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Sommario del 04/11/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa all'ambasciatore della Costa d'Avorio: promuovere la pace facendo luce sulle violazioni dei diritti umani
  • Altre udienze e nomine
  • L'Irlanda chiude la sua ambasciata a Roma presso la Santa Sede per motivi economici. Padre Lombardi: i rapporti diplomatici non sono in questione
  • Consiglio Speciale per l'America: riunione della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Vertice del G20: potenziato il Fmi, monitoraggio sull'Italia
  • Napolitano: momento duro per l'Italia. Il governo: nessuna crisi imminente
  • Corte di Strasburgo: legittime le leggi che vietano la fecondazione eterologa
  • Alta tensione tra Stati Uniti e Iran sulla questione nucleare
  • Nubifragio a Genova: 6 morti, alcuni dispersi
  • Si chiude la VI edizione del Festival Internazionale del Film di Roma
  • Chiesa e Società

  • Romania: incontro dei vescovi delle Chiese cattoliche di rito orientale
  • Colloquio a Mosca fra il Patriarca Kirill e l’arcivescovo Paolo Pezzi
  • Vocazioni sacerdotali. Il cardinale Grocholewski: ci sarà sempre bisogno di sacerdoti
  • Minori: oltre 100 milioni i bambini nel mondo che lavorano in strada
  • Alluvioni nel Centro America: emergenza ancora alta
  • Allarme siccità nel Sahel: la carestia potrebbe colpire milioni di persone
  • Egitto. Il vescovo copto-ortodosso di Beba: è il momento più difficile per i cristiani
  • Pakistan: coppia cristiana sequestrata e convertita all’islam
  • India: i vescovi del Karnataka chiedono giustizia per 150 giovani cristiani
  • Terra Santa. La Natività patrimonio dell'Unesco? Perplessità delle Chiese di Betlemme
  • Francia: prolusione del cardinale Vingt-Trois all'Assemblea plenaria dei vescovi
  • Vietnam: leader religiosi uniti per la pace e il bene comune nel nome di San Francesco
  • Religioni e preghiera. Padre Bejan: “costruttori di pace a partire dalla fede”
  • Paraguay: i vescovi analizzano la realtà del Paese
  • Argentina sotto shock per l’incidente costato la vita a 6 bambine e a 2 insegnanti
  • Nepal: proteste di cristiani, kirati e musulmani per la mancanza di aree cimiteriali
  • India: gli ultimi cinque pescatori srilankesi liberi grazie all’intervento della Chiesa
  • Cina: le comunità cattoliche pregano per i defunti
  • Hong Kong: mons. Tong incoraggia la formazione dei laici
  • Usa: le sfide dei cristiani in Terra Santa al centro della XIII Conferenza dell'Hcef
  • Filatelia: primo francobollo italiano che raffigura Papa San Pio X
  • Ospedale Bambino Gesù: potenziata la raccolta del latte umano donato
  • 24 Ore nel Mondo

  • Grecia al voto di fiducia sull’austerity dopo il passo indietro sul referendum
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa all'ambasciatore della Costa d'Avorio: promuovere la pace facendo luce sulle violazioni dei diritti umani

    ◊   Riconciliazione tra le varie anime del Paese e trasparenza nella gestione interna: sono le principali esortazioni che Benedetto XVI ha rivolto ai responsabili della cosa pubblica in Costa d’Avorio, attraverso il neo ambasciatore ivoriano presso la Santa Sede, Joseph Tebah-Klah. Il Papa lo ha ricevuto questa mattina in udienza per la presentazione delle Lettere credenziali, nell’anno in cui si ricorda il 40.mo anniversario dall’avvio delle relazioni diplomatiche tra Santa Sede e Costa d’Avorio. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    “È con grande preoccupazione che ho seguito il dramma della crisi post-elettorale vissuta dal vostro Paese”, una crisi che “ha minato la coesione sociale e ha portato a divisioni” tuttora non sopite. Parte così l’analisi di Benedetto XVI sulla Costa d’Avorio. Uno sguardo chiaro e parole che affondano direttamente nel principale fattore di squilibrio della nazione africana, patria di una sessantina di etnie che devono trovare le basi di una nuova convivenza e che, in questo loro sforzo, possono essere di modello per tutta l’Africa:

    “La grave crise que la Côte d’Ivoire…
    La grave crisi che la Costa d'Avorio ha vissuto, ha anche portato a gravi violazioni dei diritti umani e a molte vittime. Incoraggio allora il vostro Paese a promuovere tutte le iniziative dirette alla pace e alla giustizia. Non abbiate paura di trovare la verità sui crimini e le violazioni commesse contro i diritti umani. Vivere insieme sarà possibile solo attraverso la ricerca armoniosa della verità e della giustizia”.

    Sulla questione, Benedetto XVI ha detto di vedere con “favore” l'istituzione della “Commissione Verità-dialogo-riconciliazione” e ne ha auspicato un lavoro “diligente” e soprattutto “imparziale”. E il bisogno di equidistanza nel considerare il passato in funzione di un futuro più stabile è ritornato anche quando il Papa ha indirizzato la sua riflessione su un altro punto dolente, ovvero il bisogno che la Costa d’Avorio ha di sconfiggere l’endemica pianta della corruzione:

    “Je voudrais encourager les responsables…
    Vorrei incoraggiare i responsabili del vostro Paese a impegnarsi risolutamente sulla strada verso una governance trasparente ed equa, e accolgo con favore il codice di buona condotta per i membri del governo, adottato nella prima quindicina di agosto. Per raggiungere il bene comune, ci vuole disciplina, giustizia e trasparenza nella governance. Spetta ai politici fare ogni sforzo per garantire che della ricchezza del Paese godano equamente tutti i cittadini”.

    Benedetto XVI ha poi chiesto rispetto per gli “inalienabili diritti dell’altro” e per la “sacralità della vita umana”, come pure per la libertà religiosa. E ha ribadito l’impegno della Chiesa ivoriana a collaborare con le istituzioni dello Stato per la ricostruzione del Paese. La Chiesa, ha osservato il Pontefice, “non vuole sostituirsi allo Stato”, ma attraverso le sue tante istituzioni educative e sanitarie può offrire un grande aiuto a un Paese che ha bisogno di “guarire tante ferite del corpo e dell'anima”. Del resto, ha soggiunto, quale potrebbe essere il futuro e lo sviluppo di una nazione “senza istituzioni educative forti che insegnino e promuovano i valori morali, intellettuali, umani e spirituali? Sono fiducioso – ha concluso – che questo progetto educativo costituisca già una priorità per costruire la Costa d'Avorio del domani dinamica e prospera, pacifica e responsabile”.

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina alcuni presuli della Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti d'America, in visita "ad Limina", guidati dal cardinale Sean Patrick O'Malley, arcivescovo di Boston.

    Il Santo Padre ha nominato vescovo della diocesi di Koudougou (Burkina Faso) mons. Joachim Ouédraogo, finora vescovo di Dori ed amministratore apostolico di Koudougou.

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    L'Irlanda chiude la sua ambasciata a Roma presso la Santa Sede per motivi economici. Padre Lombardi: i rapporti diplomatici non sono in questione

    ◊   "La Santa Sede prende atto della decisione dell’Irlanda di chiudere la sua ambasciata a Roma presso la Santa Sede”: è quanto ha affermato ieri sera il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, dopo la decisione presa dal governo di Dublino. Una misura - ha spiegato il ministro degli Esteri irlandese Eamon Gilmore – dovuta all’attuale crisi e dunque alla necessità di ricorrere a tagli in numerosi servizi pubblici per rispondere agli obiettivi del programma di salvataggio varato dall'Ue e dall'Fmi.

    “Naturalmente – ha sottolineato padre Lombardi - ogni Stato che ha relazioni diplomatiche con la Santa Sede è libero di decidere, in base alle sue possibilità e ai suoi interessi, se avere un Ambasciatore presso la Santa Sede residente a Roma oppure residente in un altro Paese. Ciò che è importante sono i rapporti diplomatici fra la Santa Sede e gli Stati, e questi non sono in questione per quanto riguarda l’Irlanda".

    Sulla vicenda è intervenuto anche il cardinale Séan Brady, arcivescovo di Armagh e primate d’Irlanda, il quale ha espresso la sua “profonda delusione” per questa decisione che – ha detto – “sembra mostrare poca considerazione per l'importante ruolo svolto dalla Santa Sede nelle relazioni internazionali e dei legami storici tra il popolo irlandese e la Santa Sede nel corso di molti secoli”. Il porporato auspica che, “nonostante questo passo deplorevole”, la collaborazione tra l'Irlanda e la Santa Sede “possa continuare sulla base dell’impegno comune per la giustizia, la pace, lo sviluppo internazionale e la preoccupazione per il bene comune”.

    Dublino, sempre per motivi economici, ha annunciato la chiusura delle rappresentanze diplomatiche anche in Iran e a Timor Est.

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    Consiglio Speciale per l'America: riunione della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi

    ◊   Si sono svolti in Vaticano, il 27 e 28 ottobre scorsi, i lavori della sedicesima riunione del Consiglio Speciale per l’America della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi. Al centro dell’incontro – riferisce un comunicato - il dialogo interreligioso, la nuova evangelizzazione e la situazione sociale ed ecclesiale nei diversi paesi del Continente. Per introdurre alla discussione il segretario generale del Sinodo dei Vescovi, mons. Nikola Eterović, si è riferito al tema del dialogo interreligioso, al quale l’Esortazione Apostolica Postsinodale Ecclesia in America dedica una notevole attenzione. A questo proposito, prendendo spunto dall’incontro di Assisi, il presule ha segnalato la necessità e l’importanza del dialogo della Chiesa cattolica con altre Chiese e Comunità ecclesiali, così come con gli ebrei, con i musulmani e con rappresentanti di altre religioni non cristiane.

    Nella successiva discussione sono apparsi molti segni positivi ma anche altri che destano preoccupazione, sia dal punto di vista della vita della Chiesa sia dal punto di vista sociale. Proprio nell’ambito del dialogo ecumenico e interreligioso è stata rilevata in certi casi un’interferenza dello Stato, che da una parte si autoproclama laico ma d’altra mantiene nella pratica una linea di condotta orientata a considerare la Chiesa cattolica come una tra le tante denominazioni religiose, ignorando in questo modo la sua vera natura e il ruolo storico indiscutibile che essa ha avuto nella prima evangelizzazione del Continente, come pure nella formazione dell’identità delle singole Nazioni. Denunciato pure il tentativo di vedere la religione come uno strumento a servizio della vita politica.

    Nell’ambito sociale poi – riferisce il comunicato - diversi segni di preoccupazione, come il diffondersi della povertà, della violenza, dei valori contrari al rispetto della vita umana dal concepimento fino alla morte naturale, sono stati considerati quali risultati dell’influsso negativo del processo di secolarizzazione che si sta estendendo dal Nord al Sud. È stata poi segnalata la difficile situazione sociale di Haiti, conseguenza del terremoto, che si protrae nel tempo aggravata dalle malattie e da una situazione sociale di forte disagio per la popolazione locale. Si spera che la solidarietà manifestata concretamente da governi e istituzioni internazionali e da organismi ecclesiali produca migliori frutti in collaborazione con gli enti locali fossero.

    A questa realtà specifica e geograficamente delimitata, si aggiunge anche nel contesto sociale, un altro fenomeno di vaste proporzione che coinvolge tutto il Continente: il movimento migratorio, che rappresenta oggi una delle sfide più pressanti per la nuova evangelizzazione. In questo campo, la Chiesa è impegnata nella promozione di programmi sociali e di assistenza religiosa agli immigrati, allo scopo di aiutare l’integrazione culturale e la pace sociale.

    Nel campo ecclesiale, motivo di consolazione è l’aumento delle vocazioni al sacerdozio, anche se assai diversificato sia nei Paesi sia nelle diocesi. Si verifica un aumento delle vocazioni maschili al sacerdozio e alla vita consacrata, mentre la vita religiosa femminile cresce più moderatamente e in alcuni ambienti diminuisce. In genere si constata una buona disposizione all’accoglienza della fede da parte delle nuove generazioni, che abbisognano di una solida formazione umana e cristiana. La prossima riunione del Consiglio Speciale per l’America della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi si terrà dal 20 al 21 novembre 2012.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Il discorso di Benedetto XVI al nuovo ambasciatore della Costa d'Avorio presso la Santa Sede.

    Attacco al debito: nell'informazione internazionale, in primo piano il vertice del G20 sulla crisi dell'eurozona.

    Dieci esploratori e l'immaginazione per raccontare Dio: Michael Paul Gallagher sugli ingredienti per un nuovo programma di riflessione spirituale.

    Roma stregata dal nipote di Chaplin: Emilio Ranzato sul Festival del film.

    Come un giovane in corsa: Sandro Barbagallo racconta gli ottant'anni di Paolo Portoghesi.

    Modernità compatibile: Paolo Portoghesi sul rapporto tra cristianesimo e illuminismo, e sulle singolari interpretazioni di “Micromega”.

    Nuovi operai nella vigna del Signore: Nicola Gori intervista il cardinale Zenon Grocholewski, prefetto della Congregazione per l'Educazione Cattolica.

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    Oggi in Primo Piano



    Vertice del G20: potenziato il Fmi, monitoraggio sull'Italia

    ◊   Il Vertice del G20 a Cannes si è concluso: tra i principali risultati raggiunti figurano il rafforzamento del Fondo monetario internazionale e il monitoraggio sulle misure anticrisi che saranno adottate dall’Italia: monitoraggio chiesto dallo stesso governo italiano, che preferisce parlare di “certificazione” per dare fiducia ai mercati. E’ stato adottato un "Piano di Azione" in sei punti per "sostenere la ripresa nel breve termine e ristabilire la stabilità finanziaria". I Venti Grandi si impegnano innanzitutto "a intraprendere tutte le azioni necessarie per preservare la stabilità dei sistemi bancari e dei mercati finanziari", assicurando che le banche siano adeguatamente capitalizzate. E' stato inoltre deciso che "le politiche monetarie manterranno la stabilità dei prezzi nel medio periodo e continueranno a sostenere la ripresa". Un particolare sforzo "sarà compiuto in termini di consolidamento fiscale da quegli Stati membri dell'area euro che stanno sperimentando tensioni sui mercati del debito sovrano". Washington dovrà "realizzare un pacchetto di misure per sostenere la ripresa" coerente con "un credibile piano di risanamento dei conti nel medio termine". Tokyo è stata, invece, chiamata a varare misure fiscali per favorire la icostruzione post-terremoto. Nei Paesi dove "le finanze pubbliche rimangono relativamente forti", tra cui la Germania, "saranno lasciati operare gli stabilizzatori automatici". Le nazioni emergenti, infine, "si impegnano ad adottare politiche macroeconomiche per promuovere il rafforzamento delle loro economie". I Grandi affermano anche il loro impegno per "muovere più rapidamente verso un sistema dei cambi più determinato dal mercato e per rafforzare la flessi bilità dei tassi di cambio per evitare la svalutazione competitiva delle valute". E in questa direzione il G20 ha inteso fare un plauso alla politica monetaria di Cina e Russia.

    Il documento uscito dal vertice prevede 6 punti per la crescita e la stabilità finanziaria, comprese le misure necessarie per mettere in sicurezza il sistema bancario. E' stato poi deciso che il Fondo monetario internazionale possa creare un nuovo strumento per prestare soldi ai Paesi in crisi di liquidità. E’ la ricetta giusta, questa, per combattere la crisi? Salvatore Sabatino lo ha chiesto all’economista Francesco Carlà:

    R. – Potrebbe essere la ricetta giusta se dal G20 uscissero anche altre due questioni fondamentali: una, sapere quando – effettivamente – questo accadrà, due, con quanti soldi viene capitalizzato questo strumento speciale, questo “special vehicle” come di solito lo chiamano nel mondo finanziario.

    D. – L’importante, a questo punto, è che non restino – queste – solamente parole: bisogna passare effettivamente ai fatti, adesso …

    R. – Assolutamente! Ai fatti che abbiano anche un dettaglio sul “quando” e sul “quanto”, perché questa crisi è stata terribilmente minimizzata dalla politica europea, a partire da quando – qualche mese fa – si diceva che con 40 miliardi di finanziamenti la Grecia si sarebbe facilmente salvata e non avrebbe creato problemi di contagio. Vediamo adesso, invece, che lo scenario è completamente diverso.

    D. – Presumibilmente saranno i Paesi in via di sviluppo a mettere le mani al portafoglio; e proprio loro sono stati grandi protagonisti a Cannes: riusciranno a svolgere quel ruolo di traino per l’Europa in modo da traghettarla fuori dalla crisi?

    R. – La parte di mondo che si sta espandendo in questi ultimi cinque-dieci anni, cioè quelli che si chiamano “brics” (Brasile, Russia, India, Cina, Sud Africa), hanno un interesse alla stabilità finanziaria simile a quello che abbiamo noi europei o a quello che hanno gli americani; ma ne hanno anche uno dal punto di vista economico, perché la Russia sta già vedendo scendere i prezzi ed i consumi delle “commodities” energetiche di cui è uno dei più grandi fornitori del mondo; il Brasile sta vedendo calare le richieste legate alle “commodities” agricole, invece, di cui è uno dei più grandi esportatori netti del mondo; e la Cina potrebbe vedere calare – e già qualcosa si inizia a vedere – la richiesta di produzione di manufatti per gli Stati Uniti e soprattutto per l’Europa. Teniamo anche presente che in questi Paesi la crescita così alta è comunque già bilanciata da un’inflazione notevole, in termini di percentuale; quindi, se vedessero calare la loro crescita con un’inflazione ancora alta, anche loro andrebbero incontro ad una stagnazione-inflazione come quella a cui stiamo andando incontro noi, in Europa, e anche negli Stati Uniti.

    D. – E a proposito di Stati Uniti: si ha l’impressione che abbiano svolto un ruolo secondario in questo vertice. Eppure, la crisi riguarda anche loro …

    R. – Il ruolo secondario dipende dal fatto che gli Stati Uniti, in questo momento, hanno delle notevolissime “gatte da pelare” a casa loro, tant’è vero che negli ultimi giorni anche il capo della Fed ha cominciato a preparare un terzo round di “quantitative easing”, cioè di ulteriori immissioni di liquidità nel sistema.

    D. – Parliamo ora di Francia e Germania che nel vertice di Cannes hanno ricoperto il ruolo-guida dell’Europa. Le istituzioni comunitarie non rischiano di essere messe in ombra, tanto da non riuscire ad essere credibili, anche dal punto di vista economico e finanziario?

    R. – Secondo me, più che un rischio, ormai è una certezza: infatti, le spinte e le controspinte che abbiamo visto in queste ultime settimane nelle varie occasioni, sia di incontri formali che in occasione, invece, di dichiarazioni di Merkel e Sankozy, vanno in questa netta direzione. (gf)

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    Napolitano: momento duro per l'Italia. Il governo: nessuna crisi imminente

    ◊   “Il momento è molto difficile e duro per l'Italia”. Lo ha detto il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Intanto il governo continua a smentire che una crisi sia imminente. Una posizione espressa dai ministri del Welfare Sacconi e delle Infrastrutture Matteoli. E’ c’è attesa sul voto di fiducia sulla legge di stabilità e sul maxiemendamento, che contiene le prime misure anticrisi, chieste dall'Ue. Ma è possibile vedere l’uscita dal tunnel in cui il Paese è entrato? Alessandro Guarasci ha sentito il presidente dell’Ucid Lombardia, Alessandro Crespi:

    R. - Io vedo in fondo al tunnel - come si dice - la luce, ma bisogna che qualcuno ce la accenda questa luce! La mia impressione è che nessuno oggi può tirarsi fuori da quello che sta succedendo. E’ finita l’era dell’osservare come spettatori la situazione: ognuno da parte sua deve diventare attore per quanto riguarda la propria professione, la propria esistenza, i propri progetti…

    D. - Presidente, una rinascita dell’Italia - secondo lei - passa anche attraverso più infrastrutture e meno tasse per famiglie e imprese?

    R. - Certamente questo è un beneficio. Ma ripeto, non è soltanto un’operazione chirurgica su una parte del corpo. Io sono nato durante l’ultima guerra mondiale e nella mia giovinezza ho visto intorno a me una operosità da parte di tutti che era veramente straordinaria, unita poi a morigeratezza, a tranquillità: tutti hanno concorso a ricostruire ciò che la guerra aveva distrutto. Qui siamo di fronte non certo ad una guerra combattuta, ma ad una distruzione di capitali e di creazioni di ricchezze… Siamo un po’ nella stessa situazione in cui tutti dobbiamo insieme collaborare per uscire da questa cosa: non solo i politici, tutte le istituzioni… magari anche con un passo indietro di fronte alle proprie ideologie.

    D. - Questo vuol dire un nuovo patto sociale come quando entrammo nell’euro?

    R. - Chiamiamolo così: un patto sociale per la ripresa. E’ la capacità di flessibilità, è la motivazione, come una dose forte di coraggio, è una condizione, è una creatività che viene richiesta a ciascuno di noi e poi, non ultimo anzi forse prima di tutto, il concetto di gratuità, di fare cioè queste cose per il bene comune e non continuare a farlo per se stessi, pro domo propria… Rischiamo di andare a fondo, perché non ci siamo messi insieme a collaborare per una ripresa!

    D. - Ma secondo lei la classe politica, che dovrebbe in questo caso fungere anche da organo mediatore, è in grado di fare una cosa di questo tipo, di far cioè ripartire un vero dialogo?

    R. - Ciascuno dovrebbe farsi un esame di coscienza ed assumersi delle responsabilità, che oggi - evidentemente - pochi sanno assumersi. Bisogna far ripartire il motore dell’economia reale. (mg)

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    Corte di Strasburgo: legittime le leggi che vietano la fecondazione eterologa

    ◊   Il divieto di fecondazione artificiale eterologa non viola la Convenzione europea dei diritti dell’uomo: è quanto stabilito da una sentenza della Corte di Strasburgo sulla normativa austriaca, che – come la legge 40 in Italia – non consente la fecondazione eterologa. La norma era stata impugnata da due coppie austriache secondo cui la legge sulla fecondazione in vitro violava il loro diritto a formare una famiglia. Nel dispositivo pubblicato ieri, la “Grand Chambre” della Corte di Strasburgo stabilisce dunque la legittimità della legislazione dei Paesi comunitari che vietano il ricorso alla donazione di sperma e ovuli in vitro per avere un figlio. Sul significato di questa sentenza, Alessandro Gisotti ha intervistato il prof. Lucio Romano, presidente dell’associazione “Scienza e Vita”:

    R. – E’ una lettura sicuramente laica. In questa lettura laica si va a definire in maniera inoppugnabile che uno tra i diritti fondamentali dell’uomo è proprio quello di tutelare non soltanto la vita del concepito ma di tutelare anche una genitorialità che sia certa, sia sotto il profilo sociale sia sotto il profilo biologico e genetico. La sentenza va in sintonia con la Legge 40 che proibisce la fecondazione artificiale eterologa proprio perché oltre ad alterare il rapporto procreativo e creativo sicuramente andrebbe a dar luogo ad una alterazione di quel rapporto famigliare che invece sarebbe inquinato dalla cosiddetta “cooperativa genitoriale”, cioè la presenza di terzi che possono essere il donatore di sperma oppure la donatrice di ovociti.

    D. – Questo della certezza dell’identità dei genitori ribadito dalla Corte è un principio di ragione?

    R. - E’ sicuramente un principio di ragione facilmente condivisibile e che pone in maniera inequivocabilmente chiara il tema del diritto del concepito.

    D. - In qualche modo si può dire anche che la sentenza della Corte di Strasburgo stabilisce che non esiste un diritto al figlio …

    R. – Non esiste un diritto al figlio. Il primo diritto che esiste è quello del figlio di poter godere di un nucleo familiare che sia di chiaro riferimento certo. Il diritto al figlio molte volte si traduce semplicemente in una esigenza personale e assoluta e nella “cosificazione” della vita che si traduce nel ricorso alle tecniche più varie che molte volte sono anche soppressive per quanto riguarda la vita.

    D. - Quali conseguenze si potranno avere, anche pratiche, con questa sentenza che riguardava l’Austria ma evidentemente ha una proiezione più generale?

    R. – Io direi che soprattutto fa cultura e abbinata all’altra sentenza, quella della Corte di giustizia di pochi giorni fa, chiarisce in maniera inequivocabile il significato del diritto alla vita e soprattutto la non manipolabilità dell’embrione. La sentenza di ieri, invece, statuisce in maniera altrettanto chiara che bisogna tutelare i diritti fondamentali dell’uomo, il primo dei quali è il diritto alla vita e poi il dritto ad una genitorialità certa. (bf)

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    Alta tensione tra Stati Uniti e Iran sulla questione nucleare

    ◊   Cresce l’attesa in vista dell'8 novembre, giorno in cui sarà reso noto il rapporto dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica sull'arricchimento dell'uranio in Iran: martedì prossimo, infatti, l’Agenzia dell’Onu potrebbe annunciare che la Repubblica islamica si sta rapidamente avvicinando alla piena capacità di produrre armi nucleari. La stampa inglese, da giorni, riferisce che le forze armate britanniche si preparano a sostenere un attacco degli Stati Uniti contro il territorio della Repubblica islamica, per colpire le infrastrutture che Teheran starebbe utilizzando per realizzare l'atomica, soprattutto nell'area montagnosa attorno alla città di Qom. Israele, nei giorni scorsi, ha proceduto ad un'esercitazione, ipotizzando attacchi missilistici iraniani sull'affollata area di Tel Aviv in previsione di quella che potrebbe essere la reazione di Teheran ad un attacco israeliano o di suoi alleati ad impianti nucleari della Repubblica islamica. Sulle rinnovate tensioni nell’area mediorientale, Giada Aquilino ha raccolto il commento di Maurizio Simoncelli, vicepresidente dell’Istituto di ricerche internazionali Archivio Disarmo:

    R. – Il governo iraniano sembra continuare nell’atteggiamento di non collaborare con quanto richiesto dall’Agenzia internazionale per l’energia atomica. Anche un recente rapporto della medesima Agenzia dell'Onu, nel settembre scorso, riportava già un giudizio negativo sul comportamento del governo di Teheran. L’annuncio che arriva in questi giorni sulla stampa di un ennesimo potenziale attacco di Israele in realtà non è una novità; però, certamente, il fatto che l’Iran continui a non collaborare e abbia addirittura spostato una parte delle sue attrezzature per il programma nucleare – ufficialmente civile – nel cuore di una montagna fa presagire intenzioni non pacifiche, perché altrimenti il programma sarebbe trasparente. Altro discorso è, poi, se l’attacco militare può risolvere il problema: e questo è estremamente discutibile. Anche all’interno dello stesso Israele ci sono posizioni molto variegate: c’è anche chi dice che l’attacco non sarebbe risolutivo, addirittura potrebbe scatenare una reazione anche da parte degli alleati, pensiamo al Sud del Libano, alle forze ostili a Israele che sono lì presenti.

    D. – A che livello di produzione atomica potrebbe essere oggi l’Iran?

    R. – Aspettiamo tutti di avere questo nuovo rapporto. Sicuramente è andata avanti rispetto ad alcuni anni fa. E l’atteggiamento aggressivo del governo di Teheran fa temere il peggio. Sappiamo che ha sviluppato capacità significative negli ultimi tempi, anche se l’anno scorso il governo è stato messo in estrema difficoltà, perché c’è stato un attacco informatico che ha rallentato sensibilmente l’attività. Ma siamo solamente al livello di un tentativo di ritardare qualche cosa che si teme possa essere vicina. Si parla ormai di un paio d’anni: c’è chi dice 2013, chi dice 2014, ma queste sono fonti di “intelligence” e quindi vanno prese con estrema cautela. Il problema è capire se, nell’arco dei prossimi due anni, possa anche cambiare il governo all’interno dell’Iran, perché altrimenti si potrebbe addirittura aprire un conflitto che non è solamente confinato nell’area iraniana, ma andrebbe ad incendiare l’intero Medio Oriente.

    D. – Quindi, secondo lei, c’è il rischio che un attacco preventivo di Israele, Stati Uniti, Gran Bretagna agli impianti atomici iraniani possa poi incendiare ulteriormente tutto il Medio Oriente?

    R. – Sicuramente. Israele non è un piccolo Stato e si trova in una posizione geopolitica rilevante. L’Iran si trova in una situazione per cui può controllare lo Stretto di Ormuz, uno stretto importantissimo - attraverso il quale dal Golfo Persico escono centinaia e centinaia di navi destinate all’Asia, alla Cina, al Giappone, all’America e all’Europa - e non servono né armi nucleari, né grandi sistemi missilistici per poter bloccare quello Stretto. (gf)

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    Nubifragio a Genova: 6 morti, alcuni dispersi

    ◊   A Genova sei persone sono morte in seguito al violento nubifragio che, in queste ore, sta paralizzando diverse zone della città. Ci sono anche alcuni dispersi. Nel capoluogo ligure la situazione è critica. Sono usciti dagli argini anche i torrenti 'Bisagno' e 'Sturla'. Diverse strade sono state chiuse e vari sottopassi sono allegati. L’allerta permane in tutto il centro nord fino a domenica per una perturbazione che porterà piogge intense e mareggiate. A preoccupare, in particolare, è la situazione nel nord della Toscana e in Liguria, regioni già colpite dall’alluvione del 25 ottobre scorso che ha saturato il terreno. Procedono, intanto, i lavori di bonifica e vengono monitorati i vari fronti delle frane. ''La Protezione civile e' pronta: in questa fase l’importante è garantire la sicurezza delle persone'', ha dichiarato il capo della Protezione civile Franco Gabrielli da Firenze, dove proprio oggi si ricordano i 45 anni dall'alluvione dell'Arno che uccise 35 persone. Il servizio di Gabriella Ceraso:

    L’incubo fango è tornato tra la gente della Liguria e della Toscata: data l’allerta 2 emessa dalla Protezione Civile. Le piogge finora sono state deboli in Val di Vara e in Lunigiana, ma si attende l’intensificazione in giornata. E già alcuni fronti franosi tornano a muoversi, specie nello spezzino. Intanto va peggio nel centro e nel levante genovese travolti da un violento nubifragio, che sta provocando allagamenti e disagi: chiuse molte scuole. Tra la gente il timore maggiore riguarda l’evacuazione: il vice prefetto di La Spezia, dott.ssa Annunziata Gallo:

    R. - Le persone evacuate ammontano finora a 961 e sono gli abitanti di alcuni comuni della Val di Vara e alcuni nuclei familiari del comune di Amelia in Val di Magra.

    D. - Come sta reagendo la popolazione a questi spostamenti?

    R. - Direi molto bene. Hanno capito che cosa dovevano fare, che era per la loro protezione e anche per ridurre la mobilità nella circolazione stradale.

    D. - Dottoressa, ci sono ancora zone completamente isolate?

    R. - Direi di no: ogni comune e ogni frazione è stata presidiata ed è stato monitorato il loro territorio: sono stati individuati dei canali per far accedere almeno i mezzi di soccorso.

    D. - Su cosa si sta lavorando esattamente, perché ad Aulla, in Lunigiana, la Protezione sta lavorando proprio sui collegamenti?

    R. - Anche noi, perché la viabilità è fortemente compromessa e soprattutto i versanti del territorio sotto il profilo idrogeologico. Si sta lavorando in questo senso e per l’eliminazione dei detriti…

    D. - Il governatore della Toscana oggi ha detto: “Basta costruire case in territori a rischio!”. Vi siete fatti un’idea delle origini di tutto questo?

    R. - Saranno i tecnici a fare le valutazioni del caso. Quello che occorre evidenziare è che l’ondata di maltempo del 25 di ottobre è stata eccezionale e quindi una risposta non si poteva assolutamente dare in tempo reale.

    D. - Sappiamo anche che c’è una grossa macchina di raccolta fondi che si sta mettendo in moto…

    R. - Ci sono canali aperti di raccolta fondi e quindi conti correnti e numeri verdi… Non dobbiamo dimenticare che si tratta di piccoli centri che rappresentavano un po’ il gioiello delle Cinque Terre e sono - come si sa - patrimonio dell’Unesco: per questo la macchina della solidarietà si è mossa un po’ da tutto il mondo. (mg)

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    Si chiude la VI edizione del Festival Internazionale del Film di Roma

    ◊   La sesta edizione del Festival Internazionale del Film di Roma si chiuderà questa sera con la Premiazione Ufficiale in Sala Santa Cecilia al Parco della Musica, durante la quale verrà consegnato a Richard Gere il Premio Marc’Aurelio all’Attore, alla presenza della Giuria presieduta dal compositore Ennio Morricone. Dopo la Premiazione, omaggio ad Audrey Hepburn, con la proiezione della copia restaurata di Breakfast at Tiffany’s, capolavoro di Blake Edwards del 1961. Al Festival sono passati molti film capaci di intercettare le tante inquietudini del nostro presente, così come la ricerca del senso della vita. Il servizio di Luca Pellegrini:

    Tra polemiche tutte politiche, che in Italia non mancano mai, un concorso discreto ma non memorabile e ottimi titoli, invece, nelle sezioni dedicate ai giovani e alla documentazione della realtà, si chiude questa sera il Festival del Film di Roma con l’assegnazione dei Premi, che hanno dimostrato, come ormai sono tutti i premi di tutti i festival, avere ben poca influenza sul mercato e il botteghino. Il successo di pubblico di un film, insomma, risponde a variabili diverse dal giudizio che una Giuria internazionale, pur autorevole, affibbia a un film o un regista. Ci sono state, così, inaspettate scoperte di altissimo profilo, che si spera saranno distribuite nelle sale, titoli di autori curiosi e intelligenti che hanno rischiato affrontando temi come le crisi sociali, finanziarie e morali del mondo, le malattie e il coraggio di affrontarle, le derive della scienza senza regole di condotta, delle famiglie senza amore, dei figli senza futuro, dell’uomo afflitto da dubbi, poche certezze, qualche risposta. Come nel nuovo film di Salvatore Nocita, “La strada di Paolo”, che nel titolo richiama il nome dell'Apostolo e la sua conversione, storia di un camionista che affronta un viaggio inaspettato verso Gerusalemme, che gli cambierà la vita. Il regista si è avvalso anche delle indicazioni di due cardinali, Angelo Scola e Gianfranco Ravasi, da sempre attenti al mondo del cinema. Da quale esigenza nasce, chiediamo a Salvatore Nocita, questo suo film?

    R. - Dall’esigenza profonda di un uomo della mia età che a un certo momento riflette e la riflessione lo porta a risposte positive e a dubbi e quindi il tentativo di tradurre questi dubbi in un viaggio di speranza, in un viaggio di ricerche, è importante. Il viaggio è proprio inteso come metafora della vita.

    D. - Crede che saranno in molti a riconoscersi nella figura del camionista Paolo?

    R. – Chi ha un po’ il senso di riflettere su se stesso a un certo punto troverà elementi comuni. La storia di Paolo come esemplificazione, come metafora, è una strada comune e, quindi, spero di essere riuscito a tradurre in termini filmici, con linguaggi cinematografici, queste esigenze che sono le esigenze primarie dell’uomo. (bf)

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    Chiesa e Società



    Romania: incontro dei vescovi delle Chiese cattoliche di rito orientale

    ◊   “La crisi che il mondo vive è essenzialmente di carattere antropologico. Le conseguenze del secolarismo hanno provocato un’ingiustificata emarginazione di Dio e questa ha comportato un forte disorientamento dell’identità personale, per cui si diventa incapaci di giustificare se stessi e l’orientamento della esistenza”. Così mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, intervenendo al 14.mo incontro dei vescovi delle Chiese cattoliche di rito orientale, in corso ad Oradea, in Romania. Mons. Fisichella ha aggiunto che è necessario un nuovo “slancio missionario” per superare “alcune difficoltà”. Difficoltà che, nel corso dei decenni, si sono verificate “per un fraintendimento della missione della Chiesa e del compito di ogni battezzato di essere annunciatore del Vangelo di salvezza”. Aprendo il convegno, che si concluderà domenica, il vescovo di Oradea–Mare, mons. Virgil Bercea, si è soffermato, in particolare, sulle attività della Chiesa greco-cattolica della sua diocesi. “Siamo tutti protagonisti - ha detto - di una nuova evangelizzazione”. L’incontro, incentrato sul tema “Sarete i miei testimoni: l’evangelizzazione nelle Chiese cattoliche di rito orientale in Europa” si svolge sotto la direzione del Consiglio delle Conferenze episcopali europee (Ccee). Il cardinale Péter Erdö, presidente del Ccee e primate d’Ungheria, ha sottolineato che la nuova evangelizzazione “non è un metodo sociologico, ma rappresenta uno sforzo missionario necessario in tutti quei luoghi in cui il cristianesimo è già stato annunciato”. Il porporato ha espresso la convinzione che le Chiese cattoliche orientali abbiano molto da offrire in questo ambito, ricordando che, in quasi tutti i Paesi dell’Europa dell’Est, queste Chiese erano state giuridicamente oppresse dal regime comunista. “La fede cristiana, l’amore per Gesù e per la Sua Chiesa – ha aggiunto il cardinale Péter Erdö - sono oggi, come sempre, essenziali per un’Europa sana, capace di superare la propria crisi e di tenere insieme, senza omologazioni, le diversità culturali e religiose”. “Siamo in un mondo molto secolarizzato - ha concluso il presidente del Ccee - e, paradossalmente, assetato di Dio e del senso della vita”. All’incontro – rende noto l'agenzia Sir – è intervenuto anche il capo della Chiesa greco-cattolica della Romania, mons. Lucian Mureþan. "I cristiani - ha detto - sono vittime di persecuzioni in tutto il mondo. Si tratta di sfide impegnative legate al relativismo e alla secolarizzazione". Mons. Mureþan si è soffermato, in particolare, sulla “necessità di trovare soluzioni nel reale contesto socio-culturale” e del dovere della Chiesa di “rispondere ai bisogni spirituali” relativi alla nuova evangelizzazione. Il sindaco di Oradea, Ilie Bolojan, ha infine lodato la buona collaborazione tra Chiesa e autorità civili, sottolineando che la comunità greco-cattolica “mette in pratica i valori cristiani”. (A.L.)

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    Colloquio a Mosca fra il Patriarca Kirill e l’arcivescovo Paolo Pezzi

    ◊   Il progresso delle relazioni tra la Chiesa ortodossa russa e la Chiesa cattolica e la necessità di proseguire la collaborazione nella messa in opera dei progetti comuni riguardanti la difesa della vita umana, dal concepimento alla morte naturale. Sono i principali temi al centro del colloquio che il Patriarca di Mosca, Kirill, ha avuto martedì scorso novembre, nella sua residenza di lavoro, con l’arcivescovo di Madre di Dio a Mosca, monsignor Paolo Pezzi. Al centro del colloquio, anche l’intangibilità dei valori della famiglia in seno alla società; la situazione delle parrocchie cattoliche in Russia. Si è trattato di un incontro – rende noto l’Osservatore Romano - che ha confermato il buono stato dei rapporti fra le due Chiese: “Negli ultimi anni – ha affermato il Patriarca Kirill - ho notato un cambiamento teso a migliorare le relazioni fra le persone appartenenti alle comunità ortodossa e cattolica in Russia. Sono sparite le tensioni che esistevano negli anni Novanta, grazie agli sforzi congiunti di entrambe le parti. I rapporti fra ortodossi e cattolici – ha aggiunto - si trovano ora in una fase di «serena cooperazione”, soprattutto per quanto riguarda la salvaguardia dei principi cristiani di fronte al consumismo, all’edonismo e all’egoistica ricerca del profitto. In particolare il Patriarca Kirill, nel corso del colloquio con mons. Pezzi, ha denunciato - come si legge in una nota diffusa dal Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne (Decr) del Patriarcato di Mosca - l’influenza del pensiero secolarista che tenta di imporsi, quotidianamente, alla coscienza dell’uomo moderno. Un’influenza che contempla l’incitamento al consumo, al profitto, alla ricerca del piacere. “Senza che al riguardo venga orchestrata una speciale propaganda, ciò tuttavia distrugge il sistema dei valori cristiani dall’interno”, ha spiegato il Patriarca Kirill, aggiungendo che “la Chiesa ortodossa e la Chiesa cattolica sono parimenti interessate alla conservazione di questo sistema di valori. Poter oggi lavorare insieme – ha concluso - è un fattore importante per il consolidamento della società russa e per il radicamento delle norme di vita cristiana nella nostra società”. Lo scorso 29 settembre scorso, Benedetto XVI ha ricevuto in udienza a Castel Gandolfo il metropolita Hilarion, presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca, in visita in Italia. Il giorno precedente e il giorno successivo, Hilarion ha avuto colloqui con il cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, con il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, con il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio consiglio della cultura, e con il cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano. Tra gli argomenti affrontati — riferisce il sito ufficiale del Decr — le prospettive di collaborazione tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa russa nella difesa dei diritti dei cristiani nei Paesi in cui essi sono discriminati e, più in generale, nella salvaguardia dei valori etici di fronte al secolarismo militante, i risultati del dialogo teologico e l’importanza dell’istruzione teologica, le possibilità di scambio di insegnanti e studenti. (A.L.)

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    Vocazioni sacerdotali. Il cardinale Grocholewski: ci sarà sempre bisogno di sacerdoti

    ◊   “A quasi cinquant’anni dall’inizio del Concilio, avvertiamo che l’invito dei Padri conciliari a rafforzare l’azione pastorale per dare incremento alle vocazioni sacerdotali risulta ancora attualissimo”. Lo ha detto ieri pomeriggio a Roma il cardinale Zenon Grocholewski, prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica, nella prolusione ai lavori del convegno su “’Io ho scelto voi’. Sacerdoti per il nostro tempo”. L’incontro, che si conclude oggi, è stato promosso per celebrare il 70.mo anniversario di fondazione della “Pontificia Opera per le Vocazioni Sacerdotali”. Il 4 novembre 1941 - ha ricordato il cardinale Grocholewski - Papa Pio XII creò questa Opera con il Motu proprio "Cum nobis", con lo scopo di promuovere ed accompagnare le vocazioni sacerdotali. Il cardinale – rende noto l'agenzia Sir - ha poi sottolineato l’attualità del tema delle vocazioni, affermando che “dopo 70 anni, tutti avvertiamo quanto fosse illuminata l’intuizione di Pio XII”. Il porporato si è quindi soffermato sul tema della preghiera per le vocazioni, che deriva da un preciso “comando di Gesù”: “La messe è molta, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il padrone della messe perché mandi operai per la sua messe”. “E’ soprattutto nell’epoca moderna – ha affermato il cardinale – che la Chiesa riscopre l’invito di Gesù a pregare il Padre perché mandi operai nella sua messe”. Dopo aver ricordato che “oggi, di fronte alla crisi delle vocazioni sacerdotali nel mondo secolarizzato”, questo invito “è diventato ancora più urgente”, il cardinale ha detto che una vocazione si compie quando ci si immerge in un’altra volontà, quella di Dio. Il prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica ha infine affermato che “anche in questo tempo, nel quale la voce del Signore rischia di essere sommersa in mezzo a tante altre voci, ogni comunità ecclesiale è chiamata a promuovere e a curare le vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata. Gli uomini, infatti, hanno sempre bisogno di Dio, anche nel nostro mondo tecnologico, e ci sarà sempre bisogno di Pastori che annunciano la sua Parola e fanno incontrare il Signore nei Sacramenti”. (A.L.)

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    Minori: oltre 100 milioni i bambini nel mondo che lavorano in strada

    ◊   Cento milioni di bambini in tutto il mondo vivono e lavorano in strada. Il punto sulla situazione è stato fatto il 1° e il 2 novembre scorsi a Ginevra, durante una consultazione di esperti invitati dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani. L’obiettivo – rende noto l'agenzia Sir – è di “ridurre il gap tra politiche e prassi” ed elaborare un nuovo rapporto in materia. Critico con la metodologia dell’incontro è Cristiano Morsolin, operatore per la difesa dell’infanzia in America Latina, che vive e lavora a Bogotà con i ragazzi di strada: “Troviamo anche tanta incomprensione da parte degli organismi internazionali”. “A Ginevra sono stati convocati esperti che si occupano di lavoro minorile ma non sono state invitate le organizzazioni degli stessi bambini, le reti internazionali dei Nats, che chiedono il diritto ad un lavoro dignitoso e all’educazione”. Anche padre Javier Herran, rettore dell’Università Politecnica di Quito (Ecuador), osserva che “la quotidianità dei bambini e delle bambine indigene è lontana dagli accordi internazionali, dalle leggi costituzionali”. “Il nostro accompagnamento pedagogico deve promuovere l’incontro a partire dalla diversità, favorendo la conoscenza, rompendo i pregiudizi e costruendo cammini di emancipazione”. (A.L.)

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    Alluvioni nel Centro America: emergenza ancora alta

    ◊   La situazione in Centro America continua ad essere molto grave. Anche se le piogge si sono placate rispetto alla furia delle scorse settimane, persistono comunque condizioni difficili. In El Salvador, dove operano i volontari di Fundipro, controparte locale dell’associazione I Sant’Innocenti, molti degli sfollati sono stati accolti in centri allestiti all’interno di scuole e strutture statali che ospitano centinaia di persone accampate. “Le città – raccontano i volontari - sono devastate dal fango, alcuni villaggi sono completamente isolati dall’acqua e della terra da essa portata”. Serve di tutto: cibo, medicine, vestiti. Molte famiglie sono disperate. “L’acqua – proseguono i volontari - ha spazzato via quel poco che avevano e dovranno ricominciare tutto dall’inizio; spesso si cerca di portare un po’ di speranza a chi si è visto togliere tutto”. Le piogge intense di questi giorni hanno colpito oltre 150.000 persone, 50.000 delle quali costrette ad abbandonare le proprie case, danneggiando anche circa 19.000 abitazioni. Inondazioni – rende noto il Sir - che oltre ad aggravare la situazione di povertà in cui versano molti salvadoregni, hanno anche causato la perdita del 70% della produzione agricola nella zona del “Bajo Lempa”, nell’est del Salvador. Nel centro per sfollati allestito presso la scuola “Walter Soundy” continuano quotidianamente ad arrivare nuove persone, tra cui molti bambini. I volontari di Fundipro promuovono in questi giorni varie iniziative rivolte, soprattutto, ai bambini: “Cerchiamo di raccontare loro, inscenando qualche situazione divertente, l’importanza dell’igiene personale, soprattutto delle mani, prima dei pasti. I bambini sembrano divertirsi, speriamo che continuino a seguire queste semplici norme anche quando non siamo con loro, perché il rischio di epidemie è ora, come si può immaginare, molto alto”. I volontari continuano anche ad occuparsi nella distribuzione di generi alimentari, medicine e vestiti in una zona nell’estrema periferia della capitale nella provincia della città di Sonsonate, rimasta isolata per quasi una settimana. “Per raggiungerla – concludono i volontari - abbiamo dovuto letteralmente superare fiumi di fango”. (A.L.)

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    Allarme siccità nel Sahel: la carestia potrebbe colpire milioni di persone

    ◊   Creare nuove stazioni meteorologiche per monitorare pluviometria e siccità, rilanciare lo sfruttamento delle acque sotterranee ma, soprattutto, rafforzare la cooperazione regionale: sono le prime proposte del Comitato permanente interstatale per la lotta alla siccità nel Sahel (Cilss) al termine di una riunione tenuta a Nouakchott. Alla luce di un grave deficit di piogge durante l’ultima stagione umida, che fa temere un deteriorarsi della sicurezza alimentare su scala regionale, il Cilss ha già convocato un nuovo incontro per il 20 novembre a Cotonou, in Benin. Mauritania, Burkina Faso, Ciad e Niger sono i Paesi più colpiti da una stagione umida che quest’anno, da aprile a ottobre, è stata particolarmente breve, con piogge irregolari che hanno anche danneggiato buona parte delle colture. I nove ministri dell’agricoltura dei Paesi membri del Cilss – riferisce l’agenzia Misna - hanno lanciato l’allarme per la carestia che, nei prossimi mesi, potrebbe colpire milioni di persone nel Sahel, regione dipendente da costose importazioni di riso e grano. Secondo il Programma Alimentare Mondiale (Pam) in Mauritania almeno un quarto della popolazione, circa 700.000 persone, sono già in preda ad una grave insicurezza alimentare. Per fronteggiarla il governo ha varato un piano di intervento di 100 milioni di euro e annunciato la vendita, a prezzo fisso, di prodotti di prima necessità. In Niger almeno otto regioni, a vocazione agro-pastorale, hanno annunciato un forte calo dei raccolti. Un milione di persone hanno già bisogno di aiuti alimentari urgenti. Stesso scenario in Burkina Faso dove un terzo dei comuni, ben 146 su 351, ha fatto registrare un forte deficit produttivo di cereali vitali per la sopravvivenza della popolazione. Per affrontare la nuova crisi i Paesi del Cilss, organismo regionale istituito nel 1973 con l’obiettivo di investire nell’agricoltura e di lottare contro desertificazione e siccità, hanno avviato consultazioni con la Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (Cedeao). Dalla prossima riunione di Cotonou, dovrebbe uscire un piano di azioni concrete in risposta alla critica situazione alimentare dell’intera regione. (A.L.)

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    Egitto. Il vescovo copto-ortodosso di Beba: è il momento più difficile per i cristiani

    ◊   “I cristiani in Egitto stanno vivendo il momento più difficile degli ultimi secoli”. Lo ha dichiarato parlando con l'organizzazione Aiuto alla Chiesa che Soffre il vescovo copto-ortodosso della diocesi di Beba, mons. Stephanos. “I cristiani – ha detto - vengono uccisi sotto gli occhi dei media internazionali, la polizia non interviene e nessuno viene punito”. Il presule, che durante una visita alla sede internazionale della nota organizzazione, ha voluto ricordare il numero crescente di attacchi contro luoghi di culto. Nel corso degli ultimi mesi, varie chiese sono infatti state rase al suolo o andate distrutte in Egitto. L'esponente copto ha denunciato anche i tentativi da parte dei media ed organi di informazione di insabbiare o oscurare tali eventi. “Fortunatamente – ha sottolineato il presule - alcuni video girati durante le manifestazioni del 9 ottobre, e trasmessi da alcune emittenti gestite dalla Chiesa copta, sono riusciti ad aver una certa eco internazionale e, per una volta, gli episodi di violenza sono stati ben documentati”. Secondo mons. Stephanos, i media egiziani incentivano la discriminazione, che soffre la comunità copta nel Paese. “I tentativi di escludere i cristiani – ha ricordato il vescovo - sono innumerevoli. Ad esempio gli annunci lavorativi richiedono espressamente donne che indossino il velo”. “Gli egiziani sono spesso dissuasi dall’intrattenere alcun tipo di relazione commerciale con i cristiani che, in molti casi, sono stati costretti a chiudere o a cedere le proprie attività”. Per il vescovo copto-ortodosso, il martirio fa parte del patrimonio genetico dei copti sin dagli esordi del cristianesimo. Ciononostante, i copti non solo continuano a guardare alla Chiesa “come ad una madre”, ma inoltre “sono sempre pronti a sostenere la loro Chiesa e la loro nazione senza alcuna esitazione”. Mons. Stephanos si è detto infine molto scettico sull'esito delle elezioni programmate per domenica 6 novembre. “Il futuro non appare affatto roseo, anche se i copti - considerata la loro forza numerica - possono giocare un ruolo decisivo”. Secondo i dati di Aiuto alla Chiesa che Soffre, i cristiani sono oggi circa 12 milioni (in maggioranza copto-ortodossi) su una popolazione totale di 76 milioni di abitanti. (A.L.)

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    Pakistan: coppia cristiana sequestrata e convertita all’islam

    ◊   Il fine era trovare e uccidere Amanat Masih, un cristiano accusato ingiustamente di blasfemia, arrestato ma poi liberato da un tribunale che ha accertato la falsità delle accuse. Per questo un gruppo di militanti integralisti islamici, guidati da un imam, ha rapito Shahzad Masih, 23 anni, figlio di Amanat Masih, e sua moglie Rukhsana Bibi, 20 anni. Li hanno sequestrati il 26 ottobre scorso nel loro villaggio natio, Farooqabad, nei pressi di Sheikhpura, nella provincia del Punjab. Li hanno percossi - riporta l'agenzia Fides - e costretti a recitare le preghiere islamiche, sotto minaccia di morte. Li hanno tenuti in ostaggio per 10 giorni, per far sì che Amanat Masih venisse allo scoperto e si consegnasse loro, in cambio della libertà della coppia di giovani. Amanat Masih, infatti – arrestato in base alla legge sulla blasfemia nel 2007, ma poi assolto dalla Corte d'appello – vive in clandestinità per la sicurezza della sua vita. Il tutto, nota l’Ong “World Vision in Progress”, che ha segnalato il caso, è avvenuto sotto la copertura di influenti politici musulmani della “Pakistan Muslim League – N”, partito che è presente nel Parlamento nazionale e che è al governo nella popolosa provincia del Punjab. Gli altoparlanti della moschea di Farooqabad hanno perfino annunciato ufficialmente che “Shahzad Masih e Rukhsana Bibi hanno abbracciato l'islam e abbandonato la fede cristiana”. La trappola era pronta per adescare Amanat e compiere l’ennesimo omicidio extragiudiziale di un cristiano ritenuto “blasfemo”. Solo il pronto intervento presso le autorità di polizia da parte dell’Ong “World Vision in Progress”, che già offriva protezione ad Amanat, ha evitato altro spargimento di sangue e ha permesso – in uno dei rari casi conclusisi con successo – la liberazione della coppia di giovani. Secondo “World Vision in Progress”, in Punjab si sono registrati, negli ultimi 3 mesi, 24 casi di conversione forzata all'islam di donne cristiane. Il 96% dei casi di blasfemia si verifica nella provincia del Punjab – aggiunge l’Ong – e la maggior parte dei casi restano impuniti. (R.P.)

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    India: i vescovi del Karnataka chiedono giustizia per 150 giovani cristiani

    ◊   Una delegazione guidata dall’arcivescovo di Bangalore, mons. Bernard Blasius Moras, ha reiterato al Primo ministro dello Stato del Karnataka, in India, la richiesta di chiudere i dossier di accusa aperti riguardanti 150 giovani cristiani. L’arcivescovo e il presidente del Forum dei cristiani uniti del Karnataka hanno chiesto che vengano chiusi quei casi. I giovani sotto inchiesta - precisano - sono innocenti e sottoposti ad investigazioni e limitazione della loro libertà personale. Il primo ministro aveva già promesso all’arcivescovo Moras e al vescovo di Mangalore che avrebbe chiuso, prima possibile, i dossier contro i giovani. Ma al momento continua l’impasse. Le autorità locali hanno anche precisato che il ritiro delle denunce richiede tempo perché i verbali di polizia devono essere verificati dal procuratore. In Karnataka, intanto, la situazione della comunità cristiana è sempre più grave. Prosegue, in particolare, la persecuzione da parte di fondamentalisti indù. Secondo fonti locali, in molti casi sarebbe stata riscontrata anche la complicità della polizia. Sajan K George, presidente del Global Council of Indian Christians, ha dichiarato all'agenzia AsiaNews che la giustizia per le vittime dell’ondata di violenza contro i cristiani è lenta e inefficace. Sono almeno 37 i casi di aggressione registrati dall’inizio dell’anno. (A.L.)

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    Terra Santa. La Natività patrimonio dell'Unesco? Perplessità delle Chiese di Betlemme

    ◊   La Chiesa della Natività di Betlemme, patrimonio dell’Umanità già nel 2012? E’ quanto sperano i palestinesi dopo che lo scorso 31 ottobre la Palestina è diventata membro a pieno titolo dell’Unesco, l'agenzia dell'Onu per la cultura, la scienza e l'istruzione. I palestinesi, infatti, potranno ratificare la Convenzione del 1972 sul Patrimonio mondiale, che permetterà loro di chiedere che alcuni dei siti nel loro territorio vengano inseriti nel Patrimonio dell’Unesco. Tuttavia, secondo quanto riferito oggi all'agenzia Sir dal Custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa, “la Custodia, il patriarcato greco e quello armeno, che gestiscono la basilica della Natività, esprimono perplessità su questa richiesta all’Unesco. Non abbiamo nessun problema per il riconoscimento della città di Betlemme come Patrimonio Unesco – dichiara il Custode – non siamo invece molto entusiasti per ciò che riguarda la Natività. Si tratta di un’iniziativa che ci complica la gestione perché secondo le norme dell’Unesco il responsabile della gestione dei luoghi, davanti all’agenzia Onu, è il Governo e non il proprietario del sito. Come Custodia, patriarcato greco e armeno abbiamo ufficialmente chiesto all’Autorità nazionale palestinese di fare richiesta solo per la città lasciando fuori la basilica, da inserire eventualmente in un secondo momento, quando la situazione, anche politica, sarà più calma”. Il timore di padre Pizzaballa è che “i luoghi santi vengano usati a fini politici” vista anche la recente richiesta da parte del presidente Abu Mazen all’Onu di vedere riconosciuto lo Stato palestinese. “In questo momento non vogliamo diventare, da un lato, i guardiani di Luoghi gestiti da Governi, e dall’altro, essere strumentalizzati per questioni nelle quali i luoghi santi non devono entrare”. L’Autorità palestinese, come riferito dal Patriarcato latino di Gerusalemme, aveva già formalmente presentato, nel febbraio scorso, la candidatura di Betlemme, città natale di Cristo, a Patrimonio dell'Umanità. Ma per una questione di status, la richiesta era stata negata. La domanda sarà di nuovo vagliata nel mese di giugno 2012 a San Pietroburgo e la decisione definitiva si avrà il mese dopo. Significativo, a tale riguardo, il titolo del dossier presentato dai palestinesi per Betlemme Patrimonio dell'Umanità: "Casa natale di Gesù: Chiesa della Natività e la via di pellegrinaggio". Betlemme è il primo sito turistico dei Territori palestinesi. La città ha ospitato una folla record di pellegrini durante l'ultimo Natale e ha accolto, nel 2010, circa 1,5 milioni di visitatori. L'obiettivo per il 2011 è quello di superare i due milioni. (R.P.)

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    Francia: prolusione del cardinale Vingt-Trois all'Assemblea plenaria dei vescovi

    ◊   La crisi che sta attraversando l’Europa, le elezioni in Francia, i giovani, la primavera araba e la nuova evangelizzazione: sono alcuni dei temi toccati dal cardinale André Vingt-Trois, arcivescovo di Parigi e presidente della Conferenza dei vescovi di Francia, nel suo discorso di apertura dell’Assemblea plenaria d’autunno che si sta svolgendo a Lourdes. Ai presuli che da oggi e fino al 9 novembre discuteranno anche di bilanci e prossimo Sinodo a Roma, il porporato ha puntualizzato che l’attuale realtà europea è quella di una “crisi di sistema” e riguardo alle prossimo elezioni presidenziali in Francia ha sottolineato che è necessario che “uomini e donne politici affrontino la loro missione con lucidità e franchezza” ed ha deprecato “le aggressioni sull’integrità o le intenzioni” dei candidati che sfociano nell’odio e nel disprezzo. Circa la situazione economica della Francia e il debito pubblico, il cardinale Vingt-Trois ha affermato che occorre avere il coraggio di dare il via a nuovi stili di vita e a consumi più ragionevoli ed equi e con lo sguardo agli altri Paesi europei ha esortato a non lasciarsi “trascinare in una spirale di egoismo, isolamento o di xenofobia. E’ in questo contesto difficile che siamo chiamati a testimoniare il Vangelo nella nostra società democratica e nel nostro Stato laico” ha detto inoltre il presidente della Conferenza episcopale francese sollevando riflessioni sulla normativa francese che riguarda i rapporti fra Stato e culti e ancora oggi oggetto di diverse interpretazioni. “Una lotta efficace contro i comportamenti fanatici non scaturirà dall’esclusione delle religioni dallo spazio pubblico” ha aggiunto il porporato che ha anche espresso solidarietà per i cristiani perseguitati nei Paesi musulmani e per quanti non hanno la libertà di cambiare religione. E non è mancato un accenno sulla “primavera araba” e sui suoi possibili esiti; il cardinale Vingt-Trois ha precisato che i risultati delle elezioni in Tunisia forniscono chiarimenti, così come l’intenzione in Libia di redigere una costituzione che si basi sul Corano. Con lo sguardo ai Paesi del Medio Oriente il porporato ha poi espresso solidarietà per quanti vivono situazioni difficili e ha inoltre accennato al Benin, che si prepara ad accogliere il Papa e alla Repubblica Democratica del Congo in pieno periodo elettorale. Sulle nuove generazioni il cardinale Vingt-Trois si è soffermato analizzando in particolare l’esperienza della Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid che invita a trovare nuovi modi per porsi ai giovani per dar loro le risposte che cercano. Infine il porporato ha rivolto l’invito a guardare alla nuova evangelizzazione, e ciò sia in vista del Sinodo del 2012, sia riguardo alle forme attraverso le quali rapportarsi alla società di oggi. (T.C.)

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    Vietnam: leader religiosi uniti per la pace e il bene comune nel nome di San Francesco

    ◊   I leader religiosi in Vietnam “lavoreranno per la pace e per il bene comune”: è l’impegno solennemente assunto da 35 leader religiosi cattolici, baha’i, buddisti, musulmani, protestanti e di culti indigeni come “hoa hao”, “cao dai” e “minh ly”. I leader - riferisce l'agenzia Fides - hanno partecipato ad un incontro interreligioso organizzato dalla Provincia dei Frati Minori e dalla Commissione per dialogo interreligioso dell'arcidiocesi di Ho Chi Min City, alla presenza del cardinale John Baptist Pham Minh Man, di altri vescovi e di oltre 450 fra preti, religiosi e laici. L’incontro, titolato “Insieme per fare pace” e celebrato il 27 ottobre scorso, intendeva approfondire “il significato della pace e del dialogo proposto da Gesù Cristo e vissuto da san Francesco d'Assisi, per dare un'opportunità ai leader delle religioni locali di approfondire la comprensione reciproca”, ha spiegato il francescano padre Giovanni Nguyen Phuoc. L'evento, in sintonia con la Giornata vissuta dal Papa il 27 ottobre ad Assisi, ha visto relazioni su: “La teologia del dialogo interreligioso”, del sacerdote diocesano padre Francis X. Bao Loc; “Storia e significato dello Spirito di Assisi”, di fra Francis X. Vu Phan Long; “San Francesco d’Assisi e lo spirito di pace, di fraternità e di riconciliazione”, curata da padre Giovanni di Dio Nguyen Phuoc; “Vivere lo Spirito di Assisi nel contesto attuale”, proposta da padre Paul Nguyen Dinh Vinh. In quest’ultima relazione, padre Paul Nguyen Dinh Vinh ha suggerito ai seguaci di tutte le religioni di condurre una vita di preghiera, visitando le comunità religiose, rispettando le differenze, scoprendo valori comuni alle tradizioni religiose diverse, servendo i poveri e gli emarginati, lavorando insieme per il bene comune. Ho Oai Phuoc, leader del culto indigeno “cao dao” – ma con moglie e figli cattolici – ha detto che lo spirito di Assisi incoraggia la gente locale a imparare la tolleranza religiosa nella società multireligiosa del Vietnam. Dai Bac, 72 anni, leader del culto “minh ly”, ha espresso la speranza che il governo apra maggiormente le sue politiche religiose e crei le condizioni perchè le religioni possano essere realmente a servizio delle persone. (R.P.)

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    Religioni e preghiera. Padre Bejan: “costruttori di pace a partire dalla fede”

    ◊   “Il mondo ha bisogno di costruttori di pace a partire dalla fede. Ancorato in Dio, l’uomo santifica il luogo dove vive e aiuta gli altri fraternamente a camminare insieme: questo è lo ‘spirito di Assisi’”. Ne è convinto padre Silvestro Bejan, francescano conventuale e delegato generale per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso del Cefid (Centro francescano internazionale per il dialogo, con sede ad Assisi), che ieri pomeriggio ha tenuto a Padova la prolusione del Dies academicus dell’Istituto superiore di Scienze religiose. Il tema della riflessione, cui è stata dedicata la seduta accademica è: “A 25 anni dall’incontro interreligioso di Assisi: religioni e preghiera”. “La pace – spiega padre Bejan le cui parole sono state riprese dall'agenzia Sir - è un dono che l’essere umano chiede a Dio nella preghiera”; per questo “il mondo non può fare a meno della preghiera” e “questa è la lezione permanente di Assisi”. La preghiera “si basa sulla credenza religiosa e se le credenze religiose sono diverse, anche le preghiere saranno differenti”; per questo, precisa, la formula scelta per l’evento del 1986 era “essere insieme per pregare”, non “pregare insieme” tra esponenti di religioni diverse. “Il pellegrinaggio ad Assisi” non era voluto per “pregare insieme”, ma per “stare insieme per pregare”. Secondo padre Bejan non si può pertanto parlare di “relativismo religioso” o di errata convinzione che “ogni religione sia buona quanto un’altra”, né di sincretismo religioso o di ricerca di un “minimo comune dominatore”, bensì di “spinta al cammino verso la verità”, facendosi “carico insieme della causa della pace contro ogni specie di violenza”. E se l’espressione “lo spirito di Assisi” è diventata “uno slogan fortunato ma anche inflazionato, utilizzato in ambiti diversi fra loro ed appartenenti a registri talvolta in palese contraddizione”, padre Bejan invita ad opporsi alla “deformazione del messaggio delle religioni e dei loro simboli. La felice formula, non ‘pregare insieme’, ma ‘stare insieme per pregare’ tra esponenti di religioni diverse va ancora approfondita”. Compito della teologia è allora “stroncare le forzature e disincrostare l’espressione dai significati ‘abusivi’ che le sono stati attribuiti”. La vera sfida è “riscoprire il valore dell’intuizione e portarlo a effetto percorrendone la strada e allo steso tempo operando un discernimento su quella continua e viva rielaborazione che l’idea nel tempo ha ricevuto”. Compito della teologia, conclude il religioso, è “testimoniare” che lo “spirito di Assisi” si trova “seminato nei cuori di tanti pellegrini” e continua a “pellegrinare” e “soffiare”. (A.L.)

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    Paraguay: i vescovi analizzano la realtà del Paese

    ◊   La Conferenza episcopale del Paraguay (Cep) si prepara ad analizzare la realtà nazionale ed ecclesiale nel contesto della prossima riunione ordinaria dell'anno 2011, che si svolgerà da lunedì 7 novembre a venerdì 11. Ad aprire i lavori sarà il nunzio apostolico. All'ordine del giorno la valutazione delle attività svolte nel 2011, il rapporto delle commissioni e dei gruppi di coordinamento, l'Università Cattolica e il Seminario maggiore nazionale. Si dovrà anche eleggere la nuova presidenza della Cep. Attualmente presidente della Conferenza episcopale è mons. Pastor Cuquejo, arcivescovo di Asuncion, che consegnerà l'incarico al suo successore, scelto tramite il voto. Per compiere un’analisi della realtà nazionale, i vescovi desiderano essere ben informati circa i problemi esistenti sul piano sociale e approfondire anche gli aspetti economici e politici, proprio per questo, secondo le informazioni raccolte dall’agenzia Fides, hanno chiesto il parere di alcuni specialisti, di ispirazione cattolica, ben inseriti nella realtà nazionale. Dopo aver ascoltato gli esperti, i vescovi discuteranno sulla situazione nel paese, ha informato il vescovo di Caacupé, mons. Claudio Giménez, vicepresidente della Conferenza episcopale. Lo stesso vescovo ha espresso la sua preoccupazione per la gestione del Presidente Fernando Lugo, riconoscendo l'inefficienza dello Stato. “Siamo sempre preoccupati della situazione del Paese – ha detto il vescovo -. Abbiamo a che fare con molte persone di ogni tipo nelle nostre diocesi, e questo si ripercuote nella vita sociale e nella vita della Chiesa, perché la Chiesa è immersa nella società, quindi non può proprio evitare di essere coinvolta in tutto ciò che accade”. La Chiesa del Paraguay attende la nomina di diversi vescovi da parte del Santo Padre e la creazione di nuove circoscrizioni ecclesiastiche. (R.P.)

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    Argentina sotto shock per l’incidente costato la vita a 6 bambine e a 2 insegnanti

    ◊   L’Argentina è scioccata in seguito alla tragedia verificatasi lo scorso 2 novembre, vicino a San Luis, che ha provocato la morte di due insegnanti e 6 bambine tra i 10 e gli 11 anni. Secondo le informazioni raccolte dall’agenzia Fides, poco prima di mezzogiorno l'autobus sul quale viaggiavano 49 persone, alunne della scuola cattolica Santa Maria di San Luis ed insegnanti, è stato investito da un treno merci che trasportava carbone, vicino alla cittadina di Zanjitas. Le alunne erano dirette a Cazador, ad una quarantina di chilometri da San Luis, per portare viveri e indumenti ai bambini dell’unica scuola di Cazador, in una zona molto povera. Il sacerdote Daniel Pérez, che viaggiava in automobile davanti all'autobus per indicare la strada all’autista, ha raccontato che si è sentito solo un rumore terribile. L’autobus è stato trascinato dal treno per circa 150 metri. Il vescovo di San Luis, mons. Pedro Daniel Martínez Perea, si è subito recato all’ospedale di San Luis dove sono stati portati i feriti. Ha riferito commosso che le bambine erano contente di partecipare a questa missione e di poter aiutare coloro che sono molto poveri. La polizia sta indagando sulle dinamiche dell’incidente, ipotizzando un guasto dell’autobus che lo ha fermato proprio quando stava attraversando i binari. (A.L.)

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    Nepal: proteste di cristiani, kirati e musulmani per la mancanza di aree cimiteriali

    ◊   Cristiani, musulmani e kirati nepalesi hanno iniziato uno sciopero della fame per chiedere la creazione di cimiteri dove seppellire i propri morti. Protestano contro l’inerzia del governo, accusato di non fare nulla per risolvere il problema, nonostante i proclami. Iniziata lo scorso 2 novembre a Kathmandu, la manifestazione si sta estendendo in altre regioni del Paese. Centinaia di persone hanno aderito allo sciopero organizzato davanti al palazzo di Singhadarbar, sede dell’amministrazione della capitale. Ieri il governo ha formato un comitato composto da sette esperti con l’obiettivo di decidere entro un mese una serie di luoghi nella capitale adatti alla costruzione di cimiteri per cristiani, kirati e musulmani. A tutt’oggi il comitato, non si è mai riunito, ma il ministero della Cultura nepalese sostiene che qualsiasi decisione sulle sepolture deve passare al vaglio del gruppo di esperti. Intanto, alle minoranze religiose è vietata la sepoltura all’interno della città. Nei cimiteri si inumano più corpi in una sola bara oppure si seppelliscono i cadaveri di nascosto senza lapide, per paura di reazioni violente da parte degli indù. In questi ultimi anni, Kathmandu – ricorda l'agenzia AsiaNews - ha subito una grande speculazione edilizia. Questo fenomeno ha limitato la disponibilità di terreni liberi e ridotto le aree un tempo destinate ai cimiteri per cristiani e ad altre minoranze. Per risolvere il problema, nel 2009 le autorità hanno concesso ai cristiani la foresta di Shleshmantak vicino al tempio indù di Pashupatinath. La decisione ha scatenato le proteste degli indù e costretto il governo locale a vietare l’utilizzo della zona. Per ordine della Corte suprema il divieto è stato tolto. Tuttavia, da mesi, polizia e autorità del tempio impediscono le sepolture. Dallo scorso febbraio, cristiani, musulmani e kirati, organizzano manifestazioni di protesta contro l’atteggiamento repressivo del governo locale, che con l’unico scopo di rimandare il problema, continua a firmare patti e accordi di intesa senza, di fatto, applicarli. (A.L.)

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    India: gli ultimi cinque pescatori srilankesi liberi grazie all’intervento della Chiesa

    ◊   Grazie alla mediazione dell’arcidiocesi di Cuttack–Bhubaneswar, il governo dell’Orissa ha liberato ieri gli ultimi cinque pescatori srilankesi dei 24 arrestati in settembre, con l’accusa di invasione delle acque territoriali indiane. Il rilascio è avvenuto in anticipo rispetto a quanto affermato negli scorsi mesi dalle autorità. Il 3 ottobre scorso - riferisce l'agenzia AsiaNews - il tribunale aveva annunciato la scarcerazione dei prigionieri non prima del gennaio 2012. La liberazione dei 24 pescatori è iniziata lo scorso 1° ottobre, quando padre Dibakar Parichha, segretario di Giustizia, pace e sviluppo dell’arcidiocesi di Cuttack-Bhubaneswar, ha preso l’iniziativa e convinto il governo locale a liberare dieci di loro. Essi erano detenuti nella prigione di Jagatsinghpur. Fra il 3 e il 4 ottobre, altri nove – di cui cinque cristiani – sono stati rilasciati. Il giudice ha consentito al sacerdote di occuparsi degli ex detenuti, ospitandoli negli appartamenti della diocesi fino a completamento delle altre formalità ufficiali. Padre Parichha esprime ad AsiaNews la sua gioia e sottolinea che questa liberazione è una grande conquista. “I cinque cittadini dello Sri Lanka – afferma – potranno presto riunirsi alle loro famiglie e ricominciare la loro vita con speranza e ottimismo”. Tali arresti prolungati rientrano nella decennale polemica tra New Delhi e Colombo per i continui sconfinamenti dei pescatori che irritano innanzitutto i governi degli Stati indiani costieri e delle isole della Baia del Bengala. In questi anni, il governo Indiano ha incarcerato più volte equipaggi per aver invaso le sue acque territoriali. Nel marzo 2009, durante una battuta di pesca, nove barche con a bordo un totale di 51 uomini sono state bloccate fra gli arcipelaghi delle Andamane e Nicobare (India). Per oltre sei mesi i pescatori sono rimasti in carcere, senza una motivazione precisa e senza la possibilità di comunicare con le proprie famiglie. (R.P.)

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    Cina: le comunità cattoliche pregano per i defunti

    ◊   Le comunità cattoliche continentali hanno pregato il 2 novembre scorso per i defunti e visitato le loro tombe nel giorno in cui la Chiesa universale ha commemorato tutti i defunti. In modo particolare hanno ricordato quelli che hanno dedicato la vita alla missione della Chiesa. Hanno pregato per i vescovi, i missionari, le religiose ed i sacerdoti locali, perché “la comunità di oggi segua sempre le loro orme”. Secondo quanto Faith dell’He Bei riferisce all’agenzia Fides, nel giorno dei defunti, oltre 300 fedeli della diocesi di Bao Tou della Mongolia Interna, hanno visitato i cimiteri, partecipando alla Messa celebrato sul luogo. Nella diocesi di Heng Shui i sacerdoti hanno celebrato ognuno tre Messe nel giorno dei defunti per rispondere alle esigenze dei fedeli lavoratori. In questa circostanza, la diocesi di Wen Zhou, nella provincia di Zhe Jiang, ha consacrato una parte della nuova struttura costruita per ospitare le ceneri degli operatori pastorali che hanno dedicato la vita alla missione della Chiesa. La struttura, che sarà completata in quattro tappe di lavoro, prevede la costruzione di 20 mila loculi su quattro piani, che ospiteranno le ceneri di sacerdoti, religiose e laici cattolici, che saranno qui trasferite dai diversi cimiteri della diocesi in cui si trovano attualmente. Il primo piano dell’edificio è costituito dalla chiesa e da diverse cappelle, che permetteranno ai gruppi dei fedeli di riunirsi a pregare. La prima parte, inaugurata nei giorni scorsi, il 29 ottobre, è costituita da 3.800 loculi, e per ora ospita le ceneri di 18 sacerdoti, di un fratello religioso e di un laico, considerato martire della fede dalla comunità locale. Durante l’omelia della prima Messa celebrata nella nuova struttura, il sacerdote che ha presieduto il rito ha ricordato che “la commemorazione dei defunti ci aiuta a ricordare la nostra vocazione, e ci incoraggia ad assumere la nostra responsabilità missionaria davanti a questi pionieri della fede”. (A.L.)

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    Hong Kong: mons. Tong incoraggia la formazione dei laici

    ◊   “Rafforzare la formazione per una evangelizzazione migliore”: è l’auspicio espresso da mons. John Tong Hon, vescovo di Hong Kong, rivolgendosi ai sacerdoti e ai fedeli delle 7 parrocchie del decanato di Kowloon Centrale, durante la chiusura del Pellegrinaggio della Croce dell’Evangelizzazione e il conferimento del Mandato missionario, svoltosi il 30 ottobre, alla fine del mese missionario. Secondo quanto riferisce Kong Ko Bao, il bollettino diocesano in versione cinese, durante il mese di ottobre i fedeli hanno preso sempre più consapevolezza della loro responsabilità missionaria per testimoniare l’autenticità cristiana. Il mese – sottolinea l'agenzia AsiaNews – è stato contraddistinto dall’evangelizzazione e dalla condivisione di fede tra gli 8 decanati e con i non cristiani E’ stata anche ribadita l’importanza di una preparazione approfondita, scandita dalla formazione. Secondo mons. Tong, proprio questa è la finalità dell’Anno dei laici, indetto dalla diocesi. Padre S. Kalisz, ex decano del decanato, si è soffermato infine sul risultato positivo del Pellegrinaggio della Croce dell’Evangelizzazione, cominciato dall’aprile scorso nelle parrocchie: “Non solo i fedeli – ha detto - si sono resi conto della propria missione”. Il pellegrinaggio – ha concluso - “ha anche permesso alle persone del quartiere di conoscere Gesù Cristo”. (A.L.)

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    Usa: le sfide dei cristiani in Terra Santa al centro della XIII Conferenza dell'Hcef

    ◊   Custodire la presenza cristiana in Terra Santa: è l’obiettivo della Fondazione ecumenica per i cristiani di Terra Santa (Hcef), Ong fondata da un gruppo ecumenico di cristiani americani, che ha organizzato a Washington, negli Stati Uniti, la sua XIII Conferenza internazionale. Tema dell’incontro, al quale è stato invitato mons. William Shomali, vescovo ausiliare di Gerusalemme, “Investire nelle nostre comunità, costruire il nostro futuro”. Hanno partecipato anche esponenti di diverse confessioni religiose tra cui Hanan Ashrawi, del Consiglio legislativo palestinese, il reverendo Samer Azar, pastore della Chiesa evangelica luterana del Buon Pastore ad Amman in Giordania, l'imam Yahya Hendi, cappellano musulmano della Georgetown University, e il rabbino Arthur Blecher della Grande Congregazione umanista ebraica di Washington Beth Chai. Mons. Shomali, si legge sul sito www.lpj.org, è stato invitato a parlare della situazione dei cristiani in Terra Santa con il reverendo Samer Azar. Sono state presentate in particolare le sfide che incontrano i cristiani in Giordania, nei territori palestinesi e in Israele, quindi Claudette Habesch, segretaria generale della Caritas Jerusalem, membro del Comitato consultivo dell’Hcef, ha guidato uno scambio interreligioso per la Pace tra le diverse parti intervenute. La conferenza si è conclusa con un momento di preghiera comune. (T.C.)

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    Filatelia: primo francobollo italiano che raffigura Papa San Pio X

    ◊   E’ uscito ieri il primo francobollo italiano che raffigura Papa San Pio X: vi appare come Gran Maestro dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme mentre consegna una distinzione al cavaliere Mario Albertella, noto pittore del Novecento, e questi ha perpetuato il momento in un dipinto che è anche il suo autoritratto. L’evento deve essere collocato tra il 1909 e il 1917 quando il Patriarca Latino della Città Santa era Sua Beatitudine Filippo Camassei, ritratto infatti accanto al Pontefice. Il dipinto originale è andato distrutto durante il bombardamento dello studio di Albertella a Milano nella seconda Guerra Mondiale, ma la sua riproduzione era già apparsa nel 1935 sulla rivista “Crociata”. E proprio essa è stata scelta per il francobollo che le Poste Italiane hanno emesso per celebrare l’antico e prestigioso Ordine i cui membri, 28 mila Cavalieri e Dame di ogni nazione, si adoperano quotidianamente a sostegno dei cristiani di Terra Santa. Nella presentazione del francobollo ieri sera a Roma è stato sottolineato l’autorevole riconoscimento dello Stato italiano all’istituzione cavalleresca della Santa Sede: infatti la proposta di emissione del Ministero dello Sviluppo Economico è stata approvata con decreto del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitiano. E alla cerimonia svoltasi nel palazzo della Rovere, sede del Gran Magistero dell’Ordine, introdotta dal Governatore Generale prof. Agostino Borromeo e conclusa dall’Assessore arcivescovo Giuseppe De Andrea, in rappresentanza del Pro-Gran Maestro arcivescovo Edwin Frederick O’Brien, sono intervenuti l’ing. Massimo Sarmi, amministratore delegato di Poste Italiane e il prof. Angelo Di Stasi, che ha recato il saluto del ministro dello Sviluppo Economico on. Paolo Romani, quale presidente della Commissione filatelica dello stesso dicastero. Tra le personalità presenti, anche i cardinali Andrea di Montezemolo e Francesco Monterisi, alcuni arcivescovi, il dott. Dino Gasperini, assessore alla cultura di Roma Capitale in rappresentanza del sindaco e il questore Francesco Tagliente. Significativa la presenza fra gli invitati di tre nipoti del pittore Albertella, venuti in rappresentanza degli altri parenti. Già una volta, nel 1933, lo stemma dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme è apparso in francobolli dello Stato Italiano, precisamente nella serie celebrativa di quell’Anno Santo; tre di essi avevano un sovrapprezzo che fu destinato alle finalità dell’istituzione in Terra Santa. (A cura di Graziano Motta)

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    Ospedale Bambino Gesù: potenziata la raccolta del latte umano donato

    ◊   La Provincia di Roma e l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù ancora insieme per dare un futuro in salute ai neonati che altrimenti ne sarebbero privi: è stato infatti potenziato grazie alla collaborazione di nuovi partner il progetto “Via Lattea”, un piano di interventi - avviato a partire dal 2009 - a sostegno della Banca del Latte Umano Donato dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, unico punto nel Lazio di raccolta, trattamento e utilizzo terapeutico del latte donato da neomamme e distribuito ai piccoli pazienti che ne hanno bisogno. Grazie all’Assessorato alle Politiche della Sicurezza e Protezione Civile, sensibile al tema della donazione del latte materno come vero e proprio “farmaco naturale” salvavita, ha affiancato l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù con l’ausilio di agenti della polizia Provinciale nella raccolta del latte presso il domicilio delle donatrici su tutto il territorio della provincia e nel successivo trasporto presso la Banca del latte. Un nuovo impulso arriva dall’intesa tra il gruppo “+ Bene farmacie associate” (oltre 70 su tutto il territorio di Roma e provincia) e Happybimbo, grazie alla quale verrà offerto alle mamme donatrici tutto il necessario per la donazione: un tiralatte elettrico professionale sterilizzato e kit sterili per la raccolta del latte. Ogni anno sono oltre 2.000 i litri di latte materno raccolti dall’Ospedale. L'uso del latte umano donato è fondamentale in tutti i piccoli prematuri e nei bambini che hanno subito interventi chirurgici di resezione intestinale, per il suo potere antiinfettivo (presenza di lattobacilli, componenti del sistema immunitario; lattoferrina, transferrina, etc.) e per prevenire allergie alimentari gravi. Esistono poi situazioni in cui il latte di donna diviene indispensabile e viene utilizzato non solo per il suo potere nutrizionale, ma anche per le sue proprietà terapeutiche (pseudo-ostruzioni intestinali croniche, malattie metaboliche, insufficienza renale cronica, cardiopatie congenite, gravi intolleranze alle proteine del latte vaccino). In situazioni difficili il latte donato è inoltre l’alternativa all’alimentazione parenterale con catetere centrale. Sono diverse le patologie per le quali è fondamentale il ricorso al nutrimento con il latte umano. Tra queste, le più frequenti sono una grave malnutrizione, malattie gastrointestinali, cerebropatie con malnutrizione, Aids, gravi intolleranze alimentari e diarrea intrattabile. (A.L.)

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    24 Ore nel Mondo



    Grecia al voto di fiducia sull’austerity dopo il passo indietro sul referendum

    ◊   Il governo greco di Papandreou si prepara nel pomeriggio ad affrontare in parlamento il voto di fiducia. Nella giornata di ieri, il premier si era già detto disponibile ad annullare il referendum sulle misure di austerity, sottolineando l’importanza delle riforme volute dall’Ue per il salvataggio del Paese dalla bancarotta. Quali dunque gli scenari che si preparano per la politica greca? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Furio Morroni, raggiunto telefonicamente ad Atene:

    R. – Oggi, la giornata politica ad Atene è ancora più confusa di quella di ieri: serpeggia una grossa delusione e rabbia fra i deputati del Pasok, il partito socialista al governo, nei confronti del premier, che prima ha creato un grosso scompiglio con l’annuncio, mai ufficializzato, in effetti, del referendum, referendum che poi, anche questa volta sottobanco quasi, a mezza voce, è stato annullato.

    D. – Ci sono i numeri per confermare la fiducia al governo Papandreu?

    R. – L’esito del voto è assolutamente incerto. Papandreu rischia di non avere la fiducia, perché ieri dai tre ai cinque deputati del Pasok hanno lasciato il partito. È anche vero però che Papandreu sta facendo l’impossibile per riconquistare alcuni voti e superare la soglia dei 151, che è la maggioranza minima prevista sui 300 deputati, perché vorrebbe, da quello che si è capito, uscire a testa alta da questa esperienza di governo e non uscirne privo della fiducia. La sua intenzione è quella – una volta ottenuta la fiducia – di aprire colloqui con l’opposizione, per poi andare alla costituzione di un nuovo governo.

    D. – In caso di sfiducia, quali ricadute ci sarebbero per l’Europa?

    R. – La Grecia non otterrebbe entro il 15 dicembre – data massima di cui ha bisogno – la sesta tranche degli aiuti concordati lo scorso maggio, e le casse statali sono vuote, non ci sono i soldi per pagare gli stipendi e le pensioni degli statali. L’Europa starà a guardare, nella speranza che si ricrei al più presto un governo di unità nazionale, con tecnici al posto dei politici. (ap)

    Siria: nove morti a Homs sotto il fuoco dei carri armati
    È di nove uccisi il bilancio provvisorio all'inizio di una nuova giornata di repressione in Siria da parte delle forze fedeli al presidente, Bashar al Assad. Lo riferiscono attivisti antiregime, citati dalla tv panaraba al Arabiya. L'agenzia ufficiale Sana, che cita abitanti di Homs, epicentro della rivolta antiregime e teatro della sanguinosa repressione, afferma che i responsabili delle violenze delle ultime 48 ore sono gruppi armati di terroristi "legati ad agende straniere".

    Somalia: Al Shabaab recluta bambini soldato negli slum di Nairobi
    Al Shabaab recluta ragazzi appena dodicenni nelle baraccopoli di Nairobi. I ragazzi vengono condotti in Somalia per combattere al fianco dei miliziani. L'organizzazione islamica offre in cambio protezione, cibo e denaro, offerto anche alle famiglie di origine. Lo ha riferito a Radio Netherlands un allenatore di una squadra di calcio di Majero, uno dei tanti slum della capitale kenyana. Anche un rapporto stilato dall'Onu a inizio anno aveva evidenziato il problema. Intanto, il conflitto in Somalia coinvolge sempre più Paesi africani. Il Gibuti invierà nel Paese circa 850 soldati per sostenere la missione di pace dell'Unione Africana: si uniranno ai 9000 dell'Uganda e del Burundi, che già dal 2007 sostengono il debole governo di transizione somalo contro i miliziani di Al Shabaab. Sull'altro fronte, invece, truppe etiopi starebbero posizionandosi in Somalia, vicino a una roccaforte di Shabaab. Il Kenya continua la sua offensiva in modo indipendente. Ieri, la forza della Marina kenyana ha affondato un'imbarcazione che trasportava carburante per i miliziani islamici, uccidendo 18 insorti. La strategia offensiva del Kenya è di interrompere qualsiasi fornitura di armi e distruggere tutti i mezzi che i miliziani utilizzano per trasportare rifornimenti e munizioni i Somalia. Tra questi persino la "grande concentrazione di asini", utilizzati dagli insorti islamici shabaab per trasportare armi.

    L’esercito sudanese conquista roccaforte dei ribelli ai confini col Sud Sudan
    L'esercito sudanese ha preso ieri il controllo della roccaforte ribelle di Kurmuk, nello Stato del Nilo Azzurro, confinante con il Sud Sudan. Lo hanno riferito il governo di Khartoum e fonti dei ribelli, che hanno accusato le truppe governative di aver usato armi chimiche. La crisi nello Stato del Nilo Azzurro si aggiunge a quella nel Sud Kordofan, anch’esso confinante col nuovo Stato del Sud Sudan.

    La Turchia smentisce l’intenzione di scortare la flottiglia diretta a Gaza
    Il governo di Ankara ha smentito con gli Stati Uniti le informazioni secondo cui la flottiglia di pacifisti diretta a Gaza sarebbe stata scortata da navi da guerra turche. La portavoce del dipartimento di Stato, Victoria Nuland, ha riferito che il governo turco ha negato con forza un'ipotesi del genere. Washington ritiene pericolosa l'iniziativa della flottiglia e ha esortato i cittadini americani ad astenersi da attività del genere. A bordo delle due imbarcazioni che trasportano aiuti umanitari, ci sono una trentina di persone giunte da Australia, Canada, Irlanda, Stati Uniti, e anche palestinesi e un arabo israeliano. Israele ha fatto sapere che sono stati completati i preparativi per intercettare la mini-flottiglia già nelle prossime ore.

    Afghanistan: militare ucciso da insorti nel sud
    Un soldato della Forza internazionale di assistenza alla sicurezza (Isaf) è morto ieri durante un attacco degli insorti nell'Afghanistan meridionale. Lo ha riferito oggi la stessa Isaf a Kabul. Le vittime militari straniere in Afghanistan sono tre in novembre 2011 e 512 dall'inizio dell'anno.

    Tunisia: morto Makhtoum, il poeta guerrigliero
    Si è spento ieri sera, all'età di 59 anni, il poeta tunisino, Abdelhafidh Makhtoum. Lo scrittore, da tempo malato, è stato protagonista della vita culturale tunisina ed emblematica figura della causa palestinese. Nel 1982, combatté in Libano nelle file dell’Olp. La sua opera più importante è “El Kanaani el maghdour” ("Il Cananeo tradito"), diventato poi il suo soprannome. La sua ultima raccolta di poesie s’intitola “L'ultimo amore” ed è stata pubblicata dall'Olp.

    Incidente nucleare di Fukushima: il Giappone stanzia 8,3 miliardi di euro
    Il governo giapponese ha dato oggi il via libera ad un aiuto pubblico di 900 miliardi di yen (8,3 miliardi di euro) alla Tepco, gestore della centrale di Fukushima. L’aiuto serve per finanziare parte degli indennizzi alle vittime dell'incidente nucleare. I fondi serviranno inoltre a compensare i danni subiti dalle imprese e da decine di migliaia di persone che hanno abbandonato le loro abitazioni.

    Esplosione in miniera cinese: quattro morti e 57 persone in trappola
    Quattro minatori sono morti e 57 sono rimasti intrappolati sotto terra in seguito a un'esplosione in una miniera dell'Henan, nella Cina centrale. Secondo i media cinesi, è stata un'esplosione di rocce causata dall'improvviso rilascio di una forte pressione, verificatasi dopo un terremoto. Il portavoce del gruppo che gestisce la miniera ha affermato che si sta lavorando “intensamente” per salvare i superstiti. Le miniere della Cina sono considerate le più pericolose del mondo: ogni anno migliaia di minatori perdono la vita a causa di frane, esplosioni e inondazioni.

    Usa: manifestazioni “Indignati”, 100 arresti e otto feriti negli scontri ad Oakland
    È di otto feriti e oltre 100 arresti il bilancio degli scontri di ieri tra manifestanti e forze dell’ordine ad Oakland, negli Usa. Durante la manifestazione pacifica di circa tremila persone, almeno un centinaio di militanti, incappucciati e vestiti di nero, hanno attaccato e danneggiato tutto quello che avevano davanti. La polizia ha risposto con cariche, lacrimogeni e proiettili di gomma. Quella di ieri è stata forse la manifestazione più violenta tra le tante organizzate in questi mesi negli Stati Uniti.

    Il 21% dei parlamentari indiani ha conti aperti con la giustizia
    In India, la Corte suprema ha definito “inquietante” il fatto che il 21% dei parlamentari è stato denunciato a vario titolo, ma non ancora sottoposto al processo. La Corte suprema ha anche disposto che le cause riguardanti i 162 membri della Lok Sabha (Camera bassa) e la Rajya Sabha (Senato) siano trattate al più presto.

    Avanzano le inondazioni in Thailandia, di nuovo a rischio il centro di Bangkok
    Sono almeno 442 i morti causati dalle inondazioni in Thailandia. L'acqua è arrivata a lambire le fermate più settentrionali della metropolitana di Bangkok e minaccia di penetrare nel centro della città. Secondo gli esperti è questione di giorni. Un quinto della superficie della capitale è ormai allagato. L'aeroporto internazionale Suvarnabhumi - situato circa 30 chilometri a est del centro - non corre al momento pericoli. Crescono invece i timori per il diffondersi di malattie a causa dell'acqua stagnante. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza e Giovanni Cossu)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 308

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli.