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Sommario del 09/10/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Messa del Papa a Lamezia Terme: fede e amore vincono disoccupazione e criminalità
  • Appello del Papa all'Angelus: con la vostra santità rinnovate la Calabria. Il sindaco di Lamezia: basta con la mafia!
  • Il priore della Certosa di Serra San Bruno: per il Papa, la vita contemplativa ha un posto importante nella Chiesa
  • L'arcivescovo di Catanzaro: la visita del Papa, scintilla di speranza per tutta la Calabria
  • Il cardinale Bertone consacra vescovi mons. Giuseppe Sciacca e mons. Barthélemy Adokonou
  • La Libreria Editrice Vaticana alla Festa del Libro di Pordenone e alla Buchmesse di Francoforte
  • Oggi in Primo Piano

  • Elezioni in Polonia: favorito il premier liberale Donald Tusk
  • La protesta dei giovani in Italia: manifestazioni contro precariato e disoccupazione
  • Morti sul lavoro. Il presidente Napolitano: inaccettabili, non ridurre mai gli investimenti sulla sicurezza
  • Nelle piazze italiane torna l'iniziativa "Una mela per la vita" contro la sclerosi multipla
  • Chiesa e Società

  • Nicaragua. La Chiesa chiede la verità sulla morte di padre Pupiro
  • “Per un Messico senza fame”: campagna dell’arcidiocesi di Mexico in favore di oltre 30mila poveri
  • I vescovi Usa: rafforzare la pastorale ispanica nel Paese
  • Orissa: intimidazioni degli estremisti indù per una chiesa in costruzione
  • Indonesia, social network cristiani e musulmani insieme per farsi “provocatori di pace”
  • I vescovi italiani: tutelare la vita sul lavoro, necessaria un'opera educativa
  • Hong Kong. La Federazione degli studenti cattolici compie 50 anni
  • Filippine. L’arcidiocesi di Jaro promuove un musical per sostenere la pastorale giovanile
  • 24 Ore nel Mondo

  • Libia: continua l’avanzata degli insorti a Sirte
  • Il Papa e la Santa Sede



    Messa del Papa a Lamezia Terme: fede e amore vincono disoccupazione e criminalità

    ◊   Cinquantamila fedeli hanno sfidato le piogge torrenziali di questi giorni per partecipare stamani alla Messa presieduta da Benedetto XVI a Lamezia Terme, nel suo primo viaggio pastorale in Calabria. Proprio oggi il maltempo ha concesso una tregua. Presenti anche 1300 invalidi accompagnati dai volontari dell'Unitalsi. Una celebrazione, quella di oggi, ricca di simboli: la Croce di Gesù Cristo al centro dell'Altare ma senza crocifisso, perché Colui che vi è stato inchiodato è risorto; e poi l’immagine dell’albero al centro dell'ambone, simbolo di ogni fedele che nella propria vita ricerca la beatitudine. Ma ascoltiamo il servizio della nostra inviata Emanuela Campanile:

    (canto)

    Non c'è futuro senza carità. Lo dice e lo ribadisce più volte nella sua omelia Benedetto XVI, di fronte a diverse migliaia di fedeli arrivati da ogni angolo della Calabria per stare con lui e sperare insieme a lui. Hanno atteso il Papa, raccolti nella spianata dell'ex Sir ora intitolata a Benedetto XVI. Lo hanno accolto con un sussulto di gioia e con altrettanta gioia lo hanno ascoltato: la liturgia di questa domenica - ha detto il Pontefice - lascia intuire qualcosa della festa di Dio con l'umanità. Il riferimento è alla parabola del banchetto di nozze a cui molti sono invitati da un re:

    “È un’immagine - quella del banchetto - usata spesso nelle Scritture per indicare la gioia nella comunione e nell’abbondanza dei doni del Signore”.

    Tuttavia, ha proseguito il Papa, sono in molti a non accettare l'invito - se non persino a disprezzarlo a favore degli interessi e delle preoccupazioni personali. Ma poichè nulla e nessuno può fermare l'illimitata generosità di Dio, l'invito del Padre si estende a tutti. Un amore che non si scoraggia, un amore senza limiti per ognuno, ma ad una condizione:

    “La bontà del re non ha confini e a tutti è data la possibilità di rispondere alla sua chiamata. Ma c’è una condizione per restare a questo banchetto di nozze: indossare l’abito nuziale. Ed entrando nella sala, il re scorge qualcuno che non l’ha voluto indossare e, per questa ragione, viene escluso dalla festa”.

    Ma che cosa è questo abito nuziale? Così spiega e risponde il Papa:

    “Nella Messa in Coena Domini di quest’anno ho fatto riferimento a un bel commento di san Gregorio Magno a questa parabola. Egli spiega che quel commensale ha risposto all’invito di Dio a partecipare al suo banchetto, ha, in un certo modo, la fede che gli ha aperto la porta della sala, ma gli manca qualcosa di essenziale: la veste nuziale, che è la carità, l’amore”.

    Da qui, l’invito a custodire l’abito nuziale e cioè la carità, da qui, l’invito a tutta la popolazione di Calabria a perseverare e crescere nell’aiuto reciproco, nel rispetto di ogni bene pubblico per costruire un domani migliore per una con regione con tante difficoltà:

    “Una terra dove la disoccupazione è preoccupante, dove una criminalità spesso efferata, ferisce il tessuto sociale, una terra in cui si ha la continua sensazione di essere in emergenza. All’emergenza, voi calabresi avete saputo rispondere con una prontezza e una disponibilità sorprendenti, con una straordinaria capacità di adattamento al disagio”.

    Benedetto XVI, si è detto inoltre sicuro che i Calabresi sapranno costruire il proprio futuro perché capaci di affrontare le difficoltà del presente attraverso un cammino di fede forte. E così li ha esortati:

    “Non cedete mai alla tentazione del pessimismo e del ripiegamento su voi stessi. Fate appello alle risorse della vostra fede e delle vostre capacità umane; sforzatevi di crescere nella capacità di collaborare, di prendersi cura dell’altro e di ogni bene pubblico, custodite l’abito nuziale dell’amore; perseverate nella testimonianza dei valori umani e cristiani così profondamente radicati nella fede e nella storia di questo territorio e della sua popolazione”.

    Riferendosi poi all’impegno della Chiesa locale, Benedetto XVI, ha inoltre ringraziato il Signore per i tanti germi di bene seminati, per la diffusione nei diversi centri della Diocesi della pratica della Lectio divina e per la divulgazione della Scuola della Dottrina Sociale della Chiesa:

    “Auspico vivamente che da tali iniziative scaturisca una nuova generazione di uomini e donne capaci di promuovere non tanto interessi di parte, ma il bene comune. Desidero anche incoraggiare e benedire gli sforzi di quanti, sacerdoti e laici, sono impegnati nella formazione delle coppie cristiane al matrimonio e alla famiglia, al fine di dare una risposta evangelica e competente alle tante sfide contemporanee nel campo della famiglia e della vita”.

    Infine, il pensiero del Papa è andato ai sacerdoti di cui - ha affermato – conosco lo zelo e la dedizione – invitandoli a distaccarsi con decisione da una mentalità consumistica e mondana e a vivere la comunione tra loro e con il vescovo, con i fedeli laici, e per la valorizzazione di gruppi e movimenti all’interno della pastorale della Diocesi e delle parrocchie. Una collaborazione reciproca, dunque, da cui, ha aggiunto – ne verranno molteplici benefici per la vita delle parrocchie e della società civile. Di qui l'esortazione al laicato:

    “A voi fedeli laici, giovani e famiglie, dico: non abbiate paura di vivere e testimoniare la fede nei vari ambiti della società, nelle molteplici situazioni dell’esistenza umana! Avete tutti i motivi per mostrarvi forti, fiduciosi e coraggiosi, e questo grazie alla luce della fede e alla forza della carità. E quando doveste incontrare l’opposizione del mondo, fate vostre le parole dell’Apostolo: ‘Tutto posso in colui che mi dà la forza’”.

    (canto)

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    Appello del Papa all'Angelus: con la vostra santità rinnovate la Calabria. Il sindaco di Lamezia: basta con la mafia!

    ◊   Il Papa al termine della Messa ha presieduto la preghiera mariana dell’Angelus rivolgendo un nuovo forte appello a rinnovare la Calabria. In precedenza, erano stati il sindaco e il vescovo di Lamezia Terme a esprimere con accenti accorati le speranze di una popolazione che vuole tornare a vivere con dignità. il servizio di Sergio Centofanti:

    La popolazione della Calabria si è stretta intorno al Papa con un grande e caloroso abbraccio. Il sindaco di Lamezia Terme, Gianni Speranza, si è fatto portavoce, all’arrivo di Benedetto XVI, delle difficoltà che vive questa terra:

    “Grandi speranze e terribili delusioni si sono alternate: abbiamo aspettato invano il lavoro e l’industria; invece solo spreco di denaro pubblico, come tante, troppe volte nel Mezzogiorno… Ma qui, nella più estesa area industriale del Sud, diversi imprenditori hanno realizzato iniziative serie e robuste e ci può essere ancora un’occasione concreta di futuro”.

    Il sindaco parla delle tante risorse umane di questa terra accogliente, delle iniziative di solidarietà e del volontariato che devono lottare contro i tentacoli soffocanti della criminalità:

    “Noi non possiamo accettare che nella nostra terra si rafforzi il dominio di poteri criminali, che l’impresa buona sia scacciata da quella cattiva e inquinata, che il capitale illegale si sostituisca a quello legale, che i nostri giovani non abbiano lavoro e prospettiva e siano costretti ad andare via… perfino tanti sacerdoti vengono minacciati. E' terribile che per un lavoro totalmente in nero e sottopagato si debba tragicamente morire come è accaduto alle operaie di Barletta. Non vogliamo essere una terra amara (applausi) ma una terra di libertà per le donne che qui incontrano più ostacoli e difficoltà, per gli uomini di oggi, per i nostri figli!”.

    Il sindaco ha ricordato quindi la visita di Giovanni Paolo II in Calabria, 27 anni fa:

    “Il Beato Giovanni Paolo II si rivolse a noi calabresi, esortandoci: ‘Fatevi animo e abbiate fiducia. Sarà un domani migliore!’. Anche le sue parole Santità, lasceranno una traccia indelebile nel cuore di ognuno di noi e soprattutto nel cuore dei nostri ragazzi: hanno bisogno di essere incoraggiati per costruire il loro futuro liberi dalle mafie, dai ricatti e dalle paure... (applausi) I giovani sono la nostra speranza: basta con la mafia!”.

    Anche il vescovo di Lamezia, Luigi Antonio Cantafora, nel suo saluto al Papa, ha espresso i suoi auspici per questa visita:

    “‘Nel nome di Gesù Cristo, il Nazzareno, cammina’: è la parola che ci ha accompagnato in questo tempo di preparazione alla sua visita pastorale. E ora lo stesso Successore di Pietro è qui in mezzo a noi, per confermarci nella fede, per incoraggiarci nella speranza, per esortarci alla carità, che tutti siamo chiamati ad esprimere tra noi e anche nelle molteplici forme del vivere sociale”.

    Al termine della Messa, il Papa all’Angelus ha affidato a Maria tutte le speranze e le preoccupazioni di questa terra in cui sorgono così tanti santuari dedicati alla Madre di Dio. E ha invitato i fedeli ad essere santi per affrontare i gravi problemi sociali e costruire il bene comune:

    “La fede dei Santi rinnova il mondo! Con la stessa fede, anche voi, rinnovate oggi la vostra e nostra amata Calabria!”.

    (applausi)

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    Il priore della Certosa di Serra San Bruno: per il Papa, la vita contemplativa ha un posto importante nella Chiesa

    ◊   Questo pomeriggio il Papa si reca a Serra San Bruno, in provincia di Vibo Valentia, dove presiederà i Vespri nella Certosa fondata da San Bruno nell’XI secolo. Sul significato di questo evento, Emanuela Campanile ha intervistato il priore della Certosa, padre Jacques Dupont:

    R. - Il Santo Padre viene per pregare con noi. Siamo contenti di incontrarlo dopo, con semplicità, ma lo scopo primario di questa visita e di poter celebrare insieme i Vespri, lodare il Signore, presentare al Signore le intenzioni della Chiesa e di tutti gli uomini. Il Papa sente il bisogno di ricordare a tutti che una vita dedicata alla preghiera ha un posto importante nella Chiesa.

    D. - Vivete in clausura … in cosa consiste il vostro legame con ciò che è fuori da voi, con gli altri?

    R. - Anzitutto la preghiera, nella quale portiamo - giorno e notte - davanti al Signore i problemi, le angosce, le aspirazioni di tutti i quanti. Rimane il fatto che la nostra Certosa ha un particolare legame con la popolazione che ci circonda, perché il paese si chiama Serra San Bruno e quindi è nato, tanti secoli fa, dalla Certosa; anche la gente di oggi sente nel suo Dna questo legame: è “la loro Certosa” e rispettano la nostra clausura. Le comunicazioni siano esse spirituali o attraverso dei biglietti che chiedono la nostra preghiera ci sono, ci sono… Noi siamo grati di essere sostenuti da loro, perché un rapporto reciproco c’è nel Signore, ciascuno proteggendo la sua identità.

    D. - Come giustificare, quindi, la scelta della vita monastica in una società che - soprattutto oggi - vede nel fare e nel mostrarsi la via della realizzazione personale?

    R. - E’ vero è un paradosso quello di scegliere una vita nascosta, apparentemente inutile in un mondo dove c’è, invece, tanto da fare e dove i problemi sono enormi e quindi anche l’uomo dovrebbe fare di tutto per andare incontro ai bisogni della gente. Noi abbiamo scelto o meglio direi piuttosto che il Signore ha scelto per noi una vita di preghiera, una vita per Lui, perché alla fine non si risolvono i problemi se non si passa attraverso Dio: noi siamo qui per ricordare che, al di là del mondo che vediamo, c’è un Dio trascendente, c’è un Dio assoluto, che non è lontano da noi, ma che ci costringe ad allargare le nostre visioni, ad alzare la testa e soprattutto a ricordare che l’uomo non può vivere, non può risolvere i problemi se non c’è un forte attaccamento al Signore. (mg)

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    L'arcivescovo di Catanzaro: la visita del Papa, scintilla di speranza per tutta la Calabria

    ◊   Sulle attese e le speranze per questo primo viaggio di Benedetto XVI in Calabria, ascoltiamo l’arcivescovo di Catanzaro-Squillace, Vincenzo Bertolone, al microfono di Emanuela Campanile:

    R. La Calabria e tutto il Meridione avvertono distintamente, più di altre regioni d’Italia – anch’esse piegate dalla crisi attuale – i risvolti negativi di una crisi economica che si traduce in una mancata crescita dal punto di vista culturale e sociale. La presenza di Papa Benedetto tra noi, allora, è come una scintilla di speranza, per ritrovare, anche fisicamente, nel Successore di Pietro il punto di riferimento che possa schiudere, ad occhi intorpiditi dal materialismo imperante, la strada che porta all’unica salvezza possibile, Cristo Gesù. Papa Benedetto viene a dirci di guardare alla Chiesa, che è luce delle genti, che attinge la sua luce da Cristo, luce da luce, la pietra sulla quale è fondata. Il Papa viene a ricordarci che l’uomo, pur tra mille difficoltà, è chiamato a spendere la sua esistenza perché trionfi la verità, che è Cristo Gesù. È una missione ardua, ma irrinunciabile e niente affatto impossibile. Come scriveva Giorgio Montini al figlio Giovanni Battista, il futuro Papa Paolo VI, “Ciascuno faccia, giorno per giorno, tutto il bene che può, umilmente e fervidamente”.

    D. – A cosa è chiamata la Chiesa in questa terra?

    R. - Sono convinto che la nostra Chiesa particolare, per le sue radici così forti e tuttora vitali, debba guardare avanti con fiducia e contribuire al vero progresso. Innanzitutto, al progresso spirituale e poi anche a quello sociale, proprio nel solco tracciato da Papa Benedetto con la Caritas in Veritate. Ritengo che questo sarà possibile se tutti contribuiremo a dare vita ad una nuova stagione di credenti autentici e testimoni, sapienti e coraggiosi, del Vangelo, anche negli ambiti impervi, ma necessari, della politica, della finanza, dell’economia, del mondo del lavoro. Pensiamo ad una semplice espressione che diceva il Servo di Dio, padre Giuseppe Puglisi: “Se tutti facessimo qualcosa!”.

    D. – Cosa vi aspettate da questa visita?

    R. - Il Papa riaccenderà i nostri cuori, invitandoci ad avere fiducia a perseguire, con ogni sforzo, il bene comune, la pace sociale e la ricerca di Dio. Guardare in faccia i problemi è uno stimolo non a cedere allo sconforto, allo scoraggiamento, bensì a crescere nella responsabilità, per avviare un processo che investa la nostra società e porti alla formazione di un rinnovato modello di cittadinanza. La Chiesa deve dare quel supplemento di speranza, di fiducia, di ottimismo, in modo di poter aiutare i fedeli a vivere le inquietudini e la precarietà del presente con uno sguardo che vada oltre il contingente. ripartendo – e lo sottolineo – dai più poveri, perché il Vangelo ci insegna che il povero è il primo dopo l’Unico, cioè dopo Cristo. (mg)

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    Il cardinale Bertone consacra vescovi mons. Giuseppe Sciacca e mons. Barthélemy Adokonou

    ◊   Il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone ha presieduto ieri pomeriggio nella Basilica Vaticana la Santa Messa per l’ordinazione episcopale di mons. Giuseppe Sciacca, nominato il 3 settembre vescovo titolare di Vittoriana e segretario generale del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, e mons. Barthélemy Adokonou, segretario del Pontificio Consiglio della Cultura, nominato il 10 settembre scorso vescovo titolare di Zama minore. Nell’omelia, il porporato ha ricordato che i due presuli “nel corso del loro fecondo ministero sacerdotale, svolto dapprima nelle rispettive Diocesi di origine e poi al servizio della Santa Sede, si sono sforzati di amare Dio sopra ogni cosa e di essere segni del suo amore misericordioso, esercitando la carità pastorale verso i fratelli. Per carità pastorale – ha aggiunto - non si intende una virtù che opera in senso moralistico, ma in senso teologico: la carità pastorale è un modo di realizzare l'evento salvifico dell'Amore di Cristo”. “I due nuovi Vescovi, che si sono formati rispettivamente nelle scienze giuridiche e teologiche, acquisendo in esse sapienza ed elevata esperienza, messe al servizio della Chiesa – ha sottolineato il cardinale Bertone - sono chiamati ora più che mai a trasmettere la luce della dottrina rivelata, per divino mandato e ministero”. Infine, il segretario di Stato ha affidato i due nuovi vescovi alla Regina degli Apostoli perché siano “annunciatori ardenti del Regno di Dio, generosi servitori della Chiesa, fedeli collaboratori del Vicario di Cristo”.

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    La Libreria Editrice Vaticana alla Festa del Libro di Pordenone e alla Buchmesse di Francoforte

    ◊   “Ascoltare, leggere, crescere” è il tema degli incontri che la Lev, Libreria Editrice Vaticana, in collaborazione con "Euro 92 Editoriale" ha organizzato dal 10 al 16 ottobre prossimi riguardanti il senso della vita, la bellezza nell'arte, l'uso dei mass media. L’iniziativa offrirà momenti di dibattito e riflessione su temi di attualità e cultura. Dal 12 ottobre la Lev sarà poi presente alla Fiera internazionale del libro di Francoforte. Ce ne parla Claudia Di Lorenzi:

    Il ritratto di Gesù di Nazareth nell’opera a firma di Papa Benedetto XVI aprirà quest’anno la rassegna voluta dalla Libreria Editrice Vaticana a Pordenone. E’ il primo di cinque incontri che intendono promuove il dibattito a partire da alcune delle proposte editoriali più interessanti, che trattano, tra l’altro, della “questione di Dio oggi”, nell’opera di mons. Lorenzo Leuzzi, direttore dell’Ufficio per la Pastorale Universitaria del Vicariato di Roma, del patrimonio artistico e culturale custodito nella Cappella Sistina, con il contributo del prof. Antonio Paolucci, direttore dei Musei Vaticani, e di testimonianze di fede dal mondo laico e delle professioni. Don Giuseppe Costa, direttore della Lev, parla del filo conduttore che lega le diverse proposte nel tema: “Ascoltare, leggere, crescere”:

    “Questa è la linea conduttrice: ascoltare ovviamente quel che un libro dice, leggere come conseguenza di un atteggiamento interiore; e il crescere è legato all’ascolto e al leggere. Senza questa alimentazione continua, si diventa aridi… Una volta si diceva: per arricchire il modo di scrivere, occorre leggere; ma accorre leggere anche per arricchire il proprio spirito”.

    Tra gli appuntamenti anche una serata dedicata agli 80 anni della Radio Vaticana, in programma per venerdì 14 ottobre, durante la quale il direttore dell’emittente, padre Federico Lombardi, presenterà i due volumi che ne raccontano la storia, dagli albori ad oggi, a firma di Fernando Bea e Alessandro De Carolis. Sul valore dell’opera ascoltiamo ancora don Costa:

    “Questi due volumi sulla Radio Vaticana hanno il grande merito di raccontare la storia di una Radio, dagli inizi fino alle attuali prospettive della cibernetica, che si incrocia con i discorsi sulla Chiesa e quindi con i vari passaggi: dal Concordato all’attualità di oggi; dall’attraversamento storico del Concilio Vaticano II, alla morte di Giovanni Paolo II e alla sua Beatificazione; e ancora gli anni Cinquanta e tutti gli interventi del Papa durante la guerra… E’ una storia veramente affascinante. La Radio non ha soltanto una funzione di informazione, ha anche una funzione di crescita per le comunità locali, da un lato, e per la comunità ecclesiale universale, dall’altro. La Radio è un po’ come il compagno di cammino, col quale è possibile interagire. Questo è il segreto - secondo me - del grande successo, tutt’oggi, della Radio ”.

    I due volumi saranno tra i protagonisti della Buchmesse di Francoforte, in Germania, fra le maggiori Fiere del Libro al mondo, in occasione della quale la Libreria Editrice Vaticana presenterà oltre 500 titoli. Ce ne parla il direttore dell’editrice, don Costa:

    “I filoni principali vanno dai libri d’arte, che riguardano il grande patrimonio artistico che ha il Vaticano, ai libri di agiografia e a tutte le vite dei Santi, ai libri dedicati al Santo Padre e ai libri scritti da Benedetto XVI, ai libri prodotti in occasione della Beatificazione del Papa Giovanni Paolo II e in particolare il volume scritto dal cardinale Bertone e il volume - già peraltro richiesto ed ora in traduzione in Polonia - di Angela Ambrogetti che riporta gli interventi di Giovanni Paolo II in aereo”.

    L’appuntamento a Francoforte con la Lev è dal 12 al 16 ottobre. (mg)

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    Oggi in Primo Piano



    Elezioni in Polonia: favorito il premier liberale Donald Tusk

    ◊   La Polonia oggi alle urne per il rinnovo del Parlamento, composto dalla Camera bassa, formata da 460 deputati, e dal Senato, che raccoglie 100 membri. Oltre 30 milioni gli aventi diritto al voto. Al centro della campagna elettorale il confronto tra i liberali del premier Donald Tusk e i conservatori guidati da Jarosław Kaczynski, in un Paese che, diversamente da parte dell’Europa, ha fatto registrare negli ultimi anni sensibili progressi economici. Sul possibile esito del voto, Giancarlo La Vella ha sentito Luigi Geninazzi, esperto di Europa dell’Est:

    R. – Si ripropone ancora una volta un duello tra il premier Donald Tusk, del partito “Piattaforma civica”, partito della destra moderata, e Jarosław Kaczynski, il gemello che ha perso il fratello presidente nella tragedia del disastro aereo dell’anno scorso ed è attualmente il capo dell’opposizione. A meno di clamorose sorprese, il premier dovrebbe essere riconfermato nel suo incarico, perché può vantare – ed è l’unico caso in tutta l’Unione Europea – buoni risultati economici: praticamente, la Polonia ha evitato la recessione, ha evitato la crisi finanziaria globale ed ha continuato a crescere mediamente ad un tasso del 4 per cento.

    D. – Cosa ha consentito alla Polonia, in un’Europa alle prese con la crisi economica, di mettere invece a segno questo trend positivo?

    R. – La Polonia ha sofferto molto, non solo in epoca comunista, ma anche all’inizio degli anni Novanta. Ha intrapreso una dura strada di privatizzazioni, di ristrutturazioni e quindi tante riforme che costano lacrime e sangue erano già state fatte. La Polonia si è trovata a partire dagli anni 2000 in posizione favorevole. Per esempio, un dato interessante è nei due milioni di polacchi che avevano scelto la strada dell’emigrazione per cercare lavoro: la maggior parte sono tornati proprio in questi ultimi anni, sia per la crisi che ha investito l’Europa, sia perché la Polonia è tornata ad offrire buone possibilità di lavoro. E’ diventata, dal punto di vista del pil, la sesta economia dei 27 Paesi dell’Unione Europea. Naturalmente, dovrà ancora fare parecchia strada per arrivare ai livelli quantitativi dei Paesi occidentali.

    D. – I rapporti con gli ex partner dei tempi dell’Unione Sovietica, come sono oggi?

    R. – La Polonia gioca un ruolo fondamentale, proprio adesso che il Paese presiede il semestre europeo – dall’inizio di luglio – insiste molto sulla possibilità di intrecciare nuovi partenariati con Paesi dell’Europa centrorientale. Naturalmente, è il Paese anche più vigile sull’involuzione autoritaria a cui stiamo assistendo in Bielorussia e anche a preoccupanti situazioni che si stanno svolgendo in Ucraina. Quindi, diciamo che la Polonia in questi mesi sta insistendo molto perché l’Unione Europea non pensi solo al Mediterraneo, alla Primavera araba ma guardi anche ad Est pensando a nuovi allargamenti. E su questo voglio dire una cosa curiosa ma interessante: durante le operazioni di voto, tra gli osservatori internazionali a Varsavia anche delegazioni provenienti dalla Tunisia e dall’Egitto, cioè dai due nuovi Paesi che tra poche settimane affronteranno le prime elezioni libere e democratiche, che sono venuti – diciamo così – ad imparare la democrazia nel Paese di Solidarnosc … (gf)

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    La protesta dei giovani in Italia: manifestazioni contro precariato e disoccupazione

    ◊   Tagli alle risorse e alla formazione, precariato, disoccupazione, edilizia fatiscente. Questi i motivi per i quali hanno manifestato in numerose città italiane studenti, insegnanti, tecnici e amministrativi. Non sono mancati momenti di tensione sia a Roma che a Milano. Numerosi gli striscioni degli studenti in piazza che riportavano riferimenti all’economia e espressioni di solidarietà nei confronti di giovani di Paesi in crisi come la Grecia e la Spagna. “Non è il nostro debito, non è la nostra crisi”: questo uno degli slogan “espressione di qualcosa di più profondo”, spiega il sociologo Mario Pollo al microfono di Gabriella Ceraso:

    R. – Al di là che queste frasi magari siano state sentite in altri contesti e così via, di fatto esprimono l’esito inevitabile che nella nostra società, per poter mantenere un certo livello di vita nel presente, si sia trasferito un debito sul futuro - non solo il debito degli Stati – connesso al fatto che ormai da almeno un paio di decenni o forse tre, le nuove generazioni non siano state più concepite come il futuro, come coloro a cui affido la mia storia, perché la portino avanti. Quindi, sui giovani non si investe e al massimo si cerca di farli vivere bene, di tutelarli. E’ chiaro che i giovani percepiscono che questo elemento viene ad una resa dei conti.

    D. – Questo fatto di richiamarsi a studenti anche molto lontani e molto diversi da quelli italiani - dal Cile alla Spagna alla Grecia - è un aspetto tipicamente giovanile in un momento di disagio oppure – parlo per esempio del fenomeno degli “Indignados” – è un nuovo fenomeno di massa, in risposta alla crisi che sta accumunando il mondo?

    R. – Credo che la globalizzazione abbia reso evidente che nessun uomo è un’isola: ci si sente parte di una stessa rete. Quindi, queste proteste sono indicatori di malessere, ma a mio avviso da lì non può nascere una trasformazione, come dimostra la cosiddetta “primavera araba”, che è stata un grande movimento, ma che non è riuscita a produrre nessun significativo cambiamento nel Paese in cui si è manifestata, perché questo deve nascere ad un altro livello. Purtroppo, per adesso, i segni di movimenti, capaci di innescare nuove prospettive, una nuova visione della realtà, capace di cambiarla, non ne vedo all’orizzonte. Io credo che le vie per affrontare queste grandi crisi mondiali non siano né i moti di piazza né le rivoluzioni, ma sia una trasformazione dei sistemi dall’interno, centrata su valori che, in questi ultimi decenni, sono stati dimenticati, messi da parte. (ap)

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    Morti sul lavoro. Il presidente Napolitano: inaccettabili, non ridurre mai gli investimenti sulla sicurezza

    ◊   “Basta al lavoro insicuro”. A chiederlo oggi, a pochi giorni dai tragici fatti di Barletta e in occasione della 61.ma Giornata nazionale per le vittime degli incidenti sul lavoro, è l’Anmil, l'Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi del Lavoro. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha parlato di "fenomeno sempre inaccettabile" che obbliga a non abbassare mai la guardia riducendo gli investimenti sulla sicurezza. Varie le iniziative in tutta Italia. A Roma, questa mattina, la Messa nella Chiesa di Santa Maria in Campitelli presieduta dal vescovo ausiliare mons. Armando Brambilla, quindi le celebrazioni in Campidoglio alla presenza del ministro Sacconi. Negli ultimi cinque anni in Italia si sono verificati oltre cinque milioni di infortuni sul lavoro con oltre 7mila morti. Tuttavia, stando a dati Inail, la situazione sarebbe in lento miglioramento. Al microfono di Paolo Ondarza il presidente nazionale Anmil, Franco Bettoni:

    R. – Sul sentiero della sicurezza sul lavoro bisogna continuare a fare di più, mettendo al centro la persona umana e parlando di cultura della prevenzione. Ciò che è accaduto a Barletta rappresenta quel tipo di “sicurezza sul lavoro” che noi, come associazione, non vogliamo. E’ l’insicurezza sul lavoro ed è il lavoro nero – altra piaga – che dobbiamo combattere insieme. Oggi purtroppo tre persone al giorno muoiono sul lavoro, 27 rimangono disabili permanenti e drammi di famiglie e persone che vengono sconquassati in una sola giornata. Questo non deve più accadere!

    D. – La giornata è quindi un’occasione per rivendicare la centralità dei diritti di ogni lavoratore ma senza retorica …

    R. – Ha ragione. Noi non vogliamo fare retorica. Le nostre storie sono tutte storie vere, storie di persone che si sono fatte male sul lavoro, che hanno perso i loro cari sul lavoro. Con la nostra testimonianza in tutte le piazze d’Italia, insieme alle istituzioni, ma insieme anche alla Chiesa, diremo la nostra. La cultura della sicurezza non si inventa dall’oggi al domani, ma dobbiamo lavorare tutti insieme.

    D. – Anche perché le cifre sono impressionanti. Negli ultimi cinque anni, in Italia, si sono verificati oltre cinque milioni di infortuni sul lavoro che hanno provocato quasi 200 mila invalidità e oltre 7 mila morti. In particolare, in che condizioni avvengono, principalmente, le “morti bianche”?

    R. – Nelle costruzioni, nella cantieristica, nelle aziende, nel terziario, nell’agricoltura, nella sanità i costi sociali sono enormi e ricadono poi sull’economia del Paese.

    D. – La responsabilità va ripartita...

    R. – La responsabilità … io metterei al centro i due soggetti principali: il lavoratore e il datore di lavoro. Questi sono i due soggetti che noi dobbiamo responsabilizzare.

    D. – Il fenomeno, inoltre, non conosce confini né regionali né provinciali. Possiamo dire che tutto il Paese è coinvolto. Ma la situazione è realmente in miglioramento, rispetto agli ultimi anni?

    R. – I dati dicono ciò. Ma dobbiamo leggere i dati con cautela, ovviamente analizzare le ore lavorate in meno, la cassa integrazione, tante persone che in un momento di crisi economica e di lavoro, preferiscono magari non denunciare infortuni minori come infortunio o come malattia. Ce l’hanno raccontato: nessuno verrà a dirlo in televisione, però c’è anche questa piaga. Questo deve farci riflettere. Noi dobbiamo lavorare veramente sui due soggetti. La sicurezza sul lavoro non è un costo ma un investimento. Dobbiamo capirlo noi lavoratori, e le imprese. (gf)

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    Nelle piazze italiane torna l'iniziativa "Una mela per la vita" contro la sclerosi multipla

    ◊   In 3.000 piazze italiane torna l'iniziativa “Una mela per la vita”. Saranno distribuite, con un piccolo contributo, 4 milioni di mele. Un appuntamento a sostegno della ricerca sulla sclerosi multipla che, in Italia, colpisce oltre 60mila persone, soprattutto giovani dai 20 ai 30 anni. Su questa patologia ascoltiamo Roberta Amadeo, già presidente dell’Aism, l’Associazione italiana sclerosi multipla, al microfono di Eliana Astorri:

    R. - Colpisce molto i giovani e se oggi possiamo stimare in Italia 63 mila persone con sclerosi multipla, possiamo altrettanto dire che il 50 per cento sono persone giovani. Oggi la diagnosi è abbastanza precoce, grazie ai risultati della ricerca scientifica e quindi alla possibilità di andare a diagnosticare presto la patologia rispetto anche soltanto a una ventina di anni fa. Abbiamo sicuramente delle strumentazioni più precise, più certe e che ci danno quindi risposte anche ai primi sintomi. Questo, però, vuol dire che un ragazzo giovane o una giovane donna quando decidono cosa fare del proprio futuro si ritrovano a dover fare i conti anche con questa patologia che, di fatto, è una patologia cronica ad oggi ed invalidante. Vero è - e questo mi piace dirlo perché è vero, perché è giusto, perché questa è un po’ la spinta e il propulsore che fa andare avanti tutte le persone con la sclerosi multipla - che la ricerca sta mantenendo le sue promesse. Quindi rispetto anche a pochissimi anni fa le prospettive sono decisamente migliori e vanno in tante direzioni: non vanno solo in quella che vorremmo tutti, quella cioè che risolve definitivamente il problema; ma vanno anche nella direzione di aggiungere qualità alla vita delle persone con sclerosi multipla, perché? Perché oggi tutte le persone con sclerosi multipla si vanno a confrontare giornalmente con quelli che sono i sintomi: migliorare la qualità di vita vuol dire migliorare la giornata delle persone con sclerosi multipla. Questo è fondamentale.

    D. - L’Aism ha un progetto specifico per i giovani?

    R. - Sì, più di uno: i giovani - come in tutto il mondo del resto - sono il nostro presente da formare e il nostro futuro da costruire. Sono delle risorse importantissime e a loro sono dedicati dei progetti speciali e dei progetti specifici. Parlo di due progetti semplicemente perché seguono due percorsi di fatto paralleli. Un primo progetto è legato esclusivamente alle persone con sclerosi multipla e questo perché? Perché le persone giovani con sclerosi multipla oggi hanno delle esigenze diverse rispetto ai giovani di ieri, perché le prospettive sono cambiate: quelle che sono le loro esigenze è giusto, quindi, che l’approfondiscano giovani con gli stessi problemi, ma soprattutto omogenei rispetto all’età. Questo ci ha portato a creare un gruppo abbastanza ristretto di giovani con sclerosi multipla nazionale, che sono entro i quarant’anni e che gestiscono e organizzano gli eventi dedicati alle persone con sclerosi multipla giovani. Poi c’è un altro gruppo dove, invece, non c’è distinzione tra sclerosi multipla e non, perché noi non vogliamo creare un mondo a parte, ma vogliamo vivere nel mondo, dove ci sono tutti e lì costruire un futuro libero dalla sclerosi multipla domani e libero dalla paura della sclerosi multipla oggi. Questo gruppo si chiama “Young” ed è a tutti gli effetti parte integrante dell’Associazione e si occupa veramente di lavorare in diversi ambiti, che sono quelli della rappresentanza ed affermazione dei diritti, mettendo effettivamente la persona al centro. Il 45508 è il numero per l’sms solidale che, quest’anno, andrà a sostenere un progetto molto importante che stiamo portando avanti con la Fondazione italiana sclerosi multipla, che è la nostra fondazione dedicata proprio alla ricerca scientifica e che condividiamo con l’Australia. (mg)

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    Chiesa e Società



    Nicaragua. La Chiesa chiede la verità sulla morte di padre Pupiro

    ◊   Il clero dell'arcidiocesi di Managua, con l'appoggio di tutti i vescovi della Conferenza Episcopale del Nicaragua, chiede - in un comunicato alle autorità - “che si faccia conoscere la verità” sulla morte di padre Marlon Ernesto Pupiro Garcia, “vittima di un crimine terribile” compiuto il 20 agosto scorso. Per il delitto, un uomo, reo confesso, è stato condannato a 30 anni di carcere, ma la Chiesa chiede che si cerchi tutta la verità superando “le incongruenze che fino ad ora hanno contrassegnato l'indagine”. Il comunicato, ripreso da Fides, esprime con parole forti il ripudio di questo crimine che "offende l'amore” del popolo nicaraguense verso i suoi sacerdoti e che “manifesta anche la solidarietà dinanzi alle minacce vigliacche che molti sacerdoti hanno ricevuto in modo anonimo”. Il Paese sta vivendo una situazione delicata: il prossimo 6 novembre sono previste elezioni presidenziali e parlamentari. E’ molto viva la polemica sul presidente Daniel Ortega, che si è ricandidato alle presidenziali, in contrasto con la Costituzione ma con l’approvazione della Corte suprema. La Chiesa nicaraguense, in questo clima, sta subendo numerose minacce e intimidazioni ma continua a levare alta la sua voce chiedendo ai cittadini di scegliere candidati onesti che promuovano la giustizia, la solidarietà e la vita.

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    “Per un Messico senza fame”: campagna dell’arcidiocesi di Mexico in favore di oltre 30mila poveri

    ◊   Fagioli, riso, cereali, tonno, latte in polvere, pasta e cereali: sono alcuni dei prodotti che – stando a quanto riferito da Fides - centinaia di giovani raccoglieranno bussando di porta in porta il prossimo 15 ottobre, nel distretto Federale di Mexico, nell’ambito della campagna “Per un Messico senza fame”. Voluta dall’arcidiocesi di Mexico, l’iniziativa – che vedrà inoltre l’allestimento di centri di raccolta nelle scuole e nei centri sportivi in tutta la città - si realizza nel contesto della Giornata mondiale dell'alimentazione ed ha come obiettivo la raccolta di 250 tonnellate di cibo che serviranno a sostenere più di 31 mila persone in condizioni di estrema povertà. Secondo le statistiche del Consiglio Nazionale di valutazione della politica di sviluppo sociale (CENEVAL), solo nel Distretto Federale di Mexico 1,3 milioni di persone sono considerate a rischio fame, mentre sul piano nazionale 5,1 milioni di bambini, pari al 13 per cento del totale, soffre di condizioni di grave deprivazione. (C.D.L.)

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    I vescovi Usa: rafforzare la pastorale ispanica nel Paese

    ◊   Rafforzare le strutture e le organizzazioni impegnate nella pastorale ispanica negli Stati Uniti, intensificare la loro collaborazione e identificare una nuova leadership cattolica latina. Questo l’obiettivo di un recente incontro organizzato dalla Sottocommissione per gli affari ispanici della Conferenza episcopale degli Stati Uniti (Usccb) e che ha visto riuniti a San Antonio, in Texas, rappresentanti di una quindicina di organizzazioni a livello nazionale e regionale. L’immigrazione latina sta mutando significativamente il volto della società e della Chiesa statunitense: basti considerare che oggi il 35 per cento dei cattolici americani sono di origine ispanica, cifra che raggiunge il 50 per cento se si considera solo la popolazione giovanile. “In questa mutata situazione demografica - ha sottolineato nell’intervento introduttivo mons. Joe S. Vasquez, vescovo di Austin e membro della sotto-commissione episcopale – la comunità latino-americana deve farsi avanti. Questo significa che occorre individuare nuovi leader e proporre una visione alla comunità latina affinché possa sviluppare tutte le sue potenzialità”. In questo senso è importante rafforzare il ruolo delle organizzazioni cattoliche impegnate nella pastorale ispanica, un settore in continua espansione, ha evidenziato il presule. Dall’incontro è quindi emersa la necessità di individuare nuove strategie e sinergie. A questo proposito, i partecipanti hanno parlato anche del ruolo delle università e delle fondazioni in questo ambito, come della necessità di stabilire rapporti di collaborazione con i movimenti ecclesiali e anche con organizzazioni non cattoliche. Soddisfazione per la l’incontro è stata espressa da Alejandro Aguilera-Titus, direttore dell’Ufficio dei vescovi per gli affari ispanici: “Questa riunione segna un nuovo inizio per la pastorale ispanica negli Stati Uniti” in cui le principali organizzazioni impegnate in questo ambito svolgeranno un ruolo chiave. Mons. Gerard Barnes, presidente della sotto-commissione per gli affari ispanici, ha evidenziato da parte sua l’importanza prioritaria della pastorale ispanica nella nuova evangelizzazione. Le conclusioni dell’incontro saranno presentate alla prossima riunione della sotto-commissione dei vescovi il 13 novembre. (A cura di Lisa Zengarini)

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    Orissa: intimidazioni degli estremisti indù per una chiesa in costruzione

    ◊   Le amministrazioni locali “simpatizzano per l’ala estremista indù” e non intervengono per reprimere le “provocazioni” contro i cristiani dell’Orissa. È quanto sottolinea l’attivista indiano Sajan K. George ad AsiaNews, commentando l’ultimo episodio contro la minoranza religiosa: il 6 ottobre scorso oltre 400 fanatici indù hanno piantato una bandiera zafferano – simbolo ufficiale dell’induismo – sui resti di una chiesa cattolica, distrutta durante i pogrom anticristiani del 2008. Secondo la polizia, la bandiera sarebbe stata poi rimossa da sconosciuti. Tuttavia, nella zona resta alta la tensione e serpeggia sempre più un senso di sfiducia e abbandono fra i cristiani, ignorati da governo e forze dell’ordine. Nelle ultime settimane la comunità cristiana aveva accumulato materiale da costruzione, per riedificare la chiesa parrocchiale di Raikia, nel villaggio di Bakingia, distretto di Kandhamal, compreso nell’arcidiocesi di Cuttack-Bhubaneswar, in Orissa (India orientale). L’edificio era stato distrutto dai fondamentalisti indù nel 2008, durante le violenze anti-cristiane che hanno causato centinaia di vittime. La zona, secondo il leader indù Bhaskar Pradhar, apparterrebbe ai loro antenati. Nonostante le proteste della minoranza cristiana, che si è rivolta alle autorità locali di governo e alla polizia, nessuno è intervenuto per rimuovere lo stendardo dal sito in cui dovrebbe risorgere la chiesa parrocchiale locale. Mons. John Barwa, arcivescovo di Cuttack-Bhubaneswar, ha informato della vicenda il capo-distretto Rajesh Patil. In risposta, egli ha consigliato ai leader cattolici di inviare una lettera di protesta alla polizia. Un gruppo di 15 persone, guidate dal parroco p. Probodh Kumar Pradhan, ha presentato regolare denuncia; tuttavia, finora le forze dell’ordine non hanno preso alcun provvedimento. Amministratori e polizia hanno inoltre invocato un incontro fra capi cristiani e indù per dirimere la vicenda; finora non si hanno però conferme di un vertice ufficiale. Interpellato da AsiaNews p. Pradhan parla di “incapacità delle autorità di governo” che non sono in grado di controllare la situazione. Ancora più duro il commento dell’attivista indiano Sajan K George, presidente di Global Council of Indian Christians (Gcic), secondo cui “il silenzio assordante del governo è fonte di paura e preoccupazione fra i cristiani”. Egli conferma che “la polizia intervenuta sul luogo della vicenda non ha preso alcun provvedimento”, mentre nei giorni scorsi “l’amministrazione locale aveva ordinato uno stop ai lavori di ricostruzione della chiesa cattolica”. Le autorità locali, aggiunge Sajan George, sono conniventi con gli estremisti indù perché “non prendono provvedimenti” contro quanti “provocano in modo deliberato”.

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    Indonesia, social network cristiani e musulmani insieme per farsi “provocatori di pace”

    ◊   Il loro scopo è quello di dire la verità” e smentire “i provocatori di conflitto” che istigano alla violenza diffondendo false notizie per innescare la spirale della guerra. Sono i tanti volontari cristiani e musulmani del “Moluccas Interfaith Institute” che insieme ai giovani del gruppo “Ambon Bergerak” conducono in Indonesia una “campagna di pace”, con SMS, forum su internet, network, blog e sui social network, come Facebook e Tweeter, per farsi, come loro stessi dicono, “provocatori di pace”. La loro opera, dice all’agenzia Fides mons. Petrus Canisius Mandagi, vescovo di Ambon, “è preziosa perché con tali mezzi raggiungono soprattutto i giovani e hanno una influenza positiva sulla popolazione”. Secondo il vescovo di Ambon se, dopo gli scontri di un mese fa, nelle isole Molucche non è scoppiata una nuova “guerra santa”, “il merito va soprattutto a quei fedeli musulmani, persone di buone volontà, che hanno rifiutato gli inviti alla jihad, lanciati dai gruppi radicali islamici, che promuovono intolleranza e conflitto”. Il vescovo spiega che “c’è stato uno sforzo comune e immediato di autorità civili, polizia, leader religiosi per fermare i provocatori ed evitare che la situazione potesse degenerare”. Le “sirene della guerra santa” e “gli appelli alla violenza da parte dei gruppi radicali ci sono stati e potrebbero continuare” nota il vescovo, ma “i musulmani di Ambon non li hanno ascoltati, e anche i cristiani si sono impegnati ad evitare un conflitto diffuso”. “In tale delicato contesto – continua mons. Mandagi – il ruolo dei leader religiosi è stato determinante nello spiegare ai fedeli, di entrambe le religioni, quanto fosse importante difendere la pace e l’armonia di fronte a chi intende generare caos per fini politici”. Il vescovo ricorda infine che la città di Ambon è ancora divisa in un’area cristiana e una musulmana, ma che vi sono comunque scambi e relazioni, umane e commerciali, fra i due quartieri. “Va ricostruita gradualmente la fiducia reciproca. Noi cattolici vogliamo contribuire, giorno dopo giorno, a costruire un tessuto sociale fatto di dialogo, rispetto, amicizia, fratellanza, per assicurare un futuro di pace e di sviluppo alle nuove generazioni”. (C.D.L.)

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    I vescovi italiani: tutelare la vita sul lavoro, necessaria un'opera educativa

    ◊   “L’impegno per la tutela della vita è tra le priorità dell’azione pastorale e del magistero della Chiesa, come attestato significativamente dalla celebrazione annuale, nella prima domenica di febbraio, della Giornata per la vita”: è quanto scrive – a nome del presidente della Conferenza episcopale italiana, il cardinale Angelo Bagnasco - mons. Mariano Crociata, segretario generale della Cei, in un messaggio al presidente dell’ANMIL (Associazione Nazionale fra lavoratori mutilati e invalidi del lavoro), Franco Bettoni, nella giornata per le vittime degli incidenti sul lavoro. Mons. Crociata evidenzia la “necessità di un’opera educativa orientata a trasmettere valori positivi in ordine all’annoso problema della sicurezza e alla salvaguardia della vita umana con ogni mezzo e in ogni situazione nella quale essa possa essere messa in pericolo”. “Tale condivisione ecclesiale – ha proseguito - si è manifestata anche in occasione della tragedia avvenuta lo scorso 3 ottobre a Barletta, dove cinque – sfruttate sul lavoro – sono rimaste vittime del crollo di una palazzina”. “Anche la preghiera per i caduti sul lavoro e per le vittime degli incidenti – conclude mons. Crocaita – è una costante della liturgia cristiana”.

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    Hong Kong. La Federazione degli studenti cattolici compie 50 anni

    ◊   La Federazione degli Studenti Cattolici della diocesi di Hong Kong che mira ad “unire gli studenti cattolici per applicare lo spirito cristiano”, ha compiuto 50 anni di missione. Secondo quanto riferisce Kong Ko Bao (il bollettino diocesano in versione cinese) – citato da Fides - oltre 200 membri della Federazione hanno preso parte alla celebrazione commemorativa svoltasi il 1° ottobre durante l’inaugurazione dell’anno scolastico, presieduta da mons. Pierre Lam Minh, vicario diocesano. Secondo mons. Lam Minh “nei 50 anni passati, la Federazione ha potuto promuovere la giustizia e la pace, prestando la massima attenzione alla società e camminando al fianco dei poveri e degli emarginati”. Il vicario diocesano ha quindi incoraggiato gli studenti cattolici a “realizzare la missione dell’evangelizzazione per costruire un paese di amore e di giustizia, seguendo l’insegnamento della Sacra Scrittura, dando una testimonianza di comunione collettiva”. Inoltre mons. Lam ha ringraziato i gesuiti per il loro contributo alla crescita e allo sviluppo della Federazione con la loro guida spirituale. Secondo gli studenti cattolici presenti “l’anniversario dei 50 anni è un’opportunità per riflettere sul futuro”. La Federazione degli Studenti Cattolici è composta da 12 Associazioni studentesche cattoliche. I suoi due principali obbiettivi sono: promuovere la fede perché metta radici nella vita concreta secondo lo spirito dell’inculturazione del Concilio Vaticano II; aiutare gli studenti a conoscere la vita dei disagiati partecipando attivamente alle attività in difesa dei diritti umani fondamentali per costruire una società più giusta. Tantissimi studenti, dopo l’esperienza fatta nella Federazione, sono diventati membri attivi anche nella vita della Chiesa come ministri straordinari della comunione, catechisti e animatori.

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    Filippine. L’arcidiocesi di Jaro promuove un musical per sostenere la pastorale giovanile

    ◊   Mettere in scena un musical sui giovani per raccogliere fondi destinati giovani: è l’iniziativa portata avanti dall’arcidiocesi di Jaro, nelle Filippine. Insieme all’Università locale, infatti, la Commissione diocesana per la pastorale giovanile ha ideato un musical il cui ricavato andrà a finanziare la formazione degli operatori pastorali del settore, nei 14 vicariati dell’arcidiocesi di Jaro. L’obiettivo è particolarmente importante, dato che nella città ci sono 93 parrocchie, ma gli operatori a tempo per il settore giovani sono solo quattro e sono pochi anche i volontari. Il musical messo in scena si chiama “Gleeorius”, un nome che mescola la parola “gloria” e il titolo della serie tv statunitense “Glee”, incentrata sulle vicende di una corale scolastica. Oltre ad offrire ai ragazzi la possibilità di conoscere le arti teatrali, lo scopo del musical è quello di richiamare l’interesse dei giovani, rafforzando al tempo stesso i valori fondamentali come la perseveranza, l’altruismo, la compassione, l’uguaglianza e la fede. All’anteprima dello spettacolo è intervenuto anche l’arcivescovo di Jaro, mons. Angel Lagdameo, il quale ha innanzitutto ricordato la definizione che il terzo Sinodo diocesano ha dato della Pastorale giovanile, ovvero “Nutrire la presenza”: “Oltre alla qualità di questo nutrimento, che deve significare crescita, aiuto, affermazione e rafforzamento dei giovani – ha spiegato il presule – è importante ribadire la presenza”. In questo senso, mons. Lagdameo ha insistito sulla necessità di avere operatori pastorali capaci di fornire “un nutrimento di qualità”, persone “appassionate cui i ragazzi possano chiedere consiglio e con cui possano mettersi in cammino per scoprire più profondamente la vita e Dio”. Infine, l’arcivescovo di Jaro ha lanciato un appello per il sostegno del programma di formazione di operatori pastorali a tempo pieno, così che la Chiesa locale, nei prossimi anni, abbia una presenza più radicata nel territorio. (I.P.)

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    24 Ore nel Mondo



    Libia: continua l’avanzata degli insorti a Sirte

    ◊   Sembra giunta ad una svolta in Libia la battaglia per Sirte, ultimo baluardo dei lealisti di Gheddafi. Le truppe del Consiglio di Transizione (Cnt) hanno preso possesso dell’università della città e hanno fatto irruzione nel centro conferenze “Ouagadougou”, principale rifugio degli uomini ancora fedeli all’ex-rais. Una volta caduta Sirte, ha detto il presidente del Cnt Jalil, l’intera Libia sarà proclamata libera.

    Siria: il governo minaccia i Paesi che riconosceranno le opposizioni
    Il governo siriano ha minacciato di intraprendere “misure dure” contro i Paesi che riconosceranno il Consiglio nazionale siriano, l’organo di coordinamento degli oppositori al regime, mentre il presidente Bashar Al-Assad ha annunciato nuove riforme politiche, al fine di “smantellare le bande armate che stanno destabilizzando il Paese”. Intanto la Turchia condanna duramente l’assassinio dell’attivista curdo Meshaal Tammo, ucciso venerdì scorso e la Russia si propone come mediatore tra Assad e le opposizioni.

    Yemen: Saleh annuncia le dimissioni, scetticismo delle opposizioni
    Il presidente yemenita Ali Abdullah Saleh, al potere dal 1978, ha annunciato alla tv di Stato le sue imminenti dimissioni. Non è la prima volta che il presidente, duramente contestato da mesi, annuncia il suo ritiro. Rimane quindi alto lo scetticismo da parte delle opposizioni. Il servizio di Michele Raviart:

    “Non voglio il potere e mi dimetterò nei prossimi giorni”, ma non consegnerò il Paese alle opposizioni, che perseguono un progetto “oscuro e distruttivo”. Queste le ambigue parole del presidente yemenita Saleh, al suo primo importante discorso dal suo ritorno a sorpresa in Yemen, dopo il grave attentato che lo aveva costretto a curarsi per mesi in Arabia Saudita. Un’assenza che aveva aggravato le violente repressioni dell’esercito contro gli oppositori del regime, un fronte eterogeneo che comprende tanto leader tribali un tempo fedeli a Saleh e militari disertori, quanto giovani studenti e liberi professionisti della capitale San’a. “Non crediamo a quest’uomo”, ha affermato la giornalista yemenita Tawakkol Karman, recente Premio Nobel per la Pace, e “continueremo la nostra rivoluzione pacifica”. Scettico anche il portavoce dell’opposizione Mohammed Al-Sabri, che ha liquidato il discorso di Saleh come un tentativo per accaparrarsi le simpatie del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, che martedì prossimo dovrà discutere di come convincere il presidente Saleh a trasferire il potere al suo vice, avviando così una fase di transizione. Pressioni internazionali che durano da mesi e che non hanno ancora trovato ascolto.

    Afghanistan: uccisi due soldati e undici insorti
    Due soldati della forza alleata Isaf sono stati uccisi da un attacco nel Sud del Paese, mentre le operazioni congiunte condotte della coalizione internazionale nelle ultime 24 ore hanno causato undici vittime e diciannove arresti tra gli insorti.

    Tunisia: estremisti islamici assaltano una tv locale
    Un gruppo di estremisti islamici ha tentato di incendiare la sede di una tv privata a Tunisi. L’emittente aveva trasmesso venerdì sera il film franco-iraniano “Persepolis”, al quale era seguito un dibattito sull’integralismo religioso.

    Presidenziali in Francia: il partito socialista sceglie lo sfidante di Sarkozy
    Cominciano oggi in Francia le primarie del partito socialista per stabilire chi sarà lo sfidante di Nicolas Sarkozy alle presidenziali del prossimo anno. Sei i candidati in lizza, tra cui l’attuale segretario del partito Martine Aubry e l’ex segretario François Hollande, dato per favorito dai sondaggi. Le primarie socialiste, per la prima volta aperte a tutti e non solo agli iscritti del partito, saranno vinte da chi supererà il 50% di voti. Qualora nessuno dei candidati superasse questa soglia, domenica prossima si andrà al ballottaggio tra i due nomi più votati. Sono attesi dagli organizzatori almeno un milione di votanti.

    Crisi economica: atteso nel pomeriggio il vertice Sarkozy-Merkel
    E’ atteso per oggi pomeriggio a Berlino il summit tra il presidente francese Nicolas Sarkozy e il cancelliere tedesco Angela Merkel. L’argomento principale dell’incontro sarà la strada da scegliere per la ricapitalizzazione delle banche europee, in modo da recuperare tra i 100 e i 200 miliardi di euro, necessari ad affrontare la crisi dei debiti pubblici.

    Usa: continuano le proteste degli “indignados” a New York
    Nuova giornata di protesta per gli “indignados” americani del movimento “Occupy Wall Street”. I manifestanti hanno tenuto un’assemblea generale al Washington Square Park di New York, dopo un corteo partito dal quartiere finanziario, dove i contestatori sono accampati da 22 giorni per protestare contro la crisi economica. La manifestazione si è svolta pacificamente anche se non sono mancate critiche da parte delle istituzioni e dei residenti.

    Cina: al via i festeggiamenti per il centenario della rivoluzione del 1911
    Si festeggia oggi in Cina il centenario della Rivoluzione Xinhai del 1911, che provocò la caduta dell’impero cinese e l’ascesa al potere del repubblicano Sun Yat-Sen. Durante la cerimonia di commemorazione a Pechino, il presidente cinese Hu Jintao ha invocato la riunificazione pacifica con l’isola di Taiwan “nell’interesse del popolo cinese”. Presente alla celebrazione anche l’anziano ex-presidente Jiang Zemin, che quest’estate era stato dato per morto dai media di Hong Kong.

    Camerun: si vota oggi per le elezioni presidenziali
    Circa sette milioni e mezzo di elettori parteciperanno oggi alle elezioni presidenziali in Camerun. Poche le possibilità, per i 22 candidati delle opposizioni, di battere il presidente uscente Paul Biya, che è in corsa per il suo sesto mandato.

    Filippine: oltre cento le vittime dei tifoni della scorsa settimana
    Sale a 101 il numero delle vittime dei due tifoni che hanno colpito la scorsa settimana le Filippine. Particolarmente colpita la provincia di Luzon, nel nord del Paese, dove i forti venti hanno devastato i campi e messo in ginocchio l’agricoltura locale. I danni stimati ammontano a circa 275 milioni di dollari.

    Giappone: gli scienziati dell’Aiea visitano Fukushima
    Dodici scienziati dell’Aiea, l’agenzia internazionale per l’energia atomica, hanno raggiunto la prefettura di Fukushima, teatro dell’incidente nucleare causato dal terremoto e dallo tsunami del marzo scorso. Gli osservatori controlleranno le operazioni di decontaminazione dell’area, considerata ancora a rischio dalle stesse autorità giapponesi. (Panoramica internazionale a cura di Michele Raviart)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 282

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    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli.