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Sommario del 04/03/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa riceve il presidente d'Islanda
  • Altre udienze
  • Incontro del Papa con i futuri sacerdoti della diocesi di Roma al Pontificio Seminario Maggiore
  • Presentati i Lineamenta per il Sinodo sulla nuova evangelizzazione
  • Mons. Eterović sui Lineamenta: la Chiesa è chiamata a rivitalizzare la sua missione e ad allargare gli orizzonti
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • I funerali del ministro Bhatti. Il vescovo di Faisalabad: la sua voce non sarà mai ridotta al silenzio
  • Libia: proseguono i combattimenti. Obama a Gheddafi: è l'ora di andare via
  • I vescovi europei del Sud-Est a Cipro. Il patriarca Twal: nuove speranze dalla gioventù araba
  • Aumento record dei prezzi alimentari. Il presidente dell'Ifad: la crisi può diventare globale
  • Sugli schermi in Italia “Il gioiellino” di Andrea Molaioli
  • Chiesa e Società

  • Domenica Santa Messa dei pakistani cristiani di Roma per ricordare il ministro Bhatti
  • Pakistan: ancora violenze anticristiane. Il Consiglio delle Chiese scrive al premier Gilani
  • Libia: appello dell’Unicef per donne e bambini
  • L’invito dei missionari rimasti in Libia: “Pregate per il Paese”
  • Tre suore cattoliche in aiuto ai profughi al confine tra Tunisia e Libia
  • Giornata mondiale di preghiera per le donne
  • Nuova Zelanda: migliaia di persone ancora in gravi difficoltà a causa del terremoto
  • Bolivia: sale il bilancio delle alluvioni. Smottamenti a La Paz
  • Colombia: la Chiesa ha ricordato il 25° della visita di Giovanni Paolo II
  • Le iniziative in Colombia della famiglia guanelliana per la canonizzazione del “padre dei poveri”
  • Guatemala: Bibbia tradotta in lingua k’iché, la lingua maya più diffusa
  • I vescovi del Congo sognano un Paese democratico in vista delle elezioni di novembre
  • Betlemme: marcia della pace sotto il segno della croce
  • Terra Santa: il ruolo del sacerdote alla luce de Sinodo per il Medio Oriente
  • Usa. Il vescovo di Stockton al governatore dell’Illinois: abolire la pena di morte
  • Gmg di Madrid: dagli Usa, finora, oltre 16mila iscritti
  • Patriarcato di Mosca: “Serve alleanza tra cristiani per la difesa della vita”
  • Cina: San Giuseppe modello per i lavoratori di oggi
  • Hong Kong: per l'Anno dei Laici linee guida della diocesi sulla selezione dei catechisti
  • Cina: i lavoratori emigrati cercano una chiesa dove vivere la loro fede
  • E' morto a Roma Francesco Bolzoni, critico cinematografico del quotidiano "Avvenire"
  • 24 Ore nel Mondo

  • Yemen: bombe contro i manifestanti

  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa riceve il presidente d'Islanda

    ◊   Stamani, Benedetto XVI ha ricevuto nel Palazzo Apostolico Vaticano il presidente d’Islanda, Ólafur Ragnar Grímsson, che poi ha incontrato il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone e mons. Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati.

    “Nel corso dei cordiali colloqui – riferisce un comunicato della Sala Stampa vaticana - ci si è soffermati sul buono stato dei rapporti che da un millennio legano l’Islanda con la Sede Apostolica e che sono emblematicamente rappresentati dalla figura di Gudridur Thorbjarnardottir, pioniera della fede cristiana nell’Isola; di essa il capo dello Stato islandese ha voluto lasciare in dono al Santo Padre una scultura, in ricordo del pellegrinaggio che avrebbe compiuto a Roma, poco dopo l’anno 1000, incontrandosi con il Successore di Pietro. Nell’udienza è stata sottolineata la stima di cui gode la piccola comunità cattolica nel Paese, come anche il valido contributo che essa offre alla società islandese con le sue iniziative in campo educativo e sociale, in modo particolare nell’attuale congiuntura economica. Sono stati poi affrontati temi di comune interesse a livello nazionale ed internazionale, con particolare rilievo al ruolo dei valori tradizionali nella costruzione della Nazione e al contributo dell’Islanda nella promozione della pace, nella pacifica convivenza delle varie comunità e nella tutela dell’ambiente”.

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    Altre udienze

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina mons. Luis Francisco Ladaria Ferrer, arcivescovo tit. di Tibica, segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede, e l’ambasciatore di Croazia, Emilio Marin, con la consorte, in visita di congedo.

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    Incontro del Papa con i futuri sacerdoti della diocesi di Roma al Pontificio Seminario Maggiore

    ◊   Il Papa “maestro” dei futuri sacerdoti di Roma. Accadrà oggi pomeriggio, quando alle 18.15 Benedetto XVI giungerà in visita Seminario Romano Maggiore alla vigilia della Festa della Madonna della Fiducia, Patrona dell’Istituto. Durante l’incontro il Pontefice terrà una lectio divina ai seminaristi del Maggiore, del Pontificio Seminario Romano Minore e a tutti i futuri sacerdoti della diocesi capitolina. Il Papa farà poi rientro in Vaticano verso le 20.45.

    La festa patronale inizierà domani alle 7.30 con la liturgia delle Lodi, presieduta da mons. Vincenzo Pisanello, vescovo di Oria. Più tardi, il cardinale Camillo Ruini, vicario emerito per la diocesi di Roma, presiederà la concelebrazione eucaristica del mattino, mentre il cardinale Fortunato Baldelli, penitenziere maggiore, presiederà la liturgia dei Vespri a conclusione della celebrazione mariana del 2011.

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    Presentati i Lineamenta per il Sinodo sulla nuova evangelizzazione

    ◊   “Una risposta adeguata ai segni dei tempi”, la “promozione di una cultura più profondamente radicata nel Vangelo”: è questa la nuova evangelizzazione. A definirla così sono i “Lineamenta” del Sinodo generale dei vescovi, in programma ad ottobre 2012 sul tema “La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana”. Le linee-guida, redatte dalla Segreteria generale e dal Consiglio ordinario del Sinodo, sono scritte in lingua latina, italiana, inglese, francese, tedesca, spagnola, portoghese e polacca e sono state presentate questa mattina nella Sala Stampa vaticana. Suddivisi in tre capitoli – oltre all’introduzione e alla conclusione – i Lineamenta sono inviati ai Sinodi dei vescovi delle Chiese orientali cattoliche sui iuris, alle Conferenze episcopali, ai dicasteri della Curia romana e all’Unione dei Superiori generali. Al centro del documento, l’importanza del “cortile dei gentili”, la necessità di risolvere l’emergenza educativa ed il dovere, per ogni cristiano, di diffondere la Parola di Dio. I Lineamenta contengono anche un questionario dettagliato al quale i partecipanti al prossimo Sinodo dovranno rispondere entro il 1° novembre. Le loro risposte saranno analizzate ed integrate nell’Instrumentum Laboris, ovvero il documento sul quale la XIII Assemblea generale ordinaria del Sinodo vescovi lavorerà in Vaticano dal 7 al 28 ottobre 2012. Il servizio di Isabella Piro:

    Fu Giovanni Paolo II ad introdurre il concetto di “nuova evangelizzazione” durante il viaggio apostolico in Polonia del 1979. Essa non è un “nuovo Vangelo”, non è una ripetizione del passato, non è un rifacimento di un qualcosa di non riuscito. No. La nuova evangelizzazione rappresenta la risposta ai bisogni degli uomini e dei popoli di oggi, è la ricerca di nuovi sentieri, modi ed espressioni per trasmettere la gioia del Vangelo, è lo strumento con il quale la Chiesa si misura con le sfide di un mondo accelerato.

    I suoi destinatari sono coloro che si sono allontanati dalla Chiesa nei Paesi di antica cristianità e quanti, nei Paesi evangelizzati più recentemente, sono sì battezzati, ma non hanno accolto profondamente il Vangelo. In Occidente, infatti, la fede cristiana risulta distorta da caricature e luoghi comuni e la vita è vissuta come se Dio non esistesse. Il momento storico attuale, ricco di cambiamenti, porta a perdere i punti di riferimento, schiaccia l’uomo nel provvisorio, rende difficile la trasmissione di valori. E in questo contesto, i cristiani vengono percepiti con sospetto e si moltiplicano gli interrogativi critici alla Chiesa.

    Certo, dicono i Lineamenta, anche i cristiani devono fare un’autoverifica per riconoscere e purificarsi da tracce di paura, stanchezza e stordimento. Ma la Chiesa non si rassegna e di fronte a chi dubita che la nuova evangelizzazione nasconda il proselitismo, essa risponde con “il cortile dei gentili”, ovvero quello spazio di preghiera in cui tutti gli uomini possano “agganciarsi a Dio”, anche senza conoscerlo. Gli atei e gli agnostici non si spaventino – sottolineano i Lineamenta – perché la nuova evangelizzazione non li vuole trasformare in mero oggetto di missione, ma vuole tenere desta in loro la ricerca di Dio.

    Sono sei gli scenari nei quali deve operare l’evangelizzazione del terzo millennio: innanzitutto, quello culturale, in cui la secolarizzazione si spaccia come positiva parlando di liberazione, di possibilità di vivere senza trascendenza. E lo fa senza i toni forti e diretti di una volta – anche se un certo anticlericalismo si sente ancora – bensì con un tono sommesso che ha invaso la vita quotidiana dell’uomo. Il risultato? La messa in discussione della relazione uomo-donna, del senso della vita e della morte, il prevalere della cultura dell’immagine e della superficialità. Ma anche, dall’altra parte, il proliferare delle sètte e quei fenomeni di fondamentalismo che manipolano la religione per giustificare la violenza e persino il terrorismo, compiendo “un grave abuso”.

    Il secondo scenario ha carattere sociale e vede protagonisti i migranti e la globalizzazione. Il clima attuale è “liquido”, dicono i Lineamenta, e prevalgono la contaminazione e lo sgretolamento di legami, di valori, di confini geografici. Con conseguenze anche sulla comunicazione sociale – ovvero il terzo scenario – perché se, da una parte, la cultura mediatica e digitale permette a tutti di essere informati, dall’altra aumenta l’egocentrismo, sminuisce la riflessione, aliena dalla dimensione etica e politica della vita, facendo prevalere l’effimero e l’immediato.

    Gli ultimi tre scenari analizzati dai Lineamenta sono quello economico, quello scientifico e quello politico. Centrale la necessità di trovare le regole di un mercato globale che tutelino la giusta convivenza, così come il bisogno di non pensare alla ricerca scientifica e tecnologica – che pure ha portato tanti benefici - come ad una nuova religione della prosperità e della gratificazione. Quanto alla politica, la crisi dell’ideologia comunista e l’emergere di nuovi attori come il mondo islamico e quello asiatico creano nuove potenzialità, ma anche nuovi rischi. La pace, lo sviluppo, il dialogo, la tutela dei diritti dell’uomo, la salvaguardia del creato, quindi, sono tutti temi da illuminare con la luce del Vangelo.

    Cosa possono fare dunque i cristiani? Portare speranza e fare autocritica - dicono i Lineamenta – essere uniti nel trasmettere la Parola di Dio, accettando la sfida di confrontarsi anche con l’ateismo più aggressivo o la secolarizzazione estrema. Perché questo è il martirio dell’età contemporanea.

    Gli “strumenti” di tali operazioni sono i giovani, i movimenti ecclesiali, la vita consacrata, il dialogo interreligioso e l’incontro con le Chiese orientali che, alle persecuzioni e all’intolleranza, rispondono con tenacia e speranza, diventando così un punto di riferimento.

    Naturalmente, bisogna innanzitutto vivere il Vangelo per poi trasmetterlo, poiché non si può diffondere ciò che non si crede e non si vive. La liturgia, la catechesi ed il catecumenato diventano quindi modelli paradigmatici di tale missione.

    I Lineamenta non nascondono i punti critici del cristianesimo moderno: la scarsità dei presbiteri, la mancanza di condivisione, la solitudine dei catechisti, ma anche le infedeltà, gli scandali, le colpe delle comunità cristiane. Pagine che vanno denunciate con coraggio – si legge nel documento – praticando la penitenza e la purificazione per generare frutti adatti ai nostri tempi, ovvero famiglie aperte alla vita, comunità capaci di dialogo ecumenico ed interreligioso, iniziative di giustizia sociale e solidarietà, nuove vocazioni.

    Nell’ambito dell’iniziazione al cristianesimo, le linee-guida del prossimo Sinodo generale ribadiscono l’importanza di non delegare ai corsi di religione scolastici il compito proprio della Chiesa di generare i giovani alla fede, soprattutto oggi, in cui si riscontra “un’emergenza educativa”. Il relativismo, divenuto il nuovo “credo”, toglie valore alla verità, la bolla come “autoritaria”, riduce l’educazione alla trasmissione di mere abilità pratiche. Ma i cristiani non dimentichino che educare vuol dire formare integralmente l’uomo, trasmettergli valori-base dell’esistenza e del retto comportamento, lavorare ad una “ecologia della persona umana”. Tutto questo permette di vivere gli spazi culturali come “cortili dei gentili” in cui formare persone libere e adulte, capaci di portare la questione di Dio nella vita, nella famiglia nel lavoro.

    Naturalmente, ciò richiede famiglie, educatori ed evangelizzatori credibili in questo testimoni in prima persona del Vangelo, perché la nuova evangelizzazione non si pone come un peso in più da portare, ma come un “farmaco capace di ridare gioia a realtà prigioniere delle proprie paure”. I cristiani non possono tenere solo per sé le parole di vita eterna di Cristo, perché esse sono di tutti gli uomini. “Ogni uomo del nostro tempo, lo sappia o no - concludono i Lineamenta - ha bisogno di questo annuncio”.

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    Mons. Eterović sui Lineamenta: la Chiesa è chiamata a rivitalizzare la sua missione e ad allargare gli orizzonti

    ◊   I Lineamenta per la XIII Assemblea Sinodale sulla Nuova Evangelizzazione è stato dunque presentato nella Sala Stampa vaticana. Sono intervenuti alla presentazione mons. Nikola Eterović, segretario generale del Sinodo dei Vescovi e il sotto-segretario mons. Fortunato Frezza. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    “I cristiani sono chiamati anche oggi a dare ragione della speranza che è in loro”: è quanto sottolineato da mons. Nikola Eterović, che ha messo l’accento su sfide e opportunità insite nella nuova evangelizzazione. Il presule ha innanzitutto ribadito che l’annuncio del Vangelo riguarda la natura stessa della Chiesa:

    “Tutta la Chiesa è missionaria per sua natura. Essa esiste per evangelizzare. Per svolgere tale compito in modo adeguato, la Chiesa comincia con l’evangelizzare se stessa. Essa si riconosce oltre che agente, frutto dell’evangelizzazione, convinta che l’attore principale è Dio che la guida nella storia per mezzo dello Spirito del Suo Figlio Unigenito Gesù Cristo”.

    La Chiesa, ha soggiunto, è dunque chiamata alla “rivitalizzazione del proprio mandato evangelizzatore” soprattutto di fronte ai cambiamenti del mondo contemporaneo. Ed ha ribadito come la Chiesa sia chiamata “ad allargare gli orizzonti” con rinnovato slancio:

    “La testimonianza cristiana deve essere privata e pubblica, abbracciare il pensiero e l’azione, la vita interna delle comunità cristiane e il loro slancio missionario, la loro azione educativa, l’attività caritativa, la loro presenza nella società contemporanea, per comunicarle il dono della speranza cristiana”.

    La nuova evangelizzazione, ha proseguito mons. Eterović, dovrebbe permettere ai fedeli di vincere le paure di fronte alle sfide attuali e di “porre la questione di Dio al centro della vita degli uomini di oggi, intercettando le loro attese e ansie”. Rispondendo quindi ai giornalisti, ha affermato che se ci sono tante persone che si allontanano da Dio, la Chiesa deve anche interrogarsi sulle proprie responsabilità:

    “La Chiesa che evangelizza dev’essere essa stessa evangelizzata; ciò vuol dire anche purificata, vivere questa gioia del Vangelo per essere più attrattiva verso gli altri. E’ un compito ingente, sempre attuale, che noi con le nostre forze non possiamo compiere: dobbiamo avere la grazia dello Spirito Santo che ci fortifichi e rafforzi”.

    Del resto, ha aggiunto, è necessario che i cristiani annuncino con gioia il Vangelo per essere davvero convincenti, soprattutto rispetto ai non credenti. Il segretario generale del Sinodo ha infine sottolineato quanto siano importanti i nuovi media per promuovere la nuova evangelizzazione:

    “Una delle grandi sfide della Chiesa, in particolare della nuova evangelizzazione, sono i mass media: tante possibilità, anche come invito alla Chiesa a servirsene di più e meglio per annunciare la gioia del Vangelo, la Buona Notizia".

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina, un articolo di Nikola Eterović sulla presentazione dei «Lineamenta» per la XIII Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi. Nelle pagine interne, il testo completo del documento.

    Nell’informazione internazionale, la situazione in Libia: Gheddafi non cede nonostante le pressioni della comunità internazionale e il monito di Obama. Bombardate le città di Brega e Ajdabiyah, centri strategici dell’industria del petrolio.

    Quando le amnesie hanno cattive radici: in cultura, Andrea Possieri su editoria cattolica e salone internazionale del libro.

    Un altro passo nel dialogo: Renzo Gattegna e i commenti positivi della comunità ebraica all’ultimo libro del Papa.

    Una vita per la pace: a Islamabad la Messa di suffragio per il ministro delle Minoranze pakistano, Shahbaz Bhatti, ucciso mercoledì da estremisti islamici.

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    Oggi in Primo Piano



    I funerali del ministro Bhatti. Il vescovo di Faisalabad: la sua voce non sarà mai ridotta al silenzio

    ◊   La comunità cristiana in Pakistan ha vissuto oggi a Islamabad una giornata di preghiera e raccoglimento in occasione dei funerali del ministro per le minoranze, il cattolico Shahbaz Bhatti, ucciso mercoledì scorso nella capitale, in seguito ad un agguato teso da un commando di fondamentalisti islamici. A Kushphur, paese natale del ministro, si è tenuta una celebrazione ecumenica di preghiera, accompagnata dalla sepoltura della salma. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    La voce della verità non sarà mai ridotta al silenzio. Non permetteremo che l’oscurità prenda il sopravvento sulla luce. Questo l'auspicio espresso dal vescovo di Faisalabad, mons. Joseph Coutts, e condiviso da quanti hanno partecipato alla celebrazione ecumenica che ha accompagnato la sepoltura. La speranza levata durante la preghiera è che il lavoro del ministro Bhatti non si fermerà con la sua morte. Questa mattina la salma è stata esposta nella chiesa di Nostra Signora di Fatima ad Islamabad. Qui, durante i funerali, il vescovo di Islamabad, mons. Antony Rufin, ha ricordato il ministro Bhatti e la sua profonda fede. “Era un uomo – ha detto il presule - che ha seguito il piano di Dio. Era un uomo che ha fatto la volontà di Dio, con fede, obbedienza, speranza, certezza del Regno del Signore”. Nell’omelia il vescovo di Islamabad ha ricordato anche il villaggio di Kushphur, dove è nato il minsitro Bhatti e dove la convivenza “è in perfetta armonia, all’insegna del dialogo”. Quell’esempio – ha detto il presule – il ministro Bhatti lo ha portato con sé come modello. Lasciato il villaggio – ha concluso – si è scontrato con la dura realtà delle condizioni di vita dei cristiani in Pakistan, segnate da sofferenza, discriminazione, indigenza”.

    Alla celebrazione ecumenica e interreligiosa per il ministro Bhatti nel villaggio di Kushphur hanno partecipato autorità civili, leader religiosi cristiani, indù e musulmani e anche una delegazione della comunità di Sant’Egidio. Ascoltiamo Roberto Pietrolucci, della Comunità di Sant’Egidio, raggiunto telefonicamente da Amedeo Lomonaco ad Islamabad:

    R. - Io faccio parte di una delegazione della Comunità di Sant’Egidio; abbiamo incontrato il ministro proprio la sera prima dell’uccisione, abbiamo parlato molto di questo discorso del dialogo con le altre fedi, con le altre Chiese e comunità e lui era molto impegnato in questo dialogo. Lui si sentiva uno della Comunità di Sant’Egidio proprio perché viveva lo stesso spirito, lo spirito del dialogo, lo spirito dell’amicizia nella ricerca di questo dialogo con tutti: per noi è stata una grande perdita. Io personalmente ci ho parlato al telefono mezz’ora prima che fosse ucciso, perché mi stava dando il nome e l’indirizzo di un Imam di una grande moschea per incontrarlo e mi ha detto che mi avrebbe mandato un messaggio, ma questo, purtroppo, non è mai arrivato. Pochi minuti dopo lo hanno ucciso. Però, anche le sue ultime parole, le sue ultime volontà erano quelle di far conoscere questo mondo dell’islam, proprio perché era per il dialogo, era una voce che dava fastidio per questo motivo. Una delle poche voci che si alzavano nella difesa dei diritti umani, dei diritti dei cristiani, ma non solo dei cristiani, ma anche delle altre minoranze, di tutti i pakistani senza distinzione di religione, di cultura e di razza… Ora c’è un senso di vuoto, lasciato da questa persona, da un giusto. Molti ne parlano già come di un martire, anche giustamente.

    D. - Oggi è una giornata particolare, una giornata di preghiera...

    R. - Hanno fatto già una prima celebrazione ad Islamabad questa mattina, nella Chiesa cattolica di Islamabad, e già lì c'era molta gente, poi questa cerimonia nel villaggio natale di Bhatti, che è un villaggio interamente cristiano.

    D. - Oltre alla comunità cattolica, sono presenti anche musulmani ed esponenti di altre religioni...

    R. - Sì, ma qui c’è la paura di molti musulmani di essere accomunati alla figura di Bhatti, per le minacce ricevute, ma nonostante questo ci sono molti musulmani anche a titolo personale.

    D. - Quella di Bhatti è una voce in meno in difesa delle aspirazioni dei cristiani e delle altre minoranze, quali sono adesso le speranze?

    R. - La speranza è che ci sia qualche altra voce che continui a parlare a nome dei cristiani, a nome di tutte le minoranze per un Pakistan dove non ci sia uno Stato confessionale, ma una democrazia dove ogni persona ha gli stessi diritti, anche se i cristiani sono neanche il 2%. La speranza, è che qualcuno possa prendere l’eredità di questo ministro, che effettivamente ha dedicato tutta la sua vita a quest’ideale, pur sapendo che era sotto minaccia.

    D. - La Chiesa locale pensa che nonostante la morte di Bhatti qualcosa si possa fare per modificare la legge sulla blasfemia...

    R. - Loro lo stanno chiedendo con forza, ma io penso che sarà molto difficile, quantomeno a breve, trovare una soluzione. C’è molta paura nel Paese: qualsiasi voce contraria è stata già fatta fuori, come è stato un mese fa per il governatore del Punjab: adesso è stata la volta del ministro Bhatti. (ma)

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    Libia: proseguono i combattimenti. Obama a Gheddafi: è l'ora di andare via

    ◊   Si continua a combattere in Libia, da dove arrivano notizie drammatiche di bombardamenti dei fedelissimi di Gheddafi sui rivoltosi, che hanno conquistato gran parte del Paese. Intanto, nella notte è giunto un altro severo monito da parte della Casa Bianca. Obama, senza mezzi termini, ha detto che “Gheddafi deve andarsene”, e che giunti a questo punto non è esclusa un’azione militare. Le agenzie riferiscono inoltre di scontri nella Piazza Verde a Tripoli tra manifestanti e forze governative. Per il punto della situazione, il servizio di Marco Guerra:

    I combattimenti tra i governativi e gli insorti stanno imperversando in diversi centri ad est e ovest di Tripoli. Aerei militari, secondo varie fonti, hanno bombardato stamani Brega e Ajdabiyah all'Est e Misurata all'Ovest, città controllate dai ribelli. Si combatte anche a pochi chilometri dalla capitale nei centri di Zawia e Ras Lanuf. In mattinata, a Tripoli, la situazione era calma ma con il passare delle ore centinaia di dimostranti anti-regime hanno iniziato a manifestare nel quartiere di Tajoura. Le forze di sicurezza sono intervenute disperdendo la folla con gas lacrimogeni. E scontri tra manifestanti e forze del regime si registrano in Piazza Verde, nel centro della città. La determinazione degli insorti emerge dalle parole leader del consiglio dei ribelli, Abdel Jalil, che parlando ai suoi sostenitori ha detto ha gridato “Vittoria o morte... non ci fermeremo finché non avremo liberato questo Paese”. Gli esponenti del regime invece puntano il dito contro la comunità internazionale. Il sottosegretario agli Esteri ha detto che “la posizione presa dalle Nazioni Unite, da un punto di vista legale, non è valida”. Intanto, due unità della marina statunitense sono arrivate stamani alla base Usa sull'isola di Creta nel quadro del riposizionamento della flotta in relazione alla crisi libica. La portaerei Kearsage, secondo gli esperti, sarebbe l'ammiraglia per un'eventuale operazione navale americana in Libia. Infine non si placa l’allarme per l’emergenza profughi. L'Alto Commissariato Onu per i Rifugiati teme che si stia impedendo ai civili di fuggire dalla Libia verso la Tunisia, il che spiegherebbe perché il flusso che attraversa la frontiera sia crollato da 10mila, 15mila persone al giorno fino a meno di 2mila di ieri. Oggi secondo fonti giornalistiche il flusso dei profughi si è interrotto.

    Se da un lato l’emergenza umanitaria provocata dal conflitto interno alla Libia rischia di destabilizzare l’intero contesto nordafricano, dall’altro resta alta l’incognita della reale situazione militare sul terreno, dove la forza bellica concentrata nelle mani di Gheddafi appare tutt’ora devastante. Ad Andrea Margelletti, presidente del Centro Studi Internazionali, Stefano Leszczynski ha chiesto come mai le forze filogovernative libiche abbiano ancora la forza di contrattaccare gli insorti:

    R. – La realtà dei fatti è che l’esercito libico è sempre stato un esercito con una forte impronta tribale e quindi le tribù della Tripolitania, in particolare le tribù khadafa, che sono vicine a Gheddafi, naturalmente stanno tenendo duro perché per loro cedere vuol dire perdere potere e perdere il Paese. Quindi, non se ne andranno in silenzio.

    D. – Quanto può incidere sulla pianificazione di un eventuale intervento esterno contrario a Gheddafi l’effettivo controllo del territorio da parte dei ribelli?

    R. – Nella realtà dei fatti, se venisse implementata una zona di interdizione aerea Gheddafi perderebbe moltissimo delle sue capacità proprio perché è con l’aeronautica a lui fedele che sta colpendo in maniera durissima le opposizioni. Quindi, la capacità occidentale di azzerare questa capacità di offesa ridurrebbe al lumicino le speranze di Gheddafi di rimanere al potere.

    D. – Possiamo dire che, da un punto di vista militare, sul campo non è affatto scontata la vittoria dei ribelli?

    R. – Da una parte ci sono i fucili e dall’altra parte ci sono i carri armati! Ma il punto è un altro: Gheddafi si è posto fuori dal contesto della società civile e quindi il problema non è chi vince militarmente ma quanto l’Occidente sia disposto ad accettare un sanguinoso dittatore - che bombarda la propria popolazione e che si è messo sullo stesso piano morale di Milosevic e di Saddam Hussein - come un interlocutore per il futuro.

    D. – Quindi Gheddafi deve cadere … Adesso il punto cruciale è come intervenire perché questo accada?

    R. – Esattamente. Non è neanche particolarmente necessario un intervento diretto; ma potrebbe bastare che lui non potesse fare alcune cose.

    D. - Abbiamo imparato in tutti questi anni che le guerre vengono combattute con i mezzi più disparati. I flussi di migranti che si ammassano alla frontiera con la Tunisia possono essere considerati parte di questa strategia?

    R. – Direi di no. Il vero problema è che ai confini con la Libia ci sono Paesi instabili, alcuni dei quali hanno da poco una nuova forma di governo, ammesso e non concesso che ce l’abbiano. Quindi, questo flusso di clandestini non fa altro che aumentare in maniera esponenziale instabilità dell’intera area. (bf)

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    I vescovi europei del Sud-Est a Cipro. Il patriarca Twal: nuove speranze dalla gioventù araba

    ◊   L’eco delle tensioni che ormai da molte settimane stanno scuotendo in profondità i Paesi del Maghreb e del Medio Oriente è giunta anche tra i vescovi dell’Europa sudorientale, che da ieri sono riuniti a Nicosia, sull’isola di Cipro, per il loro 11.mo incontro. All’appuntamento, incentrato sui temi dell’annuncio del Vangelo in contesti dove la Chiesa è minoritaria, prende parte anche il patriarca latino di Gerusalemme, l’arcivescovo Fouad Twal. L’inviata della Radio Vaticana a Cipro, Philippa Hitchen, lo ha intervistato:

    R. – Noi abbiamo fatto il possibile per fare da “ponte” tra arabi e israeliani e non è stato facile. Siamo stati criticati dagli arabi perché non facevamo abbastanza, e criticati dagli israeliani perché facevamo presente loro quello che non andava bene… Io torno a prendere sul serio il Vangelo, quando il Signore ci ha detto: “Portate la vostra croce”. La portiamo, la croce, e andiamo avanti. Adesso, con questo mio nuovo incarico – come membro della Conferenza episcopale dell'Europa del Sud-Est – sento ancora più forte il ruolo di ponte tra il Medio Oriente e l’Occidente. Aiutarci gli uni gli altri, questo è il nostro desiderio.

    D. – Quale effetto sta producendo sulla vostra comunità a Gerusalemme, e anche nella Palestina intera, questa ondata di protesta popolare contro alcuni regimi dei Paesi del Maghreb e del Medio Oriente?

    R. – Condividiamo la gioia di vedere che i giovani, anche senza armi, hanno fatto cadere questo tipo di governi. Adesso chiedono cose che nessuno prima osava domandare… Siamo contenti di vedere che non hanno più il senso della paura: non hanno più paura di nessuno. E’ bello, è grande. A questa gioia si aggiunge però una certa preoccupazione per l’incognita che attende questi giovani e che ci aspettiamo anche noi, che non siamo lontani da loro: noi tutti condividiamo uno stesso destino. Preghiamo il Signore che ci aiuti, preghiamo lo Spirito Santo che aiuti questi giovani perché finiscano bene come hanno incominciato bene! (gf)


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    Aumento record dei prezzi alimentari. Il presidente dell'Ifad: la crisi può diventare globale

    ◊   La Fao lancia l’allarme: prosegue senza sosta la corsa al rialzo dei prezzi alimentari. A febbraio, grano, riso, carne, prodotti caseari e zucchero, hanno registrato una nuova crescita del 2,2 per cento. Si tratta di un record storico. L’inaspettato aumento del prezzo del petrolio potrebbe aggravare ulteriormente una situazione che già colpisce un miliardo di persone nel mondo. Ascoltiamo in proposito il presidente dell’Ifad, il Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo, il nigeriano Kanayo Nwanze, al microfono di Susan Hodges:

    R. – You know, when you think that every minute one child dies from hunger …
    Se pensa che ogni minuto un bambino muore di fame o di malattia o di malnutrizione, quando pensa a questo e si rende conto, poi, che il 40 per cento dei prodotti che escono da una azienda alimentare non arriverà mai al consumatore perché va perso nei processi della distribuzione, e se considera che nel mondo avanzato il 40 per cento di quello che non viene “consumato” viene sprecato e finisce nella spazzatura, questo significa che indubbiamente ci troviamo davanti ad una grande responsabilità morale: non possiamo più continuare a chiudere gli occhi davanti al fatto che oggi un miliardo di persone va a letto, ogni giorno, affamata. Non possiamo chiudere gli occhi davanti al fatto che c’è un’assoluta mancanza di responsabilità morale: noi prendiamo tre pasti al giorno e ci sono milioni di persone che non possono permettersi un pasto ogni tre giorni. E’ necessario andare oltre le soluzioni a breve termine, ed è per questo che l’Ifad afferma la necessità di aiutare i poveri delle zone rurali a produrre cibo non solo per se stessi e per le loro famiglie, ma di produrne abbastanza per poterlo rivendere e migliorare così la loro situazione economica.

    D. – Con la crisi economica mondiale iniziata nel 2008, abbiamo visto milioni di persone aggiungersi alle file dei “poveri”…

    R. – Today we are facing a more delicate, a more difficult situation. …
    Effettivamente, oggi ci troviamo di fronte ad una situazione più delicata e più difficile. Ciò a cui stiamo assistendo nei Paesi nordafricani e mediorientali potrebbe espandersi ad altre zone del mondo: i giovani diventano impazienti e ci troveremo di fronte ad una crisi globale. (gf)

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    Sugli schermi in Italia “Il gioiellino” di Andrea Molaioli

    ◊   Esce oggi sugli schermi italiani “Il gioiellino”, un film di Andrea Molaioli, liberamente ispirato alla vicenda della Parmalat e al suo tragico crack. Ce ne parla Luca Pellegrini:

    (Clip audio: “I soldi non ci sono, non ci sono più! Allora dove li troviamo? Li rubiamo? Facciamo una rapina?” – “Inventiamoceli …”)

    Leda è un’azienda che tiene d’occhio i valori! Leda è un’azienda che, se manca il denaro, se lo inventa, lo crea dal nulla! A scapito dei risparmiatori onesti e ad onta degli amministratori disonesti, che in galera non vanno. Leda è il nome di finzione della Parmalat, inventato da Andrea Molaioli per raccontare sullo schermo le tristi e tragiche vicende che agli inizi del 2000 investirono questa azienda “gioiellino”, con le quali si tentò di coprire da un lato la voragine di debiti, inventando appunto soldi inesistenti, dall’altro le malefatte fraudolente di un gruppo di amministratori senza scrupoli. Un crack di 14 miliardi di euro che ha mandato in fumo i risparmi di centomila persone. Molaioli ricostruisce la vicenda creando set pubblici e privati sui quali si esibiva una forza di cartapesta e si tramava il danno per mantenerla. Un thriller economico con risvolto morale interpretato benissimo da Toni Servillo (il ragionier Botta, nella realtà Fausto Tonna) e Remo Girone (il patron Rastelli, nella realtà Calisto Tanzi). Abbiamo chiesto a Molaioli perché si è interessato a questa triste vicenda italiana:

    R. – Penso che sia un film con personaggi interessanti, ricchi nella loro complessità, che si muovono in un contesto socio-ambientale credo particolare, poco usitato, poco trattato da qualsiasi tipo di finzione, e che spero possano in qualche modo diventare piccoli emblemi di quella piccola corruzione che attraversa un po’ la nostra società attuale

    D. – Su quale aspetto ha voluto puntare il dito?

    R. – Su quell’elemento di micro-corruzione dalla quale dobbiamo guardarci bene tutti, perché è quell’asticella che, colpevolmente, rischiamo di alzare tutti noi ogni qualvolta usciamo dalla liceità, dal rispetto delle regole o dal giudicare le regole come qualcosa che dovrebbe aiutare la convivenza di tutti noi. (gf)


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    Chiesa e Società



    Domenica Santa Messa dei pakistani cristiani di Roma per ricordare il ministro Bhatti

    ◊   Sacerdoti, suore e laici pakistani che vivono in Italia e che operano nei diversi uffici della Santa Sede si riuniranno a Roma, domenica prossima, alle ore 16.30, per la Santa Messa di suffragio del ministro Shahbaz Bhatti, ucciso a Islamabad. A presiedere l’Eucarestia, che si terrà presso il Pontificio Collegio S. Pietro Apostolo, è stato invitato il cardinale Jean-Louis Tauran, Presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso. L’iniziativa è organizzata dall’Associazione dei Pakistani Cristiani in Italia che, come ha spiegato all'agenzia Fides un suo rappresentante, intende “pregare per Bhatti, un martire della Chiesa perseguitata in Pakistan”. Sarà anche l’occasione per studiare forme di aiuto alla comunità cristiana in Pakistan, sostenendola nella sua lotta per il rispetto dei diritti umani e della libertà religiosa. Alla celebrazione parteciperanno anche membri di congregazioni religiose e comunità ecclesiali, oltre a missionari e missionarie che operano nel paese asiatico. I fedeli cattolici pakistani in Italia sono circa 200, ai quali vanno aggiunte altre centinaia di cristiani protestanti. (R.P.)

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    Pakistan: ancora violenze anticristiane. Il Consiglio delle Chiese scrive al premier Gilani

    ◊   Non accenna a placarsi la tensione interreligiosa in Pakistan, dove i cristiani continuano a essere oggetto di attacchi violenti in un clima esacerbato anche dagli omicidi del governatore Salman Taseer e del ministro per le Minoranze, il cattolico Shahbaz Bhatti, e temono il riacuirsi di atti violenti in nome della legge sulla blasfemia. Ci sono villaggi nell’area del Punjab, ad esempio, in cui la minoranza cristiana locale deve sottostare ai soprusi di piccoli latifondisti che sottraggono loro la terra acquistata con i risparmi di una vita, con la complicità degli amministratori locali e l’inerzia delle forze di polizia. L'agenzia AsiaNews ha raccolto in merito diverse testimonianze: le più drammatiche arrivano da Kot Addu, città nel distretto di Muzaffargarh, nel sud del Punjab, già l’anno scorso teatro di forti discriminazioni nella distribuzione degli aiuti dopo le alluvioni. In questi giorni, qui, sono stati occupati senza diritto negozi, campi e un cimitero cristiano, è stata minacciata la popolazione locale, sono state dissacrate Bibbie e croci e demolite 150 tombe e si teme che la situazione possa degenerare come a Gojra nell’agosto 2009. La polizia ha respinto le denunce dei cristiani motivando, stando a quanto raccontato dalle vittime, con l’illegalità dell’occupazione di terreno da parte dei cristiani per costruirvi chiese e tombe. Preoccupazione per tali situazioni di vulnerabilità è stata espressa dal segretario generale del Consiglio Mondiale delle Chiese (Wcc), Olav Fyske Tveit, che, riporta l'agenzia Sir, ha scritto una lettera al primo ministro pakistano Gilani, sollecitandolo a “non farsi scoraggiare dai crimini violenti e a garantire alle minoranze sicurezza e protezione”. Il Wcc è un organismo che riunisce 349 chiese di tradizione anglicana, ortodossa e protestante. (R.B.)

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    Libia: appello dell’Unicef per donne e bambini

    ◊   L’Unicef sta mobilitando nuovi aiuti e risorse ai confini della Libia, specialmente quello con la Tunisia, dove si fa più intenso il flusso dei rimpatri e dei lavoratori che migrano altrove. In una nota inviata all'agenzia Sir si precisa che nei prossimi giorni voli charter partiranno per le frontiere della Libia con Tunisia ed Egitto con 160 tonnellate di aiuti destinati in modo particolare alle donne e ai bambini. L’organizzazione delle Nazioni Unite per l’infanzia ha lanciato anche un appello per la raccolta di fondi: servono, infatti, 7,2 milioni di dollari per far fronte alle immediate necessità e nel tentativo di arginare la minaccia di una crisi umanitaria su scala ancora più vasta. I fondi raccolti saranno utilizzati nelle prossime 8 settimane per 190mila tra donne e bambine sia in Libia che in Tunisia che in Egitto. (R.B.)

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    L’invito dei missionari rimasti in Libia: “Pregate per il Paese”

    ◊   Un invito a pregare per la Libia, ormai sull’orlo della guerra civile, è quello che arriva dai missionari che hanno scelto di rimanere nel Paese dove, attualmente, vivono 15 sacerdoti, compresi due vescovi, e 80 suore. “La scelta di quasi tutti è stata quella di restare accanto alla popolazione e alle comunità cristiane – racconta all'agenzia Sir padre Massimiliano Taroni, dell’Ordine dei Frati Minori, uno dei più stretti collaboratori in Italia dei vicari apostolici di Tripoli e Bengasi – la Chiesa in Libia, infatti, è quasi esclusivamente impegnata in attività sociali come l’impegno all’interno delle Caritas e il servizio negli ospedali”. Il frate racconta ancora che a Bengasi, la città della Cirenaica da cui è partita la rivolta, la situazione “sembra indirizzata verso un progressivo ritorno alla normalità”. A regnare sovrana, comunque, è l’incertezza sul futuro, dovuta anche alla chiusura di tutte le attività e alla fuga di molti lavoratori stranieri: fatto, questo, che contribuisce a mantenere elevata la tensione. (R.B.)

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    Tre suore cattoliche in aiuto ai profughi al confine tra Tunisia e Libia

    ◊   Tre suore cattoliche, una francese, una spagnola e una latinoamericana, appartenenti, rispettivamente, alla Congregazione delle Piccole Sorelle di Gesù, alle suore di Nostra Signora di Sion e alle suore di San Giuseppe, sono partite ieri alla volta della frontiera fra Tunisia e Libia, dove resteranno fino all’8 marzo prossimo per prendersi cura di donne e bambini. Le religiose, precisa all’agenzia Fides l’arcivescovo di Tunisi, Maroun Elias Lahham, affiancheranno i volontari di un’associazione laica protestante che sono in maggioranza uomini. “Sul piano dell’impatto sociale in Tunisia – aggiunge il presule – il problema riguarda la frontiera e l’isola di Djeraba, da dove partono i voli per riportare in patria le migliaia di lavoratori egiziani. Come Chiesa cerchiamo di dare il nostro contributo, che è comunque una piccola goccia nel mare delle necessità”. (R.B.)

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    Giornata mondiale di preghiera per le donne

    ◊   Si celebra oggi, primo venerdì di marzo, la Giornata mondiale di Preghiera per le donne, un’iniziativa ecumenica nata negli Stati Uniti a fine Ottocento, alla quale aderiscono attualmente 170 Paesi. La Giornata fu celebrata per la prima volta il 4 marzo 1927, dopo che furono unite in un unico momento di preghiera le due giornate preesistenti: una rivolta a lenire i problemi sociali interni, l’altra finalizzata ad aiutare le missioni estere. Alle origini di questa giornata, scrive L’Osservatore Romano, c’è l’iniziativa della moglie di un pastore presbiteriano, Mary Ellen James, che nel 1887, un’epoca in cui gli Usa erano alle prese con i postumi della Guerra di secessione e con migliaia di immigrati, decise di lanciare un appello a tutte le donne presbiteriane per istituire una Giornata di preghiera e condivisione comune, con una leale confessione dei peccati individuali e nazionali e con concrete offerte di aiuto per esprimere adeguatamente la contrizione. In seguito, nel 1890, fu lanciato un altro appello per indire una giornata di meditazione e una raccolta di offerte per l’alfabetizzazione di donne e bambini in Africa e in Asia. Nel 1995 il Pontificio Consiglio per la Promozione dell’unità dei cristiani per la prima volta citò espressamente la Giornata e la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani parlando del movimento ecumenico. Oggi come allora, ogni anno, la Giornata crea legami forti e agevola gli scambi di esperienze; la preparazione e la scelta del tema sono affidate a un gruppo femminile interconfessionale che si rinnova di anno in anno, mentre il Comitato internazionale redige un giornale con il resoconto delle iniziative svolte. Infine, il tema di quest’anno arriva dal Cile e si intitola “Quanti pani avete?”, in riferimento alle parole rivolte da Gesù ai discepoli e invita a mettere i propri cuori accanto a quelli delle sorelle del Cile. (R.B.)

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    Nuova Zelanda: migliaia di persone ancora in gravi difficoltà a causa del terremoto

    ◊   Esattamente alle 12.51 di mercoledì 2 marzo, tutte le città della Nuova Zelanda si sono fermate per due minuti di silenzio in memoria di quanti, la scorsa settimana, hanno perso la vita nel terribile terremoto che ha devastato Christchurch, la seconda città più grande del Paese. Il bilancio delle vittime sale a 154 morti e sono stati confermati altri 100 dispersi. E' quanto riferisce in una nota dell'arcidiocesi di Sydney pervenuta all’agenzia Fides, suor Eleanor Capper, la quale aggiunge che i residenti della città colpita sono in gravi difficoltà: oltre 10 mila case sono andate completamente distrutte e almeno altre 100 mila sono gravemente danneggiate. Migliaia di persone sono senza energia elettrica, rete fognaria o acqua potabile. Centinaia di persone vivono in rifugi della Croce Rossa perchè non hanno più un tetto e non sanno dove andare. "Viviamo alla giornata - dice suor Eleanor -, la città è nel caos, i supermercati chiusi. L'inverno si avvicina e migliaia di persone non hanno un riparo. Oltre alla cattedrale Blessed Sacrament rimangono gravemente danneggiate molte chiese, comprese la secolare chiesa a New Brighton e la St Mary dei padri Maristi. Nell'ultima settimana 50 mila dei 370 mila abitanti di Christchurch hanno preso l’aereo verso il nord, per sfuggire al caos e alla confusione della città, altri 50 mila si sono allontanati via terra. Sono ancora tante le zone in cui mancano i servizi igienici e le scuole non possono riaprire. I servizi sociali cattolici e i gruppi giovanili cattolici stanno lavorando per portare aiuto a tutte le persone traumatizzate." (R.P.)

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    Bolivia: sale il bilancio delle alluvioni. Smottamenti a La Paz

    ◊   Inondazioni e straripamenti di fiumi hanno provocato da gennaio almeno 52 vittime e 68.000 disastrati in diverse zone del Paese, secondo un nuovo bilancio diffuso dal governo del presidente Evo Morales che il 22 febbraio ha dichiarato l’emergenza nazionale. Il dipartimento più colpito - riferisce l'agenzia Misna - è quello di La Paz, che conta quasi la metà degli alluvionati, dove da domenica smottamenti hanno causato gravi danni in nove quartieri popolari della capitale su un’area estesa oltre 100 ettari. Sono almeno 1500 le abitazioni distrutte nella zona est della città, sede del governo, e 100.000 le persone rimaste senza acqua potabile per la rottura di una condotta: camion cisterna stanno provvedendo ai rifornimenti ma si temono altri smottamenti poiché gran parte dei sobborghi sono situati su terreni instabili lungo le colline che circondano la capitale. Secondo fonti giornalistiche La Paz sta facendo i conti con il più grave disastro urbanistico della sua storia. Il fenomeno meteorologico noto come ‘La Niña’, che porta temperature oceaniche insolitamente fredde nel Pacifico equatoriale, ha provocato inondazioni consistenti anche nel dipartimento centrale di Cochabamba, dove ha colpito almeno una ventina di villaggi rurali lasciando 6000 famiglie senza tetto; danni sono registrati anche in altri quattro distretti. Critiche le condizioni di importanti strade che stanno rallentando la distribuzione degli aiuti. (R.P.)

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    Colombia: la Chiesa ha ricordato il 25° della visita di Giovanni Paolo II

    ◊   Si è svolto il 3 marzo a Bogotà, il Forum "Giovanni Paolo II e la sua impronta in Colombia 25 anni dopo", per ricordare il significato e gli insegnamenti della visita del Papa in Colombia avvenuta dal 1° al 7 luglio 1986. Secondo quanto comunica la Conferenza episcopale della Colombia all’agenzia Fides, all’iniziativa hanno partecipato il Presidente della repubblica di Colombia, Juan Manuel Santos Calderon, il nunzio apostolico, mons. Aldo Cavalli, il Cancelliere Maria Angela Holguin e l'ex Presidente Belisario Betancourt, tra le numerose personalità. Il presidente Santos Calderon ha parlato dei sentimenti e della devozione manifestate al Papa Giovanni Paolo II dal popolo colombiano per una settimana, dopo aver aspettato 18 anni dalla precedente visita di un Pontefice: Paolo VI infatti aveva visitato la Colombia nel 1968. Il presidente ha ricordato "il senso di pace che ha emanato la presenza del Papa, e che ha potuto trasmettere al popolo colombiano in quella settimana meravigliosa", durante la quale ha visitato diverse città in Colombia: Bogotà, Barranquilla, Medellín, Cali, Tumaco, Popayán, Chiquinquirá. Santos ha detto che Giovanni Paolo II “ha lasciato un segno indelebile e bello nell'anima della Colombia ... abbiamo ricevuto la sua parola di guarigione”, dopo i drammatici eventi avvenuti in Colombia in quel periodo, come l'atto di guerriglia nel Palazzo di Giustizia e la frana provocata dal vulcano Nevado del Ruiz, che distrusse la città di Armero causando migliaia di vittime. Il Forum è stato organizzato dall'Ambasciata di Colombia presso la Santa Sede, la Fondazione Konrad Adenauer e la Fondazione Revel, nel quadro di una serie di manifestazioni per il 25° anniversario della visita in Colombia di Giovanni Paolo II, di cui è prossima la beatificazione. (R.P.)

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    Le iniziative in Colombia della famiglia guanelliana per la canonizzazione del “padre dei poveri”

    ◊   In vista della canonizzazione di don Luigi Guanella, fondatore dell'ordine dei Servi della Caritá, che si terrà il prossimo 23 ottobre in Vaticano, sono diverse le iniziative in programma a Bogotà. Il 5 marzo religiosi, religiose e laici approfondiranno la testimonianza di don Guanella e presenteranno la sua santità a chi ancora non lo conosce. Secondo le informazioni inviate all’agenzia Fides, i giovani, in particolare, saranno protagonisti nei confronti dei loro coetanei di incontri finalizzati proprio alla conoscenza del Fondatore e della sua spiritualità, attraverso video, filmati e diapositive. I Servi della Caritá sono presenti in Colombia dal 1987. A Bucaramanga hanno sede il Centro di Educazione e Riabilitazione don Luigi Guanella, che accoglie quest’anno 130 ragazzi diversamente abili; il Tetto Fraterno “La Santa Familia” per 25 anziani; la parrocchia Santa Lucia con annessa scuola primaria e secondaria per un totale di 410 alunni. Da gennaio la scuola Santa Lucia ha attivato anche una scuola on line, certificata dal Ministero per l’Istruzione, per il conseguimento del diploma di scuola secondaria superiore. Il 19 dicembre 2010 é stato inaugurato il nuovo Seminario Teologico Latino Americano a Bogotà. Le Religiose Guanelliane, Figlie di Santa Maria della Provvidenza, con le quali da anni è in atto una sinergia in particolare nel campo della Pastorale Vocazionale, nell’accompagnamento dei Laici e nell’ispirazione carismática, sono presenti da piú di 40 anni a Bogotá con due Centri, ad Ocaña e a Florencia. (R.P.)

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    Guatemala: Bibbia tradotta in lingua k’iché, la lingua maya più diffusa

    ◊   In occasione dello studio dell’Esortazione apostolica postsinodale "Verbum Domini", mons. Julio Cabrera, vescovo di Jalapa, ha presentato la recente pubblicazione della Bibbia tradotta in k'iche, la più popolare delle 22 lingue maya prevalenti nel Paese. Secondo le informazioni pervenute all’agenzia Fides, la traduzione della Bibbia in k'iche è il frutto di 23 anni di lavoro di un gruppo coordinato dal sacerdote francese Bernardo Guos e da Isabel Sucuquí, di lingua maya, originaria di Chiché, El Quiché. Mons. Cabrera ha spiegato che il lavoro di digitalizzazione del documento è iniziato l’anno scorso a Bilbao, in Spagna, poi è proseguito in Cina per la stampa, da dove questa Bibbia arriva per essere consegnata al popolo del Guatemala. Da parte sua, padre Guos ha spiegato che la traduzione delle Scritture non è stata fatta dallo spagnolo, ma dalla lingua originale, attraverso un processo di costante revisione da parte di catechisti k'iché, per giungere al testo finale di una Bibbia moderna, che consente la lettura del testo senza l'aiuto di altre lingue. Isabel Sucuquí ha espresso la sua gioia per questa versione che onora tutti i martiri, il popolo k'iche, e tutte le persone coinvolte nella traduzione. Ha inoltre riconosciuto il prezioso contributo dei catechisti delle diverse parrocchie cattoliche dell'occidente del Paese. La traduzione della Bibbia in lingua k'iché segna un momento storico per la Chiesa del Guatemala, che offre oggi il Libro sacro nella loro lingua a molti catechisti, che per mettere in salvo la loro vita dovettero seppellire le loro Bibbie e gli altri testi di formazione cristiana quando la Chiesa subì una sanguinosa persecuzione. (R.P.)

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    I vescovi del Congo sognano un Paese democratico in vista delle elezioni di novembre

    ◊   Un Congo realmente democratico, pacifico, solidale e rispettoso dei diritti umani: così lo sogna la Conferenza episcopale della Repubblica Democratica del Congo in un messaggio diffuso per le elezioni generali che sono in programma nel Paese il 27 novembre. Queste sfide che la realtà pone al Paese, secondo i presuli, si possono vincere solo attraverso una politica di buon governo e trovando nuove opportunità di sviluppo. I vescovi, inoltre, riporta l'agenzia Misna, sottolineano l’urgenza di interventi contro la corruzione e in favore dell’attenuazione della sofferenza sociale, dovuta alle disuguaglianze esistenti, e raccomandano che la campagna elettorale, che si aprirà a un mese esatto dalla chiamata alle urne, si svolga “nel rispetto delle leggi vigenti e in garanzia degli stessi diritti nell’accesso ai media e alla libertà d’espressione, senza discriminazioni né alcuna forma di violenza”. Infine i presuli hanno espresso la propria preoccupazione in riferimento al recente emendamento della Costituzione che è stato adottato nel Paese “in modo precipitoso e sbrigativo”, il quale, sperano “non sia foriero di altre revisioni che reintroducano il monopartitismo e la fine della democrazia”. (R.B.)

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    Betlemme: marcia della pace sotto il segno della croce

    ◊   Centinaia di fedeli si sono radunati martedì a Betlemme, in Terra Santa, per prendere parte ad una marcia a favore della Pace. Per le strade della cittadina dove è nato Gesù Cristo, riferisce il sito del patriarcato latino di Gerusalemme www.lpj.org, diverse persone hanno sostenuto una croce ornata con ramoscelli d’ulivo. L’iniziativa, “Un ponte per Betlemme”, è stata organizzata allo scopo di sensibilizzare le autorità all’abbattimento del muro che separa la città della Natività da quella della Resurrezione, Gerusalemme. Nel nome della morte di Cristo venuto sulla terra per far crollare ogni sorta di muro, in tanti – giunti da Beit jala, Beit Sahour e dall’Italia – hanno voluto condividere la stessa speranza di pace. La marcia si è conclusa con una serata-concerto dal respiro internazionale. (T.C.)

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    Terra Santa: il ruolo del sacerdote alla luce de Sinodo per il Medio Oriente

    ◊   Insegnare ad ascoltare il grido del povero e dell’oppresso, incoraggiare i fedeli a leggere la Bibbia e a meditarla nella Lectio Divina e un occhio di riguardo al dialogo ecumenico e interreligioso, che dovrà sempre essere promosso: questo il ruolo del sacerdote alla luce delle conclusioni del Sinodo dei vescovi per il Medio Oriente svoltosi a Roma nell’ottobre scorso. A tratteggiare questo ritratto, riferisce l'agenzia Sir, è stato padre Louis Hazboun, del seminario del Patriarcato latino di Gerusalemme che il primo marzo scorso ha tenuto una relazione a un ritiro di preti della diocesi di Gerusalemme. “Solo attraverso la riscoperta della Parola di Dio si possono affrontare le sfide”, ha detto, ricordando anche che il 2011 è stato proclamato l’Anno della Bibbia nella diocesi, in cui tutte le famiglie sono invitate a tenerne a casa una, a leggerla e a meditarla insieme. In proposito si esorta anche i parroci a creare siti biblici sui quali pubblicare spiegazioni di brani delle Scritture e favorire, così, lo scambio. (R.B.)

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    Usa. Il vescovo di Stockton al governatore dell’Illinois: abolire la pena di morte

    ◊   Si chiama SB 3539 ed è un disegno di legge presentato nello Stato americano dell’Illinois, che mira ad abolire l’utilizzo della pena capitale e al tempo stesso prevede fondi per la formazione e il rafforzamento della legge e servizi alle famiglie delle vittime di omicidio, precisa l'agenzia Sir. “Così si inizierebbe a costruire una cultura della vita nel nostro Paese”, ha scritto in una lettera indirizzata al governatore Pat Quinn, il vescovo di Stockton, in California, mons. Stephen Blaire. “Anche quando le persone negano la dignità degli altri – ha aggiunto, richiamando le parole della dichiarazione dei vescovi del 2005 intitolata “Cultura della vita e pena di morte” – dobbiamo comunque riconoscere che la loro dignità è un dono di Dio e non qualcosa che è ottenuto o perduto attraverso i loro comportamenti”. (R.B.)

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    Gmg di Madrid: dagli Usa, finora, oltre 16mila iscritti

    ◊   Finora sono più di 16.500 e provengono in massa dalle diocesi di Detroit, Philadelphia, New York e Denver (cornice della Gmg del 1993) i giovani statunitensi che parteciperanno alla Giornata Mondiale della Gioventù che si svolgerà a Madrid dal 16 al 21 agosto prossimi. Questi i dati forniti all'agenzia Sir dalla Conferenza episcopale degli Stati Uniti, che specifica che si aggiungeranno anche 380 rappresentanti di gruppi e associazioni guidati da 60 vescovi come l’arcivescovo di New York e presidente della Conferenza episcopale Usa, mons. Timothy Dalton; i cardinali Seàn O’Malley di Boston, Francis George di Chicago e Theodore Mc Carrick, arcivescovo emerito di Washington. Dal momento che le iscrizioni resteranno aperte ancora a lungo, i vescovi auspicano una partecipazione ancora più nutrita. (R.B.)

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    Patriarcato di Mosca: “Serve alleanza tra cristiani per la difesa della vita”

    ◊   La necessità di alleanza con cattolici e protestanti per sostenere i valori cristiani comuni: è questo l’obiettivo da perseguire secondo il metropolita ortodosso russo Hilarion Alfeyev, presidente del Dipartimento per le relazioni esterne del Patriarcato di Mosca. “Al giorno d’oggi c’è un grande bisogno di un’alleanza strategica tra credenti ortodossi e cattolici, membri delle Chiese orientali e protestanti tradizionali – ha detto – cioè tutti coloro che difendono i veri valori cristiani, la famiglia, l’educazione dei figli, l’indissolubilità del matrimonio, il valore della vita umana dal suo concepimento alla morte: valori che oggi sono totalmente rivisitati e noi dobbiamo opporci a questo”. In proposito, come ricorda l'agenzia Zenit, il Patriarca Kirill, come soluzione a questi problemi, ha promosso un’iniziativa in favore della lotta contro l’aborto, che comprende il sostegno alle famiglie con molti figli e l’aiuto agli orfanotrofi e auspica l’approvazione di nuove leggi in difesa dell’istituzione della famiglia e della gioventù. (R.B.)

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    Cina: San Giuseppe modello per i lavoratori di oggi

    ◊   In vista del 19 marzo, in cui la Chiesa celebra la memoria liturgica di San Giuseppe, patrono della Missione universale e patrono della Missione in Cina, il vescovo della diocesi di Feng Xiang, mons. Lucas Li Jing Feng, ha invitato i fedeli a prendere esempio dal Santo che era un buon padre e un buon cittadino, oltre che un lavoratore modello. Il presule, nel corso della celebrazione solenne di due giorni fa, che ha segnato l’apertura del mese dedicato a San Giuseppe, ha esortato l’assemblea, e soprattutto i giovani, a imitare sempre “il padre putativo di Gesù, assumendo la responsabilità della famiglia”. In alcune comunità locali della provincia dello Shaan Xi, riferisce l'agenzia Fides, questo invito è già stato raccolto e un gruppo di imprenditori ha organizzato attività da vivere insieme con i lavoratori immigrati come piantare alberi o prestare servizio nelle case di riposo, nel giorno delle Sacre Ceneri, il 9 marzo, e della festa di San Giuseppe, il 19. (R.B.)

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    Hong Kong: per l'Anno dei Laici linee guida della diocesi sulla selezione dei catechisti

    ◊   Una Chiesa vitale in cui i laici abbiano una parte attiva e siano testimoni nella società del loro impegno cristiano non può prescindere dalla qualità della loro formazione. Per questo la diocesi di Hong Kong ha deciso di preparare alcune linee guida sull’insegnamento del catechismo e sui requisiti necessari per diventare catechisti. L’iniziativa – riferisce l’agenza Ucan - si iscrive nell’ambito dell’Anno dei Laici indetto dalla diocesi il 31 dicembre scorso. L’insegnamento del catechismo rappresenta infatti uno dei principali campi di apostolato dei fedeli laici. “Solo con buoni insegnanti possiamo coltivare buoni cattolici ed è molto importante migliorare la qualità degli insegnanti”, ha spiegato Amelia Lau, direttrice del Centro catechetico della diocesi. Molti dei 580 catechisti attualmente impegnati a Hong Kong nell’accompagnamento all’iniziazione cristiana degli adulti non conoscono, infatti, i requisiti necessari per il loro lavoro. Le direttive ne elencano sette: avere una personalità matura; essere battezzati da almeno tre anni; la fedeltà agli insegnamenti della Chiesa; la piena disponibilità alla missione; una pratica attiva della propria fede; una formazione adeguata e l’avere ricevuto il mandato dal parroco. Coloro che non rispondono a questi requisiti, possono diventare accompagnatori dei catecumeni. Le nuove linee guida sono state accolte nell’insieme con favore nella diocesi. Secondo William Chang, catechista presso la Cattedrale dell’Immacolata Concezione esse aiuteranno i parroci a selezionare meglio gli insegnanti. Per Anthony Lam, che insegna catechismo da più di venti anni, esse serviranno anche a coordinare meglio il lavoro pastorale. Oggi la diocesi di Hong Kong conta in tutto 1.500 catechisti. I cattolici sono circa 356 mila pari al 5% della popolazione dell’isola. (L.Z.)

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    Cina: i lavoratori emigrati cercano una chiesa dove vivere la loro fede

    ◊   In vista della Quaresima, la comunità cattolica continentale sta intensificando la pastorale giovanile. Secondo le informazioni fornite da Faith dell’He Bei all’agenzia Fides, “la Chiesa invita i giovani, e soprattutto i giovani lavoratori cattolici, a dare importanza alla vita di fede piuttosto che ai soldi, e a non perdere le loro radici cattoliche anche vivendo lontano da casa e dai loro luoghi di origine per esigenze di lavoro”. Inoltre la comunità cattolica locale, come la diocesi di Zhou Zhi e la diocesi di Feng Xiang della provincia dello Shaan Xi, assicura loro “che la porta della chiesa è sempre aperta, perché nessuno è estraneo o straniero nella Chiesa”. Dopo la festa del capodanno cinese trascorsa in famiglia, i lavoratori emigrati sono tornati ai luoghi di lavoro e le comunità cattoliche che si trovano nella zona industriale si sono mobilitate per accoglierli e rispondere alle loro esigenze spirituali e morali. Infatti durante un sondaggio condotto da Faith in un centro di collocamento per lavoratori emigrati, è risultato che ci sono giovani cattolici i quali cercano un posto lavoro con una chiesa o con la possibilità di trovare un sostegno spirituale nelle vicinanze. Gli intervistati hanno anche chiesto ai giornalisti di Faith di far giungere la loro voce ai vescovi, ai parroci, ai sacerdoti, perché anche lontani per motivi di lavoro, desiderano comunque vivere “una vita spirituale regolare” come facevano quando erano a casa, soprattutto a Pasqua e a Natale. E la Chiesa locale sta cercando di rispondere a questa loro esigenza così sentita con iniziative diverse. Ad esempio dal 12 al 16 febbraio, la parrocchia di Xiao Han Cun ha invitato i giovani locali e i lavoratori immigrati al Campeggio spirituale di 5 giorni per consolidare la loro fede e far sentire loro l’appartenenza alla Chiesa. Tre seminaristi del Seminario maggiore di Shen Yang, insieme alle suore della congregazione di S. Paolo, hanno guidato l’incontro sul tema “Ritorna dal Padre”, invitandoli a prepararsi a vivere il tempo forte dell’anno liturgico, la Quaresima. (R.P.)

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    E' morto a Roma Francesco Bolzoni, critico cinematografico del quotidiano "Avvenire"

    ◊   Calmo, pensoso, ponderava sempre il suo giudizio e lo riportava con estrema cura, profondità di cultura, esatta percezione cinematografica e attenzione alla dimensione della fede e dello spirito: Francesco Bolzoni ha dimostrato negli anni quanto vale, nella formazione di un critico di cinema, la sua reale e vissuta “cattolicità”, ossia la comprensione a vastissimo raggio dei contenuti, degli stili, della storia, delle tecniche, dei sistemi che animano e accompagnano il mondo del cinema. E’ morto a 78 anni. Una carriera iniziata a dodici, con le prime piccole recensioni, proseguita poi all’ “Alto Adige” e con l’ingresso in Rai nel 1973, vincendo un concorso con uno studio sul “Gattopardo” viscontiano; poi la collaborazione con “La Rivista del Cinematografo” e l’inizio di quella, a partire dal 1971, con “L’Avvenire”, il quotidiano che ha potuto con grande fortuna avvalersi della sua firma, della sua presenza discreta ma incisiva. “Ha dato tanto al mondo del cinema – confessa la moglie Caterina, che lo seguiva ai Festival, quelli che Francesco non mancava mai – una persona anche burbera, ma di cuore grandissimo e generoso, di estrema sincerità”. Chi scrive lo ha conosciuto e preso come modello ineguagliabile di professionalità rigorosa, di onestà intellettuale, di purezza di pensieri. Al suo fianco, sempre, alla Mostra del Cinema di Venezia, per scambiare opinioni e pareri, per attendere, come allievo, le sue percezioni, le sue intuizioni. E leggerlo poi con quella prosa classica, composta, limpida. Nella quale rispecchiava tutto il suo mondo, la sua educazione, la sua umanità. I funerali saranno celebrati domani mattina alle ore 11 da padre Fantuzzi nella Chiesa di San Pietro in Montorio a Roma. (A cura di Luca Pellegrini)

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    24 Ore nel Mondo



    Yemen: bombe contro i manifestanti

    ◊   Situazione incandescente anche nello Yemen, uno dei Paesi del mondo arabo più colpiti dai i focolai delle proteste antigovernative. I ribelli sciiti riferiscono che in mattinata l’esercito ha bombardato alcuni dimostranti nel nord del Paese, uccidendo due persone. Il servizio di Marco Guerra:

    L'attacco sarebbe avvenuto alle prime luci del giorno, nella località di Semla, 170 chilometri a nord della capitale Sanaa. Secondo un comunicato del movimento ribelle degli huti, un gruppo che già dal 2004 si è levato contro il presidente, Abdallah Saleh, l'esercito ha bombardato una manifestazione e "colpito decine" di persone, lasciando sul terreno due morti e sette i feriti. L’attacco arriva all’indomani del tentativo di mediazione dei gruppi d’opposizione e dei capi religiosi hanno proposto al presidente Saleh, al potere da 32 anni, un piano di uscita dalla crisi che preveda la sua rinuncia all'incarico entro la fine di questo anno. Gli studenti che da undici giorni manifestano in piazza contro il capo di Stato, respingono invece ogni compromesso ed esigono che lasci il potere immediatamente. Saleh, dal canto suo, finora ha rimandato la costituzione di un governo di unità nazionale promesso nei giorni scorsi, dopo il rifiuto delle opposizioni di prendervi parte. Il presidente ha inoltre assicurato che non si ricandiderà alle elezioni del 2013. Ma queste prime concessioni non sono servite ad abbassare il livello dello scontro che si fa ogni giorno più duro.

    Tunisia
    Prosegue la lenta transizione in Tunisia, dopo la caduta del presidente Ben Alì. Il capo di Stato ad interim, Foued Mebazaa, durante un discorso in televisione ieri sera ha annunciato che il prossimo 24 luglio verrà eletta un’Assemblea costituente incaricata di redigere una nuova Costituzione. Il primo ministro tunisino, Beji Caid Essebsi, ha invece annunciato che entro due giorni presenterà un nuovo governo di transizione e ha accusato l'ex presidente Ben Ali di alto tradimento.

    Pakistan
    Violenza senza fine in Pakistan, dove una bomba è esplosa in una moschea nel distretto di Nowshera, nell’area nordoccidentale del Paese. Secondo i media locali, ci sarebbero almeno dieci morti e molti feriti. Secondo quanto si è appreso, l'ordigno era comandato a distanza. Al momento dell'esplosione, la moschea era affollata da fedeli in coda per ricevere cibo dopo la tradizionale preghiera musulmana del venerdì.

    Afghanistan - violenze
    Numerosi insorti armati sono stati uccisi ieri dalle forze afghane e internazionali nel Distretto di Dangam, nella provincia orientale di Kunar. L’Isaf riferisce che un reparto congiunto è stato attaccato con armi di piccolo calibro, determinando una pronta risposta da parte dei militari, che hanno chiesto anche un appoggio aereo.

    Afghanistan - indagine sociale
    Tre mesi di ricerca sul campo in 8 delle 34 province afghane tra comunità rurali e urbane per conoscere i limiti e le potenzialità della società locale. L’indagine dal titolo “Uno sguardo dall’interno” sarà pubblicato tra qualche settimana e fa parte di un progetto più ampio promosso da Afgana, un consorzio di Organizzazioni non governative italiane. I media difficilmente mettono in luce gli attori sociali che invece chiedono sempre più un ruolo attivo in politica e vogliono contribuire alla democratizzazione del Paese. A dirlo è Giuliano Battiston, giornalista e autore del testo che, al microfono di Maria Cristina Montagnaro, illustra i principali risultati della ricerca:

    R. - Due elementi in particolare: il primo è che esiste una società civile afghana che è piuttosto forte, vitale, attiva e diffusa in tutto il Paese. Il secondo è che la comunità internazionale fino qui ha sostenuto soltanto una parte di questa società civile e in particolare le organizzazioni che forniscono servizi di assistenza, di emergenza, di aiuto allo sviluppo. In qualche modo si è eclissato il ruolo di altri attori sociali, di altre forme di aggregazione e di attivismo che mobilitano la popolazione, che reclamano la responsabilità e la trasparenza del governo. Quindi, si è preferito dare sostegno, appoggiare finanziariamente e tecnicamente le Ong, perché sono più funzionali alle priorità stabilite dai Paesi operatori, e meno invece, i gruppi di discussione pubblica e politica.

    D. – E quali sono per esempio?

    R. – Ci sono gruppi che si danno forme più o meno strutturate che lavorano affinché il futuro del Paese possa essere migliore. Si va dai gruppi culturali a quelli religiosi, alle forme tradizionali di aggregazione come, le Jirga, le Shura, i consigli di villaggio, le associazioni per i diritti umani, le associazioni delle donne, i ricercatori accademici, universitari, sindacati...

    D. – Quali sono gli sviluppi rispetto agli anni passati?

    R. – Negli ultimi anni, c’è stata una forte maturazione della società civile afghana e sarebbe ora che la comunità internazionale la considerasse nella sua complessità, cioè come un interlocutore serio, affidabile, con il quale costruire percorsi veramente paritari e condivisi. In ognuna delle principali città afghane ci sono giovani, giovanissimi studenti che hanno dato vita a gruppi di discussione, a riviste di poesie, riviste culturali, occasioni di incontro: ritengono che il sostegno alla cultura come collante sociale sia fondamentale e però reclamano maggiore sostegno da parte della comunità internazionale, che invece sembra più orientata all’"hardware", quindi alla costruzione di strade, scuole, edifici, che certo sono necessari, ma non sono l’unico elemento indispensabile per una società affinché possa prosperare.

    D. – Ci sono delle potenzialità all’interno della società afghana. Come possono essere sviluppate?

    R. – Innanzitutto, con un calibrato sostegno finanziario, che sappia quindi distinguere ciò che è veramente utile da ciò che non lo è. Poi, rinunciando progressivamente ad un ruolo di tutela troppo eccessivo, troppo paternalista, che in alcuni casi esercita la comunità internazionale, trasferendo invece la sovranità - così come dovrebbe essere - agli attori sociali che operano nel Paese perché stabiliscano da sé le priorità e gli obiettivi per la propria affermazione. (ma)

    Germania, scalo Francoforte: vendetta killer per l'Afghanistan
    L'odio verso i soldati americani sarebbe il movente alla base della sparatoria di due giorni fa in un parcheggio dell’aeroporto di Francoforte, costata la vita a due militari americani. Secondo un primo interrogatorio, il giovane kosovaro autore dell’attacco, avrebbe agito da solo per vendetta contro presunti abusi commessi dai militari statunitensi in Afghanistan.

    Turchia: al voto il prossimo 12 giugno
    Si svolgeranno il 12 giugno le prossime elezioni politiche in Turchia: è quanto deciso oggi all’unanimità dal parlamento. Akp, il partito di tendenza islamica moderata del primo ministro Erdogan, al potere dal 2002, aspira a un terzo mandato: già nel settembre scorso ha visto un avanzamento nel referendum sulle riforme costituzionali e anche gli ultimi sondaggi lo vedono in testa. La principale forza di opposizione, il Partito popolare repubblicano, correrà per la prima volta con il nuovo leader, Kilicdaroglu.

    Nigeria: bomba contro comizio, tre morti
    Attacco dinamitardo nel tardo pomeriggio di ieri contro un comizio elettorale nella città di Suleja, in Nigeria. Tre persone sono rimaste uccise e altre 21 ferite. La polizia locale ha riferito che l'ordigno, lanciato da un’auto in corsa, aveva come obiettivo il raduno del Partito democratico del popolo, attualmente al governo, ma per errore è finito in un mercato vicino, dove alcune donne erano impegnate nella contrattazione delle merci.

    Cina
    Con un discorso del presidente dell’Assemblea cinese, Jia Qinling, si è aperto ieri a Pechino il Comitato nazionale della conferenza politica e consultiva del popolo. Il dibattito ha affrontato tra i primi temi quello delle spese militari, che quest’anno aumenteranno del 12,7%. Eccezionali le misure di sicurezza in Piazza Tienanmen. A preoccupare i vertici della politica cinese in questo in questo periodo sono soprattutto gli echi delle rivolte popolari in Nordafrica e in Medio Oriente. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 63

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