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Sommario del 30/11/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa all’udienza generale: i cristiani siano testimoni di preghiera per aprire finestre verso il cielo
  • Appello di Benedetto XVI: nuove iniziative politiche contro la pena di morte
  • Il Papa scrive al Patriarca Bartolomeo I per Sant'Andrea: il mondo è diviso, testimoniamo la concordia
  • Rinunce e nomine
  • I martiri campioni della fede e le testimonianze archeologiche al cuore della Seduta pubblica delle Pontificie Accademie
  • Congresso mondiale di pastorale per gli studenti internazionali: intervista con mons. Vegliò
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Anche la Turchia aderisce alle sanzioni contro la Siria
  • Hillary Clinton in Myanmar, 50 anni dopo l'ultima visita di un segretario di Stato Usa
  • Continua a salire la disoccupazione in Italia. Treu: sacrifici, ma per rilanciare il lavoro dei giovani
  • Il suicidio assistito di Lucio Magri: la riflessione di Ernesto Olivero
  • La Rai inaugura due nuovi Portali multimediali dedicati all'arte e design e alla letteratura
  • Chiesa e Società

  • Myanmar: ancora violenze contro la comunità kachin . Una donna cristiana rapita e violentata
  • Colombia: solidarietà dei vescovi alle famiglie dei 4 ostaggi uccisi dalle Farc
  • Vescovi Usa: oltre 2,7 milioni di dollari per rilanciare la pastorale in America Latina
  • I vescovi del Paraguay: solo con le famiglie si può pensare di costruire la società
  • Irlanda: pubblicati i rapporti diocesani sulle pratiche anti-abuso
  • Inchiesta abusi: dichiarate non valide le perquisizioni a danno dei vescovi belgi
  • Slovenia: plenaria dei vescovi sul tema della nuova evangelizzazione
  • Convegno alla Lateranense. Dario Antiseri: “l’Europa senza il Cristianesimo non esisterebbe”
  • Il Secam approva il piano per l’attuazione dell’Esortazione apostolica “Africae Munus”
  • Conferenza interregionale dei vescovi di Senegal, Mauritania, Capo Verde e Guinea Bissau
  • Repubblica del Congo: al via le celebrazioni per i 120 anni della Cattedrale di Brazzaville
  • Chiesa del Triveneto: incontri e seminari in vista di “Aquileia 2”
  • 24 Ore nel Mondo

  • Attacco all'ambasciata britannica a Teheran. Cameron ipotizza "azioni molto dure"
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa all’udienza generale: i cristiani siano testimoni di preghiera per aprire finestre verso il cielo

    ◊   La preghiera è un dono, ma esige impegno e costanza da parte nostra: è quanto sottolineato da Benedetto XVI all’udienza generale in Aula Paolo VI, incentrata sulla preghiera nella vita di Gesù. Il Papa ha esortato i cristiani ad essere testimoni di preghiera e speranza, specie in un mondo spesso chiuso all’incontro con Dio. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    “Nella preghiera, Gesù vive un ininterrotto contatto con il Padre per realizzare fino in fondo il progetto di amore per gli uomini”: è quanto affermato da Benedetto XVI, che all’udienza generale ha esortato i fedeli a seguire l’esempio del Signore, a stare in dialogo con Dio:

    “Anche nella nostra preghiera dobbiamo imparare, sempre di più, ad entrare in questa storia di salvezza di cui Gesù è il vertice, rinnovare davanti a Dio la nostra decisione personale di aprirci alla sua volontà, chiedere a Lui la forza di conformare la nostra volontà alla sua, in tutta la nostra vita, in obbedienza al suo progetto di amore su di noi”.

    La preghiera di Gesù, ha rammentato, “tocca tutte le fasi del suo ministero e tutte le sue giornate”, “le fatiche non la bloccano”. Al contempo, ha evidenziato che l’insegnamento di Gesù sulla preghiera viene dal suo “essere il Figlio di Dio”, dal suo “rapporto unico con Dio Padre”:

    “Ascoltare, meditare, tacere davanti al Signore che parla è un’arte che si impara praticandola con costanza. Certamente la preghiera è un dono che chiede, tuttavia, di essere accolto; è opera di Dio, ma esige impegno e continuità da parte nostra”.

    Guardando alla preghiera di Gesù, ha ammonito, dovremmo tutti domandarci come noi preghiamo, quanto tempo dedichiamo al rapporto con Dio. Ed ha ribadito quanto sia importante pregare per illuminare il mondo attorno a noi:

    “Oggi i cristiani sono chiamati a essere testimoni di preghiera, proprio perché il nostro mondo è spesso chiuso all'orizzonte divino e alla speranza che porta l’incontro con Dio. Nell’amicizia profonda con Gesù e vivendo in Lui e con Lui la relazione filiale con il Padre, attraverso la nostra preghiera fedele e costante, possiamo aprire finestre verso il Cielo di Dio”.

    Il Papa ha quindi rinnovato l’incoraggiamento a “percorrere la via della preghiera”, una via che apre nuovi cammini anche per chi è lontano da Dio:

    “Cari fratelli e sorelle, educhiamoci ad un rapporto con Dio intenso, ad una preghiera che non sia saltuaria, ma costante, piena di fiducia, capace di illuminare la nostra vita, come ci insegna Gesù. E chiediamo a Lui di poter comunicare alle persone che ci stanno vicino, a coloro che incontriamo sulla nostra strada, la gioia dell’incontro con il Signore, luce per l’esistenza”.

    Al momento dei saluti ai pellegrini, parlando in lingua francese, il Papa ha salutato i fedeli della diocesi di Belley-Ars, venuti in Vaticano per regalare alla Basilica vaticana un ritratto di San Giovanni Maria Vianney, a ricordo dell’Anno sacerdotale. In italiano, ha ringraziato la Federazione italiana Panificatori e Pasticceri che ha donato dei panettoni destinati alle opere di carità del Papa.

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    Appello di Benedetto XVI: nuove iniziative politiche contro la pena di morte

    ◊   Benedetto XVI, al termine dell’udienza generale, ha salutato le delegazioni di vari Paesi partecipanti all’incontro promosso dalla Comunità di Sant'Egidio sul tema “Non c’è giustizia senza vita”. Il Santo Padre ha auspicato che "questo evento incoraggi le iniziative politiche e legislative, promosse in un crescente numero di Paesi, per eliminare la pena di morte e per rafforzare il progresso raggiunto nel conformare la legge penale sia alla dignità umana dei detenuti sia ad un efficace mantenimento dell’ordine pubblico". Auspici che si aggiungono a quelli dell'iniziativa "Cities for Life", "Città per la vita". Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Nell’odierna Giornata internazionale delle “Cities for Life”, organizzata dalla Comunità di Sant’Egidio, sono oltre 1400 le città di tutto il mondo mobilitate contro la pena di morte. Saranno illuminati i monumenti più importanti delle città che hanno aderito all’iniziativa. A Roma è prevista l’illuminazione speciale del Colosseo, su cui svetterà l’immagine di un pollice verso l’alto, simbolo della Giornata. Sulle parole pronunciate oggi dal Papa ascoltiamo Mario Marazziti, portavoce della Comunità di Sant’Egidio:

    R. – Il Papa interviene, per la seconda volta in pochissimi giorni - dopo l'Esortazione apostolica sul Sinodo per l'Africa consegnata in Benin - per dire che bisogna fare ogni sforzo per eliminare la pena di morte. Credo sia un fatto importante, decisivo in questa fase, in una fase in cui ormai 141 Paesi non ricorrono più alla pena capitale. Tra questi, 96 l’hanno abolita per tutti i crimini. Molti di questi Stati, però, devono fare il passo da una moratoria di fatto ad una moratoria di legge o ad un percorso di abolizione definitivo. Siamo al numero più basso di esecuzioni da 15 anni negli Stati Uniti. Credo che ci siano molti fatti positivi. Diminuisce in Cina l’uso della pena capitale: la Corte Suprema ne ha limitato l’uso. E’ una cultura della vita che si sta affermando.

    D. – Una cultura della vita che si sta affermando, anche perché le posizioni di coloro che invece sostengono la pena di morte progressivamente si stanno indebolendo. Anche questo è un processo importante...

    R. – E’ un grande percorso culturale, non solo un percorso politico. Dopo la tortura e la schiavitù, il mondo sta capendo, in questo scorcio di 21.mo secolo, che non è qualcosa di cui non si possa fare a meno. C’è un nuovo standard che sta coinvolgendo l’idea di giustizia a livello planetario. Si sta indebolendo proprio l’idea che la pena di morte serva a qualcosa. Quindi, c’è un rifiuto sia utilitaristico sia di fondo. Lo Stato, la società civile non può mai abbassarsi al livello di chi uccide.

    D. – Negli ultimi dieci anni, sono 31 i Paesi che hanno abolito la pena di morte nella legge o nella prassi. Si può auspicare che nei prossimi anni se ne aggiungano altrettanti o anche di più?

    R. – Che anche di più possano aggiungersi in dieci anni forse è una previsione ottimistica. Abbiamo avuto un’accelerazione incredibile alla fine del ventesimo secolo: quattro Paesi all’anno e, adesso, siamo a circa tre Paesi l’anno, perché stiamo arrivando al nocciolo di alcuni irriducibili. Abbiamo 58 Paesi che ancora mantengono la pena capitale e, di questi, metà ricorrono ad esecuzioni, anche se nell’ultimo anno solo un terzo. Quindi, si sta riducendo proprio la cultura e la pratica della morte per legge. Io credo, però, che potrebbe essere complicato immaginarci che altri 30 Paesi su 58 rinuncino alla pena di morte nei prossimi dieci anni. Nulla, però, vieta di sperare.(ap)

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    Il Papa scrive al Patriarca Bartolomeo I per Sant'Andrea: il mondo è diviso, testimoniamo la concordia

    ◊   Una fede, testimoniata in modo concorde, che sia capace di unire un’umanità attraversata da gravi tensioni. È l’auspicio con il quale Benedetto XVI si rivolge al Patriarca ortodosso ecumenico, Bartolomeo I, nel suo Messaggio inviato oggi per la festa di Sant’Andrea Apostolo, venerato come fondatore e patrono della Chiesa di Costantinopoli. Come da tradizione, una delegazione vaticana ha partecipato oggi a Istanbul alle celebrazioni solenni, coincidenti quest’anno con il 20.mo anniversario dell’elezione di Bartolomeo I alla guida del Patriarcato. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    “Continuo ad avere ben vivo nel cuore il ricordo nel nostro ultimo incontro, quando ci siamo radunati insieme come pellegrini di pace nella città di Assisi, per riflettere sul profondo rapporto che unisce la sincera ricerca di Dio e della verità e quello della pace e della giustizia nel mondo”. Sono le parole introduttive di Benedetto XVI nel messaggio a Sua Santità Bartolomeo I per la solennità di Sant’Andrea. Un testo ricco di attestazioni di amicizia fraterna, ma anche di riflessioni di stretta attualità. “Le circostanze attuali, siano esse culturali, sociali, economiche, politiche o ecologiche pongono di fronte cattolici ed ortodossi esattamente alla stessa sfida” e cioè – rileva il Papa – quella di annunciare con forza rinnovata il Vangelo “in molte delle zone che, per prime, hanno ricevuto la luce e che oggi soffrono gli effetti di una secolarizzazione che impoverisce l'uomo nella sua dimensione più profonda”. E data “l’urgenza di questo compito”, soggiunge Benedetto XVI, “abbiamo il dovere di offrire a tutta l’umanità l’immagine di persone che hanno acquisito una maturità della fede capace di unire, nonostante le tensioni umane, attraverso la ricerca comune della verità, nella consapevolezza che il futuro dell'evangelizzazione dipende dalla testimonianza di unità data dalla Chiesa e dalla qualità della carità”.

    Queste parole del Pontefice sono state lette al termine della Divina Liturgia presieduta da Bartolomeo I nella chiesa patriarcale del Fanar. A leggerle – e a consegnarle al Patriarca ecumenico in un messaggio autografo del Papa – è stato il capo della delegazione vaticana presente alla cerimonia, il cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani, il quale ha avuto un incontro con lo stesso Bartolomeo I oltre che conversazioni con la Commissione sinodale incaricata delle relazioni con la Chiesa cattolica. La visita della delegazione vaticana è omologa di quella che ogni anno, il 29 giugno, una rappresentanza del Patriarcato ecumenico rende al Papa in occasione della solennità dei Santi Pietro e Paolo. Inoltre, informa una nota ufficiale, il cardinale Koch ha incontrato i rappresentanti della comunità cattolica locale e si è intrattenuto su temi ecumenici con i religiosi e le religiose del posto. Quest’anno, poi, le celebrazioni al Fanar hanno avuto un carattere particolarmente festivo, poiché esattamente 20 anni fa il Patriarca ecumenico Bartolomeo I veniva eletto alla cattedra di Costantinopoli. “Mi dà grande conforto”, scrive in proposito il Papa nel Messaggio, constatare come “la Santità Vostra” abbia in questi 20 anni “sempre avuto a cuore la questione della testimonianza del Chiesa e della sua santità nel mondo contemporaneo”. “Le mie preghiere e quelle di tutti i fratelli e sorelle cattolici – scrive ancora Benedetto XVI – accompagnano le vostre nell’invocare da Dio (…) la pace nel mondo, la prosperità per la Chiesa e l'unità di tutti i credenti in Cristo”. E conclude: che il Signore “ci doni di progredire sulla via della pace e della riconciliazione”.

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    Rinunce e nomine

    ◊   In Burkina Faso, Benedetto XVI ha eretto la nuova diocesi di Gaoua per dismembramento della diocesi di Diébougou, rendendola suffraganea dell’arcidiocesi di Bobo-Dioulasso. Come primo vescovo di Gaoua, il Papa ha il sacerdote Modeste Kambou, finora vicario generale della diocesi di Diébougou. Il nuovo presule ha 47 anni. Dopo l’Ordinazione, ha ricoperto gli incarichi di docente, vicario parrocchiale a Nako, direttore di seminario. Ha ottenuto la Laurea in Lettere moderne all’Università Statale di Ouagadougou.

    La nuova diocesi di Gaoua ha una superficie di circa 10.400 kmq, con una popolazione di 260.500 persone, tra le quali 19 mila sono cattolici. Le parrocchie sono 6, con 14 sacerdoti diocesani, 24 religiose e 101 catechisti. La chiesa parrocchiale di Gaoua, dedicata al Sacro Cuore, diventerà la Chiesa Cattedrale dell'erigenda diocesi.

    In Brasile, il Pontefice ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Porto Velho, presentata per raggiunti limiti di età da mons. Moacyr Grechi, dei servi di Maria. Al suo posto, il Papa ha nominato mons. Esmeraldo Barreto de Farias. Il 62.enne presule ha compiuto gli studi di Filosofia presso l’Universidade Federal de Minas Gerais e quelli di Teologia presso l'Istituto di Teologia dell'Università Cattolica di São Salvador da Bahia. Ordinato sacerdote, ha ricoperto fra gli altri gli incarichi di parroco, coordinatore dell'equipe diocesana della Pastorale rurale, coordinatore nazionale dei sacerdoti del Prado. È stato eletto vescovo di Paulo Afonso nel 2000. All’interno della Conferenza episcopale, mons. Farias ha svolto le funzioni di membro del Consiglio permanente della Conferenza episcopale Brasiliana e di presidente della Commissione episcopale per i Ministeri Ordinati e la Vita Consacrata.

    Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Niterói (Brasile), presentata da mons. Alano Maria Pena, per raggiunti limiti di età. Al suo posto, il Papa ha nominato arcivescovo metropolita di Niterói monsi. José Francisco Rezende Dias, finora vescovo di Duque de Caxias. Il presule, 55 anni, ha frequentato i corsi preparatori e quelli di Filosofia nel Seminario arcidiocesano locale e quelli di Teologia presso l’Istituto Dehoniano di Taubaté, nello Stato di São Paulo. A Roma, ha poi ottenuto la Licenza in Teologia spirituale presso il Pontificio Istituto di Spiritualità “Teresianum”. Ordinato sacerdote, è stato parroco, direttore spirituale del Seminario arcidiocesano, rettore dell’Istituto Teologico interdiocesano e Vicario generale. È stato nominato ausiliare di Pouso Alegre nel 2001. Nel 2005 è stato trasferito alla diocesi di Duque de Caxias, nello Stato di Rio de Janeiro.

    In Myanmar, il Papa ha nominato arcivescovo coadiutore dell’Arcidiocesi di Mandalay, mons. Nicholas Mang Thang, finora vescovo di Hakha. Il presule è stato anche nominato amministratore apostolico sede vacante et ad nutum Sanctae Sedis della Diocesi di Hakha.

    In Germania, il Pontefice ha accettato la rinuncia all’ufficio di ausiliare della diocesi di Osnabrück, presentata da mons. Theodor Kettmann, in conformità ai canoni 411 e 401 – paragrafo 2 del Codice di Diritto Canonico.

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    I martiri campioni della fede e le testimonianze archeologiche al cuore della Seduta pubblica delle Pontificie Accademie

    ◊   “Testimonianze e testimoni. I Martyria e i campioni della fede”: il tema della Seduta pubblica delle Accademie Pontificie, ospitata nel pomeriggio nel Palazzo S. Pio X in Via della Conciliazione a Roma. L’incontro è organizzato dal Pontificio Consiglio della Cultura e dal Consiglio di coordinamento fra le Accademie. Roberta Gisotti ha intervistato il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente degli enti promotori:

    D. – Cardinale Ravasi, un appuntamento atteso quello della Seduta pubblica delle Accademie Pontificie, dedicato quest’anno ai martiri campioni della fede e alle testimonianze archeologiche. Eminenza, lei introdurrà i lavori: quali aspetti porrà in risalto?

    R. – Innanzitutto ricordiamo che son ben sette le Accademie Pontificie che, da angolature diverse, si interessano di temi teologici e culturali in senso lato. Quest’anno vengono coinvolte due Accademie specifiche, che sono quella cosiddetta “Cultorum Martyrum”, che si preoccupa cioè del culto dei martiri romani, in particolare nelle catacombe, e la Pontificia Accademia Romana di Archeologia. Il cuore di questa celebrazione è legato proprio a due parole italiane, che sono nel titolo della Seduta stessa, e che sono significative pur nella loro vicinanza, nella loro assonanza, nella loro radice comune e sono “testimonianze” e “testimoni”. La testimonianza è quella viva dei martiri, i quali - con la loro storia, col loro sangue, con la loro esistenza e con la memoria successiva - costituiscono una continua e ininterrotta presenza della fede nelle nostre comunità fino ai nostri giorni, perché – come ben sappiamo - martiri ancora ci sono. L’altra parola è “testimoni”: i testimoni possono essere anche dei documenti che noi abbiamo, dei materiali che possono essere affidati, per esempio, alla pietra, che possono essere affidati ad elementi artistici, che possono essere affidati anche – alcune volte – a dei monumenti. Ecco allora la dimensione archeologica: quindi due elementi, la storia e la testimonianza archeologica, il documento archeologico che, insieme, si incontrano in questa celebrazione.

    D. - Un passato indagato che deve servirci ad interpretare il presente?

    R. – C’era un grande filologo e studioso del secolo scorso, che si chiamava Giorgio Pasquali, il quale – in una sua opera del 1920 – aveva formulato questa dichiarazione: “Chi non ricorda, non vive”. Effettivamente ricordare vuol dire avere un’identità; avere una memoria vuol dire anche sapere chi siamo, da dove veniamo, quali sono le nostre radici. Ebbene noi viviamo in un’epoca, purtroppo, di smemoratezza ed è significativo perciò ritornare a queste antiche origini, a queste antiche radici per ritrovare ancora la nostra identità, che era fatta di figure coraggiose, coerenti, con un profilo netto nell’interno della loro esistenza; e, dall’altra parte, era fatto anche di componenti artistiche e quindi di bellezza, di manifestazione esteriore, ma che era anche viva, incisiva nel tessuto culturale di un popolo. Questi elementi sono alla base anche di questa giornata.

    D. – Sappiamo che il cardinale Bertone leggerà un messaggio di Benedetto XVI e consegnerà il Premio delle Pontificie Accademie: possiamo avere qualche anticipazione?

    R. – Sì, posso anticipare che uno dei premiati è lo Studio Archeologico Francescano della Flagellazione di Gerusalemme, che non solo ha custodito i luoghi santi cristiani, ma che ha anche – attraverso l’impegno archeologico – cercato di riportarne in luce la bellezza, la memoria, la ricchezza documentaria e monumentale. In questa luce la presenza dei Francescani di Terra Santa, che saranno rappresentati anche dal loro Superiore, che è il padre Pizzaballa, è un modo per affermare anche che l’orizzonte è molto vasto, perché le testimonianze prime, la memoria prima sono in quella terra, nella Terra Santa. (mg)

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    Congresso mondiale di pastorale per gli studenti internazionali: intervista con mons. Vegliò

    ◊   Si apre oggi pomeriggio a Roma il terzo Congresso mondiale di Pastorale per gli studenti internazionali. All’evento, in programma fino al 3 dicembre sul tema dell’incontro con le culture, partecipano anche delegati ortodossi, anglicani ed evangelici. Il Congresso è organizzato dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti. Ma quali sono le necessità e le difficoltà di una pastorale specifica per gli studenti internazionali? Fabio Colagrande lo ha chiesto al responsabile del dicastero, l’arcivescovo Antonio Maria Vegliò:

    R. - Tra le sfide emergenti vi è senz’altro quella di promuovere un atteggiamento di accoglienza, di solidarietà e di accompagnamento verso i giovani, che si recano all’estero per motivi di studio e di qualificazione professionale, sia per agevolare i primi passi della loro permanenza nel nuovo ambiente, sia per promuovere una loro integrazione serena e fruttuosa nella società che li ospita. Qui giocano un ruolo vitale soprattutto le istituzioni accademiche e il personale che le gestisce, in vista di offrire ai giovani le migliori opportunità di formazione integrale, non solo nell’acquisire nozioni e competenze, ma anche nel consolidamento di valori e di orientamenti per la vita. Le difficoltà, a volte, sorgono a partire dalla strutturazione dei programmi di studio, che rischiano di essere esigenti al punto da impegnare tutto il tempo dei giovani studenti e da impedire che possano instaurare serene relazioni di mutuo arricchimento e di scambio: in effetti, mentre gli studenti stranieri apprendono la cultura locale, potrebbe essere un grande vantaggio per altri studenti l’approccio al patrimonio di valori e di cultura che ognuno porta con sé. Dal nostro punto di vista, poi, spesso è difficile poter contare su un numero sufficiente di cappellani e di operatori pastorali, che sappiano rispondere adeguatamente alle diverse esigenze dei ragazzi, soprattutto umane e spirituali; esigenze di ascolto, sostegno e incoraggiamento.

    D. - Questo ambito della mobilità umana è particolarmente adatto per promuovere anche il dialogo interculturale. Come pensate di promuovere questa dimensione e con quali obiettivi?

    R. - Tra gli obiettivi del nostro Convegno c’è, in effetti, anche quello di mettere in luce la presenza multiculturale e multietnica di tanti giovani studenti, raccomandando a tutte le agenzie educative che sono a contatto con loro di essere attente a prepararli ad affrontare i mutamenti del mondo globalizzato di oggi con sapiente criticità, non senza l’aiuto della fede e il conforto della rivelazione cristiana, che ispira i giovani nella scoperta di ciò che conta e che porta autentica realizzazione. Sono convinto che dobbiamo incoraggiare i giovani universitari a creare ambienti di reciproco rispetto, di mutua valorizzazione e di dialogo, per dar vita a società fondate sulla collaborazione e sulla solidarietà, sulla pace e sullo sviluppo accessibile a tutti. Per questo la Chiesa vive la sua dimensione missionaria nell’accompagnare la loro sete di conoscenza, aiutandoli a studiare, a scoprire e a far proprie le verità sull’uomo e su Dio. Contiamo di promuovere la dimensione del dialogo interculturale in due direzioni: anzitutto raccomandando che le Conferenze Episcopali delle varie nazioni favoriscano una formazione adeguata dei cappellani e degli operatori pastorali; poi, cercando di sollecitare le istituzioni educative di ispirazione cattolica ad offrire programmi attenti a questo ambito, nel contesto ampio della formazione integrale dei giovani universitari.

    D. - Il vostro Congresso rifletterà anche sul ruolo degli studenti internazionali come protagonisti della nuova evangelizzazione. Con quali prospettive?

    R. - Ogni studente universitario porta con sé un patrimonio di conoscenze e di valori che appartiene al suo ambiente d’origine. È opportuno, dunque, saper cogliere e valorizzare tutti gli elementi positivi di cui ciascuno è portatore, vedendoli come opportunità perché l’annuncio evangelico possa esservi depositato e, con l’aiuto di Dio, possa anche germogliare e crescere, fino a scoprire e sperimentare la salvezza in Gesù Cristo, Signore e Salvatore.

    D. – Infine, chi parteciperà al Congresso?

    R. - I partecipanti vengono da diverse aree del mondo, specialmente da quei Paesi in cui è rilevante la presenza di studenti esteri. Attualmente si contano circa tre milioni di studenti internazionali, soprattutto negli atenei e nelle facoltà universitarie. Tale numero è in aumento e si prevede che si raggiungeranno i 7 milioni nel 2025. Al nostro Congresso saranno presenti circa 135 delegati da 36 nazioni: 14 dall’Europa, 8 dall’America, 4 dall’Asia, 7 dall’Africa e 3 dal Medio Oriente. Molti sono rappresentanti delle Commissioni Episcopali per la Mobilità Umana e per la Pastorale Universitaria, ma vi sono anche membri di istituti religiosi e di organizzazioni ecclesiali impegnate nell’attività di sostegno al mondo universitario. Tra di loro ci sono anche circa trenta studenti universitari, provenienti da varie nazioni.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Finestre aperte verso il Cielo: all'udienza generale Benedetto XVI parla della preghiera di Gesù.

    In rilievo, nell'informazione internazionale, la situazione in Iran dopo l'assalto all'ambasciata britannica.

    Anche il teologo di professione ha bisogno della parrocchia: in cultura, la lectio magistralis del Gran Cancelliere, cardinale Angelo Scola, in occasione dell'inaugurazione, a Milano, dell'anno accademico della Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale.

    Risveglio di Dio e risveglio dell'uomo: sulla religione tornata protagonista sulla scena pubblica, stralci del saggio di Paolo Becchi, filosofo del diritto, pubblicato sull'ultimo numero della rivista "Humanitas".

    Messaggi "digitali" dalle catacombe: Fabrizio Bisconti su numerologia e simbolismo martiriale nell'iconografia dei primi secoli dell'era cristiana.

    Uniti per testimoniare al mondo pace e riconciliazione: nell'informazione religiosa, il Messaggio del Papa al Patriarca ecumenico Bartolomeo I per la festa di Sant'Andrea.

    Senza fede non si fa l'Europa: l'inviato Marco Bellizi riguardo all'incontro del Consiglio d'Europa sulla dimensione religiosa del dialogo interculturale.

    L'egoismo del mondo e la speranza dell'Africa: nell'informazione vaticana, intervista di Mario Ponzi al cardinale nigeriano Francis Arinze, sul recente viaggio di Benedetto XVI in Benin.

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    Oggi in Primo Piano



    Anche la Turchia aderisce alle sanzioni contro la Siria

    ◊   La Turchia ha annunciato di aver aderito al regime di sanzioni contro la Siria e di avere, di conseguenza, sospeso l’invio di armi e rifornimenti militari, bloccando ogni accordo di scambio con Damasco. Nonostante l’assenza di accordi commerciali e finanziari, anche il governo libanese ha deciso di adottare le sanzioni economiche approvate dalla Lega Araba. Sanzioni su cui Beirut si era astenuta al momento del voto. A Marcella Emiliani, esperta di questioni mediorientali, Stefano Leszczynski ha chiesto se queste nuove sanzioni segnino una fine imminente del regime di Basher al Assad:

    R. - Naturalmente, è un’illusione del regime turco credere che Assad sia arrivato al capolinea. La Turchia è il Paese che si è trovato ad accogliere più di diecimila rifugiati siriani e quindi, evidentemente, si sente un Paese “di frontiera”, uno dei più implicati nel possibile caos che potrebbe aumentare con la crisi siriana. L’adesione della Turchia alle sanzioni internazionali rappresenta quindi il tentativo di premere su Assad perché arrivi a un dialogo con il Consiglio nazionale siriano, cioè con l’opposizione. Assad, però, da quest’orecchio non intende ascoltare nessuno.

    D. - Il governo di Damasco è veramente isolato da un punto di vista internazionale. Nonostante questo, però, il governo non cede. Su chi può contare Assad?

    R. - A livello internazionale, Assad si regge sull’aperta disponibilità della Russia a dare appoggio al regime. E’ proprio dell’altro giorno il pronunciamento del ministro degli Esteri russo, che ha invitato la comunità internazionale a non lanciare più ultimatum a Damasco. La Cina, anche se più ondivaga, in genere appoggia queste iniziative russe: non schierarsi cioè apertamente al fianco del regime di Damasco, ma neanche isolarlo completamente. Questo isolamento, comunque, ha ancora delle valvole di sfogo.

    D. - Anche l’opposizione sembra piuttosto compatta e combattiva all’interno della Siria. Inoltre, inizia adessere un’opposizione armata con un forte sostegno esterno…

    R. - C’è stata una notevole diserzione all’interno dell’esercito e non delle forze di sicurezza. Sono proprio le forze di sicurezza a tenere in piedi il regime, e sono sempre state quelle su cui la famiglia Assad ha puntato, tenendo invece l’esercito con scarsità di mezzi e con una presenza molto ridotta nei gangli del potere. C’è poi un altro pericolo, che risulta essere la vera “bomba ad orologeria”: in questo momento, la questione più importante è proprio quella della minoranza alawita. E’ la stessa minoranza da cui proviene il presidente, che conta circa il 12 per cento della popolazione e che rischia di essere identificata come responsabile di tutte le nefandezze compiute dal regime. Si è perciò già innescato un seme di guerra civile, che potrebbe far saltare in aria la convivenza tra maggioranza sunnita e le varie minoranze, non solo quella alawita. (vv)

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    Hillary Clinton in Myanmar, 50 anni dopo l'ultima visita di un segretario di Stato Usa

    ◊   Il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, si trova oggi in Myanmar, nuova tappa del suo tour in Asia. Si tratta di un evento storico, che proietta l’ex Birmania nell’ambito di un lento processo di democratizzazione, stando almeno ai commenti degli osservatori, che sperano anche in concrete aperture nel campo del riconoscimento dei diritti umani. L’ultima visita di un segretario di Stato nel Paese asiatico risale a 50 anni fa. La Clinton vedrà il presidente, Thein Sein, e altri funzionari. Quindi, a Yangon, incontrerà la leader dell'opposizione, Aung San Suu Kyi, Premio Nobel per la pace 1991, rilasciata l’anno scorso, dopo 15 anni di arresti domiciliari. Sul significato di questo incontro, Giancarlo La Vella ha intervistato Stefano Caldirola, docente di Storia contemporanea dell’Asia all’Università di Bergamo:

    R. - Indubbiamente, la svolta che si sta verificando in Myanmar è, per certi versi, sorprendente, anche se é stata anticipata da una serie di aperture, a partire dal rilascio di Aung San Suu Kyi e dalla possibilità, per il suo partito, di rientrare all’interno della vita politica birmana. E’ stato un processo sorprendente, soprattutto per gli osservatori occidentali, che avevano mantenuto negli anni e nei mesi precedenti una linea dura nei confronti del regime, scontrandosi anche a livello diplomatico con quelle che erano invece le posizioni degli altri Paesi asiatici. Cina e India avevano considerato le sanzioni e la linea dura contro il regime come controproducenti, puntando invece a una serie di aperture interne da parte del regime militare nei confronti dell’opposizione.

    D. - Come può iniziare un processo di democratizzazione in un Paese che ha avuto un regime quasi dittatoriale?

    R. - Sicuramente, è stato un regime a lungo dittatoriale. Innanzitutto, dobbiamo considerare che, in Asia, la visione di democrazia è un po’ diversa da quella che abbiamo in Occidente. Personalmente, ritengo che la via più probabile sia una lenta apertura, da parte del regime, a elementi dell’opposizione e non la realizzazione immediata di una “democrazia compiuta” nel senso occidentale del termine.

    D. - Democratizzazione vuol dire anche pacificazione. Come sarà possibile rimettere a posto le tante conseguenze lasciate dalla dura repressione del governo militare, prima tra tutti la lunga detenzione di Aung San Suu Kyi?

    R. - Da un punto di vista interno, dobbiamo considerare che c’è una serie di conflitti in Birmania. Non esiste solo quello tra la giunta militare e l’opposizione, incarnata da Aung San Suu Kyi e dai suoi seguaci. Abbiamo anche, ad esempio, la questione dei conflitti interni tra le diverse minoranze etniche e bisognerà vedere come il regime saprà muoversi anche su questo fronte. Una riconciliazione nazionale è senza dubbio necessaria, con una probabile divisione della gestione del potere con elementi vicini all’opposizione: se non con la stessa Aung San Suu Kyi, almeno con elementi a lei vicini. Rimane invece aperto il problema della partecipazione delle diverse componenti etniche birmane nella gestione delle risorse del Paese. (vv)

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    Continua a salire la disoccupazione in Italia. Treu: sacrifici, ma per rilanciare il lavoro dei giovani

    ◊   Potrebbe valere tra i 20 e i 25 miliardi la manovra che il governo Monti si appresta a varare per raggiungere il pareggio di bilancio nel 2013. Tra le misure allo studio, salutate con favore dall’Ue, ci sarebbe il blocco totale degli adeguamenti al tasso d’inflazione per le pensioni già dal 2012 e un innalzamento fino a 43 anni di contributi per lasciare il lavoro. Intanto ad ottobre in Italia la disoccupazione è salita all’8,5%, +0,2% rispetto al mese precedente. Trend opposto in Germania dove i senza lavoro tornano sotto il 7%. Di quali politiche per il mondo del lavoro necessita oggi l’Italia per fronteggiare la crisi? Paolo Ondarza lo ha chiesto a Tiziano Treu, docente di Diritto del Lavoro all’Università Cattolica di Milano:

    R. – Certamente abbiamo un problema di adeguamento dell’età pensionabile, perché in tutto il mondo cresce l’aspettativa di vita, però su questo fronte, occorre essere molto prudenti, fare delle modifiche graduali e non che penalizzino chi è più in bisogno: quest’eventuale blocco della rivalutazione delle pensioni, ad esempio, dovrebbe riguardare solo le pensioni medio/alte; così pure l’innalzamento dell’età, noi riteniamo che si possa fare in modo flessibile, in una fascia fra i 62 ai 69/70. Questa dei quarant’anni è una regola fatta per persone che hanno cominciato a 15/16 anni. Questa è una norma che - noi riteniamo - dovrebbe essere mantenuta. L’idea di passare bruscamente da 40 a 43 ci sembra troppo radicale.

    D. – Professore, in Italia aumenta la disoccupazione. Tanti giovani fino a trent’anni sono senza lavoro: ammesso che il trend cambi, questi giovani riusciranno mai ad andare in pensione, con questo innalzamento fino a 43 anni di contributi?

    R. – Se non c’è crescita e se non c’è qualche politica per l’occupazione, non ce n’è né per i vecchi né per i giovani. È sbagliato mettere in contrapposizione le due cose. In tutto il mondo, dove l’economia funziona meglio che da noi - nella Germania e nei Paesi del Nord - hanno un’età che si alza per gli anziani, però, hanno delle politiche di crescita e dell’occupazione che permettono ai giovani di crescere. Occorre fare delle politiche di sostegno e questo non è contrario al graduale innalzamento dell’età: se ci sono politiche e operazioni giuste, si deve alzare per tutti l’opportunità di lavorare, anche per i cinquantenni, perché è inutile portare l’età a 62 se poi i cinquantenni perdono il posto, perché non c’è crescita. Quindi, noi a Monti chiediamo di fare sì queste iniziative di graduale riequilibrio, ma di usare le risorse per sospingere la crescita e sospingere l’occupazione dei giovani.

    D. – A partire da cosa?

    R. – A partire da quello che ha detto anche Monti: si fa un intervento sui grandi patrimoni, sull’Ici, s’innalza anche gradualmente l’età di pensione. Le risorse, però, vanno messe a fare politiche di sostegno all’occupazione dei giovani. Chi assume un giovane deve avere un’agevolazione, questa è la strada!

    D. – In Germania la disoccupazione è in calo: quanto la crisi sta influendo sull’innalzamento, appunto, dei livelli di disoccupazione in Italia?

    R. – La Germania dimostra che, facendo delle politiche economiche serie, delle politiche per i giovani, per l’occupazione, si può uscire dalla crisi. La Germania è già uscita. Noi, purtroppo, negli ultimi anni non abbiamo fatto politiche di sostegno. Abbiamo fatto solo politiche di taglio. È questo che va cambiato, se vogliamo metterci a imitare l’esempio della Germania... (fd)

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    Il suicidio assistito di Lucio Magri: la riflessione di Ernesto Olivero

    ◊   Ha suscitato vasta eco la decisione di Lucio Magri, 79 anni, giornalista, fondatore del Manifesto e uomo politico, di ricorrere alla pratica del suicidio assistito in una clinica svizzera. La scelta di Magri, che si è compiuta ieri, frutto di una grave depressione, ma anche di una razionalità estrema, suscita contrapposizione tra chi chiede di rispettare comunque la volontà dell’individuo e chi rifiuta la strada dell'eutanasia. In definitiva il gesto di Magri pone a tutti il problema dell’approccio della persona alla sofferenza. "L'ansia di aiutare a morire sembra la declinazione post moderna della carità: appare compassionevole e pietosa – scrive oggi il quotidiano “Avvenire”- noi, però, continuiamo a credere che carità è aiutare a vivere". E proprio del mistero del dolore si è parlato ieri sera a Torino all’Università del Dialogo del Sermig, realtà di fraternità fondata da Ernesto Olivero con la presenza della scrittrice Susanna Tamaro. Adriana Masotti ha chiesto a Olivero una riflessione sulla vicenda Magri:

    R. – Ogni volta che una persona muore, prego e faccio silenzio, perché so che Dio è Padre di tutti gli uomini, di tutte le donne, di coloro che credono e di coloro che credono di non credere. Quindi Lui sa… Certo che ogni morte fa pensare e una morte come questa fa pensare ancora di più. Mi viene in mente uno dei pensieri che ho scritto in una situazione molto tragica della mia vita, quando scrissi nel mio diario: l’uomo certamente ha bisogno di casa, di lavoro, ma ha bisogno di scoprire il senso della vita, ha bisogno di scoprire da dove viene e dove va. Io penso che la vita di ogni uomo – e sto parlando di me stesso – sia una preparazione all’ultimo momento. Credo di aver capito un po’ la vita a forza di asciugare le lacrime, a forza di accogliere persone che mi guardavano negli occhi e mi chiedevano qualcosa… La cosa principale che ho capito è che deve far di tutto per cambiare un po’ il mondo.

    D. – Il dolore fa parte – e lo sappiamo – della vita di tutti, credenti e non credenti, e per tutti il dolore non è bello e va quindi ricercato il modo per non soffrire; va anche accettato sul piano umano ... ma ne siamo preparati?

    R. – Io credo che dobbiamo preparare le persone a vivere e a morire e dobbiamo preparare le persone a star vicino, fino all’ultimo momento, alle persone che soffrono: nessuno deve essere abbandonato! Anche perché oggi la sofferenza come veniva intesa una volta credo che sia quasi completamente sparita, perché ci sono delle medicine e ci sono delle cure che possono alleviarla, però è importante il rapporto umano. Io ricordo una giudice di Milano che – molti anni fa - mi chiese se potevo accogliere un ragazzo con l’aids e mi disse: ti costerà una cassa da morto e quindici giorni di lavoro. Io mi sono messo nei panni di questo ragazzo e gli dissi: “Perché negli ultimi 15 giorni della tua vita non smetti di drogarti? Noi ti assisteremo notte e giorno, momento dopo momento, non ti abbandoneremo mai!". Lui ha accettato questa sfida e sono passati altro che quindici giorni: sono passati quindici anni, sono passati venti anni ed è ancora vivo! Ecco l’insegnamento che io mi diedi in quel momento: una famiglia, una comunità, un partito o un gruppo culturale non devono assolutamente abbandonare un uomo o una donna che muore!

    D. – E’ giusto dire che il cristianesimo non invita ad amare il dolore e la Croce, ma chiede invece di amare il Crocifisso e quindi Gesù in Croce, l’uomo in Croce?

    R. – Certamente. Proprio pochi giorni fa, una donna che aveva paura di morire e di lasciare la sua famiglia e mi ha detto: “Mi dicono che devo amare il dolore…” E io gli ho detto: “Non è giusto. Per amare Gesù bisogna amare Dio; il dolore non è da amare, ma – a volte – è da sopportare. A volte è un nemico: Gesù stesso ha gridato sulla croce ... (mg)

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    La Rai inaugura due nuovi Portali multimediali dedicati all'arte e design e alla letteratura

    ◊   La Rai in Italia arricchisce la sua offerta web con due nuovi portali multimediali dedicati all’arte e design e alla letteratura, in Rete da oggi: www.arte.rai.it e www.letteratura.rai.it. L’iniziativa si deve alla nuova direzione di Rai Educational, sotto la guida di Silvia Calandrelli, responsabile anche di Rai Storia e Rai Scuola. Roberta Gisotti l’ha intervistata sulle prospettive di una Tv di servizio pubblico:

    D. - Rai Educational, Rai Scuola, Rai Storia: una tv controcorrente rispetto ai contenuti dominanti nella tv generalista. Come evitare di essere emarginati nei palinsesti?

    R. - Direi che più che ad un’emarginazione siamo di fronte ad una nuova prospettiva, ad un nuovo modo di proporre contenuti, grazie alle nuove tecnologie. Rai Storia, ad esempio, è un canale digitale e Rai Scuola - attualmente disponibile ed usufruibile sul satellite ed Internet - da gennaio si troverà anche sulla piattaforma digitale. Questo vuol dire che, di fatto, avremo a disposizione per Rai Educational due canali in chiaro e, nell’impianto che questa direzione può oggi permettersi grazie alle nuove tecnologie, tutti i nostri contenuti saranno fruibili anche via Internet, via smartphone, attraverso il cellulare ed i tablet.

    D. - Ed ora arrivano due nuovi portali in tema di arte e letteratura…

    R. - Si tratta di un progetto al quale teniamo moltissimo, perché l’abbiamo strutturato esclusivamente per il web. Saranno cioè reperibili per i ragazzi, per gli appassionati e per gli stessi docenti, migliaia di contenuti video sul mondo dell’arte e della letteratura, pensati direttamente per Internet - sono perciò contenuti brevi e fruibili anche attraverso il cellulare - e che raccolgono anche importanti e rarissimi documenti di Rai Teche. Si avrà anche la possibilità di rivedere delle 'chicche' particolari, magari di scrittori ormai scomparsi ma che fanno però parte del grande patrimonio audiovisivo della Rai e che possono quindi essere ritrovati, attraverso nuovi percorsi, dai ragazzi che navigano su Internet.

    D. - E’ quindi una grande ricchezza ed un grande patrimonio a disposizione dei più giovani. Ad essere sinceri, però, i giovani sono stati finora considerati, dalla Tv generalista, soprattutto come dei “big spender”, ovvero come i maggiori consumatori da vendere sul mercato pubblicitario. Qual è, quindi, la strategia per sovvertire questo stato di cose alquanto offensivo nei riguardi della gioventù?

    R. - Credo che il progetto di Rai Educational sia un progetto di televisione educativa. Oggi si fa molta fatica a parlare in questi termini, si parla di televisione in un altro modo. Credo invece fortissimamente che la formazione formale ed informale sia parte integrante di un progetto editoriale come il nostro. A mio avviso va quindi riaperto, da noi che siamo servizio pubblico ma anche da chi opera nel mondo dei media, un dialogo vero, forte e strutturato con la comunità giovanile, specialmente in un momento di crisi come questo. Viviamo un momento di crisi economica molto forte, che colpisce e permea tutta la società e non soltanto i ceti più deboli e più in difficoltà. Penso che i ragazzi siano il vero investimento che il Paese deve fare sul futuro. Il punto, perciò, è relazionarsi con loro, anche con l’uso di linguaggi a loro più familiari: i ragazzi passano gran parte del loro tempo in rete, con i telefonini, con i tablet, e bisogna veicolare, attraverso questi nuovi linguaggi, i contenuti, la cultura ed il sapere. Credo che nei periodi di crisi economica - come appunto quello attuale - il vero investimento vada fatto sulla formazione, su quella che in gergo si chiama “Lifelong Learning”. Questo ce lo insegnano le economie emergenti, come Sud Corea e Brasile che fanno oggi un grandissimo investimento in questo tipo di contenuti audiovisivi. Credo che questo sia un fenomeno estremamente interessante da osservare e, per noi che siamo servizio pubblico, è fondamentale ritrovare quella che è stata la grande tradizione della Rai. La Rai, agli inizi, fu determinante per alfabetizzare il Paese ed oggi credo che il passaggio successivo che ci si deve porre, come soggetto industriale e culturale, sia quello di fornire degli strumenti non tanto per un’alfabetizzazione primaria, ma per quella che potremmo definire “l’alfabetizzazione informativa”. Il nostro è un universo complesso, viviamo in una società complessa e quindi dobbiamo essere in grado di fornire ai ragazzi gli strumenti per leggere culturalmente e socialmente lo spazio nel quale si trovano a vivere.

    D. - Alla luce del dibattito di questi ultimi anni sulla Televisione, non crede che il nome “Educational” sia recepito come un’etichetta negativa, anche se ingiustamente ma di fatto così?

    R. - No, io rivendico molto questo nome, e mi fa piacere che anche in tutto il resto del mondo ci sia una così grande attenzione per i contenuti “educational”. Penso che dobbiamo avere il coraggio intellettuale di parlare nuovamente di educazione, porre ancora, al centro del dibattito culturale, il tema della Televisione educativa. Credo che per molto tempo in questo Paese si sia trascurato questo aspetto e penso che invece sia necessario restituire centralità e dignità alle parole. La funzione educativa di chi fa Televisione e di chi, come voi, opera attraverso la Radio nell’importante lavoro sulla “formazione” - nel senso più ampio del termine - va rivendicata con orgoglio. (vv)

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    Chiesa e Società



    Myanmar: ancora violenze contro la comunità kachin . Una donna cristiana rapita e violentata

    ◊   Il segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, che oggi arriva in Myanmar, “guardi alle sofferenze delle minoranze etniche kachin, in maggioranza cristiane, vittime di atrocità e abusi dei militari birmani”: è quanto chiedono, in un appello inviato all’Agenzia Fides, esponenti cattolici della comunità kachin, nel Nord del Myanmar, dove prosegue il cruento scontro fra i militari birmani e l’esercito indipendente kachin, con gravi sofferenze e lo sfollamento di civili. Ieri due Ong hanno denunciato il perpetrarsi di “crimini contro l’umanità” compiuti dai soldati birmani. Le minoranze etniche birmane, come kachin, shan, karen, mon, si uniscono nel chiedere che la questione delle minoranze sia inclusa nell’agenda delle riforme promosse dal governo. Un fedele kachin sottolinea che “nonostante le recenti aperture del governo, la guerra contro le minoranze kachin va avanti implacabile”. “Testimoni denunciano abusi, stupri, torture sui civili, con metodi di pulizia etnica che sono crimini di guerra e crimini contro l’umanità”. La fonte di Fides segnala, in via esemplificativa, il caso di Lahpai Kaw (nome di fantasia), donna cristiana di 28 anni, rapita il 28 ottobre e vittima di continui stupri di gruppo da parte di militari birmani. La donna, madre di una bambina di 14 mesi, è tuttora nella mani dei militari. Tre soldati l’hanno avvicinata, minacciandola e sequestrandola, mentre stava lavorando nei campi, con altri membri della sua famiglia, nel villaggio di Hkai Bang, al confine tra Cina e Myanmar. La donna è stata vista l'ultima volta un mese fa al posto militare di Bum Mu e i suoi parenti temono che possa essere stata uccisa. La famiglia non ha ancora registrato una formale denuncia alla polizia, per paura di ritorsioni da parte dei militari. (A.L.)

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    Colombia: solidarietà dei vescovi alle famiglie dei 4 ostaggi uccisi dalle Farc

    ◊   La Conferenza episcopale della Colombia esprime solidarietà e vicinanza alle famiglie dei quattro ostaggi, uccisi la scorsa settimana da guerriglieri delle ‘Forze armate rivoluzionarie della Colombia’ (Farc). “Continueremo a lavorare instancabilmente – si legge nel comunicato dei vescovi - per l’ideale di una società in pace, nella quale si rispetti la vita e sia riconosciuta pienamente la dignità di ogni persona”. Una società – aggiungono i presuli – in cui la libertà sia un valore centrale. I vescovi esortano anche i colombiani a non perdere la speranza, a guardare al futuro con la certezza che l’amore e la giustizia sono più forti di tutto ciò che cerca di distruggere la società. Gli ostaggi, appartenenti alle forze dell’ordine, erano stati sequestrati oltre 12 anni fa. Sono stati uccisi mentre le forze di sicurezza si stavano avvicinando al campo dove erano detenuti. Un quinto ostaggio, il sergente di polizia Luis Alberto Erazo Maya, è riuscito a fuggire. “I guerriglieri delle Farc – ha detto l’uomo durante un’intervista rilasciata a ‘Caracol Radio’ - non hanno né rimorsi né coscienza”. “Hanno mentito per ammazzarci. Ci avevano detto che di fronte al rumore di spari avremmo dovuto seguirli per salvarci. Avevano detto che ci avrebbero protetti”. “I miei compagni – ha spiegato – l’hanno fatto e per questo sono morti”. Il presidente colombiano Juan Manuel Santos ha definito l’uccisione dei quattro ostaggi “un crimine contro l'umanità”. (A.L.)

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    Vescovi Usa: oltre 2,7 milioni di dollari per rilanciare la pastorale in America Latina

    ◊   Il sottocomitato sulla Chiesa in America Latina della Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti (Usccb) ha approvato il finanziamento di 174 progetti, del valore di oltre 2,7 milioni di dollari, per aiutare il lavoro pastorale della Chiesa in diciannove Paesi dell’emisfero. La decisione è stata presa nei giorni scorsi durante la riunione del sottocomitato che si è svolta a Baltimora. “Decidere come usare il denaro che i fedeli hanno donato in una speciale colletta per aiutare la Chiesa - ha sottolineato mons. José Horacio Gómez, arcivescovo di Los Angeles e presidente del sottocomitato - è un lavoro serio e importante. Abbiamo avuto accese discussioni durante i nostri incontri, ma siamo riusciti a prendere, credo, le decisioni giuste approvando aiuti economici per diversi e importanti progetti pastorali della Chiesa in America Latina”. “Inoltre - ha aggiunto il presule le cui parole sono state riprese dall’Osservatore Romano - abbiamo lavorato diligentemente per sostenere la Chiesa in Haiti e in Cile, nonostante queste avessero già iniziato a ricostruire le infrastrutture delle comunità di fede colpite dai terremoti dell’anno scorso”. I primi sussidi destinati a progetti di ricostruzione della Chiesa di Haiti riguardano riparazioni strutturali in una scuola diocesana di istruzione secondaria nella cittadina di Jacmel e la fase di progettazione e di restauro della chiesa co-cattedrale di Miragoanes, per un totale complessivo di 100.000 dollari. Il sottocomitato, dal giorno del terremoto, sta aiutando i vescovi haitiani a creare le strutture necessarie per garantire sicurezza ed efficienza nella fase di ricostruzione del Paese. Tutti gli aiuti della Conferenza episcopale degli Stati Uniti per la ricostruzione saranno erogati attraverso ‘Proch’e (Partnership for reconstruction of the Church in Haiti) l’agenzia incaricata dai presuli haitiani per questo scopo. (A.L.)

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    I vescovi del Paraguay: solo con le famiglie si può pensare di costruire la società

    ◊   Il primo giorno della novena alla Madonna dei Miracoli di Caacupé, il 28 novembre, la Conferenza Episcopale del Paraguay (CEP) ha presentato la Lettera Pastorale sulla Famiglia, che apre i 3 anni dedicati alla Famiglia. La presentazione – riferisce l’Agenzia Fides - è stata curata da mons. Adalberto Martínez Flores, vescovo di San Pedro Apostol e segretario generale della CEP, che ha detto: “La Famiglia è patrimonio del nostro popolo e fondamento del nuovo Paraguay. Il futuro dell'umanità si costruisce nella famiglia! I vescovi del Paraguay consegnano questa lettera pastorale sulla famiglia a sacerdoti, diaconi, religiosi, fedeli laici e a tutte le persone di buona volontà.” Il documento di riflessione, analisi, fondamento dottrinale, invito all’azione, si propone di offrire il pensiero dei vescovi sulla realtà che interessa e coinvolge le famiglie in Paraguay, al fine di fornire una guida a tutti i membri della Chiesa cattolica nel paese, alle persone che desiderano il bene comune, nel lavoro essenziale e indispensabile della costruzione di famiglie solide, fondate sul matrimonio tra un uomo e una donna, aperte alla vita. Mons. Martínez ha riferito che questa lettera pastorale viene dal cuore dei Vescovi, come espressione della sua sollecitudine paterna per la cellula fondamentale della società, che è la famiglia. Ha concluso dicendo: “Solo con delle famiglie intatte, forti e felici, si può pensare di ricostruire il tessuto sociale e morale della nazione, che a sua volta, consentirà di progettare e costruire il nuovo Paraguay che tutti noi vogliamo”. I vescovi del Paraguay hanno chiesto che questa lettera pastorale sia letta, consultata, elaborata e tradotta in concrete azioni pastorali in tutte le comunità ecclesiali della nazione.

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    Irlanda: pubblicati i rapporti diocesani sulle pratiche anti-abuso

    ◊   Oggi in Irlanda il Consiglio nazionale per la salvaguardia dei bambini nella Chiesa cattolica ha pubblicato 6 Rapporti relativi ad altrettante diocesi irlandesi, in cui si esaminano le pratiche messe a punto per prevenire i casi di abuso, si ridefiniscono le accuse e si valutano come sono state trattate, si intervistano le persone-chiave delle inchieste, e soprattutto pubblicano una serie di raccomandazioni perché l’impegno per la salvaguardia e la protezione dei minori sia sempre ai massimi livelli. Le Diocesi interessate – riferisce l’Agenzia Sir - sono le diocesi di Ardagh e Clonmacnois, Derry, Dromore, Kilmore, Raphoe e Tuam che oggi mettono in rete i singoli Rapporti accompagnati dai comunicati dei loro vescovi. “Ogni accusa – commenta per esempio il vescovo di Kilmore, mons. Leo O’Reilly – rappresenta una persona che ha sofferto e i miei pensieri oggi vanno alle vittime degli abusi. Sono consapevole che la pubblicazione di questo e di altri Rapporti del Child Safeguarding possono riaprire oggi ferite dolorose a coloro che hanno sofferto abusi per mano di sacerdoti. Ancora una volta chiedo loro perdono, esprimo la mia rabbia e il mio profondo dolore a coloro che hanno sperimentato il tradimento di chi avrebbe dovuto portar loro l’amore di Cristo e la sua compassione”. I vescovi irlandesi esprimono quindi la loro “gratitudine” e il loro ringraziamento a tutti coloro che lavorano nel Consiglio Nazionale. “Il Rapporto – scrive l’arcivescovo Michael Neary di Tuam – dimostra quanto forti siano le procedure messe in atto per garantire la sicurezza dei bambini”. “Voglio – scrive dal canto suo l’arcivescovo di Dromore, mons. John McAreavey – ringraziare il personale del National Board per la professionalità con cui sta portando avanti questa verifica. Sottomettere ognuno e ogni diocesi allo scrutinio di un organo indipendente non è facile. Il National Board ha portato avanti il suo lavoro, aiutandoci a riconoscere sia le nostre forze che le nostre debolezze. Il Rapporto finale contiene anche una serie di raccomandazione che ci aiutano a migliorare”. Il vescovo della diocesi di Raphoe ammette: “fu data scarsa enfasi ai bisogni delle vittime che sono stati spesso non riconosciuti con il vano tentativo di proteggere la reputazione della Chiesa. Ci sono stati frequenti casi di ritardi e addirittura di non accettazione delle denunce e delle lamentele circa abusi sessuali suo minori”. Nell’offrire la sua “umile scusa” il vescovo promette: “la speranza è che quei gravissimi errori non si ripetano mai più”. E in tutti i comunicati, il vescovi ricordano il numero verde attivato sia in Irlanda che in Inghilterra e Irlanda del Nord al quale rivolgersi per chiedere servizi ai sostegno e supporto in caso di abuso.

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    Inchiesta abusi: dichiarate non valide le perquisizioni a danno dei vescovi belgi

    ◊   La Corte d'appello di Bruxelles ha dichiarato non valide le perquisizioni effettuate nel giugno dell’anno scorso nella sede dell'arcidiocesi di Malines-Bruxelles nell’ambito dell’inchiesta sugli abusi sessuali da parte di membri del clero. I giudici hanno stabilito che quella operazione di polizia, denominata a suo tempo “Calice”, è stata sproporzionata. Stesso giudizio per la perquisizione effettuata lo stesso giorno nell’abitazione del cardinale Godfried Danneels. Dopo la sentenza, tutto ciò che è stato sequestrato in occasione delle perquisizioni dovrà essere restituito ai legittimi proprietari e tutti gli elementi acquisiti con queste azioni di polizia devono essere ritenuti non validi. Lo scorso anno la Corte d'Appello aveva già annullato, con le stesse motivazioni, la perquisizione effettuata nei locali della commissione d'inchiesta istituita dalla stessa Conferenza episcopale belga. Soddisfazione per la decisione della Corte d’Appello è stata espressa dai legali del cardinale Danneels. (A.G.)

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    Slovenia: plenaria dei vescovi sul tema della nuova evangelizzazione

    ◊   I vescovi sloveni, riuniti alla 63.ma Assemblea Plenaria della Conferenza Episcopale, sotto la presidenza dell’arcivescovo Metropolita di Ljubljana, mons. Anton Stres, hanno trattato il tema della promozione della nuova evangelizzazione, come punto centrale della futura azione pastorale in Slovenia. In vista del prossimo Sinodo dei Vescovi, che si terrà a Roma nel 2012, i presuli hanno ribadito l’importanza del dialogo tra la fede e la cultura come mezzo per l’approfondimento del credo personale. In quest’attività riconoscono il ruolo della Chiesa che ancorata alla sua missione profetica, sceglie vie sempre nuove per diffondere il Vangelo. Tra i punti messi in evidenza, il riavvicinamento alle radici cristiane dei già battezzati, che nel corso degli anni si sono allontanati dalla Chiesa. Tramite un’accurata missione pastorale, bisogna risvegliare in essi una maggiore coscienza dell’appartenenza religiosa e comunitaria. A questo proposito è stato preparato il nuovo progetto pastorale per la Chiesa in Slovenia che – in sintonia con l’Anno della Fede, indetto dal Santo padre per il 2013 – mira a far riscoprire i valori autentici del credo cristiano. I Vescovi sloveni fanno proprio quest’impegno trasmettendolo ai fedeli, incoraggiandoli ad un’autentica vita Evangelica che sia palese anche nella società. (L.Z.)

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    Convegno alla Lateranense. Dario Antiseri: “l’Europa senza il Cristianesimo non esisterebbe”

    ◊   “L’Europa senza il Cristianesimo non esiterebbe”. E’ quanto ha sottolineato il filosofo Dario Antiseri in occasione del convegno svoltosi ieri pomeriggio presso la Pontificia Università Lateranense ispirato alla mostra libraria ‘Le radici cristiane dell’Italia unita’, promossa dalla biblioteca dell’Ateneo e visitabile fino al prossimo 25 gennaio. Lo studioso ha ricordato che una riflessione sull’Unità d’Italia non può prescindere dalla consapevolezza delle radici cristiane dell’Europa. “Il Dio della popolazione europea – ha affermato – è il Dio della Bibbia, il Dio ebraico-cristiano che libera l’uomo dall'idolatria e lo rende libero”. Dario Antiseri si è poi soffermato sul pensiero di grandi filosofi non esclusivamente credenti. Tra questi, ha citato Benedetto Croce, Gaetano Salvemini e Karl Popper, “atei devoti che hanno messo le proprie idee e la propria vita al servizio del bene comune e della libertà”. Il Convegno si è aperto con i saluti del Rettore della Lateranense, il vescovo Enrico dal Covolo. Il presule ha affermato che la “Chiesa, da sempre, prima e dopo il 1861, educando, le coscienze al senso del bene e del male, all’onestà e all’altruismo, ha contribuito efficacemente a formare gli italiani, continuando una lunga tradizione educativa e culturale e avviando nuove opere di solidarietà e di promozione umana”. Lo storico dell’Università Salesiana, Cosimo Semeraro, ha infine evidenziato che “l’Italia non può fare a meno dei cattolici”. Il loro contributo continua oggi “a rappresentare un’eredità storica che continua ad interrogare anche in questo nostro presente”. (A.L.)

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    Il Secam approva il piano per l’attuazione dell’Esortazione apostolica “Africae Munus”

    ◊   La traduzione e la distribuzione dell’Esortazione apostolica ‘Africae Munus’ in tutta l’Africa a livello locale e nazionale e l’istituzione da parte di ogni Conferenza episcopale nazionale e regionale di speciali Commissioni comprendenti esperti in tutti i campi di intervento afferenti al tema del secondo Sinodo dei Vescovi per l’Africa: la giustizia, la pace e la riconciliazione. Questi i punti principali della “Risoluzione di Cotonou”, il piano di azione adottato al termine della consultazione promossa la settimana scorsa dal Simposio delle Conferenze episcopali d’Africa e Madagascar (Secam) in collaborazione con l’Episcopato del Benin, all’indomani della consegna dell’Esortazione Apostolica ai vescovi dell’Africa da parte del Santo Padre. All’insegna del tema “Africa, alzati!”, l’incontro ha riunito i responsabili delle Conferenze episcopali nazionali e regionali allo scopo appunto di definire una strategia comune per l’attuazione del documento pontificio nel Continente. E per assicurare che la “Risoluzione di Cotonou” non rimanga lettera morta - ha spiegato il direttore dell’Ufficio comunicazioni del Secam Benedict Assorow, ripreso dall’agenzia cattolica africana Cisa - la consultazione ha invocato una maggiore sinergia tra tutti gli organismi ecclesiali e gli operatori pastorali della Chiesa in Africa ai vari livelli. Grande enfasi è stata inoltre data al ruolo dei media, dei giovani, delle donne, degli operatori sociali, degli istituti di formazione, dei teologi e di altri esperti nell’attuazione del piano. Il suo coordinamento, a livello continentale, è stato affidato al Segretariato del Secam. (L.Z.)

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    Conferenza interregionale dei vescovi di Senegal, Mauritania, Capo Verde e Guinea Bissau

    ◊   La laicità non è ateismo né propaganda antireligiosa, ma un dialogo franco e sincero che può essere aperto anche per consentire la convivenza di diverse religioni nelle società: è uno dei punti che la Conferenza interregionale del Senegal, della Mauritania, di Capo Verde e della Guinea Bissau ha voluto sottolineare a Kaolack, in Senegal, dove ieri si è conclusa la prima sessione ordinaria. I presuli hanno evidenziato che la laicità è propria di tutte le culture e riflette anche elementi legati alla religione. Non è al di fuori del vissuto quotidiano delle popolazioni e delle società. Da qui l’invito dei vescovi ai cristiani a coltivare i valori ereditati dalla tradizione e dalla cultura africana che insegnano il rispetto dell’altro, il dialogo e la solidarietà. Nel corso dei lavori, i presuli si sono soffermati sulla recente visita del Papa in Benin che ha segnato una grande tappa non solo nella vita della Chiesa in Africa ma anche dell’assemblea costitutiva della Conferenza Episcopale Regionale dell’Africa dell’Ovest che si terrà a Yamoussoukro, in Costa d’Avorio, dal 23 al 29 gennaio 2012 sul tema “La Chiesa Famiglia di Dio, nell’Africa dell’Ovest, a servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace". Fra i prossimi impegni della Chiesa senegalese è stata ricordata la celebrazione, il 27 dicembre, del cinquantesimo anniversario delle relazioni diplomatiche tra Senegal e Vaticano che saranno commemorati in una Messa nella cattedrale di Dakar il 26 dicembre. (T.C.)

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    Repubblica del Congo: al via le celebrazioni per i 120 anni della Cattedrale di Brazzaville

    ◊   Mons. Anatole Milandou, arcivescovo di Brazzaville, nella Repubblica del Congo, ha aperto la scorsa settimana le celebrazioni per i 120 anni della cattedrale del Sacro Cuore. “La celebrazione del giubileo - ha spiegato il presule - trova le sue origini nella Bibbia”. “Un giubileo – ha aggiunto - è un anno di grazia che si celebra in occasione dell’anniversario di un beneficio particolare concesso da Dio al suo popolo”. “In questa occasione – ha proseguito mons. Milandou – ciascuno è invitato a prendere coscienza che Dio continua ancora oggi a concedere grazie e misericordia”. Durante l’anno giubilare, ciascuno è invitato “a chiedere la grazia di una conversione sincera in vista di un incontro personale con il Signore”. L’anno giubilare, che ha come patrono San Giuseppe, è incentrato sul tema: “Insieme amiamo e costruiamo la cattedrale del Sacro Cuore: Come il Padre ha mandato me anch’io mando voi”. Le celebrazioni per i 120 anni della Cattedrale di Brazzaville si concluderanno il 17 giugno del prossimo anno. Per maggiori informazioni si può consultare il sito www.lasemaineafricaine.com (T.C.)

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    Chiesa del Triveneto: incontri e seminari in vista di “Aquileia 2”

    ◊   Una tappa preparatoria in vista del prossimo Convegno delle Chiese del Nordest, in programma ad Aquileia e a Grado dal 13 al 15 aprile 2012 (“Aquileia 2”). Questa la finalità dell’incontro, tenutosi a Zelarino (Venezia), al quale hanno partecipato ieri i vescovi della Conferenza Episcopale Triveneto. Il 9 e 10 gennaio prossimi – ricorda il Sir - è prevista un’altra riunione, alla quale prenderanno parte anche responsabili e coordinatori delle Commissioni pastorali trivenete e coloro che, in rappresentanza delle diocesi, stanno organizzando “Aquileia 2”. In vista di questo appuntamento, incentrato sul tema “nuova evangelizzazione del Nordest, in dialogo con la cultura del nostro tempo e impegno per il bene comune”, sono in programma anche diversi seminari. Tre gli appuntamenti già programmati all’inizio del 2012: il 28 gennaio, a Zelarino, sul tema “Da Aquileia 1 a Aquileia 2: vent’anni di trasformazioni nel Nordest” in collaborazione con la Fondazione Nordest; il 18 febbraio, a Zelarino, su “Presente e futuro della religiosità nel Nordest”, con la presentazione della ricerca sulla religiosità promossa dalla stessa Conferenza episcopale e curata dall’Osservatorio socio-religioso del Triveneto; il 23 marzo, a Padova, il convegno accademico della Facoltà Teologia del Triveneto su “Quale volto di Chiesa nel Nordest? Tra tradizione e rinnovamento”. (A.L.)

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    24 Ore nel Mondo



    Attacco all'ambasciata britannica a Teheran. Cameron ipotizza "azioni molto dure"

    ◊   “I Paesi del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite condannano nei termini i più forti possibili gli attacchi contro l'ambasciata britannica a Teheran”: lo ha dichiarato il presidente di turno dei Quindici, Cabral. E oggi si riuniscono di nuovo gli ambasciatori europei a Teheran, dopo l'attacco di ieri. Londra ha organizzato il rientro entro la giornata di tutti i suoi diplomatici. Inoltre il premier David Cameron afferma che “verranno prese in considerazioni azioni molto dure” in conseguenza dell’attacco. La Norvegia ha deciso di chiudere la sua ambasciata a Teheran anche se per il momento non parla di evacuazione del personale. Dalla Cina viene una condanna dei protagonisti dell’attacco che definisce “estremisti”. Intanto da Teheran, dopo la prima presa di distanza di ieri, vengono parole dure: il presidente del Parlamento Ali Larijani in un discorso trasmesso alla radio ha detto che l'azione di ieri degli studenti contro l'ambasciata britannica si spiega con “decenni in cui la Gran Bretagna ha cercato di dominare l'Iran”. Inoltre, Larijani ha definito la condanna Onu affrettata e ha affermato che provocherà “instabilità nella sicurezza globale”.

    Ecofin a Bruxelles, Rehn avverte: 10 giorni critici per l'euro
    Oggi, a Bruxelles, c’è il Consiglio Ecofin (Economia e Finanza) e il commissario agli Affari economici Olli Rehn, prima di iniziare i lavori, ha affermato che “siamo entrati nei dieci giorni critici per l'Euro”. Sollecitato sulla questione eurobond ha detto che “saranno possibili soltanto quando avremo una governance più forte”. Intanto, di crisi ha parlato oggi il presidente Ue, Van Rompuy, incontrando gli ambasciatori europei. “Per stare in una zona Euro che abbia una struttura credibile – ha affermato - occorre sacrificare la sovranità nazionale”. “La crisi dei debiti è ora sistemica - ha aggiunto - e ha bisogno di una risposta sistemica per giungere ad una soluzione”.

    In Gran Bretagna, sciopero contro la riforma delle pensioni
    Insegnanti, personale ospedaliero e guardie di frontiera saranno fra i lavoratori pubblici che prendono parte oggi al primo sciopero di massa in Gran Bretagna da più di trent'anni, contro la riforma delle pensioni. Fino a due milioni di lavoratori del settore pubblico protestano per riforme che, secondo i sindacati, li costringeranno a pagare di più per le loro pensioni e a lavorare più a lungo prima di potersi ritirare. Il governo sostiene che la riforma è necessaria perchè la gente vive più a lungo e le pensioni del settore pubblico sono insostenibili. Le compagnie aeree hanno già annunciato che taglieranno voli verso l'aeroporto londinese di Heathrow per paura di lunghi ritardi e affollamenti a causa dello sciopero del personale del controllo passaporti.

    In Cina, primo taglio dal 2008 sui requisiti sulle riserve valutarie delle banche
    La Cina allenta i requisiti sulle riserve valutarie delle sue banche. In una nota sul sito web, la Banca del Popolo della Cina ha comunicato una riduzione sui requisiti di riserva di 50 punti base dal livello record del 21,5% per i grandi istituti a partire dal 5 dicembre prossimo. Si tratta del primo taglio dal 2008. La decisione riflette i timori di Pechino per un rallentamento delle esportazioni e della crescita a causa della crisi dei debiti in Europa.

    Fratelli musulmani primo partito in Egitto, secondo i primi risultati elezioni
    Il partito "Giustizia e Libertà" dei Fratelli musulmani è il primo partito in Egitto. È quanto affermano la stampa locale e un comunicato dell'organizzazione, in base ai primi risultati delle elezioni che si sono svolte lunedì e ieri. Segue la coalizione salafita di "Al Nour" e l'alleanza moderata del "Blocco egiziano". Probabilmente il prossimo governo sarà comunque un governo di coalizione. Da parte sua, il leader del partito "Giustizia e Libertà", Mohamed Morsi, ha affermato oggi di non immaginare la Costituzione egiziana senza l'articolo 2, che prevede che la legge islamica della sharia sia la base giuridica nazionale.

    In Marocco: al governo il leader del partito islamico moderato
    Abdelilah Benkirane, 57 anni, segretario generale del Partito islamico moderato Giustizia e Sviluppo (Pjd), è stato incaricato ieri dal Re Mohammed VI di formare il nuovo governo. Non avendo ottenuto la maggioranza assoluta alle legislative del 25 novembre, dovrà aprire agli altri partiti del Parlamento. L’Isiqlal, i liberali e i socialisti hanno già dato il loro assenso. Dopo la Tunisia, il Marocco è il secondo Paese della regione dove gli islamici moderati hanno vinto le elezioni.

    Attentato kamikaze in Somalia: morti cinque soldati
    Almeno cinque soldati sono morti in seguito ad un attentato suicida nel quartier generale delle truppe del governo di transizione somalo di Villa Baidoa, vicino Mogadiscio. L'attentatore si sarebbe fatto esplodere all'ingresso dell'edificio. Al momento non ci sono rivendicazioni da parte di al Shabaab. Quello di questa mattina segue di appena qualche ora il duplice attentato di ieri nella capitale, dove sono morti un adulto e tre bambini.

    Repubblica democratica del Congo: appello Ue al rispetto delle elezioni
    Elezioni nella Repubblica democratica del Congo. L'Alto rappresentante della politica estera della Ue, Catherine Ashton, ha lanciato un appello alla calma e alla moderazione. Ha inoltre chiesto a tutte le forze politiche di rispettare le regole del processo elettorale e di presentare le eventuali contestazioni per via legale o giuridica. Sarà pronto nei prossimi giorni il rapporto degli osservatori della Ue sulle elezioni presidenziali svolte lunedì nel Paese. Tre candidati hanno denunciato “frodi” e chiesto l'annullamento del voto.

    Tribunale dell’Aia: Laurent Gbabo accusato di quattro crimini contro l’umanità
    La Corte penale internazionale (Cpi) dell'Aia ha accusato l'ex presidente della Costa d'Avorio, Laurent Gbagbo, di quattro crimini contro l'umanità: omicidio, stupro e violenza sessuale, persecuzioni e altri atti inumani. “Presto - ha precisato il Tribunale in un comunicato - si terrà un'udienza di comparizione per verificare l'identità dell'accusato, informarlo dei suoi diritti e dei crimini di cui è accusato”. Gbagbo, catturato lo scorso aprile nella sua residenza-bunker di Abidjan, è arrivato nella notta all'Aia a seguito del mandato di arresto emesso dalla Cpi. Al momento è rinchiuso nel carcere della Corte.

    Israele sblocca i fondi per i Territori palestinesi
    Israele ha deciso, oggi, di "scongelare" una somma di 100 milioni di dollari destinata all'Autorità nazionale palestinese. I fondi provengono dalla raccolta di dazi doganali nei mesi di ottobre e novembre 2011. Lo ha deciso un “forum” di otto ministri presieduto dal premier Benyamin Netanyahu. Il blocco dei fondi era stato deciso in seguito alle iniziative dell'Anp di chiedere l'ammissione della Palestina all'Onu e all'Unesco.

    Attentato in Pakistan
    Un leader tribale pro governativo è stato ucciso in un'esplosione del distretto tribale di Hangu, nel nord ovest del Pakistan. Haji Hashim Khan apparteneva a un comitato di pace anti talebano. Intanto, fa riflettere il rifiuto del Pakistan di partecipare alla Conferenza internazionale sull'Afghanistan della prossima settimana a Bonn: il segretario di Stato Usa, Clinton, ha espresso “rammarico” per la decisione. Il no del Pakistan è maturato a seguito dell'attacco transfrontaliero della Nato di sabato scorso, che ha portato all'uccisione di oltre 24 soldati di Islamabad.

    La Nato condanna gli scontri nel nord del Kosovo
    “È una violenza inaccettabile”. Così, la Nato ha condannato in un comunicato gli scontri nel nord del Kosovo. L'Allenza atlantica ha espresso la sua preoccupazione per i disordini violenti tra militari della Kfor e serbi, che lunedì hanno causato decine di feriti a Jagnenjice. “Ci appelliamo a tutte le parti, alla moderazione e a cooperare con tutti gli attori internazionali per garantire immediatamente la libera circolazione”, ha aggiunto l'ammiraglio delle Forze Congiunte della Nato, Samuel Lockhart. Negli scontri, 25 militari delle forze di pace sono stati feriti quando hanno provato a rimuovere una barricata eretta dai Serbi, che hanno risposto sparando anche con armi da fuoco.

    Ossezia del Sud: la polizia spara in aria contro sostenitori di Alla Zhioieva
    In Ossezia del Sud, la polizia della regione georgiana secessionista ha sparato in aria per disperdere alcuni sostenitori di Alla Zhioieva. Le forze dell’ordine sono intervenute nella capitale, Tskhinvali, per impedire l'ingresso dei dimostranti nella sede della commissione elettorale centrale. L'ex ministro dell'educazione si è autoproclama oggi presidente, dopo che ieri la Corte suprema ha annullato il ballottaggio di domenica scorsa per presunte irregolarità. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza e Giovanni Cossu)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 334

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli.