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Sommario del 24/11/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa alla Caritas Italiana, nel 40.mo di fondazione: la crisi economica chiede il coraggio della fraternità
  • Altre udienze
  • Il Papa nomina mons. Franco Giulio Brambilla nuovo vescovo di Novara
  • Conferenza sulla pastorale sanitaria. Il ministro Balduzzi: il diritto alla vita è presupposto di tutti i diritti
  • Plenaria del dicastero per i Laici sulla questione di Dio oggi. La testimonianza di una mamma e di un docente di astrofisica
  • Presentata la mostra sul Gaudí e la Sagrada Familia allestita nel Braccio Carlo Magno in Vaticano
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Pieno sostegno a Monti da Merkel e Sarkozy. Buzek: l'Europa torni ai suoi valori fondanti
  • Maltempo. L'arcivescovo di Messina: riscoprire il senso di responsabilità nei confronti dell'uomo e del territorio
  • A Verona, la manifestazione "Job e Orienta" per aiutare i giovani con la sfida del lavoro
  • Chiesa e Società

  • Pakistan: attivista cattolico, padre di 4 bambini, assassinato dalla mafia delle terre
  • Myanmar. L’Arcivescovo di Yangon: “Svolta politica positiva nel Paese, ora pieni diritti per tutte le religioni”
  • Caro vita in Uganda. I vescovi: sì al dialogo tra governo e parti sociali, no alle proteste violente
  • Il settimanale dell’arcidiocesi di Mexico: è ora di migliorare le istituzioni e denunciare la corruzione
  • Stati Uniti. Appello dei vescovi all’Amministrazione Usa: fare di più per la difesa della libertà religiosa
  • Uruguay. Messaggio dei vescovi nel Bicentenario dell'inizio del processo d’indipendenza
  • L’arcivescovo di Managua: noi vescovi dobbiamo essere testimoni del regno di giustizia
  • Il cardinale Sarah: le cause della crisi finanziaria in Occidente sono morali e spirituali
  • Chiesa d’Inghilterra e Galles. Mons. Nichols illustra i temi affrontati nella plenaria a Leeds
  • 24 Ore nel Mondo

  • Yemen: Saleh lascia il potere al suo vice ma le proteste continuano
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa alla Caritas Italiana, nel 40.mo di fondazione: la crisi economica chiede il coraggio della fraternità

    ◊   Abbiamo bisogno di persone con “un cuore che vede”, ancor più in tempo di crisi: è l’esortazione di Benedetto XVI, che stamani ha ricevuto nella Basilica Vaticana i partecipanti all’incontro promosso dalla Caritas Italiana, nel suo 40.mo di fondazione. Il Papa ha sottolineato l’importanza delle Caritas diocesane che rendono visibile l’amore di Dio e della Chiesa verso i più bisognosi. Prima dell’udienza - sempre in San Pietro, a cui hanno preso parte 12 mila fedeli - era stata celebrata una Messa per l’occasione, presieduta dal cardinale arcivescovo di Genova, Angelo Bagnasco. Nell’omelia, il presidente della Cei, ha affermato che, nelle emergenze come nella vita quotidiana, le Caritas diocesane sono un riferimento sicuro per i cittadini. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Siate “sentinelle” del Vangelo, segno dell’amore di Dio verso il prossimo nel bisogno: è il messaggio di esortazione e incoraggiamento che Benedetto XVI ha consegnato agli operatori Caritas giunti da tutta Italia per celebrare 40 anni di attività. Il Pontefice ha ripreso la sua prima Enciclica, “Deus Caritas est”, per ribadire l’esigenza di persone dotate di “un cuore che vede”. Donne e uomini che non offrano solo il pane all’affamato, ma si lascino anche “interpellare dalle cause per cui è affamato”. Un pensiero, ha osservato, che va anche al vasto mondo della migrazione:

    “La crisi economica globale è un ulteriore segno dei tempi che chiede il coraggio della fraternità. Il divario tra nord e sud del mondo e la lesione della dignità umana di tante persone, richiamano ad una carità che sappia allargarsi a cerchi concentrici dai piccoli ai grandi sistemi economici”.

    “Il crescente disagio – ha rilevato – l’indebolimento delle famiglie, l’incertezza della condizione giovanile indicano il rischio di un calo di speranza”. Ed è questa sfiducia, ha avvertito, che le Caritas sono chiamate a contrastare:

    “L’umanità non necessita solo di benefattori, ma anche di persone umili e concrete che, come Gesù, sappiano mettersi al fianco dei fratelli condividendo un po’ della loro fatica. In una parola, l’umanità cerca segni di speranza. La nostra fonte di speranza è nel Signore”.

    Il Papa ha messo così l’accento sul “compito educativo” a cui è chiamata la Chiesa e le Caritas in particolare. E ha incoraggiato a “farsi prossimo” a chi “necessita di sentire il calore di Dio attraverso le mani aperte e disponibili dei discepoli di Gesù”. Compito ancor più urgente nel nostro tempo:
    “L’individualismo dei nostri giorni, la presunta sufficienza della tecnica, il relativismo che influenza tutti, chiedono di provocare persone e comunità verso forme alte di ascolto, verso capacità di apertura dello sguardo e del cuore sulle necessità e sulle risorse, verso forme comunitarie di discernimento sul modo di essere e di porsi in un mondo in profondo cambiamento”.

    Si tratta, ha evidenziato, di “assumere la responsabilità dell’educare alla vita buona del Vangelo, che è tale solo se comprende in maniera organica la testimonianza della carità”:

    “Ciascuno di voi è chiamato a dare il suo contributo affinché l’amore con cui siamo da sempre e per sempre amati da Dio divenga operosità della vita, forza di servizio, consapevolezza della responsabilità”.

    Il Papa ha tenuto a ribadire che l’umile e concreto “servizio che la Chiesa offre non vuole sostituire, né tantomeno, assopire la coscienza collettiva e civile”. Piuttosto, ha soggiunto, le si affianca con “spirito di sincera collaborazione, nella dovuta autonomia e nella piena coscienza della sussidiarietà”. Il Papa ha concluso il suo intervento con un’esortazione agli operatori Caritas ad essere segno della “carità di Cristo, un segno che porti speranza”:

    “Vivete la gratuità e aiutate a viverla. Richiamate tutti all’essenzialità dell’amore che si fa servizio. Accompagnate i fratelli più deboli. Animate le comunità cristiane. Dite al mondo la parola dell’amore che viene da Dio. Ricercate la carità come sintesi di tutti i carismi dello Spirito”.

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    Altre udienze

    ◊   Il Papa ha ricevuto in udienza alcuni presuli della Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti d'America, in visita "ad Limina".

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    Il Papa nomina mons. Franco Giulio Brambilla nuovo vescovo di Novara

    ◊   Il Papa ha nominato oggi nuovo vescovo di Novara mons. Franco Giulio Brambilla, finora vescovo ausiliare di Milano. Succede a mons. Renato Corti che lascia per raggiunti limiti di età. Mons. Brambilla è nato 62 anni fa a Missaglia, in provincia di Lecco. Dopo aver percorso tutto l’iter formativo nei Seminari ambrosiani, ha ricevuto l'ordinazione sacerdotale il 7 giugno 1975, nel Duomo di Milano. Inviato al Pontificio Seminario Lombardo di Roma, ha perfezionato i suoi studi alla Pontificia Università Gregoriana, ottenendo prima la Licenza (1977) e poi la Laurea in Teologia, nel 1985. È autore di numerose pubblicazioni e diversi articoli di carattere teologico, pastorale e spirituale. Dal 1978 al 1985 è stato docente di Sacra Scrittura, Teologia Spirituale e Antropologia Teologica nel Seminario di Seveso e, dal 1984, docente di Cristologia e Antropologia Teologica nella Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale e nella Sezione parallela di Venegono Inferiore (Varese). Dal 1993 al 2003 è stato direttore della Sezione parallela della Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale di Venegono Inferiore. Dal 2006 ricopre l’incarico di preside della Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale. Inoltre, è stato Assistente spirituale di alcune case di cura de "La nostra Famiglia" delle Piccole Apostole della Carità del Beato Luigi Monza. Eletto alla Chiesa titolare di Tullia e nominato ausiliare di Milano il 13 luglio 2007, ha ricevuto la consacrazione episcopale il 23 settembre successivo.

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    Conferenza sulla pastorale sanitaria. Il ministro Balduzzi: il diritto alla vita è presupposto di tutti i diritti

    ◊   Il grande Karol Wojtyla, al cuore della 26.ma Conferenza internazionale del Pontificio Consiglio per gli Operatori sanitari, aperta stamane nell’Aula Nuova del Sinodo, presenti 685 delegati - tra questi anche 40 vescovi - di oltre 70 Paesi di tutti i continenti. Titolo dell’incontro “La pastorale sanitaria al servizio della vita alla luce del Magistero del Beato Giovanni Paolo II”. Ce ne parla Roberta Gisotti:

    “Sicuri e fiduciosi che la Vita vince sempre. Per questo oggi siamo qui!”. L’incoraggiamento dell’arcivescovo Zigmunt Zimowski, presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, in apertura dei lavori:

    “In un mondo divenuto una sorte di arena, dove si confrontano la civiltà della vita e della morte, è auspicabile che le riflessioni che matureranno nel corso dei lavori portino ad una mobilitazione delle coscienze e ad uno sforzo etico comune per una valorizzazione di una pastorale della salute veramente al servizio della vita, dal suo inizio al suo tramonto naturale”.

    La parola poi al cardinale Fiorenzo Angelini, presidente emerito del Dicastero promotore, per l’atto celebrativo reso alla memoria di Giovanni Paolo II, “grande nella vita, grande nella sofferenza”:

    “Il Beato Giovanni Paolo II è stato un protagonista che non solamente ha parlato della malattia, ma l’ha incarnata per tutta la vita”.

    Quindi il ricordo di Papa Wojtyla, “sofferente tra i sofferenti” del cardinale Stanislaw Dziwisz, già suo segretario personale:

    “La sofferenza ha accompagnato il Santo Padre per tutta al vita, in diversi modi. Da giovane, dopo come sacerdote, e anche come Papa: dall’inizio fino alla fine. Ma lui riceveva queste sofferenze, queste malattie come un dono del Signore”.

    Da qui la sfida posta a tutti i partecipanti nei tre giorni della Conferenza a “comprendere e ripensare” se necessario il Vangelo della vita e della sofferenza, per il futuro del Chiesa e dell’umanità. “Il diritto alla vita”, ha sottolineato il neoministro italiano della Salute, Renato Balduzzi, nel suo indirizzo saluto:

    “Il diritto alla vita non è espressamente menzionato nella Costituzione italiana. Ma questo non significa che non sia presente in essa. Anzi, la circostanza che non sia espressamente menzionato da ancora più rilievo ad esso perché lo fa il presupposto di tutti i diritti. Presupposto per l’esercizio di tutti i diritti, quello che potremmo definire un ‘principio-valore’: il principio della dignità umana”.

    Fitto il calendario di interventi di taglio teologico e pastorale, così come c’è attesa per le testimonianze ed esperienze dirette di istituzioni, enti religiosi e laici, organismi professionali, associazioni di malati. Invitati anche politici, responsabili economici nel mondo della sanità, e rappresentanti di altre confessioni.

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    Plenaria del dicastero per i Laici sulla questione di Dio oggi. La testimonianza di una mamma e di un docente di astrofisica

    ◊   “La questione di Dio oggi” è al centro dell’Assemblea plenaria del Pontificio Consiglio per i Laici, apertasi stamani a Roma ed in programma fino a sabato prossimo. Nel discorso di apertura, il presidente di questo dicastero, il cardinale Stanisław Ryłko - ricordando le parole pronunciate dal Santo Padre durante il viaggio in Brasile nel 2007 - ha sottolineato che “chi esclude Dio dal suo orizzonte, falsifica il concetto della ‘realtà’ e, in conseguenza, può finire solo in strade sbagliate e con ricette distruttive”. L’Assemblea sarà arricchita anche da interventi di diversi laici. Questa la testimonianza di Anne Moens, madre di sette figli, raccolta da Fabio Colagrande:

    R. – Ho il desiderio di essere testimone dell’amore di Dio per me, dell’amore di Dio per gli altri e di vivere questo amore. Anche il fatto di vivere per Dio mi ha aiutata a essere un po’ esigente con i figli, per aiutarli a crescere. E’ il Signore che mi ha aiutata ad avere così tanti figli. E’ stata una gioia per noi anche se è stato impegnativo avere sette figli. Ma il Signore è stato presente.

    D. – Che ruolo ha avuto Dio nella sua vita familiare?

    R. – Per me il ruolo di Dio era quello di essere presente: direi che sono stata una serva di Dio per i figli. Non sono stata al servizio dei figli, ma al servizio di Dio per i figli e Lui mi ha dato la forza di crescerli.

    D. – Le sembra di vivere oggi in una società che tenta di escludere Dio? E come credente, come vive in questa realtà?

    R. – Sì, è vero. E’ difficile per me vedere che tra i nostri figli, molti non vogliono avere questa prossimità con Dio. Ma la sola cosa che posso fare è pregare per questo e offrire questo al Signore, offrirgli questa sofferenza e so che è Lui che vincerà.

    D. – Il Papa ci invita a ripensare la fede e a viverla in modo nuovo. Secondo lei, cosa significa questo?

    R. – Per me sarebbe vedere Dio più come qualcuno che vive con noi. Quando comprendiamo l’amore di Dio per noi, è normale fare quello che ci chiede.

    La bellezza del Creato è un segno della grandezza di Dio che porta l’uomo a vedere l’universo con stupore e commozione. E’ quanto sottolinea, al microfono di Fabio Colagrande, il docente di astrofisica, Marco Bersanelli:

    R. – Quello che nella mia esperienza si dimostra è il fatto che l’incontro con l’esperienza cristiana - per cui Dio ha un volto e ha una umanità - rende tutto più bello, tutto più vero. Noi ci occupiamo dell’universo e di cercare di capire i segreti di questa bellezza, di questo ordine. E’ una commozione, ogni volta, rendersi conto della profondità con cui tutto è stato pensato ed è pensato.

    D. – Ma le sue conoscenze scientifiche non le provocano dei contrasti, dei dissidi interiori, se messi a confronto con la sua fede, per esempio con ciò che è scritto nella Bibbia?

    R. – Per quanto mi riguarda, è esattamente il contrario: più si studia l’universo e più si mostra in tutta la sua vastità impressionante, tutta questa meravigliosa fioritura della realtà è come una grande sorpresa. E il modo in cui la Bibbia parla dell’universo evoca proprio lo sguardo all’Universo, come segno del Creatore. Fin dalle origini, della percezione del cosmo che ha avuto il popolo ebraico, emerge proprio questo stupore per la realtà cosmica come segno della grandezza di Dio, della misericordia di Dio: “Quanto il Cielo sovrasta la Terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie”. Queste sono parole che sono state scritte da chi osservava il Cielo a occhio nudo e si rendeva conto della vastità, aveva un’idea della vastità. Ma la vastità che oggi osserviamo è infinitamente più grande, e ancora più grande quindi è questo segno che l’universo è per noi. (gf)

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    Presentata la mostra sul Gaudí e la Sagrada Familia allestita nel Braccio Carlo Magno in Vaticano

    ◊   Una mostra dedicata all’“architetto di Dio” per ringraziare il Papa della visita e dell’atto solenne da lui presieduto lo scorso anno. È questo il senso della mostra “Gaudí e la Sagrada Familia di Barcellona: arte, scienza e spiritualità”, allestita in Vaticano presso il Braccio di Carlo Magno, che sarà aperta al pubblico fino al 15 gennaio 2012. L’esposizione – organizzata da due istituzioni dell’arcidiocesi di Barcellona e sotto gli auspici del Pontificio Consiglio della Cultura – è stata presentata questa mattina in Sala Stampa Vaticana dal cardinale Gianfranco Ravasi e da un nutrito gruppo proveniente dalla città catalana, guidato dal cardinale arcivescovo Lluís Martínez Sistach. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    La lentezza con cui le torri prendevano a svettare verso il cielo, o le meravigliose decorazioni a cesellare la pietra, non scalfiva la pazienza di Antoni Gaudí, che soleva invariabilmente ripetere: “Il mio cliente non ha fretta”. È uno dei tanti aneddoti che circondano la costruzione della Sagrada Familia di Barcellona riferito in Sala Stampa Vaticana dal cardinale della metropoli catalana, Lluís Martínez Sistach. Il porporato ha ringraziato con calore Benedetto XVI per la visita del 7 novembre di un anno fa, durante la quale il Papa – accompagnandola con parole piene di stupita ammirazione – aveva celebrato la dedicazione della Sagrada Familia, elevandola al rango di Basilica minore. Con accentuazioni diverse, i relatori in conferenza stampa hanno sottolineato la mirabile fusione di arte, scienza e spiritualità che fecero di Gaudí un architetto di eccezionale, e per molti versi inimitabile, levatura e della Sagrada Familia un superbo esempio di arte sacra. Essa, ha affermato il cardinale Sistach

    “…mette in risalto la realtà di un magnifico tempio per la sua bellezza, la sua maestosità, la sua simbologia nel centro di una grande metropoli come Barcellona. Come disse Benedetto XVI a Barcellona, questa Basilica è un segno visibile del Dio invisibile, molto necessaria nelle nostre società occidentali europee con un marcato livello di cultura laicista e di indifferenza religiosa”.

    Io credo che la Sagrada Familia “non sia più soltanto un tempio”, ha sostenuto l’architetto Daniel Giralt-Miracle, commissario della mostra. “Non è più soltanto un’opera architettonica, ma è un’opera sacramentale in pietra del XXI secolo:
    “Esto…
    Questo è quello che cerchiamo di spiegare ai visitatori della Sagrada Familia; questo è quello che spieghiamo in questa mostra, in tre capitoli: è un viaggio attraverso l’architettura, dall’esterno all’interno. Lo scopo è di catturare la presenza di Gaudí e comprendere che queste non sono pietre, ma che dentro la Sagrada Familia c’è uno spirito”.

    Tale capacità di dare forma artistica alle visioni della fede, ha detto al termine il cardinale Ravasi, è un’esperienza che dà le vertigini:

    “Questa vertigine è fisica, prima di tutto: l’impressione che si ha è veramente di qualcosa che sfida le leggi stesse della natura; l’impressione di qualcosa di assolutamente monumentale, ma al tempo stesso sospeso. Questo permette di coniugare l’impressione psicologica, spirituale della vertigine anche dell’ascensione verso il mistero, verso la trascendenza”.

    E questo, ha proseguito il presidente del dicastero vaticano della Cultura, porta il discorso sul rapporto, sempre molto attuale anche oggi tra architettura e sacralità. Una ricerca che, nel genio di Gaudí, ha trovato modo di trasformarsi in un fecondo dialogo, ma che non cessa nemmeno nel 21.mo secolo di interrogare gli architetti e gli artisti su cosa voglia dire organizzare uno spazio sacro. Nella Sagrada Familia, ha osservato il cardinale Ravasi

    “…c’è l’idea che il tempio è una creatura viva, che esprime anche un popolo - e in questo caso esprime anche un popolo come la Catalogna che è fortemente glorioso, orgoglioso delle sue radici, della sua storia, della sua lingua, della sua cultura e anche di questa sua spiritualità - perché, appunto, nel suo interno vivo, continuamente mutevole, c’è la testimonianza di una fede”.

    Rispondendo alle domande dei giornalisti, il cardinale Ravasi ha poi definito in “fase di riflessione” la possibile costituzione di una apposita Commissione, probabilmente interdicasteriale, incaricata di sovrintendere all’architettura sacra. Mentre il cardinale di Barcellona – riferendo che la cifra di tre milioni di visitatori sui quali può contare oggi la Sagrada Familia – garantisce che la costruzione del tempo gaudiniano, avviata nel 1882, possa essere certamente portata a termine. In che tempi? Questa la risposta del cardinale Sistach, che ha ricordato la “profezia” del Gaudí per il quale a provvedere al completamento della Basilica sarebbe stato San Giuseppe:

    “La profezia si è compiuta in ciò che si riferisce al compimento delle navate interne perché le ha iniziate al culto un Papa il cui nome di Battesimo è Giuseppe. E le altre costruzioni esterne? Mancano dieci torri, la cappella del Santissimo, del Battistero e della Madonna, due sacrestie e il chiostro. Ho ripetuto molte volte che desidererei che si terminasse tutto nel 2026, anno del centenario della morte di Antoni Gaudí. A quando la sua beatificazione? Il mio desiderio è che avvenga quanto prima”.

    Il cardinale Sistach ha poi aggiunto che la positio riguardante Gaudí è già depositata presso la Congregazione per le Cause dei Santi e che la corposa biografia dell’architetto Sevo di Dio è in fase di ultimazione. Per la Beatificazione, ha concluso, attendiamo il miracolo.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Il discorso di Benedetto XVI durante l'udienza per i quarant'anni della Caritas italiana.

    Nell'informazione internazionale, in primo piano l'Egitto: i militari confermano le elezioni mentre una calma precaria regna a piazza Tahrir.

    Economia e coesione sociale: Michele Dau sul rapporto tra sviluppo e giustizia.

    La sfida degli islamici: Giuseppe M. Petrone sulle elezioni legislative in Marocco.

    Così è fallita la rivoluzione sessuale: Lucetta Scaraffia sul romanzo “L'envie” di Sophie Fontanel.

    L'arte di negoziare con il caso: Gaetano Vallini sui trucchi e il lavoro nascosti dietro la tecnica fotografica.

    La musica cristallizzata del tempio catalano: la presentazione della mostra “Gaudí e la Sagrada Família de Barcelona. Arte, scienza e spiritualità” allestita in Vaticano.

    L'impronta di Benedetto padre e nutritore: Alberto Monticone sui rapporti tra Santa Sede ed Europa dalla fine della grande guerra al concilio.

    Pace, riconciliazione e carità in Africa: Mario Ponzi intervista il cardinale Robert Sarah, presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum.

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    Oggi in Primo Piano



    Pieno sostegno a Monti da Merkel e Sarkozy. Buzek: l'Europa torni ai suoi valori fondanti

    ◊   Il cancelliere tedesco Angela Merkel e il presidente francese Nicolas Sarkozy assicurano pieno sostegno all'Italia, mentre il neo premier Mario Monti ribadisce il deciso impegno dell’Italia per uscire dalla crisi. Nel vertice trilaterale di Strasburgo i leader di Germania, Francia e Italia hanno rilanciato l’euro: “Le prime economie dell'Europa sono determinate a fare di tutto per sostenere e garantire la solidità dell'euro” dice Sarkzoy. E Monti afferma: “abbiamo espresso tutti e tre insieme che la priorità principale è una buona salute dell'eurozona e la salda tenuta dell'euro”. Il premier italiano si dice anche favorevole a sanzioni per chi non rispetta il patto di stabilità.La Merkel da parte sua definisce “molto impressionante” vedere le misure anche “strutturali” che il governo italiano è intenzionato ad adottare. I tre leader si sono espressi in modo diverso sul tema degli eurobond. “Non sono necessari” dice la Merkel, mentre per Monti potrebbero dare un contributo significativo nel contesto di una unione fiscale. Per Sarkozy è invece”pericoloso parlare di eurobond senza parlare, insieme, di governance e di sanzioni: è un pacchetto complessivo che presenteremo insieme”. Ad Antonio Villafranca, responsabile del programma Europa dell’Ispi di Milano, Stefano Leszczynski ha chiesto come mai Berlino teme così tanto gli Eurobond.

    R. – Innanzitutto va detto che la Germania non ha mai opposto un ‘no’ preconcetto all’idea degli eurobond o, come la Commissione adesso li chiama, gli “stability bond”, e fa un ragionamento molto chiaro, al limite si potrebbe definire anche rigido, cioè dice: fare gli eurobond significa condividere le garanzie e quindi vuol dire essenzialmente che i Paesi tripla A, i Paesi più solidi dell’eurozona dovrebbero condividere questa loro solidità anche con i Paesi periferici di cui però non possono controllare i comportamenti, soprattutto per quanto riguarda le politiche di bilancio. Allora la Germania dice: è troppo presto per attivare eurobond se prima non abbiamo definito una nuova governance economica europea che permetta uno strettissimo coordinamento delle politiche di bilancio. Se si farà questo, allora ci potrà essere un “ok” all’emissione di eurobond.

    D. - Tuttavia quando l’Europa parla di eurobond non parla di un’unica soluzione: ci sono varie alternative in mezzo …

    R. – Sì: nel libro verde che ha presentato proprio ieri, la Commissione individua tre possibili soluzioni. La prima soluzione è quella più radicale, cioè quella in cui c’è un’unica emissione di titoli da parte dell’Unione europea che coprirebbe tutto il fabbisogno di tutti i Paesi dell’eurozona. La seconda ipotesi è quella di dire: condividiamo le garanzie a livello di eurozona, però solo su una percentuale relativamente piccola di debito di ciascuno Stato membro; per la parte eccedente, ciascuno Stato continuerebbe ad emettere le proprie obbligazioni. Però, il problema è che anche in questo caso bisognerebbe riformare i Trattati; questo potrebbe prendere anni. Noi abbiamo un problema urgente e quindi, in realtà, non è una soluzione percorribile. La terza opzione della Commissione è quella di una parziale sostituzione delle obbligazioni nazionali, però ciascuno Stato sarebbe garante della propria emissione.

    D. – Si è sentito spesso e tanto parlare di speculazione sui mercati nei confronti dei titoli dei vari Paesi …

    R. - Più che parlare di speculazione, io preferirei parlare in generale di reazioni da parte dei mercati finanziari. Ci si è resi conto che in realtà non è un problema che riguarda solo i Paesi periferici dell’eurozona, ma riguarda l’eurozona in sé. Ecco perché i titoli stessi della Germania non sono stati venduti totalmente nell’asta di ieri e ecco perché c’è un certa tensione anche sui Paesi tripla A; lo abbiamo visto già sulla Francia e adesso addirittura sulla Germania. Infatti, è l’intero progetto dell’eurozona che rischia di traballare e non si vedono vie d’uscita da un punto di vista di iniziativa politica. Non ci si può limitare ad una visione contabile della risoluzione di questa crisi: c’è anche un deficit di iniziativa politica in Europa. (bf)

    Del momento di forte crisi Fausta Speranza ha parlato con il presidente del Parlamento Europeo Jerzy Buzek:

    R. – I’m repeating each time…
    Ogni volta ripeto, quando ho la possibilità di dire qualcosa, che i valori sono importanti quanto l’economia e qualche volta anche più importanti. La nostra crisi economica è anche una crisi di valori, specialmente una crisi di fiducia, di sicurezza e solidarietà. Ci sono i veri valori cristiani su cui l’Europa è stata costruita. Quindi, dovremmo tornare a quei valori fondamentali, valori cristiani, nelle nostre attività oggi, quando pensiamo alle istituzioni, ai programmi e ai progetti. Abbiamo ancora bisogno di cambiare molto nelle nostre istituzioni, con programmi e progetti. Ma non possiamo fare solo questo senza ricordare le fondamenta di tutto. Mi lasci sottolineare che quei valori sono sempre i più importanti per l’Unione Europa, per l’Europa nel suo insieme e per il mondo. E noi vogliamo cooperare a livello globale e dovremmo fondare la nostra cooperazione sui valori: altrimenti non ce la possiamo fare.

    D. – Come avere più valori nella politica?

    R. – I’m quite sure that this is...
    Sono abbastanza certo che c’è la possibilità di avere più politica. E abbiamo bisogno per questo dell’impegno di politici cristiani. (ap)

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    Maltempo. L'arcivescovo di Messina: riscoprire il senso di responsabilità nei confronti dell'uomo e del territorio

    ◊   Si aggrava il bilancio delle vittime a causa delle alluvioni che hanno flagellato il sud d'Italia, soprattutto Sicilia e Calabria. Nella notte, i soccorritori hanno recuperato a Saponara, in provincia di Messina, il corpo di una donna di 24 anni. Le altre tre vittime sono un bambino di 10 anni e due uomini - padre e figlio - rimasti intrappolati, sempre a Saponara, nella loro abitazione. Su questa ennesima tragedia legata al maltempo, Luca Collodi ha intervistato l’arcivescovo di Messina, mons. Calogero La Piana:

    R. - Come pastore, anzitutto, vorrei esprimere la mia affettuosa vicinanza alle famiglie che hanno subito la perdita tragica di congiunti. Vorrei esprimere vicinanza ai parroci, ai sindaci, alle forze dell’ordine, a tutti i volontari, a tutti coloro che si stanno adoperando con infaticabile impegno per aiutare, sostenere quanti sono stati colpiti da questo nubifragio violento.

    D. – C’è una domanda che in queste ore molti si fanno, pensando anche alla Liguria, alla Toscana, all’Isola d’Elba e ad altre parti d’Italia: queste tragedie si potevano, si possono evitare? L’uomo può essere più responsabile nella gestione del territorio?

    R. - Non possiamo certamente prevenire questi fenomeni eccezionali, ma possiamo fare tantissimo perché fenomeni eccezionali non incidano così tanto e a livello drammatico nella vita degli uomini. C’è bisogno di rispettare la natura, c’è bisogno di prevenire i danni ma soprattutto, c’è bisogno di controllo e di vigilanza. In questi anni ci siamo forse un po’ troppo fermati, addormentati, cullati, nel senso che abbiamo pensato che niente e nessuna cosa avrebbe potuto mai scomodarci; e, quindi, abbiamo forse concesso troppo, ecceduto in costruzioni, in tutto ciò che poteva sembrare un vantaggio o un guadagno per quella singola persona o per quel singolo comune. Adesso abbiamo fortemente bisogno di riscoprire quel senso di responsabilità nei riguardi dell’ambiente, nei riguardi degli altri, nei riguardi di noi stessi. Parlo di noi cittadini: noi stessi non abbiamo ancora un forte senso di responsabilità, perché troppo orientati al momentaneo vantaggio.

    D. - I parroci delle parrocchie interessate dall’alluvione, come si stanno muovendo?

    R. - Hanno movimentato tutte quelle forze vive che caratterizzano la vita delle nostre comunità parrocchiali. So che ieri, ad esempio, c’è stato un grandissimo raduno di volontari che poi si sono subito attivati. Una bella notizia, pur nella vicenda triste, che stiamo vivendo: la bella notizia di uomini e donne di buona volontà che si stanno mettendo al servizio dei fratelli, anche per manifestare questo senso di appartenenza civile ed ecclesiale. (bi)

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    A Verona, la manifestazione "Job e Orienta" per aiutare i giovani con la sfida del lavoro

    ◊   Aiutare i giovani fin dai banchi di scuola ad orientarsi nel mondo del lavoro e conoscere i mestieri più spendibili: questi gli obiettivi di "Job&Orienta", la mostra sull’orientamento, la scuola, la formazione e il lavoro che si tiene alla Fiera di Verona, a partire da oggi fino a sabato prossimo. Un evento promosso da "VeronaFiere" e "Regione Veneto" con la collaborazione del Ministero dell’istruzione. Tra le novità di quest’anno, la Piazza dei mestieri, uno spazio dove tra simulazioni e test i ragazzi potranno cercare la propria strada. Il servizio di Debora Donnini.

    Bisogna creare un ponte sempre più forte fra scuola e lavoro in un’Europa segnata dalla crisi e in un’Italia dove cresce il fenomeno dei giovani che non studiano, non lavorano né cercano occupazione: si parla del 28,8% fra i 25-30enni. Con seminari, punti di informazione e simulazioni multimediali, "Job&Orienta" cerca di dare una risposta. Sentiamo cosa significa la manifestazione da Claudio Gentile, coordinatore del comitato scientifico:

    “E’ una sorta di 'Vinitaly' in cui, invece, di assaggiare il vino, si assaggiano i mestieri. I ragazzi potranno salire su un elicottero dell’Augusta e assaggiare il mestiere del manutentore di elicotteri; fare un’esperienza in un laboratorio della Ducati e imparare la fisica salendo su una moto; vedere fisicamente come si fa una scarpa nel Brenta e, ancora, come si realizza una esperienza tecnica di artigianato alto o di manifattura orafa”.

    La parola d’ordine è puntare sull’eccellenza del Made in Italy. Quanto è importante? Ancora Gentile:

    “Noi possiamo vincere la competizione internazionale solo se siamo capaci di conquistare nuovi mercati grazie a quel mix di gusto estetico, cultura e manifattura che è il ‘made in Italy’. Se noi riusciamo ad affermare anche fra i giovani che il manifatturiero è il futuro della nostra economia, potremo salvarci”.

    Al centro dell’iniziativa, quest’anno, la "Cultura dei mestieri". Su quali dovrebbero puntare di più i giovani italiani?

    “C’è un dato che fa davvero impressione. Negli ultimi vent’anni le nostre imprese, per stare sui mercati mondiali, hanno raddoppiato il numero di diplomati tecnici che assumono - che vuol dire tecnici del tessile, tecnici dell’elettronica, tecnici della chimica, etc. Mentre le nostre imprese da 12 passavano a 22 tecnici ogni cento persone assunte, superando la Germania, nello stesso lasso di tempo, dal 1993 fino al 2010, la scuola italiana ha dimezzato i tecnici. Dovremo, quindi, spingere i nostri ragazzi a fare l’apprendistato a scegliere la formazione tecnica e a puntare soprattutto sulle lauree tecnico-scientifiche. Cina e India sono Paesi giovani: hanno 230 milioni di giovani, hanno un numero straordinario di ingegneri, di tecnici. La nostra sfida è quella di seguire la competizione mondiale puntando in particolare sul nostro ‘made in Italy’, cioè sulle nostre specificità tecniche”.

    Due le sezioni della mostra: la prima sul mondo dell’istruzione, la seconda su università, formazione e lavoro. 450 le realtà presenti e 150 gli appuntamenti: tutto questo è "Job&Orienta", uno strumento che non dimentica i giovani. (bf)

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    Chiesa e Società



    Pakistan: attivista cattolico, padre di 4 bambini, assassinato dalla mafia delle terre

    ◊   In Pakistan, un gruppo di uomini legato alla mafia delle terre, ha assassinato Akram Masih, attivista cattolico pakistano, sposato e padre di quattro bambini, residente a Renala Khurd, distretto di Okara, nella provincia del Punjab. Secondo quanto afferma AsiaNews, il delitto è avvenuto ieri sera. Fonti della Chiesa locale riferiscono che l’uomo era un cattolico devoto, impegnato nei problemi sociali, che combatteva con dedizione e passione per i diritti delle minoranze religiose della zona. Tra le molte battaglie intraprese, negli ultimi tempi Akram Masih aveva lanciato una campagna contro i ricchi proprietari terrieri che confiscano in modo arbitrario i terreni ai contadini cristiani. Solo lo scorso anno egli, insieme ad alcuni esponenti della Chiesa cattolica, aveva “salvato” due scuole cristiane sul punto di essere sequestrate da proprietari terrieri con l’avallo delle autorità locali. Da quel momento Masih ha continuato a ricevere costanti minacce di morte. Padre Joseph John, sacerdote a Renala Khurd, conferma che “da mesi” i latifondisti musulmani cercano di rubare terre ai cristiani, con il sostegno delle autorità”. Il prete aggiunge che Akram Masih “si è sempre opposto con coraggio” e non ha mai permesso loro di “realizzare i loro piani”. La zona compresa nel distretto di Okara è rinomata per la fertilità dei terreni. Tre settimane fa Masih aveva acquistato un piccolo appezzamento di terreno, che la mafia locale ha subito cercato di espropriargli. Sono ricominciate le minacce personali e a nulla è valsa la denuncia alla polizia, visto che gli agenti non hanno nemmeno avviato l’indagine di rito. Interpellato da AsiaNews padre Shahbaz Aziz, del distretto di Okara, ha affermato che il corpo di Masih presenta segni di torture. Nel 2003, sempre nella zona, è stato ucciso in circostanze analoghe padre George Abraham, anch’egli attivista per i diritti delle minoranze e strenuo difensore delle loro proprietà, minacciate di confisca dai ricchi latifondisti musulmani. “I cristiani in questa regione – conclude padre Shahbaz Aziz – sono umiliati, i casi di persecuzioni sono molto frequenti. Quante vite verranno ancora spezzate, prima che il governo del Punjab intervenga?”. E quanto sangue, si chiede, “dovrà ancora scorrere?”.

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    Myanmar. L’Arcivescovo di Yangon: “Svolta politica positiva nel Paese, ora pieni diritti per tutte le religioni”

    ◊   “Guardiamo in modo molto favorevole l’attuale fase di riforme. Ora il governo inviti i leader religiosi a collaborare per lo sviluppo del paese e dia uguali tutele, opportunità e diritti a tutte le religioni”: è quanto dice all’Agenzia Fides mons. Charles Maung Bo, arcivescovo della capitale, Yangon, e segretario generale della Conferenza Episcopale del Myanmar. L’arcivescovo nota i miglioramenti sul piano interno: “Le voci delle persone sono positive, c’è un risveglio e una maggiore libertà nell’opinione pubblica. Si è aperto un dialogo tra il governo e la leader del partito d'opposizione, Aung San Suu Kyi, che parteciperà, con il suo partito, alle prossime elezioni”. E rimarca i progressi a livello internazionale: “Il Myanmar sarà il paese ospitante della prossima riunione dell'ASEAN, nel 2014, e ne avrà la presidenza”, ricordando che c’è maggiore attenzione della comunità internazionale e degli Stati Uniti verso il paese, mentre “anche la Cina sembra tranquilla”. In questo momento di generale cambiamento, mons. Bo chiede al governo di invitare i leader religiosi “a dare un contributo fattivo allo sviluppo del paese”, eliminando definitivamente la “mentalità chiusa, le discriminazioni e le restrizioni nei confronti delle religioni”, che sono “gravi ingiustizie”. “Dobbiamo imparare dal passato e investire nel futuro: lo stato oggi deve dare uguali tutele, opportunità e diritti a tutte le religioni. Abbiamo sofferto troppo a lungo. Molti sono morti e oggi abbiamo il desiderio di dare la nostra testimonianza cristiana” rimarca l’arcivescovo. “Abbiamo apprezzato – prosegue mons. Bo – le misure prese dal governo negli ultimi tempi: liberazione di alcuni prigionieri politici, il coraggio con cui ha sospeso il progetto della diga di Myitsone, lo spazio consentito al partito di opposizione. Noi siamo per una collaborazione costruttiva. Come nazione unita, tutti possiamo averne benefici, a tutti i livelli”. Sebbene oggi mantengano “un atteggiamento di prudenza”, dopo anni di regime oppressivo – conclude il presule – i cristiani del Myanmar intendono dare un contributo maggiore all’edificazione del futuro del Myanmar, mettendo a servizio del paese tutte le loro risorse e carismi.

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    Caro vita in Uganda. I vescovi: sì al dialogo tra governo e parti sociali, no alle proteste violente

    ◊   Sì alle contestazioni pacifiche e alla libertà di espressione del dissenso, no alle proteste violente per affermare le proprie ragioni, anche quando queste sono giuste. È la posizione espressa dai vescovi dell’Uganda in merito alle attuali tensioni sociali nel Paese, dove in queste settimane diverse categorie sono in agitazione contro il caro-vita e per i salari troppo bassi. In una dichiarazione presentata alla stampa nei giorni scorsi, al termine della loro seconda plenaria annuale, i presuli ugandesi ribadiscono che la Chiesa è contraria alla violenza come metodo di lotta, perché risolve i problemi. Per altro verso, essi non risparmiano critiche all’attuale governo per la scarsa sensibilità mostrata al crescente malessere sociale nel Paese e giudicano particolarmente perniciose le misure tese limitare la libertà di manifestazione. In questo senso si muove un disegno di legge che vuole conferire più poteri di controllo alla polizia. Per la Conferenza episcopale (UEC) si tratta di una misura liberticida perché limita la libertà di espressione e di riunione dei cittadini. Per la stessa ragione i vescovi si dicono contrari alla proposta del presidente Yoweri Museveni di aumentare l’ammontare della cauzioni per le persone sospettate di reati, ricordando che la libertà su cauzione è un “diritto umano fondamentale”. Nella dichiarazione – riporta il quotidiano locale “The New Vision” - la UEC denuncia anche i lunghi tempi di detenzione cautelare delle persone in attesa di giudizio che possono durare anche anni in contrasto con la legge. L’Episcopato esprime quindi solidarietà ai lavoratori che scioperano e manifestano pacificamente per ottenere salari più dignitosi e rivolgono al governo un appello al dialogo con le parti sociali “per trovare soluzioni durevoli e costruttive”. Un altro tema affrontato dai vescovi ugandesi è infine la lotta alla piaga della corruzione, in particolare nel settore estrattivo. A questo proposito essi esprimono pieno sostegno alle proposte presentate da alcuni parlamentari per una regolamentazione che renda più trasparente questo settore. All’Esecutivo chiedono invece il licenziamento di tutti i funzionari del governo e della Pubblica Amministrazione implicati in casi di corruzione e di non interferire nei processi a loro carico. (L.Z.)

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    Il settimanale dell’arcidiocesi di Mexico: è ora di migliorare le istituzioni e denunciare la corruzione

    ◊   L'arcidiocesi di Mexico (Città del Messico), attraverso il suo settimanale "Desde la Fe", invita tutti ad una seria riflessione sull'importanza degli eventi elettorali del 2012 e a denunciare qualsiasi tipo di corruzione della pubblica amministrazione. "Dinanzi alle importanti elezioni presidenziali del 2012, è il momento di fare una profonda riflessione, come cittadini, per migliorare le nostre istituzioni civili. E' ora di chiedere ai funzionari eletti di mantenere le loro promesse e le loro responsabilità. E' tempo di denunciare la corruzione che ancora esiste" si legge in un editoriale inviato all’Agenzia Fides dal Servizio Informazioni dell'Arcidiocesi. Il testo dell’editoriale propone come esempio il caso dell'Istituto Federale Elettorale (IFE), che dopo essere stato uno dei pilastri che hanno aiutato la transizione verso la democrazia, "è diventato un'istituzione controllata dai partiti politici, sempre più lontana dagli interessi della cittadinanza". "Questa istituzione ha fatto della democrazia uno dei prodotti più costosi nel nostro paese: ha appena approvato il bilancio per il prossimo anno, che ammonta a quasi 16 miliardi di pesos" (circa più di un miliardo di dollari americani), diventando così "un apparato burocratico enorme, a cominciare dai consiglieri, che sono tanti, e che richiede enormi risorse". Dinanzi a questa realtà, l'editoriale si domanda: "Qual è il risultato del loro lavoro? Vale veramente la pena tanto investimento in termini di una vera democrazia? Stanno facendo il loro lavoro in maniera efficace? Sono riusciti a far crescere la partecipazione cittadina? Hanno una strategia per coinvolgere tutta la società nella promozione del voto?". "Mentre pensiamo a tutto questo, alla Camera dei deputati rimane irrisolta la nomina di tre membri mancanti e l'IFE chiede un aumento di 150.000 pesos (circa 10.600 dollari americani) per ciascun consigliere per il 'sovraccarico di lavoro' in assenza dei tre consiglieri. Non c'è dubbio che la nostra democrazia costa troppo", conclude il testo.

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    Stati Uniti. Appello dei vescovi all’Amministrazione Usa: fare di più per la difesa della libertà religiosa

    ◊   Il Governo e il Congresso degli Stati Uniti devono fare di più per proteggere la libertà religiosa nel mondo: è quanto ribadito dalla Conferenza episcopale statunitense (Usccb) per bocca di mons. Ricardo Ramírez, vescovo di Las Cruces e membro della Commissione per la Giustizia internazionale e la Pace dell’Episcopato. In un’audizione nei giorni scorsi alla Commissione Affari Esteri della Camera dei Rappresentanti, il presule ha rilevato che “la libertà religiosa non è soltanto la libertà dalla coercizione su questioni riguardanti la fede personale, ma è anche la libertà di praticare il proprio credo individualmente e collettivamente, sia nell’ambito privato che in quello pubblico”. Essa, ha aggiunto, “va oltre alla libertà di culto e comprende anche la possibilità per la Chiesa e per le altre organizzazioni religiose di fornire servizi nel campo dell’istruzione, della sanità e dell’assistenza sociale e per le comunità di credenti di partecipare ai dibattiti pubblici su temi politici per così contribuire al bene comune”. Dopo aver citato diversi esempi di Paesi in cui la libertà religiosa è oggi sistematicamente violata, mons. Ramirez ha chiesto all’Amministrazione di mettere sotto osservazione anche altri Paesi come ad esempio il Pakistan, e di intraprendere azioni di pressione più incisive sugli Stati che non rispettano questo diritto fondamentale. Egli ha infine reiterato l’appello dei vescovi a rinnovare i finanziamenti alla United States Commission on International Religious Freedom (Uscirf), il cui mandato è giunto a scadenza. Il futuro dell’organismo indipendente che pubblica annualmente un dettagliato rapporto sulle condizioni di discriminazione delle comunità religiose nel mondo resta ancora incerto. Il 18 novembre, infatti, il Senato ha approvato nuovi stanziamenti, ma solo fino al 16 dicembre. (A cura di Lisa Zengarini)

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    Uruguay. Messaggio dei vescovi nel Bicentenario dell'inizio del processo d’indipendenza

    ◊   La Conferenza Episcopale dell’Uruguay ha pubblicato, a motivo della celebrazione del Bicentenario dell'inizio del processo d'indipendenza, un documento intitolato "Nuestra Patria: gratitud y esperanza" (“La nostra patria: gratitudine e speranza”). La lettera – riferisce l’Agenzia Fides - è indirizzata "a tutti i fedeli cattolici" ed è stata presentata dai Vescovi la scorsa settimana, in Florida. Il documento inizia con uno sguardo al passato, con il ricordo riconoscente delle prime persone che hanno contribuito allo sviluppo e alla grandezza del paese, con particolare attenzione a quelle che sono state ispirate dalla loro fede cattolica. In secondo luogo si presenta Gesù Cristo ed il suo messaggio, "il cui annunzio è il contributo specifico che la Chiesa offre alla società". Troviamo quindi il centro di convergenza per la costruzione della comunità nazionale: la dignità della persona umana ed i suoi diritti inalienabili, con particolare attenzione al carattere naturale di questi diritti, riconosciuti nei trattati internazionali. Anche il diritto alla libertà di coscienza e alla libertà religiosa sono temi importanti del documento. Solidali con coloro che desiderano e cercano una società più giusta e fraterna, i Vescovi analizzano alcuni aspetti della realtà sociale: l'invecchiamento della popolazione, l'alto tasso di suicidi, la violenza, la povertà (soprattutto dei bambini), l'aumento del consumo di alcool e droghe, la situazione dei prigionieri e la violenza domestica. Il futuro dell’Uruguay, al quale la lettera guarda con speranza, si gioca decisamente sulla famiglia e sull'educazione: queste due questioni principali vengono trattate in due capitoli. Molto importante è la centralità della famiglia, "valore primario cui aspira la stragrande maggioranza degli uomini e delle donne" dell’Uruguay. Tra gli aspetti e i problemi legati alla famiglia si indicano il matrimonio e il divorzio, la cultura della vita, la spiritualità, i valori del Vangelo vissuti nella vita familiare. Il capitolo sull’educazione inizia con una significativa parola: "avanti", sottolineando così il valore della trasformazione della pubblica istruzione e dell'educazione. I Vescovi ricordano il contributo storico della Chiesa nel campo educativo; riaffermano il diritto dei genitori, anche quelli con risorse limitate, di scegliere l'orientamento dell’educazione dei figli; ripropongono il tema della laicità e delle confessioni religiose. Si chiede inoltre di aprire il sistema scolastico a una maggiore presenza di forme e centri diversi, illustrando che per educazione si intende un servizio pubblico, sia dello stato come della gestione privata. In conclusione la lettera si rivolge alla comunità cattolica, incoraggiando i fedeli nella loro missione di aiutare il cambio della società, con libertà e responsabilità personale, allo scopo di "lavorare nella giustizia per il bene comune di tutti gli uruguayani".

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    L’arcivescovo di Managua: noi vescovi dobbiamo essere testimoni del regno di giustizia

    ◊   E' in corso l'assemblea generale del Segretariato Episcopale dell'America Centrale (SEDAC), nel comune di Valle de Angeles, in Honduras. Questa assemblea si svolge ogni anno per valutare e analizzare la realtà della regione centroamericana e per progettare le attività pastorali svolte congiuntamente a livello regionale. L'assemblea generale è iniziata con la celebrazione della Santa Messa presieduta dall’arcivescovo di Managua, mons. Leopoldo Brenes, presidente del SEDAC, che ha sottolineato l'importanza della missione nel lavoro episcopale che Dio ha affidato a ciascuno dei vescovi. Nell'omelia ha detto che “ad esempio di Maria Vergine, i vescovi come pastori, devono diventare testimoni del regno che offre pace, libertà e giustizia, in questa zona del Centro America, malgrado le situazioni difficili della natura e della società”. Al termine della Messa ha avuto luogo la cerimonia di apertura con il benvenuto da parte del nunzio apostolico in Honduras, l'arcivescovo Luigi Bianco, e con le parole del cardinale Oscar Andrés Rodríguez Maradiaga, arcivescovo di Tegucigalpa (Honduras). Alla fine dell'atto inaugurale, mons. Leopoldo Brenes ha dato il benvenuto a tutti i nuovi vescovi nominati nel corso di quest'anno.


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    Il cardinale Sarah: le cause della crisi finanziaria in Occidente sono morali e spirituali

    ◊   La crisi finanziaria in Occidente “ha le sue radici in una crisi culturale, etica e spirituale. Dobbiamo aiutare il nostro Occidente a ritrovare un afflato che lo aiuti a superare la pura logica dell’utile, dello strumentale, dell’immediato, del materialismo, per aprirsi ad una visione più completa dell’uomo”. Lo ha detto il cardinale Robert Sarah, presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum, parlando ai 600 partecipanti al 35° convegno nazionale delle Caritas diocesane, chiuso ieri a Fiuggi. Lo riferisce l’Agenzia Sir. In questo contesto, ha proseguito, “dobbiamo occuparci delle cosiddette ‘nuove povertà’ legate all’attacco che le società occidentali stanno portando contro tutta la legge morale, contro la vita, la famiglia, il matrimonio e la dignità della persona umana”. Il cardinale Sarah ha anche messo in guardia gli operatori Caritas contro “il rischio di rendere il servizio della carità una semplice professione”. Questo non significa “non essere professionali e competenti – ha precisato -, ma che bisogna metterci il cuore”, dunque la fede. “E’ l’approccio personale a qualificare l’attività caritativa della Chiesa”, ha aggiunto il presidente del dicastero vaticano, riconoscendo “con gratitudine l’impegno di Caritas Italiana in questo senso”, la quale “ha aiutato molte Caritas nel mondo a ritrovare questo afflato pastorale”. Il cardinale Sarah nel suo intervento ha parlato dell’importanza della cooperazione tra le Chiese, tracciando una panoramica della situazione nei continenti. L’Africa, ad esempio, “suscita preoccupazione e speranza”: “E’ un continente segnato ancora da conflitti - ha detto -, tragedie umanitarie, corruzione, ma anche da una grande energia, da vitalità ecclesiale, da una cultura, anche umana, fondamentalmente sana, che può aiutare anche l’Europa e la Chiesa in Europa a ritrovare quella freschezza e quel dinamismo che a tratti ci mancano”. L’America Latina, invece, “ha visto crescere molto il suo benessere, ma persistono gravi differenze sociali”, mentre la Chiesa “si deve confrontare con regimi che, in nome del passato, la reputano un corpo estraneo alla società latinoamericana”. In Asia “la Chiesa è una minoranza di fronte alle grandi religioni come l’islam, l’induismo, il buddismo, con le quali si confronta da 5 secoli”. “Tuttavia – ha osservato - ha una credibilità ben superiore alla sua esiguità numerica, perché è ricca in opere di carità senza alcuna ombra di discriminazione”. In Medio Oriente e Nord Africa, ha proseguito il cardinale Sarah, “si concentrano conflitti a sfondo mondiale, con ricadute dolorose per le Chiese e le Caritas di quei Paesi, come l’esodo dei cristiani, la persecuzione religiosa, l’incertezza del futuro”.

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    Chiesa d’Inghilterra e Galles. Mons. Nichols illustra i temi affrontati nella plenaria a Leeds

    ◊   Gli aiuti da garantire alle vittime degli abusi sessuali; lo sviluppo di nuove strutture Caritas a livello locale; le sovvenzioni dello Stato alle scuole cattoliche; la partecipazione della Chiesa cattolica alle celebrazioni per i 60 anni di regno della regina Elisabetta; il Congresso Eucaristico di Dublino del 2012. Questi i temi principali temi – riferisce il Sir Europa - affrontati dai vescovi cattolici inglesi e gallesi alla loro sessione autunnale svoltasi la settimana scorsa a Leeds. Le conclusioni della riunione sono state illustrate in una conferenza stampa da mons. Vincent Nichols, presidente della Conferenza episcopale, affiancato dal segretario generale della stessa padre Marcus Stock. Con riferimento agli abusi, l’arcivescovo di Westminster ha spiegato che si stanno mettendo a punto strategie per assicurare alle vittime tutta l’assistenza di cui hanno bisogno. I vescovi hanno anche ascoltato una relazione della Commissione nazionale cattolica di salvaguardia, l’organismo incaricato dai vescovi di monitorare applicazione delle nuove procedure previste contro gli abusi in collaborazione con le associazioni delle vittime. A Leeds ha parlato mons. Keith Newton, responsabile del nuovo dell’Ordinariato di Nostra Signora di Walsingham per gli ex anglicani che vogliono fare ingresso nella Chiesa cattolica. Mons. Newton ha confermato che finora l'Ordinariato ha accolto 60 pastori e 1.000 laici e che a breve entreranno altri 20 pastori e laici. Tra i pastori riordinati come sacerdoti cattolici alcuni sono stati impiegati in parrocchie, altri come cappellani. Alla conferenza stampa mons. Nichols ha espresso disappunto per la posizione dell’attuale Governo sui matrimoni omosessuali: "Rispetto l'enfasi messa dal Primo Ministro sull'importanza dell'uguaglianza nei rapporti e dell'impegno reciproco – ha detto - ma impegno e uguaglianza non vogliono dire matrimonio. E la natura specifica del matrimonio è qualcosa di molto importante per il benessere della società". L’arcivescovo di Westminster ha anche parlato del movimento di protesta contro la speculazione finanziaria "Occupy London Stock Exchange" che nelle ultime settimane ha occupato la cattedrale di St. Paul e una banca. Secondo il presule, “questa contestazione dà voce a preoccupazioni ormai riconosciute da molti”, ma “manca di un'analisi coerente e di domande precise". Durante i lavori si è anche parlato delle celebrazioni dei 60 anni di regno della regina Elisabetta. I vescovi hanno chiesto a tutte le parrocchie cattoliche di celebrare, il prossimo 3 giugno messe speciali per la regina.

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    24 Ore nel Mondo



    Yemen: Saleh lascia il potere al suo vice ma le proteste continuano

    ◊   È salito a cinque il numero di manifestanti dell'opposizione yemenita uccisi oggi a Sanaa da colpi d'arma da fuoco. Ne dà notizia la televisione Al Arabiya citando fonti mediche. Ieri c’è stato l’accordo per l’uscita di scena del presidente Saleh. Il servizio di Fausta Speranza:

    Il corrispondente di Al Jazira sul posto afferma che miliziani in borghese del presidente Saleh hanno sparato contro i manifestanti che protestavano perché l'accordo per l’uscita di scena del presidente gli garantisce l'immunità. Il presidente Saleh si è piegato alle pressioni del popolo dopo 33 anni di potere firmando ieri l’accordo di transizione. Le migliaia di manifestanti anti-regime che da mesi sono accampati nel centro di Sanaa esultano ma sono decisi a chiedere che Saleh venga processato per le centinaia di vittime provocate dalla repressione. L'accordo, sponsorizzato dai sei Paesi del Consiglio di cooperazione del Golfo (Arabia Saudita, Kuwait, Emirati Arabi Uniti, Oman, Qatar e Bahrein) è stato firmato da Saleh alla presenza del re saudita Abdullah nel corso di una cerimonia trasmessa in diretta televisiva. Il piano, che a partire dallo scorso aprile era stato rifiutato per tre volte da Saleh, prevede che egli mantenga la carica onorifica di presidente per tre mesi, trasferendo i poteri reali al suo vice, Abd Rabbo Mansour Hadi. Questi dovrà costituire un governo di unità con le opposizioni e indire nuove elezioni presidenziali. Se tutto procede come previsto, Saleh sarà il quarto leader a lasciare il potere dall'inizio della 'primavera araba', dopo quelli di Tunisia, Egitto e Libia. Ma in questo caso si tratterà di un'uscita concordata, tra l'altro ancora soggetta ad una serie di incognite, legate ad esempio alla composizione del governo e le cariche ai vertici delle forze armate.

    La Siria apre le porte agli osservatori della Lega araba
    La Siria ha accettato di sottoscrivere il protocollo sulla missione di osservatori della Lega araba. Il segretario generale della Lega, Nabil el Araby, ha ricevuto la risposta in un messaggio del ministero degli Esteri di Damasco. Il protocollo sarà firmato dal vice ministro degli Esteri, Faissal al Mikdad. Proprio questa mattina, la riunione del comitato ministeriale della Lega araba avrebbe affrontato la questione delle sanzioni alla Siria, che aveva rifiutato di porre fine alle violenze.

    In Egitto l’esercito ammette violazioni dei diritti umani e promette un'inchiesta
    Ancora migliaia le persone che hanno passato la notte a piazza Tahrir, al Cairo, dove sembra scesa la tensione nelle ultime ore. L'esercito si scusa per le vittime dei giorni scorsi e promette un'inchiesta. “Non nego che ci siano state molte violazioni, ma dobbiamo considerare anche il quadro complessivo e che i diritti umani vanno rispettati da entrambe le parti”. È quanto ha affermato il generale Mokhtar el Molla, del consiglio militare egiziano, durante una conferenza stampa. Sembra intanto reggere la tregua firmata per mettere fine alle violenze che da sabato hanno provocato oltre 35 morti, ma i manifestanti hanno fatto sapere che si preparano ad una mega-manifestazione per domani, ultimo venerdì prima delle elezioni legislative, che restano confermate per lunedì 28.

    Proteste anche in Arabia Saudita
    Le proteste arrivano anche in Arabia Saudita: gli scontri si sono verificati a Qatif, nell'est del Paese, durante una cerimonia funebre sciita. Quattro persone sono rimaste uccise dalle forze sicurezza saudite. Non è la prima volta che la comunità sciita manifesta contro le autorità di Riad.

    Incidente al confine tra Israele ed Egitto, due morti e un ferito
    Torna la tensione lungo il confine fra Israele ed Egitto. La scorsa notte si sono verificati due scontri a fuoco a distanza ravvicinata. Nel primo incidente sono rimasti uccisi due militari egiziani, probabilmente da parte di contrabbandieri. Due ore dopo, un contrabbandiere è stato ferito dal fuoco di una pattuglia israeliana, ma è riuscito a fuggire. Gli incidenti si sono verificati nella zona settentrionale del confine, nei pressi delle dune di Halutza. Israele ha dichiarato di non essere responsabile della morte dei militari egiziani. La scorsa estate, a ridosso del confine, l’esercito israeliano aveva ucciso alcuni militari egiziani in modo accidentale.

    Oggi al Cairo incontro tra Abu Mazen e il leader di Hamas
    È cominciato oggi al Cairo l’incontro tra il presidente dell'Anp Abu Mazen e il leader politico di Hamas, Khaled Meshaal. Durante il colloquio dovrebbero essere discussi numerosi aspetti della riconciliazione palestinese. L'ultimo incontro tra i due risale al 3 maggio scorso, sempre al Cairo. Nell’occasione fu firmato un accordo, tra Fatah e Hamas, che prevedeva la formazione di un governo indipendente con il compito di organizzare elezioni entro maggio del 2012.

    I dissidenti iraniani nel campo iracheno di Ashraf rischiano la deportazione
    Ieri l’Unione Europea è tornata a fare pressione sull’Iraq affinché il governo consenta alle Nazioni Unite di verificare lo status dei residenti nel campo di Ashraf. Il tempo stringe: Baghdad minaccia di espellere i dissidenti iraniani entro la fine dell’anno. L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) si sta organizzando per determinare chi dei 3400 residenti nel campo può ottenere lo status di rifugiato. Questo permetterebbe loro di essere reinsediati, ma il governo iracheno si oppone fermamente. Ashraf, a 65 km da Baghdad, è la base dell’Organizzazione dei Mujaheddin del popolo iraniano. Prima che gli Usa deponessero Saddam Hussein, pianificavano attentati contro l’Iran. Il loro futuro è diventato incerto dopo l’insediamento del governo iracheno, che li considera una minaccia per la sicurezza. Da allora, denuncia Amnesty International, i dissidenti subiscono minacce da parte delle autorità e non hanno accesso a medicinali. In aprile, più di 30 residenti sono stati uccisi in uno scontro con le forze di sicurezza irachene. Baghdad ha fatto sapere al parlamento europeo che smantellerà il campo e trasferirà i suoi residenti in altri luoghi dell’Iraq per poi espellerli fuori dal Paese. Il capo della delegazione in Iraq dell’Ue ha detto che l’unico posto in cui i residenti potrebbero essere confinati è l’Iran. E, ha aggiunto, in quel caso andrebbero sicuramente incontro a torture ed esecuzioni.

    Elezioni presidenziali in Gambia
    Si svolgono oggi le elezioni presidenziali in Gambia, Paese dell'Africa occidentale e uno dei più piccoli Stati del Continente. Il servizio di Giulio Albanese:

    Sono circa ottocentomila gli elettori aventi diritto in Gambia chiamati oggi a votare per le presidenziali nelle quali due candidati sfidano l’uscente Yahya Jammeh. Conquistato il potere nel 1994 con un colpo di Stato senza spargimenti di sangue Yahya Jammeh è poi stato rieletto per ben tre volte. Da rilevare che le opposizioni sono convinte che il presidente uscente farà di tutto per rimanere al potere. Non a caso la CEDEAO, l’organismo comunitario che riunisce 15 Paesi dell’Africa occidentale, in un comunicato diffuso alla vigilia, ha denunciato le intimidazioni del governo ai danni di gruppi dell’opposizione; una premessa che inquina una elezione che - si afferma - non potrà essere in alcun modo libera e trasparente. Per questo la CEDEAO - conclude il comunicato - ha deciso di non inviare i propri osservatori in Gambia. 1.302 i seggi allestiti nelle sette aree amministrative in cui è divisa l’ex colonia britannica per un voto che non lascia molti spazi al cambiamento, considerando peraltro che le opposizioni si presentano alla competizione elettorale divise.

    Scontri fra serbi e militari Kfor nel nord del Kosovo
    Ventuno militari della Kfor sono rimasti feriti negli scontri avvenuti la notte scorsa nei pressi di una barricata eretta dai serbi nel nord del Kosovo. I disordini sono cominciati quando i soldati della Nato hanno cercato di abbattere, senza successo, un blocco stradale dei manifestanti vicino a Zvecan, alla frontiera con la Serbia. Sempre nella notte, due bombe sono esplose nella parte serba di Kosovska Mitrovica, la città del nord del Kosovo divisa in due settori, uno serbo e uno albanese.

    Bielorussia: quattro anni e mezzo di reclusione a difensore dei diritti umani
    In Bielorussia, un tribunale di Minsk ha condannato a quattro anni e mezzo di reclusione per evasione fiscale il difensore dei diritti umani Ales Bialiatski. L’attivista è presidente del Centro di difesa per i diritti umani Viesna, storico gruppo di oppositori del presidente bielorusso Lukashenko. Per la Ue si tratta di un verdetto “politico” e ne chiede il rilascio immediato. Bialiatski era stato arrestato a Minsk il 4 agosto per i suoi conti bancari privati in Lituania e Polonia. Secondo l’imputato si tratta di denaro pagato da Ong straniere per sostenere le attività di Viesna. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza e Giovanni Cossu)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 328

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli.