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Sommario del 20/11/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa nella Messa a Cotonou: l'amore di Cristo ci spinge a rispondere al grido dei poveri e dei deboli
  • Mons. Eterović: Gesù libera l'Africa da tutte le schiavitù
  • L'abbraccio del Papa ai bambini del Benin: non esitate a parlare di Gesù al mondo!
  • Ridare slancio all'annuncio del Vangelo: così il Papa ai vescovi del Benin
  • Mons. Barthélemy Adoukonou: evangelizzare la famiglia in Africa
  • Padre Lombardi: la speranza, il cuore del messaggio del Papa in Benin
  • Oggi in Primo Piano

  • Scade l'ultimatum della Lega Araba alla Siria. Assad: "Non ci fermeremo"
  • Gli Usa pronti ad aprire al Myanmar se proseguiranno le riforme. Obama: segni di progresso dopo anni di buio
  • Giornata mondiale dell’infanzia: diritti dei bambini calpestati, primo fra tutti il diritto alla vita
  • Giornata per il sostentamento del clero in Italia
  • Chiesa e Società

  • Stati Uniti: è povero un bambino su cinque
  • India: le bambine Dommara costrette a prostituirsi per mantenere la famiglia
  • Messaggio dell’Onu per la Giornata dell’industrializzazione dell’Africa
  • Perù: la Chiesa si propone come mediatore nei conflitti sulle attività minerarie
  • Austria: la crisi della famiglia al centro di una conferenza interreligiosa a Vienna
  • Benin: un premio alla radio cattolica “Immaculée Conception”
  • Il 3 dicembre sarà assegnato il premio “volontario Focsiv 2011”
  • 24 Ore nel Mondo

  • Spagna al voto contro la crisi. Favoriti i Popolari
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa nella Messa a Cotonou: l'amore di Cristo ci spinge a rispondere al grido dei poveri e dei deboli

    ◊   “Siate sale e luce di Cristo nella terra africana”. E’ il mandato missionario affidato da Benedetto XVI e ricevuto con entusiasmo nello “Stadio dell’Amicizia” di Cotonou, dove il Papa ha presieduto la Santa Messa per la consegna, a tutti i vescovi del Continente, dell’Esortazione post-sinodale “Africae munus”. Nella Solennità di Cristo Re dell’Universo, Benedetto XVI ha invitato con forza ad ascoltare il grido dei poveri e dei deboli. Il servizio del nostro inviato Massimiliano Menichetti:

    80 mila persone, 30 mila nello Stadio, circa 50 mila dai maxischermi, hanno aspettato il Papa nel principale anfiteatro della città di Cotonou, lo “Stadio de l’Amitié”, trasformandolo in un’enorme arena di preghiera, canti e balli di ringraziamento a Dio.

    Il popolo del Benin e dell’intera Africa si è riunito attorno a Benedetto XVI, col cuore aperto all’ascolto della Parola di Dio e alla gioia dell’incontro con Cristo negli occhi. Una festa della fede di tre giorni, culminata nella grande Messa di oggi che ha visto la consegna, a tutti i vescovi del Continente, dell’Esortazione post-sinodale “Africae munus”.

    E i suoni dell’Africa sono letteralmente esplosi all’arrivo della papamobile, animati dai coloratissimi vestiti locali: quelli creati per i 150 anni di evangelizzazione del Paese e per la venuta del Successore di Pietro; abiti gialli e bianchi con croci, uomini e monumenti stilizzati in rosso, viola e verde.

    “Siate testimoni ardenti della fede che avete ricevuto!”: così il Papa nell’Omelia. Nella solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’universo, il Papa ha dato mandato missionario a tutta l’Africa nella risposta totale di sé a Cristo. Ha mostrato la luce del Signore, morto sulla croce per l’umanità intera e che si è fatto servo dei più piccoli, prendendo il “volto di quanti hanno fame, sete, degli stranieri, di quanti sono nudi, malati o prigionieri”:

    “Sans doute cela peut nous paraître déconcertant ! Aujourd’hui encore, …
    Indubbiamente questo ci può sembrare sconcertante! Ancor oggi, come 2000 anni fa, abituati a vedere i segni della regalità nel successo, nella potenza, nel denaro o nel potere, facciamo fatica ad accettare un simile re, un re che si fa servo dei più piccoli, dei più umili, un re il cui trono è una croce”.

    “Ma è lì - ha aggiunto - che si manifesta la gloria di Cristo: è nell’umiltà della sua esistenza terrena che Egli trova il potere di giudicare il mondo”. “Cristo ha vinto la morte e ci trascina dietro di Sé nella sua risurrezione – ha sottolineato Benedetto XVI – e ci introduce in un mondo nuovo”, spezzando “il mondo vecchio” e “tante paure” che “ci tengono prigionieri e ci impediscono di vivere liberi e lieti”:

    “Laissez le Christ nous libérer de ce monde ancien !
    Lasciate che Cristo ci liberi da questo mondo vecchio! La nostra fede in Lui, che è vincitore di tutte le nostre paure, di ogni nostra miseria, ci fa entrare in un mondo nuovo, un mondo in cui la giustizia e la verità non sono una parodia, un mondo di libertà interiore e di pace con noi stessi, con gli altri e con Dio. Ecco il dono che Dio ci ha fatto nel Battesimo!"

    Quindi il Papa si è rivolto a tutte le persone che “soffrono, ai malati, a quanti sono colpiti dall’Aids o da altre malattie, a tutti i dimenticati della società”:

    “Gardez courage ! Le Pape vous est proche par la prière et la pensée. …
    Abbiate coraggio! Il Papa vi è vicino con la preghiera e con il ricordo. Abbiate coraggio! Gesù ha voluto identificarsi con i piccoli, con i malati; ha voluto condividere la vostra sofferenza e riconoscere in voi dei fratelli e delle sorelle, per liberarli da ogni male, da ogni sofferenza! Ogni malato, ogni povero merita il nostro rispetto e il nostro amore, perché attraverso di lui Dio ci indica la via verso il cielo”.

    Il Papa ha poi ricordato i 150 anni di evangelizzazione nel Paese e ha reso grazie ai missionari che “piantarono la Croce di Cristo” in Benin. Salutando “la memoria del venerato cardinale Bernardin Gantin” lo ha indicato quale “esempio di fede e di sapienza per il Benin e per tutto il continente africano!”

    Quindi l’invito ad essere testimoni autentici di Cristo sulle orme dei missionari:

    “Après 150 ans, nombreux sont ceux qui n’ont pas encore entendu …
    Dopo 150 anni, molti sono coloro che non hanno ancora udito il messaggio della salvezza di Cristo!”.

    Ha parlato di coloro che fanno resistenza ad aprire il proprio cuore di chi è debole nella fede e chi nel modo di vivere ignora la realtà del Vangelo, vivendo esclusivamente nella ricerca di un benessere egoista:

    “Faites resplendir en tous lieux le visage aimant du Sauveur ...
    Fate risplendere in ogni luogo il volto amorevole del Salvatore, in particolare davanti ai giovani alla ricerca di ragioni di vita e di speranza in un mondo difficile!”.

    Il Santo Padre ha rimarcato che il “cristiano è un costruttore instancabile di comunione, di pace e di solidarietà”:

    “Chers frères et sœurs, je vous engage donc à affermir votre foi …
    Cari fratelli e sorelle, vi invito perciò a rafforzare la vostra fede in Gesù Cristo, operando un’autentica conversione alla sua persona. Soltanto Lui ci dà la vera vita e ci può liberare da tutte le nostre paure e lentezze, da ogni nostra angoscia".

    “Ritrovate le radici della vostra esistenza nel Battesimo”, ha detto, auspicando una fervida testimonianza di forza nella fede “da trasmettere alle nuove generazioni”

    “AKLUNƆ NI KƆN FƐNU TƆN LƐ DO MI JI
    Che il Signore vi colmi delle sue grazie”, ha detto in lingua fon.

    Poi proseguendo in inglese ha rimarcato che è Cristo a rimuovere “tutto ciò che ostacola la riconciliazione, la giustizia e la pace”, ha sottolineato che la vera regalità non consiste in una dimostrazione di potenza, ma nell’umiltà del servizio, non consiste nell’oppressione dei deboli, ma nella capacità di proteggerli e condurli alla vita in abbondanza:

    “Christ reigns from the Cross and, with his arms open wide, …
    Cristo regna dalla Croce e, con le sue braccia aperte, abbraccia tutti i popoli della terra e li attira verso l’unità. Mediante la Croce, abbatte i muri della divisione, ci riconcilia gli uni con gli altri e con il Padre. Preghiamo oggi per i popoli dell’Africa, affinché tutti possano essere capaci di vivere nella giustizia, nella pace e nella gioia del Regno di Dio”.

    Volgendosi all’Africa lusofona ha esortato alla sequela di Cristo per diventare costruttori del Suo regno di riconciliazione, di giustizia e di pace:

    “Aqui Deus cruza-se com a nossa liberdade. ...
    Qui Dio si incontra con la nostra libertà. Noi – e soltanto noi – possiamo impedirgli di regnare su noi stessi e, di conseguenza, rendere difficile la sua signoria sulla famiglia, sulla società e sulla storia. A causa di Cristo, numerosi uomini e donne si sono vittoriosamente opposti alle tentazioni del mondo per vivere fedelmente la propria fede, talvolta sino al martirio. Cari Pastori e fedeli, siate, sul loro esempio, sale e luce di Cristo nella terra africana!”.

    Poi la consegna dell’Esortazione apostolica post-sinodale "Africae munus" a tutte le Chiese particolari, tramite i vescovi presenti:

    “Ce texte désire promouvoir, encourager et consolider les différentes …
    Questo testo intende promuovere, incoraggiare e consolidare le diverse iniziative locali già esistenti. Intende altresì ispirarne altre per la Chiesa cattolica in Africa”.

    Benedetto XVI è tornato ad evidenziare che una “delle prime missioni della Chiesa è l’annuncio di Gesù Cristo e del suo Vangelo ad gentes, ossia l’evangelizzazione di coloro che, in un modo o nell’altro, sono lontani dalla Chiesa”. “Cara Chiesa in Africa, sii sempre più il sale della terra”:

    “Sê o sal da terra africana, abençoada pelo sangue de tantos mártires
    Sii il sale della terra africana, benedetta dal sangue di tanti martiri, uomini, donne e bambini, testimoni della fede cristiana fino al dono supremo della loro vita! Sii luce del mondo, luce dell’Africa che spesso, attraverso le prove, cerca la via della pace e della giustizia per tutti i suoi abitanti. La tua luce è Gesù Cristo, “Luce del mondo” (Gv 8,12). Dio ti benedica, cara Africa”.

    Al termine della Messa prima della preghiera dell’Angelus il Papa ha affidato alla Vergine Maria, Nostra Signora d’Africa, la sfida della nuova evangelizzazione nel Continente e la protezione delle famiglie:

    “Chers frères et sœurs …
    Cari fratelli e sorelle dell’Africa, terra ospitale per la Santa Famiglia, continuate a coltivare i valori familiari cristiani. Mentre tante famiglie sono divise, esiliate, funestate da conflitti senza fine, siate gli artefici della riconciliazione e della speranza. Con Maria, la Vergine del Magnificat, possiate sempre rimanere nella gioia. Questa gioia sia al cuore delle vostre famiglie e dei vostri Paesi!"

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    Mons. Eterović: Gesù libera l'Africa da tutte le schiavitù

    ◊   Sui contenuti dell’Esortazione apostolica post-sinodale “Africae munus”, Massimiliano Menichetti ha intervistato mons. Nikola Eterović, segretario generale del Sinodo dei Vescovi:

    R. - Si invita tutta la Chiesa a vivere la realtà della riconciliazione con Dio e con il prossimo per essere strumento di pace, operatrice di giustizia nella società in cui Dio l’ha chiamata a vivere e ad operare. Il Santo Padre, con questo documento, dà alla Chiesa in Africa indicazioni concrete per l’attività pastorale nei prossimi decenni, sottolineando la priorità della ‘missio ad gentes’, l’annuncio del Vangelo alle persone che ancora non conoscono Gesù Cristo. Benedetto XVI invita anche i vescovi e tutti gli agenti della Chiesa a dinamizzare l’evangelizzazione attuale, soprattutto alla luce delle riconciliazione, della giustizia e della pace.

    D. - Si parla anche di una grande spinta dei laici in prima linea per quanto riguarda questa nuova evangelizzazione?

    R. - I laici, ben formati alla luce del Vangelo e della Dottrina della sociale della Chiesa, sono invitati a portare la luce del Vangelo, diventando sale della terra nelle loro famiglia, negli ambienti dove vivono e lavorano, così come nel campo della cultura, dell’economia e anche della politica. Un campo dei laici che il documento mette in risalto e invita tutti a non aver paura di dare testimonianza pubblica dell’essere cristiani: uno dei messaggi importanti del documento, come era del Sinodo, è la certezza che Gesù Cristo libera l’Africa da tutte le paure ancestrali, dagli spiriti cattivi, dalle pratiche della magia e della stregoneria… Gesù Cristo Risorto, che ha vinto il peccato e la morte, può liberare l’Africa da ogni forza che la paralizza! L’invito del Papa Benedetto XVI “Africa, alzati e cammina” è l’idea guida anche dell’Esortazione, che offre la luce del Vangelo, la forza dello Spirito Santo per realizzare tale progetto esigente, ma anche possibile grazie alla Divina Provvidenza.

    D. - Possiamo dire, in estrema sintesi, che questa Esortazione è un grande invito alla conversione, affinché siano spezzate tutte le catene che tengono sotto scacco le realtà sociali dell’Africa?

    R. - L’appello per la riconciliazione vale per tutta la Chiesa, per tutto il mondo. Il Santo Padre si rivolge, in modo particolare all’Africa, dove ci sono purtroppo anche situazioni di violenza, di guerre e tanti problemi e ancora tante sfide. Il messaggio del Vangelo è il lievito che deve capovolgere questa situazione: la Chiesa deve annunciare quello che già vive, deve annunciare la riconciliazione nel suo seno. La Chiesa, famiglia di Dio, che è pellegrina in Africa, deve dare esempio di questa riconciliazione e dunque di una fratellanza cristiana che supera ogni barriera, ogni divisione di lingua, di cultura e di etnia, per impegnarsi - tutti insieme - anche nella costruzione della pace e della giustizia, che sono temi molto attuali per il mondo intero e in modo particolare per l’Africa. (mg)

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    L'abbraccio del Papa ai bambini del Benin: non esitate a parlare di Gesù al mondo!

    ◊   La preghiera è un grido d’amore lanciato verso Dio: è quanto ha detto il Papa ieri pomeriggio incontrando i bambini nella Parrocchia di Santa Rita a Cotonou dopo aver fatto visita al Foyer “Pace e Gioia” delle Missionarie della Carità. Le Suore di Madre Teresa si trovano alle spalle della chiesa, con la quale lavora in stretto contatto aiutando bambini poveri, abbandonati e malati. Il servizio del nostro inviato Massimiliano Menichetti:

    Un arcobaleno di note, danze e applausi hanno accompagnato Benedetto XVI nella parrocchia di Santa Rita a Cotonou adornata a festa con gli striscioni bianchi e gialli. Fuori un vero e proprio bagno di folla, nel cortile fiori, palloncini, canti e tanto affetto per il Successore di Pietro venuto a trovare i piccoli del mondo.

    Benedetto XVI si è diretto verso la casa delle Missionarie della Carità alle spalle della Parrocchia che senza sosta aiutano bambini poveri, abbandonati e malati. Qui di nuovo amore, le carezze e i baci del Papa ai piccoli, la preghiera insieme e ancora musica e inni prima di arrivare in parrocchia …

    … dove senza soluzione di continuità, l’affetto traboccante dei fazzoletti sventolati nel canto ha dato il benvenuto a Benedetto XVI.

    “Grazie di essere venuti così numerosi!”, ha detto il Papa, e volgendosi ai bambini li ha esortati a guardare Gesù, presente nell’Ostia consacrata durante la Messa:

    “C’est un grand mystère devant lequel on adore et on croit …
    È un grande mistero davanti al quale si adora e si crede. Gesù, che ci ama tanto, è veramente presente nei tabernacoli di tutte le chiese del mondo, nei tabernacoli delle chiese dei vostri quartieri e delle vostre parrocchie. Io vi invito a farGli visita spesso per dirGli il vostro amore”.

    Il Papa ha parlato dell’importanza della Prima Comunione, per lui uno dei giorni più belli – ha confidato – perché Gesù-Eucaristia viene ad abitare in noi e al quale si possono affidare gioie, speranze, difficoltà:

    “N’hésitez pas, chers enfants, à parler de Jésus aux autres. …
    Non esitate, cari bambini, a parlare di Gesù agli altri. Egli è un tesoro che bisogna saper condividere con generosità. Nella storia della Chiesa, l’amore di Gesù ha riempito di coraggio e di forza tanti cristiani e anche dei bambini come voi!”.

    E indicando la fermezza nella preghiera di San Kizito, ragazzo ugandese ucciso per la sua testimonianza cristiana, il Papa ha sottolineato che lui aveva capito che “Dio è non solo importante, ma che è tutto”; dunque ha chiesto: “Che cosa è la preghiera?”:

    “C’est un cri d’amour poussé vers Dieu notre Père avec la volonté d’imiter …
    È un grido d’amore lanciato verso Dio nostro Padre con la volontà di imitare Gesù nostro fratello”.

    Benedetto XVI, condividendo la propria esperienza personale, ha indicato la via del raccoglimento, della contemplazione della Croce o di un’immagine sacra, per mettersi in ascolto e parlare con Gesù così da ricevere il suo amore, la sua luce e la sua vita.

    “Cet amour que je reçois dans la prière, je suis appelé à le donner à mon …
    Questo amore che ricevo nella preghiera, sono chiamato a donarlo a mia volta ai miei genitori, ai miei amici, a tutti quelli con cui vivo, anche a coloro che non mi amano, e anche a coloro che non apprezzo molto. Cari bambini, Gesù vi ama! Chiedete anche ai vostri genitori di pregare con voi! A volte, bisogna spingerli un po’. Non esitate a farlo. Dio è così importante!”.

    Il Santo Padre ha poi affidato i piccoli alla Vergine Maria affinché insegni ad amare Gesù “sempre più attraverso la preghiera, il perdono e la carità”. E tirando fuori dalla tasca un rosario, poi donato a tutti, ha ribadito:

    “Lorsque vous l’aurez en main, vous pourrez prier pour le Pape, …
    Quando lo avrete in mano, potrete pregare per il Papa - vi prego di farlo - per la Chiesa e per tutte le intenzioni importanti. E ora, prima che io vi benedica tutti con grande affetto, preghiamo insieme un’Ave Maria per i bambini del mondo intero, specialmente per quelli che soffrono la malattia, la fame e la guerra”.

    Ma qual è la situazione dei bambini nel Benin? Massimiliano Menichetti lo ha chiesto al padre cappuccino Egidio Picucci, direttore della rivista missionaria “Continenti”, da poco rientrato dal Paese africano:

    R. – La situazione è tragica per i bambini in Benin. Forse in molti ricorderanno che qualche tempo fa, circa due anni fa, è stata fermata una nave che da Cotonou andava verso altri Paesi. Era piena di bambini beninesi, diretti alle piantagioni di cacao o di canna da zucchero. Erano stati venduti. Poi è il caso di quei bambini che alla nascita sono accusati di stregoneria, nel senso che avendo un difetto fisico - per una dentatura irregolare o altro - sono ritenuti bambini che portano sventure sia nella famiglia sia nel villaggio e quindi vengono uccisi.

    D. – In prima linea in questi casi c’è proprio la Chiesa...

    R. – Naturalmente la Chiesa e una cooperazione tra gli istituti francescani: cappuccini, frati francescani e le Figlie di Padre Pio, c’è un istituto nuovo, fondato da mons. Gagnon, ex vicario apostolico di Cotonou, vicario apostolico del famoso arcivescovo de Souza, che si è interessato molto alla pacificazione del Paese. Quando sanno, soprattutto le suore, che in una famiglia è nato un bambino “a rischio”, corrono subito per portarlo via e accoglierlo in una casa che il vescovo di N'Dali, nel Nord del Paese, ha costruito proprio per ospitare questi piccoli, accusati di stregoneria. Devono stare attenti, però, a non far sapere che si trovano lì, perché andrebbero a prenderli e li eliminerebbero.

    D. – Questa situazione è stata fatta presente a livello internazionale...

    R. – Sì, alle Nazioni Unite. Un frate cappuccino e una suora Figlia di Padre Pio sono andati all’Onu, a Ginevra, per parlare di questa situazione, con grande meraviglia di coloro che partecipavano. “Interverremo” hanno detto, ma nessuno è intervenuto. E la sorte di questi bambini è continuamente a rischio. Noi sappiamo che ogni visita del Papa in un Paese lascia una traccia profonda. Appoggiandosi alla sua autorità, mi auguro che questo intervento possa avvenire. E’ stato ottenuto in altre parti dell’Africa, perché non lo si può ottenere qui?(ap)

    Impegnata in prima linea nel salvare la vita dei bambini è suor Lina Ravanelli, delle Figlie di San Camillo, da 42 anni missionaria in Africa di cui 32 in Benin. Massimiliano Menichetti l’ha raggiunta telefonicamente a Zinviè, circa 40 km da Cotonou, dove ha fondato uno dei primi centri per sconfiggere le malattie infantili:

    R. – I bambini soffrono, sembra che non ci sia sostegno per loro da pare delle famiglie, soprattutto nei villaggi: poche sono le attenzioni dei parenti verso i figli. Noi cerchiamo di curare i bambini e di sollecitare i genitori ad amarli, perché il bambino senza i genitori soffre.

    D. – Il vostro centro sostiene i piccoli, li aiutate sul fronte alimentare, perché tanta è la malnutrizione...

    R. – Ne abbiamo curati migliaia e migliaia gratuitamente, senza distinzione di religione. Facciamo tutto quello che è possibile. Abbiamo 150 bambini adottati da italiani e ciò permette loro di frequentare la scuola.

    D. – Quanto costa aiutare un piccolo dalla ricca Europa verso l’Africa?

    R. – Quindici euro permettono una cura di tre mesi per questi bambini malnutriti. Il Signore, comunque, finora ha pensato sempre a noi e la Provvidenza del cuore buono degli italiani non ci è mai mancata. Poi, però, la nostra angoscia è che i genitori non li portino ai controlli. Noi diamo dei farmaci, del cibo delle date, ma loro non vengono.

    D. – Se li convincete che i bambini devono essere curati, poi perché non tornano al dispensario?

    R. – Perché dicono che si tratta del “sourcier”, dello stregone. Quando gli diciamo di venire nel centro per recuperare il bambino, loro rispondono: “No, non è malattia del dispensario, è lo stregone che ci ha dato la malattia”. Morire così, per la fame, è terribile. Io chiederei alle mamme di amare i loro figli, che sono un dono di Dio e se li hanno messi al mondo devono curarli e non pensare che ci siano le streghe o gli stregoni!

    D. – Però i vostri centri sono pieni. In fondo vengono, anche se in situazioni di criticità...

    R. – Vengono, e quando si sgonfiano - perché vengono gonfi dalla fame – dopo quindici giorni vorrebbero andar via, ma non hanno risolto tutto e dovrebbero stare qui per recuperare. Il bambino ha uno squilibrio totale e se non viene curato rischia la morte. Vorrei veramente che il Papa portasse un rinnovamento spirituale, un aumento di fede, che penetri e cambi un poco i cuori di tutti; che questa visita scenda veramente nel profondo del cuore dei nostri politici e di ciascuno di noi: cattolici, vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose, e di tutti i fedeli del Benin. (ap)

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    Ridare slancio all'annuncio del Vangelo: così il Papa ai vescovi del Benin

    ◊   Ieri sera, aveva concluso la seconda giornata del Papa in Benin l’incontro con i vescovi nella nunziatura di Cotonou. Il servizio di Sergio Centofanti.

    Benedetto XVI ringrazia il Benin “per l’accoglienza calorosa”, anzi – sottolinea - semplicemente per “l’accoglienza africana” ricevuta in questi giorni. Uno straordinario bagno di folla e di affetto dovunque si sia recato e lungo i percorsi del corteo papale. Benedetto XVI ringrazia quanti hanno reso possibile tutto ciò, ovvero quei missionari che 150 anni fa sono arrivati in questa terra per annunciare il Vangelo, “talvolta in modo eroico”, pagando con la vita il loro amore per Cristo. E chiede ai cattolici del Benin di “ridare vigore” alla coscienza missionaria, perché nessun fedele può “sottrarsi alla responsabilità di confessare” la sua fede in Gesù anche al di fuori delle mura delle nostre chiese:

    “En aucune façon l’Église ne peut se limiter à une pastorale de ‘l’entretien’…
    In nessun modo la Chiesa può limitarsi ad una pastorale di ‘mantenimento’, per coloro che già conoscono il Vangelo di Cristo. Lo slancio missionario è un segno chiaro della maturità di una comunità ecclesiale”.

    “La Chiesa – ribadisce il Papa - deve … andare verso tutti” a partire dalla riscoperta personale dell’incontro con Cristo. Occorre rimettere al centro della propria vita la meditazione quotidiana della Parola di Dio, una meditazione che deve diventare azione:

    “Cette Parole de Dieu, l’Église ne peut la garder pour elle-même…
    Questa Parola di Dio, la Chiesa non può tenerla per se stessa, ma ha la vocazione di annunciarla al mondo”.

    Il Papa ringrazia anche i laici, i catechisti per il loro “ruolo essenziale” nella diffusione del Vangelo e auspica “una conversione costante per dare nuova forza alla dimensione profetica” dell’annuncio. Quindi l’invito ai vescovi perché siano vicini ai sacerdoti, in particolare nei momenti difficili che “non devono mai dar motivo di disperare”. Siate messaggeri di speranza per tutti, è stata la sua esortazione:

    “Soyez toujours des Pasteurs selon le cœur de Dieu…
    Siate sempre Pastori secondo il cuore di Dio, autentici servitori del Vangelo. È questo che gli uomini e le donne del nostro tempo aspettano da voi”.

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    Mons. Barthélemy Adoukonou: evangelizzare la famiglia in Africa

    ◊   Questa mattina, prima di uscire dalla nunziatura a Cotonou, il Papa ha incontrato la famiglia di mons. Barthélemy Adoukonou, il prelato beninese al seguito del Papa e segretario del Pontificio Consiglio della Cultura. Mons. Adoukonou, ricordiamo, ha fatto la sua tesi di dottorato incentrata sul dialogo tra la Chiesa e le tradizioni africane con l’allora prof. Ratzinger. Durante l’incontro di stamane, la famiglia Adoukonu ha donato al Papa le sedie di un salotto scolpite nel legno più duro africano, simile a quelle che il cardinale Gantin aveva a casa a Roma e che quindi il Papa conosce bene. Sul significato della visita del Papa in Benin Massimiliano Menichetti ha intervistato lo stesso mons. Barthélemy Adoukonou:

    R. – Per il Benin significa una grande speranza perché dopo il secondo Sinodo sull’Africa il Papa parlando dell’Africa l’ha definita il “polmone” dell’umanità.

    D. - Il secondo Sinodo dei vescovi per l’Africa si è mosso sull’architrave giustizia-pace-riconciliazione: trasversalmente questi valori abbracciano anche la famiglia che in Africa ha un’accezione tutta particolare…

    R. – Assolutamente, perché la famiglia da noi non è soltanto la famiglia “nucleare”, la famiglia cristiana composta dall’uomo, la donna e i figli: da noi la famiglia è molto più larga, cioè suppone il riferimento all’antenato e tutta una ritualità dove c’è anche la questione di conservare la memoria della comunità.

    D. - Una delle sfide è proprio quella di conservare la memoria senza ricadere però nei riti magici, nel “vudu” che in Benin sono presenti…

    R. – Come esiste il culto dei santi così per noi c’è il bisogno di salvare la memoria dei nostri antenati e distinguere questo dal “vudu”, questo è l’impegno serio dei cristiani e si fa tramite la famiglia che, come dice Concilio Vaticano II, è “Chiesa domestica”. Questa “Chiesa domestica” deve essere il ponte per raggiungere la famiglia larga africana e c’è un grande lavoro da fare. Se non lo si fa, allora c’è il pericolo che il cristianesimo e la famiglia nucleare cristiana tornino alla vecchia famiglia africana, che è l’origine di tanti sincretismi. La Chiesa in Africa passando attraverso la “Chiesa domestica”, che è la famiglia nucleare, deve fare un lavoro immenso di evangelizzazione della famiglia larga. (bf)

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    Padre Lombardi: la speranza, il cuore del messaggio del Papa in Benin

    ◊   Quale parola, quale messaggio ha lasciato il Papa in Benin? Ci risponde il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, al microfono di Massimiliano Menichetti e Maria Dulce Araujo Evora:

    R. - La speranza, come chiave di volta di un nuovo “lancio” del continente africano verso il futuro: questo è il messaggio del viaggio del Papa in Benin e anche il messaggio dell’Esortazione apostolica post-sinodale “Africae munus”. Mi sembra che sia veramente questo un punto da non perdere: noi siamo troppo abituati, soprattutto negli altri continenti e nelle altre parti del mondo, a vedere gli aspetti negativi – che senz’altro ci sono - i conflitti, le sofferenze, le malattie e così via – e a chiudere l’orizzonte sugli aspetti positivi. E’ l’aspetto della sofferenza da superare con le grandi risorse che ci sono e che vanno liberate, che vanno aiutate a poter decollare, a potersi manifestare: con il buon governo, con l’educazione, con l’aiuto per lo sviluppo, con l’annuncio della speranza cristiana. Mi pare che gli africani, senza bisogno di tanti discorsi, abbiano capito questo messaggio di speranza e la loro gioia nell’accogliere il Papa lo ha manifestato.

    D. – Possiamo dire che questa è una visita che non si ferma qui e che tutto quello che il Papa ha detto, in realtà, si proietta in avanti?

    R. – Sì: il Papa lo ha detto proprio alla fine della Messa, consegnando l’Esortazione post-sinodale ai presidenti delle Conferenze episcopali; adesso, in un certo senso, la consegna di questo documento chiude il cammino della preparazione, della celebrazione del Sinodo e della raccolta e sintesi dei risultati dell’Assemblea sinodale. Ma adesso parte, poi, tutto il cammino dell’assimilazione, del tradurre in pratica. E mi sembra che il documento si presti molto bene a questo perché ha diverse suggestioni di tipo piuttosto concreto per la pastorale della Chiesa non solo nei diversi campi di apostolato e di esperienza, ma anche proprio con alcuni suggerimenti di iniziative concrete che possono partire in tempi abbastanza brevi: un Anno della Riconciliazione, Giornate o Settimane di riconciliazione che possono essere organizzati localmente dalle Conferenze episcopali. Quindi, il cammino si mantiene vivo e non deve assolutamente interrompersi, adesso, come se si fosse già raggiunto lo scopo. Tutt’altro. E’ un punto di partenza.

    D. – C’è stato l’incontro con le autorità politiche e con i bambini, che sono le prime vittime del malgoverno in Africa … forse due momenti simbolici di questo viaggio …

    R. – Hai detto molto bene: anch’io ho avuto l’impressione che i momenti simbolici, che ci rimarranno in mente – oltre alla grande festa eucaristica finale, della Messa così festosa con le rappresentanze di tutte le Conferenze episcopali – siano stati il discorso ai governanti, ai responsabili della società, e l’incontro con i bambini, perché i primi sono in un certo senso i responsabili del futuro. Il Papa dice: “Non private il vostro popolo della sua speranza e del suo futuro”. E dall’altra, ci sono i bambini che sono il futuro concreto che sta già incominciando e che vivono le loro difficoltà, che possono essere vittime di ingiustizia e di malattie, di povertà e possono essere anche il tesoro che, amato e seguito con grande attenzione, può dare poi una ricchezza di risorse umane e spirituali straordinarie, da cui dipende il futuro dell’Africa. Ecco: mi sembrano due immagini significative: il Papa che parla con forza ai responsabili, il Papa che accoglie con grande amore e sta insieme ai bambini che sono questo domani che va aiutato a fiorire. Spero che tutti capiscano. Del resto, sono state immagini molto evidenti e molto efficaci: l’incontro del Papa con i bambini è una cosa che entra attraverso gli occhi nel cuore, in modo molto diretto. E spero che veramente tutti l’abbiano potuto cogliere. (gf)

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    Oggi in Primo Piano



    Scade l'ultimatum della Lega Araba alla Siria. Assad: "Non ci fermeremo"

    ◊   La Lega Araba ha respinto oggi le modifiche proposte da Damasco sull’invio dei 500 osservatori internazionali in Siria contenuto nell’ultimatum al Paese che è scaduto a mezzanotte. Intanto proseguono le proteste di piazza, mentre il Consiglio nazionale siriano pubblica su internet il proprio programma politico. Il presidente al Assad, in un’intervista, ribadisce di essere pronto a combattere. I dettagli nel servizio di Roberta Barbi:

    Le modifiche di Damasco alla proposta di inviare in Siria una delegazione di 500 osservatori non è accettabile perché “cambierebbe radicalmente il senso della missione che consiste nel monitorare l’applicazione del piano arabo per mettere fine alla crisi nel Paese”. Così si esprime oggi la Lega Araba in un comunicato ufficiale dopo la scadenza, a mezzanotte, dell’ultimatum alla Siria per la quale, ora, si profilano le annunciate nuove sanzioni internazionali. Intanto, in un’intervista rilasciata al Sunday Times, il presidente siriano al Assad ha affermato che il conflitto, che finora ha causato 3500 morti, continuerà, così come continuerà “la pressione per sottomettere la Siria che, però, non si piegherà”. Al Assad ha aggiunto di essere pronto a combattere e morire e che un eventuale intervento militare dell’Occidente provocherà “un terremoto nella regione”. Questa mattina, intanto, due granate hanno colpito il principale edificio del partito Baath a Damasco e il Consiglio nazionale siriano, che riunisce le principali forze d’opposizione, ha pubblicato in rete il proprio programma: la caduta del governo di Assad e la costruzione di uno Stato democratico fondato sull’uguaglianza tra i cittadini, la separazione dei poteri e i diritti delle minoranze. Il Consiglio, inoltre, si è detto pronto a formare un governo transitorio che organizzi entro un anno elezioni libere per la redazione di una nuova Costituzione.

    L'atteggiamento della Siria le sta facendo perdere l’appoggio di Russia e Cina, mentre anche gli Usa e la Turchia paventano ormai il rischio di una ''guerra civile''. Sull’evoluzione della crisi siriana sentiamo Camille Eid, esperto di Medio Oriente per il quotidiano Avvenire, intervistato da Stefano Leszczynski:

    R. – E’ una svolta iniziata con la posizione, molto coraggiosa, della Lega Araba, perché la Siria si è trovata isolata sul piano arabo ancor prima che su quello internazionale. Questo va favorendo una svolta per quello che riguarda la posizione russa. Come sappiamo, Russia e Cina sono gli unici Paese che, in sede Onu, sono vicini al regime di Assad.

    D. – Qualora si dovesse aprire la strada di una condanna da parte delle Nazioni Unite, non ci verremmo a trovare in una situazione pericolosamente simile a quella avuta in Libia?

    R. – No, perché non si parla ancora di un intervento militare. La popolazione civile, ovviamente, chiede di essere protetta. L’intervento militare non è stato ancora sollevato da nessuno o quantomeno vi hanno fatto riferimento pochissime persone, in Siria. Si vuole evitare il ripetersi di uno scenario libico.

    D. – Il fatto che si stiano preparando questi gruppi militari di opposizione non configura un rischio di escalation all’interno del Paese?

    R. – E’ proprio questa l’interpretazione che danno alcuni ministri degli Esteri occidentali. Poiché l’opposizione ha iniziato ad armarsi, il rischio che si profila è proprio quello della guerra civile. Nei mesi scorsi l’opposizione si trovava nella posizione di dover subire. Adesso invece, per la prima volta, vediamo verificarsi degli attacchi da parte di questi disertori – o, come viene definito, “esercito siriano libero” - nei confronti dell’esercito lealista. In effetti, gli appelli all’opposizione sono anche quelli di tenersi lontani dall’armarsi e dal compiere azioni armate.

    D. – Chi sono i rappresentanti dell’opposizione che si propongono come alternativa ad Assad?

    R. – Hanno cercato di raccogliere un po’ tutti. Ne fanno parte i fratelli musulmani, i liberali, dei piccoli partiti cristiani-assiri ed altri piccoli gruppi. Nelle ultime due settimane si sono costituiti altri oppositori, ad esempio i sostenitori di Rifaat al Assad, che è lo zio di Bashar, ed un altro gruppo che è molto vicino all’ex vice-presidente Abdel Halim Khaddam, che si è rifugiato a Parigi. Si riprende un po’ la configurazione del Cnt libico e questo potrebbe offrire una possibilità di transizione, in attesa dello svolgimento di elezioni libere e di vedere poi chi la spunterà. (vv)

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    Gli Usa pronti ad aprire al Myanmar se proseguiranno le riforme. Obama: segni di progresso dopo anni di buio

    ◊   E’ arrivata anche l’esortazione del segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, al presidente del Myanmar, Thein Sein, affinché prosegua sulla strada delle riforme democratiche annunciate, in vista del 2014, quando l’ex Birmania guiderà l’Asean, l’associazione delle Nazioni del sud-est asiatico. Il numero uno del Palazzo di Vetro ha pure annunciato di voler effettuare ''il prima possibile'' un viaggio in Myanmar. Di sicuro in dicembre sarà Hillary Clinton a compiere una visita nel Paese asiatico, la prima di un segretario di Stato americano in 50 anni, così come annunciato dal presidente statunitense Barack Obama che parla di segnali di progresso dopo anni di buio. Ma che messaggio è quello lanciato da Washington? Giada Aquilino lo ha chiesto a Carlo Filippini, studioso di sud-est asiatico e docente di Economia all’Università Bocconi di Milano:

    R. - Un messaggio - diciamo così - positivo, ma anche di attesa. Le dichiarazioni del governo degli Stati Uniti sono abbastanza chiare: se il Myanmar continuerà sulla via delle riforme, noi apriremo e saremo molto felici di aiutare questo percorso; se però si tratta semplicemente di una misura “cosmetica” per farsi accettare nel contesto internazionale, il boicottaggio continuerà ancora.

    D. - E’ un caso che in questo momento l’Asean abbia annunciato che nel 2014 la presidenza dell’organizzazione passerà proprio al Myanmar?

    R. - No, è anche in questo caso una concessione di fiducia forse un po’ troppo affrettata. Dobbiamo ricordare che l’Asean aveva chiesto al Myanmar di non assumere la presidenza cinque anni fa, quando in ordine alfabetico sarebbe toccato a quel Paese, perché l’Unione Europea avrebbe boicottato tutti gli incontri con l’associazione. Non dobbiamo dimenticare che nel sud-est asiatico e in genere nell’Asia orientale vale il principio ferreo di non interferenza negli affari degli altri Paesi, quindi quella pressione cinque anni fa sul Myanmar perché cedesse il turno di presidenza era già stato un avvenimento eccezionale. L’Asean vede in questo cambio - ancora però molto superficiale - di governo, di politica e via dicendo uno spiraglio positivo per applicare ancora in modo rigido il principio di non interferenza.

    D. - La giunta al potere in Myanmar ha approvato delle modifiche alla legge elettorale: basteranno per assicurare i cosiddetti standard democratici?

    R. - Attualmente assolutamente no, perché il Parlamento è in parte eletto e in parte nominato e gli ex militari sono ancora un numero molto rilevante. Non si tratta assolutamente di elezioni libere e di elezioni democratiche come le intendiamo in Europa e negli Stati Uniti. E per la verità non sono neanche elezioni alle quali sono abituati i Paesi del sud-est asiatico.

    D. - Come leggere la decisione della Lega nazionale per la democrazia di Aung San Suu Kyi di annunciare la partecipazione alle prossime elezioni?

    R. - Si tratta, penso, di un rischio calcolato. Aung San Suu Kyi si era rifiutata di partecipare alle elezioni dello scorso anno, dicendo che erano illegali e non democratiche. Gli spiragli di apertura, la maggior libertà di movimento, di parola, di interviste e di viaggi fanno pensare al Premio Nobel per la Pace che ci sia una possibilità di camminare verso una maggiore democrazia e intende in parte approfittarne e in parte non opporsi a questo cammino verso la democrazia. (mg)

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    Giornata mondiale dell’infanzia: diritti dei bambini calpestati, primo fra tutti il diritto alla vita

    ◊   Si celebra questa domenica la Giornata mondiale dell’infanzia, che ricorda i ventidue anni dall’approvazione della Convenzione sui diritti dell’Infanzia delle Nazioni Unite. Per l’occasione l’Unicef ha rinnovato in Italia la campagna “Io come Tu. Mai nemici per la pelle”, contro ogni discriminazione. Sull’iniziativa e sul significato di questa giornata Michele Raviart ha intervistato Roberto Salvan, direttore generale di Unicef-Italia:

    R. – L’argomento principale è una maggiore sensibilizzazione dell’opinione pubblica, delle famiglie, delle istituzioni al tema della non discriminazione nei confronti di ragazzi che provengono da altri Paesi. Dall’indagine che abbiamo compiuto su un campione abbastanza diffuso, i fatti di discriminazione vengono annotati da almeno metà dei ragazzi, e il luogo in cui più frequentemente avvengono queste discriminazioni – legate alla razza, al colore della pelle – è soprattutto la scuola. E questo è un fenomeno che è sotto gli occhi dei ragazzi stessi, degli insegnanti, e c’è una certa difficoltà a limitarlo, perché è prima di tutto una questione culturale.

    D. – Questa giornata celebra la Convenzione dei diritti dell’Infanzia del 1989. Quali sono i diritti più a rischio, oggi?

    R. – Prima di tutto, il diritto alla vita. Ci sono ancora sette milioni e 600 milioni di bambini nella fascia di età tra gli zero ed i cinque anni che muoiono a causa di malattie facilmente prevenibili. Questo è lo scandalo che l’opinione pubblica a livello globale deve in qualche modo affrontare col sostegno alla cooperazione internazionale. Poi, oltre 70 milioni di bambini e di bambine sono al di fuori dell’istruzione e noi sappiamo quanto importante sia partecipare direttamente alla scuola, accrescere la propria cultura, poter dare il proprio contributo da adulto al proprio Paese.

    D. – In quali parti del mondo la situazione dei minori è più critica?

    R. – Se guardiamo ai dati della mortalità, certamente l’Africa è il continente che maggiormente soffre di questa situazione. Poi, in certe realtà sociali, in certi Paesi le bambine vengono ulteriormente discriminate.

    D. - Quali sono gli impegni presi dalla comunità internazionale?

    R. – Gli impegni presi sono legati agli obiettivi di sviluppo del millennio. Certamente, nel 2015 alcuni saranno disattesi: pensiamo solo alla questione dell’acqua, dell’ambiente. I cambiamenti climatici stanno creando in molte parti del mondo situazioni di grave crisi: pensiamo al Corno d’Africa, dove non piove, i cereali sono aumentati di prezzo, dove centinaia di migliaia di persone si spostano dal proprio villaggio per cercare di trovare risorse.

    D. – Fino all’anno scorso, gli Stati Uniti erano tra i pochi Paesi a non aver ratificato la Convenzione dei diritti dell’Infanzia dell’Onu. A che punto è la situazione?

    R. – C’è stato un passaggio in avanti. Formalmente non è stata ancora ratificata, ma ci auguriamo che questo ciclo di approvazione possa avvenire quanto prima. Questi sono impegni che Obama ha assunto nei confronti delle Nazioni Unite. La Convenzione rimane ancora, purtroppo, un documento scritto, e non è pratica vissuta nelle politiche sociali ed economiche di ciascun Paese. L’Unicef chiede a tutti i Paesi e alle istituzioni di fare maggiore attenzione ai diritti dei bambini e ovviamente, a livello globale, di individuare maggiori risorse focalizzate sulla riduzione della mortalità, sul diritto all’istruzione, sul diritto ad avere una famiglia e a non essere in alcun modo discriminato. (gf)

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    Giornata per il sostentamento del clero in Italia

    ◊   Una domenica per i sacerdoti. E’ questo il tema scelto per la Giornata nazionale per il sostentamento del clero che si celebra oggi in Italia. L’obiettivo è quello di far crescere in parrocchia la sensibilità verso il sostentamento dei preti diocesani, anche perché sono ancora pochi i cattolici italiani che conoscono l’esistenza e il motivo di questa forma di condivisione fraterna. Ce ne parla Davide Dionisi:

    Sono ben 26 mila parrocchie italiane mobilitate per la Domenica interamente dedicata ai sacerdoti. L’Obiettivo è quello di sensibilizzare tutti i fedeli e promuovere una campagna a sostegno dei 38 mila sacerdoti diocesani, di cui 3 mila anziani e malati. A mons. Gino Reali, vescovo della diocesi di Porto e Santa Rufina e delegato per il Sovvenire, il Servizio per la promozione del sostegno economico, abbiamo chiesto perché i fedeli sono chiamati a sostenere il clero, tenuto conto che la Chiesa italiana conta su altri tipi di supporto, tra questi l’8 per mille:

    R. – Perché nella Chiesa ci sosteniamo tutti insieme. La Chiesa, il popolo di Dio, è una comunità di fedeli, una comunità di discepoli che camminano insieme, quindi camminando insieme dobbiamo aiutarci vicendevolmente.

    D. - Dove vanno le offerte donate?

    R. – Le offerte che vengono donate, che vengono raccolte in questa giornata speciale, vanno proprio per sostenere i sacerdoti, quei ministri del Vangelo che operano in tutte le comunità del nostro Paese, nelle comunità grandi, nelle città, ma anche nelle comunità piccole, nelle montagne, dove spesso la presenza del sacerdote è una presenza unica e assolutamente necessaria per la poca gente che vive nelle nostre montagne.

    D. - Perché ogni parrocchia non provvede da sola al suo sacerdote?

    R. – Perché non tutte le parrocchie ci riescono. Ci sono alcune parrocchie grandi che provvedono a sostenere il proprio sacerdote e riescono a sostenere il proprio sacerdote. Altre no.

    D. - Perché donare un'offerta se c’è già l’8 per mille?

    R. – L’8 per mille interviene sulle necessità della Chiesa nazionale ma anche sulle necessità delle attività della Chiesa a livello internazionale, le azioni di carità, i progetti di sostegno alle Chiese povere e così via. Le offerte deducibili, le offerte che vengono richieste direttamente ai fedeli, sono state pensate come un atto di grande responsabilità, di grande condivisione, del fedele nei confronti del proprio sacerdote, di colui che dà la vita, dà tutto il suo tempo, la sua dedizione, alla stessa comunità. (bf)

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    Chiesa e Società



    Stati Uniti: è povero un bambino su cinque

    ◊   Un minore americano su cinque vive in condizioni di povertà. Nel 2010, riporta l'agenzia Fides, il numero dei bambini considerati poveri negli Stati Uniti è aumentato di 1 milione. Secondo l’ultimo censimento, i bambini che vivono in povertà, hanno maggiori probabilità di incontrare difficoltà cognitive e comportamentali per poter completare l’istruzione scolastica. Inoltre, aumenta la probabilità di andare incontro a periodi di disoccupazione più lunghi rispetto ai loro coetanei. Nel corso dell’indagine, risultava povero il 21.6% dei bambini di tutto il Paese; nel 2009 era il 20%. Il tasso di povertà nazionale è al 15.3% mentre quello di disoccupazione è al 9%. In 24 stati e a Washington, D.C., oltre il 20% dei ragazzi fino a 17 anni di età vive sulla soglia della povertà o addirittura al di sotto. Dal censimento appare che nel 2010 il numero e la percentuale di bambini poveri è aumentato in 27 Stati. La percentuale di quelli bianchi poveri è aumentata in 25 Stati. Nel complesso, i bambini bianchi e quelli asiatici hanno un tasso di povertà inferiore alla media nazionale. Quelli di colore registrano il tasso più alto con il 38.2%. I bambini poveri ispanoamericani sono il 32.3%, e quelli appartenenti a più etnie il 22.7%. In alcuni Stati, questi minori vivono peggio rispetto ad altri. Circa uno su tre vive in uno dei quattro Stati più popolati, dove è stato registrato un aumento del numero e della percentuale di bambini poveri tra il 2009 e il 2010. Nel New Hampshire, invece, si registra il più tasso basso con il 10%. (G.C.)

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    India: le bambine Dommara costrette a prostituirsi per mantenere la famiglia

    ◊   In occasione della Giornata Universale del Bambino, che si celebrerà domani, l’organizzazione cattolica spagnola Manos Unidas ha voluto ricordare il dramma delle bambine della comunità Dommara, nello stato dell’Andhra Pradesh, in India. I Dom, riferisce l'agenzia Fides, sono una sottocasta diffusa in tutto il Paese. Disprezzata dal resto della società, non hanno nessun tipo di riconoscimento sociale né costituzionale. Gli uomini della comunità, per tradizione, non lavorano e sono mantenuti dalle mogli. La maggior parte delle bambine sono costrette a prostituirsi per sostenere l’intera famiglia. Tra i minori di queste comunità, l’indice di abbandono scolastico è molto alto, si moltiplicano i casi di malattie trasmesse sessualmente e il contagio di Hiv. La violenza nei nuclei famigliari è all’ordine del giorno ed è diffuso anche il traffico di minori. Per far fronte a questa situazione, le suore Francescane Missionarie di Maria hanno avviato, in quattro villaggi della zona, un programma grazie al quale le giovani donne Dommara vengono formate ed impegnate in attività remunerative. Oltre a restituire loro dignità, questa iniziativa gli consente anche di non prostituirsi più. Inoltre, le suore offrono cure mediche, sostegno scolastico e formazione professionale. Sono circa 500 tra donne, bambini e adolescenti a beneficiare del progetto. (G.C.)


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    Messaggio dell’Onu per la Giornata dell’industrializzazione dell’Africa

    ◊   Garantire a tutti un accesso all’energia che sia affidabile, efficiente ed economico, ma al tempo stesso non pericoloso per l’ambiente, il clima e, di conseguenza, che non metta a rischio le generazioni future. Questo il cuore del messaggio che il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha inviato in occasione della Giornata dell’industrializzazione dell’Africa che ricorre oggi e che mette in evidenza la sfida dell’ “energia sostenibile per un accelerato sviluppo industriale”. Secondo Ban, infatti, uno dei principali ostacoli allo sviluppo del continente africano e al raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, risiede nello scarso utilizzo di fonti di energia moderne: circa 600 milioni di africani ancora fanno uso delle biomasse tradizionali per cucinare e riscaldarsi. Un accesso all’energia a prezzi ragionevoli, invece, aumenterebbe la capacità produttiva delle piccole e medie imprese e delle popolazioni rurali, oltre a creare posti di lavoro dignitosi, riducendo contemporaneamente la dipendenza dalle materie prime. Ban Ki-moon, inoltre, ha ricordato che il prossimo sarà l’Anno internazionale per l’energia sostenibile per tutti e ha auspicato che la conferenza dell’Onu Rio 20 sullo sviluppo sostenibile in programma, possa rafforzare l’azione internazionale e gli investimenti in questo settore. Intanto le Nazioni Unite hanno nominato un gruppo di alto livello che sta lavorando per il raggiungimento, entro il 2030, dell’obiettivo dell’accesso universale a servizi moderni, in modo da raddoppiare le quote delle rinnovabili e porre fine, una volta per tutte, alla povertà energetica. (R.B.)


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    Perù: la Chiesa si propone come mediatore nei conflitti sulle attività minerarie

    ◊   L’attività mineraria e lo sviluppo locale in Perù devono essere sostenibile e le autorità regionali e locali devono continuare a dialogare con Stato, imprese e comunità sullo sviluppo delle loro zone. Ad affermarlo è mons. Luis Bambarén, vescovo emerito di Chimbote ed ex presidente della Conferenza episcopale peruviana. In diverse zone del Perù, riferisce l’Agenzia Fides, si vivono conflitti sociali fra la popolazione delle comunità e le grandi imprese che lavorano nel campo dell'estrazione mineraria. Tra i motivi di tensione ci sono gli scioperi dei lavoratori sfruttati, il mancato rispetto delle zone agricole e l’assenza totale di informazioni quando si inizia una grande opera mineraria. Il nuovo governo del presidente Ollanta Humala considera l'estrazione mineraria un fattore molto importante per l'economia del Paese e ha insistito sulla possibilità di armonizzare l'attività mineraria con l'agricoltura e il rispetto della natura. Anche la Chiesa considera questo un argomento di fondamentale importanza per la convivenza sociale delle comunità, tanto che mons. Bamberén, in un’intervista rilasciato a Radio Nacional, ha affermato che “le autorità regionali devono contribuire ad un dialogo aperto, e non rimanere chiuse", in quanto solo il dialogo “franco e paziente” può aprire le porte ad un nuovo tipo di miniere, che si assumano l'impegno della responsabilità sociale e di rispetto dell’ambiente, a favore dello sviluppo regionale e nazionale. Questo sarebbe un modo nuovo di concepire l’estrazione mineraria, che andrebbe spiegato alla gente “con un linguaggio popolare e attraverso un dialogo paziente e franco, non suscitando false aspettative” ha detto il vescovo. Per prevenire i conflitti sociali nel campo minerario è importante creare delle commissioni di controllo, al fine di assicurare l'adempimento degli accordi stipulati, ha sottolineato inoltre il presule. Le autorità regionali devono poi fornire informazioni adeguate alla gente sul trattamento delle acque, sui nuovi impegni delle compagnie minerarie e sulla proiezione sociale che questo comporta per le loro comunità. Per risolvere i conflitti sociali ognuno comunque si deve “predisporre al dialogo, essere aperto alla consultazione, lasciare il tempo all'esecutivo di eseguire l'azione”. Infine mons. Bambarén ha ribadito la volontà della Chiesa di partecipare come mediatrice di dialogo per la risoluzione dei conflitti sociali. (M.R.)

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    Austria: la crisi della famiglia al centro di una conferenza interreligiosa a Vienna

    ◊   La crisi della famiglia sarà il tema di una conferenza europea interreligiosa che si terrà a Vienna dal 5 al 7 dicembre prossimo. L’iniziativa, riferisce il Sir, è promossa dalle Chiese cattolica e ortodossa insieme alla Conferenza europea dei Rabbini. La delegazione cattolica sarà presieduta dal cardinale Christopher Schönborn, arcivescovo di Vienna, mentre la delegazione della Chiesa ortodossa russa sarà guidata dal metropolita Hilarion, presidente del Dipartimento per le relazioni esterne del Patriarcato di Mosca. La rappresentativa ebraica sarà invece guidata dal rabbino capo di Mosca, Pinchas Goldschmidt, presidente della Conferenza dei rabbini europei. Riferisce l’Agenzia Fides che i leader religiosi saranno ricevuti lunedì 5 dicembre dal presidente dell’Austria e martedì 6 dal cancelliere austriaco. L’incontro si snoderà in quattro sessioni tematiche affidate ciascuna ai capi delle delegazioni religiose: “La famiglia e la comunità religiosa” sarà la relazione del metropolita Hilarion; “una legislazione pro-famiglia in Europa – una coalizione per la famiglia” quella del cardinale Schönborn, mentre il rabbino Goldschmidt parlerà di “Etica sessuale”. (M.R.)

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    Benin: un premio alla radio cattolica “Immaculée Conception”

    ◊   “Radio Immaculée Conception” riceverà il Premio Oscar del Benin 2011 come miglio mezzo d’informazione. Il premio, che sarà consegnato il prossimo 3 dicembre, gli è stato assegnato per il servizio svolto a favore del mantenimento della pace in occasione delle tornate elettorali in Benin. La radio cattolica, fondata nel 1998 dal frate francescano dell’Immacolata padre Alfonso Maria Bruno, è partner privilegiato del comitato organizzatore della visita di Benedetto XVI nel Paese africano. Il media ha garantito la copertura totale degli eventi. Lo scopo dell’emittente, spiega padre Bruno all’agenzia Sir, è l’informazione e la formazione alla luce dei “valori eterni ed universali del Vangelo affinché, nel rispetto delle culture, la società e il popolo beninese in particolare, si sviluppi e costruisca la civiltà dell’amore”. Formazione cristiana, preghiera, cultura, attualità, informazione, sviluppo e musica sono i temi del palinsesto. Accanto alla Radio è nata anche la “Famiglia degli ascoltatori di Radio Conception”, a testimonianza di come quest’emittente rappresenti “un fenomeno di aggregazione sociale”. (G.C.)

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    Il 3 dicembre sarà assegnato il premio “volontario Focsiv 2011”

    ◊   Il 3 dicembre, in occasione della Giornata mondiale del volontariato (5 dicembre), si terrà a Roma la cerimonia di premiazione del “volontario Focsiv 2011”, la Federazione Organismi Cristiani Servizio Internazionale Volontario. “La premiazione – spiega all’agenzia Sir il segretario generale della Focsiv, Sergio Marelli – è un’occasione per riflettere sul tema del volontariato internazionale”. “Tanto più - continua Marelli - in un momento in cui c’è forte preoccupazione per il rischio che anche in questo settore ci sia un ulteriore disimpegno dell’Italia. Sappiamo le grandi urgenze che dovrà affrontare il nuovo governo – afferma il segretario – tuttavia auspichiamo che rispondendo a queste urgenze non abbandoni il volontariato”. Quest’anno il premio andrà a Riccardo Giavarini, da 35 anni in America Latina e impegnato in Progetto Mondo Mlal, nella città di La Paz, in Bolivia. La XVIII edizione del premio si svolgerà nella Sala degli Arazzi della Rai, in viale Mazzini 14, e sarà presieduta dal cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace. (G.C.)

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    24 Ore nel Mondo



    Spagna al voto contro la crisi. Favoriti i Popolari

    ◊   Si sono recati ai seggi questa mattina per dare il loro voto, i principali candidati alla presidenza del governo spagnolo, Mariano Rajoy, del centrodestra, e il socialista Alfredo Perez Rubalcaba. Oltre a loro, oggi sono chiamati alle urne in Spagna 36 milioni di elettori, che fino alle 20 potranno votare per rinnovare i due rami del Parlamento. Il servizio di Michela Coricelli:

    È la crisi la principale protagonista di questa giornata elettorale. La Spagna naviga in acque difficili, fra un tasso di disoccupazione superiore al 21 per cento e un grave problema di deficit, e con le forti pressioni dei mercati. I sondaggi riflettono da mesi la delusione dell’elettorato nei confronti del governo uscente di José Luis Rodríguez Zapatero. Alla chiusura delle urne, questa sera alle 20, non si attendono grandi sorprese: l’unica vera incognita è l’astensionismo. Stando alle inchieste preelettorali, la vittoria del centrodestra è quasi scontata. Il Partito popolare punta alla maggioranza assoluta, mentre per i Socialisti potrebbe essere una sconfitta storica. Il candidato dei Popolari, Mariano Rajoy, bocciato dagli elettori per due volte, nel 2004 e nel 2008, potrebbe riuscire ad arrivare al palazzo presidenziale della Moncloa al terzo tentativo. Ma il leader popolare mette le mani avanti: preannuncia sacrifici e ammette: “Non ci sono pozioni magiche contro la crisi”.

    Egitto: scontri a piazza Tahrir
    A una settimana dalle elezioni legislative, che secondo il governo non saranno comunque rinviate, resta altissima la tensione in Egitto. Dopo le due vittime registrate negli scontri di ieri, una al Cairo e l’altra ad Alessandria, oggi dalle prime ore del mattino centinaia di manifestanti sono tornati in piazza Tahrir, luogo simbolo del rovesciamento di Mubarak e i nuovi scontri, causati da una sassaiola contro la polizia che ha reagito con il lancio di lacrimogeni, avrebbero già causato una quindicina di feriti. La folla si concentra nei pressi della sede del Ministero dell’Interno e protesta contro l’intervento di ieri della polizia.

    Egitto - ambasciatore Israele
    L’ambasciatore israeliano in Egitto, Ytzhak Levanon, è rientrato oggi al Cairo, dal quale se ne era andato due mesi fa in seguito a una violenta protesta contro la sede diplomatica di Israele. La visita di Levanon, però, che è prossimo alla pensione, sarebbe solo di cortesia e l’ambasciatore dovrebbe tornare in Israele già domani.

    La Corte dell'Aja chiede un giusto processo per Saif al-Islam, figlio di Gheddafi
    Saif al-Islam, il figlio dell’ex rais catturato all’alba di ieri nel deserto libico sudoccidentale mentre tentava di fuggire in Niger, avrebbe chiesto ai ribelli che lo hanno preso di essere ucciso. Lo riferiscono gli insorti, precisando di aver respinto la richiesta. Intanto la Nato, l’Unione Europea la Corte penale internazionale dell’Aja chiedono per il figlio del defunto colonnello Gheddafi un giusto processo basato sul diritto internazionale. Il premier libico Al Kid ha assicurato che lo avrà, mentre il Consiglio nazionale chiede che Saif sia processato in base alla legge libica.

    Libia: rilasciato peschereccio italiano
    È stato rilasciato oggi e sarebbe già in viaggio verso casa il peschereccio italiano Twenty Two, tenuto in stato di fermo da mercoledì scorso a Tripoli da parte delle autorità libiche. Grande soddisfazione è stata espressa dalla Farnesina che ha sottolineato come la rapida e felice conclusione della vicenda sia dovuta agli ottimi rapporti che intercorrono tra l’Italia e la nuova Libia.

    Medio Oriente: incontro Anp-Hamas
    Sarebbe in programma giovedì prossimo l’incontro al Cairo tra il presidente dell’Anp Abu Mazen e il leader politico di Hamas, Khaled Meshaal. Secondo quanto riferisce l’emittente Voce della Palestina, in agenda la riforma dell'Olp, la tregua tra Gaza e Israele e le modalità delle elezioni presidenziali e politiche nei Territori, fissate per il maggio 2012. Sulla formazione di un nuovo esecutivo palestinese, inoltre, pare permangano divergenze di opinione tra i due leader.

    Iraq
    Due civili sarebbero morti e quattro rimasti feriti, ieri, in seguito ai colpi sparati da militari americani in risposta a un ordigno esploso al loro passaggio. Il fatto è avvenuto a Yousifiya, a sud di Baghdad, ma gli Stati Uniti smentiscono di aver aperto il fuoco.

    Afghanistan – Talebani
    Da Kabul i talebani hanno respinto le conclusioni della Loya Jirga, l’assemblea tradizionale afghana che ieri aveva dato il suo benestare senza condizioni alla possibilità di un partenariato tra l’Afghanistan e gli Usa. Tale partenariato strategico avrebbe dovuto definire le modalità della presenza americana in Afghanistan dopo il ritiro delle truppe previsto per il 2014.

    Pakistan – Talebani pronti a trattare
    I talebani pachistani riuniti sotto le sigle Tehrke e Taliban Pakistan hanno annunciato di essere disposti a intraprendere trattative di pace con le autorità della provincia nordoccidentale di Khyber Pakhtunkhwa se queste sospenderanno i loro rapporti con gli Stati Uniti. Intanto le forze di sicurezza locali hanno ucciso 12 militanti in un’operazione condotta nell’area di Mamozai della Orakzai Agency: un territorio tribale dove in questi giorni si stanno concentrando gli sforzi dell’esercito.

    Giappone – terremoto
    Una scossa di terremoto di magnitudo 5.2 ha fatto tremare oggi il Giappone, fortunatamente senza riportare danni né vittime. L’epicentro del sisma, avvertito in particolar modo nell’isola di Honsho, è stato individuato a Ibaraki, nell’est del Paese, a sud della centrale di Fukushima. Non è stato emesso nessun allarme tsunami.

    Costa d’Avorio – elezioni
    Ha annunciato che boicotterà le prossime elezioni parlamentari fissate per l’11 dicembre, il Fronte popolare Ivoriano, partito dell’ex presidente Laurent Gbagbo, che fa sapere di non voler partecipare a un appuntamento elettorale “i cui risultati si conoscono già e in cui tutto è stato predisposto per umiliarci”. Quasi un anno fa, Gbagbo venne sconfitto al ballottaggio delle Presidenziali da Alassane Ouattara, ma rifiutò di riconoscerne la vittoria, scatenando una guerra civile che ha causato circa tremila morti e conclusasi solo con il suo arresto, l’11 aprile scorso.

    Italia – governo
    Intensa settimana di lavoro per il neopresidente del Consiglio Mario Monti e per il suo governo. Domani, infatti, nella prima riunione del Consiglio dei ministri del nuovo esecutivo, si discuterà il decreto legislativo per l’attuazione di Roma Capitale. Espunta dall’agenda, invece, la nomina dei sottosegretari, questione che potrebbe mettere immediatamente alla prova le larghe intese. Oltre al braccio di ferro sulla scelta tra politici, espressione dei diversi Partiti in Parlamento, e tecnici, c’è la disputa sulla quantità: l’ipotesi ‘snella’ di Monti, cioè 20-25 sottosegretari, potrebbe non garantire la copertura delle 28 commissioni parlamentari, mentre i partiti chiedono tra le 35 e le 40 nomine. Sempre domani, in proposito, inizieranno a Palazzo Chigi gli incontri tra il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Antonio Catricalà, e i leader dei partiti.

    Italia – maxiprocesso Milano
    Dopo oltre 30 ore di camera di Consiglio è arrivata nella serata di ieri la sentenza per il maxiprocesso di Milano, che con i suoi 119 imputati è uno dei più grandi in assoluto della storia giudiziaria italiana. Di questi, con il rito abbreviato, 110 sono stati condannati a una pena massima di 16 anni per essere stati riconosciuti appartenenti alla ‘ndrangheta calabrese, mentre per 8 di loro, cui non era stata contestata l’associazione mafiosa, è arrivata l’assoluzione. Il processo, che vede coinvolti anche due politici, è derivato dall’inchiesta “Infinito” che ha messo in luce l’infiltrazione delle cosche nel mondo imprenditoriale lombardo, ma anche alcune iniziative di carattere elettorale finalizzate a penetrare nel mondo politico locale.

    Italia – immigrazione
    Saranno rimpatriati questa sera 106 dei 171 migranti egiziani arrivati a Bari la notte tra venerdì e sabato a bordo di un peschereccio maltese nel quale è stata trovata anche della droga. Gli otto presunti scafisti sono già in carcere, mentre i 57 minori identificati sono stati affidati ad alcune comunità di Bari e provincia. (Panoramica internazionale a cura di Roberta Barbi)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 324

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