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Sommario del 09/11/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa ai sacerdoti: riscoprite la bellezza del celibato. L'udienza generale dedicata al Salmo 119
  • Il Papa esprime la propria vicinanza alle popolazioni colpite dal maltempo, in particolare in America Centrale
  • “Il Tirolo l’hanno fatto gli angeli”: così, il Papa al conferimento della cittadinanza onoraria del comune altoatesino di Natz-Schabs
  • Rinunce e nomine
  • Conferenza in Vaticano sulle cellule staminali adulte: rendere accessibile la scienza a tutti
  • Il cardinale Koch ricorda il Metropolita Damaskinos: promotore della comprensione tra cattolici e ortodossi
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Italia, tempesta sui mercati: lo spread tocca i 575 punti, Btp oltre il 7%
  • Berlusconi: dimissioni dopo l'approvazione della Legge di stabilità
  • Usa: più single che famiglie, ma gli sposati sono più felici. Il commento del sociologo Diotallevi
  • Chiesa e Società

  • Asia Bibi: un anno fa la sentenza di condanna a morte per blasfemia
  • Mons. Follo all'Unesco: famiglia, scuola e città per "costruire la pace"
  • Thailandia: continua l’emergenza alluvioni a Bangkok. Dal governo 4 miliardi per la ricostruzione
  • Egitto: legge comune fra copti e musulmani per la costruzione di edifici religiosi
  • Pakistan. Rapporto Usa: le scuole pubbliche insegnano l’intolleranza verso le minoranze religiose
  • Filippine. Indagini sulla morte di padre Tentorio: la Chiesa ha “pazienza e fiducia”
  • Indonesia: storico leader cattolico diventa eroe nazionale
  • Costa d’Avorio: assalite da bande armate una quarantina di strutture cattoliche
  • Terra Santa: ebrei in visita alla Custodia nell'ambito del progetto Open House Jerusalem
  • Primo discorso del nuovo Pro-Gran Maestro all’Ordine del Santo Sepolcro di Gerusalemme
  • Messaggio dei vescovi francesi ai cristiani d’Oriente
  • Francia. Il cardinale Vingt-Trois sulle opere blasfeme: "Non alzare i toni della polemica"
  • Messico: Assemblea plenaria della Conferenza episcopale
  • Conferenza episcopale albanese: a Tirana l’Assemblea generale
  • Kenya: una scuola per i figli delle vittime dell'Aids nella baraccopoli di Kibera
  • Indonesia: a Giakarta una comunità fondata da religiose aiuta le madri single
  • Inaugurato a Roma l'anno accademico della Pontificia Università Lateranense
  • L’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano inaugura il 91.mo anno accademico
  • Mons. Crociata al convegno del Csi: lo sport è un modello di formazione dell’uomo
  • 24 Ore nel Mondo

  • L’Aiea: l'Iran lavora alla bomba atomica. Teheran respinge le accuse. L'Ue: no a opzioni militari
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa ai sacerdoti: riscoprite la bellezza del celibato. L'udienza generale dedicata al Salmo 119

    ◊   La legge di Dio non chiede di essere seguita con l’obbedienza di un servo, ma con l’ascolto di un figlio. Lo ha affermato Benedetto XVI commentando all’udienza generale di questa mattina in Piazza San Pietro il Salmo 119. Nella sua riflessione, il Papa ha anche invitato i sacerdoti a riscoprire “la bellezza e la forza” del celibato. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Un lungo Salmo, dalla costruzione letteraria complessa, per esprimere con la forza evocativa della poesia una semplice e profonda realtà della fede: che chi ascolta Dio e segue la sua Parola ha tutto, vita, speranza, consolazione. Benedetto XVI ha affrontato davanti alle migliaia di persone in Piazza San Pietro “l’imponente e solenne” canto che si condensa nei 176 versi del Salmo 119, secondo la tradizione ebraica (118 secondo quella greco-latina). Un canto “unico nel suo genere”, ha detto, tutto dedicato alla grandezza della Torah, cioè della legge divina:

    “Di amore per la Parola di Dio è tutto pervaso questo Salmo, che ne celebra la bellezza, la forza salvifica, la capacità di donare gioia e vita. Perché la Legge divina non è giogo pesante di schiavitù, ma dono di grazia che fa liberi e porta alla felicità”.

    Una legge che rende liberi e non schiavi. La Madonna, ha osservato Benedetto XVI, è stata la prima creatura a comprendere e a vivere con pienezza questa verità; Lei che – ha soggiunto – è stata della Parola di Dio “attenta e amorosa custode” e che sempre insegna al cristiano quale atteggiamento assumere davanti ai comandi di Dio:

    “La Legge di Dio chiede l’ascolto del cuore, un ascolto fatto di obbedienza non servile, ma filiale, fiduciosa, consapevole. L’ascolto della Parola è incontro personale con il Signore della vita, un incontro che deve tradursi in scelte concrete e diventare cammino e sequela”.

    Proseguendo nella sua riflessione, il Papa ha si è voluto soffermare su un versetto particolare di un Salmo che, ha commentato, è come un “vocabolario del rapporto fiducioso del credente con Dio”. Il versetto in questione, il 57 – che afferma: “Il Signore è mia parte di eredità” – si riferisce in particolare ai sacerdoti della tribù ebraica di Levi i quali, ha spiegato Benedetto XVI, in quanto “mediatori del sacro”, non potevano essere “proprietari di terre” poiché Dio era “la loro terra” e dunque a Lui dovevano affidare ogni necessità:

    “Questi versetti sono di grande importanza anche oggi per tutti noi. Innanzitutto per i sacerdoti, chiamati a vivere solo del Signore e della sua Parola, senza altre sicurezze, avendo Lui come unico bene e unica fonte di vera vita. In questa luce si comprende la libera scelta del celibato per il Regno dei cieli da riscoprire nella sua bellezza e forza”.

    Per tutti i fedeli, questi stessa parte del Salmo è un richiamo alla “radicalità del Vangelo”, a confidare nel Signore e nella sua Parola – ha concluso il Papa – e a vivere con Lui “nella comunione e nella gioia”:

    “Lasciamo dunque che il Signore ci metta nel cuore questo amore per la sua Parola, e ci doni di avere sempre al centro della nostra esistenza Lui e la sua santa volontà. Chiediamo che la nostra preghiera e tutta la nostra vita siano illuminate dalla Parola di Dio, lampada per i nostri passi e luce per il nostro cammino, come dice il Salmo 119, così che il nostro andare sia sicuro, nella terra degli uomini”.

    Al termine delle catechesi nelle altre lingue, Benedetto XVI ha rivolto fra gli altri un saluto ai Missionari Verbiti e ai militari della Brigata Granatieri di Sardegna di stanza a Roma, che hanno intonato le note di una marcetta.

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    Il Papa esprime la propria vicinanza alle popolazioni colpite dal maltempo, in particolare in America Centrale

    ◊   Durante l’udienza generale in Piazza San Pietro il Papa è tornato a parlare del maltempo che sta colpendo numerose regioni nel mondo. Il servizio di Sergio Centofanti.

    Benedetto XVI si è riferito in particolare alle regioni dell’America Latina - specie quella Centrale - fino al Sud-est asiatico, “colpite da alluvioni, allagamenti, frane, che hanno provocato numerosi morti, dispersi, senza tetto”:

    “Ancora una volta desidero manifestare la mia vicinanza a tutti coloro che soffrono per questi disastri naturali, mentre invito alla preghiera per le vittime e i loro familiari e alla solidarietà, affinché le istituzioni e gli uomini di buona volontà collaborino, con spirito generoso, a soccorrere le migliaia di persone provate da tali calamità”.

    In America Centrale, il Guatemala sta cercando di risollevarsi dai danni delle inondazioni come riferisce, al microfono di Patricia Ynestroza, l’ambasciatore guatemalteco presso l’Italia, Alfredo Trinidad Velasquez:

    “Mezzo milione di persone sono state colpite in vario modo dalle alluvioni e ci sono ancora persone disperse che, grazie a Dio, non sono tante. Finora sono 34 i morti, 23 mila gli evacuati. Si sono mossi in nostro aiuto la Fao, il Programma alimentare mondiale e l’Unione Europea. Ma chiederemo il sostegno anche ai Paesi amici che ci hanno sempre aiutato, come nel caso dell’Italia l’anno scorso”. (ap)

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    “Il Tirolo l’hanno fatto gli angeli”: così, il Papa al conferimento della cittadinanza onoraria del comune altoatesino di Natz-Schabs

    ◊   Al termine dell’udienza generale, nell’auletta dell’Aula Paolo VI, è stata conferita a Benedetto XVI la cittadinanza onoraria di Natz-Schabs, piccolo comune altoatesino, nella provincia autonoma di Bolzano. Un riconoscimento dalla dimensione familiare e non solo istituzionale: in questo paese, infatti, nacquero Maria Tauber e Maria Tauber-Peintner, rispettivamente bisnonna e nonna materna di Jospeh Ratzinger. In un breve discorso di ringraziamento, pronunciato a braccio, il Papa è tornato a ritroso con la memoria, quando in casa si raccontava della bellezza della terra tirolese. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    “Il Tirolo l’hanno fatto gli angeli”: Joseph Ratzinger è tornato bambino con i ricordi quando la mamma gli parlava della bellezza della terra di origine della nonna, di cui sentiva tanta nostalgia. Ricordi che restano nel cuore del Papa insieme alle visite che fin da ragazzo ha potuto fare in terra altoatesina. E che rammenta con vivezza di particolari. La prima volta, confida alla delegazione di Natz-Schabs, era il 1940 e aveva 13 anni. L’occasione è una gita in bicicletta con i fratelli. “Abbiamo potuto constatare – ha detto il Papa – che era veramente vero: che erano stati gli angeli” ad aver fatto quelle terre. Poi, ha soggiunto, visitandolo da più grande negli anni Cinquanta, ho “potuto percepire la particolare vicinanza di Dio che si esprime nella bellezza di queste terre”. Ma, ha osservato, non sono così belle “soltanto attraverso la Creazione, ma perché gli uomini hanno risposto al Creatore”. Ha rivolto il pensiero “ai campanili gotici, alle belle case, alla cordialità e alla gentilezza delle persone, alla bella musica”.

    Sappiamo, ha detto, che “gli uomini hanno risposto e da questa collaborazione – tra il Creatore, i suoi angeli e gli uomini – è nata una terra bellissima. Una terra straordinariamente bella”. Una terra, ha soggiunto, di cui “sono orgoglioso e felice di farne parte, in un modo o nell’altro”. Di qui l’augurio del Papa affinchè l’Alto Adige resti così com’è, che “la natura, la creazione e la vita degli uomini si raccordino in un’unica melodia, che la fede sia portatrice di gioia e aiuti a superare anche situazioni difficili”. Ogni generazione, ha concluso il Papa, “possa ricominciare a lavorare per mantenere questa terra bella com’è, bella dal di dentro, e che così possa rimanere una patria che aiuti gli uomini a vivere una degna vita umana”.

    E’ stato il sindaco Peter Gassser a consegnare al Pontefice il certificato del conferimento della cittadinanza onoraria. Già il 22 ottobre scorso, informa L’Osservatore Romano, la comunità cittadina aveva festeggiato l’evento con una giornata commemorativa durante la quale era stata scoperta e benedetta una lapide in memoria delle due donne. Nella circostanza, il piazzale antistante è stato intitolato a Papa Benedetto XVI. Prima di Natz-Schabs, già 12 città (in Germania, Austria ed Italia) avevano conferito al cardinale Ratzinger e poi a Benedetto XVI la cittadinanza onoraria. Tra queste anche la sua città natale Marktl am Inn.

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    Rinunce e nomine

    ◊   Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell'arcidiocesi metropolitana di Capiz (Filippine), presentata da mons. Onesimo C. Gordoncillo, per raggiunti limiti di età. Gli succede mons. Jose F. Advincula, finora vescovo di San Carlos.

    Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Aosta (Italia), presentata da mons. Giuseppe Anfossi, per raggiunti limiti di età. Gli succede mons. Franco Lovignana, finora vicario generale della medesima diocesi. Mons. Franco Lovignana è nato ad Aosta il 22 novembre 1957. Dopo aver conseguito la maturità classica è entrato nel Seminario diocesano frequentando gli studi di filosofia e di teologia. È stato ordinato sacerdote il 21 giugno 1981 da mons. Ovidio Lari, vescovo di Aosta. Dopo l'ordinazione sacerdotale ha proseguito gli studi a Roma, presso la Pontificia Università San Tommaso d'Aquino, dove ha conseguito la Licenza in Teologia Pastorale. Ha ricoperto quindi i seguenti incarichi: dal 1984 al 1995, parroco di Rhemes-Notre Dame; dal 1995 al 1997, vicario episcopale per la Pastorale diocesana; dal 1995 al 1997, vice-rettore ed economo del Seminario di Aosta; dal 1984, docente di Teologia Dogmatica presso il Seminario di Aosta; dal 1997, rettore del Seminario di Aosta; dal 2003, priore dell'Insigne Collegiata dei Santi Pietro e Orso in Aosta e, dal 2004, vicario generale di Aosta. Inoltre, è direttore dell'Ufficio per i Beni culturali ecclesiastici.

    Il Santo Padre ha eretto in diocesi la prelatura territoriale di Óbidos (Brasile) e ne ha nominato primo vescovo mons. Bernardo Johannes Bahlmann, dell’Ordine dei Frati Minori, finora vescovo prelato.

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    Conferenza in Vaticano sulle cellule staminali adulte: rendere accessibile la scienza a tutti

    ◊   Bisogna sgomberare il campo dal pregiudizio che la Chiesa sia contro la scienza: cosi il vescovo Ignacio Carrasco de Paula, presidente della Pontifica Accademia per la Vita, aprendo stamane nell’Aula Nuova del Sinodo in Vaticano la Conferenza internazionale su “Le cellule staminali adulte: la scienza e il futuro dell’uomo e della cultura”, promossa dal Pontificio Consiglio della Cultura e dalla Fondazione “Stem for life”. Più di 30 i relatori tra medici e pazienti, esperti di varie discipline, politici, diplomatici, imprenditori ed esponenti della cultura chiamati a confrontarsi nei tre giorni dei lavori. Il servizio di Roberta Gisotti:

    Dialogare con la scienza è un ambito fondamentale del nostro Dicastero, ha esordito il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, spiegando le ragioni di questo Convegno, collocato al crocevia di una ricerca medica alleata con i pazienti, che risponda all’etica della persona, attenta ai risvolti antropologici, specie in un ambito tanto complesso come quello della medicina rigenerativa. La Chiesa non è certo contraria alla scienza - ha puntualizzato il vescovo Carrasco de Paula, presidente dell’Accademia per la Vita nella sua prolusione - non condanna ciò che è in natura ma l’operato dell’uomo se non sorretto da fini etici volti al bene comune. E, la Chiesa sa bene, ha aggiunto il presule, che le diverse discipline scientifiche si stanno adoperando per aumentare gli standard etici. Occorre dunque conoscere i risultati di scienze sperimentali, per valutarle ed incoraggiarle se lo meritano. Nel caso delle cellulle staminali embrionali la Chiesa non può accettare che si uccida la vita umana, mentre le cellulle staminali adulte non pongono questo dilemma, ha sottolineato la dott.ssa Robin Smith, presidente della Fondazione “Stem for life, la società farmaceutica statunitense partner dell’iniziativa, convinta che la Conferenza sarà un’occasione “storica” per fare il punto sulla medicina rigenerativa basata sulle cellule staminali adulte, una ricerca poco conosciuta dal grande pubblico – nonostante – ha riferito il dottor Max Gomez - gli ottimi risultati ottenuti nella cura di pazienti oncologici, diabetici, affetti da immunodeficienza e cardiopatici, alcuni ospiti della Conferenza. Una ricerca che se confermata nella sua positività avrà bisogno di adeguati finanziamenti. Quali risultati si aspettano dai lavori? Padre Tomasz Trafny, responsabile del Dipartimento Scienza e Fede del Dicastero promotore:

    R. - Anzitutto vogliamo creare una piattaforma di comunicazione tra la comunità scientifica e coloro che non hanno una formazione scientifica ma che si interessano comunque ai fenomeni della ricerca e dell’avanzamento delle scienze naturali, comprese quelle mediche. Il secondo obiettivo è poter tradurre una scienza così sofisticata e renderla più accessibile ad un grande pubblico. Il terzo obiettivo è presentare ciò che la scienza ha raggiunto nel suo percorso, nell’orizzonte di una ricerca multidisciplinare, che coinvolge non solo le scienze esatte, quelle naturali, ma anche quelle umane.

    D. - Non si vuole, quindi, che la scienza medica prosegua da sola in questo difficile percorso…

    R. - Noi vogliamo essere partner di un’ampia discussione. Non vogliamo essere distaccati da un discorso di ricerca e d’indagine profonda, scientifica ed articolata.

    D. - Ed anche che la pubblica opinione possa partecipare a questo dibattito più di quanto non avvenga oggi…

    R. - L’obiettivo ultimo è proprio questo: tradurre i risultati delle scienze profonde e specializzate rendendole accessibili a coloro che non hanno un background scientifico ma che si pongono comunque delle domande sulla ricerca, sulle scelte morali e sulla validità di protocolli di applicazioni cliniche e non vogliono avere alcun conflitto né con la propria coscienza né tantomeno con i valori religiosi che professano. (vv)

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    Il cardinale Koch ricorda il Metropolita Damaskinos: promotore della comprensione tra cattolici e ortodossi

    ◊   Un amico sincero e cordiale: così, in sintesi, il cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani, ricorda Damaskinos, dal 1982 al 2003 primo Metropolita ortodosso di Svizzera, deceduto il 5 novembre scorso In una lettera di condoglianze inviata al Patriarca ecumenico Bartolomeo I, il porporato sottolinea in particolare l’instancabile impegno di Damaskinos per il dialogo tra cattolici ed ortodossi. I funerali del Metropolita saranno celebrati domani a Chambésy, in Svizzera. Il servizio di Isabella Piro:

    Erano stati colleghi alla Facoltà di teologia cattolica di Lucerna, il cardinale Koch e il Metropolita Damaskinos, e il porporato ricorda commosso quei tempi nella lettera inviata al Patriarca ecumenico Bartolomeo I, sottolineando in particolare “l’amore che Damaskinos nutriva per la Chiesa e l’interesse appassionato che portava nella ricerca dell’unità dei cristiani e che emanava dalla sua persona”. Uomo saggio e “dall’eccellente formazione”, scrive ancora il cardinale Koch, il defunto Metropolita si impegnò attivamente “in favore della comprensione e della collaborazione reciproca tra ortodossi e cattolici”. I suoi rapporti con il dicastero vaticano per l’Unità dei cristiani furono sempre “intensi e molto calorosi”, basati su “un’amicizia sincera e cordiale”. Infine, il porporato offre le sue preghiere per la scomparsa di questo “instancabile ministro del Signore”. Il medesimo cordoglio viene espresso anche in una seconda lettera che il porporato ha inviato all’attuale Metropolita greco-ortodosso di Svizzera, Jérémie. Apprezzamento per l’operato di Damaskinos fu manifestato anche da Benedetto XVI il 1° febbraio 2007, quando ricevette in udienza la Fondazione per la Ricerca e il Dialogo interreligioso, all’epoca guidata proprio da Damaskinos. In quell’occasione, al Papa fu donato il primo successo della Fondazione, ovvero l’edizione congiunta, nella loro lingua originale e secondo l’ordine cronologico, dei tre libri sacri delle tre religioni monoteiste: la Bibbia, il Nuovo Testamento e il Corano. “La rilettura e, per certi versi, la scoperta di testi che tante persone attraverso il mondo venerano come sacri – disse Benedetto XVI quattro anni fa – obbligano al reciproco rispetto nel cotesto di un dialogo fiducioso”.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   L'alfabeto della legge di Dio: al termine dell'udienza generale dedicata al salmo 119, Benedetto XVI riceve la cittadinanza onoraria di Natz-Schabs.

    Famiglia, scuola e città, luoghi dove si impara a vivere in pace: nell'informazione internazionale, intervento della Santa Sede alla Conferenza generale dell'Unesco.

    Ma la speranza non vive sulla violazione della vita: in cultura, il vescovo di Terni-Narni-Amelia, monsignor Vincenzo Paglia, sulla sperimentazione clinica di staminali adulte su pazienti affetti da sclerosi laterale amiotrofica.

    Il vescovo e i night club: un articolo del teologo Avery Dulles, apparso nel 1994 sulla rivista "America", in cui vengono anticipate questioni affrontate durante l'incontro di studio su "Incomprensioni. Chiesa cattolica e media", che si tiene domani in Vaticano.

    Un articolo di Giulia Galeotti sulla ristampa del libro "Singolarissimo giornale. I 150 anni dell' 'Osservatore Romano".

    Per un "io" veramente libero e liberamente vero: il cardinale Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna, riguardo alla responsabilità dei formatori.

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    Oggi in Primo Piano



    Italia, tempesta sui mercati: lo spread tocca i 575 punti, Btp oltre il 7%

    ◊   Cresce l’allarme per la perdita di valore dei titoli di stato italiani i cui rendimenti sono schizzati in mattinata oltre il 7%, nonostante i consistenti acquisti del debito italiano da parte della Banca Centrale europea. Immediate le ripercussioni sui mercati finanziari e, in particolare, sulla Borsa italiana. Il servizio di Stefano Leszczynski.

    Continuano ad aggravarsi le tensioni sui titoli di Stato dell'Italia, investiti fin dalla mattina da una nuova ondata di vendite che ha innescato balzi in avanti dei loro rendimenti - che sono in un rapporto inversamente proporzionale con il prezzo – fino a superare la quota del 7%. Nonostante l'intervento della Bce, che ha acquistato nella mattina di oggi consistenti quote del debito italiano, i Buoni del tesoro decennali non hanno recuperato valore, allargando lo spread con i titoli tedeschi fino a 575 punti base. Quanto avvenuto riguardo ai titoli del debito italiano è dovuto a una mancanza di fiducia dei mercati che, dopo la crisi politica apertasi ieri, si aspettavano una discontinuità di governo forte e immediata. Una situazione che ha avuto ripercussioni fortemente negative anche sul mercato azionario con Piazza Affari che è crollata del 4,3% ed ha visto un gran numero di titoli sospesi per eccesso di ribasso. Su questa situazione generata dal clima di incertezza politica è intervenuto anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che ha lanciato un appello a riguadagnare credibilità e fiducia come paese.

    Sulle ragioni della crescita abnorme dei rendimenti dei titoli di stato italiani e sulla loro perdita di valore sentiamo ora Mario Deaglio, economista e docente all’Università di Torino intervistato da Stefano Leszczynski.

    R. – Questi Btp sono Btp vecchi sui quali il mercato esprime un giudizio che riflette quello che si aspetta dallo Stato italiano. In questo momento il mercato conclude che questo Paese è senza governo, che questo Paese è senza una vera politica e quindi che non vuole detenere i titoli del Paese. Il vero effetto, invece, sull’economia italiana si ha nel momento in cui lo Stato chiede il rinnovo di Btp in scadenza, che non avviene tutti i giorni, avviene normalmente due o tre volte al mese con le aste.

    D. – Quindi, lo spread che vediamo aumentare oggi tra i titoli italiani e i titoli tedeschi è da intendersi esclusivamente come un fattore di credibilità del sistema Paese nei confronti degli investitori. Qual è dunque il fattore negativo che bisogna tenere d’occhio per comprendere quello che succederà al debito italiano?

    R. – Allora, sino ad oggi i tassi effettivi delle aste sono molto elevati, ma non elevati comunque come lo spread. Al momento buono, se tu offri di comprare dei titoli nuovi al 5, 6 per cento anche molti italiani che li hanno probabilmente non solo li rinnovano, ma ne chiedono di più. Quindi, prendere lo spread come indicatore è un’esagerazione, bisogna prendere i prezzi delle aste. Questi prezzi comunque si traducono in questo momento in un modesto aggravio per lo Stato italiano, che paga soltanto sui titoli che rinnova, quindi su una frazione del debito pubblico. Certo, che se le cose vanno avanti così, nel giro di un anno scadranno circa 300 miliardi di titoli: il 5 per cento di spread – tanto per fare un esempio – su 300 miliardi fa 15 miliardi in più che lo Stato italiano dovrebbe spendere per avere gli stessi soldi di prima per rinnovare i prestiti. Noi abbiamo fatto una manovra di circa 50 miliardi ed ecco che quasi un terzo di questa manovra se lo mangia il mercato che non crede più in noi.

    D. – Come mai la borsa italiana sta andando così male sulla scia delle notizie relative ai titoli?

    R. – Perché l’andar male comincia dalle banche. Le banche italiane hanno un 20, 25 per cento del debito pubblico italiano. Se questo debito pubblico italiano vale meno allora anche il valore delle banche italiane, che hanno investito in questi titoli, viene ridotto e diciamo che la cosa viene di riflesso sui titoli industriali. Il nostro Paese dovrà fare molta austerità: se fa molta austerità, si ridurranno i consumi e se si riducono i consumi, si riducono anche i profitti delle industrie e, in genere, il valore delle società che possiedono stabilimenti, fabbriche e cose del genere. (ap)

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    Berlusconi: dimissioni dopo l'approvazione della Legge di stabilità

    ◊   Urne subito o governo di transizione. La politica italiana è al bivio dopo l'annuncio delle dimissioni dato ieri dal premier Berlusconi al Quirinale. Dimissioni che saranno formalizzate dopo l'approvazione della Legge di stabilità. Ma l'Europa conferma le sue preoccupazioni. Servizio di Giampiero Guadagni.

    E' atteso oggi in Commissione Bilancio del Senato il testo del maxiemendamento al disegno di legge Stabilità con il pacchetto di misure anti-crisi concordato con l'Europa. L'opposizione questa mattina ha offerto formalmente la disponibilità a fare in modo che il provvedimento ottenga il via libera al massimo entro l'inizio della prossima settimana. Sarà questo il punto di svolta della legislatura. Subito dopo l'approvazione, infatti, Berlusconi si dimetterà, come ha annunciato ieri al capo dello Stato. Il premier ha preso atto che il suo Governo non ha più la maggioranza. La conferma è arrivata con il voto del pomeriggio alla Camera che ha detto sì al rendiconto dello Stato ma con soli 308 voti a favore. Dopo le dimissioni, Napolitano procederà alle consultazioni. Gestirò la crisi con credibilità, fa sapere il Capo dello Stato. Che osserva: servono decisioni rapide, il confronto deve essere più aperto e devono cadere chiusure e tabù. Per Berlusconi la strada obbligata è il ritorno immediato alle urne, si parla di febbraio. Il Pdl sceglierà il candidato premier con le primarie: in prima fila c'è il segretario Alfano, sostenuto proprio da Berlusconi. A favore delle elezioni, sul fronte dell'opposizione, anche l'Italia dei Valori di Di Pietro. Mentre Pd e Udc sono per un governo di transizione, ma non guidato da Alfano, in grado di fare alcune riforme, tra le quali una nuova legge elettorale. D'altra l'Europa chiede scelte chiare e rapide. Bruxelles, molto preoccupata per la situazione economica italiana, ipotizza una nuova manovra correttiva per assicurare il pareggio di bilancio nel 2013. Il cancelliere tedesco Angela Merkel riconosce comunque che l'Italia si è già impegnata a fare molto. E oggi comincia la missione di Unione Europea e Banca centrale europea per monitorare il rispetto degli impegni presi da Roma con Bruxelles. E nei prossimi giorni arriveranno anche gli ispettori del Fondo monetario internazionale.

    L’Italia, dunque, è chiamata a dare risposte urgenti per superare la crisi. Ascoltiamo in proposito la riflessione del prof. Antonio Maria Baggio, docente di etica politica all'Università Sophia di Loppiano. L'intervista è di Luca Collodi:

    R. - Da una parte, purtroppo, non è facile dare queste risposte, perché tutti i Paesi europei sono in difficoltà e danno, nell’insieme, l’impressione di una classe politica che non era stata preparata ad affrontare crisi di queste dimensioni. Dall’altra c’è una nostra specificità italiana: ieri abbiamo accertato che il governo manca di una maggioranza ed invece adesso abbiamo bisogno che tutto il Paese si unisca, trovi un punto di riferimento, cambi anche un metodo nel modo di far politica, perché dobbiamo salvarci tutti insieme.

    D. - La risposta può essere nel ricorso anticipato al voto?

    R. - A me sembra che votare adesso sarebbe un grosso danno, per vari motivi. Anzitutto, abbiamo bisogno di fare delle cose con urgenza. E’ una specie di programma che l’Europa stessa ci ha dettato e noi dobbiamo applicarlo. Ci vorrebbe quindi un governo autorevole, che abbia come riferimento il presidente della Repubblica che abbia la libertà di scegliere di mettere in piedi qualcuno a cui tutto il Paese possa guardare. Oltre al programma che l’Europa ci ha già dettato, dovrebbe esserci anche una specificità che riguarda l’Italia nel programma stesso. Abbiamo davanti un periodo di tempo necessario perché le due coalizioni - centrodestra e centrosinistra - si sistemino. Sono votabili in questo momento? Il centrodestra è decapitato, deve ristrutturarsi completamente ed il centrosinistra è completamente diviso. Entrambi hanno bisogno di tempo. Tempo che possono avere con un governo di transizione e di tregua, che faccia le cose importanti, che ponga le condizioni per le scelte di struttura che poi il governo successivo, quello che uscirà dalle elezioni nel 2013, farà.

    D. - L’Europa sta imponendo scelte importanti all’Italia. Ma secondo lei non è il caso che il nostro Paese recuperi, con dignità, una propria sovranità nazionale?

    R. - Deve recuperare dignità e rispetto. L’Italia è ricchissima di risorse. Basta leggere quotidianamente i giornali: ci sono fior di economisti che offrono ricette molto spesso componibili tra loro ed efficaci. Dobbiamo creare la situazione politica per cui queste risorse del Paese possano emergere e diventare politica efficiente ed efficace. Più che una sovranità, è tutta l’Europa che deve fare un salto in avanti, schierare gli elementi e le forze migliori e portare a compimento un processo di unità politica europea che metta al riparo tutti gli Stati che hanno la buona volontà di continuare in questo senso. L’Italia è una co-fondatrice dell’Europa, e deve ritornare ad avere il ruolo che le spetta. E’ la terza economia di questo continente.

    D. - Questa crisi può essere anche addebitata ad un bipolarismo nazionale che mal si adatta all’espressione culturale della società italiana?

    R. - In Italia ci sono diverse culture politiche e non tutte godono di ottima salute. Ci sarebbe certamente bisogno di una legge elettorale che fosse in grado di esprimerle tutte - parlo di quattro o cinque grossi blocchi culturali. Poi non è detto che queste culture politiche debbano frammentarsi: possono invece costruirsi in una coalizione. Credo che del bipolarismo ci sia bisogno in questo senso, cioè per fare in modo che una legge elettorale possa rispondere a due caratteristiche: rappresentare gli elettori e fare in modo che queste diverse culture politiche si esprimano. Poi, però, deve permettere di governare. Molto spesso si fanno o leggi per rappresentare o per governare, ma ci sono soluzioni tecniche che consentono entrambe le cose, cioè che si esprima veramente la diversità del Paese e che poi si governi. Quello che però vorrei sottolineare è che la legge elettorale, da sola, non crea l’odio, l’ira, l’atteggiamento di scontro viscerale che abbiamo vissuto in Italia in questi anni. A crearlo sono invece le situazioni, la cultura, il metodo di governare e direi quasi di vivere. In questo senso, il presidente Napolitano può essere preso come vero riferimento della società civile, perché afferma il dovere, da parte nostra, di cambiare il modo stesso di fare politica e propone uno sforzo solidale tra di noi. Ci vuole un nuovo metodo. In questa riscossa della società che si organizza, anche i cattolici possono avere un ruolo importante, perché sono presenti nel sociale.

    D. - A proposito di questo, la crisi che viviamo può essere anche un’opportunità di riflessione per la classe dirigente italiana e la gestione del bene comune, cosa che più volte anche la Chiesa italiana, il magistero e lo stesso Papa hanno richiamato?

    R. - Sì, questo è vero. D’altra parte non ci mancano i richiami come anche i riferimenti dottrinali. La Dottrina sociale cristiana è, probabilmente, ancora la struttura di pensiero più solida, quella che ha dimostrato di poter reggere alle prove del tempo. Bisogna applicarla, e per questo ci vuole uno sforzo importante di tutti coloro che si impegnano in politica. L’essere cattolici può essere una spinta per l’ispirazione, le risorse e la purezza nell’agire, cose che sono importantissime e fondamentali. Questo, però, va tradotto in una laicità di comportamenti da tenere che è essenziale. Credo che la società si possa organizzare avendo al suo interno anche l’anima cattolica, ma bisogna fare chiarezza sui soggetti che conducono questa campagna. Non possono essere soggetti ecclesiali. Gli stessi movimenti laicali sono soggetti ecclesiali. Possono dare l’ispirazione, ma a muoversi devono essere poi i cattolici in quanto cittadini. Non ci manca la cultura, esiste un pluralismo interno che va preservato, perché è provvidenziale. E’ un bene essere dappertutto, per poter aiutare lì, dove ciascuno di noi è, a costruire l’unità, che è poi il bene comune. (vv)


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    Usa: più single che famiglie, ma gli sposati sono più felici. Il commento del sociologo Diotallevi

    ◊   Per la prima volta, negli Stati Uniti, la percentuale dei single ha superato quella degli sposati: è il dato pubblicato dall’Istituto demoscopico "Pew Research Cente", che ha innescato un dibattito negli Usa sul futuro dell’istituto familiare. Tuttavia, la stessa ricerca rileva che mentre il 43 per cento degli sposati sostiene di essere “molto felice”, solo il 24 per cento dei single dichiara altrettanto. Per una riflessione su questo trend, comune a tutto il mondo occidentale, Alessandro Gisotti ha intervistato il sociologo Luca Diotallevi, vicepresidente del Comitato scientifico delle Settimane sociali:

    R. - Passando dal discorso statistico a quello sociologico, c’è un tentativo di interpretazione di questo fenomeno. Possiamo dire che è comunque indubbio che il numero delle persone che s’impegnano in un’avventura familiare è oggi minore rispetto al passato, anche negli Stati Uniti, per i quali, nella maggior parte, la famiglia è e resta un’istituzione che tiene ed è molto importante; per intenderci, è molto più importante che in Europa.

    D. - Negli Stati Uniti, quasi il 20% dei maschi tra i 25 e 34 anni vive con i genitori. In Italia, sappiamo, questa percentuale è anche superiore. Quanto influisce la crisi economica sulle scelte dei giovani, per dar vita a una famiglia?

    R. - Non mi concentrerei sui processi economici, almeno in termini esclusivi, perché i giovani uscivano di casa prima, negli anni ’40 o negli anni ’20 del Novecento, quando la situazione economica media era enormemente più difficile dell’attuale. Direi che, con questo dato, come quello dell’innalzamento dell’età media al primo matrimonio, noi semplicemente registriamo il rallentamento dei processi di maturazione. E questo ovviamente è un fenomeno molto preoccupante, ma va letto nella sua specificità educativa piuttosto che come effetto di un problema esclusivamente economico.

    D. - Guardando più all’Italia, cosa possono dare i cattolici come contributo per valorizzare e riportare anche in primo piano la bellezza e la forza dell’essere famiglia, in una società complessa come quella in cui viviamo oggi?

    R. - Direi due cose. La prima è la testimonianza: la testimonianza della famiglia, la testimonianza dell’amicizia, la testimonianza delle tante realtà associative. Noi possiamo testimoniare che possono esistere in una società libera, come quella nella quale viviamo, rapporti veri, profondi, schietti, che durano una vita. La seconda cosa sono “le buone ragioni”. Ci sono ragioni che ci fanno comprendere perché la persona è paradigma umano, molto più ricco che non quello dell’individuo, che è un dato più isolato. (fd)


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    Chiesa e Società



    Asia Bibi: un anno fa la sentenza di condanna a morte per blasfemia

    ◊   Ad un anno dalla sentenza di condanna a morte, Asia Bibi è “fragile ma forte nello spirito” e attende “speranzosa” l’inizio del processo di appello. È quanto riferiscono i parenti della 45.enne cristiana, madre di cinque figli, che rischia la pena capitale con l’accusa di blasfemia. L’iter giudiziario procede con estrema lentezza. L’Alta corte di Lahore non ha ancora stabilito la data del dibattimento in aula. Mons. Rufin Anthony, vescovo di Islamabad-Rawalpindi, sottolinea che “l’Alta corte non riesce a trovare il tempo per mettere in calendario l’appello di una donna innocente”. Il presule – rende noto l'agenzia AsiaNews - chiede l’intervento delle massime autorità pakistane. Prosegue, intanto, la mobilitazione internazionale ma le campagne di solidarietà, i moniti di diversi governi occidentali e gli appelli per la liberazione sono finora caduti nel vuoto. Alla vicenda di Asia Bibi sono in parte legate drammatiche pagine della storia recente del Pakistan. Il 4 gennaio 2011 il governatore del Punjab, Salman Taseer, è stato assassinato da una delle sue guardie del corpo. Il governatore aveva più volte chiesto la grazia per Asia Bibi e invocato modifiche alla controversa legge sulla blasfemia. Lo scorso 2 marzo, fondamentalisti islamici hanno assassinato Shahbaz Bhatti, ministro cattolico per le minoranze religiose, che aveva perorato la causa di Asia Bibi. Attualmente, la donna è rinchiusa nella sezione femminile della prigione di Sheikhupura, nel Punjab. Su di lei pende anche una taglia di migliaia di dollari emessa da un leader fondamentalista islamico. In questo drammatico periodo Asia Bibi – sottolineano i suoi familiari - è sostenuta da una fede incrollabile. E’ anche confortata dagli appelli di Benedetto XVI che, in più occasioni, ne ha richiesto la liberazione. (A cura di Amedeo Lomonaco)

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    Mons. Follo all'Unesco: famiglia, scuola e città per "costruire la pace"

    ◊   Famiglia scuola, città: per mons. Francesco Follo, Osservatore permanente della Santa Sede presso l’Unesco, sono queste le “piccole società” da cui partire per “la costruzione della pace”. Nel suo intervento al dibattito pubblico della Conferenza generale dell’Organizzazione Onu, mons. Follo ricorda il recente richiamo del Papa alla “ecologia umana” come “necessità imperativa”, e si sofferma sul suo legame con l’educazione e la pace. Pace che, precisa il diplomatico, è un obiettivo raggiungibile partendo da famiglia, scuola e città, “piccole società” all’interno delle quali “trovare modelli o insegnamenti”. È infatti nella famiglia, “cellula sociale originaria” costituita “dai genitori e dai figli”, che “l’uomo impara ad essere umano”. “Imparare a vivere in famiglia è dunque una priorità”. “Seconda società” è “la scuola, luogo non solo di istruzione, ma anche di “apprendimento a comportarsi da esseri sociali”. La scuola, avverte mons. Follo, “verrebbe meno alla sua missione se proponesse soltanto un insegnamento teorico dimenticando di favorire l'introduzione ad una vita comune serena, necessaria allo sviluppo di ogni uomo”. “In un mondo profondamente diviso, minacciato da violenti scontri”, la scuola “può formare operatori di pace e promuovere una cultura di dialogo aperta all’autocritica”. In questo modo, prosegue mons. Follo, la scuola può inoltre combattere “situazioni di grande disuguaglianza”, esigere che “i diritti umani siano ovunque rispettati, e soprattutto può educare a comprendere ciò siamo: una sola famiglia umana!”. Ma famiglia e scuola si collocano all’interno della “città”, intesa nel suo significato originario secondo il termine “greco di città, paese o villaggio”. Il nostro mondo, osserva l’esponente della Santa Sede, “è sempre più urbanizzato e la città è diventata luogo di vita della maggior parte dei nostri contemporanei”. È diventata “in maniera contraddittoria il luogo in cui vivono e si esprimono la cultura più raffinata e la peggiore violenza, il luogo della ricchezza e della povertà schiacciante”. Per questo “è necessario impegnarsi affinché la città, il paese o il villaggio siano veramente umani”. In altri termini, affinché la comunità di persone che li costituisce sia consapevole della necessità di “fondare la propria esistenza su principi positivi che derivino dalle rispettive culture ​​e conducano ad una cultura di pace che bandisca ogni forma di violenza”. Di qui la conclusione di mons. Follo: “La costruzione della pace attraverso i tre strati - famiglia, scuola e città - può portare ad una cultura di pace che può influenzare, in modo più ampio, la coesistenza armoniosa delle nazioni”. Infine l’appoggio della Santa Sede alla “piattaforma intersettoriale per una cultura di pace e non violenza” dell’Unesco. (R.P.)

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    Thailandia: continua l’emergenza alluvioni a Bangkok. Dal governo 4 miliardi per la ricostruzione

    ◊   L’amministrazione metropolitana di Bangkok ha aumentato gli sforzi, per salvare il cuore economico della capitale dalle inondazioni. Al momento vi sono 17 pompe idrauliche che lavorano a pieno ritmo, per drenare l’acqua nei punti più critici. Il premier Yingluck Shinawatra – ricorda l'agenzia AsiaNews - ha anticipato intanto lo stanziamento di oltre 4 miliardi di dollari, che permetteranno al Paese di avviare l’opera di ricostruzione appena conclusa l’emergenza. Un emergenza alluvioni che investe pure il Vietnam: il bilancio delle vittime ha infatti superato quota 100, mentre è in corso l’evacuazione di oltre 30 mila persone nelle province centrali. Ieri il Primo ministro thailandese ha creato due commissioni governative di importanza strategica, con l’obiettivo di risollevare la nazione dalla crisi attuale e prevenire altre calamità naturali di questa portata in futuro. La prima è rivolta alla ricostruzione ed affidata all’esperienza di Virapong Ramangkul, analista economico. La seconda prevede la gestione delle risorse idriche e sarà controllata dal vice-premier Kittiratt Na-Ranong e da Sumet Tantivejchakul. I vertici delle commissioni manifestano ottimismo per il futuro e assicurano che “entro l’anno” verranno prese tutte le misure necessarie a impedire nuove e drammatiche emergenze. Intanto la Shinawatra ha cancellato il viaggio alle Hawaii, dove è in programma il 12 e 13 novembre li summit Apec, il forum economico che comprende le nazioni dell’Asia-Pacifico. Sul fronte interno, continua la conta dei danni provocati dalle inondazioni che hanno colpito anche il settore industriale. Secondo le previsioni degli esperti, infatti, potrebbero essere più di 700 mila le persone che rimarranno senza lavoro. (A.L.)

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    Egitto: legge comune fra copti e musulmani per la costruzione di edifici religiosi

    ◊   Presentare una proposta di legge comune fra cristiani e musulmani sulla costruzione di edifici di culto per contrastare i fumosi regolamenti imposti dal Consiglio supremo dei militari. È quanto emerge dall’incontro fra i rappresentanti della Chiesa copta ortodossa e dell’ Università islamica di Al – Azhar è avvenuto nei giorni scorsi. Secondo fonti del quotidiano egiziano AlMasry- Alyoum, la proposta di legge consentirà ai copti di regolarizzare tutti quegli edifici a tutt’oggi utilizzati come luoghi di preghiera, costruiti anche senza il permesso del governo. A tutt’oggi il disegno è in fase di approvazione, ma è da molti considerato inadeguato e ambiguo. Infatti, concede ai governi locali il potere di approvare o meno la costruzione di luoghi di culto, che devono essere di almeno 1000 mq e distanti più di 500 metri l’uno dall’altro. Tuttavia, le autorità locali, soprattutto nell’alto Egitto, penalizzano le comunità cristiane, e le dimensioni medie della chiese già realizzate non superano i 200 mq. In ottobre il Consiglio egiziano per i diritti umani (National Council for Human Rights - Nchr), ha realizzato una controproposta per eliminare tali limiti. Altro problema riscontrato da molti esperti è l’assoluta arbitrarietà nel concedere un terreno per la costruzione di moschee o chiese, che potrebbe causare conflitti all’interno di molti villaggi. Nonostante le critiche – ricorda l'agenzia AsiaNews - il nuovo regolamento per i luoghi di preghiera è stato presentato come il primo frutto della "Rivoluzione dei gelsomini" e del nuovo Egitto del dopo Mubarak. Proposto il 2 giugno scorso, esso nasce con l’intento di eliminare le assurde regole burocratiche, che per decenni hanno impedito ai cristiani di costruire nuove chiese, fra tutte l’obbligo di chiedere l’autorizzazione al presidente della repubblica o al primo Ministro. A tutt’oggi, i cantieri sono spesso bloccati dalle comunità musulmane, nonostante l’autorizzazione delle alte cariche dello Stato. L’ultimo caso è avvenuto lo scorso primo ottobre nella provincia di Asswan (Alto Egitto) dove centinaia di musulmani, aizzati dal governatore locale, hanno incendiato una chiesa. Il fatto è all’origine delle proteste organizzate dalla comunità copta avvenute al Cairo il 9 ottobre, costate 27 morti e oltre 200 feriti. (A.L.)

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    Pakistan. Rapporto Usa: le scuole pubbliche insegnano l’intolleranza verso le minoranze religiose

    ◊   I libri di testo utilizzati nelle scuole pubbliche e private in Pakistan insegnano ai bambini pakistani l'intolleranza verso le minoranze religiose non musulmane: è quanto rivela uno studio, il primo nel suo genere, condotto dalla Commissione internazionale sulla Libertà religiosa (United States Commission on International Religious Freedom) e presentato oggi a Washington. Nel Rapporto, inviato all’agenzia Fides, la Commissione, organismo indipendente bipartisan, del governo federale Usa, indica nel sistema scolasto la radice del diffuso radicalismo islamico e aiuta a spiegare perché la militanza è spesso sostenuta, tollerata e giustificata nel Paese. Lo studio, titolato "Connecting the dots: education and religious discrimination in Pakistan", ha analizzato più di 100 libri di testo dei gradi scolastici 1°-10°, in quattro province del Pakistan. A febbraio 2011 i ricercatori incaricati hanno visitato 37 scuole pubbliche, intervistando 277 fra studenti e insegnanti, e 19 madrase (scuole islamiche), dove hanno intervistato 226 fra studenti e insegnanti. “I membri delle minoranze religiose sono spesso dipinti come cittadini inferiori o di seconda categoria, ai quali sono stati concessi diritti e privilegi da generosi musulmani pakistani, per cui dovrebbero essere solo grati” afferma il Rapporto. “Gli indù sono ripetutamente descritti come estremisti e nemici eterni dell'Islam”: la loro cultura e società “si basa su ingiustizia e crudeltà, mentre l'Islam offre un messaggio di pace e fratellanza, concetti ritratti come estranei all’induismo”, prosegue lo studio. I testi scolastici contengono anche alcuni riferimenti specifici ai cristiani, “che sono generalmente negativi, dipingendo un quadro incompleto della più grande minoranza religiosa in Pakistan” dice il Rapporto, notando un sistematico ritratto negativo delle minoranze religiose, indù (l’1% in Pakistan) e cristiani (3%) ma anche sikh e buddisti. I libri di testo evitano i riferimenti al ruolo svolto da indù, sikh e cristiani nella vita culturale, militare e civile del Pakistan. Nella maggior parte dei casi “il revisionismo storico sembra progettato per scagionare o glorificare la civiltà islamica, o per denigrare la civiltà delle minoranze religiose” spiega il Rapporto, suggerendo urgenti cambiamenti “per presentare una storia libera da affermazioni false o infondate, che trasmettono pregiudizi religiosi”. I testi promuovono anche l’idea che “l'identità islamica del Pakistan è sotto costante minaccia” e che “le forze anti-islamiche cercano di porre fine al dominio islamico del mondo”, come si legge in un testo di studi sociali utilizzato al 4° grado nella provincia del Punjab. Tali testi e insegnamenti islamici si trovano nei libri di testo obbligatori, non solo in quelli religiosi, il che significa che in Pakistan i cristiani, gli indù e gli studenti di altre minoranze vengono indottrinati con insegnamenti di contenuto islamico: un fatto che viola la Costituzione del Pakistan, in cui si afferma che gli studenti non sono tenuti a ricevere istruzione in una religione diversa dalla propria. Anche gli insegnanti sono un problema: secondo lo studio, più della metà degli insegnanti della scuola pubblica riconosce il diritto alla cittadinanza delle minoranze religiose, ma la maggioranza ritiene che alle minoranze religiose non debba essere concesso di occupare posizioni di potere, “al fine di proteggere il Pakistan e i fedeli musulmani”. Inoltre l'80% degli insegnanti ritiene i docenti non-musulmani “nemici dell'Islam”. (R.P.)

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    Filippine. Indagini sulla morte di padre Tentorio: la Chiesa ha “pazienza e fiducia”

    ◊   “Il nostro atteggiamento di base è la pazienza. La Special task force incaricata dal governo di fare luce sull'omicidio di padre Fausto Tentorio sta facendo il suo lavoro, e aspettiamo i risultati delle indagini. Nutriamo fiducia e speranza che possa emergere la verità e che sia fatta giustizia, anche se a Mindanao abbiamo molti casi di omicidi impuniti, anche fra i preti”: è quanto dichiara all'agenzia Fides mons. Romulo De La Cruz, Vescovo di Kidapawan, la diocesi in cui operava padre Fausto Tentorio, il missionario Pime ucciso il 17 ottobre ad Arakan. Il vescovo riferisce che nei prossimi giorni incontrerà gli avvocati della “Commissione nazionale per i Diritti Umani” che, afferma, “spero potranno fornirci un valido aiuto nell'affrontare le questioni più spinose che riguardano la pastorale nella diocesi, anche quelle che toccano la vita dei tribali, che padre Tentorio difendeva”. L'opera del missionario, dunque, non verrà dimenticata, sottolinea mons. De La Cruz, rimarcando che il suo sacrificio ha anche “risvegliato un movimento che, nelle comunità cristiane e nella società civile, promuove valori come la non violenza e la giustizia a Mindanao”. In particolare il Forum “Giusitizia per padre Pops” (come veniva chiamato padre Fausto) ha riportato all'attenzione dell'opinione pubblica il problema della lunga scia di omicidi extragiudiziali, per la maggior parte impuniti, di attivisti per i diritti umani, giornalisti, magistrati, avvocati, sindacalisti, religiosi, registratisi nelle Filippine. Nell'ultimo anno, sotto il governo di Benigno Aquino, sono stati almeno 60. In otto anni di governo di Gloria Arroyo, sono state accertate 1.118 vittime di esecuzioni sommarie. (R.P.)

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    Indonesia: storico leader cattolico diventa eroe nazionale

    ◊   Il nazionalista cattolico Ignatius Joseph Kasimo Hendrowahjono è da ieri un eroe nazionale. Con una speciale cerimonia, tenutasi al palazzo presidenziale, il presidente indonesiano Yudhoyono ha inserito il leader cristiano, morto nel 1986, fra le grandi figure del Paese. In totale sono sei le persone che negli anni hanno ricevuto l’onorificenza. Fra essi Idham Chalid, fondatore del Nahdlatul Ulama, la più grande organizzazione islamica moderata dell’Indonesia. Nato a Jakarta nel 1900, - riferisce l'agenzia AsiaNews - Ignatius Joseph Kasimo Hendrowahjono, conosciuto come Mr. Kasimo, è stato uno dei personaggi più influenti durante e dopo l’indipendenza del Paese del 17 agosto 1945. Di origine umile, Kasimo viene educato nella scuola dei missionary gesuiti di Muntinal (Java). Durante questi anni decide di battezzarsi. Negli anni della dittatura di Sukarno (1945 – 1966), è stato presidente del National Catholic Party, unica formazione politica cristiana presente negli anni del regime. In quello che viene oggi definito come il “Vecchio ordine”, Kasimo ricopre vari ruoli politici di rilievo fino a diventare ministro di gabinetto. Tuttavia, la sua figura non si distingue solo per gli incarichi, ma soprattutto per la sua grande fede e testimonianza di cattolico. Nel 1955, la sua formazione è l’unica insieme al partito islamico Masyumi ad opporsi al comunismo, quando Sukarno forma il Nasakom, che significa: Nazionalismo, religione e comunismo. Hari Tjan Silalahi, analista politico e fondatore del Centro studi strategici internazionali (Csis), descrive Kasimo come “un angelo del suo tempo” che negli anni del regime non è mai sceso a patti con corrotti. “Egli – afferma – era una persona molto semplice, ma con una visione forte. Soprattutto perché concepiva il governo come uno strumento al servizio della popolazione, senza distinzione di ceto o religione”. (R.P.)

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    Costa d’Avorio: assalite da bande armate una quarantina di strutture cattoliche

    ◊   “In tutta Abidjan in due mesi e mezzo, circa 40 tra chiese e case di religiosi e religiose sono state attaccate da banditi armati a scopo di rapina”. E’ quanto denuncia all’agenzia Fides padre Augustin Obrou, responsabile dell’Ufficio comunicazioni dell’arcidiocesi di Abidjan, la capitale economica della Costa d’Avorio. “È una situazione impressionante. È vero che dopo la fine della guerra civile c’è ancora un’insicurezza generalizzata, ma il fatto che un così gran numero di luoghi di culto cattolici siano stati attaccati in così poco tempo lascia adito a sospettare che vi siano anche altre motivazioni, oltre alla semplice rapina”. “Non sappiamo se vi siano motivazioni di carattere politico o confessionale, ma sospettiamo che vi sia qualcos’altro dietro questi fatti”. “Gli attacchi – prosegue padre Augustin Obrou - sono iniziati dalla fine di agosto e continuano tuttora, nei diversi quartieri di Abidjan”. Anche in altre zone del Paese si sono verificati assalti a strutture della Chiesa cattolica. A settembre un gruppo di banditi ha assalito la residenza del vescovo di San Pedro. “Abbiamo avuto un incontro - afferma padre Obrou - con il presidente Ouattara, con il ministro della Difesa e quello della Sicurezza per segnalare la situazione e sono stati messi dei presidi di poliziotti e gendarmi di fronte ad alcune parrocchie, ma le rapine continuano”. La Costa d’Avorio sta uscendo da 10 anni di divisioni e di violenza, un periodo turbolento iniziato nel settembre 2002 e concluso nell’aprile di quest’anno con la vittoria delle forze dell’attuale presidente Alassane Ouattara, appoggiate dai militari francesi e dell’Onu, contro quelle dell’ex Presidente Laurent Gbagbo, che si trova ora agli arresti. (A.L.)

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    Terra Santa: ebrei in visita alla Custodia nell'ambito del progetto Open House Jerusalem

    ◊   Open House Jerusalem: è grazie a questo progetto avviato nel 2007 che un numeroso gruppo di ebrei israeliani, tra cui molti giovani e famiglie, si è dato appuntamento sabato scorso alla Città Vecchia, di Gerusalemme, in Terra Santa, per una visita guidata ai locali della Custodia. Con la sponsorizzazione ed il sostegno di numerose realtà amministrative e culturali locali, tra cui la municipalità di Gerusalemme, il ministero del Turismo Israeliano, la Jerusalem Development Authority, la Società per la Conservazione del Patrimonio Storico-Culturale Israeliano, l’Israel Antiquities Authority e l’Israel Nature and Parks Authority, l’iniziativa offre la possibilità di visitare oltre un centinaio di edifici significativi: luoghi pubblici, monumenti storici ed appartamenti di pregio, che hanno una certa rilevanza per il loro design e il loro stile architettonico. I tour organizzati nell’ambito di Open House Jerusalem, riferisce il portale della Custodia www.custodia.org, permettono di approfondire la conoscenza della Città sul piano storico, urbanistico, tecnologico, sociale e culturale, mettendo in luce l’originalità e la preziosità dei tanti luoghi che concorrono a rendere Gerusalemme affascinante ed unica. Oltre alla Chiesa parrocchiale di San Salvatore, al refettorio con i suoi bei dipinti e alla Curia custodiale, è stata aperta anche la cantina custodiale, con le sue macchine enologiche e le vecchie e grosse botti che, fino agli anni Cinquanta, hanno permesso ai frati francescani di produrre il vino destinato a tutte le famiglie religiose di Terra Santa. Per un giorno il Convento di San Salvatore è diventato dunque una “casa aperta”, arricchendosi di un nuovo orizzonte nella sua vocazione all’accoglienza. (T.C.)

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    Primo discorso del nuovo Pro-Gran Maestro all’Ordine del Santo Sepolcro di Gerusalemme

    ◊   “Il mio impegno è di tenere salda, di rinnovare e rafforzare la fede di ogni cavaliere e di ogni dama, di promuoverne la santità, e di assicurare pieno sostegno alla Chiesa di Terra Santa”. E’ quanto ha detto ieri a Roma l’arcivescovo Edwin Frederick O’Brien ai membri, provenienti da ogni Continente, del Gran Magistero dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Ordine che Benedetto XVI gli ha affidato da qualche mese nominandolo Pro-Gran Maestro. Parlando loro per la prima volta, li ha ringraziati per la dedizione e la preziosa attività che svolgono. Ha ricordato il suo predecessore, cardinale John Patrick Foley, assicurato piena cooperazione al Gran Priore, il Patriarca Latino Fuad Twal, espresso gratitudine ai vertici istituzionali, l’Assessore arcivescovo Giuseppe De Andrea, il Luogotenente generale prof. Giuseppe Dalla Torre del Tempio di Sanguinetto, il governatore generale Agostino Borromeo e i suoi più stretti collaboratori. Ha confermato che dovrà restare ancora al servizio della Chiesa particolare di Baltimora, della quale è stato finora arcivescovo, fino a quando il Santo Padre non avrà nominato il suo successore. Ha anche promesso che si recherà in visita in Terra Santa. L’Ordine è la fonte principale di sostegno per le attività istituzionali, il Seminario del Patriarcato Latino e delle sue scuole frequentate da cristiani e da musulmani in Israele, Palestina e Giordania. Di recente il Santo Padre lo ha incaricato di estendere la sua attenzione anche ai cristiani di Libano ed Egitto. Fra gli eventi più recenti che hanno segnato la vita dell’istituzione, il Governatore generale ha ricordato la presentazione alle autorità vaticane e italiane del programma educativo One laptop per child, finalizzato a dotare ogni bambino di un computer; la prima investitura a Mosca di cavalieri e dame della neo Delegazione Magistrale della Federazione russa; l’istituzione della nuova Luogotenenza del Venezuela (sale così a 57 il numero delle articolazioni periferiche dell’Ordine nel mondo); la partecipazione al Congresso eucaristico della Chiesa italiana ad Ancona (per la prima volta l’Ordine è stato chiamato a svolgere un prestigioso ruolo), l’emissione e la presentazione del primo francobollo dello Stato italiano dedicato all’Ordine. A queste attività si è accompagnata un’intensa azione caritativa a favore della Terra Santa. Le cifre che il prof. Borromeo ha illustrato indicano che anche il 2011 sembra profilarsi come un anno in cui la generosità di cavalieri e dame si è manifestata in modo particolarmente sentito. In serata il Pro-Gran Maestro ha accolto nel Palazzo della Rovere le numerose personalità ecclesiastiche, diplomatiche e civili invitate a unirsi alla celebrazione della Patrona dell’Ordine, Nostra Signora di Palestina. Tra queste i cardinali Tarcisio Bertone, segretario di Stato, Angelo Sodano, decano del Collegio cardinalizio, il sindaco di Roma Gianni Alemanno, rappresentanti delle Congregazioni e dei Pontifici Consigli, membri del Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede e dell’Ordine di Malta. (A cura di Graziano Motta)

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    Messaggio dei vescovi francesi ai cristiani d’Oriente

    ◊   Un messaggio ai cristiani di Oriente per esprimere la “solidarietà e la fraternità” dei cristiani di Francia. E’ stato inviato oggi dai vescovi francesi riuniti in Assemblea plenaria a Lourdes. “Nel momento in cui i vostri Paesi stanno vivendo importanti cambiamenti politici e sociali – si legge nel testo ripreso dall'agenzia Sir – vogliamo salutarvi e incoraggiarvi, fratelli e sorelle cristiani delle Chiese d’Oriente”. “Nel Paese di Cristo e nei Paesi vicini, voi testimoniate l’antica storia del cristianesimo. Conosciamo gli sforzi quotidiani che fate per vivere la vostra fede nei Paesi dei vostri antenati e per collaborare con tutti i suoi abitanti per una vita comune giusta, solidale, pacifica”. “La vostra testimonianza – aggiunge - ci tocca e incoraggia le nostre comunità cristiane. Ci auguriamo che la nostra fraternità e la nostra solidarietà possano raggiungere le vostre comunità”. “Speriamo – si sottolinea nel messaggio – che da noi come da voi, i credenti di tutte le religioni possano vivere insieme e contribuire al bene del loro paese e alla sicurezza di tutti i suoi abitanti. La libertà religiosa – spiega il portavoce della Conferenza episcopale francese, mons. Bernard Podvin – subisce ingiustizie e violenza nel mondo. In modo particolarmente forte, i cristiani di Oriente sono vittime di persecuzioni. In questo mese di novembre poi facciamo memoria dei drammatici attentati contro i cristiani che ci sono stati lo scorso anno a Baghdad”. (A.L.)

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    Francia. Il cardinale Vingt-Trois sulle opere blasfeme: "Non alzare i toni della polemica"

    ◊   “L’indifferenza, l’incomprensione, il disconoscimento o anche il rifiuto stesso di Cristo ci toccano nel nostro amore a Dio e agli uomini. Ma questa ferita non deve e non può trasformarsi mai in violenza verbale né tanto meno fisica”. Un appello a non alzare i toni della polemica quello lanciato oggi dal cardinale André Vingt-Trois, arcivescovo di Parigi e presidente della Conferenza episcopale francese. Nel discorso tenuto a conclusione della Assemblea dei vescovi a Lourdes, il cardinale ha toccato un tema particolarmente sentito in Francia e che ha coinvolto i vescovi in questi giorni di lavoro assembleare: Si tratta delle aspre polemiche suscitate da due opere teatrali ritenute da molti cristiani “blasfeme”: sono il "Golgota picnic" di Rodrigo Garcia che comincerà l'8 dicembre al Théatre du Rond-Point di Parigi e l’opera teatrale dell’italiano Romeo Castellucci, dal titolo "Sul concetto di volto nel figlio di Dio”. A suscitare l’indignazione di quest’ultimo spettacolo è la scena finale in cui una riproduzione gigante del volto del Cristo, il ‘Salvator Mundi’ di Antonello da Messina, viene cosparsa di escrementi. “Due spettacoli differenti nelle intenzioni e nella loro realizzazione – ha detto oggi il cardinale Vingt-Trois – hanno suscitato una viva reazione tra i cristiani. Comprendiamo il dolore che molti hanno provato di fronte ad opere che difficilmente sappiamo interpretare. Ma dobbiamo affrontare questi avvenimenti – ha proseguito l’arcivescovo - che tornano periodicamente, senza lasciarci rinchiudere in una forma di dibattito in cui la Chiesa difende se stessa come gruppo di minoranza in una società plurale e a lei ostile”. L’arcivescovo invita a riflettere come anche Cristo sia stato oggetto di “avversità, violenza e odio” e chiedersi come mai ancora oggi il suo volto suscita tali reazioni. Ed aggiunge: “Di fronte all’oltraggio di queste immagini, nessun spettatore può restare indifferente”. Ma “queste opere – obbligano i cristiani a interrogarsi e a cercare quale ricerca di senso e di dio esprimono”. E conclude: “certe opere sono provocatorie e le loro provocazioni feriscono la sensibilità di molti spettatori, cristiani e non. L’artista deve spiegare la sua intenzione”.

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    Messico: Assemblea plenaria della Conferenza episcopale

    ◊   L'importanza, per la Chiesa cattolica, di un processo educativo basato su veri valori al fine di poter raggiungere la pace nel Paese. E’ quanto è stato ribadito durtante la 92.ma Assemblea plenaria della Conferenza episcopale del Messico. I lavori della riunione, incentrata sul tema "Educare evangelizzando ed evangelizzare educando", hanno avuto inizio lo scorso 7 novembre con la Santa Messa celebrata dal vescovo di Ensenada, mons. Sigifredo Noriega, che ha esortato i suoi confratelli nell'episcopato ad essere “operatori di speranza”. Il presule – riferisce l’agenzia Fides - ha anche insistito sul fatto che l'educazione debba fondarsi su dei valori al fine di porre un argine alla violenza. Mons. Carlos Aguiar Retes, arcivescovo di Tlalnepantla e presidente della Conferenza episcopale del Messico, nel suo discorso inaugurale ha evidenziato che questo è il momento giusto per invocare l'intercessione del Beato Giovanni Paolo II per il Messico, per superare la spirale di violenza e di morte e recuperare la strada della vita. Al centro dei lavori, la situazione dell'istruzione pubblica in Messico, partendo da un documento elaborato dai vescovi con alcuni specialisti. Il dossier, non ancora reso pubblico, evidenzia l'impegno della Chiesa cattolica per la pubblica istruzione. Il nunzio apostolico in Messico, mons. Christophe Pierre, nel suo discorso durante la prima giornata di lavoro, ha detto ai vescovi messicani che i loro contributi in materia di istruzione “saranno utili per servire meglio la società attraverso i nostri istituti di istruzione, per contribuire alla formazione, partendo dalla fede, attraverso le persone che hanno una particolare responsabilità nella costruzione della società”. L’obiettivo – ha concluso – è di “aiutare tutti i fedeli a non sottomettersi alle tendenze nichiliste della cultura postmoderna, ma piuttosto a capire che dovrebbero uscire dalla crisi educativa che li opprime, mettendo fine alla sfiducia e all'odio che sembrano essere diventate caratteristiche della nostra civiltà”. (A.L.)

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    Conferenza episcopale albanese: a Tirana l’Assemblea generale

    ◊   Si conclude oggi, a Tirana, l’Assemblea generale della Conferenza episcopale albanese (Cea). “Questa riunione – scrivono i vescovi – si svolge subito dopo la plenaria del Ccee (Consiglio delle Conferenze episcopali europee), tenutasi a Tirana, dal 29 settembre al 2 ottobre, sul tema della ‘Nuova evangelizzazione in Europa’. Anche l’episcopato albanese è impegnato in questa iniziativa delle Chiese europee come parte integrante di esse”. “Al centro dell’Assemblea si legge in una nota dei presuli ripresa dal Sir – ci sono le iniziative che verranno promosse in occasione di alcuni anniversari che ricorrono quest’anno e l’anno prossimo”. I lavori sono proseguiti con alcune riflessioni sul diaconato permanente e sull’incontro del ‘Cortile dei Gentili’, che si svolgerà la prossima settimana a Tirana. Per quanto riguarda il diaconato permanente, i vescovi sono concordi nel ritenere che è ancora presto per istituirlo perché manca “una vera e propria maturazione nel popolo di Dio rispetto a questa figura”. “Altri temi al centro della plenaria – si legge nella nota – sono la nuova edizione del Messale Romano, il processo di canonizzazione dei martiri albanesi, la pubblicazione in lingua albanese del Catechismo della Chiesa cattolica, i 1700 anni dell’editto di Costantino, la lettera apostolica ‘Porta fidei’, i 950 anni della diocesi di Sapa e i 100 anni dell’indipendenza dell’Albania”. I presuli si sono anche soffermati sul cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II. “I vescovi hanno stabilito che entro la primavera del 2012 saranno pubblicati i testi del Concilio che non sono disponibili in lingua albanese. Altre iniziative per questa ricorrenza verranno concordate, tenendo conto dell’Anno della fede indetto da Benedetto XVI con la lettera apostolica ‘Porta fidei’”.

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    Kenya: una scuola per i figli delle vittime dell'Aids nella baraccopoli di Kibera

    ◊   Più di un milione di persone vive a Kibera, la comunità di baraccati di Nairobi. Tra loro ci sono 30.000 bambini resi orfani dall'epidemia di Hiv/Aids. Il padre gesuita Terry Charlton è il cofondatore della St. Aloysius Gonzaga, una scuola superiore cattolica, unica nel suo genere, progettata specificamente per le giovani vittime dell'Hiv/Aids nella baraccopoli di Kibera. Nel 2001 – ricorda l’agenzia Fides - visitando le persone colpite dall'Aids, padre Charlton sentiva una costante preoccupazione per i figli dei malati, soprattutto per la loro istruzione. "In Kenya è possibile trovare scuole elementari gratuite, ma tutte le scuole superiori, comprese quelle pubbliche, sono a pagamento”. “Il loro costo - spiega padre Charlton - è molto al di sopra delle possibilità di queste persone che non possono migliorare le loro condizione di vita a causa della loro malattia, né sono in grado di svolgere dei lavori o di mantenersi”. “Pertanto, nel 2003, la nostra scuola ha deciso di finanziare 12 figli di malati di Aids per il primo anno della scuola superiore". Per aiutare ancora di più i bambini e i ragazzi in questa situazione, nel 2004 il missionario gesuita ha aperto una scuola per 25 studenti. Grazie al sostegno di molte persone da tutte le parti del mondo, oltre ad un finanziamento da parte del governo degli Stati Uniti, la scuola ora accoglie più di 280 studenti. (A.L.)

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    Indonesia: a Giakarta una comunità fondata da religiose aiuta le madri single

    ◊   “Dio ama tutte le madri single", lo ha detto mons. Ignatius Suharyo, arcivescovo di Giakarta, in Indonesia, durante la messa celebrata la scorsa domenica per i partecipanti a un incontro di "ragazze madri" dell’arcidiocesi. L’incontro, cui hanno partecipato 250 persone, è stato promosso per incoraggiarle ad aderire alla Comunità delle madri single, fondata nel 2008 dalle Suore del Buon Pastore di Jatinegara per dare sostegno psicologico e materiale alle famiglie monoparentali. "Spero che Dio possa darvi l’esperienza che porta alla saggezza integrale - ha detto mons. Suharyo - . Così, come membri di una di una comunità di madri single diventerete persone forti che possono educare i figli in modo che abbiano speranza nella loro vita". Secondo Kristi Poerwandari, una psicologa che ha partecipato alla Messa, - riferisce l'agenzia Ucan - la possibilità di incontrarsi regolarmente è molto utile per le madri sole, perché permette loro di aiutarsi reciprocamente per alleviare le incombenze quotidiane e affrontare lo stigma sociale che devono subire. (H.T.B.)

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    Inaugurato a Roma l'anno accademico della Pontificia Università Lateranense

    ◊   Riflettere sulla formazione e approfondire il legame tra cattolici e Unità d’Italia. Queste le due istanze al centro della solenne inaugurazione dell’anno accademico 2011-2012 della Pontificia Università Lateranense che si è tenuta stamani, presso l’Aula Magna Benedetto XVI dell’ateneo. Come da tradizione a proferire i saluti introduttivi è stato il Gran Cancelliere dell’Università, il cardinale Agostino Vallini a cui ha fatto seguito la prolusione del rettore magnifico della Lateranense, il vescovo Enrico dal Covolo. Quest’anno l’intervento centrale è stato affidato all’arcivescovo di Bologna, il cardinale Carlo Caffarra che ha tenuto una relazione magistrale su La responsabilità dei formatori. A seguire l’inaugurazione della mostra libraria “Le radici cristiane dell’Italia unita” e, a tagliare il nastro il sindaco di Roma Capitale Gianni Alemanno. “L’evento di inaugurazione è legato quest’anno a due sollecitudini – ha spiegato il rettore dal Covolo – : quella di corrispondere alla formazione dei formatori, obiettivo prioritario del nuovo anno accademico e quella di celebrare le radici cristiane dell’Unità d’Italia grazie all’opera educativa di formatori illustri e dei loro scritti custoditi nella nostra biblioteca”. “Nella nostra Università, che pure rimane fasciata anch’essa dalla ‘crisi globale’ e dall’emergenza educativa del momento presente – ha aggiunto - la formazione dei formatori dovrà perseguire, come mèta ultima, la formazione di mentalità capaci di sintesi filosofico-teologica … all’insegna del dialogo tra fede e ragione, tra ‘la scienza di Dio’ e ‘le scienze dell’uomo’. Solo così la nostra Università potrà dirsi degna del suo nome, ed essere luogo del sapere universale”. Il rettore ha quindi affermato che per conseguire l’obiettivo della formazione dei formatori, è indispensabile che “la cultura della qualità divenga lo stile della nostra vita accademica ordinaria”. In questo contesto – ha proseguito – “è necessario un coraggioso rinnovamento della nostra Università” e “il tempo è propizio, se sapremo valorizzare l’emergenza del momento presente come un’opportunità educativa, piuttosto che una ‘catastrofe o una ‘fatale sciagura’. Nella sua relazione, il cardinale Carlo Caffarra, si è soffermato sul tema “La responsabilità degli educatori, oggi”. Di fronte, alla sfida dell’“emergenza educativa”, ha detto il porporato, la responsabilità dell’educatore è di condurre la persona da educare “alla realizzazione di sé” secondo “la vera umanità”. Per questo, ha osservato l’arcivescovo di Bologna, il “relativismo è l’ospite più inquietante ed ingombrante nella dimora dell’educatore”. Quest’ultimo, ha ribadito il cardinale Caffarra, è “responsabile, è custode della verità, dell’essere e della verità circa il bene della persona”. In definitiva, ha concluso il porporato, l’educatore “ha la responsabilità della nascita di un io veramente libero e liberamente vero; ha la responsabilità della custodia della verità circa il bene della persona; ha la responsabilità della testimonianza alla verità circa il bene dell’uomo”.

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    L’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano inaugura il 91.mo anno accademico

    ◊   L’Università Cattolica del Sacro Cuore apre il suo 91.mo anno accademico con l’indicatore in crescita, mettendosi al servizio di una rinnovata fase della vita nazionale, conservando però la caratteristica propria di ricerca della verità. E’ stato il rettore Lorenzo Ornaghi a mettere a disposizione del Paese questa realtà fatta di 41.953 studenti, articolata in 43 corsi di laurea triennale, 39 corsi di laurea magistrale e oltre 100 master, 49 scuole di specializzazione, 17 scuole di dottorato. “L’anno che si apre – ha detto il prof. Ornaghi - sarà cruciale: esso deve e può veder nascere una fase della vita nazionale, in cui saremo tutti chiamati, ognuno per la sua parte, a riprendere responsabilmente in mano i fili del nostro comune domani, del nostro stare insieme dentro la nostra società, della nostra capacità e volontà di riuscire ad avviare, in virtù di una visione genuinamente politica del presente e del futuro che incombe, un modello di sviluppo duraturo e meno iniquo o squilibrante di quello attuale”. Ricordando le parole di Benedetto XVI a Madrid, nell’ambito della Gmg, il cardinale Angelo Scola è tornato a sottolineare come l’Università sia stata ed è la casa dove si cerca la verità propria della persona umana. Rifacendosi alla dichiarazione conciliare sull’educazione cristiana “Gravissimus educationis”, l’arcivescovo di Milano ha spiegato le caratteristiche della ricerca della verità proprie di un’università: una presenza pubblica, stabile ed universale in ambito ecclesiale e culturale. “E’ proprio di un’università cattolica – ha aggiunto il porporato – esplicitare in ambito accademico, nel suo specifico, la ragion d’essere stessa della Chiesa, ossia la sua missione di lasciar trasparire Cristo, luce delle genti, di annunciare Cristo, via, verità e vita a tutti”. Il cardinale Dionigi Tettamanzi, in qualità di presidente dell’Istituto Toniolo, fondatore della Cattolica, ha chiesto una triplice attenzione: la prima, a fare dell’Università una comunità autentica, compatta, aperta, quindi l’attenzione alla sua ispirazione cattolica, ma soprattutto una grande cura per i giovani. “I giovani vanno amati di più e quindi di più stimati e valorizzati – ha detto – ma anche di più educati, corretti e stimolati a vivere una libertà vera, quella che si configura come assunzione di responsabilità, inscindibilmente personale e sociale”. In apertura di cerimonia, l’assistente dell’Università cattolica mons. Lanza ha letto il messaggio inviato dal Papa, in occasione dell’inaugurazione dell’Anno Accademico. (A cura di Fabio Brenna)

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    Mons. Crociata al convegno del Csi: lo sport è un modello di formazione dell’uomo

    ◊   “Insegnare e testimoniare la necessità della disciplina e dell’allenamento per mirare alle cose che contano nella vita”, e proporre “la gratuità come scoperta di ciò che non si può semplicemente conquistare, ma solo riconoscere, ricevere”. Di ciò che si può accogliere per educare “ad un’apertura della mente e del cuore verso un oltre” e una vita “in pienezza e senza fine”. Questo, secondo mons. Mariano Crociata, segretario generale della Cei, il compito “educativo” dei consulenti ecclesiastici del Csi, “sacerdoti impegnati tra gli sportivi”. Nell’omelia della concelebrazione eucaristica presieduta ieri, prima giornata del convegno nazionale dei consulenti ecclesiastici del Csi su “L’asina di Balaam. Come scegliere i nuovi e accompagnare i vecchi dirigenti del Csi” che si conclude oggi a Roma, mons. Crociata ha definito lo sport “modello di formazione dell’uomo completo”. “L’attività sportiva – ha spiegato - ci insegna innanzitutto la necessità dell’allenamento, e quindi della disciplina e del rigore con cui lavorare su di sé per raggiungere risultati significativi”. “Nella fisicità del nostro fare” entrano in gioco “i nostri pensieri, le nostre aspirazioni, i nostri progetti, in altre parole il nostro spirito”. Lo sport – ha aggiunto il segretario generale Cei - “è parabola della vita anche in un’ottica di gratuità; è il simbolo di ciò che nella vita ha valore per se stesso, non in vista di un guadagno o di uno scopo estraneo di qualsiasi genere”. “Raggiungere un traguardo, superare una sfida, vincere una partita ha già in se stesso il proprio senso”. Lo stesso risultato non è “il semplice prodotto di una preparazione, ma l’effetto di una serie di fattori, tra i quali lo stesso necessario allenamento”. Tra questi, l’elemento forse più importante “è la rete di relazioni entro cui si conduce il cammino dell’esistenza”. “Bisogna anche scoprire – ha concluso mons. Crociata le cui parole sono state riprese dall'agenzia Sir – che ogni persona è un miracolo, una sorpresa con cui Dio dà senso e pienezza alla nostra esistenza”. (A.L.)

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    24 Ore nel Mondo



    L’Aiea: l'Iran lavora alla bomba atomica. Teheran respinge le accuse. L'Ue: no a opzioni militari

    ◊   L'Iran sta lavorando alla bomba atomica. Dopo giorni di indiscrezioni e ipotesi, è arrivato ieri sera l'attesissimo rapporto dell'Aiea sul programma nucleare di Teheran. Il servizio di Fausta Speranza:

    L'Aiea afferma di essere in possesso di informazioni “credibili” fornite anche da Stati membri che indicano che “l'Iran ha condotto attività rilevanti per lo sviluppo di dispositivi esplosivi nucleari” e dice di nutrire “serie preoccupazioni riguardo le possibili dimensioni militari del suo programma nucleare”. Secondo le informazioni a disposizione, Teheran avrebbe “pianificato e avviato sperimentazioni preparatorie che sarebbero utili nel caso in cui volesse condurre un test per un ordigno nucleare”. Dunque, ci sono riscontri coerenti e credibili di una dimensione militare del programma nucleare e cioè dell'esistenza di un programma occulto, al di là di quello ufficiale dichiarato da Teheran per scopi meramente civili. Teheran definisce il rapporto “squilibrato, non professionale e politicamente motivato”. Nelle stesse ore l'ambasciatore iraniano presso l'Aiea, Ali Asghar Soltaniyeh, assicura che l'Iran non abbandonerà “mai” il programma nucleare, ma – afferma - continuerà a collaborare con l'Agenzia internazionale per l'energia atomica. Nei giorni scorsi si è parlato di un possibile attacco da parte di Israele. Oggi la stampa di Tel Aviv chiede nuove sanzioni sottolineando che già prima dovevano essere ascoltate le ragioni di Israele. Anche la Francia invoca nuove sanzioni. Da parte sua, Pechino ribadisce che "qualsiasi azione militare" contro l'Iran sarebbe "un disastro" per tutto il Medio Oriente. A questo punto è probabile che venga chiamato in causa il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. L'Unione europea sta, intanto, consultando gli Stati membri e i partner internazionali sull'ipotesi di sanzioni aggiuntive contro Teheran, ma esclude completamente l'opzione militare, mentre per la Russia vanno escluse anche nuove sanzioni.

    In Grecia accordo su coalizione che traghetterà il Paese alle elezioni
    Il primo ministro greco Papandreou incontrerà nel primo pomeriggio il capo di Stato Papoulias. La tv di Stato ha detto che il negoziato per la formazione di una coalizione a corto termine per portare il Paese alle elezioni a febbraio è stato completato.

    Merkel: Ue controlli per statuto lo stato finanziario dei Paesi membri
    Secondo la cancelliera tedesca Angela Merkel i trattati europei devono essere corretti per permettere di porre sotto controllo lo stato finanziario dei Paesi membri. In caso di debito troppo alto, - ha poi spiegato Merkel in un'intervista all'agenzia tedesca Dpa - la Commissione europea o gli Stati membri dovranno poter avanzare procedimenti giudiziari presso la Corte di giustizia europea. “Dobbiamo eliminare questi punti deboli e non possiamo lasciarci troppo tempo, perchè – ha affermato la cancelliera - l'euro è molto di più di una moneta: rappresenta l'idea dell'unità europea”.

    Esercito afghano e Nato rispondono ad attacco: uccisi 60 talebani
    Sessanta talebani sono stati uccisi dalle truppe afgane e della Nato, dopo aver attaccato la base Isaf della provincia di Paktika, vicino al confine con il Pakistan. Lo ha riferito un portavoce del governo provinciale afghano. Secondo la ricostruzione dell'Isaf, i terroristi hanno attaccato la base con armi leggere e granate, truppe afghane e Nato hanno quindi risposto al fuoco causando “significative” perdite tra gli insorti, tra i 50 e i 60 morti. Intanto si è appreso che Mohammad Akbar, designato solo nove giorni fa capo del distretto di Sarawza della provincia di Paktika, è morto a seguito della gravità delle ferite riportate ieri nell'esplosione di un rudimentale ordigno.

    Raid dell'esercito israeliano sulla Striscia di Gaza
    Raid israeliano nella notte sulla Striscia di Gaza. L'attacco ha fatto seguito al lancio di un razzo sparato ieri sera a Sud di Israele. Il portavoce dell'esercito israeliano ha spiegato che “l'aviazione ha colpito una base terroristica nel Sud della Striscia di Gaza”.

    La Corte di Tunisi concede l’estradizione dell'ex premier libico
    Per l'estradizione in Libia di Baghdadi Al Mahmudi, ex primo ministro di Gheddafi, manca solo la firma del presidente della Repubblica tunisino, Foued Mabazaa. La Corte d'appello di Tunisi ha accolto, ieri pomeriggio, la richiesta di estradizione presentata dai rappresentanti del nuovo governo di Tripoli. L'ex braccio destro del colonnello era detenuto nelle carceri tunisine da settembre, dopo l'arrestato per ingresso illegale.

    Yemen: uccisi cinque presunti membri di Al Qaeda
    Violenti scontri tra le forze di sicurezza e le milizie tribali sono scoppiati stamani nel Nord della capitale yemenita Sanaa. Intanto, continua la controffensiva delle forze yemenite contro Al Qaeda. Ieri, bombardamenti mirati hanno ucciso cinque presunti membri della rete terroristica. Gli insorti islamici si trovavano nei loro rifugi a Zingibar, località controllata dai miliziani e capoluogo della provincia di Abyane, nel Sud del Paese. Tra loro ci sarebbe anche un indonesiano. Inoltre, le fonti locali riferiscono di cinque attacchi da parte di un drone americano contro un villaggio nel Nord di Jaar, sempre nella stessa zona.

    La Serbia dovrà chiarire all’Aia la lunga latitanza di Mladic e Hadzic
    Il procuratore capo del Tribunale penale internazionale dell'Aja (Tpi), Serge Brammertz, ha chiesto ieri a Belgrado chiarimenti sulla lunga latitanza di Ratko Mladic e Goran Hadzic, i due criminali di guerra serbi catturati nei mesi scorsi. Brammertz, nei prossimi giorni, presenterà all’Onu il suo nuovo rapporto periodico sullo stato della collaborazione della Serbia e degli altri Paesi ex jugoslavi con il Tpi.

    Nord del Kosovo ancora in tensione: militari Nato smantellano barricata serba
    Nel Nord del Kosovo i militari Nato della Kfor hanno smantellato nella notte una barricata eretta dai serbi in corrispondenza del posto di frontiera con la Serbia di Jarinje, assumendo il controllo della zona. Nell'azione, i soldati Nato hanno fatto uso di gas lacrimogeni, inducendo i serbi a indietreggiare per un centinaio di metri. Poco dopo tuttavia i manifestanti hanno scaricato sul posto alcuni camion di ghiaia per l'erezione di una nuova barricata. Due serbi sono stati fermati e tenuti in custodia per un paio d'ore dai militari Kfor, che li hanno poi rilasciati. La situazione è tornata tranquilla in mattinata, anche se resta una forte tensione. I manifestanti hanno fatto sapere di non voler desistere dalla protesta che è diretta, hanno sottolineato, non contro la Kfor o la missione europea Eulex ma contro le istituzioni e le autorità kosovare di Pristina. Da fine settembre la popolazione serba maggioritaria nel Nord del Kosovo - che non accetta l'indipendenza e l'autorità di Pristina - protesta con barricate e blocchi stradali contro la presenza di poliziotti e doganieri kosovari albanesi ai posti di frontiera con la Serbia di Jarinje e Brnjak. Ciò ha provocato la sospensione del dialogo fra Belgrado e Pristina, la cui ripresa è stata posta da Bruxelles come condizione per la concessione alla Serbia dello status di Paese candidato, decisione attesa al vertice europeo di dicembre.

    Accordo tra Ue e Oim per favorire la cooperazione sull’immigrazione
    La Commissione europea e l'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) hanno deciso di intensificare e facilitare la loro cooperazione nel settore della migrazione e della mobilità. L’accordo quadro firmato ieri agevolerà la collaborazione pratica tra le due organizzazioni, eliminerà ostacoli burocratici e permetterà di lavorare in modo migliore per assistere i migranti.

    Dramma inondazioni anche in Vietnam: 100 morti
    È salito a 100 morti il bilancio delle inondazioni che negli ultimi tre mesi hanno colpito il centro-sud del Vietnam. Lo hanno comunicato oggi fonti governative, dopo che nell'ultima settimana sono state registrate 22 vittime - tra cui cinque bambini - nelle province centrali. Le piogge degli ultimi giorni hanno colpito con particolare intensità le zone attorno all'antica capitale di Hu‚ e alla città di Hoi An, entrambe nella lista del Patrimonio mondiale dell'umanità dell'Unesco. In precedenza, nelle alluvioni iniziate ad agosto erano morte 78 persone nelle province meridionali, attorno al delta del Mekong. Secondo l'Unicef, 65 di queste vittime avevano meno di 16 anni. La fine della stagione delle piogge causa regolarmente vittime nel Sud-est asiatico, ma quest'anno precipitazioni particolarmente intense hanno provocato oltre 250 morti in Cambogia e almeno 529 vittime in Thailandia, dove le acque continuano a minacciare il centro di Bangkok dopo aver allagato per settimane le province centrali. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza e Giovanni Cossu)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 313

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli.