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Sommario del 25/11/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa ai laici cristiani: per incidere nella vita pubblica bisogna avere una solida fede personale
  • La presidenza del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa incontra il Papa
  • Altre udienze e nomine
  • Pubblicato il calendario delle celebrazioni presiedute dal Papa in dicembre e gennaio
  • Plenaria della Famiglia nel nome del Beato Wojtyla. Il cardinale Antonelli: le famiglie cristiane siano testimoni credibili del Vangelo
  • Concerto in Vaticano in favore dei malati di Aids, tubercolosi e malaria
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Egitto: nuova giornata di proteste a Piazza Tahrir
  • Il governo italiano inizia l'esame delle misure anti-crisi. Monti: programma "equo ma incisivo"
  • Giornata contro la violenza alle donne: vittime 5 su 10 nel mondo
  • Mostra dei “100 Presepi” a Roma. Il cardinale Comastri: il Natale è la ragione dell'ottimismo cristiano
  • Al via il 'Torino Film Festival'
  • Chiesa e Società

  • Filippine. Indagini lente sull’assassinio di padre Tentorio. Appello al presidente: stop all’impunità
  • La Chiesa filippina plaude alla sentenza della Corte Suprema in favore dei contadini
  • Punjab: l’uccisione di Akram Masih non è stato un atto di violenza contro le minoranze
  • Il Vietnam ricorda i suoi martiri. Il cardinale Phạm Minh Mân: il loro sangue è seme per la crescita della Chiesa
  • Perù. Nuovo appello della Chiesa per un dialogo “giusto e costruttivo” sulla questione mineraria
  • Deforestazione: Indonesia, Corea del Nord e Nigeria ai primi posti nel mondo
  • A Napoli i “Dialoghi con la città” per leggere la quotidianità alla luce del Vangelo
  • Religione e laicità in Europa: se ne discute al Festival Biblico di Vicenza
  • A Milano giovani cristiani e musulmani volontari nelle mense francescane
  • Famiglie: domenica a Roma l'iniziativa “Pagina Bianca” per lanciare idee e proposte
  • Inaugurato a Roma il “Centro russo di scienza e cultura”
  • Taiwan. I vescovi asiatici a scuola di social network
  • Hong Kong: mandato missionario ad una laica che trascorrerà tre anni in India
  • Patriarcato di Venezia: il settimanale “Gente Veneta” diventa multimediale
  • 24 Ore nel Mondo

  • Ancora sangue in Siria. La Lega Araba minaccia sanzioni
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa ai laici cristiani: per incidere nella vita pubblica bisogna avere una solida fede personale

    ◊   Bisogna riportare la “questione di Dio” anche all’interno della Chiesa, per far sì che la testimonianza dei laici nella vita pubblica sia “incisiva”. È l’invito che Benedetto XVI ha rivolto alla 25.ma plenaria dei Laici in corso in Vaticano, i cui partecipanti sono stati ricevuti questa mattina in udienza dal Papa. Il Pontefice ha anche ricordato il coraggio delle minoranze cristiane in Asia, spesso soggette a persecuzioni, e ha apprezzato l’impegno del dicastero per i Laici di aver messo in programma per il prossimo anno, in Camerun, un Congresso per i laici dell’Africa. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Per incontrare Dio bisogna incontrare qualcuno che Lo abbia incontrato. Il segreto della fede sta in questa sequenza, e non è eludibile. Non è tanto una questione legata a fattori esterni, geografici o culturali. Semmai lo è alla “geografia” dell’anima, il luogo dove avviene e matura l’incontro con Cristo. E i laici cristiani hanno una grandissima responsabilità nel creare i presupposti per questo incontro, che potrà avere importanti risvolti nella vita sociale. Benedetto XVI lo ha ricordato al cospetto degli specialisti convocati dal Pontificio Consiglio per i Laici per l’incontro annuale, impegnati a confrontarsi sul tema “La questione di Dio oggi”. Benedetto XVI ha distinto. Certamente, ha ripetuto, c’è anzitutto una questione di Dio pubblica, quella per cui la rinuncia “a ogni riferimento del trascendente” diffusasi attualmente “ha generato la crisi” di “significato e di valori” che oggi precede quella economica e sociale:

    “L’uomo che cerca di esistere soltanto positivisticamente, nel calcolabile e nel misurabile, alla fine rimane soffocato. In questo quadro, la questione di Dio è, in un certo senso, 'la questione delle questioni'. Essa ci riporta alle domande di fondo dell’uomo, alle aspirazioni di verità, di felicità e di libertà insite nel suo cuore, che cercano una realizzazione”.

    “L’uomo che risveglia in sé la domanda su Dio – ha proseguito – si apre alla speranza, ad una speranza affidabile, per cui vale la pena di affrontare la fatica del cammino nel presente”. Tuttavia, si è chiesto il Papa, come è possibile “risvegliare la domanda su Dio, perché sia la questione fondamentale?”:

    “La domanda su Dio è risvegliata dall’incontro con chi ha il dono della fede, con chi ha un rapporto vitale con il Signore. Dio viene conosciuto attraverso uomini e donne che lo conoscono: la strada verso di Lui passa, in modo concreto, attraverso chi l’ha incontrato. Qui il vostro ruolo di fedeli laici è particolarmente importante”.

    Tuttavia, se i diversi ambiti pubblici hanno bisogno di essere popolati da laici cristiani trasparenti nelle proprie convinzioni, esiste – ha osservato Benedetto XVI – anche una questione di Dio dentro il tessuto ecclesiale. La disamina del Papa è stata all’insegna della consueta schiettezza. “A volte – ha asserito – ci si è adoperati perché la presenza dei cristiani nel sociale, nella politica o nell’economia risultasse più incisiva, e forse non ci si è altrettanto preoccupati della solidità della loro fede, quasi fosse un dato acquisito una volta per tutte”. In realtà, ha soggiunto…

    “… i cristiani non abitano un pianeta lontano, immune dalle ‘malattie’ del mondo, ma condividono i turbamenti, il disorientamento e le difficoltà del loro tempo. Perciò non meno urgente è riproporre la questione di Dio anche nello stesso tessuto ecclesiale. Quante volte, nonostante il definirsi cristiani, Dio di fatto non è il punto di riferimento centrale nel modo di pensare e di agire, nelle scelte fondamentali della vita. La prima risposta alla grande sfida del nostro tempo sta allora nella profonda conversione del nostro cuore”.

    E un esempio di cosa voglia dire oggi coerenza al Vangelo Benedetto XVI lo aveva offerto all’inizio del suo discorso, evocando il coraggio di quei fedeli che vivono, specie in Asia, in condizioni spesso drammatiche. In quel vastissimo e antico continente, sono state le parole del Papa…

    “… l’annuncio cristiano ha raggiunto sinora soltanto una piccola minoranza, che non di rado vive la fede in un contesto difficile, a volte anche di vera persecuzione (...) Questi nostri fratelli testimoniano in modo ammirevole la loro adesione a Cristo, lasciando intravedere come in Asia, grazie alla loro fede, si stiano aprendo per la Chiesa del terzo millennio vasti scenari di evangelizzazione”.

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    La presidenza del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa incontra il Papa

    ◊   Stamani il Papa ha ricevuto in udienza il cardinale Péter Erdó, arcivescovo di Esztergom-Budapest e presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali d'Europa (Ccee), e i due vice-presidenti, il cardinale arcivescovo di Genova Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, e mons. Jozef Michalik, arcivescovo di Przemyś dei Latini, in Polonia. L’incontro con Benedetto XVI ha concluso la settimana dei lavori in Vaticano della nuova presidenza della Ccee. Nella conferenza stampa che si è svolta a Roma al termine del colloquio con il Papa, il cardinale Erdó ha sottolineato che “per sostenere il progetto europeo, il primo compito delle Chiese è il continuo richiamo all’identità” dei popoli. Identità che, secondo il porporato, si declina “anche nei principi di solidarietà e di sussidiarietà” e dunque attraverso il messaggio cristiano. “La sfida dell’Europa – ha aggiunto il cardinale Bagnasco – riguarda l’uomo e non solo l’economia e la finanza”, dunque è necessario rimettere al centro la questione antropologica. Inoltre, ha aggiunto il presidente della Cei, “se non c’è interconnessione tra etica ed economia si sfalda anche la composizione dello Stato”. Proprio da questo, ha proseguito il cardinale Bagnasco, dipende la crisi che “stiamo vivendo”, del lavoro in particolare”. (A cura di Benedetta Capelli)

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina anche alcuni presuli della Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti guidati da mons. Timothy Michael Dolan, arcivescovo di New York, in visita "ad Limina". Il Papa riceve nel pomeriggio mons. Luis Francisco Ladaria Ferrer, arcivescovo tit. di Tibica, segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede.

    Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Fontibón (Colombia), presentata da mons. Enrique Sarmiento Angulo, per raggiunti limiti di età. Gli succede mons. Juan Vicente Córdoba Villota, gesuita, finora vescovo titolare di Ausuccura ed ausiliare di Bucaramanga (Colombia). Mons. Juan Vicente Córdoba Villota è nato a Quito (Ecuador), il 23 luglio 1951, essendo suo padre al servizio dell'Ambasciata colombiana in quella nazione. È entrato nella Compagnia di Gesù il 20 gennaio 1969 ed ha emesso i voti solenni il 2 febbraio 1988. Ha ricevuto l'ordinazione sacerdotale il 19 ottobre 1979. Ha ottenuto presso la Pontificia Università Javeriana di Bogotá la Licenza in Filosofia, in Teologia e in Storia; il titolo di Magister in Teologia e in Scienze Politiche e la specializzazione in Bioetica. Presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma ha ottenuto la specializzazione in Psicologia Clinica. Come sacerdote ha svolto i seguenti incarichi: ministro degli Juniores della Compagnia di Gesù in Colombia (1981-1983), padre spirituale dei Filosofi (1987-1991), direttore provinciale della Promozione Vocazionale (1990-1994), rettore del Collegio San Pedro Claver di Bucaramanga (1994-2000), presidente regionale in Bucaramanga della CONACED (Confederazione Nazionale della Scuola Cattolica) (1996-1999), presidente Nazionale della CONACED (2000-2001), professore di Storia, Psicologia e Bioetica e decano della Facoltà di Medicina della Pontificia Università Javeriana di Bogotá (2001-2004). Il 30 giugno 2004 è stato nominato vescovo titolare di Ausuccura ed ausiliare di Bucaramanga. Ha ricevuto l'ordinazione episcopale il 28 agosto successivo. Attualmente è segretario generale della Conferenza Episcopale colombiana.

    Il Santo Padre ha accettato la rinuncia all’ufficio di ausiliare dell’arcidiocesi di Portland in Oregon (U.S.A.), presentata da mons. Kenneth Donald Steiner, per raggiunti limiti di età.

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    Pubblicato il calendario delle celebrazioni presiedute dal Papa in dicembre e gennaio

    ◊   Le tradizionali celebrazioni in Vaticano proprie del periodo, ma anche la visita a una parrocchia romana. C’è questo e altro nell’agenda dei prossimi impegni liturgici del Papa. Il calendario di dicembre e del gennaio 2012 è stato reso noto oggi dal maestro delle Cerimonie pontificie, mons. Guido Marini. Il servizio di Alessandro de Carolis:

    Il primo appuntamento è nel cuore di Roma: la visita a Piazza di Spagna dell’8 dicembre alle 16 per l’Atto di venerazione all’Immacolata. Tre giorni dopo, domenica, Benedetto XVI è atteso invece a Casal Boccone – zona dell’Agro Romano a nordest della capitale – per presiedere, alle 9.30, la Messa nella moderna parrocchia di Santa Maria delle Grazie. Alle 17.30 del giorno dopo, lunedì 12 dicembre, il Papa celebrerà in San Pietro una Messa per l’America Latina, nella solennità della Beata Maria Vergine di Guadalupe. Quindi, alla stessa ora di giovedì 15, sempre nella Basilica vaticana, sarà la volta della celebrazione dei Vespri con gli universitari degli atenei romani. Si arriva poi alla vigilia di Natale: Benedetto XVI presiederà alle 22 la Santa Messa della Natività, mentre alle 12 del 25 dicembre si affaccerà dalla Loggia centrale di San Pietro per impartire la Benedizione Urbi et Orbi. La conclusione dell’anno vedrà come sempre il Pontefice presiedere i Primi Vespri e il Te Deum di ringraziamento, alle 17 nella Basilica vaticana.

    Poche ore dopo, alle 9.30 del primo gennaio 2012, il Papa scenderà di nuovo in Basilica per la Messa di inizio d’anno, Solennità di Maria SS. Madre di Dio e 45.ma Giornata mondiale della pace. Si passa quindi al 6 gennaio per la celebrazione eucaristica dell’Epifania, in programma in San Pietro alle 9.30. La domenica successiva, 8 gennaio, Festa del Battesimo del Signore, Benedetto XVI sarà come sempre nella Cappella Sistina per presiedere la Messa e impartire il Battesimo ad alcuni bambini. Infine, mercoledì 25 gennaio, alle 17.30, il Papa concluderà la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani presiedendo la liturgia dei Vespri nella Basilica di San Paolo fuori le Mura.

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    Plenaria della Famiglia nel nome del Beato Wojtyla. Il cardinale Antonelli: le famiglie cristiane siano testimoni credibili del Vangelo

    ◊   La famiglia in primo piano stamani nella Sala Stampa vaticana, dove è stata presentata la plenaria del Pontificio Consiglio per la Famiglia, in programma dal 29 novembre al primo dicembre prossimo, quando i partecipanti verranno ricevuti da Benedetto XVI. Un evento particolare, giacché avviene nel 30.mo anniversario dell’Esortazione apostolica di Giovanni Paolo II, Familiaris Consortio, e della fondazione dello stesso dicastero. Nell’occasione, si è anche fatto il punto sul VII Incontro Mondiale delle Famiglie che si terrà a Milano dal 30 maggio al 3 giugno 2012. Alla conferenza stampa, è intervenuto tra gli altri, il cardinale Ennio Antonelli, presidente del dicastero per la Famiglia. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Inizierà con un commosso omaggio alla tomba di Giovanni Paolo II, la Plenaria del dicastero per la Famiglia, tutta incentrata sulla “Familiaris Consortio” del Beato Wojtyla. Il cardinale Ennio Antonelli ha messo l’accento su questo dono che “il Papa delle famiglie” ha dato a tutta la Chiesa. E, alla luce di quel documento, ha sottolineato quali siano i compiti che le famiglie cristiane sono chiamate oggi a realizzare per dare testimonianza credibile al Vangelo:

    “Diventare un grande segno di credibilità del Vangelo, mediante il servizio reciproco, la procreazione generosa e responsabile, la cura e l’educazione dei figli, l’impegno sul lavoro, l’attenzione ai poveri e bisognosi, la preghiera in casa, la partecipazione alla Messa e alle attività ecclesiali, l’impegno nella società civile”.

    Il porporato ha, quindi, tenuto a ribadire che la Chiesa non ha una visione negativa della sessualità, come sovente si sente affermare:

    “In realtà la Chiesa esalta la sessualità, in quanto l’amore è anche come eros, come desiderio di felicità; lo esalta in quanto lo include nell’amore come dono di sé e come comunione, che è un riflesso della vita stessa di Dio e è un anticipo delle nozze eterne con Dio”.

    Dal canto suo, il segretario del dicastero, mons. Jean Lafitte, ha confermato che prosegue il lavoro per l’approntamento di un vademecum per i fidanzati annunciato l’anno scorso. Al riguardo, ha ribadito che il “fidanzamento” è oggettivamente “diverso dall’unione coniugale”, giacché questo “tempo di preparazione non prevede ancora di mettere in comune le rispettive esistenze”. Serve dunque “un’educazione dell’amore”. Sfida non facile, ha proseguito mons. Lafitte:

    “Nei fatti, le legislazioni rendono oggi giuridicamente legittimi modelli alternativi di famiglia che la separano dalla sua radice più profonda, e cioè l'amore di un uomo e di una donna legati da un’unione indissolubile”.

    Considerazioni riprese anche dal cardinale Antonelli che, rispondendo ai giornalisti, ha messo in guardia dal rischio di una libertà e di un’uguaglianza assolutizzate, che non tendano al bene:

    “E’ vero che il panorama è impressionante. Direi che c’è, soprattutto, questo mito della libertà e dell’uguaglianza: assolutizzati così sono due miti che diventano distruttivi… E sotto queste due parole vengono fatti passare tanti pseudo diritti e tanti comportamenti aberranti!”.

    E tuttavia, il porporato ha tenuto a sottolineare che ci sono anche molte luci, grazie allo svilupparsi della pastorale familiare, all’impegno delle coppie cristiane e alla collaborazione delle diocesi con i movimenti ecclesiali. Ancora, il cardinale Antonelli si è soffermato sull’esempio di santità di 7-8 famiglie, per le quali è in corso la Causa di Beatificazione. Tra queste anche i genitori del missionario del Pime, padre Piero Gheddo. La conferenza stampa ha visto anche l’intervento dei coniugi Colzani, responsabili del servizio per la Famiglia dell’arcidiocesi di Milano, che hanno dato testimonianza del grande impegno della Chiesa ambrosiana per l’Incontro Mondiale delle Famiglie del prossimo anno. In particolare è stata ricordata l’importanza delle catechesi e l’impegno dei volontari (sono già 400, ma se ne attendono 5000). E’ stata inoltre individuata nell’aeroporto di Bresso la sede della Messa con il Papa a conclusione dell’evento.

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    Concerto in Vaticano in favore dei malati di Aids, tubercolosi e malaria

    ◊   Il Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari promuove oggi pomeriggio in Vaticano un Concerto di beneficenza dal titolo “La Croce, la Misericordia, la Gloria”, che celebra la figura del Beato Giovanni Paolo II e viene dedicato a Benedetto XVI; ospitato nell’Aula Paolo VI, alle ore 18.00, l’evento si colloca nell’ambito della XXVI Conferenza Internazionale organizzata dal dicastero in questi giorni sul tema “La pastorale sanitaria a servizio della vita alla luce del magistero del Beato Giovanni Paolo II”. Il concerto proporrà brani di musica classica eseguiti dall’Orchestra Filarmonica di Roma e dal coro polifonico “The Karol Singers”, unitamente al coro polifonico e all’orchestra sinfonica della città russa di Penza. Il ricavato della manifestazione sarà destinato alla Fondazione “Il Buon Samaritano” istituita nel 2004 da Papa Wojtyła allo scopo di sostenere le vittime di pandemie e infezioni, causa di morte per milioni di persone a motivo della mancanza di farmaci e delle strutture sanitarie di base. Si tratta, in particolare, della malaria, della tubercolosi ma anche dell’HIV-AIDS, le cui terapie antiretrovirali possono oggi prolungare anche di venti anni la vita dei malati. (M.V.)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Il discorso di Benedetto XVI ai partecipanti alla plenaria del Pontificio Consiglio per i Laici.

    In prima pagina, un editoriale di Adriano Pessina dal titolo “La sfida dell'ateismo contemporaneo nello spazio pubblico della cultura”.

    Nell'informazione internazionale, in rilievo l'Egitto: la Giunta nomina il premier.

    Nuova Zelanda al voto: Francesco Citterich sul confronto tra conservatori e laburisti.

    C'era solo terrore e silenzio: in cultura, Andrea Possieri sull'interpretazione dello Stato totalitario secondo Victor Zaslavsky.

    Un profeta incompreso: Vicente Cárcel Ortí sugli appelli di Paolo VI tra violenza terroristica e pena di morte nella Spagna franchista.

    Ricordandoci ogni giorno di quello che viene: Inos Biffi sul tempo liturgico e le sue stagioni.

    Tra colto e popolare “more hispano”: Ramón Avello presenta il concerto dell'Orchestra sinfonica del Principato delle Asturie in onore di Benedetto XVI.

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    Oggi in Primo Piano



    Egitto: nuova giornata di proteste a Piazza Tahrir

    ◊   E’ di 41 morti l’ultimo bilancio delle vittime causate dagli scontri in Egitto da sabato scorso. E intanto è iniziata una nuova giornata di violente proteste contro il regime militare, al potere dalla caduta di Mubarak. Oggi, venerdì di preghiera, Piazza Tharir, al Cairo, è nuovamente affollata. Presente anche il candidato alla carica di presidente, Mohamed El Baradei, personalità gradita ai dimostranti e a gran parte della comunità internazionale. El Baradei nei giorni scorsi aveva denunciato l’utilizzo di gas nervini contro i manifestanti. I "Fratelli musulmani" e altre organizzazioni islamiste non partecipano all’iniziativa, appoggiando l’operato della giunta militare. La comunità internazionale, intanto, esorta tutte le parti sociali egiziane ad uno sforzo comune per uscire da una situazione drammatica, soprattutto il contesto civile. Ci si chiede, tuttavia, se questo sia in grado di esprimere una leadership capace di prendere in mano le redini del Paese. Giancarlo La Vella ne ha parlato con Anna Bono, docente di Storia e Istituzioni dei Paesi africani all’Università di Torino:

    R. – È questo uno dei problemi cruciali della situazione attuale dell’Egitto: da un lato ha un urgente bisogno di andare al voto, di ripristinare una situazione democratica e stabile, e dall’altro è sostanzialmente impreparato a questa scadenza, perché le forze che sono state protagoniste della "primavera araba" e della caduta del pluridecennale regime del presidente Hosni Mubarak, si stanno organizzando, ma avrebbero bisogno di più tempo per definire meglio i loro programmi e soprattutto farsi conoscere, estendendo la loro area di influenza politica al di fuori delle grandi città, nel resto del Paese.

    D. – Per quale motivo l’apparato militare, che aveva appoggiato le prime rivolte di piazza, viene ora invece identificato un po’ con il vecchio regime?

    R. – Perché in sostanza quello che è successo l’inverno scorso in Egitto è stato un colpo di Stato: i militari hanno approfittato di una situazione favorevole ed hanno preso il potere. La preoccupazione generale è che intendano, in un modo o nell’altro, mantenerlo con delle aggravanti, perché - ad esempio - è in corso di discussione la proposta di trasformare l’esercito nel garante della democrazia. Questa proposta ha suscitato viva preoccupazione e la risposta di molti è che questo non preluda niente di buono, tanto più che uno degli strumenti già annunciati, è quello che dovrebbe garantire all’esercito la possibilità di esprimere il veto sulle prossime modifiche della Costituzione, nel caso l’esercito non le consideri opportune e soddisfacenti.

    D. – Un esercito un po’ sul modello di quanto avviene in Turchia, garante della Costituzione…

    R. – Sì, potrebbe essere. L’altro fattore di preoccupazione che, comunque rende instabile e difficile la situazione egiziana, è il ruolo dei "Fratelli musulmani". Questo partito islamista, nonostante tutte le garanzie di un prevalere delle correnti più moderate, è comunque un partito islamista che potrebbe orientare l’Egitto in una direzione integralista. In sostanza, in questo momento e da mesi, il Paese - malgrado l’importanza che hanno avuto in questi mesi le forze rivoluzionarie e i protagonisti della "primavera araba" - è in balia di questi due poteri: da un lato l’esercito che lo detiene dall’11 febbraio, quando è caduto il regime di Mubarak, e dall’altro i "Fratelli musulmani", che sono la forza di opposizione al regime precedente più organizzata, più strutturata e quindi più visibile e che prevedibilmente otterrà dei buoni, forse degli ottimi risultati alle prossime elezioni, che - ripeto - sono elezioni che si svolgeranno in un arco di tempo molto lungo. È proprio su questo che si incentra la protesta di questi giorni: abbreviare un processo che porti alla democrazia, all’elezione finale del presidente e garantire che questo processo si verifichi regolarmente e nei tempi previsti. (bi)

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    Il governo italiano inizia l'esame delle misure anti-crisi. Monti: programma "equo ma incisivo"

    ◊   Il governo italiano ha iniziato oggi l'esame delle misure anti-crisi. Il neo premier Mario Monti parla di programma "equo ma incisivo" e di riforme da attuare con il consenso sociale. Oggi l'incontro con Olli Rehn, vice presidente della Commissione Europea, che ha sottolineato come l’Italia abbia "sfide formidabili che derivano da debolezze antiche”. “Oltre al consolidamento di bilancio - ha detto - sono necessarie ambiziose misure per rilanciare la crescita, garantendo l'equità sociale”. L’attuale situazione economica italiana e la crisi in Europa sono stati al centro, ieri, anche del vertice di Strasburgo tra Francia, Germania e Italia. Su questo summit, ascoltiamo al microfono di Amedeo Lomonaco, il commento dell’economista Alberto Quadrio Curzio:

    R. - Dal punto di vista ufficiale, non sono emersi degli eventi di particolare significato, se non una posizione del presidente del Consiglio italiano che, tra Sarkozy e Merkel, ha assunto un ruolo di notevole rilevanza. Dal punto di vista ufficioso, invece, si ritiene che la Germania stia ammorbidendo le sue posizioni sia per quello che riguarda l’attività della Banca Centrale Europea nei confronti dei titoli di Stato dei Paesi membri, sia per quanto riguarda un futuro intervento con degli euro-bond.

    D. - Si parla, in modo insistente, di una Banca Centrale Europea disponibile a saldare tutti i debiti dei Paesi in difficoltà. Quest’operazione, però, porterebbe a stampare denaro senza tetti. Questa è un’opzione auspicabile?

    R. - A mio avviso questa è un’opzione davvero molto problematica. La Banca Centrale Europea, in questo caso, dovrebbe intervenire a sostegno dei debiti pubblici che, al momento, riguardano cinque o sei Paesi, ma che poi potrebbero riguardarne sette od otto. Sarebbero troppi. Un compito del genere andrebbe invece affidato al cosiddetto “fondo salva-Stati”, che esiste e che può già intervenire con 440 miliardi di euro.

    D. - Il premier italiano, Mario Monti, avanza un’altra proposta anti-crisi: l’Unione Europea dovrebbe essere anche un unione fiscale. E’ applicabile, in un’Europa con diverse velocità economiche, un disegno di questo tipo?

    R. - E’ applicabile ed è necessario. Tuttavia, richiede molto tempo: si potrebbe configurare nel corso di alcuni anni. Oggi c’è un problema di urgenza, anzi, oserei dire di emergenza, e nei problemi di emergenza bisogna intervenire con tempestività. I flussi finanziari stanno uscendo dall’Europa - e tra poco usciranno anche in modo evidente dai titoli di Stato tedeschi - per convergere verso i titoli di Stato americani. Non perché questi ultimi siano più solidi o perché sia l’America ad essere più solida, ma perché ha un mercato unificato di titoli di Stato e non 17 piccoli mercati.

    D. - A proposito di mercato, oggi, in Italia, sono stati collocati bond semestrali con un rendimento del 6,5 per cento. Poi c’è anche un’altra questione: il governatore della Banca d’Italia ha detto che gli stipendi, per i giovani, sono fermi da decenni. I salari non aumentano e i conti sono sempre più salati...

    R. - Per quanto riguarda il nostro Paese, se i tassi di interesse continuano a crescere a questi ritmi, la situazione diventerà preoccupante. Da soli non riusciremo a comprimere questi interessi. Per quanto riguarda i giovani, secondo me la prima urgenza è quella di trovare un lavoro a quelli che sono disoccupati piuttosto che aumentare i salari a quelli già occupati. In Italia il tasso di disoccupazione giovanile è molto alto e bisogna quindi individuare delle modalità per ridurlo. (vv)

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    Giornata contro la violenza alle donne: vittime 5 su 10 nel mondo

    ◊   “La violenza è uno dei più grandi ostacoli al raggiungimento della piena uguaglianza delle donne nel mondo”. E’ uno dei passaggi del messaggio del segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon in occasione dell’odierna Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne; un fenomeno che riguarda 5 donne su 10 nel mondo. Benedetta Capelli:

    La data scelta per dire no alla violenza sulle donne – il 25 novembre - non è a caso. Cinquantuno anni fa nella Repubblica Domenicana, il regime di Trujillo ordinò la morte delle tre sorelle Mirabal – Patria, Minerva e Maria Teresa – impegnate da sempre a denunciare gli abusi, i soprusi e le violenze sulle donne. Una storia nota alle cronache che stride con il silenzio di quante subiscono ma negli ultimi anni, grazie ad una crescente consapevolezza, qualcosa è cambiato. Lo evidenzia Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, presidente di Telefono Rosa, associazione attiva da 24 anni:

    “Sono aumentate le violenze ma anche la consapevolezza della donna che ora sente di volersi liberare dalla violenza, anche e soprattutto per rispetto dei figli. Vivere in un ambiente violento per i ragazzi significa assorbire quella cultura che li porterà ad essere a loro volta violenti. Quindi una donna oltre che pensare a se stessa deve pensare ai propri figli e a come educarli in un ambiente disagiato. C’è tanta strada da fare e penso che la via da intraprendere la dobbiamo fare con i giovani: educarli alla non violenza e al rispetto dell’altro; riuscire a fare passare il concetto che noi siamo persone – uomini e donne – che devono convivere con gli stessi diritti e gli stessi doveri. È una questione culturale, quindi solo col tempo riusciremo a estirpare questo male. E, soprattutto, qui in Italia non abbiamo ancora la coscienza che bisogna lavorare anche sul violento, perché noi dobbiamo capire perché questa persona è violenta, aiutarla ad uscire fuori da questo cerchio, perché altrimenti – credo – che la violenza non la estirperemo mai!”.

    E guardando all’Italia, i dati fanno impressione. L’Istat rivela che sono oltre sei milioni le donne che hanno subito violenza fisica e sessuale; in media ogni anno 100 donne vengono uccise dal marito, dal fidanzato o da un ex compagno. Violenza che nel 36% dei casi è solo psicologica e nella stessa percentuale economica con mariti che volutamente non provvedono al sostentamento della famiglia. Allargando lo sguardo al mondo, l’emergenza si chiama Afghanistan, negli ultimi 10 anni, nonostante la caduta del regime talebano – rivela l’Onu – poco o quasi niente si è fatto sulla strada della parità dei diritti. Il 90% delle violenze accade in famiglia; le condanne sono pari solo al 7%. Ci sono però donne che si riscattano, che conquistano l’attenzione internazionale grazie al loro impegno: è il caso del premio Nobel per la pace 2003 Shirin Ebadi, avvocato iraniano, costretta all’esilio e lontana dalla sua famiglia. Così racconta la situazione delle donne nel suo Paese, donne che comunque non si arrendono:

    “(Parole in farsi )
    Voi sapete che nel mio Paese alle donne è proibito riunirsi: quando si riuniscono in un gruppo vengono arrestate con l’accusa di minacciare la sicurezza del Paese. Ancora oggi alcuni rappresentanti della stampa occidentale presentano la donna musulmana come una donna molto debole, che vive rinchiusa nella propria casa, nella propria cucina e non fa altro. In molti Paesi musulmani, la situazione delle donne è molto discriminatoria: ma le donne musulmane stanno lottando contro questa situazione. Dopo le presidenziali del 2009, anche voi, attraverso i vostri media, avete visto che le donne in Iran erano in prima fila. Nelle strade sono state anche uccise diverse donne a seguito di quanto è successo nel giugno 2009.

    La paura è un istinto, come la fame viene quando non te l’aspetti – ha detto Shirin Ebadi – ma si può vincere anche grazie alla fede:

    “(Parole in farsi )
    È importante, veramente, credere nella strada che hai intrapreso. Questo ti dà più forza e ti permette di andare avanti; poi non dimenticate che io sono una musulmana credente e credere in Dio, avere fede, mi dà più forza”.

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    Mostra dei “100 Presepi” a Roma. Il cardinale Comastri: il Natale è la ragione dell'ottimismo cristiano

    ◊   Compie 36 anni la tradizionale esposizione natalizia “100 Presepi”, organizzata a Roma da “La Rivista delle Nazioni”. La mostra, inaugurata stamani dal cardinale Angelo Comastri, vicario generale di Sua Santità per la Città del Vaticano, sarà visitabile fino all’8 gennaio nelle Sale del Bramante in Piazza del Popolo. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Sono 178 i presepi che compongono il percorso della mostra. Sono realizzati con diverse tecniche, vari materiali e stili. Sono fatti con foglie di granturco o di banano, con cristalli, con strumenti musicali, con il pane e con le cravatte o perfino con chiodi, viti e bulloni. Alcuni - ricorda la rivista diocesana “RomaSette” -richiamano lo stile del ‘700 napoletano e altri ancora sono ambientati in un borgo palestinese o in una conchiglia. Nel corso dell’inaugurazione, stamani, i bambini della scuola dell’infanzia “Mariano Romiti” hanno presentato il presepe vivente creato sul tema “Italia Unita”, in onore dei 150 anni d’Unità del Paese: a sfilare lungo le navate della basilica di Piazza del Popolo tutte le regioni, rappresentate dai bambini tra i 3 e i 4 anni. Nell’ambito dell’esposizione, che rimarrà aperta tutti i giorni compresi i festivi, si terrà anche il laboratorio “Il presepe come gioco” dedicato ai bambini dai 4 agli 11 anni. La mostra – ricordano i promotori - è una rassegna d'arte presepiale iniziata nel 1976 per riaffermare una tradizione tipicamente italiana e promuovere i valori della pace e della fratellanza.

    Ma qual è il significato del presepe nella società di oggi? Andrea Gabriel Burla lo ha chiesto al cardinale Angelo Comastri:

    R. – In questo tipo di società consumistica, il Presepe acquista un’attualità impressionante. Oggi noi pensiamo che i divertimenti rendano felici. Madre Teresa di Calcutta, una donna che capiva il messaggio di Betlemme, diceva che la segnaletica della felicità oggi è tutta sbagliata, che andrebbe tutta ricorretta, e Betlemme è la segnaletica giusta. Con il mistero di Betlemme, Dio ci ricorda che la ricchezza non è la causa della felicità. Il richiamo alla povertà è particolarmente benefico.

    D. – Valorizzare le tradizioni per affrontare i problemi attuali, fermarsi a riflettere su ciò che è veramente importante, può essere un punto di partenza per ricominciare da capo?

    R. – Non c’è dubbio. Racconto un‘esperienza personale. Quand’ero bambino nella mia famiglia c’era questa usanza: dopo la Messa di Mezzanotte tornavamo a casa – noi bambini un po’ assonnati – e c’era però qualcosa che ci attirava e ci elettrizzava, perché tornati a casa la mamma metteva la statuetta della Madonna nella Grotta; il mio papà, che era falegname, metteva la statua di San Giuseppe e noi bambini mettevamo Gesù Bambino. Ebbene quella scena, dopo tanti anni – ormai sono passati più di 50 anni – io l’ho ancora viva nella memoria ed è un’oasi di tranquillità, un’oasi di serenità, un’oasi di ottimismo che mi rimane dentro. Il Natale è la ragione dell’ottimismo: se Dio è con noi si può sperare, se Dio non è con noi, c’è da disperarsi e tanto. E il Natale è questa notizia: Dio si è fatto uomo e da allora è possibile un’umanità nuova, è possibile un uomo come San Francesco, è possibile una donna come Madre Teresa di Calcutta, è possibile un uomo coraggioso come Giovanni Paolo II, perché Dio è nella storia, è possibile un’umanità nuova. Per questo, per me, definirei il Presepe l’immagine stessa dell’ottimismo. (ap)

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    Al via il 'Torino Film Festival'

    ◊   Con la proiezione in anteprima di "Miracolo a Le Havre" del regista finlandese Aki Kaurismäki, si è aperto ieri sera il Torino Film Festival che, da oggi al 3 dicembre, porterà nel capoluogo piemontese titoli di registi impegnati e affermati, ma anche molte novità, con alcune sezioni di grande rigore e interesse. Una kermesse che si indirizza soprattutto ai giovani e al pubblico di appassionati. Da segnalare, una retrospettiva dedicata a Robert Altman e tanti film e documentari capaci di declinare diversamente la storia, la memoria, la malattia e la vita. Il servizio di Luca Pellegrini:

    Al mondo ci sono festival di cinema d'ogni genere e tipo. Torino vive da 29 anni il suo. La nuova edizione comprende ben 217 titoli, molte anteprime mondiali, ospiti di riguardo come il regista finlandese Aki Kaurismäki insignito del Gran Premio Torino, sezioni in cui è possibile scoprire talenti innovativi capaci di esprimere le migliori tendenze contemporanee del cinema indipendente. Ogni festival, dunque, ha la sua anima. Quella di Torino, il direttore Gianni Amelio la descrive con due parole: "Metropolitana e giovane". Spiega così il perché:

    R. - Il Festival di Torino è un festival che vive all’interno di una città. Ed è una città molto colta e curiosa di conoscere le novità, di informarsi e di sapere. Ci sono molti festival che vivono magari in un ghetto. Questo vive su una via principale di una città e fa parte integrante di tutto quello che è l’anima di questa città. E’ un’anima molto aperta, soprattutto al “nuovo”. Il Festival di Torino si caratterizza, quindi, come festival fatto di opere giovani. Noi non abbiamo il tappeto rosso, quindi non diamo la caccia alla star, al glamour e a tutte quelle cose che pare siano obbligatorie in un festival. Il nostro è un festival fatto a misura di spettatore normale.

    D. - A Torino i protagonisti sono prima di tutto i registi…

    R. - Invitiamo registi - soprattutto italiani - a raccontarci come hanno iniziato a fare il loro mestiere. Questo lo faccio perché una parte del pubblico di Torino è fatta di persone giovani che vorrebbero fare il cinema e quindi, venendo da noi, in qualche modo cercano anche uno spiraglio di luce, una piccola via per poter entrare in questo mondo.

    D. - Dice di sè: "sono un direttore rabdomante". In che senso?

    R. - Perché noi andiamo a cercare il “nuovo” e non andiamo invece sul già conosciuto. Devi andare dove il cinema sta nascendo, ma dove, probabilmente, è quasi bizzarro che nasca. In provincia ci sono tanti giovani che fanno del cinema con i mezzi leggeri, spendendo anche molto poco. E magari sono anche molto belli i loro film. Un altro festival non li prenderebbe. Noi li vediamo, li valutiamo e se valgono, sono i benvenuti. (vv)

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    Chiesa e Società



    Filippine. Indagini lente sull’assassinio di padre Tentorio. Appello al presidente: stop all’impunità

    ◊   Porre fine immediatamente all’impunità che regna ad Arakan Valley e in tutta l’isola di Mindanao; promuovere con ogni mezzo la giustizia e la trasparenza nel caso dell’omicidio di padre Fausto Tentorio, missionario del Pime ucciso il 17 ottobre ad Arakan. E’ quanto chiede la società civile di Mindanao, in un appello al presidente Benigno Aquino, alla vigilia della manifestazione di solidarietà e preghiera che si terrà dal 26 al 29 novembre a Mindanao, dedicata al missionario ucciso e promossa dal movimento “Giustizia per Padre Tentorio”, che riunisce oltre 50 fra associazioni e congregazioni religiose di Mindanao. Il movimento ha promosso l’appello e avviato una raccolta di firme per sostenerlo. Il testo, inviato all’Agenzia Fides, ricorda che “dopo l'assassinio di Padre Tentorio le violazioni dei diritti umani si sono intensificate a Arakan a causa della militarizzazione e dell’impunità dilagante”. Il 20 ottobre, tre giorni dopo l’omicidio di padre Fausto, è stato ucciso Ramon Batoy, altra vittima di esecuzioni extragiudiziali in Arakan. I militari, prosegue il testo, “continuano a detenere e a torturare altri due contadini indigeni del villaggio”, accusandoli di essere membri dei ribelli comunisti del New People’s Army. Come conseguenza, più di 150 famiglie hanno lasciato Arakan, temendo ulteriori violazioni dei diritti umani per mano dei militari. “E’ l’impunità che permette alle forze statali di commettere atrocità” nota il manifesto, che contesta anche la lentezza delle indagini sul caso Tentorio e il tentativo di coinvolgere alcuni dei suoi collaboratori nell’omicidio. La società civile ribadisce le sue richieste: un'inchiesta indipendente sull'uccisione del missionario e del leader tribale e il rilascio immediato degli altri indigeni; creare un'atmosfera che incoraggi i testimoni e garantire la loro sicurezza; ritirare tutti i distaccamenti militari da Arakan; fermare le atrocità militari e gli abusi; smantellare il gruppo paramilitare Gantangan operante nel quadro delle operazioni di contro-insurrezione del governo Aquino. Il gruppo, denuncia il documento, recluta indigeni come guardie della società minerarie, continua a minacciare e uccidere tribali che difendono le loro terre ancestrali e si oppongono alla militarizzazione delle loro comunità.

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    La Chiesa filippina plaude alla sentenza della Corte Suprema in favore dei contadini

    ◊   Nelle Filippine la Corte Suprema ha stabilito che verranno distribuiti a circa 6000 contadini i 4900 ettari della tenuta agricola ‘Hacienda Luisita’, appartenente alla famiglia Cojuangco, quella del presidente Benigno Aquino III. Il verdetto è stato accolto con soddisfazione dalla Chiesa. “La decisione – spiega all’agenzia Misna padre Edu Garigez, segretario esecutivo del Servizio d’azione sociale nazionale della Conferenza episcopale filippina - era attesa da tempo”. “Segna una vittoria non solo per i lavoratori della Hacienda, ma per tutti gli agricoltori: apre nuove speranze di una riforma agraria più equa nel Paese”. Nel 1989 la Hacienda Luisita fu inserita nel programma governativo di riforma agraria ma i suoi proprietari decisero di trasformarla in una società offrendo ai contadini alcune azioni al posto di lotti di terra. La Corte Suprema ha dato ragione ai contadini sul fatto che le azioni di cui sono titolari non consentono un miglioramento del loro livello di vita e che trarrebbero maggiori benefici da un appezzamento di terra da coltivare. (A.L.)

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    Punjab: l’uccisione di Akram Masih non è stato un atto di violenza contro le minoranze

    ◊   “Non bisogna alimentare odio interreligioso e occorre prestare massima attenzione alla diffusione delle informazioni: il contadino Akram Masih, ucciso due giorni fa nel distretto di Okara, era convertito all’islam da oltre 10 anni. Era ricercato dalla polizia per atti criminali ed è stato ucciso dagli agenti in una operazione di polizia criminale”: è quanto dice all’Agenzia Fides padre Nisar Barkat, responsabile della Commissione “Giustizia e Pace” nella diocesi di Faisalabad, in Punjab, che include il distretto di Okara. Padre Nisar spiega a Fides: “La comunità cristiana non è stata affatto coinvolta nel funerale dell’uomo ucciso, che è stato celebrato da musulmani, in quanto Akram Masih aveva abbandonato da anni la fede cristiana. Anche i giornali come ‘The News’ hanno messo l’episodio accanto ad altri casi di cronaca nera. Non è stato quindi un gesto di violenza contro le minoranze religiose e chiediamo a tutti di mantenere la calma. Urge stare attenti a quanti intendono trasformare ogni episodio in attacco ai cristiani. Questa disinformazione può generare, poi, maggiore odio e intolleranza verso i fedeli”. Nel distretto di Okara è comunque pratica diffusa quella del “land grabbing”, un fenomeno che prende piede in Punjab, in Sindh e in altre zone del paese. E’ il cosiddetto “accaparramento delle terre”, sottratte ai contadini poveri. Ad arricchirsi sono società riconducibili ad ex membri dell’esercito: anche per questo i casi restano impuniti. “Le vittime sono spesso i contadini poveri, spesso cristiani, che sono vulnerabili e poco protetti. Molti casi finiscono in tribunale. La Chiesa locale di Faisalabad è al loro fianco e in molti casi è impegnata nel difenderli”, spiega all’Agenzia Fides padre Khalid Rashid Asi, vicario generale della diocesi di Faisalabad.

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    Il Vietnam ricorda i suoi martiri. Il cardinale Phạm Minh Mân: il loro sangue è seme per la crescita della Chiesa

    ◊   I cattolici del Vietnam ricordano i 117 martiri del loro Paese canonizzati dal Beato Giovanni Paolo II il 19 giugno del 1988. Una piccola parte degli oltre 130mila cattolici uccisi per testimoniare la loro fede durante la persecuzione compiuta dai re vietnamiti. Dal 21 al 26 novembre la diocesi di Saigon ha organizzato un convegno, a cui partecipano – riferisce AsiaNews - 180 persone: 58 sacerdoti, 27 religiosi e 95 laici delle parrocchie. Ieri, prima della Messa nella festa dei Martiri vietnamiti, il cardinale J.B. Phạm Minh Mân ha espresso i suoi sentimenti ai fedeli della diocesi, durante un incontro al seminario maggiore di San Giuseppe: “Il più grande miracolo collegato alla canonizzazione dei 117 martiri del Vietnam – ha detto - sono l’esistenza e lo sviluppo della Chiesa del Vietnam”. Il porporato ha ricordato che “il sangue dei martiri è il seme della fede che Dio ha continuato a riversare sul Paese in molte fasi storiche di difficoltà e di cambiamento. Non c’è solo il sangue dei martiri, ma anche il sudore e le lacrime delle famiglie cattoliche del Vietnam, delle comunità, e dei nostri antenati. Tutti si sono sacrificati per servire Dio, la Chiesa e la società. Oggi dimostriamo la nostra gratitudine ai martiri del Vietnam e ai nostri antenati, e preghiamo Dio per la Chiesa di oggi, Chiediamo a Dio di darci l’acqua della fonte, i semi per la crescita della Chiesa e della società nel presente e nel futuro”. Il cardinale Phạm Minh Mân è intervenuto anche al Convegno, sottolineando che “ciascuno dovrebbe riflettere e identificare gli ostacoli sulla via del rinnovamento, esaminare le cause profonde e trovare i mezzi per uscire da questo circolo vizioso, rompere ciò che impedisce di ampliare la comunione nella Chiesa e nella società. Lo scopo è quello di portare i valori del Vangelo e quelli umani nella vita della famiglia, in quella sociale, economica e politica, oggi. E’ questa la strada per prendere parte alla missione della Nuova evangelizzazione ora, e di accompagnare Gesù nel servizio alla vita e allo sviluppo della famiglia umana”. Anche il vescovo ausiliare Peter Nguyen Văn Kham ha predicato durante la festa dei Martiri del Vietnam. Ha voluto sottolineare che “ricordare i Martiri del Vietnam non è solo mostrare rispetto verso la santità, ma anche volontà di promuovere uno spirito di martirio simile al loro. Essere martiri oggi vuol dire essere coraggiosi, testimoniare la Buona novella di Dio, e mostrare in ogni circostanza l’amore di Gesù”.

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    Perù. Nuovo appello della Chiesa per un dialogo “giusto e costruttivo” sulla questione mineraria

    ◊   La Chiesa cattolica del Perù ha invocato un dialogo "giusto, equo e costruttivo" dopo l'annuncio di uno sciopero contro l'attività mineraria nel dipartimento di Cajamarca (sulle Ande, 860 km a nord della capitale), e ha espresso la sua volontà di sostenere la ricerca di una soluzione al conflitto sociale. In una dichiarazione firmata dal suo presidente, mons. Miguel Cabrejos Vidarte, arcivescovo di Trujillo, di cui è pervenuta copia all’Agenzia Fides, la Conferenza Episcopale chiede tolleranza ed apertura per raggiungere una soluzione e avverte che con la violenza non si risolve nulla: "Chiedo di fare ogni sforzo per costruire una cultura di pace, attraverso il dialogo giusto, equo, costruttivo, tollerante delle opinioni diverse, e che si fondi sulla difesa della dignità inalienabile della persona umana e del bene comune". Alcuni gruppi di Cajamarca hanno indetto uno sciopero contro il progetto Conga Minas, sostenendo che esso danneggia le fonti d'acqua, anche se la società responsabile del progetto si è impegnata a costruire serbatoi che raddoppierebbe la capacità idrica dell'area. Il governo ha promosso il dialogo per rispondere ai problemi ambientali che riguardano l'attuazione del progetto, approvato dal governo precedente, ma le autorità regionali di Cajamarca e i gruppi che sono contrari ai lavori nel campo minerario chiedono l'annullamento di tale progetto. A questo proposito, la Conferenza Episcopale Peruviana ha affermato che il progresso del Perù "esige da tutti il dialogo", ciò significa "dare e avere accesso ad un'informazione completa e corretta, poter ascoltare e avere un'apertura generosa per raggiungere insieme la verità". I vescovi hanno aggiunto che questo processo è importante nel momento in cui serve ad accrescere la fiducia e la speranza di costruire insieme un Paese in cui tutti i settori abbiano spazio per lo sviluppo. La Chiesa, dunque, ha espresso la sua volontà di cooperare per stabilire canali di dialogo e comprensione, “per superare eventuali problemi che incidono sul processo di pace e il bene comune tra i peruviani”. “Il nostro paese non merita di vedere ripetersi episodi tragici, che hanno portato lutto a molte famiglie” si legge nel documento, che si riferisce alla violenza delle proteste e agli scontri tra manifestanti e polizia di pochi giorni fa.

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    Deforestazione: Indonesia, Corea del Nord e Nigeria ai primi posti nel mondo

    ◊   Nigeria, Indonesia e Corea del Nord sono i tre Paesi con il più alto tasso di deforestazione al mondo. Cina e Stati Uniti, i più grandi produttori di gas serra, sono invece all’ultimo posto. Lo afferma uno studio della Maplecroft, società che analizza le situazioni ambientali e sociali nel pianeta per conto di imprese e industrie. Lo riferisce AsiaNews. Pubblicata ieri, la classifica riguarda 180 Paesi ed è apparsa a pochi giorni dalla conferenza Onu sul clima in programma dal 28 novembre al 9 dicembre a Durban, in Sud Africa. Il tasso è calcolato sui dati raccolti dall’organizzazione Onu per il cibo e l’agricoltura (Fao), che tra il 2005 e il 2010 ha controllato l’estensione globale delle foreste. Fra i Paesi ad alto rischio vi sono anche Cambogia (9° posto) e Australia (10° posto). Per gli esperti, l'Indonesia sta perdendo circa 1 milione di ettari di foresta all'anno, circa 13 volte le dimensioni di Singapore. A incidere sono soprattutto le coltivazioni legate alla produzione di olio da palma che rappresentano circa il 16% delle aree deforestate. In maggio, Jakarta ha lanciato una moratoria di due anni per bloccare nuove licenze per lo sfruttamento di foreste primarie e torbiere. Il governo ha predisposto un sistema di controllo satellitare per scoprire i trasgressori. La Nigeria ha perso negli cinque anni oltre 2 milioni di ettari a causa dell’espansione agricola e dello sviluppo delle infrastrutture. Arianna Granziera, analista di Maplecroft sottolinea che "la deforestazione ostacola la riduzione di anidride carbonica (CO2). Le foreste svolgono un ruolo fondamentale nel mitigare il cambiamento climatico globale attraverso l’assorbimento del carbonio". Lo scomparsa delle aree boschive interrompe questo ciclo e ciò aumenta del 10% l’impatto dei gas serra prodotti dall’uomo. A ciò si aggiunge la scomparsa di habitat ed ecosistemi naturali, come ad esempio mangrovie, bacini fluviali e lacustri. Nonostante sia ai primi posti per l’inquinamento da gas serra, la Cina si è impegnata in questi anni a ridurre la deforestazione, attraverso una normativa che controlla l’espansione di terreni agricoli e industriali e il programmi di rimboschimento. Tuttavia, la Granziera fa notare che "Pechino ha una enorme domanda di legname e sta incrementando le importazioni, soprattutto da Stati Uniti e Canada, ma da anni ha un fiorente commercio illegale Brasile, Cambogia e altri paesi in via di sviluppo”.

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    A Napoli i “Dialoghi con la città” per leggere la quotidianità alla luce del Vangelo

    ◊   Con l’Avvento, che per la Chiesa è tempo di preparazione al Natale, sono ripresi i “Dialoghi con la città”, promossi a partire dal 2007 dal cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli. Anche quest’anno, come nelle ultime due edizioni, i dialoghi saranno “itineranti” e vedranno la presenza di quattro direttori di giornali. Nel corso degli incontri si partirà dalla lettura di un brano delle Scritture, che verrà commentato anche con riferimento al vissuto quotidiano. Il primo appuntamento, mercoledì 23 scorso, si è tenuto a Portici, al Teatro Roma. Il porporato e il giornalista Claudio Scamardella, direttore del “Nuovo Quotidiano Puglia”, hanno riflettuto sul brano “Ero malato e non mi avete visitato” e, quindi, sul tema “La città dimenticata”. Seguirà, alle ore 19 di mercoledì 30 novembre, al Teatro Salvo d’Acquisto del Vomero, il “dialogo” con il giornalista Marco Tarquinio, direttore di “Avvenire”, sul passo evangelico “Avevo fame e non mi deste da mangiare” e, quindi, su “La città depredata”. Il terzo “dialogo” si terrà alle ore 19 di mercoledì 7 dicembre, al Centro Karol Woityla di Villaricca, dove il giornalista Dino Boffo, direttore di TV 2000, dialogherà con il cardinale commentando il brano “Ero nudo e non mi avete vestito” e parlando, quindi, della “città spogliata”. I “dialoghi” si concluderanno alle ore 18 di mercoledì 14 dicembre, nella Basilica del Carmine Maggiore, dove l’incontro, moderato dal giornalista Alfonso Ruffo, sarà incentrato sul tema “Per una richiesta di perdono: la città riconciliata” ossia “esame di coscienza per uno scatto di speranza”. (A.L.)

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    Religione e laicità in Europa: se ne discute al Festival Biblico di Vicenza

    ◊   Quale religiosità e laicità per il domani del Vecchio Continente? È la domanda, pressante e attuale, cui risponderanno in un confronto due autorevoli rappresentanti della cultura europea in un evento promosso dal Festival Biblico di Vicenza all’interno della prima edizione del Salone Europeo della Cultura di Venezia. Protagonisti del faccia a faccia - in programma domani alle 11.30 in Campo San Salvador a Venezia – sono il neo ministro italiano dei Beni Culturali Lorenzo Ornaghi e la scrittrice francese di origine bulgara Julia Kristeva. Tema del confronto: la religiosità e la laicità dell'Europa. Scrittrice, psicoanalista e linguista, Julia Kristeva ha dato voce ai non credenti durante il recente incontro interreligioso di Assisi convocato da Benedetto XVI. Lorenzo Ornaghi, neo ministro ai Beni Culturali nel governo Monti, è rettore dell'università del Sacro Cuore dal 2002. Ad introdurre i due relatori sarà mons. Roberto Tommasi, presidente del Festival Biblico, mentre Roberto Righetto, caporedattore della cultura del quotidiano Avvenire, modererà il confronto. (A.G.)

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    A Milano giovani cristiani e musulmani volontari nelle mense francescane

    ◊   Gruppi misti di giovani cristiani e musulmani presteranno servizio domani, a Milano, come volontari presso le mense dell’Opera San Francesco e delle Suore Francescane Missionarie di Maria. Prenderanno parte all’iniziativa “Cristiani e musulmani? Rimbocchiamoci le maniche”, organizzata dalla rivista del Pime “Mondo e Missione” e da “Yallaitalia.it”, blog del settimanale Vita animato da immigrati arabi di seconda generazione. Sono state scelte due mense legate alla figura di San Francesco – ricorda il Sir - per richiamare alla memoria questo testimone del dialogo tra cristiani e musulmani e i 25 anni dell’incontro delle religioni ad Assisi. Si tratta di uno dei momenti della campagna “Contro la fame cambIO la vita”, che durante tutto quest’anno il Centro missionario di Milano promuove in occasione dei 50 anni dalla sua fondazione. L’appuntamento di domani rientra anche nell’ambito di un’iniziativa respiro europeo, la “Semaine de Rencontres Islamo-Chrétiennes” (Seric), nata in Francia alcuni anni fa per promuovere il dialogo tra cristiani e musulmani. (A.L.)

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    Famiglie: domenica a Roma l'iniziativa “Pagina Bianca” per lanciare idee e proposte

    ◊   Tremila metri quadrati di stoffa, 1.200 pennelli e oltre 100 litri di vernice. Questi i numeri dell’iniziativa “Pagina bianca” che si terrà domenica prossima a Roma dalle ore 12 a Piazza del Popolo. Uno spazio che le famiglie potranno usare per dar voce alle proposte, alle idee e alle riflessioni. “Le famiglie - ha detto l’assessore alla Famiglia, all’Educazione e ai Giovani di Roma Capitale, Gianluigi De Palo - spesso vengono viste come un gruppo di persone radunate attorno a un focolare, ma in realtà hanno il desiderio uscire di casa, di vivere la città, incontrarsi, rendersi visibili anche come modello, dando una traccia della propria presenza”. “Per questo, anche iniziative come questa possono rendere Roma una città sempre più a misura di famiglia”. “Quella di domenica - aggiunge De Palo le cui parole sono state riprese dalla rivista dicoesana RomaSette - sarà una comunicazione dai tanti ai tanti, una forma inedita rispetto a quella monodirezionale dei media tradizionali come la tv, diversa anche da quella che si usa oggi sui social networks”. “Il risultato finale della performance sarà molto più della somma dei contributi che verranno lasciati sul lenzuolo bianco”. (A.L.)

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    Inaugurato a Roma il “Centro russo di scienza e cultura”

    ◊   “L’Ultima Cena” di Natalia Tsarkova, ritenuto il capolavoro della ormai celebre pittrice russa operante stabilmente in Italia, e particolarmente conosciuta per i ritratti degli ultimi Pontefici e di numerosi Cardinali, ha avuto il posto d’onore nelle mostre d’arte allestite in occasione dell’inaugurazione, ieri a Roma, nello storico palazzo Santacroce, del “Centro russo di scienza e cultura”, al quale hanno preso parte personalità civili, diplomatiche e religiose dei due paesi. Oltre ai quadri della Tsarkova sono state esposte le copie di alta risoluzione di quelle di pittori russi più legati all’Italia conservati a Mosca nella Galleria Tretyakov e a San Pietroburgo nel Museo statale. Ma è grazie alle più avanzate tecnologie digitali che il Centro è in grado di far conoscere tutto il patrimonio di queste due grandi istituzioni, ed anche della imponente collezione d’arte italiana del Museo Puskin di Mosca. Nei saloni cinquecenteschi sono stati allestiti anche una ricca biblioteca e aule per l’insegnamento della lingua russa. Un saggio del pianista Sergey Markarov (artista dell’Unesco), il recital di alcuni giovani cantanti lirici e un concerto di musica jazz hanno completato la cerimonia che, è stato sottolineato, segna l’Anno della cultura russa in Italia e della cultura italiana in Russia. (A cura di Graziano Motta)

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    Taiwan. I vescovi asiatici a scuola di social network

    ◊   “Usare i social network come Facebook e Twitter, e servirsi di supporti informatici, è molto importante e, al tempo stesso, efficace per il ministero sacerdotale.” E’ quanto ha detto padre Cuyos, un Missionario del Sacro Cuore (MSC), specialista della Communications Foundation for Asia (Cfa), nel corso dell’incontro dei vescovi dell’Ufficio comunicazioni sociali (Osc) della Federazione delle conferenze dei vescovi asiatici (Fabc), svoltosi a Hualien, a Taiwan, dal 14 al 19 novembre scorso. Al raduno hanno partecipato più di 30 vescovi, preti, religiosi e laici provenienti da dieci paesi asiatici diversi. I partecipanti hanno appreso il sistema di racconti “visuali” e come tradurre la Bibbia nel linguaggio della comunicazione digitale. Si sono impegnati anche in interazione virtuale e si sono connessi con “cittadini digitali” usando il Free and Open Source Software (FOSS). Durante l’incontro è stato anche mostrato come i giochi online possano essere usati per insegnare valori umani e cristiani. “I giovani si ritrovano nelle chat e nei blog, nel condividere foto, video e nei giochi virtuali. Le conseguenze per la cosiddetta ‘cultura online’ sono numerose. Dissolvono le gerarchie e appiattiscono le strutture, perché tutti noi, senza distinzioni di razza, cultura e posizione, possiamo essere amici nel social networks”, ha dichiarato padre Cuyos. “Gli sforzi di evangelizzazione devono essere inclusi nelle attività dei social media” ha aggiunto il sacerdote, ma “è necessario, diventare amici”. Secondo il Missionario del Sacro Cuore, infine, “la Chiesa dovrebbe impegnarsi ulteriormente in questo sforzo di evangelizzazione ed aprire collaborazioni con partner che usino differenti forme di abilità nelle attività online”. (A cura di padre Georges Cheung Leung Chung)

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    Hong Kong: mandato missionario ad una laica che trascorrerà tre anni in India

    ◊   La signora Stephania Ling, della parrocchia di Santa Margherita ad Hong Kong, il prossimo 18 dicembre riceverà il Mandato missionario dell’Associazione Missionaria dei Laici Cattolici di Hong Kong. Trascorrerà tre anni in missione a Kolkata, in India. Stephania Ling sarà la quarta laica dell’Associazione ad andare in missione in questo periodo. Le altre tre – ricorda l’agenzia Fides - già si trovano in Cambogia, Thailandia e Kenya. Questa esperienza laicale missionaria è nata nel 1988 con il motto evangelico "Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura” (Mc 16,15). E’ stata la prima Associazione laicale che ha inviato missionari laici all’estero. Fino ad oggi, ci sono stati 11 laici che hanno risposta generosamente alla chiamata di Cristo prestando il servizio dell’evangelizzazione in Africa (Zimbabwe, Mauritius, Kenya) ed in Asia (Cambogia e Thailandia). Gli obiettivi dell’Associazione sono quelli di rispondere alla chiamata di Cristo, mettendo tutto l’impegno nella missione dell’evangelizzazione, e aiutare i poveri a raggiungere l’autosufficienza, favorendo anche la crescita della Chiesa locale. (A.L.)

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    Patriarcato di Venezia: il settimanale “Gente Veneta” diventa multimediale

    ◊   “Gente Veneta”, settimanale del Patriarcato di Venezia, diventa “MultiGV”, approda su iPad, iPhone e Pc con nuovi contenuti multimediali e lancia il concorso “Vinci un iPad con GV”. Grazie ai nuovi supporti tecnologici le pagine del giornale si arricchiranno di interviste audiovideo, foto-gallery, link e spazi per l'interattività. Gli spazi pubblicitari del settimanale saranno corredati, a richiesta del lettore, di spot video e audio e collegamenti al sito web. Queste novità saranno presentate domani al Laurentianum, in Piazza Ferretto a Mestre. Perché “MultiGV”? “Per offrire ai lettori – spiega al Sir il direttore del settimanale don Sandro Vigani - una maggiore accessibilità”. “Chi già usa comunemente l'iPad o l'iPhone potrà leggere il giornale in autobus o in treno, per esempio, o in qualsiasi luogo e momento della giornata”. E soprattutto per offrire ulteriori contenuti: “Con un clic si potrà usufruire di interviste video e audio aggiuntive rispetto a quanto pubblicato sulla carta ma si potrà accedere anche a gallerie di foto, collegamenti al web”. “I lettori – conclude don Sandro Vigani - potranno commentare, dare informazioni e opinioni, insomma dialogare con la redazione”. (A.L.)

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    24 Ore nel Mondo



    Ancora sangue in Siria. La Lega Araba minaccia sanzioni

    ◊   La Siria è sempre preda della violenza: 33 morti in 24 ore. Stando alle rivendicazioni delle opposizioni e dell'Esercito siriano libero (Esl), diciotto tra soldati dell'esercito regolare e piloti dell'aeronautica sono stati uccisi in due diversi attacchi nel centro del Paese, epicentro della rivolta. Intanto, è scaduto l’ultimatum della Lega Araba a Damasco. Il servizio di Fausta Speranza:

    Senza accordo è scaduto alle 13.00 ora del Cairo (le 12.00 in Italia), l'ultimatum imposto dalla Lega Araba a Damasco per accettare il memorandum per la missione di osservatori arabi in Siria. Ora si parla di sanzioni che, negli intenti dei ministri arabi, non dovranno colpire la popolazione. La Lega Araba chiedeva alla delegazione siriana di firmare il memorandum per l'invio in Siria della missione di osservatori: gli osservatori dovrebbero verificare l'applicazione dei vari punti del piano che prevede, oltre all’uscita di scena del presidente Assad, la fine delle violenze, il ritiro delle truppe e di ogni altra unità armata dai centri urbani teatro della repressione, la liberazione di tutte le persone fermate dalle forze presidenziali dal 15 marzo ad oggi. Oltre 14 mila, secondo attivisti. Damasco prima ha accettato il piano, poi ha cercato di porre condizioni: conoscere in anticipo luoghi e tempi delle visite degli osservatori ed evitare ricercatori per i diritti umani. Le sanzioni immaginabili potrebbero andare dalla sospensione dei collegamenti aerei civili all'interruzione di ogni rapporto con la Banca centrale siriana, fino al congelamento di conti bancari governativi e alla cessazione di ogni rapporto finanziario.

    Israele: la riconciliazione tra Anp e Hamas allontana la pace
    “Ogni avvicinamento fra l'Anp di Abu Mazen e Hamas allontana ulteriormente la pace”. Questa la conclusione espressa dal governo israeliano all'incontro, tenutosi ieri al Cairo, fra il presidente palestinese e il leader politico di Hamas, Khaled Meshaal. Nell’occasione, i due dirigenti palestinesi hanno comunicato che le elezioni legislative e presidenziali palestinesi si terranno entro maggio 2012. Le due fazioni hanno anche deciso l’avvio di un nuovo partenariato, segnato dal superamento delle passate divergenze.

    Scontri in Nigeria, almeno 10 i morti
    In Nigeria, ancora violenze: almeno dieci persone sono morte ieri nella città di Jos, nella parte centrale del Paese abitata da cristiani e musulmani. Gli scontri avvengono per il controllo di capi di bestiame e terre coltivabili. L'esercito ha imposto un coprifuoco di 24 ore.

    Kenya, 6 morti e 27 feriti in un duplice attentato a Garissa
    Sei persone sono morte e 27 sono rimaste gravemente ferite in due attacchi terroristici a Garissa, città del Kenya a confine con la Somalia. Le esplosioni si sono verificate contemporaneamente la notte scorsa in un ristorante e in un centro commerciale. Tra i morti, due bambini che giocavano nei pressi della struttura.

    Sudan: l’Onu denuncia 60 mila sfollati nello Stato del Nilo Azzurro
    Sono 60 mila i profughi delle violenze nello Stato del Nilo Azzurro, lo Stato petrolifero del Sudan. Lo ha annunciato l'Ufficio di coordinamento degli affari umanitari dell'Onu (Ocha). “Per colpa degli scontri perduranti, i civili continuano a essere costretti alla fuga o gravemente colpiti”, dice l'Ocha in un rapporto. Tre settimane fa, l'esercito di Khartoum ha annunciato di aver preso il controllo della città di Karmuk, feudo dei ribelli del Movimento popolare di liberazione del Sudan.

    Urne aperte in Marocco, rischio astensionismo
    In Marocco oggi si vota. Si tratta delle prime elezioni politiche dopo la riforma costituzionale varata da re Mohammed VI per placare le proteste. Trentuno i partiti in lizza per eleggere i 395 membri della Camera dei rappresentanti. Tra i favoriti, il partito moderato islamico Giustizia e sviluppo. I rischi sono rappresentati dall'astensionismo e dagli appelli al boicottaggio da parte del "Movimento 20 febbraio", che ha dato il via alle proteste ma che non riconosce la nuova Costituzione come davvero democratica.

    Presidenziali in Russia il 4 marzo 2012
    Si terranno il 4 marzo 2012 le presidenziali in Russia. Hanno già annunciato di voler correre per il Cremlino il premier Vladimir Putin, il leader comunista Ghennadi Ziuganov, quello ultranazionalista Vladimir Zhirinovski e lo scrittore di opposizione Eduard Limonov. L’attuale presidente Medvedev ha detto che non si candiderà. Secondo un sondaggio della società Levada, alle legislative del 4 dicembre il partito Russia unita di Putin perderà la maggioranza dei due terzi in parlamento.

    Ennesimo suicidio in una fabbrica cinese
    Nuovo suicidio in una fabbrica della Foxconn in Cina, una società taiwanese che produce pezzi per i prodotti Apple. Un'operaia ventenne si è tolta la vita lanciandosi dal quarto piano dell'impianto industriale. L'anno scorso, i suicidi tra i dipendenti della società sono stati 14, da attribuire alle pessime condizioni di lavoro. Per ovviare al problema e non migliorare le condizioni di lavoro, la compagnia ha fatto firmare ai propri dipendenti un impegno a non suicidarsi e ha poi deciso di sostituirne migliaia con robot e macchine.

    Colera ad Haiti: 6.700 le vittime da gennaio 2010
    Sono salite a 6.700 le vittime del colera ad Haiti. Lo riferisce un recente rapporto dell'Onu. Oltretutto, nel mese di settembre sono stati registrati 21.797 casi di persone colpite dalla malattia. Da tempo, diverse fonti locali affermano che l'epidemia è stata diffusa dai caschi blu nepalesi, giunti nel Paese per aiutare la popolazione dopo il sisma del 2010. Di recente, l'Ong “Justicia y democrazia en Haiti” ha intrapreso una azione legale, sostenendo che l'Onu e i caschi blu della Minustah devono risarcire le vittime e i loro familiari per non aver fatto i dovuti controlli sanitari ai soldati. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza e Giovanni Cossu)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 329

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