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Sommario del 01/11/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Guardare alla Chiesa non nel suo aspetto umano ma come comunione di Santi: così il Papa all’Angelus nella Solennità di tutti i Santi
  • Nella giornata di tutti i Santi, le iniziative del Movimento Pro Sanctitate
  • Oggi in Primo Piano

  • Atene annuncia referendum sull'austerity: Borse a picco e colloquio imprevisto tra Sarkozy e Merkel
  • Tra le sfide per la nuova Libia resta in primo piano la questione migrazioni
  • Repubblica Democratica del Congo e diritti umani
  • Il land grabbing: accaparramento di terra da parte dei sistemi agricoli dominanti
  • Nel libro di don Giovenale Dotta, l’attualità di San Murialdo
  • Al festival del cinema di Roma,sceneggiatura inedita religiosa di Antonioni
  • Chiesa e Società

  • A Baghdad la commemorazione della strage di un anno fa in cattedrale
  • In Pakistan forte epidemia di tubercolosi: 17mila i contagiati
  • Filippine: i vescovi lanciano un servizio online per richiedere preghiere e Messe per i defunti
  • Pellegrinaggio in Terra Santa per i militari italiani
  • Canada: la Chiesa dà fiducia all'Organizzazione cattolica attaccata da gruppi pro-vita
  • El Salvador: mons. Escobar Alas in prima linea nella lotta al riscaldamento globale
  • L’Unicef si attiva per portare vaccini antipolio ai bambini del Congo
  • Sudafrica: dopo 12 anni, Radio Veritas trasmette via etere in tutto il Paese
  • Inghilterra: nel 2012 le reliquie del Curato d’Ars arriveranno a Shrewsbury
  • Romania: giovedì si apre ad Oradea il 14° Incontro dei vescovi europei greco-cattolici
  • Da Assisi a Padova: un incontro su religioni e preghiera
  • 24 Ore nel Mondo

  • Entro oggi la risposta di Damasco alla proposta della Lega Araba per la nuova fase in Siria
  • Il Papa e la Santa Sede



    Guardare alla Chiesa non nel suo aspetto umano ma come comunione di Santi: così il Papa all’Angelus nella Solennità di tutti i Santi

    ◊   “La santità è l’originaria vocazione di ogni battezzato”: così il Papa nella Solennità di Tutti i Santi ribadisce che ci sono diverse vie di santità. Poi il pensiero alla giornata di domani dedicata ai defunti, al “dolore del distacco terreno” e alla “certezza della risurrezione”. Il servizio di Fausta Speranza.

    Elevare lo sguardo dalle realtà terrene, scandite dal tempo, alla dimensione di Dio, la dimensione dell’eternità e della santità. La Solennità di tutti i Santi – spiega il Papa – è proprio l’occasione per fare questo. “Tutti i membri del Popolo di Dio sono chiamati a diventare santi”, sottolinea il Papa che invita tutti a capire il senso dell’aggettivo santo quando parliamo di Chiesa: “Nel Credo – spiega - la professiamo “santa”, in quanto è il Corpo di Cristo, è strumento di partecipazione ai santi Misteri, in primo luogo l’Eucaristia, e famiglia dei Santi, alla cui protezione veniamo affidati nel giorno del Battesimo”. E dunque l’invito a guardare alla Chiesa in questa prospettiva:

    “Siamo dunque invitati a guardare la Chiesa non nel suo aspetto temporale ed umano, segnato dalla fragilità, ma come Cristo l’ha voluta, cioè comunione dei santi”

    Non c’è una sola via verso la santità, afferma Benedetto XVI, spiegando però che è “unico” il comune denominatore: “seguire Cristo e conformarsi a Lui, fine ultimo della nostra vicenda umana”.

    “Tutti gli stati di vita, infatti, possono diventare, con l’azione della grazia e con l’impegno e la perseveranza di ciascuno, vie di santificazione.”

    E il Papa spiega che proprio “nell’orizzonte della Chiesa celeste, cui la Solennità di tutti i Santi” ci proietta, siamo chiamati a “ricordare i nostri cari che ci hanno lasciato, e tutte le anime in cammino verso la pienezza della vita”, nella giornata dei defunti che non a caso segue la Solennità dei Santi. “Fin dai primi tempi della fede cristiana, - spiega il Papa - la Chiesa terrena, riconoscendo la comunione di tutto il corpo mistico di Gesù Cristo, ha coltivato con grande pietà la memoria dei defunti e ha offerto per loro suffragi”.

    “La nostra preghiera per i morti è quindi non solo utile ma necessaria, in quanto essa non solo li può aiutare, ma rende al contempo efficace la loro intercessione in nostro favore”

    Benedetto XVI cita la visita ai cimiteri:

    “Anche la visita ai cimiteri, mentre custodisce i legami di affetto con chi ci ha amato in questa vita, ci ricorda che tutti tendiamo verso un’altra vita, al di là della morte.”

    E il Papa non dimentica l’umana dimensione del pianto:

    “Il pianto, dovuto al distacco terreno, non prevalga perciò sulla certezza della risurrezione, sulla speranza di giungere alla beatitudine dell’eternità, «momento colmo di appagamento, in cui la totalità ci abbraccia e noi abbracciamo la totalità»”

    Dopo la preghiera mariana, in francese l’invito a mettersi in ascolto delle Beatitudini con le quali Gesù ci insegna il cammino verso la santità. In inglese, il Papa definisce bellissima la festa dei Santi e afferma che con la giornata dei defunti “ci parla della bellezza della nostra fede e della gioia che ci attende il cielo con tutte le persone care”. In tedesco, a parte un saluto particolare ai membri del Consiglio Generale della Società Kolping International, il Papa sottolinea che “i santi sono il Vangelo vivente”. In spagnolo l’invito “a contemplare l’amore infinito di Dio”. In polacco, il pensiero “con gioia a tutti coloro che Dio ha già introdotto nella sua gloria”, i “beati che godono della vita immortale, vedono Dio cosi come è”. In italiano un pensiero alla ‘corsa dei Santi’:

    “Un caloroso saluto rivolgo a quanti hanno partecipato questa mattina alla “Corsa dei Santi”, organizzata dalla Fondazione “Don Bosco nel mondo”. San Paolo direbbe che tutta la vita è una “corsa” verso la santità: voi ci date un buon esempio! A tutti auguro una buona festa.”

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    Nella giornata di tutti i Santi, le iniziative del Movimento Pro Sanctitate

    ◊   Oggi, primo novembre, si celebra la Giornata della Santificazione Universale, promossa dal Movimento Pro Sanctitate sul tema della preghiera. Sul significato della solennità odierna Federico Piana ha intervistato Mirella Scalìa, segretario nazionale del Movimento Pro Sanctitate:

    R. – E’ una giornata bellissima per tutti i cristiani. E’ una festa da vivere in pienezza perché pensare che abbiamo in cielo ma anche sulla terra tantissimi amici che ci ricordano la grandezza della nostra vocazione originaria, la vocazione ad essere santi, è una gioia e anche un richiamo forte da vivere oggi per richiamarcelo poi tutti i giorni dell’anno.

    D. – E’ molto bello e molto importante ricordare i santi che ci accompagnano tutti i giorni…

    R. – Sì, infatti, penso che questa festa, questa solennità che celebriamo ogni anno, sia veramente un’occasione per riconoscere come questi uomini, uomini pienamente uomini, siano veramente capolavori di Dio di umanità. Le loro storie sono veramente belle, ricche, interessanti e vale la pena conoscerle e anche diffonderle.

    D. - Dobbiamo anche dire che oggi è la giornata della santificazione universale promossa dal vostro Movimento…

    R. - Sì, perché proprio questo giorno, il 1 novembre, festa di tutta la Chiesa… Da più di 50 anni il nostro fondatore, adesso servo di Dio, Guglielmo Giaquinta aveva pensato di smuovere le acque un po’ di più in tutte le realtà possibili, proprio per far risaltare che questa è la festa di tutti i cristiani e, quindi, che la santità non è una meta impossibile da raggiungere, oppure un cammino che riguarda solo figure straordinarie o persone che già sono per loro natura e per loro qualità speciali, ma è un cammino a cui Dio tiene per ciascuno di noi e che dobbiamo tutti poter percorrere e raggiungere, ognuno con le proprie possibilità e soprattutto facendo leva su quello che lui opera in noi più che su quello che noi possiamo fare con le nostre piccole forze.

    D. - Come si può essere santi nella vita quotidiana?

    R. – Questo ce lo ha rivelato anche il Papa: la santità non consiste nel compiere imprese straordinarie, altrimenti sarebbe frutto solamente di vite speciali. Certamente il nostro modello, lo sguardo continuo è a Cristo: in lui troviamo atteggiamenti, pensieri, comportamenti che ci superano all’infinito, però lui si è avvicinato tantissimo a noi e quindi lui stesso ci ha suggerito di seguire il suo esempio. In questo nessuno è escluso: per ogni età, per ogni posizione sociale, per ogni vocazione, c’è una possibilità nel quotidiano di vivere con Dio e vivere ogni cosa con questa totalità di amore, di generosità, di desiderio di fare del proprio meglio e di dare di più, però riconoscendo che Dio ci riempie in quel quotidiano. (bf)

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    Oggi in Primo Piano



    Atene annuncia referendum sull'austerity: Borse a picco e colloquio imprevisto tra Sarkozy e Merkel

    ◊   La Grecia indirà un referendum sul piano di aiuti ad Atene e il pacchetto di misure anti crisi varato nei giorni scorsi. Lo ha annunciato il premier greco George Papandreou nel pomeriggio di ieri e stamane i listini del vecchio continente si muovono tutti in territorio negativo. Allarme anche per il differenziale tra Btp italiani e i bund tedeschi che ha sfiorato questa mattina i 440 punti. E per placare l’instabilità dei mercati la Bce è tornata ad acquistare titoli di Stato italiani e spagnoli. Il punto nel servizio di Marco Guerra:

    La Grecia non ha ancora formalmente informato la Commissione Europea dell'intenzione di sottoporre a referendum il piano di aiuti concordato con l’Ue e il Fondo monetario internazionale. Secondo diversi analisti, l’iniziativa dell’esecutivo greco rischia di aggravare ulteriormente la crisi dell'eurozona. Un esito negativo della consultazione potrebbe segnare il default incontrollato e l’uscita dall’euro di Atene, vanificando tutti gli forzi per fermare il contagio della crisi. Fonti dell’Eliseo assicurano che il presidente francese, Sarkozy, in giornata terrà un colloquio telefonico con il cancelliere tedesco, Angela Merkel, per discutere la decisione di Atene. Diverse voci da Parigi e Berlino ritengono il “gesto irrazionale e pericoloso” e in molti interpretano la volontà di Papandreou di sfilarsi dalle proprie responsabilità. E intanto l’odierna seduta dei mercati ha visto anche schizzare a oltre 440 punti lo spread fra il Btp italiano e il Bund tedesco. La differenza di rendimento tra i titoli dei due Paesi non è mai stata così alta. A seguito del nuovo record, la Bce è intervenuta sui mercati acquistando titoli di Stato italiani e spagnoli. Iniziativa scattata nel primo giorno del mandato di Mario Draghi all'Eurotower, in continuità con quanto fatto dal suo predecessore Trichet. E sale quindi l’attesa per il vertice del G20 in programma per giovedì e venerdì a Cannes. Dopo mesi di trattative i leader europei presenteranno al resto del mondo il piano che prevede il rafforzamento del Fondo salva Stati europeo(Efsf), la ricapitalizzazione delle banche e il salvataggio della Grecia.

    Ma cosa aspettarsi dal G20 di giovedì? Fausta Speranza lo ha chiesto all'economista Mario Deaglio:

    R. – Penso che i partecipanti al G20 non sappiano bene cosa fare: si trovano di fronte ad una crisi che gli sfugge di mano. Ci hanno già provato due o tre volte, applicando alcune ricette, che erano quelle di stampare moneta, sostanzialmente, ma non è servito a rilanciare l’economia, non solo: ha trasferito la debolezza dalla base fino al vertice, e cioè verso le banche, verso i debiti sovrani e così via.

    D. – Abbiamo fatto il salto dal G8 al G20 e adesso vediamo questo G20 carico di responsabilità e – come dice lei – anche un po’ titubante...

    R. – E’ assolutamente titubante. Naturalmente accetteranno i piani europei, perché è l’unica cosa che esiste e perché l’Europa è il Paese, al momento attuale, più debole. La vera debolezza poi è quella degli Stati Uniti, che però è nascosta al momento dalla debolezza europea. Gli altri Paesi, i nuovi Paesi, sono molto contenti della loro “giovinezza”, della loro capacità di non avere crisi, delle loro speranze di crescita, e si aspettano che noi troviamo la soluzione. Quindi, qualcuno metterà sul tavolo le formule magiche - il Fondo europeo e così via - tutti gli batteranno le mani, ma la cosa finirà lì. Non vengono affrontati i veri problemi delle discontinuità e non viene affrontato il male profondo.

    D. – Quale sarebbe questo male profondo e come affrontarlo?

    R. – Il male profondo deriva dal fatto che con i modi di produzione attuale noi abbiamo un predominio del settore finanziario sull’economia reale, e quindi gran parte del sovrappiù lo accumulano soprattutto alcune banche – parlo a livello mondiale e non a livello italiano, perché noi siamo fuori da questo – e all’interno di ciascuna società abbiamo una forte crescita delle disuguaglianze. Quindi, noi facciamo sviluppo solo se facciamo disuguaglianza, per cui le tensioni sociali stanno aumentando un po’ dappertutto. Anche questo movimento degli indignati, e dei suoi equivalenti in America, sono da guardare con molta attenzione. Insomma, non credo sia possibile con queste premesse avere un’economia, una società stabile nel corso dei prossimi dieci, quindici anni, che è poi l’orizzonte cui dovrebbero guardare i vertici di questo tipo. Speriamo che almeno riescano a “mettere una pezza” sui prossimi sei mesi, visto che sui quindici anni hanno dei problemi, e che nei prossimi sei mesi, pensandoci molto, si possa fare qualche faticoso passo sulle strade giuste.

    D. – Parliamo di fondo monetario, dai vertici hanno annunciato anche aggiustamenti nei meccanismi per venire incontro alla crisi, ma che cosa in realtà si potrebbe fare, quali potrebbero essere questi aggiustamenti di meccanismi?

    R. – I meccanismi che il Fondo monetario ha per venire incontro alla crisi sono stati studiati soprattutto per Paesi emergenti, Paesi poveri, Paesi in cui la crisi finanziaria era qualcosa di molto diverso dalle nostre, sostanzialmente chiamava in causa l’esistenza stessa di quelle economie; e allora, in fondo, è sempre intervenuto con degli strumenti rappresentati da prestiti condizionati: in sei mesi fai una certa manovra e io ti do una nuova tan di prestito. Finché si propone questo a Paesi come l’Argentina, la Turchia, e così via, va bene, ma se si propone agli Stati Uniti o all’Italia diventa un problema più complicato. Dobbiamo parlare invece qui probabilmente di linee di credito che vengono utilizzate, non di tan di prestito che vengono dati quando uno ha fatto il compito e allora gli si dice bravo e lo si fa passare ad una fase successiva. La cosa deve essere molto più sciolta: una linea per cui il Paese che è in difficoltà, ma temporaneamente sembra stare bene, può versare qualcosa. Quindi, in sostanza, una maggiore flessibilità, perché le nostre economie sono fatte in maniera molto più sofisticata di quella dei Paesi aiutati fino adesso. (ap)

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    Tra le sfide per la nuova Libia resta in primo piano la questione migrazioni

    ◊   Alla Libia negli ultimi anni è stata spesso collegata la questione immigrazione. A lungo, infatti, proprio dalle coste libiche partivano uomini e donne africani in fuga dai loro Paesi, alla volta dell’Europa. Una situazione a volte contenuta, altre favorita da Gheddafi. Molti anche i lavoratori stranieri presenti in Libia, ma vessati durante il recente conflitto. Caduto ora il regime, è possibile prevedere che qualcosa cambierà nei flussi migratori? Adriana Masotti lo ha chiesto a Gabriele Del Grande, di Fortress Europe:

    R. – Diciamo che sicuramente non cambierà il fabbisogno interno di manodopera straniera della Libia. La Libia è un Paese che negli ultimi anni ha conosciuto un boom straordinario e quindi c’è da immaginare che i 650 mila stranieri che hanno abbandonato la Libia per mettersi in salvo dalla guerra, dei quali solo 30 mila sono arrivati in Italia, mentre gli altri sono finiti in Tunisia, in Egitto, in Niger, in Ciad, torneranno tutti in Libia a lavorare; probabilmente, anche altri si aggiungeranno nei prossimi mesi o anni. Quello che succederà, rispetto alla rotta che negli anni passati ha portato alcune decine di migliaia di persone in Italia, è tutto da vedere. Infatti, ricordo che da quando è caduta Tripoli – era il 20 agosto scorso – non è più arrivato nessuno, dalla Libia, a Lampedusa.

    D. – Sappiamo delle strutture di detenzione che esistono in territorio libico, dove tanti, in fuga dai loro Paesi, sono stati rinchiusi rimanendo per anni, subendo maltrattamenti; strutture dove non era permesso l’ingresso dell’Alto Commissariato dell’Onu per i Rifugiati. C’è speranza che questa situazione veda dei cambiamenti?

    R. – Io sono convinto di sì. Nel senso che, se da un lato c’è da aspettarsi che il governo transitorio libico, o comunque i rappresentanti della Libia continueranno a fare accordi con l’Europa, continueranno in qualche modo quindi a gestire anche la questione immigrazione, tuttavia, credo che le condizioni di detenzione sicuramente miglioreranno. Io ho avuto modo di vederlo l’ultima volta che sono stato in Libia, un mese fa. Ho incontrato prigionieri sia nelle carceri libiche sia negli ospedali, feriti di guerra delle milizie di Gheddafi che venivano comunque curati negli ospedali, in condizioni sicuramente molto più che dignitose rispetto a quello che accadeva prima. Il regime di Gheddafi è stato un regime che nelle carceri esprimeva il peggio di sé, sia con i detenuti stranieri e forse ancora di più con i detenuti libici. Quando Tripoli è stata liberata, più di 5 mila prigionieri politici libici sono stati rilasciati e tutti hanno raccontato dell’orrore: che non c’era uno Stato di diritto, che non c’erano avvocati, c’erano continui abusi, continue torture …

    D. – Durante il conflitto di questi mesi, a pagare le conseguenze negative in termini di paura, perdita di lavoro, discriminazione sono stati in particolare gli immigrati africani considerati alleati del colonnello. Per loro si apre una speranza nuova di convivenza pacifica, ora?

    R. – Sicuramente rimane aperta una ferita, nel senso che è un dato di fatto che sono state impiegate diverse centinaia di mercenari africani nella guerra combattuta da Gheddafi contro il suo popolo; ad agosto ne abbiamo anche incontrati alcuni nelle carceri, quando ci sono state le retate, a Tripoli, dopo la fuga delle milizie di Gheddafi. E’ vero che buona parte delle persone arrestate non c’entravano niente: erano state arrestate soltanto per il colore della pelle. Speriamo veramente che, in futuro, si possa in qualche modo sanare questa ferita. E’ vero anche che la questione è comunque complessa, nel senso che la società libica è una società che in questi anni ha vissuto, ha partecipato a questo razzismo quasi infantile contro i neri, ma allo stesso tempo è una società mista, nel senso che la stessa società libica è una società che nelle zone del Sud ha una popolazione in maggioranza nera, al punto che tra quelli che sono stati arrestati ad agosto a Tripoli – gli africani ritenuti mercenari, pur senza prove – c’erano anche libici neri!

    D. – Anche per le organizzazioni internazionali umanitarie, ci sarà un grande impegno per vigilare su quello che succederà …

    R. – Il primo impegno, in realtà, è per la società libica, questa è la cosa più interessante. In questi mesi si è parlato soprattutto della guerra, dei militari, dei rivoluzionari … in realtà, la vera rivoluzione che è accaduta è la nascita della società civile. Ai tempi di Gheddafi era vietato tutto, non c’era la stampa privata, non c’erano neanche le associazioni, non c’era praticamente niente. Adesso sta rinascendo tutto. Ci sono grossi finanziamenti in arrivo da parte degli stessi libici, da parte di fondi arabi; si investe su tutto: dalle radio, alle televisioni, ai giornali, alle associazioni di donne, alle associazioni per i bambini. Gli stessi libici residenti all’estero che da Manchester in Inghilterra, come da Malta o da Dubai hanno fatto arrivare tutto quello che serviva … Questo, secondo me, è un segnale positivo. Per cui, se da un lato la società internazionale in qualche modo sorveglierà su quello che succede in Libia, la cosa più interessante è che gli stessi libici stanno prendendo in mano il destino del loro Paese. (gf)

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    Repubblica Democratica del Congo e diritti umani

    ◊   Nella Repubblica Democratica del Congo, Paese in cui per il prossimo 28 novembre sono previste le elezioni presidenziali, la situazione dei diritti umani resta critica secondo le organizzazioni internazionali. Intervistato da Davide Maggiore, Carlo Carbone, docente di storia e istituzioni dell’Africa all’Università della Calabria, descrive un quadro in cui ha un peso anche il contesto regionale:

    R. - La situazione del Paese non si è stabilizzata: nell’est una serie di elementi di tensione permangono. Si parla anzitutto del destino degli hutu ruandesi, che tentano di fuggire dal Ruanda e di rifugiarsi nella regione del Kivu congolese, a seguito del tentativo di vendicarsi da parte del Fronte militare, composto prevalentemente da tutsi, che avevano vinto la guerra in Ruanda, contro il gruppo militare guidato dall’ex presidente Habyarimana
    e soprattutto contro i gruppi delle milizie civili hutu. Dal Kivu questi fuggiaschi hanno cominciato poi a vagare verso l’interno del Paese: non si sa più che fine abbiano fatto circa 3-400 mila persone…

    D. - Quali azioni dovrebbero essere portate avanti per giungere ad una migliore situazione dei diritti?

    R. - Quello che è già stato fatto dalle Nazioni Unite solo a metà: completare una presenza di una certa consistenza. La vera soluzione del problema sta nell’adesione delle diverse componenti sociali a un programma politico condiviso e condivisibile, che deve contemplare soprattutto il problema di una soluzione definitiva della questione della terra.

    D. - Un altro fattore di tensione è rappresentato dalle risorse naturali congolesi…

    R. - Le ricchezze minerarie sono state la vera e propria condanna delle popolazioni congolesi, perché è su di esse che si è esercitata la violenza più assoluta al fine di controllare questo tipo di risorsa. E non solamente da parte di individui, di gruppi, di società e di compagnie, ma anche da parte di Stati.

    D. - Tra poco più di un mese la Repubblica Democratica del Congo affronterà le elezioni: quale scenario si prospetta?

    R. - Quello più banale, che l’attuale presidente possa essere, più o meno, ampiamente rieletto. Il vero problema è come l’amministrazione che verrà dopo le elezioni intende risolvere i problemi della convivenza fra l’est, il centro e l’ovest del Paese; per non parlare poi del confronto tra il centro amministrativo del Paese e la regione mineraria meridionale.

    D. - Chiunque esca vincitore dalla competizione elettorale, che possibilità concrete ha di intervenire efficacemente sulla situazione dei diritti umani?

    R. - Possibilità ce ne sono e un riequilibrio della situazione economica potrebbe essere una delle soluzione alle quali fare ricorso, insieme allo stabilimento di regole, se non un vero e proprio stato di diritto, in cui la convivenza fra i gruppi sociali e fra le regioni del Paese sia riequilibrata e sia assicurata. (mg)

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    Il land grabbing: accaparramento di terra da parte dei sistemi agricoli dominanti

    ◊   “Il Modello agroalimentare delle grandi industrie come risposta alla fame nel mondo ha fallito”: questa la denuncia che è emersa dalla Giornata Mondiale della Sovranità Alimentare tenutasi nei giorni scorsi a Roma presso la Fao. Sotto accusa, in particolare, è il fenomeno del Land Grabbing ovvero dell’accaparramento della terra da parte di un sistema agricolo industriale dominante. Al microfono di Andrea Antonelli, il presidente nazionale dell’Aiab, l’Associazione Italiana per l’Agricoltura biologica, Andrea Ferrante:

    R. - Stiamo assistendo al fallimento del modello agroindustriale per dare una risposta alla fame. E’ un modello agroindustriale che concentra i propri sforzi anche utilizzando tutti gli strumenti finanziari più sofisticati. Tutto il problema della volatilità dei prezzi, per esempio è proprio legato all’investimento massiccio della finanza sulle commodities agricole determinando incredibili spostamenti dei valori dei prezzi degli elementi di base e nello stesso tempo utilizzando la finanza per comprare terre in maniera massiccia.

    D. – Il “land grabbing” sta spingendo sempre più contadini verso la povertà. Quali sono le misure più urgenti da adottare per difendere questa categoria di persone?

    R. – Dobbiamo ridare ai contadini i diritti fondamentali: il diritto all’accesso alla terra, all’accesso all’acqua, alle risorse genetiche vegetali, alle risorse genetiche animali, cioè la biodiversità agricola. Non si può essere dipendenti da cinque - e dico cinque! - aziende sementiere che controllano il 70 per cento del mercato delle sementi nel mondo. Dobbiamo ridare accesso agli strumenti per poter produrre e quindi se noi ridiamo la possibilità a tutti i contadini della terra di esercitare i propri diritti fondamentali, e stiamo parlando di diritti fondamentali, noi diamo una risposta concreta, oggi, alla fame nel mondo e diamo una risposta concreta ai modelli di produzione sostenibili, perché noi contestiamo che questo modello dominante è totalmente fondato sul petrolio, un petrolio che è una risorsa finita e che sarà sempre più caro. (bf)

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    Nel libro di don Giovenale Dotta, l’attualità di San Murialdo

    ◊   Presentare l’attualità di San Murialdo, una delle più belle figure del cattolicesimo piemontese dell'Ottocento, partendo da un’accurata biografia critico scientifica. E’ la sfida tracciata dalla penna dello storico don Giovenale Dotta nel testo, edito dalla Libreria Editrice Vaticana: “Leonardo Murialdo – Infanzia, giovinezza e primi ministeri sacerdotali”. La pubblicazione, unica nel suo genere per il rigoroso rispetto delle fonti, ripercorre i primi trentotto anni del fondatore della Congregazione di San Giuseppe (Giuseppini del Murialdo). San Murialdo spese la sua vita al servizio dei poveri, dei giovani, fu attivo nel mondo operaio, nell’associazionismo cattolico e impegnato nell’apostolato per una stampa di indirizzo cristiano. Massimiliano Menichetti ha intervistato l’autore don Giovenale Dotta:

    D. - Chi era Leonardo Murialdo?

    R. - Era un sacerdote torinese che si è dedicato prevalentemente all’attività tra i giovani poveri ed abbandonati. Ha avuto un ruolo significativo nel movimento cattolico torinese e piemontese e in parte anche italiano. Questo primo volume riguarda la sua giovinezza e quindi il periodo - diciamo - preparatorio, prima della sua grande attività in campo sociale, assistenziale ed educativo.

    D. - Don Giovenale, questo è quindi un primo lavoro, ma è un libro chiuso in sé: si può leggere anche autonomamente…

    R. - Sì, si può leggere anche autonomamente, perché presenta la sua giovinezza, i suoi studi, la sua attività negli oratori, che è molto bella proprio perché in dialogo con gli altri sacerdoti della Torino dell’Ottocento. Quindi ha un suo senso, come primo volume della sua biografia. Potrebbero forse essere tre i volumi: un secondo volume che parla della sua attività educativa e sociale; un terzo volume che probabilmente parlerà della sua attività di fondatore della Congregazione dei Giuseppini del Murialdo.

    D. - San Murialdo muore cento anni fa: qual è la sua attualità?

    R. - La sua attualità potrebbe essere presentata su vari versanti: nel campo dell’apostolato è stato uno di quelli che ha precorso i tempi sulla collaborazione dei laici alle attività apostoliche della Chiesa; nel campo educativo, penso che la sua attualità sia grande oggi proprio perché la Chiesa italiana è impegnata in quella che si chiama “emergenza educativa”. San Murialdo ha saputo intervenire, insieme a Don Bosco e ad altri educatori, in un campo dove la Chiesa non riusciva tanto ad essere presente e cioè il mondo dell’educazione e soprattutto dell’educazione di ragazzi difficili, di ragazzi di strada…

    D. - E’ stato un lavoro complesso, perché?

    R. - Non esisteva finora una biografica critico-scientifica di San Leonardo Murialdo. Il suo successore alla guida delle sue istituzioni, don Reffo, aveva scritto una buona biografia, recensita anche da “La Civiltà Cattolica” nel 1903. Questa biografia parzialmente ancora valida oggi, era poi stata - diciamo così - sostituita da altre biografie: la più importante delle quali era del più famoso biografo, don Armando Castellani, mio confratello, un giuseppino. Questa biografia, molto poderosa, tuttavia è rimasta incompiuta, perché l’autore è morto prematuramente, riuscendo a scrivere soltanto due volumi; il terzo non gli è stato possibile realizzarlo. Questa biografia ha un po’ il tono agiografico che era caratteristico degli anni Sessanta e c’è stato il bisogno di precisare un po’ l’uso che l’autore ha fatto delle fonti; correggere qualche notizia. Era oramai tempo, dopo più di 40 anni dall’uscita dalla biografia di Castellani, che venisse rivisitata la storia critica di questo santo, anche perché negli ultimi 40 anni nuove acquisizione istoriografiche hanno cambiato un po’ le carte in tavola delle conoscenze di questo santo, soprattutto per quel che riguarda la spiritualità e - sull’altro versante - la sua attività sociale.

    D. - Perché quali erano i punti - diciamo - di diversità?

    R. - Soprattutto il fatto che prima si vedeva l’attività dei cattolici torinesi e piemontesi, quasi che ruotasse tutta attorno a San Leonardo Murialdo; adesso più correttamente - a me sembra di poter dire - il Murialdo si è inserito come protagonista valido e di primo piano nel movimento cattolico torinese, ma in azione armonica insieme a tanti altri protagonisti, sacerdoti e soprattutto laici. (mg)

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    Al festival del cinema di Roma,sceneggiatura inedita religiosa di Antonioni

    ◊   I segreti di una sceneggiatura inedita e religiosa di Michelangelo Antonioni sono al centro di un incontro che si terrà nel pomeriggio di oggi alle ore 17.00, programmato dal Festival del Film di Roma al Villaggio del Cinema cui partecipano Elisabetta Antonioni, nipote del regista e fondatrice dell'Associazione Michelangelo Antonioni di Ferrara, la bizantinista e scrittrice Silvia Ronchey e il critico cinematografico Paolo Mereghetti. Il servizio di Luca Pellegrini:

    Con il pudore del laico e la sensibilità dell'artista, Michelangelo Antonioni, del quale il prossimo anno ricorre il centenario della nascita, si avvicinò due volte a soggetti legati alla religiosità e al cristianesimo. L'attenzione del grande regista ferrarese si soffermò, infatti, nel 1982, sulla figura di Frate Francesco, così il titolo, che voleva fosse interpretato da Roberto Benigni, capace di recitare nella lingua dei Fioretti. Il film naufragò. Circa otto anni prima, a metà degli anni Settanta, era stata la figura di Santa Teresa d'Avila ad attirare il suo sguardo severo. Una frase della mistica carmelitana lo aveva colpito, diventando il titolo di un film mai nato: Patire o morire. Elisabetta Antonioni ricorda il progetto e l'attenzione scrupolosa con la quale lavorò lo zio.

    R. – Mio zio Michelangelo lavorava sempre con molto scrupolo a qualsiasi cosa, a maggior ragione a questo progetto che non era vicino alle sue tematiche normali e abituali. Si avvalse dell’aiuto della bizantinista Silvia Ronchey, che lo aiutò moltissimo nell’individuare libri che potessero servire per approfondire la tematica della mistica femminile e si indirizzò principalmente verso le carmelitane.

    D. - Come potrebbe definire la religiosità di Antonioni?

    R. – Non era, in senso stretto, religioso, però aveva un interesse per qualsiasi argomento. Poi, il contatto umano, personale con alcune suore lo avvicinò notevolmente alla tematica religiosa. Lui diceva che se l’amore per la vita, l’amore per il bello era una forma di religiosità, anche lui allora era religioso.

    D. - Il film prende lo spunto dalle vicende di un architetto che è chiamato a restaurare un convento di clausura femminile ormai abbandonato. Che cosa lo affascinava, secondo lei, di questo mondo?

    R. – Michelangelo Antonioni è sempre stato molto attento all’universo femminile e direi che l’ha compreso come difficilmente noi donne riusciamo a comprendere noi stesse. Quindi, penso che la mistica femminile rientri in quest’ottica generale.

    D. - Antonioni nei suoi capolavori ha spesso raccontato l’amore impossibile tra due esseri umani. Qui entrava in contatto con un genere d’amore completamente diverso. Perché lo colpì così tanto da volerne addirittura fare un film?

    R. – Sostanzialmente perché gli ha sempre dato la sensazione che fosse un amore vero, un amore profondo e un amore che non muore. Lui era affascinato da questo tipo di amore, molto difficile sul piano umano. Raccontava che ad una suora cui aveva chiesto “ Se io per caso mi innamorassi di te, tu come reagiresti?” lei aveva risposto: “Sarebbe come se tu accendessi un cerino, in una stanza inondata da una luce prodigiosa”. (ap)

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    Chiesa e Società



    A Baghdad la commemorazione della strage di un anno fa in cattedrale

    ◊   Centinaia di cristiani si sono ritrovati ieri pomeriggio nella cattedrale di Nostra Signora della Salvezza a Baghdad per la Messa in suffragio dei defunti della strage avvenuta esattamente un anno fa nella stessa cattedrale, dove un gruppo di estremisti islamici legato ad al Qaeda uccise 44 fedeli, sette membri delle forze di sicurezza e due sacerdoti. La cerimonia è stata concelebrata dal vescovo di Baghdad, mons. Jean Benjamin Sleiman, da Yousef II Younan per la chiesa siro-cattolica, da Mar Emmanuel III Delly per la chiesa caldea e dal Patriarca della chiesa maronita, Bechara Boutros Raï, giunto apposta dal Libano; ad essa hanno preso parte, in segno di solidarietà con le vittime, anche alcuni esponenti religiosi musulmani. L’area intorno alla cattedrale è stata letteralmente blindata per ragioni di sicurezza, con uomini armati fino ai denti e dislocati lungo tutto il perimetro e sul tetto e accesso stradale bloccato dai controlli. Sulle mura esterne della chiesa sono state appese gigantografie delle vittime e striscioni con slogan di condanna della violenza e di appello alla comunità internazionale affinché si mobiliti contro le stragi delle minoranze in Iraq, mentre all’interno il coro è stato decorato con i fiori e con le vesti sacre dei sacerdoti uccisi; sui muri e sul soffitto sono ancora chiaramente visibili i fori dei proiettili. L’attentato dello scorso anno, tra i più sanguinosi che si ricordino nel Paese, ha causato un forte incremento della migrazione dei cristiani iracheni verso l’Europa, il nord America e l’Australia, mentre un forte senso di insicurezza e paura per la propria incolumità serpeggiano tra chi resta. (R.B.)

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    In Pakistan forte epidemia di tubercolosi: 17mila i contagiati

    ◊   Una grave epidemia di tubercolosi sta colpendo il Pakistan, che si colloca così tra i primi sei Paesi al mondo in cui si sta diffondendo questa patologia nonostante gli sforzi del governo per arginare i contagi, che ammontano finora a circa 17mila. Il Programma nazionale per il controllo della tubercolosi, riferisce l’agenzia Fides, ha avviato il programma “Stop Tb” in settemila Centri in cui provvede al 90% dei trattamenti gratuiti e fornisce anche medicinali gratis a cliniche private e ospedali. La situazione è particolarmente grave in Punjab, dove la tbc è responsabile di oltre il 5% del totale delle malattie presenti e dove i malati sono curati nei cinquemila centri disseminati in 56 distretti territoriali. Ma oltre alle cure, in Pakistan è fondamentale anche diffondere tra la popolazione una maggiore consapevolezza dei rischi connessi alla circolazione del virus, nonostante le forti reticenze che s’incontrano soprattutto tra gli studenti. La tubercolosi, infatti, è una patologia assolutamente prevenibile e curabile mediante un trattamento sanitario della durata di otto mesi. (R.B.)

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    Filippine: i vescovi lanciano un servizio online per richiedere preghiere e Messe per i defunti

    ◊   I filippini che sono lontani da casa, o non possono andare fisicamente in Chiesa o visitare i loro defunti nei cimiteri nelle ricorrenze di Tutti i Santi e della Commemorazione dei defunti, possono fare richiesta tramite Internet di preghiere e di Messe per i loro cari. La Conferenza episcopale delle Filippine (Cbcp) ha infatti lanciato un sito web per i filippini costretti a casa o residenti all’estero che non possono, quindi, pregare di persona sulle tombe dei loro familiari. Il sito è raggiungibile all’indirizzo http://undasonline.com ed offre alcuni spunti di riflessione sull'importanza e il significato liturgico della commemorazione dei defunti, che i filippini chiamano "undas". I cattolici sono comunque invitati “a visitare le tombe dei loro cari o anche visitare oratori, cappelle e chiese dove possono pregare per i loro defunti", ha detto mons. Pedro Quitorio, direttore dei Media della Cbcp. "I fedeli otterranno l'indulgenza plenaria se visiteranno una Chiesa o un oratorio, reciteranno il Padre nostro e il Credo, si confesseranno ed offriranno una preghiera secondo le intenzioni del Santo Padre”. Le preghiere e le messe per i defunti saranno offerte nella cappella della Cbcp, nel quartiere di Intramuros, a Manila, dal 1° all’8 novembre. (I.P.)

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    Pellegrinaggio in Terra Santa per i militari italiani

    ◊   Il pellegrinaggio vissuto nella fede “è sempre un’esperienza di penitenza e di rigenerazione personale e comunitaria”. Così l’Ordinario militare per l’Italia, l’arcivescovo Vincenzo Pelvi, ha presentato all'agenzia Zenit il pellegrinaggio militare nazionale in Terra Santa organizzato in due differenti date: dal 27 dicembre al 3 gennaio oppure, nella forma ridotta, dal 30 dicembre al 2 gennaio prossimi. “Sarà per tutti un vero ritorno alle sorgenti della nostra fede per attingere quell’acqua viva che irriga e fa fiorire i deserti interiori che possono inaridire le nostre esistenze”. Il cammino dei pellegrini toccherà Nazareth, Cana, il monte Tabor, il lago Tiberiade, il monte delle Beatitudini, Qumram, Gerico, Betlemme e Gerusalemme: tappe pensate sia come un’introduzione per chi non è mai stato nei luoghi Santi, sia come approfondimento per chi già ne possiede conoscenza. (R.B.)

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    Canada: la Chiesa dà fiducia all'Organizzazione cattolica attaccata da gruppi pro-vita

    ◊   Il nuovo presidente della Conferenza episcopale canadese, mons. Richard Smith, ha confermato ancora una volta la fiducia dei vescovi nell’Organizzazione cattolica per lo sviluppo e la pace (Occdp), a dispetto di quelle che ha definito la “disinformazione” e le affermazioni “sopra le righe” riguardanti la futura missione e il rapporto dell’organismo con l’episcopato. L’Occdp - lo ricordiamo - è stata oggetto in questi ultimi due anni dell’attacco di diverse organizzazioni pro-vita locali che l’hanno accusata di avere finanziato progetti che avrebbero coinvolto gruppi abortisti messicani. Accuse risultate poi infondate a seguito di un’indagine condotta da un Comitato episcopale ad hoc che ha tuttavia raccomandato all’organismo di rivedere i meccanismi per le assegnazioni delle sovvenzioni onde evitare che finiscano in mani sbagliate. L’intervento dell’episcopato ha tuttavia suscitato allarme tra chi, sul fronte opposto, difende l’operato e l’autonomia dell’Occcp da quella che viene considerata come una eccessiva ingerenza dei vescovi. Un allarme infondato, secondo mons. Smith, che ha invitato chi si sente preoccupato “a fare un passo indietro per capire meglio quali sono le reali intenzioni dei vescovi e ad avere fiducia nell’episcopato”. “I vescovi del Canada apprezzano Sviluppo e Pace e vogliono che continui la sua opera, chiusa la questione”, ha assicurato il presule al termine della recente plenaria dei vescovi a Cornwall in cui è stato eletto nuovo presidente della Cecc. Fondata nel 1967, l’Occdp è nata con il duplice obiettivo di offrire aiuto per lo sviluppo del Sud del mondo e di sensibilizzare i cattolici canadesi ai temi della giustizia e della pace. Nei suoi 44 anni di attività, Sviluppo e Pace ha appoggiato quasi 15 mila progetti e programmi in 70 Paesi. Gran parte di questi aiuti sono stati inviati per rispondere a diverse emergenze dopo disastri naturali, o per assistere rifugiati e le vittime di guerre e di conflitti. (L.Z.)

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    El Salvador: mons. Escobar Alas in prima linea nella lotta al riscaldamento globale

    ◊   I cambiamenti climatici, strettamente legati agli interessi economici, rendono difficile fare passi avanti concreti nell’ambito della riduzione del riscaldamento globale. Ne è convinto l’arcivescovo di San Salvador, mons. José Luis Escobar Alas, che considera il cambiamento del clima il più grave problema che affligge l’umanità in questo momento. Il presule, riferisce l'agenzia Fides, si batte affinché il suo Paese, El Salvador, faccia la sua parte e ha accolto con favore la richiesta del presidente Mauricio Funes che i Paesi industrializzati, cioè quelli che stanno causando i danni maggiori, si prendano le proprie responsabilità e si mobilitino per evitare future catastrofi. L’arcivescovo si è così pronunciato nel corso del vertice centroamericano svoltosi all’indomani della depressione tropicale che ha flagellato il Paese per una decina di giorni provocando oltre cento morti, gravissimi danni e migliaia di senzatetto anche in Guatemala, Honduras, Nicaragua e Costa Rica. “Eventi come questi si ripetono anno dopo anno – ha detto – e sono sempre gli stessi a essere colpiti: i più poveri”. (R.B.)

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    L’Unicef si attiva per portare vaccini antipolio ai bambini del Congo

    ◊   Scuole, mercati, centri sanitari e abitazioni: gli operatori dell’Unicef non hanno trascurato proprio nessun luogo nella campagna di vaccinazioni antipolio e sensibilizzazione della popolazione che stanno portando avanti nella Repubblica Democratica del Congo e che si pone l’obiettivo di consegna di 14 milioni di dosi di vaccino ad altrettanti bambini in tutto il Paese. La poliomielite, scomparsa dal Congo diversi anni fa, è poi ricomparsa nel 2006 con 13 casi, che via via sono aumentati fino a raggiungere quota 85 nel gennaio scorso, data dell’ultima rilevazione, che fa salire la Repubblica Democratica del Congo ai primi posti tra gli Stati più colpiti. Le aree maggiormente a rischio, secondo quanto segnalato dall’Unicef e riportato dall'agenzia Fides, sono: la capitale Kinshasa e le province di Bas Congo, Bandundu, Katanga e Kasai occidentale. Tra le cause indicate, gli spostamenti della popolazione dall’Angola, la difficoltà di accedere a zone remote, il precario sistema di monitoraggio epidemiologico presente, l’insufficiente capacità nazionale di condurre ulteriori attività di immunizzazione e la mancanza di igiene e sanità. (R.B.)

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    Sudafrica: dopo 12 anni, Radio Veritas trasmette via etere in tutto il Paese

    ◊   Dopo 12 anni di richieste ufficiali, controlli e studi di mercato effettuati, l’emittente cattolica sudafricana Radio Veritas di padre Emil Blaser, che finora trasmetteva soltanto via web, avrà un segnale tale da poter raggiungere entrambi gli oceani che bagnano il Paese. Finalmente, infatti, spiega il sacerdote all'agenzia Misna, l’Autorità indipendente per le comunicazioni locale le ha assegnato le frequenze che consentiranno alla redazione con sede a Johannesburg di arrivare a Durban, sull’Oceano Indiano, ma anche a Città del Capo, sul’Atlantico, almeno quando è bel tempo. A tal proposito il sacerdote ha voluto ringraziare tutti i sostenitori e in particolare la Conferenza episcopale italiana che ha finanziato l’acquisto di un nuovo trasmettitore per l’emittente che trasmetterà d’ora in poi 24 ore al giorno, aumentando esponenzialmente i costi: “Servirà l’aiuto di tutti”, ha concluso padre Blaser. (R.B.)

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    Inghilterra: nel 2012 le reliquie del Curato d’Ars arriveranno a Shrewsbury

    ◊   Sarà un 2012 significativo quello che vivranno i fedeli di Shrewsbury, in Inghilterra: il prossimo luglio, infatti, la diocesi accoglierà una reliquia di San Giovanni Maria Vianney, noto come il Curato d’Ars. Il cuore del Patrono dei parroci, informa un comunicato della Chiesa locale, sarà esposto alla venerazione dei fedeli per quattro giorni e per l’evento sono richieste tre intenzioni di preghiera: per il rinnovamento del ministero sacerdotale diocesano, per la nascita di nuove vocazioni e per l’esortazione a rilanciare la missione e la vita parrocchiale. La reliquia del Curato d’Ars sarà accompagnata dal mons. Guy Bagnare, vescovo di Belley-Ars, insieme a due sacerdoti della stessa diocesi francese, e visiterà numerosi luoghi di Shrewsbury, secondo un calendario che verrà reso noto prossimamente. La visita è stata concordata nel settembre scorso, dopo che alcuni seminaristi di Shrewsbury si sono recati ad Ars per un periodo di studio. “Sono felice di accogliere in Inghilterra la reliquia di San Giovanni Maria Vianney – afferma mons. Mark Davies, vescovo di Shrewsbury – Le Sacre Scritture parlano dei Santi come di testimoni che ci incoraggiano nella fede. Il segno tangibile del cuore di un pastore semplice e straordinario allo stesso tempo di incoraggerà a guardare a quell’amore e a quella verità presenti nel cuore del sacerdozio cattolico poiché, come diceva il Curato d’Ars, il sacerdozio è l’amore del cuore di Gesù”. Giovanni Maria Vianney nacque l'8 maggio 1786 a Dardilly, in Francia. Di famiglia contadina, riuscì, nell'agosto 1815, ad essere ordinato sacerdote. Successivamente, fu inviato ad Ars-en-Dombes, un borgo con meno di trecento abitanti, e si dedicò all'evangelizzazione, attraverso l'esempio della sua bontà e carità. Sempre tormentato dal pensiero di non essere degno del suo compito, trascorreva le giornate dedicandosi a celebrare la Messa e a confessare, senza risparmiarsi. Morì nel 1859. Papa Pio XI lo proclamò Santo nel 1925. Nel 2009, in occasione del 150° anniversario della sua morte, Benedetto XVI ha indetto un speciale Anno Sacerdotale: nella Lettera ai sacerdoti con cui annunciava tale avvenimento, il Papa scriveva: “Gli insegnamenti e gli esempi di san Giovanni Maria Vianney possono offrire a tutti un significativo punto di riferimento: il Curato d’Ars era umilissimo, ma consapevole, in quanto prete, d’essere un dono immenso per la sua gente: “Un buon pastore, un pastore secondo il cuore di Dio – diceva - è il più grande tesoro che il buon Dio possa accordare ad una parrocchia e uno dei doni più preziosi della misericordia divina”. (I.P.)

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    Romania: giovedì si apre ad Oradea il 14° Incontro dei vescovi europei greco-cattolici

    ◊   I vescovi europei greco-cattolici si riuniscono giovedì prossimo a Oradea, in Romania, per riflettere sui temi della Nuova Evangelizzazione e individuare una comune progettualità. “Abbiamo la consapevolezza che le Chiese cattoliche di rito orientale in Europa abbiano un loro specifico contributo da dare alla 13.ma Assemblea del Sinodo dei vescovi del 2012” – afferma mons. Lucian Mureşan , arcivescovo maggiore di Fagaras e Alba Iulia dei rumeni e presidente della Conferenza episcopale rumena. “L’incontro di Oradea costituisce dunque non solo un momento importante di preparazione, ma anche di confronto su alcune sfide, legate alla capacità di annunciare il Vangelo delle nostre Chiese, che nei vent’anni dalla caduta dei regimi totalitari, hanno dovuto confrontarsi con delle società in rapido mutamento nelle quali secolarizzazione, emigrazione e relativismo hanno modificato i paradigmi e le modalità non solo di appartenenza ecclesiale e di pratica religiosa, ma anche della trasmissione e dell’annuncio del Vangelo, e interpellano pertanto le nostre Chiese ad un discernimento comunitario atto a trovare delle soluzioni adattate al contesto socio-culturale attuale. Bisogna altresì tener conto che molti nostri fedeli vivono in comunità che si trovano al di fuori del contesto nazionale in cui operiamo. Abbiamo il dovere e l’urgenza di rispondere al loro bisogno di Cristo laddove essi si trovano in comunione con le realtà ecclesiali in cui essi si trovano a vivere”. Il tema della nuova evangelizzazione sarà introdotto da cinque contributi che si soffermeranno su altrettanti aspetti particolari. Innanzitutto un’introduzione del Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, mons. Rino Fisichella. Seguiranno gli interventi di mons. Boris Gudzik, rettore dell’Università greco-cattolica di Leopoli, sulle chiese cattoliche di rito orientale a vent’anni dalla caduta dei regimi totalitari, quello di padre Marko Rupnik, artista di fama mondiale, sull’arte sacra bizantina nel contesto della nuova evangelizzazione, e quello di Cesare Alzati, docente presso l’Università cattolica di Milano, sul contributo delle Chiese cattoliche di rito orientale alla nuova evangelizzazione in Europa. L’Ultimo aspetto sarà introdotto dal padre Alexandru Buzalic, docente di teologia all’Università di Cluj-Napoca, sulla presenza dei “nuovi movimenti” nell’Europa dell’Est e in particolare in Romania. Ad ogni relazione seguirà un ampio dibattito finalizzato a elaborare un contributo comune all’assemblea sinodale del 2012. All’incontro, organizzato e ospitato da mons. Virgil Bercea, vescovo di Oradea-Mare, parteciperanno il cardinale Péter Erdő, arcivescovo di Esztergom-Budapest e Presidente del Ccee, mons. Cyril Vasil, Segretario della Congregazione delle Chiese Orientali e il nunzio apostolico in Romania e nella Repubblica Moldova, mons. Francisco Javier Lozano. Giovedì prossimo, in apertura dei lavori, il segretario di Stato per gli affari religiosi del Governo rumeno, Adrian Lemeni, il sindaco di Oradea, Ilie Bolojan e il vescovo ortodosso Sofronie, rivolgeranno ai partecipanti il loro saluto. (R.P.)

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    Da Assisi a Padova: un incontro su religioni e preghiera

    ◊   Un incontro sul dialogo interreligioso e promosso con lo spirito di Pace di Assisi è quello organizzato per il pomeriggio di giovedì prossimo a Padova presso la sede della facoltà teologica del Triveneto. Sulla scia dell’importante appuntamento appena concluso nella città di San Francesco, infatti, riferisce l'agenzia Sir, l’Istituto superiore di Scienze religiose di Padova ha voluto dedicare al tema il “Dies academicus” che si intitolerà “A 25 anni dall’incontro interreligioso di Assisi: religioni e preghiera”. Prevista la prolusione di padre Silvestgro Bejan, francescano conventuale delegato generale per l’Ecumenismo e il dialogo interreligioso del Cefid, il Centro francescano internazionale per il dialogo che si trova proprio ad Assisi. In programma anche il saluto del preside della facoltà, don Andrea Toniolo e l’intervento del vicario generale della diocesi di Padova, mons. Paolo Doni, nonché la relazione sulla vita dell’Istituto presentata dal direttore, don Gaudenzio Zambon. Tutti i relatori si concentreranno sul lavoro in favore dell’unità dei cristiani e per il proseguimento dello “spirito di Assisi” proposto da Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Infine, la proiezione del documentario “Giovanni Paolo II e Assisi”, curato da Giuseppe De Carli ed Enzo Fortunato. (R.B.)

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    24 Ore nel Mondo



    Entro oggi la risposta di Damasco alla proposta della Lega Araba per la nuova fase in Siria

    ◊   Sarebbe stato raggiunto l’accordo tra Siria e Lega Araba, secondo alcuni rappresentanti diplomatici presenti a Doha, nel Qatar, dove sono in corso le trattative per porre fine alle violenze che affliggono il Paese da oltre sette mesi e per l’avvio di riforme in senso democratico. Intanto sale la tensione nell’est del Paese. Roberta Barbi:

    Avrebbe rifiutato l’ipotesi di avviare una conferenza di dialogo al Cairo e di ritirare i carri armati dalle strade, accettando, tuttavia, di confrontarsi con le opposizioni e rilanciando la concessione di riforme interne che saranno, assicura, “radicali e tempestive”. Questa, secondo fonti diplomatiche interne, la risposta attesa oggi dalla Siria alla richiesta della Lega Araba nel corso delle trattative guidate dal Qatar, cui sta partecipando il ministro degli Esteri di Damasco, Walid Muallem. Il capo della diplomazia siriana avrebbe chiesto anche “la cessazione della guerra mediatica contro la Siria, la prevenzione del contrabbando di armi dai Paesi vicini e la fine delle sanzioni europee e statunitensi” in cambio di una revisione della Costituzione e della convocazione di elezioni presidenziali pluralistiche. Intanto il partito islamico tunisino al-Nahda, uscito vincente dalle elezioni del 23 ottobre scorso, ha annunciato il riconoscimento del Consiglio nazionale siriano come “legittimo rappresentante del popolo” e a breve dovrebbe chiudere l’ambasciata siriana a Tunisi ed espellere l’ambasciatore. In Siria, comunque, non si arrestano le violenze: migliaia di lealisti si stanno radunando in queste ore nella piazza centrale di Dayr az Zor, al confine con l’Iraq, dove sono stati avvertiti colpi d’arma da fuoco contro un corteo antigovernativo non autorizzato.

    Algeria – cristiani arrestati
    Cinque cristiani algerini sarebbero stati arrestati domenica scorsa mentre prendevano parte alla Santa Messa nel villaggio di Myriama, nella provincia di Wilaya El Tarf, al confine con la Tunisia. La notizia è riportata sul sito del quotidiano locale “Liberté”. I cinque sarebbero accusati di proselitismo e ieri sono comparsi davanti al Procuratore generale della Repubblica del Tribunale penale locale, chiamato a pronunciarsi sulla loro custodia. In Algeria, come prevede una legge del 2006, l’esercizio di culto, islamico o no, deve essere autorizzato sia per quanto riguarda l’officiante, sia per quanto riguarda il luogo in cui le cerimonie si svolgono.

    Tunisia – inondazioni
    Non si arrestano le piogge torrenziali che da tre giorni si stanno abbattendo sulla Tunisia, dove hanno già causato tre vittime, annegate nelle acque dei fiumi in piena. L’area più colpita dall’ondata di maltempo, tipica di questo periodo dell’anno, è Grand Tunis, cioè la zona che comprende la capitale e le sue vaste periferie, dove si registrano numerosi allagamenti e voragini. Non è ancora iniziata la conta dei danni che dovrebbero essere ingenti.

    Tunisia – ricorsi elezioni
    Ben 104 ricorsi sono stati presentati contro i risultati delle elezioni per l’Assemblea costituente in Tunisia che si sono svolte il 23 ottobre scorso. Di questi, però, 24 sono stati respinti perché non hanno rispettato le rigide regole del codice elettorale secondo il quale, oltre al Tribunale amministrativo di competenza, si deve dare notizia del ricorso anche all’Alta istanza per le elezioni. Entro la settimana, infine, tutti i ricorsi ritenuti validi saranno esaminati per consentire all’Assemblea costituente di riunirsi per la prima seduta il 9 novembre.

    Libia, eletto nuovo premier Al Keib
    L'imprenditore Abdul Rahim Al Keib è il nuovo premier del governo transitorio libico. Lo hanno scelto ieri sera i 52 membri del Consiglio nazionale transitorio, riuniti a Tripoli, da una rosa di 8 candidati. “Ci impegniamo a costruire una nazione che rispetti i diritti umani e che non accetti violazioni”, ha dichiarato Al Keib che dovrà traghettare la Libia fino alle elezioni dell'Assemblea costituente, che si dovranno tenere entro otto mesi. Nelle stesse ore il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato all'unanimità una risoluzione sulla non proliferazione delle armi in Libia.

    Israele-Palestina
    È stata convocata per oggi pomeriggio, ma le decisioni potrebbero essere rese note solo nei prossimi giorni, la riunione straordinaria tra il premier Benjamin Netanyahu e otto ministri all’indomani dell’inclusione della Palestina come Stato membro da parte dell’Unesco. Al vaglio dell’esecutivo, l’annullamento del beneficio concesso ad alcuni vip palestinesi di passare i checkpoint, l’aumento delle costruzioni in Cisgiordania e il congelamento del trasferimento delle tasse che Israele raccoglie per l’Anp.

    Qatar – elezioni
    Avere un Paese “moderno, in grado di affrontare le sfide del nostro tempo”: con questo auspicio l’emiro del Qatar, Hamad bin Khalifa Al Thani, all’apertura dei lavori della 40.ma sessione del Consiglio consultivo ha annunciato che le elezioni parlamentari saranno indette nella seconda metà del 2013. Alle urne, quindi, in conformità con la legge elettorale del 2008 che prevede il suffragio universale, andranno quasi due milioni di cittadini, comprese le donne che in Qatar hanno votato per la prima volta nel 1999.

    Thailandia inondazioni
    E' salito a quasi 400 morti il bilancio delle inondazioni che hanno colpito la Thailandia, ricoprendo d'acqua una vasta area arrivata fino alla periferia di Bangkok. L'ultimo conteggio ha calcolato 384 morti in 26 province su 77 che rimangono allagate, coinvolgendo 2,1 milioni di persone. Le autorità affermano tuttavia che la situazione è in via di miglioramento dopo che l'alta marea del Golfo ha raggiunto l'apice.

    Cina – terremoti
    Due scosse rispettivamente di magnitudo 5.4 e 6 sulla scala Richter hanno colpito questa mattina la Cina. La prima, meno intensa, si è verificata a est, al confine tra le province del Sichuan e del Gansu all’alba; due ore dopo la terra ha tremato anche nelle contee di Yining e Gongliu, nella provincia dello Xinjiang che conta 20 milioni di abitanti. Non si ha notizia di vittime, ma sono crollate centinaia di abitazioni.

    Sudan violenze
    Alcune centinaia di ribelli dell'Esercito Popolare di Liberazione del Sudan (Spla) sono rimasti uccisi nel corso di combattimenti con l'esercito sudanese nel Sud Kordofan, regione al confine con il Sud Sudan. Secondo il governatore della regione, Ahmed Haroun, gli scontri sono scaturiti dall'attacco dei ribelli, che hanno le proprie basi operative nel Sud Sudan, alla città di Teloudi, respinto dai militari. Gli ex ribelli del Spla, organizzati in un movimento politico, hanno ottenuto l'indipendenza del Sud Sudan il 9 luglio scorso, dopo una sanguinosa guerra che ha avuto inizio prima dell'indipendenza del Sudan nel 1956.

    Italia – alluvione Liguria e Toscana
    Sale il bilancio delle vittime dell’alluvione che una settimana fa ha piegato le province di La Spezia e Massa Carrara: oggi a Borghetto Vara, nello Spezzino, è stato ritrovato il corpo di un uomo sul greto di un torrente. Si tratta della decima vittima dell’eccezionale ondata di maltempo e potrebbe trattarsi del disperso Aldo Fabiani, 82 anni, uscito di casa la notte dell’alluvione e mai più tornato. Intanto, oggi si sono svolti i funerali di Sandro Usai, il volontario della Protezione civile morto a Monterosso e per il quale il presidente della Repubblica Napolitano ha chiesto la medaglia d’oro al valor civile. Timore, infine, per la nuova perturbazione attesa sull’area per giovedì e che potrebbe durare anche alcuni giorni.

    Ucraina proteste
    In Ucraina la protesta contro i tagli allo stato sociale ha fatto irruzione dentro il parlamento. Circa 700 persone, tra veterani della guerra in Afghanistan e sopravvissuti all'incidente nucleare di Chernobyl, hanno sbaragliato i cordoni di polizia posti a guardia dell’aula e abbattuto una porta di ingresso nel tentativo di entrare nell'edificio. I manifestanti si oppongono alla legge attualmente al vaglio del Parlamento che prevede tagli ai trattamenti pensionistici e sanitari e una riduzione degli sgravi fiscali previsti per queste categorie di cittadini.

    Usa-Russia
    L’Fbi ha pubblicato in queste ore sul suo sito i video relativi alle attività di spionaggio della decina di spie russe arrestate l’anno scorso, tra cui la famosa Anna “la rossa” Chapman. Nelle immagini si vedono scambi di informazioni e documenti in contesti come stazioni ferroviarie, bar e negozi. (Panoramica internazionale a cura di Roberta Barbi e Marco Guerra)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 305

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli.