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Sommario del 25/03/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa ai vescovi indiani siro-malankaresi: testimonianze straordinarie delle piccole comunità cristiane nel Paese
  • La Misericordia di Dio fa nuove tutte le cose: così il Papa alla Penitenzieria Apostolica
  • Benedetto XVI concede l'Ecclesiastica Communio al patriarca maronita Béchara Boutros Raï
  • Conferma all’elezione dell’arcivescovo maggiore di Kyiv-Halyč
  • L'arcivescovo Chrysostomos II dal Papa il prossimo 28 marzo
  • Una monaca agostiniana è l'autrice dei testi per la Via Crucis di quest'anno al Colosseo
  • Prima predica di Quaresima in Vaticano. Padre Cantalamessa: eros e agape, le due facce dell’amore
  • Altre udienze e nomine
  • Cortile dei Gentili a Parigi per il dialogo tra credenti e non. Questa sera il video messaggio del Papa
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Libia. Accordo sul comando Nato: raid su Tripoli, ma le milizie di Gheddafi non si arrendono
  • Manifestazioni in Siria: decine di arresti
  • Razzi su Israele. Netanyahu: reagiremo con determinazione
  • Il libro Gesù di Nazaret di Benedetto XVI al centro dei Dialoghi in Cattedrale
  • Chiesa e Società

  • Messaggio del cardinale Erdő per il 40.mo del Consiglio delle Conferenze episcopali d'Europa
  • L’ordinario militare inglese sull’intervento militare in Libia: l’obiettivo è la difesa dei civili
  • Costa d'Avorio: mons. Kutwa chiede all’Ue di togliere l’embargo sui medicinali
  • Pakistan: a rischio la salute di Asia Bibi, in carcere digiuna e prega per la pace
  • Il Pakistan propone all’Onu una risoluzione sulla libertà di religione
  • La Chiesa indiana celebra mons. Romero: un esempio per tutti
  • El Salvador: le celebrazioni per l’anniversario della morte di mons. Romero
  • L'Argentina celebra la Giornata del bambino che deve nascere
  • Spagna: domani a Madrid la manifestazione pro-vita
  • Nuove iniziative per la Gmg di Madrid: la Via Crucis, un fumetto sul Papa e il Rosario on line
  • Giornata in ricordo delle vittime della schiavitù: messaggio di Ban-Ki-moon
  • Messaggio per la Giornata di solidarietà con il personale Onu detenuto e scomparso
  • Etiopia: 14mila nuovi casi di tubercolosi ad Addis Abeba
  • Inaugurato a Nazareth il primo museo dedicato a Maria
  • Cina. Festa dell’Annunciazione: veglie di preghiera per la pace e le vittime delle calamità naturali
  • Malaysia: nota dei vescovi sulle Bibbie sequestrate
  • Vietnam: la Chiesa potenzia il suo impegno pastorale nel sociale
  • A Vienna la presentazione del nuovo catechismo per i giovani “YouCat”
  • “PortarTi il mondo fra le braccia”: la prima biografia ufficiale di Chiara Lubich
  • Al Policlinico di Milano la Festa del Perdono
  • 24 Ore nel Mondo

  • Yemen: il presidente Saleh pronto a cedere il potere, ma la protesta continua
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa ai vescovi indiani siro-malankaresi: testimonianze straordinarie delle piccole comunità cristiane nel Paese

    ◊   Anche se minoranza, i cristiani dell’India sono chiamati ad impegnarsi per il bene della società: è l’esortazione di Benedetto XVI a un gruppo di vescovi siro-malankaresi ricevuti stamani in Vaticano, in occasione della visita ad Limina. Il Papa ha messo l’accento sull’importanza del legame tra i vescovi indiani e la Sede Apostolica ed ha incoraggiato le iniziative di formazione per laici. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    La formazione dei laici e il ruolo del cristianesimo nella storia dell’India: sono i temi forti affrontati dal Papa nel suo discorso ai vescovi indiani di rito siro-malankarese. Benedetto XVI ha innanzitutto sottolineato l’importanza del legame spirituale tra i vescovi e la Sede di Pietro. Quindi, ha messo l’accento sul ruolo del cristianesimo nella vita del grande Paese asiatico:

    “Due to its ancient roots and distinguished history…”
    “Grazie alle sue antiche radici e alla sua grande storia – ha affermato – il cristianesimo ha dato un suo contributo importante alla cultura e alla società indiana e alle sue espressioni spirituali e religiose”. E ha così invitato a dare un contributo ancor maggiore alla Chiesa e all’intera società indiana, a beneficio di tutti:

    “I note the particular challenges to many…”
    “Mi rendo conto – ha soggiunto il Pontefice – delle sfide che devono affrontare molte delle vostre parrocchie” specialmente quelle dove non è sempre presente un sacerdote. E tuttavia, ha soggiunto, tenendo a mente la realtà sociale in cui i cristiani si trovano nel più ampio contesto culturale, le piccole parrocchie presentano anche le loro opportunità per un’autentica edificazione fraterna. Del resto, ha osservato il Papa, “le piccole comunità cristiane hanno spesso offerto delle testimonianze straordinarie nella vita della Chiesa”. Come nei tempi apostolici, ha detto ancora, la Chiesa dei nostri tempi fiorirà nella presenza viva di Cristo, che ci ha promesso di essere sempre con noi. Quindi, si è soffermato sull’importanza della formazione della comunità cristiana, in particolare attraverso i molti programmi di catechesi proposti dalla Chiesa locale:

    “Catechesis and spiritual development..”
    “La catechesi e la crescita spirituale – ha rilevato – sono tra le sfide più significative che i pastori di anime devono affrontare”. Di qui, l’incoraggiamento a perseverare su questo cammino per formare le persone ad una conoscenza ed un amore più profondo per il Vangelo.

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    La Misericordia di Dio fa nuove tutte le cose: così il Papa alla Penitenzieria Apostolica

    ◊   “Non trascurate di dare opportuno spazio all’esercizio del ministero della Penitenza nel confessionale”: è un luogo in cui si può assistere “a veri e propri miracoli di conversione”. E’ il nuovo invito rivolto da Benedetto XVI ai sacerdoti nel suo discorso ai partecipanti al corso promosso in questi giorni a Roma dalla Penitenzieria Apostolica. Il servizio di Sergio Centofanti.

    La missione sacerdotale è “un punto di osservazione unico e privilegiato, dal quale, quotidianamente, è dato di contemplare lo splendore della Misericordia divina”: il Papa invita a guardare al confessionale come “reale ‘luogo’ di santificazione”: qui si può “contemplare l’azione di Dio misericordioso nella storia, toccare con mano gli effetti salvifici della Croce e della Risurrezione di Cristo, in ogni tempo e per ogni uomo”:

    “Non raramente siamo posti davanti a veri e propri drammi esistenziali e spirituali, che non trovano risposta nelle parole degli uomini, ma sono abbracciati ed assunti dall’Amore divino, che perdona e trasforma: ‘Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come la neve’ (Is 1,18). Conoscere e, in certo modo, visitare l’abisso del cuore umano, anche negli aspetti oscuri, se da un lato mette alla prova l’umanità e la fede dello stesso sacerdote, dall’altro alimenta in lui la certezza che l’ultima parola sul male dell’uomo e della storia è di Dio, è della sua Misericordia, capace di far nuove tutte le cose (cfr Ap 21,5)”.

    La confessione sacramentale educa la fede sia del ministro che del penitente. I sacerdoti possono ricevere dai fedeli “profonde lezioni di umiltà e di fede”, per la “loro vita spirituale, la serietà con cui conducono l’esame di coscienza, per la trasparenza nel riconoscere il proprio peccato e per la docilità verso l’insegnamento della Chiesa e le indicazioni del confessore”, nonostante la “povertà della sua persona”.

    “Mai, unicamente in forza della nostra umanità, potremmo ascoltare le confessioni dei fratelli! Se essi si accostano a noi, è solo perché siamo sacerdoti, configurati a Cristo Sommo ed Eterno Sacerdote, e resi capaci di agire nel suo Nome e nella sua Persona, di rendere realmente presente Dio che perdona, rinnova e trasforma”.

    In “un’epoca di relativismo” e di crisi della Confessione, la pratica di questo Sacramento – afferma il Papa – aiuta inoltre i fedeli ad una sempre maggiore consapevolezza di sé:

    “L’esame di coscienza ha un importante valore pedagogico: esso educa a guardare con sincerità alla propria esistenza, a confrontarla con la verità del Vangelo e a valutarla con parametri non soltanto umani, ma mutuati dalla divina Rivelazione. Il confronto con i Comandamenti, con le Beatitudini e, soprattutto, con il Precetto dell’amore, costituisce la prima grande ‘scuola penitenziale’. Nel nostro tempo caratterizzato dal rumore, dalla distrazione e dalla solitudine, il colloquio del penitente con il confessore può rappresentare una delle poche, se non l’unica occasione per essere ascoltati davvero e in profondità”.

    Benedetto XVI invita i sacerdoti a non trascurate l’esercizio del ministero della Penitenza nel confessionale nella fiducia che “la Grazia divina può trasformare la vita”:

    “Non dimentichiamo quante conversioni e quante esistenze realmente sante sono iniziate in un confessionale! L’accoglienza della penitenza e l’ascolto delle parole ‘Io ti assolvo dai tuoi peccati’ rappresentano, infine, una vera scuola di amore e di speranza, che guida alla piena confidenza nel Dio Amore rivelato in Gesù Cristo, alla responsabilità e all’impegno della continua conversione”.

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    Benedetto XVI concede l'Ecclesiastica Communio al patriarca maronita Béchara Boutros Raï

    ◊   Benedetto XVI ha concesso la “Ecclesiastica Communio” al patriarca di Antiochia dei Maroniti Béchara Boutros Raï che, eletto dal Sinodo dei Vescovi della Chiesa Maronita il 15 marzo scorso, l'aveva chiesta in conformità al Codice di Diritto Canonico delle Chiese Orientali. Il patriarca Béchara Raï succede al cardinale Nasrallah Pierre Sfeir. Il servizio di Tiziana Campisi:

    Sin dalle origini la Chiesa maronita è stata legata al successore di Pietro; il primo degli apostoli “è stato chiamato da Gesù a custodire nell’unità, nella verità e nell’amore la sua unica Chiesa” e da secoli il patriarca della Chiesa maronita assume anche il nome di Pietro quando viene eletto. Motiva così Benedetto XVI la concessione della Comunione Ecclesiastica al patriarca Béchara Raï, “conformemente alla Tradizione e ai desideri della Chiesa cattolica”. “Avrete l’ardore, rischiarato dalla saggezza e temperato dalla prudenza per guidare la Chiesa maronita”, si legge nella lettera del Papa, che invoca Dio perché possa assistere il patriarca nella proclamazione della Parola che salva, “perché essa possa essere vissuta e celebrata con pietà secondo le antiche tradizioni spirituali e liturgiche della Chiesa maronita”, assicura la propria preghiera a Cristo perché accompagni la missione del capo della Chiesa maronita e invoca l’intercessione della Vergine dell’Annunciazione perché lo renda messaggero di unità. Il pensiero di Benedetto XVI è soprattutto per la nazione libanese, perché tutte le comunità religiose che vi sono presenti, “in uno slancio ecumenico ed interreligioso, compiano in Oriente e nel mondo intero il proprio ruolo di solidarietà e di pace”. Al patriarca maronita, ordinato sacerdote nel 1967 e vescovo nel 1986 - e che dal 1967 al 1975 è stato responsabile del Programma arabo della Radio Vaticana - il Papa ha infine impartito la sua benedizione apostolica.

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    Conferma all’elezione dell’arcivescovo maggiore di Kyiv-Halyč

    ◊   Il Santo Padre ha concesso la conferma richiestagli in conformità al canone 153 del CCEO da mons. Sviatoslav Schevchuk, che il 23 marzo 2011 è stato eletto canonicamente arcivescovo maggiore di Kyiv-Halyč nel Sinodo dei Vescovi della Chiesa Greco Cattolica Ucraina, riunitosi a Lviv (Ucraina). Sua Beatitudine Sviatoslav Schevchuk è nato il 5 maggio 1970 a Styj nella regione di Lviv. È stato ordinato sacerdote il 26 giugno 1994. Ha conseguito la laurea in Teologia Morale presso la Pontificia Università di San Tommaso d’Aquino a Roma (1999). Ha ricoperto vari incarichi, tra cui: Prefetto del Seminario "dello Spirito Santo" di Lviv (1999-2000); Vice-Decano della Facoltà di teologia dell’Accademia di Teologia di Lviv (2001); Vice-Rettore del Seminario "dello Spirito Santo" a Lviv (2000-2007) e in seguito Rettore del medesimo Seminario (2007). Il 14 gennaio 2009 il Santo Padre lo ha nominato Vescovo titolare di Castra di Galba e Ausiliare dell’Eparchia di Santa Maria del Patrocinio in Buenos Aires (Argentina). Il 7 aprile 2009 ha ricevuto l’ordinazione episcopale. Il 10 marzo 2010 è stato nominato Amministratore Apostolico sede vacante dell’Eparchia di Santa Maria del Patrocinio in Buenos Aires (Argentina).

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    L'arcivescovo Chrysostomos II dal Papa il prossimo 28 marzo

    ◊   Il prossimo 28 marzo Benedetto XVI riceverà in udienza Sua Beatitudine Chrysostomos II, arcivescovo di Nea Giustiniana e tutta Cipro, primate della Chiesa ortodossa di Cipro. Sua Beatitudine Chrysostomos II era già venuto in visita al Santo Padre e alla Chiesa di Roma dal 12 al 19 giugno 2007. Benedetto XVI e l’arcivescovo Chrysostomos II si erano poi rincontrati in diverse occasioni durante il viaggio apostolico del Santo Padre a Cipro dal 4 al 6 giugno 2010. In occasione della sua permanenza a Roma, Sua Beatitudine Chrysostomos II si incontrerà anche con il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone. L’arcivescovo e il suo seguito avranno colloqui con il cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani. Prima della partenza da Roma, che avverrà il 30 marzo, l’arcivescovo Chrysostomos incontrerà il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese orientali, il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio per la cultura, il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso.

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    Una monaca agostiniana è l'autrice dei testi per la Via Crucis di quest'anno al Colosseo

    ◊   È la monaca agostiniana Madre Maria Rita Piccione, quest’anno, l’autrice dei testi delle meditazioni per la Via Crucis, che si svolgerà, come di consueto, al Colosseo nel Venerdì Santo. Lo rende noto la Sala Stampa vaticana. Madre Piccione è Madre preside della Federazione delle Monache agostiniane, residente nel Monastero dei Santi Quattro Coronati a Roma. Le meditazioni verranno pubblicate prossimamente in un libretto e saranno accompagnate dai disegni realizzati da un’altra monaca agostiniana, suor Elena Manganelli, del Monastero di Lecceto, vicino Siena. Sarà, dunque, all’insegna di Sant’Agostino la Via Crucis 2011, in un anno che vede la Pasqua cadere il 24 aprile, lo stesso giorno in cui, nel 387, il vescovo di Ippona veniva battezzato da Sant’Ambrogio. Ed anche allora era il giorno della Risurrezione del Signore. Da segnalare, infine, che non è la prima volta che una donna redige i testi delle meditazioni: era già successo nel 1993, con Madre Anna Maria Canopi, Abbadessa dell’Abbazia Benedettina “Mater Ecclesiae”, dell’Isola di San Giulio, vicino Novara, e nel 1995, quando fu la volta della monaca della comunità protestante di Grandchamp, in Svizzera, sorella Minke de Vries. E ancora, nel 2002, toccò a 14 giornalisti accreditati presso la Sala Stampa della Santa Sede: tra loro, cinque donne, ovvero l’italiana Marina Ricci, la portoghese Aura Miguel, la francese Sophie de Ravinel, la messicana Valentina Alazraki e la tedesca Marie Czernin. (A cura di Isabella Piro)

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    Prima predica di Quaresima in Vaticano. Padre Cantalamessa: eros e agape, le due facce dell’amore

    ◊   “Le due facce dell’amore: eros e agape”: è il tema della prima predica di Quaresima in Vaticano, tenuta stamani da padre Raniero Cantalamessa alla presenza di Benedetto XVI. Il predicatore della Casa Pontificia ha rilevato come nel mondo di oggi troviamo due situazioni contrastanti: da una parte, un eros senza agape, come si vede in molte manifestazioni della vita e della cultura, soprattutto nel mondo dello spettacolo; dall’altra, una agape senza eros, ossia un “amore freddo”. Un rischio, questo, che corrono soprattutto i consacrati. Padre Cantalamessa, riprendendo la prima Enciclica di Benedetto XVI, “Deus Caritas est”, ha dunque spiegato che bisogna superare la tesi dell’incompatibilità tra i due amori. Eros e agape, infatti, sono uniti alla fonte stessa dell’amore che è Dio.

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Il Papa riceve questo pomeriggio il cardinale William Joseph Levada, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.

    Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Catanzaro-Squillace (Italia), presentata da mons. Antonio Ciliberti, per raggiunti limiti di età. Il Papa ha nominato arcivescovo metropolita di Catanzaro-Squillace mons. Vincenzo Bertolone, finora vescovo di Cassano all’Jonio. Mons. Vincenzo Bertolone è nato a San Biagio Platani, provincia ed arcidiocesi di Agrigento, il 17 novembre 1946. Ha frequentato le scuole elementari e ginnasiali presso l’Istituto dei Servi dei Poveri e quelle liceali presso il Seminario dei Padri Francescani Conventuali di Palermo. All’età di 17 anni è stato ammesso al noviziato della Congregazione dei Servi dei Poveri, ed ha emesso la Professione perpetua il 21 novembre 1969; ha studiato per un anno filosofia presso i Frati Minori (1969-1970); ha ottenuto la Maturità magistrale nel 1972 ed ha conseguito il Baccellierato in Teologia presso l’allora Istituto Teologico "San Giovanni Evangelista" di Palermo (1974). È stato ordinato sacerdote a Palermo il 17 maggio 1975. Si è laureato in Pedagogia presso l’Università degli Studi di Palermo nel 1981 e, nel 1985, ha conseguito la licenza in Diritto Canonico presso l’Angelicum di Roma. Nello stesso anno ha ricevuto l’attestato di Postulatore presso la Congregazione per le Cause dei Santi e, nel 1987, ha conseguito il dottorato in Diritto Canonico. È autore di diverse pubblicazioni di carattere biografico e di spiritualità. Ha svolto i seguenti uffici e ministeri: Assistente dei Seminaristi della sua Congregazione (1965-1967); Assistente dell’Orfanotrofio maschile (1967-1983); Insegnante di Religione nelle Scuole Medie statali di Palermo (1972-1984); Cappellano presso l’Istituto di Rieducazione per i minorenni "Malaspina" di Palermo (1975-1980); Economo dell’Istituto Educativo di Palermo (1975-1983); Economo Generale dei Servi dei Poveri (1976-1989) e poi Consigliere Generale del suo Istituto (1976-2006); Collaboratore parrocchiale di "S. Maria della Perseveranza"in Roma (1983-1987). Dal 1987 al 2007 è stato Superiore-Economo del Collegio Giacomo Cusmano in Roma e Responsabile dell’Oratorio pubblico "Beato Giacomo Cusmano"; Formatore dei giovani studenti di Filosofia e Teologia del suo Istituto. È stato anche: Cappellano delle Suore Mercedarie del SS. Sacramento; Formatore delle postulanti, delle novizie e delle juniores delle Suore Benedettine Riparatrici del Santo Volto di Nostro Signore Gesù Cristo; Postulatore della Causa di Beatificazione di P. Francesco Spoto e della Causa di canonizzazione del Beato Giacomo Cusmano, della Serva di Dio Madre Vincenzina Cusmano; del Servo di Dio Francesco Paolo Gravina e, recentemente del Servo di Dio P. Pino Puglisi. È Membro dell’Istituto Internazionale del Santo Volto di Cristo. Dal 1988 al 2001 è stato Officiale della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, divenendone nel 2003 Sottosegretario. Eletto alla Chiesa di Cassano all’Jonio il 10 marzo 2007, ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 3 maggio dello stesso anno.

    Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Ibarra (Ecuador), presentata da mons. Julio César Terán Dutari, gesuita, per raggiunti limiti di età. Gli succede mons. Valter Dario Maggi, finora vescovo titolare di Bossa ed ausiliare di Guayaquil. Mons. Valter Dario Maggi è nato a Brignano Gera d’Adda, diocesi di Cremona (Italia), il 12 agosto 1956. Ha compiuto gli studi di Filosofia e Teologia presso il Seminario Vescovile di Bergamo, in qualità di alunno del Seminario Missionario "Paradiso". È stato ordinato sacerdote il 15 giugno 1985 e incardinato nell’arcidiocesi di Foggia-Bovino. Nel 1989 ha conseguito la Licenza in Teologia del Matrimonio e della Famiglia presso l’Istituto Giovanni Paolo II di Roma. Nel 1992, come sacerdote "fidei donum", è andato missionario in Ecuador nell’arcidiocesi di Portoviejo, dove ha svolto il ministero di Parroco e, contemporaneamente, quello di responsabile della Pastorale Universitaria Arcidiocesana. Il 19 febbraio 2008 è stato nominato Vescovo titolare di Bossa ed Ausiliare di Guayaquil e ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 5 aprile successivo.Attualmente è membro della Commissione Episcopale per l’Educazione e Direttore dell’Istituto Teologico Pastorale dell’Ecuador.

    Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Takamatsu (Giappone), presentata da S.E. Mons. Francis Xavier Osamu Mizobe, salesiano, per raggiunti limiti di età. Gli succede il rev. John Eijiro Suwa, del clero di Osaka, Moderatore e Parroco della zona pastorale di Kochi, Takamatsu. Il rev. John Eijiro Suwa è nato l’8 luglio 1947 a Kobe, Prefettura di Osaka, arcidiocesi di Osaka. Compiuti gli studi secondari presso l’Istituto cattolico Rokko, è entrato nel Seminario Maggiore di Tokyo, dove ha compiuto gli studi di Filosofia e Teologia, prima di essere ordinato sacerdote per l’arcidiocesi di Osaka, il 26 novembre 1976. Dopo l’ordinazione sacerdotale ha ricoperto i seguenti incarichi: 1976-1979: Vicario parrocchiale di Sonoda; 1979-1981: Vicario parrocchiale di Kori; 1981-1983: Vicario parrocchiale di Shukugawa; 1983-1986: Vicario parrocchiale di Tamazukuri; 1986-1988: Rettore del Seminario Minore di Osaka; 1988-1989: Anno sabbatico nelle Filippine; 1989-1995: Parroco di Takatsuki; 1995-1997: Parroco di Sumiyoshi; 1997-2000: Parroco delle parrocchie di Nakayamate, Shimoyama e Nada; 2000-2002: Moderatore della zona pastorale Chuo di Kobe; 2002-2005: Parroco della zona pastorale di Chuo e Sumiyoshi; dal 2005: Inviato nella diocesi di Takamatsu per assistere S.E. Mons. Mizobe come Moderatore e Parroco della zona pastorale di Kochi.

    Il Santo Padre ha nominato vescovo della diocesi di Oita (Giappone) il rev. Paul Sueo Hamaguchi, Parroco della Chiesa cattedrale di Takamatsu. Il rev. Paul Sueo Hamaguchi è nato il 1° agosto 1948, a Higashi Shutsu, parrocchia di Shutsu, diocesi di Nagasaki. Ha frequentato la scuola media e superiore presso il Collegio Nanzan di Nagasaki. Terminati gli studi presso il Seminario San Sulpizio di Fukuoka, è stato ordinato sacerdote il 19 marzo 1975, incardinato nella diocesi di Nagasaki. Dopo l’ordinazione sacerdotale ha ricoperto i seguenti incarichi: 1975-1978: Vicario parrocchiale di Urakami; 1978-1984: Vicario parrocchiale di Shutsu; 1984-1992: Parroco di Oso; 1992-2002: Rettore del Seminario Minore di Nagasaki; 2002-2005: Parroco di Fukue e Membro del Consiglio presbiterale; dal 2005: trasferito nella diocesi di Takamatsu, è stato nominato Direttore dell’Uffici diocesano e Parroco di Komemeshima.

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    Cortile dei Gentili a Parigi per il dialogo tra credenti e non. Questa sera il video messaggio del Papa

    ◊   A Parigi, seconda giornata del “Cortile dei Gentili”, iniziativa del Pontificio Consiglio della Cultura per dare un rinnovato slancio al dialogo tra credenti e non. Dopo l’incontro di ieri all’Unesco, oggi il confronto si è trasferito nel prestigioso ateneo parigino, “La Sorbona”. Dalla capitale francese, il nostro inviato Jean Charles Putzolu:

    Dopo il successo di ieri, il "Cortile dei Gentili" si è spostato oggi nell’aula magna dell’Università di Parigi "La Sorbona", aula non gremita come poteva esserla, ieri pomeriggio, quella dell’Unesco. È davanti a 150 docenti universitari che si è svolta questo secondo incontro tra credenti e non credenti. Animata dal professore Jean Luc Marion, dell’Accademia francese, la mattinata è stata dedicata al tema centrale di queste due giornate parigine: “Luci, religioni, e ragione comune”. Così, il professore Axel Kahn, specialista di genetica, si è soffermato su fede e ragione, su rivelazione e filosofia, per sottolineare quanto, nel corso degli ultimi cinque secoli, i percorsi si siano riequilibrati. “Ed oggi, dice, un percorso comune accettabile potrebbe essere individuato”. Positivi, dunque, si rivelano i protagonisti del Cortile dei Gentili. Ieri, l’ambasciatrice del Marocco presso l’Unesco, metteva l’accento su questo contesto di globalizzazione favorevole oggi a questo incontro, mentre invece si interrogava su come aprire un confronto con ambienti meno moderati, per non dire estremisti. Forse - sottolineava Aziza Benanni - utilizzando al meglio le nuove tecnologie, perché Internet è da considerarsi un “Cortile dei Gentili" virtuale, senza confini, rivolto ad un pubblico giovane che cerca nella rete globale valori e risposte. Questo pomeriggio, il "Cortile" si sposta in un luogo simbolo della Francia laica: l’ultima tavola rotonda si svolgerà all’Istituto di Francia, prima di concludersi questa sera sul grande cortile davanti alla Cattedrale Notre Dame, con una veglia di dialogo, questa volta non più tra intellettuali ma con la gente. Sono attese 10.000 persone, alle quali Benedetto XVI, alle 21, rivolgerà un suo messaggio trasmesso su schermi giganti sull’Ile de la Cité, nel cuore di Parigi.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   I danni di una crescita solo materialistica: in prima pagina, Ettore Gotti Tedeschi sull'Occidente e la perdita del lavoro.

    Nell'informazione internazionale, sullo sviluppo sostenibile nel piano quinquennale cinese, un articolo di Stefania Schipani dal titolo "Il Dragone diventa verde".

    Al crocevia della cultura contemporanea: in cultura, Angelo Maffeis e Franco Giulio Brambilla sulle riflessioni di Giovanni Battista Montini riguardo il rapporto tra istruzione, ricerca e responsabilità del credente.

    Inos Biffi e Fabrizio Bisconti rispettivamente su Quaresima e preghiera e sulle origini del rito romano delle stazioni quaresimali.

    Contro il negazionismo basta la cultura: anticipazione dell'editoriale scritto per il prossimo numero di "Pagine Ebraiche" da Renzo Gattegna, presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.

    L'ultima parola sul male dell'uomo è della misericordia di Dio: nell'informazione vaticana, il Papa ai partecipanti al corso sul foro interno promosso dalla Penitenzieria Apostolica.

    Benedetto XVI ai vescovi siro-malankaresi in visita "ad limina Apostolorum".

    Il Papa concede la comunione ecclesiastica al Patriarca di Antiochia dei Maroniti.

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    Oggi in Primo Piano



    Libia. Accordo sul comando Nato: raid su Tripoli, ma le milizie di Gheddafi non si arrendono

    ◊   In Libia proseguono i violenti combattimenti tra i ribelli e le forze di Gheddafi, indebolite dai bombardamenti americani e francesi. Intanto, nella notte i Paesi della Nato hanno raggiunto un accordo per assumere il comando delle operazioni volte ad imporre la no-fly zone e l’embargo di armi. E nei prossimi giorni l’Allenza Atlantica prenderà il controllo di tutte le operazioni militari relative alla Libia. Non è esclusa tuttavia una possibile soluzione diplomatica annunciata dal presidente francese Nicolas Sarkozy, a margine del vertice dei capi di Stato dell’Ue. Il servizio di Marco Guerra:

    La Nato ha comunicato ufficialmente di avere raggiunto un accordo per guidare tutte le operazioni militari contro la Libia. La conferma è arrivata dalla portavoce, Oana Lungescu, in un comunicato. Questo comporterà che l'Alleanza atlantica avrà anche il comando degli interventi militari contro gli obiettivi di terra, oltre che il controllo della no-fly zone. In prima battuta, invece, il segretario generale dell’Alleanza Atlantica Rasmussen aveva spiegato che per il momento restano in piedi due missioni parallele, quella della coalizione dei volenterosi e quella della Nato. Soluzione transitoria che in realtà resterà in piedi solo per le prossime 48 ore. Infatti, la missione della Nato verrà messa a punto entro domenica, incluso le decisioni sulle regole di ingaggio, e durerà per un periodo di 90 giorni che potrà essere prolungato o ridotto a seconda delle esigenze. La Nato ha inoltre confermato il coinvolgimento di alcuni Paesi del mondo arabo come Qatar ed Emirati Arabi. E in mattinata anche l’Unione Europea si è detta pronta a contribuire all'applicazione della risoluzione Onu 1973 e a varare nuove sanzioni sugli idrocarburi. Le conclusioni raggiunte dal Consiglio Europeo non lasciano spazio a dubbi: da un lato, il rais deve lasciare il potere, dall’altro, bisogna salvaguardare l’integrità territoriale della Libia. Intanto si segnalano nuovi raid aerei della coalizione internazionale alla periferia di Tripoli. Gli aerei francesi hanno inoltre distrutto una batteria di artiglieria nei pressi di Ajdabiya, città della cirenaica assediata dalle milizie governative dove ieri sono stati colpiti anche due blindati dell’esercito.

    Per un’analisi dei possibili risvolti della missione Nato, Marco Guerra ha intervistato il generale Carlo Jean, Docente di Studi Strategici all'Università Luiss:

    R. - Adesso ci sono due operazioni: una della Nato, che è focalizzata sulla no-fly zone ed un’operazione di alcuni Paesi della coalizione - Francia in testa -, che invece va oltre la no-fly zone - si chiama “no-fly zone plus” - ma che in realtà consiste nell’attacco di obiettivi terrestri.

    D. - Sarkozy afferma che la guida deve rimanere politica e non militare, anche perché sono impegnati i Paesi arabi come gli Emirati ed il Qatar che non fanno parte dell’Alleanza atlantica…

    R. - La guida, evidentemente, dev’essere politica. La Nato non assumerà la guida politica dell’operazione, ma questa rimarrà al Comitato “Gruppo di contatto” dei ministri degli Esteri, che martedì si riunirà a Londra per stabilire gli ultimi dettagli. Sicuramente la Francia rimane molto ridimensionata rispetto a quello che stava facendo o che voleva fare il presidente francese.

    D. - Alcuni Paesi della Nato non ritengono opportuno colpire truppe di terra ma limitare le operazioni al rispetto della no-fly zone. La Francia e la Gran Bretagna ritengono invece conforme alla risoluzione Onu fermare anche i mezzi corazzati e l’esercito. Cosa sta avvenendo sul campo?

    R. - Sta succedendo che la Nato - e gran parte dei Paesi della coalizione - gestirà la no-fly zone. Impedirà all’aviazione libica d’intervenire contro le città e contro i civili a sostegno delle azioni svolte dalle truppe di terra. Azioni che sono però determinanti: teniamo conto che una no-fly zone in Bosnia non ha impedito il massacro di Srebenica. L’Inghilterra e la Francia la pensano diversamente, perché perseguono degli obiettivi diversi da quelli della protezione della popolazione civile.

    D. - A tal proposito, molti esperti ritengono che se non si metteranno gli scarponi sul suolo libico, difficilmente la coalizione vincerà questa guerra…

    R. - Nella risoluzione dell’Onu si esclude l’occupazione della Libia con un’offensiva terrestre. Di conseguenza, i Paesi che si attengono alla lettera - che è la sostanza della risoluzione dell’Onu - limiteranno la loro partecipazione alla parte aerea e a quella navale. Ma hanno bisogno di truppe terrestri. Però questo esula completamente dalla risoluzione dell’Onu; richiederebbe quantomeno una nuova risoluzione dell’Onu, che a parer mio non verrà mai data.

    D. - Quindi il sostegno aereo e logistico, insieme alla fornitura di armi e munizioni, può bastare a far vincere le milizie dei ribelli?

    R. - Gli insorti - chiamiamoli così - non sono in condizione di battere le forze di Gheddafi, ad eccezione di esistenza di trattative politiche all’interno delle tribù libiche - forse sponsorizzate anche da elementi religiosi, islamici e così via - che facciano cambiare partito alle truppe fedeli a Gheddafi. (vv)

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    Manifestazioni in Siria: decine di arresti

    ◊   Giornata di proteste antigovernative oggi in diverse città della Siria, al termine della preghiera islamica del venerdì. A Damasco la polizia è intervenuta per disperdere i manifestanti, mentre media locali riferiscono di diversi arresti. Raduni anche nel centro di Daraa, nel sud, dove le forze dell’ordine hanno impedito l’accesso ai giornalisti stranieri e dove si contano una quarantina di vittime negli ultimi sette giorni. Nelle ultime ore il presidente Bashar al-Assad ha promesso la revoca dello stato d’emergenza e una serie di riforme, in linea con le richieste della piazza. Quanto sta avvenendo in Siria allarma tuttavia la comunità internazionale già alle prese con la crisi libica. Stefano Leszczynski ha intervistato Antonio Ferrari, inviato speciale ed analista del Corriere della Sera:

    R. - La prima considerazione che mi viene da fare è che la Siria non ha ricchezze, non ha risorse energetiche, cosa che invece ha la Libia e sappiamo anche quanto queste risorse contino. Certo, dal punto di vista prettamente politico, la Siria conta più della Libia: non soltanto all’interno del mondo arabo ma anche come stabilità della regione. Ecco perché, politicamente, forse è più preoccupante, al di là della guerra in corso in Libia, per segnalare il disagio nel mondo arabo.

    D. - Le monarchie del Mediterraneo sono più stabili delle repubbliche. Tuttavia, diciamo che le misure che i giovani re del Marocco e della Giordania ed i presidenti dei Paesi dove ci sono delle proteste sono simili: tutti puntano su delle riforme sociali che però non cambiano radicalmente la situazione nel Paese…

    R. - Assolutamente sì. Poi alla promessa di riforme sociali - penso soprattutto alla Siria, ma potrebbe accadere anche alla Libia - c’è veramente da credere poco. Più che altro è un problema sociale. In Siria - come in altri Paesi - è un problema anche politico, non soltanto perché la Siria può allungare i suoi tentacoli sul Libano come ha fatto e come continua a fare - non solo quindi per la sua collocazione -, ma anche perché la Siria rappresenta un punto di riferimento sostanziale di tutto quello che potrebbe produrre il rilancio del processo di pace.

    D. - Quanto è avvenuto nell’Africa settentrionale rispetto a quello che sta avvenendo nel Medio Oriente, le differenze sono grandi. Soprattutto le ricadute, in Medio Oriente, potrebbero essere molto più gravi a livello regionale…

    R. - Queste sono rivolte di popolo, dove non c’è un obiettivo violento ma c’è voglia di libertà, e questo è bellissimo. Però attenzione: il problema è sempre pensare a chi ci mette il cappello dopo. Mettere il cappello, soprattutto in Medio Oriente, può diventare pericoloso. Non è che l'integralismo islamico è improvvisamente svanito, o, anzi, ce lo siamo inventato; l’integralismo islamico esisteva e, forse, probabilmente, esiste ancora. Ecco perché bisogna essere cauti e far funzionare la ragione più che le emozioni. (vv)

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    Razzi su Israele. Netanyahu: reagiremo con determinazione

    ◊   Israele reagirà con determinazione contro i ripetuti lanci di razzi da parte dei palestinesi di Gaza. Lo ha affermato il premier israeliano Netanyahu, che ieri ha avuto una conversazione telefonica con il presidente statunitense Obama in seguito all’attentato di ieri a Gerusalemme costato la vita ad una persona. Il capo della Casa Bianca ha riaffermato l'impegno degli Stati Uniti per la sicurezza di Israele, ma l’episodio ha fatto ripiombare il Paese ebraico nell’incubo del terrorismo. Per un’analisi della situazione, Giancarlo La Vella ha intervistato Giorgio Bernardelli, esperto di Medio Oriente:

    R. – E’ un episodio molto inquietante, ma va letto anche alla luce di tanti altri piccoli tasselli che in questi giorni fanno pensare ad una recrudescenza molto problematica del conflitto. Alludo, intanto, alla strage di Itamar, l’insediamento in Cisgiordania dove un’intera famiglia è stata sgozzata appena una decina di giorni fa, ma anche alla tensione che sta crescendo in maniera pericolosa intorno a Gaza: ci sono scontri armati molto forti già da sabato, e anche questi sono costati la vita ad una famiglia palestinese. Sono tutti segnali che fanno pensare come quello stallo politico – da tanto tempo lo stesso quartetto ha detto ufficialmente, pochi giorni fa, che non c’è nessuna prospettiva di riaprire un processo di pace – purtroppo si sta trasformando in violenza.

    D. – La mancanza di unità tra i palestinesi può provocare, come conseguenza, il ricorso al terrorismo?

    R. – Va detto che, all’interno del campo palestinese, c’è una situazione in grande movimento, perché ci sono molte forze diverse che si fronteggiano, e c’è un fatto nuovo: il 15 marzo, la settimana scorsa, c’è stata la manifestazione convocata da un movimento dei giovani che segue un po’ l’onda di quanto accaduto in Tunisia e in Egitto, un movimento che ha portato in piazza, a Gaza, alcune decine di migliaia di persone all’insegna dello slogan sì, dell’unità dei palestinesi, ma anche di un forte spirito di contestazione nei confronti tanto della leadership di Fatah quanto di quella di Hamas. E’ un’alternativa che va costruendosi dal basso, partendo da quel senso di sfiducia nei confronti di entrambe le leadership: da una parte quella di Abu Mazen, giudicata troppo filo-occidentale e inconcludente dal punto di vista del negoziato, ma è anche una contestazione nei confronti di Hamas perché c’è sempre più la percezione di essere finiti in un vicolo cieco che non sta portando da nessuna parte. Credo che ci sia anche una spinta molto forte dal basso e non va sottovalutata. C’è anche molta stanchezza da parte dei palestinesi, perché sono continuamente utilizzati da forze che dall’esterno sfruttano il conflitto per i propri fini. La contestazione che i giovani hanno portato in piazza sia a Gaza sia a Ramallah ha anche questa carica: l’idea di riprendere nelle proprie mani il proprio destino, nella linea di una opposizione forte all’occupazione israeliana ma con mezzi non violenti. Questo è il fatto nuovo che stava provando ad emergere in Palestina; il timore è che queste azioni violente abbiano tra i loro fini quello di spazzare via questa alternativa. (gf)

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    Il libro Gesù di Nazaret di Benedetto XVI al centro dei Dialoghi in Cattedrale

    ◊   Il secondo volume su Gesù di Nazaret di Papa Benedetto XVI è stato ieri sera l’argomento di discussione dei “Dialoghi in Cattedrale” nella Basilica di San Giovanni in Laterano a Roma. Un’occasione di confronto sul testo, nato dalla personale ricerca spirituale del Pontefice e un’opportunità per riaffermare la centralità della Risurrezione di Cristo nella fede e nella storia. Il servizio di Michele Raviart.

    Un’opera imponente, un impegno ammirevole per “rendere accessibile la figura di Gesù agli uomini che rischiano di essere travolti dalle bufere del tempo e della storia”. Così mons. Gerhard Muller, vescovo di Ratisbona, ha definito ieri sera il secondo volume del “Gesù di Nazaret” di Papa Benedetto XVI, oggetto del secondo dei “Dialoghi in Cattedrale” nella Basilica di San Giovanni in Laterano:

    “Il Papa dice a tutti noi che l’amore per Gesù è la cosa più importante dell’esistenza umana. La storicità di tutti gli eventi evangelici, della crocifissione, della resurrezione ... sono la base della fede cristiana. Non si tratta di un’ideologia, non siamo una religione basata su un libro, siamo una comunità che crede in una persona che è Gesù”.

    Una storicità incontrovertibile dovuta alla reale autorivelazione di Dio nel mondo, che nel libro del Pontefice, impone il superamento del metodo storico-critico e il ritorno della teologia nell’esegèsi biblica. Un concetto ribadito anche dal cardinale vicario Agostino Vallini:

    “Il Papa fa capire che, in fondo, quel metodo critico, applicato secondo i suoi parametri storici, non ha più nulla da dire. Questo è un libro bellissimo. Fa molto riflettere ed entusiasma, non solo per la fondatezza delle argomentazioni – e non poteva essere diversamente dinanzi ad un teologo di questa levatura, qual è il Santo Padre - ma anche perché si sente l’afflato del pastore che, attraverso l’annuncio di una teologia solida, vuole aiutare la riflessione spirituale e – direi – l’adesione di fede”.

    Quid est veritas? chiese Pilato a Gesù che affermava di essere venuto al mondo per rendere testimonianza alla verità. Ed è proprio la verità la categoria della quale deve riappropriarsi la politica, che rischia di essere un mero esercizio di potere senza la verità cristiana dell’uomo-persona creato da Dio. Il prof. Marcello Pera, docente di Filosofia alla Pontificia Università Lateranense:

    “Nel parlare del processo a Gesù, Benedetto XVI solleva il problema della verità e in particolare la domanda se sia possibile convivere in Stati senza ammettere la dimensione della verità. Io credo che questo sia un tema fondamentale per l’uomo moderno, che ritiene invece si possa vivere senza la verità o perché la verità viene negata oppure perché si ritiene che le verità siano tutte equipollenti. Riflettere di nuovo su chi fosse Gesù, significa anche recuperare le radici cristiane dei nostri Paesi”.(ap)

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    Chiesa e Società



    Messaggio del cardinale Erdő per il 40.mo del Consiglio delle Conferenze episcopali d'Europa

    ◊   “L’uomo è il cammino della Chiesa”. “Tutta la nostra attenzione è quindi rivolta all’uomo in Europa, alla sua situazione personale, sociale e spirituale”. E’ quanto scrive il cardinale Péter Erdő, arcivescovo di Esztergom-Budapest ed attuale Presidente del Ccee, in un messaggio scritto per celebrare il 40° anniversario del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa istituito il 25 marzo 1975 come un “frutto del Concilio Vaticano II” e come “risposta all’urgenza e alla difficoltà per i vescovi di tutta l’Europa di incontrarsi in modo regolare e libero”. Il cardinale ripercorre la storia di questi 40 anni che hanno lasciato in eredità: 8 simposi, 6 incontri ecumenici, 3 assemblee ecumeniche, 2 fori cattolico-ortodossi; 40 assemblee plenarie. “In tutto – scrive l’arcivescovo - centinaia e centinaia di incontri, documenti, comunicati, interviste riguardanti la testimonianza della Chiesa in Europa”. Passando quindi in rassegna le sfide di oggi, il cardinale scrive: “Pensiamo in particolare alle questioni legate alle migrazioni e ai problemi collegati al crollo demografico: alla famiglia, all’educazione e alla cultura del rispetto per la vita per difenderla in tutte le sue fasi, dal suo concepimento alla morte naturale. Solo la cultura dell’amore e della vita potranno garantire un futuro”. Altra sfida a cui è chiamata oggi la Chiesa in Europa è quella di lavorare per delineare nella prassi un principio di sana laicità. Così scrive il cardinale Erdő: “alcuni eventi recenti fanno pensare che non esiste ancora una forma consolidata di laicità capace di valorizzare veramente l’esperienza religiosa. Per questo motivo e per poter evitare che l’Europa diventi un ambiente sociale che non solo non rispetta ma attacca anche la fede ed impedisce la testimonianza dei cristiani, stiamo dando un sostegno all’Osservatorio sull’intolleranza e la discriminazione contro i cristiani in Europa. Siamo contenti con il passo fatto recentemente dalla Grande Camera della Corte europea dei diritti dell’uomo a Strasburgo circa l’esposizione del crocifisso. Questa decisione manifesta il rispetto per la realtà del popolo europeo e per la logica della sussidiarietà senza la quale difficilmente vi potrà essere una vera giustizia”. “Sappiamo – ammette il cardinale - che non tutto quello che è uscito dall’Europa sia stato buono, siamo sicuri che la cultura europea è anche stata in molti casi una sorgente di benedizioni per tutto il mondo”. “Purtroppo sembra che oggi tanti di questi valori siano dimenticati e che l’Europa sia come il figlio prodigo che ha bisogno di conversione e per questo ogni generazione debba di nuovo scoprire i valori della nostra cultura”. (R.P.)

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    L’ordinario militare inglese sull’intervento militare in Libia: l’obiettivo è la difesa dei civili

    ◊   L’ordinario militare britannico mons. Richard Moth ha chiesto alle forze della coalizione di limitare la loro azione militare in Libia senza perdere mai di vista l’obiettivo per cui è stata lanciata: la protezione dei civili dagli attacchi di Gheddafi. “La decisione di imporre la no-fly zone per proteggere il popolo libico ha dato un forte e chiaro messaggio a tutta la comunità internazionale, ma questa azione deve servire solo a difendere gli indifesi”, afferma il presule in una nota citata dall’agenzia Cns. L’auspicio – prosegue il testo – è che “l’uso della forza sia necessario per il più breve tempo possibile e che le forze internazionali facciano ogni sforzo per evitare perdite di vite umane e danni inutili alle infrastrutture del Paese”. Mons. Moth invita quindi tutta la comunità cattolica nel Regno Unito a pregare per una rapida soluzione del conflitto e per i militari impegnati a proteggere civili innocenti. L’intervento del vescovo riflette le crescenti perplessità nell’opinione pubblica britannica sulle finalità dell’intervento militare e soprattutto i timori che esso possa prolungarsi e degenerare. Anche se gli attacchi aerei sono stati approvati a larga maggioranza dal Parlamento, i sondaggi più recenti indicano che l’appoggio dei cittadini britannici è sempre meno convinto. (L.Z.)

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    Costa d'Avorio: mons. Kutwa chiede all’Ue di togliere l’embargo sui medicinali

    ◊   “Invito tutti al rispetto della vita. In nome del diritto alla salute chiedo che l’Unione Europea tolga l’embargo sulle medicine”. È l’appello lanciato dall’agenzia Fides da mons. Jean-Pierre Kutwa, arcivescovo di Abidjan. “Chiedo il rispetto della vita. Non occorrono tante argomentazioni per far comprendere che la vita è sacra e che occorre proteggerla. Il quinto comandamento dice ‘non uccidere’. Ogni uomo ha diritto alla salute ed alla vita. Per cui l’embargo sulle medicine è un atto che va contro questo diritto. Chiedo dunque all’Unione Europea di togliere questo embargo affinché la popolazione possa curarsi. Dal 28 febbraio è in vigore l’embargo sui medicinali decretato dall’Unione Europea per costringere Gbagbo alle dimissioni e a cedere il potere a Ouattara. “Lancio anche un appello ai due leader (Gbagbo e Ouattara) perché fermino le uccisioni e le violenze” conclude mons. Kutwa. Lo scontro tra le Forze armate, che appoggiano il Presidente uscente Laurent Gbagbo (che non ha accettato i risultati del ballottaggio presidenziale di novembre e si considera il Presidente legittimo del Paese), e i miliziani vicini al Presidente eletto, Alassane Ouattara, stanno provocando gravi danni alle popolazione civile ad Abidjan e in altre aree della Costa d’Avorio. “L’esodo della popolazione continua, i colpi di artiglieria sono cessati da mezz’ora, adesso abbiamo una tregua. Ieri abbiamo subito un bombardamento molto pesante. I civili continuano a morire uccisi dai colpi vaganti e dai tiri di artiglieria” dice all’agenzia Fides suor Rosaria, della Congregazione della Santa Famiglia di Spoleto, da Abobo, il comune di Abidjan da dove sono iniziati i combattimenti tra le forze di sicurezza rimaste di Gbabo e gli uomini del “commando invisibile”, un gruppo vicino al Presidente eletto Alassane Ouattara. “Ad Abidjan regna ormai un clima di paura. La città si sta svuotando, chi può scappa verso i villaggi dove hanno amici o parenti in grado di ospitarli” dice all’agenzia Fides un’altra fonte della Chiesa che per motivi di sicurezza desidera non essere citato. Uno spiraglio potrebbe venire dall’appello al dialogo lanciato oggi da Gbagbo, che ha riconosciuto che la violenza e l'uso della forza non sono la soluzione per la crisi in Costa d'Avorio. (R.P.)

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    Pakistan: a rischio la salute di Asia Bibi, in carcere digiuna e prega per la pace

    ◊   “In questa Quaresima voglio pregare e digiunare per la pace e per la giustizia. Chiedo al Papa e a tutti i cristiani di continuare a pregare per me”, è quanto dichiara Asia Bibi, la donna cristiana condannata a morte in Pakistan per blasfemia. La donna - riferisce l’agenzia Fides - è stata raggiunta nel carcere di Sheikpura dal personale della Masihi Foundation, che si occupa della sua assistenza legale e materiale. Il direttore della fondazione commenta: “Siamo preoccupati per le sue condizioni di salute e chiederemo alle autorità del carcere di consentire ai medici di visitarla. Si trova in isolamento da oltre due mesi ma le autorità non le permettono di uscire per tutelare la sua sicurezza. È arrivato il momento di tutelare anche la sua salute”. I timori per le condizioni di salute della donna sono aumentati dopo il caso di Qamar David, il cattolico trovato morto nel carcere di Karachi in circostanze sospette. (G.P.)

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    Il Pakistan propone all’Onu una risoluzione sulla libertà di religione

    ◊   Ieri il Consiglio per i Diritti umani delle Nazioni Unite, riunito a Ginevra, ha approvato una risoluzione presentata dal Pakistan a nome dell’Organizzazione della Conferenza islamica sulla necessità di conciliare libertà di religione e libertà d’espressione. Un netto cambio di rotta per il Paese da tempo sotto i riflettori per le “vittime” della famigerata legge sulla blasfemia in vigore e promotore, in passato, di campagne per “combattere la diffamazione delle religioni”, che miravano a proibire critiche alle religioni, Islam su tutte. Il rischio reale di tali campagne era che il concetto di blasfemia fosse usato per scopi politici, quindi per bandire ogni dibattito sulla laicità, o per colpire persone innocenti. Fonti dell'agenzia Fides riferiscono che a generare questo cambiamento sono stati i recenti omicidi dei due esponenti politici cristiani Salmaan Taseer e Shabaz Bhatti e hanno raccolto la soddisfazione della comunità cristiana pakistana, che ora auspica che un’analoga soluzione venga adottata anche sul fronte interno al Paese. La risoluzione dell’Onu, infine, ha trovato ampio consenso tra le nazioni e l’appoggio di numerose ong. (R.B.)

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    La Chiesa indiana celebra mons. Romero: un esempio per tutti

    ◊   Grandi celebrazioni anche in India, ieri, in occasione dell’anniversario della morte di mons. Oscar Romero, l’arcivescovo di El Salvador ucciso il 24 marzo del 1980 mentre diceva Messa. “Un modello per la Chiesa indiana, nella sua missione di essere sempre dalla parte degli ultimi, dei poveri, dei dalit e degli emarginati”: così padre Charles Irudayam, segretario della Commissione Giustizia e pace della Conferenza episcopale indiana ha descritto la figura del presule, nel corso della conferenza stampa di presentazione dell’evento denominato Romero Day. Come precisa l’agenzia Fides, l’evento è stato celebrato in tutte le principali diocesi, da New Delhi a Calcutta, da Mumbai a Chennai, dove sono stati organizzati incontri e veglie di preghiera. A New Delhi, ad esempio, è stata officiata una Messa di commemorazione dall’arcivescovo della città, mons. Vincent Concessao, alla presenza del nunzio apostolico, mons. Salvatore Pennacchio. “Romero ci incoraggia nella nostra missione di prossimità verso i più poveri tra i poveri, verso quanti soffrono oppressione e discriminazione”, ha aggiunto. Alle celebrazioni, infine, hanno preso parte anche molti fedeli indù, a dimostrazione del fatto che mons. Romero è stato un personaggio che ha fatto breccia nel cuore di molti. (R.B.)

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    El Salvador: le celebrazioni per l’anniversario della morte di mons. Romero

    ◊   Molto sentite e commosse, ieri nel Salvador le celebrazioni per il 31.mo anniversario della morte di mons. Oscar Arnulfo Romero. La giornata ha avuto inizio con una Messa nella cappella dell’ospedale dei malati di cancro Divina Provvidenza della Capitale, proprio dove il presule fu ucciso il 24 marzo del 1980, cui hanno partecipato un centinaio di persone che hanno esposto un enorme striscione con scritto “San Romero d’America, cuore del popolo, da 31 anni resusciti nelle nostre lotte”. La processione, precisa l'agenzia Misna, è passata per la piazza del Divino Salvador del Mundo, si è soffermata di fronte al monumento alle vittime della repressione durante la guerra civile che sconvolse il Paese tra il 1980 e il 1992 nel Parco Cuscatlán e si è conclusa in cattedrale. Secondo la Commissione della Verità dell’Onu, il mandante dell’omicidio di mons. Romero fu il maggiore dell’esercito Roberto D’Aubuisson, fondatore della Alianza Republicana Nacionalista, che per la prima volta in 20 anni, nel 2009, è stata sconfitta alle elezioni. L’anno scorso, inoltre, il presidente Mauricio Funes ha chiesto ufficialmente scusa per l’assassinio del vescovo, ha dichiarato più volte di ispirarsi a lui, in particolare scegliendo di occuparsi soprattutto dei poveri, e ha istituito la Giornata nazionale dedicata all’arcivescovo ucciso, che ricorre ogni 24 marzo. (R.B.)

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    L'Argentina celebra la Giornata del bambino che deve nascere

    ◊   “Ricordando l'Annunciazione, possiamo dire che Dio ha deciso di partecipare alla storia dell'uomo, ha assunto tutte le vicissitudini dell'esistenza umana. Dio ama la vita tanto da essere diventato uno di noi, cresciuto nel grembo di una donna, nato da Lei, ha vissuto e, alla fine, è morto come tutti noi”. E’ quanto scrive la Conferenza episcopale dell’Argentina in una nota inviata all’agenzia Fides sulla celebrazione della Giornata del bambino che deve nascere, recentemente istituita nel calendario del paese, per oggi, 25 marzo, solennità dell’Annunciazione del Signore. Il comunicato prosegue: “In continuità con gli insegnamenti di Gesù, sosteniamo il valore di ogni vita umana, ma ci sentiamo particolarmente chiamati a curare e promuovere la vita fragile, esposta o in pericolo. Quindi siamo particolarmente attenti ad una delle fasi più fragili, l'inizio della vita, dinanzi ad una mentalità che riduce la gravità legale e morale dell'aborto. La celebrazione del nascituro dovrebbe invitare alla riflessione e all'impegno”. Alla celebrazione della Giornata aderiscono non solo i movimenti pro-vita del Paese, ma anche le parrocchie e le scuole cattoliche che hanno promosso diverse iniziative ed attività. Il testo del comunicato dei vescovi constata che "purtroppo, anche dopo la nascita, la vita dei bambini rimane a rischio di abbandono, fame, povertà, malattia, abuso, violenza, sfruttamento. Le violazioni dei suoi diritti, commesse in tutto il mondo, feriscono dolorosamente la coscienza di ogni uomo di buona volontà”. Infine si rilancia l’appello di Giovanni Paolo II alla responsabilità di tutti e di ciascuno, di fronte alle ingiustizie commesse contro la vita umana, prima e dopo la nascita: "Rispetta, difendi, ama e servi la vita, ogni vita umana! (Evangelium vitae, 5)”. (R.P.)

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    Spagna: domani a Madrid la manifestazione pro-vita

    ◊   È tutto pronto, in Spagna, per la grande manifestazione che si terrà domani a Madrid: “Sì alla vita”. Per Carmina García Valdés, direttrice generale della Red Madre (Rete Madre), “non si tratta di una manifestazione contro niente e nessuno, ma solo in difesa della vita umana”. La direttrice - riferisce l'agenzia Sir - invita “tutti i cittadini a scendere per le strade per proclamare in modo forte e chiaro il ‘Sì alla vita’ e i mezzi di comunicazione per diffondere un’immagine positiva della vita, della maternità e della gravidanza”. Gádor Joya, portavoce della piattaforma “Diritto a vivere”, ha sottolineato “l’importanza della adesione a questa manifestazione di oltre 300 associazioni, come pure la difesa del diritto a vivere. Questo ‘Sì alla vita’ include tutte le possibili forme per contribuire a dare battaglia (assistenziale, culturale, politica, scientifica, di cittadinanza), per porre il diritto alla vita nel posto centrale che merita nella gamma dei valori della nostra società”. La manifestazione è organizzata a ridosso della Giornata della vita, che si celebra oggi in Spagna, in occasione della festa dell’Incarnazione del Signore. All’iniziativa partecipano anche 23 organizzazioni pro vita da tutto il mondo (Stati Uniti, Francia, Portogallo, Messico, Slovacchia, Repubblica Ceca, Polonia, Argentina, Perù, El Salvador, Cile, Colombia e Guatemala). (R.P.)

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    Nuove iniziative per la Gmg di Madrid: la Via Crucis, un fumetto sul Papa e il Rosario on line

    ◊   Si moltiplicano le iniziative organizzate in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù (Gmg) di Madrid, che si svolgerà dal 16 al 21 agosto: tra le ultime che sono state presentate, riferisce il Sir, la Via Crucis, un fumetto su Benedetto XVI e il Rosario on line. La Via Crucis, che il Papa guiderà il 19 agosto, si terrà tra Plaza Cibeles e Plaza Colón attraverso le 15 stazioni rappresentate da gruppi scultorei provenienti da 12 diverse città della Spagna e che confluiranno a Madrid grazie al lavoro delle confraternite. In diversi punti della città, inoltre, sarà distribuito un fumetto in stile manga che racconterà sottoforma di vignette la storia del Santo Padre dall’inizio del Pontificato, il suo rapporto con Giovanni Paolo II, i suoi viaggi, le sue passate Gmg e i messaggi che ha inviato ai giovani in quelle occasioni. Pubblicato in 300mila copie e nelle due lingue inglese e spagnolo, è sponsorizzato dall’università californiana “Giovanni Paolo il Grande”. Infine, il Rosario on line è un’iniziativa che coinvolge persone da tutto il mondo, che possono mandare al sito www.rosariouniversal.org un video nella loro lingua mentre recitano un’Ave Maria, un Padre Nostro o un Gloria al Padre. I video saranno opportunamente montati fino a comporre un Rosario in tutte le lingue che sarà una sorta di giro del mondo attraverso la preghiera. (R.B.)

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    Giornata in ricordo delle vittime della schiavitù: messaggio di Ban-Ki-moon

    ◊   Il segretario generale delle Nazioni Unite Ban-Ki-moon ha rilasciato un messaggio in occasione della Giornata internazionale per il ricordo delle vittime della schiavitù e della tratta degli schiavi in programma oggi a New York. “Il commercio transatlantico di schiavi – ha spiegato il Segretario - ha arrecato immense sofferenze a milioni di vittime innocenti per oltre quattro secoli. Se da una parte la schiavitù legalizzata è stata abolita da lungo tempo, tuttavia pratiche simili sono tuttora presenti. Studi approfonditi, incluse varie iniziative da parte dell’Unesco, hanno documentato queste situazioni. Resta ancora molto da apprendere sui milioni di africani che sono stati sradicati dalle loro terre e maltrattati, sulla miseria che si è abbattuta sui loro discendenti e sull’impatto che si avverte ancora oggi”. Per questo motivo il tema di quest’anno è l’eredità vivente di trenta milioni di storie mai raccontate. Sarà installato un memoriale presso il Palazzo di Vetro e sarà istituito il 2011 come anno internazionale per le persone di discendenza africana. (G.P.)

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    Messaggio per la Giornata di solidarietà con il personale Onu detenuto e scomparso

    ◊   Il segretario generale delle Nazioni Unite Ban-ki-moon ha rilasciato un messaggio per la Giornata internazionale di Solidarietà con il personale Onu detenuto e scomparso. Secondo il dipartimento di sicurezza delle Nazioni Unite, almeno 28 membri del personale civile dell’Onu sono stati arrestati o trattenuti in stato di fermo nel 2010 nel contesto di attività legate al proprio lavoro. “Esprimo il mio apprezzamento – ha detto il segretario - agli 89 Stati membri che hanno ratificato la Convenzione del 1994, che rappresenta il caposaldo del quadro giuridico sulla protezione agli operatori delle Nazioni Unite che lavorano in situazioni ostili ed instabili. Invito tutti gli Stati che non l’hanno ancora fatto ad aderire alla convenzione e al suo protocollo senza indugio”. La Giornata internazionale segna l’anniversario del rapimento di Alec Collett, un ex giornalista che lavorava per la Unrwa quando venne rapito da uomini armati nel 1985. “Le Nazioni Unite ed il personale ad esse associato, si impegnano in missioni vitali in situazioni di crisi e di bisogno ovunque nel mondo. Invito le parti in causa a fare tutto il necessario affinché possano lavorare in un ambiente il più sicuro possibile”, ha concluso il segretario. (G.P.)

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    Etiopia: 14mila nuovi casi di tubercolosi ad Addis Abeba

    ◊   Gli operatori sanitari presenti ad Addis Abeba sono preoccupati per la diffusione della tubercolosi nella capitale etiope. In una dichiarazione di un consulente del Ministero della Sanità locale all’agenzia d’informazione delle Nazioni Unite, l’esperto dichiara che “il propagarsi della tbc non ha nulla a che vedere con le basse temperature, come comunemente si crede. Per questo motivo stiamo cercando di sensibilizzare l’opinione pubblica su quelle che sono le reali vie di trasmissione della pandemia”. Le emittenti televisive e radiofoniche stanno trasmettendo degli spot nei quali invitano le persone che soffrono di tosse da almeno due settimane a sottoporsi al test per la tbc. Sono maggiormente a rischio gli abitanti costretti in zone affollate, i residenti in zone colpite dall’insicurezza alimentare, i bambini con meno di 5 anni di età ed i sieropositivi. Secondo il Ministero della Sanità, come riferisce l’agenzia Fides, ogni anno si stimano circa 300 contagi ogni 100mila etiopi e le previsioni parlano di 14mila nuovi casi diagnosticati ogni anno solo nella capitale. (G.P.)

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    Inaugurato a Nazareth il primo museo dedicato a Maria

    ◊   Un luogo di apprendimento biblico e di arricchimento spirituale: è tutto questo e molto di più il Centro Maria di Nazareth inaugurato nella città della Galilea dove la Madonna trascorse gran parte della sua vita e dove ricevette l’annuncio dell’Angelo. Ed è proprio oggi, nella festa dell’Annunciazione, che si è svolta la cerimonia inaugurale presieduta dal vicario patriarcale di Israele, mons. Giacinto-Boulos Marcuzzo, alla presenza di sindaco e ambasciatori. L’obiettivo del museo interattivo è far conoscere alle migliaia di pellegrini che ogni anno visitano la vicinissima Basilica dell’Annunciazione il significato che Maria ha ancora per l’uomo di oggi e l’importanza di quel suo sì che dette vita al mistero dell’Incarnazione. L’idea della realizzazione di questo centro internazionale risale al Giubileo del 2000, ma solo nel gennaio 2007 si riuscì a posare la prima pietra del museo, nato grazie anche alla collaborazione con biblisti e teologi, che oggi sorge all’interno di un edificio di epoca ottomana e si articola in quattro sale, per un percorso di visita della durata di un’ora circa. Il quotidiano Avvenire specifica che la prima sala è dedicata all’Antico Testamento e spiega come la storia della giovane donna di Nazareth si sia intrecciata con quella del Messia; la seconda si concentra sulla vita quotidiana della Sacra Famiglia e sui 30 anni che Gesù visse con Maria e Giuseppe; la terza racconta Maria nel mistero della Salvezza e la vita pubblica di Gesù vista attraverso gli occhi della madre; la quarta e ultima, parla del cammino della Chiesa dopo la Pentecoste, accompagnata dalla Madonna. Oltre all’area prettamente espositiva, il centro comprende una terrazza panoramica su Nazareth, la cappella “A Gesù attraverso Maria” in cui si svolge l’Adorazione perpetua e una mappa murale interattiva sui santuari mariani nel mondo. Infine il centro, voluto dalla comunità Chemin Neuf e dall’associazione francese “Maria di Nazareth” ha anche una forte dimensione interreligiosa: non si dimentica, infatti, lo sguardo di Maria sulle Chiese d’Oriente, il modo in cui è presentata dal Corano e il suo volto di donna ebrea. Da domani il centro sarà aperto al pubblico. (R.B.)

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    Cina. Festa dell’Annunciazione: veglie di preghiera per la pace e le vittime delle calamità naturali

    ◊   La pace per il mondo creato da Dio ma distrutto dalla guerra causata dall’uomo e dalle calamità naturali, la benedizione del Signore per tutti i popoli che soffrono: queste le invocazioni rivolte al Signore dalla comunità cattolica continentale durante le Veglie di preghiera celebrate ieri sera, alla vigilia della solennità dell’Annunciazione, in diversi luoghi. Secondo le informazioni pervenute all’agenzia Fides, una lunga adorazione si è svolta ieri sera nella Cattedrale della diocesi di Ji Nan, nella provincia dello Shan Dong, con ampia partecipazione di fedeli. Guidati dalle suore della congregazione diocesana, nello spirito di carità cristiana, quanti hanno preso parte alla Veglia hanno pregato intensamente per i terremotati della Cina (della provincia di Yun Nan) e del Giappone, oltre che per le popolazioni costrette a vivere nell’instabilità e nell’insicurezza, come nello Yemen, in Libia, ecc. Tutti hanno invocato il Signore perché “accolga nel suo paterno abbraccio tutte le vittime della guerra e dei disastri naturali”, e perché “i vivi possano avere il coraggio di seguire nella loro vita il disegno di Dio e non i capricci degli uomini”. I seminaristi del Seminario minore di Zhao Zhuang, della città di Xing Tai nella provincia di He Bei, si sono stretti intorno all’Eucaristia e alla Parola di Dio, per la Veglia dell’Annunciazione durante la quale hanno pregato in particolare per la pace nel mondo. Ripercorrendo gli eventi, quasi tutti tragici, degli ultimi tempi, hanno pregato per la popolazione della provincia dello Yun Nan e del Giappone, per le popolazioni del Medio oriente e dei paesi nord africani. Secondo la testimonianza di uno di loro, “il mondo di oggi, non è bello come abbiamo sognato. Ma proprio per questo abbiamo il dovere di pregare, di aiutare il mondo a rientrare nella pace, come ci ha insegnato Gesù”. (R.P.)

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    Malaysia: nota dei vescovi sulle Bibbie sequestrate

    ◊   “La Bibbia è un autentico annuncio di salvezza destinato a tutti coloro che vogliono ascoltarlo”: con questa parole i vescovi cattolici della Malaysia hanno espresso il loro parere sull'annosa questione che riguarda oltre 35mila Bibbie provenienti dall’Indonesia (che condivide con la Malaysia la lingua bahasa) e fermate dal governo alla dogana. Secondo le autorità civili, prima di essere messe in circolazione nella società le Bibbie dovrebbero riportare sulla copertina il timbro con l’espressione “per la cristianità”, in stampatello, carattere tipografico Arial formato 12. Secondo una nota inviata all'agenzia Fides dalla Chiesa locale, per mons. Paul Tan Chee Ing, vescovo di Malacca-Johor e Presidente della Conferenza episcopale, sarebbe meglio timbrare le Bibbie con la dicitura “pubblicazione cristiana”, formula già adottata nel 1980, piuttosto che stampigliare “per la cristianità”. Attualmente le Bibbie si trovano nei porti di Kuching e Klang e sono state bloccate per ragioni burocratiche, prima di poter essere sdoganate. Il Ministro degli Interni in un primo momento aveva disposto che su ogni copia venisse stampato un numero di serie e la dicitura “Solo per la cristianità” ma, dopo la ferma opposizione sollevata dai cittadini malaysiani cristiani, di tutte le confessioni, ha indicato che sarebbe sufficiente il timbro “per la cristianità”. A questo punto la “Christian Federation of Malaysia” (Cfm) ha annunciato che si riunirà la prossima settimana per trovare un compromesso, rispetto alla proposta del governo: il che servirebbe a “liberare” le Bibbie e a metterle in circolazione. Mons. Paul Tan ha proposto, a tal fine, di rispolverare la dicitura “pubblicazione cristiana”, che già a partire dal 1980 aveva trovato concordi le Chiese e il governo malaysiano. Il vescovo ha invece definito “inaccettabile e restrittiva” la precedente proposta del governo “solo per la cristianità”, sottolineando che “la Bibbia è la Buona Novella della Salvezza, che raggiunge tutti coloro che vorranno accoglierla”. Ha poi specificato che “in Malaysia, dato che l’Islam è religione di stato, noi cristiani conveniamo con la restrizione nella diffusione della Parola di Dio fra i fedeli musulmani”. Nella controversia sulle “Bibbie bloccate” si inseriscono anche altre due questioni: quella dell’uso della parola “Allah” per indicare Dio da parte dei cristiani, che l’anno scorso aveva sollevato una controversia giudiziaria fra i cristiani e lo stato, conclusasi in primo grado con la vittoria delle Chiese, e un’altra questione di natura politica. Con le elezioni nella provincia di Sarawak alle porte, e in vista delle prossime elezioni generali nel paese, il governo non intende infatti creare malumori e tensioni fra la popolazione cristiana, che potrebbero causare una perdita di consensi. (R.P.)

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    Vietnam: la Chiesa potenzia il suo impegno pastorale nel sociale

    ◊   La Chiesa del Vietnam intende potenziare la sua presenza nella società, a servizio dei poveri e degli emarginati, dello sviluppo e della pace: va in questa direzione il consolidamento e il maggiore e più strutturato impegno profuso dai due organi che esprimono la missione della Chiesa in questo campo: la Caritas e la Commissione “Giustizia e Pace”. Come riferito all’agenzia Fides da padre Bonnie Mendes, direttore del Dipartimento Asia di Caritas Internationalis, in una recente assemblea tenutasi a Bangkok, Caritas Vietnam è divenuta membro effettivo di Caritas Internationalis, entrando pienamente nella rete e assumendo così un rilievo maggiore sia sullo scenario globale, sia all’interno del Paese. Con il benestare delle autorità civili, la Caritas Vietnam ora potrà estendersi in tutte le diocesi, coordinando i suoi sforzi e cercando di essere sempre più vicina e attenta alle esigenze della popolazione nel territorio. “E’ un segnale veramente positivo per la Chiesa locale, un segno di grande speranza per il futuro. Il governo ha compreso che la Caritas opera per il bene comune della società”, ha spiegato padre Mendes. Anche la Commissione “Giustizia e Pace” della Conferenza episcopale, creata ufficialmente dai vescovi nell’ottobre 2010, ha iniziato il suo lavoro guidata dal vescovo di Vinh, mons. Paul Nguyen Thai Hop (Presidente) e da padre Antoine Nguyen Ngoc Son (Segretario generale). La Commissione si ispira all’opera del Pontificio Consiglio “Giustizia e Pace”, traendone gli obiettivi: promuovere la giustizia e la pace nella società, secondo gli insegnamenti del Vangelo e della Dottrina sociale della Chiesa. La Commissione – già intervenuta nei mesi scorsi per difendere i diritti dei fedeli cristiani su questioni di proprietà dei beni ecclesiastici – ha annunciato l’apertura di un convegno dal titolo “La Giustizia e la Pace nel Vietnam di oggi”, che si terrà al Centro Pastorale di Saigon domenica 27 marzo, con l’obiettivo di presentare scopi e modalità di azione della Commissione a tutta la Chiesa vietnamita, e di istituire sottocommissioni nelle diverse diocesi, per un maggiore radicamento territoriale. Inoltre la Commissione avrà un suo sito Internet: anche tramite il web si vuole contribuire a uno sviluppo sempre più umano e armonico dell’intero Paese. (R.P.)

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    A Vienna la presentazione del nuovo catechismo per i giovani “YouCat”

    ◊   Presentazione oggi a Vienna, del nuovo catechismo per i giovani “YouCat”, introdotto da un appello di Benedetto XVI ai ragazzi affinché siano “radicati nella fede più che le generazioni dei loro genitori”. La presentazione dell’opera, riferisce l'agenzia Sir, è affidata al cardinale Christoph Schönborn, presidente della Conferenza episcopale dell’Austria. Si tratta del più grande progetto editoriale cristiano al mondo, elaborato proprio da vescovi austriaci ed edito in 125 lingue, per una tiratura complessiva di 700mila esemplari, che saranno distribuiti durante la Giornata Mondiale della Gioventù in programma a Madrid dal 16 al 21 agosto. Il linguaggio usato è quello dei giovani: una serie di domande e risposte, oltre a commenti, immagini, definizioni, citazioni dei Santi e dalla Bibbia, dalla dottrina della fede e da esponenti di altre religioni e perfino da non credenti. Il catechismo sarà presentato anche in Germania lunedì prossimo a Magonza dal cardinale Karl Lehmann e consegnato al Papa il 13 aprile nel corso dell’udienza generale. (R.B.)

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    “PortarTi il mondo fra le braccia”: la prima biografia ufficiale di Chiara Lubich

    ◊   Riprende un’espressione del teologo belga Jacques LeClerq a lei tanto cara, il titolo della prima biografia ufficiale di Chiara Lubich, “PortarTi il mondo fra le braccia. Vita di Chiara Lubich”. Il volume, scritto da Armando Torno per i tipi di Città Nuova, è il primo sulla fondatrice del Movimento dei Focolari, uscito a tre anni di distanza dalla sua scomparsa. Una biografia “corale”, che si costruisce attraverso le testimonianze dei membri del Movimento che le sono stati più vicini e che hanno affidato a un “esterno” i propri ricordi, i propri pensieri e il sogno, condiviso per anni con Chiara, di costruire insieme un nuovo spirito cristiano. Sempre in perfetto equilibrio tra le vicende umane e le esperienze mistiche della Lubich, il tono dell’opera ne rispetta il carattere riservato, timido in qualche modo, e quella sua straordinaria capacità, scrive L’Osservatore Romano, “di stare al centro di tutto, ma al tempo stesso di scomparire come persona”. Così, tra queste pagine, si alternano i racconti dei momenti di incontro e di vero dialogo con esponenti di altre religioni, a testimonianze sulla fecondità della sua vita interiore, arricchita da una lettura continua delle Sacre Scritture e convinta com’era della necessità di una nuova evangelizzazione, non solo perché il mondo si presenta ormai secolarizzato, ma perché è l’evangelizzazione stessa che deve essere condotta in una maniera nuova. E la ricerca di questa, parte in tutte le direzioni e coinvolge tutti gli aspetti e gli attori della società, a sostegno dell’ideale di Chiara che la santità è, appunto, a portata di tutti. La cronologia comparata, in appendice del libro, mette in luce l’importanza della Lubich nella storia del Novecento e dà conto della ricchezza delle forme di aggregazione che lei ha creato all’interno del mondo cattolico: l’aspetto di novità certamente più forte della sua figura, è stato proprio nel suo essere donna e nell’aver dato un marcato accento femminile a ogni sua opera, basti pensare che per suo volere la presidenza del Movimento dei Focolari sarà sempre affidata a una donna, a sottolineare ancora una volta la presenza mistica di Maria nella Chiesa. (A cura di Roberta Barbi)

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    Al Policlinico di Milano la Festa del Perdono

    ◊   Un appello ai medici e a chi lavora in ambito sanitario a trattare sempre il malato come “persona umana” prima di ogni altra considerazione. La richiesta del cardinale Dionigi Tettamanzi è giunta alla celebrazione della Festa del Perdono, che è festa del Policlinico di Milano dal 1458. Di questo ospedale, per antica tradizione, è parroco proprio l’arcivescovo di Milano. La cerimonia è iniziata con la Messa celebrata dal porporato, ed è proseguita con un convegno inaugurale dell’anno sanitario, cui hanno preso parte, fra gli altri, il ministro della Salute, Ferruccio Fazio; il presidente di Regione Lombardia, Roberto Formigoni e il sindaco di Milano, Letizia Moratti. Il cardinale Tettamanzi ha posto l’umanizzazione della sanità come obiettivo imprescindibile non solo per gli operatori, ma anche per chi amministra la sanità. “Non ci può e non ci deve essere industria sulla salute”, ha sottolineato l’arcivescovo, chiedendo espressamente che i criteri guida della sanità non siano unicamente quelli economici. “È necessario un nuovo rapporto fra medico e paziente - ha chiesto il cardinale - che evolva in un medico che si mette a fianco della persona ammalata”, concretizzando così il principio di umanizzazione della medicina. Un modo, questo, per confermare che il Policlinico è veramente quella Cà Granda–Grande casa, come i milanesi chiamarono nei secoli il loro ospedale: non semplicemente un luogo di cura, ma una vera grande casa per gli ammalati. (Da Milano, Fabio Brenna)

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    24 Ore nel Mondo



    Yemen: il presidente Saleh pronto a cedere il potere, ma la protesta continua

    ◊   Nello Yemen, il presidente Saleh stamattina ha annunciato l’intenzione di cedere il potere per evitare uno spargimento di sangue. Tuttavia – ha precisato in un discorso trasmesso in tv – la transizione avverrà solo “in mani sicure”. Intanto, nella capitale Sanaa, presidiata da un gran numero di soldati, l’opposizione ha indetto l’ennesima mobilitazione per chiedere le dimissioni del presidente e l’indizione di nuove elezioni.

    Immigrazione Lampedusa
    Sempre alta l’emergenza immigrazione a Lampedusa. L’Unione Europea ribadisce “solidarietà concreta” ai Paesi interessati dal fenomeno. La bozza finale del vertice europeo di Bruxelles fa riferimento ad aiuti economici, ad un piano per la gestione dei flussi – da definire entro giugno - e al rafforzamento della missione Frontex. Oggi intanto i ministri degli Esteri e degli Interni e italiani, Frattini e Maroni, sono giunti a Tunisi per una serie di incontri istituzionali con l’obiettivo di frenare gli sbarchi. Al momento sono in tutto 4.800 gli immigrati attualmente presenti a Lampedusa: 800 nelle prossime ore saranno trasferiti con voli speciali e con la nave “San Marco” della Marina militare tornata nell’area stamattina. Sull’isola restano difficili le condizioni di vita e la convivenza con gli abitanti locali, che comunque si mostrano estremamente solidali con gli immigrati ai quali manca ogni bene di prima necessità. Sulla situazione, Massimiliano Menichetti ha intervistato Valerio Landri, direttore della Caritas diocesana di Agrigento:

    R. - La situazione nell’isola è sempre di emergenza. C’è ancora troppa gente che vive all’aria aperta, vive all’addiaccio, senza coperte… Tantissimi non riescono neanche a mangiare e i pasti arrivano con grandissimo ritardo. Ogni giorno, ci troviamo davanti i migranti che non hanno mangiato, che non si possono lavare, che non possono avere un’assistenza sanitaria. Ieri sera, siamo stati insieme ai volontari in giro per gli accampamenti informali a portare del tè, dell’acqua: abbiamo registrato la loro sofferenza, e quel che è ancora più triste, abbiamo registrato la loro convinzione di potere restare in Italia o andare in Francia a lavorare. Loro pensano di avere in qualche modo raggiunto il loro obiettivo. Io ho la triste sensazione che queste loro aspettative saranno tradite.

    D. – La popolazione come sta reagendo a questa presenza?

    R. - La popolazione sta reagendo grandiosamente, hanno svuotato le loro dispense e i loro armadi per condividere quello che hanno con i tunisini. Certamente vivono una situazione di tensione perché è una situazione che non può continuare a lungo. E’ necessario che questi migranti vengano portati altrove, sulla terra ferma, perché loro stessi possano avere condizioni di vita dignitose che ogni uomo merita di avere.

    D. – Come Caritas come vi state coordinando?

    R. – Stiamo coordinando e coinvolgendo le Caritas parrocchiali della diocesi di Agrigento, le comunità parrocchiali e anche altre Caritas che hanno manifestato la disponibilità nella raccolta di abbigliamento, soprattutto della biancheria intima che è fondamentale. Nella Casa della fraternità della diocesi, nella parrocchia di Lampedusa, saranno accolti i minori stranieri non accompagnati che sono la categoria più vulnerabile rispetto alle altre. Abbiamo avviato un servizio doccia allestito all’interno della parrocchia, ma per l’esiguità degli spazi è chiaro che non può soddisfare le esigenze delle 6000 persone presenti sull’isola.

    D. –Chi volesse aiutarvi come può fare e cosa serve?

    R. – Serve abbigliamento, servono anche salviette umidificate… tutto ciò che può in qualche modo aiutare questi fratelli ad avere una vita un po’ più dignitosa.

    Di seguito, una breve testimonianza di un giovane immigrato tunisino, sbarcato a Lampedusa in cerca di una vita migliore. L’intervista è sempre del nostro inviato nell’isola, Massimiliano Menichetti:

    R. - Io vengo dalla Tunisia. Sono venuto qua per lavorare perché in Tunisia è fuggito il presidente … ora siamo senza soldi.

    D. – Tu hai deciso di andare via anche per aiutare la tua famiglia?

    R. – Sì, per aiutare la mia famiglia.

    R. - Sei già stato in Italia? Parli italiano …

    R. – No, ho studiato la lingua italiana perché in Tunisia lavoravo come guida.

    D. - Hai intenzione di rimanere in Italia oppure vuoi andare in altro Paese?

    R. –Cerco lavoro. In Francia, Spagna, Germania … non lo so dove andrò.

    Sisma Giappone-Myanmar
    Dopo il Giappone, un terremoto ieri sera ha colpito anche l’ex Birmania, al confine con la Thailandia e il Laos, con una scossa di 6.8 gradi. Il bilancio del sisma - ancora provvisorio - è di almeno 75 vittime. Sul versante nipponico, invece, si estende il rischio radioattivo dopo i nuovi danni scoperti in queste ore al reattore numero tre della centrale di Fukushima. Il servizio è di Eugenio Bonanata:

    E’ una vera e propria lotta contro il tempo per scongiurare il peggio. Chiare le parole del premier giapponese Naoto Kan durante l’ultima conferenza stampa che si è svolta oggi: la situazione nella centrale – ha detto - resta altamente “imprevedibile”. I tecnici della società che gestisce l’impianto hanno ammesso che proseguono a rilento le operazioni di raffreddamento dei reattori. Ieri, due impiegati sono stati ricoverati in ospedale dopo aver subito un’alta dose di radiazioni. Preoccupazione massima, inoltre, per i danni segnalati oggi alla vasca del reattore numero tre che contiene le barre di combustibile. Il governo ha invitato all’evacuazione volontaria fino a 30 chilometri dalla centrale, mentre il ministero della Sanità nipponico, per la prima volta dalla crisi, ha rilevato alti livelli di radioattività in legumi provenienti da Tokio ma non destinati alla vendita. Taiwan e la Corea del Sud hanno vietato l’importazione di prodotti alimentari. Dal vertice europeo di Bruxelles è arrivato il via libera agli stress test nelle centrali del Vecchio Continente. In Giappone, intanto, a due settimane dal sisma e dallo tsunami il bilancio delle vittime si fa sempre più drammatico: 10 mila morti e 17 mila 500 dispersi. E ieri sera un terremoto ha colpito anche il Myanmar, in una vasta area rurale verso il confine con la Thailandia e il Laos. Una doppia la scossa - di 6.8 gradi Richter la più forte - che ha provocato più di una settantina di morti e un centinaio di feriti. Il bilancio, però, non è ancora ufficiale e potrebbe aggravarsi nelle prossime ore. Momenti di panico si sono registrati nella capitale birmana, Rangoon, e in quella tailandese, Bangkok, dove comunque non si ha notizia di danni.

    Economia Ue - Portogallo
    L’Unione europea preme sugli Stati per manovre di risanamento del deficit, ben oltre lo 0,5 per cento del Prodotto interno lordo, da mettere in campo nel 2012. Intanto, l’attenzione resta puntata sul Portogallo. Oggi treni fermi nel Paese nell’ambito della settimana di mobilitazione indetta dal settore-trasporti contro i tagli decisi dal governo del dimissionario Socrates. Bruxelles esclude che Lisbona farà ricorso al fondo salva Stati europeo. Da Lisbona il servizio è di Riccardo Carucci:

    La posizione ufficiale del Portogallo è che con l’austerità già in vigore e quella che verrà, ad esempio, con misure come quelle che il Parlamento ha bocciato mercoledì provocando la crisi di governo, il Paese riuscirà a ridurre il deficit al 4,6 per cento quest’anno, al 3 l’anno prossimo e al 2 nel 2013. Oggi il presidente della Repubblica Anibal Cavaco Silva ha ricevuto i partiti rappresentati in Parlamento e nei prossimi giorni sentirà il Consiglio di Stato, organo consultivo che deve essere ascoltato. Poi, inevitabilmente, accetterà le dimissioni del governo, scioglierà l’unica Camera del Parlamento portoghese e indirà nuove elezioni. L’attuale legge elettorale impone un lasso di tempo prima del voto di ben 55 giorni, il che significa che le elezioni potranno avvenire solo alla fine di maggio o ai primi di giugno. Si attribuisce al presidente l’intenzione di non ammettere un nuovo governo minoritario come l’attuale, ovviamente fragile, il che significa che se nessuno avrà la maggioranza assoluta i partiti dovranno intendersi per un accordo o una coalizione, superando le violente polemiche degli ultimi tempi e le rivalità personali.

    Costa d’Avorio
    La violenza e l’uso della forza non è la soluzione della crisi in Costa d'Avorio. Lo ha dichiarato il contestato presidente uscente Laurent Gbagbo, il quale ha lanciato un appello al dialogo alla fazione di Ouattara del capo di stato riconosciuto dalla comunità internazionale. Intanto l’Agenzia per i rifugiati dell'Onu ha avvertito che potrebbero essere circa un milione gli sfollati ivoriani costretti a lasciare le proprie case a causa delle violenze di queste settimane. (Panoramica internazionale a cura di Eugenio Bonanata)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 84

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli e Miriam Ayele.