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Sommario del 21/11/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • L'auspicio del Papa nel congedo dal Benin: possano gli Africani vivere riconciliati nella pace e nella giustizia!
  • L’arcivescovo di Cotonou: un successo il viaggio del Papa, ora la speranza diventi realtà
  • Commenti sul viaggio del Papa in Benin
  • Mons. Filippo Santoro nuovo arcivescovo di Taranto, mons. Santos Abril y Castelló nuovo arciprete di Santa Maria Maggiore
  • Giornata Mondiale della Pesca. Mons. Vegliò: nuove norme a protezione dei pescatori
  • Plenaria della Commissione teologica internazionale
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Egitto: oltre 40 vittime negli scontri tra manifestanti e forze dell'ordine
  • Spagna: maggioranza assoluta per i popolari di Rajoy, crollo dei socialisti
  • Convegno nazionale delle Caritas diocesane. Mons. Nozza: l'azione della Chiesa contro la crisi
  • Avanza il degrado nella Grotta di Nazaret, falliti gli interventi di restauro: l'allarme di padre Ricardo Bustos
  • Giornata "Pro Orantibus": la Chiesa prega per le comunità monastiche di tutto il mondo
  • Chiesa e Società

  • Benin: a Cotonou incontro sulla riconciliazione, la giustizia e la pace
  • Bambini nel mondo: un anno difficile soprattutto in Africa
  • Pakistan: il governo vieta di scrivere il nome di Gesù negli Sms
  • Pakistan: cristiana accusata di blasfemia, libera con l’aiuto della comunità musulmana
  • India: sette arresti per l’omicidio di suor Valsa
  • Kashmir indiano: un Pastore e altri cristiani arrestati per “conversioni forzate”
  • I Patriarchi cattolici orientali invitano i cristiani a restare nei propri Paesi
  • Missionari in Congo: campagna elettorale senza consistenza e segnata da violenze
  • Inghilterra: i vescovi anglicani contro i tagli del governo al welfare
  • El Salvador: la Chiesa chiede una revisione del sistema di pubblica sicurezza per frenare la violenza
  • Argentina: la Chiesa denuncia il degrado delle condizioni di vita a Buenos Aires
  • Madrid: al via i lavori della Conferenza episcopale
  • Nord America: appello ecumenico per la giustizia economica delle comunità religiose
  • Usa: in Alabama seduta del Congresso sugli effetti della legge sulle migrazioni
  • Corea-Giappone: le questioni ambientali al centro del recente incontro annuale dei vescovi
  • Russia: a Mosca oltre 50 mila fedeli davanti alla Santa Cintura della Vergine
  • Giordania: seminario cattolico-musulmano su "fede e ragione"
  • Terra Santa: altro spazio di preghiera sul monte degli Ulivi nel carmelo del Padre Nostro
  • 24 Ore nel Mondo

  • La Commissione Europea presenterà mercoledì il piano sugli eurobond
  • Il Papa e la Santa Sede



    L'auspicio del Papa nel congedo dal Benin: possano gli Africani vivere riconciliati nella pace e nella giustizia!

    ◊   “Possano gli africani vivere riconciliati nella pace e nella giustizia!”: con questo auspicio il Papa ha concluso ieri il suo viaggio apostolico in Benin. Tre giorni intensi, caratterizzati dall’accoglienza straordinaria del popolo beninese. La cerimonia di congedo, ieri pomeriggio, all’aeroporto internazionale “Cardinale Bernardin Gantin” di Cotonou. In serata il rientro del Papa in Vaticano. Il servizio del nostro inviato, Massimiliano Menichetti:

    Tra gli applausi della folla festante che ha accompagnato costantemente con preghiere, canti e balli questo viaggio apostolico in Benin, il Papa ha lasciato il Paese non senza ricambiare il calore che ha contraddistinto questo pellegrinaggio di tre giorni:

    “Mon voyage apostolique en terre africaine s’achève. …
    Il mio viaggio apostolico in terra africana volge al termine. Sono riconoscente a Dio per questi giorni trascorsi con voi nella gioia e nella cordialità“.

    Ho desiderato visitare di nuovo questo Continente – ha detto - per il quale ho una stima ed un affetto particolari, perché ho l’intima convinzione che è una terra di speranza. Ed è proprio l’esortazione alla speranza, alla conformazione al Salvatore e al rinnovato slancio al dialogo ecumenico ed interreligioso e alla missione che hanno scandito questo pellegrinaggio del Successore di Pietro:

    “D’authentiques valeurs, capables d’instruire le monde, se trouvent ici …
    Autentici valori, capaci di ammaestrare il mondo, si trovano qui e non chiedono che di sbocciare con l’aiuto di Dio e la determinazione degli Africani“.

    E affidando a tutti i fedeli l’Esortazione apostolica post-sinodale Africae munus, ha precisato che “essa apre prospettive pastorali e che susciterà interessanti iniziative” tradotte in “azioni concrete” nella “vita quotidiana”. Il Papa ha affidato l’accompagnamento, per l’attuazione” del documento, al cardinale Gantin, definito “eminente figlio del Benin” e alla cui tomba ha reso omaggio a Ouidah.

    “Durant cette visite, j’ai pu rencontrer diverses composantes de la société …
    Durante questa visita, ho potuto incontrare diverse componenti della società del Benin, e membri della Chiesa. Questi numerosi incontri, così diversi nella loro natura, testimoniano la possibilità di una coesistenza armoniosa in seno alla Nazione, e tra la Chiesa e lo Stato”.

    “La buona volontà e il rispetto reciproco – ha aggiunto - aiutano non solamente il dialogo, ma sono essenziali per costruire l’unità tra le persone, le etnie e i popoli”:

    Vivre ensemble en frères, malgré de légitimes différences, ...
    Vivere insieme da fratelli, nonostante le legittime differenze, non è un’utopia“.

    Poi ha esortato l’Africa “ad indicare al resto del mondo la strada da prendere per vivere una fraternità autentica nella giustizia fondandosi sulla grandezza della famiglia e del lavoro”:

    “Puissent les Africains vivre réconciliés dans la paix et la justice! ...
    Possano gli Africani vivere riconciliati nella pace e nella giustizia! Ecco l’augurio che formulo con fiducia e speranza prima di lasciare il Benin e il Continente africano”.

    Quindi prima della benedizione in lingua fon l’incoraggiamento per l’intero Continente a essere sempre di più sale della terra e luce del mondo.

    ACƐ MAWU TƆN NI KƆN DO BENIN TO Ɔ BI JI
    Dio benedica il Benin!“.

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    L’arcivescovo di Cotonou: un successo il viaggio del Papa, ora la speranza diventi realtà

    ◊   “Riconciliazione, giustizia e pace”: il trinomio nel motto del viaggio apostolico in Benin è la grande sfida che Benedetto XVI ha lanciato non solo alla Chiesa locale, ma a tutta l’Africa. Ne è convinto l’arcivescovo di Cotonou e presidente dell’episcopato beninese, mons. Antoine Ganyé. Raggiunto stamani telefonicamente a Cotonou da Alessandro Gisotti, il presule traccia un bilancio del secondo viaggio apostolico di Benedetto XVI in Africa:

    R. – E’ stato un successo per la gente! Questo viaggio ci invita ad una vera amicizia con Dio, con gli uomini e anche con noi stessi. Questo viaggio ci invita ad amare Dio profondamente, a essere buoni cristiani e ad amarci tra di noi. Noi siamo sensibili a questi tre valori: la riconciliazione, la giustizia e la pace, e la gente li ha percepiti profondamente.

    D. – Il tema del viaggio, dell’Esortazione post-sinodale, è la speranza. Il Papa ha sottolineato gli aspetti positivi dell’Africa contro tanti pregiudizi e visioni distorte. Una sua riflessione su questo …

    R. – Credo molto a questa speranza: Dio farà tutto per aiutarci, per aiutare la nostra fede ad andare avanti. La gente è pronta a fare tutto perché questa speranza diventi una realtà!

    D. – Ha colpito anche la grande accoglienza della gente in tutti gli appuntamenti del Papa in Benin. Non solo i cristiani: tutti i beninesi hanno accolto con gioia Benedetto XVI …

    R. – Tutti i beninesi, i musulmani, i fedeli della religione tradizionale … tutte le religioni erano presenti lungo la strada ad accogliere il Papa perché tutti volevano la benedizione del Santo Padre. La benedizione del Santo Padre è una cosa molto, molto importante per noi africani!

    D. – Il viaggio ora è finito. Quali sono le sue speranze per il futuro della Chiesa del Benin ma anche di tutta l’Africa?

    R. – Io chiedo a tutti i sacerdoti di lavorare con la gente, con i cristiani e con tutti perché questi tre valori – la riconciliazione, la giustizia e la pace – possano entrare nella vita di tutti noi. Adesso comincia il vero lavoro perché la gente ha riconosciuto l’importanza di questi valori. Per questo, ora dobbiamo lavorare con tutti i cristiani perché ogni cristiano sia missionario verso coloro che non sono ancora cristiani. (bf)

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    Commenti sul viaggio del Papa in Benin

    ◊   Il Papa ha parlato di accoglienza calorosa, semplicemente “africana” in Benin. Ascoltiamo in proposito la testimonianza Suor Lenie Dochamou, segretaria generale della Caritas beninese, al microfono di Massimiliano Menichetti:

    R. – Non ho mai visto una mobilitazione tale della popolazione per la visita di un capo di Stato. Mi ha fatto un’impressione incredibile vedere come un messaggero di Dio sia riuscito a mobilitare l’intera popolazione, non soltanto la popolazione cristiana, ma – come avete visto – tutto il popolo beninese. Un intero popolo pieno di gioia per questo messaggero e vicario di Gesù, per questo messaggero di Dio: è stato un evento di alta evangelizzazione! Un Papa venuto da noi per parlare dell’amore di Dio. Questo ci dà anche un grande sentimento di responsabilità. La Chiesa in Africa fa tanto, ma ha ancora tanto da fare per concretizzare veramente questo messaggio. (mg)

    Il viaggio del Papa potrà rilanciare anche l’impegno dei fedeli laici nel Paese? Ci risponde il superiore generale ad interim della Società delle Missioni Africane, padre Jean-Marie Guillaume:

    R. – Spero di sì, perché c’è bisogno di dare coraggio ai laici: possono portare molto nella vita di ogni giorno, per la giustizia, per la pace, per le relazioni fra i diversi gruppi etnici del Paese; i cristiani devono essere anche più presenti nella vita politica del Paese, perché ci sono tante cose da rivedere come la distribuzione dei beni del Paese.

    D. – Cosa lascia, secondo lei, la visita del Papa?

    R. – Lascia una speranza rinnovata, il coraggio per andare avanti; ci lascia la sfida di continuare ad essere testimoni credibili del Vangelo, impegnati anche nella ricomposizione di tutte le differenze tra le varie etnie del Paese. (gf)

    Padre Leopoldo Molena, religioso della Società delle Missioni Africane, è il superiore del Centro di formazione Brésillac a Cotonou. Quale il suo auspicio?

    R. – Il mio auspicio è che la Chiesa del Benin e tutta la Chiesa africana ritrovino la forza e il coraggio della propria testimonianza per aderire al Vangelo con fiducia e coerenza, e soprattutto il coraggio di andare avanti senza mai perdersi d’animo. Il Papa ha messo il Benin di fronte a nuove sfide. Le sfide di oggi sono quelle della vita consacrata, perché possa prendere sempre più piede in Africa; una nuova sfida sono le povertà; la terza sfida è quella della famiglia: la famiglia cristiana è un ideale preciso e specifico. Io credo che ci sia il desiderio di aderire a questo ideale, ma viverlo è ancora un cammino. (gf)

    Benedetto XVI, durante il suo viaggio, ha lanciato un accorato appello a non rubare il futuro dei popoli africani. Ecco il commento di padre Jean-Raphaël Marie Tonoudji, dei Francescani dell’Immacolata, impegnato nel settore comunicazione del comitato di accoglienza per la visita del Papa:

    R. – La Chiesa tiene molto alla pace in Africa. Le potenze, spesso, ingannano, soprattutto in Africa, dicendo che vengono per portare pace e invece molte volte vengono per rubare. E questo, tutti lo sanno ma nessuno vuole dirlo. Il Papa, invece, è un messaggero di pace, è venuto per dare la pace di Cristo a tutta l’Africa e questa è una cosa che ci conforta e ci dà la speranza vera che un giorno, quando il Vangelo entrerà in tutti i cuori, ci sarà la pace. (gf)

    Ma quale aiuto potrà dare il viaggio del Papa ai fedeli del Benin? Ascoltiamo padre Alfonso Maria Bruno, religioso dei Frati Francescani dell’Immacolata, per tanti anni in Benin:

    R. – Aiuterà sicuramente la popolazione a sentirsi più vicina a Roma e a riconoscere ancora più fortemente l’autorità universale di Benedetto XVI. E l’augurio mio è che tanti cristiani che – ahimé! – hanno disertato la Chiesa cattolica per entrare in sètte, possano fare ritorno nella Chiesa cattolica, quella fondata da Gesù Cristo sulla pietra di Simon Pietro. (Interviste a cura di Massimiliano Menichetti)

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    Mons. Filippo Santoro nuovo arcivescovo di Taranto, mons. Santos Abril y Castelló nuovo arciprete di Santa Maria Maggiore

    ◊   Il Papa ha nominato nuovo arcivescovo di Taranto mons. Filippo Santoro, finora vescovo di Petrópolis, in Brasile. Mons. Santoro, nato a Carbonara, in provincia di Bari, 63 anni fa, succede a mons. Benigno Luigi Papa, che lascia per raggiunti limiti di età. Mons. Filippo Santoro ha compiuto gli studi filosofici all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, ottenendo il Dottorato in Filosofia. A Roma ha conseguito la Laurea in Teologia Dogmatica, presso la Pontificia Università Gregoriana, come alunno dell’Almo Collegio Capranica. È stato ordinato sacerdote il 20 maggio 1972, per l’arcidiocesi di Bari-Bitonto. Dopo l’ordinazione sacerdotale ha svolto i seguenti incarichi e ministeri: direttore dell’Istituto Superiore di Teologia di Bari e responsabile di "Comunione e Liberazione" in Puglia dal 1974 al 1984; sacerdote fidei donum nell’arcidiocesi di São Sebastião do Rio de Janeiro (Brasile) dal 1984 al 1996; responsabile di "Comunione e Liberazione" a Rio de Janeiro dal 1984 al 1988; responsabile di "Comunione e Liberazione" in Brasile e in America Latina dal 1988 al 1996. Nel 1992 è stato membro della Delegazione della Santa Sede per la Conferenza Mondiale sull’Ambiente (ECO-92) e nello stesso anno ha partecipato come teologo alla IV Conferenza Generale dell’Episcopato Latinoamericano a Santo Domingo. Eletto alla sede titolare di Tuscamia e nominato vescovo ausiliare dell’arcidiocesi di São Sebastião do Rio de Janeiro il 10 aprile 1996, ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 29 giugno successivo. Dal 12 maggio 2004 è vescovo della diocesi di Petrópolis. All’interno della Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile (C.N.B.B.) è al presente membro del Consiglio Permanente e della Commissione Episcopale per la Dottrina della Fede. Inoltre, è gran cancelliere dell’Università Cattolica di Petrópolis. È autore di diverse pubblicazioni di carattere teologico e filosofico.

    Sempre oggi, Benedetto XVI ha nominato nuovo arciprete della Basilica Papale di Santa Maria Maggiore in Roma l’arcivescovo spagnolo Santos Abril y Castelló, vice camerlengo di Santa Romana Chiesa. Succede al cardinale statunitense Bernard Francis Law che nei giorni scorsi ha compiuto 80 anni.

    Il Papa ha quindi dato il suo assenso all’elezione canonicamente fatta dal Sinodo dei Vescovi della Chiesa Greco-Cattolica Romena del rev. Claudiu-Lucian Pop, finora rettore del Pontificio Collegio "Pio Romeno" in Roma, a vescovo della Curia Arcivescovile Maggiore, assegnandogli la Sede titolare Vescovile di Mariamme. Il rev. Claudiu-Lucian Pop è nato il 22 luglio 1972 a Piscolt (distretto di Satu-Mare), Romania, nell’Eparchia di Oradea. È stato alunno del Pontificio Collegio Pio Romeno in Roma dal 1991 al 1999, frequentando i corsi filosofici alla Pontificia Università Urbaniana e quelli teologici alla Pontificia Università Gregoriana, dove nel 2006 ha conseguito la Laurea in Teologia spirituale. È stato ordinato sacerdote il 23 luglio 1995 a Oradea per l’imposizione delle mani di mons. Vasile Hossu. Dal 1999 al 2002 ha svolto il ministero presbiterale nella parrocchia di San Giorgio dei Romeni a Parigi come vicario e dal 2002 al 2007 come parroco e rettore della Missione greco-cattolica romena della capitale francese.

    La Congregazione per le Chiese Orientali, su presentazione dell’arcivescovo maggiore e del Sinodo della Chiesa Greco-Cattolica Romena, lo ha nominato nel dicembre 2007 rettore del Pontificio Collegio "Pio Romeno" in Roma. In tale incarico ha diretto la collana di studi "Quaderni del Pio Romeno", continuando l’edizione di vari libri di teologia in lingua romena.

    Infine, il Santo Padre ha nominato capo ufficio nella Sezione per gli Affari Generali della Segreteria di Stato mons. Cesare Burgazzi, finora minutante nella medesima Sezione della Segreteria di Stato.

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    Giornata Mondiale della Pesca. Mons. Vegliò: nuove norme a protezione dei pescatori

    ◊   Mostrare la situazione di precarietà in cui vivono molte comunità legate al mondo della pesca e ribadire l’importanza della salvaguardia delle risorse ittiche. Sono le finalità della Giornata Mondiale della Pesca, che si celebra oggi in tutto il mondo. Nel messaggio per questa Giornata il presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, l’arcivescovo Antonio Maria Vegliò, sottolinea che la pesca è “uno dei mestieri più pericolosi al mondo”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    La pesca, secondo recenti stime della Fao, è fonte di reddito e di sostentamento per oltre 15 milioni di persone. Ma se si includono anche i pescatori part – time, i lavoratori in acqua dolce e nell’acquacoltura, il numero complessivo sale a più di 36 milioni. “I pescatori che lavorano a bordo delle navi oceaniche – ricorda l’arcivescovo Antonio Maria Vegliò – sono costretti a vivere a bordo delle loro imbarcazioni per periodi di tempo prolungati”, a volte senza alcuna protezione. La grande maggioranza dei pescatori impegnati nella piccola pesca e in quella artigianale – aggiunge il presule – si trova “in condizioni di grande povertà” e “di estrema insicurezza”. Ogni giorno - sottolinea mons. Antonio Maria Vegliò - molti pescatori “devono lottare contro le forze della natura che distruggono le loro imbarcazioni e le loro reti, a volte in condizioni particolarmente drammatiche, come nel caso dello tsunami in Asia nel 2004 e, più recentemente, in Giappone”. Devono anche affrontare cambiamenti climatici e disastri ecologici che, insieme alla pesca intensiva, distruggono le loro fonti di sostentamento. Dopo aver ricordato l’opera dell’Apostolato del Mare, che con la sua rete di centri sparsi in tutto il mondo rappresenta un “porto sicuro” per molti pescatori, il presule esorta infine organizzazioni internazionali e governi “a sviluppare norme che garantiscano un lavoro dignitoso e produttivo” in materia di occupazione, reddito e sicurezza alimentare.

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    Plenaria della Commissione teologica internazionale

    ◊   La Commissione teologica internazionale, presieduta dal cardinale William Levada, terrà la sua sessione plenaria dal 28 novembre al 2 dicembre prossimi presso la Domus “Sanctae Marthae” in Vaticano. I lavori si svolgeranno sotto la direzione del segretario generale della Commissione, mons. Charles Morerod. Tre i temi principali di questa plenaria: la questione metodologica nella teologia odierna, il monoteismo e il significato della Dottrina sociale della Chiesa nel contesto più ampio della Dottrina Cristiana.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Un mondo nuovo: in prima pagina, un editoriale del direttore a conclusione del viaggio del Papa in Benin.

    Nell’informazione internazionale, un articolo di Gabriele Nicolò dal titolo “Kabul di fronte allo spartiacque talebano”.

    In cultura, un articolo di Ralf Van Buhren dal titolo “La lezione di Michelangelo”: due anni fa, il 21 novembre 2009, l’incontro di Benedetto XVI con gli artisti nella Cappella Sistina.

    Per tutelare la libertà: Silverio Nieto Nunez sul diritto delle varie confessioni a scegliere i docenti di religione.

    Una stretta di mano lunga duemila chilometri: mons. Cesare Pasini, prefetto della Biblioteca Apostolica Vaticana, sulle relazioni diplomatiche ufficiali, avviate cinquant’anni fa, tra la Santa Sede e la Repubblica di Turchia.

    Il cardinale, l’archeologo e gli scrittori: Fabrizio Bisconti sulla memoria liturgica, domani, di Santa Cecilia.

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    Oggi in Primo Piano



    Egitto: oltre 40 vittime negli scontri tra manifestanti e forze dell'ordine

    ◊   Terzo giorno di scontri in Egitto ed il bilancio delle vittime continua a salire: oltre 40, finora, i morti e centinaia i feriti. Epicentro delle proteste ancora una volta piazza Tahrir, al Cairo, dove la polizia sta affrontando i dimostranti che chiedono al potere militare di farsi da parte e consentire la transizione democratica nel Paese. Dimostrazioni si segnalano anche ad Alessandria e a Suez. Intanto, mentre l'Ue chiede calma e moderazione, è stato convocato un Consiglio dei Ministri straordinario: sul tavolo, decisioni urgenti per evitare che la situazione degeneri in guerra civile. Sulle motivazioni dello scontro, Giancarlo La Vella ha intervistato Enrico Casale, esperto di Africa della rivista dei Gesuiti “Popoli”, da poco rientrato dall’Egitto:

    R. – I ragazzi, che sono stati protagonisti della rivolta scoppiata in gennaio, temono che i miliari si impossessino di questa rivolta: per questo sono tornati in piazza. Questa volta, però, l’esercito non li ha sostenuti, ma li ha contrastati.

    D. – Alla Comunità internazionale interessa che il processo democratico in Egitto vada avanti, ma i numerosi appelli che speranza hanno di essere accolti?

    R. – Certamente le forze armate, che hanno avuto un ruolo importante nella rivolta, tendono a voler mantenere la loro posizione di privilegio, che – ricordiamolo – non riguarda solamente il puro settore della difesa: le forza armate hanno interessi in tutti i settori della vita economica e sociale del Paese. Di conseguenza, c’è il rischio che le forze armate boicottino il processo democratico… Molto dipenderà dal fatto che la Comunità internazionale riesca a fare pressioni sulla giunta militare e sul governo affinché si proceda il più velocemente possibile alle elezioni – il primo turno è previsto per la prossima domenica – e altrettanto celermente si proceda all’elezione di un presidente della Repubblica civile e non militare.

    D. – Secondo alcuni osservatori, le Forze Armate si stanno muovendo per evitare il rischio fondamentalismo…

    R. – Va tenuto presente che il Fronte islamico non è un blocco unico: esiste una parte minoritaria composta da persone fondamentaliste; poi esiste una maggioranza che è rappresentata dalle formazioni legate ai Fratelli musulmani, che sono molto più pragmatici, ma che non hanno intenzione di trasformare l’Egitto in un Iran… Quindi potrebbe esserci una svolta, come è stato in Tunisia: la vittoria di formazioni musulmane, ma è anche vero che potrebbe trattarsi di formazioni simili al partito di governo turco e quindi un partito di ispirazione islamica, ma che rispetti fondamentalmente i principi di uno Stato laico.

    D. – Come stanno vivendo le comunità cristiane questa situazione?

    R. – Le Comunità cristiane vivono questa situazione in modo diverso: i copti tendono a chiudersi all’interno della comunità e a diventare un nucleo impermeabile al dialogo con le formazioni musulmane; diverso è, invece, l’approccio dei cattolici che sono più aperti al dialogo, soprattutto con le fazioni più moderate e più aperte dell’Islam. Sono molte le forme di collaborazione per creare una comunità nazionale compatta, seppur nella diversità di fedi. (mg)

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    Spagna: maggioranza assoluta per i popolari di Rajoy, crollo dei socialisti

    ◊   Le elezioni politiche anticipate di ieri in Spagna hanno decretato la vittoria del Partito Popolare di Mariano Rajoy, che ha conquistato la maggioranza assoluta dei seggi parlamentari, 186 su 350, con il 44,6% dei voti. Sconfitta storica, invece, per il Partito Socialista di Alfredo Perez Rubalcaba, che ha guadagnato 110 seggi col 28,7% dei consensi. Oggi a Madrid sia il Pp, sia il Psoe hanno convocato i loro vertici per una prima analisi della nuova situazione politica del Paese, dopo la fine dell’era di José Luis Rodríguez Zapatero, al potere dal 2004. Da Madrid, il servizio di Michela Coricelli:

    Maggioranza assoluta per il Partito Popolare: il centrodestra spagnolo ha ottenuto il miglior risultato della storia, con 186 seggi contro i 110 del Partito Socialista. I sondaggi sono stati confermati dal voto. Ieri notte il leader dei popolari, Mariano Rajoy, prossimo presidente del governo spagnolo, ha lanciato un messaggio chiaro al Paese: ha parlato della più difficile situazione economica degli ultimi 30 anni e della necessità di uno sforzo collettivo. “Gli unici nemici – ha detto – saranno la disoccupazione, il deficit, il debito eccessivo e il rallentamento economico. Dobbiamo lavorare duro, quello che ci aspetta – ha avvertito Rajoy - non è facile”. Dopo gli otto anni di governo di José Luis Rodríguez Zapatero, per i socialisti è stato il peggior risultato mai ottenuto. Il candidato Alfredo Perez Rubacalba ha incassato una dura sconfitta. Nel nuovo Parlamento spagnolo, infine, ci sarà una maggiore presenza dei partiti più piccoli.

    Sulle ragioni della netta vittoria dei popolari spagnoli, Giada Aquilino ha intervistato Antonio Pelayo, corrispondente da Roma dell’emittente spagnola di “Antena Tres”:

    R. - Non è stata una sorpresa. Poteva variare un po’ lo “spread” tra un partito e l’altro ma la vittoria è stata così netta perché due cose hanno contato sicuramente tantissimo: cinque milioni di disoccupati e poi anche un’usura del governo socialista che, dopo sette anni di mandato, non ha saputo rispondere al cambiamento, alla crisi che stava scoppiando in tutto il mondo.

    D. – I socialisti, che avevano battuto i popolari nel 2004 e 2008, ora hanno ottenuto il loro peggiore risultato elettorale dal ’77. Cosa è cambiato?

    R. – Sì: da quando esiste la democrazia in Spagna, non avevano avuto un voto così negativo. Questo evidentemente è da ricondurre ai governi presieduti da Zapatero, sia in campo economico – e questo credo sia evidente - sia in altri campi, come ad esempio per quanto riguarda l’amministrazione territoriale della Spagna. Non è un caso che, sia nella Catalogna sia nei Paesi Baschi, i partiti indipendentisti hanno avuto un bel successo.

    D. – Soffermiamoci su questo punto. Sono state le prime elezioni in cui non c’era una minaccia di attentati dell’Eta e con un cartello elettorale legale per l’organizzazione basca - Amaiur - che ha ottenuto sette seggi. Come vanno letti questi dati, anche in rapporto con i risultati dei catalani, che non sono mai stati così forti?

    R. – Il fatto che le elezioni - e tutta la campagna elettorale - si siano sviluppate in un clima di assoluta tranquillità e normalità, senza minacce, è stata una bellissima cosa della quale tutti siamo molto felici. Ma sia nella Catalogna, sia nei Paesi Baschi i partiti più indipendentisti hanno avuto un risultato che - soprattutto in questi ultimi - nessuno si aspettava. E ciò crea un problema non piccolo, perché questa nuova coalizione Amaiur è stata sostenuta pubblicamente dall’Eta e dalla frangia più radicale dell’indipendentismo.

    D. – Questo cosa significherà per il futuro?

    R. – Bisogna aspettare le prossime elezioni delle autonomie perché le attuali sono nazionali: evidentemente la presenza di sette deputati appartenenti a questi gruppi indipendentisti baschi nel Parlamento nazionale non vuol dire molto. Vediamo cosa succede nelle prossime consultazioni delle autonomie e in che modo queste potranno influire sul governo dei Paesi Baschi, che in questo momento è composto da socialisti e Partito Popolare.

    D. – Nel pieno della crisi economica in Europa, con i timori anche sulla solidità dei titoli di Stato spagnoli, quali saranno allora i primi provvedimenti del governo Rajoy?

    R. – Salutando la folla che ieri sera era davanti la sede del Partito Popolare, Rajoy ha detto: “Da domattina sarò nel mio ufficio a prendere le prime decisioni”. Rajoy ora prima deve decidere la composizione del suo governo e, soprattutto, chi sarà il nuovo ministro dell’Economia. Intanto, misure miracolose non ci sono; vedremo quali saranno, ma certamente saranno molto differenti da quelle del governo socialista; poi vedremo il risultato. (bi)

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    Convegno nazionale delle Caritas diocesane. Mons. Nozza: l'azione della Chiesa contro la crisi

    ◊   “La Chiesa che educa servendo carità”. Questo il titolo del 35.mo convegno nazionale delle Caritas diocesane, che si apre oggi pomeriggio, a Fiuggi. L’evento, che proseguirà fino a mercoledì, è promosso in occasione del 40.mo anniversario della nascita di "Caritas Italiana". Sul valore dell’appuntamento di Fiuggi, Eugenio Bonanata, ha intervistato mons. Vittorio Nozza, direttore dell’organismo caritativo:

    R. – Questo patrimonio si colloca ultimamente, soprattutto in questo ultimo decennio, in un contesto piuttosto pesante dettato anche dalla crisi economico-finanziaria che sta attanagliando il mondo intero e in modo particolare, poi, anche i nostri contesti e i nostri territori. Quindi, diventa un po’ più difficile poter intercettare i bisogni e soprattutto saper trovare anche strumenti, forme, servizi e operatività diverse rispetto a quelle finora promosse e attivate sul territorio nazionale.

    D. - In questo momento qual è il ruolo delle diocesi e delle parrocchie?

    R. - In questi ultimi quattro anni le diocesi, le comunità parrocchiali, sono state provocate a trovare strumenti nuovi, quali il microcredito, la ricerca di abitazioni, l’attivazione di sostegni alle persone, alle famiglie - in modo particolare perché i figli potessero avere garantita la scuola. C’è poi l’azione attraverso gli strumenti delle carte prepagate, che prevede delle possibilità di acquisto dignitoso presso gli empori attivati dalle caritas diocesane. C’è da dire che ben 806 nuove forme attivate da 193 caritas diocesane in Italia stanno rispondendo in forma nuova, con strumenti nuovi, alle "provocazioni" che vengono soprattutto dalla crisi economico-finanziaria che ha intaccato e sta intaccando non il singolo ma interi nuclei familiari.

    D. – La crisi colpisce anche i giovani; molti hanno smesso di studiare e di cercare lavoro…

    R. – Questa cosa preoccupa moltissimo. Significa che coloro che dovrebbero essere e costruire il futuro sono messi nella non condizione di prepararsi opportunamente - poiché poi viene chiesta una competenza, non solo in Italia ma anche sul piano europeo - e non hanno neanche un minimo di opportunità lavorative. Nello stesso tempo, quello che è più pesante, stanno spegnendo questo desiderio di futuro. Di conseguenza si tratta di non abbandonare mondi giovanili di questo tipo ma di mantenere alta la motivazione di trovare anche solo opportunità lavorative, perché a partire da questo ci si auguri che nel futuro, negli anni a venire, si creino opportunità più solide e quindi costruttrici di futuro anche sotto la responsabilità di ciascuno.

    D. – Giovedì, l’udienza con Benedetto XVI: come vivete l'attesa a questo appuntamento?

    R. – Sarà un momento per noi importante, proprio perché di decennio in decennio la parola, il Magistero del Sommo Pontefice, ci ha sempre consegnato spunti di memoria legati all’istituzione di questo organismo pastorale, la Caritas, e impegni di fedeltà proprio per aprire porte, finestre, cammini, nel futuro. Questo ci invoglia a continuare intensificando la testimonianza della carità come nucleo centrale del cammino del cristiano e della vita della Chiesa. (bf)

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    Avanza il degrado nella Grotta di Nazaret, falliti gli interventi di restauro: l'allarme di padre Ricardo Bustos

    ◊   “La roccia si sfalda”: il grido di allarme arriva dalla Grotta di Nazareth, a lanciarlo è padre Ricardo Bustos, frate minore della Custodia di Terra Santa, Superiore della Basilica dell’Annunciazione. Roberta Gisotti lo ha contattato per saperne di più:

    D. - Padre Riccardo Bustos, l’allarme da lei lanciato sulle condizioni della Grotta dell’Annunciazione ha destato grave preoccupazione nel mondo cristiano e non solo. Che cosa sta accadendo?

    R. – Il problema non è nuovo, è registrato già da tanto tempo ma ultimamente le condizioni di conservazione della Grotta si sono aggravate e quindi, insieme all’Università degli Studi di Firenze, abbiamo cominciato un lungo cammino per la conservazione di questo luogo che si stava sfaldando un po’ alla volta. Abbiamo fatto diversi interventi in questi ultimi tre anni e mezzo ma i risultati non sono stati molto positivi. Ultimamente, qualche mese fa, abbiamo allestito alcuni pozzi di drenaggio e speriamo ci aiutino almeno a fermare il flusso dell’acqua piovana che arriva durante il periodo invernale.

    D. – La situazione si è aggravata per le condizioni atmosferiche?

    R. – Abbiamo visto già all’inizio dell’inverno, con le prime piogge che sono cadute, che la Crotta si continuava a sfaldare.

    D. – Lei ritiene adeguati gli interventi fin qui condotti?

    R. - Penso che siano stati adeguati, solo che non sono serviti a niente perché il corso dell’acqua arrivava lo stesso alla Grotta e quindi un po’ alla volta tutto il restauro è caduto. Adesso dobbiamo attendere la fine delle piogge per vedere come poter in qualche modo fermare questa forma di degrado. Per il momento le condizioni sono molto compromesse.

    D. - Ci sono problemi di finanziamenti per condurre ulteriori ricerche ed interventi?

    R. - La questione non è soltanto di finanziamenti, quanto di trovare l’equilibrio giusto. Bisogna pensare ad una climatizzazione che riguardi tutto l’edificio, soprattutto la Basilica inferiore, e riorganizzare anche le visite perché negli altri edifici storici, anche in Italia, le visite sono limitate. Adesso noi abbiamo limitato l’ingresso all’interno della Grotta e dal 2006 abbiamo cercato di fermare la gente che entrava direttamente nella Grotta: ci sono delle inferriate, le abbiamo chiuse, e la gente ora si avvicina, ed abbiamo visto che c’è stato un cambiamento molto grande. Abbiamo cambiato anche il sistema di illuminazione all’interno mettendo una luce molto fredda.

    D. - Quindi se la situazione di gravità permane si può anche ipotizzare, per quanto dolorosa, una chiusura temporanea per i fedeli?

    R. - Per adesso stiamo aspettando il risultato degli ultimi interventi. A breve dovranno ritornare gli specialisti dell’Università di Firenze per verificare in situ qual è la situazione concreta.

    D. – Questo suo allarme servirà anche a richiamare la comunità scientifica internazionale perché si interessi a questo luogo patrimonio dell’umanità, oltre che luogo sacro di fede?

    R. – Questo dovrebbe essere anche un monito. Dobbiamo assolutamente trovare una risposta e la stiamo cercando. Affidiamo questo progetto prima di tutto al Signore e alla Madonna perché sono i primi ad essere stati 'coinvolti' in questo progetto. Dipendiamo dalla grazia del Signore e gli chiediamo la grazia di poter ancora conservare questo luogo di fede per tutti cristiani. (bf)

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    Giornata "Pro Orantibus": la Chiesa prega per le comunità monastiche di tutto il mondo

    ◊   La Chiesa celebra, oggi, l’annuale Giornata Pro Orantibus, che invita a pregare per le religiose e i religiosi di clausura e vuole far conoscere le comunità monastiche sparse in tutto il mondo. Istituita da Pio XII, la Giornata è legata alla memoria liturgica della Presentazione di Maria al Tempio, perché nell’offerta radicale della Vergine di Nazaret a Dio si riconosce pienamente l'ideale della vita consacrata e invita anche alla preghiera per i monasteri con particolari necessità. A Roma, il prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, mons. João Braz de Aviz, presiede alle 16.30 una Messa alla Villa della Meditazione, una casa di accoglienza per le monache di passaggio nella capitale. Ma ascoltiamo, al microfono di Tiziana Campisi, la testimonianza di suor Maria Francesca Padovan, monaca visitandina, attualmente nel Monastero "Mater Ecclesiae", in Vaticano, dove ogni tre anni un ordine religioso dà vita ad una comunità internazionale che offre la propria preghiera in particolare per il Papa:

    R. - La mia esperienza è quella di una monaca chiamata nell’Ordine della Visitazione: sono entrata in monastero perché, a un certo punto, ho capito che questa era la volontà di Dio per me e ho visto questa volontà di Dio come un amore infinito. Io provengo dal Monastero di San Vito al Tagliamento, un monastero della diocesi di Concordia-Pordenone, nella Regione del Friuli Venezia Giulia, dove la vita scorre tra il lavoro, la preghiera e la vita comunitaria, fatta di tanta condivisione e di quel dono di sé che è l’obbedienza. Quindi la nostra vita si struttura proprio in questa armonia, in cui la volontà di Dio è l’Unico, è l’Assoluto.

    D. - Chi sono le monache visitandine e qual è il loro carisma?

    R. - Siamo state fondate nel 1610 da San Francesco di Sales e il nostro carisma lo si può sintetizzare, credo, con una sola frase del Vangelo: “Dio è amore”. Essere nella Chiesa contemplative, quindi chiamate alla preghiera, ma a una preghiera sostanziata e vissuta tutta nell’amore. San Francesco di Sales vedeva Dio essenzialmente come bontà e Provvidenza, perciò il rapporto che vuole che stabiliamo con Dio è quello di un’amicizia tanto eminente da essere carità. Il nostro carisma è quello di rendere visibile, presente - più che visibile, vista la nostra caratteristica particolare - nella Chiesa questo cuore pulsante di Dio per gli uomini e contemporaneamente nella preghiera raccogliere tutto l’amore, tutto il dolore, tutto il bene e in un certo senso anche quello che meno bene è dell’umanità per portarla a Dio.

    D. – Quella delle caustrali è una vita poco visibile, ma una presenza viva nella Chiesa…

    R. – La clausura è il segno visibile che Dio è l’Assoluto per il cuore dell’uomo. Il Signore si sceglie delle persone, perché vivano solamente per Lui. Il senso, allora, è proprio questo: la poca visibilità in realtà è perché siamo inserite nel cuore della vita della Chiesa. E’ molto famosa la frase di Santa Teresa di Lisieux: “Nel cuore della Chiesa, mia madre, io sarò l’amore”. Questa è una frase che ciascuna claustrale sente e vive in modo molto profondo.

    D. - E la Giornata "Pro Orantibus" nella Chiesa serve proprio per ricordare la presenza delle monache e per essere in comunione con tutta la Chiesa…

    R. – La Giornata "Pro Orantibus" ha esattamente questo senso: quello di riportare all’attenzione della Chiesa, all’attenzione dei fedeli, questa presenza, per riportare proprio alla mente, allo sguardo dei fedeli, questa realtà, perché la nostra prima testimonianza è la nostra vita e il dono della vita che facciamo al Signore giorno per giorno. (mg)

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    Chiesa e Società



    Benin: a Cotonou incontro sulla riconciliazione, la giustizia e la pace

    ◊   All’indomani della consegna dell’Esortazione apostolica ai vescovi dell’Africa da parte del Papa, e nella stessa terra beninese, si tiene da oggi al 24 novembre a Cotonou una consultazione sulla riconciliazione, la giustizia e la pace, per iniziativa del Simposio delle Conferenze episcopali d’Africa e Madagascar (Secam), in collaborazione con l’episcopato del Benin. All’insegna del tema “Africa, alzati!”, l’incontro riunirà i responsabili delle Conferenze episcopali nazionali e regionali allo scopo di definire una strategia comune o un piano d’azione per la diffusione e l’attuazione del documento conclusivo del secondo Sinodo per l’Africa. Sui seguiti dell’assise episcopale del 2009, il Simposio ha inoltre promosso un seminario in Mozambico nel maggio 2010 che, nella “Dichiarazione di Mumemo”, ha tracciato i campi prioritari d’azione partire dalle 57 proposizioni e dal messaggio finale del Sinodo. A Cotonou il nuovo incontro dei vescovi africani valuterà quanto già effettuato a livello nazionale e regionale sulle indicazioni della “Dichiarazione” citata; inoltre alla luce dell’Esortazione apostolica proporrà modalità e strumenti attraverso i quali lo Secam e i suoi collaboratori - quali i Catholic Relief Services (Usa), Misereor, Missio e Aiuto alla Chiesa che soffre - potrebbero collaborare più strettamente per assicurare l’ampia circolazione e l’applicazione di “Africae Munus”. Nella sua prolusione, il cardinale Polycarp Pengo, presidente dello Secam, porrà particolarmente l’accento su orientamenti, eventi e sfide, che una riflessione approfondita sull’ “Esortazione” consentirà di individuare. (A cura di Marina Vitalini)

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    Bambini nel mondo: un anno difficile soprattutto in Africa

    ◊   Risulta allarmante la situazione dei minori in tutto il mondo. Circa 100 milioni sono i bambini che non hanno ancora accesso all’istruzione; 50 milioni non sono neanche registrati all’anagrafe e, di conseguenza, non esistono; 24 mila muoiono ogni giorno perché mancano le cure di base; un milione cade nelle reti della prostituzione ogni anno; oltre 150 milioni lavorano o vengono sfruttati; altri milioni sono vittime di ogni tipo di violenza e 250 mila sono coinvolti nei conflitti armati. A tutte queste tragedie - riferisce l'agenzia Fides - vanno aggiunte le attuali crisi economiche mondiali, la crisi in Costa d’Avorio e la carestia nel Corno d’Africa. Secondo informazioni diffuse da un missionario salesiano impegnato nella missione di Duekoué, migliaia di bambini vivono per le strade della città africana e meno del 60% è iscritto a scuola. Inoltre 800 mila minori hanno abbandonato le lezioni a causa della guerra. Nel Corno d’Africa è di prioritaria importanza l’alimentazione dei più piccoli: occorre trovare cibi multivitaminici, riso, latte in polvere. Ogni giorno i salesiani impegnati in Etiopia distribuiscono circa 2 mila pasti. Le Missioni Salesiane lavorano in oltre 130 Paesi a favore dei bambini e degli adolescenti più vulnerabili, offrendo loro istruzione e formazione professionale, un luogo sicuro dove poter vivere, affetto e rispetto. (R.P.)

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    Pakistan: il governo vieta di scrivere il nome di Gesù negli Sms

    ◊   In Pakistan è vietato scrivere il nome di “Gesù Cristo” nei messaggi di testo Sms, inviati tramite telefoni cellulari. Lo ha stabilito l’Autorità delle Telecomunicazioni del Pakistan con un provvedimento che ordina alle società di telefonia mobile di bloccare i messaggi di testo con alcune parole ritenute volgari, oscene o nocive al senso del pudore. Fra le oltre 1.600 parole bandite, segnala a Fides una fonte locale, vi sono anche “Gesù Cristo” e “Satana”. Le compagnie hanno sette giorni di tempo per rendere operativa la disposizione, ma le Chiese cristiane e le organizzazioni per i diritti umani in Pakistan annunciano battaglia. Padre John Shakir Nadeem, segretario della “Commissione per le comunicazioni sociali” della Conferenza episcopale annuncia che “la Chiesa cattolica del Pakistan farà tutte le pressioni del caso sul governo perché elimini il nome di Cristo dalla lista proibita. Comprendiamo il desiderio di tutelare le menti dei giovani, segnalando una lista di parole oscene. Ma perché includere il nome di Cristo? Cosa ha di osceno? Bandirla è una violazione del nostro diritto di evangelizzare e ferisce i sentimenti dei cristiani”. “Se il divieto venisse confermato – aggiunge padre John Shakir Nadeem - sarebbe davvero una pagina nera per il Paese, un ulteriore atto di discriminazione verso i cristiani e una aperta violazione del Costituzione del Pakistan. Speriamo che il governo faccia le opportune correzioni”. Organizzazioni per la difesa dei diritti umani e delle libertà dei cittadini, come “Bytes For All”, hanno annunciato che contesteranno l’ordinanza in tribunale, affermando che essa “viola il diritto alla libertà di parola e di espressione”. “E’ una intrusione nella privacy dei cittadini”, ed è “non solo oppressiva ed egemonica, ma anche incostituzionale”. L'Autorità delle telecomunicazioni ha detto che la libertà dei pakistani è “soggetta alle limitazioni previste dalla legge, nell'interesse della gloria dell'Islam”. La lista contiene oltre 1.600 parole, la maggior parte considerate comunemente volgari, altre di natura sessuale. (A.L.)

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    Pakistan: cristiana accusata di blasfemia, libera con l’aiuto della comunità musulmana

    ◊   I cristiani ringraziano “riconoscenti” la comunità musulmana, perché ha svolto “indagini approfondite” prima di condannare una persona per blasfemia. Padre Naveed Arif, sacerdote della chiesa del Santo Rosario a Faisalabad, non nasconde la propria soddisfazione all'agenzia AsiaNews per l’esito della vicenda, che definisce “un esempio di armonia interconfessionale”. Nelle scorse settimane una donna cristiana – la 50.enne Agnes Bibi - è stata prosciolta dall'accusa di aver diffamato Maometto. Era stata incriminata in seguito ad una controversia su una disputa riguardante una proprietà contesa, secondo fonti locali, tra cristiani e musulmani. “Auspico che la cultura della pace e dell'armonia religiosa – sottolinea padre Naveed Arif - possa prevalere in ogni controversia che si verifica in qualsiasi zona del Pakistan, perché il cristianesimo ci insegna pace e concordia, non intolleranza e violenza”. Dopo mesi di indagini e interrogazioni, il caso si è concluso con una modifica dell’ipotesi di reato: da blasfemia a istigazione all’odio interconfessionale. In seguito a questi recenti sviluppi, la donna è uscita di galera dietro pagamento di una cauzione. Dopo il rilascio, Agnes Bibi ha detto di aver pregato molto in prigione. Bashir Masih, 52.enne marito della donna, ha aggiunto di aver chiesto un prestito per pagare la somma stabilita dal giudice e permettere alla moglie di tornare a casa. (A.L.)

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    India: sette arresti per l’omicidio di suor Valsa

    ◊   Sette persone, sospettate di essere coinvolte nell’omicidio di suor Valsa John, sono state arrestate dalla polizia dello stato indiano di Jharkhand. La religiosa delle suore della Carità di Gesù e Maria è stata uccisa nella sua abitazione, nel distretto di Pakur, la sera del 15 novembre. Secondo Arun Oraon, ispettore generale della polizia locale, l’omicidio può essere opera di “presunti maoisti, insieme con abitanti del villaggio” dove la suora viveva. “Siamo fiduciosi nel lavoro degli investigatori, perché sia fatta giustizia”. “Sappiamo che la suora – spiega all’agenzia Fides padre Nirmal Raj, superiore provinciale dei Gesuiti a Dumka - aveva avuto un ruolo decisivo nell’accordo fra i tribali e la compagnia mineraria Panem”, anche se tale intesa “ad alcuni non piaceva”. John Dayal, segretario generale di un organismo ecumenico che difende i diritti umani e la libertà di religione, “All India Christian Council”, sottolinea che “la Chiesa non può permettersi di ritirarsi, o di essere spaventata da questa pressione crescente”. Sulla questione dei diritti per i dalit cristiani – aggiunge John Dayal – “lo Stato ha tradito la Chiesa”. Dal luminoso sacrificio di suor Valsa, la Chiesa – conclude il segretario generale di “All India Christian Council” - trarrà il coraggio “di continuare ad agire secondo i principi di amore e verità alla base della Dottrina sociale della Chiesa”. (A.L.)

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    Kashmir indiano: un Pastore e altri cristiani arrestati per “conversioni forzate”

    ◊   In India, la polizia del Kashmir ha arrestato il Pastore C. M. Khanna della “All Saints Church”, insieme con altri fedeli cristiani. L’accusa per il pastore e per i fedeli è “conversione forzata” di 15 ragazzi musulmani, battezzati nella chiesa alcune settimane fa. Su questa vicenda – ricorda l’agenzia Fides – il pastore Khanna era stato chiamato a testimoniare dal Gran Mufti presso un tribunale islamico. Il Pastore – riferisce il “Global Council of Indian Christians”, che difende i diritti dei cristiani in India – ha ammesso, davanti alla Corte islamica, il suo coinvolgimento nella conversione (ma senza alcun inganno o lusinghe) dei 15 ragazzi musulmani, semplicemente accettando la loro richiesta di essere battezzati, “per loro libera scelta”. Il Gran Mufti ha invocato l’applicazione della la legge islamica, la sharia, e l’intervento della polizia, minacciando, in caso contrario, “gravi conseguenze”. La polizia del Kashmir ha arrestato il pastore e gli altri fedeli. Intanto altri cristiani del Kashmir, temono ritorsioni da parte di estremisti islamici. “Lo Stato si è arreso ai militanti, negando le garanzie costituzionali ai suoi cittadini” afferma, in una lettera aperta alla Commissione nazionale per le minoranze, nel governo federale, Sajan George, presidente del “Global Council of Indian Christians”, ricordando che “la conversione è un diritto tutelato dalla costituzione indiana”, Del resto, “la cerimonia del battesimo era aperta al pubblico e il Pastore non aveva nulla da nascondere”. “I diritti dei cristiani sono sacrificati sull’altare dell’opportunità politica e della convenienza” - prosegue Sajan George - mentre “una figura religiosa musulmana sta tentando di assoggettare un cristiano alla legge della sharia nella più grande democrazia del mondo”. “L’unica speranza di giustizia per i cristiani – sottolinea infine il “Global Council of Indian Christians” - è l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani”. (A.L.)

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    I Patriarchi cattolici orientali invitano i cristiani a restare nei propri Paesi

    ◊   I Patriarchi cattolici orientali chiedono ai cristiani di restare nella loro terra di origine e di impegnarsi in politica per essere portatori di pace. E quanto emerge dalla 20.ma Assemblea dei prelati delle chiese orientali organizzata dal 14 al 17 novembre a Bkerke, sede del patriarcato maronita del Libano. All’incontro i vescovi hanno varato una serie di delibere sulla situazione che definiscono il futuro dei cristiani in Medio Oriente. Sono decisi ad andare avanti sulla strada dell’ecumenismo cercando soluzioni pratiche come, ad esempio, l’unificazione della data della Pasqua, celebrata in periodi differenti da cattolici e ortodossi. I patriarchi del Mashreq hanno anche esortato i cristiani ad impegnarsi nella vita pubblica e a cooperare con le forze moderate, rifiutando la violenza, come mezzo di cambiamento politico. Nel testo con le delibere, letto da mons. Bechara Rai, patriarca dei maroniti, si esortano “tutti cristiani a rimanere attaccati alla loro terra e ai luoghi sacri delle rispettive patrie, avendo fiducia nel futuro e nella missione loro affidata nei rispettivi Paesi, dove essi sono destinati ad essere luce, sale e lievito”. Nel testo, ripreso dall’agenzia AsiaNews, si sottolinea anche “l'importanza del dialogo nazionale, il rispetto dei diritti umani, la riconciliazione nazionale, la necessità di riforme sociali e politiche al fine di raggiungere la pace civile e la giustizia”. Si condanna l'uso della violenza come mezzo di cambiamento. Si incoraggiano poi “i laici a implicarsi nell’azione pubblica e a coinvolgersi attivamente nelle istituzioni nazionali e al servizio dei diritti umani”. I Patriarchi esortano anche ad “una soluzione del conflitto israelo–palestinese sulla base di una soluzione giusta e condivisa in conformità con le risoluzioni del diritto internazionale, in particolare per ciò che riguarda il diritto per i palestinesi di fare ritorno nella propria terra e il loro diritto ad avere un proprio Stato accanto allo Stato di Israele entro confini sicuri e riconosciuti”. Sul piano amministrativo, i Patriarchi orientali cattolici hanno sostenuto l'idea di organizzare un congresso generale dei laici cristiani. Hanno approvato gli statuti di una commissione per le prigioni del Medio Oriente e hanno deciso di organizzare in Libano (12-17 aprile 2012), una conferenza sul Medio Oriente di educatori cattolici. Hanno deciso di seguire le risoluzioni del Sinodo tenutosi a Roma nell'ottobre 2010, e incoraggiato infine alla missione tutti i media della Chiesa, fra cui il nuovo canale televisivo ‘Carità’, rivolto ai giovani. (A.L.)

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    Missionari in Congo: campagna elettorale senza consistenza e segnata da violenze

    ◊   Facendo una prima valutazione della campagna elettorale in corso nella Repubblica Democratica del Congo, “si vede chiaramente che i politici stanno conducendo una campagna senza consistenza”. E’ quanto afferma la “Rete Pace per il Congo”, promossa dai missionari che operano nel Paese, in una nota inviata all’agenzia Fides sulle elezioni presidenziali e legislative che si terranno il prossimo 28 novembre. “È un fatto innegabile che questa campagna sia iniziata in un clima di alta tensione e di intolleranza politica”. “Si sta assistendo a provocazioni – si legge nella nota - contro l’uno o l’altro candidato, sterili polemiche e inutili slogan”. Recentemente, anche il cardinale Laurent Monsengwo Pasinya, arcivescovo di Kinshasa, ha stigmatizzato il clima di violenza che avvelena la campagna. “Si provoca, ci si arma di machete e talvolta di fucili, si distrugge e si incendia – aveva detto il porporato - come se si fosse in presenza di un nemico schierato in ordine di battaglia o lo scopo delle elezioni fosse quello di distruggere il Paese invece che di costruirlo, o come se le elezioni mirino a uccidere invece che a promuovere e a salvaguardare la vita”. Il panorama politico congolese è caratterizzato da una persistente e crescente frammentazione. Per le elezioni legislative si sono registrati oltre 18.000 candidati. Nelle precedenti consultazioni erano circa 10 mila. I partiti politici, riconosciuti dal Ministero dell’Interno, sono 417. Nel 2006 erano 203. I candidati per le elezioni presidenziali sono 11, mentre nel 2006 erano 33. Secondo diversi osservatori, questa riduzione è dovuta al fatto che la cauzione elettorale per i candidati alle presidenziali è aumentata da 50.000 a 100.000 $ (non rimborsabili). In base ai dati diffusi dalla Commissione elettorale indipendente, gli unici candidati alla presidenza che potrebbero ostacolare la rielezione del presidente uscente, Joseph Kabila, sono Vital Kamerhe e Etienne Tshisekedi. Il primo, ex sostenitore del presidente Kabila, presenta un gran numero di candidati per la Camera dei Deputati in tutte le regioni del Congo e non solo nel Kivu, dove gode di una vasta popolarità. Etienne Tshisekedi, figura di spicco della vecchia opposizione in Congo-Zaire, ha più volte fatto riferimento all’idea di una “primavera araba” nella Repubblica Democratica del Congo. La rielezione di Kabila è giudicata probabile da diversi oppositori ma “esiste un forte rischio - si sottolinea nella nota - che dopo le elezioni scoppino disordini non solo a Kinshasa, ma anche in altre province. Sarebbe una grave irresponsabilità dell’opposizione se decidesse di fomentare l’odio con l’unico scopo di screditare Joseph Kabila agli occhi della popolazione e all’estero. In questo tipo di gioco – si legge infine nel documento - è il Congo che ci perderebbe, perché, in preda alla rivolta, si troverebbe con un presidente incapace di costituire un governo efficace, impossibilitato a continuare la ricostruzione del Paese, già molto lenta, e incapace di conservare la sua unità, non potendo disporre di forze di sicurezza affidabili, perché composte, soprattutto nel Kivu, da ex ribelli mal integrati”. (A.L.)

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    Inghilterra: i vescovi anglicani contro i tagli del governo al welfare

    ◊   18 vescovi anglicani della Chiesa di Inghilterra, sostenuti dalla più alta autorità della Comunione anglicana, l’arcivescovo di Canterbury Rowan Williams, hanno chiesto in una lettera aperta al governo Cameron di rivedere la legge di riforma del welfare perché giudicata “ingiusta”. I vescovi sono soprattutto preoccupati che se entrasse in vigore, la riforma spingerebbe la fascia più debole e vulnerabile della popolazione nella più “grande povertà”. La lettera - riferisce l'agenzia Sir - è stata pubblicata ieri sulla rivista “The Observer” e porta la firma dei vescovi di 18 diocesi anglicane del Paese, da Bath a Leeds. “L'introduzione di un tetto sui benefici, come suggerito nel disegno di legge di riforma del Welfare, potrebbe spingere alcuni dei bambini più vulnerabili del Paese in grave povertà”. I vescovi ricordano le proiezioni della Associazione "Children's Society” secondo la quale 70 mila adulti e 210 mila bambini sarebbero colpiti dalla diminuzione delle risorse spingendo addirittura 80 mila persone a ritrovarsi senza una casa. “La Chiesa di Inghilterra – si legge nella lettera – ha un impegno ed un obbligo morale di dare voce a coloro che non hanno voce. Siamo pertanto chiamati a parlare per tutti quei bambini che potrebbe trovarsi di fronte ad una più grave povertà e potenzialmente dei senza fissa dimora a causa delle circostante in cui si trovano i loro genitori. Un simile impatto è profondamente ingiusto”. (R.P.)

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    El Salvador: la Chiesa chiede una revisione del sistema di pubblica sicurezza per frenare la violenza

    ◊   La Chiesa cattolica in El Salvador, per bocca dell'arcivescovo di San Salvador, ha chiesto al governo di rivedere tutte le istituzioni coinvolte nel sistema di pubblica sicurezza al fine di adottare misure efficaci per frenare la violenza della criminalità che flagella il Paese. "Sarebbe opportuno rivedere il contesto d'azione, vale a dire, il quadro giuridico, la Polizia nazionale, quindi l'intero sistema, tutte le istituzioni coinvolte. Al momento di fare questa revisione, occorre prendere decisioni importanti, non solo per ciò che riguarda la punizione dei reati, ma per quello che riguarda la prevenzione" ha detto l'arcivescovo di San Salvador, mons. José Luis Escobar Alas. La Chiesa - riferisce l'agenzia Fides - aveva già manifestato la sua preoccupazione al riguardo precedentemente. Nella consueta conferenza stampa dopo la Messa della Domenica, celebrata nella cattedrale della capitale, l’arcivescovo ha ricordato che la questione della violenza criminale "è diventata il problema più grande della nazione" e ciò esige che "l'intero sistema sia rivisto, per risolvere questa situazione". La violenza criminale provoca una media giornaliera di 12 omicidi e innumerevoli casi di rapina a mano armata nelle strade o sugli autobus di trasporto pubblico. Il Presidente salvadoregno Mauricio Funes sta valutando i nominativo per il nuovo Ministro della Giustizia e della Pubblica Sicurezza a seguito delle dimissioni, la scorsa settimana, di Manuel Melgar, che era titolare di tale dicastero. Il nuovo Ministro sarà anche il responsabile della progettazione e promozione di azioni contro la criminalità organizzata. "Il problema è molto grave, complesso, ma dobbiamo trovare una soluzione. Non possiamo ignorare il problema, ma cercare una soluzione definitiva, un'azione per poter uscire da questa situazione" ha detto Mons. Escobar Alas. (R.P.)

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    Argentina: la Chiesa denuncia il degrado delle condizioni di vita a Buenos Aires

    ◊   Oltre la metà (51%) dei circa 13 milioni di persone che risiedono a Buenos Aires e nella sua sterminata cintura urbana – pari al 32% della popolazione totale dell’Argentina – ha un lavoro precario (il 26% è a rischio disoccupazione), mentre un’alta percentuale di famiglie rischia addirittura di non soddisfare le proprie necessità alimentari e non ha accesso all’assistenza sanitaria. Lo scenario emerge da un rapporto pubblicato nel fine-settimana stilato dalla Chiesa cattolica, la Caritas nazionale e l’Osservatorio del debito sociale dell’Università cattolica argentina (Uca)- ripreso dall'agenzia Misna - che “rivela un’allarmante situazione di disuguaglianza sociale”. Il 10% delle famiglie residenti nell’area metropolitana (Amba), che compernde la città autonoma di Buenos Aires e il cosiddetto ‘conurbano’, secondo le stesse fonti vive in ‘villas miserias’ (baraccopoli) o quartieri degradati, dove mancano acqua potabile e servizi igienici; il 16% degli abitanti ha difficoltà a garantirsi un’adeguata alimentazione – indice che nella capitale si riduce al 6% – il 29% non ha un’assicurazione sanitaria. “Il superamento della povertà e dello scenario disuguale che presenta la principale regione metropolitana del Paese, oltre ad essere un imperativo etico e morale per coloro che concentrano nelle loro mani risorse politiche, economiche e sociali, è una trasformazione possibile da realizzare su scala umana” afferma il documento, aggiungendo che la strada va intrapresa “come priorità nella politica dello Stato”. Il panorama dipinto dalla Chiesa confligge costantemente con i dati sulla povertà offerti dall’Indec, l’Istituto nazionale di statistica e censimento, accusato dal 2007 da diversi settori, dall’opposizione politica a istituti privati, di manipolare i numeri da quando il governo dell’allora presidente Néstor Kirchner sostituì diversi funzionari modificando anche il metodo di rilevazione. Secondo l’Indec, l’indice di povertà dell’Amba sarebbe infatti sceso nel 2010 al 9,8%. (R.P.)

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    Madrid: al via i lavori della Conferenza episcopale

    ◊   Da oggi al 25 novembre la Conferenza episcopale spagnola tiene la propria plenaria a Madrid, con la partecipazione dei 75 vescovi, di alcuni presuli emeriti e di membri di altri episcopati europei. Ad aprire i lavori saranno la prolusione del cardinale presidente Antonio María Rouco Varela e l’intervento del nunzio apostolico in Spagna, arcivescovo Renzo Fratini. L’incontro rifletterà in particolare sui frutti della Giornata Mondiale della Gioventù, presieduta da Benedetto XVI negli atti centrali dei giorni 18-21 agosto scorsi: in proposito l’episcopato si soffermerà sulla redazione di una specifica “Esortazione” da inserire negli orientamenti per i giovani del nuovo Piano pastorale complessivo, in via di elaborazione. Saranno inoltre presentati il documento intitolato “La verità dell’amore umano”, a cura della Commissione episcopale per l’Apostolato dei Laici e la relazione “Verso una rinnovata pastorale delle vocazioni sacerdotali”, preparata dalla Commissione episcopale per i Seminari e le Università. Nel corso dell’assemblea, i vescovi si confronteranno sull’iter di avvicinamento al quinto centenario della nascita di Santa Teresa di Gesù (d’Avila), che cadrà nel 2015 e sulle iniziative da porre in essere in vista della prossima Dichiarazione di San Giovanni d’Avila a Dottore della Chiesa Universale. L’agenda prevede infine la comunicazione del prof. Juan Velarde Fuertes, docente emerito di Economia Applicata alla Complutense di Madrid, sulla situazione economica attuale e relazioni sulle attività delle diverse Commissioni episcopali. (M.V.)

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    Nord America: appello ecumenico per la giustizia economica delle comunità religiose

    ◊   “Intraprendere un percorso decennale per affermare la giustizia economica e quella ambientale”: è l’appello lanciato nel corso di una recente iniziativa ecumenica svoltasi a Calgary, in Canada, che ha visto a confronto i rappresentanti delle comunità cristiane del Nord America che aderiscono al Consiglio Ecumenico delle Chiese (Wcc). Nel corso dell’incontro – riferisce L’Osservatore Romano - è stato pubblicato un documento che indica la necessità di avviare un’opera universale di sensibilizzazione per una vasta riforma dei processi economici e di sfruttamento delle risorse naturali, in grado di rispondere al bene comune. “C’è un nuovo mondo in divenire» è il titolo del documento che analizza l’attuale momento storico, con particolare riferimento alle questioni economico-finanziarie e a quelle ecologiche. Il percorso di analisi del documento culmina con un appello a tutte le comunità religiose nel mondo che aderiscono al Wcc “a condividere gli stessi ideali e obiettivi» al fine di avviare un percorso comune di promozione di una cultura di giustizia sociale e ambientale. Le istituzioni finanziarie e le industrie, in particolare, «sono esortate a impegnarsi per rispettare i principi d’integrità”. L’affermazione della giustizia sociale e ambientale è da tempo al centro dell’azione del Wcc. Il Consiglio Ecumenico delle Chiese, fra l’altro, ha un gruppo di lavoro sui cambiamenti climatici che da molti anni accompagna e sollecita i vertici mondiali legati all’implementazione del protocollo di Kyoto. Esistono poi varie reti ecumeniche come quella sull’acqua o delle «comunità verdi» che offrono materiali liturgici e vademecum pratici per la conversione degli stili di vita. Ai due temi è stato dato spazio anche alla convocazione sulla pace nel maggio scorso a Kingston, in Giamaica, che ha indicato un percorso di sensibilizzazione che vedrà nel 2013 a Busan, nella Corea del Sud, un’ulteriore occasione di rilancio, in occasione dell’Assemblea generale. (L.Z.)

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    Usa: in Alabama seduta del Congresso sugli effetti della legge sulle migrazioni

    ◊   Una delegazione del Congresso tiene oggi una seduta speciale a Birmingham, in Alabama, per esaminare gli effetti della legge HB56 non solo sulla comunità immigrata in questo Stato, ma anche sull'economia. Allo stesso tempo, parte oggi la campagna "Una famiglia, una Alabama", per ottenere l'abrogazione della legge HB56. "Abbiamo visto l'approvazione di leggi anti-immigrati in altri Stati - ha detto il congressista democratico dell’Illinois, Luis Gutierrez - ma l’Alabama ha creato qualcosa di unico”. “Paura e caos per una comunità Latina e di immigrati, ed è stato terribile”. “Il senso del pericolo e della disperazione – ha aggiunto - è palpabile… Ma la storia mi dà anche la speranza che la lotta per la giustizia e per i diritti civili in Alabama sia ancora viva". Dall'inizio del 2002, la Chiesa cattolica degli Stati Uniti sta spingendo il governo federale e il Congresso ad approvare una riforma globale dell'immigrazione per far uscire dall’ombra milioni di immigrati senza documenti che vivono nel Paese, la maggior parte di loro dell'America Latina. I presuli – ricorda l’agenzia Fides - hanno chiesto una "riforma profonda e umana" della legge sull'immigrazione e il trattamento dignitoso per gli immigrati. Mons. John Charles Wester, vescovo di Salt Lake City (Utah) e presidente della Commissione per le migrazioni della Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti, ha detto nel giugno scorso che la Chiesa cattolica cerca "di offrire una risposta pastorale e multinazionale alle persone costrette a migrare a causa della violenza o della difficoltà economiche". "Nel dibattito sull'immigrazione negli Stati Uniti – ha aggiunto - spesso si perde di vista che questo è un fenomeno globale e non si riconoscono le ragioni economiche o politiche che spingono le persone a migrare". La settimana scorsa i vescovi cattolici e le rappresentanze protestanti dello stato del Kansas hanno affermato che il problema delle migrazioni è un tema nazionale, che richiede una soluzione federale, e non un mosaico di leggi statali come accade in Arizona, Alabama e Georgia. Nello Stato dell’Alabama, in particolare, gli ispanici sono oltre 185 mila. Molti centri di produzione della zona cominciano ad avere crescenti problemi per reperire mano d’opera, dopo l’abbandono del posto di lavoro da parte di molti lavoratori provenienti dall’America Latina. (A.L.)

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    Corea-Giappone: le questioni ambientali al centro del recente incontro annuale dei vescovi

    ◊   Le questioni ambientali sono state l’argomento principale del recente incontro fra i presuli cattolici del Giappone e della Corea del Sud. Inizialmente in programma a Kanazawa, nella diocesi di Nagoya e al centro della grande isola di Honshū, la riunione si è però svolta a Sendai, nel cuore della regione di Tohoku, sconvolta dal terremoto e dal catastrofico tsunami dell’11 marzo scorso che ha provocato anche il noto incidente alla centrale nucleare di Fukushima. Così, oltre alle questioni legate all’assistenza alle popolazioni colpite dal sisma, i colloqui sono stati in gran parte concentrati su argomenti inerenti la difesa del creato. Nel corso dell’incontro – riporta L’Osservatore Romano - i presuli giapponesi hanno ringraziato i cattolici coreani per il sostegno prestato nei giorni e nelle settimane successive al terremoto. Tuttavia a dominare la scena è stata senz’altro la recente posizione assunta dall’episcopato nipponico sull’energia atomica. Il 10 novembre scorso, i presuli cattolici hanno chiesto al Governo giapponese la chiusura delle numerose centrali nucleari presenti nel Paese, per evitare il ripetersi di incidenti simili a quello avvenuto a Fukushima. Da parte loro i vescovi della Corea del Sud hanno illustrato le ragioni del sostegno fornito agli oppositori al controverso progetto di Progetto dei quattro fiumi, un massiccio programma d’interventi sui principali corsi d’acqua del Paese per costruire dighe e centrali idroelettriche. Gli oppositori, tra cui i fedeli cattolici coreani, denunciano il pericolo di danni irreversibili per l’ambiente e l’ecosistema dei fiumi. Quello di Sendai è stato il XVII incontro tra gli episcopati coreano e giapponese. Avviati per la prima volta nel 1995, queste riunioni annuali vengono ospitate alternativamente in uno dei due Paesi asiatici con l’obiettivo di consolidare il processo di riconciliazione tra le due nazioni la cui storia è ancora segnata dalle ferite della colonizzazione e della guerra. Così nel corso degli anni, in un clima di crescente fiducia, i vescovi non hanno mancato di affrontare temi scottanti e delicate questioni sociali quali, per esempio, l’accoglienza dei migranti (nel 2008) o il suicidio (nel 2010). Le relazioni tra i due episcopati si arricchiscono nello scambio di esperienze tra due realtà che se sono in parte simili, per via di un’economia sviluppata, sono anche profondamente diverse sotto l’aspetto più propriamente religioso. E, infatti, mentre il cristianesimo ha una forte presenza in Corea del Sud, le Chiese cristiane sono un’esigua minoranza nell’arcipelago del Sol Levante. (L.Z.)

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    Russia: a Mosca oltre 50 mila fedeli davanti alla Santa Cintura della Vergine

    ◊   La Santa Cintura della Vergine, una delle reliquie più venerate del mondo cristiano ortodosso, è arrivata a Mosca, dopo un “pellegrinaggio” in Russia iniziato lo scorso 24 ottobre a San Pietroburgo. Nei primi due giorni della sua esposizione, il 19 ed il 20 novembre scorsi, sono giunti nella cattedrale di Cristo Salvatore di Mosca oltre 50 mila fedeli. La reliquia – ricorda l’agenzia AsiaNews - sarà esposta in cattedrale fino al 27 novembre. In migliaia hanno atteso fino a 18 ore per vederla. Con il ‘viaggio’ in Russia, la Santa Cintura della Vergine è uscita per la prima volta dal monastero di Vatopedi, sul monte Athos, dove è custodita. Ad ottenere il ‘prestito’ è stata la Fondazione “Sant'Andrea il Primo chiamato”, guidata dal capo delle Ferrovie statali, Vladimir Yakunin. “Una delle ragioni per cui abbiamo chiesto al monastero di portare la Santa Cintura in Russia - ha spiegato Yakunin alla stampa - è la situazione demografica del nostro Paese. Pensiamo così di suscitare interesse nella rinascita spirituale della nostra società e nei valori della famiglia”. (A.L.)

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    Giordania: seminario cattolico-musulmano su "fede e ragione"

    ◊   Da oggi al 23 novembre in Giordania, a Wadi-al-Kharrar, sito ritenuto del Battesimo di Gesù, si tiene il secondo seminario del Forum cattolico-musulmano sul tema “Ragione, fede e persona umana. Prospettive cristiane e musulmane”. Il Forum venne istituito a seguito della lettera aperta indirizzata da 138 personalità islamiche al Santo Padre e ad altri leader cristiani e della Lettera di risposta del Cardinale Segretario di Stato. La Delegazione cattolica sarà guidata dal cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso e sarà composta dall’arcivescovo Pier Luigi Celata, segretario e da alcuni Officiali dello stesso dicastero, nonché da altri membri, per un totale di 24 persone, tra le quali responsabili della Chiesa locale, presuli ed esperti provenienti da vari Paesi. Da parte cattolica, le tre relazioni di base saranno tenute dai professori Vittorio Possenti, François Bousquet e Stefan Hammer. (M.V.)

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    Terra Santa: altro spazio di preghiera sul monte degli Ulivi nel carmelo del Padre Nostro

    ◊   Si chiama giardino dell’Eleona ed è il nuovo spazio di preghiera inaugurato nei giorni scorsi al Carmelo del Padre Nostro, sul monte degli Ulivi, a Gerusalemme. Dedicato in particolare ai gruppi di pellegrini — che qui potranno fare una sosta per pregare, celebrare una messa o meditare in silenzio nella tranquillità della natura — gode di una magnifica vista sulla città. All’inaugurazione – riferisce L’Osservatore Romano - sono intervenuti mons. William Hanna Shomali, vescovo ausiliare di Gerusalemme dei Latini, l’arcivescovo Joseph Jules Zerey, ausiliare del Patriarcato di Antiochia dei Greco-Melkiti per Gerusalemme, Dominique Arnaud, padre bianco di Sant’Anna, e il console generale francese a Gerusalemme, Frédéric Desagneaux. Erano presenti membri di numerose comunità religiose e un folto gruppo di pellegrini, tra i quali i partecipanti al congresso dell’Associazione francese dei direttori diocesani dei pellegrinaggi. La sistemazione del giardino è opera di un architetto palestinese mentre il progetto è stato realizzato grazie all’aiuto congiunto del consolato di Francia, dei Padri Bianchi e delle Carmelitane del Pater. «È un luogo adattato in maniera discreta e allo stesso tempo artistica — ha commentato suor Maria Teresa — che “parla” molto ai cristiani poiché siamo sul monte degli Ulivi, dove Cristo è passato tante volte». Sono diciassette attualmente le Carmelitane che vivono in questo monastero fondato nel 1873. Esse accolgono ogni anno pellegrini provenienti dal mondo intero, ricordando a tutti l’importanza della preghiera del Padre Nostro, incisa in molte lingue lungo i muri esterni del carmelo. Il giardino dell’Eleona sarà aperto al pubblico a partire dal 1° gennaio 2012, dal lunedì al sabato, dalle 8 alle 12 e dalle 14 alle 17. Resterà chiuso le domeniche e il giorno di Natale. (L.Z.)

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    24 Ore nel Mondo



    La Commissione Europea presenterà mercoledì il piano sugli eurobond

    ◊   La Commissione Europea si appresta a votare mercoledì a Bruxelles il pacchetto di riforme che comprende proprio le euro-obbligazioni. Ma Berlino ribadisce il proprio scetticismo sugli eurobond. Il servizio di Fausta Speranza:

    Una roadmap per il lancio degli Eurobond e strumenti per porre sotto tutela i Paesi dell'Eurozona in difficoltà: questi gli obiettivi della Commissione Ue con il pacchetto di proposte che varerà mercoledì nell'ambito degli interventi contro la crisi dei debiti sovrani. La Commissione presenterà tre proposte di euro-obbligazioni sottolineando che anche la sola prospettiva di future emissioni di questi titoli - cioè un effetto annuncio - potrebbe “potenzialmente e velocemente alleviare” l'attuale crisi dei debiti sovrani. Un passo in avanti sulla strada delle euro-obbligazioni, sostenuta anche dal neopremier italiano. Monti però fa sapere che, prima di esprimersi su questo argomento nella sua nuova veste istituzionale, intende parlarne giovedì a Strasburgo con Sarkozy e Merkel. La Cancelliera e il governo tedesco ribadiscono la convinzione che gli eurobond non siano un rimedio alla crisi. Ma si dicono disponibili al confronto giovedì. Ci sono poi le proposte della Commissione europea per un ulteriore giro di vite sul sistema di sorveglianza dei bilanci nazionali. Secondo quanto si legge nelle proposte di regolamento, i Paesi in “gravi difficoltà finanziarie”, anche se non ancora 'colpitì da una procedura di deficit eccessivo, potranno essere sottoposti a una “vigilanza rafforzata”. Intervenendo oggi a una conferenza, il commissario agli affari economici, Rehn, ha chiesto politiche per una crescita economica sostenibile in Europa: riforme del mercato unico europeo, moderazione salariale, mobilità e flessibilità per il mercato del lavoro.

    In Italia approvato il secondo decreto legislativo su Roma Capitale
    Il Consiglio dei ministri ha approvato il secondo decreto legislativo su Roma Capitale. Si tratta del secondo decreto che stabilisce i poteri che dovrà avere il nuovo ente e dunque in prospettiva il nuovo status della Capitale. Il provvedimento varato oggi - che prevede il conferimento a Roma Capitale di nuove competenze in materia di commercio, edilizia, trasporti e pianificazione urbana - era in scadenza proprio domani e quindi la decisione del Consiglio dei ministri servirà per non far restare lettera morta il lavoro sin qui compiuto per dare effettivi poteri di governo a Roma Capitale. All’approvazione del governo ora seguiranno i pareri delle commissioni Bilancio di Camera e Senato e successivamente della Bicamerale e della Conferenza Stato-Regioni. Il protocollo d’intesa siglato tra il sindaco e il presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, il 20 ottobre scorso, prevede poi un ulteriore passaggio. Una legge regionale che recepisca i contenuti del decreto legge e stabilisca quali e quante funzioni devolvere dalla Regione alla Capitale in materia di sviluppo economico, edilizia, commercio, protezione civile, pianificazione urbana, trasporto e valorizzazione dei beni storici, artistici e ambientali.

    Dopo 526 giorni senza governo, ennesima fumata nera in Belgio
    Nuova fumata nera per la formazione di un governo nazionale in Belgio. A 526 giorni dalle elezioni politiche e dopo un appello del re Alberto II sull’urgenza di trovare un compromesso, i partiti politici non hanno ancora raggiunto un accordo. Ieri, hanno rigettato l’ennesima proposta di bilancio per il 2012, presentata dal premier designato, Elio Di Rupo. Di Rupo ha fatto aperture verso le richieste economiche di liberali francofoni e fiamminghi, che tuttavia le ritengono insufficienti, mentre gli altri partiti, dai sociali ai cristiano sociali francofoni e fiamminghi gli chiedono di non andare più lontano nelle richieste dei liberali. Intanto, la situazione economica si fa più critica.

    In Ucraina denunciate condizioni difficili in carcere per la Timoshenko
    L'ex premier ucraina Iulia Timoshenko sta male e non riesce ad alzarsi dal letto della cella in cui è rinchiusa ormai da tre mesi e mezzo. Lo afferma l'ombudsman parlamentare per i diritti umani Nina Karpachova, che ieri ha visitato in carcere l'eroina della Rivoluzione arancione senza darne preavviso all'amministrazione penitenziaria. Alcuni giorni fa, il braccio destro di Timoshenko, Oleksandr Turcinov, ha denunciato la ricomparsa sul corpo dell'ex premier dei misteriosi lividi già denunciati tre mesi fa, poco dopo l'arresto. Secondo l'amministrazione carceraria, inoltre, Timoshenko soffrirebbe di forti dolori alla zona lombare della colonna vertebrale e sarebbe costretta a letto proprio per questo motivo.

    Nonostante la pressione internazionale, proseguono le violenze in Siria
    Dopo aver respinto l'ultimatum della Lega Araba, in Siria continua la repressione delle proteste. Almeno quattro civili sono stati uccisi stamani, nella regione centrale di Homs, da forze fedeli al presidente Bashar al Assad. I soldati siriani hanno sparato colpi anche contro un pullman di pellegrini turchi in rientro dalla Mecca, ferendone due. Sul fronte diplomatico, il ministro degli Esteri russo Lavrov ha definito “una provocazione politica a livello internazionale”gli appelli dell'Occidente e di alcuni Paesi del Medio Oriente a favore del rovesciamento di Assad. Il ministro degli Esteri britannico William Hague, che oggi incontrerà i ribelli siriani al Foreign Office, ha dichiarato che la Gran Bretagna aumenterà la pressione sulla Siria. Per il premier turco Erdogan “anche Bashar al Assad se ne andrà via”, perché non potrà restare al potere con “i carri armati e i cannoni”.

    Domani l’annuncio del nuovo governo in Libia
    Il primo ministro libico fa sapere che il nuovo governo sarà annunciato domani. Intanto non conferma l’arresto annunciato stamane di Abdullah al-Senussi, ex responsabile dei servizi segreti del rais, che sarebbe stato preso nella città di Sabha, in casa di una sorella. A proposito invece dell’arresto di Saif al-Islam, secondo le ultime dichiarazioni del Cnt, il figlio di Gheddafi sarà processato in Libia da giudici libici, nonostante il mandato di cattura della Corte penale internazionale dell'Aja per crimini contro l'umanità. “La giustizia locale è la regola mentre la giustizia internazionale costituisce l'eccezione”, ha affermato Mohammed al-Allagui, ministro della Giustizia ad interim nel Cnt. Lo stesso principio sarà applicato a Senussi.

    Re Abdallah di Giordania a colloquio con Abu Mazen
    Il monarca giordano Abdallah è giunto oggi a Ramallah (in elicottero da Amman) per discutere con il presidente dell'Anp Abu Mazen (Mahmud Abbas) gli ultimi sviluppi regionali fra cui la possibile composizione di un nuovo governo palestinese allargato a Hamas. Tale progetto dovrebbe essere discusso a giorni da Abu Mazen al Cairo con il leader di Hamas Khaled Meshaal. Secondo la stampa locale, nel corso di una visita di alcune ore, re Abdallah discuterà inoltre con il presidente dell'Anp il persistente blocco dei negoziati con Israele, nonchè le ripercussioni regionali della crisi politica in corso in Siria. Per re Abdallah si tratta della prima visita in Cisgiordania negli ultimi sei anni. Malgrado la vicinanza geografica con Gerusalemme, il monarca hashemita non prevede oggi alcun incontro con i dirigenti israeliani.

    In Pakistan, morti 14 poliziotti in un attentato e 11 talebani in scontri
    14 militari sono stati uccisi nella provincia del Baluchistan, nella parte sud occidentale del Pakistan. Nella regione, ricca di risorse minerarie, sono attivi gruppi separatisti e anche insorti islamici legati ai talebani. Ieri sera, un ordigno è esploso in un cinema di Karachi, nel Pakistan meridionale, ferendo 15 persone. Intanto almeno 11 militanti islamici sono stati uccisi e 25 sono stati feriti nel nord ovest del Pakistan. Gli scontri sono avvenuti nel distretto tribale di Kurram, al confine con l'Afghanistan. L'esercito ha bombardato con elicotteri da guerra alcuni covi talebani in diverse parti della regione.

    Attentati in Afghanistan: morto un soldato dell’Isaf, ferito un bimbo
    Un soldato della Forza internazionale di assistenza alla sicurezza è morto ieri nell'Afghanistan meridionale. Il decesso è stato provocato dallo scoppio di un rudimentale ordigno. Oggi, una motocicletta-bomba è saltata in aria a Farah City, capoluogo della omonima provincia occidentale afghana, causando tre feriti, fra cui un bambino.

    Iran, arrestato consigliere per i media di Ahmadinejad
    Il consigliere per i media del presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad, Ali Akbar Javanfekr, è stato arrestato questa mattina, dopo che aveva tenuto una conferenza stampa. I mezzi d'informazione iraniani avevano riferito ieri che Javanfekr era stato condannato a un anno di carcere e bandito dal giornalismo per una pubblicazione ritenuta offensiva del pudore.

    L'esercito kenyano ha distrutto due campi di al Shabaab in Somalia
    L'esercito kenyano, con l'ausilio di navi da guerra, ha distrutto in Somalia due campi di addestramento dei miliziani islamici Al Shabaab, nella regione del basso Juba. Nelle ultime ore, tra le città di Tabto e Dobley, ci sono stati diversi scontri armati tra le truppe alleate del Kenya e del Governo di transizione somalo da una parte e gli insorti islamici dall'altra. Al momento, il bilancio è di diversi morti e decine di feriti. Ieri, circa mille soldati etiopi si sarebbero insediati nelle regioni di Galgadud e Hiran, nella Somalia centrale, costringendo i militanti di Al Shabaab ad abbandonare numerosi villaggi. Le operazioni evidenziano l’intenzione dei due Stati di creare un fronte comune per sdradicare i terroristi islamici, che rappresentano un pericolo per la sicurezza dell'Africa orientale.

    Myanmar: Aung San Suu Kyi si candida alle prossime elezioni
    Aung San Suu Kyi ha annunciato l'intenzione di ricandidarsi alle prossime elezioni legislative. Lo ha indicato un portavoce della Lega nazionale per la Democrazia. Venerdì scorso, il partito della leader dissidente aveva deciso di ritornare nella legalità, registrandosi per partecipare alle elezioni suppletive che si terranno entro i prossimi mesi.

    Protesta in Cina, in migliaia contro la requisizione delle terre
    Migliaia di cinesi hanno dato vita ad una manifestazione di protesta contro le requisizioni della terra e contro la “dittatura” a Wukan, nella provincia meridionale del Guangdong. In Cina, la requisizione delle terre, che poi vengono vendute ai costruttori per progetti di sviluppo edilizio, è la maggior fonte di reddito per i governi locali.

    Cambogia: è cominciato il processo a tre ex leader dei Khmer Rossi
    È cominciato oggi in Cambogia il processo a tre ex leader sopravvissuti dei Khmer Rossi. Sono accusati di crimini contro l'umanità, genocidio, tortura, persecuzione religiosa. Nei loro campi di sterminio, attivi nel Paese tra il 1975 e il 1979, morirono 1,7 milioni di persone. La prima udienza si è aperta nel tribunale misto dell'Onu, a 30 anni dalla fine del regime. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza e Giovanni Cossu)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 325

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    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli.