Logo 50Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 07/03/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • L'avvocato cassazionista De Pasquale nominato direttore dell'Autorità per l'Informazione finanziaria, istituita con Motu proprio del Papa
  • Per la Quaresima, il Papa ci chiede di riscoprire la bellezza di Dio: la riflessione dell'arcivescovo Bruno Forte
  • L’unica autentica sfida è quella del Vangelo: così, il cardinale Piacenza nel Messaggio ai sacerdoti per la Quaresima
  • Udienza
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Il cardinale Tauran alla Messa in ricordo di Shahbaz Bhatti: un autentico martire e testimone della fede cristiana
  • A Dublino, presentato il Congresso Eucaristico Internazionale del 2012
  • Emergenza umanitaria in Libia: l'Onu chiede 160 milioni di dollari di aiuti. Ancora scontri sul terreno
  • Emergenza sbarchi a Lampedusa: oltre mille persone nelle ultime ore
  • Egitto: giura il nuovo governo egiziano, presieduto da Sharaf
  • Dibattito sul fine vita alla Camera, "Scienza e vita": siamo contro ogni forma di eutanasia
  • Rapporto dell’Unicef sugli aiuti umanitari ai bambini coinvolti in guerre e calamità
  • Un Convegno per parlare del bene comune: l'iniziativa dell'Azione per un Mondo Unito
  • Chiesa e Società

  • Oltre 500 chiese del Pakistan hanno ricordato ieri Shahbaz Bhatti
  • Pakistan: tra i candidati per la successione a Bhatti favorito un cattolico
  • Sono 25 gli operatori pastorali uccisi nel mondo nell’anno 2010
  • Libia: Caritas Tripoli chiede aiuti per le migliaia di profughi africani
  • Corte suprema dell’India: no all’eutanasia. Un verdetto storico
  • Sondaggio rivela che l’India sarebbe all’ultimo posto per il mancato rispetto dei diritti delle donne
  • Messaggio ai giovani dei vescovi del Sud-Est Europa: "Non vi scoraggiate!"
  • Cuba: rilasciato un altro dissidente del "Gruppo dei 75"
  • Costa Rica: invito alla calma della Chiesa per la sentenza dell’Aja sui confini con il Nicaragua
  • Paraguay: al via la Plenaria dei vescovi incentrata sulla famiglia, minacciata dalla crisi
  • Haiti: i Cavalieri di Colombo aprono un Laboratorio di protesi per i bambini colpiti dal terremoto
  • Usa: le comunità cristiane difendono il matrimonio e rigettano l’apertura di Obama alle unioni gay
  • Al via negli Usa un progetto dei guanelliani tra le “nuove povertà”
  • Cina: le comunità cattoliche si preparano al cammino spirituale della Quaresima
  • A Bissau un carnevale dedicato a pace e sviluppo
  • Unità d'Italia: i Frati di Assisi scrivono al presidente Napolitano per la festa del 17 marzo
  • Austria: la Chiesa protesta per le leggi sull'accattonaggio
  • Inghilterra: le Chiese si preparano alle Olimpiadi 2012
  • Francia: la rivista di spiritualità "Carmel" compie 100 anni
  • Terra Santa: il Patriarcato latino di Gerusalemme pubblica un nuovo mensile
  • Nasce iBreviary “Pro Terra Sancta”, per pregare su tutti i supporti mobili
  • 24 Ore nel Mondo

  • Sudan: oltre 60 morti negli scontri tra etnie rivali nella regione dell’Abyei


  • Il Papa e la Santa Sede



    L'avvocato cassazionista De Pasquale nominato direttore dell'Autorità per l'Informazione finanziaria, istituita con Motu proprio del Papa

    ◊   Il cardinale Attilio Nicora, presidente dell’Autorità per l’Informazione Finanziaria in Vaticano (Aif), ha nominato l’avvocato Francesco De Pasquale, direttore della medesima autorità istituita con un Motu proprio del Papa. Il dott. De Pasquale, 62 anni, è avvocato cassazionista e possiede un’esperienza ultraventennale nella materia valutaria e dell’antiriciclaggio. In particolare è specialista nelle tematiche, nazionali e internazionali, riguardanti la prevenzione ed il contrasto del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo. E’, inoltre, esperto nella valutazione del grado di conformità degli Ordinamenti statuali agli standard internazionali antiriciclaggio. In questa intervista rilasciata alla Radio Vaticana, il prof. Marcello Condemi, docente di Diritto dell’Economia all’Università G. Marconi di Roma e membro del Consiglio direttivo dell'Autorità per l'Informazione Finanziaria, si sofferma sui primi passi dell'organismo e sulla importante nomina odierna:

    D. – Prof. Condemi, sono trascorsi circa due mesi dal 30 dicembre 2010, data di pubblicazione delle leggi in materia di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo da parte della Santa Sede e della Lettera Apostolica in forma di Motu Proprio a firma del Sommo Pontefice; da allora ad oggi quali fatti di rilievo, nell’ambito della Sede, sono accaduti sul fronte dell’attuazione di tali disposizioni?

    R. – Il Motu Proprio a firma del Sommo Pontefice costituisce, come noto, l’Autorità di Informazione Finanziaria i cui poteri sono disegnati dall’articolo 33 della legge n. CXXVII in materia di prevenzione del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo. A tale costituzione ha fatto seguito, da parte del Santo Padre, la materiale costruzione dell’Autorità. Egli, in particolare, in tempi rapidissimi, ha provveduto ad individuare e conseguentemente a nominare le persone costituenti il Consiglio Direttivo, organo, questo, fondamentale, per il funzionamento dell’Autorità, posto che ad esso, a termini di Statuto, competono “tutti i poteri di ordinaria e straordinaria amministrazione” ed “è responsabile dell’organizzazione e del funzionamento della struttura dell’Autorità, della quale programma, dirige e controlla l’attività”; attività, questa, è bene ricordarlo, consistente, in sintesi, nella prevenzione e nel contrasto del riciclaggio dei proventi di attività criminose e del finanziamento del terrorismo. Le persone che compongono il Consiglio, in primo luogo il presidente, il cardinale Attilio Nicora, figura di ben note capacità, sono state nominate, per atto del Sommo Pontefice, in data 19 gennaio 2011, vale a dire dopo appena 20 giorni dalla pubblicazione della legge antiriciclaggio. Ciò ha permesso all’Autorità, in attesa dell’entrata in vigore della legge n. CXXVII in materia di antiriciclaggio fissata per il 1° aprile 2011, di iniziare ad operare in vista dei delicati compiti che l’attendono. Essa si è dotata, anzitutto, di una sede, fissata a termini di Statuto nello Stato della Città del Vaticano, e segnatamente nel Palazzo San Carlo. Inoltre, sta passando in rassegna gli enti che, per caratteristiche tipologiche ed operative, si ritiene che, in base all’articolo 2 della legge, siano soggetti ai presidi antiriciclaggio in essa contenuti. Tutto ciò è stato fatto utilizzando le qualità professionali e l’ampia disponibilità dei componenti del Consiglio Direttivo, senza tuttavia tralasciare la materiale costruzione organizzativa dell’Autorità, in termini di acquisizione delle risorse professionali necessarie. A tale proposito va segnalata la selezione e l’individuazione, tra un’ampia rosa di possibili candidati, del direttore, che ha assunto servizio in data odierna e al quale spetta, secondo lo Statuto, la responsabilità dell’”attività operativa dell’Autorità”, vale a dire la traduzione operativa delle decisioni e degli indirizzi strategici adottati dal Consiglio Direttivo. Tale nomina è caduta su una figura di elevato spessore professionale, essendosi questi occupato, per lunghi anni, tra l’altro, di prevenzione e contrasto del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo; il neo direttore è stato membro, fin dal 1990, della Delegazione italiana al Gafi (Gruppo di Azione Finanziaria Internazionale) ed è esperto nella valutazione del grado di conformità degli ordinamenti statuali agli standard internazionali antiriciclaggio.

    D. – Prof. Condemi, sempre nell’intervista rilasciata il 30 dicembre scorso, lei ebbe a sottolineare la determinazione, forte, della Santa Sede a proseguire il cammino verso l’adeguamento del proprio ordinamento agli standard internazionali in materia di antiriciclaggio. Anche su questo fronte è stato fatto qualcosa?

    R. – Certo. Sottolineo anzitutto che l’impianto normativo antiriciclaggio emanato il 30 dicembre 2010 costituisce una solida base normativa di prevenzione e contrasto, tra l’altro da più parti autorevolmente riconosciuta: basti pensare all’introduzione del reato di auto-riciclaggio, che non potrà non produrre effetti rilevanti anche sul fronte della individuazione delle eventuali operazioni sospette. Ciò premesso, segnalo che la Santa Sede, fedele al proprio intento, nelle scorse settimane ha reiterato, rivolgendosi a MONEYVAL (che è un Organismo del Consiglio di Europa collegato al GAFI), la propria determinazione a proseguire nel cammino intrapreso e ha manifestato la propria disponibilità ad aderire formalmente agli organismi internazionali deputati al contrasto del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo e, quindi, alle modalità con cui essi lavorano. Unitamente al neo-direttore dell’Autorità mi trovo ora a Strasburgo, in rappresentanza della Santa Sede, per seguire i lavori sull’applicazione della Convenzione di Varsavia del 2005 in materia di contrasto del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo.

    D. – Prof. Condemi, in vista della scadenza del 1° aprile 2011, Lei pensa che l’Autorità possa essere in grado di ricevere ed elaborare le eventuali operazioni sospette che le dovessero pervenire e ad imbastire una prima base di cooperazione con altre Autorità?

    R. – L’Autorità sta lavorando tenacemente in questo senso, proprio al fine di giungere a quell’appuntamento nelle condizioni di ricevere eventuali operazioni sospette che le dovessero pervenire, trattarle, come prevede la legge, e inviarle, in presenza dei necessari presupposti, all’Autorità giudiziaria dello Stato della Città del Vaticano. La strada ormai è tracciata e l’Autorità sta muovendosi speditamente, pur con le difficoltà di una nascente istituzione, nell’attuazione delle leggi emanate e fortemente volute, primo fra tutti, dal Sommo Pontefice e dal suo Segretario di Stato, nel solco della missione pastorale alla quale è chiamata la Chiesa, che non può non riflettersi anche nella trasparenza delle relazioni economiche e finanziarie.

    inizio pagina

    Per la Quaresima, il Papa ci chiede di riscoprire la bellezza di Dio: la riflessione dell'arcivescovo Bruno Forte

    ◊   La Chiesa si appresta a vivere il tempo forte della Quaresima. Mercoledì prossimo, nel pomeriggio, il Papa celebrerà la Messa con il rito di benedizione e di imposizione delle Ceneri, nella Basilica romana di Santa Sabina. Sul Messaggio di Benedetto XVI per la Quaresima, incentrato sul tema “Con Cristo siete sepolti nel Battesimo, con Lui siete anche risorti”, Federico Piana ha raccolto la riflessione dell’arcivescovo di Chieti-Vasto, mons. Bruno Forte:

    R. – Il Papa si pone veramente come mistagogo: il mistagogo, nella Chiesa antica, è il pastore, il vescovo che ci introduce a scoprire la bellezza di Dio attraverso la grazia dei Sacramenti, in cui questa bellezza ci viene comunicata. Nel messaggio di questa Quaresima 2011 è il Sacramento del Battesimo che il Papa ci presenta e ce lo presenta nella sua realtà più profonda e dinamica, che è quella di una partecipazione alla Pasqua di Cristo: “Con Cristo siete sepolti nel Battesimo e con Lui siete anche risorti”. Tutta la vita cristiana è una vita pasquale ed è una vita battesimale. Fare memoria del nostro Battesimo non è una operazione di “archeologia spirituale”; in realtà si tratta di riattualizzare l’incontro col Signore Gesù, che è il segreto e la bellezza della nostra vita.

    D. – C’è un passo molto bello: “Il nostro immergerci – dice il Papa – nella morte e nella Risurrezione di Cristo, attraverso il Sacramento del Battesimo, ci spinge ogni giorno a liberare il nostro cuore dal peso delle cose materiali, da un legame egoistico con la terra”. Questo è importante, per vivere bene anche la Pasqua?

    R. – Sì, anche perché il Papa legge, in prospettiva non moralistica né semplicemente ascetica, le tre grandi vie dell’impegno quaresimale ed esattamente il digiuno, la preghiera e l’elemosina. Precisamente in rapporto – ad esempio – all’elemosina, egli fa capire come questo spogliarci del superfluo, questo renderci disponibili al bisogno degli altri - e quanti sono i bisogni, in questo momento di difficoltà e di crisi nel villaggio globale e anche nella nostra Italia - è una partecipazione allo spogliamento di Cristo, alla sua morte e alla sua Risurrezione e quindi un assimilarsi a Lui.

    D. – “Alla base della tentazione –il Papa dice - c’è il diavolo, che è all’opera e non si stanca, neppure oggi, di tentare l’uomo che vuole avvicinarsi al Signore”…

    R. – Il Papa è estremamente realista. Il diavolo è una presenza e per chi conosce le Scritture. E' perfino evidente che il congedo dal diavolo, di cui qualche esegeta aveva voluto parlare negli anni Settanta, era una operazione razionalistica e assolutamente lontana dalla fede della Chiesa e dalla testimonianza biblica, dove – anzi – ci viene presentata la lotta di Gesù col demonio e la vittoria di Gesù su Satana come Buona Novella. Questo che cosa vuol dire? Vuol dire che c’è un mistero di male e di male radicale che agisce in questo mondo, certamente subordinato al primato e alla sovranità di Dio. Questo mistero nella tradizione biblica e nella fede della Chiesa ha anche una configurazione personale, nella figura appunto di Satana, dell’avversario, del maligno che cerca di separarci da Dio, come dice proprio il suo nome: “diabolo” è colui he separa, che divide. Ora, l’illusione della inesistenza del demonio ci rende assolutamente indifesi davanti a lui e come diceva André Gide: “L’astuzia più sottile del demonio è di far credere che non esista”. (mg)

    inizio pagina

    L’unica autentica sfida è quella del Vangelo: così, il cardinale Piacenza nel Messaggio ai sacerdoti per la Quaresima

    ◊   Conversione, per i sacerdoti, significa innanzitutto adeguare sempre più la “vita alla predicazione” diventando "brani di Vangelo vivente", che tutti possono leggere ed accogliere. E’ quanto scrive il cardinale Mauro Piacenza, prefetto della Congregazione per il Clero, nel messaggio ai sacerdoti in occasione della Quaresima. Il porporato ricorda anche i molteplici volti della conversione che non si possono discostare dal “dono del sacerdozio ministeriale”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Sacerdoti capaci di portare “la luce della sapienza nelle contemporanee circostanze”, che paiono sfidare la nostra fede, divengono “autentici profeti”, capaci di lanciare al mondo “l’unica autentica sfida: quella del Vangelo, che chiama alla conversione”. Il tempo della Quaresima, in particolare, chiama ad una “conversione rinnovata”. Un mondo scristianizzato – aggiunge il cardinale Mauro Piacenza - richiede una nuova evangelizzazione che reclama sacerdoti ‘nuovi’, profondamente rinnovati da ogni Santa Messa.

    Diventare “brani del Vangelo vivente” significa anche convertirsi alla propria identità. L’identità ricevuta sacramentalmente – scrive il porporato rivolgendosi ai sacerdoti – domanda la progressiva conformazione del cuore e della mente “all’immagine di Cristo Buon Pastore”. “E’ nell’Eucaristia – aggiunge - che il sacerdote riscopre la propria identità” ed è nella celebrazione dei Divini Misteri che si può scorgere il "come" essere pastori e il "che cosa" sia necessario fare, per esserlo davvero al servizio dei fratelli.

    Un’altra conversione è quella alla comunione, che significa vivere ed annunciare la stessa dottrina, la stessa storia di santità e, perciò, la medesima Chiesa. Convertirsi significa anche partecipare quotidianamente al Sacrificio di Cristo sulla Croce. Ogni sacerdote – conclude il cardinale Piacenza - è chiamato, come i grandi santi, “a vivere in prima persona il mistero di tale sostituzione, al servizio dei fratelli”. E’ chiamato alla conversione dal rumore al silenzio, dal “fare” allo “stare” con Gesù per essere autentico testimone di Cristo.

    inizio pagina

    Udienza

    ◊   Il Papa ha ricevuto stamani in Vaticano il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Conferenza Episcopale Italiana.

    inizio pagina

    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   All'Angelus Benedetto XVI lancia un appello per l'assistenza e il soccorso alle popolazioni della Libia.

    Nel servizio internazionale, in rilievo la situazione in Nord Africa: Gheddafi sceglie la guerra aperta mentre l'Onu chiede la fine degli attacchi indiscriminati contro i civili.

    Bue muto dal tacito ruminare: in cultura, Inos Biffi ricorda la figura e l'opera di san Tommaso d'Aquino.

    Le donne del passato e le donne di oggi: Lucetta Scaraffia sulla nuova edizione dei tre volumi “Italiane” che sarà presentata martedì 8 marzo al Quirinale, alla presenza del capo dello Stato Giorgio Napolitano, nell’ambito della cerimonia “150 anni: donne per un’Italia migliore”.

    La principessa fotoreporter di guerra: Giulia Galeotti sugli album di Anna Maria Borghese in mostra all'Istituto nazionale per la Grafica.

    Nell'informazione religiosa, l'omelia pronunciata dal cardinale Jean-Louis Tauran durante la messa di suffragio del ministro pakistano delle Minoranze, Shahbaz Bhatti, ucciso da estremisti islamici a Islamabad.

    inizio pagina

    Oggi in Primo Piano



    Il cardinale Tauran alla Messa in ricordo di Shahbaz Bhatti: un autentico martire e testimone della fede cristiana

    ◊   Un autentico martire cristiano che ha sacrificato la propria vita per i suoi fratelli. Questo il ricordo del ministro pakistano Shahbaz Bhatti nella Messa di suffragio voluta ieri pomeriggio dall’Associazione Pakistani Cristiani in Italia presso il Pontificio Consiglio S. Pietro Apostolo a Roma. La celebrazione è stata presieduta dal cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso. Il servizio di Michele Raviart:

    “So che mi uccideranno, offro la mia vita per Cristo e per il dialogo interreligioso”. Queste le ultime parole di Shahbaz Bhatti nel ricordo del cardinale Jean-Louis Tauran, che ieri pomeriggio ha celebrato una Messa di suffragio in onore del ministro pakistano barbaramente ucciso mercoledì scorso. In un mondo in cui si è troppo spesso cristiani solo sociologicamente, la vita di Shahbaz Bhatti è stata quella di un autentico martire e testimone della fede cristiana. Le parole del porporato:

    “Oggi abbiamo davanti a noi la vita luminosa di Shahbaz Bhatti. Aveva scelto Cristo come salvatore, la Chiesa come madre e ogni essere umano come fratello”.

    “Non voglio posizioni di potere, voglio solo un posto ai piedi di Gesù, voglio che la mia vita, il mio carattare, le mie azioni parlino per me e dicano che sto servendo Gesù Cristo”, aveva scritto il ministro nel suo testamento spirituale. Ecco allora, ha detto il porporato nell’omelia, che l’incontro di Shahbaz con lo sguardo di Cristo gli ha donato il coraggio di servire i suoi fratelli ed il suo Paese a rischio della vita. E “se avrà esercitato il potere, egli avrà esercitato solo il potere del cuore”. Se Gesù, ha detto, “nessuno mi toglie la vita, sono io che la offro”, Shahbaz Bhatti ha potuto dire “dedico la mia vita a Gesù”, ricordandoci, con il suo sacrificio, il sacrificio della croce.

    “Non esiste un cristianesimo senza croce. Possa Dio far capire meglio a tutti noi cosa vuol dire dare la propria vita per i fratelli”.

    Il cardinale Tauran ha poi invocato l’aiuto della comunità internazionale in favore della minoranza cattolica pakistana, ricordando il messaggio del Santo Padre alla Giornata Mondiale della Pace di inizio anno. “La tutela delle minoranze religiose non è una minaccia per la maggioranza della popolazione, ma un’opportunità per il dialogo e per il reciproco arricchimento culturale”.

    inizio pagina

    A Dublino, presentato il Congresso Eucaristico Internazionale del 2012

    ◊   Il cardinale Seán Baptist Brady, arcivescovo di Armagh, e l’arcivescovo di Dublino, mons. Diarmuid Martin, hanno presentato stamani a Dublino il 50.mo Congresso Eucaristico Internazionale incentrato sul tema “L’Eucaristia: Comunione con Cristo e tra di noi” in programma nella capitale irlandese dal 10 al 17 giugno del 2012. Su questo evento si sofferma al microfono di Lydia O’Kane, della nostra redazione inglese, il segretario generale del Congresso, padre Kevin Doran:

    R. – We are looking at the Congress as both an event as a journey…
    Guardiamo al Congresso Eucaristico come ad un evento e ad un percorso; abbiamo lanciato anche quello che abbiamo chiamato il pellegrinaggio della campana del Congresso eucaristico: la campana è stata posta in un contenitore di legno e sarà trasportata di parrocchia in parrocchia, attraverso tutta l’Irlanda, come invito alla popolazione a rinnovare l’impegno alla fede, alla preghiera, alla riconciliazione e alla missione. Vogliamo vedere nella campana il richiamo di Dio e il richiamo della Chiesa e speriamo che questo gesto simbolico riesca ad entusiasmare le persone, attraverso un percorso interiore, spirituale, di preparazione al Congresso. Gli eventi più importanti si svolgeranno presso la Royal Dublin Society, un centro per le conferenze, mentre le celebrazioni eucaristiche si svolgeranno nello spazio riservato abitualmente alle manifestazioni sportive equestri; ci saranno altri eventi, come gruppi di lavoro, spazi riservati ai giovani, alle parrocchie; mostre e via dicendo. Vorrei richiamare l’attenzione in particolare sul primo giorno del Congresso, in cui si parlerà del fatto che inizialmente, la comunione tra di noi è fondata sul Battesimo, mediante il quale diventiamo membra del Corpo di Gesù. Questo porta con sé la possibilità interessante e stimolante di coinvolgere cristiani di altre tradizioni, perché tutti condividiamo il Battesimo e siamo legati dal medesimo Spirito. Quindi, il primo giorno sarà incentrato sull’invito a guardare a Cristo in virtù del nostro Battesimo. Ci sarà una celebrazione ecumenica della Parola e dell’Acqua che sarà guidata da leader cristiani di diverse tradizioni.

    D. – Quale importanza riveste il fatto che il Congresso Eucaristico Internazionale si svolge a Dublino, in Irlanda?

    R. – Well, it’s important to us; some people will argue that it’s not a great time …
    Per noi è molto importante. Alcuni vorranno sostenere che non è il momento più adatto in considerazione della crisi economica che stiamo attraversando, e anche in considerazione della grave crisi che abbiamo vissuto in merito alle colpe di alcuni membri della Chiesa per gli abusi sessuali sui minori. Allo stesso tempo, però, lo svolgimento del Congresso Eucaristico a Dublino ci dice anche che è proprio in questo momento che abbiamo bisogno di ristabilire il rapporto di fiducia e comunione che è stato tanto indebolito proprio dalle nostre manchevolezze. E questo sarà possibile solamente con la presenza di Cristo e attraverso il servizio a Cristo. Mi vengono in mente le prime righe della novella di Dickens “The Tale of two Cities” (Racconto di due città): “E’ stato il tempo migliore, è stato il tempo peggiore, …”. Dal punto di vista universale, penso che sia per noi una buona occasione per celebrare insieme con i cattolici di Paesi come la Gran Bretagna, gli Stati Uniti, l’Australia e il Sud Africa, gran parte dei Paesi africani ed asiatici, dove hanno operato anche missionari irlandesi. Ed alcuni di questi cattolici sono impegnati, oggi, insieme a noi ed in maniera diversa come sacerdoti, nelle nostre parrocchie di Dublino. (gf)

    inizio pagina

    Emergenza umanitaria in Libia: l'Onu chiede 160 milioni di dollari di aiuti. Ancora scontri sul terreno

    ◊   Le Nazioni Unite si preparano ad assistere fino a 200 mila profughi che potrebbero ancora fuggire dalla Libia e che si sommerebbero ai 200 mila che hanno già abbandonato il Paese. Inoltre, circa 600 mila persone potrebbero aver bisogno di aiuti all'interno della Libia. L’Onu chiede fondi. Il servizio di Fausta Speranza:

    Prima le minacciose parole del figlio di Gheddafi, Seif al Islam, sul rischio che la Libia “diventi la Somalia del Mediterraneo e l'Europa sia invasa da milioni di migranti'', ovviamente se non aiuta il regime. Poi un non ben precisato messaggio di apertura al dialogo con i ribelli che però non contiene nessuna possibile concessione da parte del colonnello. Si tratta del messaggio lanciato dalla Tv di Stato da Jadallah Azous al-Talhi, una nota personalità dell'establishment del regime libico che fu primo ministro negli anni '80. Chiede dialogo nazionale per fermare lo spargimento di sangue e il dilagare della presenza straniera. Il Consiglio nazionale libico costituito a Bengasi nell'Est risponde che non ci puo' essere dialogo se Gheddafi non lascia il potere. Questa la cronaca delle ultime ore dalla Libia insieme con la conferma di due raid sulla citta' portuale di Ras Lanuf, in apparenza ancora sotto il controllo dei rivoltosi. Secondo testimoni, gli oppositori hanno risposto con l'artiglieria anti aerea. Poi ci sono le dichiarazioni del quotidiano britannico Independent che sostiene che gli Stati Uniti hanno chiesto all'Arabia Saudita di fornire armi ai ribelli libici, per evitare un coinvolgimento diretto di Washington nella guerra civile, ma Gedda finora non ha risposto all'appello, presa anche da fatti interni. In tutto questo l’ONU chiede che si raccolgano 160 milioni di dollari per le attivita' umanitarie nei prossimi tre mesi.

    Delle immediate necessità e dell’assistenza già in atto, Fausta Speranza ha parlato con Paolo Beccegato, responsabile dell’area internazionale della Caritas italiana:

    R. - Abbiamo appena contattato e ricevuto anche un rapporto dettagliato sia sul fronte tra la Libia e l’Egitto, sia sul fronte tra la Libia e la Tunisia e sia internamente alla Libia, oltre che qualcosa su quello che sta succedendo verso Sud e quindi soprattutto verso il Niger e in parte il Ciad. Complessivamente parlando, c’è molta preoccupazione riguardo ai migranti, cioè alle persone che lavoravano in Libia e che stanno scappando, ma che non sono però libici. In particolare ci sono migliaia di asiatici - soprattutto bengalesi, pachistani e filippini - che sono in condizioni molto difficili, perché sostanzialmente non sanno cosa fare e non sanno dove andare. Un secondo gruppo di persone problematico è rappresentato dei sub-sahariani, che vorrebbero tornare al loro Paese d’origine o comunque fuggire: anche lì i trasporti sono molto difficoltosi, perché c’è tutto il deserto verso Sud e quindi c’è anche il problema di ponti aerei che si vorrebbero fare per rimpatriarli e in particolare dal Mali e dal Sudan, dove la situazione è già difficile internamente. Queste persone sostanzialmente non sanno cosa fare, perché anche lì sul referendum che è stato appena fatto ci sono ancora dei dubbi. L’altro problema riguarda i diritti di tutte le persone che una volta che riescono ad uscire dal Paese - per esempio al confine con la Tunisia e con l’Egitto - non trovano rappresentanti consolari o dell’ambasciata che possono fornire loro indicazioni ed i visti per muoversi, anche solo per tornare nei loro Paesi di origine. Quello che si sta facendo è cercare di contattare i governi - e in particolare il governo del Bangladesh è già stato contattato - per mettere a disposizione personale dell’ambasciata e del consolato per dare risposte a queste persone.

    D. - Possiamo dire che la Caritas sta in Libia?

    R. - Sì, in Libia c’è una piccola Caritas che sta lavorando soprattutto a favore delle minoranze rifugiate ed immigrate in Libia e in particolare di una grande comunità di eritrei. Queste poche unità che stanno facendo questi interventi - ripeto certo non enormi rispetto ai bisogni, ma comunque siamo presenti un po’ su tutto il Paese e soprattutto a Tripoli - dove c’è questa grande comunità di eritrei in particolare che viene assistita dalla Caritas. Poi ci sono dei gruppi e delle missioni che stanno lavorando al confine tra Libia ed Egitto; in Egitto, soprattutto nel Nord; un’altra missione è in corso al confine tra Libia e Tunisia; in Tunisia e soprattutto nel Nord; e poi c’è una minima accoglienza rispetto al Sud: sappiamo in particolare di alcune centinaia di persone che stanno cercando di scappare verso Sud e che hanno già raggiunto il Niger. I bisogni sono enormi: si parla di circa 100 mila persone - minimo - che sono già fuggite verso Ovest; più o meno altrettante verso est e quindi verso l’Egitto. Assistiamo ad un’onda crescente verso Nord e non si parla affatto delle centinaia di persone che stanno scappando verso sud e molte delle quali - noi temiamo - possano anche vivere dei veri e propri drammi attraversando il deserto verso Sud. (mg)

    inizio pagina

    Emergenza sbarchi a Lampedusa: oltre mille persone nelle ultime ore

    ◊   E’ di nuovo emergenza a Lampedusa, l'isola italiana del Sud. Sono più di mille gli immigrati sbarcati nel giro di 12 ore. Tra ieri sera e stamattina sono approdati 12 barconi, ma un altro è stato avvistato a poche miglia dall’isola. Rischia dunque nuovamente il collasso il centro di accoglienza anche se sono iniziati i trasferimenti verso Crotone e Porto Empedocle. Domani il commissario straordinario per l’emergenza immigrati, Giuseppe Caruso, prefetto di Palermo, visiterà il centro e incontrerà il sindaco di Lampedusa, Bernardino De Rubeis, e i rappresentanti delle forze dell’ordine. A Pantelleria invece 7 migranti sono stati bloccati a terra dai carabinieri subito dopo il loro arrivo. Su quanto sta accadendo, Debora Donnini ha sentito Laura Boldrini, portavoce dell’Acnur, l’Alto Commissariato dell’Onu per i Rifugiati:

    R. - Sono arrivate circa 1.000 persone: sicuramente un numero importante, ma bisogna anche inquadrare la crisi dei Paesi del Nord Africa. Quindi, abbiamo 100 mila persone fuggite dalla Libia in Tunisia, principalmente tunisini ed egiziani, e altrettante 100 mila in Egitto, principalmente egiziani e persone di altri Paesi. In questa situazione non vi è poi da meravigliarsi se qualche migliaia di persone arrivino anche in Italia.

    D. – Qual è la situazione in questo momento a Lampedusa?

    R. – E’ certo che il centro deve essere decongestionato: già questa mattina sono partite le prime 164 persone, una parte per la Sicilia, una parte per Crotone. Quindi, nel centro ci sono 1090 persone. Durante il giorno ci saranno altri voli, altri trasferimenti. Sarebbe opportuno rimanere sotto la soglia delle 850, che è la capienza del centro di accoglienza.

    D. – Voi come Unhr vi aspettate, appunto, che con il bel tempo l’emergenza sbarchi continuerà?

    R. – Noi lo abbiamo sempre detto che ci potrebbero essere arrivi, anche consistenti, ed è giusto essere pronti a qualsiasi evenienza. Tanto più che nei Paesi limitrofi, stanno vivendo una situazione ben più allarmante: per adesso, dalla Libia, non è partito nessuno verso l’Italia; chi è arrivato in Italia è partito direttamente dalla Tunisia, quella Tunisia che sta ospitando 100 mila profughi – a questo punto - che stanno arrivando dall’interno della Libia.

    D. – Coloro che sono arrivati in Italia in questi ultimi sbarchi sono per lo più tunisini?

    R. – Sono tutti tunisini: ragazzi e giovani, la maggior parte dice di essere venuta perché non crede nel cambiamento nel Paese; teme ripercussioni sul turismo; sostiene che per loro è il momento di andare fuori a cercare migliori condizioni di lavoro; e, vogliono andare quasi tutti in Francia. Poi, ci sono anche persone che hanno paura di stare nel Paese, perché temono la situazione: temono l’insicurezza, i disordini e questi sono quelli che stanno facendo la domanda di asilo. (ma)

    inizio pagina

    Egitto: giura il nuovo governo egiziano, presieduto da Sharaf

    ◊   Oggi pomeriggio presterà giuramento il nuovo governo egiziano di Essam Sharaf, nominato primo ministro nei giorni scorsi sull'onda della protesta che ha voluto l’estromissione di Ahmad Shafiq, l'ultimo premier scelto da Mubarak. Il nuovo esecutivo nascerà col giuramento davanti al capo del Consiglio supremo delle forze armate Hussein Tantawi, che rimane ministro della Difesa. Nella fase di ricostruzione politica dell’Egitto c’è anche la tappa del referendum per la nuova Costituzione che si svolgerà il prossimo 19 marzo. Tra le novità, un mandato presidenziale di 4 anni rinnovabile una sola volta. Per capire la portata anche a livello culturale di questo cambiamento, Fausta Speranza ha parlato con Mirella Galletti, dicente di Storia dei Paesi islamici alla II Università di Napoli:

    R. – Sicuramente è in atto una grande rivoluzione culturale, soprattutto in Egitto come nel mondo arabo; vorrei ricordare anche la grande funzione che ha avuto l’Egitto come centralità di tutto il mondo arabo. Se si osserviamo gli ultimi 60 anni della storia egiziana, si vede che praticamente è marcato da tre sole persone: da Nasser; alla sua morte, raccolse la sua eredità Sadat che venne ucciso e l’eredità di Sadat venne raccolta da Mubarak. Vediamo dunque lunghe permanenze al potere delle stesse persone, che rimangono praticamente fino alla morte. Il fatto di pensare di poter cambiare gli uomini che sono ai vertici del potere, questo veramente è un grande cambiamento di prospettiva. Questo mutamento culturale è in atto nel mondo arabo.

    D. – Lei che conosce i Paesi islamici, dal punto di vista culturale, quali altre ripercussioni potrà avere, educando le nuove generazioni alla scelta della persona che rappresenta il popolo?

    R. – Non vorrei sembrare troppo pessimista, ma intanto vediamo come andranno formandosi le scuole e le varie istituzioni. E’ importante che vi sia un approccio diretto alla democrazia, anche proprio come materie scolastiche; ed è importante avere partiti che insegnino questo. Però, sinceramente, anche su questo ho dei dubbi. E’ un fatto molto importante, poter scegliere … Il mio timore è che piccoli “ras” locali si sostituiscono ai “boss” che oggi vengono dal centro. Questo è il timore. Però, bisogna andare avanti: non possiamo essere frenati da una possibile deviazione di una scelta. E’ importante anche mantenere certi aspetti laici che l’Egitto ha sempre rappresentato. (gf)

    inizio pagina

    Dibattito sul fine vita alla Camera, "Scienza e vita": siamo contro ogni forma di eutanasia

    ◊   In Italia, approda oggi in aula alla Camera dei Deputati il cosiddetto disegno di legge sul fine vita. Il testo già licenziato dal Senato sarà votato ad aprile. L’associazione dei medici Cattolici Italiani ha sottolineato la propria opposizione ad ogni forma di eutanasia, la centralità della cura del paziente e la non obbligatorietà delle Disposizioni Anticipate di Trattamento per il medico. Sulla stessa linea l’associazione "Scienza e Vita". Massimiliano Menichetti ha intervistato il presidente del sodalizio, Lucio Romano:

    R. - La posizione di "Scienza e Vita" è quella della tutela della vita del soggetto nella sua fase ultima, nella sua terminalità. Non ci deve essere assolutamente un obbligo, un vincolo per il medico in relazione alle disposizioni anticipate di trattamento; si devono sempre assicurare ai soggetti le cure necessarie, anche se non è più possibile ricorrere ad interventi terapeutici che potrebbero portare alla guarigione della persona. Le disposizioni anticipate di trattamento, così strutturate, rappresentano un proseguo della relazione medico-paziente, che altrimenti sarebbe interrotta in ragione della incapacità di intendere e di volere della persona stessa.

    D. - Voi ribadite: le Disposizioni Anticipate di Trattamento non devono costituire un obbligo per il medico…

    R. - Sì, perché le Disposizioni Anticipate di Trattamento - così come anche riportato dalla Convenzione di Oviedo, art. 9 - stanno ad indicare semplicemente delle indicazioni “ora per allora” di un trattamento cui dovranno essere sottoposte le persone stesse. Non può quindi essere vincolante, perché bisogna rispettare assolutamente anche la libertà del medico, la sua deontologia professionale ed anche la possibilità di assicurare al soggetto in situazione di incapacità di intendere e di volere la migliore assistenza, senza evidentemente incorrere né nell’accanimento né tantomeno nell’abbandono.

    D. - La morte di Eluana Englaro impresse un grande slancio al dibattito in materia: punto nodale, allora come oggi, fu la questione di alimentazione ed idratazione, ritenute o meno terapie e non semplice cura della persona…

    R. - Alimentazione e idratazione assistite non rappresentano assolutamente un intervento terapeutico, ma rappresentano forme di sostegno vitale, una cura. E’ sufficiente fare un’osservazione immediata: se si sospende l’alimentazione e l’idratazione, la persona muore per inazione e per disidratazione, ma non muore per la malattia. E’ evidente che nei casi specifici, previa una rigorosa valutazione in ambito medico, dove l’alimentazione e l’idratazione non vengono più a rappresentarsi come sostegno fisiologico delle funzionalità organiche e quindi siamo in una frase agonica e preagonica, evidentemente - in quel caso - l’alimentazione e l’idratazione non avrebbero più motivo di essere.

    D. - Ma questo chi lo deve stabilire?

    R. - Tutto deve essere sempre frutto di una relazione che deve avvenire nel pieno dell’autonomia per scienza e per coscienza da parte del medico.

    D. - C’è chi dice che le Disposizioni Anticipate di Trattamento e il testamento biologico sono in realtà la stessa cosa: è così?

    R. - Non è solamente una raffinatezza che potremmo definire di ordine semantico: quando si parla di testamento biologico, oltre a quelle che sono le incongruenze di una definizione in quanto tale, si implica la vincolatività di un’azione, di un desiderio, di una volontà. Il testamento biologico rappresenta l’ufficializzazione dell’eutanasia. La Disposizione Anticipata di Trattamento, opportunamente e rigorosamente messa in essere, non può invece rappresentarsi come una forma eutanasica, ma come relazione medico-paziente per una persona che non è più in grado di intendere e di volere.

    D. - Qual è, dunque, il vostro auspicio per questa proposta di legge, che inizia oggi il suo iter alla Camera, dopo essere stata già approvata al Senato?

    R. - Che possa trovare una condivisione trasversale e che possa comunque mantenersi in rigore di specificazione per quanto riguarda - ripeto - la non vincolatività e per quanto riguarda l’alimentazione e l’idratazione, da considerarsi come cure e da non confondere con le terapie: sono cure e non terapie! (mg)

    inizio pagina

    Rapporto dell’Unicef sugli aiuti umanitari ai bambini coinvolti in guerre e calamità

    ◊   Pubblicato oggi il Rapporto dell’Unicef focalizzato sull’azione umanitaria rivolta ai bambini più bisognosi in tutto il mondo. Lo studio è accompagnato da un appello alla solidarietà per alleviare le condizioni dell’infanzia nei Paesi colpiti da crisi di ogni tipo. Il servizio di Roberta Gisotti:

    “Costruire resilienza”, titola il Rapporto Unicef, laddove il termine poco noto di ‘resilienza’ sta a significare la capacità di affrontare le avversità, superarle e uscirne rafforzati, con azioni umanitarie mirate a livello individuale, comunitario e istituzionale. 32 sono i Paesi con emergenze sul fronte dell’infanzia. Tra questi in primo piano: Pakistan, Afghanistan, Iraq in Asia, e poi Somalia, Sudan, Burkina Faso, Ciad, Kenya, Zimbabwe in Africa e ancora Madagascar, e Colombia ed Haiti in America latina. Sono Paesi colpiti da guerre, carestie, calamità naturali, dove i bambini sono esposti a rischi maggiori, reclutamento nelle forze armate, violenze anche sessuali, sfruttamento lavorativo, esodi; bambini privati dei diritti fondamentali, come il cibo, l’accesso alle cure, l’educazione, oltre che di un ambiente familiare e sociale capace di favorirne un sano sviluppo psicofisico.

    “Investire nei bambini e rafforzare la resilienza dei Paesi e delle comunità che vivono ai margini - dichiara Hilde Johnson, vicedirettore generale dell’Unicef - non solo riduce la strada per il loro recupero, ma contribuisce anche ad aumentare la capacità di gestire i rischi, mettendo in atto misure di prevenzione prima che la crisi dirompa, mitigandone i danni in quest’ultimo caso”. La portata senza precedenti delle inondazioni in Pakistan e del terremoto ad Haiti – rileva l’Unicef – ha suscitato una risposta straordinaria a livello mondiale da parte di tutte le organizzazioni umanitarie e dei loro partner ma pure occorre potenziare le attività di prevenzione, in quelle comunità che più spesso sono colpite da crisi. Far acquisire loro le competenze necessarie per affrontare e superare i rischi prevedibili è un ambito nel quale l’Unicef intende impegnarsi fortemente. Il Rapporto è corredato da una richiesta di fondi per 1 miliardo e 400 milioni di dollari, per affrontare le necessità del 2011. Tra i Paesi donatori dello scorso anno in cima alla lista sono gli Stati Uniti (73,6 milioni di dollari), il Giappone (61,5) e la Commissione Europea (59,7).

    inizio pagina

    Un Convegno per parlare del bene comune: l'iniziativa dell'Azione per un Mondo Unito

    ◊   Un Convegno di due giorni per parlare di acqua, aria, terra, risorse naturali, ma anche di economia e di pace in un’ottica globale che vede l’umanità come una sola famiglia. Si è tenuto questa fine settimana a Sassone, in provincia di Roma, per iniziativa dell’Amu, Azione per un Mondo Unito, Ong legata al Movimento dei Focolari. Molti gli esperti presenti al Convegno. Ad Alberto Lo Presti, professore di Storia delle Dottrine Politiche alla Pontificia Università San Tommaso d'Aquino, Adriana Masotti ha chiesto perché sia importante riparlare di bene comune:

    R. - Innanzitutto è proprio vero che il discutere del bene comune sembra tirar fuori una categoria ormai decisamente andata fuori moda, visto che il bene è percepito da ciascun individuo in modo autoreferenziale. Quindi il bene comune non si discute più: si dice “interesse generale”. Sappiamo anche dove questo modo errato di considerare il bene comune ci ha portato: oggi, in misura assai evidente, c’è un certo egoismo che pervade le nostre società complesse e che ha messo praticamente in difficoltà tutte quelle minoranze o quei gruppi che non riescono da soli a realizzare gli obiettivi vitali che desiderano. In questo senso tornare a riflettere del bene comune, significa entrare nelle sofferenze delle società di oggi e provare ad uscirne con delle risposte che dicano, ancora una volta: “Siamo tutti membri di una famiglia umana” e cioè il nostro essere diversi deve coincidere con l’essere radunati in una comunità che realizza se stessa proprio perché ha un bene comune dal quale ognuno di noi può trovare piena soddisfazione.

    D. - Quali sono i beni comuni che voi avete individuato al vostro convegno?

    R. - Il bene comune non è l’insieme dei pubblici servizi che una comunità mette in atto. In realtà il bene comune è una categoria di tipo morale. In agenda abbiamo avuto degli argomenti spinosi: le risorse naturali e pensiamo solo all’acqua; o l’ambiente o la pace o la democrazia. Da soli, però, non sono sufficienti a dire cos’è il bene comune, perché dovrebbero costruirsi all’interno di un percorso dove l’amicizia civile viene vissuta; dove la fraternità viene vissuta. Si deve arrivare ad ammettere l’umanità come un vero soggetto politico, per cui bisogna discutere il bene comune.

    D. - La tutela del bene comune - voi dite - non può essere lasciata solo agli accordi tra governi o grandi organismi, ma dipende da ciascuno di noi. Quali le vostre proposte in questo senso?

    R. - Trovare delle iniziative confacenti e veramente a sostegno dei beni del Creato, della destinazione universale dei beni. Tutto questo dobbiamo farlo, ma non è neanche sufficiente, perché qui si tratta di passare per un nuovo umanesimo: riuscire a restituire all’uomo il senso pieno della sua dignità, in reciprocità l’uno con l’altro. Oggi il grande processo ci chiama alla testimonianza, ci chiama all’informare la nostra umanità di quei valori significativi che possono dire oggi - come non mai - questo mondo tende all’unità.

    D. - Quindi qui entriamo nella sfera delle scelte anche quotidiane di ciascuno di noi?

    R. - Assolutamente. Il bene comune lo viviamo sin da quando, insieme, stiamo attenti all’uso responsabile di determinati beni, sapendo che lo smodato uso che possiamo fare di certe risorse priva qualcuno, magari dall’altra parte del mondo, di qualche cosa. Perché il bene comune - è questo è il grande insegnamento anche della dottrina sociale della Chiesa - non può fare a meno di nessuno: il mio stile di vita deve avere nel suo orizzonte la famiglia umana e le risorse disponibili a tutti. (mg)

    inizio pagina

    Chiesa e Società



    Oltre 500 chiese del Pakistan hanno ricordato ieri Shahbaz Bhatti

    ◊   In oltre 500 chiese del Pakistan sono state celebrate ieri Sante Messe e veglie di preghiera, a conclusione dei tre giorni di lutto, per ricordare il Ministro cattolico Shahbaz Bhatti, ucciso il 2 marzo a Islamabad. Accanto alle preghiere si susseguono manifestazioni pacifiche di piazza: oltre 4.000 persone hanno marciato ieri nel Sud Punjab, sulla strada che collega le città principali della provincia, bloccando per alcune ore il traffico e chiedendo giustizia dopo l’assassinio. Come riferito all’agenzia Fides dalla Commissione “Giustizia e Pace” dei vescovi pakistani, una speciale commemorazione si terrà a Karachi il 18 marzo prossimo, alla presenza di leader politici e religiosi, organizzata dalla rete “Cittadini per la Democrazia”, a cui la Commissione dei vescovi aderisce. La società civile pakistana sta anche organizzando una “Caravan per Shahbaz”, carovana mobile di attivisti, cristiani e difensori dei diritti umani, che si fermerà nelle maggiori città del Pakistan per sensibilizzare sui diritti delle minoranze religiose. “Oggi purtroppo non ci sentiamo più al sicuro, nel nostro stesso Paese. Se hanno ucciso un ministro, cosa potrà accadere a noi?” commenta amaramente in un colloquio con Fides padre Mario Rodriguez, direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie in Pakistan. “Dopo la morte di Bhatti, è nostro compito continuare a pregare, ad avere fede e speranza, proseguendo nella campagna di coscientizzazione del popolo pakistano, sempre in modo pacifico. Lo faremo durante tutta la Quaresima e in vista della Pasqua, con coraggio e con fede, nel rispetto della memoria di Bhatti”. La richiesta di abolizione della legge sulla blasfemia, aggiunge padre Rodriguez, “non verrà meno, anche se non ci aspettiamo grandi mosse da parte del governo. Ma stiamo chiedendo l’aiuto di molti leader musulmani moderati, che condividono le nostre idee, per cercare di aprire una breccia nel fronte degli islamici radicali, almeno per gli evidenti abusi a cui si presta la legge”. Padre Mario ricorda che, insieme ai killer, “avvocati, giornalisti, politici e leader religiosi radicali islamici sono anch’essi responsabili della morte di Bhatti, perché hanno glorificato gli estremisti e gli assassini, e hanno contribuito a propagare un clima di odio e di intolleranza nella società pakistana”. (R.P.)

    inizio pagina

    Pakistan: tra i candidati per la successione a Bhatti favorito un cattolico

    ◊   Il seggio che era di Shahbaz Bhatti nell’Assemblea Nazionale, (il Parlamento pakistano), è stato ufficialmente assegnato oggi dalla Commissione elettorale a Javed Michael, cattolico, esponente del Pakistan People’s Party (Ppp), il partito di governo. Javed Michael, rivelano fonti dell'agenzia Fides in Pakistan, è anche il candidato più accreditato per la successione a Bhatti nel posto di Ministro per le Minoranze Religiose. Il governo, infatti – viste le pressioni interne e internazionali che subisce in questo periodo – non sembra avere intenzione di tenere il seggio vacante o di assegnarlo ad interim ad altri ministri. Inoltre, per dare continuità all’opera di Bhatti e dare un segnale alla comunità cristiana, vorrebbe confermare in quel ruolo un cristiano. Javed Michael, 50enne di Karachi, è persona carismatica e appassionata, nota per aver condotto proteste e manifestazioni in favore delle minoranze religiose. E’ membro del Ppp ed è stato eletto in passato nell’Assemblea provinciale del Sindh. Secondo fonti di Fides, è benvisto dall’esecutivo e bene accetto anche dalle Chiese cristiane in Pakistan: dunque è un leader che ha discrete chance di essere scelto. Altri nomi dei candidati in lizza sono: il cattolico Jacob Daniel, giovane attivista con un dottorato a Londra, che ha un fratello prete salesiano e che raccoglie le simpatie e i consensi dei fedeli dell’area del Punjab; Khalid Gill, anch’egli cristiano, membro della rete “All Pakistan Minorities Alliance” (Apma), fondata da Bhatti. Gill ha raccolto il testimone del Ministro nell’attività sociale e di sensibilizzazione in favore delle minoranze religiose, all’interno dell’Apma, e questa potrebbe essere la sua rampa di lancio nella politica attiva. Meno possibilità sono date a Nazir Bhatti, esponente di punta del “Pakistan Christian Congress”, partito cristiano che continua a chiedere una sorta di “provincia separata” per i fedeli cristiani in Pakistan. Tale proposta, però, non è benvista dall’esecutivo, né da gran parte della stessa comunità cristiana in Pakistan. Circola anche il nome di Ansar Burney, intellettuale musulmano di alto livello, attivista per i diritti umani e già Ministro per i Diritti Umani in Pakistan, oggi consultore del Consiglio per i Diritti Umani dell’Onu. Tuttavia Burney appare già proiettato sulla scena internazionale e, notano gli osservatori, difficilmente tornerà a ricoprire un ruolo attivo sulla scena politica interna. (R.P.)

    inizio pagina

    Sono 25 gli operatori pastorali uccisi nel mondo nell’anno 2010

    ◊   Come è consuetudine, l’agenzia Fides pubblica alla fine dell’anno l’elenco degli operatori pastorali che hanno perso la vita in modo violento nel corso degli ultimi 12 mesi. Aggiornando l’elenco pubblicato il 30 dicembre 2010, secondo le informazioni in possesso dell'agenzia, nell’anno 2010 risultano essere stati uccisi altri 2 sacerdoti, entrambi in America Latina. Così nel 2010 sono stati uccisi 25 operatori pastorali: 1 vescovo, 17 sacerdoti, 1 religioso, 1 religiosa, 2 seminaristi, 3 laici. Analizzando l’elenco per continente, anche quest’anno figura al primo posto, con un numero estremamente elevato, l’America, bagnata dal sangue di 17 operatori pastorali: 12 sacerdoti, 1 religioso, 1 seminarista, 3 laici. Segue l’Asia, con 1 vescovo, 4 sacerdoti e 1 religiosa uccisi. Infine l’Africa, dove hanno perso la vita in modo violento un sacerdote ed un seminarista. (R.P.)

    inizio pagina

    Libia: Caritas Tripoli chiede aiuti per le migliaia di profughi africani

    ◊   “Abbiamo bisogno di aiuti finanziari per rispondere alle necessità di migliaia di profughi africani rimasti a Tripoli”. E’ questo l’appello, lanciato oggi tramite l'agenzia Sir, da padre Alan Arcebuche, direttore di Caritas Libia, che a Tripoli gestisce un centro migranti e assiste soprattutto i rifugiati da Eritrea, Etiopia, Somalia e altri Paesi dell’Africa sub-sahariana, che non possono uscire dalla Libia perché perseguitati in patria. Nei giorni scorsi il vicario apostolico di Tripoli mons. Giovanni Martinelli aveva chiesto ai Paesi europei di evacuarli, ma finora non sono arrivati aiuti concreti. La Caritas si trova oggi a dover rispondere ai bisogni di “400 eritrei, 200 etiopi e 200 somali: soffrono molto, non possono uscire di casa, non hanno più cibo. Ci sono anche 600 africani subsahariani, che però possono tentare di raggiungere la frontiera con la Tunisia. Anche altri 400 africani sub-sahariani, nigeriani e ghanesi sono in difficoltà per gli stessi motivi”. La mancanza di risorse per l’assistenza è data dall’aumento spropositato del prezzo dei generi alimentari: “Il cibo c’è – dice padre Arcebuche - ma i prezzi sono aumentati del 2-300%. Anche il riso, che costava 8/10 dinari ora costa 25/30 dinari. Il procacciamento di generi alimentari e di acqua è difficile anche per i libici”. Padre Archebuche conferma di aver sentito ieri “spari in tutta la città e urla di gioia, come se si stesse celebrando una vittoria. Tripoli è sotto il controllo dei governativi”. Secondo informazioni ricevute, “ci sono una trentina di feriti negli ospedali dell’area di al-Zawiya, a 45 km da Tripoli ma non sappiamo quante persone sono morte”. “Finora la comunità cristiana non è stata coinvolta direttamente nel conflitto – precisa -, ma è stata colpita dagli effetti indiretti della guerra, come l’aumento dei prezzi o l’impossibilità di uscire dalla città”. Tra le religiose presenti nel Paese, informa, “una decina di suore appartenenti a due comunità hanno lasciato la zona in cui operavano dopo due giorni di duri scontri. La decisione è stata presa dai superiori. A Tripoli rimangono invece 4 comunità religiose, con una ventina di suore. Circa 3.000 filippini, soprattutto donne che lavorano negli ospedali come infermiere, sono ancora in Libia. Hanno deciso di rimanere per assistere i feriti, per non rinunciare alla loro missione”. Padre Arcebuche non sa dire se ci sarà o no un post-Gheddafi, “perché le forze governative sono molto forti, sia a Tripoli, sia altrove”. Per il futuro dei libici auspica “una possibilità di riconciliazione e pace. Ma c’è ancora una potenziale instabilità politica in tutta la Libia”. (R.P.)

    inizio pagina

    Corte suprema dell’India: no all’eutanasia. Un verdetto storico

    ◊   La Corte suprema ha respinto oggi la richiesta di eutanasia per Aruna Shanbaug, avanzata dallo scrittore Pinki Virani. La Corte - riferisce l'agenzia AsiaNews - ha osservato che “l’eutanasia passiva è ammissibile, sotto la supervisione della legge, in circostanze eccezionali, ma che l’eutanasia attiva non è accettabile”. I giudici hanno sottolineato che c’è la necessità di legiferare in tema di eutanasia, ma che fino a quando non vi sarà una nuova legge resterà in vigore il giudizio della Corte suprema. Aruna Ramachandra Shanbaug, infermiera del King Edward Memorial Hospital (Kem) fu aggredita e violentata il 27 novembre 1973 da Sohanlal Bhartha Walmiki, uno spazzino dell’ospedale, che cercò anche di strangolarla. L’uomo fu condannato a sette anni di prigione. Aruna soffrì di severi danni al cervello, e restò quasi completamente paralizzata. Pinki Virani in un suo libro sostiene che è “praticamente morta”, e quindi sarebbe giusto sospenderle nutrimento e idratazione. Le autorità dell’ospedale hanno dichiarato alla Corte che la donna “accetta il cibo in maniera normale e risponde con espressioni del viso”, e reagisce “ in maniera intermittente ai comandi, esprimendo suoni”. Il dott. Sanjay Oak, portavoce dell’ospedale, ha accolto con soddisfazione il verdetto. “Sono grato alla suprema Corte. Continueremo a occuparci in maniera speciale di Aruna. E’ bene che questo caso apra un dibattito sull’eutanasia. In un rapporto di quattro pagine lo staff del Kem - i dottori JV Divatia, Roop Gurshani e Nilesh Shah - ha dichiarato ai giudici: “A ogni nuova infornata di allievi infermieri, le infermiere sono condotte a vedere Aruna; viene detto loro che Aruna è una di noi e che continua a stare con noi..una bimba di cui hanno avuto cura e assistito con amore per 37 anni. La sola idea di privarla di cibo, o di addormentarla con un farmaci in maniera attiva è molto difficile da accettare per chiunque qui in ospedale. Aruna ha probabilmente passato i 60 anni, e un giorno giungerà alla sua fine naturale. I dottori, le infermiere e tutto lo staff del Kem sono decisi a prendersi cura di lei fino all’ultimo respiro”. Anche il dott. Pascal Carvalho, membro della Commissione diocesana sulla vita umana dell’arcidiocesi di Mumbai si è espresso favorevolmente verso il verdetto. “Accogliamo con favore il rigetto della petizione di eutanasia per Aruna Shanbaug. I nostri giudici hanno sentenziato in favore di una cultura della vita. L’India è radicata nella spiritualità in cui ogni vita viene considerata sacra. Solo Dio è padrone della vita umana, e nessuno ha il diritto di padronanza sulla vita. L’eutanasia, l’uccisione cosiddetta per pietà e il suicidio assistito sono sempre immorali e non devono essere accettati legalmente. Dire che l’eutanasia è una cosa buona è un’offesa alla dignità della persona umana”. Nell’ospedale, fra gli altri commenti, abbiamo registrato questo: “Ci è stato fatto un regalo per la Giornata della donna. Aruna è parte della nostra famiglia, continueremo a occuparci di lei con amore”. (R.P.)

    inizio pagina

    Sondaggio rivela che l’India sarebbe all’ultimo posto per il mancato rispetto dei diritti delle donne

    ◊   Un uomo indiano su quattro avrebbe commesso una violenza sessuale nella sua vita e uno su cinque avrebbe costretto sua moglie o la sua compagna ad avere un rapporto. Sono alcuni degli allarmanti risultati di un sondaggio sulle pari opportunità tra i due sessi condotto in sei Paesi in via di sviluppo di cui riferisce oggi il quotidiano The Times of India in prima pagina. In base allo studio, gli indiani sono all'ultimo posto per quanto riguarda le garanzie dei diritti e della dignità delle donne dietro Brasile, Cile, Croazia, Messico e Rwanda, Paesi dall'alto tasso di violenza e criminalità. Il sondaggio è stato realizzato da due centri di ricerca internazionali, l'International Centre for Research on Women e il brasiliano Instituto Promundo, in occasione della Giornata dell'8 Marzo. La ricerca ha coinvolto 8 mila uomini e 3.500 donne di età compresa tra i 18 e i 59 anni. Nonostante il progresso economico, la violenza sulle donne è ancora molto diffusa in India, in particolare all'interno delle mura domestiche, dove le neo spose sono spesso vittime di sevizie e torture psicologiche da parte della famiglia del marito e dove l'eliminazione di neonate è ancora una pratica diffusa. ''L'India ha fatto passi da gigante dal punto di vista economico, ma deve ancora compiere molta strada per eliminare l'arretratezza culturale e le disparità sessuali'' commenta il giornale indiano nell’editoriale. (R.G.)

    inizio pagina

    Messaggio ai giovani dei vescovi del Sud-Est Europa: "Non vi scoraggiate!"

    ◊   “Cari giovani cattolici, anche se siete in minoranza nei vostri Paesi, non vi scoraggiate!”. Si apre così il messaggio che i presidenti delle Conferenze episcopali del Sud-Est Europa riuniti dal 3 al 6 marzo a Nicosia (Cipro) hanno rivolto ai giovani cattolici dei loro Paesi. “Non siete soli – scrivono i vescovi – a credere e a sperare in Cristo. Un’immensa marea di giovani spera in Cristo, ama Cristo e confida in Cristo”. A Nicosia i vescovi hanno parlato di pastorale giovanile in vista della prossima XXVI Giornata Mondiale della Gioventù (Madrid, 16-21 agosto) ed hanno analizzato la particolare situazione in cui si trovano a vivere i giovani del Sud-Est Europa. “Conosciamo – scrivono nel messaggio – le vostre difficoltà. Difficoltà da famiglie distrutte, difficoltà per trovare un lavoro stabile, difficoltà derivanti dall’‘eclisse del senso di Dio’ nella società in cui siete chiamati a vivere. Malgrado queste difficoltà abbiamo un’immensa fiducia in voi”. Ai giovani, i vescovi affidano una missione importante: “Siete chiamati a realizzare quello che, talvolta, non sono riusciti a fare la generazione chi vi ha preceduto: il dialogo fraterno coi vostri coetanei anche di diversa religione o confessione cristiana; la collaborazione per la giustizia e la pace”. (R.P.)

    inizio pagina

    Cuba: rilasciato un altro dissidente del "Gruppo dei 75"

    ◊   L’arcivescovado dell’Avana ha annunciato il rilascio di un altro dissidente del cosiddetto ‘Gruppo dei 75’ arrestati nella primavera del 2003, Pedro Argüelles Morán, 63 anni, condannato a 20 anni di detenzione per aver violato la ‘ley 88’ che punisce chiunque riceva aiuto o sostegno dagli Stati Uniti per attentare contro il governo. Con la liberazione di Argüelles - riferisce l'agenzia Misna - sono 48 gli oppositori della cosiddetta ‘primavera nera’ usciti dal carcere dal luglio scorso grazie a un inedito dialogo avviato tra l’esecutivo e la Chiesa cattolica cubana; 40 si sono trasferiti in Spagna, i rimanenti sono rimasti sull’isola. Lo stato di salute di Argüelles sarebbe delicato: il dissidente aveva fatto parte del gruppo di detenuti politici per chiedere il rilascio dei quali l’oppositore Guillermo Fariñas aveva cominciato nel febbraio 2010 uno sciopero della fame prolungatosi per 135 giorni. Del ‘Gruppo dei 75’ ne restano in carcere quattro che per il momento hanno respinto l’offerta di trasferirsi in Spagna in cambio del loro rilascio: sono Óscar Elías Biscet, José Daniel Ferrer, Librado Ricardo Linares e Félix Navarro. Sempre nel fine-settimana, l’arcivescovado dell’Avana ha riferito anche della liberazione di altri sette detenuti che, non appartenenti al ‘Gruppo dei 75’, hanno invece deciso di vivere in Spagna. (R.P.)

    inizio pagina

    Costa Rica: invito alla calma della Chiesa per la sentenza dell’Aja sui confini con il Nicaragua

    ◊   Ieri, nel corso della Santa Messa nella cattedrale di San José, capitale della Costa Rica, mons. Hugo Barrantes, arcivescovo metropolitano ha lanciato, alla presenza del Presidente della Repubblica Laura Chinchilla, un accorato appello alla “calma e alla serenità” indirizzato anche al popolo fratello del Nicaragua. L’arcivescovo ricordando che domani 8 marzo la Corte Internazionale de L’Aja dovrebbe rendere pubblico il suo verdetto sui confini tra i due Paesi che da alcuni mesi polemizzano sulla sovranità di una parte del fiume San Juan. La stessa signora Chinchilla, condividendo le parole del presule, ha chiesto a tutti “la massima disponibilità ad accogliere la sentenza con rispetto e calma. Occorre da parte di tutti, prudenza e buon senso”, ha aggiunto la Presidente. Il governo della Costa Rica, dopo alcuni incidenti sul fiume San Juan nell’ottobre scorso, ha chiesto alla Corte Internazionale una risoluzione al riguardo accusando il governo del Nicaragua di aver violato la sovranità costaricense e di aver causato gravi danni ambientali con il progetto di canale artificiale tra il suddetto fiume e i Caraibi. Alcune settimane fa i vescovi della Costa Rica avevano espresso “preoccupazione e angoscia” ricordando che si tratta di due popoli fratelli che, oltre ai confini, condividono anche “storie e aneliti”. I presuli incoraggiavano il governo del Costa Rica a continuare sul sentiero del dialogo diplomatico “fedele alle tradizioni civiche del Paese e dunque convinto che la risoluzione dei conflitti si raggiunge usando la via diplomatica, il dialogo e il rispetto del diritto internazionale”. Da parte sua, l’arcivescovo di Managua, in Nicaragua, mons. Leopoldo Brenes, nel novembre scorso, durante una visita in Costa Rica e dopo un incontro con la signora Laura Chinchilla aveva rilevato la necessità di "lavorare serenamente sulla demarcazione dei confini”. Il presule nicaraguense ha aggiunto: "il Costa Rica ritiene che si possa porre fine a questo conflitto attraverso la negoziazione e il dialogo, liberando la zona dai militari e noi siamo d’accordo”. (A cura Luis Badilla)

    inizio pagina

    Paraguay: al via la Plenaria dei vescovi incentrata sulla famiglia, minacciata dalla crisi

    ◊   Termineranno l’11 marzo con una importante Lettera pastorale sul Bicentenario e la presenza della Chiesa cattolica in Paraguay i lavori del 190.ma Plenaria dell’episcopato, che si apre oggi. E’ proprio oggi i vescovi prenderanno parte alla posa della prima pietra della nuova sede della Conferenza episcopale, che sarà costruita presso il Seminario metropolitano di Asunción. L’agenda prevede una partecipazione collettiva dell’episcopato ai riti del Mercoledì delle Ceneri presso la cattedrale della capitale. Intanto, in quest’incontro di quattro giorni, oltre all’elaborazione e approvazione della Lettera per il Bicentenario, i presuli si occuperanno ampiamente dell’andamento della Missione continentale, che dovrebbe chiudere una nuova tappa in occasione della festa della Madonna di Caacupè l’8 dicembre. Al tempo stesso i vescovi prenderanno conoscenza di alcuni rapporti sul Seminario maggiore nazionale e sull’Istituto superiore di teologia. In particolare, come ha anticipato un comunicato dell’episcopato, i presuli analizzeranno la situazione sociale ed economica del Paese impegnato nel superamento di una importante crisi in parte conseguenza di quella internazionale. In questo contesto i vescovi ritengono che le priorità pastorali siano coloro che la crisi ha più impoverito, i giovani, e le famiglie. Per questi dibattiti è stato preparato un documento di studio che propone ai vescovi di proclamare l’anno 2011 “l’Anno della Famiglia”. Già in passato, in documenti precedenti i vescovi paraguaiani, hanno sempre sottolineato come “priorità delle priorità di un’autentica evangelizzazione” la famiglia. Nello scorso novembre, nella lettera “Una nuova evangelizzazione per un nuovo Paraguay”, i vescovi rilevavano con forza: "Non si può costruire la Repubblica, la nazione e la patria senza cittadini integrali. E così, alla luce del Vangelo, dobbiamo interpretare il senso dell’autorità politica, della cittadinanza e della democrazia. Questi concetti, aggiungono, fanno tutti parte del corpo della nazione e della crescita del popolo. Solo così è possibile la gestazione di un nuovo Paraguay”. Infine osservavano che la difesa della famiglia è un compito centrale e dunque “l’evangelizzazione deve formare un uomo nuovo in Paraguay, capace di amare Dio, la sua patria, la Chiesa e i suoi fratelli, in particolare i più bisognosi. Come Nazione unita nella giustizia, nell’uguaglianza e nella pace occorre progettare una visione di speranza affinché la patria si converta in una Nazione santa e consacrata a Dio”. (L.B.)

    inizio pagina

    Haiti: i Cavalieri di Colombo aprono un Laboratorio di protesi per i bambini colpiti dal terremoto

    ◊   “Siamo entusiasti di aiutare a guarire i bambini colpiti dal devastante terremoto e dare loro rinnovata speranza di vivere il presente e il futuro con una nuova mobilità”. Lo ha sottolineato Carl Anderson, Cavaliere supremo dell’Ordine di Colombo, durante la cerimonia ufficiale d’inaugurazione di un laboratorio di protesi per l’infanzia a Port-au-Prince, capitale di Haiti. Il programma “Guarire i bambini di Haiti” - con l’aiuto del Project Medishare, Össur e della Challenged Athletes Foundation - intende offrire protesi e terapie di riabilitazione fisica per i bambini che hanno oltre due anni di età. Il nuovo laboratorio, già attivo da qualche mese – riferisce l’Osservatore Romano - potrà approntare oltre seicento tipologie di protesi. Circa cento bambini hanno già beneficiato del programma, mentre altri mille sono stati dotati di sedie a rotelle per muoversi. Il centro funzionerà anche come scuola di formazione per futuri tecnici di settore. Si intende, così, avviare e poi consolidare con l’apertura di altri Centri la produzione di protesi connessa alla formazione di operatori paramedici specializzati nella riabilitazione deambulatoria. Al momento sono già due gli haitiani assunti nella struttura dopo il corso di formazione. (R.G.)

    inizio pagina

    Usa: le comunità cristiane difendono il matrimonio e rigettano l’apertura di Obama alle unioni gay

    ◊   Leader di varie comunità cristiane e sikh negli Stati Uniti hanno sottoscritto – riferisce l’Osservatore Romano - una dichiarazione in difesa del matrimonio. La nota esprime preoccupazione circa la decisione del Governo di non difendere più nelle Corti federali la costituzionalità del "Defense of Marriage Act" (Doma), la legge a tutela del matrimonio tradizionale, quale unione tra un uomo e una donna, promulgata nel 1996. La dichiarazione è firmata dall’arcivescovo di Atlanta, Wilton Daniel Gregory e dal vescovo di Oakland, Salvatore Joseph Cordileone, rispettivamente presidenti del Comitato ecumenico e degli Affari interreligiosi e del Comitato ad hoc sulla Difesa del matrimonio della conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti (Usccb). Nel documento si sollecita la Camera dei rappresentanti di Washington ad assumere la difesa della legge nell’ambito giudiziario. Ai presuli si uniscono, tra gli altri, il primate arcivescovo dell’Anglican Church in North America, Robert Duncan e il segretario generale del World Sikh Council-America Region, Tarunjit Singh. In particolare, è scritto, “si chiede alla Camera dei Rappresentanti d’intervenire come parte in causa in tutte le controversie giudiziarie nelle quali i contenuti del Doma vengono sfidati”. La decisione del Governo degli Stati Uniti è infatti giunta dopo il moltiplicarsi dei ricorsi contro la legge portati avanti nei vari Stati dell’Unione dalle organizzazioni per i diritti degli omosessuali. Nella dichiarazione si puntualizza che sebbene questo intervento “possa sembrare inusuale” è tuttavia “legale e giustificato nel nostro attuale sistema giuridico e contesto politico”. Nel testo si ricorda che “con la scelta di non difendere più il Doma di fronte alle Corti federali, in quanto si ritiene che la legge sia incostituzionale, l’amministrazione Obama ha minato il ruolo della legge e il sistema di separazione dei poteri”. Pertanto, nelle conclusioni, si rinnova la richiesta di un intervento della Camera dei rappresentanti “ad intraprendere i passi necessari per tutelare la legge, le famiglie e i valori del Doma”. Nei giorni scorsi, il presidente della Usccb, l’arcivescovo di New York, Timothy Michael Dolan, aveva ribadito con fermezza la necessità di proteggere la naturale definizione di matrimonio di fronte ai tentativi di legalizzare altri tipi di unione. La decisione governativa è definita, in una nota, “un’allarmante e grave ingiustizia”, mentre il matrimonio, come unione tra un uomo e una donna, “è una singola e insostituibile istituzione”. In precedenza, era stato il consigliere generale della Usccb, Anthony Picarello - appena diffusa la notizia della decisione del Governo - ad esprimere il disappunto dell’episcopato. Il consigliere generale aveva ricordato che il matrimonio “è stato interpretato da millenni e attraverso le diverse culture come l’unione tra un uomo e una donna”. Picarello aveva aggiunto che la decisione dell’Amministrazione rappresenta un’offesa nei confronti dei milioni di cittadini che affermano il valore unico del matrimonio e che al contempo “respingono le discriminazioni ingiuste”. (R.G.)

    inizio pagina

    Al via negli Usa un progetto dei guanelliani tra le “nuove povertà”

    ◊   Dopo due anni di impegno pastorale con la comunità ispanica, l’arcidiocesi di Filadelfia ha concesso in uso ai Servi della Caritá (guanelliani) un convento abbandonato da tanti anni a Chester, un tempo fiorente e attiva città, adagiata sulle sponde del fiume Delaware, che nell’ultimo ventennio ha subito un degrado economico, ambientale, morale e spirituale. “Droga, prostituzione, delinquenza, disoccupazione - riferisce l'agenzia Fides - è la realtà che balza subito agli occhi. Le abitazioni lasciate vuote dagli abitanti, emigrati altrove per lavoro, sono state acquistate ed occupate dalla popolazione Afro-Americana e dagli immigrati provenienti da varie nazioni dell’America Latina. E’ rimasto un esiguo numero di discendenti polacchi, prima numerosi nella zona. Qui avevano chiesa, scuola e convento come centro della loro vita spirituale, culturale e sociale. Ora è rimasta la bellissima chiesa dedicata a Santa Edvige, nella quale si celebra una Messa domenicale per un gruppo di polacchi che ancora vi si recano. La casa parrocchiale e il convento delle suore che insegnavano nella scuola sono vuoti, la scuola è stata venduta. Sono presenti nella zona un centinaio di culti cristiani, da quelli della tradizione protestante fino ai nuovi numerosi gruppi religiosi autonomi. Qui sulle rive del fiume Delaware, dove arrivavano le imbarcazioni, è ancora funzionante la prima chiesa Anglicana della Pennsylvania, costruita nel 1703. In questa area i guanelliani hanno avviato il loro lavoro missionario, innanzitutto con una presenza di testimonianza e di accoglienza. I cattolici sono un numero esiguo. Gli immigrati dal Sud America, cattolici per tradizione, non si sono inseriti nel contesto della Chiesa locale. A loro ci si rivolgerà prima di tutto per il recupero dei valori cattolici affievoliti per la lontananza dal loro contesto culturale e religioso. L'obiettivo sarà finalizzato alla conservazione della fede cattolica, all’esercizio della carità, alla promozione della vita, alla testimonianza della verità. (R.P.)

    inizio pagina

    Cina: le comunità cattoliche si preparano al cammino spirituale della Quaresima

    ◊   Ritiri spirituali e corsi di formazione sul matrimonio o sulla fede cristiana incentrati sulla Parola di Dio, hanno contraddistinto il cammino spirituale e formativo delle comunità cattoliche continentali cinesi di queste ultime settimane, in vista della Quaresima. Faith dell’He Bei ha fornito all’agenzia Fides informazioni circa diverse iniziative che i cattolici stanno vivendo per accogliere questo tempo forte dell’Anno liturgico. Oltre 200 laici attivi o capo gruppo delle comunità ecclesiali di base della diocesi di Yun Cheng della provincia di Shan Xi, hanno partecipato al corso di formazione sul tema “Diffondere il Vangelo verso la Quaresima”. La famiglia e il matrimonio sono stati il tema del corso di formazione per i laici della diocesi di Lv Liang, nella provincia dello Shan Xi, e della diocesi di Bao Ding, nella provincia dell’He Bei, con l’obiettivo di “costruire una famiglia cristiana felice, capace di testimoniare la fede nella società”. Tante altre comunità hanno svolto un ritiro spirituale per prepararsi alla Quaresima, anche con la partecipazione dei catecumeni. La diocesi di An Hui, nella provincia di An Hui, la diocesi di Nan Yang nella provincia di He Nan, la diocesi di Fen Yang nella provincia dello Shan Xi, la diocesi di Cang Zhou (Xian Xian) e Heng Shui (Jing Xian) nella provincia dell’He Bei hanno organizzato il ritiro articolandolo in diversi momenti: accoglienza, adorazione, confessione, direzione spirituale, condivisione, testimonianza di fede intorno alla Parola di Dio. Oltre 240 fedeli di Nan Yang hanno preso parte al ritiro sul tema “Come integrare la fede nella vita familiare e parrocchiale”. Il tema del ritiro della diocesi di Cang Zhou è stato “Responsabilità e missione”. I vescovi mons. Pietro Feng Xin Mao di Heng Shui e mons. Giuseppe Li Lian Gui di Cang Zhou, hanno partecipato ai rispettivi ritiri diocesani. (R.P.)

    inizio pagina

    A Bissau un carnevale dedicato a pace e sviluppo

    ◊   “Riconciliazione nazionale, riforma, pace e sviluppo”: questi i temi, impegnativi, dell’edizione di quest’anno del Carnevale in Guinea Bissau, ricorrenza seguitissima come in altri Paesi lusofoni che entra oggi nella sua fase culminante. “Sabato, in ogni regione del Paese si sono tenute le sfilate dei gruppi in maschera, oggi a Bissau si terrà la sfilata conclusiva dei gruppi finalisti (uno per ogni regione), verranno premiati la migliore maschera, il miglior gruppo e sarà scelta la regina del carnevale” dice all'agenzia Misna padre Davide Sciocco, missionario del Pontificio Istituto Missioni Estere (Pime) da anni nel piccolo Paese dell’Africa occidentale. “Qui il carnevale è una festa molto importante – dice il missionario – e le maschere di quest’anno cercano di fare tutte riferimento al tema scelto, un tema particolarmente sentito da una popolazione che vuole mettersi alle spalle golpe, insicurezza e contrasti politici, per avviarsi lungo il percorso della sviluppo. A farla da padrona sono anche le danze che ogni etnia mette in scena e che affiancano il clima festoso di questi giorni”. Fino a stasera, le strade di Bissau resteranno chiuse al traffico, per consentire il viavai di maschere e cortei, aspettando il momento del verdetto della giuria incaricata di assegnare premi e riconoscimenti. Nell’attesa, spettacoli a parte, per i cittadini della capitale e per quanti sono arrivati da fuori, festa significherà anche prendere parte al ‘banchetto’ di strada offerto da venditori ambulanti e bancarelle disposte lungo le strade. (R.P.)

    inizio pagina

    Unità d'Italia: i Frati di Assisi scrivono al presidente Napolitano per la festa del 17 marzo

    ◊   Dedicare la festa dei 150 anni dell’unità d’Italia che si celebrerà il 17 marzo, “ai ragazzi e alle ragazze che oggi stanno sentendo sulla loro pelle tutte le difficoltà economiche, progettuali e di vita di questo tempo”. E' il messaggio contenuto nella lettera “di augurio e gratitudine” inviata dalla comunità francescana del Sacro Convento di Assisi al Presidente Giorgio Napolitano in occasione dei 150 anni dall’unita' d’Italia e pubblicata oggi dal Corriere della Sera. “Carissimo Presidente - così si apre la lettera - l’anniversario che celebreremo il 17 marzo cade in un momento storico di particolare intensità istituzionale, sociale e religiosa, che ci conduce a guardare a lei per augurare all’Italia, che ella rappresenta, la pace e il bene che merita; ma anche per dirle grazie perché ella ha voluto offrire all’Italia un segnale ed una esigenza. Un segnale perché - sottolinea la comunità francescana - senza la consapevolezza delle nostre radici, non solo cristiane ma anche del nostro essere italiani, fondato su tanti giovani che per questa unità hanno donato la vita, per questa unità sono usciti dalle proprie case e hanno intrapreso a camminare su terreni ciottolosi e faticosi, saremmo come alberi portati via dal vento, sradicati dalla propria terra che è linfa e vita”. L’esigenza sottolineata dai frati francescani è “quella di educare i nostri giovani a tirar fuori la parte migliore presente nelle loro esistenze, non rare volte calpestate e sporcate”. Da qui la proposta di dedicare i 150 anni dell’unità d' Italia “a quelli che saranno chiamati a farla nei prossimi anni, ai giovani, che pur sembrano assenti da celebrazioni, che spesso appaiono retoriche – se non percorse da sterili polemiche”. Nella lettera si ricorda quindi che “Francesco d’Assisi è stato posto con il consenso della Chiesa e delle Istituzioni come patrono d’Italia” e “Francesco ci insegna che la felicità - come qualcuno ha ricordato - deve costare poco, perché se è cara non è di buona qualità”. ”Alla felicità - si osserva nella lettera - Francesco ha dato il nome di ‘perfetta letizia’, manifestata anche in quella 'grammatica' posta dal Cantico delle Creature che è diventato il tessuto della nostra lingua, il testo più autorevole della letteratura italiana: un manifesto che propone una concezione della vita che fa di tutti noi una famiglia di 'consanguinei' di fratelli e di sorelle che sono figli di Dio e 'di Lui portano significazione'”. (R.P.)

    inizio pagina

    Austria: la Chiesa protesta per le leggi sull'accattonaggio

    ◊   In Stiria sarà consentito chiedere l’elemosina nelle piazze delle Chiese. Questa la decisione della Chiesa cattolica del Land austriaco, che ha diffuso ieri un comunicato, prendendo posizione sul divieto di accattonaggio che entrerà in vigore a partire dal 1° maggio prossimo. “Da sempre, e molto concretamente, la Chiesa è vicina ai poveri”; questo atteggiamento “sarà anche in futuro alla base delle azioni dei singoli fedeli e della Chiesa”, si legge nel documento. “Lo sfruttamento di disabili, l’accattonaggio aggressivo e lo sfruttamento di bambini sono già proibiti in Stiria. Queste limitazioni giuste e sensate - prosegue il comunicato ripreso dall'agenzia Sir - devono continuare ad esistere”. “Tuttavia, il nuovo divieto” che rappresenta un inasprimento della norma, “non vale per le piazze di proprietà della Chiesa cattolica”. Anche l’iniziativa dell’“accattonaggio di massa”, promossa dalla “Bettellobby Oberösterreich” in Austria Superiore, ha avuto successo: sabato scorso, alcune centinaia di persone hanno partecipato alla manifestazione per protestare contro il nuovo divieto di accattonaggio che sarà introdotto nel Land a partire dal 10 marzo. Il denaro raccolto è stato devoluto ad un’organizzazione per senzatetto. (R.P.)

    inizio pagina

    Inghilterra: le Chiese si preparano alle Olimpiadi 2012

    ◊   “On your marks”, questo è il titolo di diciotto eventi che l’organizzazione ecumenica “More than gold”, ovvero “Più dell’oro”, ha promosso tra maggio e giugno di quest’anno per aiutare le chiese a vivere le Olimpiadi del 2012 di Londra. Gli eventi, che si terranno in diverse città, tra cui Oxford, Rochester, Stratford, Bristol, Birmingham, Leeds, Manchester, Leicester, Newcastle, Cambridge, Londra e Nottingham, puntano, infatti, ad aiutare le chiese sfruttare, nel modo migliore, i Giochi per promuovere il cristianesimo. Già lo scorso anno - riferisce l'agenzia Sir - “More than gold” ha organizzato una serie di incontri ai quali hanno partecipato oltre 1.200 leaders religiosi. L’obbiettivo di questo anno sarà coinvolgere le chiese locali nell’organizzazione di momenti di festa, sport e condivisione, in occasione del passaggio della torcia olimpica nelle città inglesi. “Le chiese devono imparare ad accogliere chi arriverà. Esse saranno le mani di Cristo durante i giochi del 2012”, ha detto James Parker, coordinatore cattolico per i giochi olimpici. “Gli atleti in tutto il mondo si stanno preparando”, ha dichiarato David Willson, presidente di “More than gold”, “il pubblico britannico sta pensando a quali eventi partecipare ed è ora per le Chiese di fare i loro piani”. (R.P.)


    inizio pagina

    Francia: la rivista di spiritualità "Carmel" compie 100 anni

    ◊   La rivista “Carmel”, pubblicata dai carmelitani della provincia di Avignone-Aquitania, compie 100 anni. Si tratta della rivista di spiritualità francese più antica ancora presente sul mercato. Per questo motivo l'Università cattolica di Lione accoglierà, il 18 e il 19 marzo, un simposio organizzato dai carmelitani scalzi, insieme al Carmelo secolare e all'Istituto Notre-Dame de Vie, sul tema “La vita mistica per tutti?”. Il simposio, che sarà presieduto dall'arcivescovo di Lione, cardinale Philippe Barbarin - riferisce l'agenzia Sir - prevede la partecipazione di Xavier Lacroix, membro del Comitato nazionale di etica e professore nell'Università cattolica di Lione; del domenicano Gilles Berceville, caporedattore delle riviste Christus e Panorama; di Etienne Michelin, dell'Istituto Notre-Dame de Vie e dei carmelitani scalzi Philippe Raguis e Louis-Marie di Gesù. Il simposio sarà suddiviso in diverse parti. La prima, dedicata al centenario della rivista, presenterà una visione retrospettiva a nome di Louis-Marie, mentre Christian Sorrel, professore dell'Università cattolica di Lione, illustrerà l’aspetto storico. Un’altra sessione affronterà invece il tema della natura della vita mistica secondo una triplice prospettiva: filosofica, ecclesiastica e carmelitana. (R.P.)

    inizio pagina

    Terra Santa: il Patriarcato latino di Gerusalemme pubblica un nuovo mensile

    ◊   E’ stato pubblicato il primo numero di “Gerusalemme. Amare la Terra Santa e farla amare”, il notiziario mensile del patriarcato latino di Gerusalemme pensato per informare sulle attività della Chiesa in Terra Santa. Il periodico, come si legge nell’editoriale, è stato pensato per quanti amano la Terra Santa e affiancherà l’informazione contenuta nel sito del patriarcato www.lpj.org, che quotidianamente pubblica notizie sulla vita della Chiesa Madre di Gerusalemme. Tradotto in inglese, francese e italiano, “Gerusalemme” può essere richiesto in abbonamento o potrà essere scaricato, ad un mese dalla sua stampa, su www.lpj.org. Propone ai lettori anche interviste ed approfondimenti su svariati temi. (T.C.)

    inizio pagina

    Nasce iBreviary “Pro Terra Sancta”, per pregare su tutti i supporti mobili

    ◊   Avvicinarsi alla Terra Santa e al mondo cristiano mediorientale sarà più facile, grazie alla collaborazione avviata da Ats pro Terra Sancta e don Paolo Padrini, ideatore di , l'applicazione che permette di pregare su tutti i supporti mobili. Grazie a iBreviary “Pro Terra Sancta”, infatti, sarà possibile unirsi nella preghiera - riferisce l'agenzia Zenit - attraverso la recita del Breviario e delle letture che vengono utilizzate nei Santuari della Terra Santa. Inoltre, sarà possibile conoscere le attività dei Francescani dei Luoghi Santi oltre che, attraverso le proprie donazioni, sostenere le loro iniziative di carità. Diverse le caratteristiche tecniche dell’applicazione, per ingrandire i testi e cambiare lo sfondo e permetterne una migliore lettura, oltre che la disponibilità di diverse lingue. (R.G.)

    inizio pagina

    24 Ore nel Mondo



    Sudan: oltre 60 morti negli scontri tra etnie rivali nella regione dell’Abyei


    ◊   Potrebbero essere oltre 60 le vittime dei combattimenti nella regione contesa dell’Abyei, in Sudan. Secondo un'organizzazione americana che si occupa di diritti umani, Enough Project, sarebbero almeno 300 le case incendiate dalle milizie filogovernative. Sulla situazione in questa particolare regione, Stefano Leszczynski ha intervistato Enrico Casale, giornalista esperto di questioni africane della rivista dei Gesuiti, ‘Popoli’:

    R. - E’ una regione per la quale era previsto, negli accordi di pace del 2005, che venisse indetto un referendum per l’autodeterminazione: questo referendum non solo non è ancora stato tenuto, ma non è neanche stata fissata la data della consultazione. E’ una regione ricchissima di petrolio: ma oltre alla questione delle risorse petrolifere, si aggiungono anche i problemi legati al rapporto tra le etnie di coltivatori e le etnie nomadi di allevatori, legate al regime di Khartoum.

    D. - Questa è una regione che per il fatto di essere zona contesa potrebbe rischiare anche di compromettere gli equilibri, che si sono finora raggiunti tra nord e sud?

    R. - Certo può creare dissidi tra nord e sud, perché gli allevatori - sostenuti da Khartoum - e gli agricoltori - sostenuti dal Sud del Sudan - potrebbero scontrarsi nuovamente e potrebbero creare ulteriori problemi nei rapporti diplomatici tra il neonato Stato del Sud del Sudan e il Nord del Sudan.

    D. - Tuttavia il referendum per la secessione del sud non è, di per sé, una garanzia di pace nella regione…

    R. - No, perché la creazione del Sud del Sudan rappresenta certamente un fatto positivo, ma non ha certo risorto tutti i problemi del Sud del Sudan, che è un Paese anzitutto in poverissimo; in secondo luogo, senza infrastrutture; e, in terzo luogo, un Paese nel quale convivono etnie diverse, che negli anni scorsi hanno ottenuto pochissimo spazio per esprimersi, anche perché all’interno del Sud del Sudan era prevalsa un’etnia sulle altre. Questa egemonia politico-culturale dell’etnia dinka, che è quella maggioritaria, non so quanto riuscirà ancora a durare e ad affermarsi nel nuovo Stato che si è creato dopo l’indipendenza. (mg)

    Proteste mondo arabo
    Nuova giornata di manifestazioni in Algeria. Nella capitale Algeri migliaia di guardie municipali hanno forzato i cordoni della polizia, marciando verso l’Assemblea nazionale e chiedendo l’aumento dei salari. Sono intanto giunte al nono giorno le manifestazioni antigovernative nel sultanato dell'Oman. Alcuni dimostranti si sono ritrovati davanti al Consiglio consultivo di Mascate: al centro delle proteste la richiesta di dimissioni di alcuni ministri per presunta corruzione. Ventiduesimo giorno di protesta invece in Bahrein, dove decine di attivisti si sono radunate davanti all'ambasciata statunitense a Manàma, chiedendo il sostegno di Washington per la fine del regime della dinastia sunnita Khalifa, da oltre due secoli al potere.

    Egitto: cristiani copti chiedono messa in sicurezza luoghi di culto
    Per il terzo giorno consecutivo circa mille fedeli copti hanno tenuto una protesta davanti alla sede della Televisione pubblica al Cairo, in seguito all'incendio di una chiesa nella regione di Helwan a sud della capitale. Gli attivisti copti hanno detto che non se ne andranno fino a che non verranno accolte le loro richieste e cioè la ricostruzione della chiesa data alle fiamme, la punizione dei responsabili e la messa in sicurezza di tutti i luoghi di culto cristiani in Egitto. Ieri il capo del Consiglio supremo delle Forze armate HusseinTantawi ha promesso che l'edificio verrà ricostruito entro l'anno.

    Costa d’Avorio, si acuisce lo scontro tra i due presidenti in carica
    La comunità internazionale è preoccupata anche per quanto sta accadendo in Costa d’Avorio, sempre più sull’orlo di una guerra civile. Il Paese si trova, di fatto, con due presidenti in carica: Ouattara, che è stato riconosciuto dalla comunità internazionale, e Gbagbo, che uscito perdente dal ballottaggio delle presidenziali, non vuole lasciare il potere. Giulio Albanese:

    Mentre le cancellerie africane temporeggiano, ormai è guerra in Costa D’Avorio. Ieri, le forze fedeli ad Alessane Ouattara, internazionalmente riconosciuto come presidente eletto, hanno occupato Tous le Plunes, nel settore orientale dell’ex colonia francese. Si tratta di una cittadina al confine con la Liberia, finora controllata dai fedelissimi di Laurent Gbagbo, il capo di Stato uscente, che non vuole ammettere la sconfitta al ballottaggio per le presidenziali del 28 novembre scorso. Fonti delle forze fedeli a Gbagbo, avevano in precedenza ammesso che la cittadina nella giornata di ieri era teatro di violenti scontri. Anche in altre regioni della Costa D’Avorio vengono segnalate sporadiche violenze da quando il Paese si trova - di fatto - con due presidenti in carica. Un braccio di ferro che sta facendo sprofondare la Costa D’Avorio nel caos.

    Afghanistan: duplice attentato a Jalalabad
    Almeno 2 poliziotti afghani sono rimasti uccisi e altre 25 persone ferite nel duplice attentato rivendicato dai talebani, avvenuto oggi davanti ad una moschea a Jalalabad, nell'est dell’Afghanistan. Al momento dell’esplosione, nel tempio era in corso un incontro fra amministratori locali e religiosi. L'attentato è avvenuto nel giorno della visita a Kabul del ministro della Difesa americano, Robert Gates, per esaminare, insieme al presidente Karzai, le prospettive della sicurezza nel Paese e definire il piano di ritiro delle truppe statunitensi a partire da luglio. L’incontro arriva in un momento molto delicato nelle relazioni tra Washington e Kabul, dopo che la scorsa settimana, in un ennesimo raid Usa, sono rimasti uccisi nove bambini afghani.

    Iran: pena di morte per stupro, tre afghani impiccati
    Tre cittadini afghani sono stati impiccati a Teheran per avere violentato, nel maggio dello scorso anno, una donna incinta. La donna viveva insieme al marito e ad un figlio, in un condominio di Varamin, vicino a Teheran, di cui l'uomo era guardiano. Secondo la stampa locale, sono almeno 92 il numero delle esecuzioni capitali in Iran dall'inizio dell'anno. Nel 2010 sono state 179. Ma per Human Rights Watch non sono meno di 388.

    Estonia
    La coalizione di centro-destra al governo ha vinto le elezioni legislative in Estonia: i due partiti che sostengono il premier uscente Andrus Ansip si sono aggiudicati 56 seggi sui 101 del Parlamento mentre il centro sinistra ne ha conquistati 45. Secondo gli analisti, il governo è stato premiato per la politica di rigore finanziario, che ha permesso alla piccola Estonia - 1,3 milioni di abitanti in tutto - il primo gennaio scorso di diventare il 17.mo Paese ad adottare l'euro, con il debito pubblico più leggero dell'Ue anche se l'economia è in forte recessione. Ricordiamo che queste sono state le prime consultazioni al mondo svolte via internet.

    Colloqui Serbia-Kosovo
    Ripartono domani a Bruxelles i colloqui tra Pristina e Belgrado, dopo tre anni di gelo seguiti alla dichiarazione di indipendenza del Kosovo, nel 2008. Al centro degli incontri, gli accordi commerciali e doganali dei due Paesi. Lo scorso settembre una risoluzione dell'Assemblea generale dell'Onu aveva sollecitato la ripresa del dialogo tra le due parti, che hanno accettato di avvalersi della mediazione dell'Unione europea.

    Grecia debito
    L'agenzia di valutazione Moody's ha tagliato il rating della Grecia, riducendo di ben tre livelli il giudizio su Atene - da Ba1 a B1 - e ponendo un outlook negativo sul debito del Paese. La Grecia ha subito criticato il provvedimento, definendolo “completamente ingiustificato”.

    Francia
    Al via oggi a Parigi il processo contro l’ex presidente Chirac anche se sul procedimento pende una questione di costituzionalità che potrebbe far rinviare l’udienza. Chirac, 78 anni, deve rispondere di appropriazione indebita di fondi pubblici e abuso di potere: accuse risalenti al periodo nel quale era sindaco della capitale francese.

    Giappone: superindice economico a +0,9 punti a Gennaio
    Segnali di miglioramento nell'economia nipponica. É salito di + 0.9 punti il superindice economico di gennaio, segnando il terzo rialzo di fila su base mensile. Lo ha reso noto l'Ufficio di gabinetto, secondo cui l'indicatore relativo all'evoluzione dello scenario economico dei prossimi mesi si è portato a quota 106,2. Per la prima volta in 15 mesi, la valutazione generale dell’economia passa da “ferma” a in “pausa con segnali di miglioramento”. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 66

    inizio pagina
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli e Miriam Ayele.