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Sommario del 17/11/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa in Benin per rilanciare la speranza in Africa
  • L'impegno della Chiesa in Benin per la giustizia e lo sviluppo del Paese
  • La Penitenzieria Apostolica apre gli archivi: intervista con il reggente, mons. Girotti
  • Il cardinale Koch rientrato dalla Bielorussia: fede viva nel Paese
  • Segreteria di Stato: opportune azioni per impedire la diffusione dell'immagine del Papa in una campagna pubblicitaria
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Monti al Senato: un governo “di impegno nazionale”, interventi su pensioni e Ici, tasse più eque sul lavoro
  • Tour diplomatico di Obama in Asia. A Bali il vertice Asean
  • Nuovi Orizzonti per il "popolo della notte". L'esperienza di Chiara Amirante e del suo 'esercito' di 180 mila volontari
  • Chiesa e Società

  • India: celebrati i funerali della suora cattolica assassinata nello Jharkhand
  • Pakistan: a Karachi ucciso un Pastore protestante
  • Tunisi: nota dei vescovi nordafricani sulla 'Primavera araba'
  • Usa: da Baltimora i vescovi annunciano l'Ordinariato per gli ex episcopaliani
  • Urbino: il cardinale Bertone presenta il secondo volume di Benedetto XVI su “Gesù di Nazareth”
  • Il cardinale Bagnasco: l’Europa deve riconoscere le proprie radici cristiane
  • Messico: i fedeli chiedono un miracolo di pace al Beato Giovanni Paolo II
  • Kazakistan: apprensione dei vescovi per la nuova legge restrittiva sulle attività religiose
  • Il Consiglio d’Europa chiede all’Egitto di proteggere “efficacemente la comunità copta”
  • Malaysia: mons. Girelli giudica positivamente i rapporti della Chiesa con il governo
  • Venezuela: i vescovi preoccupati per la vita del giornalista in sciopero della fame
  • Cuba: il Consiglio dei laici dell’arcidiocesi dell’Avana chiede al governo di “Raddrizzare la rotta”
  • La Chiesa greco-cattolica in Ucraina proclama il 2012 Anno dei santi sacramenti
  • Ungheria-Slovacchia: incontro di delegati delle due Conferenze episcopali
  • Slovacchia: a Trnava nove giorni di preghiere e meditazioni dedicate al culto mariano
  • Tibet: il ritrovamento di testi della Chiesa rimanda alla presenza di 40 missionari cappuccini
  • Cina. Diritti delle donne in primo piano: un quarto delle mogli subisce violenze dai mariti
  • 24 Ore nel Mondo

  • Siria: attacco di ribelli contro base dell'esercito. Aumentano le critiche internazionali al regime
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa in Benin per rilanciare la speranza in Africa

    ◊   Il Benin si prepara ad accogliere il Papa che domani pomeriggio giungerà nell’aeroporto internazionale di Cotonou “Cardinale Bernardin Gantin”. Il 22.mo viaggio apostolico di Benedetto XVI, il secondo in terra africana, si inserisce nei festeggiamenti per i 150 anni dell’evangelizzazione del Paese. Tra gli eventi principali, la consegna dell’Esortazione apostolica che raccoglie quanto emerso nel secondo Sinodo dei Vescovi per l'Africa; l’omaggio alla tomba del cardinale Gantin nella Basilica di Ouidah e la visita al seminario della città, il primo dell’Africa Occidentale. Da Cotonou, il servizio del nostro inviato Massimiliano Menichetti:

    E’ il Benin degli abiti colorati, delle ceste di frutta portate con fierezza sulla testa dalle donne; dei fumosi e intrepidi zemidjan, i motorini di Cotonou, capitale economica del Paese, che si appresta ad abbracciare il Papa. Un Paese povero, dove le bancarelle in lamiera e legno scorrono senza soluzione di continuità sotto le palme che collegano il tragitto che farà il Papa in questi giorni, da Cotonou a Ouidah, capitale religiosa dello Stato, e dove le zuppe sono vendute sul ciglio della strada, vicino a bottiglie di benzina non regolare a basso costo, banane, spezie, copertoni, ananas, papaya persino divani e bare. In queste ore, nonostante il caldo e la forte umidità, si lavora senza sosta per pitturare, tappare buche, asfaltare, abbellire il più possibile. “Arriva il Santo Padre” è la frase ricorrente, anche di chi non è cattolico, che vuole comunque ascoltare la voce di un “Capo importante”, rimarcano. Tutte le testate del Paese scrivono della imminente venuta del Successore di Pietro: il quotidiano “La Nation” apre con una foto-notizia del Papa e la didascalia: “L’Africa è un Continente da esplorare”. Il quotidiano ha anche realizzato uno speciale sulla visita di circa 80 pagine. “Fraternité” scrive come la capitale si stia facendo bella. Benedetto XVI arriverà a Cotonou, prima tappa di un viaggio di tre giorni, attraversando entrambi i lati della città. Vedrà i grandi cartelloni che ritraggono il suo volto con scritto “Kwabo” “Ekabo Wezon, Nakayo” – “Benvenuto” nelle lingue locali. Soprattutto vedrà e respirerà l’accoglienza di un intero popolo che nella sua semplicità, povertà, e diversità di culti attende con amore filiale le parole di riconciliazione, giustizia e pace che porterà con sé. Ascoltiamo alcune voci:

    R. – La visite du Pape d’abord c’est une grâce que Dieu nous donne…
    La visita del Papa è una grazia che Dio ci fa, quella di ricevere qui il Santo Padre qui, nella nostra terra africana. Il messaggio che egli ci porta è un messaggio per la riconciliazione, la giustizia e la pace.

    R. – Je crois que c’est un honneur pour le Bénin d’abord, pour l’Afrique ensuite …
    Credo che sia un onore intanto per il Benin, e poi per l’Africa e per il mondo intero: il Benin è stato scelto tra tanti altri Paesi che avrebbero voluto accogliere il Papa! Penso che questo favorirà il messaggio che il Santo Padre ci porta in cui parla di riconciliazione, di giustizia e di pace. Questo messaggio non riguarda soltanto i cattolici: è un messaggio che riguarda tutto il mondo. Penso che questa visita contribuirà a rinsaldare i cuori, soprattutto in questo periodo di crisi economica. Penso che questa visita porterà grandi frutti!

    D. – Cosa si aspetta da questa visita?

    R. – Da questa visita, io mi aspetto una conversione da parte del nostro popolo. Auguro che questa visita del Papa ci porti la conversione e tanto amore per Cristo.

    D. – Di che cosa ha bisogno il Benin, secondo lei?

    R. – Di un po’ di maturità spirituale. E’ vero che siamo ferventi, però c’è da lavorare ancora … (gf)

    Il Papa visiterà la cattedrale di Cotonou; a Ouidah renderà omaggio alla tomba del cardinale Gantin, nel più antico e importante seminario di tutta l’Africa Occidentale. Proprio a Ouidah convergono la memoria della deportazione degli schiavi e la rinascita: in quel luogo, 150 anni fa i missionari SMA (Società delle Missioni Africane) impiantarono quella che oggi è diventata la florida Chiesa beninese che tanto ha inciso nel passaggio dal regime marxista-leninista alla democratizzazione. Tutto il Benin cattolico (alcune fonti parlano di un 17% su una popolazione di circa 7 milioni di abitanti) è già in festa: nelle chiese, nelle parrocchie si provano i canti che accompagneranno il Papa, si prega per sostenerlo, perché ogni cuore sappia ascoltare. Grande è l’attesa per la consegna dell’Esortazione post-sinodale che sarà sintesi delle 57 Proposizioni finali del secondo Sinodo speciale per l’Africa di due anni fa: un documento guardato come fonte per un nuovo slancio nella fede. Centrale sarà anche la Santa Messa di domenica, Solennità di Gesù Cristo Re dell’universo, nello “Stadio dell’Amicizia” di Cotonou, dove il Papa con oltre 200 vescovi si stringerà in preghiera con tutta l’Africa.

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    L'impegno della Chiesa in Benin per la giustizia e lo sviluppo del Paese

    ◊   La visita del Papa in Benin coincide col ventesimo anniversario dell’arrivo in questa terra dei Francescani dell’Immacolata. Ad Allada, nel Sud del Paese, hanno dato origine al Centro Mariano dell’arcidiocesi di Cotonou, con la realizzazione di un santuario mariano dedicato alla “Madre della Divina Misericordia”, e creato il network radiofonico “Radio Immaculée Conception”. Nel Nord del Benin, a Bembereké, oltre alla casa di formazione, l’istituto sta anche avviando un’importante opera sociale di aiuto agli studenti più poveri. Il nostro inviato in Benin, Massimiliano Menichetti, ha intervistato padre Michele Maria Iorio, rettore del Santuario di Allada:

    R. – Il Papa, venendo, parlerà in un linguaggio basato sui valori fondamentali, i diritti fondamentali, i temi che interessano tutti, specialmente lì dove si vive la sofferenza, la povertà, dove mancano tante cose. Senz’altro sarà un rilancio dei valori umani da vivere e da incarnare sempre più e sempre meglio, e sarà un rilancio, una spinta forte di evangelizzazione, una conferma nella fede, proprio come Gesù disse a San Pietro: “Confermali nella fede”. Quindi, è una grazia – veramente – per tutta l’Africa e in particolare per il Benin e anche per noi Francescani dell’Immacolata che celebriamo 20 anni della nostra presenza.

    D. – Che cosa è cambiato in questi 20 anni?

    R. – Il Benin è un Paese abbastanza povero; come molti Paesi dell’Africa, ma è un Paese che si sta sviluppando anche se lentamente per quanto riguarda le strade, le scuole, gli ospedali, internet … Direi, forse, che ha bisogno di svilupparsi nel modo giusto. Il Papa può aiutare proprio su questo versante del giusto sviluppo, nella coniugazione tra fede e ragione piuttosto che sotto l’influenza di altri operatori a livello mondiale.

    D. – Quali sono, secondo la sua esperienza, i problemi più grandi che ha il Paese e come si possono risolvere?

    R. – Il popolo, per esempio: il popolo povero paga la scuola, paga gli ospedali, le medicine quando sappiamo che non possono permetterselo. Quindi, da una parte si incoraggia ad andare a scuola, ma dall’altra parte non si dà nessun aiuto in concreto. Gli orfani sono tanti: chi li cura? E’ la Chiesa cattolica che spesso realizza queste opere. Quindi, noi ci auguriamo che veramente questa venuta del Papa possa essere come un campanello d’allarme, uno stimolo forte anche per lo Stato e per i suoi governanti, affinché si mettano concretamente a servizio del popolo favorendolo nelle primarie necessità. Confidiamo e accompagniamo ogni cosa con la preghiera perché, come ben sappiamo, la preghiera è come l’acqua e fa germogliare ogni seme. Il Papa viene a seminare, poi bisognerà innaffiare con la preghiera.

    D. – I Francescani dell’Immacolata hanno realizzato e dedicato un Santuario alla Madre della Divina Misericordia. Che significato ha questa realtà nel Benin?

    R. – In Benin, la Chiesa cattolica si divide in dieci diocesi sparse su tutto il territorio: il Benin è un terzo dell’Italia, più o meno. Quasi ogni diocesi ha un suo Santuario, in genere un Santuario mariano, che è anche come un centro di unità, per così dire. E poi, per tutto il Benin c’è un Santuario nazionale che si pone anche fisicamente, proprio, al centro del Paese. Il Paese è stato consacrato alla Vergine Maria in più occasioni, e quindi si avverte molto la presenza della Madonna: tramite Maria per arrivare alla pienezza della Verità, ossia a Gesù Cristo, il Figlio di Dio incarnato.

    D. – Come sono i rapporti con le altre realtà religiose del Paese?

    R. – Si vive gomito a gomito con le altre religioni; c’è la realtà dei musulmani e poi la religione tradizionale. C’è convivenza pacifica. Questa unità è un’unità anche per tutto il popolo beninese. La statua di Nostra Signora della Divina Misericordia, collocata e venerata nel nostro Santuario, rappresenta la Madonna con il manto e sotto il suo manto ci sono i bambini di un po’ tutte le razze. E’ un’immagine che fa capire quale sia l’invito all’unità.

    D. – Un particolare momento di incontro sarà a Ouidah, dove il Papa incontrerà i sacerdoti, i seminaristi, i religiosi ed i fedeli laici …

    R. – Una grazia nella grazia! Il Papa viene per incoraggiarci, anche per correggerci lì dove sbagliamo, affinché il cattolicesimo sia veramente puro, integrale, profondo senza contaminazione, e la testimonianza sia vera, piena, forte…

    D. – Cosa donerete al Papa?

    R. – Soprattutto questa testimonianza di radicalità, di amore appassionato a Gesù Cristo e al Vangelo, di veri testimoni della Chiesa insieme al Papa. Per noi la venuta del Papa è una spinta, ci incoraggia ad essere veramente generosi verso la santità, come San Massimiliano Maria Kolbe e San Francesco d’Assisi, dei quali seguiamo le tracce.

    D. – E qual è il consiglio per seguire il viaggio del Papa?

    R. – Impegniamoci tutti per accompagnare il viaggio del Papa con la nostra preghiera. (gf)

    Tra i missionari laici impegnati in Benin c’è anche Carla Baraldi da 37 anni in Africa. Oggi è responsabile della “Casa della Gioia” delle Suore Albertine a Pèrèrè, nel Nord del Paese, struttura che aiuta i bambini senza genitori. Il nostro inviato Massimiliano Menichetti l’ha intervistata:

    R. – C’è un grande fermento per questa visita e penso che sia molto importante per il Benin, come per tanti altri Stati africani. La sua visita in Benin non è solo un avvenimento, è qualcosa che coinvolge tutta l’Africa. Il Papa è il successore di Pietro e incarna la fedeltà a Cristo, la pace, il servizio, la riconciliazione. Sicuramente darà un grande impulso. Si aspettano delle parole di incoraggiamento: tutti ci aspettiamo questo.

    D. – Lei è responsabile di un istituto di orfani. Qual è la vostra realtà?

    R. – Abbiamo attualmente una trentina di bambini orfani, orfani solo di mamma. Il papà viene a prendere il bambino di due anni e viene a visitarlo: lo sollecitiamo, ma qui la paternità è molto labile.

    D. – Perché c’è un’incidenza così alta della mortalità femminile?

    R. – Perché le donne qui, purtroppo, e soprattutto in un’etnia, la tribù dei fon, che sono nomadi - viaggiano e si spostano molto con le mucche - non vogliono essere viste e toccate da nessuno. Non facendo, quindi, visite prenatali, non si riesce nemmeno ad individuare casi curabili o per i quali si prevedono difficoltà al parto, emorragie o infezioni fulminanti. Quindi, muoiono in questi accampamenti, che sono capanne di fortuna.

    D. – Il papà riprende il bambino dopo i due anni, ma chi si prende cura di loro?

    R. – C’è sempre una nonna che si occupa del bambino. Adesso stiamo pensando con le suore di cambiare il volto dell’orfanotrofio: vorremmo che le nonne venissero qui – e infatti ne abbiamo una decina – con il loro bimbo, così si affezionano di più al bambino.

    D. – Lei è stata sia nel Sud sia nel Nord del Benin, c’è differenza?

    R. – Certo, c’è la differenza della religione. Al Sud sono molto cattolici e c’è una presenza musulmana, ma è piccola. Al Nord son tutti musulmani e nel nostro Paese di Pèrèrè, la domenica, la chiesa non si riempie: saremo un centinaio di persone. Al Sud i bambini vanno molto più a scuola, anche se noi, soprattutto con gli orfani, insistiamo e stiamo facendo un bel lavoro. Qui appena un bimbo compie cinque o sei anni, prende il bastone o una borraccia e va con quelli più grandi a pascolare le mucche. La scuola è vista come un intralcio.

    D. – C’è differenza di povertà tra il Nord e il Sud?

    R. – Abbastanza. Il Nord è più povero, perché ha anche meno risorse. Chi lavora forse guadagna mille franchi locali che equivalgono a nemmeno un euro al giorno.

    D. – Cosa fa la Chiesa?

    R. – La Chiesa qui sta facendo molto, aiuta in ogni modo. Porta la Parola di Cristo, è qui per evangelizzare – che è una cosa lunghissima – è qui per animare, per consentire di vivere meglio, per curare i bambini…

    D. – Cosa significa la vostra presenza in un contesto del genere?

    R. – La nostra presenza è ben vista, perché non facciamo nessuna distinzione, curiamo l’uomo e questo lo vedono: vedono che noi non lo facciamo per un interesse materiale. Dico sempre ai papà: “il bambino è una persona, ha un valore”. Loro spesso non danno valore al bambino, come non danno valore alla donna, che al Nord è meno di niente. A volte le mie infermiere, mi chiedono: “Chi te lo fa fare?” E io rispondo: “E’ il mio Gesù che mi fa fare queste scelte, che mi guida”. Allora capiscono che c’è qualcosa che è superiore al fatto umano.

    D. – Il Papa incontrerà anche i bambini orfani e malati, aiutati dalle Missionarie della Carità presso la parrocchia di Santa Rita a Cotonou...

    R. – Sicuramente l’attenzione del Santo Padre a questo gruppo di bambini, la sua sollecitudine è una sollecitudine che ha tutta la Chiesa verso questi piccoli, che Gesù ama. Ogni bimbo che nasce ci ricorda che Dio non è ancora stanco dell’uomo.

    D. – Se lei potesse chiedere una cosa al Papa che cosa chiederebbe?

    R. – Di esortare noi cristiani ad essere più fedeli, essere più testimoni della nostra fede e invitare l’Occidente ad essere più presente nell’aiuto del fratello debole; aiutarlo e non venire ad imporre, non venire a prendergli le materie prime, pagandole dieci, quando hanno il valore di cinquanta.

    D. – Come accompagna questo viaggio del Papa?

    R. – Io guardo sempre i miei bambini e dico che li porterei sull’altare, forse si divertirebbero là con il Papa. Il mio augurio è che riesca veramente a dare tutto quello che la gente si aspetta. Io lo accompagno con la preghiera.(ap)

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    La Penitenzieria Apostolica apre gli archivi: intervista con il reggente, mons. Girotti

    ◊   La Penitenzieria Apostolica, secolare dicastero della Curia Romana, ha deciso di aprire alla consultazione degli specialisti una parte dei propri archivi storici, che va ad aggiungersi a quella già resa disponibile da oltre 20 anni. Domani, alla Pontificia Università Gregoriana, il penitenziere maggiore, il cardinale Fortunato Baldelli, sarà uno dei protagonisti della giornata di studi organizzata per celebrare l’avvenimento. Con lui, prenderanno la parola, fra gli altri, anche il cardinale Raffaele Farina, archivista e bibliotecario di Santa Romana Chiesa, e il vescovo Sergio Pagano, prefetto dell’Archivio Segreto Vaticano. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Un sipario che si alza praticamente del tutto – e in buona parte era già stato sollevato – sulle vicende storiche del più antico dicastero della Curia Romana, la Penitenzieria Apostolica. Sta in questo la novità della decisione che porterà gli studiosi che ne faranno richiesta a consultare le centinaia di antichi registri e documenti custoditi nell’archivio del dicastero, che vanno complessivamente dai primi del Quattrocento alla fine del Pontificato di Pio X, il 1914. Una parte dei fondi – registri collocabili tra il 1410 e il 1890 e conservati pro tempore presso l’Archivio Segreto Vaticano – erano già stati posti in visione dal 1988. La nuova documentazione riguarda invece la storia del dicastero, la sua struttura interna e la sua attività, dalle quali si potranno ricavare interessanti informazioni di storia sociale, giuridica, economica e politica del periodo preso in esame. Materiale, dunque, di rilievo per gli storici – dagli atti del cardinale Borromeo, alle “suppliche” per le dispense matrimoniali a incartamenti contabili – ma comunque facente parte del cosiddetto “foro esterno” della Penitenzieria, cioè di ciò che può essere di pubblico dominio. Nessun velo è stato e viene alzato invece su quello che gli archivi conservano in relazione al “foro interno”, quel territorio “sensibile” che riguarda le coscienze dei fedeli e le delicate decisioni assunte dalla Penitenzieria Apostolica, come spiega il reggente del dicastero, mons. Gianfranco Girotti:

    “Alla Penitenzieria, di norma, vengono sottoposti casi ai quali il confessore ordinario non può dare alcuna soluzione, perché secondo la norma canonica sono casi riservati alla Santa Sede. I casi specifici sono la profanazione delle Sacre specie, la violazione del sigillo sacramentale, l’assoluzione del complice, la dispensa dalla irregolarità”.

    Penitenza richiama la Riconciliazione, un Sacramento che per tanti cristiani è diventato più che altro un’idea sfumata, se non addirittura un fastidio:

    “Lei tocca un problema molto, molto delicato e una realtà di fatto. Constatiamo che i concetti di penitenza, di peccato, di grazia in questo nostro tempo hanno subito e stanno subendo una sorta di appannamento: l’indebolita coscienza del peccato, il modo nuovo di concepire il peccato, il sempre più massiccio affermarsi di una società complessa, indubbiamente rendono oggi difficile il senso del peccato”.

    Proprio per contrastare questa deriva, la Penitenzieria Apostolica organizza ormai da anni dei corsi per sacerdoti, mirati – spiega mons. Girotti – a rendere il servizio penitenziale sempre più in sintonia con il suo spirito, ma anche la sua pratica:

    “La Confessione è uno dei ministeri essenziali di ogni sacerdote e oggi sono molti coloro che cercano il perdono, la pace interiore, la riconciliazione con Dio e con il prossimo. Il confessore è la persona che più di ogni altro può far riscoprire la bellezza e la necessità della celebrazione del Sacramento della riconciliazione”.

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    Il cardinale Koch rientrato dalla Bielorussia: fede viva nel Paese

    ◊   Il cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani, ha concluso ieri una visita di 5 giorni a Minsk in Bielorussia, dove è stato invitato da Filaret, Metropolita di Minsk e Slutsk e capo della Chiesa ortodossa di Bielorussia, dipendente dal Patriarcato di Mosca, per partecipare alla Conferenza internazionale sul tema “Dialogo cattolico-ortodosso: valori etici cristiani come contributo per la vita sociale in Europa”. Il Convegno è stato organizzato dall’Istituto per il dialogo interreligioso e le comunicazioni interconfessionali presso il Sinodo della Chiesa ortodossa Bielorussa e dal Centro di educazione cristiana dei santi Metodio e Cirillo, in collaborazione con il Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani.

    Il porporato – riferisce un comunicato del dicastero vaticano - ha cominciato il suo soggiorno in Bielorussia il sabato con l’incontro con i vescovi cattolici durante una sessione della Conferenza episcopale di Bielorussia, intrattenendosi con loro sul dialogo ecumenico nel Paese, ed ha presieduto l'Eucaristia la domenica nella Cattedrale cattolica di Minsk con la partecipazione di tutti i vescovi cattolici e molti fedeli, dopo aver partecipato alla Divina Liturgia nella Cattedrale ortodossa, dove è stato accolto con calore e fraternità dal Metropolita Filaret. All’inaugurazione del Convegno domenica pomeriggio hanno partecipato, oltre al Metropolita Filaret, due vescovi ortodossi ed un rappresentante del Dipartimento per le Relazioni Ecclesiastiche Esterne del Patriarcato di Mosca e tutti i vescovi cattolici del Paese, insieme al nunzio apostolico, mons. Claudio Gugerotti e a mons. Agostino Marchetto, già nunzio in Bielorussia. Al Convegno con molti partecipanti locali ed ospiti di diversi paesi cattolici e ortodossi, il cardinale ha presentato un'apprezzata relazione sulla Situazione dei valori cristiani nell’Europa. Negli interventi, come anche nell’atmosfera generale del simposio, si è percepito il desiderio di continuare ed approfondire il dialogo sui temi comuni e la collaborazione concreta nella promozione e difesa dei valori cristiani in Europa.

    Lunedì mattina, il cardinale Koch e il Metropolita Filaret, accompagnati dal nunzio apostolico e da mons. Tadeusz Kondrusiewicz, arcivescovo metropolita di Minsk-Mohilev, sono stati ricevuti dal presidente della Repubblica di Bielorussia, Aleksandr Lukashenko, che ha espresso la sua soddisfazione per i buoni rapporti tra le due confessioni nel Paese e l’impegno a sostenere la vita delle comunità religiose e lo sviluppo di relazioni sempre più fraterne tra di esse. Nel pomeriggio dello stesso giorno, il cardinale ha visitato l’Istituto di Teologia dei Santi Metodio e Cirillo che, pur facendo parte dell’Università statale, è guidato dal Metropolita Filaret e che vede, tra i docenti e gli studenti, la presenza di entrambe le confessioni. Il giorno seguente, il cardinale è stato ricevuto, in assenza del ministro, dal vice-ministro degli Affari Esteri, che nello stesso tempo è anche ambasciatore di Bielorussia presso la Santa Sede, per la presentazioni di alcuni progetti comuni, tra cui la collaborazione culturale in vari settori. Egli ha altresì apprezzato il contributo del Pontificio Consiglio per la realizzazione del Congresso in corso, come pure il regolare sostegno all’Istituto di Teologia e la concessione di alcune borse di studio per studenti ortodossi bielorussi.

    La visita del presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani in Bielorussia - afferma il comunicato del dicastero - ha messo in evidenza alcune caratteristiche specifiche di grande valore: il fatto che la Chiesa Cattolica abbia potuto riaggregarsi e riorganizzarsi in modo molto consistente dopo la caduta dell’Unione Sovietica e che questo sia avvenuto in armonia e spesso con il sostegno della Chiesa Ortodossa locale e delle autorità civili. Lo spirito di fraternità ecumenica, in un Paese che è secondo solo alla Lituania nell’ex Unione Sovietica quanto a percentuale di cattolici, si è rinsaldato nel tempo ed è divenuto realtà quotidiana e modello di riferimento. Questo atteggiamento positivo - prosegue il comunicato - è stato rafforzato dalla visita del cardinale, mentre da parte sia delle comunità cristiane, sia del Governo, attraverso alcuni concreti impegni assunti, si sono creati i presupposti perché esso possa rinsaldarsi ulteriormente. Ciò – conclude il comunicato del dicastero vaticano - potrà andare a vantaggio dell’intero popolo bielorusso, che tante sofferenze ha subito nel corso della sua storia e per i valori della cui esistenza e del cui sviluppo nella solidarietà, nella giustizia, nella pace e nel rapporto armonioso con gli altri popoli la Santa Sede continua ad assicurare il suo impegno.

    Sul viaggio in Bielorussia ascoltiamo lo stesso cardinale Kurt Koch al microfono di Stefan von Kempis:

    D. – Ich habe einen sehr guten Eindruck. Ich habe am Sonntag die heilige Messe …
    L’impressione è molto buona. Domenica ho celebrato la Messa nella cattedrale di Minsk, alla quale erano presenti tutti i vescovi – la cattedrale era gremita, c’erano anche tanti bambini … Ho l’impressione che la Chiesa cattolica, così come la fede, sia molto viva in queste regioni e che ci sia una grande esigenza di vivere la fede nelle nuove situazioni.

    D. – Lei ha avuto molti incontri con rappresentanti della comunità ortodossa …

    R. – Der Anlass war ja die siebte internationale Konferenz über den orthodox-katholischen Dialog …
    L’occasione della mia visita è stata la settima conferenza internazionale per il dialogo ortodosso-cattolico sui valori cristiani ed etici in Europa. Credo che questa iniziativa di carattere ecumenico sia un’iniziativa molto ragionevole; quest’anno è giunta alla sua settima edizione. Ho l’impressione che i rapporti ecumenici siano molto buoni, molto positivi e molto profondi, e questo è principalmente merito del metropolita ortodosso Filaret, persona molto aperta e dalle grandi iniziative in campo ecumenico.

    D. – Quando si parla dei rapporti ecumenici nell’ambito dell’ex Unione Sovietica, lo sguardo va alla Chiesa russo-ortodossa. Ci sono stati incontri a margine, contatti?

    R. – Also, es sind natürlich im Rahmen dieser Konferenz viele Begegnungen gewesen. …
    Certamente, nel quadro di questa conferenza ci sono stati anche molti incontri. C’erano i vescovi – c’era un vescovo dell’Ucraina … ci sono stati molti colloqui e naturalmente, poi, l’ultima sera un grande incontro nella casa del metropolita ortodosso Filaret. Anche nelle altre occasioni, negli altri incontri sono sempre stati presenti anche degli ortodossi.

    D. – A Minsk lei ha incontrato anche il presidente Alexandr Lukashenko …

    R. – Die Einladung kam von ihm; er wollte unbedingt eine Begegnung haben; …
    L’invito è partito da lui: ci teneva molto ad avere un incontro. Nell’occasione ha ricordato la sua visita qui, in Vaticano, a Papa Benedetto XVI. Voleva esprimere che per lui il rapporto positivo con le Chiese – con la Chiesa cattolica, con quella ortodossa e con il movimento ecumenico in generale – è un’esigenza importante e che avrebbe piacere ad approfondire questo contatto. (gf)

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    Segreteria di Stato: opportune azioni per impedire la diffusione dell'immagine del Papa in una campagna pubblicitaria

    ◊   La Segreteria di Stato ha incaricato i propri legali di intraprendere, in Italia e all’estero, le opportune azioni al fine di impedire la circolazione, anche attraverso i mass media, del fotomontaggio, realizzato nell’ambito della campagna pubblicitaria Benetton, nel quale appare l’immagine del Santo Padre con modalità, tipicamente commerciali, ritenute lesive non soltanto della dignità del Papa e della Chiesa Cattolica, ma anche della sensibilità dei credenti.

    Ieri sera il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, aveva definito la campagna pubblicitaria “una grave mancanza di rispetto per il Papa” e “un’offesa dei sentimenti dei fedeli”, “una dimostrazione evidente di come nell’ambito della pubblicità si possano violare le regole elementari del rispetto delle persone per attirare attenzione per mezzo della provocazione”.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Alla vigilia del viaggio del Papa in Benin, nell'informazione vaticana, intervista di Mario Ponzi all'arcivescovo Nikola Eterovic, segretario generale del Sinodo dei vescovi, e nell'informazione internazionale, un articolo di Giuseppe Caramazza dal titolo "Africa nuova".

    Dal modernismo al Vaticano II: in cultura, la recensione di Paolo Vian della prima biografia del cardinale Eugène Tisserant e uno stralcio delle conclusioni dell'autore, Etienne Fouilloux.

    Il giudice secondo Livatino: dal prossimo numero de "La Civiltà Cattolica", anticipazione dell'ultimo articolo del gesuita Piersandro Vanzan morto il 14 novembre.

    Uno Shakespeare troppo complicato: Gaetano Vallini sul film di Roland Emmerich dedicato al Bardo di Stratford-upon-Avon, e un articolo di Giuseppe Fiorentino dal titolo "Shakespeare il cattolico".

    Metodo scientifico per una buona politica: lo storico gesuita brasiliano della Gregoriana, Joao J. Vila-Chà, sulla validità imperitura della lezione di Thomas Hobbes.

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    Oggi in Primo Piano



    Monti al Senato: un governo “di impegno nazionale”, interventi su pensioni e Ici, tasse più eque sul lavoro

    ◊   Primi passi del governo Monti. Il neo-premier è intervenuto oggi al Senato dove ha presentato il programma del suo esecutivo, quindi ha consegnato il testo del discorso alla Camera. In serata è previsto il voto di fiducia a Palazzo Madama, mentre domani sarà la volta di Montecitorio. Intanto, Monti ha incassato il sostegno europeo di Van Rompuy, Barroso e del cancelliere tedesco, Angela Merkel. Sulle misure annunciate da Mario Monti, il servizio di Alessandro Gisotti:

    Rigore di bilancio, crescita ed equità sono le tre parole chiave del programma di governo di Mario Monti che, nel suo primo discorso da presidente del Consiglio, ha innanzitutto voluto ringraziare il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano per il suo lavoro “in un momento difficile”. E’ dunque seguito da parte di Monti un elogio del Parlamento il cui ruolo, ha detto, verrà sempre rispettato dal suo nuovo esecutivo. Il governo, ha riconosciuto con franchezza Monti, è nato per “affrontare una situazione di seria emergenza”. Il mio, ha detto, sarà dunque un governo “di impegno nazionale” che deve basarsi sul senso dello Stato. L’Europa, ha quindi osservato, sta vivendo il suo momento più difficile dal Secondo Dopoguerra. Se fallisce l’Euro, ha aggiunto, fallisce anche l’Europa. “Non c’è l’Europa e noi, l’Europa siamo noi”, ha detto tra gli applausi. Gli investitori internazionali, ha quindi avvertito, devono essere rassicurati sulla diminuzione del rapporto tra debito pubblico e Pil. Bisogna perciò porsi obiettivi ambiziosi sul bilancio di pareggio, ma bisogna anche tornare a crescere economicamente:

    “I sacrifici necessari per ridurre il debito e per far ripartire la crescita dovranno essere equi. Maggiore sarà l’equità, più accettabile saranno quei provvedimenti e più ampia – mi auguro – sarà la maggioranza che in Parlamento riterrà di poterli sostenere”.

    Il programma di governo, ha affermato Monti, si compone di due parti: emergenza e ammodernamento. Di qui una serie di provvedimenti per migliorare l’economia in vista della coesione sociale. Monti si è detto favorevole ad una legge per il vincolo di bilancio delle amministrazioni pubbliche, con la vigilanza di un ente indipendente. Ineludibili, secondo Monti, alcuni interventi: i politici e dirigenti pubblici dovranno agire con sobrietà e ridurre i costi. Lotta all’illegalità e all’evasione fiscale per abbattere le aliquote. Intervento sul sistema pensionistico. Riordino delle province. E ancora riorganizzazione “del prelievo sui beni immobiliari”, giacché l’esenzione sulla prima casa, ha constatato, rappresenta un’anomalia italiana. Sul mercato del lavoro, si è infine impegnato per una tassazione più equa per favorire la crescita, in particolare dei giovani.

    Grande attenzione al nuovo governo viene riservata dalla stampa internazionale, mentre apprezzamenti sono stati espressi a livello europeo. Stamani, Monti ha avuto una conversazione telefonica con il presidente del Consiglio europeo, Van Rompuy, che ha espresso la massima fiducia nell’Italia. I due si incontreranno la prossima settimana a Bruxelles. Gli ha fatto eco il presidente della Commissione Ue, Barroso. 'Dal canto suo, il cancelliere tedesco, Merkel, ha definito “sfide comuni” quelle di Roma e Berlino, sottolineando che su Monti si orientano “le speranze e le aspettative di tutta l’Europa”. Commenti positivi che hanno "gratificato" il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Speranze che, invece, ancora non si concretizzano sui mercati finanziari. Male la Borsa di Milano: Piazza Affari è in calo dell’1,6%. Preoccupa, soprattutto, lo spread tra Btp e Bund tedeschi salito a 545 punti per poi scendere a 500. Non va meglio per la Francia con il differenziale tra i titoli di Stato e il Bund che ha toccato quota 203 e per la Spagna che ha raggiunto quota 500. Per entrambi i Paesi si tratta di un nuovo record negativo: anche in questo caso, tuttavia, lo spread è poi tornato a scendere. Infine, si registrano in numerose città italiane - Roma, Milano e Palermo in particolare - manifestazioni studentesche e dei Cobas contro quello che viene definito il governo "dei banchieri".

    Il premier incaricato Monti ha parlato di rigore, crescita, equità. Per un commento Alessandro Guarasci ha sentito il presidente delle Forum delle Associazione Familiari, Francesco Belletti:

    R. – Il tema della famiglia intercetta a pieno titolo il tema della crescita, dello sviluppo e dell’equità. C’è un’emergenza equità nei confronti delle famiglie, delle famiglie con figli, e c’è anche l’idea che sulla famiglia non si spendano costi socio-assistenziali, ma si investa per lo sviluppo. Quindi, credo che nell’agenda di questo governo sarà proprio vitale l’attenzione che si darà alla dimensione familiare, in termini di fisco, in termini di attenzione ai compiti di cura, in termini di revisione delle tariffe dei servizi locali.

    D. – Monti ha anche parlato di modernizzare le strutture e l’organizzazione dello Stato. Secondo lei, potranno arrivare benefici anche per le famiglie da questa modernizzazione?

    R. – I sistemi di welfare dovranno diventare sempre più aperti. Non ci sarà più un settore pubblico che fa tutto e garantisce tutto. Allora, in questo anche le associazioni di famiglie, le cooperative di famiglie, le singole famiglie diventano degli attori che coinvolgono e generano bene comune. Quindi, in questo, secondo me, la modernizzazione, oltre alla semplificazione, oltre all’eliminazione dei costi, degli sprechi, sarà sicuramente il coinvolgimento di tutti in un progetto condiviso.

    D. – In questi giorni si sta parlando anche di patrimoniale. Berlusconi ha ribadito che non la vuole. Secondo lei, uno strumento di questo tipo, per affrontare l’emergenza immediata, può essere utile?

    R. – Il 10 per cento della popolazione nel nostro Paese ha a disposizione il 50 per cento della ricchezza. Quindi, c’è uno squilibrio, c’è una situazione di difficoltà. Dobbiamo chiedere risorse, sacrifici soprattutto ai più ricchi. Che questo si chiami patrimoniale, che questo assuma altre forme, non è semplice dirlo adesso. Dobbiamo, forse, stare molto attenti al tema casa: se si utilizza un rientro sul bene casa si rischia di colpire quella classe media, quel ceto medio che ha fatto sacrifici per anni, per diventare proprietario di una casa, e questo potrebbe generare qualche problema. Ripeto però: il vero nodo è che ci sia una maggiore partecipazione e chi più ha, abbia la possibilità di dare. (ap)

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    Tour diplomatico di Obama in Asia. A Bali il vertice Asean

    ◊   Prosegue il tour diplomatico in Asia del presidente statunitense Obama. Domani tappa in Indonesia, a Bali, dove è in programma un suo intervento al vertice annuale dell’Asean, l’Associazione delle nazioni del sud est asiatico. Ieri, in Australia, l’avvertimento alla Corea del Nord per il suo programma nucleare e l’annuncio del rafforzamento della presenza militare Usa nel Paese del Pacifico. Una decisione – ha precisato il capo della Casa Bianca – che non influirà sul bilancio americano, per effetto del disimpegno in Afghanistan e Iraq. Sulla portata di questa visita Eugenio Bonanata ha intervistato Francesco Montessoro, docente di Storia dell'Asia all'Università degli studi di Milano:

    R. – In qualche modo è la dimostrazione che gli equilibri si stanno spostando: il baricentro non è più nell’Atlantico, si è ormai spostato nel Pacifico. Questa, naturalmente, è una brutta notizia per l’Europa ma i fatti sono ormai questi.

    D. – La Cina è preoccupata soprattutto per l’espansione della presenza militare Usa in Australia. Infatti, Pechino ha mosso obiezioni…

    R. – Riportare soldati americani in questo Paese dell’Oceania è senz’altro un elemento che preoccupa Pechino perché c’è una dimensione strategico-militare che si assomma alla dimensione, invece, politica ed economica. D’altra parte, l’Asia è ormai il centro dell’economia mondiale, della manifattura mondiale. Dunque, soprattutto in condizioni di crisi economica generale, è inevitabile che vi sia questo spostamento degli interessi americani nei confronti dell’Asia. Bisogna vedere cosa effettivamente gli Stati Uniti potranno realizzare poiché gli Stati Uniti sono tutt’altro che univoci e solidali nel sostenere una politica di maggior presenza in Asia. Vi sono oscillazioni che sono legate alle prossime elezioni presidenziali.

    D. Comunque per gli Stati Uniti la via d’uscita dalla crisi si gioca proprio in Asia…

    R. - Sostanzialmente sì, questo è vero.

    D. - In quest’ottica è da leggere il progetto di libero scambio con alcuni Paesi dell’area siglato nei giorni scorsi.. Quindi, questa visita e queste parole di Obama sono da leggere anche come un rafforzamento di quell’accordo…

    R. – Gli Stati Uniti cercano proprio di creare nell’area del Pacifico una più grande area di libero scambio proprio per contenere le tendenze protezionistiche della Cina. Si tratta di un’area che per il momento riunisce soltanto una decina di Paesi. Sono ostili - la Cina in primo luogo - ma sono anche freddi i giapponesi e questo significa che non tutto è così facile.

    D. – Il vertice Asean ha decretato che il Myanmar assumerà la presidenza dell’organismo nel 2014. Come leggere questa decisione?

    R. – Effettivamente qualcosa è cambiato in questo Paese. Troppo poco, deve essere chiaro. Tuttavia, alcuni segni ci dicono che il regime birmano intende smussare alcuni spigoli della propria identità politica, della propria metodologia. Dunque, la liberazione di alcuni detenuti politici e soprattutto questa riforma costituzionale che tra il 2008 e il 2010 ha portato a una nuova costituzione e alle elezioni. Elezioni non libere e non democratiche che tuttavia hanno messo in rilievo la capacità di dar vita ad un regime autoritario ma un po’ meno illiberale del passato. (bf)

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    Nuovi Orizzonti per il "popolo della notte". L'esperienza di Chiara Amirante e del suo 'esercito' di 180 mila volontari

    ◊   Testimoniare a quanti più possibile la pienezza della gioia promessa da Gesù a coloro che vivono la sua Parola: da questa motivazione è scoccata la scintilla che circa 20 anni fa ha dato origine ad una nuova realtà ecclesiale: la Comunità “Nuovi Orizzonti”. Fondata a Roma da Chiara Amirante, è cresciuta velocemente e ora è presente, non solo in Italia, con 36 centri di accoglienza per persone in forte difficoltà. Non solo, le attività di “Nuovi Orizzonti” si sono moltiplicate e ora vedono famiglie aperte all’accoglienza, centri di ascolto, di formazione e orientamento, gruppi di preghiera e di evangelizzazione. Per questo la Amirante è stata anche chiamata a partecipare al Pontificio consiglio per la nuova evangelizzazione in qualità di consulente. Un’opera, la sua, che si è rivolta prima di tutto al cosiddetto “popolo della notte”, come ricorda al microfono di Alessandra Petitta, Chiara Amirante stessa.

    R. – Quando ho iniziato ad andare in strada di notte pensavo di incontrare soprattutto giovani di borgata con famiglie per lo più distrutte. Poi mi sono accorta che il popolo della notte è un popolo sterminato e molto eterogeneo. C’è tutto il filone dei senza fissa dimora che spesso sono anche persone con problemi di mente. Ci sono anche tantissimi giovani apparentemente equilibrati che però hanno cercato la gioia nelle proposte e nelle seduzioni del mondo e, troppo spesso, sono naufragati nelle droghe. C’è tutto il mondo della prostituzione e mi sono resa conto di quanto drammatica sia la realtà della prostituzione e schiavitù, di quante ragazzine finiscono in questa rete infernale, veramente, con la violenza. C’è tutto il campo degli immigrati che sono arrivati in Italia per lo più con il sogno di un lavoro, di una vita dignitosa, e molte volte questo non trovare casa perché non hai un lavoro, non trovare un lavoro perché non hai casa, li porta a cadere vittime della criminalità organizzata. Di che cosa hanno bisogno? Sicuramente il grande bisogno, il disperato bisogno è il bisogno di amore. All’inizio mi domandavo: adesso che faccio? Vado di notte in strada sono una ragazza, è pericoloso. Poi ho avuto questa impressione che quando tu vai in un deserto e porti una bottiglia d’acqua non hai bisogno di dire tante cose, la gente accorre perché ha sete e l’esperienza iniziale è stata un po’ questa.

    D. - Lei propone oggi con la sua comunità il Vangelo come via d’uscita. Come si fa a parlare di Dio a persone che vivono un inferno quotidiano?

    R. - Sono convinta che più che parlare di Dio bisogna testimoniare la vita nuova che l’incontro con Cristo risorto ci regala. Io non ho mai iniziato parlando di Gesù o cercando di convincere nessuno. Andavo semplicemente mettendomi in ascolto e poi sorgeva spontanea la domanda: che ci fa una ragazza come te qui? Perché tu rischi la vita per persone come noi? E quindi era lì che io raccontavo semplicemente la mia esperienza, di come nel Vangelo avevo trovato le risposte alle domande e ai desideri più profondi della mia vita e devo dire che, con mio grande stupore, quando parlavo di come Gesù aveva cambiato la mia vita quasi sempre si creavano piccoli drappelli di ragazzi che erano incuriositi e sempre mi dicevano: a noi nessuno mai ci aveva detto che Gesù fosse venuto ad abitare in mezzo a noi proprio per darci il segreto della pienezza della gioia - che è stata un po’ la scoperta della mia vita. Quindi c’era la richiesta di voler incontrare e conoscere questo Gesù e da questa richiesta - portaci via da questo inferno! - è nata proprio questa idea un po’ pazza di una comunità basata sul Vangelo.

    D. - Lei ha fondato l’associazione “Nuovi orizzonti” nel 1993. Tra le attività principali c’è l’evangelizzazione di strada, cioè non siete soltanto una comunità di recupero. Cosa vuol dire in termini concreti tutto questo?

    R. – Ho cominciato ad andare in strada di notte non certo con l’idea di aprire centri di accoglienza, di recupero; sono andata semplicemente perché la scoperta che il Signore delle galassie è venuto ad abitare in mezzo a noi e lui stesso che ci ha creato ci ha dato il segreto della pienezza della gioia, per me era stata una scoperta straordinaria e mi sono detta: io non posso tenerla per me! E poi la mia stessa esperienza è diventata l’esperienza di tanti giovani e sono stati loro stessi a chiedere di poter tornare in quelle stesse strade dove avevano vissuto di violenza, di espedienti, di droga, per poter testimoniare questa esperienza di resurrezione. La Comunità è nata come comunità di evangelizzazione ma non tanto con l’idea di volere convincere qualcuno ma con questo fuoco che ti porta a testimoniare: ho trovato quello che il mio cuore cercava. Quindi è nato questo desiderio di andare nei luoghi più improbabili a testimoniare: scuole, pub, bar, discoteche, spiagge; in 180 mila hanno preso questo impegno e con le varie iniziative di ogni tipo arriviamo a incontrare circa due milioni di persone ogni anno e per me i miracoli più grandi sono le resurrezioni. (bf)

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    Chiesa e Società



    India: celebrati i funerali della suora cattolica assassinata nello Jharkhand

    ◊   Si sono svolti questa mattina, nella cattedrale di Dumka, nello Stato indiano del Jharkhand, i funerali di suor Valsa John, la religiosa cattolica uccisa a colpi di pistola la notte di martedì scorso. Mons. Julius Marandi, vescovo di Dumka, ha dichiarato all'agenzia AsiaNews che “La sua morte violenta è stata un tremendo shock e una grande perdita per la Chiesa. Cerchiamo giustizia: ma mentre piangiamo questo lutto, la nostra missione per i poveri, i deboli e i senza voce andrà avanti". L’omicidio di suor Valsa è avvenuto davanti alla sua casa ad opera di persone non meglio identificate. In molti sospettano come responsabile la mafia del carbone che opera nella regione. La suora cattolica, 53 anni, apparteneva alle Suore di Carità di Gesù e Maria, ha dedicato la sua vita ai popoli indigeni santal della regione. Diverse volte era stata minacciata da esponenti della criminalità locale, per questioni legate alle miniere. La religiosa aveva mobilitato queste popolazioni contro l’esproprio dei terreni tentato dalle lobbies del carbone e nel 2007 era stata pure arrestata. “Suor Valsa – ha aggiunto mons. Marandi – ha pagato con la vita la sua lotta per i poveri e gli indifesi, contro gli interessi della potente mafia del carbone”. (G.C.)

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    Pakistan: a Karachi ucciso un Pastore protestante

    ◊   Il Pastore protestane Jameel Sawan è stato ucciso ieri con tre colpi di pistola a Karachi: lo conferma all’agenzia Fides Paul Bhatti, Consigliere speciale del Primo Ministro per gli Affari delle Minoranze religiose e Presidente dell’Apma (“All Pakistan Minorites Alliance”), la maggiore organizzazione delle minoranze religiose in Pakistan. Ieri il Pastore stava tornando a casa dopo una liturgia comunitaria, quando è stato fermato da tre integralisti islamici che, dopo una discussione, lo hanno freddato con tre colpi di pistola. La polizia di Karachi ha aperto un fascicolo sul delitto (First Information Report) e ha arrestato i presunti colpevoli. Il Pastore era membro dell’Apma e lavorava a stretto contatto con Saleem Khokhar, membro dell’assemblea provinciale e Presidente della sezione Apma in Sindh. Secondo Paul Bhatti “l’omicidio può essere motivato da rancore religioso, ma vi è anche la pista di una vendetta personale, a causa di questioni private. In ogni caso si tratta di un omicidio brutale ed esecrabile. Il governo e la polizia hanno preso opportuni provvedimenti. Facciamo appello a tutti perché si mantenga la calma e non si alimenti l’odio e l’intolleranza”. Secondo fonti dell’Apma, Khokhar e il Pastore avevano ricevuto in passato minacce da gruppi radicali islamici, e avevano anche avvisato le autorità di polizia. L’Apma del Sindh ha segnalato il caso alle autorità politiche e ha scritto una lettera al governatore, chiedendo protezione per le minoranze religiose. “Il Sindh è una provincia dove casi del genere sono sporadici e c’è meno pressione sulle minoranze, rispetto al Punjab” sottolinea Bhatti a Fides. “Ma, dopo la recente uccisione di quattro medici indù e quest’ultimo tragico caso, l’attenzione va rafforzata, perché tali episodi intendono creare una frattura fra le comunità religiose, che noi invece vogliamo avvicinare per creare armonia nella società”. (R.P.)

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    Tunisi: nota dei vescovi nordafricani sulla 'Primavera araba'

    ◊   Sfide e promesse della “primavera araba” al centro dell’incontro che la Conferenza dei vescovi della Regione del Nord Africa (Cerna) ha tenuto a Tunisi dal 13 al 16 novembre. Vi hanno partecipato i vescovi, i vicari e gli amministratori apostolici della regione. Dalla Libia, alla Algeria alla Tunisia. Era presente anche mons. Domenico Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo (Italia) che come rappresentante di una “terra europea vicina al Maghreb” ospiterà il prossimo anno la riunione dal 17al 22 novembre 2012. I vescovi – si legge in un comunicato diffuso ieri e ripreso dall'agenzia Sir – hanno potuto scambiare lungamente le esperienze vissute in questo periodo di profondi cambiamenti nei loro differenti Paesi. I vicari apostolici di Libia hanno parlato della rivoluzione libica e di come è stata vissuta dalla comunità cristiana ed hanno testimoniato “la gioia della popolazione di sentirsi libera e l’urgenza ora di riconciliazione nazionale”. Della Tunisia, si è parlato dello svolgimento delle ultime elezioni che “ha manifestato la sete di una cittadinanza responsabile da parte degli abitanti della regione”. In linea generale i vescovi hanno sottolineato ”dappertutto nel Maghreb la libertà di parola e la volontà di strutturare la vita sociale e politica in un rispetto crescente per le opinioni diverse”. Ed aggiungono: “sono tre le sfide essenziali che emergono in questi paesi: sfida religiosa, politica e socio-economica”. A parere dei vescovi queste sfide richiedono “passaggi” essenziali che se intrapresi possono rappresentare delle “promesse di speranza” per tutta la Regione. I vescovi delineano nel comunicato finale quattro “passaggi” che ritengono determinanti. Il primo è “il passaggio dalla paura di manifestare la propria religione alla affermazione tranquilla delle proprie convinzioni di fede nel rispetto delle opinioni altrui e all’interno di un dibattito senza più tabù sull’importanza della promozione di tutte le libertà, compresa la libertà di coscienza”. Altra sfida cruciale per tutto il Nord Africa è “il passaggio da una vita sociale abitata dalla paura e dal rischio della libertà all’impegno affinchè tutta la nazione possa vivere nella democrazia e nel rispetto della dignità della persona”. Altro punto sottolineato è “la presa di parola e responsabilità delle donne che chiedono di essere più rispettate nella loro dignità e nei loro diritti”. Infine, i vescovi danno voce al “grido dei giovani che esigono per sé formazione di buon livello e finalizzata ad un reale avvenire professionale”. Le comunità cristiane vogliono dare il loro contributo per “la promozione dei valori nei quali essi si riconoscono pienamente. Sentono la responsabilità di incoraggiare quella volontà di libertà, cittadinanza e apertura che si è espressa chiaramente nella primavera araba: cercano di farlo accompagnando nel discernimento e dando testimonianza della loro speranza anche in mezzo alle reali difficoltà che incontrano”. (R.P.)

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    Usa: da Baltimora i vescovi annunciano l'Ordinariato per gli ex episcopaliani

    ◊   Sarà eretto il 1° gennaio 2012, negli Stati Uniti, l’Ordinariato per accogliere in piena comunione con la Chiesa cattolica le comunità di ex religiosi e fedeli episcopaliani, sulla base della costituzione apostolica Anglicanorum coetibus : lo ha annunciato il cardinale arcivescovo di Washington, Donald William Wuerl, in occasione della plenaria autunnale della United States Conference of Catholic Bishops (Usccb), che si è conclusa ieri a Baltimore, specificando anche che l’erezione dell’Ordinariato è stata approvata dalla Santa Sede. Il porporato ha il compito di guidare l’incorporazione dei gruppi di pastori e fedeli anglicani nella comunità cattolica, un percorso di accoglienza che prevede la possibilità di conservare la tradizione liturgica. Il cardinale Wuerl - riferisce L'Osservatore Romano - ha confermato inoltre che sarà il vescovo di Fort Worth, Kevin William Vann, il delegato ecclesiastico della Usccb incaricato del processo di ammissione nella Chiesa cattolica degli ex membri sposati del clero episcopaliano. In collaborazione con la Congregazione per la Dottrina della Fede, il vescovo avrà il compito di sovrintendere all’emanazione del «provvedimento pastorale» (pastoral provision) mediante il quale la Santa Sede, già a partire dal 1981, prevede di poter concedere l’ammissione al sacerdozio cattolico di ex pastori episcopaliani statunitensi sposati desiderosi di entrare in piena comunione con la Chiesa cattolica. Con il «provvedimento pastorale», è spiegato, «viene permessa, a coloro che lo desiderano, una comune identità conservando alcuni elementi della loro tradizione» anche se, si aggiunge l’eccezione «non deve essere intesa come se implicasse un cambiamento del pensiero della Chiesa circa il valore del celibato sacerdotale, che rimane la norma anche per i futuri candidati al sacerdozio di questo gruppo». L’Ordinariato è dunque ormai prossimo: «Sono convinto che l’Ordinariato — ha sottolineato il cardinale Wuerl — sarà una vera espressione della Chiesa cattolica». L’arcivescovo di Washington ha ricordato che diverse comunità episcopaliane hanno deciso d’intraprendere il cammino per entrare nella piena comunione con la Chiesa cattolica, mentre due comunità, una nella diocesi di Fort Worth e l’altra nell’arcidiocesi di Washington, hanno già completato il percorso di accoglienza. Secondo le stime del porporato, 2.000 fedeli ex anglicani potrebbero essere i primi membri a essere accolti nell’Ordinariato, che sarà eretto sul modello di quello già esistente di Nostra Signora di Walsingham in Inghilterra e in Galles. I lavori della plenaria, che si è conclusa ieri, hanno portato altri frutti. All’apertura dei lavori lunedì scorso era presente anche una delegazione della Chiesa greco-cattolica in Ucraina, guidata dall’arcivescovo maggiore di Kyiv-Halyč, Sviatoslav Shevchuk, il quale ha espresso profonda gratitudine per il sostegno che i vescovi degli Stati Uniti hanno sempre garantito alla comunità. L’arcivescovo ha inoltre espresso il suo appoggio alle iniziative dell’episcopato statunitense per garantire il rispetto della libertà religiosa. Durante la plenaria è stata, fra le altre, approvata la proposta riguardo l’iscrizione nel calendario proprio della Chiesa negli Stati Uniti della memoria facoltativa della beata Marianne Cope e del beato Giovanni Paolo II. La Usccb ha approvato ancora la creazione di un subcomitato permanente per le problematiche sanitarie all’interno del Comitato sulla Dottrina. Sarà lo stesso cardinale Donald William Wuerl, come presidente del Comitato, a guidare anche il nuovo organismo che ha il compito di affrontare una serie di questioni e di garantire sostegno agli operatori sanitari, in particolare riferimento alla tutela della loro obiezione di coscienza in tema di aborto e prescrizione di contraccettivi contro le politiche volte ad affermare una cultura contraria alla vita. I vescovi hanno ribadito le loro critiche nei confronti della decisione del Department of Health and Human Services di autorizzare un elenco di «servizi preventivi» per le donne, volti a garantire gli interventi chirurgici per la sterilizzazione e la prescrizione di tutti i contraccettivi presenti negli elenchi della Food and Drug Administration. (T.C.)

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    Urbino: il cardinale Bertone presenta il secondo volume di Benedetto XVI su “Gesù di Nazareth”

    ◊   “L’opera di Benedetto XVI è una netta dichiarazione della propria fiducia nei Vangeli”, così il cardinale Tarcisio Bertone presentando ieri all’Università di Urbino - riferisce l’agenzia Sir - il secondo volume di Joseph Ratzinger su Cristo, “Gesù di Nazareth. Dall’ingresso in Gerusalemme fino alla Risurrezione”. Nel suo libro Benedetto XVI presenta Gesù con grande semplicità partendo dai Vangeli. Il porporato ha sottolineato l’importanza di “esprimere quella fiducia semplice nei Vangeli, quella fiducia che tutti noi abbiamo imparato ad avere nel testo biblico ascoltato in Chiesa o letto accanto ai nostri anziani fin da quando eravamo bambini, allora per nulla sofisticati o sospettosi come lo siamo oggi”. Nel suo libro - afferma il Segretario di Stato vaticano - il Papa evidenzia come “la contemporanea ricerca sul Gesù storico sembra aver smarrito il volto autentico del Signore riducendolo a un’oscura figura del passato, del quale niente si potrebbe affermare con certezza”. Ratzinger invece, continua il cardinale Bertone, indica “una teologia che vuole conoscere di più per amore dell’amato, è stimolata dall’amore e guidata dall’amore, vuole entrare più profondamente in comunione con Cristo”. In conclusione del suo discorso, il religioso ha messo in luce l’aspetto centrale del libro, la Risurrezione di Gesù: attraverso questa “è stata raggiunta una nuova possibilità di essere uomo, una possibilità che interessa tutti e apre un futuro, un nuovo genere di futuro per gli uomini”. Infine, ha spiegato il cardinale, il Papa vuole dire al lettore che solo “dal Signore risuscitato trae la forza per vincere con pazienza e amore le afflizioni e le difficoltà, che le vengono sia dal di dentro sia dal di fuori”. (G.C.)

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    Il cardinale Bagnasco: l’Europa deve riconoscere le proprie radici cristiane

    ◊   Perché il “processo di unificazione sia veramente fecondo” occorre che l’Europa “riconosca le proprie radici cristiane”. Così il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova, presidente della Cei e vicepresidente del Consiglio delle Conferenze episcopali europee (Ccee), ha concluso ieri a Roma il seminario per i vescovi italiani “Chiesa e Confessioni religiose nel sistema dell’Unione europea”. Nel suo intervento – riporta l’agenzia Sir – il porporato ha fatto notare come il momento di difficoltà che attraversa l’Europa richieda “una nuova assunzione di responsabilità e un rinnovato impegno comune da parte dei popoli e delle istituzioni”. L’Europa riunita dal punto di vista politico ed economico, ha aggiunto il presidente della Cei, ha bisogno dell’apporto coesivo che le deriva dai valori che le Chiese e le comunità religiose diffondono al di là dei confini nazionali. Secondo Bagnasco, occorre “la consapevolezza dell’importanza del patrimonio cristiano per la storia e il futuro dell’Europa” perché “la nuova evangelizzazione non è il progetto di una cosiddetta ‘restaurazione’ dell’Europa del passato, ma lo stimolo a riscoprire le proprie radici cristiane”. Ciò, precisa il cardinale, non significa negare le esigenze di una giusta e sana laicità delle istituzioni europee, ma affermare un fatto storico indiscutibile: “il cristianesimo appartiene in modo radicale e determinante ai fondamenti dell’identità europea”. “Il rifiuto del riferimento alle radici religiose dell’Europa”, osserva il porporato, è “espressione di una tendenza che vuole relegare la religione a fatto esclusivamente privato e soggettivo”. Bagnasco ha poi rilevato che l’interesse principale e il fine esclusivo di ogni intervento della Chiesa cattolica è la promozione e la tutela della dignità della persona. “Si tratta – ha ribadito il presidente Cei – di principi comuni a tutta l’umanità”: la tutela della vita umana in tutte le sue fasi, il riconoscimento e la promozione della famiglia, il fondamentale diritto alla libertà religiosa. (G.C.)

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    Messico: i fedeli chiedono un miracolo di pace al Beato Giovanni Paolo II

    ◊   Nei giorni scorsi, durante la sua tappa nell’arcidiocesi di Tijuana, in Messico, la reliquia del Beato Giovanni Paolo II è stata venerata da circa 80.000 persone nelle tre città che costituiscono la giurisdizione ecclesiastica locale, Playas de Rosarito, Tecate e Tijuana. “E' una grande gioia”, ha dichiarato l'arcivescovo Rafael Munoz Romo. “C’è molta gente nonostante la pioggia”, ha continuato il presule, “un fattore interessante è che proprio quando (la reliquia) è arrivata a Rosarito, è apparso un doppio e completo arcobaleno, da un estremo all'altro del cielo. Bellissimo come segno”. La reliquia è stata consegnata a Tijuana il 12 novembre dalla diocesi di Ensenada: mons. Francisco Javier Jaime, vicario generale della diocesi, ha augurato “che il passaggio della reliquia del Beato Giovanni Paolo II ravvivi il nostro impegno cristiano, il nostro impegno apostolico, e ci unisca all’intenzione dei vescovi del Messico affinché la Chiesa cattolica, noi battezzati, ci impegniamo a promuovere la giustizia e la pace. Che ci sia pace e che noi siamo promotori impegnati per la giustizia, la verità e la pace. E che la benedizione del Signore arrivi attraverso la mediazione del Beato Giovanni Paolo II a tutti noi e ci incoraggi e ci conforti”. Centinaia di persone sono accorse in questi giorni per venerare la reliquia e chiedere la sua intercessione per far tornare la pace in questa terra martoriata dalla violenza. (G.C.)

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    Kazakistan: apprensione dei vescovi per la nuova legge restrittiva sulle attività religiose

    ◊   Si è conclusa ieri a Karaganda, nel Kazakistan, l’Assemblea plenaria della Conferenza episcopale cattolica del Kazakistan. Tra gli argomenti affrontati dai vescovi la situazione della Chiesa cattolica in Kazakistan dopo l’entrata in vigore della nuova legge, restrittiva, sull’attività religiosa e sulle associazioni religiose. Nonostante le apprensioni a riguardo, i vescovi hanno espresso la speranza che la Chiesa possa svolgere il proprio servizio come prima, in base all’accordo di collaborazione stipulato tra la Repubblica di Kazakistan e la Santa Sede nel 1998. Nel corso dei lavori i presuli hanno anche avuto modo di visitare l’unico seminario maggiore dell’Asia centrale, quello di Karaganda, per conoscerne i progetti e le sfide. Nel seminario studiano attualmente 14 candidati al sacerdozio. Tra gli obiettivi della Chiesa kazaka emersi durante la plenaria quello di allargare l’attività educativa con corsi formativi teologico-pastorali per religiosi, religiose e laici. A Karaganda è in costruzione una grande cattedrale con un centro pastorale, ma c’è ancora molto da fare perché il complesso architettonico venga messo a servizio della Chiesa. La benedizione della cattedrale di Karaganda è prevista a settembre 2012. All’ordine del giorno della Conferenza episcopale ci sono stati infine il processo di beatificazione del servo di Dio padre Wladyslaw Bukowinski, apostolo degli esiliati del Kazakistan durante il comunismo, le questioni riguardanti il funzionamento dell’ufficio Caritas nazionale a Karaganda e la presenza della Chiesa nei media. (P.P.)

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    Il Consiglio d’Europa chiede all’Egitto di proteggere “efficacemente la comunità copta”

    ◊   La Commissione affari politici dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa (Apce) ha esortato “le autorità egiziane e in particolare il Consiglio supremo delle Forze armate a proteggere efficacemente la comunità copta, ad indagare sugli eventi del 9 ottobre 2011 e a consegnare alla giustizia i responsabili di queste violenze, al fine di assicurare condizioni pacifiche per le imminenti elezioni”. La Dichiarazione, adottata lunedì scorso a Parigi - riferisce l’agenzia Sir - ricorda che “il primo gennaio 2011 un attentato suicida in una chiesa copta di Alessandria ha ucciso 21 persone e ne ha ferito 79” e che “l'Assemblea parlamentare ha condannato inequivocabilmente tale violenza”. “Noi tutti speravamo – si legge nel testo - che, dopo il successo della rivoluzione egiziana, simili tragedie non si sarebbero più ripetute”. Invece, prosegue la dichiarazione, “domenica 9 ottobre una pacifica manifestazione copta al Cairo è degenerata per motivi ancora ignoti e gli scontri che ne sono seguiti coinvolgendo sia l'esercito sia teppisti civili, hanno provocato 25 vittime, per la maggior parte copti, e più di 300 feriti. “Questa violenza, debitamente condannata dal presidente dell'Assemblea, è ovviamente inaccettabile - rimarca l’organismo di Strasburgo -, e le prime dichiarazioni delle autorità egiziane e la loro successiva mancanza di azione non riescono a convincere che esse siano realmente impegnate a contrastare efficacemente le ricorrenti violenze interreligiose”. L'Egitto, sottolinea l’Apce, “inizierà entro due settimane il suo primo processo elettorale libero ed equo, ma nessuna elezione democratica può svolgersi in un clima di odio religioso”. Di qui l’appello alla protezione della comunità copta. (R.G.)

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    Malaysia: mons. Girelli giudica positivamente i rapporti della Chiesa con il governo

    ◊   La situazione religiosa in Malaysia sta cambiando in meglio dall’incontro che Benedetto XVI ha avuto nel mese di luglio con il Primo Ministro Najib Razak. Lo ha affermato mons. Leopoldo Girelli, delegato apostolico in Malaysia, durante una recente visita informale nell’arcidiocesi malese di Kota Kinabalu. Parlando ad un ricevimento dopo la celebrazione della messa insieme ai fedeli nella locale cattedrale del Sacro Cuore, il presule – secondo quanto riporta il quotidiano cattolico Herald Malaysia - ha anticipato che la Santa Sede nominerà presto un nunzio apostolico in Malaysia. Ad aprire la strada ai rapporti diplomatici diretti tra i due Stati è stata appunto l’udienza del Papa a Castel Gandolfo al premier malese, il 18 luglio scorso. “Un passo – ha detto mons. Girelli - che è molto positivo per la Chiesa e che mostra che anche il Governo della Malaysia garantisce la libertà religiosa”. Il presule ha espresso quindi parole di elogio per la vitalità della comunità cattolica nello Stato del Sabah, sottolineando l’importanza della partecipazione dei laici alla vita della Chiesa. In Malaysia i cristiani costituiscono una minoranza importante. La popolazione cattolica è concentrata soprattutto negli Stati del Sabah e del Sarawak, nella parte orientale del Paese. La Chiesa vive in genere in uno stato di soggezione e di esclusione nei confronti dell'etnia dominante malese, la maggior parte della quale pratica l'Islam, la religione ufficiale del Paese. In questi anni i rapporti della comunità cristiana con le autorità di Kuala Lumpur sono stati segnati da momenti di tensione, in particolare sulla questione del divieto dell’uso del termine Allah in riferimento a Dio nella traduzione della Bibbia. (H.T.B.)

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    Venezuela: i vescovi preoccupati per la vita del giornalista in sciopero della fame

    ◊   In un comunicato intitolato "La riconciliazione, la pace e la giustizia", la Conferenza episcopale del Venezuela esorta le autorità giudiziarie a "considerare attentamente" i motivi dello sciopero della fame del giornalista Leocenis Garcia, che ha preso questa decisione una settimana fa. La Società InterAmericana di Stampa (Sip) da parte sua, ha chiesto il rilascio di Garcia durante il processo. Leocenis Garcia è detenuto perché ad agosto aveva pubblicato una vignetta-fotomontaggio considerata offensiva dal governo del Venezuela. "Preghiamo perché questa situazione si risolva senza danni, e la calma prevalga tra coloro che sono coinvolti in questo caso. Sarebbe molto grave la perdita della vita di un essere umano che può essere processato in libertà, soprattutto quando i crimini di opinione non sono elencati nella Costituzione Bolivariana del Venezuela" si legge nella dichiarazione dei vescovi, riportata dall’agenzia Fides. La Chiesa "si fa eco" dei difensori dell'editore del "Settimanale Sesto Potere" nelle loro denunce circa la violazione dei diritti umani del giornalista, durante lo sciopero della fame, "una situazione molto grave alla luce della Dottrina Sociale della Chiesa". I vescovi sottolineano: “Questo intervento non ha nessun altro motivo che la fede, la continua ricerca della riconciliazione, della pace e della giustizia, per garantire l'integrità personale e familiare di questo cittadino, perché prendendo in considerazione le procedure previste dalla nostra Costituzione, si vada a un giusto processo". La Società Interamericana di Stampa (Sip) ha chiesto un giusto processo e la liberazione di Garcia durante il processo giudiziario. Il presidente della Sip, Milton Coleman, senior editor del quotidiano The Washington Post, ha dichiarato: "è deplorevole che un giornalista debba intraprendere uno sciopero della fame per evidenziare il diritto di esprimere un parere su funzionari pubblici, che svolgono una funzione pubblica". Coleman ha aggiunto che la decisione contro il "Settimanale Sesto Potere" comporta il rischio "di privare il popolo, in democrazia, di esprimere le sue opinioni sui suoi rappresentanti". (R.P.)

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    Cuba: il Consiglio dei laici dell’arcidiocesi dell’Avana chiede al governo di “Raddrizzare la rotta”

    ◊   Rinnovare dall’interno, riformare le strutture di potere per favorire la partecipazione popolare e consentire “l’apertura definitiva” dei mezzi di comunicazione: a chiederlo al governo di Cuba è il Consiglio dei laici dell’arcidiocesi dell’Avana, in un editoriale dal titolo “Raddrizzare la rotta” sulla rivista ‘Espacio Laical’, di cui riferisce l’agenzia Misna. Pur riconoscendo che sono stati fatti passi avanti “importanti” a Cuba, “la popolazione – si legge nell’articolo - percepisce che non è accaduto qualcosa di abbastanza grande, capace di rinnovare la vita e alimentare la speranza”. Con il VI Congresso del ‘Partido comunista de Cuba’ (Pcc) celebrato ad aprile, sono state approvate “importanti, ma limitate proposte di cambiamento”: per il Consiglio dei laici, la riforma più significativa dovrebbe essere “la rifondazione della cittadinanza” per la quale “è imprescindibile che tutti i cubani possano partecipare alla promozione di proposte di cambiamento al livello nazionale, al dibattito sulle stesse, all’approvazione di quelle che risultino consensuali e all’esecuzione delle politiche che intendono concretizzarle”. Cuba ha bisogno inoltre di “una ristrutturazione dei meccanismi del potere popolare, affinché ognuna delle istituzioni del potere pubblico abbia l’autorità che le corrisponde e radichi sulla popolazione, in modo sempre più efficace, la sovranità del Paese”, nonché del “rinnovamento del Pcc” e del suo rapporto con la società, lo Stato e il governo. Il Consiglio insiste sul fatto che “qualsiasi riforma che aspiri a durare deve passare per l’innovazione politica e questa non avverrà se non comincia dallo stesso Pcc, organizzazione chiamata a guidare i cambiamenti che devono essere effettuati costruendo il consenso popolare sul Paese reale”. Sono inoltre necessarie maggiori innovazioni in ambito economico per rilanciare la produttività e l’impegno della società civile, che deve essere autonoma nelle sue forme di organizzazione. In vista della Conferenza del Pcc, in programma per il prossimo gennaio, il Consiglio ha espresso preoccupazione perché sarà incentrata su un documento-base in cui non figurano “molti temi che la popolazione si attendeva di vedere nell’agenda dell’evento” e che presenta “un Pcc attaccato a dogmi falliti in altre esperienze ed aggrappato ad una rapporto molto verticale con la società”. (R.G.)

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    La Chiesa greco-cattolica in Ucraina proclama il 2012 Anno dei santi sacramenti

    ◊   L’Anno dei santi sacramenti nella Chiesa greco-cattolica di Ucraina (Ugcc) inizierà a Natale di quest’anno con le riflessioni sulla nascita del Figlio di Dio, seguite dalle meditazioni sui sacramenti del Battesimo e della Cresima. Durante la Quaresima, l’attenzione si concentrerà sul sacramento della Penitenza mentre la settimana prima e dopo Pasqua si soffermerà sul sacramento dell’Eucaristia. I cinquanta giorni della Pentecoste saranno dedicati ad una riflessione sul sacerdozio e sul Matrimonio. Il sacramento dell’Unzione dei Malati sarà al centro dell’attenzione prima della Festa dei Santi Apostoli Pietro e Paolo. L’importanza delle benedizioni nella Chiesa sarà oggetto di discussione durante la Festa dell’Assunta ad agosto, seguita da una riflessione sulla percezione cristiana della morte. Ad annunciare il programma – riferisce l’agenzia Sir - è padre Mykhailo Harvat, presidente dal Comitato organizzatore. Il progetto prevede attività a livello di parrocchie e nelle 12 eparchie della Ugcc: ritiri, lezioni di catechesi, incontri, settimane eucaristiche, pellegrinaggi, seminari e campi per la gioventù cristiana. (R.G.)

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    Ungheria-Slovacchia: incontro di delegati delle due Conferenze episcopali

    ◊   Si è svolto nei giorno scorsi l’incontro annuale dei rappresentanti dei Consigli permanenti delle Conferenze episcopali di Slovacchia e Ungheria, sotto la guida del presidente della Chiesa ungherese, card. Péter Erdo. La delegazione slovacca è stata guidata da Stanislav Zvolenský, arcivescovo di Bratislava. Le due delegazioni si sono scambiate le esperienze negli ambiti della nuova evangelizzazione, nella pastorale delle minoranze (in particolare quella Rom) ma anche nell’ambito delle attività sociali e caritative. I partecipanti all’incontro hanno discusso anche di questioni liturgiche, della situazione della Chiesa cattolica nella società e del suo status giuridico in Ungheria e Repubblica Slovacca. L’ultimo incontro dei Consigli permanenti delle Conferenze episcopali dei due Paesi si era tenuto a Bratislava nell’aprile 2010. Momento decisivo nello sviluppo delle buone relazioni reciproche è stata la celebrazione della messa a Esztergom nel 2006. Altro punto positivo nella cooperazione sono gli incontri di preghiera dei credenti delle due nazioni, che si tengono ogni anno nel santuario ungherese di Mátraverebély-Szentkút. Mons. Robert Bezák, arcivescovo di Trnava (Slovacchia), ha presieduto la messa in questo santuario il 25 giugno di quest’anno. (R.P.)

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    Slovacchia: a Trnava nove giorni di preghiere e meditazioni dedicate al culto mariano

    ◊   “La Novena di Trnava”, un’antica tradizione per la Slovacchia che si rinnova ogni anno dal 12 al 21 novembre, a richiamare un evento iscritto nella memoria del Paese, quando 300 anni fa la Vergine Maria protesse la città dalla peste. Per l’occasione – riferisce l’agenzia Sir - la Basilica di San Nicola viene affollata ogni giorno. “Questi nove giorni di intensa comunione con la Madre di Dio - spiega l’arcivescovo di Trnava, mons. Robert Bezak - hanno anche una dimensione psicologica; se si trascorrono nove giorni con una persona, significa che ci stiamo veramente bene insieme”. Vedo questo interesse - aggiunge il presule - come caratteristico della devozione popolare, potente, pieno di amore e di appartenenza filiale alla vergine Maria e a Gesù Cristo”. La Novena avrà il suo culmine il 21 novembre, con il sermone di mons. Bezak dedicato al tema “Il momento di grazia della Vergine nella Chiesa e dentro di me”. (R.G.)

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    Tibet: il ritrovamento di testi della Chiesa rimanda alla presenza di 40 missionari cappuccini

    ◊   Ha suscitato molto interesse la notizia del ritrovamento, in Tibet, di alcuni testi della Sacra Scrittura e della storia della Madonna in tibetano, in ottimo stato di conservazione. La notizia rimanda alla gloriosa presenza di 40 missionari cappuccini marchigiani a Lhasa, capitale del Paese, dove arrivarono nel 1707, dopo tre anni di leggendarie avventure. In viaggi successivi essi portarono dall’Italia i primi caratteri tibetani, incisi per conto dell’allora Propaganda Fide su richiesta di padre Francesco Orazio da Pennabilli. La piccola tipografia, nella quale furono stampati vari libri, fu affidata a frà Paolo da Firenze, che aveva lavorato nella tipografia del Granducato di Toscana. La sua sistemazione in un sottoscala (la residenza dei religiosi era molto piccola), fece sì che i monaci si rifiutassero, da quel momento in poi, di salire al piano superiore per non calpestare i “sacri caratteri” della loro lingua. Si deve anche ai cappuccini il trasporto di una campana, la Te Deum laudamus, che si conserva oggi, purtroppo irrimediabilmente incrinata, in una pagoda, dopo essere stata usata per vari anni dai cinesi come “campanello scolastico”. Un gruppo di concittadini di padre Orazio è riuscito qualche anno fa a farne un calco e a riprodurla in due esemplari, uno dei quali è esposto all’aperto nella piccola città del Montefeltro. All’inaugurazione prese parte il Dalai Lama. I cappuccini, che riuscirono a costituire un piccolo gruppo di battezzati, perseguitati per aver abbandonato la propria religione (anche i missionari furono fustigati a sangue), lasciarono il Tibet il 20 aprile 1745, stabilendosi nel Nepal. Della loro fatica resta un dizionario tibetano, scritto da padre Orazio da Pennabilli (che soggiornò per un anno con i monaci in un monastero di Lhasa), ritrovato un decennio fa. Resta, soprattutto, una bella pagina della storia delle missioni, “scritta con la semplicità degli animi eletti”, come ha detto l’accademico maceratese Giuseppe Tucci. (A cura di padre Egidio Picucci)

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    Cina. Diritti delle donne in primo piano: un quarto delle mogli subisce violenze dai mariti

    ◊   Un quarto delle donne cinesi ha subito violenze da parte dei mariti. La denuncia arriva dalla Federazione delle donne cinesi e dall'Istituto nazionale di statistica, sulla base di una ricerca condotta su un campione di oltre 100 mila maggiorenni e 20 mila adolescenti. Il problema maggiore per le vittime, oltre alla denuncia, è di riuscire a provare dinanzi alla legge le violenze subite, trattandosi di abusi all'interno della famiglia. Oltre 51 mila i casi di maltrattamenti e abusi, raccolti dalla Federazione delle donne cinesi nel 2010, in netta crescita rispetto agli anni precedenti. ''L'aumento dei casi - spiega Zhen Yan, vice presidente della Federazione - deriva anche dal fatto che prima venivano alla luce solo i casi estremi” di abusi fisici, mentre “ora le donne denunciano pure i maltrattamenti verbali”, sono più consapevoli e “vogliono proteggere di più i loro diritti”. Per quanto in Cina esista una legge contro le violenze domestiche, secondo gli esperti, essa non tutela effettivamente le vittime. “Occorre una legge - aggiunge Zhen Yan - che “possa definire in maniera chiara i reati” e “pene certe per i responsabili''. ''La Polizia tuttora crede che sia una cosa quasi normale che un uomo picchi la moglie”, sottolinea Lu Xiaoquan, direttore del Dipartimento di ricerca del Centro per la consulenza legale delle donne a Pechino. L’approccio a queste tematiche è dunque “ancora ingiusto e poco professionale” e “spesso c'è troppa indulgenza nei confronti dei mariti violenti''. Il tema della violenza sulle donne in Cina è diventato uno dei più discussi, specie dopo che Kim Lee, moglie americana di Li Yang, popolare insegnante di inglese, noto per aver inventato il metodo ‘Crazy English’, ha pubblicato sul sito Weibo (una specie di twitter cinese) delle foto con i lividi e le escoriazioni provocatele dalle ripetute percosse dal marito. (A cura di Roberta Gisotti)

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    24 Ore nel Mondo



    Siria: attacco di ribelli contro base dell'esercito. Aumentano le critiche internazionali al regime

    ◊   I militari ribelli siriani riuniti nel Free Syrian Army affermano di aver lanciato un attacco contro una base di intelligence dell'esercito di Damasco, a Maara al-Numan. Lo riferisce Al Arabiya. La Turchia sollecita una voce forte internazionale sulla situazione in Siria, mentre la Russia chiede negoziati. Il servizio di Fausta Speranza:

    “Non è possibile rimanere in silenzio di fronte alla violenza che viene usata in Siria”. Sono parole del premier turco, Erdogan. La Turchia, Paese confinante ed ex-alleato della Siria, è diventata uno dei più accesi critici del regime di Damasco e ha già cominciato ad attuare sanzioni, come lo stop di esplorazioni petrolifere congiunte. Ankara inoltre è apertamente in contatto con gli oppositori del presidente siriano, Bashar Al Assad, e ospita un colonnello che è considerato il capo del cosiddetto Esercito siriano libero (Esl). Inoltre, il premier turco esorta la comunità internazionale ad alzare la voce contro la sanguinosa repressione dei moti di protesta in Siria. Anche dalla Cina vengono parole di forte preoccupazione con toni più accesi rispetto ai mesi scorsi. La Russia parla di episodi da guerra civile e chiede negoziati da svolgere nella sede della Lega Araba. Lega Araba che ha concesso a Damasco tre giorni di tempo per mettere fine alla repressione che, secondo l'Onu, ha causato fino ad oggi la morte di 3.500 persone. In particolare, gli Emirati Arabi condannano l’attacco avvenuto ieri ai danni della propria ambasciata a Damasco, addossando la responsabilità al governo di Bashar Al Assad. Resta da dire che all'indomani di nuovi assalti di manifestanti lealisti siriani contro ambasciate arabe a Damasco, il governo siriano vuole dissociarsi: avverte che chiunque ripeterà simili attacchi sarà fermato e giudicato secondo le leggi vigenti. Ribadisce di rispettare il diritto internazionale e la Convenzione di Vienna che impone ai firmatari di proteggere personale e sedi diplomatiche straniere sul territorio.

    Nella Loya Jirga l’Afghanistan ripensa il futuro e i rapporti con Washington
    L’Afghanistan ridisegna i futuri legami con Washington dopo il 2014 e lo fa attraverso la Loya Jirga, la grande assemblea tradizionale oggi alla seconda giornata di svolgimento. Tra le prime voci nell’agenda dei lavori, anche i negoziati di pace con i talebani. Ma c’è da dire che non sono mancati segnali tutt’altro che di pace: due razzi sono caduti stamani non lontano dalla sede dell’Assemblea. E due soldati Isaf sono morti in diverse zone del Paese nelle ultime ore. Delle riflessioni politiche, dalla capitale afghana, ci riferisce Maurizio Salvi:

    Dopo aver ascoltato ieri l’intervento di Karzai - che ha sottolineato la necessità di raggiungere un accordo strategico con gli Stati Uniti, ma su un piano di sovranità e indipendenza nazionale - i delegati si riuniranno ora in 40 diverse commissioni. Il loro proposito - hanno chiarito gli organizzatori - non sarà di decidere, ma di consigliare il capo dello Stato sulla strategia da adottare per il negoziato con gli Stati Uniti, in vista anche del ritiro delle truppe straniere nel 2014. Inoltre, i partecipanti dovranno approfondire le ipotesi di un dialogo con l’opposizione armata, e soprattutto con i talebani, per pacificare il Paese e ridurre il pesante bilancio di vittime militari e civili.

    Scontri in Kenya tra esercito e Al Shabaab somali
    L'esercito kenyano ha ucciso 12 militanti somali di Al Shabaab, nel corso di violenti scontri a fuoco nella città di Busar. Il portavoce militare dell'esercito kenyano, Emmanuel Chirchir, ha confermato ai media locali di una violenta battaglia tra le forze alleate del Kenya e del Governo di transizione in prossimità di un campo di addestramento. Lo stesso Chirchir, inoltre, ha smentito le voci dei ribelli secondo le quali tre soldati kenyani sarebbero rimasti uccisi nel corso dello scontro. Intanto, Somalia Report riferisce che le truppe di Al Shabaab starebbero abbandonando i loro campi principali di Bandire, Shabelle, Tareediscio, Laantabur, Buufow, El Erfid e K50, per timore di altri raid missilistici, dopo quelli compiuti nei giorni scorsi delle forze alleate del Kenya e della Somalia.

    Positivi gli interventi umanitari in Somalia ma restano bisogni
    Nello scorso mese di ottobre, 2,6 milioni di rifugiati nei campi profughi della Somalia hanno ricevuto assistenza alimentare, il 15% in più rispetto al mese di settembre, mentre è stata registrata una diminuzione del 47% di casi di morbillo nel sud e nelle regioni centrali. Sono i dati positivi dell'ultimo rapporto sulla crisi somala pubblicato a New York dall'Ocha, l'Ufficio di coordinamento per gli affari umanitari delle Nazioni Unite, in collaborazione con i partner umanitari. Il rapporto indica che gli interventi umanitari hanno raggiunto risultati positivi, nonostante l'incursione dell'esercito kenyano e le forti piogge nella regione di Juba impediscano a migliaia di persone di accedere agli aiuti umanitari. Tuttavia, la situazione rimane drammatica a causa dei continui scontri tra le milizie di Al Shabaab e l'esercito governativo, e per le precarie condizioni meteorologiche, che rendono impossibile il movimento di persone e veicoli e causano un aumento esponenziale dei prezzi dei beni di prima necessità. Quattro milioni di persone in tutto il Paese non hanno accesso al cibo, 450 mila bambini sotto i cinque anni e 140 mila donne in gravidanza restano malnutrite.

    Kuwait: sessione straordinaria del Parlamento dopo irruzione di manifestanti
    Il governo kuwaitiano si è riunito oggi in sessione straordinaria per esaminare la situazione e prendere eventuali provvedimenti dopo che, ieri sera, decine di manifestanti dell'opposizione avevano fatto irruzione in parlamento chiedendo le dimissioni del primo ministro e denunciando casi di corruzione. Lo riferisce la televisione panaraba Al Jazira. Decine di oppositori sono riusciti ad entrare nell'aula, gridando slogan, mentre centinaia di altri manifestavano davanti al Parlamento dopo che erano stati dispersi dalla polizia mentre cercavano di marciare verso la residenza del primo ministro, Sheikh Nasser al Mohammad al Sabah. Poco prima, il parlamento, composto da 50 membri, aveva respinto una richiesta di indagine su un caso di corruzione denunciato, mentre una ventina di deputati boicottavano la seduta in segno di protesta. Successivamente, tre deputati dell'opposizione hanno chiesto e ottenuto che la questione venga rimessa all'ordine del giorno dell'assemblea entro la fine del mese.

    Multe all’Italia dalla Corte di giustizia per regolamentazioni di lavoro
    La Corte di giustizia europea ha condannato oggi l'Italia a pagare alla Commissione Ue una multa di 30 milioni per non aver recuperato presso i datori di lavoro gli aiuti, in forma di sgravi fiscali, per contratti di formazione lavoro. Inoltre, l'Italia dovrà pagare altre multe per ogni semestre di ritardo nel recupero degli aiuti. Le sanzioni pecuniarie decise oggi nei confronti dell'Italia, con sentenza della Corte di giustizia Ue, sono l'ultima conseguenza dell'inadempimento di Roma a dare esecuzione ad una prima sentenza dell'aprile 2004, in cui i giudici europei constatavano che l'Italia non aveva recuperato gli aiuti illegali per contratti formazione lavoro. Nelle sue conclusioni quindi la Corte Ue statuisce in primo luogo “che l'Italia è condannata a versare alla Commissione europea una somma forfettaria di 30 milioni di euro” che riguarda il periodo di persistenza dell'infrazione, ossia dal giorno della prima sentenza, il primo aprile 2004, ad oggi, giorno della pronuncia della nuova. Inoltre, l'Italia è condannata a versare alla Commissione europea una penalità decrescente per tener contro del recupero degli aiuti presso i datori di lavoro. Il calcolo fissato dai giudici corrisponde ad un importo base di 30 milioni di euro moltiplicato sulla percentuale degli aiuti che semestralmente non sono stati ancora recuperati, rispetto alla totalità di quelli che, ad oggi, avrebbero dovuto essere recuperati. Nel pronunciamento, i giudici europei ricordano che l'Italia è ancora inadempiente per diverse sentenze in materia di aiuti di Stato: si tratta di una sentenza del 2006 per esenzioni fiscali in favore di imprese pubbliche, una sentenza del 2007 sugli aiuti all'occupazione per imprese in amministrazione straordinaria con più di mille dipendenti, una sentenza del 2010 sulle società recentemente ammesse a quotazione in borsa e una sentenza del maggio 2011 per incentivi a società che partecipano a esposizioni all'estero.

    Usa: debito record a 15 mila miliardi di dollari
    Il debito pubblico americano sfonda quota 15 mila miliardi di dollari, volando a 4.033,6 miliardi di dollari, al 99% del Pil. È quanto emerge dalle cifre pubblicate dal Dipartimento del Tesoro. La supercommissione anti-deficit sta cercando un accordo per tagliare le spese di 1.200 miliardi di dollari in 10 anni. Un accordo deve essere raggiunto entro il 23 novembre per evitare che scattino tagli automatici alla spesa. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 321

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli.