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Sommario del 05/11/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Forti e generosi nel momento della tragedia: così, il cardinale Bagnasco, all’indomani dell’alluvione a Genova. La solidarietà e l'affetto del Papa
  • Aggressione contro mons. Betori. Don Brogi non è in pericolo di vita. La vicinanza del Papa
  • Il sacerdote non cerchi un proprio progetto ma quello di Dio: così il Papa alle Pontificie Università cattoliche
  • Udienze
  • Il Papa ai vescovi francesi: importante l'esempio dei religiosi nell'epoca dell'indifferenza verso il sacro
  • Convegno sui 70 anni della Pontificia Opera per le Vocazioni Sacerdotali. Il cardinale Grocholewski: il mondo ha bisogno di sacerdoti santi
  • Nato il bimbo "sette miliardi": l’editoriale di padre Federico Lombardi
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • G20: doppio monitoraggio sui progressi dell'Italia. Paesi emergenti a sostegno dell'Ue
  • Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica
  • Chiesa e Società

  • Emergenza alluvioni nel mondo. In Somalia dopo la siccità ora le inondazioni
  • Nicaragua. Il messaggio dei vescovi per le elezioni: “Votare con serenità e intelligenza”
  • Costa d’Avorio: ancora attacchi delle bande armate. La Chiesa invoca il disarmo
  • Violenze in Nigeria: oltre 60 morti, distrutta anche una chiesa cattolica
  • India: nel Karnataka profanata la chiesa di sant’Alfonsa. Il vescovo parla di gesto vile
  • I vescovi Usa: non siano aboliti i finanziamenti governativi alla Commissione sulla libertà religiosa
  • I vescovi Usa in difesa del matrimonio tradizionale e della famiglia
  • Congo: la Caritas mobilitata per garantire il pacifico svolgimento delle prossime elezioni
  • Kenya: la Chiesa invita il governo a garantire la sicurezza di tutti i cittadini
  • Indonesia: nel conflitto fra governo e ribelli si fa strada la mediazione della Chiesa
  • Mons. Zimowski alla conferenza sulle malattie degenerative: “La Chiesa sempre accanto a chi soffre”
  • Nella solennità di San Carlo Borromeo il cardinale Scola riafferma "l'unità della Chiesa”
  • Usa: no dei vescovi del Wisconsin alla nuova legge che permette di portare armi in chiesa
  • Thailandia: i missionari Camilliani in prima linea nei soccorsi agli alluvionati
  • Portogallo: domani al via la “Settimana dei seminari”
  • Inghilterra: primo convegno nazionale dei formatori cattolici al matrimonio
  • Spagna. L’Apostolato sociale dei Gesuiti: contro la crisi economica, rafforzare la solidarietà
  • 24 Ore nel Mondo

  • Grecia, Papandreou ottiene fiducia e apre a governo di coalizione
  • Il Papa e la Santa Sede



    Forti e generosi nel momento della tragedia: così, il cardinale Bagnasco, all’indomani dell’alluvione a Genova. La solidarietà e l'affetto del Papa

    ◊   Piove di nuovo su Genova, città in ginocchio all’indomani dell’alluvione che ha causato la morte di 6 persone, di cui due bambini, e danni stimati per almeno 300 milioni di euro. Oltre 120 gli sfollati, ospitati in alcune scuole comunali. Stamani, il cardinale arcivescovo di Genova, Angelo Bagnasco, ha visitato il quartiere Marassi, uno dei più colpiti, portando l’affetto e la vicinanza del Papa, che ha chiamato personalmente il porporato. Dal canto suo, la Conferenza episcopale italiana ha stanziato un milione di Euro dell’otto per mille per sostenere le popolazioni liguri e toscane colpite dal maltempo. Il presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, ha definito “una tragedia” quanto accaduto ieri. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Impaurita e ferita, Genova affronta ore di grande apprensione dopo l’alluvione che ieri ha riportato i genovesi all’incubo del 7 ottobre del 1970, quando il maltempo provocò la morte di 25 persone. Anche nelle ultime ore si sono susseguiti allarmi ed evacuazioni di alcune aree della città. Come 40 anni fa, dunque, un nubifragio ha seminato morte e distruzione. Questa volta, tuttavia, l’allerta meteo era stato lanciato con diversi giorni di anticipo. Di qui le polemiche roventi dei cittadini all’indirizzo delle autorità locali, in particolare nei confronti del sindaco Marta Vincenzi, che stamani è stato contestato, mentre visitava i quartieri colpiti dalla furia del torrente Fereggiano. D’altro canto, su Genova ieri si è abbattuta una vera “bomba d’acqua”. In poche ore è caduto sulla città l’equivalente di un terzo della pioggia di un anno. Ci si interroga, dunque, sulla sostenibilità dei sistemi urbani di fronte ai cambiamenti climatici che provocano sempre più spesso fenomeni atmosferici catastrofici. Lungo alcune strade della città sono ancora decine le auto ammassate, trascinate e distrutte dalla piena, mentre non si contano i negozi che hanno subito danni. Intanto, mentre è in vigore dalle 7 di stamani il divieto alla circolazione dei mezzi privati, i vigili del fuoco continuano a lavorare alacremente per liberare le strade dal fango. Sempre stamani, la procura di Genova ha aperto un fascicolo sulle sei vittime dell’alluvione. Paura anche nello Spezzino, dove piove da ore e si temono nuove frane, dieci giorni dopo l’alluvione che, nella zona, ha provocato otto morti. Piogge intense sono, infine, attese nelle prossime ore anche su Savona e Imperia.

    E la Chiesa locale è in prima linea per dare sostegno alla popolazione colpita dall’alluvione. Il cardinale Angelo Bagnasco ha visitato stamani le zone della città devastate dal maltempo. Un’esperienza toccante che il porporato racconta al microfono di Luca Collodi:

    R. – Ho visto da una parte tanta sofferenza, preoccupazione che ripete un po’ la tragedia del Bisagno di tanti anni fa, e dall’altra parte, però, anche grande coraggio, dignità per poter ricominciare al più presto. Ho visto tanta generosità da parte delle persone colpite che cercano di reagire con fiducia, con coraggio, ma anche da parte di tanti volontari, perché sono presenti sui posti più colpiti, specialmente in Via Fereggiano.

    D. – Le persone – i genovesi – stanno reagendo con fiducia a questa tragedia: ci sono, trai morti, anche dei bambini …

    R. – Le vittime sono un numero certamente elevato: questo conferisce ancora più dolore e sofferenza alla tragedia. Vedo che da parte di diverse persone colpite, che hanno perso anche molte delle loro cose, i negozi e via dicendo, però pensando alle vittime dicono: “A noi è ancora andata bene, perché abbiamo la vita”. E questo è un sentimento di grande realismo e di grande vicinanza per le persone che hanno perso il bene più grande che, appunto, è la vita propria. Questa è una cosa molto importante. Ritengo che sia la premessa e la condizione per guardare al domani con fiducia.

    D. – La Chiesa genovese come si sta organizzando per sostenere le persone colpite e la ricostruzione?

    R. – Anzitutto le parrocchie, quindi i parroci, sono sempre in prima fila e sono presenti accanto alla propria gente. Essi stessi sono in buona parte colpiti nelle strutture pastorali, nelle loro comunità però, soprattutto, sono vicini alle loro persone, ai loro parrocchiani e con la loro presenza, la loro parola, la preghiera e con tanti volontari, anche. Anche i nostri seminaristi sono già da oggi presenti nelle parrocchie più colpite per poter aiutare la gente come meglio possono. Soprattutto in questo momento, si tratta di spalare il fango e di recuperare quello che è possibile nelle diverse situazioni. Poi c’è la Caritas diocesana, la quale ha già approntato un piano d’intervento, come punto di riferimento per i volontari; e infine, c’è la raccolta che abbiamo predisposto per domani – che avevamo già predisposto in favore della Spezia e delle zone colpite del Levante della nostra Liguria, e che domani verrà attuata in tutte le parrocchie della Liguria, delle diocesi liguri. E questa raccolta sarà un ulteriore segno di vicinanza e di solidarietà per le zone più colpite. La Cei stessa ha predisposto come sempre in queste circostanze lo stanziamento di un milione di euro come segno concreto di vicinanza e di solidarietà per le zone colpite, sia della Liguria sia dell’Alta Toscana.

    D. – L’alluvione di Genova ha colpito anche chiese e realtà della diocesi?

    R. – Sì. Tutte le parrocchie – una quindicina, circa, 13-15 parrocchie più vicine alle zone delle esondazioni dei diversi torrenti – sono state colpite, dove più, dove meno. In genere, naturalmente, i locali sottostanti le chiese: quindi, non le chiese ma i locali sottostanti che essendo, appunto, bassi, sotto il livello della strada sono stati più o meno allagati.

    D. – C’è una domanda che molti si pongono, davanti a queste tragedie: si poteva evitare quello che è successo a Genova, alla Spezia … ?

    R. – Ma … guardi, se si parla di responsabilità ci vogliono giudizi e conoscenze tecniche che noi certamente non abbiamo. Per quanto riguarda il discorso più generale, anche questi fatti – come tanti altri – richiamano ad una conversione di stili di vita nel rapporto tra l’uomo e la natura, il territorio. E su questo punto, credo che tutti possiamo e dobbiamo fare un esame di coscienza per rispettare maggiormente il territorio, perché prima o poi le conseguenze sono gravi se non addirittura tragiche.

    D. – Quindi, l’ambiente come bene comune su cui fare una riflessione attenta …

    R. – Certamente. Ci vuole più rispetto. D’altronde il messaggio della Bibbia, della nostra fede, ci ricorda che siamo “signori” della natura, ma “signore” non significa un assolutista che sfrutta in modo irrazionale, ma che usa in modo razionale e rispettoso. (gf)

    Anche la Caritas italiana segue con "apprensione" l'evolversi della situazione in Liguria, mentre a livello locale ha avviato raccolte di offerte per sostenere la popolazione. Alessandro Guarasci ha sentito don Marino Poggi direttore della "Caritas" di Genova:

    R. - Come Caritas stiamo cercando volontari attrezzati, perché possano venire, visto che c’è bisogno di spalare, liberare negozi, fare cose molto elementari. La zona più colpita è una montagna di macchine una sopra l’altra e lì c’è bisogno di ruspe e di altre cose. La piccola opera si può fare però ed è graditissima.

    D. – State pensando anche di fornire alloggio e dare pasti caldi?

    R. – Indubbiamente, attualmente, non c’è bisogno di questo, perché grazie a Dio le case sono state devastate al piano terra o nei seminterrati. Come Caritas, però, abbiamo la mensa e siamo disposti ad accogliere chiunque ricorra a noi.

    D. – Ha visto tanta disperazione negli occhi dei genovesi in queste ore, vi sono tante storie importanti anche da raccontare...

    R. – Ho visto gente abbastanza aggravata. Mi ha colpito vedere un verduriere, nella parte bassa di Corso Sardegna, che era immerso nel fango e che comunque stava cercando di recuperare la sua frutta e di cominciare a vendere. Diceva: “La vita deve continuare”.

    D. – Farete anche una raccolta straordinaria nelle prossime ore tra i parrocchiani di Genova?

    R. – Sì, domenica, cioè domani, era già stabilita in tutta la Liguria. Allora faremo così: Genova raccoglierà per Genova, La Spezia per La Spezia e tutte le diocesi sorelle della metropolia raccoglieranno sia per Genova che per La Spezia. (ap)

    Per un aggiornamento sulla drammatica situazione nel capoluogo ligure, Alessandro Gisotti ha raggiunto telefonicamente a Genova il nostro collega, Dino Frambati:

    R. – Poco fa c’è stato un allarme anche abbastanza serio che mi pare sia rientrato. C’è stata un’evacuazione perché sembrava che l’alluvione di ieri e lo straripamento del Fereggiano avessero creato una diga a monte che stava per crollare. I vigili del fuoco hanno fatto sgombrare tutte le persone che già ieri erano state colpite dall’alluvione e adesso l’allarme pare che sia rientrato. Non ci sarebbe questo pericolo o sarebbe stato rimosso. In questo momento io sono in Regione, a Genova, dove è in corso una riunione fra il capo della Protezione civile Franco Gabrielli e il presidente della Regione Claudio Burlando per fare un po’ il punto della situazione.

    D. – Quali sono le necessità della popolazione soprattutto nelle zone più colpite di Genova?

    R. – Cercare di tornare a vivere. Il danno per l’economia cittadina è enorme, incalcolabile: ci sono decine, forse centinaia, di attività imprenditoriali, commerciali, che in questo momento sono state cancellate dall’acqua. Quindi bisogna rimettere a posto e probabilmente ripartire.

    D. - Con quali sentimenti i genovesi stanno affrontando questa tragedia?

    R. – Intanto Genova è una città deserta perché oggi è proibito il traffico privato. Poi dovunque si vada c’è una mestizia tremenda, l’accoramento della gente che non parla d’altro. C’è soprattutto la pietà per i morti, specialmente la donna albanese con le figlie perché credevano di rifugiarsi in un portone e invece sono state uccise dalle acque. C’è una gran voglia di fare ma non si sa da dove cominciare. Genova da sola non ce la può fare. (bf)

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    Aggressione contro mons. Betori. Don Brogi non è in pericolo di vita. La vicinanza del Papa

    ◊   Benedetto XVI ha espresso vicinanza all’arcivescovo di Firenze, Giuseppe Betori, che ieri sera è stato vittima di un agguato all’interno della curia, tesogli da uno sconosciuto che ha tentato di sparargli dopo aver ferito gravemente il suo segretario, don Paolo Brogi. Mons. Betori ha ringraziato il segretario del Papa, mons. Georg Genswein – che gli ha manifestato la solidarietà del Pontefice – e i vescovi italiani, rappresentati dai cardinali Angelo Bagnasco e Camillo Ruini. Mentre le forze dell’ordine stanno cercando l’autore dell’aggressione, il segretario del vescovo è tuttora ricoverato in prognosi riservata, anche se per i medici la sua vita non è in pericolo. La cronaca della vicenda è di Alessandro De Carolis:

    “Vivo per miracolo”. È un sentimento di sollievo quello che accompagna le parole dei medici. Il primo a felicitarsi per il suo segretario, don Paolo Brogi, è l’arcivescovo di Firenze, Giuseppe Betori, protagonista e testimone suo malgrado dell’episodio di violenza che ha messo a serio rischio la vita di don Paolo e gettato nello sconcerto la città di Firenze e tutta la Chiesa italiana. Tornavano da una Messa, ieri sera, il presule e il suo segretario, che in precedenza avevano presenziato ai lavori del Convegno dei Centri di aiuto alla vita. Sono le 19.30, quando entrano con l’auto nel cortile della curia in Piazza dell’Olio. Un uomo si intrufola dietro di loro e si accosta alla macchina. È in male arnese, piuttosto anziano, all’apparenza un senza fissa dimora. Mons. Betori e don Brogi escono dall’auto e lo sconosciuto si rivolge per primo al segretario, chiedendogli di poter parlare con il vescovo, ricevendo però in risposta un “non è il momento”. Innervosito dal rifiuto, l’uomo urla frasi sconnesse, estrae una pistola calibro 7.65 e spara al sacerdote colpendolo all’addome. Poi punta l’arma alla nuca di mons. Betori ma per qualche motivo – forse perché la pistola si inceppa – non riesce a far fuoco e desiste. L’ultima cosa che il vescovo ode dall’uomo che fugge è una frase rimasta in sospeso: “Tu non devi dire…”. In pochi minuti un’ambulanza trasporta il segretario di mons. Betori all’ospedale di Santa Maria Nuova, dove il sacerdote viene operato. Il proiettile ha fortunatamente solo sfiorato l’aorta senza procurare danni altrimenti fatali e don Brogi riesce a trascorrere, secondo fonti ospedaliere, una notte abbastanza “tranquilla” e in stato di coscienza.

    Le indagini scattano nel giro di pochi minuti. La polizia recupera il bossolo esploso quindi blocca in Piazza Santo Spirito un clochard dalle fattezze corrispondenti a quelle dell’attentatore e che in tasca ha una scacciacani. In breve, sei uomini vengono fermati, sottoposti alla prova dello STUB – l’esame in grado di rilevare tracce di polvere da sparo – e quindi rilasciati a più riprese. La Questura acquisisce anche le immagini delle telecamere dislocate nei dintorni del luogo dell’agguato alla ricerca di indizi utili. L’impressione dell'arcivescovo “è che fosse uno squilibrato”, ha riferito ai giornalisti Enrico Viviano, il portavoce di mons. Betori, al quale il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, è tra i primi a portare la solidarietà sua e della città. Oltre ai messaggi giunti dal Papa e dalla Cei, vicinanza è stata espressa dai vertici della Regione e della Provincia e da alcuni leader politici italiani. Il prefetto di Firenze, Paolo Padoin, e il questore, Francesco Zonno, nel rendere visita a mons. Betori hanno detto di aver “accentuata” la protezione del presule. Al caso, ha detto Zonno, “stanno lavorando la Mobile, la Digos e il reparto operativo dei Carabinieri”. Nella tarda mattinata di oggi, inoltre, gli inquirenti si sono recati in visita al sacerdote ferito e da lui hanno ottenuto ulteriori chiarimenti sulla dinamica dell’agguato, tra cui il particolare della pistola alla nuca puntata dall'aggressore contro mons. Betori.

    Provo un “sentimento di misericordia” verso “chi ha sparato”. Lo ha detto ieri a caldo l’arcivescovo di Firenze e lo ha ripetuto in queste ore a tutti coloro chi gli hanno domandato del grave episodio di violenza che lo ha coinvolto insieme con il suo segretario. Al microfono di Luca Collodi, lo stesso mons. Giuseppe Betori racconta dell’onda di solidarietà che ha raggiunto lui e don Paolo Brogi:

    R. – Direi che questo è molto consolante, questa vicinanza, a cominciare dal Santo Padre che si è fatto vicino attraverso il suo segretario particolare. E poi tanti vescovi, ricordo in particolare il cardinale Bagnasco e il cardinale Ruini, i miei preti, la gente che mi ferma per la strada…

    D. – Lo stato di salute di don Paolo è in miglioramento...

    R. – Sì: sono lieto di rassicurare tutti. Don Paolo è stato operato ieri sera e sono state messe a posto le sue ferite. L’ho trovato molto, molto sereno, molto tranquillo. Lui dice che la forza della fede gli riesce di grande aiuto, in questo momento, per mantenere la serenità. E’ stato davvero esemplare accanto a me e lo ringrazio per questo servizio che non prevedeva – ahimé – una vicenda di questo genere.

    D. – L’episodio che le è capitato è forse uno spaccato drammatico della società di oggi…

    R. – Io direi che, purtroppo, l’instabilità delle persone è una caratteristica della nostra società, per cui anche una istituzione come la Chiesa si ritrova al centro di tensioni. Quindi, io non vorrei particolarmente sottolineare l’episodio quanto, piuttosto, dire la mia comprensione verso questa persona, che sicuramente sta soffrendo per poter arrivare ad un gesto di questo genere. E quindi rinnovo il mio atteggiamento di misericordia e di perdono che dev’essere quello di ogni vescovo verso tutti i suoi fedeli, anche – anzi soprattutto – verso quelli più provati dalla vita. (gf)

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    Il sacerdote non cerchi un proprio progetto ma quello di Dio: così il Papa alle Pontificie Università cattoliche

    ◊   Essere sacerdoti vuol dire essere in consonanza con Cristo, essere servi con l’esemplarità della vita. Così il Papa durante i Vespri per l’inizio dell’anno accademico delle Università Pontificie celebrati ieri pomeriggio nella Basilica Vaticana. “La chiamata del Signore – ha detto Benedetto XVI - è un dono da accogliere dedicandosi non ad un proprio progetto, ma alla volontà di Dio anche se questa potrebbe non corrispondere ai nostri desideri di autorealizzazione”. Nella memoria liturgica di san Carlo Borromeo, protettore dei seminari, il Pontefice ha auspicato il risveglio, la buona formazione e la crescita delle vocazioni al presbiterato. Il servizio è di Paolo Ondarza:

    (canto)

    La vocazione apostolica vive grazie al rapporto con Cristo alimentato dalla preghiera assidua e animato dalla passione di comunicare il messaggio ricevuto del Vangelo. Lo ha detto il Papa celebrando i Vespri per l’inizio dell’anno accademico delle Università Pontificie, un’occasione per proporre all’attenzione dei fedeli una serie di riflessioni sul ministero sacerdotale. Vi sono alcune condizioni perché vi sia una crescente consonanza a Cristo nella vita del sacerdote ha spiegato Benedetto XVI sottolineandone tre in particolare:

    L’aspirazione a collaborare con Gesù alla diffusione del Regno di Dio, la gratuità dell’impegno pastorale e l’atteggiamento del servizio”.

    Nella chiamata al ministero sacerdotale – ha spiegato il Santo Padre – c’è l’incontro con Gesù e l’essere affascinati, colpiti dalle sue parole, dai suoi gesti e dalla sua stessa persona:

    “E’ l’avere distinto, in mezzo a tante voci, la sua voce. E’ come essere stati raggiunti dall’irradiazione di Bene e di Amore che promana da Lui, sentirsene avvolti e partecipi al punto da desiderare di rimanere con Lui come i due discepoli di Emmaus e di portare al mondo l’annuncio del Vangelo”.

    Benedetto XVI ha quindi indicato nel ministro del Vangelo colui che si lascia afferrare da Cristo, che sa rimanere con Lui, che entra in sintonia, in intima amicizia con Lui, affinchè tutto si compia “come piace a Dio” , con grande libertà interiore e con profonda gioia del cuore.

    Si è chiamati al ministero – ha chiarito il Papa – “non per vergognoso interesse”, ne per meriti particolari, ma è dono da accogliere e a cui corrispondere dedicandosi non a un proprio progetto, ma a quello di Dio. “Non bisogna infatti dimenticare – ha ricordato – che si entra nel sacerdozio attraverso il Sacramento dell’Ordinazione e questo significa aprirsi all’azione di Dio”.

    “Mai dobbiamo dimenticare – come sacerdoti – che l’unica ascesa legittima verso il ministero di Pastore non è quella del successo, ma quella della Croce”.

    I presbiteri – ha ricordato Benedetto XVI – sono dispensatori dei mezzi di salvezza, dei sacramenti, non ne dispongono a proprio arbitrio, ma ne sono umili servitori per il bene del Popolo di Dio; curano attentamente il gregge, celebrano fedelmente la liturgia e sono sempre solleciti verso tutti i fratelli. Il Papa ha quindi ricordato i settant’anni dall’istituzione, nell’odierna memoria di san Carlo Borromeo, della Pontificia Opera per le Vocazioni Sacerdotali, voluta da Pio XII attraverso il Motu Proprio “Cum Nobis”. Il pensiero di Benedetto XVI è poi andato, a 60 anni dal riconoscimento da parte della Santa Sede, al “Serra International” fondato da alcuni imprenditori statunitensi per sostenere le vocazioni. Infine il Santo Padre ha salutato gli studenti, religiosi e laici, e i docenti delle Università Ecclesiastiche di Roma invitando tutti a vivere in intima comunione con il Signore questo tempo di formazione a Roma:

    “E’ importante cercare di seguire nella vita, con generosità, non un proprio progetto, ma quello che Dio ha su ciascuno, conformando la propria volontà a quella del Signore; è importante prepararsi, anche attraverso uno studio serio e impegnato, a servire il Popolo di Dio nei compiti che verranno affidati”.

    (canto)

    In che modo gli studenti, religiosi e laici, delle Università pontificie, hanno accolto questo invito? Ascoltiamo alcune testimonianze raccolte al termine dei Vespri da Marina Tomarro:

    R. – Noi, come studenti, studenti cristiani, ci impegniamo ad essere portatori del messaggio evangelico intanto con la testimonianza della nostra vita, quindi portando quello che noi siamo agli occhi di Dio all’interno della grande famiglia cristiana. Siamo fieri di far parte delle Pontificie Università cattoliche.

    R. – Credo che l’ascolto della Parola del Signore sia alla base di ogni altro ascolto. Per me è importante seguire questo approccio di studio con un desiderio di apertura all’altro; lasciarci trafiggere in un certo senso dalla Parola del Signore affinché in essa possiamo fondare le altre parole che vengono, soprattutto preparandoci all’educazione, per un domani, per poter dare valori solidi: qualcosa che è solido dentro di noi, sarà solido anche verso gli altri.

    R. – Mi ha colpito l’espressione del Santo Padre “essere sacerdoti vuol dire essere servi”. Io mi auguro, spero e auguro a tutti i seminaristi della Pontificia Università Gregoriana e delle Pontificie Università, che possano veramente maturare questo invito fatto dal Santo Padre, affinché soprattutto noi siamo testimonianza per il mondo e soprattutto portiamo Cristo attraverso non tanto le parole quanto i fatti, vivendo il Vangelo noi stessi. (ap)

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    Udienze

    ◊   Il Papa ha ricevuto questa mattina il cardinale Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i Vescovi, e alcuni presuli della Conferenza dei Vescovi Cattolici degli Stati Uniti d'America, in visita "ad Limina".

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    Il Papa ai vescovi francesi: importante l'esempio dei religiosi nell'epoca dell'indifferenza verso il sacro

    ◊   In una società “fortemente influenzata dalla secolarizzazione” e dall’“indifferenza” verso ciò che è sacro assume grande rilievo la testimonianza dei religiosi. Lo afferma Benedetto XVI in un messaggio a firma del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, indirizzato ai vescovi francesi riuniti in plenaria a Lourdes da giovedì scorso. Quello della vita consacrata è uno dei temi centrali alla riunione dell’episcopato francese impegnato, si legge, nel “rinnovamento spirituale” delle diocesi del Paese. Un altro argomento riguarda l’Anno della fede, annunciato recentemente dal Papa. La vostra riflessione sulla domenica, osserva Benedetto XVI, “non può che contribuire a incoraggiare i fedeli a riscoprire la regolare partecipazione all'Eucaristia come una necessità indispensabile per la vitalità della vita cristiana”. Proprio l’Anno della fede rappresenta per voi, conclude il Papa, l’occasione per trovare “modi adeguati” che permettano una celebrazione domenicale “degna e fruttuosa”, in grado di consentire “a tutti coloro che credono in Gesù Cristo di rilanciare il proprio impegno per il Vangelo e la testimonianza di vita cristiana”.

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    Convegno sui 70 anni della Pontificia Opera per le Vocazioni Sacerdotali. Il cardinale Grocholewski: il mondo ha bisogno di sacerdoti santi

    ◊   Ultimo giorno del convegno, intitolato "Io ho scelto voi. Sacerdoti per il nostro tempo" e promosso per celebrare i 70 anni della Pontificia Opera per le Vocazioni Sacerdotali che. Stamani nella sede del congresso, la Domus Pacis a Roma, è stato presentato dal vescovo di Como, mons. Diego Coletti, il documento “Orientamenti pastorali per la promozione delle vocazioni al ministero sacerdotale”, già approvato dall’Assemblea plenaria della Congregazione per l’Educazione Cattolica. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Il documento – ha ricordato il presule – è strutturato in tre parti. La prima esamina la situazione attuale delle vocazioni in varie zone del mondo. Nella seconda parte viene offerta una presentazione organica del ministero e dell’identità sacerdotale. Nell’ultima sezione del documento, sono raccolti suggerimenti per l’animazione pastorale delle vocazioni sacerdotali. Sono tre i principali dati di contrasto alla pastorale vocazionale: il calo demografico e la crisi della famiglia; la diffusa mentalità secolarizzata e le condizioni difficili della vita e del ministero del sacerdote, esposto a profonde trasformazioni ecclesiali e sociali che rischiano di ridurre il ministero sacerdotale ad un mestiere. Nel testo sono anche ricordate le condizioni necessarie perché la grazia della chiamata trovi terreno fecondo. Tra queste, le insostituibili funzioni della preghiera e della famiglia, il valore della pastorale integrata e lo slancio all’evangelizzazione attraverso una coerente e gioiosa testimonianza di vita dei presbiteri.

    Per un bilancio a 70 anni dalla nascita della Pontificia Opera per le Vocazioni Sacerdotali, voluta da Papa Pio XII, ascoltiamo al microfono di Amedeo Lomonaco il prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica, il cardinale polacco Zenon Grocholewski:

    R. – Questa Opera Pontificia ha svolto la sua attività in diverse epoche. All’inizio, Pio XII ha avuto davanti agli occhi la realtà di una Chiesa che andava in nuove zone, in nuove missioni, perché c’era bisogno di suscitare tante nuove vocazioni missionarie. Oggi, praticamente, la Chiesa è presente in tutto il mondo. Ma i problemi sono il relativismo, il secolarismo e il bombardamento dei mezzi di comunicazione che rendono ai giovani più difficile ascoltare la voce, la chiamata di Dio.

    D. – Di quali pastori oggi ha bisogno il mondo, in un tempo sfigurato dalla secolarizzazione ma anche bisognoso di una nuova evangelizzazione?

    R. - Semplicemente di sacerdoti santi. Un piccolo esempio: San Giovanni Vianney non era un genio, non era un grande teologo, ma un semplice sacerdote di campagna, che aveva anche proprie paure. Ma questo semplice Santo ha fatto per la Chiesa molto di più di centinaia di altri sacerdoti messi insieme. Oggi la Chiesa ha bisogno di sacerdoti che vivano il sacerdozio, che non è il loro sacerdozio, ma il sacerdozio di Cristo.

    D. - Dunque il sacerdote non è un “superuomo” ma un uomo che ha anche debolezze, solitudini. Qual è il ruolo dei laici, in particolare, proprio per cercare di togliere, se c’è, questa patina di solitudine e anche per allontanare l’uomo, il sacerdote, da possibili fragilità?

    R. – Una volta un mio amico, un sacerdote, ai funerali di suo padre ha visto un anziano sacerdote che piangeva. Allora si è avvicinato a lui, non lo conosceva, e gli ha chiesto: lei è venuto qui, ed è così commosso… Ha conosciuto mio padre? Il sacerdote gli ha risposto: io sono venuto perché tuo padre ha salvato il mio sacerdozio. Noi sacerdoti non siamo superuomini, siamo uomini con debolezze e l’appoggio, da parte dei nostri amici laici, può essere di grande aiuto perché noi sacerdoti normalmente viviamo soli e molto spesso quello che colpisce è proprio la solitudine. Evidentemente, non è mai una vera solitudine se viviamo uniti con Cristo ma ha una grande importanza anche il sostegno, l’aiuto da parte dei laici.

    D. – Eminenza, quando si è davanti ad una bella storia d’amore si è portati a chiedere ai coniugi, ai fidanzati, come sia nata questa storia, come si sia sviluppata. Come è nata e in quale contesto, la sua vocazione sacerdotale?

    R. – E’ nata quando ero molto piccolo e sapevo che i miei genitori erano contenti della mia scelta ma non hanno mai cercato di spingermi. Questo per me è stato molto importante. Poi (in Polonia) c’era il problema del comunismo. Mi ricordo quando ho incontrato un mio amico che era nella scuola di polizia e mi ha detto: tu hai preso una strada difficile perché la Chiesa sarà distrutta. La Chiesa - aveva aggiunto - non ha cittadinanza nella nostra nazione. Questo, però, non mi ha per niente spaventato. Anzi, al contrario, mi ha dato più spinta per affrontare la sfida. Sapevo che Dio non può perdere, che non si potrà mai togliere la fede dalla vita degli uomini perché Dio esiste. Era una sfida che mi dava coraggio piuttosto che paura. Io non ho mai avuto paura. (bf)

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    Nato il bimbo "sette miliardi": l’editoriale di padre Federico Lombardi

    ◊   Nei giorni scorsi la popolazione mondiale ha raggiunto – secondo una datazione convenzionale dell’Onu – quota 7 miliardi. Ascoltiamo, in proposito, il nostro direttore, padre Federico Lombardi, nel suo editoriale per Octava Dies, il settimanale informativo del Centro Televisivo Vaticano:

    Caro baby sette miliardi! Non so se tu sia una bimba o un bimbo, se sia indiano o cinese, nato in una metropoli o in un villaggio, o se invece non sia nato nella pampa o sotto un igloo, o in una piccola isola sperduta, o in fuga sotto una tenda. Non so se tu sia sano o malato o portatore di handicap. Non so se ad abbracciarti ci siano tutti e due i tuoi genitori o solo la mamma. Non so se diranno che tu e i tuoi coetanei siete troppi o troppo pochi. Oggi questo non mi importa.

    Questo mondo in cui arrivi è un po’ complicato e non è ospitale per tutti. Non siamo stati così bravi a preparartelo bene. I capi dei popoli più ricchi e potenti sono attorno a un tavolo ad arrovellarsi su come andare avanti senza combinare altri disastri, e anche noi ci interroghiamo sul tuo domani.

    Però oggi io voglio dirti che tu sei unico e diverso da tutti gli altri, che sei un dono meraviglioso, che sei un miracolo, che il tuo spirito vivrà per sempre, e quindi sei benvenuto. Noi ti auguriamo che quando sorriderai qualcuno risponda al tuo sorriso e quando piangerai qualcuno ti accarezzi. Che tu possa andare a scuola e non soffrire la fame. Che qualcuno risponda saggiamente alle tue domande e ti incoraggi nelle tue iniziative e nell’assumere le tue responsabilità. Che tu possa voler bene agli altri, crescere, lavorare e vivere con la tua famiglia, con tanti amici, in un popolo e in un mondo libero e in pace. Che tu possa capire che la tua vita ha un senso pieno aldilà della morte.

    Perché tu sei nato per questo. Il tuo Creatore e Padre ti ha fatto per questo. Noi faremo la nostra parte perché questo diventi possibile; tu datti da fare, perché il tuo futuro dipenderà anche da te e toccherà a te dare il benvenuto a baby otto miliardi.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Amici di Cristo: nell’incontro con docenti e studenti delle Università pontificie Benedetto XVI parla del ministero sacerdotale.

    Una primavera verso la democrazia: in prima pagina, Giuseppe M. Petrone sulle incognite dopo la guerra in Libia.

    Nell’informazione internazionale, all'indomani del vertice di Istanbul, un articolo di Gabriele Nicolò dal titolo “La via turca per giungere alla pace in Afghanistan”.

    Tutti i dormienti (e i dormitori) eccellenti: in cultura, Giovanni Carrù su storia, memoria e tradizione delle tombe dei primi vescovi di Roma.

    Benedetto XVI e il Cortile dei gentili: anticipazione dell’articolo di Jeanne-Pierre Sonnet nell’ultimo numero de “La Civiltà Cattolica”.

    L’uomo che scrisse il proemio per Lepanto: Giulia Galeotti su Marcantonio Bragadin, martire veneziano tradito e trucidato dopo la caduta di Famagosta.

    Riguardo al rapporto fra psicologia e culto, un articolo di Manlio Sodi dal titolo “Incontro sul campo tra anima e psiche”.

    La parrucca dello stregone scienziato: Giorgio Israel e un inaspettato Isaac Newton irrazionale.

    Integralismo politicamente corretto: in merito alle accuse di razzismo a Tintin, l’eroe di Hergé.

    Tutti d’accodo sulla commedia di Borensztein: al festival del film di Roma vince “Un cuento chino”.

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    Oggi in Primo Piano



    G20: doppio monitoraggio sui progressi dell'Italia. Paesi emergenti a sostegno dell'Ue

    ◊   Il Fondo Monetario Internazionale controllerà il ritmo delle misure su cui l’Italia si è impegnata e che dovrà ora mettere in atto. Dal G20 di Cannes esce un doppio monitoraggio per Roma, dopo quello già stabilito a fine ottobre dalla Commissione europea. Intanto, i grandi del G20 si sono assunti l’impegno ad attuare tutte le misure necessarie per rilanciare la crescita delle singole economie. Il servizio di Laura Serassio:

    A confermare il controllo dell’istituzione internazionale sull’attuazione degli impegni per ridurre il debito ed evitare il contagio della crisi è stato il presidente della Commissione Europea, Josè Manuel Barroso, che ha definito la decisione dell’Italia “un passo importante per Bruxelles”. Il padrone di casa del G20, il presidente francese Nicolas Sarkozy, ne ha specificato le modalità: Roma dovrà riferire sui progressi ogni tre mesi. Una prima missione partirà per la capitale italiana già la prossima settimana. La scelta è stata accolta con favore anche da Christine Lagarde, a capo dell’Fmi, secondo cui i provvedimenti annunciati dall’Italia soffrono per la mancanza di credibilità: un problema, quello della sfiducia dei mercati nelle misure che, secondo Lagarde, è riconosciuto anche dal governo italiano e dai partner europei. Dal Summit del G20 esce poi confermato il piano d’azione per la crescita e la stabilità, emerso fin da giovedì. Le maggiori potenze del mondo si impegnano a fare, ciascuna, la propria parte. Tra questi, i Paesi con finanze pubbliche più solide, ovvero quelli emergenti, sosterranno maggiormente la domanda se la situazione economica peggiorerà. I garanti del G20 si impegnano poi ad assicurare risorse aggiuntive, e in modo tempestivo, al Fondo Monetario Internazionale.

    Tra i primi dati che è stato possibile rilevare dal documento finale del vertice del G20 di Cannes, c’è quello della diffidenza dei mercati finanziari che hanno reagito in maniera negativa chiudendo con perdite oltre il 2,5%. All’economista Riccardo Moro abbiamo chiesto se il documento emerso dal G20 contenga, nonostante la bocciatura dei mercati, degli spunti positivi per l’economia mondiale. L’intervista è di Stefano Leszczynski:

    R. - La lettura del documento dà l’idea di un’attenzione in parte anche nuova ai temi sociali. Il documento è buono e si parla di dimensione sociale della globalizzazione e di occupazione: c’è una forte enfasi sull’occupazione.

    D. - Il dato principale che emerge è un po’ il capovolgimento del mondo che eravamo abituati a vedere: i Paesi emergenti si impegnano a sostenere le economie dei grandi Stati in crisi…

    R. - Non c’è dubbio che aree del pianeta come l’Asia - non solo la Cina - e l’America Latina stanno certamente meglio di quanto stiano il Nord America e l’Europa. E’ vero, però, che tutti hanno bisogno di tutti: nessuno può permettersi un perdurare della crisi ancora a lungo in Europa e negli Stati Uniti, perché questo significa anche contrazione delle vendite della Cina, significa fatiche per tutte le altre regioni del Pianeta. E’ anche interessante come dal punto di vista sia della governance, sia anche dell’immagine della leadership politica, e non solo economica, non è più un monopolio dei vecchi Paesi, ma è più condivisa. Rimangono ancora tagliati fuori gli ultimi: l’Africa continua a non contare nulla…

    D. - Tutti hanno bisogno di tutti, però alcuni sono “osservati speciali”: sembra quasi che il G20 di Cannes si sia concentrato solo sulla situazione italiana e greca?

    R. - Da un lato, è estremamente imbarazzante per i due Paesi e a maggior ragione per l’Italia, che dovrebbe essere una potenza europea; dall’altro, però, è un atto assolutamente dovuto vista la situazione e vista la mancanza di credibilità da un lato del governo italiano e viste le fatiche oggettive dal punto di vista finanziario del governo greco.

    D. - Misure severe e impegni dei governi non hanno, tuttavia, convinto i mercati che hanno risposto in maniera poco entusiasta…

    R. - I mercati, in questo momento, sono dominati da movimenti di speculazione in cui, evidentemente, qualunque scusa è buona per suscitare continui cicli di ribassi e di rialzi. Se si osserva quello che è capitato nelle ultime settimane non abbiamo delle cadute continue ma abbiamo dei cicli di caduta e rialzo. Difendersi da questa speculazione è difficile. Lo si fa da un lato con l’unità politica e, quindi, mostrando coesione e dall’altro lato lo si potrebbe fare con una gestione ancora più severa delle borse. (mg)

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    Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica

    ◊   In questa 32.ma Domenica del Tempo ordinario la liturgia ci presenta il passo del Vangelo in cui Gesù paragona il regno dei cieli a dieci vergini, cinque sagge e cinque stolte, che attendono con le loro lampade l’arrivo dello sposo per una festa di nozze: le cinque sagge portano con sé dell’olio di riserva in piccoli vasi. Quando arriva lo sposo, all’improvviso, a mezzanotte, le cinque vergini stolte non hanno più olio nelle loro lampade e non sono ammesse alle nozze. Questa l’esortazione di Gesù:

    “Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora”.

    Su questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento del padre carmelitano Bruno Secondin, docente di Teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana:

    Con tre parabole molto originali ci avviamo alla chiusura dell’anno liturgico fra tre domeniche. Oggi ci vengono incontro queste dieci ragazze che vogliono partecipare al corteo nuziale che si svolgerà nella notte. Ma non tutte hanno la saggezza di pensare agli imprevisti: solo cinque di esse portano una provvista in più di olio per la propria lampada. Una stoltezza definisce Gesù la dimenticanza delle altre, e di fatti il rimedio inventato lì per lì – andare a comprare olio – sarà fatale: arrivano in ritardo e vengono escluse con durezza.

    È lo specchio delle nostre comunità: chi ama sa anche prevedere e si fornisce di risorse opportune per non mancare all’incontro. La vigilanza e la prudenza non possono essere delegate, non si rabberciano all’ultimo momento, non si inventano a caso. Sono frutto di una vita custodita e alimentata, sono il bello di un amore che insegna le attese e le gioie, la fiducia e la pazienza.

    Prima che nella notte dell’attesa si oda il grido: “Ecco lo Sposo!”, il tempo può essere lungo: bisogna ravvivare l’attesa col desiderio acceso dall’ascolto della Parola e rafforzato dal Pane di vita. Lo Sposo certo arriverà, questa nostra attesa si concluderà: ma avremo ancora olio per le lampade dei nostri cuori? Saremo davvero ancora impegnati e vigilanti per andargli incontro?

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    Chiesa e Società



    Emergenza alluvioni nel mondo. In Somalia dopo la siccità ora le inondazioni

    ◊   Dopo la peggiore crisi alimentare degli ultimi 60 anni, in Somalia ora è allarme per le inondazioni causate dalle alluvioni che da giorni colpiscono il Paese e che hanno aggravato la già delicata situazione dei campi profughi come Sigale dove si registra un consistente aumento dei casi di dissenteria. Anche nel sudest asiatico ci sono migliaia di persone in condizioni critiche a causa delle piogge torrenziali: in Thailandia, dove si contano già 437 morti, prosegue l’emergenza a Bangkok, mentre migliora lentamente la situazione nelle province rurali centrali. Non va meglio in Cambogia, dove un milione e mezzo di persone sono in ginocchio a causa delle intense precipitazioni che insistono dallo scorso agosto e che hanno causato, finora, 250 vittime e danni a risaie e infrastrutture in 18 province. E l’emergenza alluvioni interessa anche alcuni Paesi del Centro e Sudamerica, come El Salvador, che registra perdite economiche record pari a 840 milioni di dollari e dove si teme la crisi sanitaria a causa della contaminazione dei pozzi d’acqua. Difficile anche la situazione del Guatemala, che ha perso ettari di colture di mais, fagioli, sorgo e riso; in Colombia, dove piove dal primo settembre, è allarme rosso per le esondazioni di alcuni fiumi, mentre il Nicaragua ha dichiarato lo stato di calamità naturale. (A cura di Roberta Barbi)

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    Nicaragua. Il messaggio dei vescovi per le elezioni: “Votare con serenità e intelligenza”

    ◊   “Mettere sempre al primo posto le necessità dei più poveri e dei più bisognosi”. Questo i vescovi del Nicaragua chiedono ai politici e alle istituzioni democratiche alla vigilia delle elezioni che si svolgeranno domani nel Paese centroamericano. In una lettera inviata alla popolazione in occasione del voto, la Conferenza episcopale locale invita i nicaraguensi a recarsi alle urne ed esercitare, così, un proprio fondamentale diritto, nonostante le irregolarità riscontrate, come l’opposizione del Consiglio supremo elettorale all’invio di osservatori internazionali. “Votare i politici che rispettano la Costituzione e la democrazia – continua il messaggio d’esortazione dei vescovi – e coloro che rispettano la divisione dei poteri dello Stato, per evitare di cadere nella tentazione pericolosa di esercitare un potere assoluto”. I presuli, suggeriscono, inoltre, di tenere presente, al momento del voto, le esperienze passate dei candidati, verificando che questi abbiano a cuore “la dignità della persona e il rispetto dei diritti umani”, riconoscendo, al contempo, “la centralità della giustizia sociale, della promozione del lavoro e della stabilità politica, nonché un miglioramento della qualità della vita”. Un breve, cenno, infine, alla realtà dei mezzi d’informazione: i vescovi ne sottolineano l’importanza, ma esprimono preoccupazione per l’uso strumentale che talvolta i politici ne hanno fatto. (R.B.)

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    Costa d’Avorio: ancora attacchi delle bande armate. La Chiesa invoca il disarmo

    ◊   Sale la tensione in Costa d’Avorio, dove negli ultimi giorni, stando a quanto riportato dall’agenzia Fides, almeno quattro persone sono rimaste vittime di violenze. Da qualche tempo, infatti, nei villaggi al confine con la Liberia è tornato un clima d’insicurezza causato dall’imperversare di bande armate che si sono create negli anni della guerra civile, da cui il Paese è appena uscito. Sulla questione è intervenuto il vescovo di Man, diocesi nell’ovest, mons. Gaspard Béby Gnéba: “Il problema è che non è ancora iniziato il programma di disarmo e di recupero delle armi che sono nelle mani degli ex combattenti – ha detto – a questo si aggiunge il sentito problema della disoccupazione, specie giovanile, avvertito dalla popolazione”. A questo proposito il presule ricorda che la Costa d’Avorio è il primo produttore al mondo di cacao e cita l’iniziativa intrapresa dal governo di ripristinare un’autorità pubblica che ne regolamenti la produzione e ne stabilisca il prezzo, in modo che si riprenda il lavoro nelle piantagioni abbandonate durante il conflitto: secondo il vescovo ciò sarà molto di aiuto agli agricoltori, che costituiscono la maggior parte della popolazione. (R.B.)

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    Violenze in Nigeria: oltre 60 morti, distrutta anche una chiesa cattolica

    ◊   Anche una chiesa cattolica è stata distrutta in una serie di attentati verificatisi a Damataru, nel nord-est della Nigeria. Lo conferma all’agenzia Fides mons. Oliver Dashe Doeme, vescovo di Maiduguri, capitale del vicino Stato di Borno. “Damataru, pur essendo la capitale dello Stato di Yobe, fa parte della mia diocesi. Negli assalti di ieri anche una parrocchia cattolica è stata incendiata e distrutta” afferma mons. Doeme. Ieri, a Damataru, una serie di attentati coordinati con cariche esplosive ha preso di mira il quartier generale della polizia, diversi commissariati e sei chiese nel quartiere cristiano di Gerusalemme. Le vittime, secondo un bilancio ancora provvisorio, sono più di 60, oltre a numerosi feriti. In precedenza diversi attentati avevano sconvolto Maiduguri e altre aree limitrofe. A Maiduguri in particolare vi sono stati ben tre attentati suicidi contro caserme dell’esercito (a sua volta accusato di gravi crimini contro la popolazione civile). Gli attentati sono attribuiti ai militanti della setta islamica Boko Haram, che secondo diverse fonti avrebbero stretto un’alleanza con Al Qaida nel Maghreb Islamico. Circa le radici di queste violenze che da mesi sconvolgono il nord-est della Nigeria, e che minacciano il resto del Paese (Boko Haram ha condotto due attentati terroristici ad Abuja, la capitale federale, contro il comando della polizia e la sede Onu in Nigeria), il vescovo di Maiduguri afferma: “Le cause di queste violenze sono molteplici. Vi sono fattori sociali, economici, politici e religiosi. In particolare vi sono nella nostra società alcune persone potenti che stanno però perdendo la loro importanza e che usano la religione per incitare gli animi della gioventù poco istruita per seminare la violenza. Esiste un forte livello di indottrinamento basato sulla credenza che se uno muore combattendo per la causa andrà in paradiso” denuncia mons. Doeme. “Quindi, affermano questi cattivi maestri, ‘uccidi senza problemi perché andrai in paradiso’. In realtà questi giovani sono strumentalizzati da politici avidi che stanno perdendo rilevanza, e che vogliono rimanere ancora al potere per continuare ad accrescere le proprie finanze”. Mons. Doeme non esclude che vi siano anche influenze straniere che alimentano le violenze, ma ribadisce che “la corruzione è alla radice di tutti i mali sociali, politici ed economici del Paese”. (R.P.)

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    India: nel Karnataka profanata la chiesa di sant’Alfonsa. Il vescovo parla di gesto vile

    ◊   Per il vescovo di Belthangady, mons. Lawrence Mukkuzhy, si è trattato di un gesto “vile” che “ha colpito i sentimenti” di tutti i fedeli. L’attivista cristiano Sajan K George punta il dito contro il governo, che dalle violenze a Mangalore del 2008 non ha fatto nulla per fermare le violenze dei fondamentalisti. Resta la condanna unanime dei leader della comunità cristiana per il nuovo attacco contro un luogo di culto in India, dove estremisti indù prendono di mira con frequenza sempre maggiore edifici e simboli appartenenti alle minoranze religiose. L’ultimo caso - riferisce l'agenzia AsiaNews - è avvenuto alle 8.30 di sera del 3 novembre scorso a Kankanady, località situata nei pressi di Mangalore, città portuale dello Stato del Karnataka, nel sud-ovest dell’India. Tre giovani hanno colpito la chiesa di rito siro-malabarese di sant'Alfonsa, causando danni agli oggetti e profanando paramenti sacri. In particolare, il 24enne Shibu Maniraj è entrato nel luogo di culto cattolico e ha distrutto una statua di Gesù Cristo conservata in sacrestia, ha profanato una Bibbia, danneggiato una stola; infine, ha tolto i propri abiti e indossato i paramenti sacri, con i quali è uscito dalla chiesa e si è allontanato. La comunità cristiana denuncia l’ennesimo episodio di violenze e profanazione di un luogo sacro, che si aggiunge ai recenti casi di attacchi alla scuola di Santa Teresa e alla cappella di Padua. Mons. Lawrence Mukkuzhy, vescovo di Belthangady, nel distretto del Kannada Meridionale (Karnataka), sottolinea che in 23 anni di storia la Sant'Alfonsa non aveva mai registrato danni o atti vandalici. L’attacco del 3 novembre “è un gesto vile” e “eventi di questo tipo non dovrebbero succedere in nessun luogo di culto”. Il vescovo ringrazia la polizia per la collaborazione, ma aggiunge che al momento “non sono ancora chiare le ragioni” di un attacco che “ha ferito la sensibilità dei fedeli”. Alle parole del prelato si unisce la ferma condanna di Sajan K George, attivista e presidente di Global Council of Indian Christians (Gcic), che parla di “38mo attacco anticristiano nel Karnataka”, dove il governo del Bjp – movimento legato all’ala estremista indù – non garantisce sicurezza alle minoranze religiose. Egli denuncia la “complicità delle autorità” e la facilità con la quale gli estremisti fuggono dalle maglie della legge. E il senso di impunità, conclude Sajan K George, è confermato dalle pene irrisorie comminate agli autori delle violenze contro le chiese a Mangalore del 2008: tutto questo ha garantito un senso di impunità, che “permette ai fondamentalisti di perpetrare il loro regno del terrore e delle violenze interconfessionali”. (R.P.)

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    I vescovi Usa: non siano aboliti i finanziamenti governativi alla Commissione sulla libertà religiosa

    ◊   “Un messaggio confuso al mondo”: è quanto si sottolinea dall’episcopato degli Stati Uniti in merito alla possibilità che la Commissione sulla libertà religiosa del Governo possa cessare le attività a partire dal prossimo 18 novembre. Questo potrebbe verificarsi qualora il Senato di Washington non procedesse a rinnovare il finanziamento dell’organismo indipendente che annualmente pubblica un dettagliato rapporto sulle condizioni di discriminazione delle comunità religiose nel mondo. Sul futuro della United States Commission on International Religious Freedom (Uscirf) pesa, infatti, l’incognita di un emendamento presentato da un senatore che si oppone al proseguimento del mandato dei membri dell’organismo, la cui scadenza è prevista appunto a novembre. In una lettera-appello, firmata del presidente della Commissione per la Giustizia internazionale e la pace, mons. Howard James Hubbard, si sottolinea che “la missione della Commissione è oggi più che mai importante”. L’abolizione di questo organismo, puntualizza la missiva citata dall’Osservatore Romano, “significherebbe mandare un segnale confuso al resto del mondo e forze oppressive potrebbero arrivare a credere che gli Stati Uniti non sono impegnati per la tutela della libertà religiosa”. La lettera ricorda che la Chiesa cattolica ha da tempo sollevato preoccupazioni sulla situazione della libertà religiosa in diversi Paesi e che la Conferenza episcopale ha contribuito al processo che ha portato alla creazione della Commissione. Mons. Hubbard cita in particolare le violenze contro i cristiani e gli attacchi alle chiese in Egitto, Eritrea e Iraq, che pongono la necessità, scrive, “di porre maggiore e non minore attenzione alla questione della libertà religiosa”. La l’Usccb esorta quindi all’approvazione della legge per il rifinanziamento dell’organismo, “temendo che uno strumento di fondamentale importanza vada perduto". L’Uscirf è stata istituita nell’ambito dell’International Religious Freedom Act (Irfa) adottato dal Congresso e firmato dall’allora presidente, Bill Clinton, nel 1998 (Irfa). Oltre a proclamare che il rispetto della libertà religiosa ovunque nel mondo costituisce uno degli obbiettivi della politica estera americana, prevede anche la creazione di una serie di organismi che hanno lo scopo di monitorare il rispetto di tale libertà nei vari ordinamenti. (A cura di Lisa Zengarini)

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    I vescovi Usa in difesa del matrimonio tradizionale e della famiglia

    ◊   Ridefinire il matrimonio “significherebbe trasformarlo in una visione che pone al centro gli adulti a scapito dei bambini”. Così scrivono i vescovi degli Stati Uniti in una missiva indirizzata al Senate Judiciary Committee di Washington, preoccupati per i continui attacchi al Defense of Marriage Act, la legge a tutela del matrimonio tra un uomo e una donna, promulgata nel 1996 e ora minacciata da tentativi di riforma. Uno di questi è il Respect of Marriage Act che “secondo i suoi sostenitori porrebbe fine all’illegittima discriminazione delle persone omosessuali che intendono stabilire un’unione, escluse dai benefici che, invece, spettano alle coppie sposate”, come spiega all’Osservatore Romano il presidente del Subcomittee for the promotion and defense of Marriage della Conferenza episcopale cattolica statunitense e vescovo di Oakland, mons. Salvatore Joseph Cordileone. La legge, infatti, scrivono i presuli, è appoggiata dalla maggior parte della popolazione e applicata in 41 Stati dove il matrimonio tra persone dello stesso sesso è vietato. I vescovi sottolineano, quindi, la necessità di preservare il riconoscimento del valore sociale del matrimonio tradizionale fondato sulla mutua collaborazione tra sessi e finalizzato alla procreazione e, dove questa non è possibile, all’adozione di bambini che hanno bisogno di affetto. I tentativi di riforma, inoltre, sono una minaccia al fondamentale diritto umano alla libertà religiosa: “In alcuni Stati – prosegue – funzionari pubblici fedeli ai loro principi morali e religiosi sono stati oggetto di discriminazioni e pressioni”. Già nel settembre scorso, infine, l’arcivescovo di New York e presidente della Conferenza episcopale Usa, mons. Timothy Michael Dolan, aveva inviato una lettera al presidente Obama in sostegno di “ogni intervento dell’amministrazione volto a rafforzare il matrimonio e la famiglia” e in risposta al parere espresso dal Dipartimento di Giustizia che aveva definito “discriminatoria” la legge in vigore. (R.B.)

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    Congo: la Caritas mobilitata per garantire il pacifico svolgimento delle prossime elezioni

    ◊   In vista dei prossimi appuntamenti elettorali nella Repubblica Democratica del Congo, tra i quali le elezioni presidenziali previste il 28 novembre, la Caritas locale, in collaborazione con quelle di diversi Paesi europei, ha organizzato uno speciale seminario di formazione per la gestione di possibili incidenti post-voto. Il seminario si è svolto in due tempi: una prima sessione, dal 1° al 2 novembre, riservata ai formatori e una seconda, dal 3 al 5 novembre, destinata agli agenti umanitari cattolici operanti nel Paese. Al corso hanno partecipato una decina di responsabili delle Caritas diocesane e rappresentanti delle sei provincie ecclesiastiche della Repubblica Democratica del Congo. A motivare l’iniziativa – spiegano i responsabili della Caritas Congo citati dall’agenzia Apic - il triste precedente delle elezioni del 2006 - le prime consultazioni democratiche del Paese dopo decenni di guerra - che avevano scatenato violente contestazioni con morti e feriti tra la popolazione civile. Il timore dell’organizzazione caritativa cattolica è inoltre che il voto possa diventare un pretesto per le milizie armate ancora presenti nella Repubblica Democratica del Congo per riprendere le loro attività, riaccendendo i conflitti etnici che hanno insanguinato il Paese per tanto tempo. Il corso di formazione fa seguito all’accordo di collaborazione sottoscritto il 31 ottobre a Kinshasa tra diverse agenzie umanitarie cattoliche operanti sul territorio per la realizzazione di due progetti promossi per garantire il buon esito della consultazione. Si tratta del programma di educazione civica ed elettorale affidato alla Commissione Giustizia e Pace della Conferenza episcopale congolese (Cenco) e del piano per fare fronte a un’eventuale crisi umanitaria prima, durante e dopo il voto. Come nel 2006, anche in questa occasione la Chiesa congolese segue con particolare attenzione e una certa apprensione la prossima tornata elettorale. I vescovi hanno lanciato ripetuti appelli in questi mesi per un regolare e pacifico svolgimento del voto. A questo scopo, tra l’altro, la Cenco si appresta a schierare 30mila osservatori elettorali. (A cura di Lisa Zengarini)

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    Kenya: la Chiesa invita il governo a garantire la sicurezza di tutti i cittadini

    ◊   La sicurezza va di pari passo con lo sviluppo umano e la crescita sociale: è quanto ha detto mons. Philip Anyolo, vescovo di Homabay in Kenya. Nei giorni scorsi, il presule ha presieduto, nella Basilica della Sacra Famiglia di Nairobi, l’annuale Messa di ringraziamento per tutti coloro che operano nel settore della sicurezza all’interno del Paese, ovvero esercito, polizia, guardia carceraria e guardia forestale. Nella sua omelia, mons. Anyolo ha innanzitutto invitato tutti i cristiani a pregare per i soldati impegnati nei combattimenti con i miliziani somali di Al-Shabaab; quindi, ha lanciato un appello sia al governo, affinché garantisca la sicurezza a tutti i kenioti, sia ai cittadini stessi, perché si facciano promotori di pace. Quindi, a partire dal tema scelto per questo momento di preghiera, “Che tutti siano uno” (Gv 17,21), mons. Anyolo ha concluso: “La nostra unità come nazione è la nostra forza. Persone di tutte le razze, i colori o le religioni dovrebbero dimostrarsi seriamente impegnate nella solidarietà, nella pace e nella sicurezza, amandosi l’un l’altra”. (I.P.)

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    Indonesia: nel conflitto fra governo e ribelli si fa strada la mediazione della Chiesa

    ◊   Nella fase di tensione e conflitto che oggi oppone parte della popolazione della Papua indonesiana (o provincia di Irian Jaya) al governo centrale di Giakarta, si fa strada la mediazione della Chiesa: è quanto riferiscono fonti locali dell’agenzia Fides. Nella provincia i cristiani costituiscono una larga parte della popolazione, i vescovi sono un punto di riferimento per la comunità e hanno forte influenza sulla gente. Di recente l’esercito indonesiano è intervenuto con la forza per bloccare i lavori del terzo Congresso del Popolo della Papua, arrestando oltre 300 leader civili, accusati di essere rivoltosi e indipendentisti. Gli attuali conflitti in Papua derivano dal fatto che “lo sviluppo della regione è inadeguato alle aspettative del popolo della Papua, e purtroppo non è ben gestito dal governo centrale”: lo dicono i leader religiosi cristiani che hanno aderito al “Comitato di Solidarietà di Papua”, riunitisi due giorni fa a Giakarta. Il Comitato, che include anche leader civili e politici della Papua, sollecita fortemente il presidente Susilo Bambang Yudhoyono “ad aprire spazi di dialogo per risolvere il conflitto in Papua”. Il Comitato, che suggerisce una serie di mosse per disinnescare il conflitto, a partire dalla rimozione del capo della “Commissione per lo sviluppo”, Bambang Dharmono, “poiché è un leader militare e non comprende a fondo la questione della Papua”. Alla radice del conflitto, nota il Comitato, vi è “un senso di abbandono, un senso di ingiustizia e la soppressione dell’identità della Papua”. Il Comitato si dice anche pienamente favorevole al ruolo attivo di mediazione delle Chiese cristiane della Papua: “il popolo della Papua ha più fiducia negli uomini di religione, piuttosto che nei leader militari. E con loro c’è maggiore speranza di arrivare alla pace” nota Peter Raffasie, Segretario del Comitato. (R.P.)

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    Mons. Zimowski alla conferenza sulle malattie degenerative: “La Chiesa sempre accanto a chi soffre”

    ◊   Si è svolta ieri nella prestigiosa cornice della Camera dei deputati a Roma la conferenza “Malattie degenerative e neurodegenerative”, organizzata dall’associazione Arte e Vita, alla quale è intervenuto mons. Zygmunt Zimowski, presidente del Pontificio Consiglio per gli operatori sanitari. “La vita racchiude il nascere, il vivere, l’invecchiare e il morire – ha esordito il presule – oggi si vive più a lungo in termini anagrafici, almeno nei Paesi sviluppati, ma manca la preparazione per affrontare i problemi delle persone anziane affette da malattie di diverso tipo e che purtroppo sono in aumento”. Le malattie neurodegenerative, infatti, colpiscono il 15% delle persone che hanno superato i 65 anni d’età, ma raggiungono un’incidenza pari al 40% tra i novantenni. Il Santo Padre si è più volte pronunciato in favore dell’assistenza agli anziani, ribadendo che il sostegno alle persone sofferenti è uno dei compiti della Chiesa: lo ha fatto rivolgendosi ai partecipanti al Congresso promosso dalla Pontificia Accademia per la Vita sul tema “Accanto al malato inguaribile e al morente: orientamenti etici e operativi” e nell’Enciclica Deus Caritas Est, dove ha parlato della possibilità della Chiesa di collaborare con le Istituzioni e la società civile nel rispetto del principio di sussidiarietà. “La Chiesa è una forza viva, in essa pulsa la dinamica dell’amore suscitato dallo Spirito di Cristo – ha detto ancora mons. Zimowski – questo amore non offre agli uomini solamente un aiuto materiale, ma anche ristoro e cura dell’anima, un aiuto spesso più necessario del sostegno materiale”. (R.B.)

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    Nella solennità di San Carlo Borromeo il cardinale Scola riafferma "l'unità della Chiesa”

    ◊   Si è chiuso ieri, solennità di san Carlo Borromeo, l’anno borromaico promosso dalla diocesi di Milano e dedicato al tema della santità. Nell’omelia in Duomo il neo arcivescovo della città, cardinale Angelo Scola, ha insistito sul concetto di unità che è l’essenza stessa della Chiesa e ha indicato ai sacerdoti la strada per raggiungere tale unità, citando la lettera agli Efesini: “Conservare l’unità dello Spirito per mezzo del vincolo della pace”. La riflessione del porporato si è incentrata molto sul tema del vivere l’unità del corpo sacerdotale nella diversità delle vocazioni di oggi: “Vigiliamo ogni giorno con cura su questa unità per non privare il nostro popolo di una grazia così decisiva – sono state le sue parole riportate dall’agenzia Sir – una modalità concreta per educarci alla comunione effettiva sono gli incontri nei decanati, nel lavoro delle parrocchie, nelle diverse unità e comunità pastorali e nel continuo scambio”. L’arcivescovo ha spinto anche a una continua verifica del cammino comunitario e ha suggerito due condizioni per impedire che l’unità rimanga solo un concetto astratto: “La prima è la personale autoesposizione perché la verità è vivente e personale – ha detto – l’altra è l’inesauribile disponibilità alla conversione. Di fronte a un’esperienza ecclesiale vissuta con maggior pienezza – ha concluso – la mia libertà è chiamata a fare un passo di adesione verso la maggior verità intravista, costasse anche la ferita della correzione fraterna”. (R.B.)

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    Usa: no dei vescovi del Wisconsin alla nuova legge che permette di portare armi in chiesa

    ◊   I vescovi del Wisconsin esortano i fedeli a non portare con sé armi in chiesa come segno di rispetto per un luogo sacro, nonostante una nuova legge nello Stato lo permetta. In una dichiarazione diffusa alla vigilia dell’entrata in vigore del provvedimento e ripresa dall’agenzia Cns, i presuli ricordano che se la libertà personale, compresa quella di portare armi, è un diritto fondamentale riconosciuto dalla Costituzione americana “la vera libertà non è la licenza di fare quello che si vuole. Piuttosto - sottolineano - è la possibilità di fare ciò che è moralmente dovuto per costruire una società giusta e per glorificare Dio, artefice di tutte le libertà e fonte della dignità umana ". Essa va quindi “usata in modo responsabile” e “con il dovuto rispetto per gli altri”. Il documento invita inoltre i fedeli a riflettere sugli insegnamenti della Chiesa sulla non-violenza: “Anche se la Chiesa ha sempre sostenuto il diritto all’autodifesa – si legge - sono da preferire i mezzi pacifici di risoluzione dei conflitti, siano essi tra individui o tra nazioni”. I presuli esortano quindi i parroci a prendere in considerazione questi elementi prima di decidere se permettere ai propri fedeli di entrare armati. Attualmente negli Stati Uniti, dove non esiste una normativa federale in materia, solo in alcuni Stati, tra cui la Georgia, l’Arkansas il Mississipi e il Nord Dakota è vietato di accedere ai luoghi di culto armati e solo l’Illinois vieta espressamente di portare armi in tutti i luoghi pubblci. (L.Z.)

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    Thailandia: i missionari Camilliani in prima linea nei soccorsi agli alluvionati

    ◊   I missionari Camilliani sono in prima linea nelle attività di soccorso alla popolazione thailandese colpita dalle alluvioni. Attraverso il Camillian Pastoral Centre, i missionari hanno finora distribuito, nel distretto di Latkrabang, 1.186 kit con materiale alimentare e per l’igiene. Secondo le informazioni inviate all’agenzia Fides, il gruppo ospedaliero camilliano ha mobilitato due unità mediche: una presso la chiesa cattolica locale e l’altra presso la Camillian home. L’equipe medica ha finora fornito assistenza medica gratuita a 250 pazienti; ha distribuito farmaci, integratori alimentari, consulenze e forniture per l’accesso all’acqua potabile. Il gruppo della Camillian Home sta inoltre dando supporto ai disabili, distribuendo loro cibo, medicine, ma soprattutto stabilendo un legame personale molto forte per non farli sentire soli. È un’attività che portano avanti tutto l’anno per sei giorni alla settimana. (G.C.)

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    Portogallo: domani al via la “Settimana dei seminari”

    ◊   “Formare pastori consacrati totalmente a Dio ed al suo popolo”: con questo tema si apre domani, in Portogallo, la “Settimana dei seminari 2011”. Per l’occasione, la Conferenza episcopale locale ha preparato un dossier di informazioni ed approfondimenti, volto soprattutto a far comprendere cosa significhi essere sacerdoti oggi. “Formare pastori – scrive nell’introduzione al dossier mons. Antonio Francisco dos Santos, presidente dalla Commissione episcopale per le vocazioni e i ministeri (Cevm) – implica una comprensione profonda del fatto che la formazione non si limita alla dimensione pastorale propriamente detta, ma si apre e si allarga alla formazione umana, spirituale ed intellettuale”. Tale formazione, continua il presule, si sviluppa attraverso “un lungo cammino che inizia presto e non termina con l’ordinazione presbiteriale” e che include “l’adesione del cuore e della mente ai criteri del Vangelo, insieme alla configurazione del pensiero e della vita alla sequela di Cristo, Buon Pastore”. In questo senso, sottolinea il vescovo portoghese, il tema scelto per la Settimana “è un appello all’assoluto, al definitivo, al permanente; è il fascino di venir attratti dalla bellezza e dalla tenerezza dell’amore di Dio per il suo popolo”. Di qui, l’invito lanciato dalla Chiesa del Portogallo affinché la Settimana dei seminari ribadisca “la complementarietà tra le famiglie, le comunità, i sacerdoti ed i seminaristi”. Poi, il dossier informativo fornisce quattro proposte di riflessione sul tema della formazione al sacerdozio: al primo posto, c’è l’importanza di “essere e vivere da pastori”; segue “la carità pastorale, intesa come esigenza e valore primario del pastore e, quindi, obiettivo assoluto ed ultimo della sua formazione”. Al terzo posto, si suggeriscono i comportamenti e i sentimenti che definiscono la carità pastorale, ovvero “la conformazione alla volontà del Padre”, “la compassione e la misericordia per gli oppressi”, “la cura amorevole e l’impegno per il proprio gregge di fedeli”, “il servizio come dono totale di se stessi nell’umiltà e nell’amore”. Infine, la Chiesa portoghese raccomanda ai seminaristi di “assimilare la sensibilità del Buon Pastore a quella di Dio e dei fratelli”. (I.P.)

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    Inghilterra: primo convegno nazionale dei formatori cattolici al matrimonio

    ◊   È iniziato ieri in Gran Bretagna il primo convegno organizzato dal Comitato per il matrimonio e la vita familiare della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles. L’incontro, che si tiene al Bacelò Hinckley Island Hotel, nella regione del Leicestershire, è rivolto a coloro che preparano le coppie cattoliche al matrimonio. “Riconosciamo oggi che la preparazione per i sacramenti è importantissima”, ha dichiarato il vescovo John Hine, presidente del Comitato per la famiglia. Il presule – riporta l’agenzia Sir - presenterà i risultati di un’inchiesta condotta nel 2010, relativa ai corsi di preparazione al matrimonio e alle coppie frequentanti. Illustrando l’iniziativa, mons. Hine ha detto che “la preparazione al matrimonio è una delle priorità nelle nostre diocesi, ma fino a oggi non abbiamo mai tracciato un quadro complessivo di quello che viene offerto. I risultati di questa inchiesta aiuteranno, spero, tutti coloro coinvolti in questo ministero ad apprendere gli uni dagli altri mentre lottiamo per dare alle giovani coppie che si avvicinano al matrimonio, la migliore formazione”. (G.C.)

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    Spagna. L’Apostolato sociale dei Gesuiti: contro la crisi economica, rafforzare la solidarietà

    ◊   “Crisi prolungata, solidarietà rafforzata”: si intitola così il documento presentato dall’Apostolato sociale della Compagnia di Gesù in Spagna, che affronta il tema della crisi economica e finanziaria, anche in vista delle elezioni legislative nel Paese, fissate per il 20 novembre. Tale documento, si legge, è “frutto della vicinanza alle persone povere ed agli esclusi” e soprattutto “dell’esperienza della presenza di Dio, consolatrice e portatrice di speranza in tutte le cose”. Perché “anche nei momenti di desolazione, è possibile una parola di speranza ed un impegno con la giustizia”. Sulla base, quindi, “della Dottrina sociale della Chiesa” che può costituire “un punto di riferimento per la necessaria revisione delle politiche”, la Compagnia di Gesù presenta sette proposte basilari per una nuova visione del sociale, sviluppate in quattro aree particolari: “lotta contro l’esclusione sociale, specialmente dei giovani e dei minori; immigrazione; cooperazione internazionale e tassazione”. L’auspicio, scrivono i Gesuiti, è che tali proposte “contribuiscano a generare un dibattito fruttuoso”. Al primo punto, dunque, i religiosi indicano la necessità di “un patto per l’inclusione sociale”, che guardi a problemi impellenti come le pensioni, l’educazione, la sanità, le politiche familiari, l’integrazione dei migranti, il superamento delle discriminazioni, la cooperazione internazionale e la lotta alla disoccupazione. In quest’ottica, i gesuiti chiedono il coinvolgimento di tutti gli attori sociali, a tutti i livelli, “dall’amministrazione dello Stato alla cittadinanza, dal terzo settore ai movimenti associativi, dalla Chiesa cattolica e dalle altre confessioni religiose ai mass media”, perché “il superamento della povertà e dell’esclusione sociale costruiscono la grande sfida dei nostri tempi”. Il secondo punto del documento riflette, invece, sul bisogno di un welfare “ampio, stabile, rinnovato e valido”, che rivendichi, allo stesso tempo, “il ruolo della società civile e della cittadinanza nel creare un tessuto solidale robusto” ed “il ruolo imprescindibile dello Stato nella distribuzione dei beni e nella creazione di una maggiore giustizia”. In concreto, quindi, i Gesuiti desiderano che venga mantenuto “il finanziamento pubblico dei progetti solidali degli enti sociali” e che si innalzi la percentuale di spesa destinata alla tutela sociale, portandola dal 22% al 27% del Pil. In terzo luogo, la Compagnia di Gesù auspica una politica di immigrazione “che miri ad una società integrata ed integratrice, che promuova l’intercultura, che garantisca il reale ed effettivo rispetto dei diritti e della dignità umana”. Il che implica assicurare ai migranti “l’accesso all’educazione, alla sanità, ai servizi sociali”, facilitando anche “i ricongiungimenti familiari”. Al quarto punto, l’Apostolato sociale pone “la modernizzazione e il miglioramento del sistema di cooperazione internazionale per lo sviluppo”, sottolineando l’importanza della giusta “gestione delle risorse disponibili” e di “un volume stabile di spesa pubblica per la politica di cooperazione”. Si avanza, inoltre, come quinta richiesta, l’idea di “una politica fiscale più giusta, che permetta di migliorare l’equilibrio economico tra stabilità, efficienza e giustizia”. “Dal nostro punto di vista di servizio ai più poveri – scrivono i gesuiti – difendiamo un sistema di tassazione progressiva che ottimizzi la coesione sociale e risponda alla crisi partendo dalla solidarietà”. E ancora, al penultimo punto, la Compagnia di Gesù auspica “una migliore governance delle politiche sociali”, garantite in “flessibilità, partecipazione, coordinamento e trasparenza”, sia a livello nazionale che regionale ed autonomo, perché “è necessario che la società civile partecipi attivamente a tale progetto, oltre che nella messa in pratica, anche nella valutazione delle politiche sociali stesse”. Infine, l’Apostolato sociale chiede “il recupero della persona come soggetto dello sviluppo e dell’attenzione sociale”: “Attraverso i programmi e le politiche sociali – conclude il documento – si devono potenziare le capacità delle persone bisognose, favorendone il rafforzamento, ascoltandone la voce ed investendo le risorse necessarie per ridurne la vulnerabilità”. (A cura di Isabella Piro)

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    24 Ore nel Mondo



    Grecia, Papandreou ottiene fiducia e apre a governo di coalizione

    ◊   Dopo aver incassato la fiducia in parlamento, con 153 voti a favore e 144 contro, il primo ministro greco, Papandreou, è pronto ad avviare le consultazioni per formare un governo di unità nazionale. Il servizio di Giovanni Cossu:

    Due minuti prima della mezzanotte il parlamento greco ha votato la fiducia all'esecutivo guidato da Papandreou. Si allontana così il pericolo di bancarotta e il governo ottiene il mandato per ricevere il massiccio piano di salvataggio dell’Ue del Fondo monetario internazionale. Stamattina, al termine di un colloquio con il capo dello Stato, Papoulias, il premier Papandreou ha annunciato che cominceranno presto le consultazioni per formare un governo di unità nazionale. Già ieri si sono susseguiti colloqui all’interno del Pasok, il partito socialista al potere, e incontri con i partiti dell’opposizione. Il leader della destra, Antonis Samaras, ha ribadito la richiesta di elezioni anticipate. Nel suo intervento in chiusura del dibattito, svoltosi prima del voto di fiducia, Papandreou ha detto di essere pronto “a discutere su chi guiderà il nuovo governo”. I giochi sono ancora del tutto aperti: come successore si parla del ministro delle Finanze, Venizelos. E c'è anche chi ha fatto il nome di Dora Bakoyannis, già sindaco di Atene durante le Olimpiadi del 2004 e carismatico ministro degli Esteri con il precedente governo conservatore.

    Italia-politica
    Il Fondo monetario internazionale (Fmi) controllerà la reale applicazione delle misure sulle quali l’Italia si è impegnata e che dovrà ora mettere in atto. E il premier italiano, Silvio Berlusconi, conferma l'intenzione di porre la fiducia sul maxiemendamento al disegno di legge sulla stabilità e si dice convinto della solidità della propria maggioranza. Ma in un vertice tra i principali esponenti dello schieramento, in cui si è fatto il punto sui numeri in parlamento, sarebbe circolata l’ipotesi di un passo indietro di Berlusconi per aprire ad alcune forze dell’opposizione che, dal conto loro, continuano a chiedere le dimissioni del premier. Intanto, il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, ha parlato di “crisi senza precedenti” e ha chiesto alle forze politiche di dare segnali di affidabilità.

    Spagna
    Entra nel vivo la campagna elettorale in Spagna, in vista delle legislative anticipate del 20 novembre, al termine di sette anni di governo del premier, Josè Luis Zapatero. Il servizio di Michela Coricelli:

    Disoccupazione record, crisi, tagli alla spesa pubblica, crescita zero. In Spagna, le parole chiave della campagna elettorale appena iniziata ruotano quasi tutte intorno a un unico pilastro: l’economia. E mentre il candidato del centrodestra, Mariano Rajoy, punta sul rigore e auspica si giunga a una luce in fondo al tunnel, il socialista Alfredo Perez Rubalcaba, ex ministro dell’Interno del premier uscente Zapatero, parla del compito dello Stato nel creare lavoro. Ricette differenti per uscire dalla crisi, dunque. L’ultimo sondaggio del Centro studi sociali, conferma un netto vantaggio del centrodestra nelle intenzioni di voto. Il Partito popolare potrebbe ottenere fra i 190 e i 195 seggi sui 350 del Congresso. I socialisti invece si fermerebbero a 116 o al massimo 121 poltrone. Con un sorpasso di 16 punti percentuali, Rajoy avrebbe una maggioranza assoluta schiacciante e potrebbe conquistare anche un "feudo" storicamente socialista come l’Andalusia. C’è grande attesa per l’unico faccia a faccia televisivo fra i due principali candidati, in onda dopodomani sera.

    Iran-nucleare
    Il rischio di un intervento militare volto a colpire i progetti nucleari in Iran si avvicina. Così il presidente israeliano, Shimon Peres, si è espresso in un’intervista alla televisione israeliana. Il capo di Stato ha aggiunto che comunque nessuna decisione è stata ancora presa. Tuttavia, in attesa della pubblicazione del rapporto sul programma nucleare iraniano, annunciato dall'Onu per la prossima settimana, cresce la pressione su Teheran dei governi occidentali, e in particolare degli Stati Uniti, secondo cui il documento potrebbe rivelare come la Repubblica islamica si stia rapidamente avvicinando alla piena capacità di produrre armi nucleari.

    Siria, annunciato ritiro esercito dalle città
    Il governo siriano avvierà domani il ritiro dei militari dalle città, sulla base del piano della Lega araba destinato a mettere fine alle violenze in corso nel Paese, dopo quasi otto mesi di proteste antigovernative. Lo ha annunciato il viceministro degli Esteri di Damasco, Abdulfattah Ammura, in un'intervista al quotidiano britannico Daily Telegraph. In settimana, l’esecutivo ha dato il suo via libera al piano concordato con l’organizzazione panaraba e ieri il ministro degli Interni ha bandito un’amnistia per i rivoltosi che non si sono macchiati di reati di sangue. Quest’ultimi potranno consegnare le armi ai commissariati di zona fino a sabato 12 novembre. Tuttavia, nei giorni scorsi la dura repressione delle proteste non si è fermata. Solo nella giornata di ieri, i comitati d’opposizione hanno contato 20 vittime in varie città del Paese, ma i mezzi d'informazione ufficiali smentiscono questo bilancio e attribuiscono la responsabilità delle violenze a terroristi armati. Il piano della Lega araba prevede la fine delle violenze, il ritiro delle truppe militari e paramilitari dai centri abitati, il rilascio di tutti i civili arrestati (circa 13 mila secondo gli attivisti) e l'apertura delle frontiere a osservatori arabi e a giornalisti arabi e internazionali.

    Yemen-violenze
    In Yemen, non si ferma la lotta alle milizie integraliste vicine ad al Qaeda. Quattro presunti terroristi, fra i quali due stranieri, sono stati uccisi in un attacco delle truppe governative nella città meridionale di Zinjibar. Dal maggio scorsom l'esercito yemenita è impegnato in una vasta offensiva a Zinjibar, capoluogo della provincia di Abyan, contro i militanti islamici affiliati alla rete del terrore internazionale.

    Pakistan
    Nuovi risvolti nelle indagini sull’assassinio dell’ex premier pakistana, Benazir Bhutto, avvenuto nel 2007. La Corte Antiterrorismo di Rawalpindi ha incriminato sette persone: cinque presunti talebani e due ufficiali di polizia, che si sono proclamati innocenti. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra e Giovanni Cossu)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 309

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli.