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Sommario del 10/03/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Pubblicata la seconda parte del “Gesù di Nazaret” di Benedetto XVI
  • Il Papa ai parroci romani: siate uomini con il cuore di Dio, annunciate la verità anche se scomoda, amate soprattutto i poveri
  • Mercoledì delle Ceneri. Il Papa: il mondo ha bisogno di ritornare a Dio
  • Nominato il nuovo direttore del Fondo Assistenza Sanitaria
  • Economia e umanesimo al centro dell’incontro del cardinale Ravasi con gli ambasciatori asiatici
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Libia: avanzano le milizie di Gheddafi. Comunità internazionale divisa sull'intervento
  • Rifugiati in Libia: paure e speranze per eritrei, etiopi e somali
  • Scontri in Egitto: uccisi 14 cristiani. In migliaia ai funerali delle vittime
  • L’Illinois festeggia l’abolizione della pena di morte. Vicina la meta di una moratoria universale
  • Chiesa e Società

  • Libia: appello alla comunità internazionale delle Agenzie Onu per aiutare i rifugiati
  • Il vescovo di Tunisi ringrazia la popolazione per la solidarietà ai profughi libici
  • Pakistan: riconoscimenti ufficiali delle istituzioni a Shahbaz Bhatti
  • India. Vescovo dell’Orissa: nuove violenze contro i cristiani di natura sociale, non religiosa
  • Polonia: Lettera pastorale dei vescovi su Giovanni Paolo II
  • Corte di Strasburgo: il 18 marzo la sentenza definitiva sul Crocifisso in aula
  • Chiesa asiatica: le campagne di Quaresima incoraggiano i fedeli alla generosità
  • Vietnam: grande partecipazione dei cattolici al Mercoledì delle Ceneri
  • Russia: inizia il Grande Digiuno ortodosso. Il patriarca Kirill ammonisce contro i pericoli dell’ozio
  • Colombia: la Chiesa sostiene la raccolta firme per il diritto alla vita
  • Messico. Il vescovo di Campeche: reagire contro l'aumento della violenza nel Paese
  • Il cardinale Bagnasco: il nostro tempo deve riscoprire il peccato e la grazia
  • Australia: i vescovi e la Caritas lanciano la campagna di solidarietà per la Quaresima
  • Mauritius: una nuova ecologia al centro del Messaggio dei vescovi per la Quaresima
  • Gabon: la Chiesa si mobilita per avviare una tv cattolica nel Paese
  • Hong Kong: a Pasqua 3.400 catecumeni riceveranno i sacramenti dell’iniziazione cristiana
  • Indonesia: a Java rischia il trasferimento la chiesa protestante di Bogor
  • Romania: esercizi spirituali per sacerdoti romeni e bulgari guidati da padre Rupnik
  • Sesta Giornata mondiale del rene: visite gratuite in tutta Italia
  • 24 Ore nel Mondo

  • Yemen. L’opposizione: no alla nuova Costituzione promessa dal presidente Saleh
  • Il Papa e la Santa Sede



    Pubblicata la seconda parte del “Gesù di Nazaret” di Benedetto XVI

    ◊   Nelle librerie, da oggi, la seconda parte del “Gesù di Nazaret” di Joseph Ratzinger-Benedetto XVI. L’opera, che illustra figura e messaggio di Gesù dall’ingresso in Gerusalemme fino alla Risurrezione, è pubblicata dalla Libreria Editrice Vaticana e viene presentata oggi alle 17.00 presso la Sala Stampa della Santa Sede dal cardinale Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i Vescovi, e dal prof. Claudio Magris, scrittore e germanista. Il servizio di Sergio Centofanti:

    Il Papa ha voluto scrivere quest’opera “in un modo che possa essere utile a tutti i lettori che vogliono incontrare Gesù e credergli”. Il libro inizia dall’ingresso di Gesù in Gerusalemme, come “un re della pace”. Non è un rivoluzionario politico, “non si fonda sulla violenza”. La violenza è “uno strumento preferito dall’anticristo”.

    Nel discorso escatologico, Gesù parla della distruzione del tempio e di Gerusalemme, del Giudizio finale e della fine del mondo. “Dio – afferma il Papa - lascia una misura grande – stragrande secondo la nostra impressione – di libertà al male e ai cattivi; ciononostante la storia non gli sfugge dalle mani”. Con Gesù “è superata l’epoca del tempio di pietra”. “E’ iniziato qualcosa di nuovo”. “Gesù stesso ha preso il posto del tempio, è Lui il nuovo tempio”, in Lui “Dio e il mondo sono in contatto”.

    Con la lavanda dei piedi Gesù si spoglia del suo splendore divino per purificarci dalla nostra sporcizia. Attua “una svolta radicale” nella storia della religione: davanti a Dio “non sono azioni rituali che purificano”, ma è “la fede che purifica il cuore”. Secondo l’esegesi liberale “Gesù avrebbe sostituito la concezione rituale della purità con quella morale”, ma “allora - nota il Papa - il cristianesimo sarebbe essenzialmente una morale”. “La nuova Legge – invece - è la grazia dello Spirito Santo, non una nuova norma, ma l’interiorità nuova donata dallo stesso Spirito di Dio”. L’essere cristiani è un dono che “si sviluppa nella dinamica del vivere ed agire insieme con questo dono”.

    Pietro e Giuda sono due modi diversi di reagire a questo dono. Entrambi lo accolgono, ma poi uno rinnega, l’altro tradisce. Pietro, pentitosi, crede nel perdono. Anche Giuda si pente, ma non “riesce più a credere ad un perdono. Il suo pentimento diventa disperazione”. “In Giuda incontriamo il pericolo che pervade tutti i tempi”, il pericolo che anche chi è stato una volta illuminato, “attraverso una serie di forme apparentemente minute di infedeltà, decada spiritualmente … e non sia più capace di conversione”. Con Giuda, la rottura dell’amicizia con Gesù “giunge fin nella comunità sacramentale della Chiesa, dove sempre di nuovo ci sono persone che prendono ‘il suo pane’ e lo tradiscono”.

    Commentando la preghiera sacerdotale di Gesù, il Papa afferma che l’innalzamento del Signore sulla Croce costituisce “il giorno dell’Espiazione del mondo” in cui l’intera storia “trova il suo senso”: quello di riconciliarsi con Dio.

    Il Papa affronta quindi la questione della diversa datazione dell’Ultima Cena nei Sinottici e in Giovanni, optando per la versione giovannea: l’Ultima Cena avviene nell'antivigilia della Pasqua e Gesù viene crocifisso non nel giorno della festa, ma nella sua vigilia. “Ciò significa che Gesù è morto nell’ora in cui nel tempio venivano immolati gli agnelli pasquali”: Gesù in quella cena dona se stesso “come il vero Agnello, istituendo così la sua Pasqua”.

    Nel Getsèmani Gesù sperimenta “l’abisso del peccato”. Si affida alla volontà del Padre. Pietro è contrario alla croce: un atteggiamento – scrive il Papa - che rispecchia “la tentazione continua dei cristiani, anzi anche della Chiesa: senza la croce arrivare al successo”. Gesù chiede ai discepoli di vegliare, ma invano. “La sonnolenza dei discepoli rimane lungo i secoli l’occasione favorevole per il potere del male”.

    Parlando del processo a Gesù, il Papa sottolinea che a volere la sua morte non è stato “il popolo” degli Ebrei come tale, anche perché Gesù e gli stessi discepoli erano ebrei. Ad accusarlo era l’aristocrazia del tempio.

    Durante il processo, Pilato chiede: “Che cos’è la verità?”. E come Pilato, in molti oggi accantonano la domanda sulla verità come “irrisolvibile” o “per lo più si prova fastidio per essa. Ma senza la verità – ricorda Benedetto XVI - l’uomo non coglie il senso della vita, lascia … il campo ai più forti” come dimostra la storia di tutte le dittature. La verità “diventa riconoscibile in Gesù Cristo”.

    Gesù viene crocifisso: le sue prime parole sono parole di perdono per i crocifissori, perché “non sanno quello che fanno”. Questa richiesta del Signore “rimane una consolazione per tutti i tempi e per tutti gli uomini”, anche se l’ignoranza rivela spesso un’ottusità del cuore e altre volte si mescola con erudizione e conoscenza materiale.

    Il buon ladrone “proprio sulla croce ha capito che quest’uomo privo di potere è il vero re”. “Il buon ladrone è … la certezza consolante che la misericordia di Dio può raggiungerci anche nell’ultimo istante; la certezza, anzi, che dopo una vita sbagliata, la preghiera che implora la sua bontà non è vana”.

    “Nella passione di Gesù, tutto lo sporco del mondo viene a contatto con l’immensamente Puro …Se di solito la cosa impura mediante il contatto contagia ed inquina la cosa pura, qui abbiamo il contrario … lo sporco del mondo viene realmente assorbito, annullato, trasformato mediante il dolore dell’amore infinito”. Così il Papa può affermare che “ il bene è sempre infinitamente più grande di tutta la massa del male, per quanto essa sia terribile”.

    Gesù risorge. Senza fede nella risurrezione “la fede cristiana è morta”. “Solo se Gesù è risorto è avvenuto qualcosa di veramente nuovo che cambia il mondo e la situazione dell’uomo”. Non è stato il miracolo di un cadavere rianimato. “La risurrezione di Gesù … è una sorta di ‘mutazione decisiva’ … un salto di qualità … una possibilità che interessa tutti e apre un futuro, un nuovo genere di futuro per gli uomini”. I discepoli, testimoni della risurrezione, furono sopraffatti da una realtà che fino ad allora semplicemente non contemplavano. E “con un coraggio assolutamente nuovo si presentarono davanti al mondo per annunciare: Cristo è veramente risorto”. Nella risurrezione – scrive il Papa – “non può esserci alcun contrasto con ciò che costituisce un chiaro dato scientifico”. Ci viene semplicemente detto che “esiste un’ulteriore dimensione rispetto a quelle che finora conosciamo”. E ciò non è in contrasto con la scienza.

    Con Giuda Taddeo il Papa si chiede perché Gesù si sia manifestato solo a pochi e non si sia opposto con tutta la sua potenza ai nemici che lo hanno crocifisso. “E’ proprio del mistero di Dio agire in modo sommesso. Solo pian piano Egli costruisce nella grande storia dell’umanità la sua storia … Di continuo Egli bussa sommessamente alle porte dei nostri cuori e, se gli apriamo, lentamente ci rende capaci di ‘vedere’”. E’ questo lo stile divino: “non sopraffare con la potenza esteriore, ma dare libertà, donare e suscitare amore”.

    Nel capitolo conclusivo il Papa descrive la gioia dei discepoli che nonostante l’ascensione di Gesù “non si sentono abbandonati … Sono sicuri che il Risorto … proprio ora è presente in mezzo a loro in una maniera nuova e potente”. Eppure, spesso, i discepoli di Gesù continuano ad aver paura, come gli apostoli sul Lago di Tiberiade durante la tempesta: “Anche oggi – afferma il Papa - la barca della Chiesa, col vento contrario della storia, naviga attraverso l’oceano agitato del tempo. Spesso si ha l’impressione che debba affondare. Ma il Signore è presente e viene nel momento opportuno … è questa – conclude Benedetto XVI - la fiducia dei cristiani, la ragione della nostra gioia”, nell’attesa che Gesù di nuovo verrà nella gloria.

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    Il Papa ai parroci romani: siate uomini con il cuore di Dio, annunciate la verità anche se scomoda, amate soprattutto i poveri

    ◊   Il sacerdote non è un “amministratore”, ma un uomo scelto da Dio per imitare Cristo, che sa come Lui essere umile, amare l’umanità, avere sensibilità per i poveri, sostenere con coraggio la Chiesa là dove essa è minacciata. Con un’articolata lectio divina ispirata dal capitolo 20 degli Atti degli apostoli, Benedetto XVI si è intrattenuto stamattina con i sacerdoti della diocesi di Roma, guidati dal cardinale vicario, Agostino Vallini, nel tradizionale incontro annuale svoltosi nell’Aula della Benedizione. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Avere l’occhio di Dio, non quello del burocrate. Non c’è alternativa per un sacerdote. San Paolo lo aveva compreso e San Luca descritto in quel capitolo degli Atti degli Apostoli che il Papa ha definito come “destinato agli uomini di ogni tempo”. L’attualità del testo antico è diventata materia di riflessione per il prete del tempo moderno, centellinata dal Pontefice frase dopo frase. Il sacerdote, ha affermato, anzitutto “non è un padrone della fede”:

    “Prete non si è a tempo solo parziale; si è sempre, con tutta l’anima, con tutto il nostro cuore. Questo essere con Cristo ed essere ambasciatore di Cristo, questo essere per gli altri è una missione che penetra il nostro essere e deve sempre più penetrare nella totalità del nostro essere”.

    Il servizio, ha proseguito Benedetto XVI, chiama l’umiltà. Che non è esibizione di “falsa modestia” ma amore per la volontà di Dio, che proprio grazie all’umiltà del servitore può essere annunciata nella sua integrità, senza condizionamenti o preferenze, e senza “creare l’idea che il cristianesimo sia un pacchetto immenso di cose da imparare”:

    “Questo è importante: non predica un cristianesimo à la carte, secondo i gusti propri, predicando un Vangelo secondo le proprie idee preferite, secondo le proprie idee teologiche: non si sottrae dall'annunciare tutta, tutta la volontà di Dio, anche la volontà scomoda, anche i temi che personalmente non mi piacciano tanto”.

    Il testo paolino ha poi suggerito al Pontefice spunti di riflessione sul tema della conversione del cuore. “Conversione”, ha detto il Papa, è soprattutto quella del pensiero e del cuore, per cui la realtà non sono le cose tangibili o i fatti del mondo così come si presentano, ma realtà è riconoscere la presenza di Dio nel mondo. Da questa visione il sacerdote deve condurre la sua “corsa” nel mondo, senza mai perdere – ha raccomandato Benedetto XVI – lo smalto degli inizi:

    “Non perdiamo lo zelo, la gioia di essere chiamati dal Signore (...) lasciamoci rinnovare la nostra gioventù spirituale (...) la gioia di poter andare con Cristo fino alla fine, di ‘condurre a termine la corsa’ sempre nell’entusiasmo di essere chiamati da Cristo per questo grande servizio”.

    Il sacerdote, come Paolo, ha affermato il Papa non deve pensare alla sua mera “sopravvivenza biologica”. Certo, custodirsi è doveroso, ma non dimenticando che l’offerta di sé, anche fino al dono della vita, assimila il sacerdote al suo modello, Cristo:

    “Solo Dio può farci sacerdoti, solo Dio può scegliere i suoi sacerdoti e se siamo scelti, siamo scelti da Lui. Qui appare chiaramente il carattere sacramentale del presbiterato e del sacerdozio, che non è una professione che dev’essere fatta perché qualcuno deve amministrare tutte le cose (…) E’ un’elezione dallo Spirito Santo”.

    Pio XI, ha ricordato Benedetto XVI, rimarcava il problema della “la sonnolenza dei buoni”, cioè la mancanza di argini che spesso gli stessi cristiani oppongono alle forze del male. Il sacerdote, ha ribadito, è chiamato a “vegliare” e a pregare intensamente:

    “’Vegliate su voi stessi’: siamo attenti anche alla nostra vita spirituale, al nostro essere con Cristo (...) pregare e meditare la Parola di Dio non è tempo perso per la cura delle anime, ma è condizione perché possiamo essere realmente in contatto con il Signore e così parlare di prima mano dal Signore agli altri”.

    La Chiesa è minacciata e lo sarà sempre, ha detto il Papa. Ma questa consapevolezza non deve mai far dimenticare altre e immodificabili realtà:

    “La verità è più forte della menzogna, l’amore è più forte dell’odio, Dio è più forte di tutte le forze avverse ... a Dio. E con questa gioia, con questa certezza interiore prendiamo la nostra strada (…) nelle consolazioni di Dio e nelle persecuzioni del mondo”.

    Nell’indirizzo di saluto a Benedetto XVI, il cardinale Vallini aveva definito la lectio divina l’ideale conclusione del recente pellegrinaggio a Cipro dei sacerdoti romani, quindi – ringraziando il Pontefice per il suo nuovo libro su Gesù – ha definito il volume “un buon compagno” per la Quaresima. Affettuose e toccanti, poi, le parole che il cardinale vicario ha rivolto al Papa ricordandone il 60.mo di sacerdozio – che cadrà il prossimo 29 giugno – e mettendo in risalto le qualità sacerdotali di Benedetto XVI più apprezzate dal clero:

    “La fedeltà, umile e gioiosa, senza incrinature, al Signore Gesù; la disponibilità totale a servire la Chiesa dove la Provvidenza L’ha chiamata, fino al formidabile peso del supremo Pontificato; l’amore alla Parola di Dio e alla Liturgia e alla gioia di vivere il tempo secondo il ritmo dell’Anno Liturgico; l’esercizio dell’intelligenza e la passione per la ricerca della verità da proporre e difendere senza compromessi; la dolcezza del tratto e la magnanimità del cuore; la serenità dell’anima interamente donata a Cristo”.

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    Mercoledì delle Ceneri. Il Papa: il mondo ha bisogno di ritornare a Dio

    ◊   “Il nostro mondo ha bisogno di ritornare a Dio. Noi cristiani dobbiamo essere un messaggio vivente, in molti casi siamo l’unico Vangelo che gli uomini leggono ancora”. Così il Papa celebrando ieri pomeriggio nella Basilica di Santa Sabina sull’Aventino la Messa con il rito di benedizione e di imposizione delle Ceneri. La celebrazione è stata preceduta da una processione penitenziale dalla vicina Chiesa di Sant’Anselmo. Il servizio è di Paolo Ondarza:

    “Il nostro mondo ha bisogno di essere convertito da Dio, ha bisogno del suo perdono, ha bisogno di un cuore nuovo”. Benedetto XVI apre così la Quaresima, che - al contrario di quanto spesso si pensi - non è un tempo connotato dalla tristezza, ma un dono di Dio: un “tempo forte dell’anno liturgico”, “propizio” per la conversione, l’ascolto della Parola di Dio, la preghiera e la penitenza”:

    “Si tratta cioè di porre in atto un atteggiamento di conversione autentica a Dio, ritornare a Lui, riconoscendo la sua santità, la sua potenza, la sua maestà. E questa conversione è possibile, perché Dio è ricco di misericordia e grande nell’amore”.

    La Quaresima è quindi un cammino di quaranta giorni, dove sperimentare in modo efficace l’amore misericordioso di Dio, consapevoli sempre – ha indicato il Santo Padre - di non poter realizzare la nostra conversione da soli, perché è Dio che converte. “Tutti – ha aggiunto - hanno bisogno della grazia di Dio, che illumini la mente e il cuore; tutti possono aprirsi all’amore di Dio”. Alto il compito di ogni cristiano, ambasciatore del Vangelo: non deve attirare l’attenzione su se stesso, ma offrire la testimonianza della fede vissuta ad un mondo in difficoltà che ha bisogno di ritornare a Dio:

    “Con la nostra testimonianza evangelica, noi cristiani dobbiamo essere un messaggio vivente, anzi in molti casi siamo l’unico Vangelo che gli uomini di oggi leggono ancora”.

    Elemosina, preghiera e digiuno, opere di pietà previste dalla legge mosaica e riproposte da Gesù – ha indicato il Papa – mostrano all’uomo la via per la conversione. E’ facile, però, cadere nella tentazione di desiderare di essere stimati e ammirati per la buona azione compiuta. Ecco perché Cristo – ha ricordato Benedetto XVI – nel riproporre queste prescrizioni non chiede un rispetto formale ad una legge estranea all’uomo, ma invita a riscoprire queste tre opere di pietà vivendole in modo più profondo, non per amore proprio, ma per amore di Dio, come mezzi di conversione a Lui:

    “Elemosina, preghiera e digiuno: è il tracciato della pedagogia divina che ci accompagna, non solo in Quaresima, verso l’incontro con il Signore Risorto; un tracciato da percorrere senza ostentazione, nella certezza che il Padre celeste sa leggere e vedere anche nel segreto del nostro cuore”.

    Al termine dell’omelia il Papa ha benedetto e imposto le ceneri, rito che tradizionalmente apre il cammino penitenziale verso la Pasqua.

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    Nominato il nuovo direttore del Fondo Assistenza Sanitaria

    ◊   Il Papa ha nominato direttore del Fondo Assistenza Sanitaria il rag. Bruno Lilli, finora capo ufficio dell'Ufficio del medesimo Fondo.


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    Economia e umanesimo al centro dell’incontro del cardinale Ravasi con gli ambasciatori asiatici

    ◊   Economia e benessere della persona: questo il tema centrale dell'incontro che si è svolto stamani nella sede del Pontificio Consiglio della Cultura con gli ambasciatori presso la Santa Sede di vari Stati dell'Asia. Un meeting con tanti partecipanti voluto dal presidente del Dicastero vaticano della Cultura, il cardinale Gianfranco Ravasi. L’ha seguito per noi, Fausta Speranza:

    L’uomo si rovina se concepisce la ricchezza senza lavoro, l’economia senza la persona. Questa una delle premesse del cardinale Ravasi che ha aperto l’incontro dedicato allo sviluppo economico a servizio del vero benessere comune. L’ambasciatore della Corea, Thomas Hong-Soon Han, da economista qual è ha tratteggiato il profilo di un mondo pieno di ingiustizie:

    “One billion…”
    Un miliardo di persone nel mondo non ha accesso all’acqua potabile e milioni di donne spendono ogni giorno molte ore per raggiungere un luogo dove raccogliere un po’ d’acqua pulita. L’ambasciatore di Corea ha citato queste ed altre cifre.

    L’ambasciatore di Australia Timothy Fischer ha ricordato in particolare il dramma degli aborti selettivi:

    “Femal selection process…”
    La selezione e la soppressione di feti di sesso femminile purtroppo è una pratica in diversi Paesi asiatici. In definitiva, tra i vari interventi è emerso che globalizzazione non deve fare rima con marginalizzazione e che non bisogna dimenticare anche un’altra grave forma di povertà: la mancanza di diritti umani. Poi, il dibattito è proseguito con gli interventi di vari ambasciatori che a diverso titolo hanno sottolineato l’importanza del dialogo tra culture, anche andando oltre i limiti della burocrazia che interviene nelle relazioni tra Stati.

    Degli obiettivi di questa iniziativa e del dialogo abbiamo parlato con il cardinale Gianfranco Ravasi:

    R. – Innanzitutto, questo incontro ha un aspetto di indole generale: fa parte di un progetto di dialogo con tutte le culture emergenti, anche al di fuori dell’orizzonte strettamente cristiano. Il mondo dell’Asia è contrassegnato ormai dall’affacciarsi all’orizzonte di figure molto importanti, dal punto di vista economico, politico e culturale, come ad esempio la Cina e l’India. All’interno di questo progetto, acquista un significato particolare presentare anche la visione cristiana a questi popoli: una visione che ha peraltro anche molti elementi di connessione con le culture caratteristiche di queste nazioni, ma ha anche delle originalità. In primo luogo, soprattutto la dignità e la grandezza della persona, il tema della libertà, il tema dei grandi valori umani, il tema della vita, anche il tema dell’amore, della morte, del dolore, del male: tanti temi che costituiscono una vera e propria costellazione, nella quale brilla anche evidentemente la dimensione economica e sociale.

    D. – Il mondo è più vicino, dunque anche l’Asia è più vicina in questo mondo globalizzato, con Internet e così via. Con l’Asia più vicina, quale può essere il dialogo più ricco e più bello?

    R. – Innanzitutto, ritorniamo proprio al tema dell’economia. L’economia fino a non molto tempo fa – e possiamo dire che ancora per certi versi lo sia – è una rappresentazione soprattutto di questioni di tipo tecnico-modellistico, di rapporti economico finanziari, monetari, di leggi di mercato e così via. Ora, noi sappiamo però che una forte corrente dell’economia contemporanea, a livello teorico – e pensiamo a personalità come l’indiano Amartya Sen oppure l’americano Joseph Stiglitz – comincia ad interrogarsi sempre di più sull’economia con una dimensione umana, con una dimensione etica, e cioè si dedica allo studio delle leggi, nomos, e dell’oikos, cioè della casa del mondo in cui noi tutti siamo. E’ per questo motivo che entrano anche valori che sono tipicamente umani, che il cristianesimo continuamente declina, e valori che toccano anche tutte le grandi domande che l’umanità ininterrottamente propone: pensiamo anche alle domande radicali dell’esistenza, della sopravvivenza, della libertà, della fatica di vivere, della distribuzione dei beni.

    D. – L’Asia purtroppo è venuta alla cronaca negli ultimi mesi anche per episodi di discriminazione o violenze nei confronti dei cristiani. La questione può essere affrontata nell’ambito di incontri come questi?

    R. – Certamente, noi abbiamo l’intenzione, proprio perché uno dei temi fondamentali è proprio quello del rapporto interculturale, non soltanto multiculturale. Non si tratta di popoli che devono stare l’uno accanto all’altro e magari in frizione o comunque in pura e semplice convivenza, ma di popoli che vogliono entrare in dialogo tra di loro. Proprio per questo noi ci batteremo attraverso gli ambasciatori di questi Stati, per far sì che si operi su questa linea. (ap)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina, un editoriale del direttore sul nuovo volume di Benedetto XVI intitolato “Un libro del cuore”.

    L’omelia del Papa durante la Messa del mercoledì delle Ceneri nella Basilica di Santa Sabina all’Aventino.

    Nell’informazione internazionale, in rilievo la crisi del debito europeo: Moody’s taglia le stime sul merito di credito della Spagna e declassa sei banche greche.

    Diritto al cibo e diritto alla vita: l’intervento dell’arcivescovo Silvano M. Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, durante la XVI sessione ordinaria del Consiglio dei diritti dell’uomo.

    In cultura, l’intervento di Marc Ouellet, cardinale prefetto della Congregazione per i Vescovi, in occasione della presentazione del nuovo libro del Papa nella Sala Stampa della Santa Sede, con la premessa del volume e alcuni stralci dell’ultimo capitolo e delle conclusioni.

    Nell’informazione religiosa, nuovi attacchi ai cristiani in Orissa: diversi feriti a seguito dell’azione di estremisti indù nel distretto di Malkangiri.

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    Oggi in Primo Piano



    Libia: avanzano le milizie di Gheddafi. Comunità internazionale divisa sull'intervento

    ◊   In Libia non si allenta la morsa delle truppe pro-Gheddafi sui centri controllati dai ribelli. Nell’est del Paese in mattinata è stata bombardata Ras Lanuf. Mentre a ovest di Tripoli l’esercito avrebbe ripreso il controllo di Zawiya. Intanto le diplomazie internazionali lavorano per un piano che metta fine alle violenze, mentre proseguono i contatti con gli emissari del colonnello e con gli esponenti dell’opposizione libica. Il servizio di Marco Guerra:

    Avanza verso est la controffensiva delle milizie fedeli a Gheddafi. Da questa mattina la città di Ras Lanuf è bombardata dal cielo e dal mare e le ultime notizie riferiscono della fuga degli insorti dal centro abito a bordo di decine di veicoli mentre intorno ci sono continue esplosioni di razzi. Almeno quattro razzi sono esplosi nel centro della città petrolifera, vicino all'ospedale e a una moschea. Medici e infermieri sono fuggiti trasportando i malati. Sempre in Cirenaica le forze aeree governative hanno bombardato la città di Brega, mentre in Tripolitania il regime assicura di aver riconquistato Zawiya. Ma se sul piano militare il regime riprende terreno sul fronte diplomatico appare sempre più isolato. La Russia ha bloccato totalmente la vendita di armi alla Libia è sta prendendo in considerazione l’opzione della "no-fly zone" sostenuta da molti Paesi occidentali. E tra oggi e domani ci saranno importanti incontri a Bruxelles tra la Nato e i capi di Stato e di Governo dei 27 Paesi europei, che cercheranno di fare il punto sulla situazione. La Francia, primo Paese in Occidente, ha riconosciuto il Consiglio nazionale di transizione come rappresentante legittimo del popolo libico. E in mattinata l’Europarlamento ha votato una risoluzione che chiede il riconoscimento dell’organismo fondato dagli insorti e l’attuazione di un'eventuale "no-fly zone" ma di concerto con l'Onu. Un inviato di Gheddafi ad Atene ha intanto proposto al governo greco ''idee'' per uscire dalla crisi. Emissari del regime sono presenti anche a Lisbona. Il governo portoghese ha però fatto sapere all'emissario di Tripoli che il regime è ''finito''. L'Alto rappresentante Ue per la politica estera, Catherine Ashton, al Consiglio affari esteri Ue, ha detto che l'obiettivo degli ultimi incontri con i rappresentanti dell'opposizione libica a Strasburgo e con gli emissari del regime di Gheddafi a Lisbona è quello di “raccogliere più informazioni possibili" su quella che è la situazione per prendere poi una decisione sul metodo più efficace per mettere un termine alle violenze”.

    Prosegue dunque il braccio di ferro tra Gheddafi e la comunità internazionale che sembra ancora lontana da un accordo per un intervento militare diretto. Marco Guerra ne ha parlato con Luigi Geninazzi, editorialista di Avvenire:

    R. - Il Rais di Tripoli sta cercando di giocare su vari tavoli, di giocare su vari piani e, ovviamente, capisce che i suoi margini sono stretti, ma - da un lato - vuole ancora imporsi sulla scena nazionale, usando il pugno duro e - dall’altro lato - in modo molto trasversale, molto furbesco, cerca ancora qualche appiglio a livello di Comunità internazionale, nonostante sia stato condannato dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu – compresa Russia e Cina – che ci sia una procedura di impeachment al Tribunale internazionale dell’Aia. Diciamo che è un po’ come uno che sta affogando, che sta cercando di salvarsi: ha ancora delle carte da giocare, ovviamente delle carte molto crudeli, ha delle mani sporche di sangue e non intende fermarsi su questa durissima controffensiva.

    D. – L’Europa si sta muovendo con la Nato, ma un eventuale intervento militare deve essere avallato dal Consiglio di Sicurezza dell'Onu. Cina e Russia, al momento, non sembrano intenzionate a dare il loro assenso. Lo scenario potrebbe cambiare?

    R. – L’Unione Europea come al solito si sta muovendo in ordine sparso, perché mentre a Parigi, il presidente Sarkozy dà legittimità al Consiglio provvisorio di Bengasi, ricevendo una delle delegazioni degli insorti; il ministro portoghese, invece, con l’avallo dell’incaricata della politica estera dell’Unione Europea riceve un delegato di Gheddafi. Quindi, ci si muove in modo sparso. Anche gli Stati Uniti non pensano ad un intervento militare e non lo pensano per tanti motivi: gli Stati Uniti sono già impegnati in Afghanistan e in Iraq. Detto questo, credo che la “no-fly zone”, nonostante l’opposizione di alcuni Paesi potrà essere avviata. Bisogna tener presente che, oltre alla sua complessità tecnico-militare, è comunque il primo passo verso un intervento militare diretto. Per questo, si possono ben capire le perplessità e le valutazioni approfondite che si stanno facendo in questi giorni.

    D. – Dopo un rapporto difficile, Gheddafi ritorna a chiedere l’aiuto dei fratelli arabi. Per questo ha mandato i suoi emissari in Egitto?

    R. – Credo che qui, proprio nella Lega Araba, possa esserci il punto di leva per cambiare un po’ la situazione. Credo che la Lega Araba possa intervenire utilmente, inizialmente, facendo delle forti pressioni su Gheddafi, poi, magari pensando ad un intervento. Non dobbiamo dimenticare che la Lega Araba sta cambiando: è sempre stata un non attore sulla scena internazionale. Adesso, però, qualcosa sta cambiando. La presidenza è dell’Egitto, c’è un primo ministro che ha marciato per la libertà in Piazza Tahrir, il Paese è in mano ai militari, che potrebbero avere un’importante funzione nei confronti di Gheddafi. Se l’Occidente non vuole, se non se la sente di imboccare la strada di un intervento militare diretto, la palla passa al mondo arabo, passa alla Lega Araba, ma passa prima di tutto al Paese leader degli arabi, che è l’Egitto.(ma)

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    Rifugiati in Libia: paure e speranze per eritrei, etiopi e somali

    ◊   Sono almeno 4 mila i cittadini eritrei, etiopi e somali in Libia. Non possono tornare nei loro Paesi d’origine perché molti di loro sono rifugiati e in questi giorni vivono momenti difficili: o nell’arcivescovado di Tripoli o nascosti nelle loro case. Questa mattina il Centro Italiano Rifugiati, il Cir, ha organizzato un incontro a Roma per chiedere che l’Europa si faccia carico della loro evacuazione dalla Libia. Alessandro Guarasci:

    Stanno vivendo momenti di terrore gli eritrei, i somali e gli etiopi che ancora sono in Libia. Sono concentrati soprattutto a Tripoli e a Bengasi. In alcuni casi vengono scambiati per mercenari dalla popolazione locale, in altri sono presi di mira perché cristiani. Non possono lasciare la Libia, perché rifugiati e quindi se tornassero nel loro Paese rischierebbero persecuzioni. I somali, vista la guerra civile nel loro Paese, non hanno nemmeno un ambasciatore che possa assisterli. Savino Pezzotta, presidente del Centro Italiano Rifugiati:

    “Noi siamo sulla frontiera, però l’Europa non può far finta che non stia avvenendo nulla. Adesso con Gheddafi qui tutti hanno fatto affari, hanno baciato mani, hanno fatto qualsiasi cosa e adesso non possono pensare che a pagare siano i più deboli, i più poveri, i meno protetti. Credo che l’Europa debba dimostrare di essere una civiltà vera, che è in grado di cogliere le situazioni.”

    Cinquantotto eritrei sono stati già evacuati qualche giorno fa, ora bisogna pensare agli altri. E per don Mussie Zerai, presidente dell’agenzia Hebeshia bisogna far presto perché la situazione sta precipitando:

    “Anche i viveri stanno scarseggiando, fanno fatica a dare assistenza a tutte le persone che hanno bisogno in questo momento, soprattutto adesso, che abbiamo persone che vengono cacciate fuori dalle loro case.”

    Barak ha la sorella a Tripoli e non sa dove sia:

    “Adesso, in Libia, se sanno che sei un cristiano o uno straniero è pericoloso. Non so se è viva o se è morta.”

    Lulla invece chiede che torni la madre, rimasta senza lavoro e senza assistenza:

    “Da un po’ di giorni non avevo più contatti, adesso sì, telefonicamente. Si sta male, purtroppo stanno aggredendo le persone, hanno paura.”

    Storie di più deboli tra i deboli. E l’Europa non può far finta di nulla.

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    Scontri in Egitto: uccisi 14 cristiani. In migliaia ai funerali delle vittime

    ◊   In Egitto continua la fase di ricostruzione istituzionale dopo le dimissioni del presidente Mubarak, in seguito alle manifestazioni di piazza del mese di gennaio. Ieri Mohamed El Baradei, ex direttore generale dell’Aiea, l’Agenzia Internazionale dell’Onu per l’Energia Atomica, ha annunciato la sua candidatura per la guida del Paese. Intanto, la comunità internazionale guarda con preoccupazione agli scontri che, nelle ultime 48 ore, hanno causato la morte di almeno 14 giovani cristiani. In diversi quartieri del Cairo, anche oggi rimane alta la tensione tra musulmani e comunità cristiano-copta. Migliaia di persone hanno partecipato oggi ai funerali delle vittime. Su tale situazione Giancarlo La Vella ha intervistato il missionario comboniano, padre Giuseppe Scattolin, raggiunto telefonicamente in Egitto:

    R. - La cosa deve essere evidentemente inquadrata in tutto quello che è successo negli ultimi tempi: dalla famosa - ormai - rivoluzione del 25 gennaio a tutto un contesto generale, culturale, sociale e politico. La questione copta è una questione radicata qui in Egitto e che, secondo me, non ha ancora assimilato profondamente quella che noi chiamiamo la modernità, in cui c’è una legge civile che tratta tutti i cittadini allo stesso modo. Ultimamente, con la rivoluzione del 25 gennaio, questa richiesta di maggior libertà fa sentire molto di più le disuguaglianze che ci sono.

    D. - Quali disuguaglianze ci sono che colpiscono poi i cristiani?

    R. - La società egiziana, come la maggior parte delle società del Medio Oriente, sono regolate dalla legge islamica e la legge islamica non tratta tutti allo stesso modo: il musulmano ha sempre una posizione privilegiata. Questo è il problema di fondo.

    D - In che senso si può parlare di difficoltà per i cristiani nell’espressione di un diritto fondamentale come la libertà religiosa?

    R. - I classici problemi: costruzione di chiese, rinnovamento di chiese, questioni di conversioni. E’ chiaro che il cittadino copto ha l’impressione di essere stato sempre, più o meno, trattato come un cittadino di seconda classe. La grande emigrazione dei cristiani dal Medio Oriente non si spiegherebbe in altro modo. (mg)

    Ma come sta vivendo questa emergenza la minoranza copta in Egitto? Federico Piana lo ha chiesto al vescovo Anba Barnaba El Soriani, rappresentante copto-ortodosso in Italia:

    R. - Questa è una Croce che dobbiamo portare. Abbiamo cercato la libertà e tutti sanno, in tutto il mondo, che i cristiani cercano sempre la pace, cercano sempre di vivere in tranquillità con i fratelli musulmani, in qualsiasi parte.

    D. - Possiamo cercare di capire come si può uscire da questa tensione crescente?

    R. - Noi cercheremo di dialogare con questi gruppi. Colgo l’occasione per ringraziare il nuovo governo, perché hanno fatto la promessa di ricostruire la Chiesa, un’altra volta… Speriamo che questo sia un segno positivo.

    D. - Ma c’è ancora la possibilità di dialogo?

    R. - Cerchiamo di arrivare a parlare con questi gruppi, anche per sapere che cosa vogliono dai cristiani. Noi cerchiamo sempre la pace: mai, mai è successo in tutta la nostra vita in Egitto, che un cristiano abbia usato la violenza contro l’altro. Mai! (mg)

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    L’Illinois festeggia l’abolizione della pena di morte. Vicina la meta di una moratoria universale

    ◊   Abolita la pena di morte nell’Illinois. La proposta di legge – già approvata in gennaio da Camera e Senato – è stata firmata ieri dal governatore Pat Quinn, dopo 11 anni di moratoria delle esecuzioni capitali. E’ il 16.mo Stato negli Usa “dove non si ucciderà più per legge”, sottolinea la Comunità di Sant’Egidio in prima fila sulla scena internazionale tra le organizzazioni più impegnate sul fronte abolizionista in tutto il mondo. Roberta Gisotti ha intervistato Mario Marazziti, portavoce della Comunità:

    D. – Come avete accolto la notizia, e come si è arrivati a questo nuovo traguardo?

    R. – Dopo dieci anni che lavori ad un sogno, è un sogno che si avvera! Noi ci auguriamo di poter fare una grande celebrazione a Roma, al Colosseo, che è diventato il simbolo di questa campagna per la vita internazionale, senza eccezioni.

    D. – Il governatore Pat Queen ha detto di avere firmato il provvedimento perché non ha trovato nessuna prova credibile dell’effetto deterrente della pena di morte sul crimine …

    R. – Non esiste, in nessun Paese del mondo, alcuna prova che dimostri che dove c’è la pena di morte diminuiscano i crimini gravi; addirittura, ci sono prove del contrario. Oppure ancora, quando si abolisce, come è accaduto in Canada nell’arco di alcuni anni questa nuova cultura della vita contribuisce anche a ridurre i crimini gravi.

    D. – Queen si è detto pure convinto che sia meglio prevenire la criminalità piuttosto che spendere enormi somme per mantenere il sistema della pena capitale. Quindi è un sistema costoso?

    R. – E’ un sistema molto costoso, perché in un Paese democratico ci sono anche delle garanzie: quindi ricorsi, appelli, la Corte d’Appello, la Corte Suprema … Questo a volte rischia anche di bloccare il funzionamento della giustizia. Il caso più clamoroso è la California: lì abbiamo il più grande braccio della morte del mondo, con 700 persone; praticamente una esecuzione ogni due anni; una grande possibilità, quindi, di non essere mai uccisi, che per un terzo del tempo intasa, con i ricorsi, le Corti superiori fino alla Corte Suprema dello Stato. Quindi è un sistema costoso ma soprattutto è un sistema malato, perché è comunque una 'scorciatoia' a problemi sociali che non si sanno risolvere. E’ come per la prigione: quando non si investe in scuola, in educazione, in sostegno alle famiglie in difficoltà e in lotta alla povertà e si arriva solo al momento finale, quindi al momento di reprimere il crimine, quella società fallisce.

    D. – Quanti Stati al mondo hanno ancora nel loro Ordinamento la pena di morte, e tra questi quanti la praticano?

    R. – Partiamo dal voto alle Nazioni Unite per una moratoria universale: siamo arrivati a 109 voti favorevoli, poi ci sono gli astenuti e gli assenti e una cinquantina di Stati che vota contro. Ma, in realtà, i Paesi che compiono tutte le esecuzioni nel mondo sono sei o sette. Tra questi è certamente la Cina, ma la Cina è un Paese che sta cambiando rapidamente: sono già quattro gli interventi della Corte Suprema e delle autorità cinesi che riducono i casi in cui la pena di morte può essere applicata, e questo nell’arco degli ultimi due anni. Direi che, paradossalmente, la Cina è il Paese che sta cambiando più in fretta. Poi, purtroppo, vi è l’Iran che esibisce la pena di morte; abbiamo inoltre alcuni Paesi arabi, Iraq ed Egitto … Ma, per esempio, nel Maghreb e nel Mediterraneo, il vento di cambiamento ha dato un primo segnale: il governo provvisorio tunisino ha fermato la pena capitale! Io credo che ci troviamo veramente in un momento di svolta epocale. (gf)

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    Chiesa e Società



    Libia: appello alla comunità internazionale delle Agenzie Onu per aiutare i rifugiati

    ◊   La comunità internazionale deve dimostrare la stessa generosità della Tunisia nei confronti di chi fugge dalla Libia. Questo l’appello che l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr), Antonio Guterres, ed il Direttore generale dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim), William Swing, hanno lanciato ieri al termine di un viaggio di due giorni in Tunisia. In pochi giorni Unhcr e Oim hanno organizzato l’evacuazione umanitaria di decine di migliaia di persone al confine tra Libia e Tunisia, con il pieno sostegno del governo tunisino. “Una frontiera aperta è la cosa più preziosa che si possa ottenere in frangenti di crisi come questo”, ha affermato Antonio Guterres, e “in questo momento drammatico, il governo tunisino e il suo popolo stanno dando un esempio di generosità umanitaria, permettendo che i propri confini e le proprie case siano aperte.” Unhcr e Oim hanno inoltre apprezzato i grandi sforzi della società civile e della Mezzaluna Rossa tunisina, che insieme alle organizzazioni internazionali si occupano di ogni singolo individuo che attraversa la frontiera. “Il nostro fine immediato è di assicurare che ogni lavoratore migrante fuggito dalla Libia possa tornare quanto prima a casa sano e salvo e in modo dignitoso”, ha detto William Swing ,“queste persone hanno sofferto abbastanza”. Il flusso migratorio verso la Tunisia ha raggiunto in un solo giorno l’apice di circa 14.000 persone, per la maggior parte lavoratori migranti. Particolarmente critica è la situazione al posto di frontiera di Ras Adjir ed al campo di transito di Choucha, dove 15.000 persone per lo più di nazionalità bangladese aspettano l’evacuazione per via aerea. Un obiettivo che richiederà un ulteriore impegno da parte della comunità internazionale. Unhcr e Oim avvertono che con l’intensificarsi degli scontri in Libia la situazione potrebbe nuovamente peggiorare e chiedono ai Paesi più ricchi collaborare al fine di trovare soluzioni adeguate per il futuro di queste persone. (M.R.)

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    Il vescovo di Tunisi ringrazia la popolazione per la solidarietà ai profughi libici

    ◊   “Il senso di solidarietà dei tunisini è meraviglioso. Sono loro che offrono da mangiare a diecimila persone ammassate a Ben Gardane, il posto di frontiera tra Tunisia e Libia, dove si dirigono i lavoratori stranieri in fuga dalla Libia” dice all’agenzia Fides il vescovo di Tunisi Maroun Elias Lahham. In particolare il presule ha ringraziato le tre suore cattoliche che insieme ad un’associazione di laici protestanti e alle Caritas di Francia, Stati Uniti, Libano e Tunisia forniscono assistenza e cibo a Ben Gardane. Aggiunge mons. Lahham: “Bisognerà vedere se la frontiera libica verrà aperta. Fino a due o tre giorni fa, si calcolava che fossero da otto a diecimila i lavoratori stranieri bloccati dall’altro lato del confine libico-tunisino, la maggior parte dei quali provengono dalle Filippine e dal Bangladesh. Italia e Francia si sono offerte di farli rimpatriare al più presto”. Il vescovo di Tunisi ha poi sottolineato che “a parte qualche episodio isolato, come il dramma dei cittadini del Bangladesh che si sono tuffati in mare da una nave nel tentativo di raggiungere l’Italia a nuoto e che sono annegati, queste persone non vogliono venire in Europa ma rientrare nei loro Paesi”. (M.R.)


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    Pakistan: riconoscimenti ufficiali delle istituzioni a Shahbaz Bhatti

    ◊   Le strade che portano al villaggio di Kushpur, in Punjab, saranno intitolate a Shahbaz Bhatti; il presidente del Pakistan Ali Zardari, su richiesta dell’esecutivo guidato dal Premier Gilani, è orientato a conferire a Bhatti l’ambito riconoscimento “Hilal-e-Shuja’at”, assegnato in forma postuma, che premia personalità distintesi come “servitori della nazione”. Come riferiscono all’agenzia Fides fonti nella comunità cattolica locale, sono queste alcune delle forme con cui le istituzioni pubbliche del Pakistan intendono onorare la memoria di Shahbaz Bhatti, il Ministro per le Minoranze Religiose ucciso il 2 marzo scorso a Islamabad. E’ stato il Primo Ministro della provincia del Punjab, il musulmano Shahbaz Sharif, ad annunciare che a Kushpur, il villaggio cattolico dove Bhatti è nato, nella diocesi di Faisalabad, diverse strade e luoghi pubblici porteranno il suo nome. In Punjab anche Kamran Michael, Ministro Provinciale per i Diritti umani e gli Affari delle Minoranze, ha rimarcato che Shahbaz Bhatti è stato “un ambasciatore di pace”, invitando il governo federale a conferirgli i dovuti onori. L’input è stato già accolto dal Primo Ministro del Pakistan, Raza Gilani, che ha proposto Bhatti per il “Hilal-e-Shuja’at” postumo, uno dei maggiori riconoscimenti esistenti a livello civile nel Paese. Intanto i cristiani continuano a organizzare veglie di preghiera e cerimonie di commemorazione, leggendo e diffondendo il testamento spirituale di Bhatti. Ieri un incontro di preghiera dedicato al Ministro si è tenuto a Karachi, nella chiesa cattolica della Santissima Trinità, alla presenza di numerosi leader religiosi e politici che hanno sempre premesso al nome di Bhatti l’appellativo di “martire”. Inoltre, ad una cerimonia interreligiosa in memoria di Bhatti, svoltasi ieri a Lahore, hanno partecipato i leader cristiani, attivisti per i diritti umani e leader musulmani, fra i quali il mullah Abdul Khabeer Azad della Moschea Badshahi. (R.P.)

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    India. Vescovo dell’Orissa: nuove violenze contro i cristiani di natura sociale, non religiosa

    ◊   L’Evangelical Fellowship of India (Efi) ha espresso preoccupazione circa la serie di attacchi anti-cristiani contro le popolazioni tribali di Malkangiri, in Orissa. E ha chiesto al governo di prendere adeguati provvedimenti. Tuttavia mons. Sarat Chandra Nayak, vescovo di Berhampur, ammonisce che queste violenze non sono di natura religiosa, ma legate a questioni sociali. Gli evangelici - riferisce l'agenzia AsiaNews - denunciano una ripresa degli attacchi contro i cristiani dalla fine dello scorso anno, registrando oltre 10 casi nel solo mese di dicembre. La pratica delle conversioni “forzate”, così considerate dagli estremisti indù, sarebbe alla base di questa nuova ondata di violenze, come riporta il sito dell’Efi. Ma mons. Sarat ribadisce: “Nel distretto di Malkangiri ci sono problemi con i ribelli nassaliti su questioni legate alla terra, che non sono da ricondurre a persecuzioni religiose, come i giornali e i mezzi di comunicazione hanno riportato”. E aggiunge: “I nostri sforzi per vivere in una condizione di coesistenza pacifica con persone di un credo diverso stanno portando i loro frutti. È un processo lento, le cicatrici di quelle ferite saranno sempre lì, ma noi guardiamo oltre e i nostri cuori sono pieni di speranza”. Il movimento nassalita ha avuto inizio negli anni sessanta quando Majumdar e Kanu Sayal del Partito comunista indiano (marxista) ispirati da Mao Zedong, hanno diretto una violenta insurrezione dei santhal nel villaggio Naxalbari in West Bengal. Considerati la più grave minaccia alla sicurezza interna del Paese, i ribelli maoisti sono attivi in Orissa, Andhra Pradesh e Chhattisgarh. A fine febbraio, hanno sequestrato RV Krishna Malkangiri, district collector di Malkangiri, e l’ingegnere PM Majhi, per chiedere il rilascio di alcuni compagni. Dopo 48 ore, i ribelli hanno lasciato andare i due ostaggi, senza ottenere la liberazione degli altri nassiliti. Anche Nabor Soreng, esperto di comunicazione culturale e direttore del National Institute for Social Work & Social Science di Bhubaneswar, sottolinea la natura sociale degli attacchi: “Le violenze occorse nel distretto di Malkangiri non sono contro i cristiani. Purtroppo i media hanno alimentato questa voce, che fomenta solo le tensioni. Si tratta di manovre politiche, giochi di chi ha interessi da entrambe le parti”. Il vescovo di Berhampur lancia infine un messaggio per il periodo di Quaresima appena iniziato: “Le preghiere della Chiesa in Orissa sono rivolte ai cristiani perseguitati, in particolare in Pakistan, Egitto, Iraq e gli altri Paesi nordafricani. L’unità e la forza della nostra fede li accompagnerà durante la Quaresima”. (R.P.)

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    Polonia: Lettera pastorale dei vescovi su Giovanni Paolo II

    ◊   "Che il beato Giovanni Paolo II diventi la nostra guida spirituale sulle vie della libertà dell'unità e della solidarietà". È l’auspicio che i vescovi polacchi esprimono nella lettera pastorale (resa nota qualche giorno fa e firmata a Varsavia il 22 febbraio scorso) scritta in occasione della cerimonia del 1 maggio che porterà Karol Wojtyla all'onore degli altari. I presuli - riferisce l'agenzia Sir - si dichiarano convinti che "la beatificazione di Giovanni Paolo II apre delle nuove prospettive per il futuro" obbligando "in un modo ancora più attento e più creativo di leggere la sua eredità espressa dalle parole, dalla sua personalità, dal suo stile di vita, e dal servizio da lui svolto". Si augurano pertanto che "i segni che ci ha lasciato il Papa ci aiutino a fare fronte alle nuove sfide ispirando sia la vita privata che quella sociale". L'episcopato polacco è pienamente consapevole che "il dono della vita e del servizio di Giovanni Paolo II ha arricchito in modo significativo la vita della Chiesa e del mondo". "Noi stessi nel nostro Paese e nella nostra parte dell'Europa abbiamo vissuto il cambiamento epocale ispirato alla visione del Pontefice di un mondo liberato dalle catene di un sistema totalitario e senza Dio, sistema che per decenni ha oppresso il singolo e popoli interi". Il dono della beatificazione per il quale i presuli ringraziano Benedetto XVI "costituisce anche l'impegno che richiede una risposta". I vescovi ritengono pertanto che la preparazione alla beatificazione di Giovanni Paolo II deve riguardare anche la vita pubblica. Nella lettera l’episcopato esprime "le preoccupazioni legate alla qualità e allo stile della vita politica" in Polonia, notando "delle scandalose divisioni tra persone e tra i partiti diversi che in ugual misura si richiamano ai valori cristiani". Secondo i presuli, tali comportamenti caratterizzati da "una costante astiosità, inimicizia e mancato rispetto delle opinioni altrui" portano al "dispendio di energie che dovrebbero essere impiegate a risolvere dei problemi e delle questioni importanti per l'intera società". I vescovi chiedono al mondo politico di evitare dei "diverbi sterili" e auspicano che "il perdono e la riconciliazione possano diventare programma di tutte le parti" ma in quanto pastori affermano di "non volersi fermare solo ai retorici richiami rivolti ad altri" consci che "le preoccupanti divisioni nella società richiedono da tutti, anche da noi una profonda conversione". "Sappiamo – scrivono i vescovi - che richiamando gli altri ad una trasformazione dei cuori, noi stessi dobbiamo darne l'esempio". (R.P.)

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    Corte di Strasburgo: il 18 marzo la sentenza definitiva sul Crocifisso in aula

    ◊   É fissata per il prossimo 18 marzo la sentenza definitiva ed inappellabile sul cosiddetto caso Lautsi contro la presenza del Crocifisso nelle aule scolastiche italiane. La questione - riferisce l'agenzia Sir - fu sollevata dalla signora Lautsi, cittadina italiana di origine finlandese, quando nel 2006 la stessa presentò un ricorso presso la Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo. Nella prima sentenza, pronunciata il 3 novembre 2009, la presenza del Crocifisso fu giudicata lesiva della libertà di educazione e di religione. Il caso fu poi rinviato in Grande Camera per un nuovo esame su richiesta del Governo italiano del 28 gennaio 2010. Lo scorso 30 giugno i giudici della Grande Camera hanno ascoltato le parti interessate e ricevuto le memorie presentate dalle “parti terze” (circa dieci Governi nazionali, un gruppo di parlamentari europei, alcune associazioni e Ong). La sentenza del prossimo 18 marzo sarà decisiva e inappellabile. Sulla sua applicazione vigilerà il Comitato dei ministri, massimo organo del Consiglio d'Europa. (M.I.)

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    Chiesa asiatica: le campagne di Quaresima incoraggiano i fedeli alla generosità

    ◊   Dalle Filippine all’Indonesia, dal Pakistan allo Sri Lanka, la parola d’ordine è una: generosità. Per la Quaresima, infatti, la Chiesa in Asia ha deciso di lanciare diverse campagne di raccolta-fondi destinate ad aiutare i poveri, gli emarginati, gli indifesi. Nelle Filippine, ad esempio, l’arcivescovo di Manila, cardinale Gaudencio Rosales, ha esortato i cattolici a non dimenticare i bambini malnutriti e ad offrire quanto è possibile per salvarli dalla carestia, contribuendo al programma per l’alimentazione che viene lanciato oggi dalla Chiesa attraverso le singole diocesi. “Ama. Dona loro la speranza” è, invece, il tema scelto dalla Chiesa di Hong Kong. Qui, in particolare, i cattolici vengono esortati ad inculcare il senso del servizio e del sacrificio nei giovani. E molte delle attività di Quaresima nelle varie diocesi locali sono rivolte agli studenti. Tra le iniziative, si segnalano l’istituzione di un salvadanaio per i risparmi degli studenti delle scuole cattoliche e l’indizione di giornate vegetariane, senza tv o senza l’uso di buste di plastica. La lotta alla povertà è, invece, al centro della campagna di Quaresima dell’arcidiocesi di Jakarta, in Indonesia. Il tema scelto è, infatti, “Lavoriamo insieme per combattere la povertà”; si tratta di un appello lanciato già lo scorso anno, ma, come spiega padre Yusuf Edi Mulyono, presidente della Commissione diocesana per lo sviluppo socio-economico, “i cattolici pensano che esso sia ancora rilevante”. “L’obiettivo principale della colletta di Quaresima – dice ancora il religioso – non è solo quello di raccogliere fondi, ma anche di incoraggiare i cattolici a lavorare insieme per aiutare i poveri”. Diversa, dal canto suo, l’iniziativa della Chiesa del Myanmar: partendo dal tema quaresimale dello “Sviluppo integrale umano nella carità e nella verità”, la Caritas locale sta lavorando alla formazione di catechisti, sacerdoti e suore, affinché promuovano lo sviluppo umano a livello diocesano. In Corea, dove i cattolici formano all’incirca il 10% della popolazione, la Chiesa invita i fedeli a riflettere sul tema “Condividiamo ciò che abbiamo”, un appello che la Caritas rilancia ogni anno, sin dal 1977. In tutte le diocesi, quindi, vengono distribuite copie del Messaggio della Quaresima di Benedetto XVI, insieme a poster che invitano i cattolici a riflettere insieme sul significato di questo periodo di penitenza. A partire da oggi, inoltre, tutte le famiglie cattoliche ricevono un salvadanaio che possono riempire grazie a piccole rinunce, come le sigarette o il caffè. I fondi raccolti, poi, verranno destinati ai poveri. E ancora: in Pakistan, la Caritas locale distribuisce buste per la colletta in tutte le parrocchie e le diocesi, incoraggiando la generosità dei fedeli. Il tema scelto per la Quaresima è “Sostieni i bisognosi”: “Attraverso un contributo anche minimo – spiega il coordinatore di Caritas Pakistan per la raccolta di Quaresima, Riaz Nawab – vogliamo raggiungere una partecipazione massima. I soldi raccolti aiuteranno orfani, vedove e poveri”. Anche nel vicino Nepal sono in distribuzione buste per la raccolta fondi in tutte le Chiese. Nelle parrocchie, inoltre, vengono organizzati speciali momenti di adorazioni eucaristica, ritiri spirituali e preghiere all’aperto lungo la Via Crucis. Sono indette anche conferenze settimanali sulla Quaresima, mentre un sacerdote è sempre a disposizione per le confessioni. “La pace inizia in famiglia”, invece, è il tema scelto dalla Chiesa in Bangladesh. La campagna di solidarietà organizzata dalla Chiesa locale chiede ai lavoratori di privarsi di un giorno di paga a favore dei poveri, ribadendo l’importanza di una “cultura della donazione”. Ispirata alla speranza, infine, la Quaresima dello Sri Lanka, per la quale i vescovi hanno scelto il tema “Cristo è la nostra speranza”. Esso vuole focalizzare l’attenzione sugli sfollati, i senza tetto, le vedove e gli orfani. In questi vari modi, dunque, la Chiesa in Asia risponde ai tre temi principali espressi dal Papa nel suo Messaggio per la Quaresima 2011, ovvero il digiuno, l’elemosina e la preghiera, favorendo la promozione della giustizia in tutto il continente. (I.P.)

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    Vietnam: grande partecipazione dei cattolici al Mercoledì delle Ceneri

    ◊   La Quaresima è molto sentita tra i cattolici vietnamiti: i vescovi delle 26 diocesi del Paese hanno indirizzato lettere pastorali ai fedeli e, grazie a internet, si è anche potuto leggere in vietnamita il messaggio di Benedetto XVI, per il quale “mediante l’incontro personale col nostro Redentore e attraverso il digiuno, l’elemosina e la preghiera, il cammino di conversione verso la Pasqua ci conduce a riscoprire il nostro Battesimo”. Ieri, il Mercoledì delle Ceneri ha visto una folta partecipazione in tutte le parrocchie dell’arcidiocesi di Saigon: ciò nonostante, nella società del consumismo, i cattolici stanno vivendo una “fede fredda”. Come diceve Madre Teresa di Calcutta, “noi siamo soliti pregare secondo il Vangelo, ma non vivere come esso dice. Questo è il motivo principale per il quale tanta genete non crede in Gesù”. Sulle tracce del messaggio del Papa, il vescovo di Haiphong, Vũ Văn Thiên, ha scritto ai religiosi e ai fedeli che “stiamo entrando nel temo di Quaresima. Papa Benedetto XVI ci invita a riscoprire il sacramento del Battesimo, che significa rinnovare la nostra vita, divenendo nuove creature nella risurrezione di Gesù. Dobbiamo insieme studiare e mettere in evidenza azioni per il richiamo della Quaresima”. (R.P.)

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    Russia: inizia il Grande Digiuno ortodosso. Il patriarca Kirill ammonisce contro i pericoli dell’ozio

    ◊   “Non sostituiamo il lavoro con l’ozio che non ristora l’anima. L’ozio è un passatempo vuoto”. Con queste parole il patriarca di Mosca e di tutte le Russie Kirill ha inaugurato lunedì scorso nella cattedrale della santissima Trinità nel monastero di San Daniele a Mosca il “Grande Digiuno”ortodosso, l’equivalente della cattolica Quaresima. “L’anima di un uomo pigro”, ha continuato il patriarca, “è una cosa pericolosa per la sua vita fisica e spirituale”, mentre l’ozio genera spesso odio verso il genere umano. “Il lavoro è tra le più grandi virtù cristiane ed è uno strumento anche per lavorare su se stessi, mentre una persona oziosa è anche una persona disarmata che non ha armi per combattere il male”. Lo stesso giorno, riferisce l'agenzia AsiaNews, il capo della Chiesa russo-ortodossa ha parlato dell’importanza della speranza, “il più impressionante frutto della fede”. “La speranza in Dio”, avverte Kirill, “non solleva una persona dall’assumersi le proprie responsabilità. La fede ci dà la forza di risolvere ogni problema, mentre chi nega fede e speranza è incline a cadere nello scoraggiamento, che è una forza negativa che distrugge la vita umana”. Il Grande Digiuno ricorda i 40 giorni di Gesù nel deserto, subito dopo il suo battesimo. Si tratta, come per i cattolici, di sette settimane di preghiera, pentimento e astinenza. È il periodo dell’anno liturgico a regime più severo per i fedeli: vietata carne, uova, pesce, derivati del latte e alcol. Il lungo periodo di preparazione di corpo e anima alla Resurrezione culmina con la domenica di Pasqua, festa centrale nel calendario ortodosso e che quest’anno coincide con quella cattolica, il 24 aprile. (M.R.)

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    Colombia: la Chiesa sostiene la raccolta firme per il diritto alla vita

    ◊   La Chiesa cattolica appoggerà la raccolta firme in Colombia per sostenere il progetto di modifica dell’articolo 11 della costituzione colombiana sul diritto alla vita. L’iniziativa, pluripartitica e pluriconfessionale, riferisce l’agenzia Zenit, è stata promossa da laici e politici cattolici, nonché da cristiani evangelici, e si propone di cambiare l'articolo da “La vita di ogni colombiano è inviolabile, non ci sarà pena di morte” a “La vita di ogni colombiano è inviolabile, dalla fecondazione alla morte naturale, non ci sarà pena di morte”. I senatori e i deputati promotori hanno partecipato a febbraio all'Assemblea plenaria dell'episcopato, per esporre ai presuli i risultati della loro proposta, che convergerà in un Atto Legislativo che sarà presentato alla Camera e al Congresso. L'episcopato spera di poter raccogliere le firme per sostenere questa iniziativa entro il 14 marzo. Inoltre questa settimana si è svolto il forum “Giovanni Paolo II e le sue orme in Colombia 25 anni dopo”. L'evento è stato organizzato dall'Ambasciata di Colombia presso la Santa Sede, dalla Fondazione Konrad Adenauer e dalla Fondazione Revel, come parte degli atti commemorativi dei 25 anni della visita in Colombia del futuro beato Giovanni Paolo II. Il forum ha compreso varie tavole rotonde che hanno analizzato l'eredità lasciata da Papa Wojtyła in aspetti come l'educazione e la famiglia, il mondo lavorativo e imprenditoriale, la pace e la riconciliazione, la comunicazione, lo scenario internazionale e la virtù dell'uomo pubblico. Vi hanno assistito, tra le altre personalità, il Presidente Juan Manuel Santos, il nunzio apostolico Aldo Cavalli e l'ex Presidente Belisario Betancourt. (M.R.)

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    Messico. Il vescovo di Campeche: reagire contro l'aumento della violenza nel Paese

    ◊   Mons. Ramón Castro Castro, Vescovo di Campeche, ha rivolto un appello agli appartenenti alle organizzazioni criminali di narcotrafficanti che agiscono contro la salute pubblica affinchè in questo periodo di conversione della Quaresima, “si pentano e si rendano conto del fatto che il denaro facile offre una vita comoda ma lontana da Dio”. Il presule messicano - riferisce l'agenzia Fides - ha detto “basta” ai sicari del crimine organizzato, e attraverso il documento “Cristo nuestra paz, para que México tenga una vida digna” ha offerto un'analisi e un quadro dei problemi di salute pubblica esistenti nel Paese, come il consumo di droghe e stupefacenti. “E' necessario che siamo tutti in sintonia, che ognuno faccia la sua parte per risolvere questo problema che riguarda la società in generale. E' sempre possibile arrivare al cuore di queste persone, per quanto possano sembrare cattive” ha detto il vescovo rivolgendosi ai fedeli. Mons. Castro Castro ha lamentato il clima di insicurezza e ha sottolineato il fatto che la Quaresima rappresenta un tempo di grazia per rinnovare i cuori attraverso la riconciliazione con Dio e con il prossimo. Negli ultimi cinque anni i cattolici nel Paese sono aumentati dal 58 al 61,2 per cento, rispetto all'11% di atei, protestanti e appartenenti alle sette. (R.P.)

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    Il cardinale Bagnasco: il nostro tempo deve riscoprire il peccato e la grazia

    ◊   “Il nostro tempo deve riscoprire il peccato e la grazia perché sembra che oggi siamo diventati tutti impeccabili, senza peccato e che di per sé il peccato sia diventato impossibile. Si parla più volentieri di errore: tutti sbagliamo e quindi nessuno è responsabile mai”. Questo il monito dell'arcivescovo di Genova e presidente della Cei, il cardinale Angelo Bagnasco, durante l'omelia della messa per l'inizio della Quaresima che il porporato ha celebrato ieri sera nella cattedrale di San Lorenzo nel capoluogo ligure. “Sappiamo benissimo - ha aggiunto il cardinale Bagnasco - che esistono peccati veniali e peccati mortali e che uno è diverso dall'altro, ma pur rappresentando due categorie differenti sono unificati nella categoria di peccato”. “Ogni peccato lieve o grave che sia - ha sottolineato il presidente della Cei - è sempre un'ombra nel rapporto con Dio, con il suo amore”. “Dobbiamo sentire di più il peccato come infedeltà all'amore - ha affermato - così coglieremo tutta quanta la tristezza e tutto quanto il disagio anche dei peccati veniali”. Secondo il porporato, “non si tratta di diventare scrupolosi, ma di non perdere la sensibilità dell'anima, lasciando passare nelle maglie della nostra coscienza di tutto, anche il peggio, perché si comincia sempre dal poco per arrivare al grande. Dobbiamo tornare a riscoprire la grazia - ha concluso il presidente della Cei - per non vivere mai angosciati in questo mondo pieno di angosce esterne ed interiori”. (M.I.)

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    Australia: i vescovi e la Caritas lanciano la campagna di solidarietà per la Quaresima

    ◊   “Progetto compassione”: si chiama così la raccolta-fondi di solidarietà lanciata anche quest’anno dalla Caritas Australia in occasione della Quaresima. L’iniziativa va avanti ormai da quarant’anni e vede il forte sostegno della Conferenza episcopale, la quale invita tutti gli australiani ad offrire il loro contributo. Come informa una nota, i fondi raccolti durante l’iniziativa “faranno sì che la Caritas aiuti la dignità ed i diritti di tutti gli uomini”. Il tema della campagna scelto per il 2011 è “Collabora con noi per fare la differenza” ed è “un messaggio che coglie l’essenza della missione della Caritas come agenzia per lo sviluppo della gente comune”. “La Caritas – afferma il presidente dei vescovi australiani, mons. Philip Wilson – concretizza l’insegnamento del Vangelo di perseguire la giustizia ed aiutare coloro che soffrono a causa della povertà. Sia la Caritas che le comunità che essa supporta dipendono dalla generosità della popolazione”. “La nostra fede in Gesù Cristo – continua il presule – ci guida a seguire il suo esempio di compassione verso i poveri. La Conferenza episcopale sostiene totalmente questo lavoro essenziale della Chiesa che si concretizza attraverso la Caritas, ovvero la nostra agenzia di aiuti per lo sviluppo”. Dal canto suo, il direttore generale della Caritas Australia, Jack de Groot, ricorda che “nell’anno 2009-2010, oltre 64 milioni di persone sono passate nella fascia economica della povertà”. Di qui, l’esortazione a tutti i fedeli perché contribuiscano generosamente alla raccolta-fondi, con l’auspicio di raggiungere la cifra di 10 milioni di dollari australiani e “riaffermare, così, l’impegno nei confronti dei più poveri tra i poveri, in nome della giustizia sociale”. (I.P.)

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    Mauritius: una nuova ecologia al centro del Messaggio dei vescovi per la Quaresima

    ◊   “Sviluppare una nuova arte di vivere in modo ecologico”: si intitola così la Lettera pastorale di mons. Maurice Piat, vescovo di Port-Louis, nelle Mauritius, pubblicata in occasione della Quaresima. Nel documento, il presule invita i fedeli a riflettere e ad impegnarsi risolutamente a favore della protezione dell’ambiente. Presentata alla stampa nei giorni scorsi, la Lettera è stata stampata interamente su carta riciclata ed è accompagnata da un cd che ne riporta la versione in creolo. Il documento è da oggi in vendita in tutte le parrocchie. La missiva è divisa in tre parti: nella prima, si spiega come la crisi ecologica non sia altro che la manifestazione di una crisi morale; nella seconda parte si sottolinea che una motivazione spirituale proveniente dalla fede in Dio può dare lo slancio necessario per un rinnovamento verso un vivere più ecologico. Nell’ultima sezione, invece, i lettori possono trovare indicazioni pratiche per una vita a basso impatto ambientale. Nel testo, mons. Piat deplora l’inquinamento delle strade, dei fiumi e dei laghi del Paese, così come il cattivo uso delle risorse, in particolare dell’acqua. Tre, dice il presule, sono gli ostacoli dell’ecologia: il fatto che essa richieda un cambiamento radicale nelle abitudini dei cittadini; un consumo esagerato che il pianeta non può sostenere e la lentezza dei politici nell’affrontare il problema, poiché essi temono di dover prendere decisioni impopolari. “Guardiamo invece alla natura e alle risorse naturali – scrive mons. Piat – come ad un’eredità da gestire e condividere con tutta la popolazione. E guardiamo agli altri come a dei concittadini, piuttosto che come a dei concorrenti”. Poi, il presule si rifà al racconto biblico dell’Arca di Noé: “C’è bisogno di uomini come Noé nella nostra società, proprio per costruire un nuovo stile di vita, economizzare le risorse, non inquinare, piantare giardini e coltivare orti”. L’appello di mons. Piat ha anche un risvolto ecumenico: attraverso il Consiglio delle Religioni, infatti, il presule chiede ai rappresentati di altri credo di sensibilizzare la coscienza dei fedeli sui temi ecologici. Infine, un invito viene rivolto anche alle autorità competenti, affinché organizzino in modo facile la raccolta dei rifiuti. Dal canto suo, la diocesi di Port-Loui si sta già attivando sul fronte del rispetto dell’ambiente: presto, le toilette delle scuole cattoliche funzioneranno ad acqua piovana e gli studenti impareranno le tecniche della coltivazione. Progetti simili verranno avviati anche nei college. (I.P.)

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    Gabon: la Chiesa si mobilita per avviare una tv cattolica nel Paese

    ◊   Primi passi avanti verso l’avvio di una televisione cattolica nel Gabon: dopo l’appello lanciato nei mesi scorsi dall’arcivescovo di Libreville, mons. Basile Mvé Engone, alcune parrocchie si sono mobilitate per la raccolta-fondi. In particolare, domenica scorsa la parrocchia di “Notre Dame des Victoires de Plein Niger”, nella capitale, ha organizzato una vendita di beneficenza il cui ricavato servirà all’acquisto del trasmettitore della futura tv. “Si è trattato di una nobile causa – ha spiegato Christelle Bogan, presidente del Coordinamento parrocchiale dei giovani, che ha organizzato l’iniziativa su indicazione del parroco, padre Luis Moto – Abbiamo voluto raccogliere più fondi possibili”. D’altronde, a partire dall’annuncio della creazione di un’emittente cattolica del Gabon, l’entusiasmo dei fedeli è sempre stato alto. In effetti, l’universo mediatico audiovisivo di Libreville è dominato da testate non cattoliche, tanto che l’arcidiocesi locale dispone solo di una radio, “Radio Santa Maria”, che copre a malapena la metà della città. Una realtà che si spera di cambiare presto con la nuova tv. (I.P.)

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    Hong Kong: a Pasqua 3.400 catecumeni riceveranno i sacramenti dell’iniziazione cristiana

    ◊   Mons. John Tong, vescovo della diocesi di Hong Kong, durante l’Assemblea annuale dell’Associazione dei Laici cattolici di Hong Kong ha annunciato che “a Pasqua saranno battezzati 3.400 catecumeni, con un aumento notevole a confronto dei 3.040 dell’anno scorso”. Secondo le informazioni diffuse dal sito dell’Associazione, riprese dall'agenzia Fides, la 52° Assemblea annuale del Consiglio centrale dell’Associazione si è svolta il 2 marzo nel Centro di Santa Croce, con centinaia di partecipanti provenuti da tutte le parrocchie. All’Assemblea è intervenuto mons. John Tong, che ha ascoltato il resoconto sul lavoro svolto nell’anno passato e i progetti operativi per l’anno nuovo. Negli ultimi tempi si registrano più di 2.000 battezzati l’anno nella diocesi di Hong Kong, e l’anno scorso è stato superato per la prima volta il numero di 3.000 grazie al grande impegno missionario promosso dalla diocesi e alla mobilitazione dei laici. Oggi la diocesi di Hong Kong conta 356.000 fedeli, equivalenti al 5% della popolazione isolana. (R.P.)

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    Indonesia: a Java rischia il trasferimento la chiesa protestante di Bogor

    ◊   Le autorità di Bogor, nella provincia dello Java occidentale, vogliono trasferire la chiesa protestante Taman Yasmin in un altro luogo, per evitare nuovi scontri tra cristiani e musulmani. La decisione, riferisce l'agenzia AsiaNews, viola la sentenza dell’Alta corte del 14 gennaio scorso, che aveva concesso ai cristiani il completamento della costruzione della chiesa, bloccata dal 2008, e il permesso di utilizzare l’edificio come luogo di culto. In alternativa al trasferimento, le autorità si sono dette disposte a concedere l’autorizzazione solo in caso di rinuncia dei cristiani ai loro diritti sul terreno, già confermati dalla Corte suprema. Questo consentirebbe alle autorità di confiscare il sito in qualsiasi momento. La chiesa di Yasmin è da anni vittima di assalti e violenze da parte di musulmani che vorrebbero chiuderla, perché accusano i cristiani di conversioni forzate. Lo scorso 6 marzo il comune di Bogor aveva proposto di levare i sigilli alla chiesa, dopo che la comunità cristiana era riuscita a celebrare una messa all’interno chiesa forzando il cordone di sicurezza della polizia, ma le proteste dei gruppi estremisti avvenute in questi giorni hanno spinto le autorità a vietare di nuovo l’ingresso nell’edificio. Secondo Bona Sigalingging, avvocato della comunità protestante, “tali proposte non tengono in considerazione la nostra prima richiesta e cioè che il comune di Bogor dovrebbe rispettare la sentenza emessa dalla Corte suprema”. Sigalingging sottolinea che "questo è un grande passo indietro per la comunità cristiana". “In caso di trasferimento”, afferma, “dovremo iniziare tutto daccapo, chiedendo nuove firme alle autorità locali per presentare al comune la richiesta di costruzione ed ottenere così l’autorizzazione a celebrare messa”. L’iter per la costruzione di una chiesa cristiana in Indonesia è particolarmente complicato e può richiedere anni: è infatti necessario sia il nulla osta di almeno 60 residenti nell’area in cui viene costruito l’edificio sia il permesso del gruppo per il dialogo interreligioso. Pur disponendo delle autorizzazioni, spesso la costruzione viene interrotta e il permesso revocato dai governi locali dietro le pressioni del fondamentalismo islamico. (M.R.)

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    Romania: esercizi spirituali per sacerdoti romeni e bulgari guidati da padre Rupnik

    ◊   Il teologo e artista gesuita Marko Rupnik sta guidando in questi giorni (dal 7 all’11 marzo) un corso di esercizi spirituali per sacerdoti romeni e bulgari, nel monastero dei carmelitani scalzi a Snagov (vicino a Bucarest). Dalla Bulgaria - riferisce l'agenzia Sir - sono presenti 15 sacerdoti, dalla diocesi romano-cattolica di Nicopole e dall’esarcato apostolico di Sofia (greco-cattolico): diocesani, passionisti, salesiani e redentoristi. Sono accompagnati dall’esarca greco-cattolico mons. Christo Proykov. Dalla Romania partecipano 20 sacerdoti e un diacono, dall’arcidiocesi di Bucarest e dalla diocesi di Iasi. Gran parte di loro sono diocesani e alcuni religiosi – orionini, somaschi e carmelitani scalzi –, e sono accompagnati dall’arcivescovo di Bucarest mons. Ioan Robu. Un’iniziativa simile era avvenuta già 139 anni fa, dal 23 al 27 febbraio 1872, sempre a Bucarest quando sacerdoti romeni e bulgari furono convocati dall’allora mons. Ignazio Paoli, vescovo di Nicopole e amministratore apostolico di Valacchia (territorio dell’attuale arcidiocesi di Bucarest) per un sinodo diocesano. Nel pomeriggio di lunedì scorso, padre Rupnik ha tracciato il filo conduttore degli esercizi spirituali: non intende offrire “un approfondimento teologico o pastorale, ma camminare insieme su un itinerario di preghiera”. (R.P.)

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    Sesta Giornata mondiale del rene: visite gratuite in tutta Italia

    ◊   Si celebra oggi in tutto il mondo la sesta Giornata mondiale del rene. In Italia l’evento è organizzato dalla Fondazione Italiana del Rene e dalla Società Italiana di Nefrologia ed ha l’obiettivo di sensibilizzare il Paese sul problema delle patologie renali, di cui ancora oggi si conosce molto poco. Cinquantamila italiani sono dializzati, mentre oltre il 10% della popolazione adulta è a rischio di malattie renali croniche, dovute principalmente al diabete e all’ipertensione. In occasione della Giornata mondiale partirà quindi la campagna di prevenzione “Nefrologie Aperte”, che toccherà decine di città italiane. Oggi nelle piazze, nelle scuole superiori e nei reparti di nefrologia sarà infatti possibile accedere a visite gratuite specializzate in cui verranno effettuati l’esame delle urine e la misurazione della pressione. I cittadini, grazie al volontariato dei medici, potranno scoprire non solo se sono a rischio, ma anche ricevere materiale informativo e una consulenza medica qualificata. Un controllo del diabete e della pressione arteriosa permette infatti di bloccare l’evoluzione del danno renale verso la dialisi e di migliorare la prognosi cardiovascolare. (M.R.)

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    24 Ore nel Mondo



    Yemen. L’opposizione: no alla nuova Costituzione promessa dal presidente Saleh

    ◊   L'opposizione parlamentare yemenita ha respinto la proposta lanciata dal presidente Ali Abdallah Saleh, che in un discorso alla nazione trasmesso dalla televisione di Stato, aveva promesso l'introduzione di una nuova Costituzione e di una nuova legge elettorale. “L'iniziativa è arrivata troppo tardi – ha detto il portavoce dell'opposizione Mohammad al-Sabri – e costituisce l'ultimo respiro del regime politico”. Il Paese rischia, dunque, di scivolare verso la guerra civile; situazione aggravata, inoltre, dalla poca attenzione della comunità internazionale e dalla presenza molto forte di al Qaeda in Yemen. Ma c’è il rischio che la rete terroristica guidata da Bin Laden prenda effettivamente il sopravvento nel Paese? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Maurizio Calvi, presidente del Centro Alti Studi - Lotta al Terrorismo:

    R. – Non v’è dubbio che lo Yemen sia il Paese più esposto dal punto di vista della sicurezza internazionale per una forte presenza sia di jihadisti interni e soprattutto per un ruolo importante che al Qaeda, e quindi Bin Laden, si è ritratta in quell’area.

    D. – Bisogna inoltre sottolineare che lo Yemen, pur essendo un piccolo Paese, sia strategico, perché è un punto di incontro tra la penisola arabica e il mondo africano. Il possibile sopravvento di Al Qaeda che ricadute avrebbe sugli equilibri internazionali?

    R. – In questo momento stanno cambiando gli scenari di carattere internazionale - sta "saltando" la Libia; è "saltata" la Tunisia; l’Egitto è in una situazione ancora di massima insicurezza - quindi, la comunità internazionale è più esposta a questi processi che non al problema yemenita.

    D. – Partendo dal presupposto che c’è un’assenza della comunità internazionale, non crede che sia un errore di valutazione?

    R. – Credo che la comunità internazionale questo errore non lo compia. Ha comunque le antenne giuste per capire quello che sta accadendo nello Yemen e soprattutto le conseguenze che potrebbero nascere dall’esplosione anche di questa area, soprattutto dopo il mancato compromesso tra maggioranza e opposizione sempre in quell’area. Quindi, anche lo Yemen potrebbe saltare dal punto di vista istituzionale.

    D. – Ammesso un possibile processo di democratizzazione anche in Yemen, a questo punto, l’unico Paese sotto il controllo di un regime che sembra inespugnabile è e resta l’Iran...

    R. – Mantiene un processo interno molto forte e la spinta verso un processo di democratizzazione è meno vasta. Quindi, rimane affossato da questo processo istituzionale che è presente in Iran. E l’Iran può costituire e potrebbe determinare un’ulteriore spinta verso processi di insicurezza e quindi può allarmare ancora di più la comunità internazionale. (ap)

    Marocco
    Ieri sera, il re Mohammed VI ha annunciato una riforma costituzionale globale volta al rafforzamento della democrazia nel Paese. È la prima volta che il sovrano rivolge un discorso ufficiale alla nazione dopo le manifestazioni del 20 febbraio. Le riforme riguarderanno il ruolo del primo ministro, l’indipendenza della magistratura e temi più generali come i diritti dell’uomo, le libertà individuali e il pluralismo. Il progetto di riforma sarà sottoposto all’approvazione popolare tramite referendum.

    Tunisia
    Un mandato di cattura per omicidio volontario, non ancora eseguito, è stato emesso nei confronti dell’ex ministro dell’Interno tunisino, Rafik Belhaj Kacem. L’accusa si riferisce alle vittime registrate nel mese di gennaio durante gli scontri di piazza contro il governo.

    Israele – razzo da Gaza
    Nella notte un razzo sparato da Gaza è caduto in territorio israeliano senza causare vittime né danni; un altro razzo, per fortuna anch’esso senza conseguenze, era stato esploso ieri sera.

    Afghanistan
    Un cugino del presidente Karzai sarebbe stato ucciso per errore dalle forze dell’Isaf nel corso di un’operazione notturna nella provincia meridionale di Kandahar: a riportarlo è un parente del capo dello Stato. Ieri sera, inoltre, attentato evitato per pochissimo nel distretto orientale di Bahti Kot: l’obiettivo era un convoglio dell’Isaf in pattuglia che, però, il kamikaze non è riuscito a raggiungere e si è fatto esplodere prima. L’attacco è stato rivendicato dai talebani, secondo i quali ci sarebbero 11 soldati morti, 5 feriti e due veicoli distrutti: dati che non hanno trovato riscontro nella versione ufficiale del portavoce militare, che riferisce di un ferito.

    Tibet: il Dalai Lama annuncia il suo ritiro dalla politica
    Il Dalai Lama ha annunciato ufficialmente oggi, nel giorno in cui il Tibet commemora il 52.mo anniversario dalla rivolta contro la Cina, la sua intenzione di abbandonare la vita politica e di lasciare il posto a un leader eletto democraticamente, restando, comunque, la guida spirituale dei tibetani. Diffidente Pechino che definisce l’annuncio “un trucco per ingannare la comunità internazionale”. Il servizio di Roberta Barbi:

    Una decisione importante, ma non del tutto inaspettata, quella annunciata oggi dal Dalai Lama da Dharamsala, sede indiana del governo tibetano in esilio, di lasciare la vita politica per far posto a un successore eletto dal popolo restando, tuttavia, la guida spirituale del Tibet. Simbolica anche la scelta della data per l’annuncio ufficiale del suo addio: oggi, infatti, i tibetani celebrano il 52.mo anniversario della rivolta del 1959, schiacciata dall’esercito cinese, che costrinse il Dalai Lama alla fuga in India. La settimana prossima, inoltre, si aprirà la sessione del 140.mo parlamento tibetano in esilio in cui saranno approvati i dovuti emendamenti alla Carta dei tibetani in esilio per consentire il passaggio dei poteri nelle mani di un leader eletto democraticamente. Nel novembre scorso, in un’intervista, il 75enne leader tibetano aveva già detto che si sarebbe ritirato entro sei mesi e non aveva mancato di sottolineare quanto “la realtà di oppressione” presente in Tibet avesse generato “un profondo risentimento contro le politiche ufficiali”. Per verificare le reali condizioni di vita della popolazione, il Dalai Lama auspicava, quindi, una ripresa dell’invio di delegazioni dei tibetani in esilio nella regione, insieme con rappresentanti di organismi internazionali e sottolineava di aver rinunciato alla prospettiva dell’indipendenza del Tibet in cambio di una vera autonomia. “Usa la bandiera della religione per coprire le sue attività secessionistiche”, è stato il commento del governo cinese all’annuncio del ritiro, che ha definito “un trucco per ingannare la comunità internazionale”.

    Cina – terremoto
    È di 22 morti e almeno 201 feriti, di cui 33 in gravi condizioni, il bilancio, ancora provvisorio, del violento terremoto che ha colpito oggi a mezzogiorno, ora locale, una vasta area del sudovest della Cina, verso il confine con il Myanmar. Il sisma, di magnitudo 5.8 sulla scala Richter, ha avuto origine nei pressi della cittadina di Dali, nella provincia dello Yunnan. Le autorità riferiscono anche di ingenti danni e 583 case crollate.

    India – manifestazioni
    Migliaia di persone, oggi, sono scese in piazza a Hyderabad, nello Stato indiano dell’Andhra Pradesh, per chiedere la separazione della regione di Telangana e la sua trasformazione in Stato federale. Nel corso della manifestazione, ribattezzata dagli organizzatori “la marcia del Milione” e per loro stessa ammissione ispirata alle proteste nel Nord Africa, ci sono stati momenti di violenza. La polizia ha arrestato 200 persone.

    Filippine
    È di cinque morti il bilancio di una bomba esplosa stamattina davanti a una scuola a Jolo, nell’isola del Mindanao, arcipelago delle Filippine, roccaforte del gruppo di militanti di Abu Sayyaf, legato ad al Qaeda. Al momento dello scoppio l’istituto era deserto, ma l’ordigno ha investito un gruppo di conducenti di risciò che erano nelle vicinanze. L’attentato non è ancora stato rivendicato.

    Italia – giustizia
    Il Consiglio dei ministri ha approvato oggi all’unanimità il disegno di legge costituzionale sulla riforma dell’ordinamento giudiziario proposta dal ministro Alfano. “La riforma non è contro nessuno, è un punto di svolta ed è nel programma di governo fin dal 1994”, è stato il primo commento del presidente del Consiglio, Berlusconi. Dure le reazioni dell’opposizione: “Una mera operazione d’immagine – l’ha definita Dario Franceschini, capogruppo del Pd alla Camera, che promette battaglia – e ha come unico scopo quello di punire i magistrati. Sono altre le riforme che gli italiani si attendono, come certezza della pena e processi più veloci”. L’associazione nazionale magistrati ha definito la riforma “punitiva”, che “mina l’autonomia dei giudici e riduce le garanzie per i cittadini”.

    Bce – nuove stime inflazione
    Il bollettino di marzo della Banca centrale europea ritocca verso l’alto le stime dell’inflazione nell’area Euro e al tempo stesso indica una crescita pari all’1.7% per quest’anno e dell’1.8 per il prossimo. Una dinamica di fondo ancora positiva, dunque, ma, avverte, la ripresa economica potrebbe essere frenata dal risanamento dei conti pubblici in atto negli Stati membri. Sulla politica monetaria, la Bce manifesta la necessità di una “forte vigilanza” perché, per la prima volta da anni, i tassi non vengono più definiti “adeguati”. Oltre all’inflazione, inoltre, in rialzo anche i prezzi del petrolio, che si attestano sopra i 100 dollari. Non si può escludere completamente, infine, la “possibilità di una futura crisi del debito sovrano”.

    Usa-Russia
    È l’incontro tra John Biden e il premier russo Putin al centro della seconda giornata della visita del vicepresidente Usa a Mosca, dove oggi incontrerà anche alcuni esponenti dell’opposizione e attivisti per i diritti umani. Il premier russo ha proposto di avviare le trattative per l’abolizione dei visti turistici tra Usa e Russia, come già sta avvenendo tra Russia e Unione europea. “Sarebbe un passo storico”, è stato il commento di Putin. (Panoramica internazionale a cura di Roberta Barbi)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 69

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli e Miriam Ayele.