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Sommario del 12/10/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Strage di copti al Cairo. Appello del Papa per una coesistenza pacifica nel rispetto dei diritti delle minoranze
  • Benedetto XVI all'udienza generale: nel buio dei dubbi o delle crisi Dio è sempre vicino
  • Bicentenario dei Paesi Latinoamericani. Messa solenne il 12 dicembre in San Pietro presieduta dal Papa
  • Rinunce e nomine
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Accordo Hamas-Israele: rilascio dell'israeliano Shalit in cambio di 1000 detenuti palestinesi
  • La Slovacchia dice 'no' al fondo salva Stati mentre Trichet chiede di agire in fretta contro la crisi
  • Il senato Usa blocca il piano di Obama per l'occupazione. Aumenta la protesta contro Wall Street
  • Mons. D'Urso: cresce il gioco d'azzardo, lo Stato smetta di incrementare il vizio
  • Brasile in festa per la Madonna di Aparecida
  • Presentata la nuova stagione del Teatro dell’Opera di Roma
  • Chiesa e Società

  • Corno d'Africa: in Somalia ucciso un collaboratore di Sos Villaggi dei Bambini
  • Indice globale sulla fame nel mondo in calo, ma non con tendenze uniformi
  • In Pakistan sospesa la condanna a morte per l’assassino del governatore Taseer
  • Pakistan: il fenomeno dell' "accaparramento delle terre" opprime le minoranze religiose
  • La Conferenza episcopale calabra ringrazia il Papa per la sua visita nella regione
  • Uganda: una radio salva gli ex bambini soldato
  • Uganda: migliorano le prospettive alimentari nella regione di Karamoja
  • A Juba simposio organizzato dalla Chiesa cattolica di Nord e Sud Sudan
  • Cina: il ruolo degli intellettuali cattolici nella vita della Chiesa
  • Rio de Janeiro: 80 anni fa l’inaugurazione della statua di Cristo Redentore
  • Bielorussia: registrata la prima parrocchia del Beato Giovanni Paolo II
  • Roncalli a Istanbul: un libro ricorda la sua amicizia per la Turchia
  • La cattolicità della Chiesa al centro dell’annuale Scalabrini-Fest dei Frutti
  • Al Regina Apostolorum convegno sul ruolo della donna nella Chiesa
  • Francoforte: al via la "Buchmesse", l'incontro mondiale dell'editoria
  • 24 Ore nel Mondo

  • Sempre più preoccupante il disastro ambientale nella baia della Nuova Zelanda
  • Il Papa e la Santa Sede



    Strage di copti al Cairo. Appello del Papa per una coesistenza pacifica nel rispetto dei diritti delle minoranze

    ◊   Accorato appello del Papa, oggi, durante l’udienza generale in Piazza San Pietro, in seguito alle violenze scoppiate al Cairo, in Egitto, domenica scorsa, in cui sono morti numerosi cristiani copto-ortodossi. Ce ne parla Sergio Centofanti:

    Il Papa si è detto “profondamente rattristato dagli episodi di violenza” verificatisi al Cairo durante una manifestazione promossa domenica dai copto-ortodossi per protestare contro l’attacco a una chiesa nell’Alto Egitto incendiata dagli integralisti islamici, senza che i responsabili fossero consegnati alla giustizia. Manifestazione finita nel sangue: almeno 25 i cristiani uccisi, altre fonti parlano di 36 vittime:

    “Mi unisco al dolore delle famiglie delle vittime e dell’intero popolo egiziano, lacerato dai tentativi di minare la coesistenza pacifica fra le sue comunità, che è invece essenziale salvaguardare, soprattutto in questo momento di transizione”.

    Benedetto XVI esorta i fedeli a pregare affinché la società egiziana “goda di una vera pace, basata sulla giustizia, sul rispetto della libertà e della dignità di ogni cittadino”:

    “Inoltre, sostengo gli sforzi delle autorità egiziane, civili e religiose, in favore di una società nella quale siano rispettati i diritti umani di tutti e, in particolare, delle minoranze, a beneficio dell’unità nazionale”.

    Dopo la strage del Cairo, vacilla il governo egiziano: voci di dimissioni dell’esecutivo, circolate ieri pomeriggio, sono state successivamente smentite. Dimissioni sono state presentate dal vice premier e ministro delle Finanze, ma sono state respinte dal capo della giunta militare Hussein Tantawi. Oggi, intanto, la commissione elettorale egiziana ha iniziato a ricevere le candidature per il prossimo voto parlamentare, previsto a novembre. Ma come spiegare quanto accaduto domenica scorsa al Cairo? Amedeo Lomonaco lo ha chiesto a fra Kamal William, ministro della provincia francescana in Egitto:

    R. - Tutti cercano di spiegarlo, ma una cosa è strana: come mai proprio in questo momento, in cui ci si sta preparando alle elezioni del Parlamento? Sembra essere una cosa già preparata per far slittare queste elezioni… Un’altra cosa: come mai, poi, quando i cristiani organizzano manifestazioni, c’è sempre uno scontro tra l’esercito e i manifestanti? Una delle donne musulmane, che era insieme con i cristiani per manifestare con loro e rivendicare quello che loro rivendicavano, ha detto che all’improvviso - da dietro - qualcuno ha sparato contro i manifestanti…

    D. - Alla pacifica protesta dei cristiani copti, si sono uniti dunque anche giovani musulmani e molti di loro hanno anche cercato di difendere i fedeli copti…

    R. - Questo è sicuro ed è qui il problema. In tutte le manifestazioni che ci sono state durante la rivoluzione del 25 gennaio tutti si aiutavano, tutti si difendevano; i musulmani facevano 'un cerchio' per proteggere i cristiani affinché potessero pregare così come facevano i cristiani che portavano l’acqua per le abluzioni per la preghiera musulmana… C’è questa fusione di sentimenti, questo volersi difendere e per questo quello che è avvenuto domenica è inspiegabile: come mai ogni manifestazione dei cristiani si conclude drammaticamente?

    D. - Proprio stamani il Papa ha detto che il popolo egiziano è lacerato dai tentativi di minare la coesistenza pacifica. Una coesistenza - ha aggiunto il Santo Padre - essenziale soprattutto in questo momento di transizione...

    R. - Sì, esatto, e io mi chiedo: come mai ogni volta, che si fa un passo in avanti verso le elezioni parlamentari - proprio oggi dovevano cominciare a presentarsi i candidati per le elezioni - accade questo? Come mai proprio in questo momento? Come mai ogni volta che si compie un passo in avanti verso questa transizione pacifica, succede qualcosa? Come mai ogni volta che c’è una manifestazione cristiana finisce sempre in modo drammatico nonostante fra la gente ci sia questo sentimento di convivenza pacifica?

    D. - C’è una convivenza pacifica fra cristiani e musulmani, ma c’è anche una strategia dell’odio …

    R. - Questa strategia dell’odio è difficile sradicarla, perché esiste da secoli ed eliminarla del tutto è difficile, specialmente ora che si lotta per ottenere la maggioranza nelle elezioni parlamentari.

    D. - A proposito di elezioni politiche che si terranno a novembre in Egitto... Molti esperti temono che alle luci della “primavera araba” a sostegno della democrazia, si possono sovrapporre le ombre del fondamentalismo…

    R. - Sì, questa paura c’è, ma la maggior parte degli esperti dicono che i gruppi fondamentalisti non avranno mai la maggioranza, al massimo il 20 per cento. Ma i fondamentalisti musulmani giocano anche sull’ignoranza che c’è nella popolazione. (mg)

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    Benedetto XVI all'udienza generale: nel buio dei dubbi o delle crisi Dio è sempre vicino

    ◊   Credere alla presenza di Dio anche quando si attraversano momenti difficili. È il messaggio che Benedetto XVI ha ricavato dalla riflessione sul Salmo 126, proposto questa mattina alle migliaia di fedeli che hanno partecipato all’udienza generale in Piazza San Pietro. Al termine dell’udienza, il Papa ha ribadito che il valore della vita è sacro e deve essere “sommamente rispettato”. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    “Dio fa meraviglie nella storia degli uomini”. Il Salmo 126 celebra questa certezza da migliaia di anni e Benedetto XVI ne ha dato una lettura attualizzata alle circa 15 mila persone che lo hanno ascoltato in una Piazza San Pietro illuminata da un caldo sole fuori stagione. Le strofe del Salmo preso in considerazione – che narrano del popolo d’Israele che rientra dall’esilio babilonese – descrivono, ha spiegato il Papa, l’altalenante susseguirsi dei sentimenti degli israeliti verso Dio:

    “Il popolo dell’alleanza, disperso tra i pagani, si interroga dolorosamente su un Dio che sembra averlo abbandonato. Perciò, la fine della deportazione e il ritorno in patria sono sperimentati come un meraviglioso ritorno alla fede, alla fiducia, alla comunione con il Signore; è un ‘ristabilimento della sorte’ che implica anche conversione del cuore, perdono, ritrovata amicizia con Dio”.

    Paura e gioia, i chiaroscuri dell’anima umana, trovano – ha affermato Benedetto XVI – risposta nella stabilità degli interventi divini che, ha detto, assumono “spesso forme inaspettate, che vanno al di là di quanto l’uomo possa immaginare”:

    “Dio fa meraviglie nella storia degli uomini. Operando la salvezza, si rivela a tutti come Signore potente e misericordioso, rifugio dell’oppresso, che non dimentica il grido dei poveri, che ama la giustizia e il diritto e del cui amore è piena la terra”.

    Questa certezza dell’agire divino, che vuole solo il bene dell’umanità, dovrebbe aprire gli occhi e allargare il cuore soprattutto dei cristiani. “Nella nostra preghiera – ha indicato Benedetto XVI – dovremmo guardare più spesso a come, nelle vicende della nostra vita, il Signore ci ha protetti, guidati, aiutati e lodarlo per quanto ha fatto e fa per noi”:

    “Dobbiamo essere più attenti alle cose buone che il Signore ci dà. Siamo sempre attenti ai problemi, alle difficoltà e quasi non vogliamo percepire che ci sono cose belle che vengono dal Signore. Questa attenzione, che diventa gratitudine, è molto importante per noi e ci crea una memoria del bene che ci aiuta anche nelle ore buie”.

    La seconda parte del Salmo, ha proseguito il Papa, sembra attraversata da un’“apparente contraddizione”: quella buona sorte che Israele celebrava nei primi versi come ristabilita, ora il salmista sembra chiederla “come qualcosa ancora da realizzare”. In modo particolare, il manifestarsi della salvezza viene descritto attraverso l’azione della semina, dove – ha osservato il Pontefice – si getta nella terra “ciò che potrebbe ancora diventare pane”, senza sapere se il raccolto andrà a buon frutto:

    “Gettare il seme è un gesto di fiducia e di speranza; è necessaria l’operosità dell’uomo, ma poi si deve entrare in un’attesa impotente, ben sapendo che molti fattori saranno determinanti per il buon esito del raccolto e che il rischio di un fallimento è sempre in agguato (...) È il mistero nascosto della vita, sono le meravigliose “grandi cose” della salvezza che il Signore opera nella storia degli uomini e di cui gli uomini ignorano il segreto”.

    La similitudine del Salmo, ha concluso Benedetto XVI, trova la sua spiegazione nel mistero della morte e della risurrezione di Gesù. Il credente che “attraversa quel buio”, il buio della semina, è come il chicco di grano “che muore per dare molto frutto”:

    “La nostra storia, anche se segnata spesso da dolore, da incertezze, da momenti di crisi, è una storia di salvezza e di ‘ristabilimento delle sorti’ (...) Dobbiamo imparare questo anche nelle notti buie; non dimenticare che la luce c'è (...) È importante non perdere questo ricordo della presenza di Dio nella nostra vita”.

    Al momento dei saluti, il Papa ne ha dedicato uno speciale agli studenti di varie parti del mondo iscritti al Pontificio Collegio San Paolo di Roma e un altro ai rappresentanti della Legio Mariae, esortati, ha detto, “a rendere una sempre più incisiva testimonianza cristiana nei vari ambiti della società, sotto lo sguardo materno della Vergine”. Di rilievo anche l’auspicio rivolto ai partecipanti alla Conferenza nazionale di Sanità pubblica:

    “Il loro importante lavoro al servizio della persona umana rechi frutti copiosi, rafforzando nei cittadini la coscienza del valore sacro della vita ed impegnandoli nella difesa del diritto di ogni essere umano a vedere sommamente rispettato questo bene primario”.

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    Bicentenario dei Paesi Latinoamericani. Messa solenne il 12 dicembre in San Pietro presieduta dal Papa

    ◊   Le commemorazioni del "Bicentenario dell'Indipendenza " hanno acquisito grande importanza e risonanza nei Paesi latinoamericani. Le celebrazioni che si sono già svolte sino ad oggi, e che continueranno a svolgersi nei prossimi anni, impegnano gli Stati, le amministrazioni pubbliche nazionali e locali, i diversi organismi inter-governativi regionali, le Università e gli Istituti accademici, numerosissime Organizzazioni non governative e molte altre istanze civili, culturali e militari. La Santa Sede intende associarsi nella partecipazione a queste celebrazioni con un'iniziativa di particolare rilevanza. Benedetto XVI ha accolto con vivo apprezzamento la proposta della Pontificia Commissione per l'America Latina di presiedere una solenne celebrazione eucaristica nella Basilica di San Pietro a motivo del Bicentenario dei Paesi Latinoamericani. Avrà luogo in una data molto significativa, il 12 dicembre, Festività di Nostra Signora di Guadalupe, Patrona dell'America Latina, pedagoga dell'inculturazione della fede, madre e protettrice dei suoi popoli. La Santa Messa si terrà alle ore 17.30. La celebrazione non sarà tuttavia riservata ai latinoamericani, ma sarà aperta a tutti i romani e ai pellegrini che siano interessati a partecipare alla Santa Messa, presieduta dal Papa, nella Basilica di San Pietro. (A.L.)

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    Rinunce e nomine

    ◊   Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Gatineau (Canada), presentata da mons. Roger Ébacher, per raggiunti limiti di età. Gli succede mons. Paul-André Durocher, finora vescovo di Alexandria-Cornwall. Mons. Paul-André Durocher è nato il 28 maggio 1954 a Windsor, Ontario. Dopo gli studi primari e secondari a Timmis, ha ottenuto il Baccalaureato in Arti Musicali (1972) presso l’Università di "Western Ontario" a London ed un secondo Baccalaureato in Educazione nel 1980 all’Università d’Ottawa. Compiuti gli studi teologici presso l’Università di Saint-Paul a Ottawa, è stato ordinato sacerdote il 2 luglio 1982 per la diocesi di Timmins. Nel 1992 ha ottenuto la Licenza in Diritto Canonico presso l’università di Strasburgo, in Francia e nel 1996 la Licenza in Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana. Eletto vescovo titolare di Ausuaga e ausiliare di Sault Saint-Marie il 20 gennaio 1997, ha ricevuto la consacrazione episcopale il successivo 14 marzo. Il 27 aprile 2002 è stato nominato vescovo di Alexandria-Cornwall.

    Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Guanare (Venezuela), presentata da mons. José Sótero Valero Ruz, per raggiunti limiti di età. Gli succede mons. José de la Trinidad Valera Angulo, finora vescovo di La Guaira. Mons. José de la Trinidad Valera Angulo è nato a San Lázaro, diocesi di Trujillo, il 3 settembre 1947. Ha compiuto gli studi primari nel Seminario Minore a Trujillo e a Mérida e quelli filosofici e teologici nel Seminario Maggiore di Santa Rosa de Lima a Caracas. Ha ottenuto la Licenza in filosofia nell’Università Cattolica Andrés Bello nella stessa città. Dal 1979 al 1982 è stato a Roma ove ha conseguito la Licenza in teologia presso la Pontificia Università Gregoriana. È stato ordinato sacerdote il 2 agosto 1975. È stato professore e membro dell’équipe direttiva del Seminario Maggiore di Caracas; direttore diocesano della Catechesi; direttore del dipartimento di Liturgia e Comunicazioni Sociali del Celam; cappellano militare e parroco a Caracas e sotto-segretario della Conferenza Episcopale Venezuelana. Eletto vescovo titolare di Mozotcori ed ausiliare di Caracas il 15 febbraio 1997, ha ricevuto la consacrazione episcopale il 19 aprile successivo. Il 18 ottobre 2001 è stato nominato vescovo di La Guaira.

    Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Quilmes (Argentina), presentata da mons. Luis Teodorico Stöckler, per raggiunti limiti di età. Gli succede mons. Carlos José Tissera, finora vescovo di San Francisco. Mons. Carlos José Tissera è nato a Río Cuarto il 10 settembre 1951. Ha seguito gli studi ecclesiastici di Filosofia nel Seminario Maggiore di Córdoba e quelli di Teologia presso l’Università Cattolica Argentina a Buenos Aires. Ordinato sacerdote il 7 aprile 1978, ha servito la diocesi di Río Cuarto come vice-parroco nel Santuario del "Señor de la Buena Muerte" a Reducción (1978-1981); parroco ad Adelia María (1981-1983); superiore e direttore spirituale del Seminario (1983-1992); parroco della Cattedrale (1992-2004); membro del Consiglio Presbiterale e del Collegio dei Consultori e coordinatore del gruppo incaricato della formazione permanente dei sacerdoti. Il 16 novembre 2004 è stato nominato vescovo di San Francisco e consacrato il 6 febbraio 2005. In seno alla Conferenza Episcopale è membro della Commissione per i Ministeri.

    Il Santo Padre ha nominato Vescovo Prelato Coadiutore della Prelatura di Déan Funes (Argentina) il Rev.do Gabriel Zurbriggen, finora Parroco della Cattedrale di Rafaela. Il rev. Gabriel Zurbriggen è nato il 26 novembre 1963 a Curupaity (Santa Fe), si è formato nel Seminario di Cordoba, dove studiavano allora i seminaristi di Rafaela. Ha ottenuto il titolo di professore in Scienze Religiose ed il Baccalaureato in Teologia presso la Facoltà Teologica della Pontificia Università Cattolica Argentina. Ordinato sacerdote per la diocesi di Rafaela il 26 ottobre 1990, dopo esser stato vicario parrocchiale nelle parrocchie di Santa Catalina de Siena, Nostra Signora di Fatima e della Cattedrale di Rafaela, nel 1998 ha ottenuto la Licenza in Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma. Rientrato in diocesi, è stato ancora vicario parrocchiale della Cattedrale e poi parroco di Santa Catalina de Siena (2000-2006). Dal 2006 ad oggi è stato parroco della Cattedrale, professore di Teologia nei Seminari di Paraná e di Córdoba, membro del Collegio dei Consultori, del Consiglio presbiterale e dell’Equipe di Formazione Permanente del Clero, e coordinatore del Consiglio Diocesano di Pastorale.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Coesistenza pacifica in Egitto nel rispetto delle minoranze: appello di Benedetto XVI dedica al termine dell’udienza generale.

    Il gas che brucia l’Ucraina: nell'informazione internazionale, Giuseppe M. Petrone sulla condanna di Yulia Tymoshenko.

    In cultura, un articolo di Christian Gabrieli dal titolo “Disobbediente per troppo amore”: il senso pastorale e l’equilibrio del cardinale Celso Costantini in un carteggio dell'Archivio Segreto Vaticano sulle missioni in Cina.

    Un fallimento di lusso: Silvia Guidi su “Il cimitero di Praga” e i critici tedeschi.

    Le parole per dirlo: su narrare Dio e il suo Messia, anticipazione della conferenza, a Roma, di Jean-Pierre Sonnet.

    L’audacia del bambino sfacciato: Federico Mazzocchi recensisce “Speculazione e rivelazione” di Lev Sestov.

    La Bibbia torna in scena: Clermont-Ferrand ospita la sesta edizione del Festival de Theatre Biblique.

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    Oggi in Primo Piano



    Accordo Hamas-Israele: rilascio dell'israeliano Shalit in cambio di 1000 detenuti palestinesi

    ◊   Con un accordo mediato dalla giunta militare egiziana, è arrivata l’intesa tra Hamas e Israele per la liberazione, dopo più di cinque anni di prigionia, di Ghilad Shalit, il militare israeliano prigioniero dal 2006 nella Striscia di Gaza sotto il controllo di Hamas, in cambio del rilascio di un migliaio di detenuti palestinesi. Scene di soddisfazione e giubilo si sono registrate sia nello Stato ebraico, sia a Gaza. Il rientro di Shalit in Israele potrebbe avvenire già entro una settimana, dopo una tappa al Cairo; mentre gli oltre mille detenuti palestinesi - tra cui non è incluso il leader di Tanzim, Marwan Barghuti - saranno rilasciati in due fasi, una imminente e l’altra fra due mesi. Sull’intesa raggiunta, Giada Aquilino ha intervistato Janiki Cingoli, direttore del Centro italiano per la pace in Medio Oriente:

    R. – E’ un accordo certamente importante, perché viene dopo anni e anni di detenzione di Shalit. E’ anche un accordo che segna un compromesso. Certamente Israele ha accettato di lasciare centinaia di terroristi che si erano macchiati di sanguinosi attentati e soprattutto Israele può dare l’impressione di cedere solamente alla forza: mentre, con il negoziato, Abu Mazen e l’Autorità nazionale palestinese hanno potuto trattare solo per poche centinaia di prigionieri, Hamas con il rapimento ha ottenuto molto di più. Hamas a sua volta, pur ottenendo il rilascio di 1027 prigionieri in più tranche, ha tuttavia dovuto cedere essenzialmente sul fatto che molte centinaia di questi saranno espulse fuori non solo dai Territori palestinesi, ma anche da Gaza. Quindi, è un accordo che è stato ottenuto grazie alla paziente mediazione della nuova autorità egiziana e anche con il contributo del mediatore tedesco, inviato da Angela Merkel.

    D. – Hamas al momento è stretta tra l’assedio israeliano, il blocco internazionale e la pressione delle autorità di Ramallah che chiedono il riconoscimento della Palestina all’Onu. Perché ora Hamas ha deciso di accettare l’accordo con Israele? Ci sono state anche delle forze o dei motivi esterni?

    R. – Certamente. Hamas era rimasta abbastanza isolata ai margini, nel momento in cui Abu Mazen si era presentato all’Assemblea generale dell’Onu e aveva pronunciato quel discorso così applaudito. Adesso, certamente, Hamas rientra al centro dell’attenzione perché, da un lato, l’iter per il riconoscimento dello Stato palestinese si sta arenando nei meandri del Consiglio di Sicurezza e, dall’altro, c’è il fatto che sul terreno ora, col rilascio di questi mille prigionieri, ci saranno manifestazioni di massa a favore di Hamas e ci saranno quindi cortei. Tuttavia Hamas ha dovuto cedere anche per la congiunta pressione - da un lato - della sempre più critica situazione che ha in Siria, dove il suo rapporto con Assad è stato incrinato dal fatto che Hamas è sostanzialmente solidale con quelli che stanno facendo le manifestazioni e che sono guidati dalla Fratellanza Musulmana, di cui Hamas è una costola, e - dall’altro - dalla pressione molto decisa del Cairo che, in qualche maniera, ha imposto l’accordo.

    D. – Israele perché ha siglato ora l’intesa? Su Netanyahu pesano pressioni particolari?

    R. – Si temeva che lo sviluppo delle rivoluzioni arabe potesse solo peggiorare le possibilità di rilascio del soldato Shalit e quindi hanno preferito portarlo a casa. E’ la prima volta che riescono a portare a casa un soldato vivo, da 26 anni a questa parte. Altro elemento è che, per lo meno sul breve periodo, Netanyahu avrà un bagno di popolarità. (ap)

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    La Slovacchia dice 'no' al fondo salva Stati mentre Trichet chiede di agire in fretta contro la crisi

    ◊   Nuovo ostacolo sulla via della ripresa economica dell’Europa: la Slovacchia ha bocciato ieri il Fondo salva Stati messo a punto dalla Banca centrale europea, mentre nell’Europarlamento il presidente della Bce, Jean-Claude Trichet, lanciava il suo monito ad agire in fretta contro la crisi. Intanto la stessa Banca centrale ha assegnato stamane 1,4 miliardi di dollari a sei banche europee, secondo il piano di finanziamento in dollari a tre mesi annunciato a metà settembre, ed ha pure assegnato ad un altro istituto di credito 500 milioni di dollari ad una settimana. Quali scenari si aprono? Roberta Gisotti ha intervistato il prof. Carlo Secchi, ordinario di Politica economica europea all’Università Bocconi di Milano, già rettore dello stesso Ateneo.

    D. - Prof. Secchi, come si motiva il 'no' del Parlamento della Slovacchia?

    R. – L’impressione che si ha è che una delle forze politiche, che poi ha condizionato il risultato, e trovandosi in una posizione abbastanza ambigua, perché nel contempo fa parte della maggioranza di governo, ha ritenuto in questo modo di dare un segnale di malcontento rispetto ad altre tematiche imputabili, dal loro punto di vista, all’Unione Europea. Quindi, è un segnale che viene da un movimento antieuropeista, come purtroppo se ne stanno diffondendo di recente, che, però, a mio giudizio, ha utilizzato l’occasione peggiore che si potesse immaginare per manifestare la propria opinione.

    D. - La Slovacchia era l’ultimo Paese dell’eurozona a doversi pronunciare sul fondo salva-Stati, dopo il sofferto sì tedesco e olandese e l’ok di Malta. Ora cosa accadrà?

    R. – Quello che presumibilmente accadrà sarà una ripetizione di questo voto, che il governo ha già annunciato di voler fare, e questa volta si dovrebbe avere un voto positivo. La posta in gioco non è tanto il Fondo, in quanto tale, quanto l’aumento delle sue disponibilità ad un livello tale da poter veramente fungere da paracadute per l’area dell’euro, nell’ipotesi - che nessuno spera si verifichi - del default di uno Stato come la Grecia. Tra l’altro, i mercati borsistici stanno reagendo senza particolare preoccupazione: l’euro si è rafforzato, il che fa pensare che gli operatori economici danno per scontato si tratti di una forma ancorché condannabile di protesta, ma che rientrerà con un voto a favore in tempi molto brevi.

    D. - Jean-Claude Triscet, presidente uscente della Bce, ha parlato ieri al Parlamento di Strasburgo di una “crisi sistemica”, peggiorata nelle ultime tre settimane, e che necessita decisioni ormai rapide dagli Stati, per risanare i loro conti e ricapitalizzare le banche. Allora sarà ascoltato?

    R. – Io credo di sì. E’ già stato ascoltato in anticipo, in quanto l’ultimo fatto a cui lui si riferisce è certamente la vicenda della Dexia, che è stata risolta in tempi brevi, con apprezzamento da parte dei mercati. Il segnale dato è stato quello che i Paesi europei, di fronte alla crisi di un istituto bancario, per di più importante, come quello di cui stiamo parlando, sono disposti ad intervenire in tempi rapidi e con tutto quanto è necessario per disinnescare il problema. Questo non vuol dire che ci si debba cullare sugli allori. La guardia deve essere sempre molto vigile: altre situazioni possono verificarsi. Il Fondo di cui si parlava prima serve anche per eventuali sostegni a favore del sistema bancario dei singoli istituti. Triscet ha il dovere di tenere alta l’attenzione sui problemi di fronte ai quali ci troviamo, affinché nessuno si illuda che il processo di risanamento della finanza pubblica e di riconsolidamento del sistema bancario possa essere interrotto, perché abbiamo fatto abbastanza. Bisogna continuare sulla strada imboccata. (ap)

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    Il senato Usa blocca il piano di Obama per l'occupazione. Aumenta la protesta contro Wall Street

    ◊   Un nuovo duro colpo ai tentativi di riforma anti crisi da parte del capo della Casa Bianca. Ieri il Senato statunitense ha bloccato il piano da 447 miliardi di dollari a sostegno del mercato del lavoro presentato dal presidente Obama. Intanto, aumentano le proteste sociali legate al movimento degli "indignati" americani di “Occupy Wall Street”. Sentiamo il commento diell'economista Loretta Napoleoni intervistata da Stefano Leszczynski.

    R. – Il movimento qui a New York, dov’è nato, “Occupy Wall Street”, non è simile a quello spagnolo: io ho l’impressione che qui sia diventato un evento mediatico. Invece di discutere su temi importanti, quali appunto l’economia, la riforma di carattere politico, come succede in Spagna, questa piazza che è stata occupata è diventata una specie di festival. Non c’è, però, quel tipo di discussione che, invece, c’era nelle piazze spagnole e c’è tuttora nelle piazze spagnole.

    D. – Tuttavia si può dire che i principi sono quello della rapacità e dell’eccessiva corsa ai profitti come causa di questa crisi globale...

    R. – Sicuramente questo movimento poche settimane fa è nato sulla scia di quello che è successo in Europa e quindi loro stanno copiando quello che hanno fatto gli europei, che a loro volta l’hanno preso dai nord africani, sui temi che sono chiaramente quelli della disuguaglianza. Detto questo, però non si affronta il problema in modo globale, cosa che invece hanno fatto gli “indignados” spagnoli. Non c’è un manifesto, per esempio, nel quale si portano avanti delle richieste specifiche. Quindi, è tutto, ancora, abbastanza disorganizzato.

    D. - Da un punto di vista concreto, la società americana, come sta vivendo questa crisi?

    R. – La crisi si sente in America, è innegabile, ma più che una crisi economica si sente anche una crisi politica, nel senso che gli americani sono persi: erano convinti che questo presidente avrebbe risolto tutti i problemi e invece, in realtà, questo presidente non ha risolto i problemi e oggi come oggi ci troviamo nuovamente in una fase recessiva.

    D. – Una situazione, forse, che accomuna Stati Uniti ed Europa è proprio l’ostinazione dei vertici istituzionali di voler negare che ci sia una recessione...

    R. – Io penso che sia una frase difficile da pronunciare, perché nel momento in cui la pronunciamo si ammette che queste politiche, che sono state portate avanti negli ultimi tre anni in realtà non hanno funzionato. E allora se siamo di nuovo in recessione forse ci siamo stati tutto questo tempo e questa ripresa di cui si parlava tanto, in realtà non è mai avvenuta. Questo, secondo me, è il problema reale. (ap)

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    Mons. D'Urso: cresce il gioco d'azzardo, lo Stato smetta di incrementare il vizio

    ◊   “Servono provvedimenti urgenti per contrastare il fenomeno del gioco d’azzardo”. Lo afferma mons. Alberto D’Urso, segretario della Consulta nazionale antiusura, secondo cui è necessario frenare un fenomeno che si è trasformato in patologia per un milione di Italiani. Tra di essi anche giovani e anziani a divenire sempre più vittime dell’usura. Mons. D’Urso ai microfoni di Andrea Antonelli.

    R. – Questo incremento ci interpella e ci preoccupa. Per questo, abbiamo lanciato ancora una volta un appello perché il mondo parlamentare ridiscuta i provvedimenti in corso.

    D. – Riguardo a questo incremento, quali sono i dati a vostra disposizione?

    R. – Pare che le persone “dipendenti” abbiano superato ormai il milione, e questo ci fa capire che, invece di avere uno Stato che va a moderare, un riferimento, abbiamo uno Stato che per un motivo di guadagno va ad alimentare una passione che poi porta anche, purtroppo, ad una dipendenza dal gioco.

    D. – Cosa alimenta questa tendenza al gioco d’azzardo e quali i soggetti più esposti a questo tipo di dipendenza?

    R. – In tanti casi è il bisogno. In questo momento, in cui c’è una crisi economica galoppante, per tante persone che non possono ricorrere al guadagno attraverso il lavoro, c’è il riferimento alla fortuna. Dall’altra parte, c’è il vizio e per il vizio ci sono tante incentivazioni. Noi vediamo l’incentivazione addirittura tra gli anziani, tra i ragazzi che a volte consumano la loro paghetta in questa maniera; il crescente numero di persone che ormai sono “sotto schiaffo” per il gioco d’azzardo, la dice lunga su quella che sembra ormai una patologia inarrestabile.

    D. – A chi, dunque, è rivolto il vostro appello?

    R. – Questo noi l’abbiamo indicato anche alla Commissione antimafia: intanto è bene che lo Stato si tiri fuori da tutto questo perché, tra l’altro, mi pare che ci sia un principio molto sballato alla base di tutto. Pur di avere entrate, si promuovono iniziative che certamente non aiutano le persone. Secondo: in tutta questa storia c’è la malavita organizzata, perché dove c’è da guadagnare soldi, la malavita si intrufola in ogni modo. Basti vedere le sentinelle che ci sono intorno ai casinò: c’è sempre qualcuno disposto a prestarti denaro, salvo poi a farti pagare, dopo, con i dovuti interessi ciò che ha prestato. Tutte queste cose ci preoccupano terribilmente! (gf)

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    Brasile in festa per la Madonna di Aparecida

    ◊   Oggi il Brasile celebra la festa della sua Patrona, Nostra Signora di Aparecida. Decine di migliaia i pellegrini che si recheranno nel Santuario mariano per una ricorrenza molto cara ai brasiliani. Ascoltiamo in proposito il cardinale Raymundo Damasceno Assis, arcivescovo di Aparecida e presidente della Conferenza episcopale del Brasile, al microfono di Silvonei Protz:

    R. - Questa è una festa molto importante per noi brasiliani, perché è la festa della patrona del Brasile, Nossa Senhora Aparecida, questa piccola immagine apparsa nel fiume Paraiba nel 1717: un’immagine dell’Immacolata Concezione che i pescatori hanno trovato e portato nella loro casa, iniziando così la devozione per questa Madonna. Poco dopo i brasiliani gli hanno dato il nome di Aparecida, Colei che è apparsa nel fiume Paraiba. Questo è il titolo con il quale i brasiliani la invocano qui in Brasile, come loro patrona. E’ una devozione molto grande e si attendono per questa festa circa 170-200 mila pellegrini qui nella città di Aparecida, una piccola cittadina che accoglie ogni settimana nell’arco di tutto l’anno una grande quantità di pellegrini. Quest’anno saranno oltre 11 milioni i pellegrini che hanno visitato il Santuario della Madonna Aparecida.

    D. - La devozione dei brasiliani alla Madonna è molto forte ...

    R. - E’ molto forte, senza dubbio. Dico sempre che il cattolicesimo in Brasile ha tre colonne fondamentali: la devozione all’Eucaristia, la devozione alla Madonna e la devozione e l’amore al Santo Padre, al Successore di Pietro. Queste sono le tre colonne portanti del cristianesimo in Brasile. (mg)

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    Presentata la nuova stagione del Teatro dell’Opera di Roma

    ◊   Presentata a Roma la stagione 2011-2012 del Teatro dell’Opera della Capitale, che s’inaugura il 27 novembre con il verdiano “Macbeth” diretto da Riccardo Muti, e prosegue poi con altri titoli come le popolari “Butterfly”, “Gioconda” e “Barbiere di Siviglia”, sempre con ottimi direttori e interessanti allestimenti scenici, mentre il sovrintendente annuncia anche una particolare e futura attenzione del Teatro al grande repertorio della musica sacra, che inizia con un primo concerto mozartiano il 5 novembre nella Chiesa romana di Sant’Ignazio. Il servizio di Luca Pellegrini:

    “Molto il Teatro dell’Opera di Roma con le sue possibilità artistiche e tecniche può dare all’Italia”. Parole rivolte, in una sua lettera, all’Orchestra del Lirico Capitolino da Riccardo Muti. Ieri l’annuncio, che ha suscitato molta sorpresa e qualche curiosità: la sua nomina a Direttore Onorario a vita, subito accolta dall’artista. Singolare e significativa. In quale senso, precisa il Direttore Artistico del Teatro, Alessio Vlad:

    R. - Questo conferma l’impegno del Maestro Muti col Teatro dell’Opera di Roma, che questo è l’unico teatro dove Muti dirigerà l’opera. Questo ovviamente a tutti noi dà la serenità per continuare a percorrere un percorso che sicuramente è un percorso complesso.

    D. - Maestro, nel presentare la stagione lei ha usato prima di tutto il termine rafforzamento. Perché?

    R. - Dal punto di vista artistico significa che il problema di questo teatro era di avere un rapporto con la città di Roma; questo teatro era un teatro che aveva perso, per tanti versi, l’affezione del pubblico e il pubblico in questa stagione ci ha premiati. Quindi è un rafforzamento e un consolidamento anzitutto del rapporto tra il Teatro dell’Opera e il suo pubblico; è naturalmente un rafforzamento e un consolidamento del rapporto tra il Maestro Muti e l’Opera di Roma; ma è un rafforzamento e un consolidamento del rapporto con tanti altri artisti che tornano all’Opera di Roma e che proseguono il loro rapporto con l’Opera di Roma, da James Conlon a Charlers De Tois; ed è un rafforzamento e un consolidamento di questo teatro in un ambito generale e soprattutto con i grandi teatri europei.

    Il secondo titolo verdiano diretto da Muti, “Attila”, forma con quello inaugurale una splendida ouverture alla grande stagione del 2013 nel corso della quale, per festeggiare il duplice bicentenario verdiano e wagneriano, Muti dirigerà tre opere del “Cigno di Busseto” e si troverà in cartellone l’opera romana per eccellenza di Wagner, vero kolossal del palcoscenico, il raro e bellissimo “Rienzi”.(mg)

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    Chiesa e Società



    Corno d'Africa: in Somalia ucciso un collaboratore di Sos Villaggi dei Bambini

    ◊   Un collaboratore di Sos Villaggi dei Bambini, Ali Shabye, è stato ucciso a Mogadiscio. Negli ultimi tre giorni, la strada a nord della capitale somala che divide il villaggio Sos e l'Ospedale è stata teatro di scontri tra truppe governative e il gruppo Al Shabab. Fortunatamente i bambini accolti nelle case famiglia erano già stati trasferiti nel mese di agosto, per motivi di sicurezza, in un'altra area. La situazione nel Paese, soprattutto per i minori, resta drammatica. Il tasso di mortalità infantile sotto i cinque anni in Somalia è allarmante: la media, secondo quanto emerge dai dati delle Nazioni Unite forniti dall’Office for the Coordination of Humanitarian Affairs, è di 15.43 morti ogni 10.000 bambini. In questo drammatico scenario, Sos Villaggi dei Bambini continua a sostenere la popolazione di Mogadiscio, dove migliaia di persone colpite dalla carestia hanno trovato rifugio in più di 180 campi, nonostante la mancanza di sicurezza e le forti restrizioni. A Mogadiscio, il Centro Medico nel campo rifugiati di Badbado, l’Ospedale Sos e i Centri di terapia alimentare, hanno distribuito cibo, cure mediche e nutrizionali a più di 11.700 persone, di cui più di 4.800 sono bambini sotto i cinque anni. Risposte concrete, preziose per rispondere alle necessità della popolazione del Corno d’Africa, arrivano in particolare anche dalle varie realtà missionarie cristiane. Il vescovo di Gibuti e amministratore apostolico di Mogadiscio esprime soddisfazione per “la risposta del mondo cattolico all’appello lanciato dal Santo Padre per la Somalia e gli altri Paesi del Corno d’Africa”. Il cardinale Robert Sarah, presidente del Pontificio Consiglio “Cor Unum”, ha lanciato un appello per andare oltre la fase di emergenza, auspicando la creazione di una scuola in ogni villaggio, in modo da offrire una possibilità di sviluppo ai giovani. “Sono rimasto colpito dall’appello del cardinale Sarah – ha aggiunto mons. Bertin - anche perché prima di venire a Roma avevamo da poco inaugurato una scuola primaria nel villaggio di Itki, a nord di Gibuti. La scuola è stata costruita grazie ad una donazione dell’eredità di una signora, pervenutaci attraverso i miei confratelli francescani. La nostra preoccupazione – ha spiegato il presule le cui parole sono state riprese da Fides - è andare oltre la fase dell’emergenza, per far sì che in futuro non si verifichino crisi umanitarie di questa portata. Per questo occorre una strategia a lungo termine, che preveda aiuti al mondo agricolo e pastorizio locale per superare le sue fragilità strutturali che sfociano in queste tragedie. Occorre anche rivedere - conclude mons. Bertin - i meccanismi finanziari internazionali che rendono ancora più fragili i Paesi deboli”. (A.L.)

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    Indice globale sulla fame nel mondo in calo, ma non con tendenze uniformi

    ◊   L’indice globale sulla fame nel mondo è diminuito negli ultimi 21 anni, ma di poco e non in maniera uniforme. In cinque Stati africani (Burundi, Comore, Costa d’Avorio, Repubblica Democratica del Congo, Swaziland) e in uno asiatico (Corea del nord) la situazione è addirittura peggiorata. La Repubblica Democratica del Congo è il Paese dove si soffre maggiormente la fame. Seguono, in questa drammatica classifica, Burundi ed Eritrea. E’ quanto emerge dallo studio intitolato “Global hunger index” (Indice globale della fame), pubblicato in Italia da “Link 2007”, il consorzio che raggruppa dieci fra le più importanti Organizzazioni non governative, in collaborazione con Cesvi (Cooperazione e sviluppo) e Cosv (Coordinamento delle Organizzazioni per il Servizio Volontario). La ricerca, presentata ieri a Milano nella sede dell’Ispi (Istituto per gli studi di politica internazionale), prende in esame tre indicatori: la percentuale di persone denutrite, la percentuale di bambini fino a 5 anni sottopeso ed il tasso di mortalità infantile. L’indice, ricavato in base a questi indicatori, può variare da 0 a 100. Un livello moderato o basso corrisponde ad un indice inferiore a 10. Tale indice è sceso da 19,7 nel 1990 a 14,6 nel 2011. Ma sono 26 i Paesi – ricorda il Sir – che presentano ancora livelli estremamente allarmanti. Si precisa anche che lo studio sulla fame nel mondo è parziale. Il rapporto, infatti, non comprende i dati relativi alle drammatiche conseguenze della grave siccità che ha colpito, in questi mesi, tutto il Corno d'Africa e in particolare Somalia, Kenya, Etiopia, Gibuti, Sudan e la nuova Repubblica del Sud Sudan. La ricerca prende in esame, in particolare, l’impatto negativo che i prezzi alimentari hanno sulla vita quotidiana degli agricoltori. “L’aumento e la volatilità dei prezzi - ha spiegato il curatore dell’edizione italiana del rapporto, Stefano Piziali - dipendono soprattutto dalla crescita dell'uso di colture per biocarburanti, dalla speculazione con la crescita del volume degli scambi dei ‘futures’ delle materie prime e dai cambiamenti climatici”. “Se i prezzi alti sono buoni o cattivi a seconda dei Paesi sotto esame – ha aggiunto Francesco Daveri, economista dell'Università di Parma - sicuramente la variabilità degli stessi è cattiva per tutti”. Decenni di progressi nella lotta alla fame, si sottolinea nel rapporto, rischiano di essere vanificati se i prezzi continueranno ad essere instabili. (A cura di Amedeo Lomonaco)

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    In Pakistan sospesa la condanna a morte per l’assassino del governatore Taseer

    ◊   La Corte di Appello di Islamabad ha dichiarato l’ammissibilità del ricorso in appello preparato dagli avvocati di Mumtaz Qadri, l’assassino reo confesso del governatore del Punjab, Salman Taseer, che aveva difeso Asia Bibi e dichiarato emendabile la “legge sulla blasfemia”. La Corte ha anche sospeso la sentenza di condanna a morte emessa dal Tribunale antiterrorismo di Rawalpindi, fino all’esito del processo di appello. Qadri è difeso da un avvocato di grande rilievo e spessore, Khawaja Muhammad Sharif, ex giudice capo dell’Alta Corte di Lahore, “segno che i fondamentalisti che vogliono salvare Qadri hanno molto denaro a disposizione e hanno messo in campo tutta la loro forza politica”, nota una fonte dell'agenzia Fides. La strategia della difesa di Qadri intende dichiarare la Corte antiterrorismo “non competente per un difetto di giurisdizione” (“Qadri non è un terrorista”, affermano) e chiedere all’Alta Corte di Islamabad di applicare la giurisdizione islamica, grazie alla quale Qadri potrebbe essere liberato applicando il “diyat” (il cosiddetto “prezzo del sangue”), per cui l’omicida può risarcire la famiglia della vittima con una somma di denaro, ottenendo il “perdono” e la libertà. Alla prima udienza del processo di appello a Islamabad, tenutasi ieri, erano presenti molti militati islamici della rete “Tahafuz-e-Namoos-e-Risalat” (Alleanza per difendere il nome del Profeta) che premono per la sua liberazione, dentro e fuori dal tribunale. Anche alcuni ulema volevano entrare in aula, ma il tribunale ha negato loro il permesso. Secondo un giurista cristiano, in Pakistan, “questo andamento del processo a Qadri era prevedibile. L’Alta Corte di Islamabad può decidere di applicare il diritto islamico: questa è una porta aperta, che potrebbe essere una scappatoia per il rilascio di Qadri. Davanti alla comunità internazionale, il killer è stato condannato a morte (nel giudizio di primo grado), così il sistema giudiziario pakistano è salvo. Davanti ai fondamentalisti, d’altra parte, è spianata la strada per poterlo liberare, nonostante tutto, applicando il meccanismo del diyat”. (R.P.)

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    Pakistan: il fenomeno dell' "accaparramento delle terre" opprime le minoranze religiose

    ◊   C’è un altro sottile strumento di oppressione verso le minoranze religiose in Pakistan: è il “land grabbing”, letteralmente “accaparramento di terreni”. Si basa sull’affitto, acquisto o esproprio di grandi appezzamenti di terra, e in Pakistan viene sistematicamente utilizzato da grandi proprietari terrieri o potenti uomini di affari a danno di piccoli agricoltori cristiani o indù. E’ quanto denunciano all’agenzia Fides organizzazioni come la “All Pakistan Minorities Alliance” (Apma) e il “Centre for Legal Aid, Assistance and Settlement” (Claas) che difendono i diritti delle minoranze. Le due associazioni riferiscono a Fides un esempio: il 5 ottobre scorso il villaggio cristiano di Chak 34/16-L nel distretto di Mian Chanuu, in Punjab, è stato attaccato da un commando di musulmani che hanno scacciato i fedeli per accaparrarsi i loro terreni. Nel blitz un cristiano è stato ucciso e 38 feriti gravemente, fra i quali donne e bambini. L’avvocato Joseph Francis, Direttore di Claas, dopo un sopralluogo e una indagine, parla di un “tipico caso di land grabbing a danno delle minoranze religiose”. La prassi è possibile anche grazie alla complicità della polizia che, soprattutto nel Punjab, non interviene per fermare tali soprusi, che impoveriscono famiglie già povere di agricoltori, che avevano in un piccolo terreno l’unica fonte di sostentamento. “Gli aggressori – dice Francis a Fides – hanno scacciato le famiglie con la violenza e senza alcuna pietà, hanno percosso e buttato in strada bambini e ragazzi, usando anche armi da fuoco. Saqib Masih, giovane cristiano di 22 anni, che voleva difendere una donna con dei bambini, è stato ucciso”. I feriti si trovano ricoverati negli ospedali civili di Mian Channu, Khanewal e Multan. L’Apma e Claas, segnalando il grave problema della “mafia dei latifondisti” in province come il Punjab e il Sindh, chiedono un intervento del governo centrale e la tutela dei diritti delle minoranze. (R.P.)

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    La Conferenza episcopale calabra ringrazia il Papa per la sua visita nella regione

    ◊   Il presidente della Conferenza episcopale calabra (Cec), mons. Vittorio Mondello, ha ringraziato Benedetto XVI a nome di tutti i presuli della Regione per la recente visita a Lamezia Terme e Serra San Bruno e “per la speranza data ai calabresi con i suoi discorsi, soprattutto per l’incoraggiamento rivolto ai giovani che soffrono per la disoccupazione”. I ringraziamenti del vescovo - riferisce l'agenzia Sir - sono arrivati durante i lavori della Cec che si sono conclusi questa mattina a Catanzaro, durante i quali è stato eletto mons. Salvatore Nunnari quale nuovo vice-presidente. I vescovi hanno deciso di chiedere al Pontefice di ritornare in Calabria in occasione del centenario del Seminario regionale di Catanzaro e del 50° della proclamazione di S. Francesco di Paola a Patrono della Calabria avvenuta nel 1962. Durante i lavori, i vescovi hanno preso atto del Protocollo tra la Cec e la Giunta regionale per la valorizzazione dei beni culturali di proprietà ecclesiastica auspicando “che gli organi statali e regionali tengano in maggior conto gli organi paritetici delle diocesi”. Inoltre, è stata “incoraggiata” la costituzione di un Centro studi sulla Dottrina sociale della Chiesa, da armonizzarsi con il costituendo Forum di docenti universitari cattolici in Calabria e hanno deciso di procedere alla consacrazione della Calabria al Sacro Cuore di Gesù durante la prossima riunione della Cec a febbraio. (R.P.)

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    Uganda: una radio salva gli ex bambini soldato

    ◊   “Roberto, ti vogliamo bene, torna a casa! I tuoi genitori e i tuoi fratelli”. E' uno dei tanti messaggi che si possono ascoltare nel programma per l'infanzia dell'emittente cattolica Radio Wa, della Diocesi di Lira, nel nord dell'Uganda. I messaggi – rende noto l’agenzia Zenit - sono rivolti a bambini che sono stati sequestrati dai ribelli dell'Esercito di Resistenza del Signore per essere poi impiegati in conflitti come soldati. Molti di loro non tornano a casa perché i ribelli li hanno costretti a mutilare o a uccidere persone o anche parenti, o a incendiare le proprie case proprio per impedirne il ritorno. Per questo, i bambini pensano spesso che se tornassero nelle famiglie d'origine non verrebbero accettati. Nel programma infantile Karibu (Benvenuto) ci sono anche ex bambini soldato che sono riusciti a fuggire e ora parlano della loro nuova vita, esortando gli altri a seguire il loro esempio. Il programma viene ascoltato anche nella foresta, e sono già più di 1.500 i bambini soldato fuggiti dalla prigionia perché Radio Wa ha li ha aiutati a credere nella possibilità di costruirsi una vita diversa e migliore. I ribelli negli anni scorsi hanno attaccato l'emittente dandola alle fiamme. Per fortuna l'antenna di trasmissione non è stata distrutta, e Radio Wa (che significa “la nostra radio”) continua a trasmettere una programmazione con cui contribuisce alla pace e alla riconciliazione. L’Uganda è stato per più di vent'anni teatro di un sanguinoso conflitto tra i ribelli dell'Esercito di Resistenza del Signore, guidati da Joseph Kony, e le truppe governative. Circa 30.000 bambini e bambine sono stati sequestrati per diventare soldati. Radio Wa offre servizi preziosi. Ogni settimana, ad esempio, trasmette una radionovela in cui si affrontano, partendo dalla dottrina della Chiesa e dai valori del Vangelo, temi come l'Aids, la violenza domestica, il matrimonio e la famiglia, l'alcolismo, il ritorno dai campi di rifugiati, l'inizio di una nuova vita dopo la guerra o la ricerca della riconciliazione. Un altro programma informa dei pericoli insiti nella stregoneria. Ex stregoni spiegano i trucchi con cui ingannavano la gente. Il vescovo di Lira, mons. Giuseppe Franzelli, prende spesso la parola per parlare di temi di attualità. L'emittente può anche trasmettere dall'esterno dello studio, e così è possibile seguire la Messa e altre celebrazioni. Attualmente Radio Wa trasmette in un raggio di 200 chilometri. Finora i collaboratori hanno lavorato con metodi antiquati: i canovacci vengono scritti a penna o a matita, e anche le apparecchiature per la registrazione sono vecchie. Con dei computer tutto il lavoro sarebbe molto più semplice. L'associazione caritativa cattolica internazionale Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs) contribuisce a migliorare l'attrezzatura dell'emittente e la formazione dei collaboratori. (A.L.)

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    Uganda: migliorano le prospettive alimentari nella regione di Karamoja

    ◊   La regione di Karamoja, a nordest dell’Uganda, viene spesso associata a carenza cronica alimentare, malnutrizione e povertà. Tuttavia, secondo le agenzie umanitarie, risulta improbabile che nei prossimi mesi la zona possa soffrire una ulteriore crisi. Secondo le autorità locali - riferisce l'agenzia Fides - solo una piccola percentuale della popolazione di Karamoja è potenzialmente a rischio, nonostante la carenza di cibo dovuta al ritardo della stagione della semina. Circa il 10% della popolazione potrebbe avere bisogno di aiuti alimentari. Secondo le proiezioni del Famine Early Warning Systems Network il latte rimarrà importante fonte di cibo per le famiglie contadine fino all’inizio della stagione secca, integrato con cereali e legumi. Gli operatori umanitari impegnati a Moroto sostengono che ci sono eccezioni isolate in aree come Rupa dove il terreno è gravemente degradato. Secondo gli esperti, la situazione è notevolmente migliorata rispetto al 2008, quando a Karamoja, a causa di un cattivo raccolto, oltre un milione di persone rimasero in seria difficoltà. Quest’anno si sono ridotte a 140 mila e di loro si sta occupando il Programma Alimentare Mondiale. Il raccolto contribuisce al 25% del fabbisogno alimentare annuale. Comunque non tutti concordano sul fatto che la situazione sia migliorata. La situazione è aggravata dalla scarsa igiene, dalla povertà, dalle pessime condizioni sanitarie. Le tradizioni complicano gli sforzi per migliorare la salute di molte mamme, ad esempio, di quelle che frequentano le cliniche prenatali la maggior parte poi partorisce in casa. Nel centro medico di Iriri, 188 donne incinte avevano usufruito di assistenza prenatale ma solo 24 hanno partorito nella struttura. La regione, con una popolazione di circa 1.2 milioni di persone, ha il più basso livello di sviluppo in Uganda, con solo il 30% della popolazione che ha accesso all’acqua potabile e solo l’11% che sa leggere e scrivere. Circa l’80% vive in condizioni di insicurezza alimentare, prevalentemente dovuta alle piogge imprevedibili. Secondo il governo locale e la Fao, i sette distretti di Kaabong, Abim, Kotido, Nakapiripirit, Amudat, Napak e Moroto, rientrano tutti in una cosiddetta zona rossa. Quest’anno però, le piogge hanno tenuto una media positiva a Moroto. Le condizioni del raccolto sono state in generale buone, tuttavia, secondo un rapporto dell’Unicef, il tasso di malnutrizione rimane molto alto. Nel distretto di Nakapiripirit si registra una prevalenza di malnutrizione acuta globale (Gam) del 20.4% e, il 5.6% di malnutrizione acuta severa (Sam). Nel complesso, la regione ha un tasso di prevalenza di Gam del 12.8% e di Sam del 2.8%. (R.P.)


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    A Juba simposio organizzato dalla Chiesa cattolica di Nord e Sud Sudan

    ◊   Prenderà il via domani a Juba, capitale del Sud Sudan, il simposio di tre giorni dal titolo: “Una chiesa da ogni tribù, lingua e popolo! Dal passato al futuro...!". E' il primo di questo genere organizzato dalla Chiesa cattolica nella Repubblica del Sud Sudan e Sudan. I partecipanti al simposio saranno invitati da tutte le diocesi cattoliche del Sud e del Nord Sudan con i loro rispettivi vescovi. Saranno invitati anche rappresentanti di Chiese sorelle, del Governo del Sud Sudan, membri di Organismi non governativi, studenti e professori delle Università e più in generale ogni persona interessata all’evento. Il simposio si concluderà domenica prossima con una celebrazione di ringraziamento presso la cattedrale di Santa Teresa, Kator. Vi prenderanno parte il clero locale, Missionari e Missionarie Comboniani, Solidarietà per il Sud Sudan, Catholic Relief Service e laici locali. Il simposio è una delle iniziative programmate per le celebrazioni per l’Indipendenza del Sud Sudan nei prossimi mesi. I contributi che saranno presentati durante l'incontro si focalizzeranno sul ruolo profetico, storico e i segni di speranza che la Chiesa ha vissuto nel passato, nel momento presente e sopratutto per il futuro della storia del Sudan.Il simposio ha come obiettivi principali di mettere in evidenza i seguenti punti: il ruolo profetico della Chiesa cattolica e di altre Chiese in Sud Sudan e Sudan prima del 1956, anno dell’indipendenza della prima Repubblica del Sudan, fino a giungere ai giorni nostri con la nascita della Repubblica del Sud Sudan; riflettere sulle sfide che le Chiese hanno vissuto nel passato e che continuano ad avere di fronte per il futuro; focalizzare sul ruolo delle Chiese nell’evangelizzazione e nel ministero della riconciliazione, giustizia, pace e non violenza; apprezzare l’apporto profetico che le Chiese hanno portato in passato e la realizzazione che Dio era ed è sempre stato con noi; ed infine aiutare i partecipanti ad avere una panoramica storica sulla realtà sociale, religiosa e culturale del passato ma con una chiara apertura ad un cammino nuovo che le Chiese devono intraprendere per avere un futuro migliore per il Sud Sudan e Sudan. (R.P.)

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    Cina: il ruolo degli intellettuali cattolici nella vita della Chiesa

    ◊   “Il ruolo degli intellettuali cattolici nella vita della Chiesa” è stato il tema del 9° Incontro degli Intellettuali Cattolici della provincia di Zhe Jiang svoltosi dal 7 al 9 ottobre nella diocesi di Wen Zhou. Secondo le informazioni raccolte dall’Agenzia Fides, sono stati 68 gli intellettuali cattolici provenuti da 10 città o località della provincia costiera sudorientale cinese che hanno partecipato ai 3 giorni di condivisione e spiritualità. Erano medici, professori universitari, architetti, ingegneri, economisti cattolici, di età compresa tra 78 e 25 anni. Durante l’incontro hanno condiviso il tema “la via della Croce” e hanno discusso anche sull’evangelizzazione attraverso i mass media. Alla conclusione dell’Incontro, il 9 ottobre, i medici cattolici presenti hanno organizzato un controllo medico gratuito per tutti i cittadini. Secondo l’organizzatore “ci sono state un centinaio di iscrizioni, ma essendo limitate le nostre possibilità organizzative, abbiamo potuto accettare solo questo gruppo. Ogni anno comunque cerchiamo anche di programmare altri tipi di incontro, almeno 5 o 6 volte, per rendere migliore e più efficace il ruolo degli intellettuali cattolici nella pastorale e nell’evangelizzazione”. L’Incontro degli Intellettuali Cattolici della provincia di Zhe Jiang ormai è un appuntamento annuale da 9 anni. Iniziato dal 2003, durante ogni incontro che dura tre giorni, gli intellettuali cattolici si scambiano le loro esperienze di fede e di impegno nella vita della Chiesa attraverso la preghiera, la direzione spirituale, il pellegrinaggio, la tavola rotonda, affrontando temi specifici. Oltre alla provincia di Zhe Jiang, anche Shang Hai ha avviato tale iniziativa dal 1986. (R.P.)

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    Rio de Janeiro: 80 anni fa l’inaugurazione della statua di Cristo Redentore

    ◊   Sono passati 80 anni dall’inaugurazione della statua di Cristo Redentore che domina la baia di Rio de Janeiro dall’alto del monte Corcovado. Alto 38 metri, il gigantesco monumento, divenuto simbolo della città e del Brasile, fu inaugurato il 12 ottobre 1931, a compimento di una proposta lanciata dieci anni prima dall’arcidiocesi di Rio de Janeiro. Nel 2007 è stato inserito tra le sette meraviglie del mondo moderno. Le commemorazioni per l’anniversario sono iniziate ieri con una veglia di preghiera e proseguiranno nella giornata di domani con una messa celebrata dall’arcivescovo di Rio, mons. Orani João Tempesta, sulla sommità del Corcovado che ospita anche una cappella dove è conservata una copia della statuina della Madonna Aparecida, patrona del Brasile, la cui festa ricorre proprio oggi, 12 ottobre. Nel quadro delle manifestazioni – ricorda l'agenzia Sir - anche il “Concerto per la pace” eseguito da un coro di 500 voci e la mostra “Cristo Redentor”, itinerante prima nelle principali città del Brasile e successivamente in vari Paesi tra cui Canada, Italia e Giappone. (A.L.)

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    Bielorussia: registrata la prima parrocchia del Beato Giovanni Paolo II

    ◊   La celebrazione della memoria liturgica del Beato Giovanni Paolo II avrà un sapore particolare in Bielorussia il 22 ottobre. La prima parrocchia dedicata a Papa Wojtyla - riferisce l'agenzia Sir - è stata infatti registrata su iniziativa di padre Igor Lashuk, con la benedizione dell’arcivescovo di Minsk e Mogilev, Tadeush Kondrusevich. La decisione è stata confermata dal Comitato esecutivo della città di Minsk. Il territorio canonico della parrocchia coprirà il nuovo distretto residenziale di Druzhba, che si trova ad uno degli ingressi principali di Minsk e farà parte della diaconia sud-occidentale. Il culto nella parrocchia avrà inizio l’8 dicembre prossimo, con un luogo di culto ancora da definirsi. (R.P.)

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    Roncalli a Istanbul: un libro ricorda la sua amicizia per la Turchia

    ◊   “İstanbul incontro di due mondi” è questo il titolo del volume di Rinaldo Marmara, portavoce della Conferenza episcopale di Turchia, sulla presenza dell’allora mons. Roncalli in Turchia dal 1935 al 1944. Lo scopo è quello di ricordare il soggiorno di papa Roncalli in questa città e celebrare l’inizio delle relazioni amichevoli che il futuro Giovanni XXIII ha intessuto prima come delegato apostolico, tramutate poi da Papa in vere e proprie relazioni diplomatiche. Il titolo - riferisce l'agenzia AsiaNews - sottolinea come la figura di Roncalli abbia fatto da ponte a due mondi, due culture, due religioni, così come lo è la città stessa di Istanbul. Rinaldo Marmara è anche storico ufficiale del vicariato di Istanbul nonché direttore dell’archivio del vicariato medesimo. Mons. Roncalli durante i dieci anni trascorsi a İstanbul come delegato apostolico creò con gli ambienti governativi turchi un’atmosfera di amicizia verso la Santa Sede tale che continuò e si consolidò ancor più sotto il suo pontificato. In seguito alla visita di Celal Bayar, presidente della Repubblica di Turchia, al nuovo papa Giovanni XXII, avvenuta l’11 giugno 1959, il Vaticano e la Turchia decisero reciprocamente di istituire delle Rappresentanze ufficiali che presero definitivamente corpo il 21 gennaio 1961 quando il primo nunzio, mons. Francesco Lardone, si sistemò ad Ankara. «Mons. Roncalli – ha dichiarato il dott. Marmara – sapeva molto bene che non avrebbe avuto alcun ruolo rappresentativo in Turchia al di fuori della sua missione spirituale e pastorale. Tuttavia in ogni circostanza seppe manifestare la sua presenza e riuscì ad esprimere la sua stima e la sua gratitudine alle autorità civili. Questo gli valse una sincera ammirazione nelle alte sfere del ministro degli Affari esteri.» Era un’amicizia che Roncalli coltivava non come un sentimento di circostanza dovuto alla sua permanenza in Turchia, quanto piuttosto come desiderio di realizzare concretamente quella fratellanza universale, voluta da Gesù stesso, con quella umiltà e discrezione propria che lo caratterizzerà per tutta la vita. (R.P.)

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    La cattolicità della Chiesa al centro dell’annuale Scalabrini-Fest dei Frutti

    ◊   La dimensione della cattolicità della Chiesa. E’ questo il tema dell'annuale Scalabrini-Fest dei Frutti proposto dal Centro di Spiritualità di Stoccarda dei missionari Scalabriniani, in collaborazione con le Missionarie Secolari Scalabriniane. L'incontro – riferisce l’agenzia Fides - si è tenuto a Stoccarda dal 7 al 9 ottobre scorsi con la partecipazione di circa 200 persone di 21 nazioni. Particolarmente vivace la presenza di un folto gruppo di migranti e di rifugiati provenienti da diversi Paesi africani (Eritrea, Togo, Camerun), che vivono in Svizzera e in Germania e che hanno apprezzato la possibilità di uno scambio e di un approfondimento nella fede con cattolici di altre lingue e culture. Ha accompagnato la riflessione il prof. Luigi Sabbarese, missionario scalabriniano, docente presso la Pontificia Università Urbaniana di Roma. Il suo intervento, dal titolo "La cattolicità della Chiesa nel mondo oggi. Quale missione per ogni cristiano?" ha messo in luce l'universalità come nota fondamentale che appartiene fin dal principio alla Chiesa di Cristo e che qualifica anche l'identità e la missione di ogni singolo battezzato. Il prof. Sabbarese ha applicato tale aspetto al contesto migratorio. Il migrante diventa per la Chiesa e per ogni cristiano una positiva “pro-vocazione” a rendere visibile nell’ambito locale la dimensione cattolica della fede cristiana, capace non solo di incarnarsi in tutte le culture e le differenti realtà umane, ma anche di creare comunione tra le diversità che abbraccia. Ogni cristiano, immigrato o autoctono, è inviato, perciò, a vivere la missione di contribuire alla realizzazione del progetto di Dio: la nascita di una nuova umanità sempre più unita nella valorizzazione delle legittime diversità. Di questa umanità, la Chiesa è chiamata ad essere un anticipo con la sua testimonianza. (A.L.)

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    Al Regina Apostolorum convegno sul ruolo della donna nella Chiesa

    ◊   Il ruolo della donna nella Chiesa dalla prospettiva dell’impegno nel sociale, della tutela dei diritti umani, delle iniziative di pace sarà al centro del convegno “Il volto femminile della nuova evangelizzazione”, previsto il 14 ottobre a Roma. L’incontro è promosso dall’Istituto di Studi Superiori sulla Donna dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum “Donne consacrate e non consacrate – spiegano gli organizzatori - sono da sempre compagne di strada, con l’obiettivo di penetrare e illuminare anche le realtà più disperate con la luce della speranza e del Vangelo”. Il convegno sarà aperto da padre Jean-Marie Laurent Mazas, direttore esecutivo del "Cortile dei gentili" del Pontificio Consiglio della Cultura. Mons. Luigi Negri, vescovo di San Marino-Montefeltro, affronterà l’argomento della complementarità tra uomo e donna come espressione profonda della realtà della relazione e del dono. All’incontro interverranno, tra le altre, Chiara Amirante, fondatrice della Comunità Nuovi Orizzonti e Maria Falcone, sorella del giudice Giovanni. Prenderanno parte al convegno anche suor Mariapia Iammarino, impegnata contro la prostituzione e il traffico degli esseri umani, Jocelyne Khoueiry, fondatrice del movimento La Libanaise – Femme du 31 Mai e del Centre Jean Paul II in Libano e suor Elvira De Witt, che parlerà della sua esperienza positiva con Internet come strumento di dialogo con i giovani. (A.L.)

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    Francoforte: al via la "Buchmesse", l'incontro mondiale dell'editoria

    ◊   Apre oggi i battenti a Francoforte, in Germania, l’annuale “Buchmesse”, il principale incontro mondiale dell’editoria, giunto alla sua 63.ma edizione che si protrarrà fino al 16 ottobre. All’appuntamento, con l’Islanda quale ospite d’onore, sono attesi 7.500 espositori di 110 Paesi e 280mila visitatori. Una presenza ormai tradizionale è quella della Libreria Editrice Vaticana, che parteciperà con un vasto stand avente come sfondo una scenografia da antica biblioteca e con oltre 500 titoli. Nel settore dedicato agli insegnamenti del Santo Padre e del Magistero in generale, è in particolare da segnalare l’opera del padre Leonardo Sapienza “Il potere dei segni”, una selezione delle omelie di Benedetto XVI sul sacerdozio, pubblicata in occasione del 60.mo di ordinazione sacerdotale del Papa. Ampio rilievo verrà anche dato ad opere dedicate al nuovo Beato Giovanni Paolo II, quali “Storia di un annuncio”, “Compagni di viaggio”, “Spalancate le porte a Cristo!”, la testimonianza del cardinale Tarcisio Bertone intitolata “Un cuore grande” e quella del premio Nobel Lech Wałesa “Sulle ali della libertà”. Tra gli altri libri destinati a suscitare sicuro interesse figurano “Sport cristiano” di Stefano Pivato, rettore dell’Università di Urbino, con un inedito di padre Semeria, e “Papa Benedetto XVI e il compito urgente dell’educazione” della pedagogista Paola del Toso. La "Buchmesse" costituisce la prima presentazione internazionale dell’opera in due volumi “Ottant’anni della radio del Papa”, di Fernando Bea e Alessandro De Carolis, un percorso intenso, minuzioso e appassionato al quale la Radio Vaticana ha voluto consegnare il suo quotidiano lavoro al servizio della Sede Apostolica, dai radiomessaggi durante la Seconda Guerra mondiale all’odierna comunicazione multimediale, in pieno sviluppo. (A cura di Marina Vitalini)

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    24 Ore nel Mondo



    Sempre più preoccupante il disastro ambientale nella baia della Nuova Zelanda

    ◊   Il rischio di una catastrofe ambientale irrimediabile: è lo scenario che si apre nella baia della Nuova Zelanda famosa per la sua fauna marina, dove da una settimana è incagliata una nave portacontainer della Nuova Zelanda. La situazione si fa più grave perché oggi sono comparse grosse fratture nello scafo. Il servizio di Fausta Speranza:

    Si tratta di una baia con una barriera corallina a 22 km dalla costa. E di una nave di 47 mila tonnellate di stazza. Finora dai serbatoi sono fuoriuscite almeno 300 tonnellate di petrolio che hanno contaminato le spiagge. Sono 70 i container caduti in mare. La metà di prua della nave lunga 236 metri è fermamente incastrata nei banchi corallini, la poppa è sommersa a più di 90 metri di profondità e lo scafo è inclinato di 18 gradi. Il rischio è confermato dal premier stesso della Nuova Zelanda: che la nave si spacchi e affondi, riversando in mare più di 1300 tonnellate di petrolio. In ogni caso, per il disastro già tangibile il comandante è stato arrestato ed è comparso davanti a un tribunale di Tauranga, il porto a cui la nave era diretta. È stato incriminato secondo la legge marittima, che riguarda attività pericolosa che coinvolga navi o altri prodotti marittimi. È stato rinviato a giudizio e liberato su cauzione, e rischia fino a 12 mesi di carcere e una multa pari a 5.700 euro. Intanto, centinaia di militari e di volontari sono impegnati nelle operazioni di pulizia sulle spiagge, raggiunte dalle dense bolle nere.

    La zona interessata dal disastro ambientale costituisce un’area particolarmente ricca da un punto di vista biologico. Lo conferma, al microfono di Paolo Ondarza, Alessandro Giannì, responsabile campagne Greenpeace:

    R. - La zona è famosa per la sua biodiversità, ma anche per la sua bellezza e quindi ha anche un elevato valore per quel che riguarda l’economia del turismo della Nuova Zelanda. E’ una zona ricca di uccelli e non a caso se ne contano già 200 morti. Ed è una zona anche importante per la riproduzione di varie specie di cetacei, come balene e delfini, che purtroppo comincia proprio adesso.

    D. - Trecento tonnellate di petrolio hanno già contaminato le spiagge: circa 70 container sono caduti in mare e il danno potrebbe essere anche maggiore…

    R. - Nella nave dovrebbero esserci circa 1.700 tonnellate di carburante, però questo non è greggio, ma è carburante e quindi vuol dire che sono più concentrate le sostanze pericolose, come i cosiddetti idrocarburi policiclici e aromatici e come sostanze cancerogene e tossiche. Ovviamente, hanno impatti che dipendono dalla loro concentrazione e quindi dai quantitativi. Da questo punto di vista, le ultime notizie non sono buone: per la prima volta le autorità marittime della Nuova Zelanda ammettono che la nave rischia seriamente di rompersi e questo perché c’è stata una perturbazione, tempo brutto ed onde fino a cinque metri. C’è quindi il rischio che la navi si spezzi, che i container vadano in giro per il mare - e questo è anche un altro problema, perché nei container ci può essere di tutto - e purtroppo è possibile che ci siano danni a lungo termine.

    D. - Direttore, parliamo sempre di incidenti, ma nel caso specifico sono evitabili catastrofi di questo genere?

    R. - C’è sempre un margine di imprevedibilità e questo sembra un incidente che poteva essere facilmente evitato perché la nave, prima in Australia e poi anche in Nuova Zelanda, era stata oggetto di ispezioni che avevano trovato la mancanza di alcune dotazioni di sicurezza: mancavano, ad esempio, alcune carte nautiche. Non è la prima volta, e temo non sarà l’ultima, che gli interessi economici mettano in pericolo, poi, la collettività.

    D. - Greenpeace come è mobilitata in questo momento?

    R. - Stiamo facendo soprattutto attività di informazione. Ci sono molti volontari, anche di Greenpeace, che sono lì, sulle spiagge, per aiutare. Ci danno poi informazioni su quello che succede.

    D. - In cosa consiste l’attività di questi volontari?

    R. - Soprattutto nel lavoro di raccogliere gli uccelli feriti, perché gli uccelli che si imbrattano con gli idrocarburi perdono il rivestimento protettivo che li isola, si bagnano e quindi si appesantiscono e non possono più volare, mentre gli uccelli marini normalmente non si bagnano. In quelle condizioni sentono freddo e quindi muoiono di ipertermia. Trovando un uccello in quelle condizioni è importante portarlo immediatamente al caldo, pulirlo dalle scorie degli idrocarburi e far ricostruire lo strato protettivo. Inoltre, esiste anche il problema della protezione delle spiagge: ho letto di circa 10 mila tonnellate di sabbia che dovranno essere ripulite... (mg)

    Almeno 20 morti per diversi attentati in Iraq
    Sono almeno 20 le persone rimaste uccise in una serie di attentati contro sedi della polizia a Baghdad, secondo quanto riferito da fonti mediche. Due degli attacchi sono stati compiuti da kamikaze che si sono fatti saltare in aria alla guida di automobili imbottite di esplosivo. Gli attentati giungono mentre è già alto l'allarme per la situazione della sicurezza in Iraq: entro il 31 dicembre prossimo è previsto il ritiro dal Paese anche delle ultime truppe americane.

    Sì della Commissione europea all’apertura dei negoziati con il Montenegro
    Via libera della Commissione europea all'apertura dei negoziati di adesione con il Montenegro. Dopo aver ottenuto lo candidatura l'anno scorso, oggi Podgorica viene promossa nell'ultimo Rapporto sull'allargamento dell'Unione. Occorre comunque compiere ulteriori riforme e consolidare le politiche di lotta alla corruzione e al crimine organizzato, oltre alla tutela delle minoranze. Sul fronte economico, bisogna intervenire contro carenze strutturali.

    Rapporto Ue: Turchia carente sui diritti umani e nei rapporti con Cipro
    Nessun progresso nei rapporti con Cipro e carenze sul fronte dei diritti umani, in particolare per la libertà di espressione. Sono questi i due nodi chiave che Ankara deve sciogliere per accelerare l'integrazione nell'Ue, secondo quanto emerge dal rapporto della Commissione Ue sull'allargamento dei confini comunitari. Bruxelles esprime “preoccupazione” per le tensioni con Cipro e afferma che i negoziati di adesione, ad un punto morto, “otterrebbero nuovo slancio” se la Turchia facesse progressi con Nicosia. Secondo Bruxelles, la Turchia è sulla buona strada verso l'Ue nel campo dei criteri politici ed economici, ma “ulteriori sforzi sono richiesti per garantire i diritti fondamentali nella maggior parte dei settori”. La libertà di espressione è quella più minacciata nella pratica: una serie di casi giudiziari contro scrittori e giornalisti e restrizioni sull'accesso ad Internet “creano serie preoccupazioni” nella Commissione europea. Nel campo della sicurezza energetica, “la Turchia rimane un partner importante”: sono andati avanti i preparativi del gasdotto Nabucco. Sul fronte immigrazione, sono invece terminati da tempo i negoziati sull'accordo di riammissione con l'Ue “che ora - esorta Bruxelles - deve essere firmato ed entrare in vigore”. Ankara però pone come condizione alla firma dell'accordo di riammissione l'apertura dei negoziati sulla liberalizzazione dei visti per Schengen, mentre l'Ue ha parlato della possibilità di un “dialogo”.

    Italia: manca maggioranza sul rendiconto, il presidente Napolitano chiede verifiche
    Serve una risposta credibile tra premier e parlamento: sono parole del presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, che in un comunicato del Quirinale prende atto della mancata approvazione ieri, da parte della Camera, dell'articolo 1 del Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato. Il capo dello Stato sottolinea che, negli ultimi tempi, “l’innegabile manifestarsi di acute tensioni in seno al governo e alla coalizione, con le conseguenti incertezze nell'adozione di decisioni dovute o annunciate, suscitano interrogativi e preoccupazioni i cui riflessi istituzionali non possono sfuggire”. “La questione che si pone – spiega ancora il presidente – è se la maggioranza di governo ricompostasi nel giugno scorso con l'apporto di un nuovo gruppo sia in grado di operare con la costante coesione necessaria per garantire adempimenti imprescindibili come l'insieme delle decisioni di bilancio e soluzioni adeguate per i problemi più urgenti del Paese, anche in rapporto agli impegni e obblighi europei”. Napolitano sottolinea: “E' ai soggetti che ne sono costituzionalmente responsabili, presidente del Consiglio e parlamento, che spetta una risposta credibile''. Da parte sua, il premier Berlusconi fa sapere che domani riferirà in Aula.

    Amnistia in Birmania: liberi 120 dissidenti, l’opposizione chiedeva di più
    Amnesty International definisce “deludenti, alla luce dei numeri emersi finora”, gli sviluppi dell'amnistia in corso in Birmania, dove da questa mattina sono stati rilasciati 120 prigionieri politici, come riferito dal portavoce della Lega nazionale per la democrazia, il partito della leader dell'opposizione, Aung San Suu Kyi. Benjamin Zawacki, ricercatore dell'organizzazione umanitaria con sede in Thailandia, afferma che “si sperava in un numero ben più sostanzioso specie considerando che si tratta di un'amnistia promossa da un governo civile eletto”. Nel 2009, l'allora giunta militare rilasciò 120 prigionieri di coscienza. I numeri usciti finora non consentono di notare un sostanziale cambio di rotta da parte del nuovo governo". Prima del rilascio odierno, l'associazione calcolava in 2.100 il numero dei prigionieri politici ancora dietro le sbarre in Birmania.

    Liberato un algerino: restano in mano a pirati somali 25 membri della Blida
    E' stato liberato uno dei 17 marittimi algerini, in mano a pirati somali, dopo il sequestro della loro nave, il "Blida", avvenuta il primo gennaio scorso. L'annuncio è stato dato dal portavoce del Ministero degli esteri algerino, Amar Belani, che ha precisato che l'uomo è stato liberato per ''motivi umanitari'' unitamente a un altro marinaio di ''nazionalità straniera''. Il "Blida" fu preso d'assalto e sequestrato in alto mare mentre si stava dirigendo verso il porto di Mombasa, in Kenya. La nave aveva 27 membri d'equipaggio, 17 dei quali di nazionalità algerina. In Algeria, per la liberazione dei marittimi del "Blida" si è creato un vasto movimento d'opinione, che affianca le famiglie dei marinai affinchè il governo attivi tutte le misure per giungere a una soluzione positiva. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 285

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli.