Logo 50Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 07/11/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa al nuovo ambasciatore di Germania: la Chiesa non difende i propri interessi ma la verità sull’uomo
  • Altre udienze e nomine
  • Il cardinale Damasceno Assis in Vaticano: la Chiesa del Brasile già al lavoro per la Gmg di Rio de Janeiro
  • Oggi su "LOsservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Massacri in Nigeria. L'arcivescovo di Jos: giovani strumentalizzati per creare divisione
  • Presidenziali in Nicaragua e Guatemala: eletti Daniel Ortega e Otto Perez Molina
  • Onu e Oxfam denunciano: gravi danni agli uliveti palestinesi a causa delle colonie israeliane
  • Grecia: governo di unità nazionale per superare la crisi
  • Italia. Smentite le voci sulle dimissioni di Berlusconi. Intervista con Francesco Belletti
  • Maltempo. Donna morta travolta dall'acqua nell'Isola d'Elba. Po sotto osservazione, esonda il Sarno
  • Sempre più preoccupante il "land grabbing", l'accaparramento di terre in Paesi in via di sviluppo
  • “Scegliere di Amare, Messa per giovani”: il nuovo "CD" di Paolo Migani
  • Chiesa e Società

  • Benin: il 18 novembre il Papa atteso dai cittadini di ogni fede
  • “Africa fai la pace!”. Cd della Radio Vaticana per il viaggio del Papa in Benin
  • Romania: concluso ad Oradea l'incontro dei vescovi europei delle Chiese cattoliche Orientali
  • Usa: mons. Dolan esorta cattolici ed ebrei a lavorare insieme per promuovere la libertà religiosa
  • Pakistan: il presidente dei vescovi parla di "minoranze discriminate ed aumento dell'estremismo"
  • Pakistan: ad un anno dalla condanna di Asia Bibi, altre due donne in prima linea per i diritti delle minoranze
  • Costa d’Avorio: dopo le violenze post elettorali ancora difficoltà nella riapertura delle scuole
  • India: Pastore protestante accusato di conversioni fraudolente sarà giudicato da una Corte islamica
  • Bangladesh: i bambini delle minoranze etniche sono i meno alfabetizzati del Paese
  • Appello da Mindanao alla comunità internazionale: fare luce sull’omicidio di padre Tentorio
  • Sri Lanka: gli studenti cristiani chiedono di sostenere gli esami di religione in inglese
  • L’arcivescovo di San Salvador chiede al governo adeguate iniziative contro la violenza
  • Messaggio d’auguri dei vescovi francesi ai musulmani per la “Festa del sacrificio”
  • Francia: il metropolita Emmanuel chiede ai vescovi di "unire le voci per i cristiani arabi"
  • Parigi: Assemblea di Ecpat International contro lo sfruttamento sessuale dei minori
  • Repubblica Ceca: Sant'Agnese e la caduta del Muro
  • Il vescovo di Hong Kong: rispondere con i valori cattolici alle sfide poste al matrimonio
  • Svizzera: è in corso la Settimana delle religioni per la conoscenza reciproca
  • Usa: confermato dalla Camera il motto nazionale "In God We Trust"
  • Firenze: al via l'Assemblea dei Superiori maggiori in Italia sul ruolo dei religiosi nella Chiesa
  • 24 Ore nel Mondo

  • La Commissione Europea attende dall’Italia precisazioni sul piano di risanamento
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa al nuovo ambasciatore di Germania: la Chiesa non difende i propri interessi ma la verità sull’uomo

    ◊   La Chiesa non difende i propri interessi, ma la dignità dell’uomo: così, Benedetto XVI nell’udienza al nuovo ambasciatore della Repubblica Federale di Germania presso la Santa Sede, Reinhard Schweppe, ricevuto stamani in Vaticano per la presentazione delle Lettere Credenziali. Il Papa ha rammentato il suo recente viaggio apostolico nella sua terra natale per offrire poi una riflessione sul contributo che il Cristianesimo può dare ad una società pluralista come quella tedesca. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Nella mia visita in Germania, abbiamo tutti potuto vedere che la gente è “alla ricerca della verità”. E’ quanto sottolineato da Benedetto XVI nel suo discorso al nuovo ambasciatore tedesco presso la Santa Sede. Il Papa ribadisce, dunque, che i cristiani sono chiamati a dare testimonianza alla verità nella vita personale, familiare e comunitaria. Rivolge così il pensiero al servizio che la Chiesa cattolica può rendere in una società pluralista come quella tedesca. Forte della verità sull’uomo, “attraverso la fede”, afferma il Papa, la Chiesa è chiamata ad impegnarsi per “quei valori che sono validi per l’uomo in quanto tale, a prescindere dalle singole culture”. Il Papa elogia l’accoglimento di questi valori sulla verità dell’uomo nella Costituzione tedesca del 1949, dopo gli orrori della dittatura nazista. Ma rileva che oggi alcuni “valori fondamentali dell’esistenza umana sono nuovamente messi in discussione”. Per questo, avverte, la Chiesa ha il dovere di “difendere la dignità dell’uomo” quando “è messa a rischio”.

    “Solo una società che rispetti e difenda incondizionatamente la dignità di ogni persona, dal concepimento fino alla morte naturale – è il monito del Pontefice – può dirsi una società umana”. Se però, prosegue, decidesse di “selezionare i suoi membri maggiormente bisognosi di tutela” essa “si comporterebbe in modo profondamente inumano e anche non credibile di fronte all’uguaglianza della dignità di tutte le persone in ogni stadio della vita, evidente per ogni persona di buona volontà”. Ancor meno, osserva, “ci compete il diritto di manipolare l’uomo" e, per così dire, di voler 'fabbricare' l’uomo. Se la Santa Sede si esprime riguardo alle legislazioni sulle questioni fondamentali dell’uomo, ribadisce il Papa, non lo fa per imporre la sua fede ad altri, ma per difendere valori evidenti per tutti, “anche se interessi di diverso genere sembrano oscurare in molti modi questa evidenza”.

    Il Papa si sofferma poi sulle “tendenze materialistiche ed edonistiche” che si fanno spazio nei Paesi occidentali e che spesso portano alla discriminazione e allo sfruttamento delle donne. Ogni persona, uomo o donna, avverte, ha “la stessa dignità” e non tenerne conto “rappresenta una grave mancanza nei riguardi dell’umanità”. Il Papa critica in particolare la diffusione di materiale a contenuto pornografico, anche via Internet. La Santa Sede, assicura, “si impegnerà” affinché la Chiesa cattolica in Germana contrasti questo “genere di abusi” in maniera “più chiara e decisa”. Infine, il Papa esprime gratitudine alle istituzioni tedesche per i buoni rapporti con la Santa Sede e la possibilità per la Chiesa cattolica di annunciare liberamente il Vangelo e aiutare le persone bisognose attraverso le sue istituzioni caritative.

    inizio pagina

    Altre udienze e nomine

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina: mons. Carlo Maria Viganò, arcivescovo tit. di Ulpiana, nunzio apostolico negli Stati Uniti d’America; mons. Giuseppe Leanza, arcivescovo tit. di Lilibeo, nunzio apostolico nella Repubblica Ceca; mons. Richard William Smith, arcivescovo di Edmonton (Canada), presidente della Conferenza dei Vescovi Cattolici del Canada, con mons. Paul-André Durocher, arcivescovo metropolita nominato di Gatineau, finora vescovo di Alexandria-Cornwall, vice-presidente, e mons. Patrick Powers, segretario generale; mons. Mieczysław Mokrzychi, vescovo di Lviv dei Latini.

    Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Santa Rosa de Copán (Honduras), presentata da mons. Luis Alfonso Santos Villeda, per raggiunti limiti di età. Gli succede mons. Darwin Rudy Andino Ramírez, finora vescovo titolare di Orta ed ausiliare di Tegucigalpa (Honduras). Mons. Darwin Rudy Andino Ramírez è nato a Tegucigalpa il 6 agosto 1959. Ha compiuto gli studi ecclesiastici di Filosofia presso l’Istituto Filosofico "Manuel Enrique Piñol" di Guatemala, e quelli di Teologia presso il Pontificio Ateneo Sant’Anselmo di Roma.
    Ha emesso la Professione Solenne nella Congregazione dei Padri Somaschi il 29 aprile 1988 ed è stato ordinato sacerdote l’8 dicembre 1990. Dopo l’ordinazione sacerdotale è stato vicario parrocchiale di "El Calvario" a San Salvador (El Salvador); rettore dell’Istituto Emiliani in Tegucigalpa (Honduras); missionario nella diocesi di León (Nicaragua); parroco di "San Juan Bautista" in Tegucigalpa (Honduras); consigliere provinciale della Provincia Centroamericana dei Padri Somaschi ed assistente dell’Arcivescovo di Tegucigalpa nel Consiglio Nazionale Anti-corruzione dell’Honduras. Il 1° aprile 2006 è stato nominato vescovo titolare di Orta ed ausiliare di Tegucigalpa. Ha ricevuto la consacrazione episcopale il 24 giugno successivo.


    inizio pagina

    Il cardinale Damasceno Assis in Vaticano: la Chiesa del Brasile già al lavoro per la Gmg di Rio de Janeiro

    ◊   E’ iniziata oggi in Vaticano, la visita della nuova presidenza della Conferenza episcopale brasiliana, eletta lo scorso maggio. Momento culminante della visita sarà l’udienza da Benedetto XVI. Sull’importanza di questa visita e le prossime sfide per la Chiesa brasiliana, Silvonei Protz ha intervistato il cardinale Raymundo Damasceno Assis, arcivescovo di Aparecida e presidente dell’episcopato brasiliano:

    R. – Sì, è la prima volta che la presidenza della Conferenza episcopale brasiliana viene a Roma per visitare i dicasteri romani, cercando un contatto più profondo e più vicino alla Santa Sede. Vogliamo soprattutto manifestare la nostra comunione con il Santo Padre, il successore di Pietro, il pastore di tutta la Chiesa, colui che presiede la Chiesa nell’unità della fede, nel servizio della carità. Questa visita è molto importante per noi: vogliamo ricevere una conferma da parte del Santo Padre per il nostro servizio nella Conferenza, per il servizio che noi prestiamo anche nelle nostre Chiese particolari e vogliamo anche informare i diversi organismi della Santa Sede di tutto quello che facciamo in Brasile, dei programmi e dei progetti della Chiesa in Brasile, soprattutto a livello nazionale. Questa visita vuole essere un segno di comunione con il Santo Padre e con tutti quelli che collaborano con il Papa al governo della Chiesa.

    D. – Nel 2013 avremo la Giornata mondiale della Gioventù a Rio de Janeiro. Ci arrivano notizie dal Brasile che la Giornata è già cominciata...

    R. – Sì, la Giornata è già cominciata. E’ cominciata quando abbiamo ricevuto la croce e l’icona della Madonna nel mese di settembre a Rio de Janeiro. In questo giorno, quando sono arrivate la croce e l’icona, noi abbiamo radunato in Brasile circa 100 mila giovani, senza dubbio un segno che a Rio de Janeiro ci aspettiamo un numero molto grande, forse più grande di quello dei giovani che sono andati a Madrid, più di due milioni: a Rio de Janeiro speriamo forse nell’arrivo di tre milioni o più di giovani. Allora, la Giornata è cominciata ed è cominciata bene, perché la croce e l’icona stanno camminando e peregrinando in tutte le chiese del Brasile con una preparazione organizzata in precedenza. In questo modo noi speriamo che la Giornata produca veramente molti frutti per la Chiesa e soprattutto per la gioventù del Paese.(ap)

    inizio pagina

    Oggi su "LOsservatore Romano"

    ◊   La discriminazione sessuale, grave crimine contro l’umanità: Benedetto XVI al nuovo ambasciatore della Repubblica Federale di Germania.


    In rilievo, nell’informazione internazionale, l’economia, con le Borse che bocciano il G20.

    Un eroe cattolico: in cultura, in occasione dell’ultima opera cinematografica di Steven Spielberg, la voce - scritta da Denis Tillinac - che il “Dictionaire amoureux du catholicisme” dedica a Tintin, eroe creato da Hergé, con articoli di Antonio Carriero, Emilio Ranzato, Gaetano Vallini e Luca Pellegrini.

    Nell’informazione vaticana, l’appello di Bendetto XVI, all’Angelus, per la fine delle violenze in Nigeria, e la preghiera per le vittime dell’alluvione di Genova.

    inizio pagina

    Oggi in Primo Piano



    Massacri in Nigeria. L'arcivescovo di Jos: giovani strumentalizzati per creare divisione

    ◊   In Nigeria sono almeno 150 le vittime degli attacchi lanciati in questi giorni nella parte nord-orientale del Paese, anche contro diverse chiese cristiane. Ieri, all’Angelus, Benedetto XVI ha espresso dolore per questi tragici episodi ed ha lanciato un accorato appello esortando tutti a “porre fine ad ogni violenza”. Un appello che l’arcivescovo di Jos, mons. Ignatius Ayau Kaigama, auspica possa spronare il governo ad agire in fretta. Gli attacchi sono stati rivendicati da un gruppo fondamentalista islamico, denominato “Boko Haram”, la cui traduzione letterale è “l’educazione occidentale è peccato”. Su questa formazione integralista che, secondo diversi osservatori ha contatti anche con Al Qaeda nel Maghreb, si sofferma, al microfono di Emer McCarthy, l’arcivescovo di Jos:

    R. – They are a fanatical group...
    E’ un gruppo di fanatici, io lo definisco un movimento antisociale. Gli stessi musulmani sono d’accordo sul fatto che questo gruppo abbia tendenze criminali. Le loro richieste sono assurde; attaccano indiscriminatamente, uccidendo cristiani e musulmani, cercando di distruggere qualsiasi tipo di ordine costituito. Il governo nigeriano dovrà affrontare questa situazione con determinazione, per sradicare questo gruppo di fanatici. Occorre andare alla radice del problema perché questi attacchi non sono una novità e potrebbero ripetersi. E non credo che in questo caso serva il dialogo, perché loro attaccano e uccidono: qui ci vuole semplicemente la legge che deve fare il suo corso.

    D. – E’ vero che in queste ondate di violenza i giovani sono stati ‘usati’ da quanti hanno fatto leva sulla loro disperazione di fronte alla crescente povertà e alla disoccupazione, per fomentare le rivalità etniche?

    R. – I am witness of this…
    Io sono testimone di questo: infatti, un gruppo di ragazzi cristiani e musulmani sono venuti la settimana scorsa nel mio ufficio per dirmi che sono stati strumentalizzati per seminare violenza e che vogliono smetterla. Mi hanno detto che sono stati usati dagli anziani, da politici e da capi religiosi fanatici; ma loro vogliono uscire da questa spirale. Ieri ho partecipato ad un incontro tra rappresentanti musulmani e cristiani insieme al generale dell’esercito e c’è stato un accordo unanime per riportare la pace. Quindi, voglio credere che, dopo questa ondata di violenza con distruzione di vite umane e proprietà, si voglia tornare indietro e ricominciare da capo. E’ necessario risolvere i problemi alla base di queste violenze: problemi che sono politici, etnici e anche religiosi. Credo che questo sforzo sia genuino. Quindi con l’appello e le preghiere del Santo Padre, e con il lavoro che si fa qui, penso che avremo quella pace di cui abbiamo bisogno. (ap/gf)

    inizio pagina

    Presidenziali in Nicaragua e Guatemala: eletti Daniel Ortega e Otto Perez Molina

    ◊   In Guatemala e in Nicaragua sono ufficiali gli esiti delle elezioni presidenziali di ieri. L’ex generale Otto Pérez Molina, della formazione di destra “Partido Patriota”, è il nuovo capo di Stato del Guatemala. Daniel Ortega, leader del “Partito Sandinista” di sinistra, è stato confermato presidente del Nicaragua per la terza volta. Sulle similitudini e le differenze tra i due Paesi si sofferma, al microfono di Amedeo Lomonaco, il giornalista della nostra emittente, Luis Badilla, esperto di questioni latinoamericane:

    R. - In realtà fra i due Paesi non ci sono grandi similitudini, oltre al fatto che sono vicini in un’area geografica piuttosto omogenea ed oltre al fatto di aver avuto, in passato, numerose dittature militari. Per il resto, in realtà, fra il Guatemala e il Nicaragua ci sono grandi differenze. Il Guatemala ha 13 milioni di abitanti e il Nicaragua soltanto 6 milioni. Il Guatemala ha un ceto medio - diciamo - piuttosto forte. Il Nicaragua, invece, ha un ceto medio molto debole. In Guatemala la povertà complessiva supera l’84 per cento della popolazione, quella del Nicaragua si ferma intorno al 75 per cento. Ne conseguono, quindi, delle sfide completamente diverse per i due vincitori: uno della sinistra, in Nicaragua, e l’altro della destra, in Guatemala.

    D. – Soffermiamoci sul futuro del Guatemala, dove ha vinto il leader del partito di destra Otto Pérez Molina. Cosa può cambiare ora per questo Paese?

    R. - Nel caso del Guatemala cambierà moltissimo, perché si tratta di un nuovo presidente, con un impianto politico e programmatico completamente opposto a quello del presidente uscente, che era un socialdemocratico. Un elemento importante è che non ci aspettiamo sorprese. Non se le aspetta neanche la comunità internazionale per il fatto che Otto Pérez Molina è un ex militare, che in passato è stato molto criticato per il suo comportamento autoritario.

    D. – Spostiamoci in Nicaragua, dove ha vinto l’ex leader della guerriglia sandinista, Daniel Ortega, che si avvia al terzo mandato nonostante una norma della Costituzione vieti due mandati consecutivi…

    R. - Si tratta di una rielezione per un terzo mandato sulla cui legittimità costituzionale ci sono molti dubbi. Non si aspettano dei grandi cambiamenti: il presidente Ortega continuerà sicuramente con la sua politica - sia interna sia estera - di carattere socialdemocratico, di sinistra. E’ un ex leader della guerriglia sandinista, ma è - al tempo stesso - anche un politico che ormai da diversi anni si è messo sul solco delle socialdemocrazie latinoamericane. Una cosa che accomuna il Nicaragua con il Guatemala è questa: entrambi i due Paesi devono affrontare la grande sfida della povertà. Sarà interessante vedere quale delle due formule politiche e programmatiche alla fine la spunterà…

    D. - Dunque un laboratorio politico che può avere anche delle conseguenze, delle influenze proprio per il contesto regionale. Sarà una sorta di competizione fra modelli politici che potranno anche essere presi come esempio da altri Paesi?

    R. – E’ questa una questione interessante. Penso che, nei prossimi anni, ci sarà una sorta di gara per vedere come uno o l’altro affronteranno e risolveranno alcuni problemi simili, soprattutto quelli della povertà, dell’iniquità sociale, e più in generale i problemi socioeconomici del Paese. In ambito internazionale, invece, penso che alla fine, a causa dell’attuale situazione mondiale, questi due governi confluiranno e avranno delle posizioni abbastanza simili. (mg)

    inizio pagina

    Onu e Oxfam denunciano: gravi danni agli uliveti palestinesi a causa delle colonie israeliane

    ◊   Nei Territori Palestinesi si assiste, in questo periodo autunnale, ad un fenomeno che si ripete da diversi anni: i coloni israeliani sradicano, incendiano e tagliano alberi d'ulivo di proprietà palestinese. Una pratica denunciata da diverse organizzazioni internazionali, tra cui l'Oxfam. Si tratta di un durissimo colpo per l'economia palestinese, come sottolinea al microfono di Eliana Astorri la giornalista Paola Caridi, corrispondente di ‘Lettera 22’ da Gerusalemme, ideatrice del blog “Invisiblearabs”:

    R. - Gli ulivi nell’agricoltura palestinese rappresentano un grande affare economico, perché la metà della terra palestinese, quella che è rimasta dopo la costruzione degli insediamenti israeliani in Cisgiordania, è coltivata a uliveto e rappresenta un quarto del Pil palestinese: insomma, è un vero affare!

    D. - Quindi è un importante mezzo di sostegno per la popolazione?

    R. - Ci vivono oltre 100 mila famiglia palestinesi tra ulivi e uliveti. Ma cosa succede? Succede che in questi anni, soprattutto con la costruzione del muro e la costruzione delle colonie in Cisgiordania molti ulivi sono stati abbattuti: si calcola che un milione di ulivi siano stati abbattuti lungo il percorso del muro; ne sono rimasti 12 milioni di esemplari che producono olive. Come succede in Italia, questo è il periodo della raccolta e quando c’è il periodo della raccolta in Palestina cominciano - anzi già prima del periodo della raccolta - gli scontri tra coloni e palestinesi: i coloni soprattutto in prossimità degli insediamenti impediscono che si vadano a raccogliere le olive. Non solo, gli ulivi vengono bruciati e vengono abbattuti… Numerose Ong e numerose associazioni in queste ultime settimane hanno dato un po’ di cifre e si tratta di associazioni importanti come Oxfam e anche l’Onu, attraverso il suo Ufficio umanitario a Gerusalemme, ha dato molte cifre e sono dati molto tristi: dal punto di vista economico si è calcolato che solamente a ottobre sono stati persi 150 mila dollari e che nell’arco dell’anno sono stati persi almeno altri 500 mila dollari.

    D. - Gli israeliani non fanno avvicinare i palestinesi coltivatori per motivi di sicurezza?

    R. - Possiamo anche metterla in questo modo, che si tratta quindi di questioni di sicurezza: quelli sono però campi palestinesi e gli insediamenti sono stati costruiti su terra palestinese! Quindi in questo caso è un po’ difficile parlare solamente di sicurezza, bisogna parlare delle colonie in Cisgiordania e quando parliamo di colonie bisogna intendersi, perché non sono come dei Kibbutz: alcune volte sono delle vere e proprie cittadine e quindi si tratta di un luogo urbano che è stato costruito su terra palestinese, attorno al quale ci sono veri e propri uliveti.

    D. - Cosa fanno i coltivatori privati delle olive come si sostengono?

    R. - Questo è il vero problema, perché aumenta la povertà nei Territori palestinesi e questo colpisce, peraltro, nella zona di Betlemme non soltanto i palestinesi di fede musulmana, ma anche i palestinesi di fede cristiana: sono soprattutto i palestinesi di fede cristiana i contadini che coltivano gli uliveti e che producono molto olio, molto buon olio. E’ una perdita economica pesantissima che colpisce le famiglie e se colpisce le famiglie, colpisce il sostentamento, colpisce la vita quotidiana. (mg)

    inizio pagina

    Grecia: governo di unità nazionale per superare la crisi

    ◊   Un governo di unità nazionale che avrà l'obiettivo di portare la Grecia alle elezioni, dopo aver approvato il nuovo pacchetto di aiuti al Paese deciso dal Vertice europeo del 27 ottobre. Questo l’accordo raggiunto dai leader dei due maggiori partiti greci, George Papandreou, leader del Pasok, il partito socialista sino a ieri sera al governo, e Antonis Samaras, leader di Nea Dimocratia, il principale schieramento dell'opposizione, di centro-destra. La composizione del nuovo esecutivo dovrebbe essere annunciata in giornata. Per la poltrona di primo ministro, i due leader sarebbero d'accordo sul nome di Lucas Papademos, ex vice direttore della Banca centrale europea, vicino al Pasok. Le elezioni anticipate dovrebbero tenersi il 19 febbraio prossimo. Un esecutivo di unità nazionale in Grecia potrà rassicurare i mercati, garantendo il proseguimento della politica di sacrifici concordati con l’Unione europea e il Fondo monetario internazionale? Giada Aquilino lo ha chiesto ad Adriana Cerretelli, editorialista del Sole 24 Ore a Bruxelles:

    R. – Io direi che c’è da augurarselo. Il mio timore è che anche in Grecia, come in Italia, le guerre di potere tra partiti al governo e partiti all’opposizione siano tali da compromettere gli sforzi che pure alcune forze politiche vorrebbero mettere in campo. Però, io vedo veramente una situazione in Grecia - come in generale in Europa - molto preoccupante, perché non ci sono classi politiche al potere - e mi riferisco anche alla Germania - che siano in grado di affermare un punto di vista ed una politica sinceramente e fortemente anticrisi.

    D. – La figura di Lucas Papademos, ex vice direttore della Banca centrale europea, com’è vista a Bruxelles?

    R. – Sono tutte persone affidabili, ma hanno a che fare con realtà politiche altamente imperfette che a loro volta sono condizionate da situazioni obiettivamente difficili, nei singoli Paesi: industrie, sindacati, dipendenti pubblici, pensionati, gente che perde parte dello stipendio. Quindi, sono chiamati a sacrifici draconiani e in tempi molto rapidi, con problemi e ripercussioni. Non dimentichiamo che in Grecia il tasso dei suicidi ultimamente è aumentato del 40%. Questo per indicare la difficoltà di governare un Paese in una situazione di crisi come questa, quando si chiedono enormi sacrifici e non si vedono prospettive a breve di crescita economica.

    D. – Anche l’Italia potrebbe essere risucchiata nel vortice degli eventi politici ed economici che stanno attraversando la Grecia?

    R. – Fino a qualche mese fa, l’Italia veniva ritenuta al sicuro da questa tempesta. Poi, come è noto, nell’ultimo mese e mezzo la tempesta sta divorando l’Italia sui mercati e come situazione politica in generale. Certamente, il Paese è molto vulnerabile in questo momento, anche se sono abbastanza d’accordo con quello che ha dichiarato qualche giorno fa il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, quando ha detto: “La situazione del debito italiano è comunque sostenibile fino a che si arrivasse all’8 per cento dei tassi”.

    D. – A questo punto, sulla moneta unica pesa il rischio di un collasso generale?

    R. – Se andiamo avanti così, credo proprio di sì, anche perché non ci dimentichiamo che gli attacchi all’Italia per tanti aspetti sono una sorta di cuscinetto che protegge la Francia, la quale a sua volta è un Paese fragile. (gf)

    inizio pagina

    Italia. Smentite le voci sulle dimissioni di Berlusconi. Intervista con Francesco Belletti

    ◊   Il capogruppo alla Camera del Pdl Fabrizio Cicchitto smentisce che il premier Berlusconi si starebbe per dimettere. Cicchitto avrebbe parlato con lo stesso presidente del Consiglio. La notizia era stata data via web dal direttore de 'Il Foglio' Giuliano Ferrara e da Franco Bechis, vice direttore di 'Libero'. I mercati hanno reagito in modo nervoso. Dapprima, infatti, lo spread tra Titoli di Stato italiani e tedeschi è sceso, poi, dopo la smentita, è tornato a impennarsi. Ma le famiglie italiane quanto stanno pagando questa incertezza politica? Alessandri Guarasci lo ha chiesto a Francesco Belletti, presidente del Forum delle Associazioni Familiari.

    R. – Le famiglie sono state stressate per lungo tempo, per quanto riguarda le difficoltà del lavoro e la situazione di incertezza complessiva che viviamo in tutto il Paese. Quindi, certamente le famiglie sono le prime vittime ma anche le prime risorse di fronte alla crisi.

    D. – Lei ci crede che prima o poi arriverà una vera riforma fiscale, fondata appunto sulla famiglia?

    R. – Io ci credo anche se lo scenario non sembra particolarmente interessante, da questo punto di vista. Noi siamo convinti che senza una riforma sul fisco a misura di famiglia, ogni intervento sarà ingiusto, come oggi è ingiusto il nostro fisco. E soprattutto, che una riforma sul fisco sarebbe una ricetta fondamentale per uscire dalla crisi, perché rimettere in movimento consumi, speranza, progetto delle famiglie, è una priorità assoluta. Forse il mondo dell’economia, il mondo della politica, questo non lo ha ancora capito con chiarezza.

    D. – E’ questa anche la via principale per restituire potere d’acquisto ai salari, nonostante si dica che aerei e ristoranti sono pieni?

    R. – Diciamo che la crisi ha generato anche un grande approfondimento delle differenze, per cui troviamo molte macchine di grande cilindrata comprate, i ristoranti pieni e non vediamo in giro invece le famiglie più in difficoltà, quelle che sono alla ricerca di lavoro, i giovani che non lavorano e non studiano … Alcune rappresentazioni della realtà sono illusorie. Di fatto, la crisi ha picchiato duro sulle famiglie, soprattutto perché sta durando da molto tempo.

    D. – Tutto questo, secondo lei, si può fare con l’attuale assetto politico?

    R. – Io credo che il primo luogo da risanare radicalmente sia oggi la politica, il sistema dei partiti. Questo Parlamento non sta funzionando e c’è bisogno di una grande responsabilità, di un grande salto di qualità perché oggi questa leadership politica non sembra in grado di portarci fuori. Dipende proprio da una situazione in cui i partiti hanno snaturato la loro natura, le regole della democrazia … Sono in difficoltà. Per esempio, la totale impossibilità di poter scegliere le persone con le preferenze, per noi è gravissima! Ma credo che si debba uscire dal paradigma del “tanto peggio – tanto meglio”. C’è la sfida del bene comune: oggi, pochi sembrano in grado di raccoglierla. (gf)

    inizio pagina

    Maltempo. Donna morta travolta dall'acqua nell'Isola d'Elba. Po sotto osservazione, esonda il Sarno

    ◊   Le piogge continuano ad imperversare con intensità su tutta l’Italia. Una donna è morta nell’Isola d’Elba. In Piemonte la Regione ha chiesto lo Stato di Calamità naturale. Intanto la Conferenza Episcopale Italiana ha stanziato un milione di euro per le zone colpite, mentre la Caritas è mobilitata con varie iniziative. Paolo Ondarza.

    Le alluvioni non danno tregua all’Italia. In Piemonte il Po resta in stato di osservazione. Il governatore Cota ha chiesto lo stato di calamità naturale. Grave la situazione anche nel Salernitano dove nel tratto che attraversa la cittadina di Angri è esondato il fiume Sarno. E purtroppo si conta ancora una vittima del maltempo: secondo i vigili del fuoco in Toscana, a Marina di Campo nell’Isola d’Elba, una donna di 81 anni è stata travolta dalla furia dell’acqua mentre si trovava nella propria abitazione. Allagamenti e dissesti a Napoli e provincia. Nel Materano si cercano la donna di 44 anni e suo padre di 87 dispersi dopo che la loro auto è stata travolta dall'acqua di un canale. Un milione di euro è stato già stanziato dalla Cei: la Caritas è mobilitata con varie iniziative nelle regioni più colpite. Intanto oggi a Genova è lutto cittadino: nella Chiesa di Santa Margherita di Marassi questa mattina i funerali di Angela Chiaramonte, 40 anni, travolta dalla furia del Fereggiano. A celebrare le esequie il parroco, padre Francesco Lia:

    R. – La morte ha senso e acquista significato solo nel momento in cui ci orientiamo verso la vita, partendo dalla morte di Cristo e poi meditando le morti dei nostri cari. E’ chiaro che, però, riflettere sul senso della morte in ordine alla vita non significa anche sottrarsi a quelle che sono le proprie responsabilità.

    D. – Anche nella sua omelia, ieri, lei di fronte ai danni causati dalle alluvioni ha fatto un richiamo alle responsabilità...

    R. – Ho richiamato proprio alle responsabilità remote e recenti: dalle macro alle micro responsabilità. In effetti, ognuno di noi deve assumersi le proprie. E’ chiaro, c’è chi ne ha di più e chi ne ha di meno.

    D. – Oggi avete rivolto l’ultimo saluto ad Angela Chiaramonte. Nella tragedia questa donna ha compiuto un ultimo estremo gesto di amore. Suo figlio Domenico oggi l’ha voluto ricordare...

    R. – Sì, dicendo: “Mia madre è stata un’eroina, perché si è spenta lei per salvare me”. Io l’ho definita la seconda maternità di Angela, che prima ha dato alla luce i figli e poi, per salvare il proprio figlio, ha dato la vita. E son convinto che, in fondo, si sarà spenta anche serena, vedendo che il figlio si stava salvando, mentre lei era risucchiata dalle onde.

    D. – La vostra comunità piange anche le due bimbe albanesi di uno e otto anni, morte con la loro mamma...

    R. – Quella di otto anni, Gioia, era tra i bimbi del catechismo del terzo corso. Ieri, la maggior parte erano alla Messa delle 10.00. C’era tanta richiesta di una parola e di un conforto, soprattutto da parte delle mamme, anche per poter spiegare ai propri bimbi, ai propri piccoli come mai la loro compagna non tornerà più tra i loro banchi e non ci sarà più in mezzo a loro. Alla fine della Messa c’è stata qualche mamma che mi ha detto: “Grazie, padre Francesco, perché con il Vangelo delle vergini sagge e delle vergini stolte ci hai dato delle indicazioni su come ripartire, soprattutto dove puntare la nostra speranza”.

    D. – La ferita è ancora aperta e dolorosa chiaramente per tutta la vostra comunità parrocchiale, che comunque desidera reagire e anche in questa situazione di morte guarda al Risorto...

    R. – Assolutamente sì, al di là della grande, sorprendente solidarietà che si sta riversando nel nostro quartiere: quindi tanto aiuto, tanta collaborazione, tanta generosità. Nello stesso tempo la nostra comunità ha bisogno di guardare oltre, non per dimenticare, ma per poter ripartire subito, con più tenacia, con più determinazione.

    D. – Mentre Genova è in lutto cittadino, il maltempo imperversa in altre città italiane, dove si contano danni e vittime. Pensando a queste ed altre situazioni, si sente di dire qualcosa?

    R. – Da sacerdote mi sento di dire: “Facciamo attenzione, la vita è sacra: va custodita, tutelata, protetta sempre e comunque; non lasciamoci prendere dallo scoraggiamento, dallo smarrimento, perché il Signore non ci abbandona mai”. (ap)

    inizio pagina

    Sempre più preoccupante il "land grabbing", l'accaparramento di terre in Paesi in via di sviluppo

    ◊   Grandi estensioni di terra nei Paesi in via di sviluppo sono acquistate o affittate ogni anno da imprese o fondi sovrani di Stati sviluppati che vogliono aumentare la propria produzione agricola. La pratica, nota come "land grabbing", secondo i dati più recenti, diffusi dall’organizzazione non governativa Oxfam, coinvolge un’area vasta come la Germania. Ad analizzare il fenomeno, al microfono di Davide Maggiore, è il responsabile dell’Ufficio delle politiche per lo sviluppo della Focsiv, Damiano Sabuzi:

    R. - Non ci sono opportunità di verificare ogni singolo contratto di acquisizione delle terre ed ogni singolo accaparramento su larga scala. C’è da dire, però, che il “Land Matrix Partnership” ha constatato che sono almeno 227 milioni gli ettari che sono stati venduti, affittati o comunque che sono soggetti ad un contratto di licenza sotto negoziato - appunto - di acquisizioni internazionali. E’ un fenomeno in crescente aumento per due motivi: il primo per la produzione di oli combustibili e quindi biocarburanti; e il secondo per l’investimento che viene fatto dalle banche internazionali, che acquistano questi terreni, li lasciano incolti, facendone aumentare il prezzo a livello di mercati internazionali. Il problema è che, in molti casi, non vi è una vera e propria giurisprudenza che delinea la proprietà di un terreno a una persona o a un’altra. Questo permette alle grandi compagnie internazionali di trovare questi sistemi per accaparrarsi queste terre, che magari vengono coltivate, momentaneamente, da agricoltori del sud del mondo.

    D. - Che ruolo giocano i governi locali in materia?

    R. - Gli Stati hanno, comunque, la possibilità di limitare, di arrestare e addirittura di bloccare questo fenomeno. E questo perché, fondamentalmente, sono loro che hanno il potere sovrano sul proprio territorio. Non essendoci linee guida su questo fenomeno, però, abbiamo una serie di Stati che, autonomamente, decidono come far fruttare queste terre.

    D. - Cosa possono fare e cosa fanno le organizzazioni internazionali e le realtà locali, soprattutto di ispirazione cristiana?

    R. - Il processo che stiamo seguendo a livello internazionale, come organizzazione Focsiv, ma anche con le altre organizzazioni della società civile, è proprio questo: stiamo cercando di portare avanti queste linee guida volontarie, che dovrebbero dare delle indicazioni di base per frenare ed arrestare questo fenomeno. E’ un lavoro che non facciamo ovviamente da soli, ma insieme con tutte le altri reti della società civile nazionali e internazionali. Molti delegati di questo team internazionale di Ong sono proprio del sud e, quindi, sono i primi che riescono a vedere il fenomeno e che vivono questo fenomeno sulla loro pelle.

    D. - Che effetti ha il "land grabbing" sull’economia locale e sulla vita delle popolazioni, a livello sia individuale che sociale?

    R. - Distruttivi… Questo fenomeno sta creando disastri enormi, soprattutto per quanto riguarda l’alimentazione, ma ha anche inevitabili ripercussioni per la vita sociale in generale. In Paesi come l’Africa o il Sud-Est Asiatico, la maggior parte di queste aziende agricole a produzione familiare producono per se stesse: un paradosso enorme, perché le persone in questo momento non hanno il terreno per coltivare i prodotti per sfamare se stessi… (mg)

    inizio pagina

    “Scegliere di Amare, Messa per giovani”: il nuovo "CD" di Paolo Migani

    ◊   Musica e canto come espressioni di fede. E’ il messaggio che il cantautore e animatore parrocchiale Paolo Migani vuole trasmettere attraverso il suo nuovo "CD" intitolato “Scegliere di Amare – Messa per giovani”. L’album vuole offrire la possibilità di pregare attraverso nuovi canti durante la celebrazione eucaristica. Ma come nasce l'idea di questo "CD"? Ascoltiamo lo stesso Paolo Migani al microfono di Andrea Antonelli:

    (canto)

    R. – L’idea di realizzare questo CD nasce dal fatto che sono 25-30 anni che faccio il cantautore di ispirazione religiosa, non è il primo CD che faccio. L’esigenza è quella di raccogliere queste canzoni, questi canti, in un lavoro che possa essere anche di servizio alle persone che vengono a Messa perché tante volte alla fine della celebrazione vengono e mi chiedono: "questi canti si possono trovare da qualche parte?". Allora, dopo averli suonati per due, tre anni in parrocchia, li raccogliamo e facciamo un CD in modo che tutti quanti quando vogliono possono ascoltarli.

    D. – So che è stato fatto una specie di test prima di rilasciare il CD...

    R. – Il test è proprio quello del servizio la domenica a Messa: cioè, si suonano i canti e vedi che la gente li accoglie favorevolmente. I canti sono di tutti i tipi, canti di lode, di meditazione… Alla gente piacciono e allora sono "testati".

    D. – Cosa spinge Paolo Migani ad impegnarsi con dedizione nella composizione dei canti liturgici?

    R. – Io credo che non vada sepolto il talento che il Signore ti dà. Mi spinge questo fondamentalmente. Il Signore mi ha regalato questo talento e me lo sono ritrovato addosso. Io ho imparato a suonare la chitarra da solo, ho cominciato a scrivere canti, ho visto che alla gente piacevano e quindi continuo a farlo. Essere cantautore, essere artista, significa esprimere attraverso la propria arte quello che si vive. Dio fa parte della mia vita: io racconto la mia vita e racconto di Dio.

    D. – Da dove nasce l’ispirazione che poi ti porta alla realizzazione di questa musica?

    R. – L’ispirazione nasce soprattutto dai momenti di preghiera. Specialmente quando stai peggio e ti affidi di più al Signore, preghi di più il Signore, allora nascono preghiere e queste preghiere diventano canzoni.

    D. – Qual è l’impegno di Paolo in parrocchia?

    R. – In parrocchia suono la domenica a Messa e nel Centro di Formazione Giovanile Madonna di Loreto-Casa della Pace faccio l’animatore dei ragazzi.

    D. - La musica può essere una spinta nell’avvicinare i giovani alla fede, alla Chiesa?

    R. - Io credo che la musica possa essere un aiuto. Mi piace pensare che la musica possa contribuire ad accompagnare le persone anche nella propria vita di fede.

    D. – Nello specifico che tipo di brani possiamo trovare nell’album?

    R. – Sono tutti i brani della Messa, dal canto d’ingresso al canto finale. Ce ne sono quattro di Comunione. Ognuno sceglie quello che vuole a seconda delle necessità liturgiche. Magari ce ne è uno più meditativo, un altro un po’ più allegro… Si può scegliere. C’è il canto di ingresso, c’è il Gloria, l’Alleluia… C’è anche una canzone dedicata a Maria, presa da una preghiera di mons. Luigi Novarese, che quest’anno sarà proclamato Beato e che è il fondatore dei Silenziosi Operai della Croce ed è stato l’ideatore della trasmissione che ora si chiama “Incontro della serenità” in onda sulla Radio Vaticana tutti i venerdì alle 16.30 ma che all’inizio, negli anni ’40, si chiamava “Il quarto d’ora della serenità”. Ci tengo a dirlo perché è stata importante l’ispirazione che mi ha dato questa preghiera per questa mia canzone che si chiama “Madre accanto a te”.

    D. – C’è un pezzo in assoluto preferito da Paolo?

    R. – Il canto che più mi piace ascoltare è il “Padre Nostro” e poi l’ultimo canto, “Scegliere di amare”.

    (canto)

    inizio pagina

    Chiesa e Società



    Benin: il 18 novembre il Papa atteso dai cittadini di ogni fede

    ◊   "L’arrivo del Santo Padre in Benin è un evento che sta mobilitando tutti i cittadini, di qualunque fede". Così i missionari comboniani della parrocchia di San Francesco di Assisi a Cotonou, capitale del Paese africano. "C’è un clima di gioia e di grande partecipazione per una visita - hanno riferito all'agenzia Misna i religiosi - accolta come un riconoscimento e una benedizione". Benedetto XVI sarà in Benin dal 18 al 20 novembre per consegnare l’Esortazione apostolica del secondo Sinodo dell’Africa, tenutosi in Vaticano nell’ottobre 2009 sul tema “La Chiesa africana al servizio della riconciliazione e della pace”. Sarà il secondo viaggio del Papa in Africa dopo quello fatto nel marzo 2010 in Camerun ed Angola. La visita coincide con il 150° anniversario della presenza cattolica nel Paese dell'Africa occidentale e con il 40° dei rapporti diplomatici tra il governo beninese e la Santa Sede. I missionari comboniani, impegnati in un lavoro di sensibilizzazione e informazione per la visita del Papa, operano in un Paese a forte componente musulmana e dominato dalle religioni tradizionali. Il 24% della popolazione è cattolica e la Chiesa è presente con dieci diocesi e 312 parrocchie. “Con la sua scelta di effettuare un viaggio apostolico nel nostro Paese, il Pontefice ha voluto rendere onore alla Chiesa del Benin e riconoscere che rappresenta un punto di riferimento per l’intera regione, ma anche oltre visto che è una chiesa aperta e tesa verso l’esterno”, spiegano i missionari comboniani, precisando che “tra le diverse comunità religiose vige un clima di serena convivenza e di ottima collaborazione”. (G.C.)

    inizio pagina

    “Africa fai la pace!”. Cd della Radio Vaticana per il viaggio del Papa in Benin

    ◊   Durante il suo prossimo viaggio apostolico in Benin, dal 18 al 20 novembre, il Santo Padre Benedetto XVI consegnerà ai vescovi africani l’Esortazione apostolica post-sinodale frutto del secondo Sinodo per l’Africa del 2009. In vista dell’evento, la Radio Vaticana, in collaborazione con tre musicisti africani (il congolese Papa Wemba, l’angolano Bonga e il guineano Fifito, redattore della nostra emittente) ha realizzato un Cd con otto brani aventi come filo conduttore il tema del Sinodo: “La Chiesa in Africa al servizio della riconciliazione della giustizia e della pace”. “Afrika Tenda Amani!”(“Africa fai la pace!”, in kishwahili) è il titolo del Cd che sarà offerto a tutti i vescovi e radio cattoliche del Continente prima di essere distribuito al grande pubblico. “L’album - spiega nella presentazione il direttore della Radio Vaticana padre Federico Lombardi - esprime in musica la volontà di dare seguito ai frutti del Sinodo. I suoi brani in varie lingue (alcuni dei quali accompagnati da registrazioni dal vivo delle voci di Benedetto XVI, Giovanni Paolo II e di Paolo VI, ndr), interpretano l’aspirazione alla pace alla riconciliazione e alla giustizia dei popoli africani. Si tratta di un modo concreto – sottolinea ancora padre Lombardi - di inculturare il Vangelo in Africa, come auspicato da Benedetto XVI durante la sua visita in Camerun nel 2009”. Del Cd, realizzato con il contributo del Magis, il Movimento e Azione dei Gesuiti Italiani per lo Sviluppo, sono state stampate 5mila copie. (L.Z.)

    inizio pagina

    Romania: concluso ad Oradea l'incontro dei vescovi europei delle Chiese cattoliche Orientali

    ◊   L’incontro annuale dei vescovi cattolici orientali in Europa ha radunato quest’anno a Oradea (Romania) circa 70 partecipanti tra vescovi ed esperti, su invito del vescovo di Oradea-Mare, mons. Virgil Bercea. Tema dei lavori è stato il contributo delle Chiese orientali cattoliche in Europa alla nuova evangelizzazione. L’incontro, si legge in una nota diffusa dal Ccee (Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa) e ripresa dall'agenzia Sir, è stato “un momento di discernimento comunitario finalizzato a individuare gli stimoli adeguati per rispondere alla sfida dell’annuncio di Cristo nell’attuale contesto socio-culturale”. I risultati dei lavori confluiranno in un rapporto che verrà consegnato alla segreteria del Sinodo dei vescovi in vista della 13a assemblea generale ordinaria del sinodo dei vescovi (Roma, 7-28 ottobre 2012). All’incontro hanno preso parte anche i vescovi di rito latino della Conferenza episcopale rumena. Nel corso dei lavori, i vescovi hanno ringraziato il Santo Padre per la sua iniziativa di indicare nell’intenzione generale per l’apostolato della preghiera, le Chiese orientali cattoliche “affinché la loro venerabile tradizione sia conosciuta e stimata quale ricchezza spirituale per tutta la Chiesa”. Sulla nuova evangelizzazione due ordine di riflessioni sono stati al centro dei lavori: “Da un lato, il fatto che le Chiese orientali cattoliche in Europa hanno un contributo specifico ed unico a dare alla riflessione in corso nella intera Chiesa cattolica e al processo, già in atto, della nuova evangelizzazione”; dall’altro lato, prosegue il comunicato, “si è visto come anch’esse devono essere consapevole delle sfide che il mondo attuale porta alla missione”. La crisi che il mondo vive oggi è “essenzialmente di carattere antropologico, in parte frutto del secolarismo che ha provocato un’ingiustificata emarginazione di Dio, tanto nella sfera pubblica che in quella privata delle persone, comportando così un forte disorientamento dell’identità personale, per cui l’uomo moderno diventa spesso incapace di giustificare se stesso e l’orientamento della propria esistenza”. Anche “le Chiese cattoliche orientali si sentono confrontate a questi problemi e, dopo la vitalità dimostrata all’indomani della libertà ritrovata, circa due decenni fa, si sentono interpellate da questi fenomeni globali specie perché toccano molti dei loro fedeli immigrati ponendo così alle loro rispettive Chiese, questioni pastorali inedite che necessitano soluzioni adeguate ed originali”. L’incontro 2012 si svolgerà a Zagabria dall’8 al 11 novembre, in occasione del quarto centenario dell’unione della Chiesa cattolica di rito bizantino croata con Roma, su invito di mons. Nikola Kekić, vescovo di Križevci. (R.P.)

    inizio pagina

    Usa: mons. Dolan esorta cattolici ed ebrei a lavorare insieme per promuovere la libertà religiosa

    ◊   Cattolici ed ebrei possono capitalizzare al meglio i progressi realizzati nei loro rapporti in quest'ultimo cinquantennio se uniscono le loro forze per promuovere la libertà religiosa, affrontare la comune minaccia del fanatismo religioso, difendere i diritti degli immigrati, e promuovere il ritorno a un dibattito civile sui temi di attualità politica e religiosa. È quanto ha affermato mons. Timothy M. Dolan, presidente della Conferenza episcopale degli Stati Uniti (Usccb) intervenendo nei giorni scorsi al congresso annuale della Anti-Defamation League, la storica organizzazione internazionale impegnata contro l'antisemitismo. Parlando dell’attuale stato dei rapporti ebraico-cattolici – riferisce l’agenzia Cns - l'arcivescovo di New York ha ricordato la svolta rappresentata dal documento conciliare “Nostra Aetate” che ha aperto la strada alle storiche visite alle sinagoghe e in Israele di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI fino agli incontri di Assisi, iniziative – ha detto - impensabili 50 anni fa. Tra i diversi motivi per cui gioire – ha quindi evidenziato – vi è che dal Concilio Vaticano II le due comunità hanno sviluppato una nuova sensibilità reciproca e hanno istituzionalizzato i loro rapporti di dialogo. Uno degli indicatori dei progressi compiuti – ha detto – è la capacità di parlare con pacatezza di questioni controverse come Papa Pio XII e l’Olocausto o il vescovo negazionista Richard Williamson. Mons. Dolan ha quindi evidenziato al necessità di una più stretta collaborazione per fare fronte alle nuove sfide comuni di oggi: a cominciare dalla difesa della libertà di coscienza e di religione che rischiano di essere “calpestate” da alcune discutibili scelte politiche governative. Un’altra minaccia che unisce ebrei e cattolici oggi – ha aggiunto - è il fanatismo islamista, dal quale possono difendersi cercando il dialogo “con i leader del’Islam moderato per costruire insieme la difesa reciproca dei diritti religiosi”. Mons. Dolan ha inoltre esortato ad una maggiore unità per difendere i diritti degli immigrati, ricordando che ebrei e cattolici negli Stati Uniti spesso discendono da immigrati fuggiti da persecuzioni religiose nei loro Paesi di origine. Infine, il presule ha espresso l’auspicio che cattolici ed ebrei, accusati sempre più spesso di oscurantismo, possano favorire insieme il ritorno a un dibattito pubblico civile sui temi religiosi e politici. (A cura di Lisa Zengarini)

    inizio pagina

    Pakistan: il presidente dei vescovi parla di "minoranze discriminate ed aumento dell'estremismo"

    ◊   “Le minoranze religiose in Pakistan subiscono discriminazioni nel silenzio del governo e delle istituzioni”, mentre “l’estremismo islamico è cresciuto fortemente negli ultimi anni e condiziona la vita sociale e politica del Paese”: è quanto dichiara in un colloquio con l’agenzia Fides mons. Joseph Coutts, vescovo di Faisalabad e presidente della Conferenza episcopale del Pakistan, a un anno dalla condanna a morte di Asia Bibi, la donna e madre cristiana accusata ingiustamente di blasfemia e condannata dal tribunale di Sheikupura l’8 novembre 2010. “A un anno da quel tragico verdetto – spiega il vescovo Coutts – le condizioni delle minoranze religiose non sono cambiate in meglio, anzi: il paese è afflitto da gravi problemi politici, economici, sociali, morali, religiosi che si riflettono sui cittadini musulmani e non musulmani. In un anno, il Pakistan ha perso due alfieri contro la legge sulla blasfemia, Shabhaz Bhatti e Salman Taseer, mentre quella legge iniqua non è stata toccata né messa in discussione”. “Intanto – prosegue il vescovo – è cresciuto il fenomeno dell’estremismo islamico, con gruppi che intendono apertamente imporre la legge islamica e formare una teocrazia. La loro opera affligge le minoranze cristiane e indù ma anche altre minoranze, come ahmadi e sciiti. E’ un fenomeno complesso e preoccupante, che tocca l’intera struttura e l’intero sistema del Paese”. In particolare, nota il vescovo, “tali gruppi estremisti hanno una forte influenza sui tribunali: si tratta di pressioni indirette sui giudici e sui testimoni, che condizionano le sentenze e pregiudicano l’applicazione del diritto, lasciando molte persone, spesso membri delle minoranze, senza giustizia”. In tale delicata fase, “come Chiesa cattolica e come comunità cristiana, stiamo lavorando accanto alla società civile, per promuovere una nuova cultura fatta di dialogo interreligioso, armonia sociale, fratellanza, comprensione reciproca, accanto a tutti gli uomini di buona volontà, di qualunque fede” e, conclude Mons. Coutts, “vedo che anche tale movimento di idee e di azione è in crescita, lasciando una speranza per il futuro del Paese”. (R.P.)

    inizio pagina

    Pakistan: ad un anno dalla condanna di Asia Bibi, altre due donne in prima linea per i diritti delle minoranze

    ◊   Ad un anno dalla condanna a morte di Asia Bibi – la donna cristiana condannata in Pakistan per blasfemia l’8 novembre 2010 – altre due donne nel Paese asiatico hanno assunto oggi la guida nella difesa dei diritti delle minoranze religiose e la promozione dell’armonia interreligiosa. Si tratta - riferisce l'agenzia Fides - di Christine Amjad-Ali cristiana e di Shehrbano Taseer musulmana, unite alla medesima missione. Teologa, Christine Amjad-Ali è la neo nominata direttrice del “Christian Study Centre”, noto Centro studi ecumenico di Rawalpindi. Accanto a lei, opera un’altra cristiana, Romana Bashir, che impegnata in diverse attività e programmi sta incontrando leader musulmani, tribali e della società civile per sviluppare una cultura del dialogo volta al bene comune. Shehrbano Taseer è figlia del governatore del Punjab, Salman Taseer, ucciso per aver difeso la cristiana Asia Bibi e per aver criticato la legge sulla blasfemia. La donna, che ha assunto l’eredità paterna, sta conducendo una campagna di promozione per la tolleranza in Pakistan. Nonostante le minacce di morte, la Taseer parla pubblicamente contro le leggi discriminatorie che colpiscono le minoranze religiose ed ha apertamente criticato quanti glorificano l'assassino di suo padre. Taseer è una giornalista dell'edizione pakistana del “Newsweek” e, nonostante i rischi per la sua incolumità e per la sicurezza della sua famiglia, si batte per promuovere libertà, dignità, giustizia e equità. La tradizione di grande impegno femminile per i diritti umani in Pakistan è testimoniata anche da Sherry Rehman, parlamentare musulmana del Pakistan People’s Party, e presidente del “Jinnah Institute” di Karachi, organismo che promuove la legalità e lo Stato di diritto. Il Centro ha pubblicato nei mesi scorsi un dettagliato rapporto intitolato “A Question of Faith”, in cui si parla di “cristiani perseguitati e minoranze sotto assedio” ed una nota in cui afferma che Asia Bibi è stata condannata a morte da un tribunale “condizionato dagli estremisti islamici” e “senza avvocato difensore”. (R.G.)

    inizio pagina

    Costa d’Avorio: dopo le violenze post elettorali ancora difficoltà nella riapertura delle scuole

    ◊   In Costa d’Avorio le violenze post elettorali hanno impedito per diversi mesi le lezioni in numerose scuole. Secondo uno studio dell’Unicef - riferisce l'agenzia Fides - molti bambini sono fortemente traumatizzati, perché hanno visto uccidere i loro genitori e sono stati allontanati dalle loro abitazioni. Per questo motivo il Fondo Onu per l’infanzia ha formato circa 5 mila insegnanti per aiutare gli scolari a superare questi traumi e promuovere attività ricreative. Attualmente sono ancora chiusi gli istituti tra i villaggi di Blolequin e di Toulepleu, nella zona occidentale del Paese. Molti bambini non sono infatti rientrati nelle proprie case dopo la fuga con le famiglie in Liberia o in altre regioni della Costa d’Avorio. Anche nella capitale commerciale, Abidjan, la frequenza nelle scuole è tuttora molto ridotta. Le quattro scuole elementari e medie di Abidjan sono frequentate solo dal 50% degli studenti e si stima che circa 140 mila alunni non concluderanno il ciclo di studi. Nell’ultimo anno nel Paese africano è stato registrato solo il 57% delle ammissioni alla scuola secondaria. Dal 34% dei diplomati si è scesi al 21%. Si stima I genitori di molti studenti delle scuole private non hanno potuto pagare le spese dell’ultimo trimestre. Circa 20 mila di loro non hanno fatto gli esami di ammissione alla scuola secondaria. Durante le violenze post-elettorali, le scuole del (G.C.)

    inizio pagina

    India: Pastore protestante accusato di conversioni fraudolente sarà giudicato da una Corte islamica

    ◊   Un Pastore protestante, accusato di promuovere “conversioni fraudolente” in Kashmir, è stato chiamato a comparire davanti ad una Corte islamica ed è in pericolo di vita per le minacce di gruppi estremisti islamici. Secondo quanto riferito all’agenzia Fides dal “Global Council of Indian Christians” (Gcic), organizzazione che difende i diritti dei cristiani in India, il rev. C.M. Khanna, Pastore della “Chiesa dell’India del Nord”, in servizio presso Srinagar, in Kashmir, si trova oggi in una situazione molto seria e delicata. Il Pastore è falsamente accusato di “conversioni fraudolente” per ritorsione: infatti un muftì musulmano intende vendicarsi contro di lui per la mancata ammissione di un ragazzo musulmano ad una delle scuole cristiane di Srinagar. Il mufti Azaam Bashir-ud-din ha citato in giudizio il Pastore, chiamandolo a comparire davanti alla Corte islamica (che applica la sharia), contestandogli “conversioni fraudolente di ragazzi musulmani”. Alla prima udienza Khanna non si è presentato, la prossima udienza è fissata il 12 novembre e a Srinagar monta la pressione perchè il Pastore sia giudicato, rischiando la condanna e morte. “Il rev. Khanna è un cittadino e sacerdote indiano. Le leggi islamiche sono applicabili solo dove è in vigore una Costituzione islamica. La citazione in una tribunale islamico è fuori luogo ed è incostituzionale, in un Paese laico come l’India. Il rev. Khanna può essere giudicato esclusivamente dal sistema e secondo il diritto civile e penale indiano” afferma il Gcic. Intanto il rev. Khanna e la sua famiglia sono asserragliati nella loro abitazione e sono continuamente minacciati di morte. “E’ tragico che tutto questo stia accadendo in un Paese libero come l'India, con la sua Costituzione e i diritti fondamentali dei suoi cittadini, compreso il diritto fondamentale alla libertà religiosa e la libertà di convertirsi” nota il Gcic. La vicenda è “un banco di prova perché, se non fermata in tempo, può portare a una serie di pesanti conseguenze, mettendo in pericolo la natura laica del nostro Paese”. (R.P.)

    inizio pagina

    Bangladesh: i bambini delle minoranze etniche sono i meno alfabetizzati del Paese

    ◊   In Bangladesh, i bambini appartenenti alle minoranze etniche della zona dei Chittagong Hill Tracts (Cht) sono tra i meno alfabetizzati del Paese e a maggior rischio di abbandono scolastico. Nelle scuole – riporta l’agenzia Fides - i bambini di questa regione al confine con India e Myanmar subiscono discriminazioni da parte d’insegnanti e studenti di etnia bengalese, la maggiore del Bangladesh. Secondo uno studio dello Human Development Research Centre, oltre metà di tutti i membri delle famiglie interpellate nella regione CHT non ha istruzione di base. Tra quelli che frequentano la scuola, meno dell’8% completa gli studi primari, mentre solo il 2% di quelli secondari, contro un livello nazionale che varia dal 55 al 94%. Per i bambini delle minoranze etniche la lingua è uno dei principali ostacoli, perché viene loro difficile comunicare con gli insegnanti e seguire le lezioni in bengalese. Inoltre, l’alfabetizzazione è frenata dall’assenza di lezioni in lingua madre e mancanza d’insegnanti appartenenti alle comunità etniche minoritarie. Il governo sta migliorando l’accesso all’istruzione di queste minoranze, ma c'è ancora molto lavoro da fare. Come aprire scuole nelle zone rurali e contrastare la povertà. Infatti, sei famiglie su 10 nella regione Cht vivono sotto la soglia nazionale di povertà assoluta e spesso preferiscono mandare i loro figli a lavorare piuttosto che a studiare. (G.C.)

    inizio pagina

    Appello da Mindanao alla comunità internazionale: fare luce sull’omicidio di padre Tentorio

    ◊   Per avere giustizia e verità sul caso dell’omicidio di padre Fausto Tentorio, il missionario del Pime, ucciso ad Arakan, sull’isola di Mindanao, nelle Filippine, il 17 ottobre scorso, urge “maggiore pressione della comunità internazionale sul governo di Manila”: è quanto chiede il Forum “Giustizia per padre Pops”, come lo chiamava la gente del luogo; Forum che accoglie oltre 50 fra organizzazioni della società civile e congregazioni religiose di Mindanao. In un colloquio con l’agenzia Fides, suor Julita Encarnation, una delle coordinatrici del Forum, spiega che “la società civile è in fermento e non intende abbassare la guardia. Il ministro per la Giustizia ha disposto nuove indagini sui fatti, ma l’atmosfera che viviamo qui non sembra favorevole a far emergere la verità. Non vogliamo che il caso venga insabbiato e il delitto resti impunito: per questo occorre che la comunità internazionale tenga alta la pressione sul governo di Benigno Aquino”. Il Forum riferisce all'agenzia Fides che ad Arakan, altre 130 famiglie tribali sono state costrette a lasciare i loro villaggi, data la forte militarizzazione dell’area, disposta dal governo come mezzo per contrastare il movimento insurrezionalista dei ribelli comunisti. Il Forum lancerà un’altra grande manifestazione pubblica, con una Santa Messa, una Marcia commemorativa e incontri di piazza in diverse città di Mindanao, nei tre giorni dal 26 al 29 novembre. “Sarà una missione di solidarietà – spiega la religiosa – che intende tenere alta l’attenzione sul caso di padre Pops, perché non venga dimenticato”. Il movimento ha ricevuto messaggi di sostegno da Canada, Stati Uniti, Australia, Nuova Zelanda, Corea del Sud, Hong Kong, Italia, Vaticano, e auspica che “tali messaggi si concretizzino in pressioni sul governo filippino”. (R.G.)

    inizio pagina

    Sri Lanka: gli studenti cristiani chiedono di sostenere gli esami di religione in inglese

    ◊   Migliaia di genitori cattolici in Sri Lanka hanno scritto lettere al presidente del Paese e al ministro dell’istruzione per chiedere che gli studenti cattolici e cristiani possano avere lezioni ed esami nella loro religione nelle classi di “English medium”, esattamente come le altre comunità religiose possono studiare e praticare la loro religione nel loro linguaggio agli esami condotti dalle istituzioni statali. Anche l’arcivescovo di Colombo, il cardinale Malcom Ranjith ha fatto appello al governo affinché considerasse la questione. Ma il Ministero dell’Istruzione ha lasciato cadere la richiesta. Secondo il sito web ufficiale dell’arcidiocesi, il giornale Sunday Times ha scritto ieri che la richiesta mandata dall’ufficio del presidente Mahinda Rajapaksha al Ministero dell’Istruzione di considerare favorevolmente la richiesta degli studenti cattolici e cristiani è stata lasciata cadere. I genitori cattolici si erano rivolti al card. Ranjith affinchè facesse appello al governo, ma evidentemente senza successo. Parenti e insegnanti, ascoltati da AsiaNews, hanno dichiarato di apprezzare la mediazione diretta del Presidente e dell’arcivescovo, ma, hanno aggiunto, “questa è una situazione molto triste, se il Ministero non permette ai nostri figli quanto richiesto. E’ un grosso punto interrogativo. Perché il Ministero dice di no?”. Altri hanno dichiarato: “Il nostro arcivescovo ha fatto appello, e anche il Presidente si è rivolto al ministero, che però non ha avuto il buon senso di ascoltarli. Perché questo cattivo trattamento degli studenti cristiani?”. Il sito web ricorda che il cardinale Ranjith in vari colloqui con le autorità ha chiesto che la richiesta fosse presa in considerazione favorevolmente, e che anche la segreteria presidenziale si è mossa, con due lettere. “I genitori che hanno fatto appello al Presidente hanno detto che la maggior parte degli studenti seguono religione nell’”English medium”, e quindi dovrebbero avere l’opportunità di passare l’esame in questa lingua. I genitori hanno ricordato che i ragazzi seguono le scuole di religione domenicali, in inglese, e quindi dovrebbe essere loro permesso di dare l’esame in inglese”. Gli studenti che hanno fatto già richiesta di passare l’esame in inglese hanno ricevuto l’ordine di ritirare la richiesta, e di fare invece richiesta per il sinhala o il tamil. I genitori protestano perché gli studenti delle scuole internazionali invece hanno il permesso di sostenere l’esame in inglese, e si crea così una discriminazione. (R.P.)

    inizio pagina

    L’arcivescovo di San Salvador chiede al governo adeguate iniziative contro la violenza

    ◊   La Chiesa cattolica ha invitato il governo salvadoregno a migliorare il piano di sicurezza perché finora non è riuscito a raggiungere l'obiettivo di ridurre la violenza, anzi, questa è diventata “una situazione critica”. Lo ha detto ieri l’arcivescovo di San Salvador, mons. José Luis Escobar Alas, durante la tradizionale conferenza stampa dopo la Messa della domenica il cui testo è pervenuto all’agenzia Fides. "Ci sono alcune cose buone nel piano del governo che devono essere mantenute, ma dobbiamo ammettere che altre cose si devono cambiare, dal momento che non si è raggiunto l'obiettivo" ha sottolineato l’arcivescovo. “Dobbiamo fermarci ad analizzare il problema, per trovare la migliore soluzione” in quanto nel Paese vengono uccise 11 persone al giorno. L’arcivescovo ha inoltre affermato che il governo deve investire di più nella prevenzione e per contrastare la criminalità: "più si cammina nella direzione della prevenzione, migliore sarà il risultato", ha detto mons. Alas, ricordando che è "poco" ciò che fanno le autorità del governo per questo grave problema. L'arcivescovo ha anche espresso la speranza che presto il Paese possa uscire da questa situazione di violenza "con l'aiuto di Dio e gli sforzi di tutti", in modo di poter cambiare la qualifica di essere il paese più violento al mondo. (R.P.)

    inizio pagina

    Messaggio d’auguri dei vescovi francesi ai musulmani per la “Festa del sacrificio”

    ◊   I vescovi francesi, riuniti a Lourdes in Assemblea plenaria, hanno rivolto un augurio ai musulmani che in questi giorni hanno celebrato la “Festa del sacrificio”, chiamata anche Aïd El Kebir o ‘id adha, tra le più importanti ricorrenze del mondo musulmano, a commemorare la fedeltà verso Dio di Abramo, che non esitò a sacrificare il figlio Ismaele. Nel loro messaggio - riferisce l'agenzia Sir - i presuli francesi sottolineano come Abramo sia “padre nella fede dei credenti ebrei, cristiani e musulmani” e ricordano come la festa di quest’anno cada ad appena una settimana dall’incontro di Assisi e dai numerosi incontri interreligiosi in Francia, durante i quali i rappresentanti di tutte le religioni hanno celebrato con Benedetto XVI una Giornata di preghiera e riflessione per la pace nel mondo. “E’ stato motivo di gioia – scrivono i vescovi francesi - il fatto che insieme abbiamo potuto dare un segno di come i credenti possano unire i loro sforzi per servire la pace e la giustizia, quando alcuni diffondono invece la tesi che essi sono causa di violenza e di guerra. Domandiamo a Dio il suo aiuto affinché, nel nostro Paese, sappiamo prendere iniziative che facciano vincere la paura e mostrare la nostra solidarietà ai popoli che hanno intrapreso cammini nuovi per la democrazia. Ci auguriamo – conclude il messaggio - che siano rispettati dappertutto i diritti delle persone alla libertà di coscienza e di culto”. (R.G.)

    inizio pagina

    Francia: il metropolita Emmanuel chiede ai vescovi di "unire le voci per i cristiani arabi"

    ◊   “I sanguinosi eventi avvenuti in Egitto contro i membri della comunità copta, mostrano quanto sia urgente unire le nostre voci affinché cessino queste violenze”. E’ un passaggio del messaggio che il metropolita Emmanuel, presidente dell’Assemblea dei vescovi ortodossi di Francia, ha inviato ai vescovi cattolici riuniti in questi giorni in assemblea plenaria a Lourdes. Nel messaggio, il metropolita fa cenno alla “preoccupante” situazione dei cristiani in Medio Oriente. “Gli sconvolgimenti politici della regione - riferisce l'agenzia Sir - hanno reso la presenza dei cristiani ancora più precaria. Il vento di democrazia che ha soffiato nel corso della primavera araba, ha paradossalmente rimesso in discussione l’esistenza stessa di un pluralismo religioso”. Per questo motivo, “i cristiani di Oriente sono un impegno ecumenico di primo piano. In qualche modo, la volontà e la speranza di unità tra i cristiani sono condizioni che permetteranno non tanto di creare un fronte anti-musulmano, quanto un dinamismo di integrazione in cui l’accettazione delle differenze all’interno del cristianesimo può costituire un vero e proprio presupposto per una convivenza pacifica per l’intera società”. Facendo quindi memoria dell’incontro di Assisi, il metropolita ha aggiunto: “il dialogo interreligioso si iscrive nella comune volontà di vivere insieme nella pace” ma perché ciò accada, occorre che i leader religiosi “liberino da ogni sorta di strumentalizzazione politica i loro simboli religiosi attraverso i quali la violenza viene giustificata e l’odio legittimato”. (R.P.)

    inizio pagina

    Parigi: Assemblea di Ecpat International contro lo sfruttamento sessuale dei minori

    ◊   Si aprirà domani a Parigi la quinta Assemblea generale di Ecpat International (End child prostitution, pornography and trafficking), organizzazione di lotta alla prostituzione, pornografia e traffico di minori. È il primo raduno mondiale della rete Ecpat – riferisce l’agenzia Sir - dopo la terza Conferenza mondiale contro lo sfruttamento sessuale dei minori a fini commerciali, tenutasi a Rio de Janeiro nel 2008. All'Assemblea di Parigi parteciperanno rappresentanti di 70 Paesi. Secondo l’Ecpat sono 2 milioni e 700 mila le persone sul pianeta vittime di tratta, di cui 1 milione e 200 mila bambini. Il 79% del traffico è a scopo di sfruttamento sessuale. Ecpat già da tre anni porta avanti la campagna internazionale “Stop al traffico di minori a scopo di sfruttamento sessuale”. Partner dell’iniziativa è la catena di negozi “The Body shop”, presente in oltre 64 Paesi del mondo, che supporta numerose campagne di sensibilizzazione in campo sociale e ambientale. Finora, la campagna promossa da Ecpat ha raccolto oltre 7 milioni di firme per una petizione che nel 2012 sarà presentata all’Onu. (G.C.)

    inizio pagina

    Repubblica Ceca: Sant'Agnese e la caduta del Muro

    ◊   I festeggiamenti dell’Anno giubilare di sant’Agnese di Boemia culmineranno il 12 novembre con la celebrazione della Messa in occasione dell’800° anniversario della sua nascita. Il celebrante sarà il cardinale Joachim Meisner, arcivescovo di Colonia e legato speciale del Papa per quest’occasione. Nel contesto dei festeggiamenti – riferisce l’agenzia Sir - saranno inaugurate due mostre. Nel convento di Strahov saranno esposti i dipinti dei bambini provenienti dalle due Repubbliche – Ceca e Slovacca - con il titolo “Sant’Agnese di Boemia: il genio dell’insegnante ceco”. Il 25 novembre sarà inaugurata invece la mostra organizzata dall'arcidiocesi di Praga, dalla Galleria nazionale e da altre istituzioni ecclesiali e culturali. Il tema della mostra sarà “Sant’Agnese di Boemia: la principessa e la religiosa” e si tratterà del primo tentativo di ricostruire una rassegna completa dei vari aspetti della sua vita e azione, attraverso l’arte figurativa. Sant’Agnese della famiglia reale ceca dei Premysl è stata proclamata santa da Giovanni Paolo II nel 1989, pochi giorni prima della caduta del regime comunista nei Paesi del "blocco comunista". È così diventata un simbolo di quest’avvenimento. Secondo Peter Kubin, dell’Istituto della storia d’arte cristiana all’Università di Carlo a Praga, “Sant’Agnese ha influenzato sostanzialmente il carattere ‘vellutato’ della rivoluzione. Come figlia del re, ha rinunciato alla sua ricchezza e ha fondato il più grande ospedale del Paese per i poveri e i malati, diventando l’esempio perenne dell’amore cristiano”.(L.Z.)

    inizio pagina

    Il vescovo di Hong Kong: rispondere con i valori cattolici alle sfide poste al matrimonio

    ◊   Rispondere alle sfide poste dalla società odierna al matrimonio con i valori cattolici di questo sacramento. L’incoraggiamento di mons. John Tong, vescovo di Hong Kong, ai membri del Consiglio consultivo del matrimonio cattolico (The Hong Kong Catholic Marriage Advisory Council), radunati per l’Assemblea annuale. Il Consiglio, nato nel 1965 ad opera di un missionario gesuita, offre servizio gratuito di consulenza e mediazione matrimoniale, educazione pre-matrimoniale, sostegno al progetto familiare, oltre che gestire un centro femminile. Il suo obiettivo è la promozione della famiglia secondo i principi cattolici, senza distinzione di fede. Riferisce l’agenzia Fides, attingendo dal bollettino diocesano “Kong Ko Bao” in versione cinese, che mons. Tong ha esortato tutti a prendere l’insegnamento di Giovanni Paolo II e la Dottrina sociale della Chiesa come strumenti fondamentali per affrontare l’alto tasso di divorzi e il diffuso egoismo umano privo di senso di responsabilità. Nel 2009 sono stati celebrati ad Hong Kong 51 mila matrimoni e registrati 17 mila divorzi; mentre nel 2010 i matrimoni sono saliti a 53 mila e i divorzi a 28 mila. In questo contesto, il Consiglio consultivo ha fornito assistenza e consulenza in 1.100 casi di crisi matrimoniale. (R.G.)

    inizio pagina

    Svizzera: è in corso la Settimana delle religioni per la conoscenza reciproca

    ◊   Da ieri è in corso in Svizzera la quinta edizione della «Settimana delle religioni», coordinata a livello nazionale dalla Comunità di lavoro interreligiosa «Iras Cotis», che ha sede a Basilea. Localmente, collaboreranno all’organizzazione delle attività delegati cantonali all’integrazione, organismi ecclesiastici o interreligiosi e chiese cantonali. Tema di quest’anno è «Religione, arte e società: un rapporto vitale». Nata nel 2007, la «Settimana delle religioni» è un ciclo di manifestazioni che si svolge in tutta la Svizzera con l’obiettivo di promuovere l’incontro tra uomini di diversa appartenenza religiosa. Tali incontri, tra rappresentanti dei culti, della scienza e della politica, sono indispensabili — spiegano gli organizzatori — «affinché si possa garantire una convivenza pacifica nella nostra società pluralistica». A questa edizione, che si concluderà il 12 novembre, hanno collaborato l’Associazione d’amicizia ebraico-cristiana, la comunità bahai «Ticino», la comunità di lavoro delle Chiese cristiane nel Ticino, l’Istituto «Kalachakra» di cultura buddista tibetana e per la pace, la Lega dei musulmani in Ticino. Sono invitati a dare un contributo - riferisce L'Osservatore Romano - tutti coloro che si interessano alla cultura e alla religione e sono motivati a impegnarsi per una convivenza armoniosa in Svizzera. Possono partecipare sia singole persone sia associazioni, classi scolastiche e comunità religiose. «Ogni partecipazione — hanno sottolineato gli organizzatori — è un arricchimento. Le comunità cristiane apprendono a conoscere dei vicini prima sconosciuti, mentre le associazioni musulmane permettono ad altri credenti di comprendere i pilastri dell’islam. Cristiani, ebrei, aleviti, bahai, buddisti e induisti si presentano contribuendo a una migliore percezione dell’altro e rispondendo a domande che talvolta possono suscitare insicurezza e dubbi». Si tratta soprattutto di fare conoscenza reciproca e di allacciare contatti. «Questo — hanno dichiarato i promotori — aiuta a scoprire ciò che unisce e ciò che è specifico di ogni cultura e religione e permette di gestire le differenze. La finalità non è quella di creare un’armonia forzata, ma di accogliere punti di vista differenti e di apprezzare le molteplici confessioni e culture religiose. Il nostro è un approccio rispettoso nei confronti di contenuti e pratiche religiose di varia natura». Scopo della «Settimana delle religioni», quindi, non è quello di fare proselitismo ma di offrire a coloro che praticano una fede l’opportunità di essere accolti dal pubblico, che partecipa a una manifestazione religiosa, con interesse e rispetto. L’evento, oltre a promuovere una cultura del rispetto reciproco, vuole rendere attenta l’opinione pubblica riguardo la presenza delle diverse realtà religiose in Svizzera, considerando che le stesse hanno una rilevanza sia per il singolo individuo sia per la comunità. Incontrarsi e fare conoscenza gli uni degli altri, pregare insieme, svolgere un’azione concreta in comune sono tutti elementi che concorrono a una migliore comprensione, a un maggiore rispetto, all’accettazione reciproca. (R.P.)

    inizio pagina

    Usa: confermato dalla Camera il motto nazionale "In God We Trust"

    ◊   La Camera dei rappresentanti ha approvato un provvedimento che riafferma la validità del celebre motto nazionale In God We Trust («In Dio noi confidiamo») impresso sulla cartamoneta statunitense. La Camera dei rappresentanti, in cui i repubblicani sono la maggioranza - riferisce L'Osservatore Romano - ha approvato la risoluzione con 396 voti a favore e 9 contrari (di cui otto democratici). Il testo, proposto dal deputato repubblicano della Virginia Randy Forbes, «sostiene e incoraggia l’esposizione» del motto nelle scuole e negli edifici pubblici e istituzionali. Una decisione simile era stata approvata anche nel 2006 dal Senato, quando questo era controllato da una maggioranza repubblicana. Il provvedimento non ha però mancato di alimentare nuove polemiche tra i due schieramenti politici che si preparano ad affrontarsi per le presidenziali del novembre 2012. «Finalmente», ha commentato in tono ironico la democratica Nancy Pelosi, speaker della Camera. In molti, infatti, tra le fila dei democratici considerano il provvedimento votato dai deputati come «totalmente inutile» e perfino «una perdita di tempo per il Congresso», che invece dovrebbe occuparsi di questioni più urgenti. Infatti, viene fatto notare, In God We Trust è già il motto impresso sui biglietti verdi americani sin dalla Guerra civile del 1861. Una decisione confermata solennemente anche da una legge del 1956, in piena «guerra fredda» quando gli Stati Uniti si trovavano a fronteggiare un avversario paladino dell’ateismo come l’Unione Sovietica. E poi ancora riconfermata da un’altra legge del 2002, che ha persino proibito qualsiasi altra modifica della normativa precedente. Infine, come accennato, solo cinque anni fa l’ultima riaffermazione da parte della Camera alta. Tuttavia, secondo il repubblicano Forbes, il nuovo voto si sarebbe reso necessario per chiarire le idee ad alcuni alti funzionari. Secondo quanto riportato dagli organi d’informazione il riferimento è al discorso pronunciato da Barack Obama nel novembre 2010 in Indonesia, nel quale il presidente aveva citato un altro storico motto nazionale — E pluribus unum («Da molti uno») — presente nel sigillo degli Stati Uniti e che fa riferimento alla necessità dell’integrazione. In ogni caso, anche al di là della polemica politica, gli esponenti repubblicani sostengono che la risoluzione approvata, che chiama in causa la fiducia nella volontà divina, intende «fornire speranza e ispirazione agli americani durante questo periodo di forti difficoltà economiche». (R.P.)

    inizio pagina

    Firenze: al via l'Assemblea dei Superiori maggiori in Italia sul ruolo dei religiosi nella Chiesa

    ◊   Inizia questo pomeriggio a Firenze la 51.ma Assemblea Generale della Conferenza Italiana Superiori Maggiori (Cism)), sul tema “Confronto e aspettative sul futuro della Chiesa in Italia: quale compito dei Religiosi?” I Superiori Maggiori degli Istituti aderenti alla Cism intendono interrogarsi sul compito che i Religiosi hanno di fronte a un mondo che non solo non tende a pensare il futuro, ma si rifiuta di pensarlo, ma che, nello stesso tempo, attende un messaggio capace di convincere gli uomini sulla certezza che il Vangelo non è una divulgazione di notizie, ma una comunicazione che produce frutti e cambia la vita. Loro compito è mostrare quei piccoli bagliori che affiorano qua e là e che sono semi di una realtà nuova nel clima di incertezza e di disagio in cui si è trovata (e in parte si trova ancora) la Chiesa italiana in questi ultimi anni; clima che ha messo in evidenza realtà preoccupanti, come la disaffezione della gente alla vita cristiana e il rifiuto della moralità pubblica, le responsabilità connesse alla crisi economica, la precarietà che affligge la gioventù, ecc. Il compito dei Religiosi, di fronte a queste realtà, non è facile, ma non debbono preoccuparsi: anche se avranno sempre meno influenza, non hanno esaurito le loro potenzialità. Vivono un tempo di potatura e non di disboscamento e nella Chiesa non verrà mai meno il desiderio di vivere il Vangelo nella sua radicalità, per cui i Religiosi sono ancora (e lo saranno anche per il futuro) interlocutori ancora credibili e vivaci nella realtà ecclesiale in Italia. L’Assemblea, cui intervengono quattro vescovi, tra cui mons. Mariano Crociata, Segretario generale della Cei, e mons. Joseph Tobin, segretario della Civcsa, parteciperà a una solenne Concelebrazione presieduta da mons. Betori, arcivescovo di Firenze, e si concluderà venerdì 11 novembre. (A cura di Padre Egidio Picucci)

    inizio pagina

    24 Ore nel Mondo



    La Commissione Europea attende dall’Italia precisazioni sul piano di risanamento

    ◊   Un “questionario” è già stato inviato a Roma dalla Commissione europea per “chiedere chiarimenti sulle misure” indicate nella Lettera di intenti presentata da Berlusconi al vertice del 26 ottobre. Lo ha detto il portavoce del vicepresidente della Commissione europea, Olli Rehn, specificando che Bruxelles vuole avere indicazioni anche sul maxiemendemento e che il questionario chiede “tempi, azioni concrete e ricadute sul bilancio”. Il portavoce ha aggiunto che “ci si aspetta che oggi all’Eurogruppo il ministro Tremonti spieghi i dettagli della Lettera di impegni inviata alla Ue dall'Italia”.

    La Francia annuncia equilibrio di bilancio nel 2016
    La Francia accelera gli sforzi di rigore, annunciando l'intenzione di risparmiare 100 miliardi di euro per raggiungere l'equilibrio di bilancio nel 2016. “Molti anni di sforzi sono davanti a noi”, ha detto il premier francese Francois Fillon, sottolineando che - vista l'attuale crisi del debito - la parola “fallimento” non è “più una parola astratta”. In particolare, ha annunciato: innalzamento dell'Iva e delle tasse aziendali e anticipazione di un anno, e dunque al 2017, della riforma delle pensioni.

    Tre palestinesi feriti al confine della Striscia di Gaza
    Tre palestinesi sono rimasti feriti ad est di Gaza dal fuoco di militari israeliani. Lo riferiscono fonti locali. La radio militare israeliana conferma che un blindato ha aperto il fuoco in direzione di una cellula di miliziani palestinesi sorpresi mentre si accingevano a deporre un ordigno nei pressi dei reticolati di confine della Striscia di Gaza. I militari hanno riferito di aver colpito i membri della cellula. A quanto pare si tratta del medesimo incidente, riferito dai due versanti della linea di demarcazione.

    La Francia frena sull’ipotesi di un attacco militare contro i siti nucleari in Iran
    Un intervento militare contro l'Iran sarebbe un ''errore molto grave con conseguenze imprevedibili'': è la posizione espressa dal ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov, di fronte alle ipotesi di un attacco militare sui siti nucleari in Iran. Anche la Francia frena. Il ministro degli Esteri, Alain Juppé‚ avverte: l'uso della forza creerebbe una situazione "totalmente destabilizzante". Domani l'Aiea pubblicherà un rapporto che, secondo fonti diplomatiche occidentali, supporta i sospetti relativi al carattere militare del programma nucleare iraniano, un'accusa che Ahmadinejad ha formalmente respinto ancora una volta oggi in un’intervista. Il presidente iraniano Ahmadinejad ha dichiarato che gli Stati Uniti e Israele cercheranno di indebolire l'Iran per contrastare la sua crescente influenza, e ha messo in guardia contro tutti gli attacchi al suo Paese.

    Kamikaze uccide leader politico del Pakistan nord-occidentale
    Un kamikaze si è fatto esplodere oggi nel Pakistan nord-occidentale, causando la morte di un leader politico locale ed il ferimento di altre otto persone. Hanif Jadoon, ex membro del governo della provincia di Khyber-Pakhtunkhwa per il Partito nazionale Awami, stava rientrando in auto a casa dopo la preghiera per la festività di Eid (Sacrificio) quando l'attentatore ha fatto esplodere la sua auto uccidendolo nell'area di Malikabad della città di Swabi. Nell'attentato sono rimaste ferite otto persone, fra cui il figlio della vittima.

    Attentato in Afghanistan: morti capo della polizia e due agenti a Helmand
    Un capo della polizia distrettuale e due agenti sono morti in un attentato esplosivo avvenuto nella provincia meridionale afghana di Helmand. L'auto su cui viaggiava il comandante della polizia del distretto di Garmesr, Mohammad Saifullah, con due uomini della sua scorta è saltata in aria quando ha urtato un rudimentale ordigno esplosivo. La provincia di Helmand è considerata, insieme alla vicina Kandahar, una roccaforte dei talebani che rispondono al Mullah Omar.

    In Israele le autorità escludono attacco esterno ai siti oscurati ieri
    Gli specialisti del governo israeliano sono riusciti nella nottata a riattivare tutti i siti governativi rimasti oscurati nella giornata di ieri, fra cui quelli del Mossad (spionaggio), dello Shin Bet (sicurezza interna) e dell'Idf (forze armate). Sulla origine del guasto che ha messo fuori servizio in tutto una ventina di siti governativi non si hanno finora spiegazioni concrete. Fonti ufficiali parlano di un guasto al sistema, ma senza entrare nei dettagli. Negano comunque che ci sia stato alcun attacco esterno. La stampa locale non esclude tuttavia, almeno per il momento, che l'oscuramento dei siti sia collegato al messaggio lanciato venerdì da un gruppo internazionale di hacker, Anonymous, che minacciava ritorsioni in seguito all'abbordaggio da parte della Marina militare israeliana di due battelli umanitari diretti verso Gaza. Gli esperti locali escludono comunque che in questa occasione ci siano stati danni per la sicurezza nazionale del Paese. I siti oscurati sono solo 'vetrine' delle istituzioni di sicurezza israeliane, le quali proteggono i propri segreti in reti separate.

    Esercito siriano nel quartiere residenziale della città di Homs
    Le forze siriane fedeli al presidente Bashar al-Assad sono penetrate in un quartiere residenziale di Homs, dopo sei giorni di bombardamenti che hanno ucciso decine di persone e ne hanno ferite centinaia. Lo indicano residenti ed attivisti contrari al regime. I disertori dell'esercito che si erano rifugiati a Bab Amro ed avevano contribuito a difendere il quartiere residenziale, si sono ritirati e le forze fedeli ad Assad sono penetrate nel quartiere nella notte tra domenica e lunedì. Intanto l’opposizione siriana ha chiesto “una protezione internazionale” dei civili nella città di Homs, assediata dalle forze del regime di Bashar al-Assad e teatro di violenti scontri mortali tra soldati e disertori sospetti. Dichiarando Homs una “città sinistrata”, il Consiglio nazionale siriano (CNS) ha chiesto alle Nazioni Unite, all'Organizzazione della Conferenza islamica e alle organizzazioni arabe e internazionali di "agire per fermare la strage che il regime commette a Homs e di garantire una protezione internazionale ai civili”, si legge in un comunicato. Il CNS, che rappresenta la quasi totalità degli oppositori al regime di Bashar al-Assad, chiede inoltre “l'invio immeditato di osservatori arabi e internazionali a Homs per sorvegliare la situazione sul terreno e impedire al regime di continuare a commettere i suoi barbari massacri”.

    Al Shabaab minaccia il Kenya
    Il portavoce del gruppo miliziano somalo di Al Shabaab, Sheikh Ali Mohamoud Rabbia Ali, meglio conosciuto come Ali Dhere, ha nuovamente annunciato che ci saranno azioni terroristiche in Kenya nei prossimi giorni. Ali Dhere ha lanciato messaggi minacciosi ieri davanti a centinaia di persone riunite per la tradizionale preghiera di “Eid Al Adha” nel quartiere di Daynile a Mogadiscio. Le minacce di Al Shabaab arrivano qualche ora dopo l'attacco terroristico compiuto nella Chiesa pentecostale di Garissa, nel nord del Kenya, a poche centinaia di metri dal quartier generale dell'esercito kenyano. L'esplosione di una bomba ha provocato la morte di due persone, tra cui un bambino di sette anni, e il ferimento di altri cinque fedeli. Il ministro degli Esteri kenyano Mosè Wetang'ula ha detto al Daily Nation che l'attacco dovrebbe convincere chi fino ad ora aveva messo in dubbio l'operazione militare in Somalia e sancisce la necessità da parte del Kenya di continuare a combattere gli estremisti Islamici di Al Shabaab.

    Migliaia da Canada e Usa davanti alla Casa Bianca contro il progetto di un oleodotto
    Migliaia di ambientalisti si sono riuniti a Washington davanti alla Casa Bianca per protestare contro il progetto di realizzazione di un oleodotto che dal Canada attraverso tutti gli Stati Uniti dovrebbe raggiungere il Texas. I manifestanti, americani e canadesi, hanno formato una catena umana e hanno scandito ripetutamente slogan contro il progetto” dell'oleodotto, del valore di sette miliardi di dollari, chiamato Keystone XL. Dovrebbe trasportare petrolio da Alberta fino alle raffinerie di Houston e Port Arthur. I sostenitori del progetto affermano che il nuovo oleodotto ridurrà per gli Stati Uniti la dipendenza dal petrolio mediorientale, mentre gli ambientalisti affermano che, attraversando cinque Stati Usa, l'impianto pone gravi rischi per l'ambiente. Una decisione è attesa per la fine dell'anno, anche se il Dipartimento di Stato ha lasciato intendere nei giorni scorsi che il verdetto finale, a causa di ulteriori studi di fattibilità, potrebbe slittare per un tempo indefinito.

    Inondazioni in Vietnam: tra le vittime soprattutto i bambini
    La stragrande maggioranza delle vittime delle inondazioni che hanno colpito il Vietnam sono bambini morti annegati. Lo ha detto oggi l'Unicef, mentre il bilancio dei morti nel Paese è salito a 78. L'organizzazione delle Nazioni Unite ha denunciato 65 vittime sotto i 16 anni di età per le inondazioni che hanno colpito il sud e il centro del Paese. Le piogge nel delta del Mekong hanno inondato più di 126mila abitazioni e “sono responsabili di un allarmante numero di vittime tra i bambini, molti dei quali per annegamento”, si legge in un comunicato dell'Unicef. L'agenzia dell'Onu e Save the Children hanno distribuito un totale di 9mila cartelle galleggianti e 3.200 giubbotti di salvataggio per prevenire gli annegamenti. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 311

    inizio pagina
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli.