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Sommario del 02/11/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI all'udienza generale: dopo la morte non c'è il nulla ma l'amore di Dio, l'uomo ha bisogno di eternità
  • Nel pomeriggio la preghiera di Benedetto XVI nelle Grotte Vaticane sulle tombe dei Papi
  • Appello del Papa al G20: misure per uno sviluppo umano integrale. Gotti Tedeschi: austerità contro la crisi
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Grecia. Referendum sulle misure anti-crisi forse a dicembre. Papandreou cambia i vertici militari
  • Progresso vincolato all’ambiente e alle disparità: monito dell’Onu nel Rapporto sullo sviluppo umano 2011
  • In Turchia la Conferenza internazionale sul futuro dell'Afghanistan
  • Alluvioni in Thailandia: si temono epidemie a Bangkok. La testimonianza di un sacerdote Fidei donum
  • Liguria. Si cercano altri tre dispersi in attesa delle nuove precipitazioni
  • Fukushima: possibile fissione al reattore n. 2
  • Chiesa e Società

  • Appello del Cisde: il prossimo G20 aiuti a migliorare le condizioni dei poveri
  • Forti contrasti tra l’Amministrazione Usa e la Chiesa cattolica su aborto e controllo delle nascite
  • Terra Santa: il Patriarcato latino chiede "libertà religiosa per i cristiani del mondo arabo"
  • Portogallo: la Chiesa preoccupata per il crescente indebitamento delle famiglie
  • Città del Messico: al via la 33.ma Conferenza sulla privacy dell'era globale
  • Indonesia: a Java la violenza dei radicali islamici contro le statue di altre religioni
  • Yad Vashem: la suora belga Philomène Smeers proclamata "Giusta tra le Nazioni"
  • Papua Nuova Guinea: la preoccupazione dei vescovi per i rifugiati al confine con l’Indonesia
  • Vietnam: nella diocesi di Phú Cường corsi di animazione missionaria
  • Camerun: per il cardinale Tumi elezioni libere ma non trasparenti
  • Repubblica Centrafricana: i Gesuiti aprono sei nuove scuole nella provincia di Haute Kotto
  • Ucraina: iniziate le Giornate sociali della Chiesa greco-cattolica ucraina
  • Germania: messaggio dell’arcivescovo di Friburgo sulla commemorazione dei defunti
  • Il cardinale Bagnasco invita a consegnare alle nuove generazioni un patrimonio di alti ideali
  • Napoli: il cardinale Sepe denuncia "le offese alla dignità della morte"
  • Un convegno ricorda la nascita, 70 anni fa, della Pontificia Opera per le Vocazioni Sacerdotali
  • A Roma la raccolta dei documenti del cardinale Gomá sulla Guerra civile spagnola
  • 24 Ore nel Mondo

  • Israele annuncia la costruzione di nuovi insediamenti ebraici a Gerusalemme est
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI all'udienza generale: dopo la morte non c'è il nulla ma l'amore di Dio, l'uomo ha bisogno di eternità

    ◊   Ricordare i propri morti è come compiere “un cammino segnato dalla speranza di eternità”. Nel giorno che la Chiesa dedica alla commemorazione dei fedeli defunti, Benedetto XVI ha voluto dedicare a questo tema la catechesi dell’udienza generale di questa mattina, tenuta in Aula Paolo VI. “Dietro il presente – ha affermato il Papa – non c’è il nulla e proprio la fede nella vita eterna dà al cristiano il coraggio” per amare “intensamente” la terra e di “costruirle un futuro”. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    È inutile che in tanti si sforzino di negarlo e la mentalità dominante si affanni a rimuoverne la presenza compensandola con svariati feticci: l’umanità, “in sua larga parte, mai si è rassegnata a credere” che al di là della morte “vi sia semplicemente il nulla”. Con lo sguardo della fede e l’acume dell’esperienza, Benedetto XVI fa luce con una serie di pensieri in quell’angolo dell’anima dove spesso si preferisce non pensare: sulla realtà della morte, sul timore che essa suscita, sul vuoto che scava nel cuore e sulla pienezza della consolazione che viene da Dio. Il Papa si è in certo modo fatto compagno di chi in queste ore percorre i viali dei cimiteri cercando di scandagliarne i sentimenti, quei perché troppo grandi, primo fra tutti il perché la morte incute timore:

    “C’è in noi un senso di rifiuto perché non possiamo accettare che tutto ciò che di bello e di grande è stato realizzato durante un’intera esistenza, venga improvvisamente cancellato, cada nell’abisso del nulla. Soprattutto noi sentiamo che l’amore richiama e chiede eternità e non è possibile accettare che esso venga distrutto dalla morte in un solo momento”.

    Chi si preoccupa dei propri morti, con cura e con affetto – ha proseguito Benedetto XVI – cerca di “dare loro una sorta di seconda vita”. Tenta, ha soggiunto con profondità, di affrontare quella percezione che un giudizio vi sarà sulle azioni al termine della vita, “soprattutto su quei punti d’ombra che, con abilità, sappiamo rimuovere o tentiamo di rimuovere dalla nostra coscienza”:

    “In un certo senso i gesti di affetto, di amore che circondano il defunto, sono un modo per proteggerlo nella convinzione che essi non rimangano senza effetto sul giudizio. Questo lo possiamo cogliere nella maggior parte delle culture che caratterizzano la storia dell’uomo”.

    Oggi, “almeno apparentemente” il mondo “è diventato molto più razionale”, ha osservato il Papa, per cui “si è diffusa la tendenza a pensare che ogni realtà debba essere affrontata con i criteri della scienza sperimentale, e che anche alla grande questione della morte si debba rispondere non tanto con la fede, ma partendo da conoscenze sperimentabili, empiriche”:

    “Non ci si rende sufficientemente conto, però, che proprio in questo modo si è finiti per cadere in forme di spiritismo, nel tentativo di avere un qualche contatto con il mondo al di là della morte, quasi immaginando che vi sia una realtà che, alla fine, sarebbe una copia di quella presente”.

    Ma la visita a un cimitero, lo sguardo sulla foto di una persona amata e scomparsa mentre “si affollano i ricordi”, non è situazione alla quale possa rispondere alcuna scienza. Le tombe, ha suggerito Benedetto XVI, aprono uno squarcio nell’anima ben oltre il razionale. Perché?

    “Perché, nonostante la morte sia spesso un tema quasi proibito nella nostra società, e vi sia il tentativo continuo di levare dalla nostra mente il solo pensiero della morte, essa riguarda ciascuno di noi (...) E davanti a questo mistero tutti, anche inconsciamente, cerchiamo qualcosa che ci inviti a sperare, un segnale che ci dia consolazione, che si apra qualche orizzonte, che offra ancora un futuro. La strada della morte, in realtà, è una via della speranza e percorrere i nostri cimiteri, come pure leggere le scritte sulle tombe è compiere un cammino segnato dalla speranza di eternità”.

    Ecco dunque, ha chiarito il Papa, la verità che la Chiesa vive e testimonia celebrando i Santi e commemorando i defunti, sulla scia della risurrezione di Gesù che ha aperto all’uomo “le porte dell’eternità”:

    “Solamente chi può riconoscere una grande speranza nella morte, può anche vivere una vita a partire dalla speranza. Se noi riduciamo l’uomo esclusivamente alla sua dimensione orizzontale, a ciò che si può percepire empiricamente, la stessa vita perde il suo senso profondo. L’uomo ha bisogno di eternità ed ogni altra speranza per lui è troppo breve, è troppo limitata (...) L’uomo è spiegabile, trova il suo senso più profondo, solamente se c’è Dio”.

    “Nel recarci ai cimiteri a pregare con affetto e con amore per i nostri defunti, siamo invitati”, ha concluso Benedetto XVI, “a rinnovare con coraggio e con forza la nostra fede nella vita eterna, anzi a vivere con questa grande speranza e testimoniarla al mondo”:

    “Dietro il presente non c’è il nulla. E proprio la fede nella vita eterna dà al cristiano il coraggio di amare ancora più intensamente questa nostra terra e di lavorare per costruirle un futuro, per darle una vera e sicura speranza”.

    Al termine della sintesi della catechesi in sei lingue, il Papa ha affidato i giovani, gli ammalati e i nuovi sposi all’antico vescovo di Milano, San Carlo Borromeo, del quale dopodomani ricorre la memoria liturgica. “Fu instancabile maestro e guida dei fratelli”, ha ricordato Benedetto XVI: il suo esempio “aiuti voi, cari giovani, a lasciarvi condurre da Cristo nelle vostre scelte per seguirLo senza timore; incoraggi voi, cari ammalati, ad offrire la vostra sofferenza per i Pastori della Chiesa e per la salvezza delle anime; sostenga voi, cari sposi novelli, nel generoso servizio alla vita”.

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    Nel pomeriggio la preghiera di Benedetto XVI nelle Grotte Vaticane sulle tombe dei Papi

    ◊   Nello spirito che caratterizza la ricorrenza del 2 novembre, Benedetto XVI si reca nel pomeriggio di oggi, alle 18, nelle Grotte Vaticane per pregare come di consueto in privato in suffragio dei Sommi Pontefici sepolti sotto la Basilica e in memoria di tutti i defunti. Domani, alle 11.30, il Papa presiederà la Santa Messa all’Altare della Cattedra in San Pietro, in suffragio dei cardinali e dei vescovi scomparsi nel corso dell’anno.

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    Appello del Papa al G20: misure per uno sviluppo umano integrale. Gotti Tedeschi: austerità contro la crisi

    ◊   Nell’ambito dell’udienza generale il Papa ha rivolto il pensiero alla crisi dell’economia globale e ha lanciato un appello ai Paesi del G20 che si riuniranno domani e dopodomani a Cannes in Francia. Ascoltiamo quanto ha detto nel servizio di Fausta Speranza:

    “Auspico che l’incontro aiuti a superare le difficoltà che, a livello mondiale, ostacolano la promozione di uno sviluppo autenticamente umano e integrale.”

    Il Papa si rivolge ai leader mondiali che – dice – “dovranno esaminare le principali problematiche connesse con l’economia globale”. In questo momento, dopo il crollo davvero significativo delle Borse e l’annuncio choc di un referendum in Grecia che complica l’attuazione dell’austerity da parte di Atene, necessaria per gli aiuti, tutti gli occhi sono puntati infatti sul G20 che si apre domani. Sono già a Cannes il cancelliere tedesco Angela Merkel e il presidente francese Sarkozy e si incontreranno nel pomeriggio con il neo-presidente della Bce Mario Draghi. L’Unione Europea aveva preparato piano e strategia per questo vertice mondiale e in una lettera aveva chiesto sostegno per il Fondo salva Stati ma la decisione del premier Papandreu ha rimesso in discussione le poche presunte certezze con cui Bruxelles apriva in sostanza a un intervento economico della Cina. Il punto, prima ancora di sapere le reazioni degli altri cosiddetti Grandi, è ritrovare una linea comune. E tra i fronti in Europa c’è quello italiano: Roma sembra proprio nell’occhio del ciclone: tra le perdite di un po’ tutte le piazze europee quella milanese ha segnato il record negativo e soprattutto c’è la questione dei Titoli di Stato: il differenziale con quelli tedeschi si è spinto a livelli altissimi che qualcuno ha paragonato alle situazioni di Irlanda o Grecia prima dello scoppio dell’emergenza. La risposta italiana è al momento un vertice a Palazzo Chigi stamane, poi nel pomeriggio la riunione di maggioranza e in serata Consiglio dei ministri straordinario. E c’è da dire che fonti di Bankitalia definiscono “prive di fondamento e contrarie alle norme europee” le notizie di stampa secondo cui via Nazionale si preparerebbe “a un intervento di emergenza che, per esempio, assuma i titoli pubblici italiani detenuti dalle banche nazionali, in cambio dell'impegno ad acquistarne di nuovi a più lunga scadenza”. In tutto questo e in vista dell’appuntamento di domani, torniamo all’appello del Papa ai leader del G20. Nelle parole di Benedetto XVI è chiaro l’obiettivo ultimo: “la promozione di uno sviluppo autenticamente umano e integrale”. Di questo abbiamo parlato con il presidente dello Ior, l'Istituto per le Opere di Religione, Ettore Gotti Tedeschi:

    R. – Ci siamo dimenticati che lo sviluppo dell’uomo è uno sviluppo integrale: l’uomo è fatto di anima e di spirito, e questo lo abbiamo completamente dimenticato. Ora, quando uno strumento come l’economia, o come la finanza, dimentica quello che è, e cioè un mezzo, e che ha bisogno di un fine, confonde il fine - confonde quindi l’essenzialità dell’uomo - non può altro che andare contro l’uomo stesso. Questo Benedetto XVI lo ricorda perfettamente nell’Enciclica Caritas in veritate. Riprenderei, con entusiasmo quasi, le raccomandazioni di Benedetto XVI e quelle di Giovanni Paolo II, rispettivamente nella Caritas in veritate e nella Sollecitudo rei socialis. I due nostri Pontefici ricordano che l’uomo di questo secolo ha avuto la grande opportunità di crescere nelle scienze e nelle tecniche ma non è maturato sufficientemente in quella esigenza di sapienza nel saperle usare. E quello che è successo adesso non sono altro che le conseguenze di questi strumenti scientifici o tecnici, che ci sono sfuggiti di mano, strumenti come la finanza soprattutto, ma tutta l’economia, la politica economica e l’economia politica sono sfuggite di mano all’uomo. E’ sfuggita di mano la logica dello sviluppo economico e conseguentemente c’è sfuggito di mano il controllo di quella che è la crescita del debito, c’è sfuggito di mano il controllo dell’inflazione-deflazione, il controllo delle produzioni e quindi della capacità di creare manodopera e di sostenerla. C’è sfuggito di mano il controllo dei consumi.

    D. – Sembra proprio che la finanza oscuri la politica, intesa proprio nel senso di “res publica”, è così?

    R. – La politica più che altro ha deluso. Non è stata la finanza ad oscurare la politica, è stata la politica ad oscurarsi da sola, perché ha lasciato la finanza assumere una forma di autonomia morale. E poi la politica negli ultimi anni, e non parlo della politica del nostro Paese naturalmente ma parlo della politica in generale di tutti i Paesi, soprattutto del mondo occidentale - gli Stati Uniti, l’Europa – ha deluso. Ha deluso perché ha promesso di risolvere rapidamente il problema e invece non l’ha risolto. Sono più di tre anni che la politica usa una forma di ottimismo che è distaccato dalla realtà e dai problemi. La politica ha misconosciuto le cause della crisi, le cause vere, le origini vere e per tre anni ha continuato a dire che l’origine fosse di carattere finanziario, dovuta all’eccesso di debito fatto dalle banche e al crollo dello sviluppo dovuto alla natalità. La crisi che noi stiamo vivendo è la conseguenza della scarsa attenzione che il mondo, anche politico, ha avuto sulla crescita economica nel mondo occidentale. Oggi parliamo tanto del 7miliardesimo bambino che è nato, ma dov’è nato? Il nostro mondo, il nostro mondo occidentale, ha avuto la sfrontatezza di disconoscere il fatto che perchè l’economia cresca in maniera stabile ed equilibrata deve crescere in maniera altrettanto armonica ed equilibrata la popolazione. Noi abbiamo negato le nascite e abbiamo surrogato la necessaria crescita con una crescita consumistica e a debito. Così abbiamo offeso quasi la dignità dell’uomo, perché abbiamo costretto l’uomo, la persona, a soddisfarsi materialmente per poter far crescere i consumi. Per poter affrontare concretamente i problemi che noi abbiamo, che stiamo vivendo, bisognerebbe decretare un lungo periodo di austerità, in modo tale che si possano ricomporre i fondamentali dell’economia. Invece, l’austerità sembra una promessa troppo politicamente impopolare. Quindi, la politica ignora e vuole ignorare quello che è impopolare e cerca ancora di creare delle forme di illusione che creino, incoraggino la ripresa dei consumi, piuttosto che la ricomposizione dei fondamentali dell’economia, che sono proprio il risparmio, per esempio.

    D. – Dal G7 al G8, oggi al G20: può essere, questo vertice allargato, una speranza per gli equilibri mondiali?

    R. – Senta, lo è soltanto se le persone che parteciperanno al G20 andranno con una grande dose di umiltà ad affrontare queste decisioni, capendo il senso e la responsabilità delle loro azioni. Si stanno prendendo una responsabilità storica in questo momento, di fronte all’intera umanità, e, come ha detto Benedetto XVI nel suo viaggio a Venezia, il vero leader nel suo successo sostenibile è quello che si occupa del bene comune.(ap)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   L'uomo ha bisogno di eternità: all'udienza generale Benedetto XVI parla della commemorazione dei defunti.

    La sovrappopolazione da un altro punto di vista: in prima pagina, Cristian Martini Grimaldi a proposito della "Seven Billionth Baby".

    In rilievo, nell'informazione internazionale, l'economia, con lo strappo greco (l'annuncio del referendum) che fa tremare l'Europa.

    Troppo adagiati nella finitezza: in cultura, José Maria Gil Tamayo sull'uomo e l'aldilà.

    Lo stupore del cardinale: vita, morte e paradiso secondo Ersilio Tonini.

    Un articolo di Fabrizio Bisconti dal titolo "Pranzi e rinfreschi in onore del caro estinto": fu sant'Agostino tra i primi a opporsi alla pratica dei "refrigeria".

    Il potere dolce e unico delle donne: Gaetano Vallini recensisce "Il cuore grande delle ragazze" di Pupi Avati, presentato al Festival internazionale del film di Roma.

    E il Consiglio dei Dieci ideò il canale di Suez: Simona Verrazzo su Venezia e l'Egitto in mostra a Palazzo Ducale.

    Rispondiamo seriamente alla attese dei giovani: l'introduzione dell'arcivescovo Rino Fisichella al libro di Donato Petti "Dialogo sull'educazione con Papa Benedetto XVI".

    Nell'informazione religiosa, stralci dell'omelia del cardinale Leonardo Sandri in occasione del primo anniversario dell'attacco contro la cattedrale siro cattolica di Nostra Signora del Soccorso a Baghdad.

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    Oggi in Primo Piano



    Grecia. Referendum sulle misure anti-crisi forse a dicembre. Papandreou cambia i vertici militari

    ◊   In Grecia, il referendum annunciato dal premier Papandreou sul piano di salvataggio europeo del Paese potrebbe tenersi a dicembre, non a gennaio: lo ha riferito il ministro degli Interni,Kastanidis. Intanto, Papandreou – che attende il voto di fiducia venerdì prossimo - ha cambiato i vertici delle forze armate, in un Paese che, nel 1974, è uscito da una dittatura militare. Davide Maggiore ha chiesto un’analisi della situazione ad Antonio Ferrari, editorialista del Corriere della Sera:

    R. – In linea di principio, è capitato molte volte che un capo di governo, alla vigilia di cambiamenti politici, proceda al cambiamento di alcuni dei vertici militari, magari scegliendo tra i generali quelli più favorevoli alla sua parte politica. Questo è accaduto nel passato. Quello che preoccupa oggi è che viene presa una decisione di azzerare i vertici militari nel bel mezzo di una crisi politica, economica e finanziaria devastante. Non c’è un pericolo di golpe, parliamoci chiaro - la Grecia democratica può resistere – però tentazioni estremiste, soprattutto da parte dell’estrema destra, come accadde nel ’67 con il colpo di Stato dei Colonnelli, ci sono. E Papandreu ha amplificato con la sua decisione questa pressione proprio sulla gente, dicendo: “Noi dobbiamo vigilare”. E dall’altra parte, visto che la maggioranza dei greci non ne può più delle misure, ma non vuole uscire dall’euro, si affida a due pressioni assieme: quella politica e quella militare, alla vigilia del voto di fiducia, che lui chiederà al parlamento il 4 novembre.

    D. – Il governo Papandreou, in Parlamento, ha una maggioranza sempre più traballante. Possiamo fare un’analisi dei possibili scenari?

    R. – Per il momento, almeno secondo i calcoli, può avere 152 voti su 300, quindi c’è la maggioranza e, tra l’altro, il governo è un governo di un partito solo, non è un governo di coalizione. Papandreou vorrebbe tanto, in questo momento, avere il sostegno anche degli altri partiti, soprattutto di quello che è il principale responsabile di questo disastro greco, che è il centro-destra di Nuova democrazia, ma nessuno ci sta. Con la proposta del referendum, Papandreou potrebbe anche incassare tutti i deputati che gli sono rimasti e che gli sarebbero sufficienti per passare con il voto di fiducia. E’ chiaro che il problema comincerà dopo.

    D. – Nell’ottica che abbiamo appena descritto, il referendum è visto da Papandreou come uno strumento per rafforzare il governo sul piano interno o anche nei confronti dell’Unione Europea?

    R. – Può essere entrambi, anzi lui può tentare la carta, e se riuscisse a passare, se riuscisse a vincerla, allora si consoliderebbe molto, ma se la dovesse perdere, il referendum sarebbe la sua “way out”, la sua via d’uscita per cercare di dimostrare che aveva fatto il possibile.

    D. – Qual è a questo punto l’esito più probabile della crisi politica? Si profilano nuove elezioni?

    R. – Sarebbe un disastro per la Grecia, perché se si andasse a nuove elezioni ora il rischio del fallimento, bancarotta e quindi l’uscita dall’euro, sarebbe un rischio veramente altissimo. E’ chiaro, però, che tutto dipenderà da quello che succederà in Parlamento. Se Papandreou non ce la fa ad ottenere la fiducia, si andrà per forza ad elezioni anticipate, e questo è lo scenario che spaventa la Grecia, spaventa l’Europa, spaventa i mercati. (ap)

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    Progresso vincolato all’ambiente e alle disparità: monito dell’Onu nel Rapporto sullo sviluppo umano 2011

    ◊   Ambiente e povertà al centro del Rapporto sullo sviluppo umano presentato oggi a Copenaghen. Norvegia e Repubblica democratica del Congo al primo ed ultimo posto nella classifica stilata dall’Onu in base ad indicatori su sanità, istruzione ed uguaglianza uomo-donna. Il servizio di Roberta Gisotti:

    Da Copenaghen arriva il monito del Programma Onu per lo sviluppo (Undp), che titola il suo Rapporto annuale “Sostenibilità ed equità: un futuro migliore per tutti”. Vale a dire servono “misure coraggiose per rallentare il cambiamento climatico” e bisogna “ridurre le disparità all’interno e fra le Nazioni”, a partire da salute, educazione e pari opportunità uomo-donna, insieme a criteri responsabili nella produzione di energia e nella tutela degli ecosistemi per promuovere lo sviluppo globale. Nonostante i progressi di alcuni indicatori economici, la distribuzione del reddito è infatti peggiorata e ad oggi 1 miliardo e mezzo di persone sono fuori dalla rete elettrica. L’Undp chiede di valutare una tassa sulle transazioni finanziarie o valutarie internazionali per sostenere la lotta al cambiamento climatico e alla povertà estrema. Gli autori dello studio paventano che il degrado ambientale, incontrollato, possa vanificare gli sforzi per sconfiggere la fame nel mondo intero ed alzare i prezzi alimentari fino al 50 per cento, con conseguenza disastrose specie per l’Asia meridionale e l’Africa Sub-sahariana. Nella lista dei 187 Stati monitorati, ai primi posti nell’Indice di sviluppo umano (Isu) – basato su sanità, istruzione, reddito - sono quest’anno la Norvegia, l’Australia e i Paesi Bassi; all’ultimo la Repubblica democratica del Congo, preceduta da Burundi, Niger ed altre sette nazioni dell’Africa Subsahariana. Ma se vengono valutate le disparità per i cittadini nei vari Paesi, allora gli Stati Uniti crollano dal quarto posto al 23°, il Canada dal 6° al 13°, mentre la Svezia sale dal 10° al 5° posto, la Slovenia dal 21° al 14°. Stabile invece l’Italia al 24° gradino. C’è poi una terza classifica sulla disuguaglianza di genere (Idg) dove entrano in campo anni di scolarizzazione, rappresentanza parlamentare e partecipazione al mercato del lavoro: è la Svezia il Paese più virtuoso, mentre il peggiore è lo Yemen, dove meno dell’8% delle donne ha un’istruzione secondaria, meno dell’1% siede in Parlamento e solo il 20% in età lavorativa ha un lavoro retribuito. La strada dell’uguaglianza fra tutti gli uomini e tutte le donne del mondo è ancora lontana da raggiungere.

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    In Turchia la Conferenza internazionale sul futuro dell'Afghanistan

    ◊   Si è aperta questa mattina a Istanbul, in Turchia, la conferenza ''Sicurezza e cooperazione nel cuore dell'Asia'', dedicata a contribuire a tracciare il futuro dell’Afghanistan dopo il ritiro delle truppe straniere nel 2014. Accolti dal presidente turco Abdullah Gul, partecipano ai lavori i rappresentanti di 20 Paesi e delle Ong impegnati nell'assistenza umanitaria nel Paese asiatico. Gul, che ha ricordato come l’Afghanistan stia affrontando “questioni come terrorismo, estremismo, traffico di droga ed esseri umani”, ieri ha incontrato i presidenti afghano e pakistano, Hamid Karzai e Asif Ali Zardari, per allentare le tensioni e promuovere la cooperazione tra i due Stati vicini. Alla conferenza, Karzai ha sollecitato uno “sforzo più concentrato nella regione” contro il terrorismo, assicurando che il proprio obiettivo è quello di garantire la sicurezza almeno alla metà della popolazione afghana entro la fine dell'anno. Su come possa essere interpretato l’appuntamento di Istanbul, Giada Aquilino ha intervistato il prof. Marco Lombardi, responsabile dei Progetti educativi in Afghanistan dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano:

    R. - La conferenza sull’Afghanistan - o meglio sul centro Asia - a Istanbul è cruciale e si deve leggere su tre livelli diversi. Il primo, più generale: nel mondo globale è necessario condividere una prospettiva - quella democratica - per poi governare con attori locali le aree di conflitto; e questo è il senso della conferenza. Il secondo livello: è una conferenza che oggi vede impegnati numerosi attori, quali il Pakistan, l’India, l’Iran e la Turchia, quindi tutti quei Paesi che circondano l’Afghanistan e che per primi sono interessati alla sua pacificazione. Ma attenzione: devono essere interessati alla pacificazione dell’Afghanistan e non alla soluzione dei loro conflitti; vediamo la Turchia che ne approfitta dell’Iraq per battere in testa al Pkk; l’Iran che è interessata alla zona di Herat; il Pakistan e l’India, che di fatto si stanno facendo la guerra sul nuovo fronte occidentale, dopo quello dell’Azad Kashmir. Il terzo livello, estremamente interessante è quello che ha preceduto la conferenza e che riguarda specificamente il dialogo con i talebani. C’è stato un incontro di tre giorni tra Pakistan, Afghanistan e Turchia e il nodo è stato proprio quello da parte di Karzai di insistere col Pakistan, perché - ha detto - la sicurezza dell’Afghanistan è anche la sicurezza del Pakistan. Bisogna superare il livello delle dichiarazioni, per operare insieme. Questo è il nodo cruciale. In realtà la questione dei talebani è strettamente connessa con la questione pachistana. Le connessioni che ci sono tra le azioni dei talebani pachistani sul campo in Afghanistan e spesso i servizi di sicurezza di Islamabad sono troppo forti perché questo nodo non venga chiarito, una volta per tutte, tra i due governi.

    D. - A metà novembre è stata convocata una Loya Jirga: perché i talebani l’hanno già criticata?

    R. - Perché ogni tentativo di stabilizzazione viene criticato dai talebani: questo fa parte della loro strategia. Teniamo presente che nella fase di stabilizzazione, di transizione governativa, a cui stiamo assistendo, ci sarà da una parte un incremento dell’attività sul campo - attentati e quant’altro da parte dei talebani - e dall’altra un rifiuto di quelli che sono i tentativi di dialogo.

    D. - All’incontro tra Afghanistan, Pakistan e Turchia è stata decisa l’istituzione di una commissione di inchiesta sull’omicidio Rabbani: anche in quell’occasione sono venute a galla le tensioni tra Afghanistan e Pakistan. A cosa dovrà portare?

    R. - E’ molto difficile dirlo. Quello che si vorrebbe è una sperimentazione sul campo di un’alleanza tra Pakistan ed Afghanistan, che non c’è mai stata. Questa commissione d’inchiesta deve dimostrare che è possibile per quei due Paesi lavorare insieme. Ciò - di fatto - è un prerequisito: se non lavoreranno insieme anche sul piano militare, la pace sarà impossibile in quella zona.

    D. - Dopo il 2014, quella denominata AfPak che area sarà?

    R. - Ci vuole responsabilità a livello regionale per chiudere o migliorare le situazioni a livello locale. Per far questo bisogna, però, che le potenze regionali condividano gli stessi orientamenti a livello globale. Quindi Turchia, Pakistan, India, Iran - che sono i Paesi più direttamente coinvolti - potranno contribuire a pacificare l’Afghanistan se condivideranno la prospettiva di un Paese democratico e pacifico, che è ormai l’unica possibile per governare il mondo globale. (mg)

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    Alluvioni in Thailandia: si temono epidemie a Bangkok. La testimonianza di un sacerdote Fidei donum

    ◊   È salito a 427 morti il bilancio delle vittime delle inondazioni che hanno colpito la Thailandia. A Bangkok è ancora emergenza: sono numerosi i quartieri allagati mentre si attende una nuova alluvione per metà novembre. Nella capitale, intanto, aumentano le proteste dei cittadini e i contrasti politici tra governo centrale e governo locale sulla scelta di salvare dall’acqua alcune zone rispetto ad altre. Sulla situazione Luca Collodi ha raccolto la testimonianza di don Attilio Battisti, sacerdote Fidei donum in missione in Thailandia:

    R. - Attualmente la situazione si sta complicando ulteriormente, perché anche la pazienza notoriamente famosa dei thailandesi sta venendo meno… Quello che hanno definito uno “tsunami lento” - e di fatto ha causato più danni che lo tsunami del Giappone - sta logorando la pazienza dei cittadini e soprattutto di quelli della capitale, di Bangkok, dove si sta riversando gran parte dell’acqua accumulata in questi mesi di piogge torrenziali e per i due monsoni che hanno distrutto un po’ tutta l’area centrale del nord-est della Thailandia. La situazione è davvero grave: inizia ormai a scarseggiare il cibo e l’acqua potabile, la luce elettrica è stata tagliata per evitare danni maggiori… Attualmente il problema principale è la difesa e la salvaguardia delle principali zone industrializzate e anche di quelle - diciamo così - di movimento turistico e di movimento economico. Il problema, fino a qualche giorno fa, era che l’acqua non riusciva a defluire per l’alta marea: quindi anche la coincidenza dell’alta marea non ha fatto che rallentare ulteriormente il deflusso di tutta l’acqua che si è accumulata non soltanto nelle campagne, distruggendo un po’ tutto, ma anche nelle dighe dove ormai sta un po’ debordando…

    D. - C’è il rischio di qualche epidemia a livello sanitario?

    R. - Sì, attualmente sta crescendo. L’acqua, stagnando da più di un mese, inizia a trasportare carcasse, cadaveri… Ma ci sono anche altri pericoli come i serpenti e coccodrilli che sono in stato di libertà… Adesso il timore è veramente quello di avere delle malattie nuove: qualcuno teme già la diffusione della malaria.

    D. - Quindi una situazione che non si risolverà a breve…

    R. - Esatto, in questo momento si parla di almeno 40 giorni per lo smaltimento di tutto: non so se in questo includano anche la pulizia delle strade, dei quartieri alluvionati. Si parla di un metro e in qualche zona anche fino a due metri di acqua… La gente ormai sta perdendo la pazienza e ieri ci sono stati anche alcuni episodi di aggressività nei confronti delle forze armate che proteggono le dighe e le barriere che si sono create con sacchi di sabbia e terra: queste persone, vedendo che la loro zona è sempre allagata, mentre si cerca di salvare altre zone delle capitale, iniziano un po’ a stancarsi…. (mg)

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    Liguria. Si cercano altri tre dispersi in attesa delle nuove precipitazioni

    ◊   A otto giorni dall'alluvione in Liguria si cercano ancora tre dispersi a Vernazza. Il bilancio delle inondazioni è salito a 10 vittime, tra quelle dello Spezzino e della Lunigiana. Proseguono, intanto, le operazioni di bonifica delle zone colpite dal maltempo in attesa delle nuove precipitazioni previste per domani. Oggi, la ricorrenza del 2 novembre ha assunto un significato particolare per le popolazioni di queste zone come ci spiega, al microfono di Luca Collodi, il vescovo de La Spezia, Francesco Moraglia:

    R. – Per la nostra diocesi questa ricorrenza di tutti i fedeli defunti assume un significato particolarissimo perché proprio in questi giorni noi stiamo seppellendo le vittime dell’alluvione che il fango restituisce uno ad uno. Il numero adesso non è ancora stabilizzato. Ieri abbiamo avuto un ultimo ritrovamento di una salma; mi è stato comunicato mentre stavo celebrando i funerali di Sandro Usai, il volontario morto a Monterosso. La riflessione di oggi è quella del senso della vita umana come realtà bella ma nello stesso tempo anche quella della precarietà di ogni vicenda umana: purtroppo martedì scorso abbiamo visto come tutto sia cambiato nel giro di pochi minuti.

    D. - Quando si muore per calamità naturali, le domande si fanno pressanti…

    R. – Sì, molte volte le domande vanno oltre la natura e verso Colui che è all'origine della natura. E’ la domanda che ricorre certe volte anche un po’ in modo facile: ma cosa faceva Dio in quel momento? Penso che dovremmo chiederci molte volte cosa hanno fatto gli uomini per arrivare a questi momenti e forse dovremmo interrogarci anche sul fatto che esistono non solo i peccati di "commissione" ma anche di "omissione". Ci sono tante domande di fronte a questi eventi; io credo che molte volte dovremmo chiederci anche: "dov’erano gli uomini prima che queste cose accadessero?".

    D. – Mons. Moraglia, di fronte all’emergenza lei ha chiuso il seminario e ha inviato i seminaristi a supporto dei parroci con le parrocchie trasformate in magazzini, centri ospedalieri, ambulatori…

    R. – Sì, io ho detto che le chiese fossero messe a disposizione della nostra gente ferita. E’ vero, le chiese che sono state danneggiate in modo parziale oppure sono rimaste integre, oltre che luogo di culto, sono diventate infermerie, depositi di farmaci... Per esempio, la cripta della chiesa di Vernazza o la canonica di Monterosso che è diventata il luogo di accoglienza e di ospitalità di tanti volontari che vengono anche da zone molto lontane della Liguria. Credo che questa presenza della Chiesa sia un annuncio di speranza ma anche di concretezza umana. (bf)

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    Fukushima: possibile fissione al reattore n. 2

    ◊   Nuovo allarme alla centrale nucleare di Fukushima, in Giappone. Dai rilevamenti effettuati nelle ultime ore si teme una possibile fissione al reattore n. 2 che potrebbe comportarne la riaccensione. A scopo precauzionale la Tepco, società che gestisce l’impianto, ha iniziato ad iniettare nel sito acido borico, mentre l’Agenzia nipponica per la sicurezza atomica ha avviato i riscontri senza però segnalare particolari criticità. A destare preoccupazione il rilevamento di tracce di xenon, gas generato solitamente dalla fissione. La scoperta, coincide con il primo riavvio autorizzato, dopo il disastro dell'11 marzo, del reattore n. 4. Sull’entità del nuovo allarme Paolo Ondarza ha intervistato Emilio Santoro, direttore responsabile del reattore nucleare di ricerca Triga Rc1 dell’Enea:

    R. – Mi è difficile pensare che si possa riaccendere la centrale, il reattore. Probabilmente, però, nella situazione in cui il combustibile versa – derivata dalla situazione creatasi a marzo – c’è una configurazione tale per cui il combustibile, la sua densità e la sua distribuzione geometrica consente di creare localmente o parzialmente dei fenomeni di fissione. Sicuramente è avvenuto qualcosa negli ultimi giorni…

    D. – La Tepco, che è la società che gestisce l’impianto, ha iniziato ad iniettare nel sito acido borico. Questo come contrasta la fissione?

    R. – Perché il boro è un grande assorbitore di neutroni. Quindi la presenza di boro fa sì che la presenza possibile di neutroni possa essere assorbita e non produrre reazioni di fissione.

    D. – I riscontri effettuati dall’agenzia nipponica per la sicurezza atomica lasciano ben sperare, perché non rilevano particolari criticità…

    R. – Io, sulla base delle informazioni che ho potuto vedere, troverei azzardato dire che il reattore si possa mettere in funzione nel suo complesso. Ripeto, probabilmente è un fenomeno localizzato in alcuni punti dell’impianto che danno luogo a presenza di fissione. Finché non si vedono effetti – diciamo – secondari, oltre all’assenza-presenza di xenon, anche presenza di altri radionuclidi in quantità significative, troverei azzardato dire che il reattore si sta rimettendo in funzione da solo.

    D. – Da quanto sapete, la situazione a Fukushima negli ultimi mesi e nelle ultime settimane stava rientrando?

    R. – E’ abbastanza rassicurante il fatto che il sistema di raffreddamento sia sotto i cento gradi: questo è assolutamente rincuorante per quello che riguarda tutto l’insieme dell’impianto di Fukushima.

    D. – Quindi situazione non eccessivamente allarmante, ma da tenere sotto controllo.

    R. – Da tenere sotto controllo, al momento non allarmante. Certo, c’è ancora produzione di alcuni gas, come appunto lo xenon, ma lo xenon dal punto di vista sanitario ha oltretutto una rilevanza abbastanza poco significativa. (mg)

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    Chiesa e Società



    Appello del Cisde: il prossimo G20 aiuti a migliorare le condizioni dei poveri

    ◊   Il prossimo G20, in programma a Cannes da domani al 4 novembre, non deve adottare misure troppo scarne o troppo lente per uscire dalla crisi finanziaria globale, ma deve aiutare concretamente i più poveri a migliorare la loro condizione. Questo, in sintesi, l’appello lanciato dal Cisde, il Gruppo Cattolico Internazionale per lo Sviluppo e la Solidarietà che ha sede in Belgio e al quale appartengono, tra gli altri, l’organizzazione canadese Sviluppo e Pace, l’associazione inglese Cafod e l’italiana Focsiv. In un lungo documento, il Cisde suggerisce al G20 alcune raccomandazioni per risolvere la difficile congiuntura economica attuale: riformare il sistema monetario internazionale; affrontare la questione del debito pubblico in modo sistematico, corretto e trasparente; porre fine all’opacità del sistema finanziario; dare la priorità a strategie giuste e favorevoli allo sviluppo per orientare le economie fuori dalla crisi; regolamentare gli investimenti diretti esteri e le compagnie transnazionali; trovare un accordo per implementare la tassa sulle transazioni finanziarie, che “potrebbe contribuire a stabilizzare il sistema finanziario e, allo stesso tempo, a finanziarie la lotta contro la povertà e il cambiamento climatico”. Ricordando che il 58% della popolazione più povera del pianeta vive nei nove Paesi in via di sviluppo a reddito medio che sono membri del G20, il Cisde sottolinea tuttavia che “la crisi finanziaria mondiale porta ad un impoverimento di massa anche negli Stati industrializzati del G20”. Per questo, Chris Bain, presidente del Gruppo, afferma: “Attualmente, il G20 si aggrappa ad un modello di crescita antiquato che trascura i più indigenti e non permette loro né di beneficiare dell’economia, né di contribuire ad essa”. Di qui, l’esortazione ad uno “sforzo concertato della maggior parte dei sistemi economici più avanzati”, che “potrebbe cambiare davvero le cose per i più bisognosi”, pena “l’aumento della povertà e della disuguaglianza”. Infine, il Cisde si sofferma su altre due questioni, l’imprevedibilità dei prezzi alimentari e l’evasione fiscale, contro le quali chiede contromisure immediate ed adeguate, in modo da evitare di affamare milioni di persone nel mondo, di avere regole commerciali sleali, mercati sregolati e fenomeni speculativi. (I.P.)

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    Forti contrasti tra l’Amministrazione Usa e la Chiesa cattolica su aborto e controllo delle nascite

    ◊   Questa volta lo scontro è costato alla Conferenza episcopale americana il taglio dei fondi all’Ufficio migrazione e Servizio rifugiati da parte del Dipartimento alla Salute e ai Servizi sociali. Vengono dunque sospesi i finanziamenti devoluti dal 2006 ai centri gestiti dalla Chiesa cattolica per dare ospitalità ai rifugiati e contrastare la piaga di chi traffica esseri umani con scopi che vanno dalla prostituzione, alla riduzione in schiavitù fino all’espianto di organi. Difficile comprendere il motivo se nel 2010 i Centri cattolici si sono presi cura del 28% dei rifugiati arrivati negli Stati Uniti. Se non che i Centri cattolici – in linea con gli insegnamenti del Magistero - hanno rifiutato di mettere a disposizione delle donne servizi quali l’aborto e i mezzi contraccettivi. I fondi previsti sono stati quindi assegnati ad altre tre organizzazioni (U.S. Committee for refugees and Immigrants e le associazioni Heartland e Tapestry), che – è stato spiegato - offrono “cure ostetriche e ginecologiche” ad ampio raggio. Dura la reazione dei vescovi Usa che hanno minacciato una causa legale per discriminazione di un gruppo non profit sulla base della religione. Da rilevare che una Commissione indipendente all’interno del Dipartimento alla Salute e ai Servizi aveva giudicato i centri di aiuto cattolici più qualificati degli enti concorrenti, contestando ora la decisione di favorire quest’ultimi. Una decisione definita “politica e ingiusta”, che la stessa Commissione ha denunciato ai media e sottoposto all’Ispettore generale del Dipartimento alla Salute e ai Servizi sociali. Sul fronte opposto l’Associazione per i diritti civili (Aclu) aveva già querelato il governo di Washington per non avere imposto alla Conferenza episcopale di applicare il protocollo etico della riproduzione sottoscritto dalla autorità civili. In attesa della sentenza l’Amministrazione Obama sembra aver optato per una scelta, che allontana ulteriormente il mondo cattolico dalla sua politica sociale. (A cura di Roberta Gisotti)

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    Terra Santa: il Patriarcato latino chiede "libertà religiosa per i cristiani del mondo arabo"

    ◊   “Basta! Anche i cristiani del mondo arabo hanno il diritto alla libertà di coscienza, alla libertà religiosa e a quella di non essere considerati come cittadini di seconda classe. Non hanno forse anche i cristiani una parola da dire nel processo di democratizzazione del mondo arabo?”. È quanto si legge nell’ultimo editoriale di “Gerusalemme” notiziario informativo mensile del Patriarcato latino di Gerusalemme, firmato da Christophe Lafontaine. Interamente dedicato agli sviluppi della cosiddetta ‘Primavera araba’ l’editoriale richiama le ultime vicende nell’Egitto post Mubarak con i copti vittime di violenze e attacchi: “coloro che avevano partecipato alla rivoluzione che aveva portato, l’11 febbraio, alla caduta del regime di Mubarak, nove mesi dopo sono vittime di un regime di transizione politica che ha fatto rinascere le tensioni tra le comunità il futuro delle minoranze cristiane in un mondo arabo risollevatosi a motivo delle promesse di democrazia, è nuovamente una questione cruciale”. Un tema - riporta l'agenzia Sir - affrontato dalla conferenza dei vescovi latini delle regione arabe, tenutasi a Roma dall’11 al 13 ottobre. “La regione araba sta sanguinando” scrive Lafontaine, che riferisce dati che sono impietosi: “secondo l’Unione egiziana dei Diritti umani, 100.000 copti hanno lasciato il Paese dal mese di marzo, emigrando in Usa, Canada, Europa e Australia. In Iraq, dopo l’intervento anglo-americano del 2003, il Paese si è svuotato di cristiani, presi di mira da parte di gruppi islamici e messi totalmente ai margini dalle nuove autorità. Almeno 400.000 di essi hanno trovato rifugio in Occidente, oppure sono accampati alla periferia di Aleppo e Damasco in Siria. In particolar modo in Siria i cristiani si dimostrano piuttosto sfiduciati di fronte ai processi rivoluzionari iniziati in questi mesi e temono l’esplosione di quell’equibrio confessionale, creatosi in qualche modo tra sunniti, cristiani e alawiti”. Ma la domanda più preoccupante è questa: “se si profila la possibilità della sharia per l’Egitto e la Siria, che ne sarà dei cristiani? In Israele, inoltre, si stanno moltiplicando gli attacchi anti-arabi. Durante lo stesso fine settimana in cui è avvenuta la tragedia egiziana, la polizia ha scoperto, a Giaffa, decine di tombe musulmane e cristiane profanate. Dopo tutte queste minacce indirizzate ai cristiani del Medio Oriente – conclude l’editoriale - dobbiamo seriamente impegnarci con la preghiera. Insieme a tutti i cristiani gridiamo ‘basta’”. (R.P.)

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    Portogallo: la Chiesa preoccupata per il crescente indebitamento delle famiglie

    ◊   Il Fondo di Solidarietà sociale (Fss), creato nel 2010 dalla Conferenza episcopale portoghese (Cep) ha finora aiutato 1290 famiglie, distribuendo oltre 330 mila euro a sostegno delle più gravi situazioni di indebitamento. In una nota riportata dall'agenzia Sir, i 38 rappresentanti delle 11 diocesi portoghesi, riuniti a Fatima, hanno espresso forte preoccupazione per “le difficoltà in cui si trovano molte famiglie che, per far fronte ai debiti accumulati, si vedono pignorata una parte del loro salario, non potendo così accedere ad alcun tipo di sostegno sociale da parte dello Stato”. Il documento richiama l’attenzione, in particolare, sul “consistente indebitamento connesso con il pagamento degli affitti, con le rate dei prestiti bancari, con il saldo delle spese di luce, acqua e gas”, ma anche su quello derivante “dalle urgenze relative alla salute delle persone e dalle necessità legate all’educazione e alla scolarità dei figli”. Nonostante gli aiuti offerti, i responsabili diocesani riferiscono di situazioni molto gravi, che giungono ad essere insuperabili per l’impoverimento provocato dalla crescente disoccupazione, che in settembre è salita al 12,5%, secondo i dati Eurostat: “in tale situazione i giovani sono particolarmente colpiti: oltre alle conseguenze psicologiche, molti di loro devono ritornare a vivere con i genitori, ma le ripercussioni della crisi provocano anche l’isolamento e il maltrattamento di anziani, che non hanno il coraggio di denunciare i soprusi”. La nota evidenzia infine le condizioni di disagio sociale in cui si trovano “gli studenti immigrati dai Paesi di espressione linguistica portoghese rimasti senza mezzi di sussistenza, e le centinaia di connazionali che lavorano in Spagna, ai quali è stato negato il diritto di ricorrere al sussidio di disoccupazione”. (R.P.)

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    Città del Messico: al via la 33.ma Conferenza sulla privacy dell'era globale

    ◊   La privacy nell'era globale è il tema della 33ª Conferenza internazionale dei commissari per la protezione dei dati e della privacy che si apre oggi a Città del Messico. L'obiettivo dell'incontro è trovare un percorso comune per proteggere le informazioni personali indipendentemente dalla cultura e dai confini nazionali. Secondo i promotori, riferisce l'agenzia Sir, “tecnologie come Internet e telefonia mobile hanno portata globale quindi il nostro impegno deve essere quello di individuare norme, standard e metodologie che abbiano la stessa copertura”. Il presidente dell'Istituto federale accesso a informazione e protezione dati, Jacqueline Peschard, inaugurerà i lavori. Oltre ai garanti di numerosi Paesi del mondo, saranno presenti giornalisti, esperti in diritti umani e in diffusione di dati e informazioni sensibili, esponenti di Ong. Rappresentanti di Disney co., Google, Microsoft e Facebook si confronteranno sulla protezione specifica dei minori. (G.C.)

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    Indonesia: a Java la violenza dei radicali islamici contro le statue di altre religioni

    ◊   Il Fronte di difesa islamico (Fpi) indonesiano ha lanciato un appello sul suo sito (www.fpi.or.id) con un solo ordine, distruggere tutte le statue “non islamiche” nel Paese, anche se la maggior parte di essere sono collocate in aree pubbliche. E agli aderenti al Fpi si chiede di prendere posizione contro la costruzione di statue che l’islam non approva. L’appello è esteso anche agli altri gruppi islamici, a cui il Fpi chiede di respingere la creazione di statue non musulmane in tutto il territorio nazionale. L’appello - riferisce l'agenzia AsiaNews - ha fatto seguito a una controversia nella zona di Purwakarta, a Java occidentale, dove centinaia di integralisti islamici hanno distrutto alcune statue di personaggi mitologici del teatro tradizionale nel centro della città. Il sindaco di Purwakarta aveva voluto fornire la città di statue che rappresentavano personaggi del teatro tradizionale, per offrire un’immagine “molto nativa” dell’identità indonesiana. Ma i fondamentalisti islamici hanno giudicato che le statue erano”religiosamente sbagliate” in base all’islam; e il 18 settembre scorso parecchie statue sono state distrutte da centinaia di musulmani. Il Fpi ha anche denunciato l’esistenza di parecchie statue “profane”, con la forma di un grande dragone, a Singkawang, nella provincia del Borneo occidentale, e di una statua di Buddha a Tanjung Balai nel nord di Sumatra. Sia l’una che l’altra sono state criticate dai radicali, ma fino ad ora sono ancora in piedi. “La statua del grande drago a Singkawang è una forma di cattiva provocazione perpetrata dai cinesi locali”, dice il comunicato. La città di Singkawang, circa 100 km a nord della capitale del Borneo occidentale, Pontianak, è nota come una città di antica presenza cinese, e a maggioranza cinese, a dispetto di una minoranza nativa di cristiani Dayak e di musulmani Melayu. Tre statue della Madonna nella zona di Bekasi, Java occidentale, sono state distrutte dai musulmani quest’anno. Il Fpi sostiene che non danneggerà statue cattoliche, come Gesù o la Vergine finché sono sistemate all’interno delle chiese, e lo stesso per le statue buddiste all’interno dei templi, “ma se queste statue sono piazzate altrove, e specialmente in luoghi pubblici, sono considerate come cattive provocazioni e lo Stato dovrebbe prendere misure adeguate”. (R.P.)

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    Yad Vashem: la suora belga Philomène Smeers proclamata "Giusta tra le Nazioni"

    ◊   Nel corso di una cerimonia presso il memoriale dell’Olocausto “Yad Vashem” di Gerusalemme, la religiosa belga Philomène Smeers verrà proclamata domani “Giusta tra le Nazioni”. Entrata nella Congregazione del Sacro Cuore di Maria, dove ricevette il nome di sr. Marie-Véronique, fu superiora del convento di La Hulpe dal 1929 al 1951. Durante l’occupazione tedesca nascose nel convento alcune ragazze ebree, salvandole in tal modo dai campi di sterminio. In condizioni di vita di estrema difficoltà, in cui le suore tagliavano la legna del giardino per riscaldare il monastero, lo scarso di cibo disponibile veniva condiviso dalle religiose con le ragazze, senza distinzioni di sorta. Madre Marie-Véronique si spense nel 1973, all’età di 98 anni. (M.V.)

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    Papua Nuova Guinea: la preoccupazione dei vescovi per i rifugiati al confine con l’Indonesia

    ◊   Povertà, degrado ambientale, tensioni con la popolazione locale: sono i tre grandi problemi che i rifugiati della Papua Nuova Guinea vivono al confine con l’Indonesia. Una situazione drammatica per la quale la Chiesa locale esprime la sua preoccupazione: in particolare, mons. Gilles Cote, vescovo di Daru-Kiuga, esorta le organizzazioni non governative e la società civile in genere a sollecitare il governo affinché migliori la situazione. Complessivamente, sono quasi 9mila i profughi che vivono lungo i confini dell’Indonesia, in una sorta di limbo legale, in cui è negato ogni tipo di assistenza statale. A causa dell’inquinamento minerario, inoltre, spesso il livello delle acque fluviali sale pericolosamente ed i profughi sono costretti ad evacuare le proprie case, cercando rifugio altrove. Ma ciò rischia di alimentare le tensioni con la popolazione locale. Per questo, in un’intervista rilasciata al Jesuit Refugee Seervice, mons. Cote suggerisce che lo Stato risarcisca le persone colpite dall’inquinamento minerario e che le Ong si impegnino affinché venga eliminata la tassa che i rifugiati devono pagare per diventare cittadini, un’imposta può arrivare fino a 4mila dollari. (I.P.)

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    Vietnam: nella diocesi di Phú Cường corsi di animazione missionaria

    ◊   La diocesi di Phú Cường, suffraganea dell’arcidiocesi di Ho Chi Minh City, nel sud del Vietnam, organizza corsi di animazione missionaria di breve periodo, per favorire l’annuncio della Buona Novella tra i fedeli della comunità. Ad oggi vi sono 120 sacerdoti e 91 laici impegnati nell’opera di evangelizzazione, in una realtà composta da 131.345 cattolici su un totale di 2.880.328 abitanti. Il seminario maggiore della diocesi - riferisce l'agenzia AsiaNews - ha inviato otto seminaristi all’interno delle diverse comunità, per collaborare nell’attività pastorale e lavorare a contatto con la popolazione “cattolica e non”. Mons. Joseph Nguyễn Tấn Tước, vescovo coadiutore di Phú Cường, conferma l’obiettivo di “entrare più a fondo nella vita delle comunità” attraverso “la pratica delle attività pastorali e l’esperienza [sul campo] del lavoro missionario”. Il prelato spiega che sono state allestite “cinque classi e due di aggiunta, rivolte ai seminaristi, per approfondire i metodi missionari”. Egli aggiunge che un lavoro di preparazione rivolto ai futuri preti è efficace se “imparano come servire gli altri”, unendo allo studio anche la testimonianza pratica. La diocesi di Phú Cường è formata da persone povere e poco istruite. Uno dei compiti della Chiesa è proprio quello di garantire l’istruzione di base ai bambini e fornire cure mediche e assistenza sanitaria. Un aiuto che non si rivolge solo ai fedeli, ma abbraccia tutta la popolazione. “I cattolici devono sostenere i non cattolici – afferma Paul Cường, della parrocchia di Lạc An – e mantenere relazioni cordiali con le persone delle altre comunità e nell’ambiente lavorativo”. Un seminarista aggiunge che è necessario mantenere lo “sguardo di Cristo” nel cammino missionario e “condividere la fede” e “sviluppare rapporti di amicizia” con tutti, comprese le autorità locali. (R.P.)

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    Camerun: per il cardinale Tumi elezioni libere ma non trasparenti

    ◊   “In Camerun la corruzione è diffusa ovunque, anche nelle istituzioni giuridiche incaricate di verificare la validità delle operazioni elettorali”. È il commento del cardinale Christian Wiyghan Tumi, arcivescovo emerito di Douala, alla rielezione del presidente Paul Biya, al potere da oltre 29 anni. Il presule ha inoltre parlato dell’organizzazione delle elezioni e della mancanza di una commissione elettorale davvero indipendente: “credo che il voto sia stato libero – riporta l’agenzia Misna - ma in pochi si sono recati alle urne, non perché non volessero votare, ma perché le elezioni erano mal organizzate”. Il porporato ha concluso dicendo che dopo trent’anni “occorre lasciare il posto ai giovani”, augurandosi in futuro elezioni trasparenti. (G.C.)

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    Repubblica Centrafricana: i Gesuiti aprono sei nuove scuole nella provincia di Haute Kotto

    ◊   Sei nuove scuole costruite, diciotto aule in totale, destinate ad 800 bambini e 36 insegnanti: è il risultato raggiunto dal Jesuit Refugee Service nella provincia di Haute Kotto, nella Repubblica Centrafricana. Un obiettivo conseguito nell’arco di sei mesi e particolarmente significativo, poiché nella regione è in corso, da circa un decennio, un conflitto tra le etnie goula e ronga. I nuovi Istituiti educativi costruiti, portano così a nove le scuole del Jrs nella zona. La speranza, riferisce l’organismo della Compagnia di Gesù, è duplice: dare il via alle lezioni entro metà novembre ed edificare altre tre scuole entro la fine del 2012. Il Jrs opera nella provincia di Haute Kotto dal 2008, in collaborazione con il governo e con l’Unicef; oltre a gestire scuole proprie, fornisce anche formazione e supporto ad altri 68 Istituti. Nelle comunità di Bria e Ouadda, inoltre, il Jrs facilita la distribuzione del materiale didattico, la formazione dei docenti e la promozione dell’istruzione per le bambine. Particolare attenzione viene, infine, riservata alle comunità di sfollati per le quali sono stati create associazioni insegnanti-genitori, e che vengono accompagnate nelle loro attività pastorali, in collaborazione con la diocesi di Bambari. (I.P.)

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    Ucraina: iniziate le Giornate sociali della Chiesa greco-cattolica ucraina

    ◊   La 5° edizione delle Giornate sociali della Chiesa greco-cattolica ucraina (Ugcc) ha avuto inizio ieri con una preghiera in memoria del metropolita Andrey Sheptytsky morto del 1944. L’iniziativa - riferisce l'agenzia Sir - si tiene in tutte le parrocchie della Ugcc in Ucraina e durerà fino al 14 dicembre. La conferenza sulla “Dignità umana negli insegnamenti di Giovanni Paolo II” si terrà il 4 e 5 novembre nella sede dell’Università nazionale dell’Accademia di Kyiv-Mohyla e sarà associata ad una mostra dal titolo “Dignità umana: come la vediamo noi”, che presenterà le attività delle organizzazioni e delle istituzioni sociali. Oltre all’incontro di Kyiv, altri eventi si terranno a Luhansk (8-9 novembre), a Kharkiv (12-13 novembre), a Odessa (22-23 novembre), a Donetsk (26-27 novembre), a Kirovograd (2-3 dicembre) e a Stryi (13-14 dicembre). Secondo gli organizzatori - la Commissione giustizia e pace della Ugcc e la Commissione per la promozione dell’unità dei cristiani – “lo scopo delle Giornate sociali è quello di attirare l’attenzione verso i problemi sociali, le necessità delle persone disabili, degli orfani e dei detenuti, sostenendo le persone che quotidianamente si occupano delle problematiche sociali ed imparando dalle loro esperienze”. (R.P.)

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    Germania: messaggio dell’arcivescovo di Friburgo sulla commemorazione dei defunti

    ◊   "La commemorazione dignitosa dei defunti è espressione di una società umana" ha affermato mons. Robert Zollitsch, presidente della Conferenza episcopale tedesca (Dbk) e arcivescovo di Friburgo. In un intervento pubblicato ieri nel sito web dell’arcidiocesi, riferisce l'agenzia Sir, il presule ha spiegato che il “il modo in cui ricordiamo i morti dice molto sul significato che viene dato alla persona all'interno di una società”. Mons. Zollitsch continua la sua riflessione dicendo che “là dove i defunti hanno un posto fisso nei pensieri delle persone, là dove è possibile morire bene, si può anche vivere bene”. Per l’arcivescovo le relazioni vissute dalle persone continuano ad avere significato al di là della morte, per questo “i cristiani ritengono che il rispetto nei confronti degli altri non cessa di esistere con essa”. Secondo il presule è importante per una società consentire “tempi e luoghi” per la commemorazione, trovando il tempo per una preghiera la quale “è come una porta che fa accedere alle persone che ci hanno preceduto nella vita e nella morte”. (G.C.)

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    Il cardinale Bagnasco invita a consegnare alle nuove generazioni un patrimonio di alti ideali

    ◊   “Consegnare alle generazioni che verranno un patrimonio di bene morale e di ideali alti, che da sempre sono il sangue del nostro popolo”: è l'invito che l'arcivescovo di Genova e presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, ha rivolto stamani nell'omelia che ha pronunciato nel Cimitero cittadino di Staglieno. Il porporato - riporta l'agenzia Sir - ha anche ricordato che la vera libertà non è la totale assenza di legami ma si fonda sui valori: “La storia ci parla di culture illiberali che, in nome di ideologie o interessi, hanno umiliato e usato gli uomini. E questo è ormai sotto il giudizio della coscienza collettiva e delle Nazioni”. “Ma - ha proseguito - vi sono altri tipi di schiavitù sempre possibili, tanto più insidiose in quanto mascherate di libertà: schiavitù che si hanno quando la libertà viene trasformata in libertarismo, cioè in una libertà senza legami, vincoli, norme morali. Allora subentra la forza e la scaltrezza, e ciò che è giusto e bene in sé viene oscurato e a volte deriso, costruendo così una società che si crede libera perché liberata dalla legge morale, e che, quindi, diventa disumana”. Per l’arcivescovo “sono i valori che, esprimendo la verità delle cose, innanzitutto della persona, sono il fondamento e la garanzia della libertà; sono i valori che, nascendo dalla natura umana, indirizzano l'agire della libertà e la garantiscono non solo dalle insidie esterne, ma da se stessa. E questi valori hanno per ultimo fondamento Dio, Sommo Bene e sorgente di ogni bene. Una libertà sganciata e opposta a Dio facilmente si perde, venendo a mancare la bussola che la orienta e la custodisce”. Celebrando la messa per “i militari e quanti sono caduti nell'esercizio del loro dovere per la difesa e la sicurezza del nostro popolo”, il cardinale Bagnasco ha ribadito che “non possiamo dimenticare che la libertà e la sicurezza di cui oggi godiamo è in grande parte dovuta a loro. È dunque un patrimonio, quello che abbiamo ricevuto, ed è anche una grande responsabilità”. (R.P.)

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    Napoli: il cardinale Sepe denuncia "le offese alla dignità della morte"

    ◊   Il cardinale Crescenzio Sepe, in occasione del Giubileo delle arciconfraternite, ha denunciato le offese alla dignità della morte, “troppo spesso occasione di malcostume, di sopruso e di prepotenza, se non proprio di violenza”. L'arcivescovo di Napoli, riporta l’agenzia Sir, ha ricordato ieri che “la morte per alcuni è diventata motivo di arricchimento illecito, trasformandosi in un vero e proprio sistema affaristico per la camorra e la malavita che, come sempre, colpisce i più deboli”. “Contro queste ricorrenti offese alla dignità della morte” – ha aggiunto il porporato - la Chiesa di Napoli sta lavorando, insieme a personalità autorevoli, per riorganizzare il sistema delle arciconfraternite e riportare alla normalità tutte le attività legate alla sepoltura dei defunti. Su questo tema il cardinale ha rinnovato il suo “accorato invito a tutti” e ha chiesto a cappellani e sacerdoti “di essere i primi a dare testimonianza di carità e di giustizia”. (G.C.)

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    Un convegno ricorda la nascita, 70 anni fa, della Pontificia Opera per le Vocazioni Sacerdotali

    ◊   La Pontificia Opera per le Vocazioni Sacerdotali ricorda il 70.mo della propria istituzione da parte del Papa Pio XII con un convegno dal titolo “Io ho scelto voi. Sacerdoti per il nostro tempo”, in programma a Roma, presso la Domus Pacis, da domani al 5 novembre. L’Opera fu eretta presso la S. Congregazione dei Seminari e degli Istituti di Studi, che dalla Costituzione Apostolica Pastor Bonus (1988) ricevette la denominazione di Congregazione per l’Educazione Cattolica. In apertura del convegno, la prolusione del cardinale Zenon Grocholewski, Prefetto della Congregazione, quindi i saluti dei delegati continentali.e l’esposizione della finalità e dinamiche dell’incontro da parte del segretario del dicastero, l’arcivescovo Jean-Louis Bruguès. La prima sessione dei lavori ripercorrà la storia dell’Opera e traccerà un bilancio del cammino compiuto, ponendo in rilievo il magistero dei Papi attraverso i messaggi annuali per la Giornata mondiale di Preghiera per le vocazioni e il contributo del movimento Serra International per la promozione delle vocazioni. Al mattino di venerdì 4 novembre, la seconda sessione si concentrerà sul profilo teologico e pastorale della vocazione al ministero presbiterale proponendo una riflessione del vescovo Francesco Lambiasi, presidente della Commissione episcopale per il clero e la vita consacrata, l’illustrazione dei risultati di un’inchiesta sulla pastorale vocazionale al sacerdozio e alcune testimonianze. Nel pomeriggio i partecipanti al convegno si uniranno alla Veglia di preghiera e recita dei Vespri con il Santo Padre nella Basilica Vaticana, presenti i sacerdoti e i seminaristi alunni dei seminari e Collegi romani e internazionali e delle Pontificie Università Romane. L’ultima sessione dei lavori, nella mattinata di sabato 5, è dedicata alle linee di impegno futuro per l’animazione vocazionale al sacerdozio e si incentrerà sulla relazione del vescovo Diego Coletti, membro della Congregazione citata, che esporrà il nuovo documento della Pontificia Opera sugli “Orientamenti pastorali per la promozione delle vocazioni al ministero sacerdotale”. Seguirà uno spazio di contributi e approfondimenti coordinato da mons. Vincenzo Zani, sottosegretario del dicastero medesimo. Al termine del dibattito, la preghiera conclusiva del convegno con il mandato ad operare per l’invio di nuovi operai nella messe del Signore. (A cura di Marina Vitalini)

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    A Roma la raccolta dei documenti del cardinale Gomá sulla Guerra civile spagnola

    ◊   All’Ambasciata di Spagna presso la Santa Sede viene presentata domani la raccolta di documenti tratti dall’archivio personale del cardinale Isidro Gomá y Tomás (1869-1940), risalenti al periodo della Guerra civile spagnola (1936-1939). Curata da José Andrés-Gallego e Antón M. Pazos, ricercatori del Consiglio Superiore spagnolo delle Ricerche Scientifiche, l’opera riunisce in tredici volumi la corrispondenza e documentazione conservata dal cardinale, rappresentante ufficioso della Santa Sede agli inizi del conflitto, arcivescovo di Toledo e primate di Spagna. In oltre cinquemila pagine la collezione documentaria include rapporti ufficiali e corrispondenza con autorità, lettere personali dei protagonisti della Guerra, analisi sulla possibile influenza nazista in Spagna, la genesi di scritti chiave come la “Lettera Collettiva” del 1° luglio 1937, in cui i vescovi spagnoli denunciavano quanto la Chiesa aveva patito e continuava a patire nella Spagna repubblicana. La presente edizione consente di conoscere la realtà interna della Chiesa spagnola davanti alla Guerra e al “nuovo Stato” ed è stata fin dall’inizio, fonte di uso costante nelle ricerche sulla Guerra civile pubblicate nell’ultimo decennio. La presentazione dell’opera a Roma assume inoltre particolare significato, poiché proprio alla Santa Sede furono inviati i primi rapporti del cardinale Gomá, che tentavano di far luce su quanto stava accadendo in Spagna nella tragica estate del 1936, eventi che si prolungarono in lungo e devastante conflitto. Ad illustrare l’opera saranno il cardinale Antonio Cañizares Llovera, prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, arcivescovo emerito di Toledo, ed Emma Fattorini, docente di Storia contemporanea all’Università di Roma “La Sapienza” e i curatori dei volumi. (M.V.)

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    24 Ore nel Mondo



    Israele annuncia la costruzione di nuovi insediamenti ebraici a Gerusalemme est

    ◊   Dopo l’ammissione della Palestina nell’Unesco è sempre forte la tensione sia tra Israele e l'Autorità nazionale palestinese (Anp), sia a livello internazionale. Il governo dello Stato ebraico ha accelerato i tempi per la costruzione di nuovi insediamenti a Gerusalemme Est, mentre, dopo gli Stati Uniti, anche il Canada ha annunciato il possibile blocco dei fondi all’Unesco. Il servizio di Marco Guerra:

    Duemila alloggi ebraici in Cisgiordania e nell'area di Gerusalemme est e lo stop temporaneo al trasferimento di fondi all'Autorità nazionale palestinese. È quanto deciso ieri alla riunione tra premier israeliano, Benyamin Netanyahu, e i sette ministri principali del suo governo, convocata per definire una linea di azione nei confronti sia dell'Unesco sia dell'Anp. L'estensione degli insediamenti che è stata confermata oggi davanti parlamento dello Stato ebraico da Netanyahu, secondo il quale “essa non è una punizione, ma un diritto”. “Gerusalemme non tornerà allo stato in cui versava prima della guerra del 1967”, ha poi sottolineato il primo ministro israeliano. È non si è fatta attendere la risposta dell’Autorità palestinese, secondo cui quella israeliana è una decisione ''disumana'', che ''accelera la distruzione del processo di pace''. Il congelamento dei fondi significa ''rubare il denaro del popolo palestinese'', ha aggiunto il portavoce del presidente palestinese, Abu Mazen. Ma la fuga in avanti della Palestina per ottenere un riconoscimento internazionale non sembra arrestarsi: la leadership dell'Anp si accinge a chiedere l'adesione ad altre sedici agenzie internazionali e nel prossimo futuro il Consiglio di sicurezza dell'Onu dovrebbe pronunciarsi sulla richiesta di adesione come Stato membro della Palestina. Le prime contromosse a questa azione diplomatica sono ricadute sull’Unesco: gli Stati Uniti hanno bloccato 60 milioni di dollari di finanziamenti in favore dell’agenzia Onu per la Cultura e Israele potrebbe negare il permesso d'ingresso a future delegazioni. Mentre i palestinesi hanno intenzione di chiedere la custodia esclusiva di località di importanza mondiale: prima fra tutte, Betlemme.

    Siria
    È attesa per oggi al vertice straordinario delle Lega Araba al Cairo la risposta della Siria in merito al piano proposto dall'organizzazione panaraba per mettere fine alla crisi che da metà marzo sta investendo il Paese. È stato dunque smentito il raggiungimento di un accordo tra le due parti annunciato ieri sera dalla stampa siriana. Intanto, nel Paese arabo anche oggi i comitati d’opposizione denunciano nuove violenze: dieci operai sarebbero stati uccisi da uomini armati in una fabbrica nella provincia di Homs. È invece di quattro militari morti e dieci feriti il bilancio di uno scontro a fuoco avvenuto nella cittadina costiera di al-Qalaa. Si segnale infine una manifestazione di massa in favore del governo di Bashar al-Assad in corso nel centro della città di ar-Raqqah. Manifestazioni del genere sono state organizzate nei giorni scorsi dal governo anche in altre città della Siria, come Damasco e Latikiya.

    Iraq-violenze
    Non si arresta la violenza in Iraq. Nell'ultimo mese di ottobre, il numero dei civili uccisi, stando alle stime diffuse dal Ministero della salute, ha toccato quota 161, a fronte dei 110 di settembre. Si tratta del bilancio più grave dell'intero 2011. Moltissime le vittime anche tra le file delle forze di sicurezza, nuovamente nel mirino dei terroristi: i poliziotti morti sono stati 55, contro i 42 di settembre. La nuova fiammata di violenze viene attribuita dalla maggioranza degli osservatori all'imminente ritiro delle forze Usa: gli attacchi punterebbero a destabilizzare il Paese, dimostrando che i nove anni di presenza americana non sono serviti a riportare sicurezza in Iraq.

    Yemen-violenze
    Almeno 12 persone sono morte e 40 sono rimaste ferite nei nuovi scontri scoppiati in Yemen nella capitale Sanaa e a Taiz, nel sudovest del Paese. A riferirlo sono stati attivisti e fonti mediche. A Taiz, i residenti hanno raccontato di un attacco sferrato dalle truppe del regime con armi pesanti contro le milizie tribali che sostengono l'opposizione. Nella capitale gli scontri, iniziati ieri sera, si sono concentrati nel distretto di Hasaba e vedono contrapporsi i militari fedeli al presidente, Ali Abdullah Saleh, e i miliziani dello sceicco Sadeq al-Ahmar.

    Libia, Saadi Gheddafi chiede l’annullamento del mandato di arresto
    Il segretario Generale dell'Onu, Ban Ki-moon è giunto oggi a Tripoli per una visita a sorpresa. Il massimo responsabile delle Nazioni Unite incontrerà gli alti funzionari del Consiglio nazionale di transizione (Cnt) e rappresentanti di gruppi civici. La visita non era stata annunciata per motivi di sicurezza. Ban raggiungerà poi il vertice del G-20 a Cannes, in Francia, dove si parlerà anche di Libia. Intanto, nel Paese nordafricano la strada del processo di pacificazione resta piena di insidie. Un regolamento di conti, tra gruppi rivali di combattenti che hanno appoggiato l’insurrezione, ha provocato ieri un morto e cinque feriti in un ospedale di Tripoli. Infine, Saadi Gheddafi, figlio dell'ex rais libico, ha chiesto all'Interpol, tramite il suo avvocato, di annullare il mandato d'arresto nei suoi confronti, poiché le nuove autorità libiche, a suo dire, non sarebbero in grado di istituire un giusto processo. Saadi si è rifugiato in Niger dopo la caduta di Tripoli e l'Interpol ha diffuso una “red notice”, richiedendo al Paese che lo ospita il suo arresto e l’estradizione.

    Somalia, operazioni dell’esercito kenyota
    Prosegue l’offensiva dell’esercito kenyota in Somalia contro le milizie Shebaab, legate ad al Qaeda. Le truppe di Nairobi hanno avvertito via Internet dell’imminente attacco contro 10 città somale, tra le quali Kisimaio, Baidoa e Afgoye, vicino alla capitale Mogadiscio. Le truppe di Nairobi sono intervenute due settimane fa al fianco delle forze del debole governo di Mogadiscio, dopo che gli Shebaab avevano effettuato una serie di raid in Kenya sequestrando quattro occidentali.

    Wikileaks, respinto ricorso sull’estradizione di Assange in Svezia
    L'Alta Corte britannica ha respinto il ricorso dei legali del fondatore di Wikileaks, Julian Assange, contro l'estradizione in Svezia, in relazione alle accuse di violenza sessuale mosse contro di lui da due donne. "Sto considerando i prossimi passi" da intraprendere nella battaglia legale per evitare l'estradizione”, è stato il primo commento di Assange. I suoi legali hanno intenzione di presentare alla Corte suprema un nuovo ricorso sulla sua estradizione. Questa iniziativa dovrà essere intrapresa entro 14 giorni, scaduti i quali l'australiano potrà essere trasferito in Svezia.

    Colombia, violenze post-elezioni
    Gravi manifestazioni di violenza in Colombia, dopo l’annuncio dei risultati delle elezioni regionali e municipali svoltesi domenica scorsa. Una cinquantina le località sotto controllo. Il presidente colombiano, Juan Manule Santos, ha ordinato alle forze dell’ordine di intervenire per mettere fine alle proteste. Nel dipartimento di Cesar, è stato ucciso un manifestante. A Ponedera, nel nord, il municipio è stato incendiato.

    Ucraina: Timoshenko, appello all'Ue
    In Ucraina, è stato instaurato un regime autoritario, solo l'Ue può aiutare la Repubblica ex sovietica a riconquistare la libertà siglando con Kiev un accordo d'associazione e creando una zona di libero scambio. Suona così l’appello levato dal carcere dell’ex premier ucraina, Iulia Timoshenko, contenuto in una lettera inviata a tutti media europei. La leader dell'opposizione fa poi riferimento alla sua condanna in primo grado a sette anni di reclusione per abuso di potere per il controverso contratto per le forniture di gas russo. “Vi chiedo - scrive Timoshenko - di non votare contro l'accordo perché pensate che così facendo potrebbero aumentare per me le possibilità di riottenere la libertà. Non vorrei vedere il futuro europeo del mio Paese danneggiato per nessuna ragione, tantomeno - conclude - per il mio benessere". (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 306

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli.