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Sommario del 27/11/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI all'Angelus: è Dio non l'uomo il padrone del mondo. Appello all'Onu: soluzioni credibili sui cambiamenti climatici
  • Padre Cantalamessa: vivere bene l'Avvento, il modo migliore per prepararsi all'Anno della fede
  • Note dalla Spagna in Vaticano al concerto offerto al Papa dal Principato delle Asturie
  • Oggi in Primo Piano

  • Vigilia elettorale in Egitto, cova la tensione della piazza
  • Gli Usa e la paura dell'euro. Il prof. Bruni: il crollo della moneta è "uno scenario estremo"
  • Padre Dall'Oglio, l'artefice del dialogo islamo-cristiano nel monastero di Deir Mar Musa: la Siria vuole espellermi, io lavoro per la pace
  • Pax Christi e la solidarietà al popolo palestinese. Don Capovilla: no ai muri, sì ai ponti
  • Congresso di Medici senza frontiere: la crisi economica non spenga la solidarietà
  • Sposi e santi: 10 anni fa la Beatificazione dei coniugi Beltrame-Quattrocchi
  • Chiesa e Società

  • Custodia di Terra Santa: campagna di solidarietà “A Natale ritorna alle origini”
  • Filippine. La denuncia di un Gesuita: assenza dello stato di diritto a Mindanao
  • Messico. Migliaia di fedeli in marcia nel Chiapas per difendere i migranti e la terra
  • Settimana biblica in Corea del Sud: la Parola di Dio per incidere nella società di oggi
  • Repubblica Ceca. Iniziato nelle parrocchie cattoliche l'Anno della Cresima
  • Germania. Un sussidio dei vescovi sull'evoluzione della cultura esequiale
  • Conferenza su “Sanità elettronica globale e innovazione tecnologica” alla Radio Vaticana
  • 24 Ore nel Mondo

  • Brindisi: naufraga barcone di immigrati, tre morti e decine di dispersi
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI all'Angelus: è Dio non l'uomo il padrone del mondo. Appello all'Onu: soluzioni credibili sui cambiamenti climatici

    ◊   Il periodo dell’Avvento ricorda all’uomo che non è lui il padrone del mondo, ma il Dio Bambino che è venuto a salvare l’umanità. Lo ha detto il Papa all’Angelus di questa mattina in Piazza San Pietro, concluso da un appello agli esperti che domani, in Sud Africa, si incontreranno per i lavori della Convenzione Onu sui cambiamenti climatici. Tutti loro, ha invocato Benedetto XVI, concordino una risposta “credibile e solidale a questo preoccupante fenomeno”. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    La differenza sta tutta tra il Padre e il “padrone”. Tra Dio che è “Amico” di ogni uomo e i molti uomini che si dimenticano di Dio e spadroneggiano sul creato, salvo poi spaventarsi e ricordarsi di Dio quando la natura – o gli errori commessi nella società – fanno saltare i loro piani di dominio senz’anima. All’Angelus di una domenica assolata e fredda, Benedetto XVI ha tratto questo spunto di riflessione dal Vangelo della prima domenica di Avvento, nel quale Cristo ripete ai suoi discepoli e a tutti il suo “Vegliate!”:

    “E’ un richiamo salutare a ricordarci che la vita non ha solo la dimensione terrena, ma è proiettata verso un ‘oltre’, come una pianticella che germoglia dalla terra e si apre verso il cielo. Una pianticella pensante, l’uomo, dotata di libertà e responsabilità, per cui ognuno di noi sarà chiamato a rendere conto di come ha vissuto, di come ha utilizzato le proprie capacità: se le ha tenute per sé o le ha fatte fruttare anche per il bene dei fratelli”.

    Il problema, ha proseguito, nasce quando – come il popolo d’Israele migliaia di anni fa – gli esseri umani non riconoscono di aver spezzato il rapporto con il cielo e di aver reso più ingiusto e inquieto il presente, come accade, ha osservato, “per certi panorami del mondo post-moderno”:

    “Le città dove la vita diventa anonima e orizzontale, dove Dio sembra assente e l’uomo l’unico padrone, come se fosse lui l’artefice e il regista di tutto: le costruzioni, il lavoro, l’economia, i trasporti, le scienze, la tecnica, tutto sembra dipendere solo dall’uomo. E a volte, in questo mondo che appare quasi perfetto, accadono cose sconvolgenti, o nella natura, o nella società, per cui noi pensiamo che Dio si sia come ritirato, ci abbia, per così dire, abbandonati a noi stessi”.

    In realtà, ha ripetuto Benedetto XVI, il vero “padrone” del mondo non è l’uomo ma Dio, al cui mistero di salvezza l’uomo può aprirsi proprio se spalanca il cuore all’amore scaturito dall’evento Betlemme:

    “Il Tempo di Avvento viene ogni anno a ricordarci questo, perché la nostra vita ritrovi il suo giusto orientamento, verso il volto di Dio. Il volto non di un ‘padrone’, ma di un Padre e di un Amico”.

    Subito dopo aver intonato la preghiera mariana, il Papa ha ricordato che domani a Durban, in Sud Africa, si aprono i lavori della Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici e del Protocollo di Kyoto:

    “Auspico che tutti i membri della comunità internazionale concordino una risposta responsabile, credibile e solidale a questo preoccupante e complesso fenomeno, tenendo conto delle esigenze delle popolazioni più povere e delle generazioni future”.

    Tra i saluti in varie lingue, rivolti alle migliaia di persone assiepate in Piazza San Pietro sotto la finestra del suo studio, Benedetto XVI ha incoraggiato i responsabili europei della Società di San Vincenzo De Paoli ad “affrontare con lo spirito del Vangelo vecchie e nuove povertà” e ha indirizzato un saluto speciale alla comunità cubana della diocesi di Bergamo e al “Servizio universitario africano” di Roma. Quindi, prima di congedarsi, ancora un augurio ai fedeli:

    “Buona domenica e un buon cammino di Avvento!”

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    Padre Cantalamessa: vivere bene l'Avvento, il modo migliore per prepararsi all'Anno della fede

    ◊   Ha inizio oggi per la Chiesa l’Avvento, il cammino liturgico che conduce al Natale, la festività che celebra la nascita di Cristo. E’ un periodo che invita a meditare l’incarnazione di Dio, che in Gesù si rivela all’uomo ed entra nel mondo per mostrargli la via della Salvezza. Ma nell’annuale ciclicità di questo tempo liturgico, quale novità cogliere e vivere? Tiziana Campisi lo ha chiesto a padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia:

    R. – La novità viene dallo Spirito, perché ogni anno lo Spirito dà vita nuova alle parole che ascoltiamo, e che ascoltiamo in un contesto sempre nuovo. Quindi, come la Parola di Dio è sempre quella – e ogni volta però è nuova, perché cade su una situazione nuova e perché lo Spirito Santo ne mette in luce delle implicazioni nuove – così in questo momento la Chiesa sta vivendo due grandi temi: l’evangelizzazione, che sarà il tema del Sinodo dell’anno prossimo, e poi l’Anno della fede indetto da Benedetto XVI. Quindi, già l’Avvento si presta per cominciare a dare un senso concreto a questo Anno della fede e al centro dell’Avvento c’è proprio la fede di Maria, c’è la fede dei pastori, dei Magi. Non si può cominciare, quindi, in modo migliore l’Anno della fede che vivendo proprio in pienezza l’Avvento.

    D. – Come predisporsi per vivere pienamente il tempo d’Avvento?

    R. – La predisposizione esteriore è quella di darsi un po’ più di spazio di silenzio, di preghiera, di contemplazione. I tempi forti ci sono anche per questo: per operare uno stacco dal ritmo solito della vita. Non si può certamente diminuire l’impegno, il lavoro, si può però diminuire il chiasso della televisione e di altre cose, per cui si può entrare in un clima di maggiore silenzio, di maggiore interiorità. Al fondo, però, poi, quello che decide è l’apertura maggiore o minore allo Spirito Santo, perché è lo Spirito Santo ad essere la presenza viva di Cristo. L’Avvento ha senso in quanto riviviamo l’attesa, la venuta di Cristo: ma chi rende nella Chiesa, nella storia, presente Cristo è Lui, è lo Spirito Santo. Lo Spirito Santo venne su Maria e lo Spirito Santo in questo tempo di Avvento dovrebbe venire su tutti i cristiani. E lui viene. L’importante è che lo si desideri, lo si attenda, perché come dice San Bonaventura: "Lo Spirito Santo va là dove è atteso, desiderato e amato".

    D. – Un’attesa che ha la durata di quattro settimane. Come si sviluppa il percorso liturgico?

    R. – C’è, all’interno dell’Avvento, un cammino di avvicinamento che si intensifica. All’inizio, per esempio, nella liturgia si ascolta soprattutto Isaia – testi di Isaia – che annunciano l’Avvento della salvezza da lontano. Poi, la seconda e terza settimana, la figura centrale è Giovanni Battista, che è già il precursore, e quindi ci si avvicina un po' più. L’ultima domenica di Avvento è dominata dalla figura di Maria e direi che il miglior compagno di viaggio durante l’Avvento sia proprio Lei, perché ha vissuto questo tempo come ogni madre nell’imminenza del parto: con un’interiorità, un’intensità, una tenerezza particolari. Quindi, Maria ci può aiutare certamente ad andare incontro a Cristo, non così spensierati, disamorati, ma andare incontro a Cristo con il cuore, prima ancora che con il tempo. (ap)

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    Note dalla Spagna in Vaticano al concerto offerto al Papa dal Principato delle Asturie

    ◊   Le pagine più rappresentative del linguaggio musicale spagnolo, opera di autori ispanici e non, hanno caratterizzato il programma del concerto offerto ieri sera al Papa, nell’Aula Paolo VI, dal governo del Principato delle Asturie. “Un pezzo di Spagna” trasferito in Vaticano, ha detto Benedetto XVI nel suo intervento finale, in cui ha messo in luce la maniera ispanica di comporre e interpretare la musica, ricca di emozioni e religiosità. Grande l’apprezzamento mostrato dal Papa per i protagonisti: l’Orchestra sinfonica del Principato delle Asturie, diretta dal cileno Maximiano Valdés. Il servizio di Gabriella Ceraso:

    La Spagna si racconta al Papa, coinvolgendolo, insieme con il pubblico dell’affollata Aula Paolo VI, in quello che il Pontefice stesso definisce “un viaggio interiore”, portati dalla musica, attraverso il folkclore, i sentimenti, il cuore di questa terra. E i narratori sono i componenti dell’Orchestra sinfonica della Comunità autonoma delle Asturie, la prima orchestra spagnola in Vaticano. Con loro rivive la maniera spagnola più pura di fare musica, quella di iberici per eccellenza del Novecento, come Manuel de Falla e Isaac Albèniz, ma anche di chi, come il tedesco Richard Strauss e il russo Rimsky Korsakov, alla Spagna si sono ispirati. Un patrimonio, dice Benedetto XVI, che ha tratti specifici presenti in tutto il programma del concerto:

    “Essi hanno una caratteristica di fondo: la capacità di comunicare musicalmente sentimenti, emozioni, anzi direi quasi il tessuto quotidiano della vita. E questo soprattutto perché chi compone 'more hispano' è quasi naturalmente portato a fondere in armonia gli elementi del folclore, della canzone popolare, che vengono dal vivere di ogni giorno, con quella che chiamiamo 'musica colta'”.

    Ed è un insieme di sentimenti che ne viene trasmesso. Il Papa cita la gioia di vivere nelle tre danze de ”El sombrero de tres picos” di de Falla o la lotta contro il male descritta nella celebre “Danza ritual del fuego” dello stesso autore. E poi la vita animata dei quartieri delle città, come in “Lavapiés”, da “Iberia” di Albéniz; e infine “il dramma di una vita che non trova pace”, come quella di don Juan nell’omonima opera di Richard Strauss, che “non riesce a vivere l’amore in modo autentico e, alla fine, si rende conto del vuoto della sua esistenza”. “Ma c’è un altro elemento”, prosegue Benedetto XVI, “che emerge costantemente nelle composizioni more hispano, ed è quello religioso di cui è profondamente intrisa la gente della Spagna”. E lo aveva colto molto bene Rimsky-Korsakov, che nello splendido Capriccio Spagnolo op. 34, basato sul patrimonio folklorico iberico, unisce a canti e danze, melodie popolari religiose:

    “Sono le meraviglie che opera la musica, questo linguaggio universale che ci permette di superare ogni barriera e di entrare nel mondo dell’altro, di una nazione, di una cultura, e ci permette anche di volgere la mente e il cuore verso l’Altro con la 'A' maiuscola, di innalzarci, cioè, al mondo di Dio".

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    Oggi in Primo Piano



    Vigilia elettorale in Egitto, cova la tensione della piazza

    ◊   Attesa una nuova giornata di manifestazioni in Egitto a meno di 24 ore dall’inizio del lungo processo elettorale che dovrà ridisegnare l’assetto politico e istituzionale del Paese. Il Consiglio supremo delle Forze armate ha fatto sapere di non voler accettare alcuna pressione dalla piazza, che aveva reclamato la formazione di un governo affidato all'ex direttore dell'Aiea, Mohamed El Baradei, e all'ex segretario generale della lega Araba, Amr Mussa. Intanto, si susseguono gli appelli internazionali. La Francia ha esortato i vertici militari a cedere il potere nelle mani dei civili, mentre la responsabile della politica estera dell'Ue, Catherine Ashton ha chiesto di fermare ogni violenza e il mantenimento dello Stato di diritto. In questo clima sarà possibile domani andare alle urne? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Luciano Ardesi, esperto di Nord Africa:

    R. - Le elezioni si svolgeranno sicuramente, perché così ha deciso il Consiglio supremo delle forze armate. Bisogna vedere se non ci saranno reazioni di piazza o altre manifestazioni che potranno in qualche modo disturbare lo svolgimento di questa tornata che, peraltro, si prolunga per tre mesi. Quindi, l’intero processo elettorale dovrà essere tenuto sotto sorveglianza.

    D. - In questo quadro, la posizione mutata dei Fratelli musulmani: come inquadrare il ruolo di quello che sarà forse il partito maggioranza relativa?

    R. - L’alleanza democratica, dominata dai militanti della Fratellanza musulmana, si sta preparando al dopo elezioni. Chiaramente, cerca di posizionarsi in un sistema in cui c’è ancora grande incertezza. Da una parte, quindi, l’alleanza con i militari, dall’altra invece il fatto che non si siano presentati al tradizionale appuntamento del venerdì in piazza Tahrir significa una presa di distanza anche da eventuali manovre dei giovani che, in questi mesi, hanno tenuto viva la protesta e la tensione politica nel Paese. È peraltro ancora troppo presto per conoscere il vero peso di questa alleanza, perché il processo elettorale sarà molto lungo e solo alla sua conclusione sapremo quali sono gli equilibri.

    D. – Hai la sensazione che la “primavera araba” in Egitto sia ancora estremamente viva, che non ci sia quella stabilizzazione, quella pacatezza d’animo per voltare pagina sull’Egitto di Mubarak?

    R. – Sicuramente, la piazza ha tenuto viva la competizione politica, il dibattito politico, ed è stata un punto di riferimento costante, soprattutto un contraltare rispetto al Consiglio supremo delle forze armate che – con le ultime repressioni in ottobre contro i copti, e da una decina di giorni anche nella piazza – sembra voler prolungare il proprio potere anche oltre il desiderio della popolazione. Ci sarà però un passaggio fondamentale: quello, cioè, dell’elezione del parlamento. A questo punto, dovranno cercare in qualche modo di governare. E quello sarà il momento cruciale per la piazza: trovare, cioè, una propria collocazione nella costruzione del futuro del Paese. (bi)

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    Gli Usa e la paura dell'euro. Il prof. Bruni: il crollo della moneta è "uno scenario estremo"

    ◊   Le principali banche statunitensi sono pronte a un possibile default dell'Eurozona ed un possibile crollo dell'euro. Secondo il New York Times, "le autorità Usa hanno pressato banche quali Citigroup e altre affinché riducano l'esposizione verso l'Eurozona" e la stessa operazione, sarebbe in corso anche in Asia. Del possibile crollo dell’euro parlano anche alcune testate europee. Massimiliano Menichetti ha chiesto un commento a Franco Bruni, docente di Teoria e politica monetaria alla Bocconi di Milano.

    R. – Io credo che la fine dell’euro vada classificata fra gli scenari catastrofici, che non è intelligente escludere, ma che hanno una probabilità minima, perché quella che stiamo vivendo non è una crisi della moneta, ma è una crisi della finanza, del debito, delle banche, ed è una crisi che l’Europa condivide con tutto il mondo. Adesso siamo tutti concentrati sull’Europa, ma se guardiamo in giro la situazione è disastrosa: la situazione negli Stati Uniti è peggiore di quella dell’Europa, il dollaro non sta certo bene ed è anche per questo che poi sul mercato si vede che il valore dell’euro non sta calando affatto in modo significativo.

    D. – La cancelliera tedesca, Angela Merkel, ha ribadito che “il crollo della zona euro non potrà mai verificarsi”. E tuttavia, banche del calibro di Merrill Lynch, Barclays, Capital stanno preparando dei piani di emergenza per il crollo dell’euro...

    R. – Da certi punti di vista, è obbligatorio che le gestioni delle banche, delle società multinazionali e così via prevedano dei piani di emergenza su tutti i fronti. Da un altro punto di vista, è anche segno di un disorientamento mentale, portato dall’incertezza molto forte che c’è e anche un po’ dalla superficialità, da un atteggiamento che guarda al breve periodo invece che avere una capacità di visione di più lungo periodo. In altre parole, un atteggiamento portato a seguire la chiacchiera del momento, il pettegolezzo che si trova in giro per le agenzie e quindi anche lo scenario estremo. Lo si fa un po’ in buona fede, ma anche, da un altro punto di vista, lo si fa in malafede, poiché alcuni lo fanno per cavalcare queste aspettative e guadagnarci. Loro non le credono reali, però sanno che diffondendo questo tipo di paure i prezzi si muovono in modo che loro possano prevedere e dunque trarne beneficio per i loro conti economici e speculativi.

    D. – Secondo lei, oltre a una serie di misure che ogni Paese deve mettere in campo al proprio interno, una delle chiavi per cercare di risolvere questa crisi è rafforzare la Banca centrale europea?

    R. – La Banca centrale europea ha bisogno solo che gli sia riconosciuta una cosa che c’è nei Trattati, che è sacrosanta: la sua indipendenza e lo scopo per il quale esiste, cioè mantenere la stabilità dei mercati e la stabilità dei prezzi, e non venire usata come macchina da stampa di biglietti per pagare il conto che i politici fanno per ottenere favori ed essere rieletti. Questo è quello di cui ha bisogno la Banca centrale europea. Dobbiamo rafforzare invece altre istituzioni comunitarie: la Commissione deve tornare al centro della cooperazione europea e dobbiamo mettere in piedi questo Fondo salva-Stati: in sostanza questi eurobond, combinazioni di ingegneria finanziaria istituzionale, che hanno però alla radice una decisione fondamentale, che ancora deve essere presa, soprattutto dai tedeschi, cioè la solidarietà fiscale, nel senso che dobbiamo riconoscere che siamo tutti sulla stessa barca e quindi in parte i guai degli uni devono essere pagati dagli altri. (ap)

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    Padre Dall'Oglio, l'artefice del dialogo islamo-cristiano nel monastero di Deir Mar Musa: la Siria vuole espellermi, io lavoro per la pace

    ◊   Prosegue la violenza in Siria dove oggi le forze di sicurezza di Damasco hanno ucciso 10 persone tra le quali anche un adolescente di 14 anni: lo riferiscono gli attivisti per i diritti umani. Intanto, potrebbe essere espulso dal Paese il monaco gesuita, padre Paolo dall'Oglio, fondatore della comunità monastica di Deir Mar Musa al-Habachi, vicino Nabak, e promotore del dialogo tra cristiani e musulmani, da mesi impegnato negli sforzi di riconciliazione interna. L’espulsione è stata decisa dalle autorità di Damasco, come il religioso riferisce al microfono di Linda Giannattasio, che lo ha raggiunto telefonicamente in Siria.

    R. – Si è trattata di una fuga di notizie della quale io non sono responsabile. La notizia è sostanzialmente esatta: c’è stata una decisione dello Stato siriano, che fa seguito a una messa tra parentesi del mio permesso di residenza già nel marzo scorso e che ora arriva a una conclusione poco felice. Devo dire, con benevolenza, che lo Stato siriano ha chiesto al vescovo di operare in modo che non sia un fatto semplicemente di polizia. Il vescovo per ora non c’è e quando tornerà se ne occuperà. Io propongo al vescovo – e ho proposto allo Stato siriano nella figura della sua massima autorità – di accettare un tempo di meditazione da parte mia, quindi di un maggiore impegno spirituale e minore sul versante culturale e politico, in cambio – per così dire – del poter rimanere in Siria. Ciò perché ho dei doveri religiosi, monastici e di presenza con la gente del posto, che alla fine deve essere la prima e la più importante. Quindi, spero che questa mia domanda di poter restare in Siria sia ascoltata – forse tanti amici si stanno muovendo in questo senso – e spero sia accolta e che io non sia costretto a lasciare il Paese, che considero il luogo del mio apostolato, la mia patria di elezione, il luogo del mio impegno.

    D. – Qual è il suo impegno nel Paese dal punto di vista religioso, dal punto di vista politico, e qual è, quindi, il suo sentimento in questo momento?

    R. – Io sono qui da 30 anni, ho lavorato al dialogo islamo-cristiano, ho lavorato per creare una comunità monastica consacrata al servizio dell’armonia islamo-cristiana, che poi è una priorità mondiale. Siamo una ventina di persone – fratelli e sorelle – di diversi Paesi: tutti studiano l’arabo, tutti studiano il cristianesimo orientale e anche la religione musulmana e si dedicano all’ospitalità. Durante quest’ultima, dolorosissima crisi, ci siamo impegnati per la libertà d’opinione, per la libertà di coscienza, per la libertà d’espressione e sono tanti anni che cerchiamo di operare, di cooperare per un accesso graduale alla democrazia matura, di far fronte all’emergenza della società civile, a un dialogo che garantisca l’unità nazionale, la protezione delle differenze, la valorizzazione delle specificità, senza una democrazia di un primato di un gruppo sugli altri, ma in una dinamica di creazione, di costruzione continua e dinamica del consenso nazionale. Questo richiede degli strumenti. Io ho scritto un articolo sulla democrazia consensuale, che ha avuto un certo impatto locale e internazionale. Adesso c’è un nostro appello per Natale in diverse lingue sulla riconciliazione, che si può trovare su Internet. Noi crediamo, crederemo fino all’ultimo, e anche dopo l’ultimo, nella riconciliazione, nel dialogo, nel negoziato, per evitare al massimo la sofferenza della gente e costruire un futuro che non sia quello dell’odio e della vendetta.

    D. – Qual è la situazione in questo momento nel Paese?

    R. – Di dialogo insufficiente. Questo irrigidimento va verso una tragedia. Comunque, chiunque vinca, sarebbe una tragedia. Non vogliamo che vinca nessuno: vogliamo che vinca l’armonia.(ap)

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    Pax Christi e la solidarietà al popolo palestinese. Don Capovilla: no ai muri, sì ai ponti

    ◊   Si è tenuto ieri a Bulciago, in provincia di Lecco, il Convegno di Pax Christi “Assetati di giustizia”, dedicato al conflitto israelo-palestinese, alle diverse realtà impegnate in Medio Oriente e in particolare alla questione dell’acqua nella Valle del Giordano e nella Striscia di Gaza. L’appuntamento è collegato alla Giornata Onu di solidarietà col popolo palestinese, che si celebra ogni 29 novembre, e quest’anno si è svolto nella città natale di Vittorio Arrigoni, l’attivista italiano per anni impegnato accanto ai palestinesi, ucciso a Gaza nell’aprile scorso. Ne parla don Nandino Capovilla, coordinatore nazionale di Pax Christi, intervistato da Giada Aquilino:

    R. - L’appuntamento di Bulciago è un riproporsi di una data importante: la Giornata delle Nazioni Unite per il riconoscimento dei diritti del popolo palestinese. La Giornata assume quest’anno un’importanza particolare, con l’invito che la mamma di Vittorio Arrigoni ha fatto anche alla Perugia-Assisi di ritrovarsi a Bulciago per rinnovare l’impegno a sostenere i diritti fondamentali della popolazione palestinese.

    D. - Chi era Vittorio Arrigoni?

    R. - Era un giovane che ha scoperto e incontrato volti concreti un popolo, una storia e non ha più potuto staccarsi da quella terra e da quell’impegno. Ha invitato poi tutta la comunità a riunirsi attorno a sé per partecipare a questa avventura di solidarietà. Vittorio Arrigoni è stato ucciso a Gaza e dal suo sacrificio è venuto, da tutto il movimento per la pace, un rinnovato impegno di solidarietà e di vicinanza: non tanto un andare a portare degli aiuti, ma soprattutto di un restare accanto alla popolazione, a chi soffre.

    D. - Pax Christi è impegnata da sempre in Medio Oriente, in Terra Santa. Perché quest’anno si è scelto di dare risalto alla questione dell’acqua nella Valle del Giordano e nella Striscia di Gaza?

    R. - Nella Striscia di Gaza e nella Valle del Giordano acqua vuol dire sopravvivenza. Nella zona del Giordano la popolazione vive senz’acqua, perché purtroppo le colonie hanno sottratto questo bene fondamentale per la vita. Nella Striscia di Gaza il 90 per cento degli abitanti non ha accesso all’acqua potabile. L’inquinamento e l’impossibilità di utilizzare la risorsa dell’acqua marina per la pesca, per via del controllo da parte di Israele sulle coste, rende l’acqua una sfida dei diritti umani assolutamente urgente.

    D. - L’Assemblea speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei vescovi ha voluto confermare e rafforzare i cristiani di Terra Santa nella loro identità di credenti. A oggi qual è la loro situazione?

    R. - Oggi, i cristiani sono davvero impegnati per far sì che questo appello che la Chiesa ha rinnovato in modo solenne, anche al Sinodo per il Medio Oriente, sia vissuto quotidianamente nella vicinanza con le persone. In tutte le parrocchie di Terra Santa, ricordiamo le restrizioni che la popolazione deve sopportare, la mancanza di prospettive per il futuro. Le parrocchie, i parroci e la Chiesa di Gerusalemme sono impegnati a tutti i livelli proprio in questa vicinanza alla popolazione.

    D. - In questi giorni, Pax Christi ha voluto nuovamente puntare l’attenzione sul muro di separazione tra Israele ed i Terrori palestinesi, in particolare sul caso di Beit Jala. Cosa sta succedendo?

    R. - Il muro di separazione, che non solo divide ma addirittura sottrae la terra a Beit Jala, prosegue il suo percorso. In questo modo, il muro impedirà a più di 50 famiglie di poter godere della loro proprietà, dei loro ulivi.

    D. – Al riguardo, com’è impegnata la comunità locale?

    R. - La comunità è impegnata tutte le settimane nel dare un segno forte, anche di fede, per dimostrare questa vicinanza alle persone che stanno soffrendo. Tutti i venerdì, alle 14.30 ora italiana, viene celebrata l’Eucarestia. Anche io vi ho partecipato, qualche settimana fa, e il vescovo ausiliare, William Shomali, mi ha incaricato di portare in Italia l’invito affinché si crei un ponte di preghiera, tutti i venerdì, con i cristiani di Beit Jala che vedono minacciati i loro ulivi. Con la costruzione del muro, nella zona degli ulivi, la proprietà delle famiglie passerà a Israele.

    D. - Qual è l’appello di Pax Christi per il futuro della Terra Santa?

    R. - Rinnovare un ponte. Piuttosto che dire “muro” noi preferiamo dire “ponte”. Un ponte di solidarietà e di comunione, affinché i cristiani possano rappresentare un segno nel portare avanti il progetto di riconciliazione e di giustizia. (vv)

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    Congresso di Medici senza frontiere: la crisi economica non spenga la solidarietà

    ◊   L’azione umanitaria è al centro del Congresso internazionale organizzato a Roma da Medici Senza Frontiere, in occasione dei quarant’anni dell’organizzazione che opera in decine di Paesi al mondo portando assistenza alle vittime di guerre, catastrofi ed epidemie. L’evento, concluso ieri, ha riguardato diversi aspetti degli interventi di soccorso sul territorio. Eugenio Bonanata ha intervistato Kostas Moschochoritis, direttore generale della sezione italiana di Medici senza frontiere:

    R. – La sfida eterna per una organizzazione umanitaria è l’accesso alle popolazioni più bisognose: questo è difficile che possa essere garantito. In questi giorni abbiamo l’esempio della Somalia, dove l’accesso alla popolazione è compromesso. Un’altra sfida è quella di essere sempre innovativi, sempre pronti a intervenire e, con la crescita dell’organizzazione, a evitare di diventare “pesanti”, evitando quindi la troppa burocrazia e puntando sempre a migliorare la qualità dei nostri interventi, anche in considerazione del fatto che i contesti cambiano in continuazione.

    D. - L’importanza di coordinarsi sul terreno, quindi, chiama in causa anche i rapporti con l’esercito, con i governi?

    R. – Sì. Su questo fronte ci deve essere una chiarezza di ruoli. Un intervento militare è un intervento militare e non può essere un intervento umanitario, mentre l’intervento umanitario deve essere tale e cioè: indipendente, imparziale, neutrale. Ciò posto, è ovvio che le organizzazioni umanitarie vanno in posti dove comunque c’è un’autorità che può essere un governo legittimo o un gruppo armato. Noi dobbiamo negoziare l’accesso alla popolazione con chi ha il potere sul posto e questa è un’altra sfida difficile.

    D. – Come guardate in queste ore alla Siria?

    R. – Non siamo presenti in Siria, abbiamo degli appoggi all’esterno, ma in questo momento non ci sono le condizioni per essere operativi sul posto.

    D – Vi state muovendo?

    R. – Sì, stiamo negoziando il nostro accesso.

    D. – In quali altri contesti siete presenti o pensate di intervenire?

    R. – In Libia, continua la nostra presenza dove stiamo focalizzando il nostro intervento sui migranti che vivono in condizioni molto difficili. Un altro contesto che rimane sempre di massima importanza è l’Afghanistan. Ci sono poi tre malattie che per noi sono prioritarie. Una è la malnutrizione infantile per la quale, insieme con altri partner, stiamo facendo una grande campagna per diffondere l’utilizzo dei cibi terapeutici pronti all’uso, specifici per questa malattia. Le altre due sono l’Hiv e la tubercolosi multiresistente. Nel caso di queste due malattie, abbiamo un grande problema perché il “Global Fund” ha tagliato l’undicesimo giro di finanziamenti e questo comporterà molti problemi per i Paesi poveri.

    D. - Quanto pesano la riduzione e i tagli nell’azione umanitaria?

    R. – Noi siamo un’organizzazione privata. I nostri fondi provengono al 90 per cento da privati. La crisi, nel nostro caso, non è ancora evidente. Tuttavia, ci sono i primi segnali di riduzione di generosità della gente a causa della crisi finanziaria, che noi prendiamo in seria considerazione.(bf)

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    Sposi e santi: 10 anni fa la Beatificazione dei coniugi Beltrame-Quattrocchi

    ◊   Ricorre in questi giorni il decimo anniversario della Beatificazione dei coniugi Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi, prima coppia sposata a essere elevata agli altari. Un convegno, “Cristiani: cittadini autentici, sulle orme di Maria e Luigi”, organizzato dall’associazione “A.Mar.Lui”, ha ricordato le loro figure, tra devozione quotidiana e attività sociale. C’era per noi Michele Raviart:

    La via della santità attraverso una vita ordinaria nella fede e nell’impegno civile. E’ il percorso verso Dio dei Beati Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi, i primi coniugi a ricevere gli onori degli altari. Luigi, catanese, avvocato dello Stato; Maria, fiorentina, educatrice e crocerossina. I due si conoscono a Roma alla fine dell’ottocento e nella città eterna operano, negli anni difficili del fascismo e della ricostruzione. A dieci anni dalla loro Beatificazione – che nella memoria liturgica viene ricordata il 25 novembre – giorno del loro matrimonio, il loro rimane un esempio di alta vocazione nell’ordinarietà della vita. Maria Voce Emmaus, presidente del movimento dei Focolari:

    “Loro hanno dimostrato che ci si può santificare anche nella vita matrimoniale. L’aspetto fondamentale di tutti e due è che ciascuno ha cercato di fare quello che Dio chiedeva e mi sembra questo il fulcro della spiritualità laicale: essere nel mondo nel compiere i propri doveri e compierli per amore, per amore di quel prossimo che Dio mette accanto”.

    A testimoniare al mondo che la santità non è una prerogativa di sacerdoti e religiosi, ma uno stato di grazia accessibile a qualsiasi famiglia cristiana, che fondi la sua esistenza nel Signore, è una miracolosa guarigione. Carlo Fusco, postulatore della Causa:

    “Una guarigione miracolosa è stata utilizzata per la Beatificazione. Il vero miracolo, però, sono le famiglie che attraverso la spiritualità di Maria e Luigi trovano una vita autentica, una vita più cristiana. Intorno alla loro casa vedo ricomporsi matrimoni che stanno per infrangersi, oppure matrimoni già infranti che si ricompongono, risolvere con la preghiera questioni di carattere educativo. Questi miracoli sono una specificità di questi santi laici, che lavorano anche dal Paradiso per la famiglia”.

    Un matrimonio, quello di Luigi e Maria, radicato nel Vangelo e fondamento di una famiglia di quattro figli, tutti consacrati al Signore. L’ultima nata, la novantasettenne Enrichetta Beltrame Quattrocchi, ci parla dell’importanza di quel giorno:

    “E’ da qui che poi si svolge tutto un processo lento, ma veramente fecondo, di questi due giovani, da laici, nel senso positivo della parola, da persone che in fondo sono dei credenti. Da questa giornata, si svolge tutta una vita che è tutta una salita”.

    I coniugi Beltrame, da cristiani responsabili, erano anzitutto cittadini autentici. L’avvocato Luigi era un punto di riferimento per i suoi consigli sempre in nome dell’etica e mai del profitto, mentre Maria educava le giovani donne della sua parrocchia e assisteva i soldati feriti. La loro casa al Viminale, un rifugio sempre aperto ai bisognosi. Salvatore Martinez, presidente di Rinnovamento dello Spirito:

    “In questo 'dare a Cesare e dare a Dio', c’è davvero la cifra piena della nostra laicità cristiana, il segreto di una santità ordinaria e – direi – la bellezza del Vangelo dopo duemila anni. Questa è l’originalità del cristianesimo e noi siamo chiamati a viverla per promuovere una cittadinanza che sia cristiana e quindi ispirata a questa meravigliosa modernità, che è la santità, la santità praticabile, la santità dei coniugi Beltrame Quattrocchi”.

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    Chiesa e Società



    Custodia di Terra Santa: campagna di solidarietà “A Natale ritorna alle origini”

    ◊   La prima domenica d’Avvento segna l’inizio della campagna di solidarietà “A Natale ritorna alle origini” promossa dalla ong "ATS Pro Terra Sancta" della Custodia francescana. Per il terzo anno consecutivo, l’iniziativa mira in particolare a sostenere le “pietre vive” di Betlemme: bambini, giovani famiglie ed anziani, categorie particolarmente colpite dalla situazione politica ed economica in cui versa la città natale di Gesù. La raccolta di fondi cercherà di rispondere ai bisogni più immediati, provvedendo in particolare alla mancanza di assistenza medico-sanitaria pubblica. Per gli anziani le offerte finanzieranno l’acquisto di medicinali, la fornitura di pasti a domicilio e l’attivazione di un centro diurno, mentre le famiglie saranno sostenute mediante un buono spesa mensile e un contributo per le spese di elettricità e acqua. I fondi destinati all’infanzia provvederanno all’acquisto di latte, occhiali ed apparecchi acustici, abbigliamento invernale nonché alle rette per il doposcuola. Oltre ad assistere le fasce deboli della popolazione, la Custodia di Terra Santa, insieme alla Società Antoniana, sostiene l’attività della Suore Gianelline e le loro opere a servizio degli anziani di Betlemme. (M.V.)

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    Filippine. La denuncia di un Gesuita: assenza dello stato di diritto a Mindanao

    ◊   “Siamo preoccupati per le difficoltà che viviamo a Mindanao: soprattutto per l’assenza dello stato di diritto, per l’assenza di una leadership credibile, per la mancanza di investimenti adeguati nella promozione sociale e lo sviluppo”: lo dice in un colloquio con l’Agenzia Fides il padre gesuita Albert Alejo, direttore dell' Istituto per il Dialogo a Mindanao, nell’Università di Davao, e promotore di numerosi progetti nella società civile dell’isola. Mentre a Mindanao le comunità cristiane, quelle musulmane e i gruppi interreligiosi stanno preparando la “Settimana della Pace” (28 novembre – 4 dicembre), padre Alejo sottolinea che è il “vuoto politico” il primo male dell’isola: “Non c’è un’idea forte per il futuro di Mindanao. Non c’è un ufficio di coordinamento delle politiche centrale e locali, il ‘Regional Peace Order Council’ è fermo, senza un direttore. C’è un vuoto a livello politico, sociale e civile”. Tutto ciò, aggiunge, “rappresenta un grave problema perché su questo vuoto prosperano la criminalità e l’impunità”. Il governo di Benigno Aquino, nota il gesuita, “ha tagliato i finanziamenti per la Bishop Ulama Conference", la conferenza di Vescovi e leader islamici, organizzatrice della Settimana della Pace, promossa e sostenuta dal governo precedente. “Noi crediamo nel ruolo attivo che i leader religiosi hanno per la pace, oggi sembra che non contino più nulla”, afferma. Guardando alle situazioni di conflitto, prosegue padre Alejo, “i negoziati, sia con i gruppi guerriglieri islamici, sia con i ribelli comunisti sono fermi e non vi sono prospettive concrete di pace. La militarizzazione del territorio è forte, ma ci vorrebbe una riforma delle forze armate, di cui si parla da anni. Vi sono elementi corrotti anche nell’esercito”, mentre “si è sviluppata a Mindanao un’economia parallela del conflitto, fatta di traffico di armi e del business dei sequestri”. L’appello del religioso è quello di rilanciare “una politica del dialogo a tutti i livelli, con tutte le componenti della società di Mindanao, valorizzando attori come la società civile e i leader religiosi” e di promuovere, con ogni mezzo, “il servizio per il buon governo”, sradicando la corruzione e formando leader di spessore civile e morale.

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    Messico. Migliaia di fedeli in marcia nel Chiapas per difendere i migranti e la terra

    ◊   Manifestare contro lo sfruttamento minerario, la distruzione della natura, la tossicodipendenza e le violazioni dei diritti dei migranti: a tal scopo, riferiscono fonti locali di Fides, oltre 8 mila fedeli cattolici si sono riuniti nei giorni scorsi, sotto la guida di mons. Felipe Arizmendi Esquivel, vescovo di San Cristóbal de Las Casas, (nel Chiapas) in un pellegrinaggio cittadino che ha coinvolto le forze migliori della diocesi. Al pellegrinaggio hanno partecipato le 54 parrocchie della diocesi e numerosi gruppi organizzati che, da tre punti diversi della città, sono arrivati alla piazza centrale, davanti alla Cattedrale, dopo due ore di marcia. Durante la Messa che ha concluso il pellegrinaggio, il vescovo ha detto: “Chiediamo un cambiamento, per uno stile diverso nella politica, nell’istruzione, nella cultura e nella vita”. “Ci sono società che vogliono impadronirsi delle terre dei contadini, ci sono autorità corrotte. Chiediamo a Dio la forza per denunciare coloro che distribuiscono le droghe, quanti minacciano e ricattano, chi rapisce gli immigranti che passano da noi”, ha proseguito. Il narcotraffico e la violenza contro i migranti è un problema grave in questa diocesi, che la Chiesa è impegnata a contrastare da tempo. Secondo la Commissione Nazionale dei Diritti umani del Messico nel 2010 risultano 20 mila segnalazioni di sequestri di migranti. Ogni anno tra 200 mila e 300 mila migranti del Centro America che provano ad attraversare il Messico per raggiungere gli Stati Uniti, ma nel loro percorso sono sorpresi da bande criminali organizzate che li derubano o li rapiscono, chiedendo un riscatto alle loro famiglie. Nelle azioni malavitose sono coinvolti anche i cartelli della droga. La Conferenza Episcopale del Messico ha denunciato più volte la terribile situazione dei migranti.

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    Settimana biblica in Corea del Sud: la Parola di Dio per incidere nella società di oggi

    ◊   Tenere saldo il riferimento alla Sacra Scrittura, per potere evangelizzare una società in rapido cambiamento: con questo spirito la comunità cattolica ha celebrato la Settimana Biblica 2011, promossa dalla Commissione Biblica in seno alla Conferenza episcopale della Corea. Come riferito a Fides, durante la Settimana, iniziata il 20 novembre e conclusasi ieri, vi sono state iniziative in tutte le diocesi: le comunità si sono incontrate, hanno riflettuto e pregato, meditando e discutendo il messaggio dell’abate benedettino, Simon Petro Ri Hyong-U, presidente della Commissione Biblica. L'Abate ha esortato i fedeli a comprendere l'urgenza della nuova evangelizzazione in una società che cambia radicalmente e che affronta molti problemi quali il materialismo, la crisi finanziaria, disastri naturali. In tale contesto, e di fronte a sfide sempre più complessi, “la missione più urgente dei fedeli è mettere in pratica la Parola di Dio e di comunicare la Buona Novella”, nota il messaggio. “Quello che dobbiamo fare – conclude l'abate – è continuare le opere salvifiche di Gesù oggi. In una parola, significa offrire totalmente noi stessi per la gloria di Dio e costruire il suo Regno in questo mondo".

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    Repubblica Ceca. Iniziato nelle parrocchie cattoliche l'Anno della Cresima

    ◊   La Chiesa cattolica della Repubblica Ceca inizia un altro anno di preparazione per la celebrazione del 1150.mo anniversario dell’arrivo dei Santi Cirillo e Metodio nella Grande Moravia. Insieme con l’inizio dell’Avvento, la Conferenza episcopale ha annunciato l’apertura dell’Anno della Cresima in tutte le parrocchie del Paese. I vescovi – riporta l’agenzia Sir - incoraggiano i sacerdoti ad arricchire il proprio servizio pastorale ponendo l’accento sul sacramento della Cresima, non soltanto per coloro che si preparano a riceverla in futuro, ma anche per quegli adulti che sono già stati confermati nella fede cattolica, nel senso del rinnovamento spirituale. “Il sacramento della Cresima unisce i cristiani in modo più impeccabile con la Chiesa e conferisce loro il potere speciale dello Spirito Santo”, affermano i vescovi, aggiungendo che “questo dono li obbliga a diffondere e a difendere la fede con le parole e con gli atti, come veri testimoni di Cristo”. L’Anno della Cresima avrà il suo culmine nella Novena di Sante Messe e preghiere che precedono la Festa della Pentecoste del 2012.

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    Germania. Un sussidio dei vescovi sull'evoluzione della cultura esequiale

    ◊   La Conferenza episcopale tedesca (Dbk) ha pubblicato un sussidio per adeguarsi ai cambiamenti verificatisi negli anni nella cultura delle esequie in Germania. Lo ha reso noto la Dbk in un comunicato ripreso dall’agenzia Sir. “Il valore e la dignità spettano alla persona non solo in vita ma anche oltre la morte”, affermano i vescovi nel documento che intende rispondere alle mutate esigenze nel settore: in Germania, infatti, molte persone tendono a preferire luoghi di sepoltura diversi dal cimitero o alla sepoltura anonima. Si tratta, si legge nel comunicato, di “nuove forme causate dalla mobilità delle persone, dalla crescente solitudine degli anziani, dalla flessione della religiosità e anche dal desiderio di non pesare sui discendenti”. Tuttavia, avvertono i vescovi, “la cultura delle esequie di una società è anche espressione di umanità e del rapporto con i viventi. Proprio la cultura cattolica delle esequie nasconde il tesoro dell’approccio pieno di dignità con i defunti e i loro congiunti, di pietà e pregi rituali sperimentati da molto tempo”.

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    Conferenza su “Sanità elettronica globale e innovazione tecnologica” alla Radio Vaticana

    ◊   Una conferenza internazionale su “Sanità elettronica globale e innovazione tecnologica” si svolge domani mattina alla Radio Vaticana, per iniziativa della Fondazione Nexus Mundi, insieme alla Compagnia di Gesù, Telecom Italia e la stessa Emittente pontificia. Creata nell’aprile 2003 per sostenere la crescita di Paesi svantaggiati, la Fondazione si prefigge di aiutare le comunità a puntare sulla tecnologia dell’informazione e della comunicazione (ICT) come strumento di più ampio collegamento verso l’esterno e sussidio nel superamento delle sfide della vita rurale ed urbana. Sul piano operativo, l’impegno mira a introdurre in comunità isolate la connettività e le risorse informative necessarie ad accelerare lo sviluppo nei settori dell’istruzione, sanità, agricoltura ed economia. Mediante una fruttuosa collaborazione tra istituzioni ecclesiali, realtà accademiche e mondo dell’impresa, la Fondazione ha promosso il “Progetto Zambia”, che ha potuto installare postazioni multimediali in ospedali, chiese, scuole, stazioni radio e centri culturali di Lusaka, Chikuni e Kasisi. Ad intervenire, in apertura dell’incontro odierno, saranno padre Federico Lombardi, direttore generale della Radio Vaticana e della Sala Stampa, Oscar Cicchetti, responsabile della strategia di Telecom e Jay Sanders, M.D. docente alla Facoltà di Medicina dell’Università Johns Hopkins di Baltimore. E’ quindi prevista una tavola rotonda che illustrerà l’attività sinergica dei diversi partner di Nexus Mundi nei contributi dei rispettivi dirigenti; prenderanno, tra gli altri, la parola Gabriele Galateri (Assicurazione Generali), Franco Bernabé (Telecom Italia), Marco Petrini, (Fondazione Magis), il padre gesuita Thomas Rochford, segretario della Fondazione citata e Rose Maria Bonello, fondatrice e presidente di Nexus Mundi; modererà Eli Noam, docente di Scienze economiche e finanziarie alla Columbia University di New York. (A cura di Marina Vitalini)

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    24 Ore nel Mondo



    Brindisi: naufraga barcone di immigrati, tre morti e decine di dispersi

    ◊   Nuova tragedia del mare ieri nelle acque a nord di Brindisi, dove un barcone a vela con a bordo 74 persone è naufragato capovolgendosi nei pressi del litorale di Torre Santa Sabina, provocando la morte di almeno tre persone, secondo un bilancio ancora provvisorio. Oltre 30 i dispersi, mentre proseguono in queste ore le ricerche. Il servizio di Linda Giannattasio:

    Erano almeno 74 migranti, tutti uomini, tra loro anche 4 minorenni, ragazzi tra i 16 e i 17 anni. Tutti asiatici, afghani, pachistani, curdi, iraniani e iracheni, erano partiti dalla Turchia cinque giorni fa a bordo di un barcone con il quale sono stati scagliati contro le coste del brindisino. Secondo alcuni di loro, sarebbero stati abbandonati dai loro scafisti e avrebbero perso la rotta. Finora, il mare ha restituito tre corpi mentre i sommozzatori dei Vigili del fuoco continuano a perlustrare la costa frastagliata. Secondo la Prefettura, le persone soccorse sono 43: circa 35 di loro sono in buone condizioni di salute e si trovano nel centro Cara di Restinco, a Brindisi per la loro identificazione, due uomini sono ricoverati in ospedale a Ostuni e sei a Brindisi. Nessuno dei feriti è in gravi condizioni. Le forze dell’ordine stanno accertando la dinamica del naufragio e cercando di far luce su un dettaglio: le persone recuperate avevano tutte un braccialetto di carta con numeri progressivi, una novità rispetto alle modalità consuete dei viaggi dei migranti che giungono in Puglia. A quanto è stato accertato, all'arrivo sotto la costa brindisina l'imbarcazione si è trovata in un tratto assai frastagliato con un mare forza 5 ed è finita contro le rocce rovesciandosi. Per questo, i soccorritori sperano che molti di coloro che sono dati per dispersi siano riusciti in realtà a mettersi in salvo.

    La Lega Araba vara oggi il piano di sanzioni contro la Siria
    La Lega araba varerà oggi il piano di sanzioni contro la Siria, dopo il "no" all'ultimatum per l'invio di osservatori. Al Cairo si riuniscono i ministri delle Finanze della Lega Araba, che già ieri avevano esaminato una bozza di misure economiche nei confronti di Damasco. Al vertice parteciperà anche la Turchia. Il governo del Bahrein e quello del Qatar hanno intanto invitato i propri connazionali a lasciare "al più presto" il Paese mediorientale, nel timore di rappresaglie.

    Iran, votata la riduzione delle relazioni con la Gran Bretagna
    Il parlamento iraniano ha approvato oggi la riduzione delle relazioni diplomatiche ed economiche con la Gran Bretagna. La decisione rappresenta la prima reazione iraniana contro le sanzioni imposte dall'Occidente in relazione al programma nucleare di Teheran. Probabile l’espulsione dell'ambasciatore di Londra nel Paese, ma l’ultima parola spetta ora al Consiglio dei Guardiani della Rivoluzione.

    Yemen, strage in una scuola sunnita: 20 morti. Elezioni a febbraio
    Le elezioni presidenziali in Yemen sono state anticipate al 21 febbraio 2012. Lo ha deciso il vicepresidente, Mansur Hadi, mentre il ministro degli Esteri di Sanaa ha fatto sapere che il presidente dimissionario, Saleh, rientrato nella notte nella capitale, non lascerà il Paese. Intanto, non si arresta la violenza: combattenti sciiti hanno attaccato oggi un istituto sunnita nel nord del Paese, causando 20 morti e 70 feriti. Lo ha annunciato una fonte tribale secondo la quale obiettivo della strage era una scuola che forma predicatori sunniti, ritenuta un centro di proselitismo dell'islam sunnita nella regione.

    Libia, sequestrati dalle autorità libiche due pescherecci italiani
    Hanno raggiunto il porto di Misurata, in Libia, e sono in buone condizioni di salute gli equipaggi dei due pescherecci italiani fermati da motovedette libiche mentre svolgevano attività di pesca nel Mediterraneo. Le due imbarcazioni, l’“Asia” di Mazara del Vallo, con a bordo cinque italiani, e l’“Astra” di Siracusa, con sette persone - 4 italiani e 3 tunisini - non sarebbero state oggetto di azioni violente. A confermarlo la Capitaneria di porto, che è riuscita a contattare uno dei capitani, mentre da Roma il Ministero degli esteri ha dato disposizione all’ambasciata italiana a Tripoli di contattare le autorità libiche per arrivare rapidamente alla loro liberazione.

    Il Pakistan chiude le vie di rifornimento Nato in Afghanistan
    Il governo di Islamabad ha chiuso le vie di rifornimento per le truppe della Nato in Afghanistan e ha ordinato agli Stati Uniti di evacuare entro 15 giorni la loro base aerea nella provincia meridionale del Baluschistan. La decisione giunge in risposta all’attacco aereo dell'Alleanza atlantica che ha provocato la morte di almeno 24 militari pakistani alla frontiera con l'Afghanistan. In una telefonata al segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, il ministro degli Esteri pakistano, Hina Rabbani Khar, ha sostenuto che l'attacco "nega i progressi fatti dai due Paesi per migliorare le reciproche relazioni" e spinge il Paese a “rivedere i propri rapporti” con gli Usa.

    Violenza in Nigeria, almeno quattro morti e otto chiese incendiate
    Nuove violenze in Nigeria. Secondo testimoni e autorità locali, almeno quattro persone sono morte in un attacco avvenuto ieri sera nella città di Geidam, nello stato di Yobe, vicino al confine con il Niger. Gli attentatori avrebbero fatto saltare in aria diversi edifici per poi dar fuoco ad almeno otto chiese. Gli attacchi seguono quelli avvenuti il 4 novembre scorso nella capitale, rivendicati dalla setta radicale islamica conosciuta come Boko Haram, nei quali vennero uccise oltre 100 persone.

    Vladimir Putin candidato alle presidenziali russe del 2012
    Vladimir Putin sarà candidato alle presidenziali russe del 2012. La candidatura del premier russo alle presidenziali del 4 marzo prossimo è stata approvata oggi a scrutinio segreto all'unanimità dal suo partito, Russia Unita: 614 "sì" su 614 voti. Lo ha annunciato Boris Grizlov, capo del Consiglio supremo del partito.

    Afghanistan, ucciso militare Nato nell’est
    Un militare della missione Isaf della Nato è rimasto ucciso oggi nell'est dell'Afghanistan a seguito dell'esplosione di un ordigno improvvisato. Lo ha riferito l'Alleanza atlantica. Ancora sconosciuta la nazionalità del militare ucciso. Ieri, un altro soldato Nato era rimasto ucciso nel sud del Paese. Dall'inizio dell'anno, sono oltre 530 i militari della coalizione internazionale caduti in missione.

    Italia, primo pacchetto di misure anticrisi nel Cdm del 5 dicembre
    In Italia, il primo pacchetto di misure anticrisi sarà all'ordine del giorno del Consiglio dei ministri convocato per il 5 dicembre prossimo. Lo si apprende da fonti del Tesoro. Prevista invece per dopodomani la nomina dei sottosegretari. Intanto, sul fronte della crisi economica cattive notizie da Adusbef e Federconsumatori che segnalano tredicesime in calo del 2,2% dopo 20 anni, mentre Confartigianato avverte del rincaro energetico per famiglia, aumentato del 26,5% negli ultimi 12 mesi. (Panoramica internazionale a cura di Linda Giannattasio)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 331

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli.