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Sommario del 13/11/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • All’Angelus il Papa ricorda la parabola dei talenti: “Sarebbe da stolti pensare che questi doni siano dovuti, così come rinunciare ad impiegarli sarebbe un venir meno allo scopo della propria esistenza”
  • La Chiesa proclama Beato mons. Carl Lampert, martire del nazismo
  • Cellule staminali adulte: il cardinale Ravasi ricorda i successi della 'medicina rigenerativa'
  • Oggi in Primo Piano

  • Italia, crisi di governo: oggi consultazioni del capo dello Stato
  • Ossezia del Sud: presidenziali e referendum sulla lingua russa
  • Al via a Tunisi la plenaria della Conferenza episcopale regionale del Nord dell’Africa
  • Presentato il libro ‘Abba Marcello - Viaggio nel cuore dell’Africa missionaria’
  • I delegati del Signis a Roma per riflettere sul ruolo dei media cattolici
  • Chiesa e Società

  • Pakistan: stupri e violenze non denunciate dalle vittime per paura di essere “segnate”
  • Afghanistan: diminuisce il numero di rimpatriati nel Paese
  • Cile: i giovani e la “Missione della gioventù” al centro dell'Assemblea dell'episcopato
  • Oltre 4000 giovani ieri ad Assisi per il IX Pellegrinaggio degli universitari romani
  • Somalia: attrezzature mediche dall’Italia ad un ospedale del Puntland
  • Corno d'Africa: progetto Don Orione nella diocesi kenyana di Marsabit
  • Sud Sudan: inaugurato un nuovo padiglione nell’ospedale di Yirol
  • Domani a Loreto il ritiro spirituale per sacerdoti del Rinnovamento nello Spirito Santo
  • Gerusalemme: nella Basilica del Santo Sepolcro scoperti affreschi del XII secolo
  • Missionari di Maryknoll: un video racconta la storia delle missioni in America Latina
  • Vicenza: dal 2012 il Festival Biblico sede di un Simposio internazionale
  • 24 Ore nel Mondo

  • Scontri a Damasco dopo la decisione della Lega Araba di sospendere la Siria
  • Il Papa e la Santa Sede



    All’Angelus il Papa ricorda la parabola dei talenti: “Sarebbe da stolti pensare che questi doni siano dovuti, così come rinunciare ad impiegarli sarebbe un venir meno allo scopo della propria esistenza”

    ◊   Nel Vangelo di oggi, la parabola dei talenti, Gesù ci invita a riflettere sui doni che abbiamo ricevuto e a come usarli per la crescita del Regno di Dio. E’ quanto ha sottolineato stamani Benedetto XVI all’Angelus aggiungendo che la Parola di Dio ci esorta alla sobrietà, alla vigilanza e ad una vita cristiana attiva e diligente. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Nella celebre parabola dei talenti - ricorda il Papa - Gesù racconta di tre servi ai quali il padrone, prima di partire per un lungo viaggio, affida le proprie sostanze. Due di loro fanno fruttare i beni ricevuti. Il terzo servo, invece, nasconde il denaro in una buca. Tornato a casa, il padrone si compiace dei primi due servitori e rimane deluso del terzo:

    “Quel servo, infatti, che ha tenuto nascosto il talento senza valorizzarlo, ha fatto male i suoi conti: si è comportato come se il suo padrone non dovesse più tornare, come se non ci fosse un giorno in cui gli avrebbe chiesto conto del suo operato”.

    Il talento – aggiunge il Papa - non può essere disgiunto dalla missione da compiere affidata dal Signore ad ogni persona:

    “Con questa parabola, Gesù vuole insegnare ai discepoli ad usare bene i suoi doni: Dio chiama ogni uomo alla vita e gli consegna dei talenti, affidandogli nel contempo una missione da compiere. Sarebbe da stolti pensare che questi doni siano dovuti, così come rinunciare ad impiegarli sarebbe un venir meno allo scopo della propria esistenza”.

    Il Santo Padre ricorda il commento alla pagina evangelica dei talenti da parte di San Gregorio Magno:

    “Egli scrive: È perciò necessario, fratelli miei, che poniate ogni cura nella custodia della carità, in ogni azione che dovete compiere” (Omelie sui Vangeli 9,6). E dopo aver precisato che la vera carità consiste nell’amare tanto gli amici quanto i nemici, aggiunge: se uno manca di questa virtù, perde ogni bene che ha, è privato del talento ricevuto e viene buttato fuori, nelle tenebre”.

    “La carità – osserva il Papa - è il bene fondamentale che nessuno può mancare di mettere a frutto e senza il quale ogni altro dono è vano”. “Solo praticando la carità, anche noi potremo prendere parte alla gioia del nostro Signore”. La Parola di Dio di questa domenica – afferma il Santo Padre - “ci ammonisce circa la provvisorietà dell’esistenza terrena e ci invita a viverla come un pellegrinaggio”, tenendo lo sguardo rivolto alla meta, “a quel Dio che ci ha creato e, poiché ci ha fatto per sé (cfr S. Agostino, Conf. 1,1), è il nostro destino ultimo e il senso del nostro vivere”.

    “Passaggio obbligato per giungere a tale realtà definitiva è la morte, seguita dal giudizio finale. L’apostolo Paolo ricorda che 'il giorno del Signore verrà come un ladro di notte' (1 Ts 5,2), cioè senza preavviso. La consapevolezza del ritorno glorioso del Signore Gesù ci sprona a vivere in un atteggiamento di vigilanza, attendendo la sua manifestazione nella costante memoria della sua prima venuta”.

    Dopo la recita dell'Angelus, salutando i pellegrini di lingua francese, Benedetto XVI ha affidato alla preghiera dei fedeli il viaggio che da venerdì a domenica prossimi lo porterà in Benin, in Africa, e anche gli sforzi di chi, in quel Continente, opera per la sicurezza delle popolazioni, la riconciliazione e la pace. Il Santo Padre ha anche ricordato che oggi ricorre la Giornata Mondiale del Diabete, malattia cronica che affligge molte persone. “Prego per tutti questi fratelli e sorelle – ha detto il Papa - e per quanti condividono ogni giorno la loro fatica”. Il Pontefice ha infine rammentato che oggi la Chiesa italiana celebra la Giornata del Ringraziamento:

    “Guardando ai frutti della terra che anche quest’anno il Signore ci ha donato, riconosciamo che il lavoro dell’uomo sarebbe vano se Lui non lo rendesse fecondo. ‘Solo con Dio c’è futuro nelle nostre campagne’. Mentre rendiamo grazie, impegniamoci a rispettare la terra, che Dio ci ha affidato”.

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    La Chiesa proclama Beato mons. Carl Lampert, martire del nazismo

    ◊   Non ebbe paura di opporsi al regime nazista e di testimoniare fedeltà a Cristo, e per questo, nel tragico periodo della persecuzione anticattolica in Austria, fu deportato e condannato a morte: si tratta di mons. Carl Lampert, che la Chiesa da oggi annovera nella schiera dei Beati. All'Angelus il Papa ha ricordato questa figura di sacerdote martire sottolineando che "nel tempo oscuro del nazionalsocialismo, ha visto con chiarezza il significato della parola di San Paolo: Noi non apparteniamo alla notte nè alle tenebre" A presiedere, nel pomeriggio, la Messa di Beatificazione a St. Martin in Dornbirn, nel land austriaco del Voralberg, il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Il servizio di Claudia Di Lorenzi:

    Morì pronunciando i nomi di Gesù e di Maria, a cui testimoniò fedeltà incrollabile nel tragico periodo della persecuzione anticattolica in Austria, durante la seconda guerra mondiale. E divenne per tutti, in ogni tempo, modello di amore a Cristo e alla Chiesa. Il sacerdote austriaco Carl Lampert, pro-vicario dell’amministrazione apostolica di Innsbruck-Feldkirch, fu vittima delle violenze del regime nazista, a cui manifestò apertamente, con coraggio, il proprio dissenso: arrestato tre volte, fu internato in due campi di concentramento, esiliato e condannato alla decapitazione con l’accusa di spionaggio. Una lunga via crucis che lo condusse al martirio, ma che affrontò restando saldo nella fede, grazie ad una profonda unione con Dio. E’ quanto evidenzia il cardinale Angelo Amato, prefetto della congregazione delle Cause dei Santi:

    “Carl Lampert non giunse impreparato all'ora della suprema testimonianza. Prima di morire, scriveva al fratello Julius: (…) “Una consolazione enorme rappresenta per me l'aiuto quasi miracoloso di Dio. Pensa che celebro quasi quotidianamente! Un miracolo, sempre ho il Signore con me nel Santissimo Sacramento!”

    Una fede che, piuttosto, spingeva il nuovo Beato ad offrire per gli atri i propri patimenti. Il cardinale Amato ricorda ancora i suoi scritti:

    “Ogni giorno do a tutti la benedizione sacramentale (…) e posso pregare molto, imploro per voi, vi aiuto in questo modo. Veramente 'non temo alcun male, anche se camminassi nelle tenebre della morte, perché il Signore è con me' [...]. Davanti a me c'è una piccola immagine della Madonna con un piccolo fiore [...]. Il Cristo e la sua Santa Madre trovano la strada anche per giungere fino a questi luoghi”.

    “Il martirio è il più grande atto di amore verso Dio e costituisce la via più nobile verso la santità” rimarca quindi il prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi che così sintetizza l’eredità lasciata dal nuovo Beato:

    “Come il sacrificio di Cristo fu pegno di salvezza per l'umanità, così il sacrificio del Beato Lampert sarà seme di rinnovata vita cristiana nella terra benedetta dell’Austria”.

    Un esempio – ha concluso il cardinale Amato - prezioso soprattutto per le giovani generazioni austriache.

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    Cellule staminali adulte: il cardinale Ravasi ricorda i successi della 'medicina rigenerativa'

    ◊   Si è svolta in settimana in Vaticano la Conferenza internazionale dal titolo “Le cellule staminali adulte: la scienza e il futuro dell’uomo e della cultura”. Al termine dell’incontro, promosso dal Pontificio Consiglio della Cultura e della Fondazione “Stem for Life”, i partecipanti sono stati ricevuti in udienza da Benedetto XVI. Nell’occasione, il Papa ha affermato che “la Chiesa offre il suo incoraggiamento a coloro che sono impegnati nel condurre e sostenere la ricerca di questo tipo, sempre a condizione che sia effettuata nel rispetto per il bene integrale della persona umana e il bene comune della società”. Per un bilancio sui tre giorni di convegno, Fabio Colagrande ha intervistato il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del dicastero della cultura:

    R. – Il primo bilancio, indubbiamente, è quello di tipo scientifico in senso stretto: si è potuto vedere con un panorama molto ampio, quante siano le possibilità che questa ricerca offre soprattutto nel campo delle cellule staminali adulte; rompendo un po’ quella sorta di mitologia che riteneva che l’unica via per poter ottenere una risposta a tante domande di sofferenza dell’umanità fosse quella delle cellule staminali embrionali. Pensiamo, per esempio, alle malattie oncologiche come la leucemia; pensiamo al Parkinson, all’Alzheimer, alla sclerosi multipla; pensiamo ancora al diabete o alle ustioni, all’artrite stessa: sono tutti campi nei quali l’intervento con le cellule staminali adulte offre dei risultati che sono stati portati e devo dire anche un po’ “ in corpore vili” quasi, presentando dei pazienti che erano ben contenti di dare la loro testimonianza. Sono risultati di grande qualità e vorrei dire, sempre in questo ambito scientifico, che la cellula staminale adulta è presente in un orizzonte molto ampio del nostro organismo: è presente nel midollo osseo, è presente nel sangue, nel cervello… Per cui ci sono tanti ambiti nei quali, senza porre problemi etici, permette di entrare in questo orizzonte di dolore, di preoccupazione, di sofferenza, appello che viene dall’umanità.
    D. – Qualcuno può trovare curioso che il dicastero della cultura abbia organizzato un convegno su un tema così tecnico. Lei stesso ora non parlava di Bibbia o di temi a cui lei è abituato…

    R. – Fa parte di un itinerario, ormai lungo, che io ho cercato in tutti i modi di incrementare, proprio tenendo conto che la cultura, di sua natura, adesso abbraccia un orizzonte molto vasto, nel quale un territorio di grande rilievo è rappresentato dalla scienza. Quindi, se vogliamo parlare di cultura e anche tante volte se vogliamo parlare di fede e di non credenza, ci troviamo lì in quel territorio, dove sorgono – per esempio – i problemi di bioetica; il problema del rapporto cellule staminali embrionali o cellule staminali adulte è un problema bioetico e etico, che fa parte però ormai di un dialogo, di un dibattito culturale generale, anche a livello di divulgazione molto bassa. Naturalmente, lo vogliamo fare con uno statuto di rigore. In questo ambito, c’è un secondo orizzonte di risultati che riguarda il dialogo, appunto, tra la scienza e la medicina e la filosofia e la teologia.

    D. - In questo caso, lo avete fatto anche collaborando con un’azienda privata, come la Neostem: una collaborazione che si apre anche a qualche critica, a qualche rischio. Perché lo avete fatto?

    R. – Abbiamo avuto, effettivamente, delle obiezioni a questo riguardo. Lo abbiamo fatto, innanzitutto, con un’istituzione che avesse, però, un Protocollo etico che fosse avallato anche da noi. Questo è un elemento molto importante. In secondo luogo – e lo sappiamo – tante volte in Italia ci si lamenta perché la ricerca è debolissima: per fare ricerca, però, indubbiamente ci vuole mecenatismo, ci vuole un impegno dal punto di vista anche economico, realistico. E’ per questo che abbiamo voluto, per fare questo convegno, avere anche un appoggio che è nella linea proprio di una tradizione antica, quella che ha questa parola che gli americani non comprendono, perché comprendo di più la parola sponsor, che è il “mecenatismo”: la grande tradizione dei principi, oppure delle istituzioni di potere anche economico, che dedicano un ambito delle loro risorse proprio a dei risultati di tipo culturale e di tipo scientifico. (mg)

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    Oggi in Primo Piano



    Italia, crisi di governo: oggi consultazioni del capo dello Stato

    ◊   Sono in corso di svolgimento al Quirinale le consultazioni del capo dello Stato Napolitano per formare il nuovo Governo. Atteso per questa sera l’incarico all’economista Mario Monti. Ieri sera le dimissioni di Silvio Berlusconi, dopo il via libera definitivo della Camera al disegno di legge stabilità, che dovrebbe garantire il pareggio di bilancio nel 2013. Il servizio di Giampiero Guadagni:

    Saranno con ogni probabilità le consultazioni più brevi della storia repubblicana quelle di oggi del capo dello Stato Napolitano per formare il nuovo governo. Come prassi, il primo a salire al Quirinale è stato alle 9 il presidente del Senato Schifani; subito dopo il presidente della Camera Fini. A seguire, i leader delle forze politiche in ordine di grandezza crescente. L’ultima delegazione sarà dunque il Pdl alle 17.15. Alle 18, se non ci saranno sorprese dell’ultim’ora, l’incarico a Mario Monti. Dal Pdl ieri è giunto un sì con alcune condizioni: che il governo abbia come programma gli impegni presi nella lettera inviata all’Unione europea. Che sia dunque limitato al tempo necessario per uscire dalla crisi finanziaria. Poi il ritorno alle urne. Berlusconi, per il quale è stata la fronda finiana a minare la legislatura, vorrebbe anche un garante della maggioranza nel nascente esecutivo. E aveva proposto Gianni Letta, ma di fronte all'ostracismo di Pd e Idv, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio ha annunciato un passo indietro. Insomma, il sì a Monti è stata una scelta molto sofferta per il Pdl, che fa i conti con un dissenso interno e, soprattutto ,con il rischio di rottura dell’alleanza con la Lega. Il Carroccio sarà l’unica forza politica a non appoggiare in alcun modo il Governo Monti. Nel centrosinistra, infatti, anche l’Italia dei Valori sembra essersi convinta, anche perché in caso contrario il Pd aveva minacciato ripercussioni sulle future alleanze. Il segretario Bersani, che pure ha dovuto superare alcune diffidenze interne al partito, afferma che il nuovo Governo dovrà avere un profilo tecnico ma nessun limite di tempo. Dal Terzo Polo carta bianca all’ex commissario europeo. E il leader Udc Casini stigmatizza le forti contestazioni con insulti nei confronti di Berlusconi andate in scena ieri sera prima davanti Palazzo Chigi, poi davanti al Quirinale. Domani dunque i mercati potrebbero trovare già al suo posto di lavoro il Governo Monti. Che dovrebbe essere snello (12 ministri e 25 sottosegretari) e di natura tecnica. C’è attesa in Europa e anche negli Stato Uniti. Il presidente americano Obama ha definito positivi i cambiamenti nei governi italiano e greco, che, afferma, sapranno attuare le riforme necessarie.

    Sulla nuova fase politica che si apre in Italia, Fausta Speranza ha parlato con padre Bartolomeo Sorge, direttore emerito della rivista 'Aggiornamenti sociali dei Gesuiti':

    R. – Il vero problema è quello di ridare un’anima alla politica perché dopo il crollo delle ideologie che avevano dato entusiasmo, erano modelli di società che si confrontavano; perduta questa spinta ideale, la politica si è avvitata su se stessa ed è diventata ricerca del potere e, quindi, con tutti i disastri che ne sono conseguiti, con la nascita dell’antipolitica, con la fuga di tante persone oneste e capaci dall’impegno politico. Bisogna invertire la tendenza. Le energie ci sono perché la persona umana non perde mai questa sua “spiritualità” che è intrinseca alla sua natura e quando tocchiamo il fondo è proprio quando rinasce la voglia di risorgere. Quindi io non sono pessimista, anzi vorrei dire che questo è il periodo migliore per una presenza ideale anche cristianamente ispirata. Quando sento certe lamentele - tutto va male, è un disastro, siamo nel baratro… - io dico: la luce risplende nella tenebra e, se è vero che il cristiano è la luce del mondo, il tempo migliore del cristiano non è quando tutto va bene, e non c’è bisogno di lui, ma quando le cose vanno male. Quando c’è il buio, c’è bisogno di luce, con umiltà.

    D. – Padre Sorge, soffermiamoci su questa espressione “governo tecnico”. C’è bisogno di grande operatività e anche grande senso di responsabilità. L’appello è venuto dal Capo dello Stato Napolitano. Come esercitare questa responsabilità, come ricordarsi in un governo tecnico del bene comune?

    R. – Credo che lo spirito debba essere quello che ha animato l’Italia dopo la perdita subita nella seconda guerra mondiale e dopo la caduta del fascismo, quando tutte le correnti ideologiche, fra loro contrapposte violentemente, hanno avuto la forza morale di andare al di là e di trovarsi unite su alcuni valori fondamentali, che sono poi il Dna della tradizione culturale bimillenaria del Paese. Ed è nata la Costituzione repubblicana, i cui primi 12 articoli sono la sintesi dei valori che ci uniscono. Allora dobbiamo imparare, adesso nel XXI secolo, a vivere uniti rispettandoci nelle diversità e questo è un segno di maturità; rimanere attaccati ciascuno alla propria parte è un segno di immaturità, di egoismo. Invece c’è bisogno di una solidarietà grande. E’ per questo che, al di là del nome - governo “tecnico, o “di emergenza”, che si equivalgono - è il senso di quello che ci aspetta, della sfida: sentire che siamo tutti figli del medesimo popolo, nelle legittime diversità che non sono guai ma sono una ricchezza.

    D. – Padre Sorge, una parola sulla dimensione perché questa crisi è stata italiana, è una crisi europea ed è una crisi gestita in qualche modo a livello internazionale. In tutti questi meccanismi come tenere fermo il parametro del bene comune?

    R. – Bisogna che impariamo tutti a capire che l’epoca nuova che si è aperta in coincidenza con il nuovo millennio è un’epoca di globalizzazione in cui la famiglia umana ci è accorta di essere una sola famiglia e, quindi, bisogna avere questa capacità di pensare in globale, mentre si agisce nel locale. Se noi non riusciamo a pensare in globale ma pensiamo italiano per esempio, mentre bisognerebbe pensare europeo, perdiamo il treno della storia. Pensare in globale ed agire in locale, unirci tutti insieme, però questa è una maturità nuova che ancora non abbiamo e dobbiamo conquistare.

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    Ossezia del Sud: presidenziali e referendum sulla lingua russa

    ◊   Giornata di voto oggi in Ossezia del Sud per eleggere il presidente e per votare per un referendum sulla lingua russa. Sono 17 i candidati, un numero elevato che mette in evidenza una frammentazione di schieramenti e di interessi. Cosa cambierà dopo le elezioni e come si evolveranno gli equilibri della zona? Francesca Smacchia ha chiesto un commento ad Aldo Ferrari, docente di Storia del Caucaso all’Università di Venezia:

    R. - Dato il fatto che tutti i candidati e tutti i partiti sono allineati con quella posizione politica ineluttabile del Paese, vale a dire la forte adesione - o, di fatto, annessione alla Russia - c’è una grande libertà, perché poi vengono ad essere rappresentati interessi, blocchi di potere e comunità strettamente locali. Tutti si riconoscono in questa situazione generale, e ciò è quindi segno di una ricchezza e varietà locale come anche di una sostanziale assenza di vere alternative, data anche dal fatto che vi sono molti candidati.

    D. - Cosa cambierà dopo queste elezioni e come cambieranno gli equilibri della zona?

    R. - Non ci saranno cambiamenti sostanziali, perché queste elezioni non sono riconosciute a livello internazionale ed avranno quindi solo un valore locale. Serviranno a riaffermare lo status quo che è inaccettabile per la vicina Georgia - di cui farebbe parte l’Ossezia meridionale - ed è inaccettabile anche per la comunità internazionale. Serviranno inoltre a riaffermare il legame con la Russia e a mostrare che questa situazione andrà avanti. Non saranno, perciò, elezioni rilevanti a livello internazionale ma sanciranno una situazione di fatto che vede un forte contrasto tra la comunità internazionale e la Russia, che è l’unico Paese a riconoscere l’indipendenza dell’Ossezia meridionale.

    D. - C’è l’influenza russa ma c’è anche l’avanzata della Turchia in questa zona…

    R. - La Turchia è, nell’area, il Paese più dinamico. La sua influenza politica ed economica sta crescendo ovunque, non solo nell’Ossezia meridionale. Chiunque giri nel Caucaso meridionale può notare quanto il modello turco - soprattutto l’influsso economico - sia forte. Parliamo di Turchia e di Ankara, ma anche il vicino Azerbaijan sta vivendo un fortissimo sviluppo politico ed economico, soprattutto grazie alle rendite petrolifere. Le posizione dei due Paesi turchi nella regione stanno quindi crescendo sempre più. Dal punto di vista politico, però, la posizione della Russia - soprattutto per quello che riguarda l’Ossezia meridionale - non è assolutamente sostituibile. Va inoltre segnalato che, negli ultimi anni, tra la Turchia e la Russia esiste un accordo sostanziale. Non sono due Paesi in opposizione tra loro ma sono, al contrario, partner nella sfera politica come in quella economica e quindi, anche localmente, le rispettive zone d’influenza si bilanciano senza particolari problemi. (vv)

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    Al via a Tunisi la plenaria della Conferenza episcopale regionale del Nord dell’Africa

    ◊   Al via oggi a Tunisi la plenaria della Conferenza episcopale regionale del Nord dell’Africa. Al centro dei lavori la situazione in questi Paesi in cui soffia la cosiddetta “primavera araba” e il ruolo della Chiesa. Presente all’incontro l’arcivescovo di Tunisi, mons. Maroun Lahham, che al microfono di Marie-Leila Coussa si sofferma sulla situazione nel suo Paese a partire dalla recente vittoria elettorale del partito islamico moderato Ennahada:

    R. - La victoire de Ennahada…
    La vittoria di Ennahada era prevista, ma non certo a questo livello. Loro stessi sono rimasti sorpresi di aver guadagno 91 seggi. Ma essendo state elezioni trasparenti e democratiche, accettiamo il risultato. Confidiamo nel programma politico che è stato presentato prima delle elezioni, tuttavia rimaniamo con gli occhi aperti per vedere se, una volta alla guida del Paese, queste promesse saranno mantenute. Sono in corso negoziati tra altri due partiti per arrivare ad un governo di unità nazionale; ora aspettiamo che tra una decina di giorni il nuovo governo sia costituito. Abbiamo fiducia, ma anche un po’ di apprensione perché è la prima volta che un partito islamico, anche se moderato, assume le redini del Paese.

    D. - Che conseguenze si potrebbero avere sulla condizione dei cristiani in Tunisia?

    R. - Aucune. La présence des chrétiens en Tunisie n’a rien à voir…
    Nessuna. La presenza dei cristiani in Tunisia non ha nulla a che vedere con la rivoluzione: né prima, né durante, né dopo. Noi siamo una minuscola minoranza religiosa e non rappresentiamo alcuna minaccia. La rivoluzione in Tunisia è avvenuta su una base sociale, politica, democratica e di richiesta di libertà. Al contrario, visto che ora c’è un regime democratico, speriamo di avere un po’ più di margine e maggiori possibilità di movimento: quindi – in realtà – la situazione è certamente migliorata.

    D. - Come la Chiesa locale si inserisce in questa nuova situazione?

    R. - Elle continuera son travail comme avant. …
    Continuerà a lavorare come prima, seguendo i due binari, quello della pastorale e quello del lavoro sociale, educativo, associativo. In questo i cristiani dimostrano di lavorare nella gratuità e nell’amore di questo Paese. E visto che la maggior parte dei nostri fedeli sono stranieri e vengono da Paesi democratici, potranno aiutare a far comprendere in cosa consiste la vita democratica. Infatti, passare da un regime dittatoriale ad un regime democratico non è come cambiarsi la camicia. Avremo quindi bisogno di diversi anni per acquisire una certa mentalità democratica. Penso che in questo cambiamento noi cristiani, soprattutto quanti provengono da Paesi democratici, potremo dare il nostro contributo.

    D. - Quindi lei è piuttosto ottimista riguardo al futuro della Tunisia?

    R. - Je suis toujours optimiste et pour l’avenir de la Tunisie…
    Io sono sempre ottimista, e lo sono anche per il futuro della Tunisia. Non sono un ingenuo, conservo un certa prudenza; seguo tutto, leggo quello che accade, noto i piccoli dettagli. Ma nell’insieme sono ottimista. (mg)


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    Presentato il libro ‘Abba Marcello - Viaggio nel cuore dell’Africa missionaria’

    ◊   E’ stato presentato ieri sera a Pesaro il libro ‘Abba Marcello - Viaggio nel cuore dell’Africa missionaria’ del giornalista Rai Vincenzo Varagona, per i tipi delle Edizioni Paoline. Il libro è la sintesi di tre reportage giornalistici realizzati dall’autore in Africa, tra il 1995 e il 2009, in particolare in Etiopia, a Soddo, capoluogo del Wolayta. Lì la popolazione ha scelto di dedicare una strada ad un uomo, padre Marcello Signoretti, ormai per tutti Abba Marcello, che da anni porta avanti il proprio impegno missionario in una delle terre più complesse del mondo, oggi colpita dalla carestia che affligge tutto il Corno d’Africa. Accanto a lui, una variegata realtà di volontari con progetti di cooperazione internazionale legati al mondo delle missioni. Giada Aquilino ha intervistato l’autore del libro, Vincenzo Varagona:

    R. – Io ho seguito progetti di cooperazione internazionale in tre distinte circostanze ed è venuta fuori veramente la voglia di aiutare quella popolazione, quella gente e soprattutto i tantissimi volontari che stanno spendendo la vita in quelle zone. Io sono stato a Wolayta, che è una regione dell’Etiopia in cui operano tante organizzazioni di volontariato, di cui non si conosce niente, ed è emerso il desiderio di dare luce e dare voce a questi testimoni e a questi progetti. La figura più interessante, più attraente, sicuramente è Abba Marcello: Marcello Signoretti, di Candelara, diventato prete a 60 anni – prima era ragioniere – e che però è riuscito a coronare il suo sogno di riuscire a dare da mangiare a migliaia e migliaia di bambini e garantirgli un futuro sul piano educativo e formativo. Lo ha fatto con un’umiltà, con una modestia tale che chi lo conosce rimane veramente disarmato.

    D. – Smiling children town è uno dei progetti realizzati da Abba Marcello. Di cosa si tratta?

    R. - Si tratta della Città dei Ragazzi Sorridenti: è un progetto che si rivolge evidentemente ai ragazzi di strada; fornisce loro dei servizi e quindi un tetto, una mensa dove mangiare e li proietta anche verso la formazione lavorativa. Si collega con un altro progetto, sempre a Soddo nel Wolayta, curato dalla Confartigianato e dalla Scuola dei mestieri. In sostanza, questi ragazzi, una volta raggiunta l’età dell’adolescenza, possono formarsi per riuscire ad aprire in prospettiva laboratori artigiani – esiste un’officina meccanica, la falegnameria – in modo tale da riuscire a creare un tessuto locale anche sul piano economico, a renderli quindi indipendenti e autonomi. E c’è una sinergia di volontariato: da una parte gli artigiani, che vanno a formare i ragazzi locali, e, dall’altra parte, i volontari che vanno ad assistere questi ragazzi dalla strada.

    D. – Al lavoro di Abba Marcello si salda il contributo di tanti volontari, come avviene questa collaborazione e cosa li muove?

    R. – Cito ad esempio la Comunità Volontari per il Mondo, che è una comunità che lavora soprattutto sui progetti della potabilizzazione dell’acqua e della prevenzione Aids. Ricordo la Perigeo, che invece è una ong che lavora nel recupero dell’identità culturale, che si va perdendo, di alcuni popoli africani. Cito ancora l’Aicu, che è l’Associazione italiana Carlo Urbani, che nasce per dare gambe e braccia ai progetti di Carlo Urbani, morto – lo ricordiamo – ormai da quasi nove anni. Si salda perché il da fare è tantissimo e ciascuna organizzazione di volontariato, occupandosi di investire su un ramo di questo mondo, di questi progetti, riesce a creare una rete, un circuito del volontariato, collegato con l’Italia, ma anche con altri Paesi europei e riesce a realizzare insieme in rete grandi risultati. Le ong che io ho monitorato, quasi tutte, traggono origine o dal mondo missionario, legato alle Congregazioni religiose, o comunque dal volontariato laico, sempre di origine cattolica.

    D. – A Wolayta che Etiopia hai conosciuto? Oggi la realtà del Corno d’Africa è la carestia, la siccità, l’emergenza...

    R. – Anche lì, uno dei progetti dei sostenitori di Abba Marcello è “regalate cento mucche all’Etiopia”. Anche in queste settimane sono stati lanciati dei progetti di beneficienza per raccogliere fondi per acquistare bestiame. Nella prefazione, il vescovo Mejia, che è il vescovo di Soddo, dice che l’Etiopia sta soffrendo la fame verde. Il cambiamento dei regimi climatici, infatti, in una regione teoricamente lussureggiante, perché piove, perché c’è parecchia vegetazione, con un’agricoltura però molto arretrata, porta alla crisi anche una regione potenzialmente molto ricca. Allora, l’appello a sostenere soprattutto quei progetti che possono tornare a dare autonomia a quelle popolazioni. (ap)

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    I delegati del Signis a Roma per riflettere sul ruolo dei media cattolici

    ◊   La capacità dei media cattolici di servire la causa del Vangelo negli scenari del “continente digitale” è stata oggetto ieri di un incontro nella sede della nostra emittente. L’appuntamento ha visto nei giorni scorsi la partecipazione del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali – nella persona del suo presidente, mons. Claudio Maria Celli – dell’Ufficio nazionale Cei delle Comunicazioni sociali, della Sala Stampa della Santa Sede, rappresentata dal direttore padre Federico Lombardi, e dei membri del Signis, l’Associazione cattolica mondiale per la comunicazione. I delegati del Signis, in particolare, si trovano in questi giorni a Roma per il loro consiglio di amministrazione, che cade nell’anno dell’80.mo di attività. Alessandro De Carolis ne ha parlato con padre Bernardo Suate, originario del Mozambico, direttore del servizio Signis di Roma:

    R. – È un traguardo molto importante, perché in ottant’anni, quest’associazione - prima come Ocic e Unda e adesso come Signis - ha cercato di mettere insieme comunicatori cattolici nei vari rami. È molto bello vedere come i cattolici coinvolti nella comunicazione con i giovani e i bambini, impegnati tutti nel trasmettere i valori della fratellanza, della pace e della riconciliazione, vengono qui e riflettono insieme per portare avanti questi valori. Per noi è molto importante vedere che, anche se siamo coinvolti in situazioni difficili, non siamo soli ma si cerca di portare avanti questo compito difficile insieme. Anche nella diversità delle zone, dei continenti, delle culture, l’obiettivo è lo stesso: portare i valori del bene, della fratellanza, del Vangelo a tutto il mondo.

    D. – Il vostro incontro ha un titolo in due parti: la prima recita “I media per una cultura della pace”. In che modo, guardando in particolare all’Africa, i media contribuiscono a questo obiettivo così alto?

    R. – Anche se non si deve generalizzare, l’Africa è molto basata sulla cultura orale; per esempio, l’importanza della radio è fondamentale. Allora, trasmettere dei programmi che parlino dello stare insieme, di sapere accogliersi a vicenda, perdonarsi - questo è molto importante. Anche se in passato qualche volta la radio ha avuto un ruolo non molto positivo, noi riteniamo invece che oggi per l’Africa sia un valore molto importante per mettere insieme la gente e per trasmettere piuttosto cose positive: d’impegnarsi per la pace, soprattutto con le nuove generazioni.

    D. – La seconda parte del titolo dice invece: “Creare immagini per la nuova generazione”. La rete Signis come lavora con riguardo ai giovani?

    R. – Abbiamo programmi non soltanto "per" i giovani o i bambini, ma fatti "con" i bambini e i giovani, in modo che possano partecipare anche coloro che hanno qualcosa da dire ai loro coetanei. Non tutte le diocesi, non tutte le chiese hanno una propria radio, ma una presenza all’interno di alcuni programmi, magari di radio statali, che pure noi riteniamo molto importante. E la radio non è che un esempio, tra tanti altri mezzi più o meno moderni, ma l’importante è questo: usare tutti i mezzi disponibili per portare avanti quest’idea. (fd)


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    Chiesa e Società



    Pakistan: stupri e violenze non denunciate dalle vittime per paura di essere “segnate”

    ◊   In Pakistan molti stupri, considerati un “marchio”, non vengono denunciati e, di conseguenza, non ci sono dati precisi sul fenomeno. Tuttavia, il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, nel Rapporto 2010 sui Diritti Umani ha dichiarato 928 casi di violenze sulle donne. Altrettanto rari nel Paese sono i procedimenti giudiziari dei carnefici. La polizia locale e le Ong - rende noto l'agenzia Fides - hanno riferito di accuse di stupro false, che riducono la capacità delle forze di polizia di valutare i casi reali e di procedere con i processi. Le Ong sostengono anche che spesso le stesse forze dell’ordine sono coinvolte nelle violenze abusando delle vittime o minacciandole, chiedendo loro di far cadere le accuse, soprattutto quando ricevono una tangente dai presunti responsabili. Nel suo rapporto annuale del 2010, l’autonoma Human Rights Commission del Pakistan ha denunciato 2.903 violenze sulle donne, 8 al giorno. La Ong di Karachi “War Against Rape”, ha recentemente dichiarato che dai dati raccolti in tre ospedali e dalla polizia risulta che, nella città, la media dell’età delle vittime è scesa dallo scorso anno da 18 a 13 anni. Inoltre, solo una minoranza dei casi segnalati dagli ospedali erano stati portati a conoscenza della polizia. Nelle zone rurali, la riluttanza a denunciare gli stupri è ancora più forte. Questo rifiuto comporta la mancanza di qualsiasi supporto psicologico per le vittime sopravvissute, che hanno bisogno di consulenze e aiuto. (R.P.)

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    Afghanistan: diminuisce il numero di rimpatriati nel Paese

    ◊   Le difficoltà di reinsediarsi nelle proprie abitazioni in Afghanistan hanno scoraggiato i profughi che vivono nei Paesi limitrofi. Negli ultimi 10 mesi, sono rientrate solo 60 mila persone contro le 100 mila nello stesso periodo dello scorso anno. Secondo l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) a Kabul - riferisce l'agenzia Fides - i motivi principali sono la mancanza di opportunità di mezzi di sostentamento e di riparo, ma anche l’insicurezza che regna in alcune parti del Paese. La mancanza di ospedali e di acqua potabile e le precarie strutture educative nei loro luoghi di origine, costituiscono altri motivi per i quali i rifugiati non vogliono rientrare nelle loro case. In tutta la regione vivono circa 3 milioni di rifugiati afghani registrati, compresi 1.7 milioni in Pakistan e 1 milione in Iran. Grazie all’ausilio di un programma dell’Unhcr, da marzo 2002, sono rimpatriati 4.6 milioni di afghani prevalentemente da Pakistan e Iran. Quest’anno 43 mila dal Pakistan e circa 17 mila dall’Iran. Per alcuni è stata molto dura tornare a casa: famiglie che vivono insieme ad altri nuclei familiari in edifici abbandonati e fatiscenti della capitale, persone che continuano affannosamente a cercare un lavoro per poter comprare da mangiare ai propri figli. La capacità dell’Afghanistan di reintegrare un maggior numero di rifugiati è limitata. Per questo l’Unhcr è impegnata con il governo a garantire supporto a quanto sono tornati o torneranno in futuro.

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    Cile: i giovani e la “Missione della gioventù” al centro dell'Assemblea dell'episcopato

    ◊   Avrà inizio domani la 102.ma Assemblea plenaria della Conferenza episcopale del Cile, che si svolgerà fino a venerdì 18 novembre a Punta de Tralca. All’ incontro parteciperanno i 32 vescovi attualmente in carica. Come di consueto, i lavori saranno aperti con la Santa Messa presieduta dal nunzio apostolico, mons. Ivo Scapolo, che per la prima volta interverrà alla Plenaria. Secondo quanto riferito dalla nota inviata all’agenzia Fides, il tema principale di questa assemblea saranno i giovani, anche in occasione della "Missione della gioventù" che la Chiesa cilena vuole intraprendere nel 2012, nel contesto della Missione Continentale. Per questo motivo sono stati appositamente invitati 15 giovani, provenienti da varie aree di servizio alla società e da diverse regioni, con cui i vescovi potranno dialogare sulla realtà che vivono i giovani, la loro fede e il loro ruolo nella Chiesa. I vescovi esamineranno durante la loro assemblea, la realtà nazionale ed ecclesiale, e dovranno anche valutare il lavoro delle aree pastorali e degli altri organismi dell'episcopato. In questa circostanza, avrà luogo anche l'elezione del segretario generale, in quanto l'attuale - ad interim - è il vescovo di Valdivia, mons. Ignacio Ducasse, a seguito delle dimissioni di mons. Santiago Silva, vescovo ausiliare di Valparaíso, dopo essere stato scelto a maggio segretario generale del Consiglio Episcopale Latinoamericano (Celam). Si dovranno anche eleggere i due vescovi che parteciperanno alla XIII Assemblea Generale del Sinodo dei vescovi, che si terrà nel mese di ottobre 2012 a Roma sulla Nuova Evangelizzazione. (R.P.)

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    Oltre 4000 giovani ieri ad Assisi per il IX Pellegrinaggio degli universitari romani

    ◊   "Che questa iniziativa contribuisca a suscitare nei partecipanti rinnovati proposti di adesione a Cristo, e una generosa testimonianza evangelica" Così Benedetto XVI tramite telegramma, ha voluto essere presente anche lui al IX Pellegrinaggio degli universitari e accoglienza delle matricole, organizzato dall' Ufficio per la Pastorale Universitaria del Vicariato di Roma, che si è svolto ieri ad Assisi. E sono stati oltre 4000 gli universitari romani che hanno partecipato alla giornata che ha avuto come filo conduttore il tema "Il tuo volto Signore io cerco". Ad accoglierli all’arrivo, sul piazzale della Basilica Inferiore del Sacro Convento don Fabio Rosini, direttore del Servizio per le vocazioni del Vicariato di Roma. "Dio è con voi non vi lascia mai soli- ha spiegato don Rosini - ma attraverso i vostri sbagli e le sue prove, vuole aiutarvi a capire qual' è la vostra strada, quella giusta che vi porterà verso una felicità autentica e non magari più semplice ma effimera". Ha poi continuato: "Oggi, molti giovani sono insoddisfatti di se stessi, ma proprio la ricerca del volto di Dio può donare loro quella gioia a cui tanto anelano, perché solo in Lui c'è la vera speranza". E proprio sulla ricerca del volto di Cristo, si è soffermato in una riflessione anche il vescovo Enrico dal Covolo rettore della Pontificia Università Lateranense, che ha invitato i partecipanti a scoprire Gesù soprattutto in coloro che soffrono, i poveri, gli ammalati, e di non aver paura di fare scelte controcorrente, perché Dio stesso chiede loro di essere coraggiosi come lo fu Francesco alla sua chiamata. E tante le matricole presenti al pellegrinaggio. “Per me è la prima volta che vengo ad Assisi - racconta Francesca Costantini al primo anno di Scienze della Formazione presso l’Università di Roma Tre- ed è una grande emozione trovarmi qui con tanti miei coetanei di tutti gli atenei, a pregare e a chiedere al Signore di illuminarci sul cammino giusto da percorrere, ispirandoci alle figure di Francesco e Chiara, che per noi rappresentano due esempi luminosi da seguire”. E La giornata è stata conclusa dalla celebrazione eucaristica presieduta da monsignor Lorenzo Leuzzi, direttore dell'ufficio per la Pastorale universitaria. "Tutti voi - ha spiegato monsignor Leuzzi- avete ricevuto in dono dal Signore dei talenti. Pregate perchè vi aiuti a capire quali sono e ad usarli nel migliore dei modi secondo la sua volontà". (A cura di Marina Tomarro)



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    Somalia: attrezzature mediche dall’Italia ad un ospedale del Puntland

    ◊   È giunto in Somalia il materiale sanitario inviato dalla Perigeo International People Community Onlus, come informa un comunicato inviato all’agenzia Fides. “Quella effettuata dalla Perigeo è stata la prima spedizione italiana di materiale in territorio somalo da quasi vent’anni a questa parte”, ha dichiarato Gianluca Frinchillucci, direttore generale della Perigeo e delegato culturale e sanitario del governo del Puntland. “Ciò ci rende molto felici e fieri. Ci auguriamo che da questo primo passo possa iniziare una nuova era di cooperazione e collaborazione per la Somalia. Ringrazio col cuore le Istituzioni italiane e internazionali che ci hanno supportato in questi mesi di duro lavoro e che hanno creduto e credono in noi e nel nostro sogno”. Il Ministero della Sanità del Puntland, in coordinamento con il Ministro della Sanità del Tfg, si è preso carico del trasporto e della distribuzione del materiale. Presso l’Ospedale generale del Mudug di Galkayo è già stato distribuito il materiale sanitario di prima necessità e sono stati installati i macchinari medici che consentiranno la ripresa del funzionamento di importanti reparti dell’Ospedale. In particolare, l’installazione degli unici endoscopi di tutta la Somalia, consentirà visite specialistiche in loco. Materiale medico di prima necessità verrà presto convogliato a Mogadiscio a spese del Governo dello Stato Somalo del Puntland, grazie ai contatti con il Governo di Transizione Somalo. La Perigeo Onlus opera nel Corno d’Africa dal 2004 ed è presente in Somalia dal 2010. Durante la scorsa estate, ha aderito all’appello del Santo Padre e della Comunità Internazionale al fine di affrontare e risolvere la gravissima crisi umanitaria che si sta consumando nel Corno d’Africa e in particolare in Somalia. La Perigeo ha organizzato e predisposto un ponte di aiuti umanitari, coordinando una rete di enti che collaborano dall’Italia e dall’estero: Cgil Marche, Comitato per la lotta contro la fame di Forlì, Banco Farmaceutico di Milano - Catholic Medical Mission Board di New York, con l’appoggio di Caritas Somalia. (R.P.)

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    Corno d'Africa: progetto Don Orione nella diocesi kenyana di Marsabit

    ◊   "La priorità è ora aiutare la gente a raccogliere e conservare l'acqua. Per questo prevediamo di dare alle famiglie grossi bidoni per raccogliere l'acqua piovana, e poi scavare cisterne e bacini". Lo ha raccontato don Alessio Cappelli, coordinatore del progetto “Don Orione for Marsabit”, in Kenya, in aiuto alle popolazioni colpite dalla carestia nel Corno d'Africa. "La prima emergenza - ha detto - sono alimenti, acqua e medicine. Abbiamo fatto due spedizioni nella diocesi di Marsabit rifornendo alcune scuole e dispensari". Don Cappelli è stato lì per tre settimane, prendendo contatti anche con i rappresentanti della Caritas diocesana. "Agiamo - ha spiegato - in sostegno alla diocesi di Marsabit, molto povera di clero e di mezzi economici. Questo ci permette di non perdere tempo e denaro, e di raggiungere i bisogni là dove sono". Il progetto “Don Orione for Marsabit” è stato lanciato dal superiore generale della Congregazione orionina, don Flavio Peloso, nel settembre scorso, in collaborazione con il vescovo Peter Kihara e la Caritas della diocesi di Marsabit, nel nord-est del Kenya, fortemente colpito dalla carestia. Oltre al denaro messo a disposizione dall’Opera Don Orione, anche la Cei ha destinato al progetto 90.000 euro. (R.P.)

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    Sud Sudan: inaugurato un nuovo padiglione nell’ospedale di Yirol

    ◊   E’ stato recentemente inaugurato a Yirol, una delle zone più povere del neonato Stato del Sud Sudan, l'Opd (Out Patient Department), il nuovo padiglione di 250 mq con servizio di Pronto Soccorso con annessa astanteria di 10 letti e diversi ambulatori, che potrà garantire una media di 3 mila visite ambulatoriali al mese ad una popolazione di oltre 280 mila persone. La struttura, fondata dall’organizzazione Medici con l'Africa-Cuamm - riferisce l'agenzia Fides - è la parte più ampia dell'ospedale. Il progetto, dedicato a Santa Giuseppina Bakhita e alla memoria di mons. Bravo e di mons. Doppio, è stato realizzato grazie al contributo della diocesi di Vicenza e alla generosità di molti donatori. L'ospedale di Yirol, ristrutturato dal Cuamm, è stato inaugurato nel 2008 dal vescovo Cesare Mazzolari, morto lo scorso luglio, in Sud Sudan. (R.P.)

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    Domani a Loreto il ritiro spirituale per sacerdoti del Rinnovamento nello Spirito Santo

    ◊   “Il prete: uomo, padre, fratello, scelto fra gli uomini nelle cose che riguardano Dio” sarà il tema del prossimo ritiro spirituale per sacerdoti, diaconi e religiosi organizzato dal Rinnovamento nello Spirito Santo (RnS), da domani al 19 novembre, a Loreto (An). Oltre 150 gli iscritti provenienti da tutta Italia. Il ritiro sarà predicato da mons. Santo Marcianò, arcivescovo di Rossano-Cariati. Sarà presente, tra gli altri, il consigliere spirituale nazionale RnS, don Guido Maria Pietrogrande. “Il sacerdote – ha commentato il presidente di RnS, Salvatore Martinez all'agenzia Sir – è chiamato ad essere un’avanguardia di fede, di speranza e di carità in un tempo di ateismo pratico, di disperazione diffusa, di egoismi autoreferenziali. Urge un ritorno allo Spirito Santo, una nuova etica delle virtù, un rilancio della vita interiore”; ciò sarà possibile “se una nuova generazione di sacerdoti innamorati di Dio si porranno a servizio della nuova evangelizzazione invocata ieri da Giovanni Paolo II e oggi da Benedetto XVI. Il Rinnovamento nello Spirito intende favorire questo rilancio della vita spirituale nella vita del sacerdote, per il rinnovamento della Chiesa e del mondo. Ci poniamo, allora, con gioia e fiducia a sostegno di questa sfida, perché i fedeli esperimentino una nuova santità sacerdotale”. (R.P.)

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    Gerusalemme: nella Basilica del Santo Sepolcro scoperti affreschi del XII secolo

    ◊   Le tracce degli affreschi risalenti al XII secolo delle pareti della cappella del Ritrovamento della Croce, nella basilica del Santo Sepolcro, a Gerusalemme, in Terra Santa, stanno tornando alla luce in questi giorni grazie al lavoro e alla passione di una volontaria italiana, Maria Cristina Colombo. Con la supervisione di Carla Benelli e Osama Hamdan, collaboratori di Ats pro Terra Sancta, e il coordinamento logistico dell’Economato e dell’Ufficio Tecnico della Custodia di Terra Santa, sono state eseguite opere di pulitura, con estrazione dei sali solubili per mezzo d’impacchi con acqua deionizzata, e a breve i numerosi pellegrini che ogni giorno scendono le scale della Basilica del Santo Sepolcro per giungere nella più profonda delle sue cappelle, quella appunto del Ritrovamento della Croce, potranno ammirare quanto è emerso nelle pareti. L’intervento rientra nel progetto “il Centro del Mondo” che nasce dalla collaborazione della Custodia ed Ats con esperti del Dipartimento di restauro e conservazione dei Beni Architettonici dell’Università di Firenze e dello Studio Biblicum Franciscanum e si inserisce in un insieme di iniziative promosse dalla Custodia di Terra Santa volte a incrementare la conoscenza della Terra Santa. Il progetto include tra l’altro l’elaborazione di modelli virtuali tridimensionali a colori della Basilica, la realizzazione di 10 video tridimensionali sul Santo Sepolcro, un percorso virtuale sul sito internet www.proterrasancta.org, una proiezione tridimensionale presso il Centro d’Informazione sul Santo Sepolcro, la realizzazione di un dvd disponibile online e presso il Centro Informativo di Gerusalemme e la creazione di un Centro di informazione sul Santo Sepolcro all’interno della Città vecchia. (T.C.)

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    Missionari di Maryknoll: un video racconta la storia delle missioni in America Latina

    ◊   Per il centenario della fondazione, i Missionari di Maryknoll (Società per le Missioni Estere degli Stati Uniti d’America) hanno realizzato un video che presenta l’impegno dei missionari in America Latina partendo dal loro arrivo, nel 1942. In quel periodo, quando il mondo viveva la tragedia della Seconda guerra mondiale, molti missionari di Maryknoll furono spinti a lasciare le missioni in Asia, anche perchè cominciavano ad arrivare richieste per avere missionari nei villaggi sperduti sulle Ande dell’America Latina, dove la Chiesa aveva poca, o addirittura, nessuna presenza. Dalla nota inviata all’agenzia Fides si apprende che oggi i Missionari di Maryknoll operano in Argentina, Bolivia, Brasile, Cile, El Salvador, Guatemala, Honduras, Messico e Peru. Il loro obiettivo principale è sempre stato quello di fortificare la Chiesa locale con la preparazione del clero e dei laici del posto, e per poter fare questo, devono prima mettere radici nella vita e nella cultura dei popoli. I Missionari di Maryknoll sono stati al fianco dei popoli indigeni nei momenti più difficili, durante le guerre civili del Guatemala e di El Salvador, sotto il regime militare in Cile, nel mezzo della violenza politica in Perù. Oggi questo impegno con i popoli dell’America Latina continua nelle parrocchie dove sono presenti sacerdoti e fratelli di Maryknoll, che formano catechisti e leaders laici. In alcune località i Missionari collaborano con i centri di salute pubblica, in modo speciale per i più poveri, i bambini di strada o per la riabilitazione degli ex carcerati. Una presenza importante in America Latina si trova a Cochabamba, in Bolivia: oltre a lavorare nei quartieri della periferia di Cochabamba da quasi 70 anni, gestiscono anche il Centro Missionario Maryknoll. Oltre a gestire un istituto di lingue, il Centro organizza un programma di formazione completa per i laici missionari e corsi di aggiornamento per i missionari. Sono ormai centinaia i Missionari di Maryknoll passati da questo centro prima di andare in missione in America Latina. (R.P.)

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    Vicenza: dal 2012 il Festival Biblico sede di un Simposio internazionale

    ◊   Il Festival Biblico diventa "capitale mondiale" della ricerca sull’archeologia, la storia, il turismo religioso nelle terre della Bibbia. Dal 18 al 27 maggio 2012, infatti, la rassegna promossa dalla diocesi di Vicenza e dalla Società San Paolo, promuoverà un Simposio internazionale, su iniziativa dell’Ufficio pellegrinaggi della diocesi di Vicenza, dedicato all’archeologia, allo studio e all’interpretazione della Bibbia e al turismo religioso in Medio Oriente. Ha annunciato l’iniziativa mons. Beniamino Pizziol, vescovo di Vicenza, che nei giorni scorsi, nella sede di Confartigianato, ha incontrato per la prima volta la "comunità" del Festival Biblico, ovvero tutte le istituzioni, gli enti, i soggetti privati e pubblici che sostengono la kermesse dedicata alla Scrittura, giunta ormai alla sua VIII edizione. L’edizione del 2012 - riferisce l'agenzia Zenit - presenta il titolo: "Perché avete paura? (Mc 4,40) - La speranza dalle Scritture" e pone la sua attenzione al tema del turismo religioso nei diversi territori toccati dalle vicende bibliche: dalla Grecia all’Iraq passando per Turchia, Siria, Libano, Giordania, naturalmente Israele, Gerusalemme e Territori palestinesi, ma anche Egitto e Iran. "Geniale l’idea di presentare la Bibbia con una diversità di linguaggi", ha dichiarato mons. Pizziol, facendo riferimento alle diverse modalità (conferenze, spettacoli, danze, intrattenimento per bambini, dibattiti, concerti) con cui la Bibbia entra nelle piazze, nei cortili, scende nelle strade di Vicenza. "Un appuntamento - ha aggiunto il vescovo - che in un periodo di crisi diventa un evento di fiducia e di speranza. Su questa iniziativa si ritrova un consenso unanime". Il Simposio, inoltre – il cui titolo è "La linfa dell’ulivo. Aggiornamenti e dibattiti sul mondo della Bibbia" prendendo spunto da un’espressione della Lettera ai Romani di San Paolo – gode del patrocinio delle due più autorevoli istituzioni culturali cattoliche nel campo della ricerca sulla Sacra Scrittura: lo Studium Biblicum Francescanum, il centro di ricerca accademico della Custodia francescana di Terra Santa, e l’École biblique et archéologique française di Gerusalemme, istituzione dei padri domenicani autrice della "Bibbia di Gerusalemme". (R.P.)

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    24 Ore nel Mondo



    Scontri a Damasco dopo la decisione della Lega Araba di sospendere la Siria

    ◊   Manifestazioni di protesta filo-governative oggi in Siria, a causa della decisione della Lega Araba di sospendere le attività del Paese nell’organizzazione, fino a quando il presidente Bashar Al-Assad non porrà fine alle violenze contro le opposizioni. Il provvedimento, che entrerà in vigore il 16 novembre, prevede anche il ritiro dei carri armati dalle strade e il rilascio dei prigionieri politici. Il servizio di Michele Raviart.

    Nuovo giorno di proteste in Siria, ma il presidente Bashar Al-Assad, da mesi al centro di proteste puntualmente represse nel sangue, è questa volta inneggiato da cori e slogan. A scendere in piazza a Damasco sono infatti decine di migliaia di manifestanti filo-governativi, che non hanno gradito l’imminente sospensione della Siria da tutte le attività della Lega Araba. Una decisione mal accolta dai sostenitori del regime che, armati di pietre, bastoni e coltelli, hanno attaccato nella notte le sedi diplomatiche turche a Damasco, Aleppo e Latakia. Hanno saccheggiato l’ambasciata dell’Arabia Saudita, a pochi isolati dagli uffici del presidente Assad. Un incidente duramente condannato dal governo di Riyadh, che ha accusato le forze di sicurezza siriane di aver favorito il perpetrarsi delle violenze, mentre il governo turco ha deciso di evacuare le famiglie dei diplomatici impegnati in Siria. Il provvedimento della Lega Araba, giudicato dal governo di Damasco illegale e dettato dagli interessi dell’occidente, è stato accolto con soddisfazione dalle Nazioni Unite, che tramite il segretario generale Ban Ki-Moon, hanno definito la decisione “forte e coraggiosa”. Entusiaste anche le opposizioni, che ieri avevano accolto la notizia all’esterno del palazzo della Lega Araba al Cairo, e il Consiglio nazionale siriano, che da Istanbul, si è detto pronto a partecipare alle trattative per inaugurare un periodo di transizione verso un governo democratico. Intanto, quattro persone sono state uccise questa mattina ad Hama dalle forze di sicurezza per aver intonato slogan contro Assad durante un corteo di sostenitori del presidente.

    Bahrein: sgominata una cellula terroristica
    Cinque cittadini del Bahrein sono stati arrestati con l’accusa di terrorismo. Secondo fonti governative, gli uomini intendevano colpire il ministero degli Interni del Bahrein e l’ambasciata dell’Arabia Saudita. Gli arrestati, quattro dei quali si trovavano in Qatar, sono stati trovati in possesso di “documenti sospetti, di un computer portatile con informazioni di sicurezza sensibili, prenotazioni di aerei per la Siria e significative quantità di denaro in dollari e rial iraniani”.

    Yemen: ucciso un leader islamista legato ad Al-Qaeda
    Nove sospetti militanti di un gruppo islamico, legato ad Al-Qaeda, sono stati uccisi dall’esercito yemenita a Zinjibar, nel sud del Paese. Tra di loro ci sarebbe anche Naif al-Qahtani, saudita a capo del gruppo fondamentalista di Ansar al-Sharia (Partigiani della legge islamica).

    Pakistan: scontri al confine con l’Afghanistan
    18 persone sono rimaste uccise in seguito agli scontri avvenuti nelle ultime ventiquattro ore nel distretto di Khyber, al confine con il Pakistan. Sei persone sono state uccise oggi da un carretto esplosivo nella città di Mastak, mentre altre dodici erano state uccise ieri in due diversi attacchi.

    Il presidente Obama incontra Cina e Russia al vertice dell’Apec
    “La cooperazione fra Stati Uniti e Cina è di importanza vitale per il mondo”. Lo ha affermato il presidente americano, Barack Obama, al termine dell’incontro col suo omologo cinese Hu Jintao, a margine del vertice dell’Apec, l’organismo di cooperazione economica dei Paesi del Pacifico. Per Obama la Cina deve giocare secondo le regole internazionali del commercio e dovrebbe perciò apprezzare la propria valuta. Tra i temi del colloquio anche la non proliferazione nucleare e la situazione in Iran e Corea del Nord. Ed il nucleare è stato anche uno degli argomenti dell’incontro di Obama col presidente russo Medvedev. “Usa e Russia cercano risposte comuni alla crisi iraniana”, ha assicurato il presidente americano, all’indomani del rifiuto della Russia di appoggiare nuove sanzioni contro il programma nucleare di Teheran. Ancora lontano, invece, l’accordo sul sistema di difesa missilistica in Europa.

    Myanmar: annunciata una nuova amnistia per i prigionieri politici
    Il governo birmano ha annunciato una nuova amnistia per i prigionieri politici. La decisione, che dovrebbe portare lunedì alla liberazione di oltre seimila prigionieri, arriva ad un mese di distanza da un analogo provvedimento, che era stato giudicato insufficiente dall’Occidente. La nuova amnistia coincide con una conferenza stampa del leader dell’opposizione e premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi, liberata dagli arresti domiciliari un anno fa e attesa protagonista delle prossime elezioni parlamentari.

    Cina: incidente in una miniera di carbone nello Yunnan
    34 persone sono morte a causa di una fuga di gas in una miniera di carbone nella provincia di Yunnan, nel sud-ovest del Paese. Nove minatori sono ancora intrappolati, mentre centinaia di persone sono impegnate nei soccorsi. La miniera operava illegalmente e la licenza era stata revocata un anno fa.

    Brasile: la polizia interviene nella più grande favela di Rio de Janeiro
    Massiccio blitz della polizia brasiliana a Rocinha, la più grande favela di Rio de Janeiro, da oltre trent’anni occupata dai trafficanti di droga. Nell’operazione, che fa parte di una campagna ufficiale per ripristinare la sicurezza della città in vista dei Mondiali di calcio del 2015 e delle Olimpiadi del 2016, sono stati impiegati 200 commandos della marina, due elicotteri e centinaia di forze speciali. “Ci auguriamo che questa operazione non serva solo ad espellere i trafficanti di droga, ma anche a portare servizi igienico-sanitari, istruzione e salute”, ha affermato Raimundo Benicio de Souda, uno dei leader della comunità.

    Gli “indignati” continuano a protestare in Germania e negli Stati Uniti
    Continuano le proteste degli “indignati” in tutto il mondo. In Germania circa diecimila persone si sono riunite a Francoforte per formare una catena umana intorno al quartiere finanziario, mentre a Berlino ottomila persone hanno fatto altrettanto intorno al quartiere del Parlamento. Intanto, negli Stati Uniti, 15 manifestanti sono stati fermati a Salt Lake City per aver rifiutato di allontanarsi da un accampamento, mentre a Denver la polizia ha impiagato gas lacrimogeni per far sgombrare un gruppo di militanti anti-Wall Street. (Panoramica internazionale a cura di Michele Raviart)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 317

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli.