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Sommario del 24/05/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Su invito del Papa, la Chiesa prega per i cattolici in Cina. La riflessione di padre Lazzarotto del Pime
  • Firmata Convenzione tra Santa Sede e Croazia che tutela il diritto di insegnamento delle scuole cattoliche nel Paese
  • I cardinali Antonelli e Tettamanzi presentano la catechesi per l'Incontro mondiale delle famiglie di Milano 2012
  • La plenaria di Caritas Internationalis. Il cardinale Maradiaga: l’amore di Dio brilla nella solidarietà verso chi soffre
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Plenaria Cei. Mons. Crociata: preoccupa il momento sociale dell'Italia
  • A Roma il convegno promosso da AFGANA, network che lavora per la ricostruzione civile dell'Afghanistan
  • Il 30 maggio, convegno al Policlinico Gemelli sui disturbi da ADHD che colpisce il 3% dei bambini
  • Chiesa e Società

  • La Congregazione salesiana condanna ogni possibile relativizzazione della pedofilia
  • Malta: appello dei vescovi contro il referendum sul divorzio
  • Leader religiosi ai grandi della Terra: rispondete alle sfide dell’economia e dell’ambiente
  • India: passi avanti per una nuova legge che tutela le minoranze cristiane
  • Oltre 50 mila persone in fuga da Abyei, la città contesa tra il Nord e il Sud Sudan
  • Congo: il vescovo di Bondo denuncia nuove incursioni dei ribelli ugandesi
  • African day: una Giornata per il diritto alla salute di mamme e bambini africani
  • Senegal: ad una musulmana e ad un cattolico il “Premio Giovanni Paolo II per la giustizia e la pace”
  • Cancellata l’ultima tappa del pellegrinaggio delle reliquie di Santa Teresa di Lisieux a Gaza
  • Iraq: dopo l'assassinio di un giovane cristiano mons. Sako chiede più sicurezza
  • Giamaica: proseguono i lavori della Convocazione internazionale ecumenica per la pace
  • Proseguono i colloqui della Commissione ecumenica Arcic III
  • Panama: la preoccupazione della Chiesa per la violenza contro le donne
  • Bolivia: iniziata la Causa di beatificazione di Tito Yupanqui: sarebbe il primo Beato del Paese
  • Australia: era un profugo vietnamita il nuovo vescovo ausiliare di Melbourne
  • India: prevista questa settimana l'elezione del successore del cardinale Vithayathil
  • Incontro tra il Patriarca romeno Daniel e il cardinale Dziwisz: buoni rapporti cattolici-ortodossi
  • Regno Unito: speranza e preghiera al centro del tema della prossima Giornata per la Vita
  • Irlanda. Incontro Chiesa-autorità civili: "Impegnarsi reciprocamente nel dialogo"
  • Slovacchia: al via la XI edizione della Campagna "Spegni la Tv, accendi te stesso"
  • Sud Corea: un nuovo Catechismo dei giovani in vista della Gmg
  • 24 Ore nel Mondo

  • Obama a Londra: Medio Oriente e crisi economica al centro dei colloqui con il premier britannico Cameron
  • Il Papa e la Santa Sede



    Su invito del Papa, la Chiesa prega per i cattolici in Cina. La riflessione di padre Lazzarotto del Pime

    ◊   Nell’odierna memoria liturgica di Maria Aiuto dei Cristiani, venerata con particolare devozione nel Santuario di Sheshan a Shanghai, la Chiesa universale, su invito del Papa, si unisce alla preghiera della Chiesa che è in Cina. L’odierna Giornata mondiale di preghiera per i cattolici cinesi è stata stabilita dal Pontefice nel 2007. L'anno successivo, Benedetto XVI ha scritto una preghiera alla Madonna di Sheshan per la Giornata. Mercoledì scorso, all’udienza generale, il Papa ha ribadito quanto la preghiera sia importante per mostrare vicinanza e affetto ai fedeli del grande Paese asiatico. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Una preghiera per l’unità: i cattolici di tutto il mondo sono chiamati oggi dal Papa ad unirsi spiritualmente ai fedeli cinesi. Una preghiera nel segno di Maria, venerata con devozione da un secolo e mezzo nel Santuario cinese di Sheshan, il più grande edificio cattolico dell’Asia orientale. La Giornata di preghiera per la Chiesa in Cina è stata stabilita da Benedetto XVI nel 2007, nella storica Lettera ai cattolici cinesi. Il Papa ha ribadito l’importanza di questa iniziativa all’udienza generale di mercoledì scorso:

    “La Chiesa in Cina, soprattutto in questo momento, ha bisogno della preghiera della Chiesa universale. Invito, in primo luogo, tutti i cattolici cinesi a continuare e a intensificare la propria preghiera, soprattutto a Maria, Vergine forte. Ma anche per tutti i cattolici del mondo pregare per la Chiesa che è in Cina deve essere un impegno: quei fedeli hanno diritto alla nostra preghiera, hanno bisogno della nostra preghiera”.

    Dagli Atti degli Apostoli, ha detto il Papa, sappiamo che, “quando Pietro era in carcere, tutti hanno pregato con forza e hanno ottenuto che un angelo lo liberasse”. Anche noi, ha soggiunto, siamo dunque chiamati a fare lo stesso. “Preghiamo intensamente, tutti assieme, per questa Chiesa, fiduciosi che - sono state le parole del Papa - con la preghiera, possiamo fare qualcosa di molto reale per essa”:

    “I cattolici cinesi, come hanno detto molte volte, vogliono l’unità con la Chiesa universale, con il Pastore supremo, con il Successore di Pietro. Con la preghiera possiamo ottenere per la Chiesa in Cina di rimanere una, santa e cattolica, fedele e ferma nella dottrina e nella disciplina ecclesiale. Essa merita tutto il nostro affetto”.

    Il Papa non ha mancato di ricordare che in Cina ci sono vescovi “che soffrono e sono sotto pressione nell’esercizio del loro ministero episcopale”. A loro e a tutti i cattolici che incontrano difficoltà, ha detto, “esprimiamo la nostra vicinanza”. Un invito alla preghiera raccolto con gioia dai cristiani di tutto il mondo. Pregano, in particolare, per i fratelli cinesi, i cristiani di Terra Santa come quelli di Taiwan. Iniziative di preghiera anche da parte dei cinesi residenti in Italia.

    In questo periodo, riferisce l’agenzia Fides, si sono svolti numerosi pellegrinaggi a Santuari mariani cinesi e sono state consacrate nuove chiese. Un cammino intenso che porta alla Giornata di preghiera odierna voluta dal Pontefice. Su questo evento e il suo significato per la vita della Chiesa cinese, Alessandro Gisotti ha chiesto una riflessione al sinologo padre Angelo Lazzarotto, missionario del Pontificio Istituto Missioni Estere (Pime):

    R. – E’ una richiesta che il Santo Padre ha fatto già alcuni anni fa, che quindi non si riferiva tanto al momento che stiamo vivendo oggi, ma che ha un valore molto vasto, molto completo. Tuttavia, direi che è specificamente, particolarmente importante oggi, alla luce dei problemi sui rapporti tra la Chiesa che vive in Cina e la Chiesa universale. Per cui è un momento molto delicato, di grande ansietà per molti cattolici. Quindi, la richiesta del Santo Padre è molto opportuna, specialmente in quest’anno.

    D. – Nella preghiera scritta dal Papa alla Vergine di Sheshan si chiede in particolare ai cattolici di Cina di mantenersi “uniti alla roccia di Pietro”. Questa è proprio una preghiera per l’unità, per la comunione...

    R. – Certo, lui stesso compose, in occasione della richiesta di pregare in questa giornata di maggio, una preghiera a Nostra Signora di Sheshan. Il Papa si preoccupa che i cattolici non siano causa di divisione, ma di armoniosa convivenza. Nella preghiera chiedeva: “Dona ai tuoi figli la capacità di discernere, in ogni situazione, pure la più buia, i segni della presenza amorosa di Dio”, quindi un momento di fiducia.

    D. – Da un secolo e mezzo, Sheshan è un luogo fondamentale per la Chiesa in Cina. Può dirci qualcosa su questo santuario mariano?

    R. – Sheshan è una piccola collina, alta non più di 100 metri sul livello del mare. Si trova ad una quarantina di km a sud-ovest di Shangai. Da 150 anni circa è meta di pellegrinaggi e lungo il suo pendio, per salire, c’è una Via Crucis. Il Santuario, dedicato a Maria Aiuto dei Cristiani, è stato costruito nel 1871 e l’attuale Basilica è stata invece completata nel secolo scorso, nel 1935. Poi all’epoca di Mao, e specialmente durante la Rivoluzione culturale, è stata devastata come tante altre chiese e ha potuto essere riaperta solo nel 1981, diventando subito una meta di pellegrinaggi anche da altre parti della Cina. Il governo ha sviluppato l’area di Sheshan ultimamente come luogo di diporto, scoraggiando, se non proibendo pellegrinaggi religiosi. Anche quest’anno, i pellegrinaggi sono limitati alla diocesi di Shangai e c’è stata dunque difficoltà nel permettere a tanti fedeli che volevano andare a Sheshan.

    D. – La spiritualità mariana è presente, è forte, è radicata in Cina?

    R. – Sì, ci sono anche altri santuari in varie province che sono molto frequentati: offrono momenti e punti di rafforzamento della fede. E’ una devozione che è diffusa e che è molto presente: Maria è considerata la Patrona, la Regina della Cina. (ap)

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    Firmata Convenzione tra Santa Sede e Croazia che tutela il diritto di insegnamento delle scuole cattoliche nel Paese

    ◊   Sul fronte diplomatico quella di ieri è stata una giornata importante per la Santa Sede, che ha siglato la Convenzione attuativa dell’Accordo firmato 15 anni fa con la Repubblica croata circa la collaborazione in campo educativo e culturale. Il documento riconosce in sostanza alla Chiesa cattolica il diritto di istituire scuole di ogni ordine e grado e stabilisce i corrispettivi obblighi dello Stato, compresi gli stipendi degli insegnanti. La Convenzione fissa inoltre le regole per le iscrizioni, il tipo di istruzione fornita, la nomina dei presidi e l’approvazione degli statuti delle scuole cattoliche in conformità con l’ordinamento dello Stato croato e i principi fondamentali dell’educazione cattolica. Nel suo intervento alla cerimonia, il primo ministro croato, la signora Jadranka Kosor, ha messo in rilievo l’importanza dell’Accordo, raggiunto nell’imminenza della visita apostolica che Benedetto XVI compirà in Croazia il 4 e il 5 giugno prossimi.

    Il premier Kosor ha parlato dell’importante ruolo svolto dagli istituti educativi cattolici nella promozione del sentimento patriottico e della consapevolezza delle proprie radici culturali e religiose, tanto più importante oggi – ha affermato – che la Croazia si appresta ad entrare nell’Unione Europea. Anche il presidente della Conferenza episcopale croata, l’arcivescovo Marin Srakić, ha preso la parola ricordando come le scuole cattoliche non siano chiuse e citando in proposito l’esempio del Kosovo, dove il 90 per cento degli studenti delle scuole cattoliche sono musulmani. Alla firma della Convenzione – riferisce l’agenzia dei vescovi Ika - erano presenti anche il segretario generale della Conferenza episcopale locale, mons. Enco Rodinis, mons. Ante Ivas, vescovo di Sebenico, e mons. Antun Škvorčević, vescovo di Požegail. Per il governo ha presenziato il ministro della Scienza, dell’educazione dello Sport, Radovan Fuchs. (A cura di Alessandro De Carolis)

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    I cardinali Antonelli e Tettamanzi presentano la catechesi per l'Incontro mondiale delle famiglie di Milano 2012

    ◊   “La famiglia: il lavoro e la festa”: è il titolo della raccolta di catechesi preparatorie del VII Incontro mondiale delle Famiglie, che avrà luogo a Milano dal 30 maggio al 3 giugno del 2012. Staman, nella Sala Stampa Vaticana, i cardinali Ennio Antonelli, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, e Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano, hanno presentato alla stampa l’opuscolo, edito dalla Libreria Editrice Vaticana e pubblicato da oggi anche sul sito www.familia.va. Il servizio di Roberta Gisotti:

    Si parte dalla famiglia per aprirla al mondo: il lavoro e la festa per "abitare" lo spazio sociale e "vivere" il tempo umano. Ad un anno dall’Incontro mondiale della Famiglie, giunge “un sussidio prezioso”, ha sottolineato il cardinale Antonelli, primo frutto della collaborazione tra il dicastero pontificio e la diocesi di Milano, che - si è complimentato il porporato - sta portando il peso di questo evento “molto bene”, “con coraggio, forza e creatività”. Dieci le catechesi bibliche offerte nell’opuscolo, corredate da testi del magistero, illustrate con splendide immagini artistiche. Oltre che in italiano, i testi sono disponibili in inglese, spagnolo, francese, tedesco portoghese e polacco.

    Ha ricordato il cardinale Antonelli l’indicazione di Benedetto XVI nell’indire questo Incontro, perché non fosse un evento “isolato” ma collocato “entro un adeguato percorso di preparazione ecclesiale e culturale”, intraprendendo “un valido itinerario con iniziative a livello parrocchiale, diocesano e nazionale”:

    “E’ necessario riprendere, far risuonare spesso questo invito.”

    Al cardinale Antonelli ha fatto eco l’arcivescovo di Milano, richiamando le famiglie cristiane a riflettere sui loro vissuti e contemporaneamente ad aprirsi al confronto con le sfide che sono di tutte le famiglie, per celebrare un Incontro che proprio non vuole escludere nessuno e che rappresenta una sfida particolare per la città di Milano:

    “Milano, in questa occasione davvero straordinaria, deve presentarsi, come in realtà la sua storia l'ha sempre forgiata, come crocevia dei popoli. Lo sforzo che io stesso cerco di fare a Milano è di invitare a pensare non da milanesi, neppure da italiani, ma pensare da mondo intero. Questo dice, da un lato, che c’è una ricchezza straordinaria, che Milano deve accogliere, così come c’è qualche piccola ricchezza che questa 'terra di mezzo' vuole offrire alle altre terre”.

    L’arcivescovo di Milano, sollecitato dai giornalisti sulle politiche familiari in Italia, ha risposto con un “possiamo e dobbiamo fare di più”, anche per riparare al ritardo demografico. Quindi, il cardinale Tettamanzi ha auspicato:

    “E’ un’occasione favorevole affinché le famiglia abbiano voci, non soltanto per parlarsi, incontrarsi, conoscersi, ma perché le proprie esigenze siano ascoltate e promosse. Le famiglie da sempre sono portatrici di autentici messaggi di vita, speranza e amore. L’umanità a questa istituzione è debitrice e questo debito chiede di essere riconosciuto da parte di tutti, nei fatti”.

    Riguardo al programma dell’Incontro, nei primi tre giorni si svolgerà il Congresso teologico-pastorale nella sede della Fiera di Milano. Mentre il quarto e quinto giorno, dedicati alla grande festa con la presenza di Benedetto XVI, saranno ospitati secondo le previsioni nella zona Expo: sabato 2 giugno, le testimonianze, e domenica 3, la solenne celebrazione eucaristica.

    Tra le iniziative anticipate sul piano della comunicazione: un’ampia copertura pubblicitaria dell’evento, con manifesti già presenti a Milano, spot e video multimediali, una Mostra organizzata con la Fondazione Ente dello Spettacolo sulla “Famiglia nel Cinema” ed un Convegno dal titolo “Quale spettacolo per quale famiglia”.

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    La plenaria di Caritas Internationalis. Il cardinale Maradiaga: l’amore di Dio brilla nella solidarietà verso chi soffre

    ◊   “Il cuore della missione della Chiesa, l’espressione di ciò che la Chiesa è come segno e sacramento dell’unità dell’intera razza umana”. Con queste parole della Lumen Gentium sulla missione universale della Chiesa incarnata dall’opera della Caritas Internationalis, il suo presidente, cardinale Oscar Rodríguez Maradiaga ha aperto oggi il terzo giorno della 19.ma assemblea generale in corso a Roma, in cui si celebra il 60.mo anniversario della fondazione dell’organismo. Il servizio di Roberta Barbi:

    Ne è passato di tempo dal dicembre del 1951, quando i 13 membri fondatori di quell’organismo caritativo della Chiesa cattolica che sarebbe diventata Caritas Internationalis si riunirono per l’elaborazione dello Statuto della confederazione. L’ispirazione, allora, veniva dal sostituto alla segreteria di Stato, Giovanni Battista Montini, futuro Paolo VI, che voleva una struttura che coordinasse le attività umanitarie e le azioni di sviluppo intraprese dalla Chiesa intorno al mondo: “Sviluppo è il nuovo nome della pace – scriveva Papa Montini nell’Enciclica Popolorum Progressio – le nazioni affamate del mondo gridano alle popolazioni benedette dall’abbondanza e la Chiesa, colpita da questo grido, chiede a ogni uomo di ascoltare l’appello dei fratelli e di rispondere a questo con l’amore”.

    Lo spirito di Caritas Internationalis è rimasto intatto, ma nel tempo l’organismo ha dovuto raccogliere sempre nuove sfide: non solo quelle che derivano dai disastri naturali, ha sottolineato il cardinale Maradiaga, ma anche quelle che derivano dalle guerre e dalle violenze degli uomini: “Dov’è Dio in queste tragedie? – chiede il presidente – Vediamo l’amore di Dio nella risposta umana a queste emergenze, lo troviamo nel coraggio che hanno i sopravvissuti nell’andare avanti, nei loro sforzi volti a salvare vite, a tenere insieme le comunità. Gesù disse: ‘Ricostruirò il tempio in tre giorni’, al di là delle macerie crediamo che le comunità possano costruirsi da sole un futuro migliore”. Una scelta spiccata di servizio al povero, dunque, quella di Caritas Internationalis, che da sei decadi si occupa non solo di soccorrere le persone nelle emergenze e di sradicare la povertà, ma anche di rispondere ai bisogni spirituali dell’uomo, come la promozione della giustizia, della pace e della dignità umana.

    Nel solco di questa tradizione, il titolo dell’ultimo piano operativo quinquennale 2007-2011, precisa il segretario generale Lesley-Anne Knight, è stato intitolato “Dal cuore”, ispirandosi all’Enciclica di Benedetto XVI Deus Caritas est e queste sono state le priorità perseguite: la risposta alle fasi di emergenza, volta a “rendere il povero il protagonista della propria evoluzione”, lo sviluppo integrale della persona umana e la costruzione di una pace sostenibile, cioè la trasformazione di strutture ingiuste in strutture promotrici della costruzione della pace.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Una prospettiva di progresso morale e civile: nell'informazione internazionale, Michele Dau sui cinquant'anni dell'Ocse

    Pierluigi Natalia sulla pace in pericolo nel Sud Sudan.

    Quando il professor Colombo portava Dante in classe: in cultura, la premessa al volume di Inos Biffi "Di luce in luce. Teologia e bellezza nel Paradiso".

    Affinché i giovani diventino uomini: Franco Perlasca ricorda il padre Giorgio in un articolo pubblicato sul numero in uscita di "Pagine Ebraiche".

    Un cattolico scomodo: Eliana Versace su Carlo Donat Cattin a vent'anni dalla morte.

    Un articolo di Alessandro Campione dal titolo "Un censimento per i santuari cristiani d'Italia": rilanciato in un convegno a Bari il progetto inaugurato dieci anni fa.

    La Francia chiamata a una scelta di civiltà: nell'informazione religiosa, Giovanni Zavatta sul cardinale Vingt-Trois e il progetto di legge sulla bioetica all'esame dell'Assemblea nazionale.

    Teologia e futuro della vita consacrata: il vice direttore sull'assemblea semestrale dell'Unione superiori generali.

    Immigrati e rifugiati sono parte della Chiesa: intervista di Fabio Colagrande all'arcivescovo Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti.

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    Oggi in Primo Piano



    Plenaria Cei. Mons. Crociata: preoccupa il momento sociale dell'Italia

    ◊   Dopo l’apertura di ieri pomeriggio in Vaticano, con la prolusione del cardinale Angelo Bagnasco, i vescovi della Cei sono impegnati oggi nella seconda giornata dell’assemblea generale, durante la quale hanno espresso preoccupazione per il momento che l’Italia sta vivendo, ma anche fiducia nella capacità di reagire della gente. Massima vigilanza, inoltre, sui possibili abusi di sacerdoti nei confronti di minori. Alessandro Guarasci:

    L’Italia sta vivendo un grave momento di conflittualità politica e il tema è stato affrontato anche nei lavori di questa mattina. Il segretario generale della Cei, mons. Mariano Crociata:

    “La preoccupazione per il momento che vive il Paese, soprattutto da un punto di vista sociale, la preoccupazione per le famiglie, per il lavoro e le emergenze che a questo si collegano”.

    I vescovi hanno fiducia nella capacità di reagire della gente, ma chiedono anche che le istituzioni diano corpo a questa capacità. Altro tema, i possibili abusi di sacerdoti nei confronti dei minori. L’impegno della Cei continua a svilupparsi sulla linea di quanto già fatto in passato. Ieri, il cardinale Bagnasco ha annunciato che è al lavoro un gruppo interdisciplinare di esperti con l’obiettivo di “tradurre” per l’Italia le indicazioni provenienti dalla Congregazione per la Dottrina della Fede. Ancora mons. Crociata:

    “Indicazioni, pratiche particolari, vogliono servire unicamente a far sì che le vittime siano prontamente ascoltate e accompagnate nella loro esigenza di essere tutelate e di essere sostenute a uscire da una situazione di così grave disagio”.

    Massima fiducia, comunque, nelle migliaia di sacerdoti che svolgono con fedeltà il loro compito.

    Come detto, dunque, ieri la plenaria dei vescovi italiani è iniziata con il tradizionale discorso di apertura tenuto dal cardinale Bagnasco. Nella prolusione, il presidente della Cei ha ribadito la condanna della Chiesa nei confronti di quei sacerdoti che si macchiano di abusi sessuali su minori, e ha affermato che “sull’integrità dei sacerdoti” non si “può transigere, costi quel che costi. Anche un solo caso, in tale ambito, sarebbe troppo”. Preoccupazione poi per il clima politico, ridotto, ha detto il cardinale, a litigio perenne. Alessandro Guarasci:

    Il cardinale Bagnasco usa toni duri nei confronti di chi abusa dei minori: “Un’infame emergenza ancora non superata”, massima vicinanza alle vittime e alle famiglie:

    “Quando poi i casi si ripetono, lo strazio è indicibile e l’umiliazione totale. Ma le ombre, anche le più gravi e dolorose, non possono oscurare il bene che c’è. Ancora una volta, quindi, noi vescovi confermiamo stima e gratitudine al nostro clero che si prodiga con fedeltà, sacrificio e gioia, nella cura delle comunità cristiane”.

    Ma la Chiesa vuole intervenire: da oltre un anno infatti, su mandato della presidenza Cei, è al lavoro un gruppo interdisciplinare di esperti proprio con l’obiettivo di “tradurre” per l’Italia le indicazioni provenienti dalla dicastero per la Dottrina della Fede. Il porporato poi parla del clima politico in Italia: vi sono unilateralità e predominanze senza giustificazione.

    “La politica che ha oggi visibilità è, non raramente, inguardabile, ridotta a litigio perenne, come una recita scontata e – se si può dire – noiosa”.

    E anche la stampa si fa condizionare da questo clima, e riferisce i fatti in modo acritico. Comunque vi sono delle “arcate” che tengono in piedi il Paese. Serve quindi un soprassalto di responsabilità che privilegi il dialogo costruttivo. Bagnasco quindi annuncia che “la Chiesa si sta impegnando a formare aree giovanili non estranee alla dimensione ideale ed etica, per essere presenza morale non condizionabile”. Ne consegue che la legge sul fine vita può ottenere il più ampio consenso del parlamento, senza ulteriori ostacoli. E poi bisogna tutelare le famiglie, l’occupazione. “Vorremmo che niente rimanesse intentato per salvare o recuperare posti di lavoro – dice il cardinale – serve un’alleanza esplicita per il lavoro”. Insomma, bisogna che non venga meno la differenza tra il bene e il male, è necessario rifuggire dall’individualismo. Ma come non guardare anche alla Libia? L’ingerenza umanitaria ha causato gravissime perdite, anche tra i civili, e il cardinale Bagnasco chiede massima attenzione per gli immigrati. Anche se vi sono stati momenti d’incertezza, l’Italia può essere fiera di come ha accolto, e il comportamento degli abitanti di Lampedusa, definito “eroico” dal porporato. Infine, un ricordo di Giovanni Paolo II, a meno di un mese dalla beatificazione.

    “Precisamente così Giovanni Paolo II si è comportato, cesellando la propria vita secondo la forma pasquale, e dimostrando a tutti che cosa può diventare l’esistenza di una persona quando si lascia afferrare da Cristo”.

    Il cardinale Bagnasco ricorda come la santità per Giovanni Paolo II fu l’opzione su cui ha innestato le altre scelte.

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    A Roma il convegno promosso da AFGANA, network che lavora per la ricostruzione civile dell'Afghanistan

    ◊   Rafforzare il ruolo della società civile afghana nel processo di normalizzazione politica e ottenere che la sua voce sia maggiormente ascoltata dal governo di Hamid Karzai. Sono gli obiettivi che hanno motivato la creazione di "AFGANA", un coordinamento di organizzazioni italiane impegnate sul fronte della promozione della pace nella regione, accanto alle associazioni locali. Questo network di attivisti italiani e afghani si riunisce oggi e domani a Roma, per ricordare alla comunità internazionale che i bisogni della popolazione afghana non possono essere trascurati, specialmente in questa fase caratterizzata dal ritiro delle truppe dell’alleanza atlantica. Al microfono di Silvia Koch, Mohammad Afzal Shurmach Nooristani, avvocato e membro della Legal Aid Organisation of Afghanistan, una lega attiva in difesa della legge, parla dell'Afghanistan di oggi e della guerra che dal 2001 destabilizza il Paese:

    R. – This is not an afghan war: it’s a war between good and evil…
    Questa guerra non è una guerra afghana: è una guerra del bene contro il male, anche perché i gruppi terroristici, che minacciano la sicurezza dei cittadini, hanno spesso dei legami all’esterno del Paese e sono connessi alle reti di trafficanti di droga e ai “signori della guerra”. La presenza internazionale in Afghanistan, secondo me, è stata molto utile e si può vedere dalla crescita registrata in alcuni settori: il settore giudiziario, quello dei media, quello della difesa dei diritti umani e dell’istruzione, ma anche per quanto riguarda la costruzione delle infrastrutture. Certo, la questione della sicurezza rimane una sfida importante e non penso che l’Afghanistan sia ancora in grado di affrontarla da solo, soprattutto perché le organizzazioni terroristiche, che minacciano il Paese, sono legate sia a Paesi che a network fondamentalisti radicati fuori dall’Afghanistan.

    D. – Ritiro delle truppe internazionali ed una apertura al dialogo con i talebani: questi due elementi hanno caratterizzato nell’ultimo anno la normalizzazione politica in Afghanistan. La società civile come percepisce questi due interventi?

    R. – Talibans never accepted any offers from the international…
    I talebani non hanno mai accettato alcuna offerta arrivata dalla comunità internazionale, né alcuna offerta arrivata dal governo dell’Afghanistan. E’ certamente un desiderio per tutti gli afghani che i talebani possano decidere di unirsi al processo di pace, ma al Qaeda non è radicata soltanto in Afghanistan: per cui è un po’ complicato attualmente per l’Afghanistan riuscire da solo ad avere ragione di nemici così forti.

    D. – La società civile afghana cosa chiede alla comunità internazionale, nell’ottica di un accompagnamento del Paese alla normalizzazione politica?

    R. – We ask that the international community would encourage the government…
    Chiediamo alla comunità internazionale che faccia pressione sul governo afghano, perché ascolti le richieste e le proposte delle organizzazioni della società civile e perché queste possano diventare parte integrante ed essenziale del processo di decisione politica. Se ci si concentra soltanto sulla questione militare non si arriverà ad alcuna soluzione rapida: al contrario occorre enfasi sugli aspetti legali, culturali e sociali della ricostruzione in modo da poter consentire ai cittadini dell’Afghanistan di sperare in un futuro migliore per il Paese e per la propria vita. (mg)

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    Il 30 maggio, convegno al Policlinico Gemelli sui disturbi da ADHD che colpisce il 3% dei bambini

    ◊   Si conclude stasera un convegno sulle Nuove prospettive nell’ADHD, Attention Deficit Hyperactivity Disorder, cioè "Disturbo da deficit di attenzione, iperattività e impulsività". L’incontro è promosso dalla Sinpia, la Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza, e avrà luogo presso l’Aula Brasca del Gemelli. Saranno presenti i Gruppi di Studio Sinpia dell’Università di Tor Vergata, il Policlinico Universitario Agostino Gemelli, l’Università degli Studi de L’Aquila, l’Azienda Sanitaria Roma B e l’Ospedale Sandro Pertini. Eliana Astorri ha domandato alla prof.ssa Maria Giulia Torrioli, associato di neuropsichiatria infantile del Policlinico Universitario Agostino Gemelli di Roma, in cosa consista questo disturbo e come sia possibile curarlo:

    R. – Le caratteristiche di questo disturbo sono una iperattività, cioè una difficoltà del bambino a rimanere fermo a lungo, alla quale si unisce una impulsività: sono bambini che agiscono prima di aver pensato. Inoltre, a ciò si aggiunge una distraibilità: non sono bambini che non riescono a concentrarsi, ma che non riescono a mantenere a lungo la concentrazione. Sono spesso anche bambini molto intelligenti e brillanti - non sempre naturalmente - e molto intuitivi: si rendono conto in pochi secondi di tutto quello che li circonda e proprio perché non c’è un filtro nella loro attenzione prestano attenzione a tutto e quindi non riescono a concentrarsi su una determinata cosa. Questo, ovviamente, nei compiti scolastici è fonte di grandi difficoltà. Per fare una diagnosi di ADHD è indispensabile che, oltre a esserci questi comportamenti, vi sia un disagio nel bambino e nell’ambiente che lo circonda.

    D. – Quindi una diagnosi si basa su questo tipo di comportamenti quando è portato all’eccesso?

    R. – All’eccesso e a un disagio. Sono bambini che nessuno vuole a casa propria, che spesso neanche i nonni sopportano. Sono bambini che non vengono invitati alle feste. Non sto parlando di un disturbo lieve, ma di qualcosa che incide pesantemente sulla qualità di vita del bambino.

    D. – Si è a conoscenza delle cause che provocano questo disturbo?

    R. – Parzialmente. Sappiamo che sono cause biologiche e che ci si nasce, anche se qualche volta può essere una problematica acquisita. Oltre che essere da danno neurologico, molto spesso è genetico: il 40 per cento dei genitori dei bambini ADHD è stato a sua volta un ADHD, più o meno riconosciuto. Si sa che ci sono differenze maturative - e alle volte non solo maturative - nello sviluppo di alcune particolari aree del cervello.

    D. – Una volta emessa la diagnosi cosa si fa, come si cura il bambino?

    R. – La prima cosa da fare è spiegare al bambino e alla famiglia che cosa sta succedendo. Questo primo tipo di intervento è spesso molto utile, perché se il bambino si rende conto che non è cattivo - se io posso spiegare alla maestra che probabilmente basta lasciar fare al bambino un giretto ogni ora perché lui si comporti meglio, posso avere già ottimi risultati. Se questo non è sufficiente a ridurre in maniera importante il disagio che il bambino lamenta, c’è un altro tipo di intervento, sempre non farmacologico, che può essere fatto e che è un intervento cognitivo comportamentale: cioè, si cerca di aiutare il bambino a controllare la sua impulsività e a migliorare i tempi di attenzione. Se anche tutto questo non è sufficiente, allora si ricorre ai farmaci. Invece, per trattare le complicanze dell’ADHD - nel senso che ci possono essere disturbi specifici di apprendimento, disturbo oppositivo-provocatorio, sono diversi - l’intervento dovrà essere sia sui sintomi cardine dell’ADHD, con un intervento farmacologico o non farmacologico, sia sulla comorbidità, quindi con un intervento riabilitativo o psicoterapico, a seconda di quale sia il problema che ogni bambino presenta. (bf)

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    Chiesa e Società



    La Congregazione salesiana condanna ogni possibile relativizzazione della pedofilia

    ◊   La Congregazione dei Salesiani disapprova in maniera ferma e prende le distanze dal confratello olandese padre Von B. risultato essere membro dell’associazione Martijn - organizzazione legalmente riconosciuta che propugna la liberalizzazione della pedofilia – e annuncia provvedimenti disciplinari nei suoi confronti. Una netta presa di distanza e provvedimenti disciplinari si sono resi necessari anche nei confronti di padre Herman Spronck, che in un’intervista alla stampa olandese ha relativizzato il comportamento del sacerdote conosciuto solo con l’iniziale B. “disapproviamo tale fatto e prendiamo le distanze da un simile comportamento”, si legge nella nota del procuratore generale della Congregazione, padre Francesco Maraccani, che si scusa inoltre con le tante persone che sono state ferite dalla notizia. Nel comunicato la Congregazione annuncia che prenderà i dovuti provvedimenti disciplinari, conformemente ad un protocollo in atto già dall’anno 2002 e alle normative date dalla Chiesa su questa materia. Intanto, l’Ispettoria del Belgio nord-Olanda, questa mattina ha ufficialmente informato che a padre B. non è più permesso di svolgere alcuna attività pastorale e che Padre Spronck è stato sospeso dall’incarico di Delegato. (M.G.)

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    Malta: appello dei vescovi contro il referendum sul divorzio

    ◊   L’esito del referendum sul divorzio sia guidato dalla Parola di Dio. È l’auspicio espresso dai vescovi di Malta, in vista del referendum sullo scioglimento del matrimonio fissato per sabato prossimo, 28 maggio. Una consultazione particolarmente significativa, poiché Malta, attualmente, è l’unico Paese dell’Unione Europea a non avere una legge sul divorzio; in base ai risultati del referendum, quindi, il Parlamento dovrà poi decidere se introdurre o meno una normativa sulla questione. Secondo gli ultimi sondaggi, il 47% degli elettori è ancora indeciso, il 28% è favore del sì e il 25% pensa di votare no. In una Lettera pastorale diretta ai fedeli - a firma di mons. Paul Cremona, arcivescovo di Malta, di mons. Mario Grech, vescovo di Gozo, e di mons. Annetto Depasquale, vescovo di Aradi – i presuli scrivono: “Attraverso il referendum e attraverso il nostro voto, siamo chiamati come cittadini ad esprimere le nostre convinzioni sul matrimonio. E non possiamo restare indifferenti”, perché chiunque decida di astenersi su una questione di tale importanza, “dimostrerà mancanza di senso civico e di maturità religiosa”. Quindi, la Lettera pastorale ricorda che “la Chiesa ha sempre avuto a cuore il matrimonio e la famiglia. Ed oggi, nella società, tutti sono d’accordo sulla necessità di investire su queste istituzioni”, poiché esse “formano quel nucleo naturale essenziale perché ogni persona cresca e viva in un’atmosfera di amore genuino, costruendo così una società solida”. Poi, i vescovi maltesi si richiamano agli insegnamenti evangelici secondo i quali “il matrimonio, che va di pari passo con la dignità dell’essere umano, deve essere, per la sua stessa natura, un legame indissolubile”. L’esperienza quotidiana, d’altronde, dimostra che “quando l’amore e la famiglia falliscono, rimangono delle ferite aperte che impiegano molto tempo a guarire. Come guide spirituali – continuano i presuli di Malta – dobbiamo continuare ad avere cura del vero matrimonio. E come gesto di amore nei confronti di coloro che soffrono e delle future generazioni, dobbiamo tentare, tutti insieme, di migliorare le condizioni della famiglia”. Poi, la Lettera pastorale si sofferma sullo specifico del quesito referendario: “Scegliere se vogliamo che una legge sul divorzio venga introdotta nel nostro Paese è una questione che avrà effetti diretti sul matrimonio stesso e che inciderà sulla nostra condotta come cittadini e sul bene comune della nazione. Per questo, i cittadini sono chiamati a rispondere al quesito referendario alla luce della ragione”. In questo contesto, inoltre, “i cattolici hanno da offrire un contributo particolare”, poiché gli insegnamenti evangelici “non lasciano dubbi sul fatto che il divorzio sia una soluzione sbagliata, sulla quale una società stabile non può essere costruita”. E ancora, i presuli sottolineano che “è nostro dovere, come Pastori spirituali, ricordare al popolo di Dio e a tutte le persone di buona volontà che il diritto di voto è anche un dovere da compiere. E quest’obbligo morale diventa ancora più grande quando la decisione da prendere riguarda valori che non possiamo rifiutare, come nel caso del matrimonio indissolubile”. Per questo, “la scelta referendaria – si legge ancora nella Lettera pastorale – richiede una riflessione approfondita, poiché si tratta di una grande responsabilità: è una decisione che non riguarda solo il presente, ma anche il futuro”. Infatti, “una scelta a favore del matrimonio indissolubile è un atto di fede nei confronti della famiglia, costruita su un legame d’amore che non può essere reciso; una scelta a favore del divorzio, invece, porterebbe alla distruzione del matrimonio e della famiglia stessa e, di conseguenza, alla distruzione dei valori e della qualità della vita. Tutti, quindi, dobbiamo assumerci la responsabilità delle nostre decisioni”. In particolare, i cristiani “devono sempre agire alla luce della missione evangelizzatrice della Chiesa”, affinché la società “sia ispirata dagli insegnamenti evangelici”. Ed è per questo che il voto referendario deve essere visto come “un’occasione per partecipare alla missione di Cristo nel rispetto della famiglia e del matrimonio. Non possiamo perdere questa opportunità”. Infine, i presuli maltesi pregano la Vergine Maria affinché, grazie alla sua intercessione, il futuro della famiglia e del matrimonio venga consolidato. (A cura di Isabella Piro)

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    Leader religiosi ai grandi della Terra: rispondete alle sfide dell’economia e dell’ambiente

    ◊   Un partenariato più forte e più trasparente tra i Capi di Stato e di governo dei Paesi che fanno parte del G8 e del G20, l’Assemblea generale dell’Onu e la società civile per rispondere insieme alle “sfide comuni” dell’economia, dei cambiamenti climatici, dello sviluppo e soprattutto della pace. Così suona l’appello lanciato - in un documento citato dall'agenzia Sir - dai partecipanti al Summit dei leader religiosi che si è aperto ieri a Bordeaux alla vigilia del vertice G8 in programma in Francia il 26 e 27 maggio. Nella dichiarazione i leader religiosi chiedono una “riforma della governance mondiale”. “Devono essere prese misure – si legge nel documento – affinché il G8 e il G20 si iscrivano più formalmente nel quadro delle Nazioni Unite. Il G20 deve aprire le sue porte ai Paesi a più basso reddito, fornendo almeno un seggio permanente dall’Unione Africana, all’America Latina e agli organismi regionali dell’Asia”. I diversi esponenti delle religioni chiedono anche che “il funzionamento del G8 e del G20 deve essere più trasparente in modo che la società civile e gli organismi religiosi possano prendere parte al loro lavoro, influenzare le loro decisioni e assicurarsi che gli impegni siano presi e mantenuti”. La dichiarazione si divide in paragrafi. In quello relativo alla situazione macro-economica, i leader affermano che “è urgente e indispensabile stabilire un solido quadro di regole per prevenire le crisi finanziarie e proteggere le persone più vulnerabili”. Nel paragrafo riservato al cambiamento climatico, si sottolinea come i Paesi del G20 sono responsabili dell’80% circa dell’emissione mondiale di gas a effetto serra e nel paragrafo dedicato allo sviluppo si chiede ai Paesi più ricchi di rispettare l’impegno preso a dedicare lo 0,7% del loro Pil per aiutare i Paesi più poveri nel quadro del raggiungimento degli Obiettivi del Millennio stabiliti dall’Onu entro il 2015. L’ultimo paragrafo è riservato alla pace. “Gli investimenti mondiali in favore della pace, insignificanti rispetto al budget militare – si legge nella dichiarazione – dovrebbero essere aumentati, così come gli strumenti non militari necessari per il mantenimento della pace dovrebbero essere rafforzati e aumentati”. I leader religiosi chiedono inoltre di “preferire sempre i mezzi non violenti nella lotta al terrorismo e nelle discussioni per favorire la pace”. (M.G.)

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    India: passi avanti per una nuova legge che tutela le minoranze cristiane

    ◊   Il National Advisory Council indiano (Nac) ha approvato una legge che permette al governo centrale di intervenire nei casi di violenza interreligiosa o aggressioni mirate verso gruppi sociali ed etnie. La ratifica del testo in parlamento è in programma per il 27 maggio. La legge permette al governo di dichiarare “disturbi interni” ogni caso di violenza interreligiosa e agire di conseguenza in base alla situazione e alle circostanze, senza dover attendere, come ora, le mosse del singolo Stato. La legge prevede inoltre l’istituzione di un’autorità nazionale dotata di potere e autorità a livello dei singoli Stati che curino l’applicazione del provvedimento. L’Autorità nazionale sarà un corpo di sette membri, in cui saranno presenti quattro membri dei gruppi delle minoranze, metà dei quali donne. I funzionari locali e gli enti statali e centrali dovranno condividere con l’Autorità creata dalla legge le informazioni relative alla violenza interreligiosa. Nel caso di coinvolgimento di personale delle forze armate, l’Autorità ne tratterà solamente con il governo centrale. Per mons. Peter Machado, vescovo di Belgaum, nello Stato di Karnataka, “Il provvedimento è un passo avanti per la protezione delle minoranze in India”. Il presule afferma all’agenzia Fides che “con tale strumento legislativo avremo un preciso testo di legge cui appellarci in casi di violenza anticristiana. Esistono già in India diverse Commissioni per i diritti umani e le minoranze, ma finora le loro prese di posizione e gli appelli verbali non sono serviti a frenare la violenza. Oggi ci aspettiamo che questa legga sia approvata e poi – soprattutto – che sia applicata. Speriamo che questa legge impedisca tali dinamiche e serva a tutelare sempre meglio le minoranze religiose in India”. Parlando a Fides, padre Charles Irudayam, segretario della Commissione “Giustizia e Pace” dei vescovi indiani rimarca: “E’ indispensabile che vi sia la volontà politica del governo federale per bloccare la violenza e tutelare i diritti delle minoranze. Questa legge è un passo in questa direzione. Speriamo ne seguano presto altri”. In un’intervista all'agenzia AsiaNews, padre Babu Joseph, portavoce della Conferenza dei vescovi cattolici dell’India (Cbci) ha espresso la sua soddisfazione: “Rincuora sapere che il Nac, dopo aver sviluppato un ampio raggio di consultazioni ha dato il via libera al Communal Violence Bill. Se sarà approvato dal Parlamento, e diventerà legge del Paese, avrà effetti di lungo raggio sulla violenza interreligiosa che è stata una piaga dell’India indipendente. La nuova legge – prosegue il religioso - potrà rendere l’esecutivo più affidabile e rapido nell’agire e servirà da deterrente forte verso coloro che prosperano eccitando alla violenza in nome di religione, casta e linguaggio”. AsiaNews ha raccolto anche il parere del direttore di “Prashant”, il Centro dei Gesuiti per i diritti umani, giustizia e pace, padre Cedric Prakash: “Anche se ci sono certamente dubbi e lacune nel progetto di legge approvato dal National Advisory board, complessivamente bisogna accoglierlo favorevolmente. E’ qualche cosa per cui molti di noi si sono battuti, specialmente dopo i massacri del Gujarat. Quello di cui ora c’è bisogno della volontà politica di applicarlo – conclude il Gesuita -. Altrimenti diventerà un’altra tigre senza denti. Ma spero che finalmente la violenza interreligiosa nel Paese sarà posta sotto controllo, specialmente quella sponsorizzata dagli Stati”. (M.G.)

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    Oltre 50 mila persone in fuga da Abyei, la città contesa tra il Nord e il Sud Sudan

    ◊   “Abyei è una città morta: tutti gli abitanti sono fuggiti”, l’allarme è lanciato, attraverso l'agenzia Fides, dal parroco locale, anche lui evacuato al momento della conquista della città da parte delle forze del Nord Sudan, sabato scorso. “Secondo un comunicato dell’Onu, sono circa 50mila gli sfollati dall’area, tra Abyei città e i villaggi circostanti. È un disastro umanitario, perché queste persone sono senza assistenza - dice il sacerdote -. Le forze del Nord hanno conquistato Abyei dopo averla bombardata per due giorni con armi pesanti”. L’occupazione di Abyei da parte delle truppe di Khartoum è stata condannata dall’Unione Europea e dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu che ha chiesto al governo sudanese il ritiro immediato delle sue truppe dall’area. Dal canto loro, le autorità di Khartoum hanno affermato di essere intervenute in risposta all’agguato ad un loro convoglio militare da parte dell’esercito del Sud Sudan (Sudan People's Liberation Army) che ha provocato diverse vittime. Abyei, ricca di petrolio, è contesa tra Nord e Sud Sudan, oltre ad essere zona di pascolo per alcune tribù nomadi che vivono tra nord e sud. In base all’Accordo Comprensivo di Pace (Cpa), firmato a Nairobi nel 2005 dal governo centrale di Khartoum e dagli allora guerriglieri dell’Spla, il destino dell’area di Abyei avrebbe dovuto essere deciso da un referendum da tenersi contestualmente a quello sull’indipendenza del Sud Sudan, che si è svolto nel gennaio di quest’anno e ha visto la netta prevalenza dei fautori dell’indipendenza. Il referendum relativo ad Abyei è però saltato per le divergenze sul diritto al voto dei numerosi nomadi che risiedono nell’area in determinati periodi dell’anno. Il parroco di Abyei spiega inoltre di aver contattato alcuni parrocchiani, i quali gli “hanno riferito che gli sfollati si stanno dirigendo, sotto una pioggia molto forte, da Agok a Turalei”. “Queste persone – riferisce il sacerdote - sono abbandonate a sé stesse, nessuno le sta aiutando, anche perché il personale delle Organizzazioni non governative presenti nella zona è bloccato nella città di Abyei, dalle forze Unmis (la missione dell’Onu in Sudan) che impediscono loro i movimenti probabilmente per questioni di sicurezza”. Secondo fonti dell’Onu ad Abyei diversi edifici sono stati saccheggiati e dati alle fiamme. L’Onu ha chiesto all’esercito di Khartoum, in quanto forza occupante, di garantire l’ordine nell’area. Barnaba Marial Benjamin, Ministro dell’Informazione e portavoce del governo del Sud Sudan, ha chiesto alla comunità internazionale di intervenire per imporre il ritiro immediato delle truppe del nord dalla regione. Il Presidente sudanese Omar Hassan al-Bashir si è detto disponibile a trovare una soluzione pacifica alla crisi scoppiata. Ma al momento Nord e sud Sudan si accusano ancora reciprocamente di aver aperto per primi il fuoco. (M.G.)

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    Congo: il vescovo di Bondo denuncia nuove incursioni dei ribelli ugandesi

    ◊   Non si fermano le violenze perpetrate dai guerriglieri dell’Esercito di Resistenza del Signore (LRA) nel nord-est della Repubblica Democratica del Congo (Rdc). La denuncia arriva da mons. Etienne Ung'Eyowun, vescovo di Bondo, in un breve dispaccio pubblicato sul sito internet della Conferenza episcopale congolese. Nella nota ripresa dall'agenzia Fides, il presule fa riferimento alle 18 persone rapite in un villaggio a 7 km da Ango, lo scorso 19 maggio, e all’attacco contro un altro villaggio avvenuto il giorno successivo. “Le condizioni di insicurezza derivano dal fatto che vi sono pochi soldati dell’esercito regolare, mal armati e mal equipaggiati, mentre non sono presenti le forze dell’Onu che sono dispiegate in altre regioni della Rdc. La popolazione ha dunque paura e si raggruppa nei centri abitati più grandi, abbandonando i villaggi più esposti alle incursioni dell’Lra” spiega mons. Ung'Eyowun. “Gli sfollati interni – aggiunge il vescovo di Bondo - sono assistiti dalla Chiesa e da una decina di organizzazioni umanitarie, che sono presenti ad Ango e in altre due località, e distribuiscono viveri alla popolazione”. Un anno fa, il 24 maggio 2010, il Presidente statunitense Barak Obama promulgava l’Lra Disarmament and Northern Uganda Recovery Act, che impegna gli Stati Uniti ad aiutare le popolazioni dell’Africa centrale colpite dalle violenze dell’Lra. “Ringrazio coloro che continuano a parlare del dramma provocato dall’Lra. Occorre che la questa legge venga applicata nella sua interezza per mettere fine alle sofferenze della popolazione” conclude mons. Ung'Eyowun. L’Lra è un gruppo di guerriglia nato nella seconda metà degli anni ’80 del secolo scorso nel nord Uganda, che da alcuni anni ha spostato le sue attività nel nord-est della Repubblica Democratica del Congo, nel sud-est della Repubblica Centrafricana e nel sud Sudan. Secondo l’Ufficio Onu per il Coordinamento degli Affari Umanitari, nella sola parte nord-orientale della Rdc vi sono circa 300.000 sfollati interni causati dalle violenze dell’Lra. (M.G.)

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    African day: una Giornata per il diritto alla salute di mamme e bambini africani

    ◊   In Italia per ogni centomila bambini che nascono, muoiono per cause diverse 12 mamme. In Sud Sudan ne muoiono 2.054: 170 volte in più. In occasione della Giornata mondiale per l’Africa, che si celebra il 25 maggio, l’Associazione Medici con l’Africa Cumm scende nelle piazze d’Italia per promuovere il diritto delle mamme africane a un parto gratuito e sicuro. Dal 25 al 29 maggio - riferisce l'agenzia Fides - si incontreranno centinaia di volontari in decine di eventi per un'unica, grande festa voluta per esprimere solidarietà e impegno nei confronti del continente amico. L'African Day, evento promosso in occasione della giornata mondiale per l'Africa, istituita in ricordo della fondazione dell'Unione Africana, il 25 maggio 1963, è organizzato dai gruppi locali di Medici con l’Africa-Cuamm in collaborazione con altre realtà del mondo dell’associazionismo e del volontariato. (R.P.)

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    Senegal: ad una musulmana e ad un cattolico il “Premio Giovanni Paolo II per la giustizia e la pace”

    ◊   La storica musulmana senegalese Penda Mbow e fratel Martin Ndiaye, responsabile della Gioventù Operaia Cristiana di Dakar, sono i primi vincitori del nuovo “Premio Giovanni Paolo II per la giustizia e la pace”, istituito quest’anno dalla Commissione giustizia e pace dell’arcidiocesi di Dakar. L’onorificenza, che consiste in un diploma e una statuina del Beato Giovanni Paolo II – riferisce l’agenzia Apic - è stata consegnata dal nunzio in Senegal Luis Mariano Montemayor in occasione della prima Settimana sociale per la giustizia e la pace che si celebra in questi giorni nelle 44 parrocchie della capitale senegalese, con l’obiettivo di incoraggiare i fedeli a combattere le ingiustizie pacificamente con la fede. Il riconoscimento ha voluto premiare l’impegno per la pace dei due vincitori, una musulmana e un cattolico. Penda Mbow, che insegna all’Università Cheikh Anta Diop di Dakar, si è detta molto toccata dal premio: “Ho ricevuto tanti riconoscimenti, ma questo va direttamente al cuore - ha detto. Sono contenta perché porta il nome di Giovanni Paolo II, un Papa che ammiro molto per il suo carisma e la sua influenza” La storica musulmana ha rilevato che i cristiani costituiscono una minoranza molto attiva in Senegal che gioca un ruolo molto attivo nella formazione dell’élite intellettuale nel Paese e in campi come quello caritativo, educativo e sanitario. Fratel Martin Ndiaye ha voluto dedicare il premio alla sua famiglia religiosa a cui - ha detto - va il merito del riconoscimento. (A cura di Lisa Zengarini)

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    Cancellata l’ultima tappa del pellegrinaggio delle reliquie di Santa Teresa di Lisieux a Gaza

    ◊   Le reliquie di Santa Teresa del Bambin Gesù, in pellegrinaggio in queste settimane in Terra Santa, non entreranno a Gaza. La teca con i resti mortali della Patrona delle Missioni erano attese domani, festa di Maria Ausiliatrice, nella Chiesa della Sacra Famiglia, l’unica parrocchia latina nella Striscia, ma, secondo quanto riferisce il sito della rivista di “Mondo e Missione” Missionline, la visita è stata annullata per motivi di sicurezza. Un appuntamento mancato che - come rileva un commento pubblicato sul numero di maggio 2011 della rivista del Pime - avrebbe avuto un grande significato per la piccola comunità cattolica di questa martoriata terra che conta appena 2.500 cristiani, in maggioranza ortodossi. Si conclude quindi così il pellegrinaggio delle reliquie della Santa iniziato il 16 marzo scorso a Gerusalemme e che ha avuto tra le altre tappe Haifa, Nazareth, Tiberiade, Betlemme Ramallah e Gerico. Gaza sarebbe stata l’ultima tappa prima della partenza prevista per il 31 maggio. Le reliquie saranno successivamente portate a Madrid per la Giornata Mondiale della Gioventù ad agosto. (L.Z.)

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    Iraq: dopo l'assassinio di un giovane cristiano mons. Sako chiede più sicurezza

    ◊   L'assassinio la settimana scorsa in Iraq di un giovane cristiano, secondo l’arcivescovo caldeo dii Kirkuk, mons. Louis Sako “ha riaperto vecchie ferite e rianimato le paure”. Il presule, riporta il Sir, faceva riferimento, parlando all'organizzazione Aiuto alla Chiesa che soffre, all’assassinio di un operaio cristiano di 29 anni, Ashur Yacoub Issa. L’uomo, che lascia tre figli, era scomparso nella notte tra il 13 e il 14 maggio. Di fronte all’impossibilità della famiglia di pagare il riscatto richiesto, i rapitori hanno ucciso il giovane: il suo corpo, decapitato e con segni di torture, è stato ritrovato a Kirkuk due giorni dopo. Mons. Sako, che nei giorni scorsi aveva incontrato i familiari del rapito e aveva pregato con loro, si è anche rivolto alla polizia. Alle forze dell’ordine ha chiesto di fare “di tutto per proteggere la vita dei cittadini e la loro proprietà”. E’ necessario - ha aggiunto - che l’Iraq trovi presto il coraggio di affrontare i suoi problemi fondamentali: l’unità, la distribuzione delle risorse, la riconciliazione, la sicurezza e le contraddizioni della nuova, ancorché buona, costituzione”. (D.M.)

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    Giamaica: proseguono i lavori della Convocazione internazionale ecumenica per la pace

    ◊   Proseguono i lavori della “International Ecumenical Peace Convocation”. Sostenitori della pace di tutto il mondo, tra i quali le alte cariche di Medio Oriente, India, Brasile e Stati Uniti, raccontano esperienze devastanti di violenza e oppressione, ed esprimono la loro speranza che prevalga un movimento di pace nelle comunità e vengano tutelati la dignità e i diritti di ogni essere umano. Obiettivo comune di tutti i partecipanti è quello di trovare insieme forme di aiuto per tutto il mondo al fine di raggiungere una pace giusta. Tra la diverse testimonianze, quella della dottoressa Muna Mushahwar, cristiana palestinese di Gerusalemme che ha detto: “Come donna, credo che non ci possa essere giustizia nella comunità se non troviamo innanzitutto rifugio sicuro nella nostra Chiesa che ha un ruolo fondamentale e deve assumersi le sue responsabilità”. Le ha fatto eco il Presidente del Consiglio Internazionale di Cristiani ed Ebrei, Deborah Weissman, anche lei di Gerusalemme, la quale ha dichiarato che “attualmente si commettono atrocità in tutto il mondo in nome della religione”. La violenza non rimane sospesa nel vuoto, ha sottolineato il Prof. Ram Puniyani, scrittore noto per la sua lotta a tutela dello spirito e dei valori secolari dell’India, aggiungendo che “la violenza è alimentata dal fatto che un vasto settore della società è stato indottrinato all’odio verso gli altri”. Asha Kowtal, attivista dalit e dirigente di un movimento a favore delle donne in India, riferendosi alla situazione delle donne nel suo Paese ha detto che “attualmente ci sono centinaia di giovani vittime di abusi sessuali da parte della casta dominante degli uomini”, che ritiene essere la violazione principale dei diritti umani che comporta discriminazione ed emarginazione. Anche in Brasile la gente vive diverse forme di discriminazione che causano violenti conflitti, ha raccontato Tania Mara Vieira Sampaio, docente dell’Università Cattolica di Brasilia. “In Brasile, come nel resto dell’America Latina, entrare all’Università è un privilegio che solo poche persone possono permettersi, noi combattiamo per superare la logica del mercato e ci impegnamo a favore di una vita più dignitosa per tutti, in particolare per i giovani”. Martin Luther King III, di Atlanta in Georgia, figlio di Martin Luther King Jr., leader della lotta per i diritti civili morto assassinato, ha sottolineato il fatto che gli insegnamenti di Gesù sono fortemente radicati nella nonviolenza, ma che la difesa e la promozione della pace devono essere responsabilità dei credenti di tutte le tradizioni spirituali. (R.P.)

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    Proseguono i colloqui della Commissione ecumenica Arcic III

    ◊   Si avviano verso la conclusione i lavori, iniziati più di una settimana fa nel monastero italiano di Bose, della Commissione Arcic III per il dialogo tra la Chiesa cattolica e quella anglicana. Secondo quanto riferisce il Sir, l’organismo ha completato la parte introduttiva del proprio ordine del giorno discutendo, tra venerdì e sabato, documenti sulla storia delle due precedenti commissioni, Arcic I e Arcic II e affrontando questioni di ecclesiologia e etica. Parte del mandato di Arcic III è di diffondere il lavoro della precedente commissione Arcic II e, a questo proposito, suor Teresa Okure della Nigeria e il vescovo Nkosinathi Ndwandwe hanno parlato di come l’Africa ha reagito al lavoro dell’Arcic II mentre il vescovo suffragano di Toronto Linda Nicholls ha raccontato della situazione in Nord America. Dell’Europa si è occupato il dottor Paul Murray che ha stimolato la discussione sul cosiddetto “receptive ecumenism”. “Questo ecumenismo – ha detto - non ha come scopo principale di convincere l’altro. Ha l’obiettivo di chiederci come, di fronte all’altro, siamo chiamati a convertirci per abbandonare modi che rallentano il nostro sviluppo ed arrivare a una più grande abbondanza di vita, una qualità più profonda di cattolicità”. I membri della commissione trascorreranno i prossimi due giorni in piccoli gruppi, sviluppando piani di lavoro per i vari compiti contenuti nel mandato della Arcic III. (M.G.)

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    Panama: la preoccupazione della Chiesa per la violenza contro le donne

    ◊   Preoccupato per l’elevato numero di donne uccise a Panama dai loro mariti o partner o ex-conviventi, l'arcivescovo di Panama, mons. José Domingo Ulloa Mendieta, ha esortato le autorità ad applicare la legge in modo più efficace ed i parroci a trattare la questione della violenza domestica come un tema trasversale in tutte le catechesi. L'arcivescovo ritiene si tratti di un problema di dimensioni enormi - etiche, psicologiche e sociali -, che merita maggiore attenzione da parte delle autorità, con una più decisa applicazione della legge. Inoltre la società deve denunciare in modo tempestivo i diversi casi e "garantire la cura e la protezione di tutte le donne che sporgono denuncia" ha aggiunto. In una dichiarazione ad un’agenzia di stampa locale, mons. Ulloa Mendieta ha sottolineato: "dobbiamo denunciare la violenza e dare sostegno alle vittime". L’arcivescovo ha invitato inoltre tutte le persone di buona volontà ad unire gli sforzi al fine di sostenere il lavoro delle organizzazioni e dei gruppi attualmente impegnati a prevenire e difendere la vita delle donne che sono minacciate in molte case delle comunità. Il numero di donne uccise a Panama è aumentato drammaticamente. Secondo i dati dell’agenzia Alc, nell’anno 2011, fino ad oggi, sono state uccise 55 donne e oltre il 70% sono state uccise dal proprio partner o dall’ex-convivente. La cosa inquietante è che pur non essendo ancora nemmeno a metà dell’anno 2011, le cifre già superano quelle complessive del 2010, che si è concluso con 42 omicidi di donne. (R.P.)

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    Bolivia: iniziata la Causa di beatificazione di Tito Yupanqui: sarebbe il primo Beato del Paese

    ◊   Ha avuto ufficialmente inizio la causa di beatificazione di Tito Yupanqui, scultore della nota statua della Vergine di Copacabana. L’atto ufficiale è avvenuto il 21 maggio, durante la Messa dell'invio missionario mariano, celebrata nella basilica di Copacabana, 158 km ad est di La Paz. E’ stata data lettura del decreto della Congregazione delle cause dei Santi e della lettera della Conferenza episcopale boliviana, quindi i membri del comitato per la beatificazione hanno giurato di adempiere fedelmente al loro incarico di effettuare ricerche sulla vita, le virtù e le opere dello scultore. Secondo la nota inviata all’agenzia Fides dalla Conferenza episcopale della Bolivia, inizia così la prima fase di indagine del processo di beatificazione e canonizzazione del Servo di Dio Francisco Tito Yupanqui, che sarebbe il primo beato boliviano. L’evento ha suscitato grande gioia fra i presenti all’apertura del processo, espressa da un prolungato applauso. L'aymara Francisco Tito Yupanqui nacque probabilmente tra il 1540 e il 1550 nella città di Copacabana e morì a Cuzco (Perù) nel 1616. Lui e la sua famiglia, discendenti dell’Inca Huayna Capac, vennero evangelizzati da missionari cattolici domenicani. In seguito Tito realizzò l'immagine della Vergine Maria in legno maguey, tipico di quei luoghi. La tradizione cattolica locale racconta che Tito Yupanqui ebbe una visione notturna di una donna con un bambino in braccio. Riprodusse quindi le sembianze del volto della donna con caratteristiche autoctone nell'immagine color rame della Vergine. Per questo è anche chiamata la "Vergine dalla pelle scura" (Virgen Morena). L'immagine è conservata dal 1583 e ciò fa diventare il Santuario mariano di Copacabana uno dei più antichi d'America. (R.P.)

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    Australia: era un profugo vietnamita il nuovo vescovo ausiliare di Melbourne

    ◊   Da profugo vietnamita giunto su una barca in Australia 30 anni fa, a vescovo ausiliare dell’arcidiocesi di Melbourne. E’ la storia di Vincent Long Van Nguyen, che a soli 19 anni fu costretto a lasciare il Vietnam con la sua famiglia per rifugiarsi in Australia, dove giunse il 2 dicembre 1981. Entrato nell’Ordine dei Francescani Conventuali nel 1983, è stato ordinato sacerdote il 30 dicembre 1989. Il 20 maggio Benedetto XVI lo ha nominato vescovo ausiliare di Melbourne. "La nomina del vescovo Long Van Nguyen rappresenta un evento storico” ha dichiarato l’arcivescovo di Melbourne, mons. Denis Hart, in un comunicato di cui dà notizia l’agenzia Fides. “Entrato nell’ordine dei Francescani Conventuali, ha prestato diversi servizi come pastore a Springvale, è stato superiore del suo ordine oltre ad aver dato un generoso contributo alla Chiesa. Lo attendiamo per la sua ordinazione a vescovo titolare di Tula, che si celebrerà nella Cattedrale di St Patrick il 23 giugno” ha aggiunto mons. Hart. Dopo la caduta di Saigon, tre dei suoi fratelli sono andati in Olanda, una sorella è ancora in Vietnam e i suoi genitori con un fratello e un’altra sorella sono a Melbourne. Nel 1983, entrato tra i Francescani Conventuali, ha studiato per diventare sacerdote a Melbourne. Dopo la sua ordinazione sacerdotale e una prima esperienza in parrocchia, venne mandato a Roma per completare gli studi e licenziarsi in cristologia e spiritualità presso la Pontificia Facoltà di San Bonaventura. E’ stato Direttore dei postulanti, parroco per 4 anni a Kellyville, e per altri 7 a Springvale. Nominato nel 2005 superiore provinciale in Australia, dal 2008 era assistente generale a Roma come responsabile per la sezione Asia-Oceania dell’Ordine. (M.G.)

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    India: prevista questa settimana l'elezione del successore del cardinale Vithayathil

    ◊   La Chiesa siro-malabarese, uno dei tre riti in cui è suddivisa la Chiesa in India, si sta preparando ad eleggere per la prima volta il suo arcivescovo maggiore. Finora era infatti il Papa a nominare l’arcivescovo maggiore di Ernakulam-Angamaly. L’elezione – riferisce l’agenzia Ucan - avverrà questa settimana a Kochi, nello Stato indiano del Kerala, dove da domenica sono riuniti 46 vescovi con diritto di voto delle 29 eparchie (diocesi) siro-malabaresi sparse nel mondo. I presuli dovranno scegliere il successore del cardinale Varkey Vithayathil, arcivescovo maggiore di Ernakulam-Angamaly dal 1997, scomparso lo scorso 1° aprile all’età di 83 anni. La Chiesa siro-malabarese è una Chiesa apostolica di rito orientale che risale, secondo la tradizione, alla predicazione di San Tommaso apostolo nel 1° sec. d.C. L'arcidiocesi di Ernakulam a cui fa capo è stata elevata al rango di maggiore, con aggiunto il titolo di Angamaly, nel 1992 per decisione di Giovanni Paolo II che l’ha resa "sui iuris". Successivamente, ha ottenuto il diritto di eleggere il proprio arcivescovo nel 2004, quando la Santa Sede ha concesso al Sinodo dei vescovi siro-malabaresi la piena autonomia giuridica nell’elezione dei propri vescovi e nella erezione e soppressione di eparchie all’interno del proprio territorio (conservando solo il potere di erigere nuove diocesi al di fuori del Kerala, dove ha sede). Oggi conta circa 4milioni di fedeli, soprattutto in questo Stato dell’India meridionale. (L.Z.)

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    Incontro tra il Patriarca romeno Daniel e il cardinale Dziwisz: buoni rapporti cattolici-ortodossi

    ◊   Le relazioni tra Chiesa ortodossa romena e Chiesa cattolica godono di buona salute. È quanto è emerso da un incontro a Bucarest tra il Patriarca ortodosso Daniel e il cardinale Stanislaw Dziwisz, arcivescovo di Cracovia in visita nei giorni scorsi in Romania. Al centro dei colloqui, ai quali era presente anche l’arcivescovo di Bucarest Ioan Robu, presidente della Conferenza episcopale romena, sono stati appunto gli attuali rapporti tra le due Chiese dopo lo storico viaggio del Beato Giovanni Paolo II in Romania, nel 1999, e il successivo nuovo incontro in Vaticano con il Patriarca Teochtist (scomparso nel 2007) nel 2001. Il cardinale Dziwicz, che aveva partecipato alla visita nella sua qualità di segretario personale del Papa, ha sottolineato l’importanza di consolidare il dialogo teologico e le relazioni esistenti tra le due Chiese. Un giudizio pienamente condiviso dal Patriarca Daniel che - secondo quanto riporta un comunicato del Patriarcato - ha evidenziato la necessità di una cooperazione fattiva tra le due Chiese nella promozione della pace e della solidarietà con i cristiani in difficoltà nel mondo e ha ricordato come i due storici incontri del 1999 e del 2001 abbiano avuto effetti molto positivi sui rapporti tra i fedeli ortodossi e cattolici in Romania e non solo. Il successore di Teochtist ha inoltre voluto evidenziare i buoni rapporti esistenti tra il popolo polacco e quello romeno. (L.Z.)

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    Regno Unito: speranza e preghiera al centro del tema della prossima Giornata per la Vita

    ◊   “Siate lieti nella speranza, forti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera”: il passo di San Paolo, tratto dalla Lettera ai Romani (Rm 12, 12) è il tema scelto dalla Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles in vista della prossima Giornata per la Vita. “Questa Giornata– spiega una nota – viene dedicata dalla Chiesa alla celebrazione della dignità della vita stessa, dal concepimento fino alla morte naturale”. Il tema scelto per il 2011 si richiama alle parole pronunciate da Benedetto XVI durante il suo viaggio apostolico nel Regno Unito nel settembre 2010: in quell’occasione, infatti, rivolgendosi agli alunni del St. Mary’s University College, il Papa affermava: “La felicità è qualcosa che tutti desideriamo, ma una delle grandi tragedie di questo mondo è che così tanti non riescono mai a trovarla, perché la cercano nei posti sbagliati. La soluzione è molto semplice: la vera felicità va cercata in Dio. Abbiamo bisogno del coraggio di porre le nostre speranze più profonde solo in Dio: non nel denaro, in una carriera, nel successo mondano, o nelle nostre relazioni con gli altri, ma in Dio. Lui solo può soddisfare il bisogno più profondo del nostro cuore”. Da segnalare che la Giornata per la Vita, nel Regno Unito si celebra in diverse date: in Scozia il 31 maggio, in Inghilterra e Galles il 31 luglio e in Irlanda il 2 ottobre. (I.P.)

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    Irlanda. Incontro Chiesa-autorità civili: "Impegnarsi reciprocamente nel dialogo"

    ◊   “Impegnarsi reciprocamente in un dialogo trasparente e regolare che conduca verso l’unità”: così il Primate d’Irlanda e arcivescovo di Armagh, Seán Baptist Brady ha parlato all’assemblea riunita a Dublino in occasione dell’incontro annuale della Chiesa con le autorità governative, un appuntamento che si rinnova ogni anno dal 2007. L’obiettivo di queste riunioni, in conformità con l’articolo 17 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, è contribuire a rafforzare la collaborazione tra i leader delle istituzioni civili e di quelle religiose al fine del bene comune della nazione. Nell’articolo in questione, in particolare, si legge che delle comunità di fede come delle organizzazioni non confessionali, l’Ue “riconosce l’identità e il contributo specifico” e con esse “mantiene un dialogo aperto, trasparente e regolare”. Secondo il presule, in Irlanda emerge la volontà delle coscienze di reagire di fronte alle difficili condizioni di natura sociale e morale: “Intravediamo anche il desiderio di un nuovo modo di fare le cose – ha osservato – di esprimere la fede e di trattare le divergenze e le tensioni che inevitabilmente fanno parte di una società diversificata e pluralista”. In occasione delle ultime elezioni politiche nel Paese, i vescovi irlandesi hanno pubblicato un messaggio dal titolo “Dalla crisi alla speranza: lavorare per raggiungere il bene comune” in cui già auspicavano un lavoro comune su questione d’interesse condiviso: “Ci sono tanti valori che condividiamo e che danno l’anima al Paese come il nostro rispetto per l’innata dignità di ogni persona e il diritto inviolabile alla vita – ha aggiunto il cardinale Brady – dobbiamo lavorare insieme per proteggere la nostra società da coloro che cercano di negare il diritto alla vita per gli altri in qualsiasi modo”. Infine il problema della secolarizzazione della società irlandese è stato sottolineato anche dall’arcivescovo di Dublino e vicepresidente della Conferenza episcopale locale, mons. Diarmuid Martin in un recente viaggio negli Usa: “Impegnarsi cristianamente – ha detto – significa sporcarsi i piedi e le scarpe”. (R.B.)

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    Slovacchia: al via la XI edizione della Campagna "Spegni la Tv, accendi te stesso"

    ◊   “Spegni la TV, accendi te stesso!”. La campagna che porta questo slogan è iniziata il 23 maggio nelle parrocchie slovacche. Organizzata dal Movimento delle Comunità dei bambini cristiani, l’iniziativa mira a dimostrare a tutti che il tempo libero può essere utilizzato in modi più creativi e attivi dello stare seduti davanti al piccolo schermo. Per l’undicesima volta - riferisce l'agenzia Sir - bambini e adulti di tutto il Paese si sono iscritti in vista di un maggiore divertimento sotto forma di giochi, gite, gare e laboratori creativi in oltre 130 città e villaggi. “Vogliamo distrarre i ragazzi dallo schermo televisivo perché ne trascorrono troppo tempo davanti”, sostiene uno dei coordinatori del progetto, Veronika Brandysová. Il motto di questa edizione: “È il momento di aprire il cuore”. Il Movimento delle Comunità dei bambini cristiani offre materiali informativi ed educativi completi, oltre a proposte concrete e programmi sul sito . La settimana di digiuno televisivo si concluderà il 29 maggio. (R.P.)

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    Sud Corea: un nuovo Catechismo dei giovani in vista della Gmg

    ◊   Un nuovo Catechismo dei giovani in vista della Giornata Mondiale della Gioventù: è l’iniziativa della Conferenza episcopale della Corea che, attraverso un lavoro sinergico fra la Commissione per la Catechesi e quella per i Giovani, ha pubblicato il settimo e ultimo volume del “Catechismo per i Giovani”, ultimando una serie intitolata “Amare Dio e amare il prossimo”. Secondo le informazioni inviate all’agenzia Fides dalla Chiesa coreana, il nuovo Catechismo, approvato nell’ultima riunione primaverile della Conferenza episcopale, spiega il Decalogo con testi sintetici, di facile fruizione e attraverso storie esemplari. Approvata e messa in cantiere tre anni fa, l’opera è stata terminata e presentata oggi, con tempestività rispetto a un evento che già catalizza, in questi ultimi tempi, l’attenzione dei giovani coreani: la Giornata Mondiale della Gioventù che si terrà a Madrid ad agosto. Nei prossimi due mesi, il Catechismo sarà oggetto di studio e di approfondimento in parrocchie e associazioni. Durante la Gmg, i giovani coreani avranno modo di leggere anche “Youcat”, il sussidio al Catechismo della Chiesa cattolica, realizzato con la formula di domande e risposte, dedicato ai giovani e edito in diverse lingue. La Commissione intende curarne la traduzione in lingua coreana. (R.P.)

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    24 Ore nel Mondo



    Obama a Londra: Medio Oriente e crisi economica al centro dei colloqui con il premier britannico Cameron

    ◊   Processo di pace in Medio Oriente, rivolta araba e questione del debito europeo, questi i temi principali che il presidente statunitense Barack Obama intende discutere con i leader europei nel corso del suo viaggio nei Paesi dell’Unione. Incontrando oggi il premier britannico David Cameron, Obama ha puntato sul rilancio delle relazioni economiche bilaterali, ma anche sull’impegno congiunto nel sostenere le riforme democratiche nei Paesi arabi. Al G8 di Deauville, in Francia, Stati Uniti e Gran Bretagna intendono promuovere un pacchetto di aiuti allo sviluppo per un valore di alcuni miliardi di dollari. Ma come è cambiato il peso del G8 alla luce dei nuovi sviluppi politico-internazionali? Ci risponde Riccardo Moro, economista e portavoce di Global Call to Action Against Poverty – Italia (GCAAP). L’intervista è di Stefano Leszczynski:

    R. - Abbiamo una prospettiva davanti a noi che fa vedere che il ruolo del G8 è molto cambiato rispetto al passato e si è molto ridotto; anzi, se non ci fosse stata la crisi libica probabilmente il G8 sarebbe passato sotto ancora minore attenzione. Peraltro il G20 in questi due anni in cui ha affrontato la crisi finanziaria non ha raggiunto risultati davvero concreti.

    D. - Tuttavia c’è il progetto di stanziare diversi miliardi di dollari per promuovere lo sviluppo come garanzia di democrazia…

    R. - Sì, da un certo punto di vista ha senso, è chiaro: suscitare sviluppo, le risorse servono, i Paesi ricchi le risorse le hanno e le possono mettere. Dall’altra parte, però, lo sviluppo è una dinamica di cui sono protagonisti i membri delle comunità che devono operare un cambiamento. Dopodiché, in un contesto di globalizzazione c’è una sorta di corresponsabilità reciproca; però, non sono otto persone o otto Paesi che possono definire le linee. Continua ad esserci un grave problema di legittimità e non è una discussione in punta di penna sulla legittimità giuridica: è quanto il Sud del mondo percepisce come autorevole e impegnativo il messaggio che arriva dal G8.

    D. - Ora sarebbe importante capire, quando si parla di sviluppo, di cosa si sta parlando: di sviluppo economico o di sviluppo politico?

    R. - La parola sviluppo è una delle parole più fraintendibili che esistono nel dibattito internazionale. Alcuni la immaginano declinata solo dal punto di vista economico, alcuni la identificano con la crescita, cioè l’aumento del prodotto interno lordo… E’ un discorso che spesso diventa contraddittorio e vuoto. Il problema è creare o suscitare o favorire quelle condizioni per cui ogni comunità possa scegliere il proprio futuro e lavorare per realizzarlo. Questo significa che ogni comunità ha bisogno evidentemente di vivere, ha bisogno di strumenti anche di istruzione e culturali per poter fare questa scelta che ha bisogno di risorse economiche. Nella parte di mondo che sta un po’ meglio certamente si può agire per mettere a disposizione le risorse e si può agire per favorire processi di miglioramenti dei sistemi educativi e le capacità di scelta.

    D. - Presupposto di tutto questo è la soluzione ai conflitti in atto, a partire da quello drammatico nel Medio Oriente …

    R. - Certamente sì, ma anche in questo caso la pace non è una condizione statica che si raggiunge una volta per tutte: è qualche cosa che si alimenta quotidianamente, altrimenti non tiene e proprio per questo. Allora, richiede un dialogo continuo, una possibilità da parte delle comunità di vivere scegliendo il proprio futuro e lavorare per realizzarlo, ma anche delle comunità fra di loro di dialogare per vedere come meglio interagire nella propria vita e nei propri percorsi.(ma)

    Dagli Usa l’invito ai ribelli di Bengasi ad aprire una rappresentanza a Washington
    I ribelli libici sono stati invitati ufficialmente ad aprire una sede di rappresentanza a Washington: lo ha annunciato l'inviato Usa a Bengasi, Jeffrey Feltman. Il servizio di Fausta Speranza:

    Feltman è il sottosegretario americano agli affari del Medio Oriente. Da ieri è a Bengasi roccaforte della ribellione al rais libico. "Gli Stati Uniti – ha detto - sono decisi a proteggere i civili libici e pensano che Muammar Gheddafi debba lasciare il potere e la Libia". Guardando a Tripoli questa notte è durato oltre 20 minuti il raid della Nato che ha preso di mira un’installazione militare poco distante dal bunker di Muammar Gheddafi. Nell'attacco si sono registrati almeno 3 morti e 150 feriti. Secondo il governo libico è stata colpita una caserma semivuota di volontari, secondo l'Alleanza atlantica un impianto che "riforniva le forze responsabili degli attacchi contro i civili". Il generale Charles Bouchard, che guida la missione dell'Alleanza in Libia, ha affermato che i soldati del rais "rappresentano ancora una minaccia per i civili e dunque si continuerà a bombardare obiettivi che siano collegati a questa violenza. Da parte sua, il portavoce del governo libico, Moussa Ibrahim, sostiene che il raid notturno "rappresenti una escalation" e che la maggior parte delle vittime sarebbero civili, abitanti delle case vicine la zona bombardata. Intanto, c’è chi denuncia in particolare crimini contro le donne: secondo la psicologa libica, Siham Sergewa, che ha parlato alla Cnn, sono 270 le donne che affermano di essere state stuprate dai soldati di Gheddafi. La psicologa raccoglie informazioni lungo i campi profughi al confine tra Libia e Tunisia ed Egitto.

    Vittime nell'esplosione alla raffineria iraniana dove era in visita il presidente
    Sembra siano 4 i morti e 20 i feriti per l’esplosione avvenuta questa mattina in una raffineria iraniana, nella città meridionale di Abadan. Il presidente della repubblica islamica, Ahmadinejad, che stava visitando l’impianto in quel momento è rimasto illeso. Come già previsto, Ahmadinejad ha anche tenuto un discorso in diretta televisiva dopo la visita. Secondo il presidente della commissione energia del parlamento, Hamid Reza Katuzian, citato dall’agenzia Fars, l’esplosione sarebbe dovuta a “problemi tecnici già noti” e non a un possibile sabotaggio nell’impianto. Le autorità hanno però aperto un’inchiesta su quanto accaduto nella raffineria, grazie alla quale Teheran cerca di rendere inefficaci le sanzioni internazionali che impediscono l’esportazione di prodotti petroliferi raffinati verso il Paese.

    Attentato contro lavoratori afghani nella provincia di Kandahar
    Un veicolo che trasportava lavoratori afghani impegnati in lavori stradali nella provincia meridionale afghana di Kandahar ha urtato oggi un rudimentale ordigno esplosivo (Ied), con un bilancio di almeno 12 morti e 28 feriti. L’attentato è avvenuto nel distretto di Panjwai, dove la Nesa Construction Company è mpegnata nella costruzione di infrastrutture stradali e fluviali. Un medico dell'ospedale Mirwais di Kandahar City ha confermato di aver ricevuto 12 cadaveri ed i corpi di 28 feriti, di cui otto in gravi condizioni.

    L’Olp ribadisce il ricorso all’Onu per il riconoscimento dello Stato palestinese
    L'Olp, supremo organo di rappresentanza della causa nazionale palestinese, resta favorevole al progetto di far ricorso autonomamente a settembre all'Onu - in mancanza di negoziati con Israele - per chiedere all'Assemblea Generale il riconoscimento di una Palestina indipendente entro i confini antecedenti la guerra del 1967. Lo ribadisce Saleh Raafat, membro del comitato esecutivo dell'Olp, a poche ore di distanza dalla dichiarazione di Azzam al-Ahmad, dirigente del movimento palestinese al-Fatah che fa capo al presidente Mahmoud Abbas, che ha affermato che i palestinesi non proclameranno unilateralmente uno Stato indipendente. Al-Ahmad si trova a Mosca per colloqui con il ministro degli Esteri Lavrov. “Non intendiamo fare una proclamazione unilaterale d’indipendenza”, ha dichiarato al-Ahmad. Nei giorni scorsi il presidente americano Obama ha minacciato di opporre il veto alla proposta di ricorrere all’Onu se non fosse stata preceduta da un vero trattato di pace. Obama si è detto anche favorevole alla creazione di uno Stato palestinese sui confini del 1967 per poi precisare che sono da considerare alcuni cambiamenti intercorsi da allora.

    Bahrein: rilasciate 515 persone, erano detenute dalle manifestazioni di marzo
    Le autorità del Bahrein hanno rilasciato 515 detenuti da metà marzo, quando l'emirato è stato scosso da una sollevazione popolare che chiedeva maggiore democratizzazione e meno discriminazione nei confronti degli sciiti, maggioranza nel Paese governato da una maggioranza sunnita. Lo riferisce il Gulf News citando lo sceicco Fawaz Al Khalifa, direttore dell'Autorità per l'informazione. Al Khalifa ha spiegato che i rilasci sono avvenuti o “su base umanitaria”, o perchè “la pena da scontare era stata sufficiente” tuttavia, non ha rivelato il numero complessivo delle persone ancora nelle carceri del Paese. Tra queste, come da lui stesso dettagliato, figurano 46 medici e sei donne. Una donna, la prima, era stata condannata la settimana scorsa a quattro anni di reclusione mentre due, finora, sono state le sentenze capitali emesse. Fonti di stampa riferiscono inoltre che due giornalisti bahreiniti che lavorano e per l'agenzia di stampa Dpa e per l'emitente televisiva France 24 sono stati arrestati, legati, bendati e malmenati dagli agenti di polizia mentre erano in custodia. Da ieri il Bahrein ha sospeso il coprifuoco notturno mentre la sospensione della legge d'emergenza, in vigore da marzo, è attesa per il primo giugno.

    Secondo attentato in pochi giorni in Kazakhstan
    L'attentato kamikaze messo a segno di notte davanti al quartier generale dei servizi di sicurezza di Astana (e non di Almaty come riportato in un primo momento) ha causato solo una o due vittime, ossia la persona o le due persone che si trovavano dentro l'auto. Si tratta del secondo attentato del genere in una settimana. Il 17 maggio scorso un giovane di 25 anni, Rakhimzhan Makhatov, si era fatto esplodere davanti ad un edificio dei servizi di sicurezza ad Aktobè, nel Kazakhstan occidentale, ferendo due passanti. La procura lo aveva classificato non come un atto terroristico ma come un tentativo da parte del giovane di sottrarsi ad una condanna penale per crimini precedentemente commessi. Ma secondo un sito web locale, Tengiz News, il kamikaze avrebbe voluto vendicarsi per i recenti arresti di wahabiti, fondamentalisti dell'Islam sunnita. Nel Kazakhstan, repubblica ex sovietica a maggioranza musulmana, non vi sono state finora tensioni e violenze religiose: un vanto per il presidente Nursultan Nazarbaiev, ma gli ultimi due episodi potrebbero segnare un fenomeno nuovo.

    L’Ue non prevede chiusura spazio aereo per il vulcano islandese
    La commissione Ue non prevede la chiusura dello spazio aereo sull'Europa, anche se ritiene che ci sarà “ancora una settimana difficile per passeggeri e linee aeree”. Lo ha detto il commissario Ue ai trasporti, Siim Kallas, precisando che “dipendiamo molto dal clima e dal meteo”. Secondo il direttore generale dell'Enac e vicepresidente dell'assemblea di Eurocontrol, Alessio Quaranta, al momento la situazione determinata dalla nube di ceneri sprigionatasi dal vulcano islandese Grimsvotn “è sotto controllo”. Sulla base delle attuali previsioni meteorologiche, la nube dovrebbe arrivare venerdì sulla Francia e sulla Spagna settentrionali e, se il quadro non muterà, potrebbe non giungere affatto sull'Italia.

    La Commissione Europea valuta positivamente le misure assunte dalla Grecia
    La Commissione europea valuta positivamente le nuove misure annunciate dalla Grecia per uscire dalla crisi finanziaria. Ma il portavoce del Commissario europeo per gli affari economici, Olli Rehn, ha notato che per Atene “l’esame continua” e che nuovi prestiti arriveranno solo se il programma di risanamento sarà effettivamente attuato. In mattinata il presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy aveva confermato che la crisi in Grecia non poteva considerarsi conclusa, ma che l’Unione non avrebbe lasciato “cadere l’Euro”. Van Rompuy si era anche detto contrario a una possibile ristrutturazione del debito greco, così come aveva fatto l’esponente della Banca centrale europea Christian Noyer, parlando di un “film horror” che “la Banca non può accettare”. Intanto oggi il primo ministro greco Papandreou incontra i partiti d’opposizione, in cerca di un difficile consenso sulle misure economiche.

    In Italia a giugno il referendum sull’acqua
    Il 12 e 13 giugno si vota per 4 quesiti referendari: due riguardano il legittimo impedimento e l’energia nucleare e sono promossi dall’Italia dei Valori e in parte da associazioni ambientaliste. Due quesiti invece riguardano l’acqua: il primo si riferisce alla gestione ordinaria del servizio idrico, il secondo riguarda la determinazione delle tariffe. Ma esattamente cosa si sceglie votando sì al primo quesito? Gabriella Ceraso lo ha chiesto a Marco Iob del comitato “2 sì per l’acqua bene comune”:

    R. – Votando sì al primo quesito si sceglie di cancellare l’obbligo che è stato imposto alle assemblee degli enti locali, quindi indirettamente imposto ai comuni, di mettere a gara il servizio idrico, cioè di metterlo sul mercato.

    D. – Nel caso in cui vincesse il sì?

    R. – Si tornerebbe allo stato precedente del decreto Ronchi dove erano comunque permesse le gare, però non erano obbligatorie. Quest’obbligo, a nostro avviso, lede oltre che il buon senso anche l’autonomia di scelta dei comuni di affidare la gestione del servizio idrico ad aziende del territorio.

    D. – Questo cambiamento di gestione quali rischi comporterebbe a vostro avviso?

    R. – Due ordini di rischi. Il primo è che l’acqua possa diventare una fonte non di vita, come lo è, ma una fonte di business perché questa è la modalità con cui il privato gestisce la sua attività e questo per sua natura. Inoltre, noi riteniamo che questo inciderebbe sulla salvaguardia della risorsa: cioè, io devo vendere l’acqua per guadagnare più possibile; come si fa a conciliare questa attività con il risparmio idrico? Questa è un’incongruenza che ha già fatto vedere le sue contraddizioni.

    D. – Eppure i comitati per il no sostengono che i servizi privati sono più efficienti e che il privato può contrastare sprechi che in Italia superano il 60 per cento …

    R. – I problemi legati agli sprechi sono veri. La nostra proposta è che vanno risolti attraverso un grande piano di investimenti. Esistono società pubbliche molto efficienti, alcune sono dei veri e propri modelli positivi di gestione. Prendiamo questi come esempio.(bf)

    Rientrati alcuni degli astronauti della Stazione spaziale internazionale
    Dopo 159 giorni nello spazio, si è conclusa la missione MagIsstra dell'astronauta Paolo Nespoli, rientrato a Terra con la navetta russa Soyuz nella notte con i colleghi di equipaggio, il comandante russo Dmitry Kondratyev e l'americana Cady Coleman. Prima di lasciare la Stazione Spaziale Internazionale (Iss) Nespoli e i suoi colleghi sono stati i primi al mondo ad avere la possibilità di compiere con la Souyz alcuni giri attorno alla stazione orbitale e a inviare a Terra le prime immagini in assoluto dello shuttle agganciato alla Iss.

    L’Onu segue con apprensione le vicende dell’Assemblea costituente in Nepal
    L’Onu è preoccupata per i ritardi dei lavori dell’assemblea costituente in Nepal. In un comunicato del portavoce del segretario generale si fa sapere che Ban Ki-moon ha discusso del problema con il premier nepalese Jhala Nath Khanal e i leader dei principali partiti politici locali. I problemi principali, non ancora risolti dalla Costituente, che dovrebbe concludere i lavori a fine mese, riguardano l’integrazione e la riabilitazione degli ex-guerriglieri maoisti.

    Negli Usa prorogato al 2015 il Patriot Act
    Il Senato americano ha approvato ieri la proroga fino al 2015 delle norme antiterrorismo note come Patriot Act. Il provvedimento, voluto dall’Amministrazione Bush dopo l’11 settembre 2001, aveva suscitato polemiche già negli anni scorsi. Subito prima del voto, però, lo stesso presidente Barack Obama aveva fatto sapere con un comunicato di appoggiare “con decisione” la proroga delle misure, definite indispensabili per la sicurezza statunitense. La proroga precedente, di soli tre mesi, sarebbe scaduta venerdì. Dopo l’approvazione del Senato, avvenuta con 74 voti contro 8, il testo dovrà passare all’esame della Camera dei rappresentanti e poi alla firma del presidente. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza e Davide Maggiore)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 144

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    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli e Miriam Ayele.