’incontro sono quelli di approfondire la relazione tra cambiamenti climatici e giustizia e di promuovere il ruolo della Chiesa nella lotta agli effetti dei cambiamenti climatici in Asia. Si intende anche collegare questo impegno della Chiesa alla Conferenza sul clima a Durban, in Sud Africa, e al prossimo Summit per la Terra a Rio de Janeiro, in Brasile. Un’altra finalità dell’incontro è quella di avviare un programma di formazione permanente per i vescovi asiatici sulla dottrina sociale della Chiesa. Sono previste diverse testimonianze da Vietnam, Thailandia e Kiribati. Per maggiori informazioni si può consultare il sito www.fabc.org (A.L.)

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    Hong Kong: fervono le iniziative per il mese missionario

    ◊   La solenne processione della Croce missionaria delle parrocchie del decanato di Kowloon centrale ha aperto ad Hong Kong il mese missionario, domenica 2 ottobre, in attesa della Giornata missionaria mondiale (Gmm), che si celebrerà il prossimo 23 ottobre. Secondo quanto riferisce Kong Ko Bao, bollettino diocesano in versione cinese, più di 200 fedeli della parrocchia di S. Giuseppe e della parrocchia di Cristo Lavoratore hanno partecipato alla processione sotto la pioggia, guidati dai rispettivi parroci. Dal maggio scorso – ricorda l’agenzia Fides - le 7 parrocchie del decanato di Kowloon centrale hanno cominciato il pellegrinaggio e la processione della Croce missionaria nel contesto dell’Anno dei laici, prolungato fino al 2012 secondo le indicazioni della diocesi. Ogni parrocchia ospita la Croce per un mese, organizzando l’adorazione e il pellegrinaggio dei parrocchiani come segno di evangelizzazione. La processione del 2 ottobre è iniziata dalla parrocchia di S. Giuseppe, che ha consegnato la Croce ai parrocchiani della parrocchia di Cristo Lavoratore, e si è conclusa con un omaggio di fiori alla Croce. Il decanato ha anche in programma la “Chiusura del pellegrinaggio ed il mandato missionario della Croce” che si svolgerà il 30 ottobre alla presenza di Mons. John Tong, vescovo di Hong Kong. Secondo quanto riporta Kong Ko Bao, tutta la diocesi di Hong Kong sta intensificando il cammino missionario verso la Gmm con tante iniziative. (A.L.)

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    Programma del Consiglio mondiale delle Chiese per le vittime di violenze in Colombia

    ◊   In Colombia, in base a statistiche ufficiali, sono oltre 3 milioni le persone che hanno perso terre e proprietà a causa dei conflitti armati che hanno colpito il Paese da anni. Le organizzazioni, a tutela dei diritti umani, sostengono invece che siano in realtà almeno 5 milioni. Per affrontare questa crisi umanitaria è stato avviato un nuovo programma di monitoraggio, sostenuto dal Consiglio mondiale delle Chiese e da altre organizzazioni religiose. Nel mese di dicembre 2009, la Procura generale della Colombia ha reso noto che sono 2.520 i casi di persone scomparse, su un totale di 35.665 crimini dichiarati dalle Forze paramilitari. Nel Paese sono state ritrovate 2.388 fosse e sono stati riesumati 2.091 corpi, dei quali solo 796 sono stati restituiti alle famiglie. Nel solo Dipartimento di Arauca – rende noto l’agenzia Fides - sono stati registrati 194 omicidi nel 2009. Nuovi gruppi armati, bande criminali chiamate “BaCrim”, formate prevalentemente da paramilitari, stanno cercando di controllare il territorio. L’aspetto principale del programma di monitoraggio è l’opzione per la non violenza e il sostegno locale ed internazionale per il raggiungimento di una soluzione pacifica del conflitto. Il programma sostiene la restituzione delle terre agli sfollati, la difesa dei diritti umani, la ricerca della giustizia e della pace costruiti attraverso il dialogo, e incoraggia la presenza di osservatori ecumenici internazionali in aree specifiche per un periodo di almeno tre mesi ciascuno. Il progetto ha il supporto del Consiglio Mondiale delle Chiese, della Federazione Luterana Mondiale e dell’Act Alliance, gruppo di 111 organizzazioni ecclesiali che si occupano di aiuti umanitari e sviluppo. (A.L.)

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    Riscaldamento globale: i laghi dell’Everest si allargano di 47 metri all’anno

    ◊   A causa dello scioglimento dei ghiacci, i laghi glaciali dell’Himalaya rischiano di tracimare. La crescita del livello delle acque mette in pericolo la vita di centinaia di migliaia di persone. Il più pericoloso è lago Imja (regione dell’Everest), che ogni anno aumenta il suo perimetro di 47 metri. Secondo uno studio realizzato dal ministero nepalese per le Risorse idriche e da esperti dell’Università di Hokkaido (Giappone), il fenomeno interessa la maggior parte dei 20 mila laghi glaciali dell’Himalaya. Nella regione dell’Everest vi sono circa 1600 laghi glaciali. L’Imja – ricorda AsiaNews - si è formato negli anni ‘60. Ogni anno lo scioglimento dei ghiacci allunga la superficie del lago di 47 metri. Il bacino, situato a 5.100 metri di quota, è lungo circa 2,5 km, largo 600 metri e profondo, in certi punti, anche più di 90 metri. Secondo gli esperti, il lago è ormai giunto al suo limite di capacità. Nei prossimi cinque anni il peso dell’acqua potrebbe sfondare le “pareti” di detriti glaciali, provocando un’onda di fango, roccia e ghiaccio trascinandosi per oltre 100 chilometri. Abitazioni, campi e strade sarebbero sommerse da uno strato di macerie alto fino 15 metri. Teiji Watanabe, geologo dell’Università di Hokkaido, studia il lago dal 1990. Secondo i suoi studi, negli ultimi anni, l’Imja è aumentato a vista d’occhio e la sua esondazione è solo questione di tempo. Da mesi il Mountaine Istitute di Kathmandu sta lavorando con un gruppo di esperti dall’Università di Lima (Perù) per controllare il lago e creare una barriera artificiale che contenga la massa d’acqua. In questi anni i peruviani hanno sviluppato sofisticati sistemi per il contenimento delle acque e a tutt’oggi hanno drenato 30 bacini glaciali. (A.L.)

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    24 Ore nel Mondo



    Pressioni del G20 sull’Europa per ridurre il debito. Pronto un piano franco-tedesco per ricapitalizzare le banche

    ◊   L’Europa deve agire per evitare un contagio della crisi del debito alle economie emergenti. È il monito lanciato dai ministri delle Finanze e dai presidenti delle Banche centrali del G20, nel comunicato finale del Vertice che si è chiuso ieri a Parigi. Occhi puntati ora al Consiglio Europeo del 23 ottobre dove sarà messo a punto un piano di riforme sulla governance finanziaria. Sentiamo Marco Guerra:

    Pressing del G20 sull’Europa per ridurre il debito è il leitmotiv del Vertice di Parigi. L’attesa è tutta rivolta ora al Consiglio Ue del 23 ottobre dove sarà presentato il piano franco-tedesco che prevede il rafforzamento del Fondo europeo salva stati (Efsf), la ricapitalizzazione delle banche e il taglio del debito della Grecia. Intanto, tra le 20 economie più forti del mondo c’è un accordo sulla capitalizzazione degli istituti di credito considerati sistemici a cui sarà chiesto di alzare di 2,5 punti il capitale base attualmente indicato al 7%. Un irrobustimento delle finanze studiato e proposto dal Financial stability forum presieduto da Draghi. Alle banche sarà richiesto anche un aumento della loro partecipazione al salvataggio della Grecia, rinunciando ad una parte dei loro bond ellenici per consentire il default pilotato di Atene. L’obiettivo di queste manovre è evitare che la crisi che continua a flagellare l'Occidente si estenda anche ai Paesi emergenti fino a qui motore della crescita mondiale. Le proposte dei partner europei sono quindi state accolte positivamente dal segretario americano al Tesoro, Tim Geithner, secondo il quale sono arrivati dei segnali incoraggianti. Resta, tuttavia, l’urgenza di arrivare al prossimo G20 di novembre a Cannes con un pacchetto concreto e condiviso di misure per aggredire il debito sovrano.

    M.O. : pubblicata la lista dei palestinesi da liberare in cambio di Shalit
    Israele e Hamas hanno reso nota la lista di un primo gruppo di 477 prigionieri palestinesi che saranno liberati martedì prossimo in cambio del soldato israeliano Gilad Shalit, detenuto nella Striscia di Gaza dal 2006. In questo primo elenco compaiono anche 27 donne e i nomi di Ahlam Tamimi, accusato di essere complice di un attentato suicida a Gerusalemme, e Amneh Muna, che progettò l'omicidio di un 16enne israeliano nel 2001. Un secondo gruppo di 550 palestinesi dovrebbe essere liberato entro due mesi. In tutto la lista israeliana dello scambio comprende 1.027 prigionieri. I dossier di ciascun detenuto sono stati trasmessi al presidente Shimon Peres, al quale compete il potere di condono della pena. Peres firmerà quindi i condoni, aggiungendo la frase “non perdono e non dimentico”.

    Siria –Lega Araba
    Non si arresta la repressione delle proteste antigovernative in Siria. Ieri altre due persone hanno perso la vita a causa degli scontri con le Forze dell’ordine che hanno accompagnato i funerali di Ibrahim Shbayan, un bambino di dieci anni morto nelle manifestazioni del 33.mo venerdì di protesta. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, nella giornata di ieri è stato ucciso anche un attivista di spicco della protesta nell'est del Paese, Ziad al-Obeidi, che aveva contribuito all'organizzazione di dimostrazioni pacifiche. E alla luce del deterioramento della situazione, oggi si sono riuniti i ministri degli Esteri della Lega Araba, che, secondo diverse indiscrezioni, potrebbero anche decidere la sospensione della Siria dall’organismo.

    Arabia Saudita-Iran-Onu
    Resta alta la tensione tra Arabia Saudita e Iran, dopo il presunto complotto addebitato dagli Usa a Teheran al fine di uccidere l'ambasciatore di Riad a Washington. Ieri il Paese arabo ha chiesto al Segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, di riferire al Consiglio di Sicurezza in merito a questa vicenda. “Il complotto costituisce una violazione flagrante delle leggi internazionali e delle convenzioni internazionali”, si legge in un comunicato della delegazione saudita all'Onu. “Non hanno bisogno di commettere assassini”, questo “è il vostro lavoro”, ha risposto stamani il presidente iraniano Ahmadinejad, rivolgendosi agli Stati Uniti.

    Yemen
    Violenza senza fine anche nello Yemen. Le forze fedeli al presidente yemenita Ali Abdallah Saleh hanno di nuovo aperto il fuoco su un corteo di manifestanti anti-governativi provocando quattro morti ed diversi feriti. In un’analoga manifestazione ieri avevano perso la vita 12 persone.

    Libia
    In Libia prosegue la battaglia a Sirte tra le milizie pro-Gheddafi e le forze del Consiglio Nazionale di Transizione. Quest’ultime ieri hanno dovuto arretrare le loro posizioni incalzate da colpi di artiglieria e dai razzi lanciati dai lealisti. Ieri ministro della Difesa italiano La Russa ha detto che la missione Nato potrà considerarsi conclusa solo dopo la presa di Sirte.

    Esercito Kenya contro gli shebab somali
    L'esercito del Kenya è entrato in territorio somalo per condurre un’operazione contro gli islamisti armati sospettati di rapimento di cittadini stranieri sul suolo kenyano. Lo ha annunciato un portavoce del governo kenyano, Alfred Matua. “Siamo penetrati in Somalia per perseguire gli shebab che riteniamo responsabili di sequestri e di attacchi nel nostro Paese”, ha dichiarato Matua.

    Francia
    Oltre 9000 seggi aperti oggi in Francia per il ballottaggio delle primarie del partito socialista che designeranno lo sfidante di Nicolas Sarkozy alle presidenziali in programma la prossima primavera. A sfidarsi sono il 57.enne ex segretario del partito Francois Hollande, che gode dell’appoggio degli altri quattro candidati eliminati al primo turno, e l’attuale leader dei socialisti, Martine Aubry. Per la prima volta il partito ha aperto l’elezione anche ai non iscritti a cui sarà tuttavia richiesto di sottoscrivere una carta di adesione ai “valori della sinistra e della Repubblica”. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 289

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli.