Logo 50Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 28/11/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa ai giovani: imparate a rispettare l'ambiente per assicurarvi un futuro migliore
  • Benedetto XVI incontra il premier libanese: auspicati pace e rispetto dei diritti umani in Siria
  • Altre udienze e nomine
  • Plenaria del Pontificio Consiglio per la Famiglia. Intervista con il cardinale Antonelli
  • Sanità in rete a servizio dei Paesi più poveri: presentato il "Progetto Zambia"
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • L'Onu: crimini contro l'umanità in Siria
  • Ocse: recessione in italia nel 2012, rischio default multipli. Zamagni: in Europa manca leadership politica
  • In Sudafrica vertice mondiale Onu sui cambiamenti climatici
  • Elezioni nella Repubblica Democratica del Congo
  • Naufragio nel Brindisino, proseguono le ricerche dei dispersi. Commenti di mons. Perego e Natale Forlani
  • Uccisi in Burundi una suora croata e un volontario italiano, ferita gravemente un'altra religiosa italiana
  • Incontro al Consiglio d'Europa sull'importanza della dimensione religiosa nella storia dei popoli
  • Chiesa e Società

  • Indonesia: sei chiese minacciate da gruppi estremisti
  • Pakistan. Paul Bhatti: “L’attacco della Nato può compromettere l’armonia interreligiosa nel Paese”
  • Filippine: ancora non identificato il mandante dell’omicidio di padre Tentorio
  • Appello dell’arcivescovo Barwa ai fedeli dell’Orissa: siate segni di speranza anche nella sofferenza
  • Cambiamento climatico, l’arcivescovo Desmond Tutu: milioni di africani senza acqua
  • Visita del vescovo di Bergamo in Costa d'Avorio
  • La crisi economica nelle parrocchie italiane: colpite di più quelle del centro-sud
  • Giovani e Internet: domani convegno su aspetti evolutivi e dipendenza
  • Inaugurata in Olanda la mostra sulle vetrate della Basilica di San Giovanni
  • Novena alla Vergine nella Basilica romana dei Santi XII Apostoli
  • 24 Ore nel Mondo

  • Urne aperte in Egitto, lunghe file e timori per la sicurezza
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa ai giovani: imparate a rispettare l'ambiente per assicurarvi un futuro migliore

    ◊   “Il rispetto per l’essere umano e il rispetto per la natura sono tutt’uno”. E i danni provocati dallo scarso rispetto spesso riservato all’ambiente dimostrano che è urgente un cambio di rotta, perché soprattutto le generazioni future possano godere di un pianeta vivibile. E proprio a una folla di giovani sensibile al problema si è rivolto questa mattina Benedetto XVI, ricevendo in udienza in Aula Paolo VI i circa settemila partecipanti all’Incontro promosso dalla “Fondazione Sorella Natura”. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    “Il più italiano dei santi e il più santo degli italiani” – come Pio XII definì Francesco d’Assisi – soleva chiedere al frate incaricato di curare l’orto del convento di non utilizzare tutto il terreno per gli ortaggi, ma di riservarne una parte ai fiori, perché chiunque, passando e guardandoli, potesse rimanere incantato da tanta bellezza e rivolgere un pensiero a Colui che l’aveva creata, Dio. L’aneddoto è stato ricordato da Benedetto XVI davanti alle migliaia di ragazze e ragazzi che – aderendo alla “Fondazione Sorella Natura”, di chiara ispirazione francescana – hanno fatto la scelta di campo di sentirsi e comportarsi da “custodi del creato”. Parlando a loro e ai formatori che li accompagnavano, il Papa è stato chiaro. Il rispetto per la natura e l’ambiente, ha detto, è un valore oggi imprescindibile:

    “E’ infatti ormai evidente che non c’è un futuro buono per l’umanità sulla terra se non ci educhiamo tutti ad uno stile di vita più responsabile nei confronti del creato. E questo stile si impara prima di tutto in famiglia e nella scuola”.

    Il "grande meraviglioso albero della vita – ha osservato il Pontefice – non è frutto di una evoluzione cieca e irrazionale", ma "riflette" la forza e l'amore del suo Artefice. Dunque, sì alla scienza e alla ricerca, purché i loro percorsi – ha affermato – rispettino “l’impronta del Creatore in tutto il creato”:

    “Se infatti, nel suo lavoro, l’uomo dimentica di essere collaboratore di Dio, può fare violenza al creato e provocare danni che hanno sempre conseguenze negative anche sull’uomo, come vediamo, purtroppo, in varie occasioni”.

    “Oggi più che mai – ha proseguito Benedetto XVI – ci appare chiaro che il rispetto per l’ambiente non può dimenticare il riconoscimento del valore della persona umana e della sua inviolabilità, in ogni fase della vita e in ogni sua condizione”:

    “Il rispetto per l’essere umano e il rispetto per la natura sono un tutt’uno, ma entrambi possono crescere ed avere la loro giusta misura se rispettiamo nella creatura umana e nella natura il Creatore e la sua creazione. Su questo, cari ragazzi, sono convinto di trovare in voi degli alleati, dei veri ‘custodi della vita e del creato’”.

    In precedenza, nel ricordare la decisione del giovane Papa Giovanni Paolo II di proclamare, il 29 novembre 1979, San Francesco patrono dell’ecologia – e nel ringraziare anche il cardinale Rodriguez Maradiaga per aver ricevuto in dono una preziosa riproduzione del Codice 338, contenente le fonti francescane più antiche – Benedetto XVI ha citato alcuni versi del “Cantico di Frate Sole”, un componimento – ha osservato – “che mette in luce il giusto posto da dare al Creatore”. Ed ha commentato:

    “Questi versi fanno parte giustamente della vostra tradizione culturale e scolastica. Ma sono anzitutto una preghiera, che educa il cuore nel dialogo con Dio, lo educa a vedere in ogni creatura l’impronta del grande Artista celeste (…) Frate Francesco, fedele alla Sacra Scrittura, ci invita a riconoscere nella natura un libro stupendo, che ci parla di Dio, della sua bellezza e bontà”.

    inizio pagina

    Benedetto XVI incontra il premier libanese: auspicati pace e rispetto dei diritti umani in Siria

    ◊   Stamani il Papa ha ricevuto in udienza il presidente del Consiglio dei Ministri del Libano, Najib Mikati, che poi ha incontrato il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, e il segretario per i Rapporti con gli Stati, mons. Dominique Mamberti.

    “Nel corso dei cordiali colloqui – riferisce un comunicato della Sala Stampa vaticana - sono stati messi in rilievo il ruolo che il Libano riveste per la regione e per il mondo intero e la sua vocazione a offrire un messaggio di libertà e di rispettosa convivenza delle diverse comunità cristiane e musulmane che lo compongono. Si è auspicata una maggiore stabilità politica e una più proficua collaborazione e dialogo fra i diversi responsabili della vita sociale e istituzionale, anche per poter affrontare efficacemente le sfide che si presentano al Paese a livello interno e internazionale”.

    “Nel prosieguo dei colloqui – afferma il comunicato -ci si è soffermati sulla situazione del Medio Oriente, con riferimento anche alla delicata situazione in Siria. Al riguardo si è sottolineata l’urgenza che tutti si impegnino per una convivenza pacifica, fondata sulla giustizia, sulla riconciliazione e sul rispetto della dignità della persona e dei suoi diritti inalienabili. Si è richiamato, infine, il contributo fondamentale che a tale scopo possono offrire i Cristiani chiamati a essere artefici di concordia e di pace e la cui permanenza è essenziale per il bene della Regione”.

    Il premier Mikati - ha riferito il direttore della Sala Stampa vaticana padre Federico Lombardi - ha rinnovato il suo invito al Papa a recarsi in visita in Libano il prossimo anno.

    inizio pagina

    Altre udienze e nomine

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina anche il cardinale Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per Vescovi, e il cardinale Justin Francis Rigali, arcivescovo emerito di Philadelphia (Stati Uniti d'America).

    Il Santo Padre ha nominato ausiliari per l’Arcidiocesi di Colombo (Sri Lanka) il rev. Fidelis Lionel Emmanuel Fernando, vicario episcopale per i fedeli Tamil dell’Arcidiocesi di Colombo e il rev. Sampathawaduge Maxwell Grenville Silva, preside del Collegio St. Thomas di Kotte. Al rev. Fernando - nato il 20 maggio 1948 a Jaffna e ordinato sacerdote il 6 gennaio 1973 in Vaticano dal Servo di Dio Papa Paolo VI - è stata assegnata la sede titolare vescovile di Orta; al rev. Silva - nato il 27 settembre 1953 a Willorawatte, nell’Arcidiocesi di Colombo, e ordinato sacerdote il 25 luglio 1981 - è stata assegnata la sede titolare vescovile di Lesina.

    inizio pagina

    Plenaria del Pontificio Consiglio per la Famiglia. Intervista con il cardinale Antonelli

    ◊   Il Pontificio Consiglio per la Famiglia apre domani mattina la sua assemblea plenaria a Roma: i lavori, che dureranno fino al primo dicembre, si svolgono a 30 anni dall'Esortazione apostolica di Giovanni Paolo II “Familiaris Consortio” e dalla nascita dello stesso dicastero. Durante la plenaria si farà anche il punto sul settimo Incontro Mondiale delle Famiglie che si terrà a Milano l'anno prossimo dal 30 maggio al 3 giugno. Con il suo celebre invito “Famiglia diventa ciò che sei”, la "Familiaris Consortio" rimane un ‘manifesto’ sul ruolo della famiglia nella Chiesa e nella società contemporanea. Su questi temi e sulla originalità di questo documento, ascoltiamo il cardinale Ennio Antonelli, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, al microfono di Pietro Cocco:

    R. - L’originalità si riscontra in molti aspetti, c’è una messa a fuoco sia sul piano dottrinale sia soprattutto sul piano pastorale di molti elementi. Sul piano dottrinale mi preme ricordare soprattutto la persuasione che la famiglia sia un’immagine particolarmente significativa, particolarmente espressiva, di Dio stesso, della Trinità, e che una famiglia umanamente riuscita, e ancor più la famiglia cristiana, sono una partecipazione alla vita di Dio. Dio è Padre, Figlio e Spirito Santo, una comunione “perfettissima” di persone. Allora la vocazione della famiglia umana è quella di vivere l’amore dono, di vivere l’amore comunione, e quindi di diventare un’immagine di Dio sulla Terra, una rivelazione di Dio sulla Terra. E questo è già di tutte le famiglie, poi ovviamente il sacramento del matrimonio, il sacramento della nuova alleanza, lo ha perfezionato.

    D. - Lei giustamente fa riferimento alla dimensione umana della famiglia e di come questa possa esprimere una realizzazione piena di un uomo e di una donna. Oggi, tuttavia, il modello familiare è percepito invece come un’idea della Chiesa, quasi che sia soltanto un modello religioso…

    R. - Tutti percepiscono in qualche modo che non è bene essere soli, no? Che la solitudine è un grande male e fonte di mali, però poi si tratta di vedere quale sia la natura vera della famiglia e di non equipararla ad altre forme di amicizia o di convivenza. La famiglia che la Chiesa propone è l’unione stabile di un uomo e di una donna aperti alla nuova vita, aperti ai figli. Questo tipo di famiglia è quello, in fondo, presente non solo nel cristianesimo, ma in tutte le culture.

    D. - Questi 30 anni dalla Familiaris Consortio mostrano un modello familiare che è andato in crisi sia sul versante laico, ma anche all’interno della comunità cristiana. Come sacerdote e vescovo, lei cardinale Antonelli, avrà ascoltato tante coppie. Ritiene che sia fallita la proposta, che sia un modello impraticabile quello di promettersi una vita insieme per tutta la vita?

    R. - No, bisogna appunto promuovere innanzitutto delle famiglie esemplari, perché vedendo nuclei di famiglie esemplari in ogni parrocchia, nei movimenti, nelle associazioni, le persone vedano che il matrimonio proposto dalla Chiesa, il matrimonio cristiano, è un matrimonio bello, è una vita bella, che dà gioia - certo unita a sacrifici, perché niente di bello si ottiene senza sacrifici - e che di per sé dà grande felicità. E’ bello, è possibile, realizzabile.

    D. - Per la Familiaris Consortio l'azione della famiglia non va chiusa nel privato, sottolinea l'importanza dell’associazionismo familiare ed il ruolo che può svolgere all’interno della società…

    R. - Una cosa fondamentale è che le famiglie s’incontrino tra di loro, si scambino esperienze, costituiscano delle reti di amicizia, di spiritualità, di aiuto reciproco concreto, anche di convivialità, e di allegria. E’ importante che si faccia esperienza concreta, non solo della famiglia, ma di una 'famiglia di famiglie', insieme. Poi ci sono delle associazioni, che a volte sono le stesse e a volte sono distinte, d’impegno civile, per la promozione dei diritti della famiglia nella società civile. Queste associazioni sono necessarie e la pastorale ordinaria della Chiesa dovrebbe motivare l’adesione ad esse, proprio perché i diritti della famiglia si difendono se si è uniti, se si è insieme. (ap)

    inizio pagina

    Sanità in rete a servizio dei Paesi più poveri: presentato il "Progetto Zambia"

    ◊   “Sanità elettronica e innovazione tecnologia”: tema di una conferenza internazionale ospitata questa mattina nella sede della Radio Vaticana per iniziativa della Fondazione Nexus Mundi, insieme alla Compagnia di Gesù, a Telecom Italia e alla stessa nostra Emittente. Il servizio di Roberta Gisotti:

    Telemedicina e sanità in rete: a che punto siamo? A dare il benvenuto agli ospiti è stato il direttore generale della Radio Vaticana, padre Federico Lombardi. Occasione della conferenza, la presentazione del “Progetto Zambia”, realizzato grazie alla collaborazione tra enti ecclesiali, realtà accademiche e mondo dell’impresa, come spiega la dott.ssa Rose Maria Bonello, fondatrice nel 2003 della Nexus Mundi negli Stati Uniti:

    R. - Lavoro per il gruppo Telecom, ho visto che c'era un'opportunità per lo sviluppo, specialmente per l'Africa che ho sempre amato e da lì ho cominciato a costituire la Fondazione, mettere insieme un gruppo di persone della Columbia University, che è la mia università in America, e dopo il piano e tutte le analisi, ho chiesto ai miei capi di Telecom di supportarmi.

    D. - Gli obiettivi sottesi alla Nexus Mundi quali sono?

    R. - Alla base di tutto ci sono i servizi di ICT (Tecnologie dell'informazione e della comunicazione) per lo sviluppo. Il primo progetto lo abbiamo realizzato in Africa. Un gruppo di ingegneri è andato in Zambia: lì hanno disegnato il progetto insieme ai Gesuiti e poi c'è stata l'implementazione.

    Grazie al Progetto Zambia sono state installate postazioni multimediali in ospedali, scuole, stazioni radio, chiese e centri culturali di Lusaka, Kasisi e in particolare di Chikuni, creando un vero avamposto sanitario in mezzo alla savana. Tra i partner del Progetto, la Telecom Italia. Oscar Cicchetti, ingegnere capo del settore Strategico:

    R. - La giornata di oggi è finalizzata a vedere come le tecnologie dell'ICT possono aiutare a rendere più efficace e meno costosa l'asstistenza medica nei Paesi sottosvilluppati.

    D.- Una sorta di progetto pilota che potrà essere poi ripetuto anche in altri Paesi?

    R. - Probabilmente faremo qualcosa di analogo in Kenya. Nello stesso tempo, mentre noi andiamo a connettere queste aree un po' difficili, le reti di comunicazioni, soprattutto quelle mobili, si stanno espandendo autonomamente. Quindi, la copertura anche nelle aree più difficili comincia ad esserci. A questo punto diventa più urgente, più attuale, pensare a cosa fare delle reti. Oggi il prof. Sanders ha rappresentato molto bene che è sufficiente avere una connessione di rete e alcuni dispositivi di telemedicina a basso costo per poter fare prevenzione, diagnosi, assistenza, in maniera molto efficace e distribuita sul territorio.

    Le prospettive sono davvero entusiasmanti, ma le applicazioni segnano il passo, ha dimostrato il prof. Jay H. Sanders, della Scuola di Medicina alla Johns Hopkins University, presidente e amministratore delegato del Global Telemedicine Group. “Dobbiamo incoraggiare, aspettarci e richiedere - ha detto - che i pazienti siano loro stessi i primi fautori della propria salute”.

    inizio pagina

    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Una risposta responsabile ai cambiamenti climatici: all'Angelus l'appello del Papa in occasione del vertice di Durban; sull'incontro in Sud Africa, nell'informazione internazionale, un articolo di Pierluigi Natalia.

    Illuminante sproporzione: in cultura, il vescovo Enrico dal Covolo, rettore della Pontificia Università Lateranense, sull'ultima settimana del Cristo nella lettura del "Gesù di Nazaret" di Joseph Ratzinger-Benedetto XVI, presentato all'università di Messina.

    Un articolo di Roberto Pertici dal titolo "Le molte conversioni di un cattolico malpensante": Chiesa, Stato e laicità secondo Arturo Carlo Jemolo a trent'anni dalla morte.

    Da femminista a femminista: la laica Ritanna Armeni introduce il volume (presentato domani) della cattolica Lucetta Scaraffia "Cose della vita. Riflessioni sulla quotidianità".

    Cosa distingue un usuraio da un banchiere? Chiedilo a un pittore: Simona Verrazzo recensisce la mostra "Denaro e Bellezza" a Firenze.

    Nell'umanità di Cristo il primo fattore educativo: nell'informazione religiosa, il cardinale Mauro Piacenza, prefetto della Congregazione per il Clero, sulla formazione di sacerdoti e religiosi.

    Un "pezzo" di Spagna nell'aula Paolo VI: nell'informazione vaticana, il concerto dell'Orchestra Sinfonica del Principato delle Asturie in onore di Benedetto XVI.

    Sul recente viaggio apostolico del Papa in Benin, intervista di Mario Ponzi all'arcivescovo Giuseppe Bertello, presidente del Governatorato, per lunghi anni nunzio apostolico in diversi Paesi africani.

    inizio pagina

    Oggi in Primo Piano



    L'Onu: crimini contro l'umanità in Siria

    ◊   Sempre più isolato il regime di Damasco. La Commissione internazionale di inchiesta indipendente istituita dal Consiglio diritti umani dell'Onu il 23 agosto scorso, in un dettagliato rapporto presentato oggi a Ginevra, ha denunciato il fatto che ''crimini contro l'umanità'' sono stati commessi in Siria dal marzo scorso nella repressione delle proteste. Intanto, il ministro degli Esteri francese, Alain Juppè, ha affermato che il regime siriano ha “i giorni contati”. La Lega Araba, da parte sua, ha varato una serie di severe sanzioni nei confronti del regime siriano, accusato della durissima repressione di piazza contro gli oppositori, una repressione che continua ogni giorno a lasciare nuove vittime sul terreno. Il presidente Assad ed il suo entourage sono totalmente isolati – afferma ancora Juppè – e c’è bisogno di organizzare corridoi umanitari per alleviare le sofferenze della popolazione. Ma quale efficacia avranno sulla Siria le sanzioni della Lega Araba? Giancarlo La Vella ne ha parlato con Maria Grazia Enardu, docente di Storia delle Relazioni Internazionali all’Università di Firenze:

    R. – Dipende non solo da quanto le sanzioni incideranno ma soprattutto dalla cornice politica nella regione del Medio Oriente che queste sanzioni forniranno perché oltre a limitare alcune cose come i viaggi di alti funzionari, i trasferimenti bancari che colpiranno le élite della Siria, che finora è rimasta molto a guardare, soprattutto potranno fornire alla Turchia, Paese importantissimo, la base per azioni molto forti tra cui il taglio delle forniture elettriche che colpirebbe molto la popolazione civile ma sarebbe anche la fine di un regime che rimarrebbe al buio.

    D. - C’è il rischio per Damasco che venga meno in maniera ufficiale l’appoggio di partner storici come ad esempio la Russia?

    R. – No, anzi, la Russia e anche l’Iran pare si apprestino a continuare ad aiutare Assad: se la limitazione agli scambi commerciali, che alcuni Paesi arabi vogliono porre in atto, inciderà sull’economia del Paese, cercheranno di aiutarlo e questo naturalmente prolungherebbe ancora di più una sorta di agonia.

    D. – Alcuni osservatori, facendo una sorta di parallelo con la Libia, evidenziano come il regime di Assad invece abbia una capacità di resistere molto più alta rispetto a Gheddafi…

    R. – Questo perché in Siria non è accaduto quello che è accaduto in Libia, cioè i reparti corazzati, quei reparti dell’esercito forniti di grosse armi, non hanno disertato, non si sono opposti contro il regime. Ci sono disertori ma armati di armi leggere e finché il regime può contare sui reparti dell’esercito più pesanti, da ogni punto di vista, manterrà un controllo della situazione.

    D. – Perché in Siria è mancato l’intervento sul terreno della comunità internazionale e nonostante le gravi ricadute umanitarie di questa crisi?

    R. – Sì, manca certamente un intervento che sarebbe in Siria più esplosivo perché la Siria è veramente incastrata in Paesi la cui importanza è vitale ma soprattutto manca un chiaro appoggio sul terreno di ribelli in qualche modo riconoscibili, di organismi in qualche modo ricevuti dal contesto internazionale. Se qualcuno in Siria, o con chiarissimi riferimenti alla Siria, oppure operando all’esterno - come pare stia avvenendo anche in Turchia -, non prende una sorta di controllo politico, militare, di un nucleo di ribelli, non si sa neanche bene a chi rivolgersi. (bf)

    inizio pagina

    Ocse: recessione in italia nel 2012, rischio default multipli. Zamagni: in Europa manca leadership politica

    ◊   L’economia globale peggiora e la crisi dell’area euro rappresenta un rischio: le preoccupazioni sono legate soprattutto al debito sovrano, in forte aumento. Lo afferma oggi l’Ocse nel suo ultimo Economic Outlook nel quale stima la crescita dell’Eurozona nel 2011 a un + 1,6% a fronte del previsto 2%. Nel 2012 si prevedono in recessione Italia, Grecia e Portogallo. Riviste al ribasso anche le stime di crescita di Germania e Francia. Ma un allarme sulla zona euro viene anche dall’agenzia di rating Moody’s: "probabilità, dice, di default multipli fra i Paesi dell'area euro non sono più irrilevanti". Intanto il vicepresidente della Commissione Ue, Olli Rehn, è stato rassicurato dopo gli incontri con il premier italiano Mario Monti che ha confermato il pareggio di bilancio nel 2013. In questo panorama quanto sarebbe importante una governance europea più forte? Debora Donnini lo ha chiesto a Stefano Zamagni, professore di economia all’Università di Bologna e alla John Hopkins University.

    R. - Il vero problema è che l’Europa non ha una governance che riguardi la politica fiscale ed industriale. Ha solamente una governance, peraltro parziale, che riguarda il lato della moneta e, in genere, della finanza. Cioè, per intendersi, la Bce. Il vero problema è che in Europa, in questo momento, manca una leadership politica ed un ceto politico all’altezza della situazione. Il problema dell’Europa non riguarda l’incapacità dell’economia reale di produrre: non è il debito pubblico ad essere aumentato, ma il rapporto tra debito pubblico e Pil, perché è diminuito il Pil. Lo stesso debito pubblico, insistendo su un Pil minore, ci dà una cifra più alta. Seconda cosa: non è vero che la produttività - e quindi la capacità di produrre - è diminuita. Quello che è vero è che la mancanza di un ceto politico all’altezza della situazione non è in grado di distribuire quella fiducia di cui i mercati di tipo capitalistico hanno bisogno per svolgere la propria mansione.

    D. - In questo panorama, quanto pesa l’opposizione da parte della Germania agli eurobond?

    R. - E’ un grande problema. Gli eurobond - e si può discutere su una versione o su altre - sono, in questo momento, uno strumento non tanto necessario per risolvere i problemi alla radice, ma per rassicurare i mercati sul fatto che i partiti europei hanno finalmente capito la gravità della situazione e vogliono rimboccarsi le maniche.

    D. - Perché l’Europa - ed anche l’Italia - torni a crescere, che cosa bisogna fare?

    R. - Si deve prendere sul serio il principio di sussidiarietà. Poi bisogna mettersi ad investire sui cervelli, cioè in ricerca ed in educazione. Terza cosa: vanno liberate quelle energie vitali tipiche dell’Europa, cioè le piccole e medie imprese, che sono soffocate da una burocrazia dirigistica che impone loro dei costi talmente elevati da non renderle competitive con l’esterno. (vv)

    inizio pagina

    In Sudafrica vertice mondiale Onu sui cambiamenti climatici

    ◊   Al via, oggi, il vertice mondiale Onu sui cambiamenti climatici a Durban, in Sudafrica. Oltre 200 le delegazioni internazionali presenti, che fino al 9 dicembre prossimo si confronteranno su due aspetti cruciali: il Fondo verde per il clima e il secondo periodo di attuazione del protocollo di Kyoto. La funzione e le regole per il Fondo per il clima”, che avrebbe dovuto avere una dotazione di 100 miliardi di dollari per aiutare i Paesi in via di sviluppo a crescere in modo sostenibile, dovranno essere stabilite e soprattutto si dovrà decidere a chi affidare la gestione di questa “cassaforte climatica”. Più complessa la situazione sul prolungamento del protocollo di Kyoto: la soluzione più probabile sembra essere quella di adottare un regime transitorio di qui al 2020. Un summit importantissimo, dunque, quello di Durban, cui parteciperà anche una delegazione della Rete Italiana per la Giustizia Ambientale e Sociale, che oggi a Roma ha organizzato l’incontro dal titolo: “Cambiare il sistema, non il clima”. Tra i relatori, anche Valerio Rossi Albertini, del Consiglio Nazionale delle Ricerche, al quale Salvatore Sabatino ha chiesto quale può essere il ruolo della scienza per invertire il trend dei cambiamenti climatici.

    R. – Come rappresentante del Cnr, in tutte le sedi faccio presente che noi, già adesso, potremmo avere una sostanziale diminuzione dei costi di produzione delle energie rinnovabili, se solo utilizzassimo i brevetti che già abbiamo sviluppato nei nostri laboratori. Quindi, non solo è indispensabile per evitare i disastri che - lo stiamo vedendo - si stanno compiendo in tutto il pianeta e adesso ci toccano anche da vicino, ma è assolutamente fattibile.

    D. – Questo è fattibile ancor di più qui, in Italia, perché l’Italia ha una storia importante dal punto di vista scientifico su questo fronte …

    R. – Assolutamente sì. Noi siamo figli della stessa storia e abbiamo sempre avuto una vocazione allo sviluppo tecnologico nell’ambito energetico. In questo momento siamo all’avanguardia, nonostante gli scriteriati tagli ai finanziamenti per la ricerca, e siamo allo stesso livello di Paesi che invece sono finanziati molto più generosamente: gli Stati Uniti, il Giappone, la Francia e la Germania. Questo non durerà ancora a lungo, purtroppo. Allora, siccome anche la Cina si sta sviluppando, seppure in maniera caotica e tumultuosa, noi abbiamo ancora cinque o dieci anni di margine di vantaggio rispetto alla nostra controparte orientale: in questi anni dovremmo capitalizzare le nostre capacità.

    D. – In questo momento di grave crisi economica, l’asse politico ed economico si è spostato verso Oriente. La Cina ovviamente gioca un ruolo davvero molto importante e, come diceva lei, Pechino si sta svegliando sul fronte della “Green Economy”. Perché l’Europa non riesce a seguirla?

    R. – È soltanto una questione di scelte politiche: noi versiamo in una gravissima crisi, ce lo ripetono quotidianamente, ma oltre a fare questa diagnosi dovremmo anche capire quale possa essere la terapia. Non so se sia l’unica maniera, ma sicuramente sarebbe una delle possibilità per uscire da queste crisi, e cioè l’investimento massiccio in un campo come quello delle rinnovabili che è destinato fatalmente a svilupparsi nel prossimo futuro. Quindi, quello che io dico con una metafora è che nel caso ci si trovi davanti ad un baratro, ad un crepaccio, rallentare significherebbe caderci dentro: noi dovremmo prendere uno slancio e saltare dall’altra parte.

    D. – Lei rappresenterà il Cnr a Durban in Sud Africa, qual è la posizione del suo istituto? E l’Italia come si presenta a questo vertice?

    R. – Non c’è una posizione ufficiale del Cnr, perché il Cnr ha soltanto una funzione tecnica e non politica; va più che altro come osservatore, va a dare il proprio contributo nella sezione prettamente tecnologica e scientifica. Come rappresentanti dell’Italia, noi ci presentiamo in ordine un po’ sparso, purtroppo; non c’è un vero coordinamento. Sarebbe stato opportuno, ad esempio, che i ministri preposti a queste funzioni avessero indicato dei rappresentanti italiani che andassero in tutte le sezioni che si svolgeranno anche parallelamente e invece così, andando alla spicciolata – purtroppo, io dico – non saremmo in grado di essere presenti in tutte le sedi, recepire le istanze e fare proposte; cosa che, invece, sarebbe quanto mai opportuna. (fd)

    inizio pagina

    Elezioni nella Repubblica Democratica del Congo

    ◊   Seggi aperti oggi nella Repubblica Democratica del Congo per le elezioni legislative e presidenziali. 32 milioni gli aventi diritto chiamati al voto, in circa 64 mila centri elettorali sparsi su tutto il territorio nazionale. La campagna elettorale si è chiusa in un crescendo di violenze e tensione. Nei giorni scorsi, i sostenitori del presidente uscente Kabila, dato per favorito, e di Tshisekedi, principale esponente dell’esposizione, si sono affrontati nelle piazze a colpi di pietre e armi da fuoco, provocando almeno 3 morti. Si teme che l’annuncio dei risultati possa portare ad una recrudescenza delle violenze come conferma, al microfono di Eugenio Bonanata, il giornalista Michele Luppi, esperto di Africa:

    R. - Da questo punto di vista, è importante notare come la commissione elettorale centrale abbia vietato anche in una maniera abbastanza dura, ai giornali e ai media, di pubblicare indiscrezioni e possibili risultati dell’esito delle elezioni prima delle comunicazioni ufficiali. Questa è una presa di posizione molto forte che, da parte dei partiti di opposizione, fa gridare un po’ alla volontà di poter coprire quelli che loro identificano come dei possibili brogli che potrebbero esserci. Ma, dall’altra parte, dà un po’ anche il senso di quello che è un clima di tensione che realmente c’è nel Paese.

    D. – Quali sono le priorità per il Paese?

    R. - Non si può negare che siano stati fatti alcuni passi in avanti in questi anni. E’ però un Paese che ancora ha bisogno da un lato di essere, di strutturarsi, ha bisogno di infrastrutture ma c’è anche un bisogno di crescita di responsabilità della classe politica. Diciamo che in Congo, negli ultimi anni, è cresciuta molto una società civile che è viva, che è ricca, ma ci sono problemi economici e sociali molto forti; c’è una disparità tra pochi ricchi e il resto della popolazione e da questo punto di vista la politica in questi anni non è riuscita a dare le risposte che il popolo congolese si aspettava. (bf)

    Ma quali sono stati i grandi temi della campagna elettorale e qual è l’offerta politica proposta dai candidati? Marco Guerra lo ha chiesto a Gianpaolo Musumeci, giornalista freelance che sta seguendo le operazioni di voto da Kinshasa:

    R. - I programmi dei candidati sono tutti piuttosto evanescenti e molto fumosi. Quando scendono nei dettagli si parla di grandi infrastrutture, fondamentalmente quello che era il programma di Kabila, cioè le strade, la sanità pubblica, l’acqua, la sicurezza… Più che altro si va per slogan, c’è una forte demagogia. L’elettorato congolese non ha una forte coscienza politica e nemmeno civica. Questo sta un po’ svuotando la campagna elettorale di quelli che dovrebbero essere invece i contenuti forti. Sia i candidati alla presidenza, ma anche i 19.000 candidati all’assemblea nazionale per 500 posti, lavorano su una promozione emotiva più che di contenuto reale politico.

    D. - Queste elezioni potranno dare una risposta all’annosa instabilità delle regioni orientali fra cui il Nord Kivu?

    R. - È difficile dire se la rielezione di Kabila o di chi sarà al potere potrà risolvere il problema del Kivu. È un problema che va avanti da tantissimo tempo, da decenni: è il vero centro nevralgico della zona dei Grandi Laghi; è la vera polveriera. Sicuramente si può dire una cosa: senza una riforma dell’apparato burocratico, senza eliminare la corruzione, senza una riforma dell’esercito congolese e quindi un controllo reale serio e democratico del territorio, il Kivu rimarrà ancora una polveriera.(bi)

    inizio pagina

    Naufragio nel Brindisino, proseguono le ricerche dei dispersi. Commenti di mons. Perego e Natale Forlani

    ◊   Non si interrompono le ricerche in mare nel Brindisino, a Carovigno, di eventuali dispersi a 48 ore dal naufragio di una barca a vela con a bordo una settantina di persone, abbandonata dagli scafisti nei pressi della costa. Tre i morti accertati, 43 i migranti soccorsi tutti di origine asiatica. All'appello mancherebbero dunque circa 30 persone. Il ministro per l'integrazione, Andrea Riccardi, ha ribadito che ''le notizie sui Paesi di provenienza di questi profughi forse motiveranno il diritto di asilo o la protezione speciale o l'accoglienza per motivi umanitari”. Mons. Giancarlo Perego, direttore della Fondazione Migrantes, ribadisce che “bisogna rivedere le quote d’ingresso”. Ma è tornata in auge la rotta migratoria dall'Oriente? Alessandro Guarasci lo ha chiesto allo stesso mons. Perego:

    R. - E’ tornata in auge nel senso che non era mai cessato il flusso degli sbarchi anche sulle coste pugliesi. Negli ultimi nove mesi, però, l’attenzione era concentrata soprattutto agli sbarchi - più numerosi - che partivano dal Nord Africa e si dirigevano verso la Sicilia. Diciamo quindi che questa rotta era già stata battuta in precedenza, ed era una delle rotte sia del traffico degli esseri umani, sia dall’Asia. E’ chiaro, però, che in questo preciso momento in cui il porto di Lampedusa è stato chiuso perché insicuro, alcune delle navi possono direttamente direzionarsi verso la Puglia e quindi potremmo assistere anche ad un aumento di sbarchi che si dirigono in modo particolare verso le coste pugliesi.

    D. - Finora il solo strumento offerto dalla politica è stato quello dei pattugliamenti. Oltre a questo cosa bisogna fare?

    R. - I pattugliamenti sono strumenti di semplice difesa di un confine, ma non risolvono i problemi degli arrivi. Credo che occorra lavorare maggiormente per creare sia dei canali protetti - soprattutto in questa stagione, con la situazione del mare che non è sempre così favorevole - perché alcuni arrivi, soprattutto quelli dei rifugiati e dei richiedenti asilo, siano arrivi accompagnati. Un secondo lavoro andrebbe fatto certamente nell’ottica della cooperazione internazionale, che in questi ultimi anni - da parte di tutti gli Stati europei e non solo - alla luce della crisi si era azzerata o quasi. Senza la cooperazione internazionale, il miliardo di persone che soffre la fame e la sete non può subìre ancora una situazione di stasi: in ogni caso tenta di muoversi e cerca delle situazioni migliori. Un terzo punto - che riguarda soprattutto l’Europa e, nello specifico, l’Italia - è quello di provare a rileggere anche le modalità con cui gli stranieri entrano in Italia come in altri Paesi europei, per dare quote maggiori, soprattutto ad alcuni Paesi - quelli al di là del Mediterraneo che vivono la drammatica situazione di rivoluzione e di instabilità - ed inserire nei prossimi decreti-flussi una maggior attenzione a queste realtà. Diversamente potremmo assistere a nuovi arrivi, nuovi rimpatri e nuove espulsioni - perché spesso queste persone non hanno il diritto d’asilo - che possono tradursi in nuovi tentativi di partenze e sbarchi che possono avere dei risvolti drammatici, come è successo nei giorni scorsi per quelle persone che volevano sbarcare in Puglia. (vv)

    Sulla stessa linea, della Cei, il direttore generale dell’Immigrazione al ministero del Lavoro, Natale Forlani, che auspica interventi sinergici in Europa per aiutare “chi fugge da situazioni drammatiche”. Massimiliano Menichetti lo ha intervistato.

    R. - La posizione espressa da Caritas Migrantes è assolutamente condivisibile. Del resto il governo italiano, in questi due anni, ha posto con molta forza il tema in sede comunitaria, trovando però, purtroppo, poco ascolto. Il tema africano sarà un tema che ci accompagnerà per i prossimi anni in maniera davvero molto consistente, perché la destabilizzazione non è di breve periodo e, d’altro canto, c’è una situazione subsahariana di guerre, conflitti e carestie che ha messo in mobilità milioni di persone. E’ quindi un tema che va assolutamente affrontato a livelli sovranazionali ed europei.

    D. - La stampa italiana riporta oggi una sua intervista che, in sostanza, ribadisce la mancanza di lavoro ed il fatto che si va verso lo stop del decreto-flussi. Di cosa parliamo, in realtà?

    R. - Stiamo parlando della programmazione degli ingressi per motivi di lavoro. Bisogna tener conto che, in Italia, c’è ormai un mercato del lavoro degli immigrati molto consistente. Una parte di queste persone perde il lavoro ed ha quindi la necessità di ritrovarlo. Non di rado ci sono persone che, in Italia, hanno anche la famiglie con sé e magari si trovano qui da lungo tempo. C’è perciò una priorità di inserimento di circa 280 mila immigrati disoccupati, di cui 140 mila stranieri ed extracomunitari per settori di sostegno al reddito. Abbiamo il dovere di dare una risposta per evitare di portare ulteriori quote di ingressi per motivi di lavoro che andrebbero a sovrapporsi e a determinare rischi di formazione di un mercato sommerso.

    D. - Un conto è parlare di una valutazione che compie il Ministero nei confronti di quelle che saranno le politiche che guardano all’aspetto del lavoro, un conto è parlare di persone, richiedenti asilo e profughi, che stanno scappando da guerra, fame e povertà…

    R. - Dobbiamo assolutamente distinguere le due tipologie. Una è la programmazione degli ingressi per motivi di lavoro che è legata alla domanda di lavoro delle imprese italiane, un’altra riguarda gli ingressi “straordinari”. Quelli, cioè, motivati da problemi di accoglienza per persone che sono in fuga a causa di motivi umanitari da guerre o anche per richiedenti asilo a diverso titolo. Questo è un fenomeno che va gestito con logiche straordinarie ed appropriate. Solo l’Europa ha la capacità di far fronte a questi numeri con un approccio cooperativo più alto ed efficace. (vv)

    inizio pagina

    Uccisi in Burundi una suora croata e un volontario italiano, ferita gravemente un'altra religiosa italiana

    ◊   In Burundi, uno dei Paesi più poveri al mondo, uomini armati hanno fatto irruzione ieri sera, a Kiremba, nella casa delle suore “Ancelle della carità”. Dopo aver ucciso una suora croata, madre Lukrecija Mamic, i malviventi hanno preso in ostaggio due italiani, suor Carla Brianza e il volontario Francesco Bazzani. La polizia li ha subito intercettati, ma il conseguente scontro a fuoco è costato la vita al cooperante. Suor Carla Brianza è rimasta gravemente ferita. Per un ricordo delle due vittime - la suora croata e il volontario - ascoltiamo al microfono di Amedeo Lomonaco la vicaria delle “Ancelle della carità”, suor Carmela Zaninoni:

    R. – La suora croata uccisa era una sorella generosissima, è andata come missionaria in Ecuador nell’83. Vi è rimasta fino al 2001 e poi è andata come missionaria a Kiremba, in Burundi, con altre due sorelle italiane, per aprire questo nuovo servizio della nostra congregazione. Il laico che è stato ucciso è un volontario che fa parte dell’associazione Ascom (Associazione per la Cooperazione Missionaria) di Legnago. Quest’Associazione è composta da professionisti volontari, che si alternano per dare un supporto alla gestione dell’ospedale.

    D. – Lei è riuscita oggi a mettersi in contatto telefonico con suor Carla Brianza, rimasta gravemente ferita. Cosa le ha detto?

    R. – L’ho sentita con una voce molto flebile, sillabando, mi ha detto: “Sono ancora viva, ma non posso raccontare molto.”

    D. – Qual è il 'fulcro' della vostra missione in Burundi?

    R. – Siamo al servizio dell’ospedale di Kiremba, che è un ospedale nato nel ’65 in seguito al gemellaggio della diocesi di Brescia con la diocesi di Ngage, in Burundi. Su richiesta del vescovo di Brescia, siamo là dal 2002 al servizio di questi ammalati.

    D. – La missione di Kiremba è già stata teatro, in passato, di attacchi?

    R. – Qualche ladruncolo… Qualche anno fa una sparatoria nella casetta dove abitavano a quel tempo. Fu una sparatoria esterna. In quell’occasione non era successo nulla di grave. (fd)

    inizio pagina

    Incontro al Consiglio d'Europa sull'importanza della dimensione religiosa nella storia dei popoli

    ◊   “La dimensione religiosa del dialogo interculturale”: è questo il tema del dibattito voluto dal Consiglio d'Europa che ha riunito oggi e domani a Lussemburgo esponenti di diverse religioni insieme con esperti di scambi culturali e rappresentanti di media. Partecipano, mons. Aldo Giordano, osservatore permanente della Santa Sede preso il Consiglio d'Europa, padre Laurent Mazas, delegato del Pontificio Consiglio per la Cultura, padre Duarte da Cunha del Consiglio delle Conferenze Episcopali d'Europa (Ccee). Ci sono poi ortodossi, ebrei, musulmani ed esponenti di movimenti atei. L'incontro si tiene nell'Abbazia di Neumunster di Lussemburgo, dove si trova per noi Fausta Speranza.

    Nei locali dell'austera Abbazia di Neumunster, il Consiglio d'Europa, organismo a 47 Paesi nato per occuparsi di diritti umani, lancia un messaggio forte: per parlare di dialogo interculturale e per promuovere pacifica convivenza delle diversità, in particolare di fronte al crescere di estremismi, c'è bisogno delle religioni:

    "The problem of Europe is so much extremism..."
    E' stato lo stesso segretario generale, Thorbjorn Jagland, ad aprire la conferenza con questo messaggio e a sottolinearne dunque l'importanza con la sua presenza.

    C'è poi Gabriella Battaini Dragoni che è la direttrice generale dei Programmi del Consiglio d'Europa e dunque la persona che segue da vicino l'impegno per la promozione del dialogo:

    “Noi vediamo la religione come un elemento della nostra identità culturale fondamentale. Questo sta ad indicare come sia necessario e indispensabile un dialogo costruttivo e costante tra le autorità pubbliche, siano esse internazionali, nazionali o locali e i rappresentanti delle diverse espressioni religiose in presenza, però, anche della società civile e in presenza, oggi in particolare di rappresentanti del mondo dei media. Il tema focale sarà proprio il ruolo dei media nel pacificare le nostre società oppure nel rischio che una attività dei media inappropriata possa condurre a creare ulteriori pregiudizi”.

    Si tratta di un cammino fatto e di una riscoperta, come sottolinea mons. Aldo Giordano osservatore permanente della Santa Sede presso il Consiglio d'Europa:

    “C’è una nuova coscienza oggi di questa dimensione. In questi anni anche presso le istituzioni internazionali si è diventati coscienti dell’importanza del ruolo della religione per i popoli e per le culture. Questo tema era in qualche maniera un po’ obliato qualche anno fa, invece adesso c’è la coscienza che non si può parlare della storia di un popolo, della cultura di un popolo, dell’identità di un popolo, senza fare riferimento alla religione. La prospettiva di questo incontro è anche interessante per noi per la dimensione religiosa del dialogo interculturale. Qui non c’è la pretesa di fare un discorso strettamente interreligioso - spetta alle religioni fare il discorso interreligioso - e nemmeno di fare un discorso teologico; non c’è la competenza di pronunciarci su questioni teologiche ma trovo che la prospettiva sia interessante perché coglie che la religione ha un ruolo determinante per le identità dei popoli, per le culture. Per l’Europa in particolare, noi ci riferiamo naturalmente al cristianesimo, perché nessuna pagina degli ultimi due anni della storia europea è comprensibile senza riferimento alla religione cristiana”.

    Anche con mons. Giordano parliamo del ruolo dei media:

    “I media, oggi, sono certamente essenziali. Sono essenziali da una parte per far comprendere la religioni e per favorire il dialogo fra le religioni - infatti sono lo strumento migliore che abbiamo a disposizione per conoscerci, per trasmettere le idee e per entrare in dialogo tra di noi - e dall’altra hanno una responsabilità enorme, perché possono essere anche il luogo in cui vengono a crearsi i problemi più grandi. Quando i media non rispettano la realtà e, in qualche modo, sono loro stessi a presentare e creare una realtà, quando diventano unilaterali nel presentare delle realtà così complesse come sono appunto le esperienze religiose, essi possono favorire i grandi contrasti. Bisogna trattare la questione dei media sia per le religioni, sia per conoscerci in maniera reciproca in un modo più profondo e sia per aiutarci ad andare oltre certi stereotipi e certe unilateralità che oggi possono essere molto pericolose. Tutti conosciamo i fatti e gli eventi pericolosi che, a volte, i media hanno creato”.

    A mons. Giordano chiediamo di ricordare il contributo di sempre del Cristianesimo al dialogo:

    “Il cristianesimo credo abbia nel suo dna la dimensione dell’incontro con l’altro, del rispetto dell’altro ed ancor più dell’amore per l’altro. Il cristianesimo ha nel suo cuore un evento: la Pasqua, che è l’evento di un Dio, del Figlio di Dio che dà la propria vita per l’umanità, e questo amore per l’umanità è confermato dalla Resurrezione. Per cui, più siamo coscienti di questa nostra identità, più siamo capaci di approfondire quest’identità e più siamo capaci di offrire uno spazio dove l’altro, l’altra cultura e l’altra religione possono trovare in qualche modo una casa”.

    Rappresentanti dei media sono presenti anche per discutere sull'equilibrio da ricercare tra libertà di espressione dei mezzi di comunicazione e rispetto della diversità culturale e religiosa.

    inizio pagina

    Chiesa e Società



    Indonesia: sei chiese minacciate da gruppi estremisti

    ◊   Gli estremisti islamici del Fronte dei Difensori dell'Islam ("Front Pembela Islam") sono scesi in strada in massa a Bekasi, uno dei grandi sobborghi della megalopoli Giacarta, minacciando di radere al suolo sei chiese cristiane nella zona. La polizia è stata allertata e ha disposto, in via preventiva, la chiusura forzata delle sei chiese, per evitare disordini. Secondo fonti locali, contattate dall’agenzia Fides, la maggioranza dei militanti islamici viene dall'esterno, e dunque "si tratta di una azione organizzata": "Sono venuti dopo la preghiera islamica del venerdì, contestando le presenza delle chiese in diversi villaggi, sebbene la gente locale non abbia mai sollevato alcuna obiezione". Secondo i militanti, le chiese, che appartengono a comunità cristiane evangeliche, sono sorte senza autorizzazione, e dunque devono essere smantellate. "O lo fa lo Stato, o ce ne occuperemo noi", affermano i militanti. Nei sobborghi di Giacarta, come Bekasi e Bogor, la tensione interreligiosa resta alta per la presenza di militanti islamici, che non vedono di buon occhio la presenza di comunità cristiane, accusandole di proselitismo. Padre Benny Susetyo, segretario della Commissione per il Dialogo Interreligioso nella Conferenza Episcopale dell'Indonesia, sottolinea che “il problema principale per la pacifica convivenza nella società indonesiana è la presenza di gruppi estremisti”. Un'altra vicenda colpisce la comunità cristiana di Manado, sull'isola di Sulawesi. C'è il rischio concreto che, alla fine del 2011, siano demolite due chiese cristiane a Manado, una apparente alla Chiesa riformata, un'altra della Chiesa Pentecostale. Sulle due chiese, aperte al culto da decenni, grava un ordine di demolizione emanato dalla Corte Suprema: i due edifici di culto, infatti, sorgono su un terreno conteso, rivendicato da uno degli eredi dell'ex proprietario, che lo aveva ceduto oltre 50 anni fa ai cristiani. I fedeli locali stanno organizzando iniziative e manifestazioni pubbliche e hanno annunciato forme di protesta non violenta per impedire la demolizione. (A.L.)

    inizio pagina

    Pakistan. Paul Bhatti: “L’attacco della Nato può compromettere l’armonia interreligiosa nel Paese”

    ◊   “L’attacco della Nato è grave perché può compromettere la lotta al terrorismo ma anche l'armonia interreligiosa, il dialogo interculturale, il bene della pace in Pakistan”: con tali parole, il cattolico Paul Bhatti, consigliere speciale del primo ministro per gli Affari delle Minoranze e presidente della “All Pakistan Minorities Alliance” (APMA) commenta, in una nota inviata all’Agenzia Fides, l'attacco delle forze della Nato sulle postazioni militari pakistane, al confine con l’Afghanistan, che ha provocato la morte di 24 soldati pakistani e causato una crisi nelle relazioni internazionali fra il Pakistan e l’Alleanza atlantica. Bhatti sottolinea che definisce il raid della Nato “tocca la sovranità, l'indipendenza e l'integrità territoriale della nostra patria” e afferma: “Come consigliere del primo ministro e come presidente dell’APMA sono scioccato e, a nome della comunità cristiana, esprimo solidarietà e cordoglio alle famiglie dei soldati, assicurando preghiere per il pronto recupero dei feriti”. La tensione nel Paese resta alta e vi sono manifestazioni antioccidentali nelle maggiori città. Gulshan Barkat, della comunità dei missionari Oblati di Maria Immacolata a Quetta, nell’area di confine fra Pakistan e Afghanistan, racconta a Fides: “La gente è davvero adirata contro la Nato, anche perché non vi sono state scuse piene e incondizionate. In effetti credo che questo grave episodio possa avere ripercussioni negative sull’armonia sociale nel paese: la propaganda antioccidentale, alimentata dai gruppi estremisti islamici, ha buon gioco e si rafforza. Ma non credo che potranno esserci conseguenze o atti violenti contro i cristiani in Pakistan”.

    inizio pagina

    Filippine: ancora non identificato il mandante dell’omicidio di padre Tentorio

    ◊   “A tutt’oggi non vi sono conferme sull’identificazione dei mandanti dell’omicidio di padre Tentorio”. È quanto afferma ad AsiaNews padre Giovanni Re, superiore regionale del Pontificio istituto missioni estere (Pime) che smentisce le voci riguardanti l’identificazione del mandante del missionario ucciso il 17 ottobre scorso a Mindanao. Apparsa nei giorni scorsi sui media filippini, la notizia è stata rilanciata anche in Italia, ma il sacerdote fa notare che “da 10 giorni circolano informazioni contraddittorie sui media nazionali. Tuttavia, le autorità sottolineano che non vi è ancora nulla di definitivo, anche se le piste sembrano buone”. Il sacerdote sottolinea ad AsiaNews che la situazione nell’Arakan Valley è ancora tesa, dopo l’uccisione di un agricoltore locale pochi giorni dopo la morte di padre Tentorio. La scorsa settimana, alcuni abitanti del villaggio in cui aveva lavorato il missionario, sono stati costretti a lasciare le loro case. Questa mattina un'equipe di medici volontari si è messa in viaggio per portare aiuto a queste famiglie. Si concluderà infine domani, a Kidapawan, il pellegrinaggio interreligioso organizzato da alcuni gruppi cattolici e protestanti della diocesi. Partito lo scorso 26 novembre da Kidapawan il gruppo è giunto ieri nell’Arakan Valley per un momento di preghiera in memoria di padre Tentorio e degli altri sacerdoti cattolici e non, uccisi per il loro lavoro con i poveri e gli emarginati. (A.L.)

    inizio pagina

    Appello dell’arcivescovo Barwa ai fedeli dell’Orissa: siate segni di speranza anche nella sofferenza

    ◊   “Mentre si avvicina il Natale, vogliamo essere araldi di un messaggio di speranza, nella certezza che Dio accompagna il suo popolo”: è l’appello inviato ai fedeli dell’Orissa da mons. John Barwa, arcivescovo di Cuttack-Bhubaneswar. In una lettera diffusa all’inizio dell’Avvento, inviata all’Agenzia Fides, l’arcivescovo ricorda le sofferenze subite dalla comunità: “Il distretto di Kandhamal, che occupa una parte centrale dell'Arcidiocesi – scrive mons. Barwa – ha pagato un pesante tributo a causa della violenza anticristiana del 2008. Oltre 14 dei 30 distretti civili dello stato ne sono stati influenzati. Più di 6.000 case sono state bruciate in 400 villaggi, nonché 296 chiese e piccoli luoghi di culto cristiani. Più di 56.000 cittadini cristiani sono divenuti ‘sfollati interni’, circa 30.000 vivono ancora nei campi profughi allestiti dal governo. Circa 1.000 sono stati avvertiti o minacciati dai loro vicini: potranno tornare a casa solo se diventeranno indù. Il resto dei profughi ha preferito lasciare, per la paura, il distretto di Kandhamal oppure sono in cerca di lavoro: infatti non hanno alcuna possibilità di sostentamento a Kandhamal, dove sono anche vittime di un ‘veto’ a livello economico e sociale”. Dopo la visita pastorale nella diocesi, appena terminata, l’arcivescovo individua, tuttavia, segni di speranza per il futuro: “Ho notato che sacerdoti, religiosi e fedeli hanno grande buona volontà, ottimismo ed entusiasmo, nonostante le molte sfide: tutti nutrono piena speranza per il futuro, perché si possa costruire una comunità pacifica e armoniosa di persone nel distretto di Kandhamal e nell'arcidiocesi, con l'impegno di portare la luce di Cristo a tutti i popoli”. “Ho anche positivamente osservato – prosegue – che sono stati avviati numerosi programmi per la realizzazione di varie attività socio-economiche e religiose. Non c’è un clima di ostilità e di vendetta: tutti sono desiderosi di creare e sostenere un clima favorevole, per la convivenza pacifica e il lavoro comune”. I progetti di sviluppo avviati dalla comunità cattolica, destinati alla popolazione dell’arcidiocesi, sono in pieno svolgimento: già oltre 3.500 persone hanno potuto ricostruire le loro case. La Chiesa locale è attualmente impegnata nell’edificazione di nuove case, in programmi di riconciliazione, in progetti di assistenza medica, nel sostegno educativo per i bambini, in corsi di formazione professionale per i giovani. L’arcivescovo conclude dicendo di contare sul generoso sostegno delle comunità e delle associazioni cattoliche in tutto il mondo.

    inizio pagina

    Cambiamento climatico, l’arcivescovo Desmond Tutu: milioni di africani senza acqua

    ◊   “L’apartheid sembrava una sfida enorme che non poteva essere sconfitta, ma ci siamo mobilitati e l’abbiamo sconfitta. Abbiamo bisogno della stessa passione e determinazione” in tema di cambiamento climatico. Per la Conferenza Onu sul cambiamento climatico è sceso in campo anche l’arcivescovo sudafricano anglicano Desmond Tutu, premio Nobel per la pace nel 1984, convocando ieri a Durban una manifestazione al Park Stadium di durban dal titolo “We Have Faith – Act Now for Climate Justice”. “Il cambiamento climatico – ha detto l’arcivescovo Tutu - è una minaccia ancora più grande per noi di quanto non lo fosse l'apartheid, perché con l'innalzarsi delle temperature, milioni di africani sono privati di acqua e colture. Ciò causerà sofferenze enormi. E' una prospettiva che non possiamo permettere”. “Di fronte a tale minaccia, molti di noi si sentono di alzare le mani, credendo di poter fare la differenza”. La proposta – ricorda il Sir - si concretizza con il lancio di una petizione (che si può sottoscrivere sul sito ) in cui si chiede ai leader di “trattare la terra con rispetto”. “L’Africa deve unirsi e parlare con una sola voce per la giustizia dei poveri in Africa e altrove”. (A.L.)

    inizio pagina

    Visita del vescovo di Bergamo in Costa d'Avorio

    ◊   “Una danza, una stretta di mano, un impegno di condivisione nella fede e di vicinanza nella preghiera, un gesto di prossimità nella carità”: questa potrebbe essere la sintesi di un incontro significativo della comunità di Assemienkro, un piccolo villaggio della parrocchia di Agnibilekrou in Costa d'Avorio, con il vescovo di Bergamo, mons. Francesco Beschi. Il presule, dal 14 al 24 novembre, ha incontrato diverse comunità legate alla missione diocesana, nata nel 1976 su iniziativa del vescovo Clemente Gaddi. “Oggi la Costa d'Avorio – ricorda “l’Eco di Bergamo” - presenta il volto tormentato di un Paese segnato dalla guerra e da una povertà sempre crescente”. “Di questi giorni l'assalto di banditi a case religiose e parrocchie, l'insicurezza delle strade soprattutto nelle ore notturne e la presenza di armi distribuite durante la guerriglia e ancora nelle mani di tanta gente comune”. La Chiesa vive comunque in questo Paese un tempo di fioritura, testimoniato anche dalla grande partecipazione alle solenni liturgie presiedute da mons. Beschi. A Tanda, sono state circa 2.800 le persone arrivate nella nuova grande chiesa costruita anche con il contributo della diocesi di Bergamo e dell'Associazione “Pro Jesu”. Nella solennità di Cristo Re la chiesa di Saint Mourisse in Agnibilekrou ha accolto più di 3.000 fedeli. Il vescovo ha avuto rinnovato l’impegno della Chiesa bergamasca a servizio di queste comunità, confermandole nella fede e manifestando il desiderio di voler continuare questa esperienza di comunione e corresponsabilità. (A.L.)

    inizio pagina

    La crisi economica nelle parrocchie italiane: colpite di più quelle del centro-sud

    ◊   Il costo medio di gestione di una parrocchia, in Italia, è di 77 mila euro. Al Nord si spendono 108.000 euro, al Centro e al Sud circa 43.000. La crisi economica colpisce di più, mediamente, i parroci del Centro Sud, con oltre 55 anni. Sono alcuni dei risultati della ricerca “Mondo cattolico, terzo settore e comunità: il rapporto con il mercato in tempi di crisi economica”, affidata dalla Settimana della vita collettiva a Lexis Ricerche e Gruppo Areté. L’obiettivo è di valutare i bisogni, nei processi di acquisto di beni e servizi, degli amministratori delle parrocchie (parroci o loro delegati) e di amministratori, economi e responsabili acquisti di congregazioni religiose che operano in diversi settori quali sanità, scuola, ospitalità, cura della persona. Sebbene in termini assoluti, i costi al Nord spesso siano maggiori, sono i giovani parroci dei centri minori del Nord e abituati all’uso della rete quelli che – pur avvertendo la congiuntura - sopportano meglio la crisi. A fare la differenza è anche la capacità di utilizzare internet per la scelta di fornitori e prodotti. Lo studio – ricorda la rivista diocesana “RomaSette” - è stato presentato nei giorni scorsi in occasione della Settimana della vita collettiva (Sevicol), conclusasi ieri. Realizzata da settembre a novembre 2011, l’indagine ha analizzato le principali voci di spesa: manutenzione straordinaria, ordinaria, assicurazioni, culto, utenze, locali di uso pastorale. Sono stati intervistati i responsabili acquisti delle parrocchie, i parroci stessi o persone indicate dai parroci. Nella ricerca si sottolinea che molte parrocchie - con la crisi – faticano a sopportare le spese di gestione. Si segnala, in particolare, il forte peso delle manutenzioni straordinarie e delle utenze (elettricità, gas/riscaldamento). La voce che assorbe il 66% delle risorse è la manutenzione straordinaria. Il 69% dei parroci vorrebbe risparmiare sulle bollette (acqua, luce, gas...), il 61% sulla manutenzione straordinaria, il 47% su quella ordinaria e sulle spese assicurative. (A.L.)

    inizio pagina

    Giovani e Internet: domani convegno su aspetti evolutivi e dipendenza

    ◊   “Giovani e Internet. Aspetti evolutivi e problemi di dipendenza”. E’ il tema del convegno, promosso dal ministero italiano della Salute, che si terrà domani a Roma (via G. Ribotta, 5 – ore 9.30). Di fronte all’incremento esponenziale degli utenti di Internet, si registrano “disturbi legati all’uso patologico” della rete fino “a stati di dipendenza”. Il primo ambulatorio italiano dedicato, diretto dal neuropsichiatra Federico Tonioni, opera presso il Gemelli dal novembre 2009. In poco più di un anno – ricorda il Sir - ha preso in cura più di 200 ragazzi (l’80% tra 16 e 22 anni) con sintomi analoghi a quelli assimilabili all’uso di sostanze psicotrope, come cambiamento del tono dell’umore, fenomeni dissociativi, mancato controllo degli impulsi e delle emozioni. Di qui - spiegano gli organizzatori - la necessità di una riflessione sui dati clinici e le azioni da intraprendere. Tre gli aspetti al centro del convegno: il ruolo di Internet nella formazione e nell’apprendimento emotivo; la dipendenza da Internet e la psicopatologia web-mediata; la prevenzione. Tra i relatori, oltre al neuropsichiatra Tonioni, è prevista la partecipazione di mons. Domenico Pompili, direttore dell’Ufficio comunicazioni sociali Cei, e degli psichiatri Luigi Janiri e Pietro Bria. (A.L.)

    inizio pagina

    Inaugurata in Olanda la mostra sulle vetrate della Basilica di San Giovanni

    ◊   “Schizzi di Bellezza”. E' il titolo della mostra, visitabile fino al prossimo 9 aprile presso il Museo "Gouda" che raccoglie i disegni preparatori delle 72 vetrate della Basilica di San Giovanni a Gouda, in Olanda. La Chiesa attuale, che risale al 1552, venne ricostruita dopo un incendio su un preesistente edificio sacro del 1280. La realizzazione di gran parte delle vetrate è opera dei fratelli Dirck en Wouter Crabeth (1510-1572). Nel 1572, solamente venti anni dopo la sua ricostruzione, la basilica fu trasformata dai calvinisti in un luogo di culto protestante. Sulle vetrate, che sono sopravvissute alla devastazione iconoclasta del 1566, sono impresse le immagini di vari Santi, tra cui San Giovanni, e dei vescovi di Utrecht e Liegi. Sono rappresentati anche personaggi storici, come il re Filippo II. Le vetrate – ricorda l’agenzia Zenit - furono rimosse durante la seconda guerra mondiale e rimontate nel 1947. In quell'occasione ne fu aggiunta una per celebrare la fine del conflitto. La mostra è stata visitata martedì scorso dalla regina Beatrice in occasione dell'inaugurazione dell'esposizione. (A.L.)


    inizio pagina

    Novena alla Vergine nella Basilica romana dei Santi XII Apostoli

    ◊   A partire da domani, nella Basilica romana dei Santi XII Apostoli si rinnoverà la tradizione della novena alla Vergine, in vista della solennità dell’Immacolata Concezione dell’8 dicembre. I nove giorni di preghiera si apriranno alla presenza del cardinale Salvatore De Giorgi, arcivescovo emerito di Palermo. Fino all’8 dicembre, ogni sera alle 18.30, un cardinale presiederà la Messa della novena. L’omelia sarà sempre pronunciata da mons. Giancarlo Corsini, ministro provinciale dei Francescani Conventuali delle Marche. Al termine di ogni liturgia, è previsto il canto del “Tota Pulchra”, il celebre inno composto dal francescano conventuale, padre Alessandro Borroni. Il tema della novena di quest’anno – ricorda la rivista diocesana RomaSette - è “Maria, madre e discepola del Figlio e icona della Chiesa”. Al dogma dell’Immacolata è legata la spiritualità dei Conventuali anche grazie alla testimonianza di fede di San Massimiliano Maria Kolbe, il frate francescano ucciso il 14 agosto del 1941 nel campo di concentramento di Auschwitz con un’iniezione di acido fenico somministrata dai nazisti nella vigilia della Festa dell’Assunzione di Maria. Quest’anno si celebreranno i 29 anni dalla canonizzazione di San Massimiliano Kolbe (10 ottobre 1982). Il sacerdote polacco indicò l’Immacolata come “ideale di vita cristiana” ai fedeli di Roma nel 1917, fondando l’associazione Milizia dell’Immacolata con l’obiettivo di “convertire i peccatori e coloro che ne hanno bisogno” e di portare avanti “l’opera di santificazione di tutti, consegnandosi totalmente nelle mani di Maria Immacolata”. (A.L.)

    inizio pagina

    24 Ore nel Mondo



    Urne aperte in Egitto, lunghe file e timori per la sicurezza

    ◊   Sono cominciate oggi in Egitto le prime elezioni del dopo-Mubarak. Come deciso dal Consiglio militare, urne aperte nei primi nove Governatorati per il primo di tre turni elettorali, che entro metà gennaio dovranno definire la composizione dell'Assemblea del popolo. Ancora migliaia i manifestanti che occupano piazza Tahrir. Il servizio di Giovanni Cossu:

    Lunghe file davanti ai seggi in Egitto. L'attesa era grande e le persone erano in coda già da mattina presto. Le file, spesso divise fra uomini e donne, si snodano anche per centinaia di metri. La stessa scena si ripete sia nei quartieri ricchi e residenziali sia in quelli più poveri e popolari. “Stiamo gettando le basi della democrazia”, ha affermato il Gran Imam di Al Azhar, Ahmed El Tayyeb, in coda per esprimere il suo voto. Preoccupato per le migliaia di manifestanti che ancora occupano piazza Tahrir e che si interrogano sull'opportunità di andare a votare, il capo del Consiglio militare Hussein Tantawi ha assicurato che le forze armate non permetteranno a nessuno di mettere sotto pressione la sicurezza delle consultazioni. Preoccupazioni per il voto in Egitto arrivano anche da Israele. Il premier Netanyahu ha dato voce ai timori del suo Paese per i recenti sviluppi politici regionali: “Siamo di fronte ad una realtà instabile, la cui durata non può essere prevista”. “In questo contesto di incertezza, Israele - ha detto ancora Netanyahu - si sforza di tenere in vita e di stabilizzare almeno gli accordi di pace con l'Egitto”. Secondo i sondaggi, i Fratelli musulmani si preparano a raccogliere il frutto di decenni di attività politica clandestina e d’impegno sociale che li hanno resi molto popolari nelle zone più povere del Paese.

    Elezioni in Marocco, vittoria del partito islamico Giustizia e Sviluppo
    In Marocco, il partito islamico Giustizia e Sviluppo (Pjd) ha vinto le elezioni legislative del 25 novembre, conquistando 107 seggi su 395. La seconda forza politica del Paese è il Partito Istiqlal (Indipendenza), del primo ministro uscente, Abbas el Fassi. Non avendo ottenuto la maggioranza assoluta, il premier incaricato, scelto dal re Mohammed VI tra le file del Pjd, cercherà di formare un governo di coalizione con l'Istiqlal. “È una vittoria netta ma abbiamo bisogno di alleanze per lavorare insieme”, ha dichiarato Abdelilah Benkirane, segretario generale del Pjd dopo l'annuncio dei risultati.

    Yemen
    Lo Yemen ha un governo di transizione. Il capo dell’opposizione, Mohamed Basindawa, è stato incaricato di formare un nuovo esecutivo di unità nazionale, in carica fino all’uscita di scena del presidente Saleh, al potere da 33 anni. Secondo un accordo firmato a Riad, Saleh dovrebbe lasciare la guida del Paese nel mese di febbraio 2012. Il presidente ha inoltre acconsentito alla delega dei poteri al vicepresidente, Abd Rabbo Mansour Hadi, il quale ha subito firmato un decreto che anticipa le elezioni presidenziali al 21 febbraio prossimo.

    Pakistan, polemiche per raid Nato
    Esplode la rabbia in Pakistan, dopo che nei giorni scorsi un raid della Nato ha ucciso 24 militari pakistani vicino al confine con l’Afghanistan. Secondo la ricostruzione della Nato, gli aerei sarebbero intervenuti dopo che truppe di terra statunitensi e afghane sono state attaccate da colpi di arma da fuoco provenienti dal territorio pakistano. L’Alleanza Atlantica ha definito l’incidente un tragico fraintendimento e ha promesso indagini approfondite. Sull’episodio è intervenuta anche la Cina, chiedendo il rispetto della sovranità territoriale di Islamabad.

    Afghanistan – processo di transizione
    E' scattata ieri la seconda fase di transizione della sicurezza dalla Nato alle forze locali in Afghanistan. Tutto il processo si concluderà nel 2014 e i 26 milioni di afghani saranno sotto la completa protezione di polizia e esercito di Kabul.

    Belgio, formazione governo
    Senza governo da 18 mesi, il Belgio potrebbe presentare in settimana il suo nuovo esecutivo. Il leader dei socialisti francofoni, Elio di Rupo, incaricato dal re di formare la nuova squadra dei ministri, è riuscito a far avanzare un accordo sul bilancio e dunque a superare le difficoltà politiche tra i partiti. “Abbiamo ancora alcuni punti in sospeso su cui lavorare e crediamo di poterli risolvere in breve tempo”, ha detto il premier incaricato durante una conferenza stampa.

    Russia, Putin: unanime candidatura alle presidenziali
    La candidatura del premier russo, Vladimir Putin, alle presidenziali del 4 marzo 2012 è stata approvata a scrutinio segreto all'unanimità dal suo partito, Russia Unita: 614 sì su 614 voti. Tuttavia, all’interno della formazione politica non sono poche le voci di dissenso che chiedono un cambiamento dopo le politiche del 4 dicembre. Gli ultimi sondaggi danno "Russia Unita" intorno al 54% dei consensi. Nei giorni scorsi, Putin ha messo in guardia le potenze straniere dal finanziare politici di opposizione nel tentativo di influenzare le elezioni.

    Somalia
    Il gruppo militante islamico somalo Al Shabaab ha fatto irruzione negli uffici di quattro agenzie umanitarie (Unicef, Who, Concern e Coopi a Baidoa), 250 km a nordovest dalla capitale Mogadiscio, intimando al personale di cessare tutte le attività sul territorio. Gli integralisti somali hanno inoltre pubblicato un elenco di 16 agenzie umanitarie internazionali, alle quali è stato vietato di continuare a fornire assistenza di ogni genere alle popolazioni in fuga dalla guerra civile, nell'area intorno alla capitale Mogadiscio. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra e Giovanni Cossu)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 332

    inizio pagina
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli.