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Sommario del 30/03/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Accorato appello del Papa per la pace in Costa d'Avorio: centinaia i morti, migliaia i profughi
  • Il Papa all'udienza generale parla di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori: misericordia e bontà vincono lo smarrimento delle coscienze
  • Nuova legge vaticana sul diritto d'autore per tutelare l’autenticità del Magistero
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Libia: controffensiva delle milizie di Gheddafi, insorti in ritirata nonostante i raid della coalizione
  • Siria. Assad annuncia le riforme ma non revoca lo stato di emergenza
  • Berlusconi a Lampedusa: in 48-60 ore, lo sgombero completo dei migranti
  • Giappone: 180 volontari a Fukushima per evitare la catastrofe nucleare
  • Chiesa e Società

  • Orissa: arrestati 12 tribali convertiti al cristianesimo senza il permesso delle autorità
  • India: sacerdote cattolico aggredito in Madhya Pradesh
  • Il nuovo arcivescovo di Port-au-Prince: gli haitiani siano artefici del loro destino
  • Stati Uniti. I vescovi dell'Arizona chiedono l’abolizione della pena di morte
  • Via radio il sostegno ai familiari delle vittime del terremoto e dello tsunami in Giappone
  • Hong Kong: scrutinio per 1.700 catecumeni, "testimoni della fede nelle parole e nelle azioni"
  • Jesuit Refugee Service: in Europa mancanza di tutela per i migranti
  • Manifestazione al Parlamento europeo sulla libertà d’informazione
  • Guinea Bissau: la diocesi apre una casa di accoglienza per bambini in difficoltà
  • Convegno sui 50 anni del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani
  • La Cei punta sulle parrocchie come “palestre dello spirito”
  • 24 Ore nel Mondo

  • Oltre 50 morti in Iraq nella più grave azione terroristica del 2011
  • Il Papa e la Santa Sede



    Accorato appello del Papa per la pace in Costa d'Avorio: centinaia i morti, migliaia i profughi

    ◊   Il Papa ha lanciato oggi, durante l’udienza generale in Piazza San Pietro, un accorato appello per la Costa d’Avorio, colpita da una sanguinosa guerra tra opposte fazioni politiche che dal novembre scorso ha causato oltre 500 morti e mezzo milione di profughi. Il servizio di Sergio Centofanti.

    “Depuis longtemps, ma pensée va souvent aux populations….”
    E’ da molto tempo – ha affermato il Papa - che il suo pensiero si rivolge alle popolazioni della Costa d'Avorio, “afflitte da dolorose lotte interne e da gravi tensioni sociali e politiche”. Esprime la sua vicinanza a quanti hanno perso i propri cari e “soffrono a causa della violenza”. Lancia quindi “un pressante appello affinché si intraprenda il più presto possibile un processo di dialogo costruttivo per il bene comune”.

    “L’opposition dramatique rend plus urgent…”
    Lo scontro drammatico – ha sottolineato - rende più urgente il ristabilimento del rispetto e della convivenza pacifica. Nessuno sforzo deve essere risparmiato in questo senso”. Il Papa annuncia quindi la sua decisione di inviare “in questo nobile Paese”, il cardinale Peter Turkson Kodwo, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, al fine di esprimere la sua “solidarietà e quella della Chiesa universale alle vittime del conflitto e incoraggiare la riconciliazione e la pace”.

    “Siamo felici per le parole del Santo Padre e lo ringraziamo per questo. Speriamo che la sua voce sia ascoltata”: è quanto ha affermato all’Agenzia Fides mons. Jean-Pierre Kutwa, arcivescovo di Abidjan. Nel Paese africano la cronaca delle ultime ore parla di nuovi scontri tra le milizie del presidente uscente, Laurent Gbagbo, che non vuole lasciare il potere, e quelle del presidente eletto, Alassane Ouattara, la cui vittoria, al ballottaggio del novembre scorso, è stata internazionalmente riconosciuta. Le truppe di quest’ultimo si stanno avvicinando ad Abidjan e Yamoussoukro, rispettivamente capitale economica e politica del Paese. A migliaia i civili che fuggono dalle violenze. Fonti missionarie parlano di circa 30 mila persone rifugiate in un complesso religioso cattolico attorno alla chiesa di Duekoue e molti hanno ferite da arma da fuoco. In questa situazione, quante possibilità ci sono per una ripresa del dialogo? Giancarlo La Vella ne ha parlato con Enrico Casale, della rivista dei Gesuiti “Popoli”:

    R. – In questo momento non molte, perché sembra che ormai la parola sia passata alle armi. Il rischio è che se non interviene la Comunità internazionale, possa esserci uno scontro molto duro direttamente nelle città. Proposte reciproche di unità nazionale sono state fatte più volte negli ultimi periodi, ma non so se esista la reale volontà di superare la crisi. Ognuno dei due contendenti è arroccato su posizioni che non sembrano discutibili, quindi mi sembra che spesso queste proposte siano un po’ pretestuose.

    D. – Ti sembra che di fronte a questa crisi, che ha dei risvolti umanitari drammatici , la Comunità internazionale sia rimasta un po’ fredda?

    R. – La Comunità internazionale ha subito riconosciuto la vittoria di Ouattara: sia l’Unione Africana, sia l’Onu, sia i principali Paesi coinvolti nella crisi, in particolare penso alla Francia. Probabilmente in questo momento la Comunità internazionale è distratta dalle rivolte del Nord Africa e quindi certamente ha prestato poca attenzione. In questi giorni, la Francia ha avanzato la richiesta al Consiglio di Sicurezza di aumentare la forza della missione Onu presente in Costa d’Avorio, una forza Onu che possa, intanto, frapporsi fra le milizie dei contendenti e poi possa favorire un ritorno al dialogo.

    D. - A questo punto, è auspicabile che le forze vive del Paese che sono molte e sono operative, intervengano in questa crisi?

    R. - Certamente, anche se nella società civile c’è molto timore di questi combattimenti. Penso alle comunità religiose - sia quelle cristiane, ma anche quelle musulmane - che hanno dato un contributo forte per la pace, ma in questo momento sono strette ad un angolo dai combattimenti. Testimonianze di sacerdoti cattolici che vivono ad Abidjan, raccontano di comunità religiose che vogliono stare vicino alla popolazione, ma temono dure ripercussioni sulle proprie abitazioni, ma anche contro le loro stesse persone. Molti di questi religiosi non sono neanche ivoriani, sono stranieri e quindi, a maggior ragione, temono possibili conseguenze da parte dei miliziani, particolarmente ostili nei confronti degli occidentali in generale, ma anche degli africani non ivoriani. (ma)

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    Il Papa all'udienza generale parla di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori: misericordia e bontà vincono lo smarrimento delle coscienze

    ◊   All’udienza generale, in Piazza San Pietro, Benedetto XVI ha dedicato la sua catechesi alla popolare figura di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, luminoso testimone della carità, vissuto a Napoli nel XVIII secolo. Il fondatore dei Redentoristi, ha detto il Papa, ci ricorda che bisogna avere una visione ottimista della vita, confidando nelle risorse di bene che il Signore dona ad ogni uomo. Quindi, ha messo l’accento sull’importanza dell’insegnamento della dottrina morale, che per Sant’Alfonso va sempre accompagnato da un atteggiamento caritatevole e comprensivo. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    “Chi prega si salva”: Benedetto XVI ha richiamato il motto di Alfonso Maria de’ Liguori, Santo della carità e dottore della Chiesa. Ed ha innanzitutto ricordato come, nonostante fosse l’avvocato più brillante della Napoli del suo tempo e di ricca famiglia, comprese che Dio lo chiamava ad un’altra vocazione: essere sacerdote in mezzo ai poveri. Nella società napoletana del primo ‘700, dunque, il Santo fondatore dei Redentoristi iniziò un’azione di evangelizzazione tra i più umili:

    “Alfonso ottenne ottimi risultati: nei quartieri più miseri della città si moltiplicavano gruppi di persone che, alla sera, si riunivano nelle case private e nelle botteghe, per pregare e per meditare la Parola di Dio, sotto la guida di alcuni catechisti formati da Alfonso e da altri sacerdoti, che visitavano regolarmente questi gruppi di fedeli”.

    Queste riunioni, ha proseguito, presero il nome di “cappelle serotine”, una vera e propria “fonte di educazione morale e di risanamento sociale”, tanto che, grazie al suo impegno, quasi scomparirono i crimini nella città di Napoli:

    “Le ‘cappelle serotine’ appaiono un modello di azione missionaria a cui possiamo ispirarci anche oggi per una ‘nuova evangelizzazione’, particolarmente dei più poveri, e per costruire una convivenza umana più giusta, fraterna e solidale”.

    Sant’Alfonso non si fermò tuttavia ad agire nella città, ma entrò in contatto con i contadini e i pastori delle regioni interne del Regno di Napoli e decise di dedicarsi a queste persone “povere spiritualmente e materialmente”. Un’azione pastorale che fu poi portata avanti dai religiosi delle Congregazione da lui fondata. Sacerdoti, ha osservato il Pontefice, che divennero degli “autentici missionari itineranti”, esortando “alla conversione e alla perseveranza nella vita cristiana soprattutto per mezzo della preghiera”. Inoltre, il Santo si oppose ad una visione arcigna e severa di Dio, che sia andava affermando in quel periodo a motivo della mentalità giansenista. Il Papa ha così messo l’accento sul ricco insegnamento di teologia morale di Sant’Alfonso:

    “Ai pastori d’anime e ai confessori, Alfonso raccomandava di essere fedeli alla dottrina morale cattolica, assumendo, nel contempo, un atteggiamento caritatevole, comprensivo, dolce perché i penitenti potessero sentirsi accompagnati, sostenuti, incoraggiati nel loro cammino di fede e di vita cristiana”.

    Sant’Alfonso, ha proseguito, “non si stancava mai di ripetere che i sacerdoti sono un segno visibile dell’infinita misericordia di Dio, che perdona e illumina la mente e il cuore del peccatore affinché si converta e cambi vita”. Un insegnamento estremamente attuale:

    “Nella nostra epoca, in cui vi sono chiari segni di smarrimento della coscienza morale e – occorre riconoscerlo – di una certa mancanza di stima verso il Sacramento della Confessione, l’insegnamento di sant’Alfonso è ancora di grande attualità”.

    Il Papa ha quindi sottolineato quanto per il Santo partenopeo fosse centrale la preghiera, l’adorazione eucaristica e la devozione mariana. Né ha mancato di ricordare che fu autore delle parole e della musica del popolare canto natalizio, “Tu scendi dalle stelle”. Ha infine sintetizzato quale esempio offra questo Santo ai fedeli di oggi:

    “Sant’Alfonso Maria de’ Liguori è un esempio di pastore zelante, che ha conquistato le anime predicando il Vangelo e amministrando i Sacramenti, unito ad un modo di agire improntato a una soave e mite bontà, che nasceva dall’intenso rapporto con Dio, Bontà infinita. Ha avuto una visione realisticamente ottimista delle risorse di bene che il Signore dona ad ogni uomo e ha dato importanza agli affetti e ai sentimenti del cuore, oltre che alla mente, per poter amare Dio e il prossimo”.

    Al momento dei saluti ai pellegrini, il Papa ha rivolto un pensiero particolare al nuovo arcivescovo maggiore di Kyiv, Sviatoslav Shevchuk. In italiano, ha salutato i diaconi dell'arcidiocesi di Milano e i pellegrini di Acqui, ricordando la loro conterranea, la Beata Chiara Badano, invitandoli a seguire il suo impegno di “adesione a Cristo e al Vangelo”. Infine, il Papa ha salutato i rappresentanti della Lega Italiana Calcio, auspicando che “l’attività sportiva favorisca sempre i valori dell’amicizia, del rispetto e della solidarietà”.

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    Nuova legge vaticana sul diritto d'autore per tutelare l’autenticità del Magistero

    ◊   Il 19 marzo scorso la Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano ha approvato la nuova legge vaticana sulla protezione del diritto d'autore sulle opere dell’ingegno e dei diritti connessi. La normativa – riferisce un articolo de L’Osservatore Romano a cura di Carlo Carrieri e Sergio F. Aumenta - è stata resa necessaria dall’evoluzione tecnologica in atto, nel cui contesto la tutela del diritto di autore e dei diritti connessi è stata messa significativamente alla prova. Infatti, se da un lato la maggiore facilità di diffusione dei dati rende sempre più accessibile il patrimonio delle informazioni in ogni parte del mondo, favorendo la stessa opera evangelizzatrice, dall’altro richiede una maggiore attenzione per garantire l’integrità dei contenuti, soprattutto quando questi facciano riferimento all’insegnamento evangelico o al magistero ecclesiastico. Per questo la Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano ha ritenuto opportuno procedere all’aggiornamento della legge n. XII, approvata da Giovanni XXIII il 12 gennaio 1960, che finora regolava la materia del diritto di autore nello Stato. Quella legge vaticana, a parte poche particolarità, aveva recepito la legge italiana n. 633 del 1941, con le modificazioni intervenute fino a quel momento. La nuova legge sul diritto di autore, che non ha voluto distaccarsi dal criterio già adottato in precedenza, recepisce nello Stato della Città del Vaticano la normativa vigente in Italia ma, a differenza della legge del 1960, è stato opportunamente previsto che i futuri adeguamenti della fonte italiana si intenderanno automaticamente recepiti senza bisogno di ulteriori atti formali. La recezione automatica, tuttavia, avviene con i consueti limiti previsti dalla Legge sulle fonti del diritto (del 1° ottobre 2008, n. lXXI). Tali limiti trovano applicazione nel caso di norme contrarie ai precetti di diritto divino o ai principi generali del diritto canonico, o alle norme dei Patti Lateranensi con le successive modificazioni, oppure a quelle di altri accordi internazionali e qualora, in relazione allo stato di fatto e di diritto esistente nello Stato della Città del Vaticano, le norme della legislazione italiana non risultassero applicabili. In particolare, si tiene in grande conto l’esigenza della diffusione dei testi originali del Magistero, che ogni privato ha la possibilità di scaricare liberamente dal sito internet della Santa Sede e di diffondere, purché non ne tragga profitto economico. Tale disposizione, che rappresenta una peculiarità della disciplina vaticana rispetto a quella italiana, consente di tutelare non solo i diritti di diffusione e riproduzione, ma soprattutto l’originalità e integrità dei testi del Magistero che, pertanto, è giuridicamente illecito (oltre che eticamente riprovevole) modificare. In questo modo la Santa Sede avrebbe il diritto di chiedere a un editore (anche su internet) la correzione o la rimozione di un documento del Magistero che sia stato pubblicato a scopo commerciale, senza autorizzazione, oppure con errori o modifiche del testo. Scopo della legge non è quindi di sottrarre alla libera fruibilità personale i testi del Magistero, che continueranno a essere disponibili per attività non lucrative, ma di proteggerne l’integrità e in definitiva l’autenticità dei contenuti. La nuova norma introduce inoltre l’espressa tutela degli scritti e dei discorsi del Pontefice e regolamenta i criteri di gestione della sua immagine e della voce (che continueranno a essere affidati, come già avviene, rispettivamente alla Libreria Editrice Vaticana, al Centro Televisivo Vaticano e alla Radio Vaticana) rispondendo in tal modo a una viva esigenza di protezione da abusi ed utilizzi non appropriati. Una novità della legge ora approvata è la creazione della Commissione per la proprietà intellettuale, che è stata da più parti ritenuta necessaria per discutere le questioni più importanti e favorire il coordinamento necessario tra le amministrazioni vaticane.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina, l’appello di Benedetto XVI per la pace in Costa d’Avorio.

    In rilievo, nell’informazione internazionale, la crisi libica.

    Mosè il vero leader: nell’informazione religiosa, l’intervento dell’arcivescovo di Chieti-Vasto, monsignor Bruno Forte, a un incontro, a Gerusalemme, sul ruolo dei capi religiosi nella società secolare.

    Norcia dei mari del Sud: in cultura, la presentazione di Claude Prudhomme al volume di Giulio Cipolonne e Clara Orlandi “Aborigeno con gli aborigeni per l’evangelizzazione in Australia”.

    Telegiornali a grande schermo: Claudia Di Giovanni sulle origini dell’informazione audiovisiva.

    Tra entusiasmo e melanconia: Oddone Camerana sul libro di Franca Pizzini “Un’eredità lombarda. Da Milano alla Franciacorta”.

    Come il trisavolo visse e narrò il Risorgimento: Giulia Galeotti recensisce il romanzo di Silvia Mori “Contra’ di mezzo”.

    Un articolo di Emilio Ranzato dal titolo “Quando il cinema denunciava i mali dell’Italia unita”: Germi e Visconti hanno raccontato il difficile rapporto tra nord e sud.

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    Oggi in Primo Piano



    Libia: controffensiva delle milizie di Gheddafi, insorti in ritirata nonostante i raid della coalizione

    ◊   Armare gli insorti e ipotesi di esilio per il colonnello Muammar Gheddafi. Le proposte all’indomani del vertice di Londra, in cui i Paesi della coalizione internazionale hanno stabilito i principi politici della strategia per la Libia del dopo rais. Sul fronte, i ribelli sono stati costretti a ripiegare mentre le truppe di Gheddafi riprendono Ras Lanuf. Il servizio di Francesca Smacchia:

    Il giorno dopo la Conferenza di Londra sulla Libia si accende il dibattito sulla possibilità di armare i ribelli. Il presidente americano Obama non esclude questa ipotesi anche perché – aggiunge - è troppo presto per parlare di negoziati con il colonnello. L’Europa si divide: la Francia concorda, per l'Italia occorrerebbe una nuova risoluzione Onu, la Russia, la Norvegia e il Belgio, invece, si dicono contrari all'ipotesi che la Nato armi le forze dell'opposizione libica. Londra non esclude di armare i ribelli. E se il presidente americano dice che Gheddafi ha i giorni contati mentre si apre il possibile scenario dell’esilio del rais di Tripoli, il capo di Stato italiano, Napolitano, giudica negativo che i paesi dell'Ue si siano divisi e parla di errore nel non creare una difesa comune. Anche il ministro degli Esteri Frattini giudica grave la mancanza di solidarietà da parte dello Stato francese. Stamani la Nato ha cominciato all'alba a lanciare i primi ordini operativi a destinazione delle unità impegnate nella campagna aerea libica, con la prospettiva di compiere il passaggio di consegne del comando, dalla 'coalizione dei volenterosi' all'Alleanza, in tempi molto rapidi. Intanto resta alta la tensione sul campo. Nelle ultime ore si registra la controffensiva delle forze di Gheddafi, gli insorti in difficoltà arretrano nonostante i continui raid aerei della coalizione contro l’esercito di Tripoli. Le truppe fedeli al rais hanno attaccato Misurata con razzi e cannoni dei carri armati, 18 le vittime. Già oggi l'artiglieria delle forze del colonnello aveva riconquistato il sito petrolifero di Ras Lanuf costringendo i ribelli ad abbandonare le postazioni e fuggire verso Est. Secondo quanto riferisce la Bbc, inoltre, i caccia della coalizione hanno effettuato raid contro i carri armati delle truppe fedeli al regime nella zona di Uqaylah.

    Alla Conferenza di Londra sulla Libia ha partecipato anche la Santa Sede, rappresentata dal nunzio apostolico in Gran Bretagna, mons. Antonio Mennini. Francesca Sabatinelli lo ha raggiunto telefonicamente nella capitale britannica chiedendogli di commentare gli esiti dell’incontro:

    R. – E’ stato sottolineato come le operazioni militari abbiano una legittimità - e quindi anche un limite - nella necessità di difesa, di salvaguardia dei diritti civili e dell’incolumità della popolazione libica: nella misura in cui questa esigenza dovesse essere soddisfatta o non essere più presente l’operazione militare potrebbe finire anche domani. Poi, quello che riterrei importante - a parte la costituzione di un gruppo di contatto, che ha una dimensione più politica, anche se il suo allargamento sta a significare non tanto un coinvolgimento tecnico-militare di altri Paesi, ma quanto un coinvolgimento in una prospettiva futura, che riguardi la costruzione, anche se in nuce, di una road map per quello che sarà la nuova Libia – è importante, dicevo, il fatto che l’aiuto umanitario - che non dovrà limitarsi come normalmente può accadere in situazioni di emergenza all’invio di derrate alimentari oppure medicinali - avrà una gamma molto più vasta: cioè si intende davvero dare una mano alla Libia nel ricostruire le infrastrutture, i ponti, le case, gli ospedali, i centri dei media. Mi sembra che un altro elemento importante sia il fatto che tutto questo, con l’aiuto umanitario internazionale, verrà coordinato direttamente dalla segreteria generale dell’Onu, attraverso un inviato speciale del segretario generale dell’Onu. Mi sentirei di dire, quindi, che mentre la parte più strettamente politica e militare rimane appannaggio di strutture fondamentalmente militari, questa dimensione umanitaria sembra risollevare la questione della vocazione fondamentale di tutta la comunità internazionale a prendersi cura delle esigenze anche fondamentali e primarie di una popolazione oggi estremamente prostrata.

    D. – Lei accennava al gruppo di contatto del quale faranno parte anche il Qatar e gli Emirati Arabi Uniti, tanto che la prossima riunione si svolgerà proprio in Qatar. Che importanza hanno questi Paesi, secondo lei, all’interno del gruppo?

    R. – Il Qatar ha sottolineato il fatto che vorrà giocare un ruolo di liaison con molti altri Paesi arabi, rilevando come - anche se parecchi non erano presenti a Londra - il sostegno alla risoluzione dell’Onu che si è avuto qualche settimana fa durante la riunione della Lega Araba sia stato massiccio. Questo mi sembra importante. Secondo, un elemento non meno importante: questo gruppo di contatto è aperto, anzi si auspica che ad esso partecipino in modo attivo l’Unione Europea, l’Unione Africana, l’Organizzazione degli Stati del Golfo e altri organismi internazionali. Sarà una struttura che è chiaro che avrà poi un nucleo centrale direttivo, aperto però alla collaborazione di tutti, perché il suo compito è soprattutto quello di tentare di disegnare un futuro politico per la Libia attraverso dei passi concreti e cadenzati intermedi e rapportandosi principalmente al Consiglio provvisorio libico, senza escludere però nessuna componente della società libica e in questo caso nessun gruppo etnico, nessun gruppo tribale o tanto meno nessun gruppo religioso, per quanto minoritario. (ap).

    A conclusione dei lavori della Conferenza di Londra sulla Libia sembra aprirsi ora un lungo percorso di iniziative diplomatiche dirette a riportare la stabilità nel Paese nordafricano. I prossimi appuntamenti del gruppo di contatto sono previsti in Italia e in Qatar, anche se tutto sembra ancora legato all’incognita del conflitto militare. Stefano Leszczynski ha intervistato Luigi Bonanate, docente di relazioni internazionali all’Università di Torino.

    R. – Ho paura che la situazione debba passare attraverso un’evoluzione ancora un po’ più complicata. La crisi libica, dal primo giorno in cui è scoppiata, non ha fatto altro che sorprenderci, coglierci in contropiede. A noi è sembrata che fosse partita, questa nuova ondata, questa valanga, che avrebbe travolto un po’ per volta tutti gli autoritarismi. Quindi, il problema è: non c’è soltanto la Libia di cui occuparci. Siamo di fronte ad una pagina storica di straordinaria importanza.

    D. – Il pericolo, quello che tutti temono, è una spaccatura in due del Paese e quindi una guerra civile permanente. C’è questo rischio?

    R. – Sì. Anche perché la Libia, curiosamente, pur essendo essenzialmente desertica, è divisa storicamente e geograficamente in due regioni: Cirenaica e Tripolitania. Il rischio è quello: Gheddafi viene, come sappiamo, dalla Tripolitania. Ovviamente, la Cirenaica è quella che si è ribellata e liberata, per cui il rischio di un incistamento di questa situazione di conflitto civile è molto alto.

    D. – Quale potrebbe essere una chiave per riportare la Libia alla stabilità nel più breve tempo possibile, oltre all’azione militare?

    R. – Io non credo che possa essere tanto lungo il periodo in cui questa situazione si protrarrà ancora. Intanto, i sia pur limitati attacchi occidentali producono indubbiamente un indebolimento del regime di Gheddafi. Non dimentichiamo, poi, che Gheddafi si appoggia tuttora su un ceto di mercenariato che lo ha molto aiutato nei primi giorni. I mercenari, annusando l’aria, si rendono conto che tra un po’ non converrà più appoggiare Gheddafi e quindi è verosimile che un po’ per volta i mercenari tendano a scomparire.

    D. – Le Nazioni Unite sono state coinvolte in questa crisi; si stanno muovendo bene?

    R. – Non dobbiamo mai dimenticare un presupposto fondamentale: l’Onu è ciò che gli Stati vogliono che essa sia. Non c’è dubbio che la crisi attuale dell’Onu sia nata nel 2003, con la decisione americana di dire al Consiglio di Sicurezza che c’erano le armi di distruzione di massa che non c’erano. E se noi guardiamo questi ultimi otto-nove anni, da allora l’Onu è praticamente scomparsa dalla scena. Da allora, l’Onu ha cercato di rimettere il capo fuori dal suo Palazzo di Vetro per la prima volta con questa questione. Non è stata una ripresa di grande brillantezza; però, c’è stata. Il lato positivo di tutto ciò è, secondo me, il fatto che l’Onu ha incominciato rimostrare una sua soggettività e anche la possibilità di riassumere una posizione di protagonismo internazionale, di mediazione, intermediazione e direzione della vita internazionale. (gf)

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    Siria. Assad annuncia le riforme ma non revoca lo stato di emergenza

    ◊   “E’ un momento eccezionalmente difficile, ma ce la faremo”: queste le prime parole del discorso che il presidente siriano Assad ha rivolto in tarda mattinata alla nazione in diretta Tv dal Parlamento, dopo giorni di manifestazioni contro il regime e di contro-manifestazioni filogovernative. Assad ha parlato di “nemici” che lavorano “in modo continuato per colpire la Siria” e di “complotti esterni e interni al Paese” e ha affermato che i video amatoriali sugli scontri diffusi su web sono tutti falsi. Assad ha parlato di riforme ma senza annunciare l'attesa abrogazione della legge d'emergenza, in vigore da 48 anni. Del possibile margine di riforme in Siria, Fausta Speranza ha parlato con il prof. Ennio Di Nolfo, docente di storia delle relazioni internazionali all’Università di Firenze:

    R. – Teoricamente è possibile un margine molto vasto, considerato il sistema esistente oggi in Siria. Esiste una legge di emergenza, che è in funzione dal 1963, secondo la quale la polizia può arrestare chiunque abbia apparenza di prendere qualche iniziativa contraria all’apparato di polizia stesso. Quindi, da una parte, la legge e il rispetto della legge - se esiste - è circoscritto dalla legge di emergenza; dall’altra, c’è il fatto che, addirittura, l’esistenza di un unico partito dovrebbe offrire a el Assad la possibilità di fare qualche concessione. Personalmente sono piuttosto scettico sulla possibilità che queste concessioni vengano davvero estese in una maniera appropriata, anche se tutto il mondo mediorientale e tutto il mondo nordafricano sono attraversati da un’ondata di modernizzazione o di democratizzazione simile a quella che l’Europa ha attraversato alla fine del ’700 e agli inizi dell’800.

    D. – Professore, ieri ci sono state le dimissioni forzate del governo. Oltre a quello simbolico che valore concreto può avere questa mossa?

    R. – Ha un valore simbolico inevitabile. Quanto al valore pratico, ovviamente, le dimissioni sono soltanto un gesto di facciata se non vengono seguite da concessioni strutturali effettive.(bf)

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    Berlusconi a Lampedusa: in 48-60 ore, lo sgombero completo dei migranti

    ◊   Lampedusa ritornerà agli isolani in poco più di due giorni. Lo ha promesso il premier italiano Silvio Berlusconi appena arrivato sull’isola siciliana, nel giorno in cui approdano anche le 6 navi che porteranno altrove gli oltre 6 mila tunisini sbarcati in questi giorni. A ribadire invece che Lampedusa è una frontiera d’Europa e che il problema migratorio non è solo italiano è il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che auspica soluzioni condivise. Il servizio è di Massimiliano Menichetti.

    Entro 48-60 ore Lampedusa tornerà agli isolani. Così, il premier Berlusconi, arrivato sull’isola siciliana per fare il punto della situazione e portare risposte concrete alla popolazione che in queste settimane ha accolto un flusso di migranti che oggi conta 6200 presenze tunisine. Dal palco allestito davanti al Municipio, il premier ha ribadito che verrà chiesto all’Ue la creazione di una zona franca, che è allo studio una moratoria fiscale per i lampedusani, che saranno stanziati fondi straordinari per l’isola. Ha confermato, da subito, un pieno impegno per la pulizia dell'isola, che una nave stazionerà per trasferire i nuovi arrivati e che Lampedusa sarà candidata per il Nobel per la pace. Di fronte al molo nuovo, invece, centinaia di migranti attendono di essere imbarcati su una delle cinque navi civili, più la militare San Marco che faranno rotta, tra l’altro, verso la Puglia, la Sicilia, la Calabria. Lampedusa, che non ha mai smesso di assistere i migranti nonostante le contestazioni contro i piani di decongestionamento finora inefficaci, spera adesso di far ripartire la macchina del turismo, primo pilastro della sua economia. In questo scenario giunge l’eco delle parole del presidente della Repubblica Napolitano che, dagli Stati Uniti, auspica che l’Europa affronti in maniera coesa la questione immigrazione anche a fronte della complessa situazione libica. Ma come sta intervenendo l’Europa? Christopher Hein, direttore del Consiglio Italiano per i Rifugiati.

    R. – L’Unione europea e anche la Commissione europea potrebbero essere un po’ più incisivi. I commissari Malmström e Füle hanno fatto una visita in Egitto e andranno anche in Tunisia … Però bisogna regolare la situazione degli arrivi nel Mediterraneo, arrivi prima dalla Tunisia e da sabato scorso si registrano anche direttamente dalla Libia. Si parla già di un numero elevato di eritrei, somali e subsahariani. Bisogna regolare la situazione a livello comunitario coinvolgendo gli altri Paesi.

    D. – Da un lato, si sottolinea la necessità di un intervento economico da parte dell’Unione europea, dall’altro si sottolinea la necessità di inquadrare bene lo status di chi arriva. Quale potrebbe essere una proposta concreta su queste due linee?

    R. – Bisognerebbe attivare la direttiva comunitaria 2001 sulla protezione temporanea nei confronti di tutti quelli che in questo periodo arrivano dal Nordafrica, senza fare necessariamente distinzione tra tunisini, libici e rifugiati provenienti dall’Africa subsahariana; attivare il meccanismo della protezione temporanea che garantisce per un anno, a tutti quelli che arrivano, un permesso di soggiorno o in Francia o in Italia e negli altri Paesi dell’Unione e che automaticamente sbloccherebbe anche fondi comunitari. In questo momento non è possibile lasciare i tunisini irregolari, come clandestini - sia da noi, sia in Francia - e minacciare espulsioni di massa che, comunque, non sono fattibili perché l’accordo di riammissione tra l’Italia e la Tunisia prevede un tetto massimo di otto persone al giorno.

    D. – Il Nordafrica e parte del Medio Oriente stanno vivendo un vento di rinnovamento. Qual è, secondo lei, la sfida dell’Europa di fronte a questa realtà?

    R. – Dobbiamo pensare in modo strategico, a lungo termine, e quindi rafforzare finalmente i rapporti tra l’Unione Europea e il mondo arabo e il Mediterraneo del Sud. (bf)

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    Giappone: 180 volontari a Fukushima per evitare la catastrofe nucleare

    ◊   In Giappone cresce l’allarme legato all’emergenza nucleare. Il governo sta valutando la possibilità di smantellare i reattori dell’impianto di Fukushima per riuscire a contenere la fuoriuscita di radioattività. Tra gli operai che, tra elevatissimi rischi per la salute, stanno cercando di mettere in sicurezza la centrale ci sono anche alcuni cristiani. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Anche alcuni cristiani stanno lavorando nei pressi della centrale di Fukushima danneggiata dal terremoto. Fanno parte della squadra di 180 operai volontari che stanno mettendo a repentaglio la loro stessa vita per salvare la popolazione giapponese ed evitare la catastrofe nucleare. E’ quanto ha riferito alla’agenzia Fides mons. Martin Tetsuo Hiraga, vescovo di Sendai, città nella zona più colpita dal maremoto e dal terremoto. Nel territorio della diocesi, dove si trova la provincia di Fukushima, è sempre più alto l’allarme per l’emergenza nucleare. Il fumo riapparso oggi in un edificio dell’impianto fa crescere l’apprensione. Ma le squadre di lavoro, divise in gruppi di 50 operai, non intendono rinunciare. A guidarli in queste delicatissime operazioni sono la solidarietà, la dedizione al prossimo, lo spirito di abnegazione. Lavorano nei pressi dell’impianto, nonostante le forti preoccupazioni per gli alti livelli di radioattività. I volontari cristiani stanno svolgendo questo compito “nella piena consapevolezza di donare la loro vita per il prossimo, nella fede e nella preghiera”. Hanno affidato “la loro vita nelle mani di Dio” e ai fedeli di tutto il mondo hanno chiesto di pregare per il buon esito del loro lavoro. Proprio per coloro che sono già stati definiti “gli eroi cristiani di Fukushima” è stata organizzata nei giorni scorsi, a Singapore, una veglia di preghiera dalla comunità cristiana evangelica.

    Sono dunque elevati i rischi per chi si trova nei pressi della centrale di Fukushima. Non lontano dall’impianto sono state riscontrate, nel terreno, tracce di plutonio, sostanza altamente tossica che può provocare tumori e immunodeficienze. A 300 metri dalla centrale, il tasso di iodio radioattivo nel mare è inoltre 3.355 volte superiore al limite di legge. Sui rischi per la popolazione locale, si sofferma al microfono di Amedeo Lomonaco il vice presidente dell’Associazione italiana di medicina nucleare, prof. Massimo Salvatori:

    R. – I rischi eventuali si riferiscono solo alla popolazione locale. In questo caso lo iodio può essere assorbito dal pesce, da organismi viventi marini e quindi, teoricamente, potrebbe poi passare da questi all’uomo. Ovviamente, bisogna tener presente che lo iodio, dopo otto giorni, si dimezza. E quindi questo tenderebbe a farlo sparire in tempi relativamente brevi. Ovviamente, vanno prese precauzioni di ordine alimentare, che i giapponesi prenderanno.

    D. – C’è un rischio anche per l’ambiente, oppure la vastità dell’Oceano, le forti correnti possono diluire questi alti livelli di radiazione?

    R. Sia le caratteristiche fisiche del radionuclide sia la dispersione in ambiente fanno sì che le ripercussioni sulla salute siano molto minori. Qui siamo di fronte ad un evento assolutamente controllabile e controllato.

    D. – Non è solo il mare ad essere minacciato: sono state trovate, infatti, tracce di plutonio nel terreno proprio vicino all’impianto di Fukushima. Quali sono in questo caso i rischi per la salute?

    R. – Con il plutonio le cose già sarebbero nettamente diverse. Al momento, la situazione non sembra drammatica. Certo, dovesse esplodere il reattore, la cosa sarebbe ben diversa: con il plutonio il problema sarebbe il polmone, per lo iodio, la tiroide. Dipenderebbe dai meccanismi di accumulo di questi radionuclidi a livello dei vari organi di bersaglio.

    D. – Dunque, effetti drammatici che potrebbero poi portare anche all’insorgere di gravi malattie che si manifesterebbero anche tra diversi anni …

    R. – Questo è un argomento assolutamente controverso, e dipende essenzialmente dalla quantità di materiale radioattivo immesso nell’ambiente. Ad esempio, 25 anni dopo Chernobyl, quello che è certo è che sono aumentati i tumori della tiroide nei bambini e negli adolescenti. Però, oltre ai tumori della tiroide in età pediatrica, non c’è una dimostrazione statisticamente significativa di aumento di tumori nella popolazione circostante Chernobyl. Quindi, per quanto riguarda Fukushima, l’entità della dispersione in ambiente per ora è tale che, in futuro, non dovrebbe creare problemi del genere.

    D. – Allontanandosi dal Giappone, l’emergenza fortunatamente diventa sempre meno grave. Ci sono comunque anche dei rischi per l’Europa?

    R. – Direi assolutamente no! I dati, attualmente disponibili, dicono che le quantità misurabili sono veramente infinitesimali. Qualche anno fa non saremmo nemmeno stati in grado di misurarli. Anche dal Ministero della Salute arrivano parole chiare ad indicare che attualmente non c’è alcun motivo di preoccupazione.

    D. – E non c’è neanche alcun motivo di assumere ioduro di potassio o altri farmaci contro il rischio di radioattività…

    R. – Assolutamente no! Non c’è bisogno assolutamente di assumere un farmaco che invece potrebbe provocare danni senza offrire alcun beneficio. Quindi, assolutamente astenersi dall’assumere questi prodotti perché non c’è indicazione e potrebbero essere dannosi. (gf)

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    Chiesa e Società



    Orissa: arrestati 12 tribali convertiti al cristianesimo senza il permesso delle autorità

    ◊   Nello Stato indiano dell’Orissa, la polizia del distretto di Mayurbhanj ha arrestato 12 tribali convertiti al cristianesimo da due pastori protestanti Samuel e Manuel Mohapatra di Balasore di cui si sono perse le tracce. Lo riferisce AsiaNews. I due hanno violato l’Orissa Freedom of Religion Act, che vieta qualsiasi conversione religiosa senza il permesso delle autorità. L’arresto avviene dopo una denuncia depositata nei giorni scorsi contro i due pastori e i 13 tribali. Uno di essi è riuscito a sfuggire all’arresto. Sajan K. George, presidente del Global Council of Indian Christians(Gcic), condanna la decisione dell’autorità del distretto e chiede a Naveen Patnaik, capo ministro dell’Orissa, di ritirare le accuse contro i tribali e fermare le violenze contri i cristiani dell’Orissa. “Chiediamo al capo ministro dell’Orissa – ha detto - di aprire un’indagine contro i funzionari di polizia coinvolti nelle intimidazioni contro i pastori e i tribali del distretto di Mayurbani”. Secondo l’attivista il governo locale deve fermare coloro che utilizzano la legge per perseguire la popolazione, raggirando la Costituzione fondata sul rispetto della giustizia e della libertà. “Quanto commesso dalla polizia e dagli estremisti indù del Sangh Parivar – ha aggiunto - è scandaloso ed è una parodia della visione nobile alla base degli ideali sanciti nella Costituzione indiana”. In questi anni il distretto di Mayurbhanj ha visto diversi casi di violenza contro i cristiani per mano degli estremisti indù. Il 22 gennaio 1999, Graham Stewart Staines, missionario anglicano australiano, e i figli Philip e Timothy sono stati bruciati vivi mentre dormivano nella loro station wagon nel villaggio Manoharpur. Nello stesso anno padre Arul Doss, sacerdote della Chiesa di Anandpur, è stato attaccato da 10 estremisti che lo hanno ucciso lanciandogli contro delle frecce, per poi bruciare la sua chiesa. L’Orissa è uno dei sei Stati (Madhya Pradesh, Gujarat, Tamil Nadu, Rajastan, Arunachal Pradesh) dove è in atto la legge contro le conversioni. La norma è stata voluta dai gruppi estremisti indù legati al partito di opposizione Bharatiya Janata Party (Bjp), per fermare il cosidetto “proselitismo o le conversioni attraverso pagamenti in denaro. A tutt’oggi nessuna di queste accuse è stata provata.

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    India: sacerdote cattolico aggredito in Madhya Pradesh

    ◊   Un grave atto di aggressione scuote la Chiesa in India: padre Sebastian Kaiparambil, sacerdote cattolico di 45 anni, residente a Badwha, nella diocesi di Khandwa, è stato aggredito e gravemente ferito nelle prime ore del mattino fra il 29 e il 30 marzo. Come riferisce l’agenzia Fides, il sacerdote stava dormendo quando, alle 2,30 del mattino, tre persone si sono introdotte nella sua camera, lo hanno percosso e sono fuggite rubando circa 50mila rupie. Il sacerdote è parroco nella chiesa di Santa Maria e responsabile della scuola annessa. La polizia per ora non si pronuncia sulle ragioni dell’aggressione, né sull’eventualità di un’azione di militanti fondamentalisti indù. Il vescovo locale, mons. Sebastian Durairj, ha detto che il sacerdote “è un missionario molto attivo, che ha ottime relazioni con la gente”. Dopo l’episodio, mons. Leo Cornelio, arcivescovo di Bhopal, ha inviato un memorandum al primo ministro, segnalando con preoccupazione l’aggressione e chiedendo protezione e sicurezza per i cristiani. (G.P.)

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    Il nuovo arcivescovo di Port-au-Prince: gli haitiani siano artefici del loro destino

    ◊   “Più passa il tempo, più sentiamo l’urgente necessità, di prendere le cose in mano e non puntare tutto sull’aiuto esterno”. E’ quanto ha detto mons. Guire Poulard, nuovo arcivescovo di Port-au-Prince, durante la cerimonia d’insediamento tenutasi nei giorni scorsi. Dopo aver sottolineato l’importanza della grande solidarietà internazionale manifestata verso Haiti dopo il terremoto del 12 gennaio del 2010, il presule ha invitato il popolo haitiano a riavvicinarsi alla sua “tradizione della generosità”. La cerimonia – riferisce l’agenzia Misna - si è svolta a poca distanza dalle rovine della cattedrale di Port-au-Prince, interamente distrutta nel sisma. Tra le numerose personalità presenti alla cerimonia c’erano anche i due candidati alla presidenza, Mirlande Manigat e Michel Martelly, protagonisti del ballottaggio. Il predecessore di mons.Poulard, mons. Serge Miot, è deceduto insieme con il suo vicario, mons. Charles Benoit, in seguito al crollo di parte dell’arcivescovado subito dopo il terremoto. Mons. Guire Poulard è nato il 6 gennaio 1942 a Delatte (Petit-Goâve), nell’arcidiocesi di Port-au-Prince. Ha compiuto gli studi primari presso i Fratelli dell’Istruzione Cristiana a Petit-Goâve. Ha completato gli studi secondari successivamente presso il Lycée Faustin Soulouque a Petit-Goâve, il Collège Notre-Dame de Lourdes a Port-de-Paix e il Petit Séminaire-Collège Saint Martial di Port-au-Prince. Ha seguito poi i corsi filosofici e teologici al Grand Séminaire Notre-Dame a Port-au-Prince. È stato ordinato sacerdote il 25 giugno 1972 per l’arcidiocesi di Port-au-Prince. Nel 1982-1983 ha seguito i corsi dell’anno di Pastorale presso l’Institut Théologique des Jeunes Eglises a Lille (Francia). Dopo l’ordinazione sacerdotale, ha ricoperto vari incarichi, tra cui quelli di vice-parroco a Jacmel (1972-1975) e amministratore della parrocchia di Saint-Pierre a Petionville (1986-1988). Eletto vescovo di Jacmel il 25 febbraio 1988, è stato consacrato il 15 maggio successivo. Il 9 marzo 2009 è stato trasferito alla sede vescovile di Les Cayes. (A.L.)

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    Stati Uniti. I vescovi dell'Arizona chiedono l’abolizione della pena di morte

    ◊   I vescovi dello Stato dell'Arizona, negli Stati Uniti, chiedono l'abolizione della pena di morte, sottolineando che questo tipo di vendetta è contrario ai valori evangelici. I presuli della Conferenza Cattolica dello Stato – riferisce l’Agenzia Zenit - hanno diffuso una dichiarazione in vista dell'esecuzione, avvenuta in queste ore, di Eric John King, ritenuto colpevole di duplice omicidio durante un furto in un negozio di generi alimentari nel 1989. L'esecuzione di un altro uomo, Daniel Wayne Cook, è programmata per la prossima settimana. La dichiarazione è stata firmata dal vescovo James Wall di Gallup, dal vescovo Thomas Olmsted di Phoenix, dal vescovo ausiliare Eduardo Nevares di Phoenix e dal vescovo bizantino Gerald Dino dell'eparchia di Van Nuys. I presuli esprimono “compassione per coloro che sono vittime di crimini brutali e per le loro famiglie”, sottolineando che “gli effetti dell'omicidio, in particolare, sono davvero terribili”. Ad ogni modo, ribadiscono la propria opposizione all'uso della pena di morte: “Siamo fermamente convinti che la pena capitale sia una vendetta sanzionata dallo Stato che non è conforme al Vangelo di Gesù Cristo”. “Pensiamo che la pena di morte – quando sono disponibili altri mezzi per far sì che la società sia al sicuro da criminali pericolosi – neghi l'intrinseca dignità e santità della vita umana”. L'uso di questo tipo di pena, aggiungono, “è un contributo alla cultura della morte”.

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    Via radio il sostegno ai familiari delle vittime del terremoto e dello tsunami in Giappone

    ◊   Oltre agli aiuti umanitari, la popolazione giapponese, vittima del terremoto e dello tsunami, ha anche bisogno di sostegno psicologico e spirituale: partono da questa convinzione le radio cristiane che, come riferito all’Agenzia Fides dai missionari presenti in Giappone, continuano senza sosta a trasmettere in lingua giapponese. L’obiettivo è di aiutare la popolazione locale colpita dalla tragedia. Radio "Herald Christ Jesus' Blessing" con sede negli Stati Uniti, sta producendo e mandando in onda numerosi programmi in lingua nipponica. Si cerca di infondere coraggio condividendo momenti di preghiera. I cristiani del programma giapponese di Hcjb cercano, in particolare, di infondere speranza ai giapponesi: “Questa è l’ora di edificare un nuovo Giappone. Quando c’è una vita che finisce, ce n’è un’altra che comincia. Il Giappone confida in Dio”. Gli ascoltatori di una radio locale di Tokyo telefonano in trasmissione per fornire la loro testimonianza di solidarietà. Tramite la radio, avvertono la vicinanza dei fedeli in tutto il mondo. I fedeli locali pregano affinché “il Signore, in questo tragico momento, rimuova le ostilità e aiuti a sviluppare l’amicizia nelle relazioni fra Cina e Giappone”. Invocano anche l’aiuto divino per fermare la crisi nucleare, per prevenire lo scoppio di epidemie, per assistere e dare forza ai missionari e ai volontari che stanno operando per il soccorso ai rifugiati. Anche Radio Veritas Asia, la radio cattolica con sede a Manila, guarda con attenzione al Giappone. Anche se l'emittente non dispone ancora di una sezione linguistica giapponese, i suoi programmi sono ascoltati nelle altre lingue, soprattutto dai fedeli cristiani presenti in Giappone. Portare a tutto il popolo giapponese la vicinanza e la solidarietà del Papa è il compito, infine, del programma linguistico giapponese della Radio Vaticana, che in collaborazione con la Conferenza episcopale del Giappone fa arrivare alla piccola comunità cattolica in Estremo Oriente la voce della Santa Sede e della Chiesa universale. (A.L.)

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    Hong Kong: scrutinio per 1.700 catecumeni, "testimoni della fede nelle parole e nelle azioni"

    ◊   La fede è dono di Dio, la fede si costruisce su Gesù, si deve allontanare il peccato, si deve testimoniare Gesù: sono le quattro raccomandazioni di mons. John Tong, vescovo di Hong Kong, ai catecumeni durante lo scrutinio quaresimale in vista della celebrazione dei sacramenti dell’iniziazione cristiana, nella prossima Pasqua. Secondo quanto riferisce Kong Ko Bao, il bollettino diocesano in versione cinese, domenica 27 marzo, nella parrocchia di Cristo Re della diocesi di Hong Kong, si sono svolti due riti di scrutinio per circa 1.700 catecumeni, alla presenza dei padrini, delle madrine e dei catechisti. Durante il rito, mons. Tong ha esortato i catecumeni a tenere nella massima considerazione l’acqua viva con la quale saranno battezzati a Pasqua: “Con quest’acqua viva, voi siate testimoni della fede nelle parole e nelle azioni. Camminate sempre verso la Parola di Dio e vivete secondo il Vangelo”. Secondo le informazioni diffuse dalla diocesi, quest’anno saranno 3.500 i catecumeni che riceveranno il Battesimo, la Cresima e la prima Eucaristia durante la Pasqua, 400 in più rispetto all’anno scorso. In diocesi – ricorda l’agenzia Fides - si terranno gli altri due scrutini il 3 e il 10 aprile. (A.L.)

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    Jesuit Refugee Service: in Europa mancanza di tutela per i migranti

    ◊   Emergono chiare lacune nella protezione dei migranti da parte degli Stati membri dell’Unione Europea, sin dal momento dell’accoglienza. Sono state evidenziate in una conferenza organizzata a Bruxelles dal Jesuit Refugee Service (Jrs), organizzazione cattolica internazionale da trenta anni impegnata nell’assistenza ai migranti. “Dalle nostre ricerche risulta che le politiche adoperate dai singoli Stati tendono a lasciare i migranti in condizioni di esclusione e indigenza” ha detto all’agenzia Misna Philip Amaral, responsabile delle politiche e della comunicazione del Jrs Europa. E’ emersa la tendenza, da parte dei singoli governi, a non gestire il fenomeno della migrazione in un contesto europeo e a trascurare le leggi comunitarie in materia. “In alcuni Paesi, è richiesto ai medici di denunciare eventuali migranti in situazione irregolare, in altri Paesi è ostacolato il diritto alla casa per i richiedenti asilo perché spesso gli affitti sono legati a contratti di lavoro. In molti casi - ha concluso - i migranti non vengono inseriti nei piani nazionali di lotta alla povertà o alla disoccupazione”. (G.P.)

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    Manifestazione al Parlamento europeo sulla libertà d’informazione

    ◊   Tutelare il pluralismo e l’indipendenza dell’informazione: è l’obiettivo di una manifestazione che si svolgerà domani nella sede del Parlamento europeo a Bruxelles, organizzata da "Alliance Internationale de Journalistes" e da alcuni gruppi politici dell’Assemblea. “Mentre l’indipendenza dell’informazione è sotto attacco in un numero crescente di Paesi” – affermano i promotori – viene proposta una conferenza politica internazionale dal titolo “Verso un’iniziativa europea per il pluralismo dei media”. Come riferisce l’agenzia Sir, la conferenza riunirà una rappresentanza di organizzazioni della società civile impegnate sul tema, provenienti da una decina di Paesi, “per costruire un programma di azione comune”. L’iniziativa promuove l’idea che le istituzioni comunitarie debbano salvaguardare il diritto a un’informazione indipendente e pluralista come sancito dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea. Sono due gli obiettivi dichiarati: creare una coalizione paneuropea di organizzazioni della società civile interessate al problema e promuovere un miglioramento della legislazione in materia di pluralismo dei media a livello europeo. (G.P.)

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    Guinea Bissau: la diocesi apre una casa di accoglienza per bambini in difficoltà

    ◊   Il 16 aprile prossimo sarà ufficialmente inaugurata la Casa di accoglienza "Babaram" della diocesi di Bissau, con l’approvazione del governo locale. Come spiega l’agenzia Fides, "Babaram" nella lingua locale indica la stoffa che avvolge e protegge i bambini. Di solito viene offerta nei momenti più importanti della vita di una persona per indicare l’impegno ad essere solidali con i senza tetto e con quanti sono bisognosi di cure. L’autorizzazione all’apertura della struttura è stata firmata dal Ministro Maria de Lourdes Vaz, dopo un sopralluogo che ha verificato la presenza dei requisiti minimi per l’accoglienza dei bambini. Situata nell’antica sede dell’internato di Bor, la struttura è in grado di accogliere cento fanciulli, di età compresa tra 0 e 12 anni. Nella prima fase, la Casa accoglierà i piccoli sfollati per motivi sanitari. A questo scopo sono state allertate le Organizzazioni non governative attive nei principali centri ospedalieri in questo settore assistenziale. (G.P.)

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    Convegno sui 50 anni del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani

    ◊   Domani a Venezia l’Istituto Studi ecumenici San Bernardino promuove il convegno sul tema “I primi cinquant’anni del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani”. Come riporta l’agenzia Sir, dopo il saluto inaugurale del preside, padre Roberto Giraldo, interverranno Riccardo Burigana, docente all’Istituto di Studi ecumenici, sul tema “Sull’esercizio del garbo e della pazienza”; il cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, su “Ecumenismo: bilanci e prospettive”; Ioan Sauca, direttore dell’istituto economico di Bossey del Consiglio ecumenico delle Chiese, su “Vaticano e Bossey: 40 anni di intensa cooperazione nella formazione ecumenica”. Nel pomeriggio ci sarà l’inaugurazione della nuova sede dell’istituto e della biblioteca di San Francesco della Vigna. (G.P.)

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    La Cei punta sulle parrocchie come “palestre dello spirito”

    ◊   I vescovi italiani guardano alle parrocchie come a delle “palestre dello spirito”, dove “avvengono miracoli perché si cerca il Signore”. E’ quanto dichiarato da mons. Domenico Pompili, portavoce della Conferenza episcopale italiana, al termine della seconda giornata di lavori del Consiglio permanente della Cei in corso a Roma. “E’ stata valorizzata l’attività pastorale - ha aggiunto mons. Pompili - che non è una distesa polverosa di fatti burocratici che si ripetono, ma una serie provvidenziale di eventi che aiutano le persone ad uscire dall’individualismo, ripartendo dalla realtà”. Per far questo si richiede anche uno sforzo di pensiero che tragga spunto dalla rivelazione cristiana. “Così ad esempio – continua il portavoce della Cei - il problema demografico è un segno dell’erosione antropologica che dovrà mettere in conto non solo politiche familiari più attente, ma anche una cultura della vita più diffusa”. “Analogamente – come riporta l’agenzia Zenit - sulla delicata questione dell’immigrazione, la pace e l’accoglienza risultano strettamente collegate. La necessità di una nuova stagione di inclusione sociale che porti al riconoscimento degli immigrati come cittadini – ha concluso mons. Pompili - è un obiettivo che non potrà essere ulteriormente dilazionato”. (G.P.)

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    24 Ore nel Mondo



    Oltre 50 morti in Iraq nella più grave azione terroristica del 2011

    ◊   Almeno 58 morti e decine di feriti in Iraq nella più grave azione terroristica dall’inizio dell’anno. E’ avvenuta a Tikrit, ad opera di un commando che ieri pomeriggio ha assaltato la sede del consiglio provinciale locale occupandola per ore. In serata l’intervento delle forze di sicurezza irachene, che hanno ingaggiato una lunga battaglia per liberare gli ostaggi presi dai ribelli.

    Medio Oriente
    Raid aereo israeliano, stamattina, nei pressi di Rafah, nella zona sud della Striscia di Gaza. Un palestinese è morto ed un altro è rimasto ferito. Nel mirino dei caccia israeliani è finito anche un tunnel utilizzato per il traffico di armi con l’Egitto. L’azione in risposta ad un razzo lanciato in precedenza verso il territorio ebraico, che non ha provocato vittime o danni. Per il segretario dell’Onu, Ban Ki-moon, bisogna fermare “le azioni che pregiudicano il processo di pace” nell’area. L’“occupazione” israeliana iniziata nel 1967 – ha aggiunto - è “moralmente e politicamente insostenibile e deve finire” perché – ha spiegato – “i palestinesi hanno un diritto legittimo alla costituzione di un proprio stato indipendente”.

    Yemen
    Resta alta la tensione nello Yemen. Il processo di transizione dei poteri – paventato nei giorni scorsi - sembra segnare una battuta d’arresto. Malgrado l’apertura al dialogo, ieri il presidente Saleh ha accusato l’opposizione di fomentare le rivolte e ha invitato i parlamentari dello schieramento ad andarsene dal Paese. Una parte della popolazione, però, continua a chiedere le dimissioni del capo dello Stato.

    Giordania
    In Giordania, il re Abdallah ha garantito il massimo impegno per le riforme democratiche, considerando necessario l’avvio dei colloqui tra le parti. Incontrando i membri della commissione per il dialogo nazionale, il sovrano ha chiesto di guardare al futuro. Intanto, sia i suoi sostenitori sia l’opposizione hanno indetto nuove manifestazioni per venerdì.

    Pakistan
    Attentato kamikaze, oggi, in Pakistan contro un raduno di esponenti di un partito islamico nella zona ovest del paese. Il bilancio è di almeno sette vittime. Secondo la ricostruzione l’attentatore, a bordo di una motocicletta, si è lanciato contro alcuni poliziotti subito dopo il passaggio del convoglio con a bordo il leader del movimento, rimasto illeso. Il presidente Zardari ha contattato l’atto.

    Arresto per gli attentati di Bali
    In manette in Pakistan un presunto terrorista accusato di essere l’ideatore degli attentati avvenuti in due discoteche di Bali nel 2002 e costati la vita ad oltre 200 persone. A dare la notizia una fonte dei servizi segreti di Islamabad precisando che agli interrogatori parteciperanno anche le autorità indonesiane. Si ritiene che l’uomo, sulla cui testa pendeva una taglia Usa da un milione di dollari, possa fornire informazioni dettagliate sulle reti terroristiche nelle Filippine e in Indonesia.

    India-Pakistan
    Prosegue la distensione tra India e Pakistan. I presidenti dei due Paesi, Singh e Gilani, hanno assistito assieme alla semifinale di Coppa del Mondo di cricket, che si è svolta oggi nel Punjab indiano. L’evento arriva dopo due giorni di colloqui tra le parti che hanno concordato la visita di reciproche commissioni per indagare sugli attacchi terroristici di Mumbai che nel 2008 hanno fatto 166 morti, provocando la rottura delle relazioni diplomatiche.

    Myanmar
    Cambio al vertice del regime in Myanmar. Stamattina la giunta militare al potere è stata ufficialmente sciolta ed è entrata in carica la nuova compagine governativa, guidata dall’ex premier Thein Sein ora nella veste di presidente. Nel Paese, però, la situazione resta difficile. La leader dell’opposizione birmana e premio Nobel, Aung San Suu Kyi, in un’intervista, ha ricordato che manca la democrazia e la liberta e che ci sono ancora oltre 2 mila prigionieri politici. Il caso – sta per arrivare alla Commissione dei diritti umani dell’Onu, mentre la cosa positiva – ha aggiunto - è che ora la gente comunica con i telefonini.

    Italia-processo Breve
    In Italia riprenderà nel pomeriggio la seduta della Camera dedicata al cosiddetto processo breve. La maggioranza è riuscita a far approvare un’inversione dell’ordine del giorno che punta ad accorciare i tempi del voto finale. L’opposizione ha messo in campo schermaglie procedurali parlando di un provvedimento ad personam, che esula dalla riforma della giustizia varata recentemente dal Governo. Il Partito Democratico ha indetto per oggi alle 18 un sit-in di protesta davanti a Montecitorio. E il clima è rovente anche sul fronte del caso Ruby, in vista del voto dell’ufficio di Presidenza della Camera previsto per oggi. Il Pdl paventa la possibilità di sollevare la questione del conflitto di attribuzione ma il presidente della Camera Fini ha avvertito che “quali che siano le conclusioni” “l’Assemblea deve essere comunque chiamata a pronunciarsi”.

    Italia. Al Senato la legge sulle detenute
    In Italia via libera del Senato al ddl che consente alle detenute incinta o con figli fino a sei anni di non stare in carcere con i loro bambini. Salvo esigenze cautelari di “eccezionale rilevanze” è prevista la detenzione in strutture apposite come gli istituti a custodia attenuata. Il provvedimento, già approvato dalla Camera, diventa legge. A palazzo Madama ha ricevuto 178 voti a favore e 93 astensioni, posizione assunta dal Partito democratico mentre tutti i gruppi si sono espressi positivamente. (Panoramica internazionale a cura di Eugenio Bonanata)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 89

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    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli e Miriam Ayele.