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Sommario del 13/10/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI riceve il Patriarca di Gerusalemme. Mons. Twal: il Papa ha a cuore la pace e la giustizia per tutti, non solo per i cristiani
  • Altre udienze
  • Il presidente dell'Honduras ricevuto dal Papa: solidarietà, pace e bene comune al centro dei colloqui
  • Il Papa nomina mons. Luis Antonio Tagle nuovo arcivescovo di Manila
  • Messaggio del Papa alla Settimana Sociale cattolica in Moldova: operare per il bene comune nel rispetto della persona
  • Il "miracolo del sole": 13 ottobre 1917, l'ultima apparizione di Fatima
  • Convegno sulla Caritas in veritate. Gotti Tedeschi: etica e austerità per uscire dalla crisi
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Inondazioni in Thailandia: almeno 300 morti
  • Appello dei vescovi arabi ed europei a sostegno dei cristiani in Egitto
  • Cresce la tensione tra Stati Uniti e Iran
  • Il cardinale Sepe: maggiore impegno per i detenuti, umanizzare le carceri
  • II Festival di musica e arte sacra compie dieci anni
  • Chiesa e Società

  • L'aumento dei prezzi del cibo, tema della Giornata Mondiale dell'Alimentazione
  • Giornata contro la fame: per il vescovo tedesco Schick "sprecare il cibo è una vergogna"
  • Intervista al Patriarca di Mosca Kirill sulle crisi in Nord Africa
  • Il marito di Asia Bibi nega episodi di “torture”. Il Ministro delle minoranze assicura più protezione
  • India: sei cristiani arrestati con la falsa accusa di praticare conversioni forzate
  • Indonesia: la Chiesa denuncia attacchi ai cristiani e l'islamizzazione della società
  • ll Cec chiede al governo indonesiano libertà di culto ai cristiani di Bogor
  • Usa. Libertà religiosa e di coscienza: le preoccupazioni dei vescovi
  • Africa Occidentale: epidemia di colera fuori controllo, i bambini i più colpiti
  • Mons. Martinelli torna a Tripoli: il Paese è cambiato, sfida per i libici
  • Guinea Bissau: continuano ad essere diffuse le peggiori forme di lavoro minorile
  • Zimbabwe: l'arcivescovo di Canterbury Rowan Williams chiede protezione per scuole e ospedali
  • L'ordinario militare d'Italia: "Educare alla pace è una forma di carità"
  • Il cardinale Scola eletto nuovo presidente della Conferenza episcopale lombarda
  • Convegno ai Musei Vaticani su "Religione, natura ed arte"
  • Hong Kong. Anno dei Laici: formazione catechistica per una concreta vita di fede
  • “Bambini testimoni della parola”, sfide e progetti della Pontificia Infanzia Missionaria
  • 24 Ore nel Mondo

  • Libia: giallo sulla cattura a Sirte di Mutassim Gheddafi, figlio del colonnello
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI riceve il Patriarca di Gerusalemme. Mons. Twal: il Papa ha a cuore la pace e la giustizia per tutti, non solo per i cristiani

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto stamani un udienza in Vaticano il patriarca di Gerusalemme dei Latini, Fouad Twal, in occasione della Conferenza dei vescovi latini nelle regioni arabe, in corso in questi giorni a Roma. Al termine dell’udienza, Alessandro Gisotti ha intervistato il patriarca Twal che si sofferma sull’incontro con il Papa e sulla “primavera araba”:

    R. - Sono molto grato che il Santo Padre abbia sempre a cuore la Terra Santa e abbia a cuore la pace in tutto il Medio Oriente. Questo lo vediamo in tutti i suoi interventi: sia l’altro giorno per l’Egitto sia questa volta per noi. Pensa a noi, pensa ai cristiani, pensa alla pace per tutti! Non si può avere una pace per un popolo e non per un altro: o tutti godiamo di questa pace o si continuerà purtroppo in questo ciclo di violenza. L’incontro di oggi è stato molto paterno: il Santo Padre ha questo grande dono dell’ascolto. Ascolta le nostre grida: grida perché ci sia più giustizia, più pace, una vita normale. Ci siamo ricordati i suoi bellissimi discorsi, durante la sua ultima visita in Terra Santa, due anni fa. L’ultimo discorso, specialmente, è rimasto nel cuore di tutti, quando ha detto: “Come amico degli israeliani, come amico dei palestinesi, ciò che mi ha fatto più pena è stato vedere queste mura, che separano gli uomini: dobbiamo cominciare ad abbatterle con una conversione interna; cominciamo con una piccola grande conversione dei nostri cuori e speriamo che queste mura un giorno spariranno”. Incoraggiamo, con lui, tutti, a venire a trovarci: con i pellegrinaggi, con le preghiere e con la solidarietà.

    D. – La "primavera araba" ha destato molte speranze, molte aspettative. C’è adesso, forse, più preoccupazione da parte dei cristiani?

    R. – Questi eventi, questa "primavera araba", per me è come un semaforo, che prima era sempre rosso – nessuno poteva attraversare e nessuno poteva aprire bocca – ed ora è verde: tutti si "buttano", ma non sappiamo dove ci porterà. Ci sono poi elementi esterni che entrano in gioco, forse per rovinare queste nostre speranze. Io continuo ad essere ottimista e a non aver paura, perché noi cristiani siamo parte integrante del popolo, nel bene e nel male.

    D. – Siamo ormai nell’imminenza dell’incontro di Assisi. Quanto questo momento forte di dialogo interreligioso può aiutare anche le popolazioni, e i cristiani in particolare, della Terra Santa, del Nord Africa?

    R. – E’ un bene che si faccia e noi incoraggiamo questi incontri, però noi abbiamo bisogno di vivere pienamente la vita di ogni giorno. Vogliamo sentire questa libertà di movimento, libertà di coscienza, libertà di culto. Dobbiamo pensare alla vita di ogni giorno!

    D. – Una libertà che è per tutti – come diceva prima – non solo per i cristiani...

    R. – Sì. Abbiamo sempre avuto la libertà di culto. Quello che io chiedo è la libertà di coscienza, che ciascuno secondo la propria coscienza – che si converta all’islam, che si converta al cristianesimo – si esprima con libertà, una libertà interna di fronte a Dio e alla storia. Questo è quello di cui abbiamo bisogno, ma siamo ancora un po’ lontani da questa libertà...(ap)

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    Altre udienze

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina alcuni vescovi australiani in visita “ad Limina”: il cardinale George Pell, arcivescovo di Sydney, con gli ausiliari, e mons. Philip Edward Wilson, arcivescovo di Adelaide.

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    Il presidente dell'Honduras ricevuto dal Papa: solidarietà, pace e bene comune al centro dei colloqui

    ◊   Stamani, Benedetto XVI ha ricevuto il presidente dell’Honduras, Porfirio Lobo Sosa, che poi ha incontrato il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone e l’arcivescovo Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati.

    “Durante i cordiali colloqui – riferisce un comunicato della Sala Stampa vaticana - è stato apprezzato il grande contributo che la Chiesa offre allo sviluppo del Paese, specialmente in campo educativo e sanitario ed è stata rilevata l’importanza di continuare a favorire nel Paese la riconciliazione e la comprensione reciproca, la solidarietà e la pace, nella tenace ricerca del bene comune”. Durante le conversazioni si è poi preso nota “del rasserenamento delle relazioni internazionali dell’Honduras, come pure si sono trattati altri temi riguardanti la situazione mondiale”.

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    Il Papa nomina mons. Luis Antonio Tagle nuovo arcivescovo di Manila

    ◊   Benedetto XVI ha nominato oggi il nuovo arcivescovo di Manila: si tratta di mons. Luis Antonio Tagle, finora vescovo di Imus, nato 54 anni fa proprio nella capitale filippina. Succede al cardinale Gaudencio Rosales che lascia per raggiunti limiti di età.

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    Messaggio del Papa alla Settimana Sociale cattolica in Moldova: operare per il bene comune nel rispetto della persona

    ◊   Operare per il bene comune come “criterio fondamentale” della “vita sociale e politica”: è quanto scrive Benedetto XVI in un messaggio, a firma del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, ai partecipanti alla prima Settimana sociale cattolica in Moldova, in corso a Chisinau. Nel messaggio, il Pontefice auspica che l’evento favorisca un “crescente e generoso impegno” nella promozione dei valori universali quali la “giustizia” e la “solidarietà nel rispetto dei diritti” della persona umana. Le “giornate di studio e incontro – auspica infine il Papa – risveglino” nel Paese “fervida speranza e ardente carità”.

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    Il "miracolo del sole": 13 ottobre 1917, l'ultima apparizione di Fatima

    ◊   Il 13 ottobre di 94 anni fa la Vergine apparve per l’ultima volta ai tre pastorelli di Fatima. Ma quell’ultima visione fu caratterizzata da uno straordinario segno celeste, passato alla storia come il “miracolo del sole”. Con l’ausilio di cronache dell’epoca, Alessandro De Carolis rievoca nel suo servizio gli istanti che precedettero e poi diedero forma a quell’evento, consumatosi davanti a una grande folla:

    La storia famosa per i tanto citati tre “segreti” conserva fra le sue pagine quasi centenarie un episodio che, per paradosso, è la quintessenza della collettività. È il 31 ottobre 1917 e la piccola città portoghese di Fatima è da cinque mesi epicentro di un sommovimento sociale ed ecclesiale, di fede e ragione, che supera per eco perfino il non lontano rombo dei cannoni del primo conflitto mondiale. Dal 13 maggio precedente, il piccolo mondo antico delle autorità dell’epoca ha stretto in una morsa inquisitoria una ragazzina e suoi i due cuginetti, passati in un lampo dall’essere sconosciuti pastori a pietre dello scandalo, santi o bugiardi a seconda di chi ha scelto di credere o rigettare ciò che vanno raccontando: di quel lampo visto fra gli alberi e della Signora vestita di bianco con il Rosario tra le mani, del mare di fiamme che avviluppa sagome umane e della preghiera che sola salverà il mondo. Cinque mesi di visioni e vessazioni, per arrivare a quel 13 ottobre, data in cui la stessa Signora ha promesso un segno straordinario.

    Proprio perché anticipato, l’evento possiede degli accattivanti connotati mediatici. Così, mischiati alle decine di migliaia di persone ammassate quel giorno tra l’erba e il fango della Cova d’Iria – una cifra che oscilla tra le 20 e le 80 mila – vi sono diversi giornalisti e perfino un inviato del New York Times. Tra la folla serpeggia un senso d’attesa così intenso da sembrare “solido” man mano che ci si avvicina a mezzogiorno, l’ora delle apparizioni. Ma di un giorno destinato a diventare storia può essere interessante riascoltarne la cronaca, quella che Avelino de Almeida, giornalista de “O Século” di Lisbona, fece di quella mattina, poi al centro di mille citazioni:

    “Il sole sorge, ma l'aspetto del cielo minaccia temporale. Nuvole nere si ammassano sulla folla di Fatima. [...] Alle dieci il cielo si oscura totalmente e non tarda a cadere una forte pioggia. [...] I fanciulli affermano che la Signora aveva parlato loro ancora una volta, e il cielo, prima caliginoso, comincia subito a schiarirsi in alto; la pioggia cessa e si presenta il sole che inonda di luce il paesaggio…”.

    Mezzogiorno sta per scoccare e con esso l’ora di una verità troppo grande, come lo sono quelle dello spirito, che in tanti vorrebbero tangibilmente confermata dalla materia. Nasi all’aria, occhi a scrutare il sole che si libera dalle ultime filacce di nubi e si staglia nitido allo zenit, finché – per dirla con le parole del cronista – “si assiste a uno spettacolo unico e incredibile per chi non fu testimone di esso”:

    “L'astro sembra un disco di argento scuro ed è possibile fissarlo senza il minimo sforzo. Non brucia, non acceca. Si direbbe realizzarsi un'eclissi. Ma ecco che un grido colossale si alza, e dagli spettatori che si trovano più vicini si ode gridare: 'Miracolo, Miracolo! Meraviglia, meraviglia!'. Agli occhi sbalorditi di quella folla […] il sole tremò ed ebbe mai visti movimenti bruschi fuori da tutte le leggi cosmiche, il sole 'ballò', secondo la tipica espressione dei contadini”.

    Il sole che “danza” contro la volta celeste, che cambia colore e può essere fissato senza bruciarsi gli occhi è il sigillo della Signora vestita di bianco che non apparirà più, ma che ha lasciato una strada di luce per il mondo travolto da una distruzione globale e presto alla soglie di un’altra catastrofe bellica. Tuttavia, quel giorno memorabile riceverà più tardi un’altra eccezionale conferma a distanza. È Pio XII in persona, poco tempo prima di morire, a scrivere cosa gli accadde di vedere il 30 ottobre 1950, durante una passeggiata nei Giardini Vaticani.

    Mentre Papa Pacelli sta per giungere all’altezza del piazzale della Madonna di Lourdes, ubicato sulla collinetta alle spalle della Basilica vaticana, solleva gli occhi da fogli che sta leggendo e viene colpito, come scrisse, da “un fenomeno, mai fino allora da me veduto. Il sole, che era ancora abbastanza alto, appariva come un globo opaco giallognolo, circondato tutto intorno da un cerchio luminoso” visibile tuttavia “senza riceverne la minima molestia”. “Il globo opaco – prosegue Pio XII – si muoveva all'esterno leggermente, sia girando, sia spostandosi da sinistra a destra e viceversa. Ma nell'interno del globo si vedevano con tutta chiarezza e senza interruzione fortissimi movimenti”. Papa Pacelli affermerà di aver assistito allo stesso fenomeno il giorno seguente, 31 ottobre, e il primo novembre, ovvero il giorno in cui Pio XII ha fissato la solenne proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione. Un altro sigillo del cielo (avvistato ancora una volta l'8 novembre 1950) a quella che Benedetto XVI nel 2007 definirà “la più profetica delle apparizioni moderne”.

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    Convegno sulla Caritas in veritate. Gotti Tedeschi: etica e austerità per uscire dalla crisi

    ◊   Si è svolta ieri a Roma la conferenza sul tema “L’economia mondiale prima e dopo l’Enciclica Caritas in Veritate: le prospettive future”. L’Enciclica mette in guardia sui rischi di un’economia slegata dall’etica. Ma quali sono valori richiamati da Benedetto XVI e come possono essere d’aiuto per superare l'attuale crisi economica? Michele Raviart lo ha chiesto al relatore dell’incontro, il prof. Ettore Gotti Tedeschi, presidente dell’Istituto per le Opere di Religione:

    R. – L’uomo deve riconquistare il senso di responsabilità personale e usare gli strumenti, dando senso agli strumenti. Questo è uno dei tantissimi insegnamenti di questa grandissima, straordinaria Enciclica. Quello che è stato perso in questa confusione nichilistica degli ultimi tempi è il fatto che gli strumenti hanno assunto autonomia morale e sono diventati fini anziché mezzi, e l’uomo non sa più gestirli, non ha più quella conoscenza, quella maturità per gestire strumenti così avanzati. Ma questo non succede soltanto nella cosiddetta “finanza”, ma succede in quasi tutte le discipline scientifiche.

    D. – Nella sua analisi, lei fa derivare le origini della crisi da una stagnazione demografica nel mondo occidentale. Una situazione che ha portato l’aumento dei consumi a scontrarsi con una popolazione più anziana e con il conseguente aumento dei costi e delle tasse che hanno portato, a loro volta, all’indebitamento. Ma c’è anche un’origine morale della crisi?

    R. – Senza nessun dubbio. Il Papa ha percepito immediatamente che l’origine di questa crisi era la perdita da parte dell’uomo della sua essenza, della sua stessa dignità. Infatti, il nichilismo, che porta l’uomo a riconoscersi quale animale intelligente da soddisfarsi soltanto materialmente, che cosa può essere? Un annullamento della propria dignità stessa! Questo ha portato l’uomo per 20, 30 anni, a soddisfarsi consumisticamente, a crogiolarsi in una forma di consumismo insensato e irrilevante, dimenticando che l’uomo non è fatto solo di corpo: l’uomo è fatto di anima e di corpo. Il nutrimento dell’uomo non è soltanto il nutrimento materiale, ma il nutrimento spirituale e intellettuale; pensiamo alla grandezza del Magistero della Chiesa, a quante cose insegna all’uomo e l’uomo non ascolta …

    D. – Ma queste osservazioni si sono poi realizzate nelle azioni della comunità internazionale – penso agli aiuti alla Grecia o al salvataggio delle banche?

    R. – No. No perché chi non ha fatto queste riflessioni in maniera approfondita, si contenta di dire: “Bisogna mettere l’etica negli affari, l’etica nelle attività economiche, l’etica nella politica”. Poi, se uno gli domanda: “che cos’è l’etica e come si fa a metterla in pratica?”, non rispondono più. L’uomo non vuole sentirsi dire che deve operare secondo una direttiva di carattere morale, perché automaticamente l’uomo relativista si domanda: “ma quale morale? E chi decide cos’è morale?”. E conseguentemente, l’uomo ha cancellato il processo mentale che lo porta a dire: “Questo è bene, questo è male”.

    D. – Lei ha detto che l’indebitamento degli Stati si supera solamente con la crescita economica e, nel caso dell’Italia, con un massiccio investimento nelle piccole e medie imprese. Ma c’è un modo “cristiano” per uscire dalla crisi?

    R. – L'austerità. (gf)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina, un editoriale di Robert Imbelli dal titolo “Il sacerdozio alla luce dell'Eucaristia”.

    In rilievo, nell’informazione internazionale, la tensione nei rapporti fra Stati Uniti e Iran.

    Il giro del mondo in ottanta (e più) incontri: in cultura, l’inviato Marta Lago sulla partecipazione della Libreria Editrice Vaticana alla Buchmesse di Francoforte.

    Due milioni di studenti con il giornale sul banco: crescente favore per l'iniziativa dell'Osservatorio Permanente Giovani-Editori.

    Un articolo di Giulia Galeotti dal titolo “Hai un donatore, non un papà”: se l'anonimo del venditore di gameti non regge nemmeno alla prova dei fatti.

    Cristiano un anno prima di andare a Saxa Rubra: Giuseppe Zecchini riguardo a nuove indagini storiche su Costantino.

    Il nuovo Caetano Veloso si chiama Gadù: Giuseppe Fiorentino su vecchie glorie e giovani promesse nella musica popolare brasiliana.

    Non ci si può accontentare di una vita sacerdotale mediocre: nell’informazione religiosa, la presentazione del cardinale Antonio Canizares Llovera, alla riedizione - con una traduzione italiana del cardinale Coppa - del “Mensis Eucharisticus”, “aureo libretto di ascetica sacerdotale” di autore anonimo e donato, nel 1969, ai collaboratori della Segreteria di Stato.

    Siamo tutti nuovi evangelizzatori: nell’informazione vaticana, intervista di Gianluca Biccini all'arcivescovo Rino Fisichella alla vigilia dell'incontro in Vaticano.

    Sulla recente visita di Benedetto XVI in Germania, intervento del cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco e Frisinga.

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    Oggi in Primo Piano



    Inondazioni in Thailandia: almeno 300 morti

    ◊   La Thailandia è sott'acqua. Le peggiori inondazioni degli ultimi 50 anni stanno colpendo in questi giorni il Paese: almeno 300 finora i morti. Centinaia di migliaia gli sfollati. In pericolo anche la capitale, Bangkok. La Chiesa cattolica è in prima linea per gli aiuti. Ascoltiamo il segretario generale della Caritas in Thailandia, padre Rocco Pairat Sriprasert, al microfono di Christopher Wells:

    R. - La Chiesa cattolica in Thailandia sta mobilitando volontari perché siano d’aiuto alle vittime delle devastanti inondazioni, che hanno ucciso tantissime persone. Operai e soldati si stanno affrettando a costruire degli argini attorno a Bangkok, perché l’alluvione, che ha coperto un terzo della Thailandia, minaccia la capitale. Alcune aree alla periferia di Bangkok sono già state inondate, ma le autorità sperano di salvare il centro, attraverso strutture che aiuteranno a far defluire l’acqua nel mare. Aspettiamo che una grande inondazione possa investire Bangkok nel fine settimana. La situazione sta peggiorando e adesso abbiamo bisogno di cibo per la gente in particolare nelle zone centrali del Paese. La Caritas thailandese sta organizzando cucine in rifugi provvisori per i molti sfollati e i volontari sono stati organizzati per distribuire il cibo: questo è per il momento il problema più urgente. Ma la Caritas ha bisogno anche di altre attrezzature per affrontare la crisi, come piccole imbarcazioni per mandare i soccorsi nei villaggi delle zone più remote, perché al momento questi villaggi sono isolati. (ap)

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    Appello dei vescovi arabi ed europei a sostegno dei cristiani in Egitto

    ◊   Dopo strage di domenica scorsa di oltre 20 - per alcune fonti oltre 30 - copto-ortodossi al Cairo, i vescovi europei e dei Paesi arabi hanno lanciato un appello alla comunità internazionale “a non lasciare soli i cristiani in Egitto”. Una richiesta di pace e libertà che fa eco alle parole del Papa pronunciate ieri all’udienza generale. Il servizio di Marco Guerra:

    “Come vescovi europei vogliamo riaffermare la nostra vicinanza a tutti i cittadini d'Egitto e, in modo particolare, alla comunità cristiana copta colpita in questi giorni da una violenza assassina contro la pace, la convivenza tra le religioni, la libertà e la dignità umana”. Così il presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali d'Europa (Ccee), il cardinale Peter Erdò, in un accorato messaggio in cui si rivolge ai governi dei Paesi europei affinché prendano posizione in difesa di tutti coloro che “subiscono aggressioni per la loro appartenenza religiosa, etnica o sociale". Parole che arrivano a meno di 24 ore dall’appello lanciato a tutta la comunità internazionale dalla Conferenza dei vescovi latini dei Paesi arabi (Celra) riunita in questi giorni a Roma. Il segretario uscente della Celra, mons. Camillo Ballin, ha espresso grande preoccupazione per il clima rovente che rischia di spegnere anche le speranze suscitate dalla cosiddetta primavera araba. Timori che fanno eco a quanto detto ieri all’udienza generale dal Papa che ha stigmatizzato i tentativi di minare la coesistenza pacifica del popolo egiziano. “Una coesistenza - ha detto il Santo Padre - essenziale soprattutto in questo momento di transizione”. Intanto la giunta militare egiziana continua a negare le proprie responsabilità nella morte dei copti, ma le immagini che circolano in rete negli ultimi giorni hanno testimoniato la durezza della repressione, con i carri armati che in alcuni casi inseguivano i manifestanti.

    L’Egitto sta dunque vivendo un momento delicato. Il Paese si sta preparando alle elezioni di novembre che dovrebbero segnare la svolta politica attesa da tutte le forze democratiche. Ma qual è oggi la situazione? Fabio Colagrande lo ha chiesto al padre gesuita egiziano Samir Khalil Samir, docente in vari istituti universitari ed esperto di questioni islamiche:

    R. - In questo momento ci sono i partiti estremisti islamici, soprattutto i salafiti e in parte anche i “Fratelli musulmani”, che cercano di prendere il potere: per loro i cristiani non hanno diritto di costruire una chiesa come vogliono e come fanno i musulmani. Ma questo è insopportabile! Sono anni, anni e anni che la gente spera ed aspetta… Siamo un Paese a maggioranza musulmana e questo lo sappiamo ed è quindi normale che - ad esempio - il venerdì sia il giorno di riposo, ma dire che sei cristiano e non puoi far questo o non puoi avere un posto importante nel governo … questo non è accettabile! Ciò che si chiede è soltanto un po’ di democrazia, un po’ di uguaglianza fra tutti: questo era il movimento di Piazza Tahrir, di Piazza della Liberazione… Questa liberazione è ostacolata da tutte le forme di fanatismo. Da noi il fanatismo prende la forma religiosa islamica e che i musulmani stessi non vogliono. I giovani hanno detto chiaramente, durante questa rivoluzione della cosiddetta “primavera araba”: noi siamo tutti credenti, siamo musulmani e siamo cristiani, e non vogliamo allontanarci dalla religione; ma lasciateci viverla liberamente.

    D. - C’è il pericolo concreto che oggi, dopo la “primavera araba”, la situazione in Egitto diventi insostenibile per la minoranza cristiana?

    R. - Purtroppo c’è un po’ di sfiducia. Negli ultimi mesi già decine di migliaia di copti hanno lasciato il Paese per emigrare.

    D. - Come possono le imminenti elezioni aiutare davvero la società egiziana a ritrovare, come auspicato dal Papa, una vera pace, basata sulla giustizia e sul rispetto della libertà e della dignità di ogni cittadino?

    R. - Io ho speranza e, come dice San Paolo, dobbiamo sperare contro ogni speranza. Spero, però ci vorrà un po’ di tempo. La difficoltà è che da 40-50 anni non sappiamo più cosa sia la democrazia; da almeno 40 anni il movimento islamico ha preso forza, finanziato dall’estero, e spinge la gente ad essere fanatica… Noi abbiamo, però, la speranza che ce la faremo; ma sappiamo anche che questo costerà anni di lavoro, forse decenni… Chi non ce la fa più, dice: “preferisco andarmene”… Lo capisco, ma non è giusto! Io spero che lo spirito di Piazza della Liberazione, di Piazza Tahrir, spero che lo spirito di questa “primavera” - che è stata veramente una primavera - si mantenga e che prevalga sullo spirito del fanatismo. (mg)

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    Cresce la tensione tra Stati Uniti e Iran

    ◊   Dopo il presunto sventato complotto iraniano per uccidere l'ambasciatore saudita a Washington, gli Stati Uniti minacciano l'Iran di gravi conseguenze, e lavorano per isolare Teheran. Non viene esclusa neppure un'azione militare, mentre il vicepresidente Biden ha ventilato la possibilità di nuove sanzioni. Da parte sua, Teheran respinge ogni accusa e definisce il piano terroristico di cui è accusata ''un ridicolo show''. Salvatore Sabatino ne ha parlato con Antonello Sacchetti, esperto di questioni iraniane:

    R. – Dopo diversi mesi si riparla di Iran, che dopo la primavera araba, il conflitto in Libia, era uscito dall’agenda internazionale, almeno apparentemente. Questo è già un dato di fatto. La primissima impressione è che appunto ci sia un rafforzamento di un asse tra l’Arabia Saudita e gli Stati Uniti in chiara chiave anti-iraniana: questa è una cosa evidente, al punto che anche la reazione iraniana mi sembra molto forte: hanno toccato una sensibilità molto viva.

    D. – Ricordiamo che Stati Uniti e Arabia Saudita, durante la Prima Guerra del Golfo contro l’Iraq, erano praticamente unite, nella Seconda invece hanno avuto qualche problema diplomatico. Questo vuol dire che si sta ricompattando l’asse Washington-Riad?

    R. – Apparentemente sì. Io vorrei ricordare anche che Arabia Saudita e Stati Uniti sono stati i principali sostenitori politici, nonché militari, dell’Iraq, nella guerra contro l’Iran. In questo momento, sicuramente, c’è una situazione molto più complicata di quello che sta avvenendo in Medio Oriente, soprattutto nel Mediterraneo. E’ evidente, però, che c’è una situazione nuova, che è data anche dal fatto che l’Iran è in difficoltà evidente rispetto a quello che è l’unico alleato della regione, cioè la Siria, che sta attraversando una crisi interna abbastanza grave.

    D. – Su una cosa non ci sono dubbi, l’Iran periodicamente torna in primo piano nell’agenda internazionale, soprattutto un’agenda fatta di crisi. Perché?

    R. – Mi sembra evidente che entriamo in una fase che, politicamente, è molto delicata, per una serie di scadenze. L’Iran si appresta a vivere un anno particolarmente travagliato, perché in primavera si voterà per il parlamento e il fronte conservatore è quanto mai diviso. La partita, in questo momento, è molto alta ed è interna. Tra un anno si rivoterà per la presidenza e sappiamo già che Ahmadinejad non ci sarà, perché non può ricandidarsi per una terza volta. Dall’altra parte, anche gli Stati Uniti sono ad un anno preelettorale e da un certo punto di vista ci sono molte questioni rimaste ancora in sospeso: l’Afghanistan, l’Iraq, la situazione nuova per quanto riguarda i Paesi del Golfo Persico, e lì rientra l’Iran come fattore che può essere sia di stabilizzazione che di destabilizzazione. Mi sembra che questa sia un’accelerazione anche abbastanza improvvisa. Su quali basi tutto questo poi avvenga è tutto da discutere. Io personalmente rimango sempre un po’ perplesso quando c’è un attentato che si fa attraverso un’organizzazione che passa per bonifici bancari, per noleggio di aerei privati e tutte cose più che mai tracciabili. Ora è vero che dopo l’11 settembre siamo abituati a prendere tutto per buono, tutto per verissimo, ma io sarei più cauto su tutto. (ap)

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    Il cardinale Sepe: maggiore impegno per i detenuti, umanizzare le carceri

    ◊   Nel quadro delle iniziative del Giubileo per Napoli si è svolta ieri una giornata speciale per le carceri. Un incontro è stato promosso nel carcere di Secondigliano seguito da una processione con il cardinale arcivescovo Crescenzio Sepe dal Centro Direzionale fino al carcere di Poggioreale. Luca Collodi ha intervistato il porporato:

    R. - Abbiamo dedicato una giornata intera a questa realtà, che è drammatica come tutti sappiamo… La mattina, c’è stato un convegno dedicato alle problematiche del carcere; nel pomeriggio abbiamo avuto un grande momento di preghiera e abbiamo portato in processione la Madonna, insieme ai familiari dei carcerati: arrivati al portone di Poggio Reale, ho aperto la porta del carcere e i familiari hanno consegnato la Madonna agli stessi carcerati, che l’hanno poi portata nella cappella del carcere. C’è stato poi un momento di preghiera, di canti e di testimonianze. Ci sono stati due momenti veramente belli e significativi, che ci hanno permesso di dire tra le porte del carcere, la società interna ed esterna, non ci deve essere un muro di divisione che emargina ancora di più questi fratelli, come se fossero degli isolati, degli appestati. Io ho detto che sono reclusi, ma non devono essere esclusi, perché anche i tanti suicidi che avvegono nelle carceri fa capire la situazione di estremo disagio, anche morale, che queste persone vivono. Con tutte le autorità abbiamo cercato di sensibilizzare da una parte le istituzioni per una migliore e per una maggiore umanizzazione della vita del carcere e, dall’altra la società affinché sia un po’ più sensibile alle problematiche e si impegni soprattutto dopo, quando una volta scontata la pena i detenuti rientrano nella società, a far sì che non ci siano più quei pregiudizi che li emarginano.

    D. - Come si può affrontare questo tema per dare speranza a chi ha sbagliato e chi si trova all’interno delle carceri?

    R. - Anzitutto cercando di umanizzare, per quanto possibile, le carceri - Poggio Reale, ad esempio, è uno dei più sovraffollati - e trovando tutti quei sistemi che possono far 'fruttare' ai carcerati questo tempo. Come? Per esempio svolgendo dei lavori all’interno stesso del carcere. Si sono create delle piccole cooperative all’interno del carcere di Poggio Reale che si occupa della piantagione di alberi, di fiori… Noi come diocesi cosa abbiamo fatto? Anzitutto quando escono dal carcere e non sanno dove andare, li accogliamo nelle nostre strutture in modo da prepararli all’inserimento nella società; abbiamo trovato anche delle “borse di lavoro” per i primi tempi appena usciti dal carcere… Sono tutta una serie di piccole iniziative che rappresentano un po’ i semi che seminiamo per dare speranza a questi nostri carcerati. (mg)

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    II Festival di musica e arte sacra compie dieci anni

    ◊   Il Festival di musica e arte sacra, tradizionale e prestigioso appuntamento autunnale romano, compie 10 anni e li festeggia con un programma dedicato alla Vergine Maria, ricco di rarità e ospiti internazionali. Dal 26 ottobre al 6 novembre nelle Basiliche patriarcali romane e a Sant’Ignazio in Campo Marzio si alterneranno quattro cori, altrettante orchestre, sette direttori e ben venti solisti nelle più intense pagine musicali sacre. Ospiti in residence i "Wiener Philharmoniker" insieme alle novità con la Filarmonica di Montecarlo e la collaborazione col teatro dell’Opera capitolino. Il servizio di Gabriella Ceraso:

    E’ un cammino iniziato nel 2002, quello del Festival, e che ha conservato la sua unicità: riportare la musica sacra laddove è stata concepita, cioè nei luoghi di culto, e salvaguardare questi grazie a preziosi restauri – 13, finora – ad opera della Fondazione che promuove il Festival e che quest’anno restituirà allo splendore del secondo secolo dopo Cristo il Mausoleo “dei Marci” nella necropoli vaticana. L’obiettivo di questo lavoro, nelle parole del presidente della Fondazione, Hans Albert Courtial:

    “Il connubio tra musica e arte sacra dev’essere un motivo per cui quando la gente all’interno della Basilica, sente questa bella musica e vede la bellezza dell’arte, sente che il suo cuore, i suoi sentimenti si muovono verso Dio”.

    “Viviamo in un’epoca di tante brutture, e avere un’oasi di bellezza musicale e artistica, come lo è il Festival, è un dono da fare all’umanità”: così, il cardinale Angelo Comastri, arciprete della Basilica papale di San Pietro, presentando il titolo e il significato del Festival di quest’anno:

    “Questo Festival è dedicato alla Madonna. Sono passati 1580 anni dal Concilio di Efeso, un Concilio nel quale venne riaffermata la dottrina cattolica che riconosce un ruolo straordinario a Maria nella storia della salvezza. Ed è molto bello sottolineare che Dio, nel mondo, si muove bussando alla porta della libertà umana. La porta di Maria si è spalancata, ma quante porte alle quali bussa Dio, restano chiuse? Ecco perché il mondo è così complicato, così contorto …”.

    Il programma è di tutto rilievo: sei concerti incorniciati da due Messe nella Basilica di San Pietro, quella iniziale dell’“Incoronazione”, di Mozart, il 26 ottobre, e quella finale, la “Missa Tira Corda”, di Orazio Benevoli, per 16 voci: una rarità del Barocco che prevede la dislocazione di ben quattro cori nello spazio basilicale e quattro organi portativi. Ad animarla, le straordinarie voci bianche del Tölzer Knabenchor, presenti anche il giorno dopo – il 6 novembre – in Sant’Ignazio di Loyola, con un programma tutto spirituale, bachiano. Ancora il cardinale Comastri:

    “Riportare in uso, riportare al godimento spirituale questo patrimonio artistico credo che sia un atto culturale, religioso ed educativo di grande spessore”.

    Confermata la presenza dell’orchestra in residence, che ha reso prestigioso il Festival: sono i "Wiener Philarmoniker" a San Paolo fuori le Mura, il 27 ottobre, diretti da Georges Prêtre nella “Settima Sinfonia” di Bruckner, una luce particolare su questo Festival, come sottolinea mons. Pablo Colino, direttore artistico:

    “Bruckner è un autore eminentemente religioso. Tutta la sua musica è non direi solo ‘ispirata’, ma lui compone in presenza di Dio. Questa Sinfonia è proprio come sentire meditazioni e ti lasci trasportare fino a Dio”.

    Tra le novità di quest’anno, anche la prima dell’Orchestra filarmonica di Montecarlo, che porterà a Roma la talentuosa violinista Julia Fischer. E poi, la prima collaborazione con il Teatro dell’Opera di Roma, protagonista sempre la musica sacra in pagine più o meno note: è una nuova forma di apostolato, sottolinea mons. Pablo Colino:

    “La vera musica sacra è quella che ti fa sospettare che esista qualche cosa al di sopra della materia …”. (gf)

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    Chiesa e Società



    L'aumento dei prezzi del cibo, tema della Giornata Mondiale dell'Alimentazione

    ◊   “Il prezzo degli alimenti: dalla crisi alla stabilità” è il tema della Giornata Mondiale dell'Alimentazione 2011, che si celebrerà il 16 ottobre prossimo. La scelta dell'argomento, spiega un comunicato ripreso dall'agenzia Zenit, mira ad “aiutarci a pensare cosa possiamo fare per attenuare l’impatto che l’aumento dei prezzi degli alimenti ha per la popolazione più vulnerabile”. In vista della celebrazione della Giornata, gli organizzatori propongono varie iniziative: “una preghiera”, “un digiuno” e “un gesto solidale”. Quanto alla preghiera, invitano a “cercare un simbolo che esprima il significato di questa giornata ed a collocarlo al centro del luogo in cui si svolgerà la preghiera. Si propone di iniziare la preghiera con una canzone collegata alla tematica della Giornata, evento che mira a “ricordare e pregare per tanti fratelli che non hanno il necessario per mangiare” e a “rinnovare ancora il nostro impegno di 'dar loro da mangiare', come Gesù disse ai suoi discepoli di ieri e dice a quelli di oggi”. C'è poi l'ascolto della Parola di Dio: 1 Re 17, 7-16 e il brano evangelico Mt 12, 1-8. Si suggerisce quindi una risonanza ripentendo le frasi che “arrivano di più al cuore”. La seconda proposta è “una Giornata di digiuno, perché l’esperienza della fame personale ci avvicini e faccia sentire, seppur in misura assai piccola, quello che i nostri fratelli e sorelle vivono ogni giorno”. Si invita infine a “scegliere come comunità un gesto di solidarietà con coloro che non hanno da mangiare quotidianamente quanto basta”. Vari i suggerimenti a questo riguardo: “condividere il nostro pranzo o cena con qualche persona vicina bisognosa”, “accostarci alla tavola di qualche famiglia del quartiere”, “decidere un importo mensile come comunità per consegnarlo a coloro che soffrono la fame”, “tenere una giornata di riflessione con le comunità laiche su questo tema”, “partecipare a qualche Ong che lotta contro la fame”, “invitare una Ong a parlare alla comunità religiosa o laica su questo tema. Le drastiche variazioni dei prezzi, in particolare quelle al rialzo, rappresentano una grave minaccia per la sicurezza alimentare nei Paesi in via di sviluppo”, sottolineano gli organizzatori della Giornata. La popolazione povera è quella più gravemente colpita. Secondo la Banca Mondiale, nel 2010-11 l’aumento dei costi degli alimenti ha portato quasi 70 milioni di persone alla povertà estrema. (R.P.)

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    Giornata contro la fame: per il vescovo tedesco Schick "sprecare il cibo è una vergogna"

    ◊   Lo spreco di cibo è una vergogna: questa l’accusa di mons. Ludwig Schick, arcivescovo di Bamberg, in vista della Giornata mondiale contro la fame del 16 ottobre. “È una vergogna che ogni anno, nella sola Germania vengano buttate nella spazzatura circa 20 milioni di tonnellate di cibo”, ha detto ieri l’arcivescovo, presidente della commissione per la Chiesa universale della Conferenza episcopale tedesca. Mons. Schick - riporta l'agenzia Sir - si è riferito a uno studio della Fao, secondo cui in Europa e nell’America del Nord ogni persona spreca 115 chilogrammi di cibo l’anno mentre ogni tre secondi un essere umano muore per denutrizione e circa un miliardo di persone in tutto il mondo soffre la fame. “Per colpa dei cambiamenti climatici causati dalle nazioni industrializzate, i generi alimentari non possono essere prodotti in numerosi Paesi dell’Africa, dell’Asia e dell’America Latina. In alcune regioni – ha spiegato mons. Schick - l’acqua scarseggia sempre più, in altre causa inondazioni. La prossima Conferenza mondiale sul clima - ha aggiunto - deve portare risultati concreti contro l’emissione di Co2 nei Paesi industrializzati”. Riferendosi infine agli Obiettivi del Millennio di dimezzare la fame nel mondo per il 2015, mons. Schick ha ricordato che “l’obiettivo non sarà raggiunto; tuttavia nei prossimi anni bisogna sforzarsi con ogni mezzo di riuscirci”. (R.P.)

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    Intervista al Patriarca di Mosca Kirill sulle crisi in Nord Africa

    ◊   È importante evitare che la situazione in Medio Oriente e Nord Africa non venga percepita come un conflitto interreligioso tra cristiani e musulmani e che l’Europa non sia percepita come un aggressore agli occhi del mondo arabo. Il monito arriva dal patriarca di Mosca e di tutte le Russie Kirill, che in un’intervista al canale Rossiya-24 a Chisinau ha anche espresso dubbi sul fatto che le rivolte, dalla Libia alla Siria, siano “espressione spontanea e naturale” della popolazione. “È assolutamente inaccettabile che l’Europa sia percepita come un aggressore – ha detto Kirill – bisogna evitarlo con ogni mezzo perché sebbene l’Europa oggi è secolarizzata e non si identifichi con la cristianità, la popolazione islamica profondamente religiosa ancora vede il Vecchio Continente come cristiano”. “In strada e nei mercati – ha continuato il leader della Chiesa russo-ortodossa – l’intervento europeo, non solo politico ma anche militare, in alcuni problemi del mondo arabo è percepito dalla gente come una lotta tra cristiani e musulmani”. Il Patriarca - riporta l'agenzia AsiaNews - ha poi avvertito dell’urgenza di evitare il “fattore interreligioso, perché potrebbe ripercuotersi in modo doloroso nel mondo globalizzato, non solo in Medio Oriente ma anche nei Paesi europei”. Dimostrando di condividere una posizione che è anche del Cremlino, Kirill ha poi espresso preoccupazione per la difficoltà di interpretare le sollevazioni che hanno messo in crisi diversi regimi nei Paesi islamici: “Né io, né voi e nemmeno la comunità internazionale capisce chiaramente se quello che sta accadendo lì appartenga all’iniziativa popolare o sia il risultato di un’assistenza a questo processo che viene dall’esterno”. Il Patriarca ha poi lanciato un appello alle Nazioni Unite e alle organizzazioni internazionali per la protezione dei cristiani copti in Egitto, dopo i sanguinosi scontri del 9 ottobre al Cairo. “Alziamo la nostra voce in difesa dei fratelli copti chiedendo al mondo di non rimanere indifferente”, ha detto Kirill. Che si è poi rivolto ai leader religiosi: in occasioni come questa che mettono a rischio il futuro del dialogo islamo-cristiano, dovete dimostrare nei fatti l’impegno per la pace e la comprensione reciproca”. (R.P.)

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    Il marito di Asia Bibi nega episodi di “torture”. Il Ministro delle minoranze assicura più protezione

    ◊   “Non ho notizie di torture o maltrattamenti. L’ho incontrata in settimana: è molto debole, ma continua a sperare e pregare, perché un giorno possa tornare fra noi”. È quanto afferma ad AsiaNews Ashiq Masih, marito di Asia Bibi, 45enne cristiana e madre di cinque figli, condannata a morte per blasfemia e in carcere in attesa del processo di appello. Nei giorni scorsi alcuni giornali pakistani avevano denunciato un presunto caso di “tortura” ai danni della donna, perpetrato da una delle guardie carcerarie. Le autorità del carcere di Sheikhupura, nella provincia del Punjab, dove è rinchiusa in una cella di isolamento, negano episodi di violenza ai danni della detenuta. Anche il marito, che l’ha incontrata di persona l’11 ottobre scorso e le ha parlato per più di 90 minuti, conferma che “non mi ha riferito di torture, né presentava segni riconducibili a maltrattamenti”. Pur negando le torture, Ashiq Masih racconta di una donna “fragile” e segnata nel profondo dal tempo trascorso nel carcere femminile. Nelle ultime settimane, con la condanna a morte di Mumtaz Qadri, l’assassino del governatore del Punjab Salman Taseer che aveva difeso in pubblico Asia Bibi, i timori per la vita della donna sono aumentati. È alto il pericolo che possa essere uccisa da un estremista infiltrato nella prigione o da una detenuta. Intanto la famiglia vive il dramma quotidiano della separazione; sono i figli, uno dei quali con problemi psichici, a soffrire per la mancanza della loro madre. “Non passa un solo giorno – sottolinea il marito ad AsiaNews – in cui i bambini non piangono per la sorte della loro madre”. Egli conferma che “le minacce di morte sono aumentate” e resta la taglia di qualche migliaia di dollari sulla sua testa, annunciata mesi fa da un leader estremista islamico. “I bambini – conclude Ashiq Masih – pregano e digiunano per la salvezza della loro madre”. Dal canto suo il Ministero federale per l’Armonia interreligiosa – con delega per le minoranze religiose – ha “messo in campo tutti i controlli del caso e disposto una indagine interna” per tutelare la vita e le condizioni di Asia Bibi all’indomani delle notizie di stampa su presunti maltrattamenti ai danni della donna cristiana. Come riferito all'agenzia Fides, l’avvocato di Asia Bibi, S. K Chaudry – la cui opera è garantita dalla “Masihi Foundation” – andrà a visitarla in carcere sabato prossimo. Haroon Barkat Masih, direttore della “Masihi Foundation”, afferma che: “i cristiani in Pakistan, e in tutto il mondo, guardano ad Asia con affetto e attenzione, e continuano a pregare per lei. Seguiamo la sua storia con angoscia e con speranza, perché è una innocente rinchiusa in carcere ingiustamente. Chiediamo al governo di garantirle massima protezione, salute e benessere, nella sua vita fra le mura della prigione che speriamo possa finire presto. Confidiamo nella giustizia suprema che possa restituirle la agognata libertà”. (R.P.)

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    India: sei cristiani arrestati con la falsa accusa di praticare conversioni forzate

    ◊   Cristiani arrestati dopo un’aggressione degli estremisti indù spalleggiati dalla polizia. È successo di nuovo in India, nel distretto di Coorg (Karnataka), dove si è registrato il 37.mo incidente anticristiano dall’inizio dell’anno. La denuncia, ripresa dall'agenzia AsiaNews, arriva da Sajan K George, presidente del Global Council of Indian Christians, secondo il quale i sei cristiani erano in una casa privata per pregare, quando un gruppo di attivisti ha fatto irruzione. Dopo averli insultati e aver distrutto le loro biciclette, hanno chiamato la polizia, che li ha arrestati e condotti alla centrale di Siddapura. Ora i sei uomini sono trattenuti in prigione, con l’accusa di praticare conversioni forzate. “La polizia è ormai collusa con gli estremisti per terrorizzare e arrestare in fretta i cristiani, su denunce false – spiega Sajan K George -. Questa situazione di ordine pubblico destabilizza la pace e l’armonia della società”. Inoltre, “i sei cristiani – aggiunge il presidente del Consiglio indiano dei cristiani – lavorano tutti nelle piantagioni di caffè: sono gente povera e spesso sfruttata. Tuttavia, il potere del Vangelo infonde speranza nella loro vita e dà loro autostima. Questo fa arrabbiare gli estremisti, il cui unico proposito è sottometterli e sfruttarli a loro vantaggio”. Un magistrato ha registrato ieri la denuncia in base all’art. 295/A del Codice penale indiano (atti deliberati e maligni, volti a offendere i sentimenti religiosi o qualunque classe sociale insultando la sua religione o credo religioso). Se la sentenza sarà confermata, i sei uomini rischiano fino a tre anni di carcere e una multa. (M.G.)

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    Indonesia: la Chiesa denuncia attacchi ai cristiani e l'islamizzazione della società

    ◊   31 attacchi contro la comunità cristiana e otto chiese colpite solo a Jakarta. È il pesante bilancio delle violenze anticristiane in Indonesia verificatesi nell’ultimo anno, reso noto da Theophilus Bela, segretario generale della locale Commissione Religione e Pace e presidente del Forum cristiano delle comunicazioni di Jakarta. Bela ha descritto ad Aiuto alla Chiesa che soffre (Asc) il difficile momento dei cattolici in Indonesia che rappresentano appena il 3% di 228 milioni abitanti (tutte le confessioni cristiane raggiungono l’11%), a fronte di una maggioranza musulmana dell’86%. Il presidente del Forum cristiano ha quindi lanciato l’allarme per la radicalizzazione in atto di diversi movimenti islamici, alle cui azioni criminali spesso corrisponde la passività delle Forze dell’ordine. “Le chiese hanno bisogno di maggiore protezione – ha sottolineato l’attivista – e la polizia dovrebbe agire soprattutto nelle zone in cui le violenze accadono più frequentemente”. Molti leader religiosi ed esponenti della comunità cattolica hanno infatti criticato il presidente dell’Indonesia, Susilo Bambang Yudhoyono, per la poca fermezza mostrata nel punire gli estremisti e per aver imposto la chiusura di numerose chiese, oltre alla revoca di permessi di costruzione già approvati. Bela ha inoltre ricordato l’attacco suicida del 25 settembre in una chiesa di Solo (Giava Centrale) nel quale sono morte 22 persone ed altre 14 sono rimaste gravemente ferite. Alla preoccupazione di Bela, si aggiunge quella del vescovo di Ruteng, mons. Hubertus Leteng, anch’egli preoccupato per la deriva fondamentalista: “Il tentativo d’islamizzazione è visibile perfino nelle isole abitate in maggioranza da cristiani come la mia, dove su poco più di 700mila abitanti, oltre 670mila sono cattolici”. “Abbiamo un ottimo rapporto con la comunità islamica – ha aggiunto mons. Leteng – ma non possiamo acconsentire alla richiesta di insegnare i precetti del Corano nei nostri istituti, solo perché alcuni iscritti sono musulmani”. “Nell’isola di Flores, dove si trova la curia, la comunità cristiana è riuscita a resistere a questi tentativi di estremizzazione, mentre altre province dell’arcipelago, come le Molucche, subiscono un processo di islamizzazione ogni giorno più intenso”, ha raccontato il vescovo. Acs sostiene la Chiesa indonesiana, alla quale – nel solo 2010 – ha destinato oltre 440mila euro. (M.G.)

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    ll Cec chiede al governo indonesiano libertà di culto ai cristiani di Bogor

    ◊   Solidarietà dalla comunione mondiale del Consiglio Ecumenico delle Chiese (Cec) ai fedeli cristiani della Chiesa di Bogor, in Indonesia, che hanno subito restrizioni per la celebrazione del culto. Non è possibile celebrare nella chiesa Taman Yasmin ed è stata vietata la costruzioni di nuovi luoghi di culto e ciò nonostante la Costituzione garantisca il diritto di riunirsi per motivi religiosi, diritto che è stato riconosciuti da tutti i tribunali, compresa la Corte suprema. Il divieto, si legge sul portale www.oikoumene.org, non ha scoraggiato i cristiani che in queste settimane si sono incontrati la domenica per strada, davanti la chiesa, ma che sono stati dispersi dalla polizia. “La mia visita di solidarietà nella chiesa Taman Yasmin della Chiesa cristiana d’Indonesia si iscrive nel quadro del richiamo del Cec al rispetto totale delle fedi, delle pratiche religiose e del culto di tutte le religioni” ha detto Walter Altmann, presidente del Comitato centrale del Cec, pastore della Chiesa evangelica della confessione luterana del Brasile, che ha sottolineato anche l’impegno del Consiglio Ecumenico delle Chiese perché nei Paesi occidentali i musulmani abbiano il diritto di praticare la loro fede. Circa la realtà che stanno vivendo i cristiani della chiesa di Taman Yasmin, il pastore Altmann ha lanciato un appello al governo locale e centrale della Repubblica d’Indonesia, nonché alle Chiese del mondo intero, perché venga applicata “immediatamente e senza restrizioni la decisione della Corte suprema”. Il pastore Altmann, in Indonesia dal 2 all’11 ottobre per prendere parte al secondo Forum cristiano mondiale che si è svolto a Manado, nel nord delle isole Sulawesi, ha anche incontrato alcuni rappresentanti delle Chiese di Giacarta nell’ambito di una visita organizzata dalla Comunione delle Chiese d’Indonesia. (T.C.)

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    Usa. Libertà religiosa e di coscienza: le preoccupazioni dei vescovi

    ◊   Dal 2006 il “Migration and Refugee Services” (Mrs), il servizio per l’assistenza ai migranti e ai rifugiati della Conferenza episcopale degli Stati Uniti ha aiutato 2.700 vittime del traffico di esseri umani con cibo, vestiario e cure mediche. Dal 10 ottobre questa benemerita opera ha subito una brusca interruzione: il Dipartimento per la salute americano (Hhs) ha infatti deciso di non rinnovare la convezione con l’agenzia cattolica. Il sospetto, come ha rivelato alla Cns la responsabile dei rapporti con la stampa dei Mrs, suor Mary Ann Walsh, è che la decisione sia legata all’opposizione della Chiesa all’aborto, alla sterilizzazione e alla contraccezione . “Il programma dei Mrs funzionava bene anche senza questi servizi e sarebbe veramente un peccato se le politiche sull’aborto danneggiassero uomini, donne e bambini che sono già vittime dello scandalo del traffico di esseri umani”, ha detto la religiosa. La decisione del Dipartimento per la salute è un’ulteriore conferma delle preoccupazioni che hanno spinto i vescovi americani ad istituire, lo scorso settembre, una speciale commissione per monitorare la situazione della libertà religiosa nel Paese. Nella lettera che annunciava la decisione, il Presidente della Usccb mons. Timothy Dolan aveva infatti rilevato che oggi la libertà religiosa negli Stati Uniti è diventata oggetto di “un crescendo di attacchi senza precedenti”. Il riferimento era appunto al ”crescente numero di programmi e politiche federali che attentano al diritto di coscienza, o che comunque pregiudicherebbero il principio fondamentale della libertà religiosa”. Tra i casi citati c’era proprio quello degli Mrs. E di minacce alla libertà di coscienza negli Stati Uniti si è tornato a parlare alla conferenza annuale dell’Associazione nazionale dei medici cattolici (Cma) riunitasi nei giorni scorsi in Arizona. Intervenendo all’incontro l’arcivescovo di Los Angeles José Gomez ha evidenziato che la principale sfida per gli operatori sanitari cattolici oggi è la secolarizzazione: “Questo secolarismo – ha detto il presule - mette in pericolo la nostra libertà religiosa”. Sul tema i vescovi americani stanno battendo con sempre maggiore insistenza. Da ultimo, l’appello presentato martedì al Congresso da una ventina di leader cattolici che hanno chiesto un intervento legislativo per tutelare la libertà di coscienza nel campo sanitario. (A cura di Lisa Zengarini)

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    Africa Occidentale: epidemia di colera fuori controllo, i bambini i più colpiti

    ◊   Oltre 85mila casi di contagio e 2.466 decessi. Sono le dimensioni dell’epidemia di colera che sta attanagliando l’Africa occidentale e centrale. In una nota diffusa ieri l’Unicef chiede di intensificare gli sforzi per contrastare il diffondersi della malattia. “Il tasso di mortalità - compreso tra il 2,3% e il 4,7%- è inaccettabilmente alto, e raggiunge picchi ancora più elevati in alcuni distretti (fino al 22% ad esempio in alcune zone del Camerun)”, fa sapere il Fondo Onu per l’infanzia, sottolineando che “i bambini, specialmente se affetti da malnutrizione, sono i soggetti più vulnerabili” perché “si disidratano più velocemente”. Ciad, Camerun e Repubblica Democratica del Congo i Paesi più colpiti; ma epidemie vengono segnalate anche in Benin, Costa d’Avorio, Ghana, Guinea, Liberia e Togo, sebbene siano sotto controllo. L’Unicef, che sta prestando soccorso con farmaci, campagne di sensibilizzazione per le comunità in materia di igiene e con indagini epidemiologiche, esorta i governi “a coordinare la risposta non solo all’interno dei propri confini, ma assicurando una stretta collaborazione con i Paesi vicini”. “Il coordinamento transfrontaliero – si legge a conclusione nella nota - deve essere incoraggiato a tutti i livelli, dal distretto al livello nazionale”. (M.G.)

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    Mons. Martinelli torna a Tripoli: il Paese è cambiato, sfida per i libici

    ◊   “La Libia ha intrapreso un nuovo percorso, per potersi rinnovare dall’interno”. Così mons. Giovanni Innocenzo Martinelli, vicario apostolico di Tripoli, ha commentato all'agenzia Sir la situazione nel Paese del nord Africa, dopo un breve periodo di vacanza in Italia. Mons. Martinelli si è detto colpito positivamente al suo rientro nella capitale libica “perché la situazione, agli occhi di una persona che viene da fuori, è realmente cambiata. Sono diversi i volti delle persone, appaiono più distesi – spiega il vicario apostolico -. Sono diversi i colori delle strade, dei manifesti. Anche i nuovi colori della bandiera dicono il cambiamento avvenuto. Prima c’era un clima da incubo, una tensione continua che rendeva impossibile parlare liberamente – prosegue il prelato -. La gente ora può dire ciò che davvero pensa, non è più schiacciata dalla paura, dalla preoccupazione di essere perseguitata dal regime”. Mons. Martinelli è dunque fiducioso, anche se, precisa, “ho ben chiara la consapevolezza che il cammino si presenta come una vera e ardua sfida per i libici: programmare la ritrovata libertà a tutti i livelli, quello politico, ma anche educativo e sociale, e garantirla nel modo più compiuto”. Il vicario apostolico di Tripoli fa cenno anche alla tragedia della guerra che ha avuto “pesanti ricadute sia sul piano esterno, sia su quello interno. Lo scontro a fuoco – aggiunge il vicario - ha accentuato le vecchie divisioni e ne ha causate di nuove”. Per ora, conclude mons. Martinelli, “ci sono da curare le ferite profonde recenti” ma “non mancano figure di intellettuali in grado di partecipare e animare la costruzione di un progetto politico, ma anche sociale e religioso per il Paese”. La sua speranza è che, oltre alle imprese economiche internazionali che si prodigano per la Libia, nascessero anche “dei rapporti di collaborazione con realtà culturali straniere, come le università, che favoriscano un lavoro di promozione a tutto campo di tipo culturale”. (M.G.)

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    Guinea Bissau: continuano ad essere diffuse le peggiori forme di lavoro minorile

    ◊   In Guinea Bissau e in Mauritania, nonostante la legge le impedisca, persistono ancora le peggiori forme di sfruttamento minorile. In Mauritania la legge proibisce di lavorare ai ragazzi minori di 14 anni, e punisce chi contravviene a questa regola. La realtà però, secondo un recente rapporto dell’International Trade Unions Federation (Ituc), è diversa e i ragazzi di quella fascia d’età continuano ad essere mandati a lavorare, spesso in condizioni di schiavitù. Mentre la maggior parte dei bambini e delle ragazze vengono utilizzati come domestici per 10 ore al giorno, i ragazzi vengono costretti a chiedere l’elemosina o mandati a lavorare nell’industria edile, sugli autobus, o arruolati nelle bande criminali. Nelle zone rurali - riferisce l'agenzia Fides - i ragazzi sono costretti a lavorare nei campi o con gli animali per 16 ore al giorno oltre che a subire molte violenze. Secondo una ricerca dell’ong Sos Slavery del 2009, un quinto della popolazione mauritana è sottoposta a diverse forme di schiavitù. Non è diversa la situazione in Guinea, dove la legge vieta il lavoro ai minori di 16 anni ma in realtà essi vengono sfruttati nelle fattorie, nelle miniere, e nel settore della pesca. Secondo l’Ituc, alcuni bambini lavorano in miniera dall’età di 5 anni per 16 ore al giorno, 7 giorni su sette. Altra piaga sociale è la tratta. Sono ancora tanti i bambini costretti all’accattonaggio e ad altre attività illegali. Nelle società rurali più povere dell’Africa occidentale il lavoro minorile viene considerato un fenomeno normale, un modo per formare i bambini e assicurare loro lavoro futuro. In Guinea, ad esempio, si ritiene che fare lavorare un bambino presso una famiglia sia vantaggioso per lo stesso piccolo. Molte famiglie povere non hanno scelta se non quella di mandare i loro figli a lavorare. Tra le priorità dell’Ituc ci sono l’attenta ricerca di casi di bambini costretti a lavorare per pagare la loro educazione religiosa e più procedimenti giudiziari per chi obbliga i bambini a lavorare. Ma data la realtà, è altrettanto importante migliorare le condizioni di migliaia di bambini che inevitabilmente finiscono per lavorare, e trovare un modo per aiutare anche loro ad andare a scuola. (R.P.)

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    Zimbabwe: l'arcivescovo di Canterbury Rowan Williams chiede protezione per scuole e ospedali

    ◊   «Nonostante gli abusi e le intimidazioni che continuano a colpire la nostra comunità, continuiamo a cercare la pace e la riconciliazione per tutti»: è quanto si sottolinea in un dossier che il primate della Comunione anglicana, l’arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams, ha presentato nei giorni scorsi al presidente dello Zimbabwe, Robert Mugabe. In un incontro, definito come «costruttivo», l’arcivescovo Williams, assieme all’arcivescovo della provincia anglicana dell’Africa centrale, Albert Chama, ha condiviso con il presidente Mugabe le preoccupazioni inerenti la situazione in cui versano scuole, ospedali e altre strutture sociali gestite dalla comunità anglicana. In particolare, sono state denunciate le attività di contrasto alle attività religiose condotte dai seguaci dell’ex vescovo anglicano, Nolbert Kunonga, che nel 2007 ha contribuito alla creazione di una comunità, di fatto più politica che religiosa, che aspira a sostituirsi alla realtà anglicana ufficiale, puntando in particolar modo all’appropriazione dei beni e delle strutture. Nel dossier si citano, a tale proposito, i diversi danni arrecati a istituti scolastici, ospedali e altre strutture, compresi anche luoghi di culto, che sono stati presi di mira dai membri della comunità che fa capo a Kunonga. In Zimbabwe, inoltre, emerge una questione legislativa: la Costituzione prevede la libertà religiosa, ma dal 2002 resta in vigore una legge per l’ordine pubblico e la sicurezza che pone, talvolta, in maniera pretestuosa, ostacoli alle attività delle comunità religiose. Il primate della Comunione anglicana al termine della visita ha espresso la speranza che lo Zimbabwe «possa continuare a esprimere tutto il suo potenziale di nazione attraverso l’applicazione dei processi democratici e lo stato di diritto». In particolare, è stato chiesto alle autorità «di proteggere l’uso dei beni e delle proprietà della comunità anglicana in modo tale che i religiosi possano proseguire nella pace il loro servizio a Dio e alla popolazione intera». Da parte sua, il presidente Mugabe ha sottolineato il proprio impegno affinché sia applicato lo stato di diritto e le autorità giudiziarie e di polizia continuino a proteggere i cittadini con la dovuta imparzialità. Lo Zimbabwe costituisce la seconda tappa di un viaggio che l’arcivescovo di Canterbury sta compiendo nella provincia dell’Africa centrale. Nei giorni scorsi la visita era iniziata in Malawi. Ultima tappa è invece lo Zambia, dove il primate si fermerà fino ad oggi. (R.P.)

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    L'ordinario militare d'Italia: "Educare alla pace è una forma di carità"

    ◊   “Essere palestra di formazione, luogo di apostolato, scuola di santità, perché i militari riscoprano, in modo sempre più consapevole la chiamata alla perfezione della carità”. È questa la “specifica missione” dell’Ordinariato militare nelle parole di mons. Vincenzo Pelvi, arcivescovo ordinario militare per l’Italia, che oggi, ad Assisi, ha chiuso il convegno annuale dei cappellani militari incentrato su “Annuncio del Vangelo e testimonianza della carità”, tema - riferisce l'agenzia Sir - che segnerà l’anno pastorale appena iniziato. “Mi riferisco, in particolare, ai giovani militari, che vanno aiutati ad assumere maggiore coscienza dell’importanza della loro formazione, in vista degli impegni che dovranno assumere, degli ideali più alti per i quali vale la pena soffrire e lottare – ha detto mons. Pelvi - i nostri militari andranno sempre più educati a spargere semi di Vangelo. Tra essi, in primo luogo, è l’offerta di un amore disinteressato e gratuito”. “Se la carità è la sintesi della vita morale del credente, nessun cristiano può esimersi dal praticarla – ha sottolineato il presule - neppure coloro che appartengono alle forze armate. Solo l’anelito alla santità, mediante l’esercizio della carità, perfeziona l’impegno dei militari e il servizio di sicurezza e concordia reso alla famiglia umana. La vita militare con i suoi obiettivi che comportano l’uso della forza, sia pure in casi estremi e solo per la difesa personale o delle istituzioni – ha proseguito mons. Pelvi - sembrerebbe rendere problematica la possibilità di vivere il Vangelo della carità e quindi di tendere realmente alla perfezione”. Partendo dall’esperienza nei teatri operativi esteri, l’ordinario ha spiegato che “ci sono due modi di utilizzo delle forze armate. Da un lato gli interventi con la loro potenza di distruzione e di morte; dall’altro imponenti corpi militari dispiegati per il servizio dei profughi in opere umanitarie. Quali di questi militari possono realizzare l’ideale evangelico della carità? È troppo facile esaltare i secondi e additarli come ministri di solidarietà e dunque di carità. Ma i primi sono davvero fuori da una condizione cristianamente valida e quindi esclusi dalla chiamata a testimoniare il Vangelo?”. La risposta per mons. Pelvi sta nella consapevolezza che “la vita la si può donare col martirio; la si dà anche accettando il rischio e il tormento di una condizione fatta di incertezza e disponibilità. Ma non c’è contraddizione tra il dovere di ostacolare l’aggressore e il precetto dell’amore del nemico chiaramente espresso dal Vangelo. Se c’è una peculiarità da sviluppare nella spiritualità dei militari questa è l’educazione alla pace come forma specifica della carità”. (R.P.)

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    Il cardinale Scola eletto nuovo presidente della Conferenza episcopale lombarda

    ◊   L’arcivescovo di Milano, cardinale Angelo Scola, è il nuovo presidente della Conferenza episcopale lombarda. Una nota diffusa dall’arcidiocesi di Milano annuncia la sua elezione avvenuta durante la sessione autunnale della Conferenza episcopale lombarda che si è tenuta presso il Centro di spiritualità del Santuario di Caravaggio (Bg) il 10 e l’11 ottobre scorsi. In questa sessione di lavoro, si legge nel comunicato, “i vescovi lombardi sono stati impegnati anche nella riflessione sull'Incontro mondiale delle famiglie che si svolgerà a Milano tra il 30 maggio e il 3 giugno 2012, con la presenza di Benedetto XVI. Questo evento vedrà protagonista non solo la Chiesa ambrosiana, ma anche le altre nove diocesi lombarde”. La Conferenza episcopale lombarda è composta dai vescovi ordinari e ausiliari delle dieci diocesi lombarde (Milano, Bergamo, Brescia, Como, Crema, Cremona, Lodi, Mantova, Pavia e Vigevano) che si riuniscono per valutare e proporre alcune linee comuni di proposta pastorale per le diocesi di cui sono responsabili. (M.G.)

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    Convegno ai Musei Vaticani su "Religione, natura ed arte"

    ◊   Si tiene oggi e domani presso i Musei Vaticani un convegno internazionale su “Religione, natura e arte”, per iniziativa del Museo Missionario Etnologico e della Società internazionale per lo studio della religione, della natura e della cultura, allo scopo di esaminare la complessa interazione tra le tre realtà al centro del tema. Vaste aree culturali e geografiche saranno esplorate da alcune delle relazioni su temi quali “Religioni asiatiche, natura ed arte”, “L’arte del Rinascimento, religione e natura, “Religioni indigene, natura ed arte”, “Attivismo ambientale di ispirazione spirituale, natura ed arte”. Altri contributi porranno a fuoco gli aspetti religiosi della natura simboleggiati dall’arte, la natura vista come arte religiosa, l’arte religiosa a temi naturali, l’arte come espressione di resistenza religiosa alla distruzione dell’ambiente. Nel corso dei lavori è prevista la visita dei partecipanti all’esposizione “Rituali della vita: la cultura e la spiritualità degli aborigeni australiani”, un percorso nel quale saranno guidati dal prof. Nicola Mapelli, curatore della mostra e condirettore del convegno internazionale. (M.V.)

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    Hong Kong. Anno dei Laici: formazione catechistica per una concreta vita di fede

    ◊   La formazione catechistica e vivere concretamente la fede sono due elementi indispensabili per la crescita e l’approfondimento della fede dei cristiani, soprattutto nell’Anno dei Laici, che la diocesi di Hong Kong sta vivendo. Così la comunità cattolica di Hong Kong ha intensificato le iniziative di catechismo perché non solo i catecumeni, ma anche tutti i fedeli approfondiscano la conoscenza del Magistero, della Sacra Scrittura e del patrimonio che costituisce la Tradizione della Chiesa. Secondo quanto riferisce Kong Ko Bao (il bollettino diocesano in versione cinese ripreso dall'agenzia Fides), in vista della recente apertura del corso di catechismo nella diocesi, il Centro Catechistico diocesano ha sollecitato “un accompagnamento comunitario nella fede per la formazione dei catecumeni ed anche per la formazione permanente dei fedeli”. Secondo la direttrice del Centro “non possiamo guardare solo al numero dei battezzati, ma anche alla qualità della formazione”. Si richiede quindi una formazione che comprenda anche esperienze di fede vissute concretamente nella propria vita. Il Centro invita quindi le parrocchie, le Sunday-school, i catechisti “ad organizzare iniziative caritative, pellegrinaggi, momenti di condivisione, per rendere la formazione viva, soprattutto nell’Anno dei Laici”. (R.P.)

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    “Bambini testimoni della parola”, sfide e progetti della Pontificia Infanzia Missionaria

    ◊   Far cresce i bambini nella dimensione missionaria promuovendo tra loro la condivisione della fede, della preghiera e dei beni materiali. E’ questa la strategia della Pontificia Opera dell’Infanzia Missionaria (Poim) volta a sensibilizzare i bambini sul fatto che hanno “un ruolo da svolgere nella Chiesa di oggi e non solo in quella di domani”. A spiegarla all’agenzia Fides è la dott.ssa Baptistine Ralamboarison, segretario generale della Poim, prima donna ad essere nominata per questo incarico, puntualizzando le sfide, gli impegni, i progetti e gli obiettivi cui si dedica questa Opera Missionaria a favore dei bambini di tutto il mondo. “Il mio cavallo di battaglia - sottolinea il Segretario Generale della Poim - è dare voce ai bambini, lasciarli testimoniare e condividere il messaggio evangelico nei modi e nelle forme loro proprie. I bambini non sono semplicemente gli adulti di domani – prosegue la Ralamboarison - sono persone a pieno titolo oggi, sanno testimoniare la Parola con entusiasmo e con il loro impegno cristiano hanno dato prova di saper portare il Vangelo non solo tra i loro coetanei ma anche tra gli adulti”. Parlando poi degli incontri ai quali prende parte periodicamente in tutto il mondo in qualità di Segretario generale, la dottoressa Ralamboarison riferisce della vitalità dell’Infanzia Missionaria in quasi tutte le diocesi di Argentina e Perù. Nonostante i gravi problemi che affliggono questi Paesi e nonostante l’esistenza di bambini molto poveri, tutti, indistintamente, condividono con gioia le loro disponibilità spirituali e materiali; anche le celebrazioni della Messa sono connotate da una grande gioia. La Poim finanzia circa 2.500 progetti in tutto il mondo ogni anno, con un budget di 20 milioni di dollari messi a disposizione dai bambini di tutti e 5 i continenti. I sussidi ordinari sono destinati alle attività spirituali che mirano alla promozione dell’Opera, i sussidi straordinari invece rappresentano un contributo per progetti particolari come la costruzione o il mantenimento di scuole, dispensari, centri di accoglienza e orfanatrofi, aventi come beneficiari diretti i bambini. (M.G.)

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    24 Ore nel Mondo



    Libia: giallo sulla cattura a Sirte di Mutassim Gheddafi, figlio del colonnello

    ◊   Sul terreno di battaglia in Libia, gli ultimi combattenti fedeli al colonnello Muammar Gheddafi resistono ancora in due zone della città di Sirte agli attacchi dei militanti del Consiglio nazionale di transizione (Cnt), che ieri sera hanno annunciato di avere catturato Mutassim Gheddafi, quartogenito del colonnello, 36 anni, medico, militare di carriera a capo del Consiglio di sicurezza nazionale, che ora sarebbe detenuto a Bengasi, anche se altre fonti smentiscono la sua cattura. Problemi anche per il terzogenito Saadi Gheddafi, indagato per l’omicidio nel 2005 di Bashir al Rryani, nazionale di calcio, allenatore per diversi anni di Saadi. Bashir, che criticava apertamente il regime di Muammar Gheddafi, aveva già subito aggressioni prima di essere torturato e ucciso.

    Siria, esercito in azione a Binnish per stanare attivisti antiregime
    Aumenta la tensione in Siria. Le truppe di Damasco hanno ucciso oggi tre miliziani dissidenti in uno scontro a fuoco scoppiato durante un raid dell'esercito a Banash, nel nordovest del Paese. E’ solo l’ultimo episodio in due giorni contrassegnati dalla dura offensiva del regime contro l’opposizione, sia a livello militare, che nelle piazze. Il servizio di Giancarlo La Vella:

    E’ scattata stamattina l’ora “X”, nella quale l’esercito di Damasco ha lanciato il violento attacco nelle regione al confine con la Turchia, dove erano asserragliate unità composte da disertori e dissidenti armati. I militari, appoggiati anche da reparti blindati, sono entrati anche nel centro abitato di Homs, uno degli epicentri delle proteste di piazza in corso dalla metà di marzo. Effettuati rastrellamenti casa per casa, che hanno portato all’arresto di numerosi civili. Ieri, nella città, avevano perso la vita altri tre civili, sospettati di aver preso parte a recenti manifestazioni. Vittime che si aggiungono alle oltre dieci dell’altro ieri, perite in circostanze simili. 2900 le vittime dall’inizio delle proteste a marzo. Ma l’azione dura del regime di Damasco si è manifestata ieri anche nelle piazze. In particolare, nelle strade della capitale, dove centinaia di sostenitori del presidente Bashar Al Assad, si sono radunati scandendo slogan in segno di appoggio del capo dello Stato, ma anche inneggiando a Cina e Russia per la condanna espressa nei confronti del fronte antiregime. In controtendenza la liberazione di Walid al Bunni, noto oppositore del regime siriano, scarcerato ieri su cauzione, dopo oltre due mesi di detenzione. Bunni, 47 anni, medico, era stato arrestato nel 2005 e condannato a tre anni dopo aver firmato un documento nel quale un gruppo di intellettuali siriani chiedeva riforme politiche in senso democratico.

    Siria-Libano: sconfinamento nella valle della Bekaa
    Nuovo episodio di violazione, il terzo in 10 giorni, della sovranità del Libano da parte della Siria: carri armati dell'esercito di Damasco hanno sconfinato nella valle della Bekaa. Lo sconfinamento è avvenuto nei pressi della localià libanese di Wadi Aanjar, nel settore centrale della frontiera.

    Medio Oriente: rilascio del soldato israeliano Shalit entro il 19 ottobre
    Sarà riconsegnato ad Israele il 18 o il 19 ottobre il caporale israeliano Ghilad Shalit, dopo oltre cinque anni di prigionia nella Striscia di Gaza. Lo hanno confermato fonti israeliane, sottolineando che contemporaneamente dovrebbe avvenire il rilascio del primo scaglione dei 1027 detenuti palestinesi indicati nell'accordo di scambio sottoscritto nei giorni scorsi da Israele con gli integralisti palestinesi di Hamas, sotto l'egida della mediazione egiziana. Shalit, hanno precisato le fonti, sarà condotto in Egitto attraverso il valico di Rafah (sud della Striscia) e affidato ai mediatori egiziani, che provvederanno a stretto giro a trasferirlo in patria.

    Afghanistan-Iran: missili iraniani in una zona di frontiera
    Almeno sette missili lanciati dall'Iran sono caduti nell'area di confine della provincia di Nimroz, nell'Afghanistan occidentale, da quando ieri è scoppiato uno scontro a fuoco tra le forze di frontiera dei due Paesi. ''La disputa su quell'area ha una storia molto lunga. La zona appartiene all'Afghanistan, ma l'Iran sta cercando di costruire un check-point nello stesso posto'', ha spiegato all'agenzia Ansa Najibullah Alim, capo dello staff del governatore di Nimroz.

    Pakistan: attacco di un drone nel Nord Waziristan, quattro morti
    Almeno quattro militanti sono stati uccisi oggi in un attacco con aereo senza pilota americano (drone) nel distretto tribale del Nord Waziristan, nel nordovest del Pakistan, vicino al confine afghano, roccaforte dei talebani.

    Italia, Silvio Berlusconi parla alla Camera alla vigilia del voto di fiducia
    In Italia, si alza il livello dello scontro politico, dopo intervento alla Camera dei deputati del premier, Silvio Berlusconi, che ha chiesto di “avere riconfermata la fiducia” al proprio esecutivo “perché profondamente consapevole – ha detto – dei rischi che corre il Paese”. Domani l’atteso voto in parlamento. Il servizio di Roberta Gisotti:

    Come annunciato, presenti in aula soltanto i parlamentari della maggioranza, mentre i deputati del Partito democratico e dell’Italia dei valori hanno abbandonato l’emiciclo in segno di protesta. Dopo la sconfitta parlamentare di martedì scorso, in cui il governo è andato sotto nella votazione sul Rendiconto, Berlusconi si è scusato, definendo l’episodio un incidente parlamentare del quale la maggioranza porta la responsabilità. “Una situazione anomala – ha spiegato – da sanare con la fiducia politica''. Prima dell’intervento alla Camera, il capo del governo ha rivolto in sede di Consiglio dei ministri un appello all’unità ai membri della maggioranza. Intanto, dal capo di Stato Napolitano è giunto al parlamento l’invito a dare risposte credibili al Paese, sollecitando direttamente il premier Berlusconi: tocca al presidente del Consiglio, ha detto, indicare la soluzione. Preoccupazione per le sorti dell’Italia ha espresso anche il governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi. In uno dei suoi ultimi discorsi prima di insediarsi alla Banca centrale europea (Bce), Draghi ha spronato il Paese e la sua classe politica a uscire dalla crisi e a ''ritrovare la coesione''. La ''salvezza e il rilancio'' dell'Italia – ha sottolineato possono arrivare solo dagli stessi italiani e occorre ''agire con rapidità'' perché ''è già stato perso troppo tempo'' e si rischia di non governare più il debito.

    Bce: Paesi vulnerabili siano pronti a manovre aggiuntive
    I Paesi dell'area euro che hanno ricevuto il salvataggio Ue-Fmi e quelli ''particolarmente vulnerabili'' devono essere ''pronti ad adottare eventuali misure aggiuntive''. L’invito giunge dalla Banca centrale europea. Intanto, a Bruxelles il presidente della Commissione Ue, Barroso, ha assicurato che ''tutti gli sforzi per rafforzare la zona euro saranno fatti in coerenza con la necessità di mantenere l'unità tra tutti i 27 Paesi della Ue'', ma l'Unione Europea – ha aggiunto ha bisogno ''di un metodo più efficace per decidere, per potere essere più credibile verso i mercati''. Per questo, Barroso ha invocato per 17 Paesi della moneta unica strutture di confronto e decisione.

    Grecia: sciopero nazionale dei trasporti
    Al via oggi in Grecia lo sciopero di 48 ore di tutti i mezzi di trasporto, indetto dai lavoratori del settore che stanno manifestando nella centralissima piazza Syntagma di Atene. Fermi i taxi, chiusi i siti archeologici e i musei.

    Usa: sì ad accordi di libero scambio con Colombia, Panama e Corea del Sud
    Usa: dopo un’empasse durata cinque anni, che si protraeva dall’amministrazione di Bush, il Congresso ha approvato gli accordi di libero scambio con Colombia, Panama e Corea del Sud. Successo per il presidente Obama, che ha affermato: ''E' una grande vittoria per i lavoratori e le imprese''. Soddisfatta anche il segretario di Stato, Hillary Clinton, per un'importante vittoria di politica estera. Secondo i sostenitori dei tre accordi commerciali, le intese ridurrano i prezzi per i consumatori statunitensi e aumenteranno le vendite all'estero di beni e servizi americani, favorendo la ripresa. Secondo i molti oppositori democratici, gli accordi potranno invece tradursi in una perdita di posti di lavoro e calo dei salari.

    Cina: convocati gli ambasciatori di Thailandia, Laos e Myanmar per eccidio marinai
    La Cina ha chiesto a Thailandia, Laos e Myanmar di intensificare gli sforzi e proteggere i suoi cittadini, dopo che 13 marinai cinesi su due navi sono stati uccisi sul fiume Mekong, lo scorso 5 ottobre. Il viceministro degli Esteri, Song Tao, ha convocato oggi gli ambasciatori dei tre Paesi del sud asiatico, che hanno promesso assistenza alla Cina soprattutto in termini di indagini verso i responsabili dell'eccidio.

    Terremoto a Bali, decine di feriti ma nessuna vittima
    Indonesia: una cinquantina di feriti ma nessuna vittima nell’isola di Bali, colpita stamani da un terremoto di magnitudo 6,2. Grande paura tra i numerosi turisti presenti sull'isola che, avvertita la scossa, sono scappati fuori dagli hotel. L'epicentro del sisma ad una profondità di oltre 61 km è stato localizzato 100 km a sudovest della città di Denpasar. Nessun allarme tsunami dal centro di monitoraggio delle Hawaii. L'Indonesia si trova infatti sulla "cintura di fuoco" del Pacifico, dove l'incontro di numerose placche tettoniche continentali provoca una intensa attività vulcanica e sismica.(Panoramica internazionale a cura di Roberta Gisotti)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 286

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli.