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Sommario del 22/11/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • L'Esortazione Apostolica "Africae Munus". Padre Giulio Albanese: dalla Dottrina sociale della Chiesa i valori per rilanciare il continente
  • Nomina in Papua Nuova Guinea
  • Il cardinale Bertone per i 40 anni del Ccee: i mercati sono autoreferenziali. Mons. Fisichella: i cattolici ritrovino il gusto di fare politica
  • Presentata la Conferenza sulla pastorale sanitaria in Vaticano ispirata agli insegnamenti di Papa Wojtyla
  • Il cardinale Ravasi al Congresso su Chiesa e uomo moderno: il cristianesimo, risposta forte alla crisi di un'epoca fragile
  • “La questione di Dio oggi” al centro della 25.ma Plenaria del Pontificio Consiglio per i Laici
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Egitto: i militari riuniscono le forze politiche. La piazza chiede un governo di salvezza nazionale senza Forze armate
  • Convegno Caritas italiana a Fiuggi. Mons. Crociata: cittadini rispettino le leggi, ma le leggi siano eque
  • "Asylon", quando un vino aiuta l'integrazione degli immigrati. Intervista con Laura Boldrini
  • Chiesa e Società

  • I vescovi spagnoli al governo Rajoy: non rinunciare alle radici cristiane
  • “Status della missione globale”: i cattolici crecono al ritmo di 34 mila al giorno
  • Iraq: una scuola per i giovani cristiani in fuga dalle violenze
  • Taiwan: una mostra per far conoscere l’impegno sociale dei giovani cattolici
  • Cambogia: a processo gli ultimi leader del regime dei Khmer Rossi
  • Gli studenti del progetto “Ambientiamoci a scuola” a fine mese dal Papa
  • Austria: sms di preparazione all’Avvento sul tema della pace
  • L'Avvento nella parrocchia Sant'Anna in Vaticano: solidarietà, preghiera e concerti
  • 24 Ore nel Mondo

  • Ue: il premier italiano Mario Monti a Bruxelles per illustrare le misure anticrisi
  • Il Papa e la Santa Sede



    L'Esortazione Apostolica "Africae Munus". Padre Giulio Albanese: dalla Dottrina sociale della Chiesa i valori per rilanciare il continente

    ◊   Uno dei pilastri spirituali e allo stesso tempo sociali sul quale Benedetto XVI ha imperniato l’Esortazione apostolica postsinodale Africae Munus è certamente la giustizia. Il Papa lo ha affermato con decisione durante il recente viaggio apostolico in Benin, consegnando il documento alle Chiese africane. I cattolici del continente hanno una grande responsabilità nel favorire l’affermarsi di una stagione di riconciliazione e di equità nel continente, come afferma padre Giulio Albanese, direttore di “Popoli e Missione”, il mensile delle Pontificie Opere Missionarie. L’intervista è di Alessandro De Carolis:

    R. – Nelle società africane oggi si sta radicando sempre di più la consapevolezza del bene comune e questo attraverso la società civile, che non riguarda solo associazioni e movimenti ma anche le comunità cristiane. Per cui, il contributo che la Chiesa cattolica in questo senso può dare è estremamente importante. Anche perché questo è un modo per andare davvero al di là di quella solita contrapposizione tra terzomondisti, da una parte – che tengono sempre il dito puntato sulle responsabilità dei Paesi industrializzati o neo colonialisti – e quella dei detrattori nei confronti dell'Africa, i reazionari che dicono che se l’Africa va male è colpa degli africani. Quello che mi ha colpito – anche se gli aspetti importanti del documento sono davvero tanti – è il fatto che il Santo Padre sia riuscito a cogliere alcune questioni davvero nevralgiche: per esempio, lo sfruttamento delle materie prime. Purtroppo, le risorse di questo continente sono oggi, di fatto, svendute. Ecco perché è importante che si riaffermi il primato della politica. In fondo, il Papa nell’Esortazione Apostolica parla di buon governo degli Stati, che si esprime nel rispetto delle Ccostituzioni, delle libere elezioni, di amministrazioni trasparenti e non tentate dunque dalla corruzione: troppe volte le classi dirigenti, invece di servire le classi medie, che rappresentano la maggioranza del continente, hanno piuttosto fatto gli interessi di poteri stranieri.

    D. – I campi d’azione individuati dal documento del Papa, nei quali specie la Chiesa è chiamata a lavorare per radicare questa giustizia, sono tanti e noti: famiglia, donne, bambini, vita. Per l’Africa, tutto questo è però legato anche a un’offerta di solidarietà. E Benedetto XVI parla ancora di "globalizzazione della solidarietà": ma che cosa questo significa per l’Africa?

    R. – Globalizzazione della solidarietà significa innanzitutto imparare a capire e comprendere che abbiamo un destino comune e questa è una coscienza che deve partire innanzitutto e soprattutto nel contesto delle comunità cristiane. Viviamo in un mondo villaggio globale. Quindi, il destino delle Afriche è intimamente legato, connesso a quello di altre nazioni, a quello di altri continenti. E a pensarci bene, in questo senso, l’evangelizzazione viene proposta proprio come globalizzazione perspicace, intelligente, di Dio.

    D. – Da troppe generazioni, l’Africa rappresenta, per l’Occidente in particolare, lo stereotipo di ciò che non funziona, che è misero, che è instabile e, in definitiva, irredimibile. Colpisce allora la convinzione di Benedetto XVI, che parla invece di Africa come di un continente dai valori positivi, in cui la speranza è possibile...

    R. – L’Africa, certamente, deve andare al di là dell’autocommiserazione, perché possiede al proprio interno le risorse per farcela. E questo in che maniera? Affermando quella che è la Dottrina sociale della Chiesa. E è una sfida che riguarda certamente anche i cosiddetti donatori, i “donors”, che devono andare al di là di un atteggiamento all’insegna dell’assistenzialismo. Ma è soprattutto importante che siano le culture africane a prendare consapevolezza del patrimonio ancestrale rappresentato dai loro avi. A me, quello che ha colpito molto, leggendo l’Esortazione Apostolica, ma anche seguendo i vari interventi del Papa, è questa attenzione alle culture africane, che rappresentano una grande risorsa. E allora, a partire proprio da questo vissuto – da un senso molte volte di fraternità – ci sono state in questi anni bellissime testimonianze: pensiamo alla Chiesa sierraleonese, piccolo gregge che è riuscito a essere un segno di contraddizione tra gli opposti schieramenti, promuovendo la pace. Pensiamo al ruolo delle donne nella Repubblica Democratica del Congo in favore della giustizia. Ci sono tante belle testimonianze di cristiani impegnati, che a partire anche dalla propria esperienza culturale hanno capito che, in fondo, la vita va rispettata sempre e comunque. La Chiesa, da questo punto di vista, ha il compito di promuovere un senso di rispetto e di fratellanza a livello continentale, proprio perché gli africani, con il cuore e con la mente, comprendano a fondo, anche proprio grazie alla fede, che hanno insieme un destino comune. (ap)

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    Nomina in Papua Nuova Guinea

    ◊   In Papua Nuova Guinea, Benedetto XVI ha nominato vescovo della diocesi di Mendi, padre Donald Lippert, dei Francescani cappuccini, finora consigliere della vice-provincia dei Frati Cappuccini in Papua Nuova Guinea. Il presule, 54 anni, si è laureato in Filosofia al St. Fidelis College, Herman, Pennsylvania. Nel 1984, ha conseguito un Masters of Arts al Washington Theological Union, a Washington. Ordinato sacerdote, è stato inviato dai Frati Cappuccini in Belgio, dove ha ottenuto un Master of Arts in Filosofia, all’Università Cattolica di Lovanio. Ha ricoperto, fra gli altri, gli incarichi di responsabile per la promozione delle vocazioni, membro della Comunità cappuccina di St. Paul a Cleveland, Ohio, docente di Filosofia all’Università di John Carroll a Cleveland, Ohio, guardiano e direttore della formazione dei Frati cappuccini. È stato nominato alla Commissione per i diritti umani dal Sindaco di Washington e più tardi è stato inviato come missionario in Papua Nuova Guinea.

    La diocesi di Mendi (1966), suffraganea dell'arcidiocesi di Mount Hagen, ha una superficie di 23.800 kmq e una popolazione di 600 mila abitanti, di cui 114 mila cattolici. Ci sono 19 parrocchie servite da 36 sacerdoti (7 autoctoni e 29 religiosi), 70 suore e 22 seminaristi (15 diocesani e 7 Cappuccini). La diocesi di Mendi, è vacante dal 18 novembre 2007, a seguito del trasferimento dell’ordinario, mons. Stephen Reichert, Francescani cappuccini, all’arcidiocesi di Madang.

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    Il cardinale Bertone per i 40 anni del Ccee: i mercati sono autoreferenziali. Mons. Fisichella: i cattolici ritrovino il gusto di fare politica

    ◊   “La nuova evangelizzazione avviene in un mondo che cambia. Nei nostri giorni, dobbiamo parlare di Dio in un contesto spesso indifferente e talvolta ostile”. E’ quanto ha detto il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, intervenendo stamani a Roma al Seminario, incentrato sul tema “L’Europa e la nuova evangelizzazione”, promosso per celebrare i primi 40 anni di attività del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee). Il porporato ha anche ricordato le sfide poste dalla crisi e le vie della nuova evangelizzazione. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    “La crisi economica pone in evidenza l’insostenibilità di un mercato totalmente autoreferenziale e, mentre solleva nuove questioni circa la responsabilità e l’etica dei processi finanziari, ripresenta con stringente attualità una domanda fondamentale di senso circa il destino, la dignità e la vocazione spirituale della persona umana”. La Chiesa - ha sottolineato il porporato - intende offrire alla società intera “nuove vie di incontro e di dialogo a partire dal Vangelo”. “Pertanto, la nuova evangelizzazione non è solo un correre ai ripari, ma una nuova primavera”. Nell’Europa di oggi – ha osservato il cardinale Tarcisio Bertone – è sempre più difficile distinguere tra verità, errori e menzogne. Un certo pluralismo non vuole permettere che si distingua tra il bene il male. Accanto a una sana laicità, è presente un laicismo intollerante”. “Il principio della non discriminazione – ha ricordato il cardinale segretario di Stato – spesso viene abusato come arma nel conflitto dei diritti per costruire una dittatura del relativismo che tende ad escludere Dio”. E questo - ha concluso il porporato - si pone in aperta contrapposizione con i valori cristiani tradizionali: “Contro il matrimonio tra un uomo e una donna, contro la difesa della vita dal concepimento alla morte naturale”.

    A essere in crisi non è solo l’economia, ma l’intero sistema valoriale, minato dalla secolarizzazione e dall’individualismo. E’ quanto sottolinea, al microfono di Amedeo Lomonaco, il presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, l'arcivescovo Salvatore Fisichella:

    R. - La secolarizzazione, ai suoi inizi, aveva degli aspetti positivi poiché tendeva anche a rendere l’uomo sempre più consapevole della propria scelta di fede. Il problema è che si è caduti nel secolarismo, che ha portato a una forma sempre più forte di stretto individualismo, ha portato a vivere nel mondo come se Dio non esistesse. Ha portato, non da ultimo, anche a diverse situazioni di crisi, proprio in forza di un’autonomia dell’uomo prescindendo anche da qualsiasi rapporto con i principi etici e morali.

    D. – Quali sono oggi gli spazi prioritari della nuova evangelizzazione?

    R. - Il primo è proprio quello di saper annunciare di nuovo Gesù Cristo. C’è una profonda nostalgia di Dio. Ci sono dei sensi che sono profondi, radicati nella vita degli uomini e delle società e che non trovano risposta. Quindi, il vuoto che si viene a creare, purtroppo, porta verso forme di mancanza di libertà proprio perché manca il rapporto con la verità più autentica e genuina su se stessi.

    D. – In che modo, oggi, in questa Europa colpita da una crisi valoriale, ma anche in questa Italia, Paese segnato da un grande mutamento politico, i cattolici possono dare il loro contributo?

    R. - Noi ci auguriamo che l’apporto dei cattolici si abbia a far forte di due elementi importanti: il primo è quello della storia della presenza dei cattolici nella vita sociale e politica del Paese. Certamente, in Italia la storia ha portato a una identificazione della presenza dei cattolici in maniera molto più significativa nel dopoguerra, con la presenza anche di un partito direttamente ispirato ai valori cattolici. Però, non dimentichiamo che nelle diverse tradizioni culturali ed ecclesiali dei diversi Paesi d’Europa è necessario che i cattolici abbiano a ritrovare anche il gusto per l’impegno nella politica. C’è un secondo motivo, però, che mi sembra importante ed è quello della profonda crisi che vive oggi l’Europa. Non è soltanto una crisi economica e finanziaria, che emerge in maniera più evidente. Alla base di questo c’è una crisi antropologica, c’è una crisi dell’uomo, c’è una crisi valoriale. Io credo che proprio il senso di responsabilità che ha sempre animato la presenza dei cattolici abbia a influire anche nel presente per restituire, ancora una volta, con il proprio apporto, una condizione di dialogo che consenta di uscire da una situazione che ormai, da troppo tempo, impedisce di vedere all’orizzonte un futuro più sereno. (bi)

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    Presentata la Conferenza sulla pastorale sanitaria in Vaticano ispirata agli insegnamenti di Papa Wojtyla

    ◊   “La pastorale sanitaria a servizio della vita alla luce del magistero del Beato Giovanni Paolo II”: è il titolo della XXVI Conferenza internazionale del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, ospitata dal 24 al 26 novembre nell’Aula nuova del Sinodo. Evento che sarà preceduto domani dal primo Incontro dei vescovi incaricati per la Pastorale della salute. A presentare stamani nella Sala Stampa Vaticana il programma della manifestazione è stato l’arcivescovo Zygmunt Zimowski, presidente del dicastero promotore. Il servizio di Roberta Gisotti:

    685 delegati, in arrivo da oltre 70 Paesi di tutti i continenti, per partecipare alla tre giorni di approfondimento teologico-pastorale, con testimonianze ed esperienze dirette di istituzioni ed enti religiosi e laici, associazioni professionali che operano nel vasto campo della sanità, oltre che organizzazioni di fedeli e malati, rappresentanti di altre Chiese e confessioni. Il tutto sarà letto e vivificato dal Vangelo della vita, illuminato dal magistero di Giovanni Paolo II, nell’anno della sua Beatificazione. Noi siamo anzitutto grati a lui - ha sottolineato mons. Zimowski, - per avere istituito il Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari nel 1988 e la Fondazione “Il Buon Samaritano” nel 2004, affidata allo stesso dicastero, e la Giornata mondiale del malato nel 1992. Un Papa indimenticabile: mons. Zygmunt Zimowski lo ha ricordato con le parole di Benedetto XVI nel discorso alla Curia romana nel 2005:

    “Nessun Papa ci ha lasciato una quantità di testi pari a quella che ci la lasciato lui; nessun Papa in precedenza ha potuto visitare, come lui, tutto il mondo e parlare in modo diretto agli uomini di tutti i continenti. Ma, alla fine, gli è toccato un cammino di sofferenza e di silenzio. Il Santo Padre, con le sue parole e le sue opere, ci ha donato cose grandi”.

    La Conferenza sarà aperta giovedi mattina, 24 novembre, da una Liturgia eucaristica nella Basilica di San Pietro. Ma già domani si incontreranno per la prima volta 42 vescovi di 39 nazioni incaricati della pastorale sanitaria assieme a una quarantina di esperti e di altri invitati, per meglio coordinare gli interventi e curare la formazione degli operatori a tutti i livelli, anche di chi fa scelte in campo politico e nella gestione economico finanziaria del mondo della salute. A tale proposito – ha riferito ai giornalisti padre Augusto Chendi, sottosegretario del Pontificio Consiglio – è in corso di revisione la Carta degli operatori sanitari, basata sul valore primario e fondamentale della vita di ogni essere umano, dal concepimento al suo termine naturale:

    “Redatta nel 1994, la Carta necessita di integrazioni, tenuto conto dell’avanzamento da quella data delle scienze mediche e dei possibili interventi sulla vita umana nonché dei pronunciamenti magisteriali”.

    Venerdi prossimo, nel pomeriggio, si terrà inoltre nell’aula Paolo VI un Concerto di beneficienza in omaggio a Benedetto XVI, nel 60.mo di sacerdozio, incentrato sulla figura di Giovanni Paolo II. Il ricavato sarà devoluto alla Fondazione “Il Buon Samaritano”, a favore dei malati più poveri nel mondo colpiti da Aids, tubercolosi e malaria.

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    Il cardinale Ravasi al Congresso su Chiesa e uomo moderno: il cristianesimo, risposta forte alla crisi di un'epoca fragile

    ◊   Si è svolto nei giorni scorsi a Roma, presso la Pontificia Università Gregoriana, il Congresso internazionale sul tema “L’uomo dell’età moderna e la Chiesa”. Filosofi, teologi, storici, provenienti da atenei di diverse nazioni, si sono confrontati sul tema della Modernità quale momento irrinunciabile per la comprensione delle sfide poste al pensiero contemporaneo. Il Congresso ha anche ospitato un concerto dedicato alla musica di ambiente gesuitico del 1600 e 1700, oltre a una mostra promossa dall’Archivio Storico della Gregoriana, con documenti inediti che testimoniano l’attività accademica del Collegio Romano attraverso cinque secoli. L'incontro si è concluso con un intervento del cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura. Il servizio di Claudia Di Lorenzi:

    Sono le grandi religioni, e in particolare il cristianesimo, a dare soluzione alla crisi costitutiva della modernità. Ad ancorare ad una dimensione trascendente l’incertezza del vivere quotidiano, frammentato di fronte allo scorrere del tempo e all’erosione di legami e certezze. Con questa lettura, si conclude il Congresso promosso dalla Pontificia Università Gregoriana sul tema “L’uomo dell’età moderna e la Chiesa”. Il cardinale Gianfranco Ravasi, chiamato ad offrire una sintesi dei lavori, evidenzia la fragilità dell’epoca moderna:

    “La modernità forse si può spiegare proprio risalendo all’origine di questa parola che deriva da un avverbio latino ‘modo’ che vuol dire ‘ora’. Quindi, riguarda soprattutto l’attenzione al presente e il presente, di sua natura, ci sfugge dalle mani appena l’abbiamo pronunciato. L’‘oggi’ diventa già ‘domani’ appena noi l’abbiamo attraversato. Per questo, la modernità molto spesso è contrassegnata dall’insicurezza, dall’instabilità, dalla relatività”.

    Un’epoca generosa sotto il profilo della produzione filosofica, letteraria e scientifica, che pure vede germogliare in sé i semi di una profonda crisi della cultura. Ancora il cardinale Ravasi:

    “In senso tecnico, la modernità comincia nel 1600 con – da una parte – la figura di Cartesio che pone il problema dell’‘io’, che pensa e che diventa in certo modo la rappresentazione dell’uomo moderno, il quale si affaccia con la sua identità quasi producendo la verità da se stesso. Dall’altra parte, le figure di Galileo e di Newton, cioè l’ingresso della scienza con il proprio protocollo, con la propria autonomia rispetto alla teologia. Questi sono i due grandi momenti che genereranno grandi deviazioni – anche l’‘io’ che diventa dominio esclusivo di tutto l’essere – e dall’altra parte la scienza che può degenerare ma che è anche segno di grandi conquiste”.

    Una crisi che raggiunge l’apice nell’epoca successiva, la "postmodernità", che pure mostra all’uomo il senso della sua condizione:

    “L’età contemporanea è definita come ‘postmoderna’. Vuol dire ‘degenerazione’ della modernità, però vuol dire anche una grande occasione per mostrare, in questa fluidità assoluta – la liquidità dei sentimenti, della realtà, delle emozioni – l’apertura verso una stabilità che le religioni, soprattutto il cristianesimo, hanno il compito di mostrare ininterrottamente”.

    Ed è in questa chiave – conclude il presidente del Pontificio Consiglio della Cultura – che la modernità si fa paradigma della condizione umana che, fragile e insufficiente, trova compiutezza nell’Assoluto:

    “La modernità ci insegna che siamo continuamente in un flusso, come un fiume, ma questo fiume non ha come destino il baratro del nulla, del non senso, ma ha invece la possibilità di ritrovare quell’inizio e quella fine che spiegano la realtà stessa. E’ il grande insegnamento delle religioni, le quali hanno lo scopo di indicare una meta autentica”. (gf)

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    “La questione di Dio oggi” al centro della 25.ma Plenaria del Pontificio Consiglio per i Laici

    ◊   Cosa ci insegnano i grandi convertiti del nostro tempo? Come parlare di Dio oggi? Qual è il terreno di scambio tra credenza e non credenza? Sono i principali interrogativi a cui cercherà di fornire delle risposte la 25.ma Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio per i Laici, che si terrà a Roma, nella sede di Villa Aurelia, dal 24 al 26 novembre 2011. L’Assemblea, informa un comunicato, sarà articolata in due parti. La prima affronterà, con l’apporto di relatori competenti e di chiara fama, il tema: “La questione di Dio oggi 'Non dobbiamo forse nuovamente ricominciare da Dio?'”. La citazione da cui prende lo spunto di riflessione è tratta dal libro-intervista del Santo Padre “Luce del Mondo”. La questione di Dio è una delle priorità del Magistero di Papa Benedetto XVI: in particolare, ne saranno proposti gli aspetti attinenti alla vocazione e alla missione dei fedeli laici, che vivono oggi in un contesto socioculturale caratterizzato dall’eclissi del senso di Dio. I lavori si apriranno con una relazione di sintesi sul Magistero del Pontefice che servirà di orientamento per le riflessioni successive. Si procederà quindi con un’analisi della situazione della fede e della non credenza nel mondo di oggi, seguirà quindi una relazione sul rapporto tra ragione e fede e, a conclusione della giornata, sarà proposta una relazione sul Dio di Gesù Cristo nella fede cattolica. La seconda giornata sarà dedicata all’esplorazione del terreno di scambio tra credenza e non credenza, secondo le modalità della testimonianza di Dio in ambienti diversi. Infine, sarà proposto un dibattito sullo spazio di ricerca e di dialogo denominato dal Santo Padre “Il Cortile dei gentili”. La terza giornata proporrà una riflessione sul linguaggio più adeguato per parlare di Dio all’uomo contemporaneo e sull’insegnamento offerto dai grandi convertiti dall’ateismo. La seconda parte della plenaria consisterà in una sessione dedicata alla valutazione del lavoro svolto nel periodo trascorso dall’ultima assemblea del maggio 2010 ad oggi e alla discussione delle iniziative per il prossimo futuro, in particolare il Congresso per i laici cattolici dell’Africa (Camerun 2012) e la XXVIII Giornata mondiale della gioventù, in programma a Rio de Janeiro nel 2013. "I lavori dell'Assemblea - specifica la nota - offriranno tempi congrui per la discussione e l’approfondimento": il loro esito "non sarà determinato dai soli interventi dei relatori, ma piuttosto dal dialogo che si stabilirà tra i membri e i consultori del Pontificio Consiglio per i Laici, i veri protagonisti delle Assemblee plenarie". I tre giorni di incontro saranno suggellati dall’udienza con Benedetto XVI. (M.G.)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Responsabilità ed etica nei processi finanziari: nell’informazione vaticana, il cardinale segretario di Stato all’incontro del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa e del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione.

    Uomo di Dio, amico dell’Africa: sul viaggio del Papa in Benin, intervista di Mario Ponzi all’arcivescovo Giovanni Angelo Becciu, sostituto della segreteria di Stato.

    In rilievo, nell’informazione internazionale, le sanzioni statunitensi all’Iran, dopo il rapporto dell’Aiea.

    Tra le carte in cerca di Tannhäuser: in cultura, Arnold Esch sui registri della Penitenzieria Apostolica in cui si trova anche il riflesso della grande storia nelle vite dei piccoli uomini.

    Con un’intelligenza che non teme se stessa: Ardian Ndreca, direttore dell’Istituto di ricerca della non credenza e della cultura presso la Pontificia Università Urbaniana, analizza il rapporto fra teologia naturale e ateismo.

    Sull’artista Andrea Pozzo e l’illusionismo barocco un articolo di Richard Bosel, direttore dell’Istituto Storico Austriaco, dal titolo “Tra inganno e disinganno”.

    La corrente elettrica di John Henry Newman: Enrico Reggiani sul legame, durato una vita, tra il cardinale inglese e la musica.

    Quando la voce di un Paese diventa politica: escono i primi due volumi della “Storia del ‘Corriere della Sera’”.

    Il cinema dei miracoli: presentato il Tertio Millennio Film Fest.

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    Oggi in Primo Piano



    Egitto: i militari riuniscono le forze politiche. La piazza chiede un governo di salvezza nazionale senza Forze armate

    ◊   Nuovi scontri, seppur isolati, stamattina a Il Cairo con una ventina di feriti, di cui almeno tre in gravi condizioni. Ci si aspetta oggi una marcia da un milione di persone convocata dai giovani della rivoluzione del 25 gennaio per far cadere la giunta militare che è subentrata al potere all'ex presidente Hosni Mubarak. In queste ore, i militari hanno riunito le forze politiche. Il servizio di Fausta Speranza:

    Dopo che ieri il governo in carica di Essam Sharaf ha presentato le dimissioni, il Consiglio supremo delle Forze armate ha riunito le forze politiche facendo appello al dialogo. Hanno risposto positivamente i Fratelli musulmani d'Egitto, forza politica bene organizzata nel Paese: hanno accettato l’invito e annunciato che non saranno in piazza oggi contro il potere militare. Nella ormai simbolica Piazza Tahrir sono presenti ora i sostenitori di quattro candidati presidenziali di diversa tendenza: Mohamed el Baradei, ex direttore generale dell'Agenzia atomica internazionale, di tendenza liberale; il candidato della sinistra Hamdeen Sabahi, capo del partito Karama (Dignità); il rappresentante dei Fratelli musulmani, Abdel Moneim Aboul Foutouh, e il candidato salafita, Hazem Abou Ismail. La domanda che viene dai manifestanti sembra quella di un governo di salvezza nazionale con queste quattro personalità, che dovrebbero rilevare il potere attualmente gestito dal Consiglio supremo delle Forze armate. Ci sono voci di un possibile annuncio da parte dei militari di un governo affidato a El Baradei, personalità di rilievo internazionale. Resta l’urgenza di evitare nuovi scontri nel Paese che l’11 febbraio ha festeggiato la caduta del “presidente-dittatore” e che ora è alla vigilia delle prime elezioni del post-Mubarak, previste per il 28 novembre. Elezioni parlamentari che il vicepremier egiziano assicura ancora oggi si terranno secondo il calendario previsto. Ma gli sviluppi politici in Egitto non sembra siano perfettamente prevedibili.

    Delle prospettive di questa difficile fase di transizione in Egitto, Fabio Colagrande ha parlato con Don Augusto Negri, docente di Islamologia e direttore del "Centro Federico Peirone" dell’arcidiocesi di Torino:

    R. – Non si vuole che la polizia accumuli ulteriore potere che cerca di prolungare una situazione che era quella precedente alla caduta di Mubarak: sembra quindi che gli egiziani siano coscienti che questo è il momento della transizione, che i militari sono stati incaricati in questa fase di passaggio di garantire il corretto funzionamento delle istituzioni consentendo a un esecutivo provvisorio di governare ma – appunto – nell’ottica di arrivare alle elezioni e quindi di consegnare ai politici il Paese. Ora, sembra invece – da quanto accaduto – che i militari vogliano ergersi a giudici di questo Paese, sull’esempio di quello che erano i militari in Turchia prima dell’avvento dell’Akp. Inoltre, i militari si sono autoproclamati custodi del sistema politico approvando dei decreti che ampliano il loro potere in senso politico. Questo non è stato accettato né dai Fratelli musulmani, né dagli altri partiti di tendenza opposta.

    D. – E’ da notare il fatto che a provocare proprio questa rivolta contro l’esercito, in questo caso, ci sia proprio il partito dei Fratelli musulmani…

    R. – Il partito dei Fratelli musulmani, in questo caso, non condivide la vecchia politica, che è quella di Mubarak, di detenere il potere con l’aiuto dei militari. Pensano invece sia giunta l’ora che la situazione venga consegnata alla politica e dunque alle elezioni, a un governo normale, che sia un governo costituente, con tutti i problemi che esso potrà avere. Ma anche loro sono convinti sia necessario assumere questa sfida della nuova politica egiziana non oso chiamarla “della democrazia” non più affidata a partiti presidenziali corrotti, a una congrega di persone che detiene sia il potere politico sia il potere economico, a fronte di milioni di egiziani che invece vivono con due dollari pro capite al giorno.

    D. – In queste ore, molti analisti e commentatori temono che le elezioni non si possano svolgere e che il Paese sprofondi nel caos. In questo caso, pensiamo anche alle difficoltà della minoranza cristiana copta, in Egitto. Lei, come islamologo, come legge questo momento?

    R. – Sì, è possibile che le elezioni slittino: diciamo che al Cairo sono abbastanza abituati a queste dilazioni. Per quanto riguarda i copti, da una parte abbiamo letto che molti se ne vanno, però è anche vero che molti restano con una speranza che in qualche modo è stata ultimamente stigmatizzata da Shenouda III di Alessandria, cioè è un dovere civile dei copti di partecipare e di votare quei musulmani che sono sensibili alla causa copta. C’è chi vorrebbe l’applicazione rigida della sharia e in questo caso i copti si troverebbero a mal partito, come altre minoranze, tra cui ricordo – ad esempio – quella dei “baha’i”. C’è poi invece una posizione di mezzo che interpreta l’articolo 2 della Costituzione che elegge la Sharia come fonte principale della legislazione, come la possibilità – quasi – che ogni confessione religiosa abbia la sua legge, garantita come quella musulmana dalla Costituzione. E poi, c’è una posizione liberale che pensa ad uno Stato laico e in questo caso ad una cittadinanza uguale per tutti. Non è che i copti siano "de facto" condannati a rimanere per sempre in questo limbo in cui sono stati confinati, più che altro, dall’agire del regime passato. (gf)

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    Convegno Caritas italiana a Fiuggi. Mons. Crociata: cittadini rispettino le leggi, ma le leggi siano eque

    ◊   Con la sua pedagogia dei fatti, la Caritas rappresenta un’esperienza peculiare in cui si ripropone una modalità insostituibile del processo educativo, quella pratica. Lo ha detto mons. Mariano Crociata, segretario generale della Conferenza episcoplae italiana (Cei), intervenendo al Convegno annuale della Caritas italiana in corso a Fiuggi. Per monsignor Mariano Crociata, poi, educare alla carità significa educare a una visione politica radicalmente alternativa a quella che oggi domina nella nostra cultura e tra gli stessi cristiani. Alessandro Guarasci:

    Qui, a Fiuggi, sono arrivate le Caritas diocesane di tutta Italia. Un vero termometro di come il Paese sta vivendo la crisi e delle difficoltà che tante famiglie sono costrette ad affrontare ogni giorno. Il segretario generale della Cei, mons. Mariano Crociata, ribadisce il ruolo della Caritas nella società italiana: anche l’attenzione al bene comune è carità:

    “Una nuova etica pubblica come indispensabile cornice entro cui le leggi stesse devono essere fatte e osservate. Bisogna che i cittadini s’impegnino a rispettarle e che esse siano conformi alle reali esigenze del bene comune e della giustizia”.

    Dunque, da una cittadinanza responsabile potranno venire cittadini capaci di esprimere una classe politica sempre più attenta alla dignità di ogni persona e alle esigenze della vita intera di tutti e di ciascuno. Con la crisi, a chiedere aiuto sono non solo immigrati e fasce più povere. Don Adriano La Regina, responsabile del “Prestito della Speranza”:

    “Ci sono molti ancora in cassa integrazione e quindi le nostre Caritas, gli Uffici diocesani sul territorio stanno non soltanto monitorando, ma stanno anche intercettando quelle famiglie che mai avrebbero immaginato di dover ricorrere a un prestito solidale come il “Prestito della Speranza”. Questo ci dice, da una parte, che la crisi è ancora pienamente nelle realtà delle famiglie e, dall’altra, la disponibilità da parte degli Uffici diocesani ad accogliere queste domande, che non sono solo un’erogazione di un prestito, ma anche un momento di prossimità, di accompagnamento nei riguardi delle famiglie, che hanno bisogno di essere anche orientate”.

    Insomma, una cultura della carità passa anche attraverso e soprattutto gesti concreti.

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    "Asylon", quando un vino aiuta l'integrazione degli immigrati. Intervista con Laura Boldrini

    ◊   Si chiama "Asylon", viene prodotto a Todi in Umbria, ed è un vino che aiuta i rifugiati a costruirsi un futuro. Il progetto ideato e realizzato dalla Caritas umbra e dall’Istituto agrario di Todi – la scuola agricola più antica d’Italia – è patrocinato e sostenuto dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati e dall’Associazione Libera. I proventi della vendita di questo vino finanzieranno delle borse di studio per la qualificazione professionale dei richiedenti asilo e dei rifugiati in campo agricolo. Un’iniziativa che sposa dunque l’eccellenza di un prodotto locale, come il Grechetto di Todi, con l’irrinunciabile necessità di integrazione dei rifugiati della società italiana all’insegna della dignità. Ce ne parla Laura Boldrini, portavoce per l’Italia dell’Unhcr, intervistata da Stefano Leszczynski:

    R. – Si fa un progetto che dà ai rifugiati la possibilità di dare un senso alla protezione che hanno ricevuto ma anche al territorio di usufruire di questa risorsa e il segreto di questo è, di fatto, la formazione. La vendita di questo vino, "Asylon", servirà a finanziare borse di studio per giovani rifugiati che già risiedono sul territorio e che potrebbero, quindi, studiare nella scuola agraria che produce il vino: questo è un circolo molto virtuoso.

    D. – Perché il settore agrario è così simbolico e così importante per quanto riguarda i rifugiati?

    R. – E’ significativo perché, purtroppo, abbiamo visto come vengono sfruttati gli immigrati e i rifugiati in questo settore. Qualificare e dare una formazione ai giovani immigrati e rifugiati che lavorano in agricoltura vuol dire anche restituire la dignità del lavoro che loro andranno a fare, dandogli consapevolezza che questo lavoro ha un valore e che non può essere considerato come qualcosa di secondario, oltre a non accettare le condizioni terribili cui spesso sono sottoposti, con stipendi che sono di 15 euro al giorno per 10-12 ore di lavoro. Abbiamo visto cosa generano le situazioni di questo tipo, lo abbiamo visto a Rosarno, a Castel Volturno. Allora come si fa per uscire da questo circolo, che invece è vizioso, che invece è deleterio? Attraverso la formazione e, secondo noi, attraverso la qualificazione delle persone e anche attraverso una loro presa di consapevolezza.

    D. – C’è una possibilità che un progetto come questo possa essere adottato anche a livello istituzionale o, comunque, sostenuto a livello istituzionale?

    R. – Penso che a livello istituzionale ci sia l’interesse di fare in modo che non si creino sacche di marginalità nei territori. Oggi, in quasi tutte le grandi città italiane i rifugiati vivono ai margini: questo non va né a vantaggio dei rifugiati stessi, che entrano in un tunnel di sconfitta, ma neanche a vantaggio delle comunità locali e crea tensione sociale. Quindi, la politica, la buona politica, deve impedire che si arrivi a questo punto, intervenire prima. Come? Attraverso l’integrazione, e questi sono progetti che vanno verso quella direzione. (bf)

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    Chiesa e Società



    I vescovi spagnoli al governo Rajoy: non rinunciare alle radici cristiane

    ◊   Il presidente della Conferenza episcopale spagnola (Cee), il cardinale arcivescovo di Madrid, Antonio Maria Rouco Varela, ha offerto ieri la “umile collaborazione” dei vescovi a Mariano Rajoy, vincitore delle ultime elezioni politiche in Spagna. Il porporato – riferisce l’agenzia Sir – ha ricordato le parole del Papa, in occasione della Giornata mondiale della gioventù 2011 (Gmg), sull’importanza delle radici cristiane della Spagna e sulla capacità del Paese di progredire verso il bene comune senza rinunciare alla sua anima religiosa e cattolica. Aprendo i lavori dell'assemblea Cee, Rouco Varela ha garantito anche “l'appoggio spirituale” al nuovo esecutivo spagnolo, “come sempre fa la Chiesa con i governanti”. In particolare, nella lotta contro la “gravissima crisi economica”, di fronte alla quale, ha avvertito il cardinale, “occorre intensificare la nostra risposta pastorale”. Oltre alle risorse economiche per chi è in difficoltà, ha affermato l’arcivescovo di Madrid, è necessario “mirare alle cause profonde della crisi” che vanno ricercate nella “perdita dei valori morali, che vanno di pari passo con il relativismo e l’oblio di Dio e della sua santa legge”, le cui conseguenze – ha aggiunto il porporato – “sono la corruzione politica ed economica, l’avidità, il disprezzo della vita umana mediante politiche abortive e contro la natalità, la mancanza di protezione e la decadenza istituzionale del matrimonio e della famiglia, la strumentalizzazione e il deterioramento dell’istruzione”. Per il cardinale, “sono proprio i giovani i più colpiti da questo contesto di relativismo morale, di scetticismo spirituale e religioso e di una concezione egoistica e individualistica dell’uomo e della vita”. Ora è il momento, ha detto in conclusione il presidente dei vescovi spagnoli, di raccogliere i frutti della Gmg: “Dobbiamo cogliere lo zelo apostolico che da essa deriva per perseguire con determinazione e fiducia la sfida della nuova evangelizzazione in tutti i campi, ma soprattutto nella pastorale giovanile”. (G.C.)

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    “Status della missione globale”: i cattolici crecono al ritmo di 34 mila al giorno

    ◊   Ogni giorno, 34 mila persone entrano a far parte della “famiglia” della Chiesa cattolica. Lo rivela il rapporto annuale dello "Status della missione globale", realizzato nel 2011, secondo il quale il cattolicesimo raccoglie un miliardo e 160 milioni di fedeli in tutto. Numeri che smetiscono il luogo comune che vuole una società contemporanea sempre più secolarizzata e relativista, che rigetta ogni afflato che tende al trascendete, ma che, al contrario, dimostrano la vitalità di una Chiesa che rinnova e accresce la sua comunità di credenti. I dati dello studio, ripresi dall'agenzia Zenit, affermano tuttavia che nel mondo oggi ci sono due miliardi di persone, su un totale di sette miliardi circa, a cui non è mai giunto il messaggio del Vangelo. Altri due miliardi e 680 milioni lo ascoltarono qualche volta, o lo conoscono vagamente, però non sono cristiani. “Nonostante Gesù Cristo abbia fondato una sola Chiesa e poco prima di morire pregava ‘che tutti fossero una cosa sola’, oggi ci sono molte denominazioni cristiane separate: erano 1600 all’inizio del secolo XX, e sono 42 mila nell’anno 2011”, si legge nel documento. I protestanti carismatici raggiungono i 612 milioni e crescono di 37 mila al giorno. I protestanti “classici” sono 426 milioni e crescono di 20 mila al giorno. Le Chiese ortodosse assommano 271 milioni di battezzati e guadagnano cinquemila fedeli al giorno. Gli anglicani, centrati soprattutto in Africa e Asia, sono 87 milioni, con tremila in più al giorno. Quelli che lo studio definisce “cristiani marginali” (Testimoni di Geova, Mormoni, quelli che non riconoscono la divinità di Gesù o la Trinità) sono 35 milioni e crescono di duemila al giorno. “La forma più diffusa di crescita è avere molti figli – spiega la ricerca – e farli aderire alla propria tradizione religiosa. La conversione è più infrequente, però avviene per milioni di persone ogni anno, la più comune è quella di un coniuge alla fede all’altro”. Nel 2011 i cristiani di tutte le denominazioni avranno fatto circolare 71 milioni di Bibbie in più per il mondo (ce ne sono già un miliardo e 741 milioni, alcune in forma clandestina). Ogni anno, 409 mila cristiani partono per evangelizzare un Paese che non è quello di origine, organizzati in 4.800 enti missionari diversi. (M.G.)

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    Iraq: una scuola per i giovani cristiani in fuga dalle violenze

    ◊   È entrata nel vivo delle sue funzioni la scuola cristiana di Mar Qardakh, inaugurata lo scorso 12 novembre a Erbil, città del nord Iraq divenuta una delle mete obbligate per i cristiani in fuga dalle violenze negli altri centri del Paese. Al momento, l’Istituto prevede classi che vanno dalla prima elementare alla fine della scuola secondaria e conta 174 iscritti. Il corpo docente è formato da 27 giovani laureati iracheni, coordinati da due coppie cristiane specializzate nel campo educativo. “Non è facile essere cristiani in Iraq. Ci vuole molta fede e molto coraggio. La cultura è certamente un mezzo valido per affermare il nostro ruolo di cittadini a pieno titolo nel Paese”, dice all’agenzia Sir l’arcivescovo caldeo di Erbil, Bashar M. Warda, spiegando i motivi che lo hanno spinto a fondare la scuola. “L’insegnamento – prosegue mons. Warda – verrà impartito in inglese. La seconda lingua obbligatoria è il francese e gli studenti seguiranno anche corsi a scelta tra arabo e curdo”. “Il progetto per la scuola primaria e secondaria è nato circa dieci mesi fa – aggiunge ancora il presule – l’edificio è sorto su un terreno di proprietà dell’arcidiocesi e con un investimento di tre milioni e 400 mila dollari, dei quali un milione e 600 mila donati dal governo americano attraverso l’Ufficio per la tutela delle minoranze dell’ambasciata Usa in Iraq e il resto messo a disposizione dall’arcidiocesi”. Oltre a formare i cittadini iracheni del domani, la scuola, con il futuro ospedale e l'università, si propone, nelle intenzioni dell’arcivescovo caldeo, “di dare lavoro a tanti cristiani che in molti casi hanno dovuto lasciare le proprie case senza portarsi dietro nulla, ma che hanno delle professionalità che sarebbe un peccato sprecare”. “Il fenomeno della migrazione degli iracheni cristiani verso l’estero ha purtroppo decimato la comunità, un problema spesso denunciato come segno di una possibile completa sparizione della comunità dal Paese”, ammette mons. Warda, per il quale “denunciare non basta”. “Chi è rimasto – sottolinea convinto – ha bisogno sì di incoraggiamento ma anche di lavorare, costruirsi un futuro dignitoso senza dover dipendere dagli altri, Chiesa o governo che sia”. All’inaugurazione erano presenti anche il nunzio apostolico in Giordania ed Iraq, l'arcivescovo Giorgio Lingua, il governatore di Erbil, Nauzad Hadi, e il console generale americano in Kurdistan, Alexander Laskaris. (M.G.)

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    Taiwan: una mostra per far conoscere l’impegno sociale dei giovani cattolici

    ◊   Far conoscere alla gente lo stile di vita dei giovani cattolici di Taiwan e il loro servizio per il prossimo attraverso il volontariato e la cooperazione internazionale. È questo lo spirito della mostra, che si è da poco conclusa a Taipei, “A partire da Taiwan, in contatto con mondo: il risultato della partecipazione internazionale delle Ong di Taiwan”. L’esposizione – di cui riferisce la Fides – organizzata dal Gruppo della pastorale giovanile della Conferenza episcopale Regionale di Taiwan, ha riassunto la partecipazione dei giovani cattolici taiwanesi alla Giornata mondiale della gioventù di Madrid, alla Giornata della gioventù asiatica e quella della gioventù di Taiwan, all’International Young Catholic Students (Iycs), e a tante altre attività umanitarie, di volontariato e di collaborazione internazionale. Inoltre, è stata presentata la vita parrocchiale dei giovani cattolici per aiutare i visitatori a conoscere la vita di fede dei giovani. Secondo il direttore spirituale del gruppo giovanile della Conferenza episcopale, padre Pak S. Alexe, “nel mondo odierno dominato da consumismo ed egoismo, noi cattolici abbiamo il dovere di far conoscere alla gente il nostro impegno che è concentrato sulla spiritualità e sul servizio agli altri e sulla diffusione di questi valori”. (M.G.)

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    Cambogia: a processo gli ultimi leader del regime dei Khmer Rossi

    ◊   In Cambogia si è aperto ieri il processo contro tre alti dirigenti del regime comunista dei Khmer Rossi, che dovranno rispondere di genocidio e crimini contro l'umanità. Fra gli imputati, il fratello del dittatore Pol Pot, Nuon Chea, considerato il numero due del regime, nonché l'allora ministro degli Esteri, Ieng Sary, insieme con il leader del partito marxista "Kampucea democratica", Khieu Samphan. Centinaia di persone hanno assistito all’udienza, ma molti sopravvissuti criticano la lentezza del processo, dopo 15 anni di fase istruttoria. Gli imputati sono ultraottantenni e respingono le accuse. Tra il 1975 e il 1979, la dittatura dei Khmer provocò oltre due milioni di morti, quasi un quarto della popolazione del Paese asiatico. Milioni di persone furono trasferite forzatamente in campi di lavoro disumani dove morirono di stenti tra violenze e crudeltà. “Il partito comunista di Kampuchea trasformò la Cambogia in un immenso campo di schiavi, imponendo a un'intera popolazione un sistema che ancora oggi è difficile da comprendere”, ha sottolineato il procuratore nazionale, Chea Leang. “Crimini tra i peggiori inflitti a una nazione nella storia moderna. La loro colpevolezza – ha aggiunto il procuratore internazionale, Adrew Cayley, riferendosi ai tre imputati – può essere provata senza che siano forniti ulteriori elementi”. Il processo, nel quale si sono costituite circa quattromila parti civili, è il secondo davanti a un Tribunale internazionale. Nel luglio 2010, Kaing Guek Eav, conosciuto come il compagno Duch, responsabile del famigerato Centro di tortura "S-21", fu condannato a 30 anni di prigione per la morte di 15 mila persone. (M.G.)

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    Gli studenti del progetto “Ambientiamoci a scuola” a fine mese dal Papa

    ◊   Diecimila studenti di scuole italiane che hanno aderito al progetto “Ambientiamoci a scuola”, promosso dalla Fondazione “Sorella natura”, saranno ricevuti il 28 novembre da Benedetto XVI. L’Udienza speciale che si terrà in Vaticano – riporta l’agenzia Zenit – prepara alla celebrazione della “Giornata per la Custodia del Creato”, che si celebra il 29 novembre, anniversario della proclamazione di S. Francesco d’Assisi quale Patrono dei Cultori del’Ecologia. Il presidente della Fondazione, Roberto Leoni, ha ribadito che l’evento costituisce un momento importante e significativo per quanti, docenti e associazioni ambientaliste, partecipano al progetto didattico “Ambientiamoci a scuola”. L’iniziativa è finalizzata a valorizzare la cultura ambientale e a costruire percorsi formativi per un intelligente turismo scolastico e un reale recupero dei valori etici promossi dal Cantico delle creature di San Francesco. Tra le importanti iniziative portate avanti dalla Fondazione c'è quella di dotare cento scuole d’Italia, aderenti al programma, di pannelli fotovoltaici per un risparmio energetico. (G.C.)

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    Austria: sms di preparazione all’Avvento sul tema della pace

    ◊   Dal primo al 25 dicembre, si potrà ricevere un versetto biblico sotto forma di sms sul tema della pace: è l'iniziativa dell'Ordine dei Canonici Premonstratensi di Wilten e della Provincia francescana austriaca. “Il messaggio natalizio può incoraggiarci a portare noi stessi pace e riconciliazione là dove è dissidio”, hanno spiegato l'abate di Wilten Raimund Schreier e il provinciale francescano, Oliver Ruggenthaler. L’azione di quest’anno – riporta l’agenzia Sir – fa riferimento al messaggio comune di pace diffuso dai leader delle religioni mondiali riuniti al recente incontro di Assisi con Benedetto XVI. I versetti biblici sono stati selezionati per offrire spunti per promuovere la pace, la giustizia e il perdono. Per ricevere i messaggi basta registrarsi gratuitamente ai siti www.franziskaner.at oppure www.stift-wilten.at. (G.C.)

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    L'Avvento nella parrocchia Sant'Anna in Vaticano: solidarietà, preghiera e concerti

    ◊   Sarà un Avvento ricco di iniziative di carità, momenti di preghiera, celebrazioni eucaristiche e concerti quello che da domenica proporrà la parrocchia di Sant’Anna in Vaticano. Le proposte che il parroco, padre Bruno Silvestrini, assieme alla comunità agostiniana cui è affidata la cura pastorale di Sant’Anna, presenterà ai fedeli vogliono rendere la preparazione al Natale un tempo da vivere con uno spirito più partecipe, attraverso concrete opere di solidarietà e spazi di riflessione affidati alla liturgia. Si comincia domenica prossima, la prima d’Avvento, con l’idea “Pregare con le mani”, uno spazio curato dall’Associazione Madri Cristiane aperto fino al 6 dicembre, dalle 9 alle 12 e dalle 16 alle 19, che prevede la vendita di manufatti e oggetti per raccogliere fondi da destinare alle missioni. Dal 29 al 7 dicembre, alle 18, i fedeli sono invitati a partecipare alla Novena dell’Immacolata, mentre dal 4 dicembre comincia l’allestimento del presepe che sarà benedetto dal cardinale Angelo Comastri, vicario generale del Papa per lo Stato della Città del Vaticano, il 26 dicembre alle 18. Il giorno dell’Immacolata, l’8 dicembre alle 11, sarà mons. Giuseppe Sciacca, segretario generale del Governatorato, a presiedere la Messa solenne, nel corso della quale il parroco celebra il 30.mo anniversario della propria ordinazione sacerdotale. Ma ci sarà anche la musica a riempire il tempo d’Avvento nella parrocchia di Sant’Anna: il 10 dicembre alle 20.45 canteranno le corali di Loreo e Bellombra, il 16 dicembre, sempre alle 20.45, si esibirà il giovane violinista Stefano Mhanna, mentre il 5 gennaio alle 18 la Messa sarà animata dalla corale di Sant’Anna che si esibirà poi in un concerto. L’11 dicembre l’appuntamento è all’Angelus del Papa per la tradizionale benedizione dei bambinelli in piazza San Pietro, mentre dal 16 dicembre alle 18 comincia la Novena di Natale. Con uno sguardo ai bisognosi e agli indigenti il gruppo Caritas della parrocchia, il 16 e 17 dicembre, raccoglierà negli spacci annonari della Città del Vaticano generi alimentari da donare a quanti vivono in difficoltà. Infine, non sono da dimenticare i tradizionali appuntamenti liturgici del 24 dicembre, per la Messa di Natale delle 23.30, e del 31 dicembre per la celebrazione delle 18 con la benedizione eucaristica e il canto solenne del Te Deum. (T.C.)

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    24 Ore nel Mondo



    Ue: il premier italiano Mario Monti a Bruxelles per illustrare le misure anticrisi

    ◊   C’è sempre l’economia al centro dell’agenda politica di diversi Paesi, impegnati in colloqui in sede Ue in merito alle nuove misure anticrisi. L’attenzione di Bruxelles resta puntata sulla Grecia, mentre oggi parte la missione del premier italiano Mario Monti per presentare le linee guida del suo esecutivo. Eugenio Bonanata:

    Nuovi segnali di fiducia per il governo Monti che, in queste ore a Bruxelles, incontra i presidenti della Commissione e del Parlamento Ue, Barroso e Van Rompuy, in vista del trilaterale di giovedì a Strasburgo con il capo dell’Eliseo Sarkozy e la cancelliera tedesca Merkel. Crescita e contenimento dei conti pubblici sono le parole chiave. Il nuovo esecutivo italiano - che ieri ha dato il via libera al decreto su Roma Capitale - rappresenta un’opportunità di cambiamento per il Paese: lo ha affermato il commissario Ue agli affari economici, Rehn, dicendosi convinto del fatto che Roma manterrà i suoi impegni. Sulla stessa linea anche la Banca centrale tedesca, mentre cresce l’attesa sulle proposte della Commissione sul fronte degli Eurobond che potrebbero sostituire, del tutto o in parte, i titoli e le obbligazioni nazionali. Intanto, il presidente statunitense Obama ha ringraziato anche la Grecia per i suoi sforzi. Il premier Papademos prosegue i suoi colloqui con i partner europei per risolvere il problema delle garanzie scritte, richieste dai creditori del Paese in vista dello sblocco degli aiuti europei. Da Atene, invece, i lavoratori privati annunciano una giornata di sciopero il primo dicembre contro le nuove misure di austerità del governo. In questo quadro, le Borse del Vecchio Continente proseguono con un andamento altalenante. Mentre dal canto loro, le principali agenzie di rating hanno deciso di lasciare invariato il giudizio sulla Spagna, nonostante il nuovo esecutivo dei popolari guidato da Rajoy vincitore della tornata elettorale di domenica. E le difficoltà di bilancio si fanno sentire anche in Belgio, che resta senza governo a 527 giorni dalle elezioni. La mancanza di un’intesa sul punto ha spinto il premier in pectore, il socialista Di Rupo, a rassegnare, ieri sera, le dimissioni al re Alberto II che oggi ha dato il via a nuove consultazioni.

    Italia Fiat
    In Italia si discute sull’annuncio di Fiat di disdire gli accordi sindacali in tutti gli stabilimenti del Paese, a partire dal primo gennaio. Il neo ministro dello Sviluppo Economico, Passera, ha fatto sapere che il suo Dicastero si sta occupando della vicenda. Domani, inoltre, ci sarà un vertice sulla transizione di Termini Imerese, dopo che la Fiat ha reso noto il suo disimpegno, a partire dall’anno prossimo. Il summit, al quale parteciperanno sindacati e azienda, si terrà nella sede del Ministero dello Sviluppo Economico a Roma.

    Siria
    In Siria non si arresta la repressione delle forze di sicurezza. Attivisti locali hanno riferito dell’uccisione di due bambini e di due ragazzi, avvenuta stamattina nella zona di Homs. La giornata di ieri si è conclusa con un bilancio di almeno 15 vittime. In queste ore, inoltre, il premier turco Erdogan ha chiesto nuovamente al presidente Assad di lasciare il potere, mentre all’Onu si discute di una risoluzione di condanna nei confronti di Damasco presentata dalla Germania.

    Yemen
    Nello Yemen l’Onu ha confermato l’accordo, annunciato ieri, per l’uscita di scena del presidente Saleh. L’intesa, con l’appoggio dell’opposizione e su impulso dei Paesi del Golfo, prevede il trasferimento di poteri al vice presidente Hadi, il quale nominerà un nuovo governo e organizzerà elezioni parlamentari, prevedibilmente a gennaio. La firma è attesa in giornata, dopo mesi di sommosse e violenze che hanno portato il Paese sull'orlo della guerra civile.

    Libia
    In Libia il figlio di Gheddafi Saif al Islam, arrestato nei giorni scorsi, non sarà consegnato alla Corte penale internazionale. Lo ha affermato il ministro della Giustizia e dei Diritti dell’Uomo di Tripoli nel giorno della visita del procuratore capo Ocampo, giunto in città proprio per discutere con le autorità locali della questione. Nessuna conferma, infine, circa le voci della cattura di Al Senoussi, il capo dei servizi segreti libici ai tempi del rais.

    Tunisia
    In Tunisia al via i lavori dell’Assemblea Costituente, eletta il mese scorso con l’obiettivo di riscrivere la nuova Costituzione del Paese dopo l’era Ben Alì. Oggi c’è stata la prima riunione dell’organismo, mentre fonti del partito islamico Ennahda hanno fatto sapere che le elezioni generali si terranno nel giro di un anno.

    Burundi
    In Burundi più di 300 militanti delle Forze Nazionali di Liberazione (Fnl) - ala estremista dei ribelli Hutu - sono stati uccisi durante gli ultimi cinque mesi. La denuncia arriva dagli attivisti dell'Osservatorio dell'Azione di Governo, una Ong locale che comprende diverse associazioni per i diritti civili nel Paese. Il governo ha annunciato una risposta nel corso della giornata.

    Iran
    Alla luce del rapporto dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica, gli Stati Uniti hanno annunciato un nuovo e più severo piano di sanzioni economiche contro l’Iran, allo scopo di fermare il programma di proliferazione atomica. Il pacchetto prevede azioni contro le banche ed il petrolio proveniente dalla Repubblica Islamica. Dura la reazione di Mosca, che definisce "inaccettabile e contraria al diritto internazionale" la decisione di Washington, alla quale potrebbe seguire quella dell’Unione Europa, pronta – secondo indiscrezioni di stampa – a colpire 200 tra persone e società. Sulle sanzioni americane, Salvatore Sabatino ha interpellato Farian Sabhai, docente di Storia dei Paesi Islamici presso l’Università di Torino:

    R. - In questi anni si è sempre detto che le sanzioni erano inutili, perché colpivano la popolazione civile e non i vertici, e che - secondo alcuni promotori delle sanzioni - l’embargo doveva servire proprio ad esasperare la popolazione e indurla a ribellarsi. In realtà, oggi, la posizione è diversa: si cerca di porre sanzioni che possano colpire i vertici, quindi si colpisce il petrolio, si colpiscono le banche, perché gli introiti della Repubblica Islamica arrivano principalmente dal settore energetico.

    D. - Il presidente Obama ha accusato in maniera esplicita Teheran di aver scelto la via dell’isolamento internazionale, “violando – ha detto - in ogni modo ogni forma di legalità internazionale”. C’è il rischio, secondo lei, di un attacco militare contro la Repubblica islamica?

    R. - Credo che la posizione presa dal presidente americano Obama serva proprio a scongiurare un attacco israeliano. Le sanzioni vanno lette proprio in quell’ottica: si pongono sanzioni più severe nei confronti dell’Iran proprio perché questa è la richiesta dei vertici israeliani, che chiedono sanzioni all’Iran, non tanto perché temono un attacco dall’Iran quanto piuttosto perché temono l’emergere di nuovi regimi islamici nei vicini Paesi arabi all’indomani delle rivoluzioni delle “primavere arabe”.

    D. - Sull’altro fronte c’è la Russia, che definisce “inaccettabili” le sanzioni decise da Washington. Non si rischia una spaccatura pericolosa nella Comunità internazionale?

    R. - Sicuramente c’è una spaccatura tra Stati Uniti e Russia dal punto di vista ideologico: entrambi lottano per la supremazia. La Russia cerca, in un qualche modo, di riguadagnare terreno. Non dimentichiamo, poi, che la Mosca è il partner dell’Iran, da decenni, nella costruzione della centrale nucleare a scopi civili a Busher; che la Russia impedisce anche ulteriori sanzioni nei confronti della Siria, perché Mosca vende a Damasco due miliardi e mezzi di armi. Non dimentichiamo poi anche un altro fattore: cacciati i dittatori - pensiamo a Ben Alì in Tunisia, a Gheddafi in Libia, ma anche a Mubarak in Egitto - sono diminuite le vendite di armi dell’Occidente nei confronti di questi Paesi. Quindi è necessario, da parte degli Stati Uniti, tenere alta la tensione; esprimendo i loro timori - questa volta - nei confronti dell’Iran, spaventano i Paesi arabi che comprano ulteriori armi.

    D. - Teheran è stata condanna anche dall’Assemblea generale dell’Onu per le continue violazioni dei diritti umani. Un attacco che giunge da più parti e in poche ore: alcuni parlano di una strategia di accerchiamento…

    R. - Sì, una strategia di accerchiamento per spaventare l’opinione pubblica, soprattutto del mondo arabo, che è poi quella ricca di petrolio e che può comprare armi dall’Occidente. Sarebbe opportuno, pensando alle violazioni dei diritti umani dell’Iran, inasprire sì le sanzioni, ma guardano soprattutto alle violazioni dei diritti umani e non a un programma nucleare, che comunque è soggetto ai controlli degli ispettori dell’Aiea, e comunque tenendo conto del fatto che l’Iran a differenza degli altri Paesi - come Israele, come l’India o come il Pakistan - ha sottoscritto il Trattato di non proliferazione nucleare. (mg)

    Afghanistan
    In Afghanistan. La Loya Jirga, la grande assemblea dei notabili, riunita la scorsa settimana a Kabul, ha dato al presidente Karzai l’appoggio che sembrava mancargli per continuare il negoziato con gli Usa ed arrivare, così, ad un accordo di cooperazione strategica decennale. Sul terreno la violenza non si ferma. Oggi quattro civili sono morti nella provincia orientale di Laghman, quando il veicolo su cui viaggiavano èsaltato su un ordigno esplosivo rudimentale.

    Ucraina
    Entro giovedì l’ex premier ucraina, Yulia Tymoshenko, riceverà appropriate cure mediche al di fuori del carcere di Kiev, in Ucraina, dove si trova detenuta da ottobre, dopo la condanna a sette anni per abuso di potere e truffa ai danni dello Stato. Lo ha assicurato il presidente ucraino, Viktor Yanukovich, durante una conferenza stampa in cui ha evidenziato il suo impegno a fronte dei problemi di salute della Tymoshenko. (Panoramica internazionale a cura di Eugenio Bonanata)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 326

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli.