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Sommario del 11/03/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI alla "Pro Petri Sede": lottare contro la povertà urgenza del nostro tempo
  • Altre udienze e nomine
  • "Gesù di Nazaret" di Benedetto XVI. Il cardinale Ouellet: avvicina al vero volto di Dio. Magris: libro del dialogo
  • L'impegno del Papa e della Chiesa per il Burundi: intervista con il cardinale Sarah
  • Il cardinale Koch a Mosca: dialogo dell'amore e della verità con la Chiesa ortodossa russa
  • Mons. Tomasi all’Onu: le ideologie non minaccino la libertà religiosa
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Terremoto e tsunami in Giappone: centinaia di morti. Il nunzio: un disastro terribile
  • Libia: violenti combattimenti a Ras Lanuf. L'Ue a Gheddafi: lasci il potere
  • Scontri in Egitto dopo l'attacco a una chiesa: musulmani e cristiani uniti contro le violenze
  • Presentato il documento conclusivo della 46.ma Settimana Sociale dei cattolici italiani
  • La nostalgia di Dio nella cultura contemporanea al centro dei Dialoghi in cattedrale
  • Concerto per il bicentenario di Liszt all'Accademia di Santa Cecilia a Roma
  • Chiesa e Società

  • Libia: la Chiesa è impegnata ad infondere coraggio ai fedeli rimasti
  • Egitto: l'Imam di Al-Azhar condanna le violenze contro i cristiani
  • Costa d'Avorio: incontro del nunzio apostolico con i rifugiati ad Abidjan
  • Pakistan: Giustizia e Pace chiede più impegno sui mandanti dell’omicidio Bhatti
  • Il Parlamento Europeo chiede di far luce sul delitto Bhatti e di continuare la sua opera
  • India: torna in carcere il responsabile dei pogrom anticristiani del 2008
  • Kuwait: la Vergine Maria proclamata "Nostra Signora d’Arabia"
  • Usa: l’impegno dei vescovi fondamentale per l’abolizione della pena di morte in Illinois
  • I vescovi Usa erogano borse di studio destinate al continente africano
  • Elezioni amministrative in Sri Lanka: candidati cattolici e buddisti fianco a fianco
  • Messico: il plauso dei vescovi al progetto di riforma costituzionale
  • Il Primate del Perù: “Una società che non si risveglia dal crimine dell'aborto ha un cancro”
  • La Chiesa australiana contro la detenzione dei migranti nei centri di accoglienza
  • Il cardinale Bagnasco: educare l'uomo al gusto della verità
  • Lettera pastorale del vescovo di Hong Kong per la Quaresima
  • Caritas Austria: avanti il lavoro contro la pratica dei matrimoni forzati degli immigrati
  • Germania: madre in carcere per aver vietato ai figli le lezioni di educazione sessuale
  • Focolari: domani la Giornata ecumenica internazionale nel ricordo di Chiara Lubich
  • La Gmg di Madrid 2011 sarà un evento ecosostenibile
  • 24 Ore nel Mondo

  • Manifestazioni antigovernative in Arabia Saudita, Riad blindata
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI alla "Pro Petri Sede": lottare contro la povertà urgenza del nostro tempo

    ◊   Un dono "generoso” per le popolazioni di Haiti. A consegnarlo questa mattina a Benedetto XVI sono stati gli appartenenti all’Associazione caritativa Pro Petri Sede, ricevuti in udienza nell’Aula del Concistoro del Vaticano. La condivisione dei beni, ha affermato il Papa, esprime quel "servizio della carità" proprio della Chiesa. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    “C’è più gioia nel dare che nel ricevere”, si legge negli Atti degli Apostoli. Benedetto XVI ha ricordato questa frase nel ringraziare l’antica Associazione del Benelux, la Pro Petri Sede, che anche quest’anno ha voluto contribuire alla carità del Papa, in particolare in favore di un Paese colpito l’anno scorso da una grave calamità:

    “La généreuse offrande que vous apportez…
    Il generoso dono che voi portate oggi al successore di Pietro, gli permette di aiutare le popolazioni così duramente provate negli ultimi tempi, in particolare quelle di Haiti. Il servizio della carità appartiene alla natura stessa della Chiesa (...) Fornendo l’indispensabile assistenza materiale, la Chiesa può anche portare l'attenzione del cuore e dell'amore alle persone provate, che ne hanno così tanto bisogno”.

    Benedetto XVI ha collegato il contributo ricevuto dalla "Pro Petri Sede" al tempo della Quaresima, un periodo nel quale i valori del “digiuno, della preghiera e della condivisione” – ha detto – fanno emergere con più nitidezza “l'urgenza della nostra responsabilità verso i poveri del nostro tempo”:

    “En contribuant à lutter contre la pauvreté…
    Contribuire alla lotta contro la povertà, praticare la condivisione e l’elemosina ci avvicinano agli altri. Lo sapete, il dono è nulla senza l’amore che l’anima e i legami fraterni che si intrecciano (...) Infatti, praticando la condivisione con il prossimo, noi sperimentiamo, attraverso la gioia, che la pienezza di vita viene dall'amore di Dio. Così, l’elemosina ci avvicina a Dio e ci invita alla conversione”.

    Il Papa ha concluso ringraziando l’Associazione, perché - sostenendo chi è in difficoltà - ingaggia una “lotta contro ciò che avvilisce e degrada la dignità di ogni persona, creata a immagine di Dio”.

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina anche mons. Héctor Miguel Cabrejos Vidarte, arcivescovo di Trujillo, presidente della Conferenza episcopale peruviana, e padre Bruno Cadoré, maestro generale dell'Ordine dei Frati Predicatori (Domenicani).

    Negli Stati Uniti, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Pensacola-Tallahassee, presentata da mons. John Huston Ricard, in conformità al canone 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico.

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    "Gesù di Nazaret" di Benedetto XVI. Il cardinale Ouellet: avvicina al vero volto di Dio. Magris: libro del dialogo

    ◊   Un milione e duecentomila copie: questa la prima tiratura del libro di Benedetto XVI, “Gesù di Nazaret – Dall’ingresso in Gerusalemme fino alla Risurrezione”. Il volume, che è stato presentato ieri pomeriggio in una Sala Stampa Vaticana gremita di giornalisti, è da ieri nelle librerie in 7 lingue a cui si aggiungerà a fine marzo la traduzione in croato. Seguirà poi la traduzione in altre 13 lingue, mentre è già disponibile nella forma digitale dell’e-book. A presentare l’opera del Papa, c’erano in Sala Stampa, con il direttore padre Federico Lombardi, il cardinale Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i Vescovi, e il prof. Claudio Magris, scrittore e germanista. Lo scrittore, accompagnato dalla consorte, è stato ricevuto oggi dal Papa. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    “Un’opera che avvicina il lettore al vero volto di Dio in Gesù Cristo”: il cardinale Marc Ouellet ha definito così la seconda parte del libro di Joseph Ratzinger su Gesù di Nazaret. Un testo, ha proseguito, che rappresenta “l’aurora di una nuova era dell’esegesi” teologica, ma che al tempo stesso susciterà interesse non solo tra gli esperti ma anche tra i fedeli:

    “Gesù di Nazaret è più di un libro, è una testimonianza commovente, affascinante e liberatrice”.

    Il porporato ha sottolineato come da questo volume esca rafforzato il legame tra Cristianesimo ed ebraismo ed ha quindi messo l’accento sulla dimensione del dialogo fortemente presente in questo libro:

    “In quest’opera vedo un grande invito al dialogo su ciò che è essenziale del cristianesimo, in un mondo in cerca di punti di riferimento, in cui le differenti tradizioni religiose faticano a trasmettere alle nuove generazioni l’eredità della saggezza religiosa dell’umanità”.

    Questo testo, ha soggiunto, propone un dialogo all’interno della Chiesa, con le altre confessioni cristiane, con gli ebrei e anche con le altre tradizione religiose “sul senso di Dio e dell’uomo che emana dalla figura di Gesù così propizia alla pace e all’unità del genere umano”. E sarà anche una ricchezza a cui attingere per l'attività pastorale:

    “Questo libro avrà un effetto liberatorio per stimolare l’amore della Sacra Scrittura, per incoraggiare la lectio divina e per aiutare i preti a predicare la Parola di Dio”.

    I fedeli, è il suo invito, devono dunque essere grati al Papa per l’umile servizio reso alla Chiesa e al mondo in non facili circostanze e con “i condizionamenti che si possono intuire”. Il Santo Padre, ha concluso il porporato canadese, “tiene la mano di Gesù sulle onde burrascose e ci tende l’altra mano". Anche il prof. Claudio Magris ha sottolineato l’aspetto della volontà di dialogo, anche con i non credenti, portata avanti dal Papa con questo libro:

    “Credo che questo libro di per sé dovrebbe assolutamente favorire il dialogo proprio perché non c’è assolutamente niente di impositivo. E’ un libro che è fatto per il dialogo”

    Il prof. Magris ha aggiunto che il libro mostra i limiti di un certo razionalismo nello studio della figura storica di Gesù. Al contempo, rileva come in questo volume, il Papa scriva con uno stile vivo e non professorale pur ponendosi in dialogo con altri grandi esegeti. "Questo secondo volume - ha continuato - è ancora più vigoroso e incalzante del primo". Rispondendo alle domande dei giornalisti, il cardinale Ouellet è ritornato sullo stile aperto, pacifico e fraterno del libro, che, ha detto, sarà anche di grande aiuto per il dialogo ecumenico. Quindi, ha messo l’accento su un altro messaggio che il Papa ci offre con questa sua opera:

    “Il Papa ci aiuta a capire che le persecuzioni, le difficoltà, le critiche sono normali per la vita cristiana e per la vita della Chiesa (…) Mette un punto finale su questa mentalità di potere mondano col quale si può annunciare il Vangelo. Il Vangelo si annuncia col potere della Croce”.

    Alla conferenza è intervenuto anche il direttore della Libreria Editrice Vaticana, don Giuseppe Costa, che ha sottolineato come siano già stati firmati 20 contratti editoriali per altrettante lingue. Ha inoltre spiegato che la parte di introiti riservata all’autore, verrà destinata dal Papa per metà alla Fondazione vaticana Joseph Ratzinger-Benedetto XVI, impegnata nella promozione della teologia e per l’altra metà in opere di carità. Don Costa si è infine detto certo che questo libro supererà il numero di copie vendute dal primo volume su Gesù di Nazaret.

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    L'impegno del Papa e della Chiesa per il Burundi: intervista con il cardinale Sarah

    ◊   Il Papa ha ricevuto oggi in udienza il cardinale Robert Sarah, presidente del Pontificio Consiglio “Cor Unum”: il porporato è appena rientrato a Roma dal Burundi, dove sabato scorso ha inaugurato a Muyaga, nella diocesi di Ruyigi, una scuola elementare intitolata proprio a Benedetto XVI e la cui costruzione è stata finanziata dallo stesso Pontefice. Il ministro dell’Istruzione del Burundi nel ringraziare il Papa e il cardinale Sarah, ha sottolineato che il dono è di importanza capitale perché offre un sostegno concreto alla decisione presidenziale di rendere gratuito e obbligatorio l’insegnamento elementare per tutti i bambini di età scolare. Roberto Piermarini ha chiesto al cardinale Sarah quale significato riveste la costruzione della scuola a Muyaga realizzata grazie al sostegno di Benedetto XVI:

    R. – Questa scuola è molto importante perché il 40% della popolazione burundese è analfabeta. L’impegno, oggi, del Burundi è di costruire molte scuole ma non hanno la capacità di farlo. Questa scuola è stata veramente un dono della Provvidenza per la provincia del Cankuzo: infatti, lì c’erano almeno 500 mila ragazzi che non potevano andare a scuola e per questo il dono è stato molto apprezzato. Io stesso ho potuto vedere la contentezza della popolazione, dei ragazzi. La struttura è molto bella, ben realizzata.

    D. – In quali campi è impegnata, l’opera caritativa della Chiesa in Burundi?

    R. – Sono rimasto molto colpito da quello che ho visto. Prima, rifare la società, che era distrutta dopo la guerra tra tutsi e hutu: questo è un impegno di carità, di comunione. Ho visto anche un Centro che si chiama “Espérance” dove sono in cura i malati di Aids: la guerra ha causato anche questo, la diffusione della malattia. Ho visto anche molti ragazzi disabili perché feriti durante la guerra o perché nati così, assistiti in un’istituzione gestita da suore indigene. Ho visto anche la casa delle suore della beata Madre Teresa di Calcutta che hanno una grande struttura per accogliere bambini abbandonati, anziani soli, ammalati … Ho visto veramente tante belle opere della Chiesa che esprime la sua prossimità ai poveri. Si vede che l’evangelizzazione è proprio questo: portare l’amore di Dio agli uomini.

    D. – Lei ha incontrato anche il presidente della Repubblica del Burundi Pierre Nkurunziza…

    R. – Lui stesso mi ha detto quanto è stato contento del lavoro della Chiesa in Burundi sia in campo educativo, sia in campo sanitario, sia anche nell’ambito dello sviluppo, insieme con la Caritas Burundi; ha ringraziato la Chiesa, i vescovi ed il Santo Padre per questo impegno e mi ha detto che forse a breve firmerà un accordo tra la Santa Sede ed il Burundi. Questo potrebbe dare delle garanzie al lavoro della Chiesa. Il presidente, comunque, è molto contento del lavoro della Chiesa nel campo educativo e nel campo sanitario.

    D. – Dopo anni di guerra civile, che situazione politica ha trovato, in Burundi? Che impressione ha avuto?

    R. – Anche se rimangono alcune tensioni politiche, io ho notato comunque la volontà di cancellare ogni antagonismo fra hutu e tutsi. Si cerca veramente con determinazione di ricreare un popolo unico, una famiglia unica. E’ vero che ci sono ancora problemi, però posso affermare che la volontà di tutti è di dimenticare il passato tra hutu e tutsi e di creare un popolo unico, di insistere sullo sviluppo economico, sociale e sulla comunione tra i due popoli. La strada è lunga, ma posso dire che i vescovi danno l’esempio, perché non c’è antagonismo tra vescovi tutsi o vescovi hutu: hanno cercato di creare una Conferenza episcopale unica e parlano ad una sola voce, e questo dà alla Chiesa una credibilità molto forte.

    D. – E’ ancora molto vivo nella Chiesa del Burundi il ricordo di mons. Courtney, il nunzio apostolico che fu ucciso in Burundi nel dicembre del 2003?

    R. – Sì: io l’avevo incontrato due volte, nel 2002, e il suo ricordo è ancora molto vivo, tutti lo ricordano con gratitudine. Il suo è stato un martirio per creare la pace e la comunione tra questi due popoli. Ho anche visto un suo ricordo in nunziatura; sono andato a Gitega e a Bujumbura: tutti parlano di questo nunzio che è stato “un chicco di grano che morendo”, potrebbe portare frutto per la pace in questo Paese. (gf)

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    Il cardinale Koch a Mosca: dialogo dell'amore e della verità con la Chiesa ortodossa russa

    ◊   Il cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, inizia domani a Mosca una visita di grande importanza ecumenica alla Chiesa ortodossa russa. Il porporato incontrerà anche la comunità cattolica e celebrerà la Messa nella Cattedrale della Madre di Dio a Mosca. Su questa visita ascoltiamo lo stesso cardinale Kurt Koch al microfono di Mario Galgano, della nostra redazione tedesca:

    R. – Also, in erster Linie ist es natürlich eine Kontaktaufnahme mit dem Patriarchat …
    Dunque, in prima linea ovviamente si tratta di una presa di contatto con il Patriarcato di Mosca. E’ prevista un’udienza con il Patriarca Kirill e colloqui con il metropolita Hilarion, responsabile delle relazioni esterne del Patriarcato. Per me è estremamente importante, dopo la visita che ho compiuto a novembre a Costantinopoli, avere rapporti personali. Infatti, nell’insieme del dialogo con gli ortodossi, il dialogo dell’amore è sempre il presupposto del dialogo della verità.

    D. – Nonostante i progressi, ci sono ancora ostacoli nel dialogo con gli ortodossi. Tuttavia, cattolici e ortodossi hanno convissuto, nel primo millennio, all’interno della stessa Chiesa …

    R. – Aber es sind natürlich im zweiten Jahrtausend neue Entwicklungen eingetreten …
    Però, nel secondo millennio, ci sono stati sviluppi nuovi perché le due parti hanno seguito evoluzioni diverse. Da parte nostra, c’è stata la forte accentuazione del Papato mentre da parte loro c’è stato il forte sviluppo dell’autocefalia; un ulteriore sviluppo ovviamente consiste nel fatto che una grandissima parte dell’odierna ortodossia vive nella diaspora in Occidente. Noi dobbiamo esaminare insieme questi nuovi sviluppi, affinché possiamo raggiungere lo scopo ultimo di questo dialogo, cioè la piena comunità ecclesiale.

    D. – Eminenza, la settimana scorsa lei ha partecipato a Parigi all’incontro della Commissione per il dialogo ebraico-cattolico. I risultati di questo incontro interreligioso sono stati molto positivi …

    R. – Es war natürlich auch das erste Mal, dass ich an diesem Gremium …
    Ovviamente, è stata la prima volta che ho partecipato a questo incontro; sono andato a Parigi pieno di aspettative e si sono pienamente realizzate: infatti, abbiamo potuto parlare di molti argomenti e molto apertamente; soprattutto, abbiamo potuto fare un bilancio dei 40 anni che sono passati dall’inizio di questi colloqui. In questo caso, ovviamente non si tratta di unità perché non abbiamo la stessa fede, mentre si tratta invece di un grande lavoro di riconciliazione, considerando che in realtà condividiamo una lunga storia di allontanamento vicendevole …

    D. – La delegazione ha visitato anche il campo di transito di Drancy, nei pressi di Parigi: da lì, i nazisti inviavano gli ebrei deportati ai campi di concentramento …

    R. – Und das war für mich schon eine ganz große Überraschung, wie schnell …
    E questa è stata per me una grande sorpresa: scoprire con quale rapidità il veleno dell’odio contro gli ebrei si sia diffuso dalla Germania alla Francia e quanto sia stata estesa la collaborazione della polizia francese. Questo per me è stato uno shock: come sia stato possibile che questa terribile eresia abbia improvvisamente potuto avvolgere le Nazioni … (gf)

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    Mons. Tomasi all’Onu: le ideologie non minaccino la libertà religiosa

    ◊   La trasmissione della fede alle nuove generazioni è una ricchezza che va preservata: è quanto affermato da mons. Silvano Maria Tomasi, intervenendo ieri alla 16.ma sessione del Consiglio Onu per i diritti umani. L’Osservatore permanente della Santa Sede all’Ufficio Onu di Ginevra ha sottolineato quanto sia importante che l’educazione e la libertà religiosa si rafforzino tra loro. Quindi, ha ribadito che la libertà religiosa non dovrebbe mai essere limitata da posizioni ideologiche. Al tempo stesso, uno Stato non dovrebbe forzare una religione ad adottare dei comportamenti che sono contrari alle proprie convinzioni. Il presule ha affermato che ogni persona dovrebbe avere il diritto di professare la propria fede liberamente. Al contempo, questa va professata nel rispetto di un giusto ordine pubblico e in uno spirito di responsabilità.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina, un articolo di Francesco Ventorino dal titolo “Una nuova intelligenza delle cose: per evangelizzare nel mondo di oggi”.

    Il discorso del Papa tenuto nel corso dell'udienza ai membri della Pro Petri Sede.

    Sacerdoti non per apparire ma per servire: la lectio divina tenuta giovedì da Benedetto XVI durante l’incontro con i parroci di Roma.

    Nell'informazione internazionale, il devastante terremoto in Giappone: il Paese asiatico colpito dal più grave sisma della sua storia. Danni devastanti.

    Il tempo peggiore e il tempo migliore: nell'informazione religiosa, la presentazione del Congresso eucaristico internazionale che si svolgerà in Irlanda nel 2012.

    La campagna di solidarietà dei vescovi negli Stati Uniti: iniziative per la popolazione meno abbiente e per l’Africa.

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    Oggi in Primo Piano



    Terremoto e tsunami in Giappone: centinaia di morti. Il nunzio: un disastro terribile

    ◊   Un violentissimo sisma, il terremoto più forte degli ultimi sette anni, ha colpito il nord est del Giappone. L’epicentro è stato registrato in mare, 130 chilometri ad est di Sendai, ad una profondità di 24 chilometri. Secondo un bilancio ancora provvisorio il terremoto, di magnitudo 8.9 della scala Richter, e soprattutto il conseguente tsunami, hanno provocato la morte di centinaia di persone. Resta ancora imprecisato il numero di dispersi e feriti. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    La potenza del sisma è impressionante. Altrettanto devastante è lo tsunami innescato dal sisma. Onde anomale alte tra i 4 e i 10 metri, si sono già abbattute sulle coste nordorientali del Paese. Lo tsunami avrebbe anche travolto una nave con a bordo 100 persone. Le immagini più impressionanti arrivano da Sendai. L’onda ha investito automobili e case ed il porto si è rapidamente riempito di carcasse di veicoli. Centinaia di abitazioni sono state rase al suolo. La situazione è critica anche in molte altre città nel nord del Paese, dove sono stati interrotti i collegamenti ferroviari. Un treno sulla linea che unisce la città di Sendai con Ishinomaki risulta disperso. Un’altra grave emergenza riguarda le centrali nucleari. Quattro impianti, vicini alla costa orientale di Honshu, sono stati chiuse. E’ andato in panne il sistema di raffreddamento del reattore di una centrale nucleare ma al momento non si registrano fughe radioattive. Tutti i porti del Giappone sono stati chiusi. Ripercussioni si sono avute anche nel mercato finanziario. Subito dopo la scossa, lo yen ha iniziato a perdere terreno contro il dollaro. Le varie scosse, comprese quelle di assestamento, hanno fatto tremare anche la capitale. Molti edifici di Tokyo, ad oltre 380 chilometri di distanza dall’epicentro, hanno tremato per oltre due minuti. Quattro milioni di case sono rimaste prive di elettricità. Nell’area di Tokyo le comunicazioni telefoniche attraverso le linee fisse o mobili sono ancora molto difficoltose. La comunità internazionale, con Francia e Stati Uniti in prima fila, ha subito assicurato il proprio aiuto al Giappone. Il presidente della Caritas nipponica, mons Isao Kikuchi, ha assicurato che la piccola comunità cattolica giapponese “non farà mancare la propria solidarietà”.

    La forza delle scosse è stata dunque impressionante. Ma grazie ai criteri antisismici con cui sono stati costruiti gran parte degli edifici nipponici, il bilancio delle vittime e dei danni è comunque inferiore rispetto a quello che si sarebbe registrato, con scosse analoghe, in altri Paesi meno preparati per affrontare simili eventi. I grattacieli e le case di Tokyo hanno oscillato ma hanno resistito. E' quanto sottolinea il nunzio apostolico in Giappone, mons. Alberto Bottari de Castello, raggiunto telefonicamente a Tokyo da Amedeo Lomonaco pochi minuti dopo una scossa di assestamento:

    R. – Da quando sono qui a Tokyo, da più di cinque anni, non ho mai avuto un’esperienza simile. La prima scossa è stata molto intensa, poi abbiamo aspettato la seconda scossa che è venuta cinque minuti dopo e anche adesso c’è stato un altro movimento tellurico. Qui in città abbiamo sentito le sirene, gli elicotteri che passavano e poi tutto si è calmato e la vita ora sta riprendendo normalmente. Nel nostro giardino sono venuti anche gli abitanti dei palazzi vicini, perché è l’unico spazio libero. Direi che ormai a Tokyo il pericolo è passato. Osservando la zona circostante, non c’è nessun palazzo crollato.

    D. – Questa scossa così forte è avvenuta in un Paese attrezzato dal punto di vista antisismico...

    R. – Sì, le case hanno tenuto. Io ho visto i grattacieli che si muovevano ed è la prima volta che vedo una cosa simile. Ho visto palazzi che si muovevano. Nella parte superiore, ovviamente, l’oscillazione era è più evidente. E’ impressionante! I palazzi hanno tenuto. In base alle attuali informazioni non è successo niente di grave. E’ caduta qualche tegola ma niente di più, grazie a Dio. In queste situazioni si capisce veramente quale sia la dimensione dell’uomo davanti alla natura. Ringraziamo il Signore perché il Paese, preparato da questo punto di vista, è riuscito ad avere delle case che tengono a simili scosse. Subito dopo il terremoto sono passati con gli altoparlanti per annunciare, per avvertire. C’è un’organizzazione che funziona.

    D. – Il pericolo legato alle scosse di terremoto sembra dunque passato, ma ce n’é un altro che desta grande preoccupazione: quello legato al rischio tsunami...

    R. – Sì, riguarda la parte settentrionale, a 200 chilometri a nord di Tokyo. Seguiamo anche noi la televisione che mostra in diretta la situazione. Tokyo è all’interno e la baia della capitale è tranquilla, grazie a Dio. Adesso anche noi piano, piano cominciamo ad organizzarci, a telefonare al vescovo della diocesi di Sendai. Questa zona, a 200 chilometri a nord della capitale, è l’area più colpita. In questa zona si è registrato un terremoto cinque giorni fa. Quello che è più pauroso adesso è proprio l’onda dello tsunami che ha cominciato già ad entrare nell’entroterra. Dalla televisione si vedeva già in atto e nella zona di Sendai. L’onda è già arrivata nell’entroterra. E’ un’ondata enorme che sta trasportando relitti e addirittura le barche e le macchine che vengono sbalzate sui campi e vicino alle case. E’ veramente un disastro terribile! (ap)

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    Libia: violenti combattimenti a Ras Lanuf. L'Ue a Gheddafi: lasci il potere

    ◊   In Libia si combatte ancora attorno alla città orientale di Ras Lanuf, che sarebbe finita ormai sotto il controllo delle forze leali a Gheddafi. Intanto il Consiglio europeo straordinario sulla crisi libica, in corso a Bruxelles, ha elaborato una prima bozza d’accordo in cui si afferma che “il colonnello Gheddafi deve abbandonare immediatamente il potere”. Per l’Ue “la sicurezza della popolazione deve essere assicurata con tutti i mezzi necessari" e i responsabili devono essere messi di fronte alle loro azioni “con pesanti conseguenze”. L’Ue è inoltre “pronta a dialogare con le nuove autorità libiche” per aiutare il Paese a sviluppare lo Stato di diritto. Il servizio di Stefano Leszczynski:

    L’Unione Europea disconosce il ruolo di Gheddafi in seguito alle violenze perpetrate dal regime libico per soffocare l’opposizione interna. Restano tuttavia una molteplicità di posizioni sul modo di affrontare la crisi libica in atto. Netta appare la posizione della Francia, il cui presidente Nicolas Sarkozy preme per un riconoscimento formale dell’opposizione che combatte contro il regime libico e propone interventi armati mirati a sostegno dei ribelli. Una posizione condivisa dal premier britannico David Cameron. “Gheddafi - dichiara - se ne deve andare”, ma auspica un’azione sotto il cappello delle Nazioni Unite. Per la Cancelliera tedesca Angela Mekel, il rais non è più un interlocutore valido per la comunità internazionale, anche se la Germania dissente da un possibile intervento armato. Intanto, dall’Ue sono scattate nuove sanzioni, mirate al congelamento degli asset delle società libiche produttrici ed esportatrici di petrolio e gas. Una decisione cui si è uniformata anche UniCredit che ha congelato l'esercizio dei diritti relativi alle azioni possedute dagli azionisti libici. Per quanto riguarda la situazione sul terreno, si combatte ancora intorno al polo petrolifero di Ras Lanuf. Nella tarda mattinata i miliziani del fronte rivoluzionario hanno lanciato una controffensiva dopo essere stati attaccati nella notte dalle truppe lealiste. In risposta alla presa di posizione europea nei suoi confronti, Gheddafi ha minacciato l'Unione Europea di far venir meno il suo sostegno nella lotta contro il terrorismo e l'immigrazione clandestina.

    La Libia, come gran parte del mondo arabo e islamico, dunque, in fermento e in cambiamento. Come ci dobbiamo porre di fronte a questi mutamenti epocali? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a don Renato Sacco, di Pax Christi:

    R. – Il primo pensiero deve andare a tutte le vittime innocenti di questi giorni, a chi paga il conto alto anche con la propria vita. Cosa sarà, credo sia difficile saperlo. Siamo chiamati ad essere dalla parte dei più deboli, di chi anche in modo non violento ha alzato la testa chiedendo non solo pane, ma dignità. Dobbiamo vincere tutte le paure di un islam che può diventare pericoloso, come dice qualcuno, e anche la paura di invasioni che non può essere l’unica chiave di lettura. Convertirci all’attenzione maggiore ai popoli e non ai governi, e non stringere alleanze pericolose con i capi potenti, ricchi e anche – magari – armati da noi!

    D. – In che modo come occidentali, come cristiani possiamo entrare in dialogo con questi Paesi in cambiamento?

    R. – Mettendoci in ascolto: perché forse conosciamo davvero poco. Metterci in ascolto non in modo euro-centrico, ma mettendoci accanto: allora si scoprono risorse, non tanto economiche ma umane, si scopre anche che l’islam può avere delle derive integraliste ma può essere, invece, una forza interiore importante con cui dialogare. Io credo che dobbiamo incontrare questi popoli e non cercare lo scontro. Certo, questo ci richiede una conversione: se noi pretendiamo di avere il nostro stile di vita, i nostri consumi, di rubare le materie prime, di essere quelli che decidono i prezzi, non andiamo da nessuna parte. Se ci mettiamo anche noi a camminare con fatica, forse c’è speranza per tutti, perché o ci si salva tutti insieme, o la barca affonda per tutti.

    D. – Queste crisi stanno causando lo spostamento di popolazioni intere verso l’Europa. Deve prevalere l’accoglienza o la sicurezza, secondo lei?

    R. – Credo che quando c’è un’accoglienza vera, che guardi nel volto, questa sia poi anche la maggiore sicurezza. Quando ci si conosce, quando si capisce perché uno ha preso la barca ed è fuggito, si ha meno paura e lui stesso diventa meno preoccupato e viene qui da noi con meno paura, meno aggressivo. Credo che l’accoglienza disarmi la sicurezza che certo, ci deve essere; ma se diventa l’unico valore, non c’è speranza. E quindi direi anche per un motivo egoistico, se ci chiudiamo solo sulla sicurezza, periamo tutti; l’accoglienza è quella che da vita a noi e agli altri … (gf)

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    Scontri in Egitto dopo l'attacco a una chiesa: musulmani e cristiani uniti contro le violenze

    ◊   Centinaia di egiziani, cristiani copti e musulmani, con in mano croci e copie del Corano, si sono riuniti in piazza Tahrir al Cairo, in segno di solidarietà interconfessionale, dopo gli scontri avvenuti martedì sera ai piedi della collina del Moqattam, che hanno provocato la morte di almeno 13 persone, in gran parte cristiani. Gli incidenti si sono verificati dopo che un gruppo di islamici avevato dato alle fiamme una Chiesa. Per una riflessione su questi scontri, che vedono come principali vittime i membri della minoranza cristiana, Alessandro Gisotti ha intervistato il rappresentante dell’Osce per la lotta contro le discriminazioni anticristiane, Massimo Introvigne:

    R. – Io credo che vi sia stato un eccessivo ottimismo, anche nelle parole di autorità politiche occidentali, basato su una fallacia: cioè l’idea che la fine della dittatura di per sé porti un clima in cui tutti si sentano più buoni, più tolleranti e anche le minoranze religiose sono più rispettate. Noi sappiamo empiricamente che questo non è vero, perché lo abbiamo sperimentato nell’Iraq del dopo-Saddam Hussein dove le violenze ai danni delle minoranze religiose semmai sono aumentate. Certamente, noi possiamo dire che la democrazia porta con sé un maggiore rispetto ed una maggiore tolleranza per le minoranze, ma c’è del vero nel lungo, nel lunghissimo periodo. Nel periodo breve, nel periodo di transizione, che può durare anche molti anni, semmai viene meno quell’azione della polizia, che un po’ il territorio lo controlla.

    D. – Ai funerali delle giovani vittime cristiane erano presenti anche molti musulmani: questo anche per dare, però, un’idea della possibilità di cooperazione e di dialogo tra cristiani e musulmani …

    R. – E’ molto importante per evitare anche conseguenze peggiori, che si ribadisca che le violenze contro i cristiani non sono perpetrate da “i” musulmani, ma sono perpetrate da musulmani ultrafondamentalisti. Ma allora, il problema qual è? Il problema è come tenere gli ultrafondamentalisti sotto controllo: ed è certamente un problema culturale. Quindi le iniziative di dialogo, di coesistenza anche attorno a valori di ragione e di diritto naturale, ricordati spesso da Papa Benedetto XVI, sono molto importanti; però, ultimamente è anche un problema di polizia.

    D. – Cosa può fare l’Occidente, in particolare l’Europa, per cercare di evitare quanto più possibile che succedano questi fatti …

    R. – Da una parte, la linea dev’essere molto ferma per fare comprendere a questi governi che noi ci rendiamo conto delle loro difficoltà, della strategia di uscita dalle dittature, ma in nessun modo anche il controllo di territorio può essere allentato in questo periodo, perché ne fanno le spese le minoranze in questi Paesi, in primo luogo le minoranze cristiane. Dall’altro, questo non dev’essere tanto gridato in piazza da noi, ma dev’essere trasmesso sotto forma di ‘moral suasion’ con le armi della diplomazia. (gf)

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    Presentato il documento conclusivo della 46.ma Settimana Sociale dei cattolici italiani

    ◊   I cattolici possono contribuire al bene comune del Paese. E’ stato presentato stamattina, nella sede della nostra emittente, il documento conclusivo della 46.ma Settimana Sociale dei cattolici italiani, che si è svolta a Reggio Calabria dal 14 al 17 ottobre dello scorso anno. I vescovi hanno messo l’accento sulla necessità di accelerare sul cammino delle riforme, salvaguardando la Costituzione. Alessandro Guarasci:

    Ripartire dal basso, dare primato alla politica, al lavoro, ai giovani. La 46.ma Settimana Sociale dei cattolici italiani si è chiusa il 17 ottobre, ma il comitato organizzatore continua ad avere inviti per dibattiti e incontri dalle varie diocesi. Il documento finale chiede di partire dalle riforme, tra cui quella elettorale, per rilanciare il Paese. Mons. Arrigo Miglio, presidente del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane Sociali.

    “Una parte della conflittualità è dovuta anche alla stagnazione di queste riforme. Se invece guardassimo un po’ più in avanti e cercassimo di completare questo cammino di più largo coinvolgimento democratico dei cittadini, probabilmente una parte della conflittualità si sgonfierebbe”.

    Spazio inoltre alle famiglie, rivedendo il sistema fiscale e rimettendo al centro dell’azione del governo il lavoro. La finanza, d’altronde, ha denunciato tutti i suoi limiti e dato l’illusione a molti di poter guadagnare senza impresa. Il Comitato ferma la sua attenzione sul federalismo, con l’accortezza che la lotta agli sprechi sia accompagnata alla solidarietà, come dice Edoardo Patriarca, segretario del Comitato:

    “Da una parte c’è il problema di rendere efficiente la Pubblica Amministrazione e credo anche migliorare la capacità di spesa produttiva e questo proprio perché così si recuperano le risorse per la solidarietà. Lo spreco - ahimè - e l’inefficienza non aiutano la solidarietà. Credo che il rigore, la tenuta dei conti, l’onesta nel trattare le cose pubbliche voglia dire anche aprire una stagione nuova di solidarietà”.

    E poi, c’è il tema delle nuove presenze e di come riconoscere la cittadinanza ai figli degli stranieri nati in Italia. Un primo passo potrebbe essere il voto alle amministrative e una legge sul diritto d’asilo. Una vera urgenza per Patriarca:

    “L'abbiamo chiamata ‘includere le nuove presenze’: anche qui letta come una possibilità grande per questo Paese di crescere e di non vedere solo il tema dell’immigrazione come un problema, come una paura”.

    I vescovi chiedono di guardare intorno per incrociare mani e sguardi di credenti e di donne e uomini di buona volontà. (mg)

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    La nostalgia di Dio nella cultura contemporanea al centro dei Dialoghi in cattedrale

    ◊   La Basilica di San Giovanni in Laterano è stata teatro ieri sera del primo dei “Dialoghi in cattedrale”, una serie di incontri e dibattiti che vedranno confrontarsi esponenti del clero e del mondo accademico su temi di cultura e spiritualità. Il primo incontro, organizzato dall'ufficio per la pastorale universitaria del Vicariato, ha avuto per tema: “La nostalgia di Dio nella cultura contemporanea”. C’era per noi Michele Raviart.

    L’uomo cerca Dio, sente la nostalgia della sua presenza, perché senza di Lui l’uomo della società globalizzata cammina a tentoni e la sua esistenza gli appare svuotarsi di senso. Con queste parole il cardinale vicario Agostino Vallini ha inaugurato il primo dei “Dialoghi in cattedrale”, sottolineando come questa nostalgia sia una diretta conseguenza delle proposte culturali insoddisfacenti del nostro tempo:

    “L’uomo è alla ricerca del senso della vita e della felicità. Questa fame di senso e di felicità l’uomo non può trovarla al di fuori di Dio. Ricordiamoci di Sant’Agostino: ‘O Signore, tu ci hai fatto per te ed inquieto è il nostro cuore finché non riposa in te. Io ti cercavo fuori di me, mentre tu eri dentro di me’. Certamente, il rapporto libero tra Dio e l’uomo è misterioso e quindi ha i suoi percorsi personali, però certamente, da parte dei credenti e della stessa comunità cristiana, c'è una grande responsabilità di offrire una testimonianza autentica ed un messaggio credibile”.

    Testimonianze come quelle del ministro cattolico pakistano Shahbaz Bhatti, barbaramente ucciso perché contrario alla legge sulla blasfemia e più volte ricordato da mons. Bruno Forte, arcivescovo di Chieti e Vasto. Nel suo contributo il presule ha cercato nel pensiero contemporaneo le voci che maggiormente hanno sentito la mancanza della divinità, prendendo le mosse dal nichilismo post-moderno e dalla presunzione totalizzante di un eccessivo razionalismo:

    “Voci che vanno dal rifiuto, per esempio la voce di Andrea Emo, con la sua inquietudine, il suo rifiuto, la sua negazione che, in fondo, è un’invocazione rovesciata. Oppure una figura come Cacciari, che lotta con Dio, come Vitiello che arriva al Dio possibile e lo invoca. In queste voci io rintraccio, appunto, i segnali di questa nostalgia, che più diffusamente si manifesta nel bisogno dell’altro, di riscoprire ‘le visage d'autrui’ – come direbbe Lévinas -, il volto degli altri anche come rivelazione di Dio. Un Dio che risponda a quest’ansia del cuore di poter approdare ad un abbraccio benedicente. Un Dio paterno-materno, il Dio-amore di Gesù”.

    L’edonismo cognitivo e l’illuminismo tecnologico, che spersonalizzano le relazioni umane in una realtà virtuale ed anestetica, sono i mali del mondo moderno. Una condizione di miseria, che tuttavia può fornire l’opportunità di un riavvicinamento al Dio cristiano. Questo il senso dell’intervento del professor Pietro Barcellona, già ordinario di Filosofia del diritto in diversi atenei, che ribadisce:

    “La nostra idea si può manifestare soltanto se ci si rende conto di trovarsi in una situazione molto brutta. E’ nella miseria che si ricorda il tempo felice e, secondo me, si può ritrovare la nostra via attraverso questo senso di devastazione, di distruzione ed anche di fine, che attraversa il sentire comune e che può appunto spingerci a cercare - nella nostra stessa povertà e nella nostra stessa condizione miserevole - un rapporto con il messaggio di Gesù Cristo, che ha posto la Croce e non la gloria alla base del suo annuncio”. (vv)

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    Concerto per il bicentenario di Liszt all'Accademia di Santa Cecilia a Roma

    ◊   Questa sera il pianista Michele Campanella ritorna all’Accademia di Santa Cecilia di Roma per un nuovo concerto lisztiano, ulteriore omaggio al compositore ungherese nell’anno in cui si celebra il bicentenario della nascita. Eseguirà ancora una volta un programma raro e di grande interesse musicale, cui partecipa anche il Coro dell’Accademia di Santa Cecilia, con l’esecuzione di un capolavoro assoluto di musica sacra, la “Via Crucis, per Coro e solisti con l'accompagnamento del pianoforte”. Il servizio di Luca Pellegrini:

    Cosa resta dell’eredità di Liszt a due secoli dalla nascita? È questa la domanda che si pone il pianista Michele Campanella, considerato internazionalmente uno dei maggiori virtuosi e interpreti lisztiani. L’artista festeggia il compositore ungherese con una serie di concerti come solista, direttore d’orchestra e, infine, autore di un libro - il primo della sua vita – “Il mio Liszt. Considerazioni di un interprete”, un vero atto di omaggio al compositore da lui amato e studiato tutta una vita. Maestro, quale secondo lei il significato di questo bicentenario?

    R. – Penso che questo bicentenario sia di grande importanza, nella misura in cui l’immagine di Liszt debba ancora essere formata. Di Liszt noi conosciamo molto bene la storia di virtuoso, le sue capacità insuperabili di pianista, ma conosciamo relativamente poco la sua attività di compositore: è su quest’attività che adesso si concentra la nostra attenzione e una buona parte del mio lavoro. Purtroppo di Liszt si ha un’impressione circense, si ha un’immagine di un compositore che faccia musica estremamente superficiale; invece, una parte di questo talento strepitoso che ha avuto questo uomo è stata dedicata - soprattutto nella vecchiaia - alla musica seria.

    D. - Il rapporto tra Liszt e la musica sacra è un capitolo fondamentale …

    R. – Questo aspetto della sua attività è legato in particolar modo alla Chiesa cattolica e a Roma. Ha composto 1400 opere, ma se dobbiamo tirarne fuori una, si chiama “Christus”. E’ un oratorio imponente, gigantesco, è un omaggio, è una dedica alla Chiesa cattolica e anche una prospettiva di riforma della Chiesa cattolica nella sua musica. Liszt aveva ambizioni importanti: vedeva che la musica nelle chiese era troppo legata al melodramma italiano, c’era una decadenza del gusto, e lui ha proposto una trasformazione che, naturalmente, partiva dalle sue idee estetiche, che avevano l’ambizione di legare la modernità del suo linguaggio alla tradizione del canto gregoriano di Palestrina. Quindi, è un’idea di una persona che conosceva la storia della musica e voleva proseguire una tradizione rinnovandola.

    D. - La fede illumina tutta la vita di Liszt …

    R. – Quello che trovo straordinario nella vita di Liszt è il suo percorso spirituale, che è un percorso non contraddittorio. Liszt è stato religioso sin da bambino, ha avuto addirittura l’intenzione di farsi prete da ragazzo e poi, travolto dal suo talento, si è distratto da questa strada. Poi, si è riconcentrato su quella strada spirituale e l’ha trovata pienamente. Quindi, il filone conduttore della sua vita di uomo è stata la fede, precisamente diretta alla figura di Cristo.

    D. - Che cosa vorrebbe augurarsi in questo anno bicentenario?

    R. – Tutto il lavoro che sto facendo, nelle varie forme nelle quali si esprime, ha una piccola speranza davanti a sé: è quella di cambiare un pochino l’immagine di Liszt, far comprendere al pubblico e agli interpreti, che hanno le loro responsabilità - o di omissioni o di deformazione - che Liszt come uomo e come compositore è tutto da recuperare. Aggiungo un’altra cosa: vorrei che la Chiesa prendesse atto di questa fedeltà, facesse un omaggio postumo alla figura di Liszt ricordandolo come un uomo fedele e un compositore che ha dedicato molte energie alla musica spirituale, cosa che non è proprio scontata per tanti altri. (ma)

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    Chiesa e Società



    Libia: la Chiesa è impegnata ad infondere coraggio ai fedeli rimasti

    ◊   “Vediamo quale sarà oggi la fisionomia della nostra comunità che si riunirà per celebrare la Messa della prima domenica di Quaresima” dice all’agenzia Fides mons. Giovanni Innocenzo Martinelli, vicario apostolico di Tripoli, in Libia, raggiunto poco tempo prima di celebrare la Messa domenicale che qui viene anticipata al venerdì. “C’è paura ad avventurarsi per le strade, poi ci sono persone che abitano lontano, e non è sempre facile raggiungere la chiesa. Ho però fiducia che la gente verrà, perché sta prendendo coraggio, perché il fatto di pregare insieme infonde forza” dice Mons. Martinelli. Il vicario apostolico di Tripoli descrive così la comunità cattolica della capitale libica, ridottasi di numero dopo la partenza di diversi fedeli stranieri, soprattutto europei: “ormai i fedeli rimasti sono gli africani e i filippini, la maggior parte dei quali sono infermiere. A Tripoli vi sono circa 2mila infermiere filippine, in tutta la Libia saranno probabilmente circa 5mila. Vi sono poi i professori di inglese, alcuni sono rimpatriati, altri sono rimasti perché le scuole sono aperte, per lo meno in alcune zone di Tripoli. Cerchiamo di incoraggiarli a vivere questi momenti difficili alla luce della fede”. Dopo la partenza per l’Italia di 53 rifugiati eritrei, vi sono ancora migliaia di africani che si trovano in condizioni precarie, perché non vi sono enti internazionali che offrono loro un documento per lasciare il Paese. “Non siamo l’Unhcr (Alto Commissariato Onu per i Rifugiati). Quello che possiamo fare per queste persone è registrarle per facilitare eventualmente il riconoscimento di queste situazioni. Stiamo finendo di registrare gli eritrei, ne abbiamo registrati finora 2.500. Vi sono anche altri gruppi, come gli etiopici ed altri, di persone che vivono nel bisogno. Cerchiamo di aiutare in primo luogo coloro che hanno le necessità più gravi ed urgenti, soprattutto le famiglie con bambini” dice mons. Martinelli. Per quanto concerne la situazione della città, mons. Martinelli afferma: “A Tripoli si vive in un silenzio assoluto, direi quasi assurdo. La gente sta chiusa in casa. Oggi i negozi sono chiusi per rispetto del Venerdì di preghiera islamico. Ieri alcuni negozi avevano timidamente riaperto i battenti. Si vuole dare l’impressione di una vita normale, ma la situazione non è certo normale”. (R.P.)

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    Egitto: l'Imam di Al-Azhar condanna le violenze contro i cristiani

    ◊   Il grande Imam dell’università islamica di Al – Azhar, lo sceicco Ahmad al-Tayyib, condanna l’attacco alla chiesa copta di Soul, avvenuto lo scorso 5 marzo. In un comunicato stampa, il leader islamico - riferisce l'agenzia AsiaNews - ha definito l’azione una “distorsione dell’islam” e ha invitato la comunità musulmana del villaggio a ricostruire la chiesa per stemperare il clima di tensione e violenza tra copti e musulmani. Dopo l’incendio della chiesa copta di San Mina e San Giorgio a Soul (30 km dal Cairo) nella capitale sono riprese manifestazioni di copti, musulmani e attivisti pro-democrazia. Dal 6 marzo scorso migliaia di cristiani, sostenuti da molti musulmani, manifestano davanti alla sede della Tv egiziana, per chiedere la ricostruzione dell’edificio. Manifestazioni sono avvenute anche in piazza Tahrir. L’assenza di polizia ha però permesso a radicali islamici ed esponenti pro-Mubarak di approfittare del caos. Gli scontri più violenti tra cristiani e musulmani si sono registrati nel quartiere discarica di Mansheya sulle colline di Moqattam, popolato dai cosìddetti “uomini dell’immondizia” (zabbalin). Violenze si sono registrate anche in piazza Tahrir, dove manifestanti pro-democrazia sono stati assaltati da uomini armati di coltelli e bastoni. A tutt’oggi il bilancio ammonta a 14 morti e oltre 140 feriti. Fonti locali accusano l’esercito di aver sparato sui dimostranti e anzi sospettano che le forze militari fomentino gli scontri. (R.P.)

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    Costa d'Avorio: incontro del nunzio apostolico con i rifugiati ad Abidjan

    ◊   “Ho portato la solidarietà del Papa e alcuni aiuti materiali, vettovaglie ed altro” dice all’agenzia Fides mons. Ambrose Madtha, nunzio apostolico ad Abidjan, la capitale economica ed amministrativa della Costa d’Avorio, dove alcuni quartieri sono sconvolti dalle violenze tra i sostenitori del Presidente uscente, Laurent Gbagbo, e quelli del Presidente eletto, Alassane Ouattara. “Ieri mi sono recato nella parrocchia di Sant’Ambrogio ad Angré, un quartiere di Abidjan - afferma il nunzio - che ha accolto circa 500-600 rifugiati, che in precedenza avevano trovato riparo nella parrocchia di Anonkoua - Kouté di Abobo, la quale era stata attaccata da un gruppo di uomini armati, nei giorni scorsi”. Il comune di Abobo è considerato la roccaforte di Ouattara ad Abidijan, ed è lì che si concentrano la maggior parte delle violenze che stanno sconvolgendo la capitale amministrativa ivoriana. “Ho portato la solidarietà del Santo Padre, oltre a qualche aiuto concreto, a queste persone, che sono assistite dalla Caritas parrocchiale e da quella diocesana, oltre che dalla generosità delle famiglie locali”. La Chiesa cattolica sta facendo tutto il possibile per alleviare la sofferenza degli sfollati e delle altre persone colpite dalle violenze di questi giorni” conclude mons. Madtha. (R.P.)

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    Pakistan: Giustizia e Pace chiede più impegno sui mandanti dell’omicidio Bhatti

    ◊   Quello di Shahbaz Bhatti è un omicidio di cui non si conoscono gli esecutori ma che, sottolinea la Commissione “Giustizia e Pace” dei vescovi pakistani, offre certezze sui mandanti: “Sono i gruppi estremisti che intendono seminare odio e intolleranza nella società. Ci aspettiamo che tutte le istituzioni, governo, magistratura, forze di polizia, si impegnino insieme per affrontare questa sfida: a contrapporsi sono le forze che credono nel diritto, nella pace, nella giustizia, nella libertà e quelle che propugnano l’estremismo e la violenza, la discriminazione e la morte. Quanti giusti dovranno ancora morire prima che tutta la nazione si mobiliti per vincere questa sfida?”: è quanto dice all’agenzia Fides Peter Jacob, segretario esecutivo della Commissione “Giustizia e Pace”, mentre le indagini sull’assassinio di Bhatti sono ancora in alto mare. La polizia sta battendo tutte le piste e interrogando testimoni e sospetti. Uno di questi è l’autista di Bhatti, Sher Gul, che al momento dell’attentato si è precipitato fuori dall’abitacolo risultando completamente illeso. Gli investigatori cercano la collaborazione dei familiari di Bhatti per capire se, nei giorni precedenti all’omicidio, già non vi fossero dei segnali utili per le indagini. E’ accertato che l’auto Suzuki usata dal commando di terroristi non sia stata rubata, dunque potrebbe essere stata parcheggiata nei dintorni del luogo del delitto. Viene anche sollevata l’ipotesi che Bhatti sia stato ucciso per “inimicizie personali”, ma Jacob la liquida come “inqualificabile propaganda”. Settori della società civile chiedono la creazione di una apposita “Commissione giudiziaria di indagine”, ma Jacob esprime dubbi, ricordando che in passato altre Commissioni del genere – come quella creata per l’omicidio di Benazir Bhutto – non hanno dato i frutti sperati. La Commissione “Giustizia e Pace” chiede invece “impegno e trasparenza degli investigatori, per rendere giustizia alla memoria di un uomo di dialogo, di fede, che ha dato la vita per rendere il Pakistan una nazione migliore”. (R.P.)

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    Il Parlamento Europeo chiede di far luce sul delitto Bhatti e di continuare la sua opera

    ◊   Far luce su tutti gli aspetti dell’omicidio del Ministro pakistano Shahbaz Bhatti; condurre rapidamente alla giustizia i colpevoli del crimine; nominare in tempi brevi un nuovo Ministro per le Minoranze religiose e, attraverso di lui, continuare l’opera di Bhatti, nel campo della difesa delle minoranze religiose e del dialogo interreligioso: sono le richieste inoltrate alle autorità civili pakistane da una risoluzione del Parlamento Europeo adottata ieri, dall’assemblea di Strasburgo. I parlamentari dell’Unione hanno votato e approvato il testo proposto dalla parlamentare finlandese Eija-Ritta Khorola, che conosceva personalmente Bhatti e l’aveva invitato a visitare le istituzioni dell’Unione Europea. Bhatti aveva accolto l’invito e visitato il Parlamento all’indomani della risoluzione adottata dall’Assemblea, a maggio 2010, in cui si chiedeva la tutela dei diritti umani, la difesa delle minoranze religiose e l’abolizione della legge sulla blasfemia in Pakistan. In seguito, dopo l’omicidio del governatore del Punjab, Salmaan Taseer, nel gennaio 2011, il Parlamento della Ue aveva approvato una nuova risoluzione ribadendo tali richieste alle istituzioni pakistane. (R.P.)

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    India: torna in carcere il responsabile dei pogrom anticristiani del 2008

    ◊   È tornato in carcere il 9 marzo scorso, Manoj Kumar Pradhan, l’esponente del partito radicale indù Bharatiya Janata, considerato il “comandante” dei facinorosi che diedero vita ai pogrom anticristiani dell’Orissa nel 2008 e il principale responsabile dell’uccisione di un leader cristiano. L’uomo, condannato il 27 giugno 2010 a sette anni di reclusione, era poi tornato in libertà su cauzione meno di un mese dopo, ma ora la Corte suprema dell’India ha annullato la sentenza di rilascio emessa dall’Alta Corte dello Stato dell’Orissa. Grande soddisfazione in merito è stata espressa dalla comunità cristiana dell’area e in particolare dall’avvocato e coordinatore della battaglia legale per la giustizia per i cristiani: “Il lavoro per rendere giustizia al popolo di Kandhamal va avanti”, ha detto all'agenzia AsiaNews. Pradhan, che nel 2009 venne condannato per un altro assassinio, ha all’attivo tre processi pendenti, 12 denunce e una multa di 6500 rupie (circa 104 euro), ha fatto sapere che ricorrerà in appello per una nuova libertà su cauzione. (R.B.)

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    Kuwait: la Vergine Maria proclamata "Nostra Signora d’Arabia"

    ◊   Con un solenne rito officiato il 16 gennaio nella cattedrale del Kuwait, Maria è stata proclamata Nostra Signora d’Arabia, cioè patrona di tutti i Paese del Golfo Persico: oltre al Kuwait, quindi, il Bahrein, il Qatar, l’Arabia Saudita, gli Emirati Arabi Uniti, lo Yemen e l’Oman. La celebrazione è stata presieduta dal prefetto della Congregazione per il Culto divino e la disciplina dei sacramenti, il cardinale Antonio Caňizares Llovera, che nell’omelia ha esortato i fedeli a “rimanere fermi nella fede e a guardare sempre Gesù che è fonte della nostra fede”. La notizia è stata diffusa dall’Osservatore Romano attraverso un articolo a firma del vicario apostolico del Kuwait, il vescovo Camillo Ballin. “La Madonna qui non è mai apparsa, ma è sempre stata presente – scrive il presule – ed è riuscita a portare Gesù prima ancora che arrivasse l’Islam”. Se il titolo di Nostra Signora d’Arabia è nuovo per tutto il Golfo, infatti, non è nuovo per il Kuwait, dove i carmelitani presenti in Iraq si rifugiarono dopo la Seconda Guerra Mondiale. Il vicariato del Kuwait, inoltre, è dedicato a Maria fin dal 1957 e qui, nell’isola di Failaka, è presente una chiesa risalente al quinto secolo, mentre resti archeologici di chiese dell’epoca sono presenti un po’ in tutto il territorio. “La Vergine ci deve indicare il cammino perché la diversità non sia divisione, ma unità”, è l’auspicio conclusivo di mons. Ballin per una realtà, quella della penisola araba, in cui una sola Chiesa deve celebrare in 5 riti e 12 lingue. (R.B.)

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    Usa: l’impegno dei vescovi fondamentale per l’abolizione della pena di morte in Illinois

    ◊   “Non si correrà più il rischio che una persona innocente sia condannata a morte”. È quanto si legge in una lettera scritta il 9 marzo scorso dai vescovi dello Stato americano dell’Illinois, in occasione dell’abolizione della pena di morte nello stesso. La Conferenza episcopale statunitense, riferisce l'agenzia Sir, si è complimentata con i vescovi locali per la mobilitazione del mondo cattolico e per la loro azione che ha spinto, con il tramite degli avvocati, il governatore dello Stato Pat Quinn, a decidere per l’abrogazione. L’Illinois diventa, quindi, il 16.mo Stato abolizionista negli Usa. “Gli avvocati hanno lavorato instancabilmente perché l’Illinois ponesse fine all’uso della pena capitale”, ha detto Kathy Saile, direttore dell’Ufficio sviluppo sociale della Conferenza episcopale dei vescovi Usa. “Questo passaggio - ha affermato mons. Stephen Blaire, vescovo di Stockton e presidente della Commissione episcopale Giustizia sociale e sviluppo umano - servirà per cominciare a costruire una cultura della vita nel nostro Paese. (M.I.)

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    I vescovi Usa erogano borse di studio destinate al continente africano

    ◊   È da otto anni che i vescovi degli Stati Uniti, attraverso la colletta nazionale da loro promossa con il Fondo di solidarietà per la Chiesa in Africa, sostengono progetti nel continente con l’erogazione di circa 291 borse di studio per un valore complessivo di sei milioni di euro. Negli anni, è stata finanziata l’educazione catechetica dei laici in Namibia; la formazione di assistenti pastorali per i malati in Uganda; laboratori su giustizia, pace e sviluppo nell’Africa occidentale; l’assistenza alle radio libere cattoliche in Liberia; la formazione di insegnanti cattolici in Ghana e il centro per giovani traumatizzati dalla guerra civile “The action of Thalita Kum” nella Repubblica del Congo. Anche quest’anno, riferisce la Zenit, il progetto è stato lanciato: ha come titolo “È possibile, unisciti a noi” e si concentra sulla promozione dell’educazione come principale necessità pastorale dell’Africa orientale, obiettivo deciso sulla base dei risultati di uno studio curato dalla Conferenza episcopale degli Usa in collaborazione con la Mendoza school of business presso la University of Notre dame e le Conferenze episcopali dell’area. “La Chiesa in Africa è benedetta da una fede radicata nella speranza, raggiunta con la sopravvivenza in mezzo a sfide critiche e uniche che affronta quotidianamente ogni parrocchia, ogni villaggio e ogni paese - ha detto mons. John Ricard, vescovo di Pensacola-Tallahassee, in Florida, e presidente del Sottocomitato per la Chiesa in Africa nato in seno all’episcopato – tutti i Paesi dell’Africa sono ricchi di cultura, risorse e chiari valori umani”. Il presule, però, ha sottolineato anche i problemi del continente, come l’Aids che minaccia la vita di milioni di persone, la guerra, l’oppressione, la povertà estrema e la carestia: “La fede è ciò che sostiene la gente che deve affrontare queste realtà”, ha concluso. (R.B.)

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    Elezioni amministrative in Sri Lanka: candidati cattolici e buddisti fianco a fianco

    ◊   Alle elezioni locali del decanato di Katana, nell’arcidiocesi di Colombo, capitale dello Sri Lanka, che si svolgeranno il 18 marzo prossimo, concorrono 84 candidati cattolici e buddisti appartenenti a tre diversi partiti, che hanno chiesto il sostegno dei leader delle Chiese locali per meglio affrontare il futuro ruolo di guida. Martedì scorso, alcuni candidati di entrambe le fedi si sono riuniti nella parrocchia di Halpe, guidata da padre Reid Shelton Fernando: “Essere gentlemen in politica fa parte della fede cristiana – ha detto il sacerdote ad AsiaNews – e né prima né dopo le elezioni dovrebbero trovare spazio violenze, abusi di potere, violazioni dei diritti o delle regole elettorali, corruzione”. Il prete ha inoltre sottolineato che in quanto figli di Dio i politici cristiani hanno la responsabilità di lavorare secondo gli insegnamenti del Vangelo e di essere un esempio per tutti. “La politica è l’occasione migliore per mostrare la carità cristiana – ha aggiunto – non stiamo cercando di dimostrare il nostro potere cattolico, ma abbiamo bisogno di esprimere il nostro esempio cristiano per motivare anche i non cristiani”. (R.B.)

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    Messico: il plauso dei vescovi al progetto di riforma costituzionale

    ◊   Martedì 8 marzo il governo messicano ha approvato un progetto di riforma costituzionale sui diritti umani che renderà tutte le persone uguali di fronte alla legge sia sul territorio del Paese sia nei trattati internazionali firmati dal Messico e impedirà qualunque forma di discriminazione basata sull’etnia, il sesso, la classe sociale, la salute o la religione. Grande soddisfazione in merito, scrive L’Osservatore Romano, è stata espressa dall’episcopato locale attraverso un messaggio che definisce la nuova legge “un passo importante per il popolo messicano”, che andrà “a beneficio della cultura e della convivenza tra i messicani”. Il messaggio inviato all’indomani dell’approvazione della riforma da parte della Camera alta, è firmato dall’arcivescovo di Tlalnepantla, Carlos Aguiar retes, e dal segretario generale della Conferenza episcopale messicana e vescovo ausiliare di Texcoco, Victor René Rodríguez Gómez. I presuli, ora, auspicano che le leggi ordinarie recepiscano principi fondamentali come la tutela della vita umana e della famiglia tradizionale e la salvaguardia della libertà religiosa. Il provvedimento in questione modifica anche la norma che finora ha consentito l’espulsione degli stranieri dal Messico senza un regolare processo. (R.B.)

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    Il Primate del Perù: “Una società che non si risveglia dal crimine dell'aborto ha un cancro”

    ◊   “L'aborto va contro la dottrina sociale della Chiesa e i cattolici devono impegnarsi sempre più nella difesa della vita, soprattutto in questa Quaresima”. Questo il monito del cardinale Juan Luis Cipriani, arcivescovo di Lima e Primate del Perù, durante l’omelia presieduta nel Mercoledì delle Ceneri nella Basilica cattedrale del capoluogo peruviano. “Come può un pastore non parlare quando il mondo giunge a una cosa così grave come iniziare a giocare con la vita e parlare di aborto?”, ha chiesto il cardinale durante la sua omelia. “La Chiesa - ha sottolineato - accorre da ogni donna per aiutarla, perdonarla e incoraggiarla, ma non può tacere di fronte a una barbarie di questo tipo. Una società che non si risveglia dal crimine dell'aborto è una società che ha un cancro”, ha dichiarato il Primate. In questo senso, riferisce l’agenzia Zenit, il porporato ha lamentato il fatto che nel mondo attuale milioni di creature vengono assassinate nel momento in cui sono più deboli e si trovano nel luogo più sicuro: il grembo materno. “La vita umana nasce nel matrimonio tra un uomo e una donna – ha sottolineato - è questo il linguaggio della natura umana e non è il messaggio solo della Chiesa cattolica”. “Non sono circostanze politiche - ha concluso - ci sono temi che vengono prima di ogni politica: l'essere umano, la vita, il matrimonio e la famiglia. Non distruggiamo le basi della civiltà!”. (M.I.)

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    La Chiesa australiana contro la detenzione dei migranti nei centri di accoglienza

    ◊   Preoccupazione e costernazione sono state espresse dal presidente del Consiglio per la giustizia sociale della Conferenza episcopale australiana, mons. Christopher Alan Saunders, vescovo di Broome, per la decisione del governo di costruire un centro di accoglienza, con 1500 posti disponibili, alla periferia di Darwin, nel nord dell’Australia. “L’ennesimo esempio di risposta crudele dell’Australia ai richiedenti asilo - ha dichiarato il presule - la detenzione prolungata per i migranti che arrivano in Australia via mare aggiunge ulteriori traumi alla vita degli individui e delle famiglie vulnerabili e con grandi spese per i contribuenti australiani”. Il vescovo, riferisce l’Osservatore Romano, ha spiegato che “il governo australiano ha intenzione di spendere 9 milioni di dollari per costruire il nuovo centro e altri 74 milioni di dollari in tre anni per l'affitto dei terreni”. “Tutto questo - ha proseguito – si deve aggiungere alle centinaia di milioni di dollari spesi per la detenzione di 6650 richiedenti asilo nei centri di accoglienza”. La Chiesa è preoccupata – ha osservato - perché il governo continua a rinchiudere gente disperata, fuggita dalle violenze e dalle persecuzioni”. Mons. Saunders ha ricordato che “il governo ha alternative alla detenzione, come i visti di lavoro temporaneo che permetterebbero ai richiedenti asilo di dare un contributo alla società e di essere autosufficienti in attesa di valutazione da parte del Dipartimento per l'immigrazione e la cittadinanza”. Nel 2008 l'attuale governo si è impegnato a utilizzare questo sistema di detenzione purché i richiedenti asilo non rappresentassero un pericolo per la salute e la sicurezza pubbliche. Il governo aveva promesso che quelli che non presentavano alcun pericolo per la comunità, sarebbero rimasti in attesa dei visti. “La lunga attesa dei richiedenti asilo che sono costretti a rimanere in detenzione – ha concluso il presule - condanna tristemente il valore morale di un popolo, il nostro, che si pregia di difendere lo spirito di equità e correttezza”. (M.I.)

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    Il cardinale Bagnasco: educare l'uomo al gusto della verità

    ◊   Fede e scienza: coerenti e compatibili, in nome della verità e della ricerca di essa che hanno in comune, ma anche distinte per il tipo di verità, naturale e sovrannaturale, che affrontano e per il metodo che adottano. “La fede cristiana apre l’uomo al mondo di Dio, al senso di sé, dell’universo e della storia”. E questo non fa parte della scienza. E’ in sintesi la premessa tracciata dal cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei, nella Lectio Magistralis tenuta oggi all'Università degli Studi di Perugia nell’ambito della Missione Diocesana ai giovani. Per educare al senso e alla ricerca della verità, qualunque ne sia la natura, spiega Bagnasco, è necessaria l’umiltà e non l’arroganza, il rispetto e non il dominio, la disponibilità a correggere o mutare i propri modi di pensare. Bisogna educare l’uomo alla verità, al gusto della verità, al rigore della ricerca, alla gratuità di fronte al reale, sostiene il cardinale. Invece oggi pare che “la tensione dominante sia conoscere per usare, per piegare e sfruttare”. Una “smania di dominare e manipolare fino all'estremo della vita umana, nel sacrario del suo principio e nel mistero del suo concludersi, che alimenta un atteggiamento strumentale che, mentre non rispetta correttamente la natura, umilia anche se stessa”. Nelle parole del cardinale anche un altro elemento fondamentale per la formazione e comune al cammino di fede e alla ricerca scientifica: la fatica accompagnata dal metodo, opposta al successo facile e alle conclusioni rapide che ingannano e deludono, spiega il cardinale, “generando rancore e angoscia''. Infine lo sguardo allo specifico contributo della fede nell’orizzonte pedagogico: nell’uomo, nella cultura e nella società. Fede che, spiega il porporato, risponde alle domande radicali del cuore, offre il senso globale della vita e del cosmo e che, se ispira la società, la rende solidale, ricca di virtù, di criteri morali universali, fonte di sicurezza, all’origine di un popolo e non di un agglomerato di mondi individuali. (G.C.)

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    Lettera pastorale del vescovo di Hong Kong per la Quaresima

    ◊   “Seguire l’eccellente esempio dei primi discepoli” è il titolo della Lettera pastorale di mons. John Tong, vescovo della diocesi di Hong Kong, pubblicata all’inizio della Quaresima dal Kong Ko Bao (il bollettino diocesano in versione cinese ripreso dall'agenzia Fides). Il vescovo di Hong Kong incoraggia tutti ad “osservare costantemente la migliore tradizione quaresimale, anche come risposta all’appello del Papa nel suo Messaggio di Quaresima: purificare il corpo e l’anima, intensificare il rapporto con Dio, astenersi dai vizi materiali, amare i poveri”. Così “possiamo vivere questo momento di penitenza e di rinnovamento” e contemporaneamente “anche il momento della preghiera, del digiuno e dell’elemosina”. Nella sua Lettera, mons. Tong illustra le tre qualità eccellenti dei primi discepoli - didaché, koinonia e diakonia -, sottolineando che “sono proprio adatte per i fedeli di oggi, soprattutto per vivere l’Anno dei Laici” nella diocesi di Hong Kong. Inoltre, anche nella storia moderna della Chiesa “abbiamo avuto tantissime persone, come la beata Madre Teresa e Papa Giovanni Paolo II che sarà presto beato, che si sono contraddistinte per queste tre qualità”. Quindi il vescovo invita “per l’ennesima volta i fedeli a seguire l’eccellente esempio dei primi discepoli per maturare le tre qualità”. In altre parole esorta a “consolidare la vita spirituale, allargare il cuore e la visione di comunione, vivere la testimonianza dell’evangelizzazione per raccogliere i frutti della preghiera, della formazione e dell’evangelizzazione dell’Anno dei Laici”. (R.P.)

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    Caritas Austria: avanti il lavoro contro la pratica dei matrimoni forzati degli immigrati

    ◊   Trovare “buone soluzioni per le persone coinvolte” nei matrimoni forzati: questo è l’obiettivo che auspica di raggiungere il presidente di Caritas Austria, Franz Küberl, che l’ha espresso pubblicamente durante un convegno a Graz presso il Consiglio comunale. Questa pratica, in Austria, è diffusa soprattutto tra gli immigrati musulmani e la Caritas locale da tempo cerca di sradicarla promuovendo un progetto in collaborazione con le autorità cittadine del Land e della federazione, con le Ong e i loro centri di consulenza: attualmente sono assistite 23 donne, due uomini e sei bambini. “Consentire l’autodeterminazione delle giovani immigrate – è l’obiettivo, secondo quanto riporta il Sir – anche con l’ausilio dell’istruzione e dell’autosufficienza economica”. Küberl, infine, mette in guardia da una “strumentalizzazione politica” del fenomeno, dalla quale potrebbe scaturire una politica “ancor più restrittiva sull’immigrazione” o la contrapposizione tra “immigrati conservatori e progressisti”. (R.B.)

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    Germania: madre in carcere per aver vietato ai figli le lezioni di educazione sessuale

    ◊   In carcere per aver proibito ai quattro figli, di età compresa tra i 10 e i 16 anni, di partecipare al corso scolastico di educazione sessuale: è quanto accaduto a Irene Wiens, madre tedesca originaria di Salzkotten, che dovrà scontare per questo una condanna a 43 giorni di prigione. La motivazione del suo divieto ai figli è che durante queste lezioni, di impronta interattiva, viene realizzata una sorta di “rappresentazione teatrale” sul tema che non coincide con la visione in materia di sessualità della famiglia Wiens. Non è il primo caso, in Germania, secondo quanto riportato dall’Osservatore Romano, di genitori che vengono incarcerati per aver vietato ai figli la partecipazione alle ore di educazione sessuale previste dalla scuola pubblica, fatto che prevede una pena pecuniaria tra i 200 e i 1200 euro e una condanna da un giorno a un mese e mezzo di carcere: se ne contano 35 dal 2006 a oggi. Accanto alla signora Wiens si è schierata l’Alliance Defense Fund, un’entità sovranazionale esperta nella protezione della libertà religiosa e di coscienza che si è rivolta al Tribunale europeo dei Diritti umani, sostenendo che i genitori, e non il governo, sono gli unici responsabili dell’educazione dei figli e che possono scegliere per loro un tipo di educazione conforme alle proprie credenze. (R.B.)

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    Focolari: domani la Giornata ecumenica internazionale nel ricordo di Chiara Lubich

    ◊   Si celebrerà domani la Giornata ecumenica internazionale organizzata dal Movimento dei Focolari in vista del terzo anniversario della morte della fondatrice Chiara Lubich, scomparsa il 14 marzo 2008. L’evento promosso dal movimento a Trento s’intitola “Chiara Lubich: un carisma, una vita per l’unità dei cristiani” ed è solo uno dei tanti in programma fra testimonianze, riflessioni e contributi musicali in molte chiese del mondo, dalla Cina al Sudafrica, all’Egitto, al Libano e a Cuba. Attesi, specifica l'agenzia Sir, i messaggi del Patriarca Ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I, del presidente del Pontificio Consiglio per l’Unità dei cristiani, cardinale Kurt Koch e del segretario generale del Consiglio ecumenico delle Chiese, nonché la riflessione di Maria Voce, attuale guida del movimento dei Focolari. La Giornata cade all’interno della Settimana ecumenica internazionale in corso al Centro Mariapoli “Chiara Lubich” di Castelgandolfo, in provincia di Roma, dove i 400 partecipanti effettueranno anche visite guidate ai luoghi in cui si è fatta la storia del movimento. (R.B.)

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    La Gmg di Madrid 2011 sarà un evento ecosostenibile

    ◊   “Consegnare una Terra in buone condizioni alle nuove generazioni è una preoccupazione di ogni cristiano e pertanto anche della Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid”. Così ha spiegato Eva Latonda, responsabile del progetto “100% naturale”, alla conferenza stampa di presentazione dell’iniziativa, tenutasi ieri a Madrid. La responsabile ha sottolineato l’impegno di celebrare una Gmg all’insegna della ecosostenibilità, rispettosa dell’ambiente e con zero emissioni. “100% naturale” è il programma che farà da cornice a tutte le attività sostenibili che si terranno nel corso dell’evento. Zeroemissioni, la compagnia dell’Abengoa che fornisce soluzioni globali per combattere i cambiamenti climatici, calcolerà e compenserà le emissioni dirette di gas di effetto serra, inevitabili in eventi di massa, che ci saranno durante la Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid 2011, attraverso compensazioni volontarie di carbonio. “Questa pratica - ha chiarito all’agenzia Sir, Emilio Rodríguez Izquierdo, direttore di Zeroemissioni - è sempre più usata e sta facendo tendenza in eventi che riuniscono una grande quantità di gente”. (M.I.)

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    24 Ore nel Mondo



    Manifestazioni antigovernative in Arabia Saudita, Riad blindata

    ◊   Attenzione puntata anche sull’Arabia Saudita per l’odierna "giornata della collera" indetta attraverso il web da attivisti per i diritti umani e forze moderate. Circa 20 mila le adesioni raccolte con l’obiettivo di chiedere riforme democratiche. La situazione sembra tranquilla a Riad, i punti nevralgici della città sono presidiati da un gran numero di agenti di polizia. La tensione, però, resta alta. Solo ieri le forze dell’ordine hanno sparato contro i dimostranti che si erano radunati in piazza nella città di Al Qatif per invocare la liberazione di alcuni detenuti. L’episodio ha provocato il ferimento di tre sciiti.

    Yemen
    Crescono i timori per gli sviluppi del quadro sociopolitico nello Yemen, dopo che l’opposizione ha rifiutato l’offerta di riforme democratiche avanzata dal presidente Saleh. Oggi, nella zona meridionale di Moukalla, un gruppo di uomini armati ha attaccato una pattuglia della polizia provocando quattro morti. Le autorità locali sospettano il coinvolgimento di Al Qaeda, che è molto attiva nell’area.

    Costa D’Avorio
    Situazione critica anche in Costa d’Avorio. A lanciare l’allarme è l’alto commissario dell'Onu per i diritti umani che ha definito le violenze in atto nel Paese africano ''sistematiche e inumane''. Ad oggi il bilancio delle vittime degli scontri tra le milizie fedeli al presidente Ouattara e quelle fedeli a Gbagbo è di 392 morti dalla metà di dicembre. Intanto, cresce la tensione anche tra Gbagbo e l’Onu per la chiusura dello spazio aereo alle forze internazionali. Il servizio è di Giulio Albanese:

    Ormai lo spazio per dialogare, in Costa d’Avorio, sembra ridotto ai minimi termini dopo che ieri Laurent Gbabo ha praticamente rigettato il principio di una condivisione del potere, proposto dall’Unione Africana. Interpellato sul vertice in corso ad Addis Abeba tra i cinque capi di Stato africani, incaricati di risolvere la crisi, un portavoce di Gbabo ha spiegato che la condivisione del potere è un “vecchio arnese" già sperimentato dal 2002 al 2010 e che finora "non ha portato a niente. Dunque, è inaccettabile”. Insomma, ha praticamente sbattuto la porta in faccia ad Alassane Ouattara, riconosciuto internazionalmente come legittimo presidente della Cosa d’Avorio. Intanto, le Nazioni Unite hanno replicato, facendo sapere che non rispetteranno la no-fly zone imposta in Costa d’Avorio da Gbabo, il quale vuole impedire all’Onu di svolgere la propria missione di pace. Per il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, la no-fly zone è una questione inaccettabile.

    Mali
    In Mali, una delle forze d’opposizione – il partito della rinascita nazionale – ha chiesto al governo del presidente Tourè di cominciare a preparare le elezioni legislative del 2012 al fine di evitare scenari come quelli ivoriani. Chiesto soprattutto un sistema elettorale “credibile e trasparente”.

    Zimbabwe
    Nello Zimbabwe, un tribunale ha annunciato che deciderà il prossimo 16 marzo sulla domanda di liberazione su cauzione di sei persone accusate di tradimento – reato passibile di pena di morte – per aver partecipato ad un dibattito sulla situazione egiziana. La polizia del Paese, lo scorso 19 febbraio, ha arrestato una quarantina di persone, tra cui un anziano parlamentare, che discutevano in merito all’azione della piazza per rovesciare i capi di stato.

    Tunisi
    Il Tribunale amministrativo della Tunisia ha deciso la sospensione del pagamento degli stipendi ai deputati e ai senatori. Lo ha annunciato la tv pubblica del Paese nordafricano. Il provvedimento fa seguito all'iniziativa di un gruppo di avvocati che, attraverso un ricorso, avevano chiesto lo scioglimento delle due Camere del parlamento. Camera e Senato, lo scorso mese, avevano approvato una legge che autorizza il presidente ad interim, Foued Mebazaa, a governare per decreto.

    Somalia
    Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha confermato la richiesta di inviare altri quattromila soldati in Somalia nell’ambito della missione dell’Unione Africana, nonostante l’esitazione di alcuni Paesi continentali. Il pronunciamento è contenuto in una dichiarazione approvata all’unanimità dall’organismo dell’Onu, che ha espresso preoccupazione per la sicurezza nel Paese. La Russia ha proposto di costituire tre tribunali e due prigioni speciali per combattere la pirateria somala, come suggerito da esponenti francesi al Palazzo di Vetro.

    Lampedusa, sbarchi
    Ennesimo barcone avvistato a largo di Lampedusa con una trentina di migranti a bordo. L’imbarcazione, che si trova ancora in acque internazionali, sta per essere raggiunto da una motovedetta della Guardia di Finanza. L’ultimo sbarco risale a ieri quando sull’isola sono giunte 31 persone.

    Draghi-mafia
    L’infiltrazione della mafia nella struttura produttiva italiana inibisce la crescita economica del Paese. Lo ha detto il governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, che, durante un convegno promosso dall’Associazione Libera all’Università statale di Milano, ha confermato l’espansione al nord della criminalità organizzata precisando che questo fenomeno “può mettere a repentaglio la democrazia”.

    Crisi vertice Ue
    Un nuovo “Patto per l’euro”: così il presidente dell’Ue, Van Rompuy, ha definito l'accordo che oggi a Bruxelles i leader dell’Eurozona cercheranno di raggiungere per rafforzare il pacchetto di misure contro la crisi dei debiti sovrani. Dopo l'allarme di ieri per il rischio di uno choc petrolifero, borse in ribasso anche stamani in Europa.

    Spagna commemorazioni
    Diverse commemorazioni oggi in Spagna in ricordo delle 192 vittime e dei quasi mille feriti per gli attentati terroristici, avvenuti a Madrid l’11 marzo 2004. I media locali sottolineano l’assenza, a differenza degli anni scorsi, di un’unica cerimonia.

    Eta
    La Spagna ha confermato il nuovo colpo ai danni dell’Eta, annunciato in queste ore dalla radio spagnola. Si tratta dell’arresto in Francia del presunto capo militare del braccio armato dell’organizzazione separatista basca, Alejandro Zobaran Arriola. L’uomo è stato catturato assieme ad altri tre militanti nel corso di un’operazione di polizia condotta nei pressi della frontiera con il Belgio.

    Nato, Afghanistan
    Il prossimo 21 marzo, il presidente afghano, Hamid Karzai, annuncerà in quali aree del Paese il controllo della sicurezza passerà in mano alle forze locali. Lo ha affermato il segretario generale della Nato, Rasmussen, ribadendo che il termine previsto per la transizione di poteri resta “la fine del 2014”. Questo “non vuol dire che lasceremo, ma al contrario – ha precisato – resteremo per sostenere e addestrare gli afghani”.

    Afghanistan, Karzai
    L’Onu eserciti pressioni sulle truppe straniere operanti in Afghanistan per evitare morti civili durante le loro operazioni contro gli insorti. E’ la richiesta avanzata dal presidente Karzai. Con 2.777 perdite fra la popolazione, lo scorso anno è stato il più cruento dal 2001. Il 75% di queste vittime – sostiene l'Onu – sono state causate dalla guerriglia ed il 19% da truppe filogovernative. In particolare, 171 persone hanno perso la vita nell'ambito di raid aerei realizzati dall’Isaf. Nei giorni scorsi, sarebbe stato ucciso anche un parente del presidente Karzai.

    Pakistan
    Aerei senza pilota americani in azione nel nord del Pakistan. Il raid ha provocato la morte di almeno tre ribelli. Nella notte, intanto, violenti scontri si sono verificati a Karachi: sette le vittime accertate. A far scoppiare la tensione la decisione del governo, poi revocata, di rimuovere il responsabile di un organismo che si occupa di lotta alla corruzione. Islamabad, infine, ha annunciato di aver realizzato con successo un test del suo missile a corto raggio capace di trasportare una carica nucleare.

    Russia-Usa
    Abolire i visti tra Russia e Stati Uniti. E’ la proposta che ieri il premier russo, Vladimir Putin, definendola “storica”, ha lanciato al vicepresidente americano, Joe Biden, nel loro incontro a Mosca. Quest’ultimo ha mostrato disponibilità su questo fronte come sull’ingresso della Russia nel Wto ma ha avanzato velate critiche alle lacune del sistema democratico di Mosca. (Panoramica internazionale a cura di Eugenio Bonanata)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 70

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli e Miriam Ayele.