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Sommario del 03/10/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI riceve un gruppo di presuli indonesiani in visita "ad Limina"
  • Pregare gli Angeli Custodi non è infantile ma cristiano: don Marcello Stanzione riflette sulle parole del Papa
  • Il cardinale Bertone beatifica madre Antonia Maria Verna: curare la formazione dei giovani in una scuola libera e paritaria
  • Mons. Filoni sul mese missionario: l'annuncio del Vangelo permette agli uomini di vivere con maggiore dignità
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • I partecipanti al Congresso mondiale della Divina Misericordia in visita al campo di Auschwitz
  • Presentate a Roma le iniziative per alla Canonizzazione di don Luigi Guanella. Il miracolo avvenuto negli Usa con la guarigione di un giovane
  • Alla riunione di Lomé, in Togo, le Caritas africane rilanciano la lotta contro la povertà
  • Il Fai lancia la campagna "Ricordati di salvare l'Italia" in favore del patrimonio artistico, culturale e paesaggistico
  • Chiesa e Società

  • Iraq: doppio omicidio mirato contro la comunità cristiana a Kirkuk
  • Iran: i cristiani del Paese minacciati e respinti da altri Stati dove fuggono
  • Pakistan: proteste contro la condanna del killer del governatore che difese Asia Bibi
  • Indonesia: a Giava estremisti islamici e autorità chiudono una chiesa protestante
  • Libia: mons. Martinelli auspica che “altri Paesi, oltre all’Italia, soccorrano i feriti”
  • Assegnati i Nobel per la Medicina a tre scienziati. Uno di loro, Ralph Steinman, morto tre giorni fa
  • Giornata dell'habitat: Ban Ki-moon rilancia la lotta contro i cambiamenti climatici
  • Honduras: appello del cardinale Maradiaga contro la violenza che dilaga nel Paese
  • Messico: soddisfazione dei vescovi per il pronunciamento della Corte suprema sull’aborto
  • Usa: Comitato dei vescovi per la libertà religiosa nel Paese
  • Conferenze episcopali europee: a Roma in novembre il 40.mo anniversario del Consiglio
  • Czestochowa: il Rosario “tesoro da riscoprire” e strumento di preghiera per le missioni
  • Repubblica Ceca: accordo definitivo sul Concordato dei beni tra Stato e Chiese
  • Uganda: l’aumento dei prezzi mette a rischio i Seminari
  • Pakistan: appello del segretario di Propaganda Fidae per l'Anno della Missione
  • Pakistan: nuovo impianto di depurazione dei Camilliani per settemila persone
  • Cina: festa patronale nella prima parrocchia cinese dedicata a Santa Teresa del Bambino Gesù
  • Laos: le “Comunità della parola” per aiutare la pastorale e favorire le vocazioni
  • Senegal-Mauritania: nel mese missionario i cristiani chiamati a evangelizzare
  • A Loreto dal 7 al 9 ottobre le Giornate di spiritualità mariana
  • 24 Ore nel Mondo

  • Nuova tranche di aiuti per la Grecia che impone ulteriori misure di austerity
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI riceve un gruppo di presuli indonesiani in visita "ad Limina"

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto nel corso della mattinata, in successive udienze, il cardinale Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i Vescovi, e un gruppo di presuli della Conferenza episcopale dell’Indonesia, in visita ad Limina.

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    Pregare gli Angeli Custodi non è infantile ma cristiano: don Marcello Stanzione riflette sulle parole del Papa

    ◊   Ieri, nella Festa degli Angeli Custodi, Benedetto XVI ha sottolineato, all'Angelus, che “il Signore è sempre vicino e operante nella storia dell’umanità, e ci accompagna anche con la singolare presenza dei suoi Angeli”. Sull’importanza degli Angeli nella vita dei cristiani e la necessità di una loro “riscoperta”, Alessandro Gisotti ha intervistato don Marcello Stanzione, presidente dell’Associazione Cattolica Milizia di San Michele Arcangelo:

    R. – Benedetto XVI, quand’era cardinale, il 2 ottobre del 1977, parlando degli Angeli Custodi alla radio bavarese, sottolineò che purtroppo si parlava poco o niente degli Angeli. Il cardinale Ratzinger già allora sottolineò che parlare degli Angeli significava sentire la presenza amorosa di Dio in tutto il cosmo e che non si era infantili nel pregare gli Angeli, ma che era una delle caratteristiche più belle della dottrina cattolica. Da tanti anni, mi occupo di diffondere la devozione agli Angeli e con mia grande gioia da alcuni anni sto vedendo che sempre più nelle parrocchie, nei Santuari, nelle Congregazioni religiose, sta rifiorendo di nuovo la devozione agli Angeli custodi e, in modo particolare, l’amore a San Michele.

    D. – Tuttavia, Giovanni Paolo I affermò che gli Angeli sono i grandi sconosciuti dei nostri tempi. Eppure troviamo raffigurazioni di Angeli in pubblicità, capi d’abbigliamento… Come affrontare questa distorsione e rimettere, invece, al centro la figura che ritroviamo nelle Sacre Scritture degli Angeli?

    R. – Purtroppo, negli ultimi 40-50 anni c’è stata una forma subdola di “protestantizzazione” del cattolicesimo per cui si parlava sempre di meno delle anime sante del Purgatorio, per esempio, della devozione alla Madonna, del Santo Rosario e anche, appunto, della devozione ai Santi Angeli. Quando c’è un periodo di vuoto, purtroppo, si inseriscono false ideologie, pseudo-religioni come l’occultismo e la New Age. Per molti anni, infatti, in tutte le librerie laiche ci sono stati e ci sono ancora centinaia di testi sugli Angeli che sono tutti esoterici e quindi il problema è sempre uno: se la Chiesa non fa apostolato, evangelizzazione, non parla degli Angeli, purtroppo parleranno degli Angeli questi "pseudo-mistici", così io li chiamo, ma non saranno più gli Angeli della Bibbia, gli Angeli dei Santi della tradizione del magistero cattolico, saranno gli angeli dell’esoterismo dell’occultismo. Noi come sacerdoti, come catechisti, come vescovi, parliamo anche degli Angeli: io dico sempre che per noi cattolici l’esistenza e l’azione degli Angeli è un dogma di fede.

    D. – Quanto è importante lo studio, l’approfondimento della conoscenza degli Angeli a partire dalla Bibbia?

    R. – Gli Angeli, per noi cattolici, sono sempre riferiti a Gesù Cristo perché gli Angeli sono stati creati da Dio e hanno una duplice missione. La missione più importante è quella di adorare la Santissima Trinità: gli Angeli lodano, pregano, esaltano Dio. Poi, una parte piccolissima degli Angeli, appunto gli Angeli Custodi, vengono inviati per assistere gli uomini. Noi spesso dimentichiamo che tutti i grandi Santi avevano la particolare venerazione per l’Angelo della diocesi o all’Angelo della nazione. Gli Angeli non ci proteggono solamente dai pericoli naturali ma soprattutto, come diceva il Papa Pio XII, sono maestri di ascesi e di mistica: cioè, ci accompagnano in questo cammino difficile verso la santità. Come dice San Tommaso d’Aquino, quando una persona è importante riceve dal re una scorta di cavalieri; per Dio siamo tutti importanti, talmente importanti, che ci dà la scorta di un angelo custode. (bf)

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    Il cardinale Bertone beatifica madre Antonia Maria Verna: curare la formazione dei giovani in una scuola libera e paritaria

    ◊   “Riflessiva e pratica, attratta dai grandi ideali e insieme concreta”: le parole del cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato, per delineare la personalità di madre Antonia Maria Verna, beatificata ieri pomeriggio nella natia diocesi di Ivrea, in Piemonte. Il rito, presieduto dal porporato in rappresentanza del Santo Padre, si è svolto nella cattedrale di Maria Assunta, presenti il vescovo locale mons. Arrigo Miglio, autorità ecclesiali e civili, oltre che le figlie spirituali della nuova Beata, fondatrice nella prima metà dell’800 delle Suore della Carità dell’Immacolata Concezione d’Ivrea. Il servizio di Roberta Gisotti:

    “Vera discepola della Sapienza”, Antonia Maria Verna, vissuta tra ‘800 e ‘900, figlia di contadini, fa voto di castità a soli 15 anni, maturando presto l’idea di fondare un istituto religioso, in risposta alla chiamata di essere educatrice, per riparare alla diffusa ignoranza dei tempi. Nel 1806 la prima richiesta di autorizzazione, nel 1835 l’approvazione del vescovo di Ivrea, nel 1837 l’apertura del primo asilo del Piemonte. Attualmente, la Congregazione dedicata all’educazione dei bambini, alla formazione delle giovani, all’assistenza di malati e poveri, conta 750 suore in 11 Paesi del mondo.

    “La sua vita – ha detto il cardinale Bertone nell’omelia della Messa – è stata tutta un dono e perciò bella, piena di amore e di opere, nonostante le difficoltà, le tribolazioni, le ingiustizie subite, le incomprensioni”. Madre Antonia ha saputo dire sì a Dio e al suo progetto d’amore – ha spiegato il porporato – in contrasto con i vignaioli infedeli della parabola evangelica che sono l’immagine del "no", “che si illudono di avere successo puntando sulla voglia di accaparrare ad ogni costo per sé e sul rifiuto del servizio. È una mentalità purtroppo presente – ha sottolineato il cardinale Bertone – lungo tutta la storia umana, in ogni epoca e luogo: essa continua ad insinuarsi, spesso con messaggi suadenti, ma l’esito è sempre quello della violenza e della morte”.

    Madre Antonia ci incoraggia a guardare in modo particolare ai piccoli e ai giovani, “vigna preziosa del Signore”, che attendono – ha osservato il porporato – ieri come oggi, “di essere indirizzati e accompagnati lungo la via, certamente ardua ma entusiasmante” dell’incontro con Gesù”, “sorgente dell’amore che non delude e della carità che ha la forza di trasformare il mondo, anche la società del nostro tempo e del nostro Paese”, ha rimarcato il cardinale Bertone. E se “madre Antonia ha precorso i tempi”, formando le giovani “per una vera promozione della donna nella società del suo tempo", oggi "questa necessità – ha ammonito il porporato - non è certo diminuita”.

    Cosi pure madre Antonia collaborò con le autorità civili per raggiungere il maggior numero di fanciulli e aiutarli a sviluppare “in modo completo e armonico” la loro personalità, in una scuola dove “la dimensione religiosa potesse manifestare tutto il suo potenziale positivo per uno sviluppo umano pieno”. “Questo aspetto – ha evidenziato il cardinale Bertone – è molto importante anche per il nostro tempo e per il nostro Paese. Troppe volte sembra che si abbia paura a lasciare spazio alla dimensione religiosa della vita, insita nel cuore umano, e si vorrebbe confinarla e nasconderla nel privato dell’individuo”. Questo atteggiamento che “impoverisce enormemente il lavoro educativo” “ci interpella oggi più che mai – ha puntualizzato il porporato – sul ruolo di una scuola libera e paritaria, come presenza che arricchisce l’ambito educativo di una nazione, come è avvenuto in passato e come avviene oggi, in Italia e nei Paesi dove operano le Suore di Ivrea: in Europa, in America, in Medio Oriente, in Africa. Dalle scuole delle figlie di Madre Antonia – ha ricordato il porporato – sono uscite generazioni di insegnanti che sono state e sono autentiche educatrici, il cui contributo per lo sviluppo culturale e sociale dei rispettivi Paesi è difficilmente valutabile e troppo spesso viene dimenticato”. “La testimonianza della Beata Antonia Maria Verna – ha concluso il cardinale Bertone la sua omelia – ci dimostra che, lavorando con fede e umiltà nella vigna del Signore, i frutti sono abbondanti".

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    Mons. Filoni sul mese missionario: l'annuncio del Vangelo permette agli uomini di vivere con maggiore dignità

    ◊   L’annuncio del Vangelo favorisce sempre lo sviluppo dei popoli perché crea solidarietà. È uno dei concetti che l’arcivescovo Fernando Filoni ha espresso in questi giorni parlando, in alcune interviste del mese missionario. Il prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli aveva inaugurato sabato scorso il mese dedicato alle missioni ricordandone, nel corso di una celebrazione liturgica, la Santa Patrona, Teresa del Bambino Gesù. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    È la ceertezza di sempre, codificata da secoli di esperienze di inculturazione del Vangelo nelle terre di missione: perché l’annuncio cristiano sia accolto è necessario sia accompagnato dalla promozione umana. La Chiesa lo sa bene ed ecco perché – laddove uno dei suoi membri porta assieme al messaggio di Cristo la solidarietà verso i bisogni dei poveri – l’evangelizzazione porta come risultato quello di permettere agli uomini "di vivere con più dignità”. Mons. Fernando Filoni, in una intervista a L’Osservatore Romano e in un colloquio con l’agenzia Fides, si sofferma su alcuni dei pilastri della missionarietà cattolica. Evangelizzare, afferma, è certamente “il più prezioso dei servizi che noi possiamo rendere alla nostra fede, perché per un cristiano annunziare il Vangelo significa rispondere alla volontà di Gesù”. Ma l’annuncio del Vangelo, ribadisce, “favorisce sempre lo sviluppo dei popoli, porta e crea solidarietà. Per questo, sebbene l'evangelizzazione sia il nostro primo obiettivo, ci proponiamo sempre di promuovere la solidarietà verso chi vive nei territori di missione condividendo e comprendendo le loro necessità umane, sociali e materiali”. E diffusione del Vangelo vuol dire, sostiene ancora, promozione della la giustizia – spesso inesistente nelle zone di “frontiera” del pianeta – poiché “favorisce la conoscenza di etnie e di popolazioni lontane, ricche di tanti valori, fa apprezzare le culture, le realtà diverse dalle nostre civiltà e sviluppa solidarietà”.

    Sabato scorso, presiedendo una Messa nella Cappella del Palazzo di Propaganda Fide, mons. Filoni ha ricordato la Patrona delle missioni, Teresa del Bambino Gesù. E citando la sua celebre affermazione – “nel cuore della Chiesa, mia Madre, io sarò l’amore” – il prefetto del dicastero vaticano ha osservato che una tale pagina costituisce anche oggi un “valido programma missionario” e che dunque la Congregazione di Propaganda Fide, “accogliendo l’intuizione di Santa Teresa del Bambino Gesù, desidera essere, nel corpo della Chiesa, il cuore da cui proviene l’amore per l’evangelizzazione”.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Gli angeli segno della premura di Dio: all'Angelus il Papa ricorda la parabola dei vignaioli infedeli.

    Nell'informazione internazionale, un articolo di Pierluigi Natalia dal titolo "L'Africa dei pirati": sempre più insicure le coste del continente.

    Un povero per patrono: in cultura, un articolo di Francesco Santucci sull'impegno del vescovo di Assisi Placido Nicolini per l'affidamento della Nazione a san Francesco, il testo (su "L'Osservatore Romano" del 19-20 giugno 1939) del breve pontificio con cui Pio XII proclamò san Francesco e santa Caterina patroni primari d'Italia, e un contributo di Giuseppe Buffon, dalla demolizione del convento dell'Aracoeli del 1873 alla statua di piazza san Giovanni in Laterano.

    Da Guglielmo Marconi ai microblog: il libro di Alessandro De Carolis sui primi ottant'anni di Radio Vaticana, che verrà presentato domani.

    In un mondo anemico di Cristo: nell'informazione religiosa, l'intervento del cardinale Mauro Piacenza, prefetto della Congregazione per il Clero, durante un incontro stasera con i sacerdoti dell'arcidiocesi di Los Angeles.

    La prefazione del cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, al libro di padre Leonardo Sapienza "Il potere dei segni", che raccoglie omelie pronunciate fra il 1978 e il 2011 dal cardinale Ratzinger e poi da Benedetto XVI.

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    Oggi in Primo Piano



    I partecipanti al Congresso mondiale della Divina Misericordia in visita al campo di Auschwitz

    ◊   Al secondo Congresso Mondiale della Divina Misericordia, in corso da Cracovia, è cominciato il tempo delle testimonianze. I partecipanti visitano anche l’ex campo di concentramento tedesco Auschwitz, per pregare per la pace e la misericordia divina per il mondo. Il servizio dell'inviato, padre Tadeusz Cieslak:

    I riferimenti ai fatti concreti della vita personale e della storia del mondo si sentono sin dall’inizio del Congresso. Già il primo giorno, il cardinale Joseph Zen ha parlato sul bisogno della Misericordia tra i cattolici in Cina continentale. Ieri, sul Grande Mercato di Cracovia è stato presentato dalla Comunità terapeutica "Cenacolo" lo spettacolo di evangelizzazione intitolato “Credo”. La presentazione è stata accompagnata dalle testimonianze. Mons. Tadeusz Kondrusiewicz, arcivescovo di Minsk-Mohilev in Bielorussia, ha parlato dell’esperienza della Divina Misericordia nella decadente Unione Sovietica, dove i credenti riacquistavano la libertà di culto. Invece, uno dei membri della Comunità "Cenacolo" ha offerto la testimonianza sulla sua liberazione dalla tossicodipendenza.

    Oggi, questo scambio di testimonianze è arrivato al culmine. Un albanese del Kosovo ha parlato della sua esperienza vissuta in un incredibile incidente stradale, al quale è sopravvissuto, e della sua conversione dall’islam. Una donna congolese ha raccontato la sua storia di conversione, dopo tanti anni dell’incubo dei conflitti famigliari da lei stessa sofferti e provocati. Un prete anglicano ha dato testimonianza dell’interesse nell’ambiente anglicano della spiritualità della Divina Misericordia, nonostante le divergenze teologiche con cattolicesimo. Infine un vescovo filippino ha descritto un vivace sviluppo del culto della Divina Misericordia nel suo Paese.

    Ultimo intervento, prima della partenza dei partecipanti per Auschwitz, è stata l’omelia del cardinale arcivescovo di Lione, Philippe Barbarin. Il primate di Francia ha parlato della Divina Misericordia nella storia della salvezza, sviluppando questo tema dalle parole di Maria nel suo Magnificat: “di generazione in generazione la sua misericordia”. Le testimonianze sull’esperienza della Divina Misericordia continueranno anche domani. (Da Cracovia, padre Tadeusz Cieslak, Radio Vaticana)

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    Presentate a Roma le iniziative per alla Canonizzazione di don Luigi Guanella. Il miracolo avvenuto negli Usa con la guarigione di un giovane

    ◊   Anziani, ragazzi con disabilità mentali e fisiche, persone abbandonate. Sono queste le persone di cui si prese cura don Luigi Guanella, che il prossimo 23 ottobre sarà elevato canonizzato nel corso di una celebrazione presieduta da Benedetto XVI. Due le Congregazioni religiose da lui fondate, che hanno proseguito la sua opera in 20 Paesi di quattro continenti: i Servi della Carità e le Figlie di Santa Maria della Provvidenza. Oggi, a Roma, sono state presentate le iniziative per la canonizzazione del Beato Luigi Guanella. Il servizio di Debora Donnini:

    “Togliere la disperazione per potare tutte le persone a Dio”: così si potrebbe riassumere l’opera di don Lugi Guanella, a cavallo fra metà Ottocento ed inizi Novecento: l'opera di un uomo che ha dedicato la sua vita alle persone abbandonate, anziani e giovani, con disturbi mentali o motori, con Sindrome di down e con tante altre problematiche fisiche. Il postulatore della causa di canonizzazione di don Guanella, don Mario Carrera:

    “Ha speso la sua vita con una attenzione costante verso i 'rifiuti' della società, che erano i poveri. E’ vissuto in un momento di rivoluzione per la nostra nazione, quello della Rivoluzione industriale, che ha lasciato a margine di se stessa tante persone, i vecchi, le persone diversamente abili, le persone con disagio psichico. E’ stato attento a queste realtà ed è stato un po’ come la mano di Dio tesa nei loro confronti: ha saputo dare gioia e speranza di vita a queste persone che, in fondo, erano abbandonate da tutti”.

    Il miracolo richiesto per la Canonizzazione è avvenuto negli Stati Uniti e riguarda un giovane che aveva riportato un trauma cranico-occipitale ed era entrato in coma. Ancora il postulatore:

    “E’ avvenuto nella città di Philadelphia: un giovane di 22 anni, andava in skateboard, ma anziché andare in avanti, andava indietro in discesa. Non ha visto una buca ed è stato travolto e ha battuto la testa. E’ stato portato in ospedale e con prospettive di vita quasi nulle. Ha subito nel giro di 3-4 giorno tre interventi chirurgici al cervello, ma la situazione non migliorava… A un certo punto, è intervenuta una signora che conosceva la mamma, che era stata operatrice psicologica nell’Opera Don Guanella a Philadelphia: ha consegnato una reliquia alla mamma; la mamma ha messo la reliquia di don Guanella al polso del ragazzo e l’altra l’ha portata al suo collo, cominciando una crociata di preghiere. Lentamente, il giorno di San Giuseppe, questo ragazzo ha cominciato a dare i primi segnali di vita e nel giro di breve tempo si è ristabilito, ha ripreso a fare il suo lavoro di carpentiere. Due anni fa si è sposato… E’ ridiventato un ragazzo normale con la gioia di tutta la famiglia e con grande gratitudine a don Guanella che ha dato a questo giovane la possibilità di continuare una vivere una vita serena e gioiosa.

    Presente alla conferenza anche il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Gli abbiamo chiesto cosa lo colpisce della figura del beato Luigi Guanella:

    “Don Guanella è uno di quei santi cosiddetti sociali, fra i quali c’è anche don Bosco e San Luigi Orione, che hanno una grande interpretazione virtuosa del Vangelo e quindi sono dei Santi, ma, dall’altra parte, hanno anche una evidenza sociale e vanno incontro ai bisogno concreti di coloro che hanno bisogno. Don Guanella è andato incontro alla povertà della disabilità, che adesso è diventata patrimonio comune della nostra società, ma alla sua epoca non lo era ancora: don Guanella, con la sua carità, ha aperto un varco verso questo importante spicchio di umanità italiana. Nel 150. mo dell’Unità d’Italia, onorare questi Santi sociali, vissuti in quel periodo, significa anche ricordare che la Chiesa ha dato un contributo direi insostituibile alla formazione degli italiani, da nord a sud.

    Sempre oggi, sono stati anche presentati due libri dedicati al sacerdote beatificato nel 1964 da Paolo VI. E’ intervenuto anche il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, che ha ricordato come la figura di don Guanella sia profondamente legata alla città.

    Tante le iniziative in occasione della canonizzazione di domenica 23 ottobre, presieduta da Benedetto XVI in piazza San Pietro, alla quale, è stato detto, si attendono circa 12 mila persone. Fra questi appuntamenti, sabato 22 ottobre si terrà una Veglia di preghiera della Famiglia Guanelliana nella Basilica di San Paolo fuori le mura, mentre lunedì 24 ottobre verrà celebrata nella Basilica di San Pietro la Messa di ringraziamento dal cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone. (mg)

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    Alla riunione di Lomé, in Togo, le Caritas africane rilanciano la lotta contro la povertà

    ◊   Si è svolta in questi giorni a Lomé, in Togo, la riunione della Commissione regionale di “Caritas Africa”, che ha stilato un nuovo piano di azione per combattere la povertà nel continente. La nostra inviata Maria Dulce Araujo ha intervistato al riguardo suor Léonie Duchamou, segretaria generale di "Caritas Benin" e coordinatrice delle Caritas della zona Cereao, che riunisce gli episcopati dell’Africa occidentale di lingua francese:

    R. - La Caritas è parte integrante della Chiesa. Siamo lì per testimoniare. Non dobbiamo perdere la spiritualità, la nostra spiritualità. La questione dell’identità della Caritas è veramente il punto centrale di questo piano. Dopo questo, dobbiamo agire.

    D. - Nel suo intervento all’apertura dell’incontro a Lomé mons. Silota, che è presidente di Caritas Africa, ha detto che bisogna far sì che i poveri diventino soggetti del loro stesso sviluppo…

    R. - Sì, è questo che guiderà il nostro lavoro. In questi quattro anni, dovremo anche cercare di sfruttare le risorse perché come Caritas Africa non possiamo aspettare sempre l’aiuto degli altri. Nonostante la nostra povertà, dobbiamo portare anche il minimo, dobbiamo cercare di far partecipare la nostra gente perché l’Africa è un continente che ha tante risorse.

    D. - Come bisogna fare? Ha già qualche idea di come procedere, oltre al Benin, anche nel resto della regione?

    R. - Sensibilizzare la gente, mostrare alla gente che siamo credibili, che le persone possono darci i loro soldi, che con questi possiamo fare delle cose, e che abbiamo la cultura del resoconto.

    D. - Qual è stata la reazione della gente a queste vostre azioni?

    R. - La gente ha reagito bene. Nel Benin siamo riusciti a raccogliere più di centomila euro. Abbiamo utilizzato anche la televisione per far partecipare la gente dall’estero. Ha partecipato anche la diaspora beninese e ci stiamo preparando anche per dare il resoconto alla televisione per dire: chi ha dato anche solo 50 centesimi ha bisogno di sapere che cosa abbiamo fatto con i suoi soldi. (bf)

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    Il Fai lancia la campagna "Ricordati di salvare l'Italia" in favore del patrimonio artistico, culturale e paesaggistico

    ◊   L’aiuto di tutti per salvare il patrimonio artistico, culturale e paesaggistico dell’Italia. E’ questo l’appello lanciato dal Fondo Ambiente Italia con la campagna nazionale di raccolta fondi “Ricordati di salvare l’Italia”, attiva da oggi al 31 ottobre. In questi giorni sarà possibile donare due euro con un sms al numero 45506. Il servizio di Irene Pugliese:

    E’ necessario un intervento collettivo importante per proteggere la ricchezza artistica e naturalistica dell’Italia. Un Paese che sta attraversando un momento difficile sotto tanti punti di vista e ha bisogno di ripartire. E perché non ripartire proprio dalla sua bellezza? Per questo il Fai - Fondo Ambiente Italiano - ha organizzato la raccolta fondi “Ricordati di salvare l’Italia”: una campagna di partecipazione e un’occasione per tutti, anche per i cittadini, di intervenire concretamente, come conferma Ilaria Borletti Buitoni, presidente della Fondazione:

    “Questo è un grande appello che noi rivolgiamo agli italiani. Siamo in un momento molto difficile e dobbiamo ritrovare chi siamo e sapere da dove poter ripartire. Valorizzare e tutelare il nostro patrimonio di arte, di monumenti, di natura significa riconoscere la nostra identità e sapere che da lì può anche partire uno sviluppo e un’occupazione per il Paese”.

    Sviluppo economico, posti di lavoro, incremento del turismo: la cultura unita all’immenso patrimonio monumentale e paesaggistico può essere una grande risorsa per un Paese come l’Italia. Tutelare questi beni è importante, dunque, anche perché non sempre è stato fatto con la dovuta attenzione. Era novembre di un anno fa quando il muro della "Domus del Gladiatore" di Pompei è crollato, lasciando scioccati e indignati tutti gli italiani e non solo. Un avvenimento gravissimo che, secondo il Fai, è servito per risvegliare la coscienza culturale degli italiani e per rendere evidente la necessità di interventi anche da parte delle istituzioni. Ancora Ilaria Borletti Buitoni:

    “In Italia, basta solo girarsi per vedere che ci sono monumenti o beni che hanno bisogno di interventi. Quest’anno noi ne abbiamo aperti tre, nonostante la crisi: due in Veneto e uno è il bosco di San Francesco ad Assisi, che riaprirà il prossimo 11 novembre. Vorremmo fare molto di più, vorremmo essere anche affiancati dalle istituzioni nel lavoro di mantenimento e di tutela di certi beni o affiancare le istituzioni pubbliche: ma per poter fare questo abbiamo, però, bisogno del sostegno di tutti”. (mg)

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    Chiesa e Società



    Iraq: doppio omicidio mirato contro la comunità cristiana a Kirkuk

    ◊   Doppio omicidio, lo scorso fine settimana, contro esponenti della comunità cristiana a Kirkuk. Nella città a nord dell’Iraq, ritenuta strategica per gli enormi giacimenti petroliferi, al centro di un’aspra contesa politico-economica fra arabi, turcomanni e curdi, i cristiani continuano a morire nell’indifferenze delle autorità. Sequestri a scopo di estorsione, omicidi mirati e attentati a chiese o proprietà di cristiani sono ormai episodi di cronaca quotidiana, che il governo locale e nazionale non riescono ad arginare. Fonti dell'agenzia AsiaNews a Kirkuk, anonime per motivi di sicurezza, denunciano che “gli attacchi contro i cristiani continuano, nel silenzio più totale del mondo. Su di noi – continua – è come se fosse calata la notte”. Ieri pomeriggio Bassam Isho, 30enne cattolico, dipendente di un ristorante nel quartiere di Muthana, è stato assassinato a colpi di arma da fuoco da un gruppo di sconosciuti. Compiuto l’omicidio, la banda ha fatto perdere le proprie tracce e, al momento, non si hanno ulteriori notizie. La salma del giovane verrà sepolta a Telkef. Il primo ottobre, alla periferia di Kirkuk, è stato rinvenuto il cadavere di un secondo cristiano, ucciso anch’egli a colpi di pistola. Il corpo di Emmanuele Hanna Polos, nato nel 1951, giaceva riverso ai margini della strada che dalla città porta fino a Baghdad, capitale dell’Iraq. Gli omicidi del fine settimana sono solo l’ultimo episodio di una lunga striscia di sangue e violenza: il 15 agosto scorso alcuni ordigni sono esplosi contro la chiesa di sant’Efrem a Kirkuk. La chiesa siro-ortodossa è a poche centinaia di metri dalla cattedrale caldea, nel centro della città. Ancora, il 2 agosto un’autobomba è esplosa davanti alla chiesa siro-cattolica della Sacra Famiglia, ferendo 15 persone. Nello stesso giorno, un altro ordigno con autobomba, parcheggiato vicino a una chiesa presbiteriana, è stato disinnescato prima che scoppiasse. I cristiani in Iraq sono sempre più divenuti il bersaglio del fondamentalismo islamico ancora attivo; allo stesso tempo, essi sono presi di mira nelle faide locali. Kirkuk, con i suoi 900mila abitanti, e con i depositi di petrolio più importanti dell’Iraq, da tempo è al centro di un conflitto etnico-politico fra arabi, turcomanni e curdi. Questi ultimi la vorrebbero annessa alla regione del Kurdistan, mentre arabi e turcomanni sostengono il legame con il governo centrale irakeno. (R.P.)

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    Iran: i cristiani del Paese minacciati e respinti da altri Stati dove fuggono

    ◊   Mentre il mondo resta col fiato sospeso in attesa della risoluzione del caso del Pastore cristiano iraniano Yousef Nadarkhani – condannato a morte per apostasia – i fedeli iraniani sono costretti a fuggire dal Paese per potere professare liberamente la loro religione e sono comunque sotto pressione. Come riferito all’agenzia Fides dall’Ong “Christian Solidarity Worldwide” (Csw), che monitora i diritti dei cristiani nel mondo, undici cristiani iraniani fuggiti dall'Iran, a causa delle persecuzioni contro le comunità cristiane evangeliche, hanno ricevuto minacce di morte via e-mail. I mittenti del messaggio, firmatisi come i “Militi ignoti dell'Imam Nascosto” chiedono loro di pentirsi, altrimenti “saranno eliminati senza pietà”. Secondo fonti di Fides, i “Militi ignoti” sono accusati di aver legami con i servizi segreti iraniani. Secondo il rev. Samuel Yeghnazar, che ha partecipato al movimento chiesa domestica in Iran, “la minaccia va presa molto sul serio”. Intanto a Rashat, il tribunale locale – cui la Corte suprema ha rinviato il caso – deve pronunciare un verdetto sul caso del Pastore Nadarkhani. Secondo alcune fonti cristiane in Iran, il destino del Pastore si trova nelle mani del leader religioso locale, l'Ayatollah Ghorbani. I cristiani temono che al Pastore possano essere imputate false accuse (come stupro e o complotto contro l’ordine costituito) per giustificare una definitiva sentenza di morte. Negli ultimi undici mesi almeno 137 cristiani hanno subito arresti arbitrari e circa 40 sono stati tenuti in carcere per diverse settimane. Le minacce alla vita dei cristiani in Iran, dice il Pastore Yeghnazar, manifestano “la assoluta ipocrisia di un governo che sostiene di dare ai fedeli la piena libertà religiosa”. Inoltre, secondo Csw “è vitale che i Paesi che ospitano rifugiati e richiedenti asilo iraniani garantiscano loro un'adeguata protezione”, Infatti in Australia i cristiani iraniani richiedenti asilo sono stati etichettati come “facinorosi” dai funzionari dell'immigrazione, che hanno negato il visto di ingresso. Il numero di iraniani richiedenti asilo in Australia è stato di 197 nel 2009-2010 e di 1.549 nel 2011. I visti concessi sono stati solo il 27% delle domande. (R.P.)

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    Pakistan: proteste contro la condanna del killer del governatore che difese Asia Bibi

    ◊   In tutto il Pakistan si registrano tensioni, proteste e manifestazioni violente dei gruppi islamici dopo il verdetto di condanna a morte emesso per Mumtaz Qadri, l’assassino del governatore Salman Taseer. Taseer si era battuto per difendere Asia Bibi, donna cristiana condannata a morte ingiustamente per blasfemia, e per modificare gli articoli del Codice Penale che costituiscono la cosiddetta “legge di blasfemia”. Le proteste, notano fonti dell'agenzia Fides, mettono in allarme i cristiani e in particolare Asia Bibi. Ieri gruppi radicali e partiti religiosi sono scesi in strada a Karachi, Lahore e Rawalpindi gridando slogan contro il governo e contro il giudice che ha condannato Qadri. Qadri è chiamato “eroe islamico”, “vero guerriero dell'Islam”. La “Alleanza per difendere il Profeta” (Tahaffuz-e-Namoos-e-Risalat), costituita da una rete di gruppi islamici estremisti, ha dichiarato il verdetto “politicamente motivato” e ha chiesto l'annullamento immediato della sentenza. Il leader musulmano Tehreek Sarwat Ijaz Qadri, stigmatizzando la sentenza, ha detto: “Il tribunale non ha dato ascolto al Corano e alla Sunna. Faremo ricorso contro la decisione presso l’Alta Corte”. La rete considera Qadri “un uomo pieno di luce, perché ha ucciso chi sosteneva l'abrogazione della legge sulla blasfemia. Un vero musulmano come lui non poteva sopportare di sentire qualcosa contro l'amato Profeta Muhammad. Lo stesso sarà il destino della bestemmiatrice cristiana Asia Bibi”. Intanto il giudice che ha emesso la sentenza, Pervez Syed Ali Shah, è in pericolo di vita ed è scortato dalla polizia. Fonti di Fides ricordano che diversi anni fa un giudice nel Punjab, cha aveva dichiarato innocenti due giovani cristiani accusati di blasfemia, è stato ucciso da un fanatico. Padre Francesco Saverio, sacerdote della diocesi di Lahore, ha dichiarato a Fides: “Anche se Taseer avesse fatto qualcosa contro la legge, avrebbe dovuto essere processato in tribunale e non barbaramente ucciso. Anche secondo la legge islamica aveva diritto a un processo, con accusa e difesa”. Il vescovo anglicano mons. Alexander John Malik ha detto: “Sono contro la pena di morte: nessuno ha diritto di uccidere un altro uomo. Ma a volte è necessario prendere decisioni audaci, per poter assicurare lo stato di diritto e affermare che nessuno è al di sopra della legge”. Haroon Barkat Masih, presidente della “Masihi Foudation”, organizzazione che si occupa di Asia Bibi, spiega a Fides: “La nostra Costituzione ci dà la libertà di esprimere le nostre opinioni. Se dico che la legge sulla blasfemia è immorale e dovrebbe essere abrogata, vuole forse dire che qualcuno può impunemente uccidermi?” (D.M.)

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    Indonesia: a Giava estremisti islamici e autorità chiudono una chiesa protestante

    ◊   Un gruppo di estremisti riconducibili al Fronte di difesa islamico (Fpi), con l’avallo delle autorità, ha chiuso una chiesa protestante a Jatinangor, sotto-distretto di Bandung, capoluogo della provincia indonesiana di West Java. Il fatto - riferisce l'agenzia AsiaNews - è avvenuto il 30 settembre scorso, un venerdì, giorno dedicato alla preghiera dei musulmani. Come altre volte in passato, il sequestro del luogo di culto cristiano e l’interruzione delle attività religiose ad opera dei fondamentalisti, è avvenuto con l’aiuto dell’amministrazione locale. Di recente erano circolate voci secondo cui la chiesa protestante era punto di ritrovo di una “comunità di neo-battezzati”. Inoltre, gli estremisti accusano il pastore Bernard Maukar – guida della comunità protestante – di proselitismo cristiano in un’area a grande maggioranza musulmana. Il capo-villaggio di Mekargalih (luogo in cui sorge la chiesa, ndr) Arief Saefolah rivendica il diritto di chiudere l’edificio, perché sarebbe “illegale” a suo insindacabile giudizio: “Questa zona è sotto il mio comando – ha spiegato il leader di Jatinangor alla comunità cristiana – e, per favore, andatevene il prima possibile”. Le tensioni sono cresciute, fino alla resa dei conti finale il 30 settembre. Saefolah, insieme ai funzionari locali della sicurezza (i Satpol Pp) e a 30 membri del Fpi, hanno “requisito” tutte le proprietà cristiane, tra cui sedie, strumenti musicali, tavoli e macchine. Un donna appartenente alla comunità, conosciuta con il nomignolo di Pur, lamenta la chiusura della chiesa, puntando il dito contro la polizia che non ha fatto nulla per fermare l’atto “vandalico”. “La polizia non ha il coraggio – afferma – per affrontare questi gruppi radicali”. Il capo-villaggio nega di aver coinvolto i fondamentalisti del Fpi per ottenere la chiusura della chiesa; al contempo, invita i fedeli ad “andare altrove” e trovare un nuovo luogo di culto in cui praticare la fede. La proposta è respinta con sdegno dai cristiani, perché costretti a lunghi spostamenti. Inoltre, la delibera di Arief Saefolah è in aperto contrasto con i principi stabiliti nel Pancasila, i principi ispiratori della moderna Indonesia che sanciscono il pluralismo e la libertà di culto. (R.P.)

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    Libia: mons. Martinelli auspica che “altri Paesi, oltre all’Italia, soccorrano i feriti”

    ◊   “Ringrazio il governo italiano per i feriti accolti negli ospedali italiani. Anche altri Paesi dovrebbero compiere simili gesti umanitari” dice all’agenzia Fides mons. Giovanni Innocenzo Martinelli, vicario apostolico di Tripoli. La scorsa settimana 25 feriti, vittime degli scontri ancora in corso in Libia, sono stati imbarcati su aerei dell’aeronautica italiana per essere ricoverati in strutture ospedaliere romane. La Croce Rossa Internazionale definisce “disperata” la situazione di Sirte, la città natale di Gheddafi, dove si concentrano i combattimenti tra le forze del Consiglio Nazionale di Transizione e i fedeli del deposto leader libico. Secondo la Croce Rossa, oltre ad acqua, luce e cibo, nella città cominciano a scarseggiare le medicine. Fino ad oggi circa 10 mila persone hanno lasciato Sirte, che contava 70 mila abitanti. Di questi 10 mila, almeno un terzo ha deciso di allestire accampamenti nelle aree desertiche a pochi chilometri dalla città, così da non allontanarsi troppo dalle proprie case. Intanto si aggrava la situazione negli ospedali dove i malati continuano a morire per mancanza di ossigeno e carburante per i gruppi elettrogeni. “Il fatto che si continui a combattere mi rattrista molto - prosegue mons. Martinelli - Il nostro auspicio è che si trovi al più presto una soluzione pacifica che eviti altre vittime”. Per quanto riguarda Tripoli, mons. Martinelli afferma che “i servizi essenziali sono bene o male garantiti. Siamo inoltre felici che sia stato annunciato entro i primi di novembre il riprestino dei collegamenti aerei dall’aeroporto di Tripoli”. “La vita della Chiesa prosegue, e abbiamo la gioia di aver qui con noi mons. Tommaso Caputo, nunzio apostolico a Malta e in Libia, in visita a Tripoli per contatti con le nuove autorità” conclude mons. Martinelli. (R.P.)

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    Assegnati i Nobel per la Medicina a tre scienziati. Uno di loro, Ralph Steinman, morto tre giorni fa

    ◊   Sono stati annunciati a Stoccolma i nomi dei vincitori del premio Nobel per la Medicina del 2011. Lo statunitense Bruce Beutler, il lussemburghese Jules Hoffmann e il canadese Ralph Steinman sono stati premiati per le loro scoperte nel campo dell’immunologia. “I premiati di quest’anno hanno rivoluzionato la nostra comprensione del sistema immunitario scoprendo i principi chiave della sua attivazione”, si legge nel comunicato ufficiale del Karolinska Institute svedese, che ogni anno seleziona i vincitori del prestigioso riconoscimento. Gli studi dei tre scienziati sono considerati dagli esperti di grande importanza per la scoperta di vaccini di ultima generazione. Beutler, oggi docente del californiano Istituto Scripps, dividerà con Hoffmann metà del premio in denaro, per avere scoperto i meccanismi che regolano l’immunità innata, che si attiva a poche ore dal contatto con i germi. Ralph Steinman, che lavora per la Rockefeller University, avrebbe dovuto ricevere l’altra metà dell’assegno da 10 milioni di corone svedesi (circa 1 milione di euro): riconoscimento dovuto ai suoi studi che hanno portato alla scoperta delle cellule dendritiche, considerate le “sentinelle” del sistema immunitario e presenti nei tessuti corporei in contatto con l’ambiente esterno, tra cui la pelle. Poche ore dopo l’annuncio, tuttavia, la Rockefeller University ha diffuso la notizia che Steinman, malato da quattro anni, è morto lo scorso 30 settembre. Quello per la medicina è tradizionalmente il primo tra i premi istituiti dall’industriale svedese Alfred Nobel ad essere annunciato ogni anno. Nei prossimi giorni saranno resi noti i nomi dei vincitori per il 2011 nei campi della chimica, fisica, letteratura, economia e pace. (A cura di Davide Maggiore)

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    Giornata dell'habitat: Ban Ki-moon rilancia la lotta contro i cambiamenti climatici

    ◊   “Il nesso tra urbanizzazione e cambiamenti climatici è reale e potenzialmente mortale”. Per questo occorre “riaffermare il nostro impegno nell’importante percorso verso un futuro più sostenibile”, e “prestare maggiore attenzione ai cambiamenti climatici nelle città del mondo”. È questa, come riferisce l'agenzia Sir, l’esortazione del segretario generale Onu, Ban Ki-moon, in occasione del World Habitat Day (Giornata mondiale degli insediamenti urbani) che ricorre oggi, e dedicato a “Città e cambiamento climatico”. Nel suo Messaggio per la Giornata, istituita dalle Nazioni unite nel 1985 ogni primo lunedì di ottobre, il segretario osserva che quest’anno essa “cade nel mese in cui i demografi prevedono la nascita del sette miliardesimo abitante del nostro pianeta” il cui futuro, come quello della sua generazione, dipenderà in gran parte “dal nostro modo di gestire le pressioni convergenti di crescita della popolazione, urbanizzazione e cambiamento climatico”, prosegue Ban Ki-moon. Rammentando che entro il 2050 “la popolazione mondiale sarà aumentata del 50% rispetto al 1999” e che “per quella stessa data le emissioni globali di gas serra devono diminuire del 50% rispetto ai livelli a cavallo del millennio”, Ban parla di “sfida 50-50-50” e sottolinea l’emergenza dell’aumento del livello dei mari, “forte conseguenza dei cambiamenti climatici”. Dai 60 milioni di oggi, avverte Ban, entro la fine del secolo saranno 130 milioni le persone che vivono al disotto di un metro sul livello del mare e metropoli costiere come Il Cairo, New York, Karachi, Calcutta, Belem, New Orleans, Shanghai, Tokyo, Lagos, Miami e Amsterdam potrebbero essere a rischio. “Centri di industrializzazione e fonti di emissioni”, sottolinea il segretario Onu, le città sono anche sede di soluzioni” perché sempre più Comuni “sfruttano il vento, l’energia solare e geotermica, contribuendo alla crescita verde e a migliorare la protezione dell'ambiente”. Ma per Ban gli “sforzi a livello locale” non bastano: devono essere supportati da “iniziative internazionali”. Richiamando la creazione del Fondo di adattamento ai cambiamenti climatici e l'adozione del piano d'azione per ridurre le emissioni da deforestazione e degrado forestale (Redd plus), il segretario rileva che c’è consenso “sull'obiettivo di limitare l’aumento della temperatura globale entro i 2°C. I Paesi sviluppati e quelli in via di sviluppo si sono impegnati per ridurre i gas effetto serra in un formale e responsabile accordo responsabile internazionale. Ora – conclude - abbiamo bisogno di costruire su questi progressi. La Conferenza Onu sui cambiamenti climatici in programma il prossimo dicembre a Durban deve conseguire progressi decisivi”. Nel 2012 “l’urbanizzazione sarà all'ordine del giorno della Conferenza Onu Rio+20". (D.M.)

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    Honduras: appello del cardinale Maradiaga contro la violenza che dilaga nel Paese

    ◊   La Chiesa cattolica dell'Honduras, per bocca del cardinale Oscar Andres Rodriguez Maradiaga, arcivescovo di Tegucigalpa, ha invitato la società a rispettare la vita degli altri, specialmente in questo momento in cui la violenza è in aumento nel Paese. Durante l’omelia della Messa domenicale - riferisce l'agenzia Fides - il cardinale ha sottolineato che l'uomo è la più preziosa creatura di Dio, perciò si deve rispettare la vita degli altri. Si è poi rammaricato che in Honduras tutti i giorni si debbano contare morti per la violenza, questo indica che la società ha voltato le spalle a Gesù Cristo, senza capire qual è la volontà di Dio, che si aspetta da tutti noi che rispettiamo l'altro. Ha ricordato poi che non è stata rispettata nemmeno la vita del Figlio di Dio, il Signore Gesù. “Questa non è solo una storia del passato, ma sta accadendo oggi. Ogni giorno nel nostro Honduras" ha aggiunto il cardinale. La violenza nel Centroamerica sta raggiungendo cifre enormi. Anche nel Guatemala, Paese vicino all’Honduras, la situazione è molto critica. Il recente Rapporto sulla situazione dei diritti umani in Guatemala e sugli episodi di violenza avvenuti nel corso dei primi otto mesi del 2011, a cura del "Grupo de Apoyo Mutuo" (Gam), rivelano che fino ad agosto 2.233 persone sono state uccise con una morte violenta nel paese. Di queste 1.882 erano uomini, 306 donne, 37 ragazzi e 8 ragazze. (R.P.)

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    Messico: soddisfazione dei vescovi per il pronunciamento della Corte suprema sull’aborto

    ◊   Una giornata storica per la difesa della vita in Messico: la Corte suprema di giustizia della nazione (Scjn) ha respinto nei giorni scorsi il tentativo di imporre una legislazione abortista in tutto il Paese. Non ha raggiunto, infatti, la maggioranza richiesta il ricorso presentato dal giudice José Fernando Franco Gonzáles-Salas che invocava l’incostituzionalità degli emendamenti in difesa della vita dal suo concepimento inseriti nelle Costituzioni degli Stati di Baja California e di San Luis Potosí. Ricorso che ha scatenato un vivace dibattito nel Paese in cui è intervenuta la Chiesa cattolica insieme ai rappresentanti di numerose altre denominazioni cristiane. In una nota firmata dal presidente e dal segretario della Conferenza episcopale (Cem), i vescovi esprimono “gioia” e “gratitudine” per il pronunciamento della Corte. Per i presuli, la scelta in favore della vita umana è profondamente condivisa dalla maggior parte del popolo messicano e in “nessun modo è discriminatoria o dannosa per i diritti delle persone, meno che mai della donna”. Inoltre, si rileva come “lo sviluppo e la prosperità della società” dipenda in gran parte anche dal “rispetto” per i “valori” e la “sensibilità dei nostri popoli”. E “la cultura popolare messicana riconosce e apprezza la vita come un dono sacro, come il dono più importante e fondamentale di Dio creatore”. Di una posizione “coraggiosa, responsabile e storica” ha parlato il cardinale arcivescovo di México, Norberto Rivera Carrera, il quale si è così congratulato con i giudici della Corte suprema. Per la Chiesa cattolica, ha ricordato il porporato citato dal quotidiano La Jornada, “la difesa della vita fin dal grembo materno non deriva da una posizione dogmatica, né dal desiderio d’imporre le proprie idee, ma dalla certezza che ci offre la scienza moderna e dalla convinzione etica della sua responsabilità nella salvaguardia della vita umana in qualsiasi stadio del suo sviluppo come base e fondamento della convivenza sociale. Sulla stessa linea la Confraternita Nazionale delle Chiese Cristiane Evangeliche (Confraternice), che è tra i firmatari dell’appello in difesa della vita diffuso alla vigilia della sentenza. Secondo il suo presidente Arturo Farela , la decisione della Corte” è coerente con uno Stato di diritto, con il rispetto delle istituzioni, la legalità e i diritti umani”. (L.Z.)

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    Usa: Comitato dei vescovi per la libertà religiosa nel Paese

    ◊   I vescovi degli Stati Uniti hanno istituito una speciale Commissione per monitorare la situazione della libertà religiosa nel Paese. La decisione è stata presa alla recente riunione del Comitato amministrativo della Conferenza episcopale (Usccb) ed è stata resa nota il 29 settembre in una lettera del Presidente della Usccb, mons. Timothy Dolan. “La Commissione – ha spiegato mons. William Lori, vescovo di Bridgeport chiamato a presiederla - affronterà le crescenti minacce alla libertà religiosa nella nostra società in modo che la missione della Chiesa possa procedere senza ostacoli ed i diritti dei credenti e dei non credenti siano rispettati”. Come scrive infatti mons. Dolan nella sua lettera, in America oggi la libertà religiosa "nelle sue molteplici dimensioni è diventata oggetto di un crescendo di attacchi senza precedenti”. Il riferimento è in particolare al ”crescente numero di programmi e politiche federali che attentano al diritto di coscienza, o che comunque pregiudicherebbero il principio fondamentale della libertà religiosa”. “Come pastori di oltre 70 milioni di cittadini statunitensi –sottolinea la lettera - condividiamo una comune e stringente responsabilità di proclamare la verità della libertà religiosa per tutti e quindi di proteggere il nostro popolo da questa aggressione che sembra crescere ad un ritmo sempre più accelerato e in un modo che nessuno di noi avrebbe potuto mai immaginare". L’arcivescovo di New York elenca sei punti che suscitano particolari apprensioni nella Chiesa statunitense. In primo luogo, c’è il regolamento introdotto dal Dipartimento per la salute americano (Hhs) che impone la copertura sanitaria obbligatoria anche per la contraccezione e la sterilizzazione, considerati come servizi di prevenzione per le donne, senza tutelare la libertà di coscienza degli operatori interessati. A preoccupare le organizzazioni cattoliche americane è poi l’inclusione dei servizi per la salute riproduttiva, compresa quindi la distribuzione di contraccettivi e l’aborto, tra i servizi richiesti dallo stesso Dipartimento per la salute a tutti gli enti benefici religiosi e non che assistono le vittime del traffico di esseri umani o minori immigrati non accompagnati sul suolo americano. Nella stessa direzione si muove l’Agenzia americana per lo sviluppo internazionale dipendente dal Dipartimento di Stato che esige con sempre maggiore frequenza che tutte le organizzazioni umanitarie impegnate in programmi di prevenzione contro l’Aids offrano tra i loro servizi la distribuzione di preservativi. Un quarto motivo di preoccupazione è la decisione del Dipartimento di Giustizia di Washington, dello scorso febbraio, di non difendere più la costituzionalità della cosiddetta DOMA, la legge a tutela del matrimonio naturale quale unione tra un uomo e una donna promulgata nel 1996. C’è poi il recente attacco dello stesso Dipartimento alla cosiddetta “eccezione ministeriale” che, in conformità con il primo emendamento della Costituzione americana, permette agli enti religiosi di selezionare autonomamente il personale secondo i criteri dettati dalle proprie convinzioni religiose. Infine, ad allarmare l’Episcopato, è la recente legalizzazione del matrimonio omosessuale nello Stato di New York, che anche in questo caso lascia scarsi margini alla libertà di coscienza. L’arcivescovo Dolan ha precisato che la nuova Commissione ad hoc sarà subito operativa e lavorerà in stretto contatto con altri enti caritativi, organizzazioni cristiane e di altre religioni e studiosi "per formare un fronte unito e forte in difesa della libertà religiosa nella nostra nazione". (L.Z.)

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    Conferenze episcopali europee: a Roma in novembre il 40.mo anniversario del Consiglio

    ◊   Si terrà a Roma il 22 novembre prossimo la celebrazione del 40° anniversario del Consiglio delle Conferenze episcopali europee (1971-2011). Fu infatti nella città di Roma che il 23 e il 24 marzo 1971 ebbe luogo l´Assemblea costitutiva del Ccee che conta oggi come suoi membri 33 Conferenze episcopali presenti in Europa. A celebrare questi 40 anni di vita, saranno il cardinale-Segretario di Stato, Tarcisio Bertone, mons. Salvatore Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, il filosofo Rémi Brague e Luca Volonté, presidente del Gruppo Popolari-Cristiano Democratici (Epp-Cc) all’Assemblea del Consiglio d’Europa. Lo si apprende da un comunicato diffuso dal Ccee, ripreso dall'agenzia Sir, in cui si fa il punto dell’Assemblea plenaria che si è svolta a Tirana dal 29 settembre al 2 ottobre e che ha avuto come tema principale di discussione la “Nuova Evangelizzazione”. ”E’ una delle maggiori preoccupazioni per i vescovi europei”, si legge nel comunicato, perché “è la manifestazione della vita e della vitalità della Chiesa”. (R.P.)

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    Czestochowa: il Rosario “tesoro da riscoprire” e strumento di preghiera per le missioni

    ◊   “Il Rosario, un tesoro da riscoprire” è stato il tema del Congresso del Rosario dell’arcidiocesi di Czestochowa, dedicato al Beato Giovanni Paolo II, che si è svolto il 1° ottobre presso il Santuario della Madonna del Santo Rosario a Myszków Mrzyglód. Secondo quanto riporta l’agenzia Fides, al Congresso hanno partecipato i gruppi del Rosario Vivente e i diversi gruppi del Rosario Missionario. Era presente anche don Bogdan Michalski, segretario nazionale della Pontificia Opera per la Propagazione della Fede e della Pontificia Opera di San Pietro Apostolo. Durante l’incontro don Jacek Gancarek, direttore delle Pontificie Opere Missionarie dell’arcidiocesi di Czestochowa e custode del santuario della Madonna del Santo Rosario a Myszków Mrzyglód, ha presentato la catechesi missionaria sul tema: “Il Rosario, un tesoro da riscoprire. Storia, idee e testimonianze”. Don Gancarek ha ricordato la figura della Serva di Dio Pauline M. Jaricot, fondatrice della Pontificia Opera per la Propagazione della Fede, richiamando il fatto che per lei “il Rosario era strumento di aiuto per le missioni e per i missionari. Sempre, dovunque si trovino i gruppi del Rosario Vivente, non può mancare la preghiera per le Missioni della Chiesa”. Durante la Santa Messa di ringraziamento per la beatificazione di Giovanni Paolo II, mons. Antoni Dlugosz, vescovo ausiliare di Czestochowa, che ha presieduto la celebrazione, ha ricordato che il Beato Giovanni Paolo II ha fatto del Rosario la preghiera quotidiana della sua vita. “Il Rosario è preghiera orientata per sua natura alla pace. Il Rosario è anche, da sempre, una preghiera per le famiglia e per le missioni della Chiesa. Dobbiamo promuovere questa preghiera nelle nostre parrocchie, nei santuari e nelle famiglie” ha detto don Jacek Gancarek. (D.M.)

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    Repubblica Ceca: accordo definitivo sul Concordato dei beni tra Stato e Chiese

    ◊   Il governo ceco ha approvato i parametri del Concordato sui beni tra Stato e Chiese alla fine di settembre (alla Chiesa cattolica appartiene il 26.8% degli abitanti). I persistenti problemi in merito sono retaggio del regime comunista, che è durato nel Paese fino al 1989. Secondo l’accordo definitivo, lo Stato pagherà 59 miliardi di corone cecoslovacche alle Chiese nel corso dei prossimi 30 anni. Il 56% dell’esborso sarà restituito sotto forma di beni (terreni, foreste e immobili). È stato raggiunto un accordo anche sulla questione del periodo di transizione, durante il quale il sostegno finanziario statale alle Chiese dovrebbe essere gradualmente ridotto a zero. I rappresentanti della commissione congiunta Stato-Chiesa hanno concordato una durata di 17 anni invece dei 20 inizialmente proposti. Devono essere ancora conclusi gli accordi parziali con le rispettive Chiese. Nei primi tre anni, lo Stato pagherà al clero le tariffe vigenti mentre per i prossimi 14 anni i contributi diminuiranno del 5% all’anno.

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    Uganda: l’aumento dei prezzi mette a rischio i Seminari

    ◊   Crescono le vocazioni in Uganda, ma a colpire i seminari sono le difficoltà economiche, dovute in particolare all’alta inflazione. Monsignor Cosmas Alule, Rettore del seminario maggiore Alokolum Major ha affrontato il problema con l’agenzia Zenit, spiegando che i problemi finanziari nel Paese hanno provocato gravi difficoltà all'istituzione. Parlando durante una visita al quartier generale dell'associazione caritativa internazionale Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs) a Königstein, in Germania, il presule ha affermato che la situazione economica ostacola anche altri seminari in questo Paese dell'Africa orientale. Da agosto, l'inflazione è schizzata dall'1,7% a circa il 19%. Sono stati soprattutto i prezzi dei generi alimentari ad aumentare in modo particolarmente accelerato - quelli di mais, fagioli, zucchero e altri alimenti di base sono quadruplicati -, ma aumentano costantemente anche i prezzi della benzina e dei materiali da costruzione. Il seminario di Alokolum è situato in un territorio che per vent'anni è stato colpito dalla guerra civile tra il Governo ugandese e i ribelli del Lord’s Resistance Army. Ora si è visto costretto a bloccare tutti i lavori di costruzione resi necessari dall'aumento del numero delle vocazioni sacerdotali, per il cui il seminario ha urgente bisogno di spazio. “Riusciamo appena a sostenere le spese per le necessità fondamentali, anche se coltiviamo in giardino riso, fagioli, mais e verdure, per ridurre le spese per l'alimentazione”, ha confessato il Rettore. Tra l'altro, c'è da temere che la crisi non solo continuerà, ma si acutizzerà. E' probabile che nel prossimo anno accademico il seminario sacerdotale di Alokolum avrà 209 studenti, 26 più dello scorso anno. Come negli altri seminari del Paese, il numero dei seminaristi aumenta: lo scorso anno erano 1.130 i giovani che si stavano preparando al sacerdozio nei cinque seminari del Paese. In Uganda circa il 45% dei 33 milioni di abitanti è cattolico. Malgrado le tante vocazioni, in molte regioni del Paese c'è scarsità di sacerdoti. Per questo motivo, Aiuto alla Chiesa che Soffre ha lanciato un appello per aiutare i seminari dell'Uganda. (D.M.)

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    Pakistan: appello del segretario di Propaganda Fidae per l'Anno della Missione

    ◊   In Pakistan occorre “rispetto per la libertà di religione e di coscienza, che è il segno distintivo della giustizia e della pace”: lo afferma, come riferisce la Fides, l’arcivescovo Savio Hon Tai-Fai, segretario di Propaganda Fidae, in un messaggio inviato alla Chiesa locale in occasione dell’inaugurazione dell’ “Anno della Missione” in Pakistan”, che si celebra dal 1° ottobre 2011 al 30 settembre 2012. Nel messaggio, l’arcivescovo, dicendosi lieto “di condividere l’entusiasmo e il rinnovato slancio missionario per predicare il Vangelo e seminare la Parola di Dio nel terreno fertile di molti cuori”, nota che “in quanto piccola minoranza in una società a maggioranza musulmana, la Chiesa in Pakistan vive e si muove in un quadro che richiede sensibilità e grande amore per i nostri fratelli e sorelle musulmani. Tra prove e tribolazioni, la vostra perseveranza nella fede, speranza e carità è ammirevole!”, dice il testo, che è stato letto all’assemblea di vescovi, sacerdoti, religiosi e laici riunita a Karachi per lanciare l’iniziativa dell’Anno della Missione. Mons. Savio Hon Tai-Fai cita il XXV anniversario della Giornata Mondiale di Preghiera per la Pace svoltasi ad Assisi il 27 ottobre 1986, ricordando che “la pace, come un desiderio sincero di tutti, si presenta come qualcosa di fragile in molte società”. Per difenderla, “due cose sono di suprema importanza: l'imperativo interiore della coscienza morale, che ci invita a rispettare, proteggere e promuovere la vita umana. E 'imperativo che ci fa superare l'egoismo, l'avidità e lo spirito di vendetta. La seconda è la convinzione che la pace vada oltre gli sforzi umani. Così, la sua sorgente e realizzazione vanno ricercate in una realtà oltre tutti noi”. Il Messaggio prosegue: “Come cristiani, siamo convinti della verità che Cristo è la nostra pace. Così, noi predichiamo Cristo e il suo Vangelo, perché con la sua vita e la morte ci ha insegnato ad amare, servire e fare la pace tra gli individui ed i popoli”. Focalizzandosi sul contesto pakistano, l’arcivescovo nota: “L'amore cristiano ci spinge al dialogo e a promuovere relazioni positive e costruttive con persone e comunità di altre religioni. E 'edificante constatare gli sforzi enormi compiuti in Pakistan, a testimonianza del fatto che cristiani e musulmani possono lavorare e camminare insieme in pace”, anche se è auspicabile “un urgente miglioramento” in tale campo. Il Messaggio, auspicando un fruttuoso lavoro alle Pontificie Opere Missionarie, che celebrano i 60 anni di presenza in Pakistan, conclude assicurando la vicinanza, con la preghiera, fra la Chiesa universale e la Chiesa pakistana e lancia un appello ai fedeli in Pakistan, con le parole pronunciate da Gesù agli apostoli: “Non abbiate paura”. (D.M.)

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    Pakistan: nuovo impianto di depurazione dei Camilliani per settemila persone

    ◊   Continua l’impegno dei Camilliani a favore della popolazione del Pakistan gravemente colpita dalle alluvioni dello scorso anno. In una nota inviata all’agenzia Fides da fratel Mushtaq Anjum si legge che i religiosi hanno avviato i lavori per l’approvvigionamento dell’acqua potabile nelle diocesi di Multan, Hyderabad e Faisalabad. Obiettivo del "St. Camillus Clean Drinking Water Center- Khushpur, Faisalabad" è migliorare le condizioni di vita di tanti pachistani danneggiati dalle calamità e dalle alluvioni. Khushpur è un villaggio di 7 mila abitanti, comprese alcune famiglie musulmane. “Le condizioni dell’acqua potabile sono pessime - riferisce fr. Mustaq -, per questo motivo molti si ammalano di malattie causate dall’uso di acqua contaminata”. Padre Aris Miranda, fratel Luca Perletti e fratel Mushtaq Anjum, rappresentanti dell’Ordine dei Ministri degli Infermi (Camilliani), si sono impegnati a lungo per questo progetto che ieri è stato inaugurato da mons. Joseph Coutts, vescovo della diocesi di Faisalabad, alla presenza della gente del villaggio, delle suore e del parroco, padre Anjum Nazir. Il vescovo si è congratulato con la popolazione e con i Camilliani, che hanno preso l’iniziativa della quale beneficeranno 7 mila persone. Anche i rappresentanti della Commissione dei lavori per lo sviluppo del villaggio hanno espresso il loro apprezzamento verso i Camilliani. “Questo progetto prevede se non l’eliminazione, almeno la riduzione delle malattie causate dall’uso di acqua inquinata e le condizioni sanitarie della gente miglioreranno” riferisce fratel Mushtaq. Il St. Camillus Clean Drinking Water rappresenta una sfida ed una opportunità per tutta la comunità: quella di lavorare insieme per il bene comune e testimoniare l’amore di Cristo per gli altri. In questa iniziativa i Camilliani sono stati sostenuti dalla Conferenza episcopale italiana, dalla Provincia Filippina dei Camilliani, dall’Associazione Pro.Sa-Italia, dal Camillian Task Force-Roma (Ctf) e dall’organizzazione Sos/Drs-Usa, che sostengono le iniziative del Ctf in Pakistan. (R.P.)

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    Cina: festa patronale nella prima parrocchia cinese dedicata a Santa Teresa del Bambino Gesù

    ◊   La prima chiesa cinese dedicata alla Santa Patrona delle Missioni, Santa Teresa del Bambino Gesù, ha celebrato solennemente la festa patronale il primo ottobre, rendendo particolare omaggio alle reliquie della Santa, conservate in permanenza nel santuario. Secondo quanto riferito da Faith dell’He Bei all’agenzia Fides, più di 300 fedeli provenuti da diverse città hanno partecipato all’Eucaristia nella festa litrugica di Santa Teresa, nella parrocchia a Lei dedicata, che sorge del distretto di Chang An della città di Hai Ning, nella diocesi di Hanmg Zhou, nella provincia di Zhe Jiang. I preparativi erano iniziati molti giorni prima, con la novena ed altre iniziative spirituali. Inoltre la chiesa e le strade dei dintorni erano state decorate con striscioni a carattere missionario. Durante l’omelia della Messa della festa, il parroco ha ripercorso la vita della Santa e soprattutto la sua vocazione missionaria, alimentata dalla preghiera e assecondata dai suoi genitori, incoraggiando così i fedeli a promuovere la vocazione nei figli e nei giovani di oggi. Dopo la Messa, tutti i presenti si sono raccolti in preghiera davanti alle reliquie della Santa, che furono donate alla parrocchia da suor Céline Martin (1869-1959), una delle quattro sorelle di santa Teresina. Nel 2009 la parrocchia ha festeggiato i suoi 80 anni di fondazione. E’ la prima chiesa cinese dedicata alla Santa Patrona delle Missioni, ed anche la prima chiesa costruita con le offerte dei fedeli. Oggi è il santuario più frequentato nella zona a sud del fiume azzurro. Grazie ad una saggia e coraggiosa suora locale, le reliquie della Santa custodite nel Santuario, sono state conservate intatte anche durante la rivoluzione culturale. (R.P.)

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    Laos: le “Comunità della parola” per aiutare la pastorale e favorire le vocazioni

    ◊   Sono 30 giovani – 20 seminaristi nel Seminario maggiore e 10 impegnati nell’Anno propedeutico a Paksè – la speranza e il futuro della Chiesa laotiana. A spiegarlo alla Fides è padre Adun Hongsaphong, teologo e Rettore del Seminario maggiore nel vicariato apostolico di Paksè, nel Sud del Laos. Padre Adun è uno dei tre preti che svolge opera pastorale nel vicariato, composto da 4 province: “Comunità cristiane ci sono soprattutto nella provincia di Champasak – racconta – nelle altre sono molto disperse. Nel vicariato siamo solo un Vescovo e tre preti e il lavoro pastorale non è facile: siamo sempre in viaggio, ci sono difficoltà per visitare le comunità e pregare con le famiglie”. Ma “stiamo rivedendo le modalità della pastorale – spiega – cercando di incentrarla sulla Parola di Dio: proviamo a creare delle ‘Comunità della Parola’ e da lì ci aspettiamo dei cambiamenti, perché la Parola di Dio dà forza e potrà suscitare nuove vocazioni”. Le vocazioni, e quindi nuovi sacerdoti, sono vitali per il futuro della piccola Chiesa laotiana, comunità di circa 50mila fedeli e in tutto 15 sacerdoti, in un Paese dove vige ancora il blocco dei missionari stranieri, imposto dal comunisti del “Pathet lao” nel 1975, quando tutti furono espulsi. A partire dal 1991 il governo ha gradualmente allentato la morsa sui fedeli, concedendo, anno dopo anno, una maggiore libertà di culto e di religione: “Oggi i rapporti con le autorità sono cordiali”, spiega padre Adun. La concreta libertà di religione, prosegue “varia a seconda delle province e dipende soprattutto dalle autorità locali e non tanto dalla Costituzione, che prevede la libertà di culto. Nelle grandi città, dove le chiese sono visibili, c’è più libertà, nelle aree rurali ce n’è di meno”. Fra gli esempi citati dal sacerdote, vi è l’impossibilità di costruire nuove chiese (il governo non le autorizza) ma, d’altro canto “si possono restaurare o ricostruire gli edifici già esistenti, ed è prevista la possibilità di riavere le chiese in passato confiscate, utilizzandole di nuovo per il servizio pastorale”. Per questo l’urgenza e la sfida della Chiesa in Laos è oggi quella di “rinnovare la catechesi e l’evangelizzazione, la fede vissuta nelle famiglie e nelle comunità”, creando “parrocchie e comunità che possano risplendere nella testimonianza evangelica”. D’altronde oggi i fedeli cristiani laotiani – data l’assenza di missionari – non sono più percepiti come “stranieri”e stanno cercando di recuperare elementi della cultura locale nella liturgia e nella pastorale, in modo da integrarsi sempre meglio nel tessuto sociale del paese. “Abbiamo fiducia nello Spirito Santo, che guida la nostra Chiesa e i nostri progetti, che cerchiamo di conformare alla volontà di Dio”, conclude. (D.M.)

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    Senegal-Mauritania: nel mese missionario i cristiani chiamati a evangelizzare

    ◊   “Il Mese Missionario è un rinnovato impegno di tutti i cristiani dei nostri due Paesi a testimoniare il Vangelo sulla scia della nuova evangelizzazione. Un impegno delle nostre Chiese per far conoscere la Buona Novella a tutti” scrive nel messaggio per il Mese Missionario, inviato all’agenzia Fides, padre Bruno Favero, direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie (Pom) in Senegal e Mauritania. Ricordando l’insegnamento di Papa Paolo VI (“La Chiesa esiste per evangelizzare”) e del Beato Papa Giovanni Paolo II (“La fede si rafforza donandola”), padre Bruno afferma che “la dimensione missionaria non riguarda solo i preti: è un’esigenza iscritta nel nostro Battesimo ed ogni battezzato è chiamato ad assumere concretamente questo compito: condividere attorno a lui il dono del Vangelo”. “Il Mese missionario di ottobre - prosegue il direttore nazionale delle Pom - è quindi il momento privilegiato per comprendere la nostra vocazione missionaria, per offrire tempo e mezzi perché il Vangelo continui il suo cammino nei cuori dei nostri contemporanei, il momento di offrire le nostre sofferenze, cari malati, perché il Vangelo penetri nella nostra società”. Il Mese Missionario è anche “il momento forte per vivere la solidarietà nella Chiesa, donando il poco che abbiamo perché, a sua volta, la Chiesa distribuisca i frutti di questa solidarietà a tutte le Chiese del mondo, specialmente quelle in costruzione come la nostra”. Come atti concreti per vivere il Mese missionario, padre Bruno suggerisce preghiere, offerte in beni materiali ma anche delle sofferenze. Particolarmente raccomandata la preghiera del Rosario “per ritrovare con Maria, le strade della missione”. “Nel nostro Senegal, con le sue contraddizioni e le sue debolezze, di fronte alle attese legittime per le prossime scadenze elettorali, i cristiani sono chiamati ad un maggiore impegno per essere attori del rinnovamento del nostro Paese” afferma padre Bruno. “In questo senso, unire la Missione e il Rosario è per la nostra Chiesa l’occasione di vivere questo impegno per il Paese sotto lo sguardo di Maria, Nostra Signora della Missione. Condividere il Vangelo, comunicare la Buona Novella divengono quindi il contributo originale dei cristiani del Senegal e della Mauritania alla costruzione dei loro Paesi, e all’avvento della civiltà dell’amore” conclude il messaggio. (D.M.)

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    A Loreto dal 7 al 9 ottobre le Giornate di spiritualità mariana

    ◊   “Il cammino spirituale con Maria”: è questo, come riferisce l'agenzia Zenit, il tema delle giornate di Spiritualità mariana organizzate dal 7 al 9 ottobre a Loreto dai Missionari Monfortani. Le giornate vedranno anche quest'anno la partecipazione di 200 tra laici, religiosi e religiose, accomunati dall’esperienza della consacrazione a Gesù per Maria proposta dal Santo di Montfort. Il percorso tematico scelto per l'edizione 2011 è stato suggerito dagli orientamenti pastorali dei vescovi italiani per il decennio 2010-2020, raccolti nel documento “Educare alla vita buona del Vangelo”. “In un tempo in cui si assiste all’offuscamento della dimensione dell’interiorità – afferma padre Alfio Mandelli, monfortano – si afferma per contro l’urgenza di promuovere una autentica vita spirituale che abbia come mèta la pienezza dell’amore! Vita buona è vita di fede; vita buona è vita animata dal soffio dello Spirito; vivere la vita buona del Vangelo, direbbe oggi il Montfort, è compiere la grande impresa della propria perfezione, ossia della santità, di fronte alla quale tutte le altre imprese non sono che giochi da bambini. Nelle quattro catechesi – continua padre Alfio – lo sguardo si poserà dapprima su Gesù che forma interiormente i suoi amici, dilatandone il cuore fino alle dimensioni dell’interiorità. Poi su Maria di Nazaret. Anche il viaggio spirituale della Vergine inizia nello spazio della sua interiorità. Il Montfort, rivolgendosi con stupore a Gesù, dichiara felice l’uomo che abita nella casa di Maria. Dimorando nell’interiore di Maria si riceve dal Signore la grazia di decidere nel cuore il cammino che gradino dopo gradino eleva fino alla perfezione. Non può mancare, poi, il riferimento alla pedagogia spirituale di Montfort e a Giovanni Paolo II che, nell’anno della sua beatificazione, testimonia appunto una santità fiorita nel grembo di Maria e nei solchi della proposta spirituale di san Luigi Maria”, sottolinea il monfortano. Le catechesi, presso l'auditorium del Palazzo Illirico, saranno proposte dai monfortani padre Valentini Alberto, padre Cortinovis Battista e dal carmelitano padre Léthel François-Marie, che nello scorso marzo ha predicato gli Esercizi spirituali al Santo Padre e alla Curia romana. Infine, sabato 8 ottobre, alle ore 20,30, nella basilica della Santa Casa i partecipanti rinnoveranno la consacrazione a Gesù per Maria. (D.M.)

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    24 Ore nel Mondo



    Nuova tranche di aiuti per la Grecia che impone ulteriori misure di austerity

    ◊   La Grecia otterrà una nuova tranche di aiuti da 8 miliardi di Euro dal Fondo salva Stati. Alto, tuttavia, il prezzo pagato alle richieste della trojka, formata da Bce, Fmi e Ue: Atene ha dovuto mettere in mobilità per un anno 30mila lavoratori del settore pubblico con l’obiettivo del loro licenziamento entro il 2015. Una misura che rischia di scatenare nuove proteste sociali e che, alla luce della perdurante crisi, potrebbe non dare i risultati attesi. A spiegarcene le ragioni è l’economista Francesco Carlà, intervistato da Stefano Leszczynski.

    R. – Il dato più allarmante, anche se era abbastanza prevedibile, è che il deficit greco sull’anno passa dal 7,6 per cento all’8,5 per cento. Questo vuol dire che anche semplicemente annunciare tagli, austerity, ha delle conseguenze immediate sulla condizione economica, sul Pil di un Paese coinvolto. Quindi, questi 30 mila in mobilità possono essere visti da due punti di vista: se si tratta effettivamente di dipendenti pubblici improduttivi possono essere un vantaggio e sicuramente diminuiranno ulteriormente i consumi nel Paese ellenico.

    D. – Quindi, in Grecia diminuiscono i consumi, non aumenta la produttività. A questo punto continuare a fare tagli potrebbe non servire assolutamente a niente...

    R. – La condizione greca è risolvibile solo con un default organizzato del Paese. C’è una riduzione del debito gestita con i creditori, perché la Grecia ha bisogno poi di tornare con calma sul mercato dei capitali, per potersi di nuovo finanziare a condizioni accettabili, non alle condizioni attuali, che conosciamo: con tassi d’interesse che rendono di fatto impossibile per il Paese l’accesso al mercato dei capitali.

    D. – Certo che una misura come quella della riduzione e della cancellazione del debito, che sentivamo doversi applicare ai Paesi in via di sviluppo, ai Paesi sottosviluppati un tempo, fa una certa impressione vederla proposta per un Paese membro dell’Unione Europea e dell’Euro...

    R. – Sì, fa impressione, ma, di fatto, per la condizione in cui la Grecia è arrivata - secondo me - si deve parlare almeno di una riduzione del 50 per cento del debito, che vuol dire una bella sofferenza per chi ha prestato questi soldi alla Grecia.

    D. – I mercati finanziari, per come reagiscono ogni volta che si parla della Grecia o dell’insolvibilità greca, cos’è che temono realmente?

    R. – Temono l’effetto domino. Temono che, esattamente come accadde all’epoca del 2008, con il fallimento di Lehman Brothers, che non era una banca di dimensioni proibitive – ce n’erano di ben più grandi coinvolte in problemi analoghi, tra cui Goldman Sachs, Morgan Stanley e JP Morgan – nonostante questo l’effetto a cascata, l’effetto domino fu dirompente e il governo americano dovette mettere la propria garanzia sui debiti di tutti gli altri.

    D. – In questo caso, chi dovrebbe mettere la garanzia ad un certo punto?

    R. – La Germania, con il finto avallo della Francia, perché in realtà la Francia ha condizioni migliori da un punto di vista generale della Spagna e dell’Italia, ma non se la passa poi così bene nemmeno lei. (ap)

    In Iraq si conclude con 13 morti l’assalto al quartier generale polizia
    C'è anche il capo della polizia locale, il tenente colonnello Sadiq Khanshal, tra le persone uccise da un gruppo di terroristi che stamane ha preso d'assalto e si è barricato con diversi ostaggi nella centrale di polizia di Baghdadi, nella provincia irachena di al Anbar, 170 chilometri ad ovest di Ramadi. Lo ha detto il capo della polizia della provincia di al Anbar, generale Hadi Kassar. Tredici degli ostaggi, ha detto Kassar, sono stati liberati in un'operazione di truppe speciali irachene, ma i terroristi hanno ucciso il tenente colonnello Khanshal, un tenente, due altri poliziotti e un civile, mentre gli uomini delle truppe speciali hanno ucciso cinque dei terroristi. Un numero imprecisato di persone era rimasto ucciso quando i terroristi erano entrati nella centrale e due di loro si erano fatti saltare in aria con cariche esplosive. Il generale Kassar ha accusato Al Qaeda di avere compiuto l'assalto.

    In Siria, ancora morti tra i soldati disertori
    Circa 40 soldati siriani disertori sono rimasti uccisi stamani in violenti scontri a fuoco con le forze fedeli al presidente Bashar al Assad alla periferia della capitale, nei pressi dell'aeroporto militare di Dumayr. Lo riferiscono i Comitati di coordinamento locale, principale piattaforma di attivisti anti-regime. Gli uccisi facevano parte - prosegue la fonte - di un gruppo di 65 militari, tra cui un colonnello e alcuni tenenti e sottotenenti, che si sono ribellati agli ordini. Intanto, proprio dalla Siria, arriva un forte messaggio di pace da parte della comunità del Monastero di Deir Mar Musa al Habasci, situato sulla montagna del Nebek. Moltissimi giovani siriani, insieme con le monache e i monaci del monastero, hanno concluso una settimana di digiuno e preghiera con un appello al rifiuto della guerra civile su base confessionale. Christopher Wells, collega del nostro programma inglese, ha sentito il priore del Monastero, padre Paolo Dall’Oglio:

    R. - Abbiamo appena completato una settimana di digiuno e di preghiera e di jihad spirituale per la riconciliazione nel Paese. Rifiutiamo la logica della violenza e dell’escalation di violenza. Vogliamo assicurare il dialogo ma per questo è necessario assicurare la verità: la condizione è la vera libertà di espressione, la vera libertà di opinione e, quindi, tutti i giovani che sono venuti al monastero da tutte le parti della Siria lo hanno fatto rifiutando radicalmente gli interventi armati dall’esterno. Vogliamo invece un impegno mondiale per il negoziato pacifico e per una vera crescita di libertà di espressione del Paese come condizione per quella conversazione che porterà alla mutazione democratica senza vendette e senza violenza.

    1200 persone di 11 nazionalità in fuga dalla Libia
    L'Organizzazione internazionale delle migrazioni (Oim) ha annunciato oggi l'avvio in Libia di un'operazione per l'evacuazione di un gruppo di 1200 migranti africani rimasti bloccati per settimane nella città di Sebha (sud della Libia). Il servizio di Fausta Speranza:

    Si tratta di un gruppo di diverse migliaia di persone che dopo lo scoppio degli scontri per il controllo di Sebha era giunto in un centro di transito dell'Organizzazione internazionale delle migrazioni, dove era rimasto bloccato a causa dell'insicurezza. 1200 persone - tra cui donne e ambini - che sono partiti, ieri a bordo, di un convoglio di 15 camion diretti a Zouarkè, al confine tra Ciad e Niger verso la loro destinazione finale, in Ciad o altrove in Africa. La metà infatti provengono dal Ciad ma gli altri sono di altre dieci nazionalità: da Nigeria, Gambia, Eritrea, Somalia, Sudan, Senegal, Mali, Etiopia, Burkina Faso e Marocco. Tutto questo nel Sud della Libia. Se si guarda al Nord c’è l’emergenza umanitaria Sirte, dove proseguono gli scontri. Dopo oltre due settimane di assedio, appare disperata la situazione degli abitanti di una delle ultime roccaforti dei sostenitori del rais. Gli abitanti in fuga con ogni mezzo, lasciano le loro case, stremati da settimane di bombardamenti ed attacchi. Intanto, informa l'agenzia Fides, l'arcivescovo Tommaso Caputo, nunzio apostolico a Malta e in Libia, è giunto in visita a Tripoli per contatti con le nuove autorità.

    In Egitto, mobilitazione di esponenti del partito dell'ex rais
    I capi di undici partiti politici che raccolgono molti esponenti del partito dell'ex rais egiziano Hosni Mubarak, il Pnd, hanno minacciato una mobilitazione in massa, se il consiglio militare varerà una norma per impedire loro l'attività politica per due anni. In un comunicato pubblicato da Masri el Youm online i leader dei partiti vicini a Mubarak hanno bollato la proposta come pulizia etnica e minacciato di mobilitare quindici milioni di cittadini. Secondo alcune fonti, sarebbero circa duemila i potenziali obiettivi di questa proposta, ex parlamentari del Pnd fra il 2000 e il 2011. Nei giorni scorsi il consiglio militare ha annunciato la sua disponibilità a modificare la legge elettorale per eliminare la parte, fortemente contestata dalle forze politiche, in base alla quale un terzo dei seggi in Parlamento è assegnata a candidati indipendenti non iscritti a partiti. Una norma accusata di favorire gli uomini vicini a Mubarak e contro la quale una coalizione di decine di partiti, guidata dai Fratelli Musulmani e dal liberale neo Wafd ha minacciato di boicottare le elezioni, previste per fine novembre. La minaccia di boicottare è rientrata, ma le aperture del Consiglio militare non sono giudicate ancora sufficienti, perchè non è stata annunciata la revoca immediata delle legge d'emergenza. Domani, si terrà una riunione straordinaria del Consiglio dei ministri per valutare la modifica della legge elettorale.

    Preoccupazione delle donne in Afghanistan per il ritiro dell’Isaf
    Dal 2001 ad oggi le donne in Afghanistan hanno conquistato terreno sul piano della partecipazione politica così come sul fronte dell'istruzione e del rispetto dei loro diritti, ma su questi progressi ottenuti con dolore pesa la prospettiva del ritiro delle forze internazionali e di un eventuale accordo di pace con i fondamentalisti talebani. È quanto sottolinea un nuovo rapporto dell’Ong Oxfam. Oxfam ha registrato che oggi 2,7 milioni di giovani afghane frequentano la scuola che viene negata solo ad una piccola minoranza clandestina, sotto il giogo dei talebani. La tendenza però - sottolinea l'Ong - è quella di una “nuova recrudescenza della violenza contro le donne”, i cui diritti conquistati nell'ultimo decennio “restano fragili”.

    In Danimarca la prima donna premier presenta la squadra di governo
    La premier socialdemocratica Helle Thorning Schmidt, nuovo premier danese di una coalizione di centro sinistra, ha presentato questa mattina il suo governo alla regina di Danimarca Margrethe. Sulla piazza del palazzo reale Amalienborg la Schmidt, prima donna premier del Paese, ha presentato i 23 ministri del nuovo governo che si insedia al termine di 10 anni amministrati dal centro destra. Il programma concordato al termine di due settimane di consultazioni dai 3 partiti della coalizione (Socialdemocratici, socialisti del popolo e radicali social liberali) verrà presentato nel pomeriggio in una conferenza stampa.

    La Corte penale internazionale investiga sui crimini in Costa d’Avorio
    Il procuratore della Corte penale internazionale (Cpi) è stato autorizzato dai giudici a investigare su crimini commessi durante le violenze che sono scoppiate in seguito all'elezione presidenziale in Costa d'Avorio, dal 2010. Lo comunica la Corte, precisando che l'inchiesta è autorizzata sui crimini commessi a partire dal 28 novembre 2010.

    Prima incriminazione del tribunale speciale del Bangladesh
    Un tribunale speciale del Bangladesh, incaricato di giudicare persone accusate di aver commesso crimini di guerra durante la guerra di indipendenza contro il Pakistan nel 1971, ha incriminato formalmente il primo sospetto, un capo politico islamista. Secondo le fonti che ne hanno dato notizia, Delawar Hossain Sayedi, 71 anni, membro del più importante partito islamico del Paese, è stato accusato di genocidio, incendio doloso, stupro e persecuzione religiosa. La condanna è stata letta dal giudice in un tribunale affollatissimo e in presenza dell'imputato che sarà giudicato in modo definitivo dal "Tribunale internazionale per i crimini in Bangladesh" creato un anno fa. Quando alla fine del 2008 l'attuale primo ministro, la signora Hasina Wajed, era stata eletta trionfalmente, si era impegnata a creare tribunali speciali per portare alla sbarra tutti gli accusati di omicidi e stupri durante la guerra di indipendenza dell'ex Pakistan orientale tra il marzo e il dicembre del 1971. La nascita del Bangladesh costituì l'ultimo passo della spartizione dell'Impero britannico delle Indie, annunciata nella notte del 14 agosto del 1946, da cui nacquero il Pakistan e l'India. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 276

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli e Miriam Ayele.