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Sommario del 14/11/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Padre Lombardi presenta il viaggio del Papa in Benin: è un incoraggiamento a tutta l'Africa
  • Il Benin attende Benedetto XVI: interviste con fra Coppari e padre Avocan
  • Messaggio del Papa per il 50.mo della proclamazione della Vergine dei Trentatré a Patrona dell’Uruguay
  • Udienze e nomine
  • Cortile dei Gentili a Tirana. Il cardinale Ravasi: c'è sete di spiritualità in Albania
  • Il cardinale Koch alla Conferenza ecumenica di Minsk: il giudizio di Dio è sempre animato dalla misericordia
  • Giornata Mondiale del Diabete, mons. Zimowski: maggiore consapevolezza su questa malattia che affligge 346 milioni di persone
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Italia: Monti avvia le consultazioni. Borse europee in calo, sale lo spread. La Merkel: l'euro non crollerà
  • Kenya verso le elezioni, il vescovo di Nyahururu: serve una partecipazione cosciente della popolazione
  • L'Ue rafforza le sanzioni contro la Siria. Il re di Giordania auspica un passo indietro di Assad
  • Myanmar: appello per la liberazione dei prigionieri politici e per la fine degli abusi sulle minoranze
  • Chiesa e Società

  • Usa: al via a Baltimora l'Assemblea plenaria dei vescovi
  • Usa: appello dei vescovi del Maryland in difesa della libertà religiosa nello Stato
  • Il Patriarca di Mosca Kirill in ‘missione di pace’ in Medio Oriente
  • India: aggredite due comunità cristiane del Karnataka
  • Turchia: diventata moschea la chiesa di Santa Sofia a Iznik
  • Inondazioni in Thailandia: la situazione migliora, ma resta alto lo stato di allerta
  • Vescovi di Rwanda e Burundi a confronto sulla formazione dei sacerdoti
  • I vescovi del Portogallo: la crisi mette a rischio la democrazia
  • Inghilterra-Galles: si apre a Leeds la plenaria dei vescovi
  • Bolivia: i vescovi preparano una lettera pastorale su economia e ambiente
  • Argentina: campagna di solidarietà per le vittime della cenere vulcanica
  • Terra Santa: campagna di solidarietà natalizia per Betlemme
  • Mozambico: il 21 novembre l'inaugurazione del Centro di accoglienza per l'infanzia a rischio
  • Tibet: ritrovati testi della Sacra Scrittura e della storia della Madonna
  • Chiese e Ue: mons. Crociata apre a Roma il seminario di studio per i vescovi
  • Regina Apostolorum: istituita la cattedra Arosio di alti studi medievali
  • Alla Lateranense, il colloquio annuale di Dottrina Sociale della Chiesa
  • Figlie di San Camillo: decennale della beatificazione del fondatore, padre Luigi Tezza
  • 24 Ore nel Mondo

  • Nucleare iraniano. Londra non esclude l'opzione militare, ma Berlino frena
  • Il Papa e la Santa Sede



    Padre Lombardi presenta il viaggio del Papa in Benin: è un incoraggiamento a tutta l'Africa

    ◊   La Sala Stampa vaticana è stata questa mattina teatro del briefing di presentazione del 22.mo viaggio apostolico di Benedetto XVI in Benin, in programma dal 18 al 20 novembre prossimi. Ai giornalisti presenti, il direttore della Sala stampa, padre Federico Lombardi, ha illustrato i motivi d’interesse di una visita che segna il ritorno in Africa del Papa – dopo il viaggio in Camerun e Angola del 2009 – e che vedrà Benedetto XVI firmare l’Esortazione Apostolica Post-sinodale della seconda Assemblea speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Geograficamente piccolo, ma spiritualmente grande per la Chiesa. Dal Benin, sette milioni di abitanti, un secolo e mezzo fa partì l’onda dell’evangelizzazione che investì gradualmente tutta l’area circostante, dal Togo al Ghana al Niger. E la popolazione cattolica locale si appresta a festeggiare con Benedetto XVI i 150 anni da quando i primi missionari, in modo stabile e continuativo, avviarono l’opera di annuncio e inculturazione del Vangelo nel Paese. Padre Lombardi ha presentato questa celebrazione tra i motivi d’interesse del prossimo viaggio apostolico, che si svolgerà – ha detto ai giornalisti – in un’atmosfera di forte incoraggiamento da parte della Chiesa a tutta l’Africa:

    “Un incoraggiamento al continente africano nel suo insieme. Quindi, un accento consapevole dei problemi che ci sono, ma di prospettiva positiva: un incoraggiamento a impegnarsi per riconciliazione, giustizia, pace, per uno sviluppo umano integrale e un annuncio del Vangelo come sviluppo integrale dell’uomo. Quindi, un viaggio che vuole certamente essere molto costruttivo”.

    Nel percorrere in anticipo sulla carta le tappe che scandiranno il viaggio, padre Lombardi ha posto subito in risalto l’Esortazione apostolica post-sinodale Africae munus, documento che Benedetto XVI firmerà e poi consegnerà, domenica prossima, ai 35 capi delle conferenze episcopali nazionali e ai 7 responsabili delle Conferenze regionali del continente. Ma sarà anche un altro l’evento catalizzatore della presenza del papa in Benin, ovvero la visita che il Papa compirà sulla tomba del cardinale Bernardin Gantin, scomparso nel 2008 e presente tuttora con stima e affetto nel cuore dei beninesi e in quello di Benedetto XVI:

    “È una persona anche molto vicina al Papa attuale per diversi motivi, essendo stato per tanto tempo prefetto della Congregazione dei Vescovi, mentre il Papa attuale era prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede, ed essendo stato il suo predecessore diretto come decano del Collegio cardinalizio. In Benin, vi renderete conto che è considerato un padre della patria, un eroe nazionale, cioè una persona che gode di una stima e di un affetto da parte della popolazione veramente immensi. Quindi, la figura di Gantin e la visita del Papa alla sua tomba saranno uno degli aspetti significativi del viaggio”.

    Del resto, che la Chiesa beninese abbia scritto pagine indelebili di storia del piccolo Stato africano è evidente anche nella figura di un’altra importante personalità ecclesiale locale, mons. Isidore de Souza, che – ha ricordato padre Lombardi - aiutò il suo Paese a conquistare una propria libertà, abbandonando il passato regime socialista e stabilendo in modo solido le fondamenta della democrazia a capo della Conferenza nazionale:

    “Dopo la Conferenza nazionale del Benin ce ne sono state tante altre in Africa, in vari Paesi. Quella del Benin è stata un po’ il modello e quella che ha dato poi risultati più durevoli e stabili. Quindi, è un fatto molto significativo ed è un motivo di giusta gloria per la Chiesa aver dato un contributo determinante al buon svolgimento di questa Conferenza. Mons. de Souza, insieme al cardinale Gantin, è una delle figure considerate grandi della storia del Paese: è seppellito nella cattedrale e la sua sarà una delle tombe che si andranno a visitare durante questo viaggio”.

    Tra i molti appuntamenti ufficiali, padre Lombardi ha tenuto a ricordare anche un evento artistico e culturale che animerà la serata di arrivo del Pontefice a Cotonou, venerdì prossimo. Verso le 21, tre tra i più noti artisti africani – Papa Wemba, Bonga e Fifito, alias Filomeno Lopes nostro collega alla Radio Vaticana – terranno un concerto sui temi della pace, della giustizia e della riconciliazione, durante il quale eseguiranno tra l’altro dei brani già oggetto di una loro precedente esibizione, tenuta al cospetto dei padri sinodali africani nel 2009. Con le musiche di quel concerto è stato prodotto un Cd, in 5 mila esemplari, che verrà donato dalla Santa Sede in occasione della visita. Infine, sollecitato dai giornalisti, padre Lombardi ha ricordato che la durata del viaggio apostolico in Benin, come di tutti gli altri, viene stabilita tenendo sempre in conto le forze del Pontefice.

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    Il Benin attende Benedetto XVI: interviste con fra Coppari e padre Avocan

    ◊   In Benin fervono gli ultimi preparativi per la visita del Papa. Ma cosa significa per questo Paese la presenza di Benedetto XVI? Al microfono del nostro inviato Massimiliano Menichetti, risponde il superiore della Custodia dei Cappuccini in Benin, fra Luigi Coppari, raggiunto telefonicamente a Cotonou:

    R. – La presenza del Papa significa la presenza della Chiesa cattolica e il senso dell’unità, sentirci in comunione… Qui è molto vivo il problema dell’inculturazione, cioè sentire che il Cristo viene in Africa e si incarna nelle consuetudini africane e la venuta del Papa porta il volto di Cristo e l’autentica fede cattolica. Quella del Benin è una Chiesa giovane. E’ una gioia per tutti questa visita. Qui ci sono molte vocazioni: a Cotonou ogni anno abbiamo tra 25 e 30 sacerdoti – secolari, camilliani, cappuccini … Ci sono molte, molte vocazioni. Però è ancora una Chiesa giovane che deve consolidarsi, fortificarsi.

    D. – In molti ribadiscono che un aspetto che va rafforzato è anche quello della pastorale familiare…

    R. – Sì: perché le famiglie risentono ancora delle mentalità diverse, tradizionali, che rendono la famiglia fragile, poco unita, con dei problemi. Per questo, la venuta del Papa certamente sarà un sostegno in ogni direzione.

    D. – C’è bisogno anche di supporto per quanto riguarda l’aspetto della formazione?

    R. – I primi missionari avevano creato in tutte le parrocchie le scuole primarie, ancora oggi molte scuole, in Benin, sono gestite dai cattolici, dalle parrocchie. Però, si sente la necessità di una formazione più profonda a livello di università. Attualmente ci sono i domenicani nella principale università del Benin, ma certamente occorre una maggiore formazione a tutti i livelli.

    D. – A Ouidah, il Papa visiterà la tomba del cardinale Gantin, una figura estremamente rilevante per il Paese…

    R. – E’ un omaggio che farà a questo grande cardinale del Benin, a cui sono stati dedicati l’aeroporto, diverse strade, diverse iniziative… E’ stato un grande personaggio, rispettato da tutti, dai musulmani, dalle religioni tradizionali. Il cardinale Gantin è stato un esempio straordinario. Sentiva tutti i valori africani del Benin, ma allo stesso tempo – diceva - viviamo bene la nostra fede cattolica romana.

    D. – A Ouidah, il Papa farà visita alla Basilica dell’Immacolata Concezione e firmerà l’Esortazione apostolica post-sinodale. Qui c’è anche una porta di schiavitù, la “porta del viaggio senza ritorno”, come l’altra, visitata da Giovanni Paolo II in Senegal, a Gorée …

    R. – Ouidah è la città delle porte. Ouidah è un po’ il simbolo del cristianesimo, del cattolicesimo nella zona del Golfo di Guinea, il vecchio Dahomey. Qui dal 1600 fino ai primi del 1800 la schiavitù – “l’esclavage” – riguardava non solo il Benin ma tutti i Paesi del Golfo… La porta di Ouidah era il luogo dove venivano convogliati migliaia di uomini, donne e bambini, marchiati, segnati, con le mani legate, stipati su barche enormi, migliaia e migliaia di persone. Moltissimi morivano lungo il viaggio …

    D. – E quella porta, che cosa è diventata, dopo?

    R. – Negli anni 1985-’86 l’Unesco ne ha fatto un monumento: un grande arco che guarda sull’Oceano, e si chiama “porta del non ritorno”. In seguito, affianco a quella, per l’anno del Giubileo del 2000, è stata innalzata invece una “porta della salvezza”; poi è stato costruito un terzo monumento, una terza porta, che si chiama “la porta del ritorno”, cioè del rimpatrio dei discendenti degli antichi schiavi che ritornano in Benin. Ora c’è anche una quarta porta, prima di Ouidah, per questo oggi Ouidah è “la città delle porte”.

    D. – Voi che cosa porterete al Papa in questo viaggio?

    R. – Noi porteremo il sostegno della nostra preghiera e la nostra vicinanza al popolo. Diremo al Papa che continueremo ad impegnarci, a fare del nostro meglio, con la nostra presenza, con la nostra opera. Due anni fa, qui, abbiamo lasciato ai diocesani una parrocchia e ne abbiamo presa un’altra in un quartiere popolare, per essere sempre “in frontiera”. Abbiamo tre opere caritative, tre case di accoglienza; abbiamo più di 200, 250 ragazzi nelle famiglie: una grande attività caritativa e di prossimità alla gente bisognosa. Tutto questo lo metteremo nelle mani del Papa. Io penso che la ricchezza maggiore che possiamo dare e che abbiamo dato finora sia di suscitare nuove vocazioni: anche per questo pregheremo insieme a Benedetto XVI. (gf)

    Ma quale importanza ha la religione in Africa? Massimiliano Menichetti lo ha chiesto a padre Celestin Avocan, dottore in teologia presso la diocesi di Lokossa:

    R. – L’importanza della religiosità in Africa oggi viene fuori dalla tradizione africana stessa. L’africano è molto religioso, ma per anni ha seguito la religione naturale ed è importante aiutarlo a comprendere bene il cristianesimo e a seguire Cristo, Parola del Dio vivente.

    D. – L’incontro che il Papa avrà a Ouidah con i seminaristi...

    R. – L’incontro ha importanza, perché il seminario maggiore di Ouidah è stato il luogo affidato al primo vicariato nel 1881, per preparare tutti i preti e i presbiteri della costa occidentale dell’Africa. Venivano a Ouidah quelli che abbiamo conosciuto come cardinali in Costa d’Avorio, Ghana, Senegal. Ouidah è come la “nonna”, l’alma mater per tutti. Lì è stato seppellito il cardinal Gantin che, per 32 anni, ha lavorato a Roma in curia e che è stato creato cardinale lo stesso giorno dell’attuale Papa Benedetto XVI. E’ importante anche per mostrare ai seminaristi che possono partire proprio da Ouidah per rinnovare la vita in Africa oggi, che punta di più sulla comunione, sulla solidarietà piuttosto che sull’egoismo e individualismo.

    D. – Tre pilastri: riconciliazione, giustizia e pace...

    R. – Sono importanti perché l‘Africa ha naturalmente una cultura di solidarietà, ma questa solidarietà deve essere illuminata dal Vangelo. Questa solidarietà e questa cultura, che noi africani vediamo così bella, ha i suoi limiti e le sue imperfezioni. Come è stato detto ad Abramo: “Lascia la tua terra e va’ dove ti indicherò”, anche l’Africa deve vivere un esodo di liberazione grazie al Vangelo per evitare la chiusura su se stessa.

    D. – Qual è l’augurio che lei fa al Papa in questo viaggio?

    R. – Che sia ascoltato da tutti. L’aspettano con gioia, per ritrovare qualcuno che può dare energia, confermare nella fede. La sua semplicità colpirà, perché da lontano si pensa che Papa Benedetto sia una persona rigida, ma quando si esprime è semplice e questo colpirà i cuori. Conosco la tradizione del mio Paese: la semplicità dell’ospite provoca accoglienza e questo sarà importante. (ap)

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    Messaggio del Papa per il 50.mo della proclamazione della Vergine dei Trentatré a Patrona dell’Uruguay

    ◊   Una giornata di festa per tutto l’Uruguay, strettosi attorno alla Vergine dei Trentatré, nel 50.mo dell’incoronazione e proclamazione a Patrona del Paese latinoamericano da parte di Giovanni XXIII. Per l’occasione, Benedetto XVI ha inviato un messaggio, a firma del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, nel quale sottolinea il particolare legame del popolo uruguayano con la Madre di Dio. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    “Madre, con te coroniamo le speranze del nostro popolo”: all’insegna di questo motto e affidamento, una moltitudine di pellegrini si è raccolta ieri al Santuario della Vergine dei Trentatré, nella cittadina di Florida per celebrare il 50.mo anniversario della proclamazione della Madonna a Patrona dell’Uruguay. La piccola statua di legno, alta solo 36 centimetri, veglia però da ben più di mezzo secolo sul popolo uruguayano: la tradizione vuole infatti che provenga dalle missioni dei padri gesuiti; già alla fine del XVIII secolo fu eretta una cappella per custodire l’immagine sacra. Per questo evento giubilare, Benedetto XVI ha inviato un messaggio al presidente della Conferenza episcopale uruguayana e vescovo di Mercedes, mons. Carlos Maria Collazzi Irazábal. Un messaggio letto durante la celebrazione nel Santuario gremito di fedeli:

    “El Sumo Pontifice les exhorta a acrecenter…”
    “Il Sommo Pontefice – sottolinea il messaggio – esorta gli uruguayani ad accrescere la devozione alla Madre di Dio, così intensamente viva nel seno delle famiglie e delle comunità cristiane” della “benedetta” terra dell’Uruguay. Seguendo l’esempio della Regina del Cielo, scrive ancora il Papa, i fedeli sono chiamati ad accogliere “con docilità il Vangelo e a dedicarsi assiduamente alla preghiera”:

    “De este modo, encontrarán fuerzas…”
    “In questo modo – è l’esortazione del Papa – riceveranno forza dall’essere autentici discepoli e missionari di Gesù Cristo” rimanendo radicati nella fede, forti nell’amore per la Chiesa e “sempre disponibili a collaborare con tutti nella costruzione di una società sempre più giusta, fraterna e solidale”. Nella sua omelia, mons. Collazzi ha ricordato la recente pubblicazione della Lettera Pastorale che, ha detto, vuole essere un contributo di “speranza” per tutto il popolo dell’Uruguay. In particolare, il presule ha messo l’accento sulla difesa della dignità della persona umana, sulla ricerca della verità e sulla promozione della famiglia e dell’educazione.

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    Udienze e nomine

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina: il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali; mons. Giuseppe Bertello, arcivescovo tit. di Urbisaglia, presidente della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano e del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano; Alfonso Rivero Monsalve, ambasciatore del Perú, con la consorte, in visita di congedo.

    Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Brisbane (Australia), presentata da mons. John Alexius Bathersby per raggiunti limiti di età.

    Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Carpi (Italia), presentata da mons. Elio Tinti, per raggiunti limiti di età. Gli succede mons. Francesco Cavina, del clero della diocesi di Imola, finora officiale presso la Segreteria di Stato. Mons. Francesco Cavina è nato a Faenza, diocesi di Faenza e provincia di Ravenna, il 17 febbraio 1955. Ha compiuto gli studi ginnasiali nel Seminario diocesano e quelli liceali e teologici nel Seminario Regionale "Benedetto XV" di Bologna, dove ha ottenuto la Licenza in Teologia Dogmatica nel 1981. Ha poi proseguito gli studi a Roma, alunno dell’Almo Collegio Capranica e, presso la Pontificia Università Lateranense, ha conseguito il Dottorato in Diritto Canonico. È stato ordinato presbitero il 15 maggio 1980, nella Cattedrale di Imola, dall'allora Vescovo diocesano Mons. Luigi Dardani. Gli incarichi più importanti da lui ricoperti sono stati: dal 1980 al 1984, vice-rettore del Seminario Regionale di Bologna; dal 1987 al 1996, assistente dei giovani di Azione Cattolica e collaboratore parrocchiale presso la Parrocchia di Sant’Agata in Imola; dal 1985 al 1987, studente a Roma presso la Pontificia Università Lateranense; dal 1990 al 1993, difensore del vincolo presso il Tribunale di Bologna; dal 1991 al 1995, vice-cancelliere vescovile e nel 1995 cancelliere vescovile; dal 1991, canonico della Cattedrale di Imola; dal 1993 al 2011, giudice presso il Tribunale di Bologna. Dal 1996 al presente ha svolto la mansione di officiale della Segreteria di Stato, presso la Sezione per i Rapporti con gli Stati.

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    Cortile dei Gentili a Tirana. Il cardinale Ravasi: c'è sete di spiritualità in Albania

    ◊   Fa tappa a Tirana il Cortile dei Gentili, l’iniziativa di dialogo tra credenti e non credenti promossa dal Pontificio Consiglio della Cultura. L’incontro, in programma da oggi al 16 novembre, si svolge sul tema “In cosa crede chi non crede?”. Saranno presenti autorità civili, intellettuali e rappresentanti delle varie religioni. All’evento partecipa, oltre al cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del dicastero vaticano per la cultura, anche l’arcivescovo di Tirana-Durazzo Rrok Mirdita. Molti i giovani che prendo parte all’appuntamento. Ce ne parla da Tirana Klaudia Bumci, del Programma albanese della Radio Vaticana:

    “Un lavoro enorme e preparatorio ha preceduto questa prima giornata del Cortile dei Gentili a Tirana. Ieri pomeriggio i giovani sono stati nel cortile della cattedrale di San Paolo a preparare il tutto. Questa mattina il presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura, il cardinale Gianfranco Ravasi, ed il ministro albanese del Turismo, Cultura e Sport, Aldo Bunci, in una conferenza stampa congiunta hanno sottolineato l’importanza dello svolgimento del Cortile dei Gentili a Tirana. Un Paese che, sotto la dittatura comunista, si era dichiarato ateo per Costituzione. ‘Questo’, ha detto il ministro cattolico Bunci, ‘è un passo avanti per l’inclusione della religione nella sfera pubblica’. Si nota subito che, al contrario dei Paesi occidentali, qui c’è voglia di dibattiti sulla religione, e si chiede agli uomini di fede di dare il proprio contributo alla vita del Paese, marcato da una nota tolleranza tra le principali religioni presenti: cattolici, ortodossi, musulmani ed ora anche protestanti. Oggi pomeriggio i giovani riempiranno tre tende proprio nel cortile della cattedrale, dove rifletteranno insieme al cardinale Ravasi ma anche all’arcivescovo di Tirana, mons. Rrock Mirdita, e agli altri teologi, su argomenti come lavoro, spiritualità e comunicazione. Si attende con curiosità e trepidazione il messaggio di Papa Benedetto XVI, preparato in base alle domande dei giovani albanesi, raccolte in un’esperienza interessante, durante la quale è stato chiesto ai giovani di Tirana, Durazzo e Scutari, in cosa credono e perché. Le problematiche e le domande emerse sono servite come spunto per il messaggio del Santo Padre”.

    Sulla tappa del Cortile dei Gentili a Tirana, ascoltiamo il cardinale Gianfranco Ravasi al microfono di Fabio Colagrande:

    R. - È una tappa importante: io parteciperò a tutte le giornate che sono state concepite da loro - devo dire - con un entusiasmo che mi ha sorpreso. Partiamo con questo evento che ha un significato particolare e che non è mai stato registrato negli eventi precedenti di Bologna, di Parigi, di Firenze, di Roma: siamo, infatti, in una regione che è stata l’unica al mondo che ha avuto per anni nella sua Costituzione l’ateismo come principio costitutivo dello Stato e quindi con la negazione di qualsiasi possibilità religiosa, cosa che non avveniva neanche in Unione Sovietica dove, pure con tutte le restrizioni, era possibile un’attività religiosa. In questa luce, si ha alle spalle una storia di ateismo pieno, di ateismo nella forma più brutale quasi, per certi aspetti; sappiamo anche che ha dato persino dei risultati di persecuzione, di omologazione di tutta la comunità albanese all’insegna di questa negazione. E’ interessante vedere, invece, l’entusiasmo straordinario che ora hanno avuto nei confronti di quei temi, che erano sepolti nelle catacombe. L’elemento forse più suggestivo – al di là dei miei interventi che dovrò fare negli ambienti universitari - sarò all’Università Statale di Tirana, sarò all’Università Europea di Tirana, che è una delle più importanti private, sarò all’Università Cattolica, da poco riconosciuta come cattolica – l’elemento più suggestivo, dicevo, e più significativo ci sarà oggi: infatti dal pomeriggio e fino a notte interverranno i giovani, ma anche le figure più importanti delle varie religioni e le figure intellettuali di rilievo - come Ismail Kadare, grande scrittore albanese - e si interrogheranno - prima in tende diverse e poi tutti insieme su un palco - attorno ai temi della dignità del lavoro e della realizzazione personale; dell’esperienza della spiritualità e della fede; e infine della identità e dignità della persona nel flusso della informazione. Tre temi letti da angolature diverse da credenti e non credenti, che però costituiscono i nodi fondamentali dell’esistere moderno.

    D. - È singolare in questo caso che un dicastero vaticano si trovi a dialogare direttamente con intellettuali che appartengono a una tradizione culturale che rappresenta un ateismo militante, legato al pensiero comunista. Ecco, è veramente un passo nella storia …

    R. - Devo dire che il passo iniziale, forse ancor più emblematico, è stato proprio ad Assisi: abbiamo intenzionalmente voluto invitare un importante economista, che a livello europeo è una delle figure più significative, di matrice marxista, il professore austriaco Walter Baier, che ha certamente rappresentato questo tentativo di dialogo anche con un’ideologia che ha in sé dei valori - dobbiamo riconoscerlo - oltre al fatto di essere stata, purtroppo, la causa di tutte le ideologie cristallizzate nell’interno di una formula statuale e quindi con tutte le sue conseguenze. Questa persona mi ha portato, devo dire, ad una serie di riflessioni veramente suggestive su questo incontro. Quindi, io credo che sia possibile anche condurre il dialogo in quest’ambito, ma direi qualcosa di più: c’è in Albania ormai un desiderio proprio di superare questo passato, in maniera entusiastica. Forse, noi questo passato non lo abbiamo mai avuto e abbiamo un presente di ateismo insignificante, di sberleffo, d’ironia, di forme aggressive… Ebbene, tutti questi elementi vengono da loro ormai del tutto accantonati e ignorati, perché desiderano molto più conoscere che cosa significhi la spiritualità in una visione dell’uomo completa. (fd)

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    Il cardinale Koch alla Conferenza ecumenica di Minsk: il giudizio di Dio è sempre animato dalla misericordia

    ◊   I valori cristiani a confronto con la crisi dei valori e quella dei mercati, oppure in rapporto al mondo dei media o a quello della legalità dei nostri tempi. Questi e altri spunti di dibattito stanno coinvolgendo i partecipanti alla Conferenza in corso a Minsk, in Bielorussia, in programma fino a domani. Tra gli organizzatori figurano tra gli altri l’Istituto per il Dialogo interreligioso e il Sinodo della Chiesa Ortodossa di Bielorussia insieme con il Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani. L’incontro sarà suggellato da una tavola rotonda dal titolo “Il dialogo tra religioni e civiltà sul tessuto sociale dell'umanità”.

    La Messa inaugurale, ieri, è stata presieduta dal cardinale Kurt Koch, presidente del dicastero vaticano presente alla Conferenza. Il porporato ha svolto all’omelia una riflessione sul tema del giudizio di Dio, oggi rifiutato in tanti ambiti e spesso taciuto, ha detto, anche a livello teologico. Invece, ha obiettato il cardinale Koch, “Dio, quando giudica, si interessa dell’uomo”, e il suo giudizio non un atto di condanna verso l’umanità, ma “un atto di grazia, terapeutico e ricco di misericordia”. Bisogna, ha concluso, “ritrovare questa serietà della fede cristiana” poiché se, nella vita quotidiana “vediamo nel giudice divino il metro del nostro vivere e del nostro agire”, la “gioia non scompare affatto dalla nostra vita”. Stamani il cardinale Koch ha incontrato il presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko.

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    Giornata Mondiale del Diabete, mons. Zimowski: maggiore consapevolezza su questa malattia che affligge 346 milioni di persone

    ◊   E’ “necessario aumentare l’impegno per promuovere la consapevolezza della diffusione, dei pericoli e delle complicanze del diabete”: è l’appello dell’arcivescovo Zygmunt Zimowski in occasione della Giornata mondiale sul diabete 2011. Un’esortazione che il presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari rivolge “agli agenti di pastorale sanitaria così come a tutto il personale medico e alle istituzioni nazionali e sovrannazionali”. Unito nella preghiera al Papa, il presule rivolge dunque “un nuovo appello perché in tutto il mondo si possa accedere all’informazione necessaria a prevenirla e alle strutture in grado di consentire le cure necessarie alle persone che ne sono affette”. Si tratta, secondo le stime internazionali, di una patologia che affligge, nelle sue diverse forme, 346 milioni di persone che, avverte mons. Zimowski, “ancora troppo spesso muoiono prematuramente oppure diventano cieche o, ancora, devono subire amputazioni a causa del diabete”. Ciò, si legge nel messaggio, “accade in particolar modo nei Paesi economicamente svantaggiati, ove la popolazione raramente può avere accesso, da un lato, alla formazione in grado di prevenire e di identificare precocemente la malattia, dall’altro ad un’alimentazione idonea e, quando necessario, ai farmaci necessari a combatterla”. Il capo dicastero vaticano sollecita perciò “maggiori attenzione e responsabilizzazione, nei confronti di questa malattia”, consapevoli “della gravità della congiuntura economico-finanziaria internazionale ma chiediamo di considerare il valore inestimabile della vita di ogni persona, della dignità che le compete e del suo diritto ad ambire alla Salute nella sua interezza”. Infine, mons. Zimowski invoca “Maria Salus Infirmorum affinché tutti i malati di diabete possano trovare opportune cure e sollievo”. (A.G.)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   All'Angelus Benedetto XVI chiede riconciliazione e giustizia per l'Africa, e parla del suo prossimo viaggio in Benin.

    Nell'informazione internazionale, in primo piano la Siria: tensione nel Paese arabo all'indomani degli attacchi alle sedi diplomatiche.

    Un nuovo patto di cittadinanza per i giovani europei: Michele Dau esamina le incertezze della crisi economica.

    Il seminario annuale di studi del Consortium of European Research Libraries: l’intervento introduttivo del cardinale bibliotecario di Santa Romana Chiesa, Raffaele Farina. Sullo stesso tema, articoli di Andreina Rita e Massimo Ceresa.

    Lo Spinoza ritrovato: stralci dall'intervento del prefetto della Biblioteca Apostolica Vaticana, Cesare Pasini, in un simposio organizzato a Roma.

    Se il dialogo è bloccato da saperi di terza mano: Remo Bodei sul rapporto tra credenti e non credenti.

    La speranza al tempo della crisi: conclusa l'assemblea plenaria dei presuli portoghesi a Fatima.

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    Oggi in Primo Piano



    Italia: Monti avvia le consultazioni. Borse europee in calo, sale lo spread. La Merkel: l'euro non crollerà

    ◊   In Italia, giornata decisiva di consultazioni per la formazione di un nuovo governo affidato alla regia del senatore Mario Monti, incaricato ieri dal presidente della Repubblica Napolitano, con il benaugurio dei presidenti del Consiglio dell’Unione Europea Van Rompuy e della Commissione Ue Barroso. Ma si raffreda l’ottimismo per l’apertura in rialzo stamani delle Borse in Asia attribuito all’atteso cambio di leadership in Italia, dopo la Grecia. Le Borse in Europa nel corso della mattina passano infatti dal segno positivo al negativo, mentre aumenta lo spread tra Bund e Btp. Il servizio di Roberta Gisotti.

    Crescita ed equità sociale per vincere la sfida del riscatto e tornare ad essere elemento di forza in Europa: è la ricetta anticrisi annunciata dall’economista Monti dopo l'incontro col capo dello Stato. E Napolitano ha raccomandato alla classe politica: è il momento della prova, no alle recriminazioni o alle rivalse faziose, ad evitare un precipitoso ricorso a elezioni anticipate; “è una fase delicatissima e cruciale”, ha aggiunto stamattina. ''I partiti pensino soprattutto al bene del Paese, quindi si abbassino i toni'', gli ha fatto eco la presidente della Confindustria Marcegaglia. Sono iniziate poco prima delle 11 a Palazzo Giustiniani le consultazioni politiche che proseguiranno domani mattina con le audizioni più complesse del Partito democratico di opposizione e del Popolo della libertà del premier uscente, che ieri in un videomessaggio alla nazione ha detto “non m’arrendo”; attesa anche per i colloqui di Monti oggi pomeriggio con la rappresentanza della Lega e dell’Italia dei Valori. Domani alle 15 saranno invece ascoltate le parti sociali.

    Prevale la prudenza nelle Borse europee, in apertura positive poi negative, con Milano che da +2,17 passa a metà seduta a –1,44, per calare ancora, mentre lo spread, il differenziale tra i titoli di Stato italiani e tedeschi prima scende sotto i 450 punti ma poi risale a quota 500. Chiudono invece in rialzo i listini asiatici, con la Borsa di Tokyo a +1,05. Il Giappone dichiara: continueremo ad aiutare il vecchio continente acquistando nuovi titoli del Fondo salva-Stati, a patto che l'Europa agisca in modo concertato. Stessa richiesta arriva dalla presidente del Fondo monetario internazionale Lagarde per evitare – ha ammonito - una spirale negativa di calo della fiducia, crescita debole e poca occupazione, che dall’Europa potrebbe riflettersi sull’economia americana e mondiale. Intanto la cancelliera tedesca Merkel dichiara al congresso della Cdu a Lipsia: “L'euro è molto più di una moneta…..se crolla l'euro, crolla l'Europa. E questo vogliamo impedirlo”. Alla ‘svolta’ Monti in Italia per formare un governo d’emergenza di unità nazionale sono dedicate oggi le prime pagine delle principali testate internazionali.

    Ma quale potrà essere l’effetto del governo Monti sulla comunità finanziaria mondiale? Alessandro Guarasci ha sentito l’economista Alberto Quadrio Curzio, vicepresidente dell’Accademia dei Lincei.

    R. – Io credo che il governo Monti possa ridare fiducia ai mercati internazionali, che hanno svolto un ruolo tremendo in questo periodo, e anche all’Unione Europea nel sistema Italia. E poiché, a mio avviso, questi ingredienti di fiducia sono cruciali nel momento presente, ritengo che la nostra situazione dovrebbe migliorare con riferimento ai tassi di interesse sui titoli di Stato.

    D. – Secondo lei, però, ci aspetta un’era di nuove tasse e anche forse di tagli allo stato sociale, per raggiungere il pareggio di bilancio?

    R. – Le prospettive di finanza pubblica italiane ed in particolare il pareggio di bilancio sono certamente conseguibili in base alle manovre correttive del mese di luglio e del mese di agosto, nonché in seguito alla legge di stabilità approvata. Purtroppo, se i tassi di interesse aumentano, noi finiremmo con il non raggiungere quell’avanzo di bilancio, quindi potrebbe rendersi necessaria un’altra manovra. Tuttavia, direi che un’eventuale manovra debba essere molto ben calibrata per evitare di generare effetti recessivi.

    D. – Per evitare nuove crisi di questo tipo, non sarà il caso però di rivedere anche il sistema finanziario mondiale? Insomma, possiamo continuare ad essere schiavi in qualche modo delle speculazioni oppure dei mercati internazionali?

    R. – Non c’è il minimo dubbio. La settimana scorsa, nel momento in cui i tassi di interesse italiani hanno superato sui titoli decennali il 7 per cento, la Clearing house - che è sotto il controllo della Banca di Francia - ha drasticamente aumentato il taglio sui depositi dei titoli di Stato per fornire liquidità alle banche. Quella decisione è stata molto negativa per il sistema Italia. Ma più in generale un sistema finanziario in cui i mercati impongono l’agenda agli Stati è davvero preoccupante. (ap)

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    Kenya verso le elezioni, il vescovo di Nyahururu: serve una partecipazione cosciente della popolazione

    ◊   All’inizio del prossimo anno il Kenya voterà per le elezioni generali. Nei disordini successivi alle ultime consultazioni, avvenute nel 2007, persero la vita oltre 1500 persone. Negli scorsi giorni mons. Boniface Lele, arcivescovo di Mombasa, ha invitato i candidati a non usare l’etnocentrismo come arma di campagna elettorale e a costruire un clima di pace. Davide Maggiore ha chiesto a mons. Luigi Paiaro, vescovo della diocesi di Nyahururu, come la Chiesa locale guarda alla situazione nel Paese:

    R. – C’è questa preoccupazione, che non è una preoccupazione superficiale. I vescovi hanno preparato diversi documenti per guidare la popolazione ad una partecipazione cosciente alle prossime elezioni e senza ripetere quello che purtroppo è successo: perché alcuni “politicanti”, che volevano essere eletti, hanno espresso i sentimenti peggiori verso gli altri. Naturalmente, tutte queste cose hanno fomentato la gioventù che non è occupata.

    D. – Senza un intervento istituzionale, questi fatti dolorosi potrebbero ripetersi?

    R. – Purtroppo questo rischio c’è, perché questi aspiranti a entrare in parlamento fanno affermazioni pubbliche anche alla televisione e alla radio; danno soldi a questi giovani, che sono poi disposti a fare di tutto…

    D. – Qual è stato, durante e dopo la crisi del 2008, l’impegno della Chiesa per la pacificazione?

    R. – Abbiamo formato dei comitati, delle persone riguardo proprio alla pacificazione partendo dalla Dottrina sociale della Chiesa. Abbiamo cercato di formare anche i nostri giovani cattolici, in maniera che potessero essere veramente il sale di questo gruppo e affinché non ci stessero più ad essere ingannati. Si sta lavorando molto e anche il governo ha costituito delle commissioni dedicate alla verità, alla pace e alla giustizia. Restano, però, radicati certi sentimenti che provengono da ingiustizie ataviche e che, purtroppo, non sono facili da superare.

    D. – Alla vigilia di questa scadenza elettorale importante, il Kenya vive anche altri problemi: uno è la fame che ha colpito tutto il Corno d’Africa…

    R. – Quello della fame è un discorso perenne per certe etnie, perché vivono ai margini del deserto… S’interviene in modo che chi ha di più, lo condivida con gli altri: in questo campo c’è una cultura di aiuto reciproco.

    D. – E sullo sfondo resta la crisi somala, che vede il Kenya impegnato militarmente…

    R. – Come Chiesa, abbiamo scritto dei documenti due settimane fa e anche lì si cerca di chiedere l’intervento della Comunità internazionale per portare aiuto: non con le armi, che purtroppo ci sono e sono abbondanti, ma per cercare di riuscire a colloquiare con questi Al-Shabaab… Solo che con i ribelli è difficile, perché non sono pronti! Poi c’è anche l’aspetto non indifferente, che comincia ormai a pesare, dell’economia: la guerra costa capitali enormi e adesso la vita è diventata molto cara. (fd)

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    L'Ue rafforza le sanzioni contro la Siria. Il re di Giordania auspica un passo indietro di Assad

    ◊   L'Unione Europea ha rafforzato oggi le sue sanzioni contro la Siria mentre il re della Giordania Abdallah ha auspicato un passo indietro di Assad. Intanto si fanno sempre più difficili i rapporti tra Siria e Lega Araba. Dopodomani l’organismo si riunirà nuovamente a Rabat, nel giorno in cui entra in vigore la sospensione di Damasco dall’istituzione, che riunisce 21 Paesi dell’area nord-africana e medio-orientale. Il presidente Assad è accusato di non aver saputo fermare la durissima repressione in corso da mesi contro l’opposizione. Il ministro degli Esteri siriano, Walid al-Muallim, ha usato parole forti oggi contro la decisione, giudicandola illegittima e voluta – ha affermato – sostanzialmente dagli Stati Uniti. Ma che cosa provocherà la sospensione dalla Lega Araba nei rapporti tra Damasco e la comunità internazionale? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Vittorio Emanuele Parsi, docente di Relazioni Internazionali all’Università Cattolica di Milano:

    R. – Isola sempre di più la Siria rispetto al contesto regionale, al contesto arabo in particolare. La indebolisce molto e lo abbiamo visto nelle reazioni violentissime che ci sono state a seguito di questa notizia.

    D. – Questa decisione potrebbe essere controproducente nei confronti della piazza?

    R. – No, non credo. Il regime ha ormai provocato alcune migliaia di morti da quando sono iniziati i disordini, per cui direi che non c’è alcuna influenza esterna che sia capace di rallentare la repressione o di esasperarla. Credo piuttosto che, dopo aver concesso circa una settimana alla Siria per invitare – per l’ennesima volta - il regime a cercare una mediazione e dopo essersi sentiti sostanzialmente presi in giro da Assad, che aveva detto che avrebbe fatto qualcosa e non ha invece fatto niente, la pazienza degli arabi si sia esaurita.

    D. – A questo punto al fianco di Damasco rimangono Russia e Cina, con quali effetti?

    R. – L’unico effetto che possano avere è quello di bloccare una Risoluzione da parte delle Nazioni Unite, che preveda un inasprimento delle sanzioni e l’adozione di provvedimenti duri nei confronti della Siria. Nel mondo arabo sono rimasti praticamente soltanto il Libano, che è ancora una specie di feudo siriano, lo Yemen e l’Iraq. Per cui la mia sensazione è che il regime sia molto isolato, che non abbia grandi chance di andare avanti; penso che questo grande schiaffo dato dagli arabi, renda la condizione della Siria molto precaria.

    D. – Secondo molti osservatori, comunque vadano le cose, sarà impossibile – dopo una ricomposizione della crisi – la presenza nelle istituzioni del regime e dell’opposizione…

    R. – Sì, lo credo anch’io: o vince l’uno o vince l’altro. Non ci sono più spazi per la mediazione. Io tendo a pensare che il regime sia destinato a cadere in un tempo magari non immediato, perché ormai non ha più lo spazio per restare in piedi. A meno che non parta un conflitto interregionale, scatenato dalla questione tra Iran e Israele: questo potrebbe essere l’unico elemento che cambierebbe talmente il quadro da consentire magari ad Assad di restare a galla. (mg)

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    Myanmar: appello per la liberazione dei prigionieri politici e per la fine degli abusi sulle minoranze

    ◊   Ad un anno dalla liberazione della premio Nobel per la pace e leader dell’opposizione birmana Aung San Suu Kyi, rilasciata il 13 novembre 2010, il Myanmar si appresta a liberare un nuovo gruppo di prigionieri politici. La scarcerazione, prevista per oggi, è stata però rinviata. Il 12 ottobre scorso le autorità avevano annunciato un’amnistia generale per il rilascio di 6.300 persone e avevano iniziato le liberazioni. Osservatori internazionali, nell’occasione, fecero notare che la decisione birmana era da collegare al tentativo di alleviare le sanzioni economico-commerciali di Europa e Stati Uniti e di ottenere nel 2014 la presidenza dell’Associazione dei Paesi del Sud-est asiatico (ASEAN). In questo clima si inseriscono gli appelli di alcune organizzazioni per la difesa dei diritti umani, tra cui Amnesty International, che denuncia come - nel carcere di Insein, vicino Yangon - quindici prigionieri politici stiano portando avanti uno sciopero della fame e subendo torture e maltrattamenti. Ce ne parla Riccardo Noury, portavoce della sezione italiana di Amnesty International, intervistato da Giada Aquilino:

    R. - Sono in sciopero della fame - per alcuni non è la prima volta - perché contestano il fatto che non sia stata ridotta loro la pena a seguito delle recenti decisioni della giunta militare di alleviare i tempi di detenzione o scarcerare addirittura molti prigionieri. In altri casi, si tratta di detenuti al secondo sciopero della fame: in quello precedente protestavano contro le condizioni di prigionia che sono assolutamente inaccettabili, secondo qualunque standard riguardante le detenzioni.

    D. - Come vengono trattati?

    R. - All’inizio è stata negata loro l’acqua, ponendoli quindi al rischio di morire per disidratazione e poi - come punizione supplementare - alcuni di loro sono stati messi nei cosiddetti canili, cioè celle di dimensioni di tre metri per due, che non hanno aria, sono insonorizzate, non hanno neanche letti o tappeti, mancano di strutture igieniche. Sono punizioni supplementari perché i prigionieri già dipendono abitualmente dalle famiglie per poter avere cibo e medicine, quindi sono completamente lasciati a se stessi.

    D. – E’ prevista una ulteriore liberazione di prigionieri politici: che segnale è da parte delle autorità birmane?

    R. – Dobbiamo intanto vedere chi saranno questi prigionieri. In totale, al momento, dovrebbero essere circa duemila, all’inizio dell’anno lo erano sicuramente. Se consideriamo i trecento liberati fino ad oggi più i duecento annunciati, potremmo arrivare a un totale di cinquecento detenuti messi in libertà. Ma bisogna appunto vedere la lista chi comprenda e bisogna poi ottenere garanzie che una volta in libertà non verranno perseguitati ulteriormente: che, quindi, possano godere in pieno della libertà di svolgere attività legittime, anche di critica nei confronti del governo se vorranno farlo.

    D. - Quando a ottobre venne annunciata l’amnistia, la stampa internazionale disse che quello delle autorità del Myanmar era un tentativo di alleviare le sanzioni e ottenere poi la presidenza dell’Asean nel 2014…

    R. - Che il governo militare stia cercando di darsi maggiore credibilità è un fatto naturale, consideriamo anche la fine degli arresti domiciliari per la premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi esattamente un anno fa. Sono però misure che se da un lato possono soddisfare le richieste di alcuni Paesi - penso in particolare ai Paesi del Sud-est asiatico - dall’altro è impossibile che attenuino le critiche della comunità internazionale. Noi abbiamo oggi ancora una situazione in cui in questo Paese, al di là delle detenzioni politiche, sono compiuti crimini contro l’umanità nei confronti delle minoranze etniche, ci sono casi di tortura, ci sono situazioni gravissime come quella dei prigionieri in sciopero della fame. Quindi non bisogna accontentarsi assolutamente.

    D. - A proposito di minoranze: vi risulta che sia stato preso in considerazione il capitolo dei Kachin? E’ degli ultimi giorni la notizia di una donna violentata da soldati birmani al confine con la Cina…

    R. - Che il governo continui ad avere un atteggiamento di offensiva militare nei confronti dei Kachin e di altri gruppi, nonostante con alcuni di questi sia giunto a qualche tipo di armistizio, è indubbio. Però tutto il tema della repressione nei confronti delle minoranze etniche è fortemente sottovalutato dalla comunità internazionale, che ha scelto un tema - da un lato più visibile e dall’altro più facile, come quello di pretendere la liberazione dei prigionieri di coscienza - che è una cosa importante per le persone che vengono liberate, ma non rappresenta qualcosa per cui fermare le proprie richieste.

    D. - Qual è dunque l’appello di Amnesty International?

    R. - L’appello è al governo della Birmania di liberare tutti i prigionieri di coscienza, di porre fine a decenni di crimini contro l’umanità che sono commessi contro le minoranze. Naturalmente è un appello che direttamente riguarda le autorità del Paese, ma indirettamente coinvolge il principale partner politico che è la Cina e deve coinvolgere anche i Paesi della regione, i Paesi dell’Asean. Occorre che il mondo non giri gli occhi dall’altra parte, magari distratto da altre situazioni - penso a crisi che sono in atto - perché è di questo che la giunta militare al potere ha beneficiato in questi anni, facendo scempio di qualunque norma relativa ai diritti umani.(bf)

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    Chiesa e Società



    Usa: al via a Baltimora l'Assemblea plenaria dei vescovi

    ◊   La Conferenza episcopale degli Stati Uniti (USCCB) si riunisce a Baltimora da oggi al 16 novembre per la plenaria d’autunno, in cui l’arcivescovo di New York Timothy Dolan terrà la sua prima prolusione come presidente dell’episcopato statunitense; se la tradizione viene mantenuta, traccerà un quadro della Chiesa negli Stati Uniti e guarderà alle sfide del prossimo anno. All’incontro è atteso il nuovo nunzio apostolico a Washington, l’arcivescovo Carlo Maria Viganò. Nel corso della plenaria i vescovi esamineranno e voteranno la proposta di mutare l’attuale Task Force sull’assistenza sanitaria in un Sottocomitato permanente per le problematiche sanitarie in seno al loro Comitato sulla Dottrina e animeranno una discussione sulla libertà religiosa; dovranno inoltre votare un nuovo documento sull’amministrazione delle collette nazionali, dal titolo “Un’unica Chiesa. Una sola Missione. Linee guida per l’amministrazione nelle diocesi delle collette nazionali dell’Usccb”. Una votazione riguarderà anche la proposta che ciascun vescovo diocesano sottoponga una relazione finanziaria annuale all’arcivescovo a capo della propria provincia ecclesiastica. Da sottoporre a votazione è inoltre l’iscrizione nel calendario proprio della Chiesa statunitense della memoria facoltativa della Beata Marianne Cope e del Beato Giovanni Paolo II. I presuli esamineranno anche un rapporto del Comitato sul Laicato, il Matrimonio e la Famiglia e le relazioni del cardinale Daniel Di Nardo sull’opera del “Progetto Rachele”, l’iniziativa di cura psicologica e pastorale per la guarigione post-aborto e del card. Donald Wuerl sulla Costituzione apostolica di Benedetto XVI "Anglicanorum Coetibus", la risposta della Santa Sede ai gruppi di anglicani che chiedono di essere ricevuti nella piena comunione con la Chiesa Cattolica. I restanti adempimenti comprendono l’ascolto di un rapporto sullo sviluppo del piano pastorale prioritario della Usccb“Approfondire la fede, alimentare la speranza, celebrare la vita” e l’elezione formale del nuovo segretario della Conferenza e dei presidenti di cinque comitati, nonché l’elezione di responsabili e di membri di altri organismi. (A cura di Marina Vitalini)

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    Usa: appello dei vescovi del Maryland in difesa della libertà religiosa nello Stato

    ◊   I vescovi del Maryland esortano i cattolici e tutte le persone di buona volontà a salvaguardare e a difendere la libertà religiosa che è oggi seriamente minacciata in tutti gli Stati Uniti. L’appello è contenuto in una nota preparata con il contributo della loro speciale Task Force per la libertà religiosa e intitolata “La proprietà più sacra: la libertà religiosa e il popolo del Maryland”. “In Maryland e in tutta la nazione – si legge nel documento ripreso dall’agenzia Cns - stanno aumentando i tentativi di limitare i diritti degli individui e delle istituzioni a motivo delle loro convinzioni religiose e la libertà religiosa viene silenziosamente e subdolamente erosa”. Dopo avere ricordato che il Maryland è storicamente la culla della libertà religiosa negli Stati Uniti che l’hanno inserita nel 1° emendamento della loro Costituzione, i vescovi rilevano che essa “non è solo un diritto civile concesso dal nostro governo, ma è un diritto naturale dovuto ad ogni persona in quanto intrinseco alla dignità umana”. Essi evidenziano quindi come nella storia del Paese, credenti e gruppi religiosi siano sempre stati in prima linea nella promozione del bene comune: dalla lotta contro la schiavitù, alle battaglie per la giustizia razziale, dalla difesa della dignità dei lavoratori e alla promozione delle pari opportunità per le persone disabili. Oggi, aggiungono, i gruppi e le organizzazioni religiose sono "i maggiori fornitori di servizi sociali nel settore privato, tra cui ospedali e strutture sanitarie, scuole, università e dispensari alimentari”. Il documento elenca quindi una serie di recenti esempi di violazione della libertà religiosa, a cominciare dai tentativi in atto nel Maryland di togliere la parola ai consultori pro-life, che nell’ultimo anno hanno subito ben tre richiami per non avere fornito servizi o indirizzi per abortire. I vescovi citano poi le iniziative volte a limitare la libertà di coscienza degli operatori sanitari e delle strutture che si oppongono all'aborto. Gli ospedali cattolici – denunciano - sono sotto accusa, perché rifiutano di praticare aborti e fornire contraccettivi di emergenza in linea con i propri principi religiosi. La nota ricorda quindi il controverso regolamento del Dipartimento per la salute americano (Hhs) che rende obbligatoria, in tutti i piani assicurativi sanitari privati, la copertura della sterilizzazione chirurgica e della prescrizione di contraccettivi, intesi come servizi di prevenzione per le donne. Il problema – denunciano i presuli - è che non è prevista alcuna deroga per la Chiesa cattolica o altri gruppi religiosi. Essi menzionano infine i continui attacchi in atto in diversi Stati, compreso il Maryland, al matrimonio tradizionale quale unione tra un uomo e una donna. Il documento conclude quindi con un invito ai fedeli cattolici a difendere la libertà religiosa con la preghiera, l’educazione e l’azione e con un appello a tutti i credenti del Maryland “a riaffermare i principi basilari e fondativi su cui è stata costruita la società americana”. “Tutti – scrivono in conclusione i vescovi - hanno il diritto alla libertà di pensiero, coscienza e di fede religiosa e nessuno dovrebbe essere soggetto a coercizione a causa di questa fede”. (A cura di Lisa Zengarini)

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    Il Patriarca di Mosca Kirill in ‘missione di pace’ in Medio Oriente

    ◊   Un appello al dialogo tra le Chiese e a quello tra cristiani e musulmani in Medio Oriente è stato lanciato dal Patriarca ortodosso di Mosca, Kirill, nell’ultimo giorno della sua visita in Siria prima di partire alla volta del Libano. Nella cattedrale dell’Assunzione a Damasco, il Patriarca Kirill ha presieduto una liturgia con il Patriarca greco-ortodosso di Antiochia Ignatius. “Le mie preghiere - ha detto - vanno alla prosperità e alla pace in Siria e alla preservazione delle buone relazioni tra cristiani e musulmani”. Ha anche auspicato il “mantenimento dei rapporti fraterni tra la Chiesa russa e quella di Antiochia”, che insieme devono “chiedere a Dio grazia per le loro genti”. I due Patriarchi hanno quindi inaugurato una mostra dedicata alle relazioni tra le rispettive Chiese seguita alla presentazione della versione araba del libro del Patriarca di Mosca intitolato “Libertà e responsabilità”. Alla vigilia della visita, il portavoce del Patriarcato, l'arciprete Vladimir Vigilianski, aveva spiegato che quella di Kirill sarebbe stata una sorta di “missione di pace” in Medio Oriente per chiedere il dialogo tra le parti in lotta e “restaurare la stabilità politica” soprattutto in Siria. Nel Paese ha anche incontrato il premier Adel Safar, al quale ha chiesto una “soluzione pacifica” ai problemi della Siria. “Da persone di fede – ha detto Kirill le cui parole sono state riprese dall'agenzia Asianews – siamo convinti che le parti coinvolte debbano trovare la forza di mettere fine agli scontri”. “Promuovere il dialogo è dovere di tutti coloro che tengono alla Siria”, ha aggiunto. Dal canto suo, Adel Safar ha assicurato che il governo lavora per soddisfare le esigenze di giustizia del popolo e ha lodato la posizione “equilibrata” della Russia rispetto alla crisi siriana. Il Patriarca Kirill è poi partito per Beirut dove rimarrà fino a domani. Qui incontrerà alcuni leader cristiani come il Metropolita ortodosso Ilias e il Patriarca maronita di Antiochia. Il Patriarcato di Mosca ha espresso apprensione, recentemente, per la situazione delle minoranze cristiane nella regione mediorientale, dove cresce l’instabilità sociale e politica. “L’esempio dell’Iraq, Egitto e di altri Paesi che hanno sperimentato la cosiddetta ‘primavera araba’ – ha affermato padre Vigilianski – mostra che le minoranze, soprattutto cristiane, sono le prime a soffrire”. (A.L.)

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    India: aggredite due comunità cristiane del Karnataka

    ◊   Attivisti del Bajrang Dal, movimento ultranazionalista indù, hanno aggredito membri di due diverse comunità cristiane, impegnati in un servizio di preghiera, accusandoli di praticare conversioni forzate. È accaduto in questi giorni nel distretto di Hassan, nel Karnataka. L’ultimo episodio risale a ieri: il pastore H.S. Nagaraj, della Chiesa Immanuel Prarthanalaya di Arkalgud, aveva appena iniziato il servizio domenicale, quando dieci fondamentalisti induisti hanno fatto irruzione in chiesa, interrotto la preghiera e distrutto alcuni testi sacri. Successivamente, è arrivata la polizia locale che ha arrestato il pastore e tre fedeli. I fermati sono ancora in prigione. Il giorno prima, il 12 novembre, si è verificato un episodio simile. Sei fedeli della Bethel Ministry Church aspettavano l’autobus alla stazione di Belur. All’improvviso sono stati circondati da un gruppo di estremisti che chiedevano loro cosa facessero in città. Due uomini del gruppo sono stati malmenati. I cristiani sono poi stati portati alla stazione di polizia di Harehally. Le forze dell’ordine hanno emesso un mandato d’arresto. I due uomini, vittime dell’aggressione, sono ancora in carcere. Salgono così a 40 gli attacchi contro la comunità cristiana in Karnataka nel 2011. “Due incidenti in due giorni – commenta Sajan K George, presidente del Global Council of Indian Christians (Gcic) – smentiscono ogni promessa fatta alla comunità cristiana dal primo ministro del Karnataka, membro del Bharatiya Janata Party”. Nello Stato indiano sono attivi diversi gruppi integralisti. “Finché tali movimenti sfuggiranno ai duri provvedimenti del sistema penale indiano – aggiunge Sajan K George - le violenze continueranno”. Dal 2008 – ricorda l'agenzia AsiaNews - il governo del Karnataka è guidato dal Bharatiya Janata Party, partito ultranazionalista che sostiene gruppi e movimenti estremisti indù. (A.L.)

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    Turchia: diventata moschea la chiesa di Santa Sofia a Iznik

    ◊   In Turchia la chiesa di Santa Sofia a Iznik, fatta costruire nel VI secolo dall’imperatore Giustiniano sul modello dell’omonima basilica di Costantinopoli, l’attuale Istanbul, è diventata una moschea. Nel 1331 era già stata trasformata in luogo di culto musulmano dopo la conquista di Nicea, l’odierna Iznik, da parte del sultano Orhan Gazi. Durante la guerra di indipendenza turca, scoppiata nel 1919, l’edificio ha subito gravi danni. Le richieste di farne un museo – sottolinea l’Osservatore Romano – sono rimaste inascoltate. La riapertura al culto musulmano, dopo una lunga opera di restauro, è avvenuta alcuni giorni fa. Lo scorso 2 novembre, per la prima volta dal 1920, il muezzin ha chiamato alla preghiera i fedeli musulmani dal minareto costruito accanto alla chiesa. All’interno, gli affreschi che rappresentano la Madre di Dio e gli apostoli, sono stati lasciati. Il legame di questo luogo con le immagini è profondo: la chiesa di Santa Sofia a Iznik ospitò, nel 787, il secondo Concilio di Nicea che si pronunciò proprio in favore del ristabilimento del culto delle immagini. E’ stata sancita, in quell’occasione, la tradizione secondo cui “sono da esporre immagini venerabili e sante, a colori, in mosaico e in altra materia adatta, nelle sante Chiese di Dio, sui vasi e i paramenti sacri, sui muri e sulle tavole, nelle case e nelle vie”. “L’ultimo Concilio ecumenico riconosciuto dalla Chiesa cattolica e da quella ortodossa – ha scritto Giovanni Paolo II in occasione del XII centenario del II Concilio di Nicea - è un esempio notevole di ‘sinergia’ tra la sede di Roma ed un’assemblea conciliare. La dottrina di questo Concilio – ha aggiunto Papa Wojtyła - ha alimentato l’arte della Chiesa tanto in Oriente quanto in Occidente, ispirandole opere di una bellezza e di una profondità sublimi”. (A cura di Amedeo Lomonaco)

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    Inondazioni in Thailandia: la situazione migliora, ma resta alto lo stato di allerta

    ◊   In Thailandia l’emergenza delle inondazioni, che hanno causato 562 morti, sembra lentamente rientrare: l'acqua si sta ritirando dalle province centrali sommerse da inizio ottobre, le rovine dell'antica capitale Ayutthaya sono di nuovo asciutte, e proseguono nelle aree allagate, soprattutto a Bangkok, le operazioni di drenaggio. La capitale thailandese da dieci giorni è ulteriormente protetta da una maxi-barriera di sacchi di sabbia che sembra essere riuscita a frenare l’avanzata delle acque. Nonostante questi miglioramenti, l’allerta resta alta. Nonostante in diverse regioni l’acqua si ritiri, gli allagamenti continuano attualmente ad interessare 22 province su 77. Centinaia di migliaia di abitanti – ricorda l’agenzia Fides – sono inoltre stati costretti a riparare in centri di accoglienza improvvisati nel sud del Paese. Nella regione di Bangkok i negozi sono rimasti chiusi ed è molto difficile reperire generi alimentari di prima necessità. E’ alto, poi, il rischio di contrarre malattie causate dall’inquinamento dell’acqua. La situazione ha gravi riflessi anche sul lavoro e sull’economia. Il governo di Yingluck Shinawatra ha stimato che le fabbriche torneranno, a pieno regime, non prima di gennaio. Gravi ripercussioni si registrano anche nel sistema dei trasporti. Molte vie di comunicazione sono impraticabili. L’aeroporto interno Don Meuang di Bangkok, tuttora allagato, non tornerà operativo prima dell'inizio del 2012. Secondo gli esperti, l’intensità dei fenomeni atmosferici - che in questi giorni hanno provocato inondazioni e allagamenti in tutta la Thailandia - è dovuta alle abbondanti piogge monsoniche e alle tempeste tropicali che hanno colpito il Paese senza sosta. (A.L.)

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    Vescovi di Rwanda e Burundi a confronto sulla formazione dei sacerdoti

    ◊   “Quale formazione nei Seminari maggiori per il sacerdote di cui abbiamo bisogno?” È questo il titolo della riflessione dell’Assemblea plenaria dell'Associazione delle Conferenze episcopali di Rwanda e Burundi (Acoreb), che si è tenuta nella diocesi di Ngozi (Burundi) dal 7 al 10 novembre. Si tratta di un incontro tenuto solitamente due volte l'anno, alternativamente in Rwanda e in Burundi. In questa occasione, i vescovi hanno potuto discutere varie questioni che riguardano la cura pastorale dei due Paesi, in particolare circa la formazione dei futuri sacerdoti. Secondo un comunicato inviato all’agenzia Fides, ciascuna Conferenza episcopale ha avuto l'opportunità di illustrare come sia organizzata la formazione presso il Seminario maggiore. “Il risultato generale è che in entrambi i Paesi si verifica una fioritura di vocazioni. Ma dato il contesto in cui viviamo, e soprattutto il contesto della globalizzazione, è urgente rivedere la formazione impartita nei seminari, in modo che i sacerdoti siano in grado di essere adeguatamente preparati ad affrontare nel loro ministero, le sfide che la Chiesa si trova davanti” afferma la nota.I vescovi hanno convenuto sulla necessità di aumentare il numero dei sacerdoti che accompagnano i seminaristi nei loro studi superiori, ed hanno sottolineato che la formazione dei seminaristi non riguarda solo il seminario, ma è una questione che interessa tutta la comunità cristiana. La stessa comunità cristiana deve partecipare alla selezione dei candidati alla vita sacerdotale. Anche dopo l'ordinazione, il sacerdote deve essere accompagnato nel processo di formazione permanente. I vescovi si sono soffermati sulle difficoltà che devono affrontare i sacerdoti nei due Paesi. Oltre alla povertà, la crisi socio-politica in Rwanda e in Burundi non ha risparmiato i sacerdoti. Alcuni di loro hanno subito ferite profonde, che condizionano fortemente la loro vita sacerdotale e l'esercizio del loro ministero. Questi sacerdoti necessitano di essere aiutati a guarire e a superare la crisi. Alla luce di queste considerazioni, i vescovi stanno valutando la revisione del programma di formazione dei sacerdoti nei due Paesi ed hanno deciso di istituire un comitato congiunto per preparare un documento di lavoro sulla formazione dei sacerdoti. È stato istituto anche un comitato sull’etica globale, perché questa sia illuminata dalla luce cristiana. Nel corso dell’Assemblea plenaria dell’Acoreb i vescovi hanno incontrato la signora Ute-Koité Herschel di Missio Aachen, che ha fatto il punto sulla collaborazione tra l’organizzazione missionaria tedesca e la Chiesa del Rwanda e del Burundi. (R.P.)

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    I vescovi del Portogallo: la crisi mette a rischio la democrazia

    ◊   “L’attuale situazione nazionale e mondiale può mettere a rischio la democrazia. Risulta sempre più evidente che la politica internazionale non può ridursi, né tanto meno soggiacere ad un oscuro gioco di capitali, che farebbero scomparire la dialettica democratica”. E’ quanto scrive la Conferenza episcopale portoghese (Cep) che, a conclusione della sua Assemblea plenaria tenutasi a Fatima, ha emesso una nota pastorale intitolata “Speranza in tempo di crisi”. Secondo i vescovi, “non si deve cadere nelle mani di nuovi signori senza volto”, ma è necessario salvaguardare “un’esperienza comune e partecipativa dove tutti si possano riconoscere in valori e diritti condivisi, rispettando la verità, quale condizione basica di giustizia e pace sociale”. Il documento, ripreso dal Sir, ricorda che non è la prima volta che i mutamenti storici offrono l’occasione di una nuova presa di coscienza collettiva. Si invita anche ad approfondire i valori cristiani, rilevando una coesistenza di “fattori esterni ed interni” all’origine della crisi. “L’eccessiva speculazione finanziaria e la scarsa consistenza economica del Paese – si legge nel testo - si sono negativamente sommate. Solo il capitale che proviene dal lavoro – scrivono i presuli - realizza la persona umana e le attribuisce una priorità assoluta. L’eccessiva speculazione finanziaria e la scarsa consistenza economica del Paese si sono negativamente sommate. Ci siamo e ci hanno fatto alimentare di aspirazioni che si sono mostrate del tutto impossibili da raggiungere” scrivono i presuli portoghesi che sottolineano, nel contempo, l’importanza ed il rispetto dell’etica produttiva, perché “solo il capitale che proviene dal lavoro realizza la persona umana e le attribuisce una priorità assoluta”. I vescovi rivolgono infine un messaggio di speranza tanto ai cittadini quanto ai migranti maggiormente colpiti dalle difficoltà economiche e dalle incertezze per il futuro. A tutte le istituzioni sociali cattoliche si chiede “una solidarietà attiva, fondata nei valori e nei principi fondamentali della Dottrina sociale della Chiesa, riproducendo l’esempio di Cristo, che con la luce del Natale ha nuova vita ad identiche tenebre”. (A.L.)

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    Inghilterra-Galles: si apre a Leeds la plenaria dei vescovi

    ◊   Si riuniscono da oggi al 17 novembre a Leeds in Assemblea plenaria i vescovi cattolici di Inghilterra e Galles con un’agenda densa di temi che verranno delineati nella prolusione del loro presidente, l’arcivescovo di Westminster Vincent Nichols. Seguirà la presentazione di un rapporto sul progresso dell’Ordinariato di Nostra Signora di Walsingham da parte del vescovo Keith Newton e di una relazione della Commissione nazionale cattolica di salvaguardia sul lavoro in atto con le vittime degli abusi. La giornata di apertura si concluderà con la discussione di una bozza di costituzione del nuovo Forum nazionale dei sacerdoti e con l’intervento del nunzio apostolico nel Regno Unito, arcivescovo Antonio Mennini. Nelle successive sessioni i presuli concorderanno una strategia di priorità pastorali, da inserire nella pianificazione per il prossimo triennio o quinquennio, e riceveranno i rapporti elaborati dai diversi dipartimenti della Conferenza episcopale; si discuterà di educazione, anche alla luce del relativo disegno di legge attualmente al vaglio del Parlamento, dell’attività della rete Caritas e della pastorale per i detenuti. Nel contesto internazionale l’attenzione sarà rivolta alle principali questioni di competenza Ue, alla situazione in Terra Santa e a problemi inerenti allo sviluppo. Altri temi in agenda riguardano la risposta della Chiesa alla consultazione annunciata dal Governo britannico sulla possibilità per le coppie omosessuali di contrarre matrimonio civile e gli orientamenti sull’accoglienza dei sacerdoti dai Paesi esteri. I presuli daranno inoltre ampio spazio alla riflessione sui Lineamenti del Sinodo sulla Nuova Evangelizzazione e sui contenuti dell’Anno della Fede indetto da Benedetto XVI; un ultimo argomento di scambio toccherà la partecipazione della Chiesa cattolica alle celebrazioni per i 60 anni di regno della regina Elisabetta II. (M.V.)

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    Bolivia: i vescovi preparano una lettera pastorale su economia e ambiente

    ◊   E’ in corso da giovedì 10 novembre la 92.ma Assemblea dell’episcopato boliviano che presenta tre temi importanti nella sua agenda: il diaconato permanente, gli statuti della Conferenza episcopale boliviana e una lettera sull’ambiente. Dopo aver approvato il documento sul Diaconato permanente, che segnala le linee guida per questo ministero, e il nuovo statuto della Conferenza episcopale boliviana, i vescovi ora hanno iniziato il dibattito sul progetto di una lettera pastorale su ecologia e ambiente. Il documento – rende noto l’agenzia Fides - si propone di illustrare la posizione cattolica e di fornire una visione cristiana e una guida su questi temi attualmente presenti nel dibattito, nazionale e internazionale, e sui quali ci sono diverse interpretazioni, specie sul tema della "Madre Terra". Parallelamente agli argomenti esaminati dall’Assemblea, una commissione della Conferenza episcopale sta lavorando al messaggio per il popolo di Dio che sarà diffuso domani alla chiusura dell’Assemblea. Nel suo saluto d’apertura dell'Assemblea, il presidente dei vescovi boliviani, l’arcivescovo di Santa Cruz, il cardinale Julio Terrazas, ha ricordato la marcia degli indigeni per la salvaguardia del Parco Nazionale Isiboro Sécure (Tipnis), che "ha svegliato la consapevolezza della tutela ambientale", mettendo in evidenza l'urgenza di una parola che possa "guidare e motivare" su questo tema. Per l'urgenza dell'argomento, ha affermato il porporato, è importante "dedicare un tempo considerevole ad approfondire questo tema dell'ecologia e dell'ambiente, con la speranza di raccogliere in una lettera pastorale il risultato del nostro pensiero". Secondo la Commissione incaricata della prima bozza della lettera pastorale, la visione cristiana della natura riconduce l'ambiente e l'ecologia alla creazione di Dio, e non certo al concetto della “Pachamama” o “Madre Terra”, alla quale è stato dato il carattere di divinità o, al contrario, sono stati riconosciuti dei diritti come se fosse un individuo. (A.L.)

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    Argentina: campagna di solidarietà per le vittime della cenere vulcanica

    ◊   Ogni anno le segreterie nazionali delle quattro Pontificie Opere Missionarie (Pom) si radunano nella Regione di Patagonia-Comahue con i direttori diocesani per valutare e proporre linee di azione per l'anno seguente. Quest’anno gli animatori dell’Infanzia e Adolescenza Missionaria (Iam) hanno sollevato la triste situazione in cui vivono molte comunità a causa della cenere vulcanica: la situazione di disperazione, povertà e desolazione coinvolge da mesi molte persone che vivono nelle zone colpite dall’eruzione del Vvulcano Puyehue. A risentirne – ricorda l’agenzia Fides - sono specialmente i bambini e le famiglie. Come conferma il comunicato della direzione nazionale delle Pom dell’Argentina, è stata proposta l'idea di una campagna nazionale, in prossimità del Natale, indirizzata a tutti i bambini che desiderano unirsi inviando un disegno con un messaggio di speranza. Un messaggio che incoraggi i molti bambini, adolescenti, giovani, anziani e famiglie che stanno attraversando questo momento difficile, di cui molti mass media neanche parlano. La cenere proveniente dal complesso vulcanico del Cile, Puyehue-Cordón Caulle, continua a provocare disagi alla popolazione che vive nei Paesi dell'interno dell’Argentina. Negli ultimi giorni la situazione è diventata ancor più complessa a causa del clima e dei venti. Ampie aree sono coperte dalla cenere e sono paralizzate quasi tutte le attività della zona centrale del Paese. La neo presidente del Paese, Cristina Fernandez, ha dovuto rimandare per questo motivo una visita alla provincia centrale di Santa Fé. Il comunicato delle Pom si conclude con l'invito a tutti affinché un’ampia adesione a questa campagna possa aiutare la nazione e far diventare il Paese più solidale, fraterno e missionario. (A.L.)

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    Terra Santa: campagna di solidarietà natalizia per Betlemme

    ◊   “Ats pro Terra Sancta”, l’associazione no profit della Custodia di Terra Santa, lancia per il terzo anno consecutivo una campagna di raccolta fondi natalizia dedicata ai bambini, alle giovani famiglie e agli anziani di Betlemme. Sono, infatti, queste le categorie che più risentono della difficile situazione politica ed economica in cui si trova la città natale di Gesù. I frati francescani della Custodia di Terra Santa – rende noto l'agenzia Sir - si adoperano per assistere la popolazione, cercando di rispondere ai bisogni più immediati delle fasce più deboli, in particolare provvedendo alla mancanza di assistenza medico-sanitaria pubblica e sostenendo, insieme alla Società Antoniana, anche l’attività delle Suore Gianelline e delle loro opere a servizio degli anziani di Betlemme. La campagna vedrà il coinvolgimento di numerose diocesi e parrocchie in Italia e all’estero. Per il 2012 i frati della Custodia prevedono di destinare a Betlemme 200 mila euro. Il contributo della campagna natalizia aiuterà in particolare 300 famiglie palestinesi, 150 bambini e 100 anziani. Per sostenere la campagna: ; con bonifico bancario Ats pro Terra Sancta Banca popolare etica Iban: IT67 W050 18121010 0000 0122691 e con bollettino postale conto corrente postale 756205, intestato a Terrasanta Gerusalemme. (A.L.)

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    Mozambico: il 21 novembre l'inaugurazione del Centro di accoglienza per l'infanzia a rischio

    ◊   Lunedì 21 novembre, nella memoria della Presentazione della Beata Vergine Maria, viene inaugurato, in Mozambico, il centro di accoglienza “O Viveiro” per bambine e ragazze, sorto su iniziativa dell’omonima Onlus di diritto italiano volta alla promozione umana, morale e sociale di ragazzi e ragazze in stato di disagio. La nuova struttura sorge a Chitima, in provincia di Tete e potrà ospitare a pieno regime una ventina di adolescenti tra i 12 e i 18 anni, che potranno proseguire gli studi in ambiente protetto, ricevere formazione spirituale e fruire di assistenza sanitaria. All’origine dell’iniziativa è l’intento della Chiesa locale e della Onlus citata di rispondere ad alcune urgenze e necessità del territorio, tra cui l’elevato numero di orfani, un alto tasso di analfabetismo femminile, l’ingresso tardivo delle ragazze nel sistema scolastico e l’alto numero di abbandoni, la scarsa conoscenza del portoghese, l’avvio in età adolescenziale al lavoro o ad attività moralmente inaccettabili. Costruito su un terreno di sette ettari il progetto è composto, oltre alle unità abitative, da una cappella già inaugurata e dedicata alla Gran Madre di Dio, e da aule di studio, laboratori, un alloggio per formatori, una foresteria ed un’infermeria per assistenza di primo e pronto soccorso. Parte del terreno disponibile è stata destinata alle coltivazioni agricole e all’allevamento, ai fini del parziale auto-sostentamento del Centro e per l’apprendimento di tecniche e processi a beneficio della popolazione rurale locale. Sono attesi alla cerimonia inaugurale il vescovo di Tete, mons. Inácio Saure, sacerdoti e religiosi diocesani e autorità civili, insieme ad esponenti della Onlus promotrice, tra i quali la presidente, dott.ssa Flaminia Giovanelli, sotto-segretario del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace. (M.V.)

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    Tibet: ritrovati testi della Sacra Scrittura e della storia della Madonna

    ◊   Sono stati recentemente ritrovati testi della Sacra Scrittura e della storia della Madonna in tibetano, in ottimo stato di conservazione, nell’unica chiesa cattolica tibetana, la parrocchia di Mang Kang. I 45 volumi della Sacra Scrittura in tibetano – rende noto l’agenzia Fides - sono stati tradotti e pubblicati nel 1931, mentre i 489 fascicoli della Storia della Madonna sono del 1932. Secondo gli esperti, sono gli unici testi cattolici in tibetano conservati in condizioni così perfette. Tanti fedeli hanno già chiesto di ristampare questi due testi, che sono ancora utili per la vita della Chiesa e per la missione della parrocchia di Mang Kang (conosciuta anche come Shang Yan Jing). La chiesa è stata costruita nel 1855, dopo l’arrivo dei missionari della Società per le Missioni Estere di Parigi (Mep). La storia dell’evangelizzazione in Tibet ha radici profonde: il missionario francescano, il Beato padre Odorico Mattiuzzi da Pordenone (1265-1331), è stato il primo occidentale giunto in Tibet. Nel 1600, furono diversi i missionari gesuiti inviati in Estremo Oriente. Ma furono uccisi, espulsi o costretti alla fuga. Nel 1707 furono i missionari lazzaristi ad arrivare in Tibet, come ricorda una grande campana nel Tempio di Jokhang, a Lhasa. Nel 1741 vennero inviati per la missione tibetana altri 9 missionari lazzaristi, che però furono costretti a lasciare la regione nel 1745 per forti contrasti con il Dalai Lama. Nel 1812 il primo missionario laico cinese venne subito espulso. Nel 1846 il superiore dei lazzaristi della comunità dell’arcidiocesi di Pechino inviò due missionari in Tibet. Nel 1861 fu istituito il vicariato apostolico tibetano. Attualmente, la comunità cattolica di Yan Jing è composta da un sacerdote tibetano, il parroco, due anziane religiose, due novizie e oltre 740 fedeli laici. (A.L.)

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    Chiese e Ue: mons. Crociata apre a Roma il seminario di studio per i vescovi

    ◊   Sarà mons. Mariano Crociata, segretario generale della Cei, ad aprire questo pomeriggio a Roma il seminario di studio e aggiornamento per i vescovi italiani “Chiesa e confessioni religiose nel sistema dell’Unione europea”, che la Cei promuove fino al 16 novembre. L’intervento conclusivo, la mattina del 16 novembre (ore 11.30), è affidato al cardinale presidente Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e vicepresidente del Ccee (Consiglio Conferenze episcopali d’Europa). Tra i temi trattati il cammino dell’Ue; il contributo della Chiesa alla casa comune europea; Chiese, comunità cristiane e Unione europee. Sul tema “Procedure ed esperienze di dialogo tra confessioni religiose e istituzioni comunitarie” verranno illustrati i contributi della Santa Sede e della Commissione episcopati comunità europea (Comece). Al seminario – ricorda il Sir - interverranno tra gli altri l’europarlamentare Mario Mauro, l’avvocato generale della Corte di giustizia Ue Paolo Mengozzi; mons. Ettore Balestrero, sottosegretario della Segretaria di Stato per i Rapporti con gli Stati e il cardinale Josip Bozanic, arcivescovo di Zagabria. (A.L.)

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    Regina Apostolorum: istituita la cattedra Arosio di alti studi medievali

    ◊   Promuovere gli studi medievali ed immettere nuova linfa nella cultura italiana e internazionale. E’ l’obiettivo della cattedra Marco Arosio di Alti Studi Medievali istituita presso la Facoltà di Filosofia dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum di Roma. La cattedra vuole ricordare la figura dello studioso Marco Arosio, già docente dello stesso Ateneo, prematuramente scomparso nell’aprile 2009. In occasione dell’inaugurazione della cattedra, si è tenuta stamani una Lectio Magistralis del prof. Alessandro Ghisalberti, docente di Storia della filosofia medievale nell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, sul tema “Essere e Logos: l’incontro di rivelazione e filosofia in Tommaso d’Aquino”. Fra i vari temi affrontati nella sua relazione, il prof. Ghisalberti ha spiegato che, sul piano filosofico, la rivelazione del Verbo in Dio ha reso noto all’uomo, che la accoglie nella fede, che il nome di Dio può essere collegato con il Logos di cui parla la filosofia greca, con il Principio in cui i filosofi hanno fatto convergere il fondamento della ragione, del pensiero, della totalità delle cose, l’istanza unificatrice del molteplice presente nel pensiero e nella realtà. Oltre alla cattedra, è stato anche istituito il ‘Premio Marco Arosio’, che intende premiare una monografia, inedita o pubblicata in Italia nel periodo dall’1 gennaio 2010 all’1 settembre 2011, scritta in lingua italiana da laureati che non abbiano superato i trentacinque anni di età al momento dell’invio della domanda di partecipazione. I contenuti delle opere in concorso ricorderanno gli interessi e le ricerche del compianto studioso e dovranno perciò vertere su istanze filosofiche e teologiche legate al periodo medievale (sec. V- XV). (A.L.)

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    Alla Lateranense, il colloquio annuale di Dottrina Sociale della Chiesa

    ◊   “Il ruolo delle istituzioni alla luce dei principi di sussidiarietà, di poliarchia e di solidarietà”: è questo il titolo del colloquio annuale di Dottrina sociale della Chiesa che si svolgerà presso la Pontificia Università Lateranense il 17 e 18 novembre. Organizzato dall’Area internazionale di ricerca Caritas in Veritate dell’ateneo del Laterano in collaborazione con le Settimane sociali dei cattolici italiani, l’iniziativa sarà strutturata in due giornate, suddivise a loro volta in quattro sessioni. “Il ruolo delle istituzioni politiche globali” e “Il ruolo delle istituzioni economiche e finanziarie” saranno i titoli delle sessioni di giovedì 17, mentre il giorno seguente si rifletterà su “Governance o governo? La Dottrina sociale della Chiesa di fronte alla sfide della globalizzazione” e su “La Civitas nell’insegnamento di Benedetto XVI successivo alla Caritas in Veritate. “Il colloquio - spiega il direttore dell’area di ricerca, Caritas in Veritate, Flavio Felice – riflette il senso specifico della Magistero sociale della Chiesa: quello di mettere la persona al centro delle istituzioni e orientare queste ultime al bene comune e ad una cultura della solidarietà”. Per l’economista della Lateranense, “proprio in questo momento di crisi nazionale e globale le istituzioni diventano così una garanzia necessaria di libertà e giustizia”. (A.G.)

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    Figlie di San Camillo: decennale della beatificazione del fondatore, padre Luigi Tezza

    ◊   “Il rapporto con Dio si misura attraverso il rapporto con gli altri. E questo avviene anche nella vita consacrata, all’interno della quale va rivisto il concetto di autorità e di obbedienza, per crescere insieme nell’uguaglianza e nella fraternità” E’ quanto ha detto ieri mons. Joa`o Braz de Aviz, prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, in occasione della celebrazione eucaristica nella Casa Generalizia delle Figlie di San Camillo, a Grottaferrata, per il decennale della beatificazione del loro fondatore, Padre Luigi Tezza. Durante l’omelia, il presule ha spiegato che: “E’ importante vedere nel superiore o nella superiora innanzitutto un fratello o una sorella. Questo non vuol dire ignorare le gerarchie, ma far prevalere un sentimento di comunione, utile a perfezionare la vita di comunità”. Raccontando la sua esperienza, mons. Joa`o Braz de Aviz, ha ricordato che: “La maggior parte dei religiosi e delle religiose che decidono di allontanarsi dalla vita consacrata lo fanno dicendo: Non mi sento più a casa mia”. Oppure: “Non mi trovo più bene con i confratelli. Ritrovare, perciò, e alimentare, lo spirito di fratellanza all’interno delle comunità, deve essere una delle nostre prossime sfide”. Rivolgendosi alle religiose presenti, il prefetto ha detto: “Per quel che riguarda le Figlie di San Camillo, sarà importante rievocare gli insegnamenti del Beato Luigi Tezza, e farne tesoro nella vita quotidiana, come pure nell’assistenza agli infermi e agli ultimi”. Per l’occasione, sull’altare con il prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, ha concelebrato il superiore generale dei Ministri degli Infermi, padre Renato Salvatore. “Allenarsi a vivere nel presente, è un’occasione per vivere le santità” ha continuato l’ex arcivescovo di Brasilia, aggiungendo che “vivere appieno il rapporto con Dio, soprattutto in quei Paesi dove la ricchezza è diffusa, è molto difficile. Il nostro impegno deve essere dunque teso a ripristinare un rapporto saldo con il Signore”. “E non farlo unicamente rispettando i comandamenti o far leva su quanto abbiamo maturato in passato, ma impegnandoci di più. Bisogna appassionarsi a Dio, innamorarsi di Dio, così come fanno due sposi che si amano”. In apertura, nel suo indirizzo di saluto al prefetto, la superiora generale delle Figlie di San Camillo, madre Laura Biondo, ha ricordato i passi più importanti della vita del Beato Luigi Tezza che, insieme con la Beata Giuseppina Vannini, ha avviato l’Istituto, evidenziando che: “La perfezione della carità, alla quale conduce la nostra consacrazione, comporta di vivere la nostra particolare testimonianza cristiana e religiosa in spirito di famiglia, con dedizione all’altro fino al dono della vita, esercitando il nostro particolare apostolato anche con il rischio della stessa vita, come indicato nel quarto voto della nostra professione”. (A cura di Davide Dionisi)

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    24 Ore nel Mondo



    Nucleare iraniano. Londra non esclude l'opzione militare, ma Berlino frena

    ◊   Si discute a livello internazionale della situazione relativa all’Iran e ai suoi programmi nucleari. A riaccendere il dibattito è stato, una settimana fa, il rapporto dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea), che ha apertamente dichiarato che l'Iran potrebbe lavorare allo sviluppo dell'arma atomica. Si parla di sanzioni ma anche di intervento militare. Il servizio di Fausta Speranza:

    Sanzioni, intervento militare, diplomazia: sono i termini che tornano nel dibattito. Nessuno caldeggia la scelta militare ma, mentre c’è chi la esclude, c’è chi come la Gran Bretagna ribadisce che “tutte le opzioni devono restare sul tavolo”. Il ministro degli Esteri, Hague, afferma che Londra non la prevede al momento, che non la auspica ma che la considera assieme a tante altri opzioni. Diversa la posizione della Germania, che si dice “assolutamente contraria a considerare l'opzione militare in Iran”. “Se l'Iran si rifiuta di cooperare con l'Aiea – dichiara Berlino – scatteranno sanzioni più severe". Anche il Lussemburgo non vuole sentir parlare di opzione militare: “Le conseguenze di un intervento militare contro l'Iran – afferma il capo della diplomazia – “sarebbero devastanti”. Il punto, secondo il Lussemburgo, è che bisogna convincere Pechino e Mosca sulle sanzioni. E anche dalla Francia arriva l’invito a “concentrarsi su nuove sanzioni per evitare ogni intervento irreparabile”. Si distingue la Russia che mette in discussione l’allarme lanciando accuse: parla di una “campagna orchestrata” contro il programma nucleare iraniano per “alimentare la tensione” e “imporre nuove sanzioni”. Mosca afferma di sostenere la via diplomatica ma senza la strada delle sanzioni, che sarebbe esaurita. Da parte sua, il presidente degli Stati Uniti promette sul dossier Iran consultazioni nelle prossime settimane con Russia e Cina. Barack Obama afferma: “Nessuna opzione è esclusa ma la via privilegiata è e sarà la diplomazia”.

    Consiglio Esteri Ue: appello contro violenze sommarie e vendette in Libia
    I ministri degli Esteri dell'Unione Europea hanno preso nota con preoccupazione dei rapporti sulle violazioni di diritti umani e delle leggi internazionali che includono vendette ed esecuzioni sommarie in Libia. I ministri accolgono l'impegno delle autorità libiche “a prendere azioni per porre fine a questi atti, condurre investigazioni imparziali e assicurare i responsabili di queste violazioni alla giustizia”.

    Raid israeliani a Gaza, ucciso un agente delle forze di sicurezza di Hamas
    Raid israeliani nella Striscia di Gaza hanno ucciso un agente della sicurezza di Hamas. Nell’attacco, che ha distrutto una postazione dei servizi di sicurezza del movimento islamico, sono rimasti feriti altri quattro agenti e due risultano dispersi. I raid sono la risposta a un lancio di razzi nel sud di Israele.

    Arabia Saudita: decapitato condannato a morte
    Un uomo riconosciuto colpevole di omicidio è stato decapitato in Arabia Saudita, il boia ha usato la sciabola. La condanna di ieri porta ad almeno 68 il numero delle esecuzioni dall'inizio dell’anno nel Paese arabo. Lo scorso settembre, Amnesty International aveva chiesto a Riad “una moratoria immediata” delle esecuzioni. In Arabia Saudita, lo stupro, l'omicidio, l'apostasia, il furto a mano armata e il traffico di droga sono reati puniti con la pena capitale.

    Tre esplosioni a Mogadiscio
    Almeno tre esplosioni hanno scosso la notte scorsa e questa mattina alcune città roccaforti dei miliziani di Al Shabaab intorno alla capitale somala di Mogadiscio. La prima è stata segnalata domenica scorsa nella città di Afgoye, a 30 chilometri a sud di Mogadiscio. I residenti hanno riferito ai media locali di aver notato una luce fortissima come di un missile lanciato dall'alto. Mentre due altre esplosioni si sono verificate questa mattina nella regione di Ambareso, nell'area denominata "K50", a 50 chilometri dalla capitale e nei pressi del distretto di Lantaburo. Alcuni testimoni, cittadini di Afgoye, hanno detto che un missile avrebbe colpito un orfanotrofio vicino alla città di Tadamun. Osservatori sottolineano che non è escluso che le forze militari kenyane e del governo di transizione somalo abbiano deciso di sferrare un attacco decisivo per stanare definitivamente i miliziani di Al Shabaab dalle città roccaforti.

    Myanmar. Granata contro orfanatrofio
    Almeno 10 persone sono morte e 27 sono rimaste ferite ieri sera nello scoppio di una granata che due uomini, a bordo di una motocicletta, hanno lanciato contro un orfanotrofio nella città di Myitkyina, nel nord del Myanmar. La zona è quella di Kachin, dove negli ultimi mesi si sono verificati intensi scontri tra esercito e milizie separatiste.

    Tre ostaggi francesi liberati in Yemen
    In Yemen, liberati i tre ostaggi francesi che erano nelle mani di uomini di al Qaeda dal 28 maggio scorso. I tre operatori umanitari, due donne e un uomo, appartengono all’Ong francese "Triangle Generation Humanitaire". Il presidente francese, Nicolas Sarkozy, ha ringraziato il sultano d'Oman e le autorità per l'aiuto determinante nella liberazione degli ostaggi.

    Grecia: Papademos presenta oggi il suo programma al parlamento
    Questa sera alle 19, il nuovo premier greco, Papademos, presenterà il suo programma di governo al parlamento. Nelle prossime 48 ore, invece, i rappresentanti del Fondo monetario internazionale (Fmi), Unione Europea e Banca centrale europea (Bce) si recheranno in Grecia per dare il via libera alla sesta tranche di aiuti da otto miliardi di euro. I rappresentanti internazionali chiedono che il governo greco porti avanti le riforme strutturali più urgenti: la chiusura o la fusione degli Enti statali inutili, le privatizzazioni, la liberalizzazione delle professioni e la sospensione temporanea dal lavoro di 30 mila dipendenti statali. Entro lunedì prossimo, il governo greco dovrà presentare il nuovo bilancio 2012, che sarà sottoposto a controllo da parte dei commissari.

    La Republika Srpska chiede all'Onu di chiudere l'ufficio dell'Alto rappresentante
    La Republika Srpska (Rs, entità a maggioranza serba della Bosnia-Erzegovina) ha chiesto ufficialmente al Consiglio di sicurezza dell'Onu la chiusura dell'Ufficio dell'Alto rappresentante internazionale per la Bosnia. In una lettera firmata dal presidente della Rs, Milorad Dodik - della quale hanno dato notizia i media a Belgrado - si afferma che le azioni dell'Alto rappresentante vanno bel al di là della sua autorità definita dagli accordi di Dayton, che nel 1995 posero fine alla guerra. “Dopo 16 anni di pace non vi è ormai più alcuna necessità di avere in Bosnia-Erzegovina un alto rappresentante, che viola i diritti umani e democratici dei cittadini bosniaci, frena lo sviluppo economico, non favorisce l'integrazione nella Ue e mina la costruzione di un consenso interno”, ha detto Dodik nel suo messaggio all'Onu.

    Strage di Oslo: prima udienza, pubblico ammesso in aula
    Oggi ad Oslo, prima udienza, aperta al pubblico, per Andrers Behring Breivik, autore della strage del 22 luglio scorso sull'isola norvegese di Utoya. L'attentato costò la vita a 77 persone, in maggioranza giovani. Il giudice ha prorogato di altre 12 settimane la carcerazione di Breivik in vista del processo che dovrebbe cominciare nella primavera del 2012.

    Obama chiede a Pechino il rispetto delle regole commerciali internazionali
    La Cina “rispetta i legittimi interessi degli Stati Uniti nella regione dell'Asia-Pacifico e, come ha detto il presidente Barack Obama, gli Usa rispettano i legittimi interessi della Cina”. Questa la diplomatica risposta del portavoce del Ministero degli esteri cinese, Lui Weimin, alle critiche rivolte alla “chiusura” del mercato cinese dal presidente americano al vertice dell'Apec, l'Associazione dei Paesi del Pacifico, in corso a Honolulu. Obama ha invitato la Cina a comportarsi come un Paese “adulto” e rispettare le regole della comunità” internazionale negli affari economici, anche sui tassi di cambio. I governi e le imprese occidentali criticano spesso la Cina, sostenendo che il suo mercato è ancora “protetto” da pesanti interventi statali. In una risposta piu” esplicita, il funzionario degli Esteri, Pang Sen, ha sottolineato che Pechino rispetta le regole fissate dagli accordi che vengono negoziati e ai quali prende parte in prima persona. “Se le regole vengono stabilite da uno o piu” Paesi, la Cina non ha l'obbligo di rispettarle”, ha sottolineato Pang.

    Ossezia del Sud al ballottaggio per il nuovo presidente
    Elezioni presidenziali ieri nel piccolo Stato separatista dell’Ossezia del sud, dichiaratosi indipendente nel 2008 dopo la guerra con la Georgia, anche se non è stato riconosciuto internazionalmente se non da Mosca. Primo esito del voto: il ballottaggio che si terrà tra i due candidati più votati. Ma ieri i cittadini si sono pronunciati anche su un referendum sull’adozione del russo come lingua ufficiale dello Stato. Il segretario generale della Nato, Rasmussen, e l’Alto rappresentante Ue per la politica estera, Ashton, hanno dichiarato che le rispettive istituzioni non riconoscono le elezioni e hanno ribadito di rispettare la sovranità e l'integrità territoriale della Georgia all'interno dei suoi confini riconosciuti a livello internazionale. Il servizio di Giuseppe D’Amato:

    La situazione in Ossezia del Sud è tranquilla, le presidenziali di referendum si sono svolte regolarmente con oltre il 66 per cento di affluenza alle urne. La Georgia non riconosce queste consultazioni come legali. Di tutt’altro avviso la Russia: i 65 mila osseti meridionali hanno scelto il loro futuro leader fra 11 candidati. In testa vi è il favorito, il responsabile della protezione civile, Anatoli Bibilov, appoggiato dal presidente uscente, Kokoity, che però non ha superato la soglia del 50 per cento più una delle preferenze, quindi sarà necessario il ballottaggio con Alla Dzhioeva. Bibilov propone la riunione di tutti gli osseti in un unico Stato. L’Ossezia settentrionale è una regione della Russia, mentre quella meridionale si è separata dalla Georgia all’inizio degli anni ’90. Come si ricorderà, Tiblisi ha poi tentato di riconquistare con le armi la provincia ribelle nell’agosto 2008. Il referendum ha sancito l’elevazione del russo a lingua di Stato.

    Dalla nave arenata in Nuova Zelanda rimosso il petrolio: restano i container
    In Nuova Zelanda, le squadre di salvataggio hanno aspirato quasi tutte le 1300 tonnellate di carburante dai serbatoi della portacontainer Rena. Nella nave, incagliata da sei settimane in una barriera corallina al largo del porto di Tauranga, restano ancora 1200 container, alcuni con materiali pericolosi. Per rimuoverli ci vorranno mesi di lavoro. Degli 88 container caduti in mare in seguito all'incidente, solo 32 sono stati individuati dai sonar. La Rena si è incagliata il 5 ottobre disperdendo in mare circa 350 tonnellate di petrolio, che hanno raggiunto le spiagge e ucciso più di 1300 uccelli marini. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza e Giovanni Cossu)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 318

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli.