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Sommario del 19/03/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa a conclusione degli Esercizi Spirituali: il Signore ci renda umili come San Giuseppe
  • Onomastico del Papa: gli auguri del presidente Napolitano
  • Benedetto XVI nella chiesa romana di San Corbiniano: intervista con il parroco
  • Crocifisso nelle scuole, una sentenza che fa storia: così la Santa Sede sulla decisione della Corte Europea
  • Il terremoto e la centrale: l’editoriale di padre Lombardi
  • Il cardinale Koch e il Patriarca Kirill individuano le aree di cooperazione tra cattolici e ortodossi
  • Oggi in Primo Piano

  • Dal vertice di Parigi via libera all'intervento militare in Libia: caccia francesi a Bengasi
  • Giappone: oltre 18 mila tra morti e dispersi, a Fukushima squadre al lavoro per raffreddare i reattori
  • Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica
  • Chiesa e Società

  • Sentenza europea sul crocifisso. I vescovi: “un segno di buon senso, di saggezza e di libertà”
  • L’intervento dell’Unicef per i bambini giapponesi
  • Acnur: rischio di un esodo di massa dalla Libia verso Egitto e Tunisia
  • Costa d’Avorio: precipita la situazione umanitaria a causa degli scontri
  • L’Onu lancia l’allarme: sempre più preoccupante la situazione in Sudan
  • Il presidente del Nepal rassicura il nunzio: “Le minoranze religiose vanno tutelate”
  • Malaysia. Cristiani contro il governo: vuole controllare la pubblicazione delle Bibbie
  • Filippine: continua l'azione dei vescovi contro la legge sulla salute riproduttiva
  • Indonesia: allarme per il vulcano Karangetan, 600 evacuati
  • Australia: le Pom accanto agli aborigeni sfollati per le inondazioni
  • Etiopia. Il vescovo di Nekempte: motivi politici dietro le violenze interreligiose
  • Congo: all'esame delle Conferenze episcopali d'Africa i piani pastorali su giustizia e pace
  • Accoglienza solenne per le spoglie di Santa Teresa di Lisieux a Gerusalemme
  • I vescovi tedeschi presentano il programma del dialogo per le riforme
  • Irlanda: ha preso il via il pellegrinaggio della Campana del Congresso Eucaristico
  • Portogallo: il Patriarca di Lisbona inaugura l’anno giudiziario
  • Parigi: pellegrinaggio dei padri di famiglia sulle orme di San Giuseppe
  • Al Regina Apostolorum un incontro su giovani e mass media
  • 24 Ore nel Mondo

  • Yemen: 52 i morti nella strage di Sanaa, la polizia spara ad Aden
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa a conclusione degli Esercizi Spirituali: il Signore ci renda umili come San Giuseppe

    ◊   Con una meditazione su San Giuseppe, Custode del Redentore, si sono conclusi stamani in Vaticano gli Esercizi Spirituali di Quaresima al Papa e alla Curia Romana, predicati dal padre François-Marie Léthel. Nel suo discorso di ringraziamento al carmelitano scalzo, Benedetto XVI si è soffermato sulla figura di San Giuseppe, suo Patrono personale e Patrono della Chiesa universale. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    La Provvidenza, ha osservato il Papa, ha voluto che gli Esercizi Spirituali per la Quaresima si concludessero proprio nel giorno del suo onomastico. Si è dunque soffermato sulla figura umile e santa di Giuseppe, Custode del Redentore:

    “Un umile Santo, umile lavoratore che è stato degnato di essere Custode del Redentore. San Matteo caratterizza San Giuseppe con una parola: ‘era un giusto’…’giusto è l’uomo che è immerso nella Parola di Dio’, che vive nella Parola di Dio, che vive la legge non come giogo ma come gioia, vive la Legge come Vangelo”.

    San Giuseppe, ha proseguito, “era immerso nella Parola di Dio scritta, trasmessa nella saggezza del suo popolo”. E proprio così “era preparato e chiamato a conoscere il Verbo Incarnato”. Questa, ha soggiunto, “rimane, la sua missione, per sempre: custodire la Santa Chiesa, il nostro Signore”:

    “Ci affidiamo, in questo momento, alla sua custodia; preghiamo perché ci aiuti nel nostro umile servizio; andiamo avanti con coraggio sotto questa protezione. Siamo grati per gli umili santi, preghiamo il Signore che ci renda anche umili nel nostro servizio e così santi nella compagna dei santi”.

    In una lettera di ringraziamento a padre Léthel, il Papa ricorda il cammino spirituale ispirato dalla testimonianza del prossimo Beato Karol Wojtyla. E sottolinea che le meditazioni quaresimali sono servite ad approfondire l’incontro con “figure vive di alcuni Santi e Sante, come stelle luminose ruotanti intorno al Sole che è Cristo, Luce del mondo”. Questa impostazione, scrive il Papa, si è accordata molto bene “al programma di catechesi” svolto in questi anni durante le Udienze generali, “con il proposito di far meglio conoscere e amare la Chiesa così come essa si mostra nella vita, nelle opere e negli insegnamenti dei Santi”. Il Papa rileva infine che questa “linea di riflessione e di contemplazione sul mistero di Cristo riflesso, per così dire, nell’esistenza” dei Santi “costituisce un elemento fondamentale” ereditato da Giovanni Paolo II, portato avanti “con piena convinzione e con grande gioia”.

    A margine degli Esercizi Spirituali, il cardinale decano Angelo Sodano ha espresso gli auguri al Papa per il suo onomastico, a nome di tutto il Collegio cardinalizio.

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    Onomastico del Papa: gli auguri del presidente Napolitano

    ◊   Tanti gli auguri giunti da tutto il mondo a Benedetto XVI, in occasione del suo onomastico. Tra questi, quelli del presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano. "Desidero farle pervenire - scrive il capo dello Stato – i più sentiti voti augurali, miei personali e del popolo italiano''. ''La festa di San Giuseppe - aggiunge - rappresenta anche un'occasione per celebrare la famiglia italiana, cellula fondante della nostra società e fulcro della crescita dello Stato unitario. La prego - conclude Napolitano – di accogliere … l'augurio più sincero di benessere e di serenità personale".

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    Benedetto XVI nella chiesa romana di San Corbiniano: intervista con il parroco

    ◊   Domani mattina, alle 9.00, Benedetto XVI presiederà la Messa di Dedicazione della nuova Parrocchia romana di San Corbiniano all'Infernetto. Si tratta di un quartiere a sud di Roma, vicino Ostia: si chiama così perché un tempo in questo luogo si faceva il carbone. San Corbiniano è particolarmente caro al Papa: ha evangelizzato, infatti, la Baviera nell’ottavo secolo ed è stato il primo vescovo di Frisinga, quindi suo predecessore. Nello stemma pontificio di Benedetto XVI figura, inoltre, l’orso di San Corbiniano, che ricorda un viaggio del Santo a Roma. Ma che quartiere trova il Papa? Luca Collodi lo ha chiesto al parroco di San Corbiniano, don Antonio Magnotta:

    R. - E’ un quartiere dove ogni giorno arriva una famiglia nuova; è uno dei quartieri con la più alta natalità a Roma, con tante famiglie giovani e quindi con tante belle potenzialità; ma anche un luogo con un grande sviluppo edilizio, con pochi luoghi di aggregazione. Quindi, per il quartiere e per le famiglie è un grande dono la presenza del Papa e di questo nuovo complesso parrocchiale.

    D. - Il Papa che situazione sociale trova all’Infernetto?

    R. - Il Papa trova una situazione sociale medio alta, composta da famiglie che cominciano un po’ loro esperienza familiare di giovani coppie. Ma, come in tutte le realtà di Roma, ci sono situazioni difficili: ci sono immigrati dello Sri Lanka e dell’Europa dell’Est e vedo come si rivolgono alla comunità parrocchiale per chiedere aiuto. Sicuramente il quartiere è aperto all’accoglienza e alla carità.

    D. - Come si inserisce la parrocchia in questa realtà?

    R. - La parrocchia cerca di rispondere ai bisogni principali di queste famiglie, anzitutto aiutandole e sostenendole, soprattutto nel lavoro educativo per le nuove generazioni. Questo è il nostro compito: incoraggiare le nuove coppie a costruire belle e solide famiglie.

    D. - Leggendo le cronache dei giornali romani, spesso l’Infernetto è indicato come un luogo dove si riuniscono esponenti di sette sataniche. Lei conferma, anche attraverso la sua esperienza pastorale, questa realtà anche se in modo marginale?

    R. - Onestamente non credo che ci sia questa situazione, nella maniera in cui viene descritta. Molte volte si tratta di luoghi comuni o fantasie legate al nome del quartiere…

    D. - L’Infernetto è un luogo al centro delle cronache anche per la prostituzione e per lo spaccio di droga...

    R. - Forse è questo il problema vero più che quello del satanismo. Questo si, questo sì…

    D. - E voi come parrocchia avete qualche azione di intervento?

    R. - Sì, cerchiamo di essere vicini e di essere attenti. Ci accorgiamo che dobbiamo attrezzarci ancora meglio per rispondere a questa emergenza. Questo problema è presente, anche se apparentemente non si vede ed è molto nascosto, ed è anche molto preoccupante: i genitori sono ovviamente molto preoccupati ed ecco perché si accoglie con soddisfazione una struttura parrocchiale, essendo la Chiesa un segno di fiducia, di sostegno e di aiuto. (mg)

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    Crocifisso nelle scuole, una sentenza che fa storia: così la Santa Sede sulla decisione della Corte Europea

    ◊   Soddisfazione della Santa Sede e di tanti esponenti del mondo politico e civile per la sentenza con la quale la Grande Camera della Corte europea dei diritti dell’uomo ha assolto ieri l’Italia per la questione del crocifisso nelle aule scolastiche. 15 voti favorevoli e due contrari. La sentenza di ieri è il risultato dell’appello fatto dall’Italia dopo la prima sentenza del 2009 che dava sostanzialmente ragione alla signora Lautsi, che lamentava la presenza del crocifisso nelle aule come incompatibile con il diritto ad un'educazione conforme alle convinzioni dei genitori non credenti. Dell’importante pronunciamento che chiude il "caso Lautsi", Fausta Speranza ha parlato con mons. Aldo Giordano, Osservatore Permanente della Santa Sede presso il Consiglio d’Europa:

    R. - Il fatto che l’Europa abbia scritto questa pagina e abbia riconosciuto una grande tradizione, un grande tesoro che viene dal Cristianesimo ci dà fiducia per il futuro. Un’Europa che non ha più un’identità spaventerebbe in qualche maniera, ci interrogherebbe sulla possibilità dei rapporti con gli altri continenti, con le altre culture, davanti ai grandi problemi che l’umanità deve affrontare. Invece, un’Europa consapevole della propria vocazione, del tesoro che porta avanti nei secoli, è un’Europa che certamente può dare un grande contributo per la storia attuale, per il mondo.

    D. – In prima istanza, l’Italia era stata accusata di violare un presunto diritto a un’educazione da non credente, ma la Chiesa in nome del crocifisso difende e si spende per la libertà religiosa concependo la libertà religiosa come diritto alla trascendenza ma anche come libertà di non credere… La libertà religiosa è un bene non solo per i credenti, è così?

    R. - Certamente! Innanzitutto, è importante vedere che il crocifisso esprime veramente il culmine della concezione della libertà: cioè, una persona - che per noi è il Figlio di Dio - che è talmente libera che può decidere di donare la sua vita per ridonare libertà all’umanità. Quindi, già nel crocifisso è proprio inscritto il fatto che la libertà è una libertà per tutti: Gesù Cristo dà la vita per tutti, non solo per qualcuno. Credo che sia molto importante, a questo punto, dire che la libertà è dentro il Cristianesimo: il Cristianesimo è una religione di libertà e quando sosteniamo la libertà religiosa significa proprio sostenere che l’essere umano stesso ha questa libertà che è inscritta nella sua dignità e che appartiene a tutti.

    D. - La Grande Camera della Corte di Strasburgo ha negato che ci fossero violazioni di diritti umani da parte dell’Italia e poi ha anche ribadito alcuni punti importanti. Ce ne parla?

    R. - La Corte ha affermato, appunto, che la presenza del crocifisso non viola in nessun punto la Convenzione europea dei diritti dell’uomo, in particolare non viola l’articolo 2 del protocollo 1 alla Convenzione, che è l’articolo che parla del diritto all’istruzione nel rispetto delle convinzioni dei genitori. La sentenza sottolinea questi aspetti: la Corte ha affermato il diritto dei genitori nel campo dell’educazione e dell’insegnamento per i loro figli. L’obbligo che lo Stato rispetti i genitori vale sia per il contenuto dell’istruzione ma comprende anche l’allestimento degli ambienti scolastici e quindi riguarda anche gli oggetti che si vogliono mettere negli ambienti scolastici. Un secondo punto è che la Corte ha detto che non si può dimostrare che la presenza del crocifisso abbia un’influenza problematica sugli alunni e non basta una sensazione di tipo personale, individuale, per giustificare che il crocifisso avrebbe un influsso deleterio. Inoltre, nella sentenza è affermato che gli Stati hanno diritto alle loro tradizioni ed è chiaro che vuol dire un diritto che deve rispettare la Convenzione, le sue normative e, in particolare, la Corte ha detto che gli Stati hanno discrezionalità, un margine di apprezzamento e si è detto che questo margine di apprezzamento è nel campo dell’educazione, dell’insegnamento. E ancora una volta si dice che i genitori hanno il diritto di garantire, loro, l’educazione e l’insegnamento secondo le proprie convinzioni religiose. Inoltre, ha constatato che, di fatto, la presenza del crocifisso in Italia non significa per nulla che ci sia un insegnamento che vorrebbe indottrinare o un insegnamento che non rispetti il pluralismo.

    D. – Grazie a questa vicenda abbiamo tutti riflettuto sul crocifisso, un simbolo presente nelle aule, nelle stanze pubbliche, però a volte anche ignorato. E’ stata un’occasione persino preziosa di riflessione per tutti…

    R. - Personalmente ritengo che questo elemento forse sia l’aspetto più prezioso di questo evento. Noi siamo innanzitutto in un contesto in cui c’è una grande riscoperta della dimensione religiosa. L’aspetto della religione è ritornato sulla scena pubblica, nei dibattiti politici, presso le istituzioni europee. Quasi non passa giorno in cui non si tratti oggi di religione e questo non era così pochi anni fa. Quindi, nel momento in cui si riscopre la religione come costitutiva delle culture, cioè si comprende che diventa un elemento costitutivo anche degli atteggiamenti politici e sociali, è interessante approfondire questa dimensione.

    D. - Un’ultima riflessione. Gesù ha insegnato: "Date a Cesare quel che è di Cesare e date a Dio quel che è di Dio". Forse è l’insegnamento più laico che si possa avere ma c’è confusione tra laicità e laicismo. La laicità è preziosa anche per la Chiesa: la Chiesa difende la laicità. Un’altra cosa è il laicismo, che si distingue perché vorrebbe essere negazione di ogni religiosità. Ci aiuta a chiarire questo concetto?

    R. - Pensiamo che la laicità sia veramente fondata nella tradizione cristiana; distinguere tra Dio e Cesare non significa né separare, né tantomeno opporre. La distinzione è poter collaborare, la distinzione è poter dire che ogni ambito interviene nella costruzione sociale e nella costruzione storica secondo le proprie regole, secondo la propria vocazione, secondo le proprie strutture. E, quindi, si tratta di distinguere anche per evitare un potere reciproco, interferenze reciproche. L’ambito religioso e l’ambito pubblico, però, hanno a cuore il bene comune, hanno in comune il soggetto per cui lavorare: questo soggetto in sintesi è la persona umana. (bf)

    E sulla importante sentenza della Corte di Strasburgo, ecco la riflessione di padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede:

    La sentenza della Corte Europea dei diritti dell’uomo sull’esposizione obbligatoria del crocifisso nelle aule delle scuole pubbliche italiane è accolta con soddisfazione da parte della Santa Sede.

    Si tratta infatti di una sentenza assai impegnativa e che fa storia, come dimostra il risultato a cui è pervenuta la “Grande Chambre” al termine di un esame approfondito della questione. La “Grande Chambre” ha infatti capovolto sotto tutti i profili una sentenza di primo grado, adottata all’unanimità da una Camera della Corte, che aveva suscitato non solo il ricorso dello Stato italiano convenuto, ma anche l’appoggio ad esso di numerosi altri Stati europei, in misura finora mai avvenuta, e l’adesione di non poche organizzazioni non governative, espressione di un vasto sentire delle popolazioni.

    Si riconosce dunque, ad un livello giuridico autorevolissimo ed internazionale, che la cultura dei diritti dell’uomo non deve essere posta in contraddizione con i fondamenti religiosi della civiltà europea, a cui il cristianesimo ha dato un contributo essenziale. Si riconosce inoltre che, secondo il principio di sussidiarietà, è doveroso garantire ad ogni Paese un margine di apprezzamento quanto al valore dei simboli religiosi nella propria storia culturale e identità nazionale e quanto al luogo della loro esposizione (come è stato del resto ribadito in questi giorni anche da sentenze di Corti supreme di alcuni Paesi europei). In caso contrario, in nome della libertà religiosa si tenderebbe paradossalmente, invece, a limitare o persino a negare questa libertà, finendo per escluderne dallo spazio pubblico ogni espressione. E così facendo si violerebbe la libertà stessa, oscurando le specifiche e legittime identità. La Corte dice quindi che l’esposizione del crocifisso non è indottrinamento, ma espressione dell’identità culturale e religiosa dei Paesi di tradizione cristiana.

    La nuova sentenza della “Grande Chambre” è benvenuta anche perché contribuisce efficacemente a ristabilire la fiducia nella Corte Europea dei diritti dell’uomo da parte di una gran parte degli europei, convinti e consapevoli del ruolo determinante dei valori cristiani nella loro propria storia, ma anche nella costruzione unitaria europea e nella sua cultura di diritto e di libertà.

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    Il terremoto e la centrale: l’editoriale di padre Lombardi

    ◊   Il mondo segue da giorni, con il fiato sospeso, l’evolversi della situazione nella centrale atomica di Fukushima, gravemente danneggiata dal terremoto che la settimana scorsa ha devastato il Giappone. Su questa drammatica vicenda e sull’utilizzo dell’energia nucleare si sofferma il nostro direttore generale, padre Federico Lombardi, nel suo editoriale per Octava Dies, il settimanale informativo del Centro Televisivo Vaticano:

    Le immagini della tragedia giapponese continuano da giorni a turbarci e a interrogarci. Dapprima hanno evocato i ricordi drammatici dello tsunami dell’Oceano Indiano di sei anni fa, che pure aveva provocato un numero spaventoso di vittime, ancora maggiore: un mare di sofferenze e di dolore che chiama la nostra compassione, la nostra solidarietà, la nostra preghiera. Ma in pochi giorni l’attenzione del mondo si è spostata dall’ondata distruttrice al disastro della centrale nucleare. I giapponesi hanno dimostrato di aver imparato a fronteggiare con preveggenza i rischi dei terremoti in modo mirabile, costruendo edifici capaci di resistere alle scosse più forti. In altri Paesi scosse paragonabili avrebbero causato un numero incalcolabile di morti.

    E tuttavia anche il progresso tecnico giapponese ha mostrato in questa occasione un punto debole, in certo senso inatteso. E’ bastato che una delle oltre 50 centrali nucleari giapponesi fosse seriamente danneggiata dal terremoto per originare una nuova ondata - questa volta di paura per un’altra insidiosa fonte di morte -, che si sta allargando in tutto il mondo, oltre quella distruttrice del maremoto. L’energia nucleare è una risorsa naturale immensa, che l’uomo cerca di utilizzare al suo servizio, ma se ne perde il controllo si rivolta contro di lui. E nessuno sa meglio dei giapponesi quali sono gli effetti dell’energia sprigionata dal cuore della materia rivolta contro l’uomo. La sicurezza delle centrali e della custodia dei residui radioattivi non potrà mai essere assoluta. E’ giusto e doveroso tornare a riflettere sul corretto uso del potere tecnologico, sui suoi rischi, sul suo prezzo umano. Il Papa lo raccomanda spesso.

    Oggi nella centrale impazzita un manipolo di eroi sta dando generosamente la vita per la salvezza di molti. Come i pompieri dell’11 settembre. Come allora, l’amore solidale per gli altri, perfino a prezzo della vita, è la vera luce nell’oscurità della tragedia. Indica la direzione in cui cercare. E’ la stessa direzione del cammino con Gesù verso la Pasqua.

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    Il cardinale Koch e il Patriarca Kirill individuano le aree di cooperazione tra cattolici e ortodossi

    ◊   Il presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’unità dei cristiani, il cardinale Kurt Koch, ha espresso grande soddisfazione per l'incontro avuto mercoledì scorso a Mosca con il Patriarca della Chiesa ortodossa russa, Kirill. L’incontro, programmato all'interno del primo viaggio ufficiale in Russia, si è incentrato sull’individuazione delle “principali aree di cooperazione” tra le due Chiese. Malgrado le differenze teologiche, infatti, esse “possono avvicinarsi in una cooperazione negli ambiti in cui le loro posizioni coincidono, cioè la difesa dei valori tradizionali cristiani in Europa, la difesa della posizione cristiana nella sfera socioeconomica, nell’etica della ricerca scientifica e nella bioetica”. Da questa base comune, è possibile instaurare una collaborazione anche con le più importanti organizzazioni internazionali come l’Onu, l’Osce e l’Unione Europea. "Papa Benedetto e il Patriarca Kirill - ha osservato il cardinale Koch - condividono la stessa posizione sul problema del diffondersi della cristianofobia" in alcune aree del mondo: è stato, questo, un altro tema affrontato nell’incontro che è poi proseguito con le visite alla scuola post-lauream e di dottorato dei Santi Cirillo e Metodio, la Laura della Santissima Trinità-San Sergio e l’Accademia teologica di Mosca. (R.B.)

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    Oggi in Primo Piano



    Dal vertice di Parigi via libera all'intervento militare in Libia: caccia francesi a Bengasi

    ◊   Via libera dalla comunità internazionale ad un intervento militare in Libia. Il summit di Parigi indetto da Unione Europea, Lega Araba e Onu si è chiuso con la decisione di ricorrere all'uso della forza per proteggere la popolazione. Il premier belga, Yves Leterme, ha annunciato che l'operazione militare avrà inizio nelle prossime ore. Il presidente francese, Nicolas Sarkozy, ha dichiarato che verrà utilizzato ogni mezzo per far rispettare la risoluzione dell'Onu che prevede oltre all'imposizione della 'no-fly zone' anche il ricorso all'uso della forza. ''Abbiamo deciso di applicare la risoluzione Onu - ha detto Sarkozy - che esige un cessate il fuoco immediato e l'arresto delle violenze contro le popolazioni civili''. Caccia francesi sono già a Bengasi per impedire gli attacchi aerei del regime libico contro la popolazione civile. In Libia, intanto, una delle ultime roccaforti degli insorti, Bengasi, è stata teatro, stamani, di violenti combattimenti. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Le ore della notte e di questa mattina sono state scandite dagli attacchi compiuti dalle forze fedeli a Gheddafi a Bengasi. Nella città libica, una delle ultime roccaforti dell’opposizione, le truppe governative hanno utilizzato carri armati e artiglieria pesante. L’attacco ha provocato almeno 26 vittime e la tv panaraba ‘Al Jazeera’ ha anche riferito che è stato abbattuto un aereo dell’aviazione libica. Secondo altre fonti, si tratterebbe invece di un velivolo utilizzato dagli insorti. Un portavoce delle forze dell'opposizione ha affermato che l'attacco delle truppe governative a Bengasi è stato respinto. Migliaia di persone sono in fuga da Bengasi, dove sarebbe stato colpito anche un campo della Croce Rossa. Sempre questa mattina, nuove operazioni sono state compiute dalle forze fedeli a Gheddafi anche a Zenten e a Misurata. L’agenzia ufficiale libica ha reso noto che molti cittadini libici si stanno radunando sugli obiettivi militari indicati dalla Francia. Il ministro degli Esteri libico ha dichiarato, infine, che la Libia “ha rispettato gli impegni presi con la comunità internazionale” in seguito alla risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'Onu. Il ministro libico ha anche chiesto al Segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, di inviare osservatori internazionali per accertare l'effettiva entrata in vigore del cessate il fuoco.

    Il colonnello Muammar Gheddafi ha inviato una lettera al presidente statunitense, Barack Obama. A Tripoli, dove si vivono momenti di grande apprensione, la lettera è stata resa pubblica. Amedeo Lomonaco ha raggiunto telefonicamente nella capitale libica il giornalista freelance Cristiano Tinazzi:

    R. – Stamattina, Ibrahim Moussa, il portavoce del governo, ha letto il messaggio di Gheddafi indirizzato al presidente Barak Obama. “Non riesco ad immaginare – scrive il colonnello - che riesca a cambiare la mia opinione nei suoi confronti, anche se ci sarà la guerra”. Gheddafi chiede poi ad Obama: “Cosa faresti se controllassero delle città americane con le armi?”. E in un’altra lettera, rivolta al presidente Sarkozy, al primo ministro inglese Cameron e al Segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon, ripete sostanzialmente le stesse dichiarazioni che ha fatto nei giorni scorsi il ministro degli Esteri Moussa Koussa. Ricorda che la Libia è dei libici e che la risoluzione non è valida perché il Consiglio di Sicurezza non è autorizzato, in accordo con la Carta delle Nazioni Unite, ad intervenire in fatti interni di uno Stato. E nella lettera, Gheddafi aggiunge: “Questa aggressione porterà un incalcolabile rischio per le conseguenze che ci saranno sul Mediterraneo e sull’Europa”. In mattinata c’è stata anche una conferenza stampa molto breve del ministro del Petrolio, Shukri Ghanem, che ha fatto un quadro della situazione petrolifera del Paese. Gli impianti sono bloccati per motivi di sicurezza e per la mancanza di personale specializzato negli impianti. Tra l’altro, ha anche detto che la fornitura di gas all’Italia è bloccata.

    D. – Dunque, è una situazione di altissima tensione. Voi giornalisti, come state vivendo questi momenti?

    R. – Chiaramente, siamo tutti in attesa di sapere cosa stia succedendo, se non sia anche il caso di spostarci in un albergo che sia più distante per la città, perché probabilmente verranno colpiti la caserma di Bab al Aziziya, che è qui vicino, ad un chilometro dall’albergo. Potrebbero essere colpite alcune postazioni radar missilistiche, l’aeroporto la sede della televisione. Insomma, la situazione potrebbe diventare molto grave a Tripoli, nelle prossime ore… (gf)

    Violenti combattimenti hanno sconvolto ieri la città di Misurata. Fonti ospedaliere locali hanno confermato il bombardamento da parte delle forze fedeli a Gheddafi della città che dista 200 chilometri da Tripoli. I morti sono almeno 25, tra cui anche bambini. Antonella Palermo ha intervistato Altayeb Abuazoum, giovane studente libico, originario di Misurata che vive a Roma da 7 anni:

    R. – Ieri ho provato a chiamare tramite il telefono fisso e sono riuscito a parlare con loro cinque minuti. Oggi però ho provato a richiamare, ma il telefono risultava staccato, non funzionava più: sono state colpite le linee telefoniche. Ieri mi hanno detto di aver visto la terra tremare e palle di cannone volare sopra la casa. Tanti erano i carri armati che bombardavano i civili per la strada e le case. Li ho visti anche in un video.

    D. – Ci sono anche persone sue conoscenti che sono scomparse?

    R. – Sì, ho un amico, che è stato rapito da tre settimane e praticamente non si sa dove sia. Hanno rapito circa 100 persone a Misurata.

    D. – Ci sono persone che sono riuscite a fuggire, a lasciare la città?

    R. – No, non possono uscire. Per andare a Tripoli bisogna passare la frontiera e poi da Misurata a Bengasi bisogna passarne un’altra, che non è lontana dalla città di Gheddafi, a 200 km, e quindi lì si fermano.

    D. – Cosa chiede la popolazione della Libia all’Unione Europea?

    R. – Non basta la ‘no fly-zone’, bisogna proteggere i civili, perché ora molti civili stanno morendo. Altra cosa importante: Gheddafi parla sempre del petrolio, ma per noi il petrolio è come se non esistesse e non fosse mai esistito! Non abbiamo mai ottenuto proventi dal petrolio! (ap)

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    Giappone: oltre 18 mila tra morti e dispersi, a Fukushima squadre al lavoro per raffreddare i reattori

    ◊   Si aggrava di ora in ora il bilancio delle vittime del terremoto e dello tsunami che hanno colpito il Giappone. L’ultimo, reso noto dalla polizia, è di 18.690 tra morti e dispersi. Continua anche il dramma degli sfollati, mentre si apre uno spiraglio di speranza per la centrale atomica di Fukushima: i tecnici sono a lavoro per far ripartire il sistema di raffreddamento attraverso la ripresa del collegamento elettrico in tutti i reattori, ma la contaminazione sembra aver raggiunto l’acqua. Cecilia Seppia:

    Poco fa l’ennesima forte scossa di magnitudo 6.1, ha fatto tremare il Giappone. La paura cresce tra la popolazione devastata dal terremoto e dallo tsunami. Ad aggravare la situazione un’ondata di aria gelida e neve che ostacola il soccorso delle squadre agli sfollati. La conta delle vittime resta drammatica, 18.690, l’ultimo bilancio della polizia: tra questi 7320 i morti accertati, gli altri ancora sommersi dal fango. Intanto a Fukushima si lotta contro il tempo. L’obiettivo è riportare elettricità a tutti i reattori in modo da ripristinare il flusso d’acqua per raffreddare l’impianto. La mossa successiva sarà quella di costruire una specie di sarcofago che vada a ricoprire il nocciolo. Un primo cavo è stato collegato ma in attesa della corrente elettrica, toccherà alle autopompe speciali dei vigili del fuoco sparare acqua in particolare sul reattore numero 3, il più temibile e pericoloso. Nonostante le continue rassicurazioni del governo la minaccia della contaminazione è però sempre più reale: dopo il latte e gli spinaci, tracce di iodio radioattivo sono state trovate nell'acqua di rubinetto a Tokyo e in altre aree limitrofe. Mentre nell’aria, secondo le cifre dell’Aiea, il livello è stabile, ma significativamente più elevato del normale. L’agenzia Onu per l’energia atomica, ha anche vietato la vendita di alcuni generi alimentari.

    La macchina della solidarietà è all’opera ma la situazione resta drammatica, soprattutto nelle diocesi di Sendai e Saitama, come conferma al microfono di Emer McCarthy, l’arcivescovo di Tokyo, mons. Peter Takeo Okada:

    R. – So many people are missing ...
    Ci sono talmente tante persone disperse, che non possiamo sapere quante siano in salvo. Stiamo facendo del nostro meglio, per ritrovare i dispersi, per salvarli. Questo è il nostro compito immediato. Alcune chiese sono state distrutte e quindi dobbiamo ricostruirle. Due diocesi, quella di Sendai e Saitama, hanno sofferto moltissimo. Nell’arcidiocesi di Tokyo e nella stessa città di Tokyo non abbiamo avuto molti problemi, ma adesso stiamo organizzando dei ricoveri e centri di assistenza specialmente per gli stranieri che vogliono tornare a casa loro. Per questo abbiamo cominciato anche a raccogliere le donazioni. Ci sono molte voci sulla centrale nucleare e c’è molta paura. Il governo sta facendo del suo meglio; noi abbiamo fiducia nel nostro governo!

    D. – Questo è stato un momento di grande tragedia per il Giappone e la sua gente, ma è anche un momento che evidenzia una grande solidarietà nazionale ...

    R. – Recently, we’ve become very very isolated ...
    In questo momento siamo molto, molto isolati, ma in questa occasione abbiamo ricevuto molta solidarietà e siamo davvero molto grati, nei confronti dei Paesi stranieri. Ho ricevuto molti messaggi di condoglianze da molti Paesi e da molte Conferenze episcopali e noi siamo molto riconoscenti per tutto questo! (ap)

    Sale dunque il bilancio delle vittime, mentre i soccorsi stanno cercando di trasferire gli sfollati in zone più facilmente raggiungibili. Al microfono di Cecilia Seppia, ci aggiorna Stefano Vecchia, giornalista raggiunto telefonicamente ad Osaka:

    R. – Bè, è una situazione che appare chiaramente di difficoltà, nonostante la forza d’animo dei giapponesi che non soltanto sopportano questo continuo stato di tensione, perché le scosse sono frequenti ed alcune molto forti; ma oltretutto, sopportano anche i disagi provocati da una minore capacità di produzione elettrica, quindi con alcuni black-out già previsti, meno cibo e meno generi di prima necessità nei negozi. In particolare, sono soprattutto gli sfollati nelle zone colpite dal terremoto e dallo tsunami – almeno 400 mila – che soffrono soprattutto il freddo. Oggi è iniziato il trasporto, lo spostamento di parte di questa gente in altre aree del Paese, più protette e soprattutto più facilmente raggiungibili, in modo che possano almeno disporre del necessario.

    D. – Per quanto riguarda, invece, la centrale di Fukushima, il primo cavo elettrico è stato connesso ad uno dei due reattori, anche se l’elettricità non è stata ripristinata e i tecnici sono al lavoro proprio per far ripartire il sistema di raffreddamento: quindi, arrivano notizie più rassicuranti …

    R. – E’ così. Diciamo che già oggi la temperatura dei reattori era scesa a livelli quantomeno accettabili. Sono stati collegati questi cavi e probabilmente domani si proverà a immettere corrente elettrica. Poi, bisognerà attendere i risultati. C’è da dire, però, che la lotta di questi giorni con i cannoni ad acqua e gli elicotteri ha di fatto messo a grave rischio quanti cercano di arrestare questa temperatura.(gf)

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    Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica

    ◊   In questa seconda Domenica di Quaresima, la liturgia ci propone il racconto della trasfigurazione di Gesù sul Tabor: il suo volto brilla come il sole e le sue vesti sono candide come la luce. Accanto a lui appaiono Mosè ed Elia. Assistono alla scena Pietro, Giacomo e Giovanni. Una voce proveniente da una nube luminosa dice:

    «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo».

    Su questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento del padre carmelitano Bruno Secondin, docente di Teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana:

    Agli abbagli delle tentazioni di domenica scorsa, si sostituisce oggi lo splendore del volto di Gesù, che brilla come il sole. E con i discepoli, anche noi siamo invitati a salire sul Tabor, per lasciarci abbagliare da Cristo “splendore dell’eterna gloria”. Pietro crede di assistere ad uno spettacolo, e vuole piantare tre tende, per onorare anche Mosè ed Elia, che conversano con Gesù. Ma non era uno spettacolo, era la rivelazione del senso della nostra vita. Siamo sul cammino della trasfigurazione, anche se attraverseremo notti e tenebre: però la luce è certa, ci arriveremo, quando Iddio vorrà. La trasfigurazione di Gesù non è proposta per bypassare il Calvario e la morte, quasi fossero incidenti di percorso, da dimenticare. Alla proposta generosa di Pietro il cielo risponde solo proclamando la compiacenza del Padre sul Figlio amato e l’invito ad un ascolto obbediente. Non un diversivo, non una curiosità, ma l’ascolto, senza resistenze, degli annunci di Cristo: annunci di sofferenza e croce, come percorso necessario e ormai prossimo. Matteo nota che alla fine rimase “Gesù solo”. Non più bagliori celesti, ma discepoli e maestro là per affrontare la vita senza alibi, per credere segretamente alla luce appena intravista. Questa è la fede, questa la via alla Pasqua di vita nuova.

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    Chiesa e Società



    Sentenza europea sul crocifisso. I vescovi: “un segno di buon senso, di saggezza e di libertà”

    ◊   Grande soddisfazione dei vescovi europei per la sentenza della Corte europea sull’esposizione del crocifisso. Per il cardinale Péter Erdő, presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee) si tratta di “un segno di buon senso, di saggezza e di libertà”. "Il carattere definitivo di questa sentenza - ha affermato - acquista un valore simbolico che va ben oltre il caso italiano come avevano testimoniato le numerose reazioni alla prima sentenza suscitate a livello europeo e mondiale. Oggi è stata scritta una pagina di storia. Si è aperta una speranza non solo per i cristiani, ma per tutti i cittadini europei, credenti e laici, che si erano sentiti profondamente lesi dalla sentenza del 3 novembre 2009 e che sono preoccupati di fronte a procedimenti che tendono a sgretolare una grande cultura come quella cristiana e a minare in definitiva la propria identità. Considerare la presenza del crocifisso nello spazio pubblico come contraria ai diritti dell’uomo sarebbe stato negare l’idea stessa di Europa. Senza il crocifisso l’Europa che oggi conosciamo non esisterebbe. Per questo motivo la sentenza è prima di tutto una vittoria per l’Europa. Sono in accordo con la Grande Camera quando lascia intendere che le questioni religiose debbano essere affrontate a livello nazionale da ogni Stato membro. Sono convinto che l’odierna sentenza contribuirà a dare fiducia nella Corte e nelle Istituzioni europee da parte di molti cittadini europei. Con essa - conclude il porporato - i giudici hanno riconosciuto che la cultura dei diritti dell’uomo non deve per forza escludere la civiltà cristiana". La Comece (Commissione delle Conferenze episcopali della Comunità europea) vede in questa decisione un riconoscimento del legittimo posto del cristianesimo nella società nonché il riconoscimento della diversità delle tradizioni culturali in Europa. "E' un fatto - rileva una nota - che in tutta Europa, vi è una varietà di modelli che regolano la questione su come trattare la religione e i simboli religiosi nelle scuole pubbliche e nella vita pubblica. Questa diversità è il risultato delle diverse tradizioni, identità e storie degli Stati membri, e risente del contesto dei diversi rapporti Chiesa-Stato". "La presenza di questo particolare simbolo religioso mira piuttosto a trasmettere valori morali fondamentali nelle scuole pubbliche. In considerazione del principio cattolico della sussidiarietà, la Comece condivide l'opinione della Corte secondo cui il livello più appropriato per poter ragionevolmente valutare tali questioni, che sono profondamente radicati nella tradizione di un determinato paese, è quello nazionale. Il crocifisso simboleggia la crocifissione e la resurrezione di Gesù Cristo. I cristiani di tutte le denominazioni vedono quindi nella croce il simbolo dell'amore globale di Dio per tutta l'umanità. Per i credenti di altre religioni e anche per i non credenti, la croce può essere considerata come un simbolo di non violenza e resistenza alle ritorsioni, la sua esposizione al pubblico ricorda a tutti gli esseri umani il rispetto della dignità umana, un principio da cui sono stati derivati tutti i diritti fondamentali". Per il presidente del Pontificio Consiglio per la nuova evangelizzazione, mons. Rino Fisichella, la sentenza è “importante perché proviene da una istituzione che ha come scopo la tutela dei diritti umani e ribadisce un principio decisivo: il Crocifisso, così come il Cristianesimo, non solo non viola alcun diritto fondamentale degli uomini ma al contrario contribuisce a identificare tali diritti”. Soddisfazione anche del cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei. "Una sentenza importante di grande buon senso e di grande rispetto per le argomentazioni che sono state presentate dal governo italiano insieme ad un numero significativo di Paesi europei che hanno condiviso questa posizione del governo Italiano" afferma il porporato, come rileva il Sir. Intervenuto al termine della Messa per il Mondo del Lavoro che si è svolta ieri pomeriggio nella Cattedrale di Genova, il cardinale ha spiegato che sono state prese "in considerazione serie argomentazioni" che "sono state riconosciute nella loro validità e questo è un segno molto positivo e apprezzabile". "Dall'altra parte - ha proseguito il porporato - c'è la libertà della religione, sia nel suo esercizio interiore, che nel suo esercizio pubblico, nei suoi simboli, soprattutto il crocifisso, che, come è noto, rappresenta ed esprime una concezione, un insieme di valori ampiamente condivisi dalla cultura e dall'antropologia occidentale che hanno nella dignità della persona, nella cultura dell'amore del dono del sacrificio della dedizione quindi della solidarietà un punto fondamentale". "Questa sentenza - ha concluso il cardinale Bagnasco - è un passo importante anche dal punto di vista giuridico perché afferma e rispetta anche il principio giuridico dei singoli dei Paesi e delle singole tradizioni dei Paesi europei". Anche il presidente della Conferenza episcopale tedesca, mons. Robert Zollitsch, ha espresso soddisfazione per la decisione della Grande Camera della Corte europea per i diritti dell'uomo, che ha assolto l’Italia dall’accusa di violazione dei diritti umani sulla questione del crocifisso nelle scuole. La Corte – ha affermato il presule, come riferisce il Sir - ha dimostrato “sensibilità per il significato della Croce come simbolo religioso e culturale”. “Per l’identità dell’Europa nel suo complesso e dei singoli Paesi europei è fondamentale poter conservare e trasmettere i propri valori e tradizioni”. Infatti, “la Croce è simbolo in modo particolare della cultura europea e dei suoi valori, forgiata in modo sostanziale dall’influsso cristiano. Essa simboleggia ad esempio la pace, l’umanità, la solidarietà e i diritti umani, ineludibili anche per la democrazia secolare”. “Se non vuole perdere la propria identità, lo Stato deve poter riconoscere i propri valori, radici e tradizioni, ovviamente senza imporre una religione ad alcuno. La Croce nelle aule scolastiche è un’espressione discreta del riconoscimento dello Stato della propria identità, dei propri valori e delle proprie radici”, ha concluso mons. Zollitsch, sottolineando che la sua presenza nelle scuole “non prescrive né costringe alcunché” a chi non è di fede cristiana. (A cura di Sergio Centofanti)

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    L’intervento dell’Unicef per i bambini giapponesi

    ◊   L’Unicef è accanto ai bambini del Giappone colpiti dal terremoto e dallo tsunami con una raccolta fondi a loro destinata. Nei giorni scorsi, inoltre, una delegazione sul posto dell’agenzia delle Nazioni Unite per l’infanzia ha visitato le zone dove l’emergenza è più pressante distribuendo kit per l’igiene personale a donne e bambini, mettendo a disposizione esperti nella protezione dei minori e monitorando la situazione con l’obiettivo di far ripartire le attività scolastiche in tempo per il nuovo anno che inizierà i primi di aprile. (R.B.)

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    Acnur: rischio di un esodo di massa dalla Libia verso Egitto e Tunisia

    ◊   L’Alto commissariato delle Nazioni Unite (Acnur) per i rifugiati lancia l’allarme sull’esodo di massa dei libici che ogni giorno si riversano ai confini del Paese: si calcola che finora a scappare dalla Libia siano state oltre 300mila persone, delle quali 158mila si sono dirette in Tunisia, 128mila in Egitto, novemila in Algeria e quattromila in Niger. Alla frontiera tunisina si avvertono colpi di arma da fuoco provenienti dalle aree interne della Libia e lungo la strada che da Tripoli conduce verso Rad Adjir, testimoni raccontano di posti di blocco, molestie e confische di beni da parte dei soldati filogovernativi. In particolare, fuggire verso il confine è diventato particolarmente pericoloso per gli uomini soli che rischiano di essere arruolati con la forza nell’esercito. La situazione non è migliore alla frontiera con l’Egitto, dove l’Acnur sta collaborando con il governo locale nella gestione dei flussi dell’esodo dei libici che sono aumentati a ritmi serratissimi, soprattutto in seguito ai bombardamenti su Bengasi. Molti fuggitivi cercano di raggiungere l’Egitto per essere curati, dal momento che nell’ospedale di Bengasi non c’è più posto, ma ci sono molti palestinesi fermi dal lato libico del confine. Si ha notizia, inoltre, di alcuni rifugiati eritrei che, essendo scappati dal conflitto nel loro Paese, non possono rivolgersi alla propria ambasciata. Molti altri rifugiati, infine, sarebbero ancora nascosti in Libia, con le scorte di cibo che si stanno rapidamente esaurendo. (R.B.)

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    Costa d’Avorio: precipita la situazione umanitaria a causa degli scontri

    ◊   Quella appena trascorsa in Costa d’Avorio, e in particolare nei dintorni della capitale Abidjan, è stata la settimana più cruenta dall’inizio della crisi seguita alle elezioni di novembre. A comunicarlo è l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Acnur) che sta trovando difficoltà di movimento nel portare aiuti alla popolazione. In particolare, scontri violenti si sono registrati nel distretto metropolitano di Abobo, dove si contano 25 vittime, e a Williamsville, dove sono stati dati alle fiamme un mercato, una trentina di negozi e una stazione di polizia; mentre una stazione radio è stata attaccata ad Adjamé e colpi di arma da fuoco sono stati avvertiti nell’area di Yopougon. L’acuirsi degli scontri, ovviamente, ha causato un aumento degli sfollati e della popolazione in fuga, principalmente dalle aree di Williamsville, Paillet e Plateau-Dokui; nelle zone, invece, di Anyama, Ahouabo e Akoupe è più difficile per la gente spostarsi: a Duékoué, nell’ovest del Paese, sembra che siano bloccate fra le tre e le cinquemila persone all’interno di una missione cattolica. Le fughe di massa, inoltre, stanno causando pressione ai confini: si calcola che presto per la frontiera con la Liberia saranno transitate centomila persone e un aumento di flussi si registra anche in direzione Ghana. La situazione si sta ripercuotendo anche sui rifugiati politici liberiani presenti in Costa d’Avorio: a breve saranno rimpatriati coloro i quali hanno scelto di tornare in Liberia. (R.B.)

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    L’Onu lancia l’allarme: sempre più preoccupante la situazione in Sudan

    ◊   Resta critica la situazione in Sudan, dove alla violenza mai sopita del Darfur si aggiungono le tensioni inerenti alla secessione del sud (che sarà effettiva nel mese di luglio) e in particolare l’aggravarsi della crisi nella regione di Abyei, all’interno dell’area di transizione. Preoccupazione è stata espressa dall’esperto indipendente dell’Onu, il giudice Mohamed Chande Othman, che ha evidenziato due problematiche: il referendum ritardato nella zona di Abyei e le restrizioni alla circolazione dei meridionali. La situazione di Abyei, nello specifico, riguarda l’attuazione degli aspetti residui dell’accordo firmato nel 2005, inerenti alla demarcazione dei confini, l’attribuzione della cittadinanza, la condivisione della ricchezza e dei beni, le consultazioni popolari nel Nilo azzurro e nello Stato del Kordofan. Nel nord del Paese, invece, a destare timori è la repressione dei dissidenti politici, che si concretizza nell’aumento degli arresti e delle detenzioni prolungate, e le continue violazioni delle libertà fondamentali, incluse la libertà d’espressione, di riunione e di associazione. A tutto questo, come detto, si somma la situazione del Darfur, dove imperversano gli scontri tra gruppi armati e forze governative e dove si auspica l’avvio di un processo di pace che affronti le cause a livello profondo, partendo, ad esempio, dalla marginalizzazione economica della regione. (R.B.)

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    Il presidente del Nepal rassicura il nunzio: “Le minoranze religiose vanno tutelate”

    ◊   In un incontro con il nunzio apostolico nel Paese, mons. Salvatore Pennacchio, il presidente del Nepal, Ram Baran Yadav ha assicurato che farà tutto il possibile per difendere le minoranze religiose, protestanti e cattoliche in particolare, da eventuali attacchi di estremisti indù. Nei giorni scorsi, infatti, riferisce l'agenzia AsiaNews, il riacuirsi delle tensioni interreligiose aveva indotto il nunzio apostolico a esprimere pubblicamente la propria preoccupazione per il rispetto dei diritti umani e a chiedere alle autorità garanzie di maggiore sicurezza. In effetti la polizia ha recentemente sventato una serie di attacchi del Nepal Defence Army e il portavoce del presidente, Rajendra Dahal, ha dovuto ammettere che in questi mesi c’è stato un incremento delle attività terroristiche. “Cristiani e cattolici devono essree rispettati come tutte le altre minoranze religiose – ha ribadito anche il segretario del Consiglio dei ministri, Madhav Prasad Ghimire – in uno Stato laico dovrebbe prevalere l’attenzione alla libertà religiosa”. Una delle principali cause dell’aumento di questo fenomeno, infine, è l’instabilità politica del Paese: il conflitto interno all’esecutivo tra comunisti e maoisti, infatti, finora non ha permesso di nominare un ministro dell’Interno. (R.B.)

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    Malaysia. Cristiani contro il governo: vuole controllare la pubblicazione delle Bibbie

    ◊   Torna a rinfocolarsi la polemica tra il governo della Malaysia e le Chiese cristiane del Paese sulle 35mila Bibbie ferme da due anni nei porti di Klang e di Kughing e che i cristiani si rifiutano categoricamente di ritirare. Sulle “Kitab” (è questo il nome della Bibbia in bahasa, la lingua malese), infatti, il ministero dell’Interno ha apposto il proprio sigillo che sancisce l’uso esclusivo e riservato di queste Bibbie ai cristiani, senza, però, il consenso della Società biblica della Malaysia. Su ogni esemplare, inoltre, è stato stampigliato un numero di serie, in modo da identificare le spedizioni e tracciare i volumi anche a distanza di tempo. “Ciò è profondamente offensivo per i cristiani – si è rivoltato il presidente della Federazione cristiana della Malaysia (Cfm), il vescovo Ng Moon – la Bibbia, la Parola di Dio viene così trattata alla stregua di un prodotto controllato dall’uomo e di una pubblicazione sovversiva”. La Cfm ha smentito la voce circolata sul raggiungimento di un accordo con l’esecutivo: “Non accetteremo mai una sconsacrazione della Bibbia – ha aggiunto – ogni persona che rispetta le Sacre Scritture sarebbe inorridita da questa situazione perché per noi la Parola di Dio è sacra”. La Cfm, riferisce l'agenzia AsiaNews, si chiede come le Scritture possano diventare una minaccia per la sicurezza nazionale, quando, invece, “un numero incalcolabile di noi le trova utili a portare speranza e guarigione a vite infrante” e fa appello ai cristiani del Paese affinché si uniscano nel rifiuto di ogni sorta di controllo. (R.B.)

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    Filippine: continua l'azione dei vescovi contro la legge sulla salute riproduttiva

    ◊   Non si arresta la battaglia della Chiesa filippina contro la legge sulla salute riproduttiva (Reproductive Health Bill – Rh). La prossima settimana – riferisce l’agenzia dell’episcopato CbcpNews - i vescovi celebreranno a Manila una solenne Messa di ringraziamento a tutti coloro che si sono battuti per bloccare l’approvazione del controverso provvedimento. A presiederla nella cattedrale della capitale sarà l’arcivescovo di Manila, cardinale Gaudencio Rosales. Insieme a lui i membri del Consiglio permanente della Conferenza episcopale (Cbcp) e altri vescovi e sacerdoti. La celebrazione – ha dichiarato il segretario generale della Cbcp mons. Juanito Figura – vuole essere “un modo per ringraziare gli sforzi sinora compiuti in difesa della vita” e per promuovere l’autentico bene dei filippini, compresi i non nati. Un modo quindi “per elogiare in particolare l’impegno dei nostri legislatori, poiché è soprattutto al Congresso che si svolge la battaglia”. Alla Messa pro-life seguirà il 25 marzo una grande manifestazione sempre a Manila guidata dallo stesso cardinale Rosales. “Questa manovra orchestrata istigata dai nemici della vita dentro e fuori dal Paese deve essere fermata”, ha dichiarato il porporato. “Resteremo uniti contro l’assalto alla vita e ai suoi valori”. Il braccio di ferro sul Reproductive Health Bill va avanti ormai da più di quattro anni. Il provvedimento rifiuta l’aborto clinico, ma promuove un programma di pianificazione familiare, che impedisce alle coppie di avere più di due figli, pena il pagamento di una sanzione e in alcuni casi il carcere. A sostegno del programma essa sponsorizza la diffusione in tutte le scuole e luoghi pubblici di pillole anticoncezionali, finora vietate per legge, preservativi e promuove la sterilizzazione volontaria. Chiesa e associazioni cattoliche pro-vita sostengono invece il Natural Family Programme (Nfp), che mira a diffondere tra la popolazione una cultura della responsabilità e dell’amore basata sui valori cristiani. (L.Z.)

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    Indonesia: allarme per il vulcano Karangetan, 600 evacuati

    ◊   È allarme in Indonesia per il vulcano Karangetan, che da ieri ha ripreso le attività con fuoriuscita di lava, emissione di gas e nuvole di fumo per almeno sette volte, senza causare vittime né danni. Le autorità hanno disposto l’evacuazione di circa 600 persone, residenti in tre villaggi alle pendici del vulcano, alto quasi 1800 metri, che si trova sull’isola di Siau, al largo delle coste dell’isola di Sulawesi. L’ultima eruzione del vulcano risale all’agosto dell’anno scorso, in cui rimasero uccise quattro persone, mentre 300 vittime ci sono state tra l’ottobre e il novembre del 2010 per l’eruzione del vulcano Merapi sull’isola di Giava. Il capo del Centro per la vulcanologia e la riduzione dei disastri geologici, Surono, ricorda che l’Indonesia è l’arcipelago più grande del mondo e sorge sul cosiddetto “Ring of Fire”, l’arco di vulcani e faglie che circonda il bacino del Pacifico. (R.B.)

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    Australia: le Pom accanto agli aborigeni sfollati per le inondazioni

    ◊   Le Pontificie Opere Missionarie australiane (Pom), attraverso l’Home Fund, hanno finanziato un nuovo centro di spiritualità dedicato ai profughi aborigeni della comunità di Gija a Warmun, nella regione dell’East Kimberley, Australia occidentale, le cui abitazioni sono state spazzate via dalle inondazioni del 13 marzo scorso. Nell’area, riporta l'agenzia Fides, sono state evacuate 500 persone che hanno trovato riparo nel vicino Mirrilingki Spirituality Centre, mentre sono stati riportati danni anche dalla scuola cattolica Ngalangangpum. Il vescovo della diocesi di Broome, mons. Chris Saunders, ha espresso la propria contentezza per il fatto che le inondazioni non hanno provocato vittime, ma al tempo stesso ha lanciato l’allarme sulla situazione di Warmun, che via terra continua a essere isolata: il salvataggio delle persone, infatti, è possibile solo grazie agli elicotteri che portano gli sfollati in sistemazioni temporanee a Halls Creek e Kununurra. (R.B.)

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    Etiopia. Il vescovo di Nekempte: motivi politici dietro le violenze interreligiose

    ◊   Dietro alle violenze dei giorni scorsi tra cristiani e musulmani nell’Etiopia sud-occidentale ci sono estremisti che cercano di “usare la religione per destabilizzare la pace e i conseguenti conflitti a fini politici”. È quanto afferma all’agenzia Cns mons. Theodorus van Ruijven, vescovo di Nekempte. Nell’intervista il presule di origine olandese conferma che i rapporti interreligiosi tra la maggioranza musulmana e la minoranza cristiana nella zona stanno peggiorando in modo preoccupante, grazie all’istigazione di alcuni predicatori islamici provenienti anche dalla vicina Somalia. Gli scontri, scoppiati il 2 marzo scorso con l’accusa da parte di un musulmano ad alcuni cristiani di aver dissacrato una copia del Corano, hanno causato almeno un morto e una dozzina di feriti, l’incendio di diverse chiese e scuole protestanti e ortodosse e altri danni materiali. Finora essi non hanno coinvolto la piccola comunità cattolica locale (appena l’1% della popolazione), nei cui confronti - ha detto mons. van Ruijven - i musulmani hanno sinora avuto “un atteggiamento diverso”. Secondo il presule, anche l’atteggiamento di alcuni gruppi protestanti locali ha contribuito ad alimentare il clima di scontro con la comunità musulmana. Chiarezza su quanto accaduto è stata chiesta dal pastore Wakseyoum Idosa, presidente della Chiesa evangelica etiopica il quale ha dichiarato che i leader cristiani stanno lavorando insieme al Consiglio Supremo Islamico etiopico per ripristinare la pace nella regione. I leader musulmani locali hanno promesso, da parte loro, di aiutare la ricostruzione degli edifici distrutti, mentre il Primo Ministro Meles Zanawi si è impegnato a compiere “passi concreti” per prevenire futuri disordini. (L.Z.)

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    Congo: all'esame delle Conferenze episcopali d'Africa i piani pastorali su giustizia e pace

    ◊   Come mettere in pratica il Messaggio finale e le Proposizioni della seconda Assemblea speciale per l’Africa del Sinodo dei vescovi svoltosi nell’ottobre 2009 a Roma sul tema della missione della Chiesa nella riconciliazione, nella giustizia e nella pace in Africa. Su questo tema, riferisce il sito www.cendo.cd, discutono fino a domani a Kinshasa, nella Repubblica Democratica del Congo, al Centro d’accoglienza Caritas, i segretari generali delle conferenze episcopali africane. L’incontro è stato organizzato dal segretariato generale del Simposio delle conferenze episcopali d’Africa e Madagascar (Sceam) e verterà sui piani strategici di comunicazione e di collaborazione fra le Chiese africane. Lo scopo è quello di condividere le esperienze post-sinodali e di esaminare le sfide e le priorità per un migliore impegno pastorale a favore della riconciliazione, della giustizia e della pace. (T.C.)

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    Accoglienza solenne per le spoglie di Santa Teresa di Lisieux a Gerusalemme

    ◊   Grande festa mercoledì scorso a Gerusalemme per l’arrivo delle reliquie di Santa Teresa di Lisieux, per la prima volta in Terra Santa. Al suo arrivo, riferisce l'agenzia Zenit, sono state accolte all’aeroporto da una delegazione guidata dal nunzio apostolico Antonio Franco e dai rappresentanti dell’associazione dei Carmelitani di Terra Santa, dove le spoglie della Santa resteranno fino al 31 maggio. Il culmine della celebrazione è stata la processione presso la Santa porta di Jaffa, che dà accesso al quartiere cristiano della Città vecchia fino alla Basilica patriarcale dove il reliquiario è stato esposto per tutto il giorno alla venerazione dei fedeli e si è conclusa con la celebrazione dei Vespri da parte del Patriarca latino di Gerusalemme, mons. Fouad Twal, che ha espresso così la sua gioia: “La più grande Santa dei tempi moderni ci viene oggi incontro”. “È una grande grazia per la Chiesa locale - gli ha fatto eco mons. Franco – Teresa parlerà alle anime di coloro che apriranno il cuore”. Dopo Gerusalemme, queste le altre tappe del pellegrinaggio della Santa: Haifa, Nazareth, Tiberiade, poi la Domus Galilaeae, la sede dei Carmelitani a Nazareth la domenica della Palme, Gerusalemme e Betlemme nel corso della Settimana Santa, per finire con Ramallah, Gerico e Gaza. (R.B.)

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    I vescovi tedeschi presentano il programma del dialogo per le riforme

    ◊   Il ruolo della fede e della Chiesa nella società moderna: questi i temi al centro di una serie di congressi, manifestazioni e occasioni di dialogo che la Chiesa tedesca promuoverà entro il 2015, secondo il programma generale per le riforme presentato nei giorni scorsi a Paderborn. Il presidente dei vescovi della Germania, mons. Robert Zollitsch, ha specificato che ogni anno l’attenzione si concentrerà su un argomento particolare relativo ai compiti fondamentali della Chiesa. Il momento culminante del 2011, inoltre, sarà la due giorni dell’8 e del 9 luglio prossimi a Mannheim, dove il processo di dialogo sarà inaugurato, che precede la visita del Santo Padre prevista in settembre. A seguire il Congresso eucaristico nazionale a Colonia nel 2013 e le Giornate dei cattolici che si svolgeranno dal 2012 al 2014. In queste occasioni i presuli non mancheranno di affrontare temi come il celibato, la morale sessuale o la situazione dei separati risposati e delle famiglie interconfessionali. (R.B.)

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    Irlanda: ha preso il via il pellegrinaggio della Campana del Congresso Eucaristico

    ◊   Prosegue ad Armagh, in Irlanda, il pellegrinaggio della Campana del Congresso Eucaristico, che toccherà tutte le diocesi del Paese in vista del 50.mo raduno internazionale sull’Eucaristica del giugno 2012 a Dublino. La campana, che proviene dal Convento domenicano di Portstewart (Contea di Derry) ed è stata utilizzata per annunciare il Grande Giubileo del 2000 a Glendalolough (Contea di Wicklow), simboleggerà l’invito alla fede, alla preghiera, alla riconciliazione e alla missione, elementi portanti della fede del cristiano e punti focali della preparazione spirituale al Congresso promossa da diocesi e parrocchie. Nel corso dei prossimi mesi, gli appuntamenti organizzati intorno al pellegrinaggio della campana diffonderanno gli obiettivi pastorali del raduno eucaristico, invitando i cristiani a dare una comune testimonianza al Vangelo di Cristo in una società sempre più secolarizzata e a partecipare attivamente alla preparazione e allo svolgimento del grande evento eucaristico del prossimo anno. Dopo una sosta di due settimane nell’arcidiocesi di Armagh, la Campana raggiungerà all’inizio di aprile prossimo la diocesi di Down and Connor; completata la visita alle altre comunità cattoliche irlandesi, tornerà ad Armagh il 10 giugno 2012 in occasione dell’apertura del Congresso Eucaristico. (M.V.)

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    Portogallo: il Patriarca di Lisbona inaugura l’anno giudiziario

    ◊   “Se sarete tra quanti soffrono, abbiate coraggio, non vi scoraggiate, perché vi è destinato il Regno di Dio”. Così il Patriarca di Lisbona, cardinale José Policarpo, si è rivolto agli operatori della giustizia nell’omelia della messa che si è svolta mercoledì scorso nella cattedrale di Lisbona in occasione dell’apertura dell’anno giudiziario. Il porporato si è soffermato sulla concezione della giustizia in una prospettiva religiosa, che significa riconoscere la grandezza e la dignità dell’uomo per come Dio lo ha creato e lo desidera. Una vera promozione della giustizia “non può limitarsi all’orizzonte concreto dell’immediato, ma presuppone un processo culturale e un ideale esigente di umanità – sono state le sue parole riferite dalla Zenit – non basta essere considerati giusti, bisogna esserlo”. Il Patriarca di Lisbona individua nella società di oggi “moltitudini assetate di giustizia” e la creazione di una “coscienza collettiva che esige riforme nella giustizia. Ma questa richiesta collettiva deve essere ascoltata – ha aggiunto – deve mobilitare tutti noi affinché siamo giusti, perché solo gli uomini giusti possono costruire una società giusta”. Un servizio giudiziario, allora, è solo un mezzo in questa ricerca della giustizia e uno Stato di diritto è solo “una dimensione di una società giusta, in cui la dignità dell’uomo sia rispettata e promossa”. (R.B.)

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    Parigi: pellegrinaggio dei padri di famiglia sulle orme di San Giuseppe

    ◊   ”Sui passi di san Giuseppe”: è il tema del pellegrinaggio che i padri di famiglia dell’arcidiocesi di Parigi compiono oggi nel cuore della capitale francese su invito del cardinale arcivescovo André Vingt-Trois. L’iniziativa, che si colloca nel quadro dell’anno diocesano “Parrocchie in missione, famiglia e gioventù”, è una novità per Parigi ma si rinnova da alcuni anni a Cotignac (Provenza) e a Vézelay (Borgogna), dove confluiscono partecipanti da tutta la Francia. Nel tempo della Quaresima, stagione di conversione e di rinnovamento, e alla scuola di san Giuseppe, i papà parigini rifletteranno sulla libertà dell’amore coniugale, sul loro ruolo di protettori e custodi del nucleo familiare e sul loro compito nel contesto ecclesiale. La prima tappa del pellegrinaggio, presso la chiesa di san Giuseppe del Carmelo, offrirà ai convenuti una meditazione sulla paternità a cura del padre Alexis Leproux, docente alla Facoltà Notre Dame; si riprenderà quindi il cammino lungo le strade di Parigi in direzione della Chiesa di san Giuseppe Artigiano, dove una Messa solenne sarà celebrata da mons. Jérôme Beau, vescovo ausiliare arcidiocesano. Al termine i pellegrini raggiungeranno in processione la basilica del Sacro Cuore di Montmartre per una Veglia di preghiera presieduta dall’ausiliare di Parigi, mons. Eric de Moulins-Beaufort, che proseguirà con l’Adorazione Eucaristica notturna. (A cura di Marina Vitalini)

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    Al Regina Apostolorum un incontro su giovani e mass media

    ◊   Domani, domenica 20 marzo, alle 17.00, a Roma, nell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum (via degli Aldobrandeschi 190), si terrà un incontro organizzato da “Crescere in Famiglia”, progetto del movimento Regnum Christi e della congregazione dei Legionari di Cristo, sul tema dei rapporti tra i giovani e i mezzi di comunicazione: giornali, televisioni, radio, Internet, social network, musica, cinema, fumetti, cartoni animati… Sono tanti i messaggi che i ragazzi ricevono, oggi, dai mass media. Come aiutare le nuove generazioni ad orientarsi in questo mondo? Ne parleranno lo psicologo Ettore De Monte e il giornalista Carlo Climati nel seminario “Mezzi di comunicazione: una strada da percorrere insieme”. L’iniziativa fa parte del ciclo di incontri “Il mondo degli adolescenti: comunicare per essere liberi”, aperti contemporaneamente a giovani e adulti su temi che sono spesso vissuti in maniera conflittuale. La finalità è quella di proporre alle due diverse generazioni un tema sul quale confrontarsi, partendo, però, da una base formativa comune. L’intento è di offrire alcune chiavi di lettura per interpretare i reciproci messaggi sul modo di vivere ciascuna tematica, al fine di facilitare la comunicazione e la comprensione dei rispettivi atteggiamenti, utilizzando un linguaggio costruttivo e propositivo. (S.C.)

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    24 Ore nel Mondo



    Yemen: 52 i morti nella strage di Sanaa, la polizia spara ad Aden

    ◊   E’ sempre alta tensione nello Yemen. Dopo gli scontri di ieri nella capitale Sana'a, costati la vita ad almeno 52 persone, in mattinata la polizia ha sparato di nuovo sui manifestanti ad Aden, nel sud del Paese. Un primo bilancio parla di 4 feriti. Intanto anche oggi, decine di migliaia di persone sono scese in piazza del Cambiamento nella capitale per chiedere le dimissioni del presidente Ali Abdullah Saleh, da 32 anni al potere. Dura la condanna della comunità internazionale, a partire da quella del presidente Usa, Obama, del responsabile della politica estera Ue, Catherine Ashton e del segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon.

    Siria: quattro manifestanti uccisi da forze dell’ordine
    Le proteste antigovernative raggiungono anche la Siria. Almeno 4 persone sono morte e altre decine sono rimaste ferite in scontri tra polizia e manifestanti ieri sera a Deraa, nel sud del Paese, dove migliaia di cittadini sono scesi in piazza in quello che è stato battezzato il “venerdì della dignità”. Da Washington è arrivata la dura condanna della Casa Bianca per ogni atto di violenza contro i civili, critiche anche dall’Onu che definisce la repressione "inaccettabile". Intanto, un’imponente manifestazione organizzata tramite Facebook è prevista oggi ad Homs, a nord di Damasco.

    Sciiti in piazza in Iraq e in Iran contro la rivolta in Bahrein
    Diverse migliaia di sciiti iracheni sono tornati a manifestare stamani nel sud dell'Iraq contro la repressione delle proteste sciite nel Bahrein e l’invio di truppe saudite a Manama, mentre da ieri il parlamento di Baghdad ha sospeso per dieci giorni i lavori in segno di dissenso contro l’uso della forza da parte delle autorità nell’arcipelago del Golfo. Manifestazione anche in Iran dove centinaia di manifestanti hanno preso d’assalto il consolato saudita di Mashhad, chiedendo la fine della repressione in Baherin.

    Egitto: seggi aperti per referendum sulle riforme costituzionali
    Seggi aperti da questa mattina in Egitto per il referendum sulle riforme costituzionali che dovrebbero consentire entro sei mesi le prime elezioni libere dopo la cacciata di Hosni Mubarak, avvenuta l'11 febbraio. I 45 milioni di aventi diritto dovranno esprimersi tra l’altro sulla limitazione del numero di mandati presidenziali, sull’allentamento delle restrizioni per candidarsi, sul rafforzamento del controllo della magistratura sulle elezioni e sull’abolizione del potere presidenziale di ordinare processi militari contro i civili. Contrari alcuni esponenti dell’opposizione come Mohammed El Baradei che chiede una Costituzione completamente nuova prima di andare alle urne.

    Immigrazione: nuovi sbarchi, Lampedusa al collasso
    Situazione sempre più critica a Lampedusa dove il centro di accoglienza è al collasso con quasi 3 mila persone, a fronte di 850 posti disponibili. Altri 378 migranti sono sbarcati nella notte sull’isola siciliana. Tra i migranti, per lo più provenienti dal Maghreb, molte donne e bambini. Solo ieri erano giunti sull’isola altre 500 persone. Oggi è previsto l’arrivo dell’esercito e dovrebbero riprendere i trasferimenti degli immigrati verso altri centri italiani.

    Brasile
    In Brasile, un corteo di protesta contro la visita del presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, si è trasformato in una vera e propria guerriglia tra manifestanti e polizia, questa notte a Rio de Janeiro. All’origine dei disordini, il lancio di una bottiglia molotov contro il consolato Usa della città che avrebbe ferito una guardia di sicurezza. La polizia ha risposto con spari di pallottole di gomma e bombe lacrimogene. In mattinata, il presidente Obama giungerà a Brasilia dove sarà ricevuto dalla presidente del Brasile, Dilma Rousseff. Domenica invece, è atteso a Rio de Janeiro dove fra l’altro visiterà con la famiglia una favela. (Panoramica internazionale a cura di Cecilia Seppia e Maria Pia Iacapraro)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 78

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli e Miriam Ayele.