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Sommario del 03/11/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa alla Messa per i cardinali e i vescovi defunti: l’abisso dell’amore di Dio è più grande dell’abisso della morte
  • Nomine
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Al via a Cannes il summit del G20, accordo sulla tassazione delle transazioni finanziarie
  • Tensione in Medio Oriente. Padre Pietro Felet: educare alla pace liberandosi dai pregiudizi
  • Siria: il sì di Damasco al piano di pace della Lega Araba non ferma le violenze
  • Somalia: gli Shabaab usano i civili come scudi umani contro le truppe kenyane
  • Religiosa cattolica belga proclamata allo Yad Vashem "Giusta tra le Nazioni"
  • Forum sugli abusi all’infanzia. Mons. Scicluna: cooperare con le autorità civili per punire i responsabili
  • Censimento dell'Istat sui senza fissa dimora in Italia
  • Chiesa e Società

  • I vescovi d’Inghilterra e Galles: al centro del G-20 ci sia la lotta alla povertà nel mondo
  • La Chiesa maltese: economia al servizio dell’uomo
  • I vescovi della Tanzania: la crisi finanziaria è prima di tutto una crisi morale causata dall’egoismo
  • Filippine. Nuovo appello dei vescovi contro il disegno di legge sulla salute riproduttiva
  • Il cardinale Mahony: il disarmo nucleare è un imperativo morale
  • India. Campagna di calunnie anticristiane condotta da leader estremisti indù
  • Turchia. Messaggio di pace dei cristiani nella “Festa islamica del Sacrificio”
  • Terra Santa. Celebrata la Madonna della Palestina, patrona del Patriarcato latino di Gerusalemme
  • Un nuovo sito internet per il progetto Gerusalemme, pietre della memoria
  • Siccità e carestia in Niger: situazione catastrofica nel Paese
  • Bolivia. Cresce la tratta delle persone: 37 bambini dispersi in soli 3 mesi
  • Sud Sudan. La cattolica “Radio Good News” vince il premio “Free voice”
  • Inghilterra. I vescovi organizzano un ciclo di incontri sulla pastorale per i cattolici non praticanti
  • Stati Uniti. Il cardinale Wuerl: i giovani sono sempre più aperti al messaggio del Vangelo
  • Plenaria dei vescovi francesi a Lourdes
  • Congresso sul microcredito come fattore di sviluppo presso l’Università Europea di Roma
  • 24 Ore nel Mondo

  • Afghanistan. Attacco a Herat: i militari italiani liberano 31 ostaggi di cui sei italiani
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa alla Messa per i cardinali e i vescovi defunti: l’abisso dell’amore di Dio è più grande dell’abisso della morte

    ◊   La Croce di Gesù ha redento l’uomo e la natura, rivelando come i confini dell’amore di Dio per le sue creature siano più grandi dell’abisso della morte. È il pensiero di fondo che ha guidato questa mattina Benedetto XVI nell’omelia della Messa presieduta nella Basilica di San Pietro in memoria dei cardinali e dei vescovi morti durante l’anno. Ieri pomeriggio, il Papa era sceso nelle Grotte Vaticane per pregare, come ogni 2 novembre, sulle tombe dei suoi predecessori defunti. La cronaca della liturgia di questa mattina nel servizio di Alessandro De Carolis:

    Morire avendo creduto e servito un mito illusorio, morire avendo creduto e servito l’Uomo Dio: ecco la differenza per cui quella di un cristiano è “una fede piena di speranza”. Benedetto XVI lo ha affermato riferendosi alla consapevolezza che ha accompagnato, fino all’ultimo istante, la vita dei dieci cardinali e dei molti vescovi scomparsi nell’arco del 2011. L’omelia della Messa presieduta in San Pietro ha permesso a Benedetto XVI di proseguire idealmente la riflessione spirituale condensata negli ultimi giorni tra l’Angelus del primo novembre e l’udienza generale di ieri.

    (canto)

    Ricordando i nomi dei dieci porporati scomparsi – Urbano Navarrete, Michele Giordano, Varkey Vithayathil, Giovanni Saldarini, Agustín García-Gasco Vicente, Georg Maximilian Sterzinsky, Kazimierz Świątek, Virgilio Noè, Aloysius Matthew Ambrozic, Andrzej Maria Deskur – il Papa ha utilizzato le parole del profeta Osea, proposte dalla liturgia, per riflettere sui tre giorni nei quali si concentrano duemila anni di fede della Chiesa. Quel “vertiginoso mistero” di Gesù, che passa dalla vita alla vita passando per il Calvario e il sepolcro:

    “Anche noi, di fronte alla morte, non possiamo non provare i sentimenti e i pensieri dettati dalla nostra condizione umana. E sempre ci sorprende e ci supera un Dio che si fa così vicino a noi da non fermarsi nemmeno davanti all’abisso della morte, che anzi lo attraversa, rimanendo per due giorni nel sepolcro”.

    Poi arriva il terzo giorno e il “battesimo della passione” di Cristo diventa, per ogni uomo che crede in Lui, l’inizio della vita che non muore:

    “L’abisso della morte viene riempito da un altro abisso, ancora più grande, che è quello dell’amore di Dio, così che la morte non ha più alcun potere su Gesù Cristo, né su coloro che, per la fede e il Battesimo, sono associati a Lui: ‘Se siamo morti con Cristo – dice san Paolo – crediamo che anche vivremo con lui’”.

    Tuttavia, ha ripetuto Benedetto XVI, questa speranza della vita dopo la morte diventa certezza “solo in Cristo”. È Lui che dà sostanza, “fondamento reale”, a ciò che prima “rischiava di ridursi – ha detto – ad un’illusione, ad un simbolo ricavato dal ritmo delle stagioni”, da una pioggia d’autunno come da una di primavera. Al tempo del profeta Osea, ha chiarito il Pontefice, “la fede degli Israeliti minacciava di contaminarsi con le religioni naturalistiche della terra di Canaan, ma questa fede non è in grado di salvare nessuno dalla morte”. Invece, ha soggiunto, “l’intervento di Dio nel dramma della storia umana non obbedisce a nessun ciclo naturale, obbedisce solamente alla sua grazia e alla sua fedeltà”. E il segno più che concreto di questa “vita nuova” è sì in un albero, ma l’albero della Croce:

    “Senza la Croce di Cristo, tutta l’energia della natura rimane impotente di fronte alla forza negativa del peccato. Era necessaria una forza benefica più grande di quella che manda avanti i cicli della natura, un Bene più grande di quello della stessa creazione: un Amore che procede dal “cuore” stesso di Dio e che, mentre rivela il senso ultimo del creato, lo rinnova e lo orienta alla sua meta originaria e ultima”.

    (canto)

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    Nomine

    ◊   Il Santo Padre ha nominato vescovo di Lausanne, Genève et Fribourg (Svizzera) il padre domenicano Charles Morerod, finora rettore magnifico della Pontificia Università S. Tommaso d’Aquino e segretario generale della Commissione Teologica Internazionale. Padre Charles Morerod è nato a Riaz (diocesi di Lausanne, Genève et Fribourg) il 28 ottobre 1961. Ha compiuto gli studi filosofici e teologici presso la Facoltà di Teologia dell’Università di Friburgo, concludendoli con la licenza in Teologia. Nel 1983 è entrato nel noviziato della provincia svizzera dell’Ordine dei Frati Predicatori ed ha emesso la professione religiosa solenne nel 1987. È stato ordinato sacerdote il 30 aprile 1988 a Ginevra. Nel 1993 ha ottenuto il dottorato in Teologia e nel 1996 la licenza in Filosofia. Dal 1997 è redattore dell’edizione in francese della Rivista Nova et Vetera. Nel 2004 ha ottenuto il dottorato in Filosofia presso l’Istituto Cattolico di Toulouse. Dal 2008 è anche direttore del Catholic Studies Roman Program della University of St. Thomas (St. Paul Minnesota). Nell’aprile 2009 è stato nominato segretario generale della Commissione Teologica Internazionale e consultore della Congregazione per la Dottrina della Fede.

    Il Papa ha nominato vescovo prelato di Huautla (Messico) il rev. José Armando Álvarez Cano, del clero de Zamora. Il rev. José Armando Álvarez Cano è nato a Jiquilpan, diocesi di Zamora, il 30 gennaio 1960. Ha compiuto gli studi filosofici e teologici nel Seminario Maggiore di Zamora. Ha ottenuto poi la Licenza in Teologia Pastorale presso l’Università Pontificia di México. È stato ordinato sacerdote l’8 febbraio 1986 ed incardinato nella diocesi di Zamora. Dopo aver prestato servizio pastorale come vicario in diverse parrocchie della diocesi, ha fatto una esperienza missionaria come fidei donum, per un biennio, nella diocesi di Tacna, in Perú. Attualmente è parroco della Parrocchia "San Pedro" in Paracho e presidente della Commissione diocesana per la Formazione Permanente del Clero della diocesi di Zamora. Collabora frequentemente con il periodico diocesano "Mensaje".

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina, Ettore Gotti Tedeschi su un nuovo modello di partnership di fronte alle prospettive deflazionistiche.

    In rilievo, nell'informazione internazionale, il G20 di Cannes.

    Con quell'amore che non temeva nulla: in cultura, Eliana Versace su san Carlo Borromeo, del quale ricorre domani la memoria liturgica, con un articolo di Silvia Guidi su ventiquattro lettere inedite che raccontano della sua attenzione pastorale e una lettera dello stesso arcivescovo di Milano (5 dicembre 1572) a don Girolamo Curioni.

    Tra Freud e l'ebraismo un rapporto da psicanalizzare: metodo scientifico e fede religiosa da "L'interpretazione dei sogni" a Benedetto XVI nell'anticipazione del saggio di Lucetta Scaraffia nel numero in uscita di "Vita e Pensiero".

    Un articolo di Andrea Dall'Asta dal titolo "Nel solco di un dialogo che continua": con il nuovo "Evangelario" ambrosiano la Chiesa si ripropone nel ruolo di committente dell'arte sacra.

    Nell'informazione religiosa, sulla Chiesa che tutela i minori, intervento di Charles J. Scicluna, promotore di giustizia della Congregazione per la Dottrina della Fede.

    Nell'informazione vaticana, la Messa del Papa in suffragio dei cardinali e vescovi morti durante l'anno.

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    Oggi in Primo Piano



    Al via a Cannes il summit del G20, accordo sulla tassazione delle transazioni finanziarie

    ◊   Preceduto da una serie di bilaterali e di pre-vertici della zona Euro e dei Brics, tra le minacce di un'uscita della Grecia dalla moneta unica e i timori e le pressioni sull'Italia, si è aperto a Cannes il summit del G20. Ed una notizia importante già c’è, e riguarda Francia e Stati Uniti, che avrebbero raggiunto un "punto comune" sull'introduzione di una tassa sulle transazioni finanziarie che potrebbe essere inserito nel comunicato finale del vertice. Sulla mattinata di incontri a Cannes, ci riferisce Salvatore Sabatino:

    Il presidente Obama è giunto stamattina sulla Costa Azzurra, e appena sbarcato ha immediatamente incontrato Sarkozy, al quale ha ribadito il proprio impegno per rilanciare la crescita economica a livello globale, ammettendo inoltre che l'Europa ha compiuto passi in avanti per una soluzione alla crisi dell'area Euro; subito dopo il faccia a faccia con il cancelliere tedesco, Angela Merkel, alla quale Obama ha riconosciuto la leadership, senza la quale – ha detto – "non avremmo avuto i progressi che abbiamo visto". Passi avanti, però, non certo sufficienti, visto che al G20 l’Europa è giunta in una situazione drammatica, causata ancora una volta dalla Grecia. Tanto drammatica da rivoluzionare la stessa agenda dei lavori, tutti incentrati, ora, sulla crisi ellenica e sulle possibili ricadute sull’economia globale. Argomento, questo, al centro di una riunione dei Paesi dell’Eurozona, che si è protratta oltre i tempi previsti, tanto da far saltare numerosi incontri bilaterali in programma per oggi. Prof. Angelo Baglioni, docente di Economia Politica presso l’Università Cattolica di Milano:

    R. - Siamo in una fase drammatica, dove l’eventuale disgregazione dell’area Euro potrebbe portare a una forte svalutazione delle attività finanziarie detenute anche da tanti altri operatori nel resto del mondo, da banche internazionali, da banche centrali. Quindi credo che giustamente gli americani, i cinesi ed anche altri investitori internazionali siano molto preoccupati.

    D. - Il vertice di Cannes è stato anticipato da un incontro molto teso - dicono gli osservatori - tra Papandreu, Merkel e Sarkozy, con un messaggio chiaro: la Grecia deve restare nell’area Euro, garantendo però la stabilità alla moneta. Ma se dal referendum uscisse un “no” al piano europeo di aiuti, cosa accadrebbe?

    R. - Finora tutta la costruzione dell'Euro era basata sul fatto che non si potesse uscire dall’Euro: se un Paese ad alto debito, come la Grecia, comincia ad uscire, questo naturalmente comincerà a creare l’aspettativa che in una fase successiva anche altri Paesi ad alto debito, come l’Italia, la Spagna e il Portogallo, possano prevedibilmente uscire dall’Euro. Questo farebbe fare un grosso balzo indietro alla storia dell’Europa. Quindi è una prospettiva molto negativa.

    E proprio Spagna e Italia sono state chiamate a raccolta prima dell’inizio ufficiale del summit. I due premier, Berlusconi e Zapatero, hanno incontrato gli omologhi tedesco e francese, Merkel e Sarkozy; gli stessi che avevano accolto, insieme ai rappresentanti del Fondo monetario internazionale e delle istituzioni comunitarie, il premier greco Papandreu. Sulle posizioni di Roma e Madrid, ancora Angelo Baglioni:

    R. - L’Italia non sta facendo la sua parte. La sua parte vorrebbe dire proporre dei provvedimenti concreti, cominciare a far vedere che si attuano gli impegni che sono stati elencati in quella famosa lettera presentata al vertice della settimana scorsa.

    D. - E, invece, per quanto riguarda la Spagna?

    R. - La Spagna si presenta in una situazione un po’ migliore dell’Italia, nel senso che ha fatto alcune riforme importanti, relative alla finanza pubblica e al mercato del lavoro. Vi è anche da dire che ha, d’altra parte, un sistema bancario più debole dell’Italia. E’ anche vero, però, che sul fronte bancario ha preso dei provvedimenti importanti di ricapitalizzazione del sistema bancario. L’ultima differenza importante, rispetto all’Italia, è che un governo come quello di Zapatero, indebolito dalla crisi economica, ha deciso ad un certo punto di farsi da parte per cercare di sbloccare la situazione e dare una prospettiva diversa al Paese. Questo in Italia, al momento non sta succedendo; viceversa la situazione si sta proprio bloccando su questo punto, mi sembra: sulla mancanza di un ricambio di governo.

    Intanto i Paesi "Brics", Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa, hanno deciso di elaborare una posizione comune sulla crisi dell'Eurozona. Ne hanno parlato stamattina, sempre a Cannes, il presidente russo Dmitri Medvedev e l'omologo cinese Hu Jinato. Un’analisi su questi Paesi, ce la fornisce sempre Angelo Baglioni, docente di Economia Politica presso l’Università Cattolica di Milano:

    R. - Questi Paesi hanno capacità di sviluppo e sistemi economici in parte diversi. Diciamo che non tutti poi vanno così bene: insomma anche i "Brics" hanno i loro problemi. E’ chiaro, però, che in generale Paesi che partono da livelli di sviluppo più bassi è possibile e facile che abbiano tassi di crescita più alti che non i Paesi occidentali.

    Ed oggi pomeriggio lavori ufficiali al via; due giorni intensi in cui i 20 Paesi più industrializzati della Terra dovranno disegnare il profilo della nuova economia, risolvendo quei problemi che continuano a rovinare il sonno soprattutto dei leader del Vecchio Continente. (mg)

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    Tensione in Medio Oriente. Padre Pietro Felet: educare alla pace liberandosi dai pregiudizi

    ◊   Due palestinesi sono stati uccisi oggi in un raid israeliano nella Striscia di Gaza, secondo fonti palestinesi. I due sarebbero stati colpiti nel corso di uno scontro a fuoco sul confine tra Israele e Gaza. Intanto, la marina militare israeliana si è detta pronta ad intercettare due battelli della “Flottiglia umanitaria” salpati dalla Turchia e diretti verso Gaza. Notizie, delle ultime ore, che acuiscono ancor più le tensioni in Medio Oriente, dopo il riconoscimento dello Stato palestinese da parte dell’Unesco e l’accelerazione nell’edificazione degli insediamenti israeliani in Cisgiordania. Dal canto suo, Israele ha deciso oggi di congelare il suo contributo all'Unesco. Sulla situazione dei cristiani di Terra Santa e le loro speranze in questo periodo di particolare difficoltà, Alessandro Gisotti ha intervistato padre Pietro Felet, segretario generale della Conferenza dei Vescovi latini delle regioni arabe (Celra):

    R. – I cristiani che cosa chiedono oggi? Chiedono davvero una propria coscienza, sentirsi liberi di praticare la religione, la fede ricevuta dai padri.

    D. – Poi anche questo elemento di radicamento...

    R. – I cristiani locali sono perfettamente inseriti in questa realtà, nella loro storia: non è la storia del musulmano, non è la storia del cristiano, ma è la storia dell’arabo! Sono famiglie che hanno lo stesso cognome e alcuni sono diventati per fattori storici cristiani, altri sono rimasti musulmani oppure viceversa, ma si sentono arabi.

    D. – Da una parte la questione del riconoscimento dello Stato palestinese, dall’altra gli insediamenti israeliani. Una sua riflessione su come i cristiani vivono questo particolare momento...

    R. – I cristiani, come tutti gli altri cittadini, sono influenzati dai mass media, dai giornali, non tanto da una convenzione o da uno studio particolare della situazione. Certo che le speranze che si accendono quando si vedono passi anche timidi verso la costruzione della pace, queste speranze vengono deluse quando si vede che ci sono salti mortali all’indietro, verso una situazione senza pace e una situazione di insicurezza. Ci sono delle persone, ci sono delle forze che si compiacciono di vivere nell’insicurezza e nel creare insicurezza, che crea a sua volta un isolamento delle persone, dei gruppi di persone.

    D. – In questo senso, quale contributo di speranza per la pace, anche per rompere questo isolamento, possono dare i cristiani nella regione, in Terra Santa?

    R. – Formare, educare la formazione della coscienza, la formazione della libertà. Questa formazione parte da una conoscenza della propria religione, dal vivere la propria religione in maniera responsabile, dal liberarsi dei pregiudizi. Pregiudizi talmente forti che distruggono l’altro. (ap)

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    Siria: il sì di Damasco al piano di pace della Lega Araba non ferma le violenze

    ◊   Il via libera di Damasco al piano della Lega Araba per porre fine alle violenze in Siria non ferma le violenze: almeno sette civili sono stati uccisi a Homs mentre in altre città proseguono le proteste antigovernative. L’intesa, firmata ieri al Cairo, prevede l’apertura di negoziati tra le parti, la cessazione delle violenze, il ritiro dei militari dalle piazze e il rilascio dei prigionieri politici arrestati. Ma quali sono le possibilità di riuscita del piano di pace della Lega Araba? Giancarlo La Vella ne ha parlato con Paolo Branca, esperto di Paesi arabi, dell’Università Cattolica di Milano:

    R. – Bisognerà verificare quotidianamente se le condizioni poste, come la liberazione dei prigionieri e la sospensione delle violenze contro i civili, saranno rispettate dal regime siriano; che non intervenga più l’esercito è una cosa buona ma ci sono molte altre milizie sul terreno e quindi bisognerà naturalmente monitorare la questione. Nel quadro della situazione, però, mi pare utile e interessante l’intervento della Lega Araba.

    D. - Sul terreno intanto continuano le violenze come se ognuna delle parti volesse iniziare la messa in pratica di questo piano da un punto di forza...

    R. - Sicuramente Damasco è stata costretta a queste condizioni perché la mobilitazione popolare non cessa e il bilancio si aggrava sempre di più. Il fatto che sia intervenuta la Lega Araba, quindi altri Paesi fratelli, è interessante perché la Lega Araba ultimamente non aveva più un grande ruolo e la mancanza di un intervento di potenze occidentali può solo favorire un clima dove manchino strumentalizzazioni ma da questo all’apertura effettiva del regime passerà parecchio prima di arrivare a un dialogo autentico con le opposizioni.

    D. – Supponendo che il piano possa andare a buon fine, a questo punto qual è la necessità di chiedere le dimissioni del presidente Al Assad, dimissioni chieste anche da gran parte della comunità internazionale?

    R. – Certamente il passo indietro da parte del leader, come è avvenuto in Egitto o in Tunisia, è un gesto simbolico. Ovviamente non è risolutivo perché tutto l’apparato del suo partito e del suo regime dovrebbe fare un passo indietro, cosa assai difficile dove ci sono interessi e privilegi consolidati da molto tempo. Penso che un avvio di una transizione in qualche modo guidata e accompagnata da persone dell’attuale regime sia l’unica soluzione praticabile in tempi brevi.

    D. – L’avvio di un processo di democratizzazione in un Paese come la Siria, all’interno dell’area mediorientale, che significato ha?

    R. – E’ quello che ci siamo sempre tutti augurati, che i giovani e le classi medie si facessero sentire ed è quello che è avvenuto, anche spontaneamente, con le primavere arabe. Ovviamente queste forze però non sono organizzate e quindi il rischio è che poi il frutto di questi cambiamenti sia colto soprattutto da vecchie formazioni che sono saltate sul carro dei vincitori. Io credo che da parte internazionale sia molto importante che si vigili perché questo non avvenga, altrimenti tutti i sacrifici che sono stati fatti in questi mesi potrebbero essere vanificati. (bf)

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    Somalia: gli Shabaab usano i civili come scudi umani contro le truppe kenyane

    ◊   In Somalia, i miliziani di al-Shabaab starebbero usando i civili come scudi umani in alcune delle dieci località indicate come obiettivi di possibili bombardamenti dalle truppe kenyane, entrate nel Paese il 16 ottobre. Secondo testimoni citati dall’agenzia Reuters, alla popolazione sarebbe impedita la fuga dalle città. A commentare la notizia, intervistato da Davide Maggiore, è Enrico Casale, esperto di Africa della rivista dei Gesuiti, Popoli:

    R. – E’ chiaro che gli Shabaab, che sono peggio armati e in numero inferiore rispetto ai militari kenyani, usano di tutto per riuscire a contrastare quest’offensiva e quindi non si fanno scrupolo di utilizzare anche la popolazione civile come scudo contro i militari kenyani. Questa è un’azione senza scrupoli, di una guerra che ormai dura da 20 anni e che non ha certamente risparmiato la popolazione civile.

    D. – Se queste notizie fossero confermate, in questo caso si configurerebbe un vero e proprio crimine di guerra. Cosa dovrebbe fare la comunità internazionale?

    R. - Quando si parla di comunità internazionale ci si riferisce ai Paesi occidentali che, però, dopo l’operazione “Restore Hope” degli inizi degli anni ’90, non osano più intervenire per paura di perdite eccessive in Somalia. Attualmente esistono già truppe che combattono contro gli Shabaab; sono truppe internazionali dell’Uganda e del Burundi. Probabilmente si potrebbero rafforzare ulteriormente le forze armate del governo ufficiale e sostenere ulteriormente le forze internazionali africane ma temo che tutto questo avrà tempi lunghi.

    D. – Dall’altro lato, gli Shabaab, dopo aver negato l’emergenza, distribuiscono aiuti alle popolazioni colpite dalla carestia...

    R. – Credo che su una popolazione stremata da 20 anni di guerra una strategia di questo tipo possa funzionare dal punto di vista degli Shabaab; dipende molto da quanto questi Shabaab riusciranno a sostenere la popolazione dal punto di vista economico e da quanto la popolazione si farà influenzare dagli Shabaab. La siccità è allo stesso tempo il frutto e l’effetto di questa guerra e questo non può che aggravare ulteriormente la crisi, così come la crisi può essere ulteriormente aggravata dall’intervento, come è stato annunciato, non solo delle truppe kenyane ma anche di quelle etiopi.

    D. – Il Kenya ha anche interessi politici nella questione somala?

    R. - La vicinanza con una Somalia instabile esporta instabilità anche in Kenya. Quindi il Kenya ha tutto l’interesse quantomeno a creare un cuscinetto che permetta di ammortizzare le violenze e l’instabilità somala. L’obiettivo di Nairobi è lo stesso di Addis Abeba.

    D. – Le autorità kenyane hanno anche accusato l’Eritrea di rifornire di armi gli islamisti. Che ruolo gioca il governo di Asmara?

    R. - Asmara ha sempre negato il suo appoggio ai fondamentalisti, anche se a diverse riprese è stato provato l’invio di armi agli islamici. Questo si inserisce nell’ambito delle tensioni tra Etiopia ed Eritrea, anche se l’Eritrea mantiene un bassissimo profilo e si espone molto poco. (bf)

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    Religiosa cattolica belga proclamata allo Yad Vashem "Giusta tra le Nazioni"

    ◊   Oggi, durante una cerimonia nel memoriale dello “Yad Vashem” a Gerusalemme, viene proclamata “Giusta tra le Nazioni” suor Marie-Veronique, religiosa cattolica belga morta nel 1973. Marie-Véronique - al secolo Philomène Smeers - è stata dal 1929 al 1951, superiora del Convento delle Suore del Sacro Cuore di Maria, a Hulpe, in Belgio, dove nascose, durante l’occupazione nazista, numerose giovani ebree, sottraendole così alla deportazione. Suor Noémie Haussman, religiosa della piccola congregazione diocesana, ripercorre l’azione di madre Marie-Véronique. L’intervista è di Manuella Affejee:

    R. – Elle était longtemps supérieure générale; elle l’était pendant la guerre. …
    E’ stata a lungo superiora generale e lo è stata durante la guerra. Dal 1942, Madre Marie-Véronique ha accolto nel pensionato della casa madre, che contava all’epoca un centinaio di pensionate, ragazze ebree dai 7 ai 18 anni: un numero assai elevato, anche se purtroppo non si ha un’idea precisa di quante fossero, perché ovviamente all’epoca non veniva tenuta una contabilità. Si è trattato di ragazze semplicemente di passaggio o magari rimaste per molti anni, anche fino alla fine della guerra. Madre Marie-Véronique diede loro un nuovo nome e il silenzio assoluto sulla loro situazione, affinché nessuna di loro conoscesse la condizione delle altre e affinché non si sapesse che avessero familiari deportati: tutto questo per proteggerle dai nazisti. Con questa decisione coraggiosa, la superiora riuscì a tenerle nascoste nel periodo della guerra, a prezzo della sua stessa sicurezza: di questo era consapevole, perché all’epoca ci si basava unicamente sulla fiducia. Si assunse quindi la grande responsabilità di cristiana, di cattolica: quel poco che poteva fare, era convinta di doverlo fare, anche se rischiava la vita! E io sono molto contenta che l’opera di Marie-Véronique, finora del tutto sconosciuta, venga oggi messa in luce

    D. - Qual era la situazione della Chiesa in Belgio ?

    R. - Généralement, l'Eglise était du côté de la résistance au nazisme…
    Generalmente la Chiesa era al fianco della resistenza al nazismo. Ci fu anche da parte dei vescovi belgi l’istruzione di fare quanto fosse possibile per aiutare i bambini ebrei, senza battezzarli e così è toccata a noi la difesa dei più piccoli. Sapevamo, infatti, già da lungo tempo, che l’ideologia nazista era un’ideologia anticristiana. Il Paese ha resistito patriotticamente: inoltre, nei conventi e nelle curie vi è stata un’altra sacca di resistenza, quella spirituale, che ha fatto sì che ci si occupasse di tutti coloro che erano in angoscia per l’incertezza della loro vita, che ci si occupasse della protezione e della sicurezza di tutti quei bambini che erano ormai senza alcuna difesa. (mg)

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    Forum sugli abusi all’infanzia. Mons. Scicluna: cooperare con le autorità civili per punire i responsabili

    ◊   “Il mondo dei bambini e l’abuso dei loro diritti”: il punto, oggi, in un Convegno a Roma, ospitato dal Senato, promosso dal Centro internazionale per i bambini scomparsi e sfruttati (Icmec), nato a Bruxelles, e dall’associazione italiana Telefono Azzurro, in collaborazione con l’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma e la Mayo Clinic statunitense. Tra i relatori, mons. Charles Scicluna, promotore di Giustizia nella Congregazione per la Dottrina della Fede, che ha ribadito la necessità del diritto dovere di denunciare gli abusi e la collaborazione con le autorità civili per punire i responsabili. Servizio di Roberta Gisotti:

    Gli abusi sui minori sono “un’indegna piaga” da eliminare; un mondo che nega i diritti dell’infanzia “è un mondo insicuro e privo di speranza”: il monito del presidente della Repubblica italiana Napolitano, nel messaggio in apertura del Forum internazionale che vede riuniti esperti, personalità politiche ed esponenti ecclesiali. I dati sono impietosi: ogni anno nel mondo scompaiono 8 milioni di bambini e quasi 2 milioni sono vittime di sfruttamento. Un fenomeno in crescita in ambiti familiari, ma anche in comunità educative e attraverso la Rete internet. C’è poi un aspetto ancor più inquietante che mette in luce il prof. Ernesto Caffo, fondatore e presidente di Telefono Azzurro:

    R. – La cosa che colpisce è che gli autori di questi reati sessuali non sono soltanto persone di età matura, ma sono persone giovani e spesso la violenza tra coetanei sta diventando un fenomeno anche più grave di quanto si pensasse anni fa.

    D. – Da questo Convegno partirà un appello per un’azione globale per fermare gli abusi sui bambini. Ma, a dire il vero, l’impressione è che diritti dei bambini, in quest’epoca di gravi preoccupazioni economiche, siano stati - come dire - accantonati …

    R. – Va detto che in un momento di crisi, purtroppo il mondo degli adulti privilegia i propri interessi dimenticando l’investimento sulle nuove generazioni. L’abuso all’infanzia si può prevenire, si può affrontare. Purtroppo, sappiamo che gli interventi sulle vittime sono pochi, gli interventi sugli autori di questi reati sono ancora molto rari, manca la collaborazione internazionale perché un bambino straniero che vive nel nostro Paese e si trasferisce in altri Paesi, spesso è anche vittima di traffico e di sfruttamento che coinvolge, ovviamente, mercati molto ricchi. E devo dire che le leggi nazionali non bastano più: occorrono leggi europee, però coinvolgendo anche il mondo scientifico, il mondo delle imprese, perché non basta più la legge da sola, non basta più la singola iniziativa, non basta più la singola associazione ma occorre veramente un impegno globale. Ed è per questo che noi abbiamo coinvolto anche fortemente la Chiesa italiana, perché possa essere accanto in questo percorso.

    D. – Ad esempio, chi si preoccupa più in Italia di tutelare i minori davanti agli schemi di Tv, computer ed anche cinema? Si vede di tutto e di più. L’infanzia violata tra l’indifferenza generale …

    R. – Purtroppo, passano nel mondo dei media messaggi assolutamente inaccettabili che coinvolgono i bambini, sia in televisione, sia nella rete, e ogni volta che si interviene si è visti come moralisti retrogradi. In realtà – a mio avviso – i valori fondanti di una comunità devono passare attraverso i mezzi di comunicazione, e questo vuol dire anche aiutare le famiglie ad affrontare meglio questi problemi, perché da soli i bambini guardano cose in televisione che spesso sono fortemente tossiche. E credo che noi dobbiamo in qualche modo riprendere in considerazione il valore dei media come strumento positivo di educazione e di sviluppo, così come d’altra parte il mondo della scuola deve aiutare i bambini a conoscere meglio l’uso di questi strumenti e deve anche aiutare gli adulti – i genitori, soprattutto – ad accompagnare i bambini a conoscere le reti e anche i mezzi di comunicazione perché possano anche criticamente valutare gli aspetti positivi di questi strumenti, ma anche quelli negativi, difendendosi anche, chiudendo il canale o evitando sulla rete contatti che sono sicuramente in certi casi pericolosi. (gf)

    Tra i relatori del Forum anche mons. Zygmunt Zimowski, presidente del Pontificio Consiglio per gli operatori sanitari, e mons. Charles Scicluna, promotore di Giustizia nella Congregazione per la Dottrina della Fede, che ha concluso i lavori della mattinata, sottolineando “il sacrosanto principio” di ogni istituzione di tutelare il benessere del bambino e rispettarne l’innocenza, nella consapevolezza che ogni abuso sui minori è una “tragica ferita”, per cui occorre avere la capacità “di esprimere in parole e di rivelare gli abusi”. Diritto dovere che spetta ai genitori e ai tutori dei minori fare alle autorità superiori. E nel caso la denuncia riguardi ministri religiosi, mons. Scicluna ha invitato a superare “considerazioni sbagliate e fuori luogo di lealtà e appartenenza”, superando questa paura “sbagliata” e denunciando “gli abusi del potere sacro per quello che è: un tradimento della fiducia”. Da qui l’importanza di cooperare con le autorità civili per punire i responsabili.

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    Censimento dell'Istat sui senza fissa dimora in Italia

    ◊   E’ ampia l’offerta dei servizi ai senza fissa dimora in Italia, ma le differenze Nord-Sud sono ancora troppe e molto spesso sono i privati a gestirli. E’ quanto emerge da una rilevazione dell’Istat, la prima del genere in questo settore. L’indagine mette in luce che chi non ha una casa fa ricorso prima di tutto al cibo e al vestiario. Alessandro Guarasci:

    Sono 727 gli enti e le organizzazioni che nel 2010 hanno erogato servizi alle persone senza dimora in 158 comuni, in cui l’indagine è stata condotta. Una massa di aiuto imponente, oltre 3.100 prestazioni, fornite a due milioni e 600 mila soggetti. Ma non tutti questi sono senza fissa dimora e inoltre l’Istat ha conteggiato più volte le stesse persone che hanno usufruito di più servizi. L’offerta è soprattutto al Centro Nord. Basta dire che il 40% è in Lombardia e Lazio. Il Sud dunque rimane indietro anche in questo caso, dice il capo-dipartimento dell’Istat Linda Laura Sabbadini:

    “Considerando che è la zona del Paese dove è più diffusa la povertà, questo non fa ben sperare perché certo non è ipotizzabile che al Sud ce ne siano così pochi ma semmai che ci sia un maggior problema a finanziare questo tipo di servizi. Nelle zone del Sud la presenza di servizi ecclesiali è molto più rilevante che non nel resto del Paese, a compensazione di questa criticità”.

    A livello nazionale il pubblico eroga solo il 14% dei servizi. Il resto lo fanno i privati, anche quelli che usufruiscono dei finanziamenti pubblici, e le reti informali. Oramai la platea di chi si rivolge a questi enti si sta ampliando. Mons. Vittorio Nozza, direttore della Caritas Italiana:

    “Non è più il classico barbone ma si vede la presenza di una molteplicità di volti, di situazioni, che provengono da esperienze non necessariamente legate alla strada, legate all’abbandono; lo scivolamento verso la condizione di senza dimora è sempre più dettato anche da condizioni di normalità”.

    Chi è in difficoltà chiede soprattutto di mangiare, vestirsi e lavarsi. Ma c’è un 17% che necessita di un tetto sotto il quale dormire.

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    Chiesa e Società



    I vescovi d’Inghilterra e Galles: al centro del G-20 ci sia la lotta alla povertà nel mondo

    ◊   L’emergenza finanziaria globale rischia di diventare l’unico tema trattato dal G-20 di Cannes a scapito di quelli della lotta alla povertà globale e ai cambiamenti climatici. Ad affermarlo, in un documento diffuso lunedì, è il Cafod, l’organismo della Conferenza episcopale inglese e gallese per gli aiuti allo sviluppo nei Paesi d’oltremare. Il documento, preparato dall’analista economica Christina Weller ammonisce che se i leader del Gruppo dei 20 non porranno al centro della loro agenda lo sviluppo, la crisi economica globale rischia di perpetuarsi. Secondo l’economista, gli obiettivi fissati un anno fa dal vertice di Seoul, quello “di governare un settore finanziario ipertrofico, volatile e socialmente inutile e quello di trovare i fondi necessari indispensabili per ridurre la povertà e per aiutare i paesi più poveri ad affrontare l’impatto dei cambiamenti climatici” sono stati “vergognosamente disattesi per fare fronte alla crisi economica globale e l’attenzione dei leader del G-20 è interamente focalizzata sul proprio futuro, anziché su quello del mondo”. “Le nuove idee per trovare i fondi urgenti necessari a finanziare l’adattamento ai cambiamenti climatici e a ridurre la povertà – denuncia - sono state ridotte a melliflui compromessi, mentre a dettare legge sono gli interessi commerciali nazionali della finanza e dell’industria”. Infatti, “l’unica preoccupazione dei governi sembra quella di stabilizzare i mercati” dopo lo shock finanziario determinato dagli aiuti alla Grecia per salvarla dalla bancarotta. Il Cafod punta quindi l’indice sulla speculazione che minaccia la sicurezza alimentare nel mondo e contro la quale i governi si sono limitati a proporre genericamente una maggiore trasparenza dei mercati. Per l’agenzia cattolica inglese le grandi multinazionali dovrebbero invece rispondere del proprio operato. Al G-20 il documento chiede infine un intervento per eliminare le barriere che ostacolano la crescita delle piccole imprese e degli agricoltori che rappresentano il nerbo dell’economia dei Paesi in via di sviluppo e di sbloccare i fondi necessari a raggiungere gli Obiettivi del Millennio fissati dall’ONU entro il 2020. (A cura di Lisa Zengarini)

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    La Chiesa maltese: economia al servizio dell’uomo

    ◊   “Oggi più che mai abbiamo bisogno di mettere l’economia al servizio dell’uomo e non l’uomo al servizio dell’economia”: è quanto si legge nel documento della Commissione Giustizia e Pace della Conferenza episcopale di Malta, pubblicato due giorni fa. La lunga dichiarazione è stata diffusa dopo che il governo maltese ha presentato il bilancio di previsione per il 2012. Suddiviso in quattro capitoli, il documento episcopale punta, innanzitutto, a dare un volto etico alla sfera economica e lavorativa. “Il problema del lavoro è visto in termini di potenziale crescita economica – scrivono i vescovi – ma vale la pena di perseguire la crescita economica nella misura in cui essa contribuisca ad un autentico sviluppo sociale. Come ha detto Giovanni Paolo II, il lavoro è uno dei fattori chiave, se non il fattore chiave, della creazione di una società veramente umana”. Quindi, la Chiesa di Malta ricorda che “l’occupazione è legata all’inclusione sociale”, poiché “un lavoro dignitoso non solo dà accesso alla partecipazione economica, ma è anche un’opportunità per crescere una famiglia e per prendere parte ad attività sociali e culturali. In questo senso, quindi, inclusione occupazione e inclusione sociale vanno di pari passo”. La Commissione Giustizia e Pace maltese sottolinea, poi, la necessità di “porre particolare attenzione alla solidarietà con i bisognosi”, lavorando anche perché si passi da “una cultura di dipendenza” dall’assistenza sociale dello Stato ad “una cultura di contributo”. In questo modo, si renderanno le persone “indipendenti ed attive nella partecipazione ai vari campi della vita sociale”. Questo perché, continuano i vescovi maltesi, “una cultura di contributo veramente efficace significa molto di più dell’avere un lavoro o pagare le tasse sul reddito; essa implica, invece, la coltivazione del senso di giustizia che dispone la persona a contribuire al bene comune”. Centrale, allora, lo sviluppo di “un’etica della solidarietà”, in cui la gente “impara a pensare a se stessa non come a singoli individui che vivono gli uni accanto agli altri, ma come a persone interdipendenti tra loro”. E a livello strutturale, ciò è possibile se si sviluppa una società “basata non solo sulla giustizia distributiva, ma anche su quella contributiva”. Altro punto importante ribadito dai vescovi maltesi riguarda l’importanza di un lavoro “che si addica alla dignità umana e rispetti i diritti umani”, poiché l’occupazione “coinvolge ed impegna l’essere umano dal punto di vista personale, sociale e morale”. Di qui, l’invito della Chiesa, da un lato, a risolvere le discrepanze di salario nei vari settori lavorativi, e dall’altro a guardare anche alle problematiche ambientali, investendo nell’istruzione e nella formazione del personale allo sviluppo sostenibile. (I.P.)

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    I vescovi della Tanzania: la crisi finanziaria è prima di tutto una crisi morale causata dall’egoismo

    ◊   “Un appello necessario ad un maggiore senso di responsabilità in nome del bene comune”: lo scrive la Commissione Giustizia e Pace della Chiesa in Tanzania, in un comunicato diffuso nei giorni scorsi. Il documento arriva dopo la Nota sulla riforma del sistema finanziario internazionale pubblicata il 24 ottobre dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace e in cui si auspica, tra l’altro la creazione di un’Autorità pubblica a competenza universale al servizio del bene comune, la riforma del sistema monetario internazionale, la tassazione delle transazioni finanziarie e la ricapitalizzazione delle banche con fondi pubblici. Il tutto in nome di un mercato a servizio della persona, in cui l’etica e la politica prevalgano sulla finanza. La Conferenza episcopale della Tanzania (CET) – in particolare padre Vic Missiaen, segretario della Commissione dei vescovi per la Giustizia e la Pace, che sigla il comunicato – esprime il suo plauso per la nota del dicastero vaticano, auspicando che d’ora in poi la Chiesa venga ascoltata di più dalle istituzioni finanziarie. Nel dettaglio, la Chiesa tanzaniana ribadisce che “la crisi finanziaria è prima di tutto una crisi morale, una crisi che nasce dal rifiuto di voler fare del bene comune la base degli interventi politici”. E questo avviene “sia da parte delle autorità a vari livelli, sia a livello di tutti i cittadini”. D’altronde, anche la Chiesa “deve partecipare direttamente alla formazione della volontà politica”. Inoltre, la CET sottolinea che “esortare un cambiamento dal punto di vista morale è una necessità e rappresenta il primo motore del comportamento umano, individuale e sociale”. In questo senso, i vescovi richiamano l’importanza di “un forte impegno per un’autorità morale globale, piuttosto che per un potere finanziario globale”. Infine, guardando in modo specifico alla realtà africana, il comunicato dei vescovi tanzaniani afferma: “Nel nostro continente, le istituzioni finanziarie stanno cominciando ora ad entrare nelle attività speculative internazionali; tuttavia, c’è già una grande necessità di intervenire nel mercato finanziario in crescita affinché tali istituzioni pratichino una maggiore responsabilità sociale e una maggiore solidarietà”. Così facendo, si potranno contrastare quei “professionisti africani che stanno tradendo il loro popolo, praticando quello stesso egoismo e quella stessa avidità che si riscontra a livello internazionale”. (A cura di Isabella Piro)

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    Filippine. Nuovo appello dei vescovi contro il disegno di legge sulla salute riproduttiva

    ◊   “Ancora una volta, no al disegno di legge sulla salute riproduttiva!”: parla chiaro la Conferenza episcopale filippina (CBCP), in una nota pubblicata oggi sul proprio sito web e in cui si ribadisce l’appello affinché il governo non approvi il Reproductive Health Bill (Rh Bill), ovvero la proposta normativa sulla salute riproduttiva. Il dibattito su questa legge è in corso nel Paese da quattro anni: il testo in via di approvazione rifiuta l’aborto clinico, ma promuove un programma di pianificazione familiare, invitando le coppie a non avere più di due figli, sanziona l’obiezione di coscienza di medici e operatori sanitari e favorisce la sterilizzazione volontaria. Chiesa e associazioni cattoliche sostengono invece il Natural Family Programme (Nfp), che mira ha diffondere tra la popolazione una cultura di responsabilità e amore, basata sui valori cristiani. Nel loro nuovo appello, a firma di mons. Nereo Odchimar, presidente della CBCP, i vescovi filippini sottolineano che l’Rh Bill non è una soluzione ai problemi del mondo, che ha recentemente raggiunto i 7 miliardi di popolazione: “Il problema – scrivono i presuli – non è la popolazione, ma la disuguaglianza e questo disegno di legge non è in alcun modo una contromisura o una soluzione di fronte a tale realtà ingiusta”. Anzi, ribadisce la Chiesa filippina, “l’Rh Bill potrebbe solo peggiorare la situazione, poiché miliardi di risorse sarebbero destinati alle pillole contraccettive”, mentre “la ricchezza delle Filippine, una cui parte significativa viene distribuita in modo disuguale a causa della corruzione, andrebbe utilizzata per migliorare la vita dei cittadini”. Per questo, i vescovi si dicono “fermamente convinti nel ripetere che il disegno di legge sulla salute riproduttiva deve essere respinto”. Quanto al governo che afferma, invece, che tale normativa sarebbe la chiave per garantire a tutti la parità di accesso ai beni di prima necessità, la Conferenza episcopale risponde: “Il problema della disuguaglianza nel Paese ha origine nella massiccia corruzione e concussione, nell’abuso di potere, nell’avidità e nella disonestà di chi governa”. Di qui, l’invito ad una maggiore consapevolezza su questa drammatica realtà la cui soluzione dovrebbe essere, insistono i vescovi, “il principale obiettivo” dell’esecutivo. Anche perché, conclude la nota episcopale, “dal governo ci si aspetta che, attraverso i suoi appositi organismi, contribuisca realmente ad eliminare dalla sfera sociale quei problemi che continuano ad impoverire i poveri e a privarli dei servizi dovuti”. (I.P.)

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    Il cardinale Mahony: il disarmo nucleare è un imperativo morale

    ◊   L’eliminazione degli arsenali nucleari nel mondo è una sfida difficile ma è una sfida che i leader delle nazioni devono saper cogliere e affrontare: è la sintesi dell’intervento che il cardinale Roger Michael Mahony, arcivescovo emerito di Los Angeles, ha svolto in occasione di un seminario presso il Kroc Institute for International Peace Studies della University of Notre Dame, al quale ha partecipato anche l’ex segretario alla difesa del Governo degli Stati Uniti, William Perry. I due relatori – riferisce l’Osservatore Romano - hanno indicato la necessità di compiere ulteriori passi in avanti nel processo di disarmo mondiale, richiamando le istituzioni alle proprie responsabilità nei confronti dell’umanità. Il disarmo nucleare, ha sottolineato il cardinale Mahony, «è un imperativo morale». La Chiesa cattolica, ha spiegato il porporato, «rifiuta la visione che vede nella deterrenza nucleare la sola opzione a lungo termine». Piuttosto, la Chiesa «insiste sul fatto che il disarmo nucleare e non la deterrenza sia la base per la sicurezza per il futuro». In particolare, il cardinale Mahony ha espresso preoccupazione sul fatto che, nonostante l’entrata in vigore del nuovo Trattato Start tra Stati Uniti e Russia per la riduzione degli armamenti strategici, migliaia di vettori siano ancora tenuti in stato di allerta, pronti a rispondere a eventuali minacce. Per il porporato «lo status quo nucleare non è moralmente accettabile» e per questo ha esortato tutte le parti a implementare la collaborazione. L’ex segretario alla difesa Perry, che ha assunto il mandato dal 1994 al 1997, durante l’amministrazione Clinton, ha osservato che «il mondo deve restare vigile sul pericolo nucleare». Fra l’altro, l’ex segretario alla difesa, assieme ad altri leader, ha prodotto un video dal titolo «Nuclear Tipping Point» per diffondere una cultura del disarmo. Nel concludere, il cardinale Mahony ha quindi lanciato l’esortazione «a non abbandonarsi al peccato della disperazione, nella convinzione che non si potrà mai sfuggire alla difficile situazione nella quale si trova l’umanità, ma ad abbracciare la virtù della speranza».

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    India. Campagna di calunnie anticristiane condotta da leader estremisti indù

    ◊   Leader estremisti indù hanno intensificato una campagna di odio e di calunnie contro i cristiani in India: è la denuncia giunta all'Agenzia Fides da organizzazioni come la “All India Christian Council” (AICC), che difende i diritti umani e la libertà di religione, e confermata da diverse fonti di Fides nella Chiesa indiana. L'avvocato Subramaniam Swamy, presidente del Partito nazionalista indù “Bharatiya Janata Party” (BJP) – principale partito di opposizione al governo federale – “ha avviato una campagna di calunnie a largo raggio contro le comunità cristiane e musulmane”, nota l'AICC, e in particolare, contro la “Legge per la prevenzione della violenza intercomunitaria”, che le minoranze religiose e la Chiesa cattolica sperano sia presto approvato dal Parlamento. Il leader del BJP – informa una fonte di Fides – è appoggiato da altri esponenti politici di spicco, come Lal Krishan Advani e Narendra Modi, sempre appartenenti al BJP: costoro, dopo molti anni di militanza, in cui hanno fiancheggiato formazioni estremiste indù come il “Sangh Parivar”, oggi intendono “rifarsi un'immagine presentandosi come moderati, per raccogliere nuovi consensi elettorali”, ma in realtà “vogliono trasferire le logiche del ‘comunitarismo’, e dunque gli abusi sulle minoranze, negli apparati dello Stato”. Il leader cattolico John Dayal, segretario generale dell'AICC, ha ricordato che i leader cristiani di Mumbai hanno già presentato in passato una denuncia formale nei confronti di Subramaniam Swamy, per la diffusione di odio nella società, in violazione della Costituzione. Secondo l’AICC, la legge per la prevenzione della violenza sulle minoranze è quanto mai necessaria poiché, secondo dati ufficiali, “negli ultimi 10 anni si sono verificati in India oltre 6.000 episodi di violenza di massa”. Il “comunitarismo è un male come la corruzione”, nota l’AICC, ed entrambi vanno fermati con provvedimenti legislativi ad hoc, che contrastino campagne di odio e di violenza sulle minoranze e sulle comunità emarginate, come musulmani, cristiani, dalit e tribali.

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    Turchia. Messaggio di pace dei cristiani nella “Festa islamica del Sacrificio”

    ◊   “Oggi nel mondo, cresce la distanza tra cristiani e musulmani. Conosciamo le sofferenze dei nostri fratelli e sorelle cristiani in moltissimi paesi. E’ quindi l’occasione per noi, in questa ‘Festa del sacrificio’, di chiedere al Dio unico la grazia di essere trasmettitori della pace evangelica e il dono dell’ospitalità, al di là di ogni frontiera religiosa”: é quanto afferma un Messaggio della “Commissione per il dialogo interreligioso” del Vicariato apostolico di Istanbul, inviato alle parrocchie e alle comunità religiose della diocesi, in occasione del “Kurban Bayram”, la Festa islamica che ricorda il sacrificio di Abramo, che si celebra in Turchia dal 5 al 9 novembre. La festività – legata all’episodio in cui Dio chiede ad Abramo il sacrificio del figlio – è una delle più importanti dell’anno per la popolazione della Turchia che, pur essendo uno Stato laico, mantiene nel calendario nazionale le principali festività islamiche. Il messaggio della Commissione, pervenuto all’Agenzia Fides, ricorda il 25° anniversario dell’incontro dei capi religiosi con Giovanni Paolo II e, citando il recente pellegrinaggio di Benedetto XVI ad Assisi, invita i fedeli a “rallegrarsi con i vicini musulmani” e “a pregare per tutti i credenti dell’Islam”. “Il sacrificio di Abramo di cui essi fanno memoria – spiega il testo – è la testimonianza di un valore comune: la ricerca della sottomissione a Dio. Se l’occasione si presenta, potremo parlare di questo argomento nelle nostre conversazioni. La Rivelazione ci fa scoprire la regalità di Dio, che non vuole sacrifici umani, e l’obbedienza di Abramo, che divenne padre di una moltitudine di credenti”. “Volgiamoci al Dio unico che è amore, affinché ci trasformi in artigiani dell’unità dei cuori come Lui vuole”, conclude il Messaggio, firmato da padre Lorenzo Piretto, vicario delegato del Vicariato Apostolico di Istanbul, e dagli altri membri della Commissione.

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    Terra Santa. Celebrata la Madonna della Palestina, patrona del Patriarcato latino di Gerusalemme

    ◊   I cattolici di Terra Santa si sono ritrovati domenica scorsa nel Santuario mariano di Deir Rafat, nella valle di Soreq, per celebrare la Madonna della Palestina, del Patriarcato latino di Gerusalemme. Durante la liturgia i fedeli hanno chiesto l’intercessione della Vergine per la pace in Terra Santa. Ha presieduto la celebrazione il patriarca Fouad Twal che è stato accolto al Santuario dai Servi di Maria, cui è affidata la cura pastorale del luogo di culto. La preghiera universale è stata letta in arabo, ebraico, francese, inglese e italiano. Nella sua omelia, riferisce il sito www.lpj.org, il patriarca ha parlato del recente incontro organizzato dal Papa ad Assisi tra i credenti di tutte le fedi e i non credenti ed ha sottolineato che ad unire tutti i partecipanti è stato il desiderio della pace e della giustizia, quindi ha auspicato che lo spirito di Assisi possa incarnarsi anche in Terra Santa. Ricordando poi i discepoli nel Cenacolo rassicurati dalla presenza di Maria, il patriarca Twal ha invitato i cristiani a non esitare ad affidare i loro timori e le loro preoccupazioni alla loro madre Maria. La festa della Patrona del Patriarcato latino di Gerusalemme si è conclusa con la recita della preghiera alla Madonna della Palestina che ha il suo Santuario dal 1927, per iniziativa del patriarca latino di Gerusalemme Luigi Barlassina. A quest’ultimo si deve l’istituzione della festa della Beata Vergine Maria, Regina della Palestina, approvata nel 1933 dalla Santa Sede. In Italia, la luogotenenza del centro Italia (Appennino, sezione Toscana) dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro ha celebrato la festa di Nostra Signora di Palestina il 25 ottobre a Firenze, mentre le delegazioni hanno organizzato celebrazioni a livello locale in altri giorni. L’8 novembre la Madonna della Palestina sarà celebrata a Roma, alla presenza del Patriarca e del nuovo Pro Gran Maestro dell’Ordine del Santo Sepolcro, mons. Edwin Frederick O'Brien. (A cura di Tiziana Campisi)

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    Un nuovo sito internet per il progetto Gerusalemme, pietre della memoria

    ◊   Dare maggiore visibilità al progetto “Gerusalemme, pietre della memoria”: è nato per questo il sito web jerusalemstonesofmemory.org, dedicato all’iniziativa sostenuta da ATS pro Terra Sancta che intende salvaguardare la presenza della comunità cristiana in Terra Santa, a Gerusalemme, e in particolare all’interno della Città Vecchia. Da diversi anni, riferisce il portale www.proterrasancta.org, la Custodia di Terra Santa, attraverso il proprio Ufficio Tecnico in collaborazione con l’Economato Custodiale, sta portando avanti un ampio programma di interventi di restauro e conservazione degli edifici nel quartiere cristiano della Città Vecchia di Gerusalemme, con l’obiettivo di migliorare le condizioni di vita dei cristiani locali, le pietre vive di Terra Santa, che vivono spesso in abitazioni precarie e insane. Il progetto è promosso da ATS pro Terra Sancta e finanziato da numerosi donatori istituzionali (tra cui l’UNESCO, la Regione Lombardia, la Cooperazione Italiana) e privati. Un’attenzione particolare viene data alla formazione del personale assunto dalla Custodia di Terra Santa; i tecnici e gli esperti italiani coinvolti, infatti, oltre a svolgere attività necessarie al progetto stesso, trasmettono le loro esperienze e conoscenze al personale locale, in modo che queste rimangano patrimonio della Custodia per i progetti futuri. Ora, attraverso il sito jerusalemstonesofmemory.org, fruibile in italiano, inglese, spagnolo ed arabo, è possibile conoscere in maniera più dettagliata il progetto “Gerusalemme, pietre della memoria” e seguirne le evoluzioni. La Città Vecchia di Gerusalemme è considerata patrimonio dell’Umanità dall’Unesco; le antiche mura racchiudono una superficie di 900 mila metri quadrati e sono 4 i quartieri che sopravvivono: cristiano, armeno, ebraico e musulmano. Gli abitanti sono circa 40 mila e il tasso di densità cambia di quartiere in quartiere, ma il centro storico è sovrappopolato. I francescani della Custodia Francescana di Terra Santa possiedono da molti secoli numerosi edifici in quest’area: oltre ai conventi e alle chiese, circa 480 unità abitative solo all’interno della Città Santa, sono state assegnate alle famiglie cristiane più bisognose che pagano affitti simbolici. Molte costruzioni sono tuttavia fatiscenti e insicure, è per questo che è nato il programma di interventi Stones of memory illustrato dettagliatamente, anche nei costi, sulle nuove pagine internet jerusalemstonesofmemory.org. (T.C.)

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    Siccità e carestia in Niger: situazione catastrofica nel Paese

    ◊   La forte siccità che si sta abbattendo da mesi in Niger ha distrutto i raccolti e amplificato i gravi problemi di approvvigionamento di viveri che il paese già da anni soffre. L’organizzazione cattolica spagnola Manos Unidas, attraverso il missionario Rafael Marco, impegnato a Tera, città a 157 chilometri dal confine con il Burkina Faso, in un comunicato inviato all’Agenzia Fides, conferma la gravità della situazione. “Il raccolto perso - ha detto padre Marco -continua lo stato di emergenza del 2009-2010. La situazione è molto grave”. Il missionario spagnolo afferma che sono andati persi tra il 60 e il 90 per cento dei raccolti e, per la prima volta, il governo ha riconosciuto lo stato di calamità e ha chiesto aiuto. Rafael Marco appartiene alla Società delle Missioni Africane, presente a Tera da circa due anni, vive e lavora con la popolazione più vulnerabile: “Ci prendiamo cura dell’istruzione e dell’alimentazione di un gruppo di circa 30 bambini, e ultimamente il gruppo non fa che aumentare”. La preoccupazione è molto evidente. Il Niger, inoltre, si è visto gravemente colpito dal conflitto in Libia, dal momento che i nigerini erano usati come mercenari. “Circa 250 mila persone sono rientrate dalla Libia e di conseguenza molte famiglie sono rimaste senza alcun reddito” spiega il missionario. La guerra ha colpito anche il settore degli allevamenti, uno dei principali nell’economia del paese. Il commercio del bestiame è calato quasi del 30% aumentando la vulnerabilità delle persone che dipendevano da questa attività. La comunità internazionale è tuttavia in tempo per evitare che anche il Niger entri a far parte della lista dei paesi africani colpiti dalla carestia.

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    Bolivia. Cresce la tratta delle persone: 37 bambini dispersi in soli 3 mesi

    ◊   Nell’arco di soli tre mesi, 75 bambini sono stati dati per dispersi a Sucre e di loro solo 38 sono stati ritrovati, questo porta a pensare che gli altri siano probabili vittime della tratta delle persone. Questi casi sono stati gestiti dalla Divisione minorile e della famiglia della Forza speciale di lotta contro la criminalità (FELCC), tra luglio e settembre di quest'anno. Il tenente colonnello Susana Rivas, comandante della Brigata per la protezione della famiglia, ha presentato queste informazioni durante un workshop e una tavola rotonda che si sono svolti il primo novembre, per analizzare il disegno di legge integrale contro la tratta delle persone. Secondo le informazioni raccolte dall’Agenzia Fides, la rappresentante della polizia ha riferito che le persone ancora disperse "possono essere considerate casi di tratta di persone", per questo ha esortato le istituzioni pubbliche e private a lavorare con "alleanze strategiche". La Rivas non ha escluso che queste persone scomparse possano essere "utilizzate per lo sfruttamento lavorativo e sessuale". D'altra parte si è rammaricata che attualmente "i bambini sono facilmente trasferiti dalla provincia alla città e dalla città ad altre zone del paese, e non c'è un sufficiente controllo delle istituzioni".

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    Sud Sudan. La cattolica “Radio Good News” vince il premio “Free voice”

    ◊   L’emittente “Radio Good News” della diocesi sud sudanese di Rumbek ha vinto la prima edizione del premio “Free Voice”, indetto dall’omonima organizzazione non governativa, nata in Olanda con l’obiettivo di accrescere le potenzialità dei mass media nei Paesi non ancora pienamente sviluppati. Due le motivazioni del premio: l’eccellenza del giornalismo radiofonico trasmesso e la possibilità offerta a tanti ascoltatori lontani di riconoscersi nella causa comune dell’indipendenza del Paese, proclamata il 9 luglio scorso. La vittoria dell’emittente ha avuto un volto femminile perché i voti della giuria sono andanti a Veronica Awut Mabok Akot, conduttrice del programma “Sfide di un ministro donna”, breve format sul possibile “buon governo sudanese”. La giornalista riceverà un premio di mille sterline e potrà partecipare ad un corso di formazione professionale, insieme ad altri dieci reporters, provenienti da diverse regioni del Sud Sudan. Fondata dai missionari comboniani e membro del “Sudan Catholic Radio Network”, “Radio Good News” ha trasmesso il suo primo programma il 24 gennaio 2010, nella memoria liturgica di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti. Diretta da padre Don Bosco Ochieng Onyalla, va in onda dalle 6 alle 12 e dalle 17 alle 21, sia in inglese che nella lingua locale dinka. Il suo segnale di trasmissione copre le città di Wullu, Mapourdit, Abiriu, Cueibet, Malek, Amok Piny, Akot e Yirol. (I.P.)

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    Inghilterra. I vescovi organizzano un ciclo di incontri sulla pastorale per i cattolici non praticanti

    ◊   Un ciclo nazionale di incontri per sostenere le parrocchie nella pastorale con i cattolici non praticanti: è l’iniziativa della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles che verrà lanciata il 12 novembre. Il ciclo, informa una nota dei vescovi, si intitola “Varcare la soglia” ed è stato pensato dal Dipartimento episcopale per l’Evangelizzazione e la catechesi “proprio in risposta alle preoccupazioni più volte espresse dai sacerdoti riguardo al gran numero di fedeli battezzati che frequentano raramente o quasi mai la Messa domenicale”. Si stima, infatti, che “almeno i due terzi dei battezzati cattolici del Paese siano non praticanti, il che equivale a circa 4 – 5 milioni di persone. Una cifra significativa per persone che, in molti casi, si identificano come cattoliche, ma che partecipano raramente o mai alle celebrazioni eucaristiche”. Il ciclo di incontri prevede cinque appuntamenti: il 12 novembre a York, il 4 febbraio a Birmingham, il 3 marzo a Crawley, il 28 aprile a Westminster e il 23 giugno a Cardiff. L’iniziativa rientra in un progetto triennale pensato per sviluppare la pastorale e la sensibilizzazione su tale argomento. Il progetto, coordinato dalla sessione per la Missione nazionale della Conferenza episcopale, culminerà nel 2013 con la pubblicazione di un rapporto dettagliato. Da sottolineare, infine, che il ciclo di incontri guarda anche al prossimo Sinodo generale dei vescovi in programma per l’ottobre 2012 e dedicato alla Nuova evangelizzazione: nei Lineamenta dell’Assemblea, infatti, si legge che “è tempo di nuova evangelizzazione anche per l’Occidente, dove molti che hanno ricevuto il battesimo vivono completamente al di fuori della vita cristiana e sempre più persone conservano sì qualche legame con la fede, ma ne conoscono poco e male i fondamenti” (1, 9). (I.P.)

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    Stati Uniti. Il cardinale Wuerl: i giovani sono sempre più aperti al messaggio del Vangelo

    ◊   “La nuova evangelizzazione non è un programma, è un modo di pensare, vedere e agire, una lente attraverso la quale possiamo vedere le opportunità che ci vengono offerte per annunciare di nuovo il Vangelo e che ci permette anche di riconoscere che lo Spirito Santo continua ad operare nella Chiesa”. È quanto ha affermato il cardinale arcivescovo di Washington Donald Wuerl intervenendo nei giorni scorsi a un convegno di insegnanti di religione delle scuole superiori cattoliche. Il porporato, da poco nominato dal Santo Padre relatore generale al Sinodo del Vescovi sulla Nuova evangelizzazione, in programma nel 2012, ha sottolineato quanto sia importante saper trasmettere un messaggio fiducioso che incoraggi “l’incontro con Cristo e che inviti alla fede e ad un altro modo di vivere”. In questo senso il ruolo degli insegnanti di religione è fondamentale: “Voi - ha detto - siete in prima linea nella nuova evangelizzazione, un impegno che ricorda da vicino l’opera della Chiesa primitiva e dei primi discepoli”. L’arcivescovo di Washington ha ammesso le difficoltà tante volte segnalate da Benedetto XVI che ostacolano questo incontro: il secolarismo, il materialismo e l’individualismo; ma ha evidenziato come sempre più giovani siano aperti al messaggio evangelico. “Come i primi missionari che dovettero percorrere enormi distanze per annunciare la Buona Novella - ha aggiunto - anche noi missionari della nuova evangelizzazione dobbiamo superare distanze ideologiche che sono altrettanto immense, già a partire dalle nostre famiglie e dai nostri vicini”. Concetti che – riferisce l’agenzia Cns - il porporato ha approfondito il giorno successivo durante una messa celebrata per la Giornata catechetica diocesana. Rivolgendosi ai 900 catechisti ed educatori cattolici presenti, il cardinale Wuerl ha sottolineato che “una delle sfide del nostro ministero è di aiutare le persone che ci sono affidate a capire che è nella Chiesa che incontrano Cristo attraverso la sua Parola e i Sacramenti”. In un mondo che ha “scarsa familiarità con la saggezza di Dio”, ha concluso il porporato, la nuova evangelizzazione “è una nuova occasione di catechesi nel nostro Paese”. (L.Z.)

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    Plenaria dei vescovi francesi a Lourdes

    ◊   L’Assemblea plenaria d’autunno dei vescovi francesi si tiene dal 4 al 9 novembre a Lourdes, nell’emiciclo Sainte-Bernadette; in apertura dei lavori, la prolusione del cardinale André Vingt-Trois, arcivescovo di Parigi e presidente della Conferenza episcopale di Francia. Nel corso delle sessioni i presuli ascolteranno le riflessioni dei gruppi di lavoro su “Ambiente ed ecologia” e “Raduni domenicali”, che presenteranno gli ultimi sviluppi del loro studio pluriennale. Tra i punti centrali della plenaria figura la presentazione di una sintesi sul Sinodo 2012 dedicato alla Nuova Evangelizzazione, con l’esame dello stato della preparazione alla prossima assemblea sinodale. Durante lo svolgimento dei lavori, la Stampa potrà incontrare mons. Laurent Ulrich, arcivescovo di Lille e vicepresidente della Conferenza episcopale francese e mons. Michel Santier, vescovo di Créteil, in relazione al tema dell’accompagnamento psicospirituale. (M.V.)

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    Congresso sul microcredito come fattore di sviluppo presso l’Università Europea di Roma

    ◊   “Il microcredito rappresenta una speranza nella lotta alla povertà e all’emarginazione. Una speranza che vede al centro di tutto la dignità della persona”. Con queste parole Mario Baccini, presidente dell’Ente Nazionale per il Microcredito, si è aperto oggi, nell’Università Europea di Roma, il convegno sul tema “Il microcredito come fattore di sviluppo”, moderato da padre Paolo Scarafoni, rettore della stessa università. Nei paesi in via di sviluppo, si è detto durante il convegno, tante famiglie vivono con i proventi delle loro piccole imprese. Spesso, però, hanno difficoltà ad accedere al prestito bancario e questo ostacolo impedisce l’avvio e la crescita delle loro attività. I programmi di microcredito, in questi anni, hanno rappresentato una soluzione al problema e hanno permesso l’accesso ai servizi finanziari anche a persone che vivono in condizioni di povertà ed emarginazione. Nel suo intervento introduttivo la prof.ssa Matilde Bini, coordinatrice dell’Ambito di Economia dell’Università Europea di Roma, ha spiegato che il microcredito consiste in “piccoli prestiti, quelli che le banche non trattano, erogati a fronte dell’assenza di un deposito o di garanzie reali. Sono i prestiti per gli ultimi della Terra. Secondo lo schema più noto, i prenditori del prestito si impegnano a onorare il debito collettivamente: sono cioè responsabili l’uno con l’altro, prima ancora che con l’istituto che eroga il microcredito. Dal successo del progetto imprenditoriale e dalla restituzione di tutti i prenditori dipende la possibilità di accedere a un nuovo piccolo prestito. Il sistema è quindi basato essenzialmente sulla fiducia, sulla libertà, sulla responsabilità di ciascuno. Al centro, vi è la persona, che come tale e non come individuo, è costitutivamente in relazione con gli altri. Si tratta di una nuova prospettiva per un’economia al servizio della persona”. Il prof. Fulvio Milano, docente di Finanza Aziendale presso l’Ambito di Economia dell’Università Europea di Roma ha spiegato che il microcredito interviene “con organismi di credito specializzati, situati nei paesi poveri e promossi dai paesi sviluppati, che rendono ‘bancabili’ le situazioni personali non bancabili con i criteri tradizionali. I microprestiti vanno da 20 dollari a qualche centinaio di dollari, concessi per tempi brevi, senza garanzie reali, con una forte vicinanza al cliente. I rischi dei prestiti vengono coperti con criteri ‘metodologici’ (non esistendo garanzie), quali prestiti a gruppi di microimprenditori con responsabilità solidale, tecniche avanzate di analisi della capacità e volontà di pagare da parte dei clienti, tecniche sofisticate di valutazione del rischio adattate alle esigenze dei microimprenditori dei paesi poveri, processi preventivi di apprendimento dei microimprenditori su concetti elementari di finanza e di business”. “I risultati concreti di questa attività bancaria - ha ricordato il prof. Milano - sono assai soddisfacenti, poiché il tasso di rimborso è altissimo, ben il 97% (con una ‘sofferenza’ quindi del 3%, quando in Italia i crediti in sofferenza sono il 10% del totale prestiti). I microcrediti erogati nei paesi in via di sviluppo con criteri bancari tradizionali sono oggi valutabili in circa 13 miliardi di dollari e hanno interessato circa 60-70 milioni di microimprenditori. I microcrediti erogati con criteri non bancari da organizzazioni specializzate hanno interessato negli anni meno di 10 milioni di persone: una goccia nel mare della povertà di 1,4 miliardi di persone viventi al disotto della soglia della povertà”. Il prof. Daniele Ciravegna, ordinario di Economia Politica presso l’Università degli Studi di Torino, ha sottolineato l’importanza dell’attenzione alla persona come caratteristica positiva e virtuosa del microcredito, basata su valori fondamentali come la cultura dell’accoglienza, dell’ascolto e dell’accompagnamento. Il tutto grazie al sostegno di tanti volontari qualificati che mettono a disposizione degli altri la loro esperienza. Il dott. Pietro Masci, già direttore dell’ufficio Mediterraneo e Balcani della BEI e già vice-direttore dell’ufficio infrastrutture e finanza del Banco Interamericano di sviluppo, ha spiegato che “il microcredito emerge come risposta alla domanda di credito dei micro-imprenditori, stimati in oltre 90 milioni in tutto il mondo con un potenziale di oltre 2 miliardi, che dimostrano iniziativa, disciplina e capacità di pagamento. La micro finanza include, oltre al credito, altri servizi finanziari come depositi, risparmi e assicurazioni. In questo senso il ruolo della micro finanza è cruciale per rompere il cerchio vizioso della povertà”.

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    24 Ore nel Mondo



    Afghanistan. Attacco a Herat: i militari italiani liberano 31 ostaggi di cui sei italiani

    ◊   I militari italiani in Afghanistan sono intervenuti per evacuare 31 civili, di cui 6 italiani, rinchiusi in due compound, in seguito all'attacco portato da insorti a una società di telecomunicazioni di Herat, che fornisce logistica al contingente militare. L'operazione è terminata con la morte degli assalitori e di due guardie afghane. Nell'attacco degli insorti un soldato italiano era rimasto ferito. Della situazione in Afghanistan ha parlato oggi, in conferenza stampa a Bruxelles, il segretario generale della Nato: Rasmussen ha sottolineato che in Afghanistan gli attacchi, tra luglio e settembre, sono calati del 26% rispetto allo stesso periodo del 2010. Ha poi ribadito che la Nato “non abbandonerà l'Afghanistan”: se anche “progressivamente ridurrà il ruolo nei combattimenti”, la Nato si impegna a dare “il suo sostegno anche dopo il 2014”.

    Iraq, 161 morti a ottobre: mese più sanguinoso del 2011
    Ottobre di sangue in Iraq: il numero dei civili uccisi, stando alle stime diffuse dal Ministero della salute, ha toccato quota 161, a fronte dei 110 di settembre. Si tratta del bilancio più grave dell'intero 2011.

    Libia. La Nato chiede al Cnt il controllo sulla circolazione di armi nel Nord Africa
    In Libia, dopo l’uccisione di Muammar Gheddafi, la situazione generale resta tesa. Un regolamento di conti, tra gruppi rivali di combattenti che hanno appoggiato l’insurrezione, ha provocato ieri un morto e cinque feriti in un ospedale di Tripoli. Nelle stesse ore, il Consiglio nazionale di transizione (Cnt) ha annunciato il nome del nuovo premier, Abdarrahim al-Keib, atteso da numerose sfide, anche sul piano internazionale. Il servizio di Fausta Speranza:

    Il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, chiede al Cnt di impedire “la diffusione nel Nord Africa delle armi” che attualmente circolano in Libia. Rasmussen - in una conferenza stampa tenuta dopo una visita a Tripoli, durante la quale ha incontrato anche il presidente Jalil - ha affermato che, “come gli Stati vicini”, l'autorità libica “deve fare tutto il necessario per mettere la situazione sotto controllo”. Il segretario generale dell'Alleanza, ricordando che “l'embargo sulle armi è ancora in vigore”, ha sottolineato che - finita l'Operazione Unified Protector - “è responsabilità individuale di tutti gli alleati mettere in atto la risoluzione dell'Onu” e di “non poter escludere che, su richiesta delle autorità libiche, alcuni Stati a titolo individuale possano intervenire” per mettere sotto controllo le armi. Intanto, la Corte penale internazionale sta continuando a negoziare un'eventuale resa di Saif, figlio e delfino del colonnello Gheddafi. Lo fa sapere, parlando al Consiglio di sicurezza dell'Onu, il procuratore capo della Cpi, Luis Moreno-Ocampo, che ha avviato indagini per accertare se Muammar Gheddafi abbia ordinato stupri di massa.

    Tunisia: l’integralismo islamico minaccia i professori universitari
    In Tunisia, gli integralisti islamici hanno aggredito verbalmente e fisicamente docenti e studenti all'interno dell'Università. Durante una riunione tenutasi ieri a Tunisi, i professori hanno denunciato come questi atti d’intolleranza avvengono senza che ci sia un'adeguata risposta da parte dello Stato. Secondo le testimonianze, alla base delle aggressioni ci sono il modo di vestire troppo occidentale di docenti e studenti e il contenuto di alcune lezioni.

    Manifestanti tentano irruzione nel parlamento ucraino
    Un migliaio di manifestanti ha tentato di fare irruzione nella sede parlamento ucraino, riuscendo a sfondare uno dei cancelli. I dimostranti sono stati però respinti poco dopo da centinaia di poliziotti in assetto antisommossa. Durante gli scontri, un agente è rimasto ferito ed è stato portato via in ambulanza. Le forze dell'ordine hanno poi preso il controllo della piazza davanti al parlamento, mentre i manifestanti continuavano a gridare "vergogna", chiedendo lo scioglimento immediato. Appena due giorni fa, circa 700 persone - tra reduci della guerra combattuta dall'Urss in Afghanistan tra il 1979 e il 1989 e sopravvissuti all'incidente nucleare di Chernobyl - avevano sfondato il cordone di polizia davanti al palazzo del parlamento e danneggiato una delle porte d'ingresso, nel tentativo di entrare nell'edificio. La manifestazione era stata organizzata contro gli annunciati tagli alle pensioni e ai sussidi statali per i trattamenti sanitari.

    Usa: gli “indignati” bloccano il porto di Oakland
    Gruppi di manifestanti, che si rifanno ai cosiddetti "indignati" e che s’identificano con lo slogan “Occupy Oakland”, hanno bloccato le operazioni marittime nel porto di Oakland, uno dei più grandi degli Stati Uniti. I dimostranti avevano annunciato la protesta in seguito al grave ferimento, durante un sit-in nella città, di un marine con alle spalle due missioni in Iraq. La polizia è intervenuta sparando lacrimogeni contro i manifestanti. Al momento, il bilancio è di quaranta persone arrestate e un dimostrante ferito.

    Arrestato a Cuba il dissidente Farinas, premio Sakharov 2010
    Il dissidente, Guillermo Farinas, è stato arrestato ieri a Cuba, nella città di Santa Clara. La notizia del fermo è stata diffusa dalla blogger cubana, Yoani Sanchez, e dai familiari dell’oppositore. Secondo il presidente della Commissione cubana dei diritti umani e riconciliazione nazionale, Farinas è stato arrestato mentre, insieme ad altri attivisti, si trovava all'ospedale della città per visitare Alcides Rivera, un dissidente in sciopero della fame. In passato, Farinas ha condotto 23 scioperi della fame per protesta contro il governo castrista. Nel 2010 ha ricevuto il premio Sakharov, il riconoscimento per la libertà di pensiero assegnato dal parlamento europeo.

    Tribunale di New York condanna trafficante d’armi russo
    La Russia cercherà di riportare in patria Viktor Bout, ex ufficiale dell'aeronautica russa riconosciuto colpevole di traffico d’armi da un tribunale federale di New York. Secondo Mosca, la sentenza di ieri è di dubbia “equità”, in ragione dei tempi lunghi e delle condizioni estremamente “dure” della sua detenzione. Il trafficante d’armi russo è stato ritenuto responsabile di aver tentato di vendere un carico di armi a guerriglieri Farc della Colombia, che intendevano utilizzarle contro militari e cittadini americani. Inoltre, è ritenuto responsabile di aver venduto sin dalla fine della Guerra fredda tonnellate di armi in Africa, Medio Oriente e Sud America. Bout, estradato negli Usa dopo l'arresto in Thailandia nel 2008, rischia fino a 25 anni di prigione. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza e Giovanni Cossu)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 307

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli.