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Sommario del 10/11/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa ai capi religiosi di Israele: siamo chiamati a lavorare con coraggio per il dialogo e la pace in Terra Santa
  • Benedetto XVI progetta un viaggio apostolico in Messico e a Cuba per la prossima primavera
  • Nomine
  • In Vaticano, l'incontro dei volontari cattolici europei. Intervista con il commissario Ue, Kristalina Georgieva
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Ue chiede stabilità a Italia. Napolitano: Italia sarà all’altezza del compito
  • Italia. Prende quota l'ipotesi di un governo Monti. L'opinione delle Acli nel dopo Todi
  • Convegno a Roma sulla "primavera araba": gli eventi in Siria si rifletteranno sull'Iran
  • La decisione all'Onu sulla Palestina attesa per domani
  • Alluvioni e media. L'Ucsi: distorsioni e aggressività danneggiano l'informazione
  • Chiesa e Società

  • I progetti di solidarietà dell’Ordine del Santo Sepolcro per la Terra Santa
  • Portogallo: i vescovi denunciano la dittatura economica dei capitali
  • Messico: Human rights watch accusa il governo di abusi nella "guerra alla droga"
  • Seminario a Bergamo della Tavola della pace sul rapporto tra armi e finanza
  • Brasile: inaugurato dal Pam un centro eccellenza contro la fame
  • Haiti: cinquemila vittime del colera chiedono risarcimenti all'Onu
  • Il 7 e 8 dicembre, a Ginevra, meeting dell’Unhcr su apolidia e protezione internazionale
  • Pakistan: indù e cristiani in sciopero della fame in segno di protesta per le violenze subite
  • Da domani, in Slovacchia, il 20.mo Incontro nazionale della gioventù cattolica
  • Suor Mabel Chan nuova presidente dell’Associazione superiore maggiori di Hong Kong
  • 24 Ore nel Mondo

  • Grecia: Papademos, ex presidente Bce, incaricato per il nuovo governo
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa ai capi religiosi di Israele: siamo chiamati a lavorare con coraggio per il dialogo e la pace in Terra Santa

    ◊   I leader religiosi si impegnino con coraggio a promuovere la pace in Terra Santa: è l’appello di Benedetto XVI, che stamani ha ricevuto in udienza in Vaticano una delegazione del Consiglio dei capi religiosi di Israele. Un’occasione per ribadire, dopo il grande incontro di Assisi, la responsabilità che gli uomini di fede hanno nella costruzione di una pace giusta e duratura per il Medio Oriente e il resto del mondo. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    “Nei nostri tempi agitati, il dialogo tra differenti religioni sta diventando sempre più importante” per creare “un’atmosfera di mutua comprensione e rispetto”: è quanto sottolineato da Benedetto XVI in un appassionato discorso sul dialogo tra le religioni e la promozione della pace:

    “This is pressing for the religious leaders of the Holy Land…"
    “Questo – ha aggiunto – è pressante per i leader religiosi della Terra Santa, che mentre vivono in un luogo ricco di memorie sacre per le nostre tradizioni, sono ogni giorno messi alla prova dalle difficoltà del vivere insieme in armonia”. Il Papa ha, così, ripreso le sue parole nel recente incontro di Assisi, mettendo l’accento su due tipi di violenza che oggi siamo chiamati ad affrontare: da una parte, “l’uso della violenza nel nome della religione”, dall’altra “la violenza che è conseguenza della negazione di Dio, che spesso caratterizza” le società moderne:

    “In this situation, as religious leaders we are called…”
    “In questa situazione, come leader religiosi – ha detto – siamo chiamati a riaffermare che la relazione dell’uomo con Dio vissuta in modo giusto è una forza per la pace”. Questa, ha soggiunto, “è una verità che deve diventare sempre più visibile nel modo in cui noi viviamo l’uno con l’altro” la vita quotidiana. Di qui, l’incoraggiamento del Papa a “favorire un clima di fiducia e dialogo tra i leader e i membri delle tradizioni religiose presenti nella Terra Santa”.

    “We share a grave responsibility to educate…”
    “Condividiamo la grave responsabilità – ha avvertito Benedetto XVI – di educare i membri delle nostre rispettive comunità religiose” con l’obiettivo di approfondire “la conoscenza reciproca” e di “sviluppare un’apertura alla cooperazione con persone di tradizioni religiose diverse dalla propria”. Sfortunatamente, ha constatato, la realtà del mondo e anche della Terra Santa è “spesso frammentaria”. Ecco perché, è stata l'esortazione del Papa, “ognuno di noi è chiamato a rinnovare il proprio impegno per la promozione di una più grande giustizia e dignità, in modo da arricchire il nostro mondo e dargli una dimensione pienamente umana”:

    “Justice, together with truth, love and freedom…”
    “La giustizia assieme alla verità, all’amore e alla libertà – ha detto ancora – sono il requisito fondamentale per una pace sicura e duratura nel mondo”. E ha ribadito che la riconciliazione “richiede coraggio e visione, così come la fiducia che sarà Dio stesso a mostrarci la strada. Non possiamo raggiungere i nostri obiettivi se Dio non ci dà la forza per farlo”. Ha quindi ricordato la sua preghiera per la pace, posta tra le pietre del Muro occidentale del Tempio di Gerusalemme, in occasione della visita nel maggio 2009. Il Papa ha concluso il suo intervento pregando il Signore “di ascoltare le orazioni di tutti gli uomini e di tutte le donne che gli chiedono la pace di Gerusalemme”:

    “Let us never cease praying for the peace….”
    “Non smettiamo mai di pregare per la pace in Terra Santa”, è stata l’invocazione del Pontefice, forti della fiducia in Dio, “che è Egli stesso la nostra pace e consolazione”.

    E dopo l’udienza dal Papa, una delegazione del Consiglio dei capi religiosi di Israele ha tenuto una conferenza stampa nella Sala Marconi della nostra emittente. Evento seguito per noi da Alessandro Gisotti:

    “Un momento storico” per la pace e per la Terra Santa: è stato unanime il giudizio sull’incontro con il Papa da parte dei leader religiosi di Israele che, in una Sala Marconi affollata di giornalisti, hanno messo l’accento sugli sforzi delle comunità ebree, cristiane, druse e musulmane per il dialogo. All’inizio della conferenza stampa, l’arcivescovo di Akka dei greco melkiti, Elias Chacour, ha letto una dichiarazione congiunta dei capi religiosi di Israele che ribadiscono l’impegno “nei confronti della sacralità della vita umana e a respingere la violenza, specialmente quando è perpetrata in nome della religione”. Poi, riecheggiando le parole di Benedetto XVI all’udienza di oggi, la dichiarazione ribadisce il “dovere” dei leader religiosi ad educare i fedeli alla pace. E non mancano di sottolineare il carattere “unico e speciale” dei Luoghi Santi che deve essere salvaguardato da “ogni forma di violenza e di profanazione”. Chiedono inoltre che “il libero accesso dei fedeli ai loro luoghi sacri” sia “consentito e garantito dalle autorità civili competenti”. Infine, come capi religiosi, assicurano di “essere attenti al grido dei più deboli” e di “lavorare insieme per una società più giusta ed equa”. Dal canto suo, il rabbino capo di Israele, Yonah Metzger, ha detto che il Consiglio dei capi religiosi dimostra che in Terra Santa è possibile vivere tutti insieme in pace. Un messaggio, ha aggiunto, che abbiamo oggi portato al Papa e al mondo intero. Gli ha fatto eco il capo degli imam musulmani di Israele, Mohamad Kiwan, che ha definito quello di oggi un "giorno storico" che rafforza l’impegno a portare la pace e l’amicizia in Terra Santa.

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    Benedetto XVI progetta un viaggio apostolico in Messico e a Cuba per la prossima primavera

    ◊   Benedetto XVI potrebbe recarsi nella prossima primavera in Messico e a Cuba. È stato il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, ad annunciare questa mattina la possibilità di questa doppia visita apostolica. Di seguito, le risposte che padre Lombardi ha dato alle domande rivoltegli dai giornalisti:

    Decisione e tempi

    Nei giorni scorsi i nunzi in Messico e a Cuba sono stati incaricati di avvisare le più alte autorità religiose e civili dei due Paesi che il Papa sta studiando un progetto concreto per recarsi in visita nei due Paesi, rispondendo agli inviti ricevuti.

    Il progetto verrà approfondito nelle prossime settimane e alla luce di ciò il Papa prenderà la decisione finale e la comunicherà nel modo e nel tempo che riterrà più opportuno.

    Il tempo previsto per il viaggio è la prossima primavera, quindi i tempi per la decisione definitiva sul programma e la preparazione sono piuttosto ravvicinati.

    Motivi del viaggio

    L’attesa del popolo messicano è ben nota, il Papa la teneva presente ed è lieto di potervi finalmente rispondere.
    Il Papa è stato in Brasile, ma i Paesi dell’America Latina di lingua spagnola desideravano un viaggio per loro, e il Messico è il più popoloso di essi.

    Cuba è un altro Paese che desiderava molto vedere il Papa, che non ha mai dimenticato lo storico viaggio di Giovanni Paolo II, e in cui la Chiesa e tutto il popolo vivono un periodo importante della loro storia in cui la visita del Papa sarà di grande incoraggiamento, in particolare nel grande anniversario del quarto centenario della scoperta della immagine di Nostra Signora della Caridad del Cobre.

    Itinerario

    Basta guardare la carta geografica per vedere che Cuba e il Messico si trovano nella stessa direzione rispetto a Roma e quindi è più logico abbinare questi due Paesi in un unico viaggio, piuttosto che altri che richiedano un itinerario più lungo e complesso.

    Si tratta in ogni caso di un viaggio lungo che non potrà avere molte tappe, ma pochissime, di grande valore simbolico e pastorale. Bisognerà anche tener conto dell’altitudine, per cui è sconsigliabile che il Papa si rechi a Città del Messico. Una delle questioni che saranno rapidamente affrontate è quindi quella delle migliori alternative.

    Finalità

    Dopo la Conferenza continentale di Aparecida, a cui il Papa ha partecipato quattro anni fa, l’America Latina è impegnata nella grande missione continentale di evangelizzazione e il Papa avrà modo di incoraggiare tutta la Chiesa in questo grande compito, anche nel corso della preparazione alla celebrazione dell’Anno della fede.

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    Nomine

    ◊   Benedetto XVI ha nominato membri dell'Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica i cardinali Attilio Nicora, presidente dell'Autorità di Informazione Finanziaria, e Velasio De Paolis, presidente emerito della Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede.

    Il Papa ha nominato nunzio apostolico in Tanzania l'arcivescovo Francisco Montecillo Padilla, finora nunzio apostolico in Papua Nuova Guinea e nelle Isole Salomone.

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    In Vaticano, l'incontro dei volontari cattolici europei. Intervista con il commissario Ue, Kristalina Georgieva

    ◊   Un incontro all’ombra di San Pietro per riflettere sulla capacità di intervento del volontariato cattolico e definire le linee direttrici delle future attività. È quello che, sotto il patrocinio del Pontificio Consiglio Cor Unum, si apre oggi pomeriggio a Roma. I partecipanti – che domani saranno ricevuti in udienza dal Papa – sono i presidenti delle Conferenze episcopali dei Paesi europei, i vescovi delegati per gli organismi caritativi cattolici e i responsabili di organismi ecclesiali nazionali e internazionali di volontariato. Federico Piana ne ha parlato alla vigilia con una delle relatrici, il commissario europeo per la Cooperazione internazionale e l’aiuto umanitario, con delega al Volontariato, Kristalina Georgieva:

    R. – Volounteering is …
    L’attività di volontariato è estremamente forte in Europa. Ogni anno, 100 milioni di europei danno il loro contributo alle comunità, alcuni alle proprie comunità, altri fuori dall’Europa. Questa è una lunga e forte tradizione per tutti noi e io sono certa che, in modo particolare in questi momenti di difficoltà economica, le persone si aiuteranno ancora di più. Naturalmente, la religione cristiana pone un forte accento sulle attività caritatevoli. E qui, in Italia e a Roma in particolare, siamo veramente nel luogo dove la cura dell’altro è parte essenziale della cultura della Chiesa cattolica. Nessuno di noi potrebbe mai pensare a un mondo senza volontari.

    D. - Non si rischia però di sollevare gli Stati da alcune loro proprie responsabilità?

    R. – I’m not concerned about this, …
    Io non la vedrei così, perché in tutti gli Stati membri – dei quali ho visitato le rispettive organizzazioni di Protezione civile - ho sempre visto la piena consapevolezza del fatto che viviamo in un mondo le cui esigenze sono sempre più pressanti. Tanto per fare un esempio: nel 1975, ci sono stati 78 disastri naturali; l’anno scorso, nel 2010, ce ne sono stati 385 e, purtroppo, l’impatto di questi disastri è aumentato perché la popolazione mondiale è aumentata. Dal mese scorso, infatti, siamo sette miliardi di abitanti e la maggior parte di essi è concentrata in zone urbane e quindi quando vi è un disastro naturale, ci sono più vittime e più danni. Le autorità dei nostri Paesi sono consapevoli di questa forza e non stanno certo abdicando alla responsabilità. Siamo consapevoli del fatto che solo con gli sforzi dello Stato non ce la faremmo mai. Abbiamo bisogno che le nostre società siano pronte ad impegnarsi e a dare un loro contributo. (fd)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Pace per Gerusalemme e la Terra Santa: l’udienza di BXVI ai membri dell’Israeli Religious Council.

    La mancanza di lavoro mina la dignità dell’uomo: il messaggio del Papa per il II Congresso Nazionale della famiglia in Ecuador.

    Per rievangelizzare la politica internazionale: nell’informazione internazionale Fermina Alavarez sul Forum delle Organizzazioni non governative di ispirazione cattolica.

    Nel silenzio dell’ascolto, sotto il segno della gioia: in cultura il cardinale Gianfranco Ravasi sulla “Verbum Domini”, uno scritto globale dove si intrecciano teologia, spiritualità e pastorale.

    Un articolo di Giulia Galeotti dal titolo “Attualità dell’inattuale”: sulla storia dell’incomprensione tra media e Chiesa cattolica, un convegno, in Vaticano, organizzato dall’Osservatore Romano.

    Con il faro del concilio Vaticano II: sulle università cattoliche protagoniste della nuova evangelizzazione la prolusione del cardinale Angelo Scola in occasione dell’apertura dell’anno accademico dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.

    Sul Dio inconcepibile secondo San Paolo la prolusione a Gerusalemme di Romano Penna per l’apertura dell’anno accademico della Facoltà di Scienze bibliche e archeologia dello Studium Biblicum Franciscanum.

    Vieni, vieni Mefistofele: Marcello Filotei riguardo a un nuovo lavoro sul mito di Faust (all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia).

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    Oggi in Primo Piano



    Ue chiede stabilità a Italia. Napolitano: Italia sarà all’altezza del compito

    ◊   “La crescita dell'economia si è bloccata e c'è il rischio di una nuova recessione”: è quanto dichiara il commissario Ue, Olli Rehn, presentando le previsioni economiche 2011-2013. La crescita del Pil della zona euro sarà limitata allo 0,5% nel 2012, con un ritorno alla ripresa nel 2013 all'1,3%. Il commissario europeo afferma che sono 5 i Paesi che non hanno ancora fornito a Bruxelles le prove necessarie per dimostrare che stanno prendendo le misure necessarie per correggere il deficit: Belgio, Cipro, Ungheria, Malta e Polonia. E conferma che è stato lanciato a questi Paesi un “allarme preventivo”. Il servizio di Fausta Speranza:

    “La prima cosa da fare per l'Italia è rifondare la stabilità politica e la capacità di prendere decisioni” per governare il Paese. Il commissario Olli Rehn va al nodo della questione. Di più, dice che Roma deve fare meglio sul fronte delle pensioni. Di stabilità politica parla il capo di Stato italiano, Giorgio Napolitano, per ribadire che non esiste rischio di fase di incertezza: il premier Silvio Berlusconi – conferma – rassegnerà le dimissioni con l'approvazione in parlamento della legge di stabilità per il 2012 e “entro breve tempo o si formerà un nuovo governo che possa con la fiducia del parlamento prendere ogni ulteriore necessaria decisione o si scioglierà il parlamento". Napolitano ha anche nominato il noto economista Mario Monti senatore a vita. E dunque il nome dell'ex commissario europeo, che circolava da giorni insieme con altri, viene dato per scontato nel caso di governo tecnico. A questo proposito, la prospettiva sempre più concreta di un governo a guida Monti ha già allentato la pressione sull'Italia: Piazza Affari in rialzo e tassi e spread dei Btp in forte ridimensionamento dai picchi record di ieri. Napolitano avverte: l'Italia è di fronte a passaggi difficili e scelte particolarmente ardue e l'Europa attende con urgenza segni di responsabilità. E poi afferma: “l’Italia sarà all’altezza del compito". Resta da dire che di Italia ha parlato il presidente degli Stati Uniti Obama affermando: “Non è la Grecia, è un Paese grande, e un Paese ricco. Atene ha un problema di solvenza, l'Italia ha più un problema di liquidita”'. Osserva che l’Italia “può far fronte al proprio debito, a patto che i mercati non abbiano una crisi di fiducia sulla volontà politica e la capacità di non perdere il controllo del sistema”.

    Il commissario agli affari economici Ue, Olli Rehn, ha dunque chiesto all’Italia in particolare stabilità politica e di intervenire sulle pensioni. Sul punto, il commento dell’economista, Luigi Campiglio, al microfono di Debora Donnini.

    R. – Numero uno, sulla stabilità politica sicuramente noi abbiamo bisogno di una situazione più chiara sia rispetto all’esterno del Paese, sia rispetto al cittadino. Numero due, per quanto riguarda le tensioni, di sicuro vanno risistemate tutte le situazioni che corrispondono a posizioni di eccessiva larghezza e vantaggio, non più compatibili con l'attuale situazione del Paese. E’ importante, diciamo, innalzare l’età pensionabile, per il semplice motivo che noi viviamo in un Paese nel quale la quota di persone in età pensionabile è la maggiore al mondo, perché l’Italia, insieme al Giappone, è il Paese più anziano al mondo. Quindi, non si può dimenticare che noi, in questo momento, stiamo anche pagando gli errori di uno squilibrio demografico in molti casi imputabile a un’inadeguata assistenza alle famiglie, che adesso viene fuori in modo così virulento sul piano pensionistico.

    D. – L’Italia in questi giorni è stata al centro di problemi molto forti sul fronte dei mercati. Il presidente Obama però ha ricordato che l’Italia è un Paese ricco: è la terza economia dell’Europa, l’ottava del mondo. Allora, questi problemi della borsa, dello spread, sono dovuti alla questione del debito, degli interessi sul debito? Perché se l’Italia è un’economia forte non si spiega...

    R. – La situazione è questa: il rapporto debito-pil che abbiamo adesso - 120 - lo abbiamo già avuto nel ’95. La differenza tra il ’95 e oggi è che nel ’95 un popolo e una platea amplissima di risparmiatori, che allora venivano chiamati i Bot People, ha sostenuto con i propri risparmi un debito pubblico che sembrava insostenibile, Oggi quel debito pubblico non è più in mano ai Bot People, ma per metà a investitori esteri, che chiedono garanzie. Ora, queste garanzie sono fondamentalmente due: i conti in ordine e una domanda del tipo: “Mi restituirai i soldi se te li presto in futuro”? L’Italia ha i conti molto più in ordine di quanto generalmente si pensi. Forse, ha i conti quasi più in ordine della gran parte dei Paesi europei, certamente quelli più grandi che con noi si confrontano. Quindi, noi abbiamo i conti in ordine o quasi in ordine e ciò di cui davvero ci dobbiamo maggiormente preoccupare sono le prospettive future. Un elemento desta preoccupazione nel Paese: che nel decennio appena passato l’Italia sia stato l’unico Paese nell’area europea, in cui il prodotto interno lordo pro capite è diminuito nel 2010 rispetto al 2000, rispetto a tutti gli altri Paesi nei quali, bene o male, è aumentato. (ap)

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    Italia. Prende quota l'ipotesi di un governo Monti. L'opinione delle Acli nel dopo Todi

    ◊   La Lega non sosterrà un eventuale governo Monti. Lo ha affermato il ministro dell’Interno italiano, Roberto Maroni. Per ministro degli Esteri Franco Frattini, invece, il presidente della Bocconi ha una caratura internazionale indiscutibile. Sulla stessa linea il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, convinta che con Monti si risponda all’appello delle imprese per un governo nazionale di emergenza. Un tema che interpella anche le associazioni cristiane del mondo del lavoro che si sono riunite a Todi. “E’ il momento dell’unità nazionale”, afferma il presidente delle Acli, Andrea Olivero, intervistato da Alessandro Guarasci:

    R. – Una determinata richiesta di cambiamento alla politica, a partire dalla nostra disponibilità a mettere al servizio del Paese quella grande forza di partecipazione che c’è nel cattolicesimo italiano.

    D. – Questo vuol dire, secondo lei, che il popolarismo in Italia è ancora forte?

    R. – E’ ancora forte e dà oggi la consapevolezza di essere una delle poche risorse per mantenere viva la partecipazione e anche la speranza.

    D. – Un governo di larghe intese, guidato da Monti, corrisponde in qualche modo a quanto idealmente è uscito da Todi, secondo lei?

    R. – Credo di sì, nel senso che c’è bisogno in questo momento di andare a definire alcuni punti programmatici fondamentali e fare qualche riforma prima di andare a chiamare dei cittadini ad esprimersi. Bisogna dare il tempo necessario alle diverse forze politiche per costruire una proposta davvero credibile. Nel frattempo, bisogna affrontare quei problemi che tutti sappiamo in qualche modo mettono a rischio anche il futuro del Paese. La figura di Monti penso sia una delle figure migliori, libere e, in qualche modo, autorevoli per poter svolgere questo compito.

    D. – E’ il momento dell’unità nazionale, dunque?

    R. – Giocare d’astuzia o soltanto fare tattica in questo momento sarebbe pericolosissimo e io credo che i cittadini non lo perdonerebbero.

    D. – Lei ha parlato di riforme: ne dica una per rilanciare davvero il Paese...

    R. – Immediatamente, la riforma del fisco, che dia alle famiglie una possibilità vera – soprattutto alle famiglie numerose – di credere e sperare nel futuro. (ap)

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    Convegno a Roma sulla "primavera araba": gli eventi in Siria si rifletteranno sull'Iran

    ◊   Di Iran ieri si è parlato nel corso di un convegno a Roma organizzato dal Centro Studi Americani dal titolo: “Stati Uniti, Iran e Medio Oriente: una nuova dinamica?”. Negli interventi dei relatori, ampio spazio è stato dedicato alla cosiddetta "primavera araba" e alle conseguenze che questa potrà avere anche sulla Repubblica islamica. Il servizio di Benedetta Capelli:

    Come sta cambiando il Medio Oriente a distanza di mesi dalle rivoluzioni che hanno modificato gli assetti politici di diversi Paesi del Nord Africa? Si è partiti da questa domanda per capire la valenza di quanto accaduto e che gli studiosi presenti hanno definito “rivolte dagli esiti rivoluzionari”. Cambiamenti inizialmente sostenuti dall’Iran, che vedeva in queste proteste un moto di ribellione contro l’Occidente, ma poi le cose sono cambiate. Dunque, la novità è la nuova dinamica che si è creata, come sottolinea Karim Mezran, direttore del Centro studi americani:

    “E’ cambiato il paradigma secondo il quale il regime autoritario si autososteneva attraverso l’antitesi con il movimento islamista. Si è arrivati a un movimento che ha scardinato questo sistema portando nuove istanze. Queste nuove istanze hanno costretto gli stessi movimenti islamisti a cambiare atteggiamento e questi ultimi hanno poi accettato il ruolo democratico delle elezioni, della partecipazione politica, del gioco elettorale e quindi si è creata una nuova dinamica più aperta che probabilmente potrebbe portare a sistemi più liberali, più aperti più partecipativi di quelli che erano prima. L’Iran sta cercando di reagire agli input che stanno arrivando dal monto arabo. Quello che sta succedendo in Siria avrà conseguenze sulla Repubblica islamica indipendentemente da quello che è successo in Egitto, in Tunisia o in Libia”.

    Secondo Francesca Corrao, autrice del libro “Le rivoluzioni arabe. La transizione mediterranea”, l’elemento nuovo è pure la rinnovata predisposizione al confronto all’interno delle diverse componenti sociali:

    “Credo che la cosa più interessante da vedere sia questo disporsi in maniera più dialogica delle rappresentanze politiche arabe nel mondo arabo, perché il fatto che i partiti moderati si siano affermati nelle elezioni tunisine - e così anche si immagina avverrà in Egitto - dà una dimensione dei rapporti molto diversa, nel senso che l’integralismo radicale iraniano torna ad essere emarginato. In questo momento, un sostegno tout court all’Iran da parte del mondo arabo mi sembra molto difficile, per varie ragioni: per via di queste elezioni e precedentemente per il fatto che l’Iran, nel 2009, ha represso violentemente la rivoluzione mentre, invece, in Tunisia e in Egitto ha vinto”.

    In questo contesto quindi l’Iran sembra l’attore più isolato. A preoccupare la comunità internazionale è il programma nucleare di Teheran, al centro del recente rapporto dell’Aiea, l'Agenzia internazionale per l’energia atomica. Minacce di azioni di forza sono venute da Israele, un intervento sarebbe devastante per tutta l’area come sottolinea Pejman Abdolmohammadi, islamologo dell’università di Genova:

    “Bisogna sottolineare che un possibile attacco contro l’Iran potrebbe creare una confusione a livello regionale e influenzare negativamente l’evoluzione politica iraniana, sia sul fronte della società civile sia sul fronte della dinamica interna politica del Paese. Chiaramente, questo può dare vita a un prevalere dei 'falchi', del sistema più filoconservatore, e diminuire il ruolo della parte critica del potere, tamto all’interno della Repubblica Islamica, quanto all’interno della società civile”.

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    La decisione all'Onu sulla Palestina attesa per domani

    ◊   Nessun accordo al comitato del Consiglio di sicurezza dell’Onu, incaricato di formulare una raccomandazione sulla richiesta di adesione della Palestina alle Nazioni Unite. Un rapporto al riguardo, anticipato dalla stampa, verrà ufficializzato domani a New York, in occasione della riunione del Consiglio di Sicurezza. Il documento trapelato non precisa quali siano i Paesi che hanno sostenuto la candidatura palestinese e quelli contrari. I palestinesi - che attraverso il presidente Mahmud Abbas hanno depositato il 23 settembre al Palazzo di Vetro la loro candidatura - puntano ad ottenere nove voti su 15, affinché il Consiglio di Sicurezza possa formulare una raccomandazione positiva. L'ammissione all'Onu di nuovi membri è sottoposta poi al voto dell'Assemblea generale. Sullo stallo alle Nazioni Unite, Giada Aquilino ha raccolto il commento di Giorgio Bernardelli, esperto di Medio Oriente:

    R. – E’ uno stallo che ormai andava profilandosi da alcuni giorni. Le posizioni sono sostanzialmente tre: c’è un gruppo di Stati che ha intenzione di sostenere questa richiesta dello Stato palestinese dentro il Consiglio di sicurezza, ma tale gruppo mi pare si fermi a otto Stati su 15. Poi ci sono altri Paesi, tra cui la Gran Bretagna, che si asterranno. Infine, c’è il blocco dei contrari, guidato dagli Stati Uniti. Il fatto che il primo gruppo arrivi solo a otto Paesi fa sì che - se anche si andasse al voto in Consiglio di sicurezza - gli Stati Uniti non dovrebbero neanche porre il diritto di veto, perché - per passare all’interno del Consiglio di Sicurezza dell’Onu - una risoluzione ha bisogno di nove voti. E dal punto di vista palestinese non ci sarebbe nemmeno la vittoria morale di aver comunque ottenuto la maggioranza all’interno del Consiglio di sicurezza. Da questo punto di vista, la situazione è in pieno stallo e non è neanche detto che si arrivi sul serio a una votazione all’interno del Consiglio di Sicurezza.

    D. – A questo punto, il passo successivo quale sarebbe in Assemblea generale?

    R. – È molto difficile da dire in questo momento, nel senso che bisognerà anche vedere quale sarà l’evoluzione, più che all’Onu, all’interno dei rapporti di forza nel mondo palestinese. La dirigenza di Fatah e Abu Mazen ha puntato tutto su questa carta e quindi bisognerà vedere adesso quale sarà l’evolversi della situazione più che altro a Ramallah – secondo me – che a New York. È proprio una scelta di strategia: si tratta di decidere se Abu Mazen abbia intenzione di andare avanti su questa strada o, per esempio, sceglierne un’altra. Da tempo c’è in ballo la questione delle elezioni all’interno della Palestina: non si vota dal 2006 e potrebbe anche scegliere di mischiare le carte in tavola e andare quidni al voto per il rinnovo del parlamento palestinese.

    D. – In questo quadro, si inseriscono gli ultimi fatti: il "sì" dell’Unesco all’adesione della Palestina, la presa di posizione di Stati Uniti e Israele, le tensioni sull’Iran. La situazione in Medio Oriente rischia di aggravarsi ulteriormente?

    R. – Certo, è una situazione in pieno movimento, in cui gli scenari cambiano molto rapidamente. Oggi, il tema per eccellenza è quello dell’Iran: ci sono queste grandi manovre in corso. E’ molto più probabile, ad esempio, che in Consiglio di sicurezza arrivi prima la discussione sull’Iran, dopo la presentazione del rapporto dell’Aiea, perché Israele preme per un intervento militare, mentre il resto del mondo non la vede assolutamente nello stesso modo; anche Washington è molto spaventata da tale prospettiva. Credo che la vera partita, in questo momento, sia quella. (gf)

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    Alluvioni e media. L'Ucsi: distorsioni e aggressività danneggiano l'informazione

    ◊   Mentre il sereno torna su gran parte dell'Italia - dopo giorni di maltempo, disastri e lutti - c'è chi ha proposto una riflessione sul modo col quale i media hanno informato di quanto accaduto nelle scorse settimane, sotto l'incalzare degli eventi. In particolare, si stigmatizza la cronaca prodotta sulle drammatiche giornate di Genova da alcuni importanti organi di informazione. Nel mirino, in particolare, è finita un’intervista del Tg2 - per la quale la testata si è già scusata - a un ragazzo di 16 anni, la cui madre è morta travolta dalla furia dell’acqua. Di lunedì scorso, inoltre, è anche la denuncia del telegiornale satirico “Striscia la Notizia”, che ha evidenziato come Tg2, Tg3, Rai News e il “Corriere della Sera” avrebbero utilizzato immagini di archivio spacciandole per attuali. Andrea Melodia, presidente dell’Ucsi, l'Unione cattolica stampa italiana, parla di un “diffuso degrado qualitativo della missione giornalistica”. Paolo Ondarza lo ha intervistato:

    R. - Qui c’è un problema etico che precede la deontologia. Ha fatto benissimo il direttore del Tg2 a scusarsi pubblicamente. La collega del Tg2 che ha intervistato il ragazzino e non ha fatto vedere il suo volto, rispettando una norma, non ha perà rispettato la sostanza delle cose: il suo rapporto con la sua responsabilità personale e di professionista e di comunicatrice, che è un problema di sopravvivenza della stessa professione, che è una professione di servizio ai cittadini. Parlo soprattutto del servizio pubblico televisivo, ma non solo di quello. È chiaro che, facendo un’informazione del tipo così aggressivo, non si rende un servizio ai cittadini.

    D. - Si può fare lo stesso tipo di valutazione per quelle trasmissioni tv, che per documentare quanto accadeva a Genova, hanno scelto di reiterare quasi in modo martellante singoli fotogrammi o video dai contenuti particolarmente violenti?

    R. – Certamente. Il problema del giornalismo oggi è che si trova indubbiamente pressato da Internet che arriva rapidissimamente e, quindi, i giornalisti sono sempre più spinti a non accettare assolutamente che ci sia una riduzione dell’attenzione nei loro confronti. Ma questo finisce per peggiorare la qualità del giornalismo. Il giornalismo professionale può sopravvivere proprio distinguendosi in termini di responsabilità e di qualità.

    D. – L’informazione italiana purtroppo non ha fatto una buona figura nemmeno quando alcuni tra i più importanti Tg del servizio pubblico nazionale e uno tra i più prestigiosi quotidiani hanno proposto immagini di archivio, dai contenuti particolarmente drammatici, per parlare di quanto stava accadendo a Genova. Si è trattato di un vero e proprio falso…

    R. – Secondo me, sono cose ancora più gravi perché sono certamente volontarie, mentre l’intervista al ragazzino può essere sfuggita all’autocontrollo che un giornalista deve avere e, soprattutto, al controllo che la gerarchia giornalistica deve comunque garantire. Però, andare a falsificare deliberatamente delle immagini, non può avvenire per caso. È qualcosa che qualcuno ha voluto. E questo è un fatto che dovrebbe veramente essere sottoposto a degli interventi di tipo disciplinare. Se queste falsificazioni verranno confermate, questo è proprio un degrado della qualità professionale del giornalismo. E questa è la cosa più grave in assoluto.(fd)

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    Chiesa e Società



    I progetti di solidarietà dell’Ordine del Santo Sepolcro per la Terra Santa

    ◊   L’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme aiuterà il programma del Patriarcato Latino per dare assistenza spirituale anche ai figli dei 220 mila lavoratori cristiani di Paesi stranieri (Filippine, India, Sri Lanka, Europa orientale, America Latina) che vivono in Israele, finanziando la realizzazione di una chiesa e di un Centro pastorale. Lo ha deciso ieri il Gran Magistero a conclusione di lavori della prima sessione presieduta dal nuovo Pro-Gran Maestro, l’arcivescovo Edwin Frederick O’Brien. E’ questo uno dei problemi più urgenti della Chiesa locale illustrato all’Ordine dal suo Gran Priore, il patriarca latino di Gerusalemme, mons. Fuad Twal, mentre, paradossalmente, la stessa Chiesa è impegnata a contrastare il fenomeno dell’emigrazione dalla Terra Santa di tante famiglie cristiane. Nel contesto di un’ampia relazione sulla situazione religiosa, sociale e politica in Palestina, Giordania, Israele e Cipro, il patriarca di Gerusalemme ha ricordato come di recente l’Assemblea degli Ordinari cattolici abbia istituito una Commissione per la pastorale degli immigrati e dei richiedenti asilo politico (circa 30 mila, in maggioranza di Paesi africani) affidata al vicario patriarcale per la comunità ebreofona, il gesuita padre David Neuhaus. Il Governatore generale, il prof. Agostino Borromeo, ha annunciato che l’Ordine, sempre grazie ai finanziamenti dei suoi membri, cavalieri e dame di ogni parte del mondo, assicura il completamento di due grandi opere: la costruzione della chiesa parrocchiale di Aqaba - città della Giordania sul Mar Rosso - e l’ampliamento della scuola media e superiore di Reneh, in Galilea, nonché la realizzazione di altri progetti, alcuni dei quali interessano le Università cattoliche di Betlemme e di Madaba. L’Ordine continuerà a prestare attenzione ai piani di aggiornamento per i docenti delle scuole del Patriarcato, volti a mantenere il livello di eccellenza raggiunto, e terrà vivo il programma "One Laptop per child", che si prefigge di dotare ogni ragazzo di un computer. Il Gran Magistero ha ascoltato relazioni sullo sviluppo della sue articolazioni periferiche in Brasile e in Nuova Zelanda e deciso infine di riunire nel 2013 la Consulta dell’Ordine a Gerusalemme. (A cura di Graziano Motta)

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    Portogallo: i vescovi denunciano la dittatura economica dei capitali

    ◊   “Se esistono paradisi fiscali, significa che ci sono anche degli inferni di povertà e di ingiustizia che è necessario eliminare”, così mons. Manuel Morujão, segretario generale della Conferenza episcopale portoghese (Cep), annunciando una prossima nota pastorale dei vescovi, riuniti a Fatima – riporta l’agenzia Sir - in Assemblea plenaria. Il documento, intitolato “Speranza in tempo di crisi”, evidenzia – ha spiegato il portavoce della Cep - che “le stesse forze politiche si trovano a volte in posizione subalterna, rispetto ad una dittatura esercitata dal capitale che si sovrappone alle libertà di scelta, finendo per colpire soprattutto coloro che sono socialmente più fragili”. La nota della Chiesa portoghese sollecita a “mantenere la vicinanza e la solidarietà con le persone che soffrono”, perché “la speranza non si deve limitare alle parole”, ma deve “concretizzarsi nelle azioni quotidiane delle istituzioni cattoliche”. I presuli precisano di non voler accusare nessuno in particolare, ma solo denunciare “i giochi oscuri del potere, soprattutto di quello economico, e quelle persone senza volto che, in qualche modo, sono i responsabili di dittature economiche che tutti sono costretti a subire”. I vescovi portoghesi hanno inoltre deciso di collaborare con il nuovo governo per la ripresa produttiva del Paese, ammettendo la possibilità - che sarà sottoposta all’approvazione della Santa Sede - di “rinunciare” a due festività religiose infrasettimanali, da celebrare la domenica successiva. (G.C.)

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    Messico: Human rights watch accusa il governo di abusi nella "guerra alla droga"

    ◊   Human Rights Watch (Hrw) accusa il governo messicano di aver compiuto abusi durante la cosiddetta "guerra contro la droga". E’ quanto denuncia un Rapporto – pubblicato oggi dall’organizzazione umanitaria – sulla base di 200 interviste a vittime, testimoni e ufficiali, in cinque Stati messicani. "Invece di ridurre la violenza, la 'guerra contro la droga' ha portato a un aumento degli omicidi, delle torture e degli abusi da parte delle forze di sicurezza, aumentando il clima di paura e di illegalità in molte zone del Paese", dichiara Jose Miguel Vivanco, direttore americano di Human Rights Watch. Per contro, il generale Marisela Morales, dell'Ufficio della Procura messicana, afferma in un comunicato che, durante un incontro avvenuto ieri con gli attivisti di Hrw, questi "hanno riconosciuto” i "miglioramenti nella difesa dei diritti umani”, e gli “sforzi per realizzare il nuovo sistema di giustizia penale in Messico". Stando a quanto riportato dai media messicani, più di 40 mila persone sarebbero state uccise da quando il presidente Felipe Calderon è salito al potere nel 2006, ma per Human Rights Watch i morti sarebbero almeno 50 mila. L'ultimo documento ufficiale riportato dal governo messicano, alla fine del 2010, contava 34.612 morti legati alle organizzazioni criminali. Intanto, la cronaca segnala una nuova vittima della malavita collegata al traffico di stupefacenti: è stato rinvenuto ieri nella città di Nueva Laredo, a ridosso della frontiera Usa, il corpo di un blogger noto con il nome di "Rascatripas", impegnato a denunciare sul sito "nuevolaredoenvivo.com" i crimini in particolare dei Los Zetas, tra i più feroci narcotrafficanti del Paese. La Polizia ha riferito che la vittima è stata torturata e decapitata. Così come accaduto a un’altra collaboratrice del sito, la giornalista Maria Elizabeth Macias, di 39 anni, che si faceva chiamare "La nena di Laredo", il cui corpo mutilato è stato rinvenuto il 25 settembre scorso. Dall’inizio dell’anno sono già quattro le persone assassinate in quella zona per aver denunciato l'operato dei malavitosi nelle reti socali. Alcune settimane fa, un gruppo che si è detto legato ad Anonymous aveva annunciato una campagna per rivelare via web le identità dei presunti membri dei Los Zetas. Ma dopo pochi giorni, lo stesso gruppo ha comunicato ai media messicani di aver rinunciato all'iniziativa ''per motivi di sicurezza''. (A cura di Roberta Gisotti)

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    Seminario a Bergamo della Tavola della pace sul rapporto tra armi e finanza

    ◊   Il commercio internazionale degli armamenti causa, con le sole armi leggere, più di 300 mila morti all’anno. Contribuisce alla violazione dei diritti umani in diverse parti del mondo e, attraverso i traffici illeciti, alimenta la criminalità organizzata e il terrorismo internazionale. Il commercio valutato annualmente oltre i 350 miliardi di dollari, cosi come documenta l’Archivio del disarmo. Questi temi e il rapporto tra armi e Istituti di credito sono al centro del seminario che la Tavola della pace di Bergamo promuove sabato 12 novembre, presso la Facoltà di Economia dell'Università cittadina. La tavola rotonda, dal titolo “Finanza e armamenti: la responsabilità sociale degli Istituti di Credito nel commercio delle armi”, spiegano gli organizzatori, vuole fare il punto della situazione attraverso l’analisi dei dati e delle esperienze in atto. Sul tema si confronteranno docenti ed esperti di economia aziendale, esponenti dell’associazionismo pacifista e dirigenti del settore di responsabilità sociale di diversi istituti finanziari. (G.C.)

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    Brasile: inaugurato dal Pam un centro eccellenza contro la fame

    ◊   Il Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite (Pam) ha inaugurato simbolicamente a Salvador de Bahia, in Brasile, un centro di eccellenza contro la fame che avrà come missione la creazione di un "ponte di sicurezza alimentare" tra i Paesi dell'America Latina, dell'Africa e dell'Asia. Secondo il direttore esecutivo del Pam, Josette Sheeran, una delle priorità del centro sarà quella di "esportare" nei Paesi poveri i programmi di lotta alla miseria adottati con successo in Brasile dal 2003 dall'ex presidente, Luiz Inacio Lula da Silva. Programmi che, stando a dati ufficiali, hanno permesso a circa 39 milioni di brasiliani di abbandonare la condizione di estrema povertà. (R.G.)

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    Haiti: cinquemila vittime del colera chiedono risarcimenti all'Onu

    ◊   Oltre cinquemila haitiani colpiti dal colera hanno presentato richiesta di risarcimento di centinaia di milioni di dollari alle Nazioni Unite, accusando i peacekeeper nepalesi di aver diffuso l'epidemia sull'isola. Dall'ottobre del 2010, il colera ha provocato oltre 6.600 morti ad Haiti e circa 475 mila persone si sono ammalate. Secondo Haiti, è ancora in corso l'epidemia che si è diffusa in seguito al forte terremoto del gennaio 2010 che fece oltre 200 mila morti. Stando all'Istituto per la Giustizia e la democrazia di Haiti, che ha assistito le vittime del colera nella richiesta di risarcimento, le Nazioni Unite non hanno effettuato controlli per la malattia sui peacekeeper e i liquami umani di una base della missione sono stati scaricati nelle acque fiume Arbonite, usate da milioni di residenti. Minustah, la missione Onu di stabilizzazione di Haiti è composta da oltre 12 mila tra soldati e poliziotti. (R.G.)

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    Il 7 e 8 dicembre, a Ginevra, meeting dell’Unhcr su apolidia e protezione internazionale

    ◊   Protezione internazionale e apolidia: i temi al centro di un meeting internazionale promosso dall'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr). L’incontro avrà luogo il 7 ed 8 dicembre a Ginevra, al termine di un “anno - spiega una nota dell'Unhcr - che ha visto una serie di devastanti crisi internazionali e di migrazioni forzate, oltre che un'importante impulso da parte dell'agenzia per contrastare l'apolidia, un problema che colpisce ben 12 milioni di persone in tutto il mondo''. Obiettivo dell'evento è di attualizzare “i principi fondamentali sui quali per oltre mezzo secolo la comunità internazionale ha basato la propria azione in favore dei rifugiati, delle persone costrette alla migrazione forzata e degli apolidi''. Il 2011 segna il 60.mo anniversario della Convenzione sui rifugiati del 1951 e il 50.mo della Convenzione sulla riduzione dell'apolidia del 1961. (R.G.)

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    Pakistan: indù e cristiani in sciopero della fame in segno di protesta per le violenze subite

    ◊   Le minoranze religiose indù e cristiane in Pakistan hanno organizzato uno sciopero della fame a Hyderabad. La protesta è contro le violenze subite dai due gruppi e per chiedere maggiore tutela al governo. L'iniziativa è stata lanciata dopo l'assassinio di quattro medici indù nella cittadina di Chak, provincia di Sindh. Le due minoranze hanno lanciato un appello alle istituzioni, segnalando le minacce subite ogni giorno, l'occupazione abusiva di terreni e immobili, e il fenomeno delle ‘spose rubate’, ragazze cristiane e indù rapite e convertite con la forza all'islam. Uno di questi episodi - riferisce da fonti locali l'agenzia Fides - sarebbe alla base dell'omicidio dei medici indù. "Condanniamo il gesto brutale", ha dichiarato mons. Max John Rodrigues, vescovo di Hyderabad. "Come cristiani - ha aggiunto - siamo al fianco della comunità indù ed esprimiamo loro piena solidarietà". Per padre Samson Shukardin, responsabile della Commissione “Giustizia e Pace” della diocesi, “gli episodi di violenza si ripetono, per ragioni legate al fondamentalismo o per vendette private”. “Aspettiamo i risultati delle indagini e, se vi sarà impunità, prenderemo altre iniziative”. Di fronte ad atti del genere, i leader delle minoranze hanno ribadito che "credono nella pace, nell'armonia e nella prosperità del Pakistan". (G.C.)

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    Da domani, in Slovacchia, il 20.mo Incontro nazionale della gioventù cattolica

    ◊   Inizia domani in Slovacchia il ventesimo Incontro nazionale della gioventù cattolica “Accademia 2011”. Il meeting – riporta l’agenzia Sir – riunirà centinaia di giovani studenti universitari per riflettere sul tema “Siamo giunti alle radici della fede”. L'evento, organizzato da oltre dieci Centri pastorali universitari del Paese, si terrà nei locali dell’Università cattolica di Ruzomberoka fino al 13 novembre. Per Robert Slotka, cappellano dell’Università Cattolica, “la principale finalità dell’evento consiste nel dare forma alla comunicazione: gli uni con gli altri, con il nostro lato spirituale, con Dio, tenendo in considerazione che il simbolo di questa comunicazione è la Croce”. L’incontro si tiene una volta l’anno, simbolicamente a novembre, per ricordare il ruolo avuto dagli studenti e dai giovani durante la caduta del comunismo in Slovacchia e nei Paesi limitrofi. Il programma dell'incontro prevede conferenze, gruppi di lavoro, concerti, competizioni, momenti di preghiera e celebrazioni liturgiche. (G.C.)

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    Suor Mabel Chan nuova presidente dell’Associazione superiore maggiori di Hong Kong

    ◊   Suor Mabel Chan, superiora generale della Suore dell’Annuciazione del Signore (Sal) è stata eletta nuova presidente dell’Associazione delle Superiore maggiori degli Istituti femminili di Hong Kong per il triennio 2011-2013. Lo scopo dell’Associazione - istituita dalla Santa Sede nel 1972 - è rafforzare la collaborazione tra le religiose e promuovere lo sviluppo dei singoli Istituti. Durante l’Assemblea annuale, mons. Pierre Lam Minh, vicario generale della diocesi di Hong Kong, ha invitato le religiose a ricoprire un ruolo sempre attivo nella vita della Chiesa. (G.C.)

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    24 Ore nel Mondo



    Grecia: Papademos, ex presidente Bce, incaricato per il nuovo governo

    ◊   Lucas Papademos, 65 anni, economista ed ex presidente della Banca centrale europea (Bce), è stato nominato premier del nuovo governo di coalizione greco. Stamani ha avuto un vertice al palazzo presidenziale con i leader dei partiti riuniti dal presidente Papoulias, che gli ha conferito l'incarico. Intanto, la Commissione europea ha rivisto oggi al ribasso le previsioni sul Paese ellenico, che resterà in recessione anche l'anno prossimo, con un calo del prodotto interno lordo del 2,8%, rispetto all'1,1% previsto in primavera. Il ritorno alla crescita è previsto solo nel 2013 con uno + 0,7%. Peggiorano anche i dati sul deficit.

    Yemen: l’esercito bombarda la piazza dei sit-in e case di oppositori
    Le forze dell'esercito yemenita fedeli al presidente Saleh hanno bombardando la piazza della Libertà, a Taiz, dove da mesi è in corso un sit-in permanente dell'opposizione. Secondo quanto riferito da al-Jazeera, si registra la morte di un minore ed il ferimento di 10 persone. I militari starebbero bombardando anche le case dei capi dell'opposizione, che da mesi chiedono le dimissioni del capo di Stato.

    La Cina si oppone a sanzioni contro l’Iran, chieste dopo rapporto Aiea
    La Cina si oppone a nuove sanzioni contro l'Iran perchè “fondamentalmente non risolvono il problema del nucleare iraniano”. Lo ha detto nel consueto punto stampa quotidiano il portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, Hong Lei. Le sanzioni sono state richieste da diversi Paesi occidentali, dopo la pubblicazione del rapporto dell'Agenzia atomica internazionale (Aiea), da cui emerge che l'Iran sta lavorando alla produzione della bomba atomica.

    Nuovo terremoto in Turchia: sette vittime
    È salito a sette il bilancio delle vittime del nuovo terremoto che in Turchia ha colpito la regione di Van, già interessata dalla terribile scossa delle settimane scorse. Questa volta l’intensità è stata di 5,6 gradi. Nell’evento sismico sono crollati 20 edifici: numerose persone sono state tratte in salvo, mentre decine sarebbero ancora intrappolate in un albergo.

    Nuova esplosione al gasdotto Egitto-Israele-Giordania
    Il gasdotto egiziano che porta il gas in Israele e Giordania è stato colpito da una nuova esplosione nella notte fra mercoledì e giovedì scorsi. Lo hanno reso noto i Servizi di sicurezza egiziani. L'esplosione è avvenuta a una quarantina di km a ovest della città di al-Arish, nel nord della penisola del Sinai. Testimoni hanno detto di aver visto uomini armati sul posto. Il gasdotto è già stato colpito da sei attacchi non rivendicati nel febbraio scorso. L'ultimo attentato risale al settembre scorso.

    Due soldati Isaf morti in 24 ore in Afghanistan
    Due soldati della Forza internazionale di assistenza alla sicurezza (Isaf, sotto comando Nato) sono morti nelle ultime 24 ore in Afghanistan meridionale. Lo ha reso noto oggi la stessa Isaf a Kabul. I militari stranieri morti in Afghanistan sono, secondo un calcolo non ufficiale, 517 dall'inizio dell'anno e sette dal primo novembre 2011. Le vittime Isaf dell'intero decennio di intervento, infine, sono 2.798.

    Sparatoria in Kosovo: morto un serbo
    Un serbo del Kosovo è morto dopo essere stato ferito in una sparatoria ieri alla periferia di Kosovska Mitrovica, nel nord del Paese. Lo hanno riferito fonti ospedaliere e di polizia. Nella sparatoria, erano state ferite tre persone di nazionalità serba, una delle quali è morta in seguito all'ospedale. Il delitto è avvenuto in un quartiere etnicamente misto, popolato di serbi e kosovari. Secondo la polizia, non è possibile dire al momento se la sparatoria sia legata a tensioni interetniche.

    Tensioni in Congo in vista delle elezioni del 28 novembre: appelli di Ue e Onu
    Si moltiplicano gli appelli alla calma in vista delle elezioni generali del 28 novembre nella Repubblica Democratica del Congo, quando si voterà per le presidenziali e le legislative. Sia il Consiglio di sicurezza dell’Onu sia l’Unione Europea, riferisce l’agenzia Misna, hanno auspicato un processo elettorale pacifico: in particolare le autorità di Bruxelles hanno “preso nota degli atti di violenza e delle dichiarazioni in pubblico, con appelli a infrangere la legge e in grado di alimentare un clima di violenze e di tensioni politiche, sociali ed etniche”. Nei giorni scorsi, uno dei candidati dell’opposizione, Etienne Tshisekedi, avrebbe incitato i suoi sostenitori a “rompere le porte delle prigioni per far uscire i detenuti dell’opposizione”, autoproclamandosi presidente della Repubblica. Tra gli 11 candidati alla carica di capo dello Stato figura anche il presidente uscente, Joseph Kabila. Dopo una lunga guerra civile terminata nei primi anni 2000, con tensioni che si sono protratte anche successivamente, qual è oggi il panorama politico congolese? Giada Aquilino lo ha chiesto a padre Luigi Lo Stocco, missionario saveriano che per 35 anni ha vissuto nell’ex Zaire, già direttore di Radio Maria Regina della Pace a Bukavu:

    R. – La prima cosa che mi viene in mente è la confusione totale: l’opposizione è divisa in tanti minuscoli partiti e ognuno vorrebbe arrivare alla presidenza. Kabila, da parte sua, ha un gruppo che lo sostiene e i sondaggi, in questo momento, lo danno per vincente. L’opposizione non ha trovato una linea comune e allora si barcamena in tanti piccoli progetti.

    D. – Quali sono le emergenze più importanti da risolvere oggi in Congo?

    R. – C’è un problema umanitario, che è ancora molto vivo, in tutte le province del Congo. La miseria, la povertà, l’impunità. E poi si registra la presenza ancora di bande armate: ciò fa sì che ci sia una grande insicurezza da tutte le parti, specialmente nella parte est – dove ho vissuto per parecchio tempo – a Bukavu, a Maniema, nel Sud e Nord Kivu.

    D. – Nelle ultime settimane il clima politico è stato avvelenato da violenze, anche nella zona di Lubumbashi. Perché ci sono questi scontri tra sostenitori di varie fazioni politiche?

    R. – La campagna elettorale non guarda soltanto ai problemi del Paese, guarda soprattutto ai problemi legati alle tribù. C’è, dunque, un tribalismo nell’intimo, nel cuore di questi congolesi, che va avanti e che poi porta a queste violenze. L’ong Human Rights Watch ha parlato anche di un’inquietudine che si ha a causa dei discorsi che soprattutto i partiti d’opposizione fanno: discorsi pieni di ira, che manifestano l’odio, basati su criteri etnici, che incitano alla violenza da parte dei candidati politici e anche dei loro partigiani.

    D. – Nei giorni scorsi, mons. Fulgence Muteba, presidente della Commissione episcopale per le Comunicazioni Sociali della Repubblica Democratica del Congo, ha detto che questa è stata una campagna elettorale deludente, segnata da un’assenza di progetti sociali, ma anche da episodi di tensione...

    R. – Servirebbe un progetto molto realista, che guardi al bene del Paese e della popolazione. Certamente il Congo è molto vasto. La popolazione tace, ma soffre, la popolazione ha fame, la popolazione non ha le strade, anche se ci sono state delle promesse. Servono, innanzitutto, quelle strutture basilari per poter vivere in pace. E il rispetto dell’uomo è la cosa più importante. (ap)

    In Kazakhstan la Camera bassa chiede che sia sciolto il parlamento
    I deputati della Camera bassa del parlamento kazako (Majilis) hanno chiesto al presidente Nazarbaiev di sciogliere l'assemblea. Lo riferisce l'agenzia Novosti-Kazakhstan. La decisione sembra mirata a far scattare elezioni anticipate per ammettere almeno un partito di opposizione alla corsa elettorale, rompendo il monopolio del partito di Nazarbaiev, Nur Otan che attualmente detiene 98 seggi su 107 nel Majilis. La Repubblica ex sovietica non ha mai tenuto elezioni giudicate libere e corrette dagli osservatori internazionali. La soglia di sbarramento nella legge elettorale è fissata al sette per cento: una sua modifica permetterebbe a un partito piazzato al secondo posto di entrare in parlamento. A preoccupare Astana è anche la nuova ondata della crisi economica globale che potrebbe influenzare la maggiore economia dell'Asia centrale. Ieri, un consigliere di Nazarbaiev aveva ventilato un possibile voto anticipato già a gennaio 2012.

    Quattro persone morte in Nicaragua nel post-voto in cui ha vinto Ortega
    Almeno quattro persone sono morte in Nicaragua, durante scontri tra simpatizzanti e oppositori del presidente, il sandinista Daniel Ortega, che domenica scorsa ha vinto le elezioni con più del 62% dei voti. Durante gli scontri, sono anche rimasti feriti 46 poliziotti. Tre delle persone decedute durante gli incidenti a San Josè de Cusmapa, nord del Paese, facevano parte di una stessa famiglia ed erano oppositori, hanno riferito i media locali, rilevando che la quarta persona è morta a Siuna, est del Paese. Dopo le elezioni di domenica, il partito Liberal independiente guidato da Fabio Gadea, candidato sconfitto da Ortega, ha contestato il risultato del voto, accusando i sandinisti di aver portato a termine diversi brogli. Per questa ragione, il partito di Gadea ha ieri organizzato una serie di proteste in diversi punti del Paese. Alcune delle manifestazioni, hanno aggiunto i media, sono in corso nella capitale, a Managua.

    Cina: morti 19 degli almeno 43 minatori bloccati in miniera a Qujing
    Sono 19 i minatori trovati morti nella miniera di carbone Sizhuang a Qujing, nella contea di Shizong, nella provincia sudoccidentale cinese dello Yunnan. Lo riferisce l'agenzia Nuova Cina. Da ore centinaia di soccorritori stanno tentando di portare in salvo gli altri 24 minatori (anche se il numero esatto degli operai in fondo alla miniera non è ancora chiaro) intrappolati dalle 6.25 di stamani, le 23.25 di ieri in Italia, a causa di una esplosione di gas.

    India e Pakistan riprendono colloqui bilaterali dopo le stragi di Mumbai
    India e Pakistan riprenderanno i colloqui bilaterali interrotti dopo le stragi di Mumbai del 2008. Lo hanno deciso in un incontro tra il premier indiano, Manmohan Sigh, e il pakistano, Yousuf Raza Gilani, avvenuto in un atollo delle Maldive. “Si apre un nuovo capitolo nella storia dei nostri due Paesi”, ha detto Gilani ai giornalisti nella conferenza stampa dopo il faccia a faccia di circa un'ora. Durante il colloquio, sono stati discussi i temi del terrorismo, delle relazioni commerciali e anche lo spinoso nodo del Kashmir. È il secondo incontro tra i due capi di governo quest'anno ed è la conferma del disgelo avvenuto tra le due potenze nucleari. Di recente, Islamabad ha concesso la clausola della Nazione più favorita all'India che permetterà di incrementare l'interscambio. I due leader si trovano sull'atollo di Addu dove è in corso il 17.mo vertice della Saarc, l'Associazione regionale dei Paesi del Sud dell'Asia. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 314

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli.