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Sommario del 04/10/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Festa di San Francesco, patrono d'Italia: Messa solenne ad Assisi nel 150.mo dell'unità del Paese
  • Francesco d’Assisi, un Santo che parla agli uomini di ogni tempo. La riflessione del rettore dell’Antonianum
  • Rinunce e nomine
  • Musei Vaticani: giornata di studio sulla conservazione e il restauro delle opere etnologiche
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Attentato kamikaze a Mogadiscio: decine di morti. Mons. Bertin: messaggio degli Shabaab alla comunità internazionale
  • Grecia: i sindacati si preparano allo sciopero generale, aiuti ad Atene ancora bloccati
  • Sentenza d'appello al processo per l'omicidio di Meredith Kercher: il commento di Francesco D'Agostino
  • Congresso della Divina Misericordia: la testimonianza di un sacerdote tra gli emarginati del Brasile
  • Nel segno di San Francesco, un "pellegrinaggio radiofonico" per la pace e il dialogo
  • Chiesa e Società

  • Premio Nobel per la Fisica a tre astrofisici per i loro studi sull’espansione dell’Universo
  • Usa: più di 200 teologi e attivisti cattolici firmano un appello per l'abolizione della pena capitale
  • Francia: documento dei vescovi per le elezioni del 2012
  • Pakistan: leader cristiani e musulmani contro la possibile liberazione dell'assassino di Taseer
  • India: nel Karnataka due chiese pentecostali costrette alla chiusura
  • Libano: il Patriarca maronita Bechara Raï negli Usa per una visita pastorale
  • I vescovi dell’Asia: il rischio è l’alleanza tra secolarizzazione ed estremismo
  • India: encefalite giapponese, 267 morti dall'inizio dell'anno
  • Somalia: prima missione umanitaria del Somaliland a Mogadiscio
  • El Salvador: la Chiesa si attende maggiori investimenti statali per sanità e istruzione
  • Svizzera: il cardinale Koch al 150.mo dell’Azione Cattolica del Canton Ticino
  • Germania: celebrazione ecumenica nell'anniversario della riunificazione tedesca
  • Ucraina: prosegue l'impegno della Comunità di Sant'Egidio per le persone senza fissa dimora
  • Inghilterra: appello dei vescovi per la Giornata mondiale della salute mentale
  • Sud Sudan: la diocesi di Rumbek rimanda il Congresso annuale della gioventù
  • Taiwan: celebrata la Giornata dei Migranti
  • A Londra incontro promosso dalle Acli su lavoro e democrazia in Europa
  • Il cardinale Bagnasco ai portuali di Genova: le infrastrutture, condizioni di vita per la città
  • Mons. Crociata: vano l’impegno educativo senza un’adeguata formazione dei sacerdoti
  • La Comunità Missionaria di Villaregia compie 30 anni
  • 24 Ore nel Mondo

  • Il nunzio in Libia: grande speranza per il futuro del Paese
  • Il Papa e la Santa Sede



    Festa di San Francesco, patrono d'Italia: Messa solenne ad Assisi nel 150.mo dell'unità del Paese

    ◊   La solennità odierna di San Francesco è stata vissuta con particolare solennità questa mattina ad Assisi. Alle 10, il cardinale Attilio Nicora, legato del Papa per la Basilica francescana, ha concelebrato una Messa presieduta dall’arcivescovo di Campobasso-Boiano, Giancarlo Maria Bregantini. Prima del “Gloria”, come da tradizione, è stata accesa la lampada votiva che arde perennemente sulla tomba del Santo, il cui olio – donato a turno dalle Regioni italiane – è stato offerto quest’anno dal Molise. La tradizione rende omaggio al Santo Patrono d’Italia, nell’anno in cui la nazione celebra il 150.mo dell’unità. Nel corso del Pontificato, più volte Benedetto XVI ha evocato la figura di Francesco. E resta memorabile il ritratto che il Papa ne fece davanti a migliaia di giovani, durante la visita pastorale ad Assisi del 17 giugno 2007. Alessandro De Carolis ne ricorda alcuni momenti:

    (musica)

    Un ragazzo benestante che è il “re” delle feste e dell’allegria un po’ “scollacciata”. Un piccolo borgo che è il terreno di conquista di quel giovane e della combriccola dei suoi amici senza un pensiero al mondo. Una chiesa diroccata e un po’ in disparte, tra le cui rovine giace un crocifisso dimenticato. Sono in personaggi e i luoghi dei quali Dio si serve, 800 anni fa, per dare a vita a una delle pagine più belle e travolgenti della storia cristiana. Davanti ai 10 mila giovani che lo ascoltano attenti sul piazzale della Basilica di Santa Maria degli Angeli, in una domenica di metà giugno del 2007, Benedetto XVI disegna un appassionato ritratto di Francesco d’Assisi, pensato per i giovani e che colpisce al cuore gli adulti. Citando un passo tratto da “La leggenda dei tre compagni”, il Papa dice:

    "’Francesco era tanto più allegro e generoso, dedito ai giochi e ai canti, girovagava per la città di Assisi giorno e notte con amici del suo stampo, tanto generoso nello spendere da dissipare in pranzi e altre cose tutto quello che poteva avere o guadagnare’. Di quanti ragazzi anche ai nostri giorni non si potrebbe dire qualcosa di simile?".

    La domanda fa tutti attenti. Oggi, constata subito dopo Benedetto XVI, i giovani hanno ben più che le strade di un piccolo quartiere per le loro serate di “movida”, dove il divertimento è vero se non manca un certo numero di drink e magari qualche sostanza un po’ più “forte”:

    “Come negare che sono molti i ragazzi, e non ragazzi, tentati di seguire da vicino la vita del giovane Francesco, prima della sua conversione? Sotto quel modo di vivere c’era il desiderio di felicità che abita ogni cuore umano. Ma poteva quella vita dare la gioia vera? Francesco certo non la trovò. Voi stessi, cari giovani, potete fare questa verifica a partire dalla vostra esperienza. La verità è che le cose finite possono dare barlumi di gioia, ma solo l’Infinito può riempire il cuore”.

    È la dicotomia di sempre: scegliere qualcosa che riempie il cuore e poi scade, o scegliere Chi riempie il cuore per sempre. Francesco, dopo la conversione, comprende che la felicità vera passa per l’amore a Dio e agli altri, specie quelli che non hanno niente di estetico e di accattivante. Come, per esempio, i lebbrosi:

    “Gli ultimi, gli emarginati, nei confronti dei quali Francesco provava un irresistibile senso di ribrezzo. Toccato dalla grazia, egli aprì loro il suo cuore. E lo fece non solo attraverso un pietoso gesto di elemosina, sarebbe troppo poco, ma baciandoli e servendoli. Egli stesso confessa che quanto prima gli risultava amaro, divenne per lui ‘dolcezza di anima e di corpo’".

    Infinito, come il Vangelo da cui deriva in modo genuino, è ciò che si potrebbe dire della spiritualità francescana. Su tutti, certamente, spicca il tema della pace:

    “Francesco può aiutarci a dialogare autenticamente, senza cadere in un atteggiamento di indifferenza nei confronti della verità o nell’attenuazione del nostro annuncio cristiano. Il suo essere uomo di pace, di tolleranza, di dialogo, nasce sempre dall’esperienza di Dio-Amore. Il suo saluto di pace è, non a caso, una preghiera: ‘Il Signore ti dia la pace’".

    Non poteva il Papa teologo e letterato non dedicare in quella domenica di quattro anni fa un pensiero al Cantico delle Creature. Perché quei versi, che contengono il germe della prima lingua italiana, sono il distillato di un cuore capace di amore universale:

    “Come a cerchi concentrici, l’amore di Francesco per Gesù si dilata non solo sulla Chiesa ma su tutte le cose, viste in Cristo e per Cristo. Nasce di qui il Cantico delle Creature, in cui l’occhio riposa nello splendore del Creato: da fratello sole a sorella luna, da sorella acqua a frate fuoco. Il suo sguardo interiore è diventato così puro e penetrante da scorgere la bellezza del Creatore nella bellezza delle creature. Il Cantico di frate sole, prima di essere un’altissima pagina di poesia e un implicito invito al rispetto del creato, è una preghiera, una lode rivolta al Signore, al Creatore di tutto”.

    (musica)

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    Francesco d’Assisi, un Santo che parla agli uomini di ogni tempo. La riflessione del rettore dell’Antonianum

    ◊   “Nacque al mondo un sole”: con queste parole, Dante Alighieri descrive, nella “Divina Commedia”, la nascita di San Francesco ad Assisi. Una figura che, nei secoli, ha conquistato persone di ogni cultura e religione ed è stato ammirato da personalità come Martin Luther King e Gandhi. Sull’universalità e attualità della testimonianza del Poverello d’Assisi, Alessandro Gisotti ha intervistato il rettore della Pontificia Università Antonianum, padre Priamo Etzi:

    R. – Per San Francesco si è realizzato quel che in definitiva si realizza in tutti i Santi, ovvero che la loro esperienza deve essere interpretata, compresa e accolta a partire dal Vangelo che è un messaggio sempre valido, un messaggio perenne: “Le tue parole non passeranno mai”. San Francesco come uomo evangelico, con una sua peculiarità, anche con sua modalità tutta speciale, riesce ancora oggi, nonostante la distanza di otto secoli che ci differenziano e ci distanziano da lui, a proporci in tutta la sua forza e in tutta la sua importanza, la necessità di vivere i valori evangelici e dunque di seguire le orme del Signore.

    D. – Benedetto XVI ha detto in una catechesi che l’ideale di San Francesco era "essere come Gesù". Una meta altissima, dunque. Eppure in ogni tempo e potremmo dire in ogni cultura il Poverello di Assisi è sempre stato percepito come vicino anche all’uomo comune…

    R. – Penso che essere come Gesù sia il traguardo di ogni vita cristiana ben vissuta. Questo traguardo è insito nel Battesimo stesso. Certamente i Santi, per un dono di grazia e per una loro generosità speciale, hanno corrisposto in maniera piena e hanno perfettamente realizzato questo traguardo. Direi che Francesco proprio essendo autenticamente cristiano e anche autenticamente umano - perché i valori del Vangelo non sono al di fuori o non sono esclusiva solo dei cristiani ma penso che abbiano una valenza che vada al di là della confessionalità - è riuscito a trasmettere questo ideale di fraternità, di vicinanza ai più piccoli, ai più poveri, di comprensione della natura come Creazione, come un rimando più alto, un libro della Rivelazione ulteriore che sono assolutamente accettabili anche da chi cristiano non si dice o cristiano non è.

    D. – In questo 150.mo dell’unità d’Italia è importante sottolineare anche quanto il Patrono dell’Italia, San Francesco, ed anche il francescanesimo, hanno contribuito alla formazione di questo Paese, alla identità del suo popolo?

    R. – Sì, certamente Francesco è un italiano e il francescanesimo ha contribuito all’edificazione di questa nostra nazione. Però io non enfatizzerei troppo questo aspetto perché Francesco, come lo definisce la liturgia, come lo definiscono i suoi primi biografi, fu “homo catholicus et totus apostolicus": cattolico nel senso letterale del termine, uomo universale; apostolico perché aperto ad ogni uomo, ad ogni cultura, ad ogni nazione. La nostra fraternità è stata internazionale fin dagli inizi e lo stesso Francesco, secondo la tradizione, avrebbe avuto addirittura una mamma francese. Dunque, certamente, italiano nel senso che in qualche modo ha rappresentato al meglio quello che è il genio del nostro popolo ma non ne farei esclusivamente un italiano! (bf)

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    Rinunce e nomine

    ◊   Il Santo Padre ha accettato la rinuncia all’ufficio di vescovo ausiliare della diocesi di Augsburg (Germania), presentata da mons. Josef Grünwald, per raggiunti limiti di età.

    Il Santo Padre ha nominato prelati uditori del Tribunale della Rota Romana mons. Vito Angelo Todisco, del Clero della Diocesi di Avellino (Italia), finora difensore del Vincolo del medesimo Tribunale, e mons. Felipe Heredia Esteban, del Clero della Diocesi di Calahorra y La Calzada-Logroño (Spagna), finora giudice del Tribunale della Rota della Nunziatura Apostolica di Madrid.

    I sacerdoti Kevin Gillespie, addetto di Segreteria di 2.a classe presso la Congregazione per il Clero, e Massimiliano Matteo Boiardi, F.S.C.B., addetto di Segreteria di 2.a classe presso la Sezione per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato, sono stati nominati Cerimonieri Pontifici.

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    Musei Vaticani: giornata di studio sulla conservazione e il restauro delle opere etnologiche

    ◊   Conoscere, conservare, condividere. Queste le parole chiave della “Sharing Conservation”, una giornata di studio promossa dai Musei Vaticani e dedicata ai diversi approcci alla conservazione e al restauro di manufatti provenienti da tutto il mondo. Padroni di casa, in quest’occasione di confronto tra i principali istituti di restauro internazionali, gli specialisti del Museo missionario etnologico dei Musei Vaticani e del laboratorio di restauro polimaterico. Il servizio di Michele Raviart:

    Prendersi cura dell’arte del mondo, nel rispetto della cultura dei popoli e delle loro tradizioni. Questo il compito delle sette specialiste del laboratorio di restauro polimaterico dei Musei Vaticani, che dal 2001 provvedono al recupero degli oltre 80mila pezzi che compongono il catalogo del Museo missionario etnologico. Opere provenienti da ogni epoca, dalla preistoria agli ultimi regali ricevuti da Papa Benedetto XVI, e da ogni parte del mondo. Dai tredici kakemono giapponesi, preziosi rotoli di seta dipinti, alle maschere in legno provenienti dall’Africa. Materiali diversissimi tra loro, che vengono meticolosamente analizzati e restaurati. Stefania Pandozy, responsabile del laboratorio polimaterico:

    “Questo lavoro, per noi, è una vera e propria missione. Noi trattiamo delle collezioni che hanno delle origini estremamente diversificate: in questo siamo assolutamente coadiuvati da specialisti delle varie etnie, che ci indirizzano e ci fanno conoscere la natura, la nascita e i motivi della realizzazione delle opere che noi andiamo a trattare. Cerchiamo di eseguire un intervento che, nel rispetto delle culture di provenienza, possa migliorare lo stato dell’oggetto, rendendolo così fruibile. Non è soltanto un rispetto etico, morale, formale e concettuale, è un rispetto pratico: operiamo col minimo intervento”.

    Una collezione, quella del Museo missionario etnologico, che è la più vasta tra quelle che compongono i Musei Vaticani e che risale principalmente all’Esposizione Universale Missionaria del 1925. Per l’occasione giunsero al Pontefice Pio XI, migliaia di doni provenienti da privati, diocesi e missioni di tutto il pianeta. Un’universalità di opere e di etnie che è nella natura stessa della Chiesa di Roma, come ci spiega padre Nicola Mapelli, curatore del reparto per le raccolte etnologiche dei Musei Vaticani:

    “L’interesse della Chiesa cattolica per le altre culture e per gli altri popoli è un interesse veramente universale. La Chiesa ha sempre avuto questa grande attenzione ad andare oltre i confini, ad espandersi al di fuori del suo mondo originario per arrivare in Cina, in Giappone, in Asia, nelle Filippine, in America e, in contatto con queste culture, apprende da queste culture le sapienze locali e con queste sapienze locali cerca di costruire questo ideale di un mondo fatto di armonia, di pace e di concordia. (mg)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina, un editoriale di Lucetta Scaraffia dal titolo “Un'ipocrisia storicamente insensata: nella datazione la Bbc ha deciso di ignorare la nascita di Cristo”.

    Nell'informazione internazionale, in rilievo l'economia: Pechino condanna il disegno di legge statunitense per l'imposizione di dazi.

    Kabul cambia strategia: Gabriele Nicolò sulle prospettive politiche in Afghanistan dopo la rinuncia al dialogo con i talebani.

    Fede e testimonianza: in cultura, Inos Biffi sul significato della profezia nel cristianesimo.
    E Filippino reinventò se stesso: Jonathan K. Nelson sulla mostra «Filippino Lippi e Sandro Botticelli nella Firenze del Quattrocento» allestita alle Scuderie del Quirinale.

    Dal qualcosa al qualcuno: Adriano Pessina sul rapporto tra vita e politica in Hannah Arendt.

    Seguendo una molecola di anidride carbonica: Franco Prodi illustra nuovi studi su foreste e cambiamenti climatici.

    Una minoranza al servizio del Paese: Nicola Gori intervista il cappuccino monsignor Martinus Dogma Situmorang, vescovo di Padang e presidente della Conferenza episcopale, in questi giorni in visita “ad limina”.

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    Oggi in Primo Piano



    Attentato kamikaze a Mogadiscio: decine di morti. Mons. Bertin: messaggio degli Shabaab alla comunità internazionale

    ◊   Attentato stamane a Mogadiscio, capitale della Somalia. Almeno 65 persone sono morte ed oltre 40 sono rimaste ferite. Un camion bomba guidato da un kamikaze è esploso all'interno del recinto di un palazzo governativo, che ospita quattro Ministeri, fra cui quello dell’Educazione. Strage fra i soldati di guardia e gli studenti in fila per sostenere un esame. L'attacco è stato rivendicato dai ribelli islamici Shabaab. Sulle motivazioni di questo nuovo attacco degli Shabaab, Helene Destombes ha intervistato l’amministratore apostolico di Mogadiscio, mons. Giorgio Bertin, in questi giorni a Roma per partecipare ad una conferenza sulla fame nel Corno d’Africa:

    R. – Probabilmente penso che l’abbiano fatto proprio per far capire che, anche se si sono ritirati da Mogadiscio due mesi fa, sono ben presenti e bisogna fare i conti con loro per qualsiasi futura soluzione per la Somalia.

    D. – E’ un messaggio mandato al governo locale ma anche alla comunità internazionale che sembra occuparsi un po’ di più del caso della Somalia ultimamente?

    R. – Sì, certamente, perché la situazione umanitaria ha un po’ risvegliato l’attenzione mondiale su questo problema e allora anch’essi vogliono dire: siamo anche noi attori e bisogna tenere conto della nostra presenza. Bisogna tener conto che la maggior parte delle regioni del centro sud sono ancora un po’ controllate dagli Shabaab.

    D. – Venerdì prossimo lei parteciperà a un incontro importante a Roma sulla fame nel Corno d'Africa. Qual è il messaggio che desidera trasmettere?

    R. – Il messaggio che desidero trasmettere è che bisogna senz’altro continuare lo sforzo umanitario ma questo sforzo umanitario deve essere accompagnato, allo stesso momento, anche da uno sforzo politico per ricostruire lo Stato, per ricostruire un’autorità che sia accettata anche all’interno della Somalia e non semplicemente dalla comunità internazionale.(bf)

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    Grecia: i sindacati si preparano allo sciopero generale, aiuti ad Atene ancora bloccati

    ◊   Le Borse europee proseguono la giornata al ribasso. Sullo sfondo resta sempre l'irrisolto problema della crisi greca. Nonostante le assicurazioni del presidente dell’Eurogruppo Junker che afferma, tuttavia, come Atene debba fare di più. "C'è un evidente rischio che la Grecia non sia sul giusto percorso", ha affermato il ministro delle Finanze svedese Anders Borg entrando alla riunione dell'Ecofin a Lussemburgo. Questa notte l'Eurogruppo ha chiesto ad Atene nuove misure aggiuntive facendo slittare ancora lo sblocco della nuova tranche di aiuti da 8 miliardi di Euro. Intanto, crescono le tensioni sociali nel Paese ellenico dopo l’annuncio di licenziamenti di massa nel settore pubblico ed i sindacati hanno annunciato per domani un imponente sciopero generale. Stefano Leszczynski ha intervistato l’economista Gianfranco Viesti, dell’Università di Bari:

    R. – La situazione in Grecia resta gravissima e molto pericolosa da un punto di vista sociale. Quel che ci interessa anche molto è che questa gravità della situazione greca può avere riflessi sulla situazione degli altri Paesi mediterranei e in generale dell’Europa. La Grecia ci interessa di per sé ma ci interessa anche perché è prima o ultima, a seconda di come guardiamo, della serie dei Paesi europei.

    D. – Oramai da tempo siamo abituati a sentir parlare sia dei fattori finanziari sia dei fattori di crescita ma si parla poco, ad esempio, del fattore di tensione sociale che aumenta un po’ dappertutto…

    R. – Questo è un fattore fondamentale perché mostra quanto stanno bene i cittadini, quanto le persone riescono a vivere in maniera decente e, quindi, è un fattore assolutamente fondamentale, più fondamentale di qualsiasi numero dell’economia. Stiamo lasciando questi problemi incancrenirsi da un po’ troppo tempo e non riusciamo a dare loro un quadro certo di uscita, non c’è una strada di uscita certa. Questo che cosa determina? Fa moltiplicare le sofferenze dei Paesi e non dà ai cittadini nessuna prospettiva di sbocco. Per questo la mancanza di capacità di disegno, di uno scenario, dei leader europei, particolarmente tedeschi, appare davvero sorprendente e pericolosa: si tiene a “bagnomaria” questa situazione dimenticando che proprio il tenerla così fa incancrenire i problemi.

    D. - Guardando a quello che succede oltre Oceano, le manifestazioni degli “indignados” a New York contro Wall Street: la finanza è veramente responsabile di alcuni dei nostri mali o sta diventando un po’ il capro espiatorio di questa crisi?

    R. – E’ responsabile oggettivamente perché questa crisi ha elementi esterni ai diversi Paesi però tutto l’insieme della crisi e del suo propagarsi più forte non è dovuto tanto all’azione della finanza in sé, che è un’azione di mercato, ma è dovuto al fatto che nei vent’anni precedenti si è diffusa l’idea che più la si lasciava fare libera meglio era per tutti: questa idea si è rivelata catastrofica.

    D. – La politica si è resa conto di queste disfunzioni?

    R. – Troppo poco rispetto all’evidenza e alla dimensione di quello che sta succedendo. Si è agito di corsa, soprattutto negli Stati Uniti, abbastanza bene nella primissima parte della crisi ma poi sembra quasi che ci si sia dimenticati della necessità di una regolazione più profonda di questo settore. (bf)

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    Sentenza d'appello al processo per l'omicidio di Meredith Kercher: il commento di Francesco D'Agostino

    ◊   Polemiche e dibattito in Italia dopo l’assoluzione di Amanda Knox e Raffaele Sollecito dall’accusa di omicidio della studentessa inglese Meredith Kercher, avvenuto a Perugia nella notte tra il primo e il 2 novembre 2007. La cronaca nel servizio di Roberta Gisotti:

    Il verdetto, ieri, della Corte d’assise della città umbra, è stato accolto da urla e fischi della folla che, radunata davanti al Palazzo di Giustizia, ha gridato in coro vergogna all’indirizzo degli avvocati della difesa Amanda Knox e Raffaele Sollecito, i due giovani studenti universitari, che si sono sempre dichiarati innocenti. Sentenza che annulla le condanne a 25 e 26 anni di reclusione che i due ex fidanzati imputati stavano scontando in carcere, dopo essere stati arrestati dalla Polizia quattro giorni dopo l’efferato delitto, che ha acceso la fantasia dei media non solo in Italia. Attonita nell’aula del Tribunale la famiglia della vittima, che ha poi ribadito alla stampa fiducia nella giustizia italiana, chiedendosi però chi siano allora i complici del terzo imputato, Rudy Guede, nell'omicidio di Meredith. Knox e Sollecito, assolti con formula piena per non aver commesso il fatto, sono stati subito liberati. Sollecito ha fatto ritorno a Bisceglie in Puglia, mentre la Knox è ripartita stamane per gli Stati Uniti, suo Paese d’origine. Si attendono ora entro 90 giorni le motivazioni della sentenza, ma si ritiene siano state decisive a ribaltare il giudizio di primo grado le perizie genetiche sull’arma del delitto ed altri reperti. La sentenza d’appello sarà comunque impugnata in Cassazione dall’accusa che aveva chiesto la condanna all’ergastolo per Knox e Sollecito.

    Sull’esito di questo processo Luca Collodi ha intervistato il prof. Francesco D’Agostino, presidente dell’Unione giuristi cattolici italiani:

    R. – In tutti i processi indiziari – e questo è un tipico esempio di processo in cui mancano le prove regine, come la confessione degli imputati o testimoni oculari dell’evento – resta sempre, e resterà sempre, il dubbio sulla colpevolezza degli imputati, esisterà sempre chi dirà che in realtà si sta facendo un’ingiustizia. Da questo punto di vista, non mi meraviglia affatto che un processo, oltretutto anche complicato - per la stranezza di come si è verificato questo terribile omicidio - non possa che dare adito a dibattiti, controversie, interpretazioni che non finiranno neanche nei prossimi giorni e dureranno ancora chissà quanto. In altre parole, bisogna vedere le vicende della giustizia con molta freddezza, anche se mi rendo conto che esortare alla freddezza non vada incontro ai desideri viscerali degli amanti della cronaca nera.

    D. – Questo processo, secondo lei, mette in luce i limiti della giustizia italiana, di cui tanto si parla in questo periodo?

    R. – Assolutamente no. La procedura, soprattutto penale, ma anche civile italiana, crea mille problemi, ma questo di Perugia non è un esempio adeguato per puntare il dito contro il sistema giudiziario italiano. Anzi, ritengo che i giudici, capovolgendo il verdetto di primo grado abbiano dato una buona prova dell’autonomia che si dà tra i due diversi gradi di giudizio, di prima istanza e di seconda istanza. Il problema – ripeto – è della natura stessa del caso e della vicenda processuale, basata tutta su indizi complicati ad analizzarsi e, a volte, addirittura non coerenti tra di loro. Se vogliamo parlar male o addirittura auspicare la riforma del sistema giudiziario italiano ricorriamo ad altri esempi: non ne mancano.

    D. – Per chiudere, dovremmo dire che la giustizia umana è veramente difficile!

    R. – La giustizia umana non solo è difficile, ma qualcuno in un momento di scoraggiamento potrebbe anche dire che è impossibile rendere davvero giustizia in questo mondo. Però, aggiungiamo subito, che l’immensa difficoltà di rendere giustizia si unisce alla necessità del sistema giudiziario, per garantire un minimo di convivenza ordinata. In altre parole, il processo può anche essere definito un male, ma è sicuramente un male necessario. Dobbiamo anche in questo caso avere quel minimo di obiettività e di freddezza per riconoscere che dei processi non possiamo fare a meno e non possiamo fare a meno di questi “poveri” giudici, sia togati che non togati, che vengono chiamati a questo compito terribile di giudicare e che sono i primi, sicuramente, ad avere consapevolezza della loro fallibilità. (ap)

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    Congresso della Divina Misericordia: la testimonianza di un sacerdote tra gli emarginati del Brasile

    ◊   La quarta giornata del secondo Congresso mondiale della Divina Misericordia, in corso fino a domani a Cracovia, è stata dedicata alla dottrina di Giovanni Paolo II. I partecipanti visitano questo pomeriggio Wadowice, città natale di Karol Wojtyla, dove è prevista la preghiera ecumenica sulla Piazza del Mercato, presieduta dal cardinale Angelo Comastri. Il servizio del nostro inviato, padre Tadeusz Cieslak:

    La conferenza introduttiva sulla dottrina di Giovanni Paolo II nei riguardi della Divina Misericordia è stata pronunciata dal cardinale Kazimierz Nycz. Il metropolita di Varsavia ha sottolineato soprattutto la sfida che contiene lo stesso concetto della misericordia. Giovanni Paolo II chiede alla Chiesa di annunciare la Divina Misericordia con la sua gratuità che è estranea alla mentalità del mondo concentrato piuttosto sul concetto della giustizia. Sono seguite poi le testimonianze nelle varie parrocchie di Cracovia, a cui hanno partecipato centinaia di persone. Nella mattinata di oggi ha parlato tra gli altri suor Marie Simon-Pierre, guarita grazie all’intercessione di Giovanni Paolo II. Ha espresso la sua convinzione che la sua guarigione serve non solo per lei personalmente, ma soprattutto per continuare l’opera di misericordia svolta dalla sua Congregazione religiosa, specialmente a favore della famiglia e della vita. Alla fine dalla mattinata è stata celebrata la Messa presieduta dall’arcivescovo di Port-au-Prince, ad Haiti, Louis Kebreau. Anche nell’omelia pronunciata da mons. Jan Babjak, arcivescovo di Presov, in Slovacchia, è stata offerta una testimonianza sull’efficacia della preghiera alla Divina Misericordia. “Da quando recito la Coroncina alla Divina Misericordia davanti alla Sua Immagine, situata nella cappella arcivescovile - ha detto il presule slovacco di rito bizantino - sento che il Signore ha risolto molti dei miei problemi personali, ricevo la luce che mi aiuta a svolgere la mia missione pastorale, ottengo la forza che mi consente di accettare anche le sofferenze e le difficoltà, nonché di adorare Dio anche in queste situazioni”. Domani, la conclusione del Congresso con la Messa presieduta dal cardinale Christoph Schoenborn, arcivescovo di Vienna, e con l’invio dei messaggeri della Divina Misericordia.

    Tra le varie testimonianze a Cracovia, c’era anche quella di padre Joao Henrique, fondatore dell’Associazione “Alleanza della Misericordia” attiva tra i poveri e gli emarginati del Brasile. Padre Tadeusz Cieslak lo ha intervistato:

    R. - Questa associazione cerca di essere presenza della Misericordia tra i poveri, tra le persone escluse della società brasiliana, per portare a tutti questo annuncio, che è capace, come diceva Santa Faustina, di trasformare i peccatori in santi. Nella nostra povertà abbiamo iniziato senza niente, dormendo per strada, e oggi abbiamo la possibilità di assistere 20 mila persone al mese, distribuire 200 mila pasti ogni mese e abbiamo 23 case di accoglienza per bambini, per anziani, per persone malate, per donne di strada, cercando di accogliere questi fratelli con il cuore di Gesù.

    D. - Il Brasile ha bisogno di questo annuncio della Misericordia Divina…

    R. - Senz’altro, perché abbiamo delle realtà in Brasile molto drammatiche. Oltre alle difficoltà e alla confusione che spesso si vive dal punto di vista religioso, per mancanza di formazione, noi sentiamo soprattutto l’annuncio della Misericordia come testimonianza della carità. Come diceva Santa Faustina, noi dobbiamo annunciare la misericordia con la parola, con la carità e con la preghiera. E quindi anche attraverso la preghiera noi facciamo molte esperienze della forza dei carismi: siamo un’associazione che vive questa dimensione carismatica. Vediamo come veramente per questi fratelli più poveri, a volte distrutti dalla droga, distrutti da una vita di prostituzione, è solo la forza della preghiera che suscita in loro la gioia di poter rinascere, ricominciare nella forza dello Spirito Santo. Proprio questa settimana eravamo in una piazza annunciando l’amore di Dio, quando è arrivata la croce della Giornata della gioventù e l’abbiamo portata insieme al nostro cardinale, l’arcivescovo di San Paolo, Odilo Pedro Scherer in tutti i quartieri più poveri, dove c’è più traffico di droga. Le persone lasciavano il coltello, lasciavano la pistola, per poter ricominciare a vivere, commossi dalla presenza della Chiesa in mezzo a loro. Noi dobbiamo mostrare una Chiesa presente tra i poveri.

    D. - E’ possibile anche trapiantare questa esperienza qui in Europa? Già avete fatto qualcosa?

    R. - Noi abbiamo già una comunità a Lisbona e ne abbiamo aperta una adesso in Polonia. Stiamo iniziando ad imparare il polacco, una lingua così difficile, ma così bella. Abbiamo poi dei gruppi in Belgio e in Italia che portano l’annuncio della misericordia tra i poveri, tra i giovani soprattutto distanti dalla Chiesa.

    D. - Ce ne sono tanti anche in Europa, così ricca, ma anche così povera…

    R. - Senz’altro. Noi vediamo un’Europa così povera di Dio e così povera di senso della vita: dove si perde Dio, si perde il gusto della vita, il senso di un’esistenza che diventa un atto di amore per gli altri. E allora anche in Europa noi vediamo questo dilagare della droga, questo dilagare dell’ateismo, dei suicidi e tanti giovani tristi, che sono pieni di denaro, pieni di cose, di oggetti, di ricchezze materiali, ma così poveri spiritualmente. Ci accorgiamo veramente che quando fanno esperienza di quest’amore di Dio, ritrovano la gioia di vivere.

    D. - Qualche parola ancora su questo raduno, su questo Congresso…

    R. - E’ una cosa meravigliosa. Noi abbiamo proprio la gioia di poter annunciare la misericordia e questa spiritualità - cui il Papa Giovanni Paolo II ha consacrato il terzo millennio - è veramente la spiritualità di cui il mondo oggi ha necessità. Un commento ebraico diceva che Dio ha creato il mondo, ma non stava in piedi, lo ha ricreato, ma cadeva di nuovo, poi ha inventato la misericordia e finalmente è rimasto in piedi, è rimasto fermo. Vediamo che questo mondo cade da tutte le parti, fa acqua da tutte le parti. Solo una nuova civilizzazione della misericordia può sostenere la nostra società, una civilizzazione che dia attenzione all’uomo, che metta al centro l’uomo e non l’interesse economico, non il piacere, non il relativismo, non una verità falsa, che porta l’uomo alla morte, perché veramente fuori della Parola di Dio c’è la maledizione, c’è la morte, c’è la tristezza. Quindi, l’annuncio della misericordia, il cercare i piccoli, i poveri, coloro che non hanno fatto l’esperienza dell’amore di Dio, è una necessità estrema per questa nostra società ed è l’unico cammino di vita. (ap)

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    Nel segno di San Francesco, un "pellegrinaggio radiofonico" per la pace e il dialogo

    ◊   Sulle orme di San Francesco per la pace e il dialogo. Si conclude domani il "pellegrinaggio radiofonico" interreligioso organizzato dalla nostra emittente nei conventi francescani della valle reatina, nel Lazio. Sull'iniziativa, ascoltiamo il servizio della nostra inviata, Antonella Palermo:

    Il linguaggio di San Francesco è linguaggio di pace, perché profondamente umano e capace perciò di andare al di là delle appartenenze religiose. E’ dal cuore dell’uomo, non da tante parole spesso vane che bisogna ripartire per gettare ponti fra i popoli: lo ripete padre Marino Porcelli, superiore del santuario di Fontecolombo, dove Francesco scrisse la Regola. Camminare in questa valle santa areatina, poco nota ai più, è riscoprire l’essere creatura sotto lo sguardo di Dio. Mustafa Cenap Aydin, musulmano turco, è entusiasta di tanta bellezza e di una storia che parla di umiltà e tenacia. E si impegna a portarci i suoi amici musulmani:

    “Camminando sulle orme di San Francesco, mi sento veramente di essere chiamato a fare un cammino interiore. Per questo dico che comincio un cammino anche interiore per capire meglio questo messaggio di pace di San Francesco”.

    Rosario Confessore, pastore valdese ci ricorda la vocazione di Abramo, chiamato ad uscire dalla propria terra, dalle proprie sicurezze:

    “In questo cammino si incontra anche la serenità, la gratitudine a Dio per questi nuovi incontri e per tante esperienze che si possono fare solo e proprio nella libertà dei figli di Dio”.

    Olga Olina, nella vita dipinge icone russe e scrive poesie: ha gli occhi mistici e si chiede dove sia la differenza tra cattolici ed ortodossi e non trova risposte…

    “Mi sento leggera in questo cammino di San Francesco. E’ il sentiero che fa guarire il pensiero”.

    Sul sentiero per Greccio incrociamo un pellegrino sessantenne di Bruxelles, in cammino da due mesi e mezzo sulla Via Francigena: auspica più strutture per l’accoglienza a basso costo, come avviene a Santiago, e prega perché l’uomo ridiventi semplice ed amico della povertà.

    Infine, il pensiero di padre Giuseppe Frasca, su cosa significa vivere la povertà di Francesco oggi:

    "Semplificare il cuore; partire dal cuore, liberando dal cuore tutte quelle cose che non servono: ti liberi materialmente se prima hai liberato il cuore. Quindi semplicità di cuore…" (mg)

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    Chiesa e Società



    Premio Nobel per la Fisica a tre astrofisici per i loro studi sull’espansione dell’Universo

    ◊   Il premio Nobel per la fisica 2011 è stato assengato a tre astrofisici per i loro studi sul’espansione dell'Universo. Si tratta degli statunitensi Saul Perlmutter e Adam Riess e dello studioso americano-australiano, Brian Schmidt. Il Comitato Nobel a Stoccolma nella motivazione ricorda che i tre studiosi “hanno preso in esame decine di stelle che esplodono, chiamate supernove, e hanno scoperto che l'Universo è in espansione a una velocità in accelerazione permanente”. Le ricerche, condotte su 50 supernove distanti, hanno dato un risultato inatteso: la loro luce è più debole rispetto a quanto previsto. Questo risultato, secondo gli studiosi, è la prova che l'Universo, non solo, si sta espandendo, ma anche che la velocità di espansione sta aumentando. Tale accelerazione è prodotta, secondo gli studiosi, da una misteriosa "energia oscura". In base a tali studi, le galassie si allontanerebbero sempre più l'una dall'altra. La densità dell'Universo sarebbe inoltre in continuo calo e in futuro, se questa accelerazione dovesse proseguire, tutte le galassie al di fuori della via Lattea sarebbero così lontane da non poter essere individuate. L'Universo, al di fuori della galassia in cui ci si trova, diventerebbe nero. In base all’osservazione dei tre studiosi, “se l'espansione continuerà, tutto potrebbe trasformarsi in ghiaccio”. E' stato confermato, infine, il premio Nobel per la Medicina assegnato ieri al biologo Ralph Steinman, morto il 30 settembre scorso. E’ quanto rende noto l’accademia di Stoccolma precisando che il “riconoscimento non è stato deliberatamente consegnato postumo”. (A cura di Amedeo Lomonaco)

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    Usa: più di 200 teologi e attivisti cattolici firmano un appello per l'abolizione della pena capitale

    ◊   Le recenti esecuzioni di Troy Davies in Georgia e di Lawrence Brewer in Texas, hanno rilanciato negli Stati Uniti il movimento contro la pena di morte che vede in prima fila la Chiesa. Più di 200 teologi, studiosi e attivisti cattolici per i diritti umani hanno diffuso nei giorni scorsi un appello per chiedere l’abolizione della pena capitale. I firmatari citano proprio il caso di Troy Davies, giustiziato il 21 settembre scorso per l’omicidio di un poliziotto nel 1989, nonostante le prove a suo carico non fossero sufficienti per poterlo accusare oltre ogni ragionevole di dubbio, per denunciare “i gravi limiti del sistema giudiziario americano”. “Anche chi non condivide le nostre convinzioni religiose – si legge nella dichiarazione pubblicata sul sito web www.CatholicMoralTheology.com - deve riconoscere che la pena di morte è applicata non solo in modo bizzarro e discriminatorio, ma in alcuni casi contro persone innocenti". I firmatari ricordano, infatti, che diversi studi dimostrano come gli imputati afro-americani abbiano una probabilità molto maggiore di essere condannati a morte dei bianchi e che quando la vittima è un bianco questa probabilità può essere fino a cinque volte superiore. Non solo: “In Stati che hanno mantenuto la pena capitale il 98% dei procuratori distrettuali è bianco contro appena l’1% di colore”. La dichiarazione cita quindi la posizione più volte espressa dall’episcopato americano in linea con il Magistero della Chiesa, secondo il quale la pena di morte “è profondamente sbagliata, è uno sbaglio irreversibile, soggetto a errori giudiziari e condizionato da fattori come la razza, la qualità degli avvocati e dal luogo in cui il delitto è stato commesso ed esistono altri modi per punire i criminali e proteggere la società ". Tra gli argomenti teologici contro di essa, i teologi americani citano il Vangelo e il Magistero di Beato Giovanni Paolo II che aveva invitato tutti i fedeli in Cristo ad essere “incondizionatamente pro-vita” “In sintonia con i nostri ultimi papi e vescovi e sulla base di considerazioni teologiche e pratiche”, i firmatari ribadiscono quindi in conclusione la loro incondizionata opposizione alla pena capitale, deplorando le 1.268 condanne eseguite negli Stati Uniti dal suo ripristino nel 1976, a cui vanno aggiunti i 3.200 carcerati attualmente detenuti nel braccio della morte. (L.Z.)

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    Francia: documento dei vescovi per le elezioni del 2012

    ◊   Vita nascente, fine vita, famiglia, educazione, banlieus, immigrazione, laicità. Sono 13 i punti da prendere in considerazione in vista delle elezioni presidenziali del 2012, quando cioè la Francia sarà chiamata ad eleggere il presidente della Repubblica e a scegliere i suoi rappresentanti politici. Scendono per la prima volta in campo i vescovi francesi che ieri con una conferenza stampa tenuta a Parigi dal presidente della Conferenza episcopale francese (Cef), cardinale André Vingt-Trois, hanno presentato un documento a firma del Consiglio permanente della Cef sulle elezioni. Il testo - 6 pagine, ripreso dall'agenzia Sir - esordisce con la constatazione della crisi che sta attraversando non solo la Francia ma l’Europa intera, affermando che “gli effetti della crisi finanziaria mondiale che si è accelerata nel 2008, è lontana dall’essere risolta”. Ma – aggiungono subito i vescovi – “come cristiani dobbiamo avere fiducia: le crisi che attraversano le società umane possono essere occasione di rinnovamento e di esperienze che orientano di nuovo il futuro. Non devono pertanto impedirci di assicurare sempre e in ogni circostanza il rispetto di ogni persona umana, l’attenzione particolare per i più deboli, lo sviluppo della cooperazione con gli altri Paesi e la ricerca della giustizia e della pace di ogni popolo”. Questo documento – prosegue l’episcopato francese – è finalizzato a sottoporre all’elettorato una serie di “punti che ci sembrano importanti in vista delle elezioni. Ad ogni cittadino, ad ognuno di voi – scrivono i vescovi francesi -, spetta il compito di esaminare i programmi e i progetti dei partiti e dei candidati e di capire se questi approcci sono coerenti o no con la società nella quale desideriamo vivere”. I primi tre punti dei 13 punti sollevati dall’episcopato francese sono la vita nascente (“l’aborto non può mai essere presentato come una soluzione per le madri in difficoltà”); la famiglia (“La famiglia, fondata sull’unione dell’uomo e della donna deve essere aiutata economicamente e difesa, perché attraverso i figli che essa educa, sono in gioco l’avvenire e la stabilità stessa della società”); l’educazione (“un’educazione giusta implica la libertà e la responsabilità dei genitori e la trasmissione di tutti i saperi essenziali”). Altro punto sollevato dal documento francese riguarda i quartieri periferici e le città perché – si legge – “luoghi sempre più di violenza e traffici illegali”. I vescovi ritengono che “una politica puramente repressiva non sarebbe sufficiente per risolvere i problemi di fondo” ed invocano “iniziative per aiutare la popolazione a comprendere la società in cui vive e a sentirsene parte integrante”. C’è poi il punto riguardante il “fine vita” in cui i vescovi ribadiscono che “ogni persona, qualunque sia la sua età, stato di salute, handicap e malattia, mantiene la sua dignità”. (R.P.)

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    Pakistan: leader cristiani e musulmani contro la possibile liberazione dell'assassino di Taseer

    ◊   Gruppi islamici stanno orchestrando la liberazione di Mumtaz Qadri, l'assassino dell'ex governatore Salman Taseer. In tale frangente, Ong, vescovi e leader islamici moderati rilanciano la richiesta di “salvezza e libertà per Asia Bibi”. I due casi sono legati a doppio filo: Mumtaz Qadri, reo-confesso, è stato condannato a morte tre giorni fa per l'assassinio dell'ex governatore del Punjab Salman Taseer; la cristiana Asia Bibi, madre di famiglia è stata condannata a morte per blasfemia nel novembre 2010 dal tribunale di Sheikhpura, in Punjab, e attualmente si trova in carcere. Il governare Taseer è stato ucciso proprio per aver sostenuto l’innocenza di Asia, si era speso per la sua liberazione e per l’abrogazione della “legge sulla blasfemia”. Oggi i gruppi radicali islamici che considerano Qadri un eroe, riuniti nella rete “Tahafuz-e-Namoos-e-Risalat” (Alleanza per difendere il nome del Profeta) stanno studiando il meccanismo legale per giungere alla sua liberazione. Come informano fonti dell'agenzia Fides in Pakistan, la via prescelta è quella del “diyat” (il cosiddetto “prezzo del sangue”), prevista dalla legge islamica, per cui l’omicida può risarcire la famiglia della vittima con una somma di denaro, ottenendo il “perdono” e dunque la libertà. E’ una pratica che solo i tribunali islamici possono avallare legalmente. La rete “Sunni Tehreek” ha già detto di aver raccolto 200 milioni di rupie da destinare alla famiglia di Taseer come “diyat”. La famiglia – seppur benestante – sarà costretta ad accettare, subendo un ricatto, perchè in ballo c’è anche la sorte di Shabhaz Taseer, figlio del governatore, che è ancora in mano a un gruppo di sequestratori. Accettando il “diyat” – spiegano – il figlio verrebbe restituito alla famiglia. L’unico passaggio necessario è quello che il presidente del Pakistan passi la giurisdizione del caso Qadri dal tribunale civile antiterrorismo ad una Corte islamica. La formula del “diiyat” è stata applicata (e utilizzata come soluzione a una vicenda spinosa) nel caso di Raymond Davis, agente americano della Cia, incarcerato a fine gennaio per aver ucciso due uomini in Pakistan. Il tribunale di Lahore lo ha rimesso in libertà in cambio di un risarcimento alla famiglia, come previsto dal codice penale islamico. “Il piano degli estremisti è chiaro” nota Haroon Barkat Masih, leader della “Masihi Foundation”, che si occupa dell’assistenza legale e materiale di Asia Bibi. Oggi la Fondazione ha raccolto intorno a sé altre Ong come “Life for All” e “Breaking Bonds”, alcuni vescovi, come mons. Rufin Anthony, vescovo cattolico di Islamabad, e Mons. Ijaz Inayat, vescovo protestante di Karachi (della “Chiesa del Pakistan”), e anche alcuni leader e studiosi musulmani moderati, per lanciare un appello: “Chiediamo nuovamente, con forza, libertà e salvezza per Asia Bibi. La sua storia è legata a quella di Taseer. Se venisse liberato un omicida accertato come Qadri, tantopiù una innocente come Asia deve essere rimessa in libertà. Se il presidente del Pakistan concederà il cambio di giurisdizione, allora potrà anche concedere la grazia a una innocente e liberare immediatamente Asia Bibi, madre di famiglia che marcisce in carcere. Oppure adoperarsi per una immediata revisione del processo, che è stato del tutto falsato, e una revoca della condanna”. (R.P.)

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    India: nel Karnataka due chiese pentecostali costrette alla chiusura

    ◊   Su una popolazione di 52,8 milioni di persone, in Karnataka, i cristiani sono poco più di un milione. Eppure “gli estremisti indù con la complicità delle autorità continuano a terrorizzare l’indifesa comunità cristiana”. È la denuncia di Sajan K George, presidente del Global Council of Indian Christians (Gcic), a fronte della chiusura di due chiese pentecostali nei distretti di Hassan e Bangalore, lo scorso 25 settembre. In entrambi i casi - riferisce l'agenzia AsiaNews - l’intervento della polizia è sopraggiunto in seguito alle denunce di gruppi di radicali indù. Con questi ultimi episodi, salgono a 36 gli attacchi anticristiani in Karnataka nel solo 2011. Dal 2008 il governo del Karnataka è guidato dal Bharatiya Janata Party (Bjp), partito ultranazionalista che sostiene gruppi e movimenti di estremisti indù appartenenti al Sangh Parivar, come il Rashtriya Swayamsevak Sangh (Rss), il Vishwa Hindu Parishad (Vhp) o il Bajrang Dal. Nel distretto di Bangalore, la polizia di Hulimavu ha preso in custodia il pastore della Church of God Full Gospel, sulla base di numerose denunce che lo accusano di non avere regolari permessi per esercitare il culto e di praticare conversioni forzate. Secondo il presidente del Gcic, durante l’interrogatorio l’ispettore di polizia Balram Gowda “ha minacciato il pastore in modo chiaro, ordinando di chiudere la chiesa se non voleva essere arrestato”. Lo stesso giorno a Bagesafleshpur (distretto di Hassan), estremisti indù hanno fatto irruzione nella chiesa pentecostale End Times Full Harvest Church; malmenato il pastore John Frederick D’Souza e alcune signore che hanno cercato di intervenire; strappato alcune Bibbie dalle mani dei presenti gettandole via. Poi, gli aggressori hanno chiamato la polizia, che una volta arrivata ha ordinato al pastore di interrompere il servizio di preghiera e chiudere la chiesa. Anche in questo caso, la polizia ha contestato al religioso la mancanza di regolari permessi e di praticare conversioni forzate. “I pastori pentecostali – accusa Sajan George – sono minacciati e picchiati in maniera sistematica; trascinati nelle stazioni di polizia con false accuse; arrestati e richiusi in cella. Spesso senza nemmeno la possibilità di pagare una cauzione. E adesso, i fedeli di queste chiese sono senza servizio domenicale”. (R.P.)

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    Libano: il Patriarca maronita Bechara Raï negli Usa per una visita pastorale

    ◊   Il Patriarca maronita Bechara Raï sarà da oggi negli Stati Uniti per un viaggio pastorale di tre settimane nel corso del quale incontrerà le comunità maroniti locali e diverse personalità politiche. La visita sarà anche un’occasione per fare il punto della situazione in Medio Oriente e in particolare in Siria, dove continua la dura repressione delle proteste contro il regime di Bashar el Assad, e in Libano, anch’esso segnato negli ultimi mesi dall’inasprirsi delle tensioni politiche interne, soprattutto nella comunità cristiana. Dalla sua elezione a marzo mons. Rai ha promosso diverse iniziative per riannodare il filo del dialogo: a cominciare dalla convocazione, lo scorso 16 maggio, di un incontro tra fra personalità musulmane e cristiane di Libano e Siria nella sede del patriarcato a Bkerké, a cui è seguito un secondo vertice martedì scorso a Dar El-Fatwa, sede del Gran Muftì libanese. Il Patriarca maronita ha inoltre incontrato diversi leader politici libanesi per mediare una soluzione all’attuale crisi nel Paese e adesso sta lavorando all’organizzazione di un summit dei leader religiosi del Medio Oriente. Parlando della Siria, durante la sua recente visita in Francia, mons. Raï non ha nascosto il timore che in caso di caduta del regime Assad il potere possa cadere nelle mani di movimenti estremisti, con pericolo per la sopravvivenza della comunità cristiana. Dichiarazioni che hanno destato qualche perplessità anche negli Stati Uniti. È in questo contesto che si svolge la visita pastorale che lo porterà nelle città americane dove è più concentratala presenza di fedeli maroniti, una comunità che conta oggi in tutto due milioni di persone nel Paese. Per il vicario generale del patriarcato mons. Paul El-Sayah la visita sarà una buona occasione per ascoltare la sua “lucida e fedele analisi” della complessa realtà della regione. La sua linea, ha detto il presule in un’intervista all’agenzia Cns, ha già avuto “riscontri positivi in Libano e anche nel mondo arabo”. Intanto, come racconta alla Cns padre Paul Mouawad della parrocchia di Saint Sharbel a Newton, in Pennsylvania, nella comunità maronita americana cresce l’attesa per la visita. “[Mons. Raï] sta offrendo una nuova speranza e una nuova visione per il Libano e il Medio Oriente, soprattutto per le comunità cristiane”, ha detto il sacerdote. Durante la sua permanenza negli Stati Uniti è previsto anche un incontro con il Segretario generale dell’Onu Ban–Ki-moon. (A cura di Lisa Zengarini)

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    I vescovi dell’Asia: il rischio è l’alleanza tra secolarizzazione ed estremismo

    ◊   “Sulla secolarizzazione nelle società asiatiche fioriscono i fondamentalismi che sfruttano le emozioni e i bisogni della gente”. E’ quanto ha dichiarato mons. Thomas Menamparampil, arcivescovo di Guwahati, in India, e presidente dell’Ufficio per l’evangelizzazione della Federation of Asian Bishops’ Conferences. Nel corso di un’intervista rilasciata in occasione dell’incontro recentemente organizzato da questo organismo presso il Redemptorist Center di Pattaya, in Thailandia, il presule ha spiegato che il fenomeno della secolarizzazione e la crescita del fondamentalismo rappresentano “le due maggiori sfide per l’evangelizzazione dell’Asia”. Durante il convegno - riferisce L’Osservatore Romano - vescovi, teologi ed esperti dei problemi sociali del Continente asiatico hanno discusso sul tema “Evangelizzazione in Asia nel contesto della secolarizzazione e del fondamentalismo”. Per l’arcivescovo di Guwahati – rende noto l’agenzia Fides - è importante che i vescovi asiatici “siano in grado di fornire risposte adeguate per comprendere i motivi di questi due fenomeni”. Nel corso dei lavori a Pattaya - ha spiegato mons. Menamparampil - i partecipanti hanno cercato di approfondire i contenuti del saggio “Secolarization” (Oxford, 2011) del prof. Steve Bruce, docente di sociologia presso l’Università di Aberdeen, in Inghilterra. Nel testo si afferma che “la secolarizzazione è un fenomeno irreversibile dell’epoca moderna”. Oltre alla secolarizzazione, in molti Paesi asiatici si assiste anche al fenomeno della crescita del fondamentalismo. Per mons. Menamparampil, “nel continente asiatico il pericolo maggiore è il fondamentalismo religioso: da un lato, il pentecostalismo, che attira e porta via fedeli alla Chiesa cattolica; dall’altro lato, il fondamentalismo di matrice induista e islamica, che disturba l’armonia sociale e religiosa”. A questo fenomeno — ha affermato l’arcivescovo di Guwahati — la Chiesa non può rispondere con un approccio aggressivo. Alla secolarizzazione - ha concluso - ci si oppone “contribuendo a costruire valori laici universalmente validi”. Durante il convegno, in molti interventi si è ricordato il valore del dialogo tra i leader religiosi appartenenti a diversi credi. “Questo dialogo - è stato ribadito - è risultato utile anche per la pacificazione sociale e per il superamento dei pregiudizi”. (A.L.)

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    India: encefalite giapponese, 267 morti dall'inizio dell'anno

    ◊   Sempre più grave l'epidemia di encefalite giapponese nello Stato dell'Uttar Pradesh, nell’India settentrionale. Dall'inizio dell'anno, sono 267 i morti di questa febbre virale molto diffusa in Asia. Secondo quanto riferisce l'agenzia Pti, nelle ultime 36 ore sono deceduti altri 8 pazienti, che fanno salire a 44 il totale delle vittime negli ultimi dieci giorni. Un responsabile sanitario del distretto di Gorakhpur, l'epicentro del focolaio, ha riferito che in totale 2.480 persone sono state ricoverate per il virus, di cui oltre 40 negli ultimi tre giorni. Secondo gli esperti, il contagio è causato da zanzare infette, ma anche dal consumo di acqua contaminata. Il periodo di incubazione, ovvero il tempo trascorso tra la puntura e la comparsa dei primi sintomi, può variare da 5 a 15 giorni. (A.L.)

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    Somalia: prima missione umanitaria del Somaliland a Mogadiscio

    ◊   Per la prima volta dalla dichiarazione di indipendenza dal resto del Paese, una delegazione proveniente dalla Repubblica del Somaliland è recentemente intervenuta a favore di 9 mila famiglie sfollate a causa della siccità nella capitale della Somalia, Mogadiscio. “Abbiamo in programma di distribuire cibo a 9 mila famiglie e medicinali in 4 ospedali” ha dichiarato il presidente della Camera di Commercio del Somaliland. “Il cibo distribuito servirà al fabbisogno di un mese”. Il governo del Somaliland aveva annunciato alla fine di agosto il proprio intervento a favore della Somalia colpita da carestia e siccità nella maggior parte delle regioni del centro sud. Sono stati raccolti circa 700 mila dollari, donazioni della gente e del governo del Somaliland. Il denaro - riferisce l'agenzia Fides - è stato suddiviso tra due delegazioni: una sarà a Mogadiscio impegnata nella distribuzione degli aiuti alimentari, mentre l’altra andrà nei campi profughi, a Dadaab, in Kenya. Il Somaliland, che si trova a nord del Paese, è un ex protettorato britannico che si unì al Somaliland italiano per formare la Repubblica della Somalia nel 1960. Nel 1991 la regione nordoccidentale ha dichiarato la sua indipendenza dal resto della Somalia raggiungendo stabilità e pace del tutto sconosciute a Mogadiscio. (R.P.)

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    El Salvador: la Chiesa si attende maggiori investimenti statali per sanità e istruzione

    ◊   La Chiesa cattolica di El Salvador considera l’educazione come fondamentale per lo sviluppo di un Paese e, in seguito al progetto di bilancio per il 2012 appena presentato dal Ministero delle Finanze, ha mostrato il suo apprezzamento per l’aumento dei fondi destinati a sanità e istruzione. In una recente dichiarazione, mons. José Luis Escobar Alas, arcivescovo di San Salvador, ha affermato che il tema del bilancio è di importanza fondamentale per tutto il Paese e che la Chiesa rimane in attesa vigile della sua approvazione. “E’ importante discuterne con grande libertà, con la buona volontà e la collaborazione di tutti” ha aggiunto l’arcivescovo durante l’omelia domenicale. Ha sottolineato anche il fatto che negli anni passati si sono verificate esperienze per le quali il bilancio è stato fatto in ritardo, colpendo la nazione, “ci auguriamo che adesso non ci siano blocchi e i provvedimenti siano presi in tempo”. Il bilancio - riferisce l'agenzia Fides - sarà approvato al più tardi alla fine dell’anno e le tre grandi scommesse sono l’istruzione, la sanità e l’educazione. L’arcivescovo ha anche constatato le difficoltà del governo a lavorare nelle aree sociali, in particolare in questi tre settori, prestando attenzione alla popolazione più povera. Mons. Alas spera che le conclusioni della consulta nazionale proposte dal Consiglio Nazionale per l’Educazione, denominate «L’Educazione per un paese senza violenza» non rimangano solo parole. “Speriamo che non si tratti solo di una proposta ma che venga messa in pratica per risolvere uno dei problemi più gravi che abbiamo” ha sottolineato l’arcivescovo. Secondo i dati della Polizia Nazionale Civile, nel 2011 sono morti 103 alunni a causa della violenza. (R.P.)

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    Svizzera: il cardinale Koch al 150.mo dell’Azione Cattolica del Canton Ticino

    ◊   “Solo un Dio annunciato pubblicamente è a vantaggio dell’uomo e della sua dignità”: è quanto ha detto il cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, intervenendo al Congresso per i 150 anni di attività dell’Azione Cattolica del Canton Ticino. Due giorni di lavori, conclusisi domenica a Lugano, per ricordare il lungo cammino percorso dall’associazione. Nel suo intervento, il porporato si è soffermato sulla natura missionaria della Chiesa, ribadendo che essa “ha una missione universale, alla quale non può rinunciare senza tradire la sua ragion d’essere”. Per questo, ha continuato il cardinale Koch, “la Chiesa deve entrare nella sfera pubblica, senza lasciarsi relegare alla sfera privata”. Il porporato ha poi puntato il dito contro “tre processi di scristianizzazione dell’Europa”, datati 1968, 1989 e 2000. La prima di queste tre date rimanda a “speranze illusorie di un’ideologia che voleva l’uomo creatore di se stesso”; la seconda, invece, richiama la caduta del Muro di Berlino e le risposte alle promesse del marxismo, ovvero “un relativismo radicale, un ateismo aggressivo e una profonda crisi spirituale”. Infine, oggi si constata che “le mura del cuore non sono ancora cadute”. In questo senso, il cardinale Koch ha ribadito che un’Europa basata sul solo interesse economico non può prosperare, poiché “una comunità di Stati che vuole ignorare la dimensione religiosa sarà sempre un ostacolo alla convivenza di persone di diverse fedi e culture. Perché una società che vuole relegare la religione alla sfera privata è incapace di dialogare con la religione e con la cultura”. Cosa possono fare allora i cristiani? Scegliere unicamente la “via indicata dal Vangelo”, ha concluso il porporato, perché ciò evita sia il rischio di secolarismo che quello del fondamentalismo. Tra gli altri interventi al Congresso, si segnala quello di Paola Bignardi, presidente dell’Azione cattolica italiana fino al 2005, che ha invitato i laici a “ritornare all’essenza della fede”, ovvero al mistero di Cristo, cercando di trasformare se stessi ed il mondo attraverso “l’amore di Dio”. Infine, il vescovo di Lugano, mons. Pier Giacomo Grampa, ha ribadito la natura missionaria dei laici, ricordando che “si avverte il bisogno di un nuovo e generoso impegno dei cristiani in politica”. (A cura di Isabella Piro)

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    Germania: celebrazione ecumenica nell'anniversario della riunificazione tedesca

    ◊   Non dimenticare la divisione e le ingiustizie commesse nella Repubblica Democratica tedesca (Ddr): è l’esortazione espressa dal cardinale Joachim Meisner, arcivescovo di Colonia, durante la cerimonia ecumenica per l’anniversario della riunificazione tedesca che si è svolta ieri a Bonn, nella Kreuzkirche. Il porporato ha esortato a “proteggere, conservare e ad approfondire la libertà donata vent’anni fa” e ha osservato che “nelle teste e nei cuori di alcuni, i muri e le barriere non sono completamente spariti”. Per questo, ha esortato, “restiamo attenti ed efficaci”. Alla celebrazione hanno partecipato, tra gli altri, il presidente della Repubblica tedesca, Christian Wulff, il presidente del Bundestag, Norbert Lammert, e la cancelliera Angela Merkel. L’arcivescovo di Colonia – rende noto l'agenzia Sir - ha ricordato, in particolare, “i bambini e i giovani che sono divenuti vittime del regime” della Ddr. Anche il presidente del Consiglio della Chiesa evangelica tedesca (Ekd), Nikolaus Schneider, ha fatto riferimento alle “nuove barriere interiori ed esteriori” che le persone costruiscono ancora oggi. Da parte sua, il metropolita greco-ortodosso della Germania, Augoustinos, ha sottolineato che “la pace tra le persone è sempre minacciata e va pertanto sempre ricreata”. In occasione del recente viaggio apostolico in Germania, Benedetto XVI si è soffermato anche sulla drammatica esperienza dei regimi totalitari che, nella storia recente, hanno scosso la Germania: “Qui in Turingia e nell’allora Ddr – ha detto il Papa lo scorso 24 settembre durante la Santa Messa davanti al Duomo di Erfurt - avete dovuto sopportare una dittatura ‘bruna’ (nazista) e una ‘rossa’ (comunista), che per la fede cristiana avevano l’effetto che ha la pioggia acida”. “Ma molti cattolici risoluti – ha aggiunto il Santo Padre – sono rimasti fedeli a Cristo e alla Chiesa proprio nella difficile situazione di un’oppressione esteriore. Hanno accettato svantaggi personali pur di vivere la propria fede”. (A.L.)

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    Ucraina: prosegue l'impegno della Comunità di Sant'Egidio per le persone senza fissa dimora

    ◊   In occasione della IV Settimana Sociale Ecumenica Ucraina dal titolo “Riforme attraverso la fiducia”, una delegazione della Comunità di Sant’Egidio di L’viv (Ucraina), ha partecipato nei giorni scorsi al dibattito con una relazione dal tema: “La sfida di un nuovo umanesimo: amare i poveri è amare il proprio Paese”. E' stata l'occasione per sviluppare una riflessione sull’importanza del servizio ai poveri a partire dall’esperienza di aiuto ai senza fissa dimora che Sant'Egidio porta avanti, da oltre un decennio, in Ucraina. In questo tempo di crisi economica globale – si legge sul sito della Comunità - progetti a favore degli indigenti sono sempre meno presenti nell’agenda delle amministrazioni cittadine, e allo stesso tempo i bisogni di chi vive per la strada sono più distanti dalle preoccupazioni della gente comune. A questo proposito la Comunità di Sant'Egidio di L’viv, che distribuisce regolarmente pasti caldi e indumenti in vari punti della città, offre una protezione importante a coloro che vivono per strada, soprattutto in previsione del rigido inverno. In Ucraina, sono molte le persone senza fissa dimora, soprattutto nella capitale Kiev e nelle principali città. Si tratta di persone con storie molto diverse tra di loro: molti gli anziani, vittime del crollo del sistema economico dell'Unione Sovietica, a cui si sono aggiunti negli ultimi anni i giovani colpiti dalle conseguenze della crisi economica che, ormai da tempo, colpisce il Paese. Il servizio della Comunità di Sant'Egidio è una risposta ai bisogni primari, ma insiste anche sul valore del recupero della dignità della persona, attraverso la costruzione di relazioni, la partecipazione a momenti di socialità. Incontri fraterni come quello che si è svolto lo scorso 28 settembre a Ivano-Frankivsk, capoluogo dell'Ucrainia occidentale, dove la locale Comunità di Sant'Egidio ha organizzato un pic-nic con un gruppo di persone senza dimora in un parco nel centro della città. (A.L.)

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    Inghilterra: appello dei vescovi per la Giornata mondiale della salute mentale

    ◊   Il 10 ottobre ricorre la Giornata mondiale della salute mentale. In vista di questo appuntamento, la Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles ha lanciato un appello ai fedeli, in particolare alle parrocchie, affinché svolgano un ruolo attivo nella cura non solo delle persone affette da malattie mentali, ma anche nei confronti delle loro famiglie. In un messaggio diffuso per l’occasione, a firma di mons. Richard Moth, responsabile, per i vescovi inglesi, della Pastorale della Salute mentale, si invitano i parrocchiani a “riflettere e a pregare” per i malati mentali, considerando soprattutto “il modo in cui si è in grado di offrire loro aiuto e sostegno”. Un pensiero, poi, va anche a “tutti i professionisti sanitari che lavorano così duramente negli ospedali e nelle comunità per permettere ai degenti di incamminarsi verso la guarigione”. I vescovi inglesi, quindi, si dicono convinti che “le comunità parrocchiali abbiano un ruolo da svolgere” in quest’ambito: naturalmente, precisano, non si tratta di trasformare le parrocchie stesse “in luoghi primari di cura delle salute mentale”, bensì di avere tutti “attenzione per questo tipo di patologie”, perché “solo così le parrocchie saranno un luogo di accoglienza e di sostegno per ogni persona”. La Giornata mondiale della salute mentale, ricorda poi la Conferenza episcopale inglese, ha l’obiettivo di accrescere la consapevolezza pubblica su tale argomento, promuovendo un dibattito aperto sui bisogni più urgenti e sui progressi compiuti nel campo della prevenzione della malattia. La stessa Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles ha realizzato un progetto triennale sulla salute mentale, per gli anni 2010 - 2012, con l’intento di incoraggiare le parrocchie ad essere “comunità di comprensione”. (I.P.)

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    Sud Sudan: la diocesi di Rumbek rimanda il Congresso annuale della gioventù

    ◊   Slitta a data da destinarsi il quarto Congresso annuale della gioventù della diocesi di Rumbek, in Sud Sudan. L’evento, che era in programma per dicembre a Tonj, si terrà invece in altro luogo e in un’altra data. L’annuncio arriva dall’amministratore diocesano, padre Fernando Colombo, che ha inviato un’email a tutte le persone interessate: nel testo, il sacerdote spiega che il congresso si terrà dopo la nomina, da parte del Papa, del nuovo vescovo di Rumbek. Dal 16 luglio scorso, infatti, la diocesi è senza la guida di un presule, a causa dell’improvvisa morte di mons. Cesare Mazzolari. In quest’ottica, padre Colombo ribadisce che “la celebrazione del Congresso con il nuovo vescovo sarà anche un modo per porgergli simbolicamente il benvenuto, mostrandogli l’esperienza del cammino comune dei giovani nella missione della Chiesa”. L’amministratore apostolico, inoltre, accenna anche agli ostacoli logistici di celebrare l’evento subito dopo la morte del suo ideatore, mons. Mazzolari appunto, e per di più in un luogo come Tonj che ha già annunciato di avere difficoltà organizzative. In quest’ottica, padre Colombo si augura che la scelta della nuova sede ricada su Rumbek stessa, anche in omaggio al defunto presule. Infine, l’amministratore apostolico incoraggia tutti i fedeli della diocesi a pregare affinché il Papa ed i suoi collaboratori scelgano un nuovo vescovo, e lancia un appello perché tutti siano pronti ad accettare la persona che verrà nominata, confidando nel fatto che essa sarà un dono di Dio che agisce attraverso un suo servo, ovvero il Pontefice. (I.P.)

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    Taiwan: celebrata la Giornata dei Migranti

    ◊   “Una grande famiglia dell’umanità” è stato il tema della 15° Giornata dei Migranti celebrata a Taiwan, secondo le indicazioni della Commissione Pastorale dei Migranti ed Itineranti di Taiwan guidata da mons. Lin Bosco, vescovo della diocesi di Tai Nan. Secondo le informazioni pervenute all’agenzia Fides, per tale circostanza mons. Lin ha pubblicato anche un suo messaggio dedicato alla Giornata, riaffermando “il grande impegno della Chiesa di Taiwan per la cura pastorale degli immigrati e di tutti gli itineranti dell’isola”. Inoltre ha valorizzato “il contributo economico, culturale e religioso offerto alla società e alla Chiesa di Taiwan dai lavoratori emigrati, immigrati e dalla gente del mare”. Nello stesso tempo ha sottolineato che la Commissione “è profondamente consapevole dei problemi e delle sfide che i fratelli e le sorelle immigrati incontrano tutti i giorni nella loro vita quotidiana”. “Gli offriamo il nostro aiuto e la nostra collaborazione – scrive mons. Lin - per costruire a Taiwan un luogo migliore dove possa abitare la grande famiglia dell’umanità”. Un'altra sfida evidenziata dalla Commissione riguarda la collaborazione con le altre religioni e l’aiuto ai senza tetto: “secondo l’indagine della Chiesa ci sono oltre 8.000 senza tetto che hanno bisogno del nostro amore e della nostra cura pastorale”. Grazie anche all'Apostolato del Mare di Taiwan, “la Chiesa di Taiwan è pronta ad avviare una pastorale sistematica per i marinai, invocando l’accompagnamento di Maria Stella Maris”. Dal 1997 la Conferenza episcopale regionale di Taiwan ha voluto che l’ultima domenica del mese di settembre ogni anno sia dedicata a migranti e rifugiati. (R.P.)

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    A Londra incontro promosso dalle Acli su lavoro e democrazia in Europa

    ◊   La condizione di giovani e donne nel mercato del lavoro europeo, le politiche attive del lavoro e la riduzione delle disuguaglianze sociali, le nuove forme della rappresentanza e il rapporto tra lavoro, partecipazione e democrazia. Sono alcuni dei temi al centro dell’incontro a Londra, dal 6 al 9 ottobre, promosso dalle Associazioni cristiane dei lavoratori italiani (Acli). Sarà un’occasione – si legge sul sito delle Acli www.acli.it - anche per fare il punto sulla presenza delle Acli nel mondo e sulle condizioni degli italiani all’estero in tempo di crisi. Giovedì 6 ottobre, presso l’Ibis London Earls Court Hotel (47, Lillie Road Earl’s Court), si terrà il seminario del Patronato Acli dedicato al tema: “Quale futuro previdenziale per i giovani lavoratori in Europa? Il ruolo del patronato nella previdenza e nell’advocacy in Europa”. Interverranno Krzysztof Pater, del Comitato economico e sociale europeo (Cese), Stefano Ricci, della direzione generale delle politiche previdenziali del ministero del Lavoro e Fabrizio Benvignati, vicepresidente delegato del Patronato Acli. Venerdì mattina 7 ottobre, si terrà l’Assemblea generale della Fai, la Federazione delle Acli internazionali, con i presidenti e i rappresentanti delle Acli in Argentina, Belgio, Brasile, Francia, Germania, Gran Bretagna, Italia, Lussemburgo, Olanda e Svizzera. Dal pomeriggio di venerdì a domenica 9 ottobre, si terrà infine il seminario internazionale “Work, Partecipation, Democracy (People, Rights, Civil Economy)” promosso dalle Acli con il sostegno del Centro europeo per i problemi dei lavoratori (Eza). Partecipano a questo evento, tra gli altri, il presidente nazionale delle Acli e della Fai, Andrea Olivero, e il vicepresidente Michele Consiglio, responsabile della “Rete mondiale aclista”. Si terrà infine a Londra, nei giorni del seminario, la seconda tappa del percorso formativo dei giovani delle Acli, impegnati nello sviluppo dell’associazione giovanile all’estero. (A.L.)

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    Il cardinale Bagnasco ai portuali di Genova: le infrastrutture, condizioni di vita per la città

    ◊   Il presidente della Conferenza episcopale italiana e arcivescovo di Genova, cardinale Angelo Bagnasco, ha incontrato stamani i portuali del capoluogo ligure. L'occupazione del cantiere Fincantieri – ha detto il porporato - è il “segno di una situazione difficile che ci auguriamo venga presto risolta nel modo migliore”. Oggi i lavoratori Fincantieri, che da ieri occupano lo stabilimento di Sestri Ponente, hanno nuovamente protestato per la mancanza di commesse. Il timore è che non rientrino nelle strategie nazionali del gruppo. “Speriamo - ha ribadito il cardinale Bagnasco - che anche per Genova, per Sestri Ponente possa succedere quello che è già successo altrove, in altri cantieri dove le cose hanno qualche spiraglio di speranza e operatività”. L’arcivescovo di Genova ha anche sottolineato l’urgenza di interventi strategici: “Le infrastrutture, che vogliamo fortemente - ha detto - sono condizione di vita per il porto e per la città. Il porto di Genova – ha aggiunto il porporato - è il cuore della città”. La Compagnia dei Lavoratori Portuali di Genova si fonda tre perni fondamentali: la formazione, la professionalità e la flessibilità. A questi pilastri - ha spiegato il cardinale Bagnasco - si deve aggiungere “la solidarietà, che non è corporativismo, ma apertura a coloro che cercano lavoro”. La famiglia – ha concluso il cardinale durante la visita - “è il primo punto di forza senza la quale le sfide lavorative si affrontano con più difficoltà”. (A.L.)

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    Mons. Crociata: vano l’impegno educativo senza un’adeguata formazione dei sacerdoti

    ◊   Formazione dei sacerdoti, valorizzazione della pietà popolare e promozione di una coscienza civica. Sono le tre priorità da privilegiare in un’ottica di impegno educativo, “nel quadro del programma delineato dal Consiglio permanente che mette gli adulti al primo posto”. E’ quanto ha detto, ieri, mons. Mariano Crociata, segretario generale della Conferenza episcopale italiana (Cei), incontrando a Roma i vescovi di Sicilia. Mons. Crociata ha ricordato che i presbiteri “sono un punto nevralgico delle nostre comunità”. “Da loro dipende la qualità comunitaria concreta delle nostre parrocchie”. La pietà popolare – ha poi osservato - “rappresenta una riserva, un giacimento, un potenziale di religiosità già segnata dalle radici cristiane, ma sempre bisognosa di compiere il passaggio alla fede consapevole ed esplicita”. “Finché ci sarà pietà popolare – ha aggiunto mons. Crociata le cui parole sono state riprese dall'agenzia Sir - ci sarà terreno su cui innestare la fede cattolica e il senso di Chiesa. Ma guai – ha avvertito - ad alimentare questo tipo di terreno senza cercare di coltivarlo e di elevare la qualità dei suoi frutti sul piano di una fede matura”. La dimensione etica, sociale e civica dell’educazione alla fede – ha quindi affermato il segretario generale della Cei - è “strettamente connessa con la questione del tipo di adulti che noi abbiamo e che vogliamo avere nelle nostre comunità”. Si tratta, innanzitutto, di “tornare con nuova consapevolezza critica all’esigenza costitutiva della fede di farsi anima della vita, della cultura, della storia e del mondo in tutte le sue articolazioni. Una fede ridotta a culto – ha concluso mons. Crociata - tradisce, prima di ogni altra cosa, la fede stessa”. (A.L.)

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    La Comunità Missionaria di Villaregia compie 30 anni

    ◊   Trent’anni di vita comunitaria e di attività in missione per la Comunità Missionaria di Villaregia, fondata da padre Luigi Prandin e Maria Luigia Corona il 9 ottobre del 1981. Le celebrazioni per il 30.mo anniversario di fondazione si terranno a Padova presso il Gran Teatro Geox (Corso Australia, 55), dove sono attese circa tremila persone. Ospite speciale sarà mons. Jean Salomon Lezoutié, vescovo coadiutore di Yopougon, in Costa D’Avorio, che giungerà dalla sua diocesi, duramente provata dai conflitti armati che hanno investito il Paese dopo le elezioni presidenziali di novembre 2010. Il presule – rende noto l’agenzia Zenit – ricorderà in particolare che migliaia di persone, cristiane e non, hanno trovato nella Comunità Missionaria di Villaregia un punto di riferimento morale, spirituale e materiale per fronteggiare gli orrori della guerra. “Come Nuova Comunità – affermano i fondatori - celebriamo questi trent’anni di cammino ecclesiale colmi di gratitudine per l’azione di Dio Trinità nella nostra storia”. “La Comunità Missionaria di Villaregia è chiamata a vivere con responsabilità e gioiosa libertà questa tappa della sua giovane storia”. La giornata sarà scandita dalla riflessione dei fondatori, che ripercorreranno le tappe fondamentali della fondazione e anche da diverse testimonianze. La Comunità Missionaria di Villaregia è una realtà ecclesiale nata nel 1981, nella diocesi di Chioggia, e riconosciuta dal Pontificio Consiglio per i Laici come Associazione pubblica internazionale di fedeli dal maggio del 2002. Fanno parte di questa Associazione uomini e donne che hanno consacrato la loro vita a Dio e alla missione ad gentes. Le attività della Comunità sono rivolte principalmente all’evangelizzazione e alla promozione umana. (A.L.)

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    24 Ore nel Mondo



    Il nunzio in Libia: grande speranza per il futuro del Paese

    ◊   In Libia, la Croce Rossa ha potuto far giungere ieri nuovi aiuti urgenti all'ospedale di Sirte, città costiera dove continuano i combattimenti tra ribelli e forze pro-Gheddafi. Dal canto suo, la Nato ha espresso preoccupazione per i missili scomparsi dalla Libia e che potrebbero finire in mano a gruppi terroristici. A Tripoli, intanto, è in visita per contatti con le nuove autorità, mons. Tommaso Caputo, nunzio apostolico a Malta e in Libia. Olivier Bonnel ha chiesto al presule una riflessione sul futuro della Libia del dopo Gheddafi:

    R. – Sono ritornato in Libia dopo qualche mese e ho avuto l’impressione, per quanto riguarda Tripoli di una città ordinata, dove la vita è completamente “normale”. Si nota molta speranza. Ho visto che c’è un modo nuovo di rapportarsi, ho visto gente quasi in festa… C’è tanta speranza e s’intravede un futuro roseo per questo Paese. Ho avuto modo di salutare brevemente il primo ministro Jibril e ho avuto un lungo colloquio con il viceministro degli Affari esteri, Bishari: sono stati dei colloqui molto cordiali. C’è tanta speranza anche in loro: c’è il riconoscimento del ruolo internazionale importante della Santa Sede e c’è apprezzamento per la presenza del rappresentante del Papa sul posto. E’ un momento in cui tante cose si devono costruire pian piano, tuttavia ho trovato degli interlocutori veramente all’altezza della situazione: persone che mi è sembrato abbiano un sincero intento di servire il popolo libico.

    D.– Le nuove autorità libiche come guardano alla piccola comunità cristiana che vive nel Paese?

    R. – Le autorità apprezzano moltissimo – com’è sempre stato, d’altra parte, anche in passato – la presenza delle varie componenti religiose del Paese. Mi hanno assicurato che da parte loro ci sarà tutto il sostegno e l’apertura per la presenza dei cristiani in Libia. Mi hanno pregato, qualora ci fossero delle difficoltà, di farlo presente… Ho trovato veramente degli interlocutori che hanno tanto apprezzamento. Noi abbiamo, in particolare nella Cirenaica e anche nella Tripolitania, almeno una dozzina di comunità di suore che lavorano negli ospedali civili. Le “sorelle” – così le chiamano qui in Libia – sono apprezzatissime e la loro presenza ha un ruolo molto importante per far comprendere che sono lì per servire il popolo libico, i fratelli libici. (mg)

    Pakistan: attacco a bus di sciiti, bilancio sale a 13 morti
    In Pakistan, 13 morti e 7 feriti nell'attacco stamane ad un autobus di musulmani sciiti nei pressi di Quetta, nel Baluchistan. Sul mezzo viaggiavano una ventina di persone della comunità Hazara. Gli assalitori, dopo aver crivellato di proiettili il veicolo, si sono dileguati. L'attentato ricorda quello dello scorso 20 settembre, nella regione di Mastung, dove persero la vita 26 sciiti provenienti da Quetta e diretti in Iran. Strage rivendicata dal gruppo estremista Laskar-e-Jhangvi, noto per attacchi contro le sette islamiche ritenute eretiche dalla corrente sunnita dominante in Pakistan.

    Israele: moschea bruciata, nuovi incidenti in Galilea
    Medio Oriente: nuovi incidenti in Galilea, nel villaggio arabo di Tuba-Zangaria dove ieri una moschea è stata bruciata, forse da militanti dell’estrema destra ebraica. In risposta, nella notte gruppi di dimostranti hanno incendiato diversi edifici pubblici e bloccato gli accessi del villaggio. Secondo la radio militare, i dimostranti avrebbero anche aperto il fuoco contro la Polizia, che in mattinata è riuscita a riportare l'ordine. In seguito all'incendio della moschea - severamente condannato dalle massime autorità politiche e religiose di Israele - la Polizia ha elevato lo stato di allerta nel timore che estremisti di destra compiano altre provocazioni, in Israele o nei Territori.

    Siria: quattro morti negli scontri ad Idlib, vicino il confine turco
    Centinaia di siriani sono tornati in piazza stamani a Daraa, primo epicentro delle proteste anti-regime scoppiate nel marzo scorso, in solidarietà delle città occupate dalle forze fedeli al presidente, Bashar al Assad. Intanto, tre soldati ed un civile sono morti oggi nella regione nordoccidentale di Idlib negli scontri avvenuti non distanti dalla frontiera turca tra forze fedeli al presidente, Bashar al Assad e militari disertori. Lo riferisce l'Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus), che dà anche notizia dell’uccisione ieri sera ad Homs, nel centro della Siria, di Mustafa Ali, 52 anni, militante dell'ala clandestina del Partito comunista siriano.

    India-Afghanistan: Karzai a New Delhi per rafforzare intesa tra i due Paesi
    Il presidente afghano, Hamid Karzai, si è intrattenuto a colloquio oggi a New Delhi con il premier indiano Singh ed il ministro degli Esteri Krishna per rafforzare le relazioni tra i due Paesi asiatici, dopo il deterioramento delle relazioni con il Pakistan, e siglare accordi in materia di sviluppo e sicurezza. La visita di Karzai in India, la seconda quest’anno, giunge nell’ambito del processo di stabilizzazione dell’Afghanistan dopo l’uscita degli Stati Uniti.

    Crisi economica: dall’Ue via libera a riforma governance
    Via libera dai ministri economici della Unione Europea al pacchetto di sei norme (il cosiddetto "six pack" per la riforma della governance) che rivoluziona il sistema di controllo sullo stato di salute dei conti pubblici nazionali, che il parlamento Ue aveva approvato la scorsa settimana. Prima di entrare in vigore, la riforma ha ancora bisogno di un altro passaggio formale, ovvero della traduzione nelle 27 lingue, che dovrebbe essere fatta in 15 giorni circa. Dopodiché, può essere licenziata senza discussioni dal prossimo Consiglio dei ministri Ue. La riforma della governance, dopo un anno di trattativa tra parlamento Ue e Stati membri, prende di mira i Paesi ad alto indebitamento ed introduce un meccanismo di sanzioni che renderà molto oneroso per gli Stati violare i parametri fissati dal Patto di stabilità e crescita per i rapporti deficit-Pil (3%) e debito-Pil (60%)

    Russia: Putin vuole creare l'Unione euroasiatica
    Si chiamerà ''Unione euroasiatica'' lo spazio economico comune di alcune Repubbliche ex sovietiche, secondo il progetto del premier russo, Vladimir Putin, che in un articolo apparso oggi sul quotidiano filogovernativo Izvestia, ne illustra i contenuti. Putin annuncia il possibile ingresso di Kirghizistan e Tagikistan nell'Unione doganale già esistente tra Russia, Bielorussia e Kazakhstan. Unione che, dal primo gennaio prossimo, evolverà in spazio economico comune, rimuovendo tutte le barriere nel campo commerciale, finanziario e del mercato del lavoro. Putin infine non nasconde il suo scetticismo sui tempi d'ingresso di Mosca nell'Organizzazione mondiale del commercio, parlando di ''difficoltà oggettive all'interno del Wto''.

    Dalai lama cancella visita in Sudafrica
    Il Dalai Lama ha deciso di cancellare la sua visita in Sudafrica, dopo che non gli è stato concesso in tempo il visto d'ingresso. Lo ha confermato all'agenzia Ansa l'Ufficio del governo tibetano in esilio di New Delhi, spiegando che la richiesta “era stata presentata a fine luglio e il passaporto del Dalai Lama era stato portato all'ambasciata del Sudafrica di New Delhi il 2 settembre, oltre due settimane fa''. Il leader spirituale tibetano, che di recente si è dimesso da ogni carica politica, ''era stato invitato in Sudafrica da diverse università ed organizzazioni, dove avrebbe dovuto tenere conferenze pubbliche'', oltre a ricevere prestigiosi riconoscimenti e partecipare ai festeggiamenti per gli 80 anni dell'altro Premio Nobel, Desmond Tutu. La visita era prevista fino al 14 ottobre. (Panoramica internazionale a cura di Roberta Gisotti)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 277

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli e Miriam Ayele.