Logo 50Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 19/07/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Intenzione di preghiera missionaria di luglio: Benedetto XVI ricorda le religiose impegnate sulle frontiere del Vangelo
  • Rinunce e nomine
  • In Brasile, la Fondazione "Populorum Progressio" studia 216 progetti di aiuto per l'America Latina
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Il Rapporto sulla diocesi irlandese di Cloyne: intervista con mons. Clifford e nota di padre Lombardi
  • La Conferenza di Londra sui cristiani di Terra Santa. Mons. Twal: la pace nasce dal rispetto reciproco, l'Europa ci aiuti
  • A Madrid la Croce della Giornata mondiale della gioventù. Gli organizzatori: aspettiamo più di un milione di giovani
  • Allarme Unicef: nel Corno d'Africa due milioni di bambini gravemente denutriti
  • L'embrione umano non si "brevetta": lobby europee premono per ribaltare questo assunto
  • Chiesa e Società

  • Corno d’Africa: la Cei stanzia un milione di euro in risposta all’appello del Papa
  • Kenya, appello delle agenzie umanitarie cattoliche: 10 milioni di persone muoiono di fame
  • Sepolto a Rumbek mons. Mazzolari, giovedì i funerali. Il ricordo della "sua" Brescia
  • Iraq: a Kirkuk Conferenza interreligiosa per un “nuovo Iraq”
  • Conferenza sull'Aids: per Msf molte aziende non riducono i prezzi dei farmaci
  • Malaysia: la soddisfazione di mons. Pakiam dopo l'incontro del Papa con il premier Razak
  • Indonesia: eruzione del vulcano a Sulawesi, a migliaia si rifugiano nelle parrocchie cristiane
  • Nepal: record di aborti fra le adolescenti. Proposto il bando della legge
  • Usa: leader religiosi uniti per sbloccare la legge che regolarizza i figli degli immigrati clandestini
  • Argentina: la Chiesa invita a considerare il migrante come una risorsa
  • Messico: anche i laici invitati al quinto Congresso nazionale degli esorcisti
  • Monaco di Baviera: l’arcidiocesi crea il “Centro per la tutela dei bambini e dei giovani”
  • India: in 5000 a Bangalore concludono l’Anno dei giovani, un gruppo partirà per la Gmg
  • Hong Kong: oltre 800 giovani parteciperanno alla Gmg
  • Italia: le ispettorie Salesiane promuovono esperienze di volontariato estivo nei Paesi poveri
  • Palermo ricorda il 19.mo anniversario della strage di via D'Amelio
  • Assisi: una "credenziale" ai pellegrini che percorreranno la Via di San Francesco
  • 24 Ore nel Mondo

  • Gran Bretagna: in audizione alla Camera dei comuni i protagonisti dello scandalo intercettazioni
  • Il Papa e la Santa Sede



    Intenzione di preghiera missionaria di luglio: Benedetto XVI ricorda le religiose impegnate sulle frontiere del Vangelo

    ◊   Nell’intenzione di preghiera missionaria di luglio, Benedetto XVI invita i fedeli a pregare “per le religiose che operano nei territori di missione, affinché siano testimoni della gioia del Vangelo e segno vivente dell’amore di Cristo”. Le religiose professe – che nel mondo in base ai dati dell’Annuario Pontificio del 2011 sono oltre 729 mila sono chiamate a testimoniare l’amore di Dio per ogni uomo, attraverso un carità che si manifesta in azioni concrete. E’ quanto sottolinea al microfono di Amedeo Lomonaco, la presidente dell’Unione Superiore Maggiori d’Italia (Usmi), madre Viviana Ballarin, già priora generale delle Domenicane di Santa Caterina da Siena:

    R. – E’ un’intenzione molto importante, perché una religiosa che parte dal proprio Paese per dedicare tutta la propria vita ed essere consacrata a Dio ed essere totalmente al servizio dei fratelli, al di fuori della sua terra, della sua cultura, ha bisogno di essere sorretta nella fede dalla preghiera, dall’amore di tutti i fratelli. La religiosa missionaria è una donna che vive in pienezza la propria femminilità, inondata dall’amore di Cristo attraverso un amore forte con Lui. La sua vita diviene una vita che abbraccia il mondo e va con cuore e mani di madre per poter abbracciare i fratelli e le sorelle che incontrerà nei luoghi dove è stata inviata.

    D. – Quali sono oggi i fondamenti e i frutti di questa testimonianza?

    R. – La ricchezza più grande di una vita che si dona agli altri è quella di vedere attorno a sé persone che ricominciano a credere nella vita, che ricominciano ad avere speranze quando forse non ne avevano più. In tutto questo, il frutto che una religiosa può aspettarsi è quello di veder risplendere sul volto di queste persone un briciolo dell’immagine di Gesù. Il frutto non è la costruzione di grandi opere, non è la gloria, non è l’eroismo. Ma è vedere che il Regno di Dio si allarga attorno a lei e nel mondo. E’ anche veder crescere, a piccolissime gocce che si espandono, la giustizia, la pace, la fraternità fra i popoli.

    D. - Gocce che si espandono in un mondo però sempre più individualista, con diverse ombre che purtroppo si allungano. Quali sfide affrontano le religiose che operano in territori di missione?

    R. – Avere il coraggio, nonostante tutte le correnti contrarie, di essere donne di Dio ed essere persone che annunciano il Vangelo. Ci sono tante esperienze di donne coraggiose che hanno il coraggio di lavorare nella solitudine, di essere poi eventualmente messe ai margini, anche imprigionate ed essere deluse anche tante volte. Ma, nonostante questo, si ha un’unica passione: portare Lui, condividere Lui con i fratelli.

    D. - Poi, quando una religiosa ha questa passione, è un autentico segno vivente dell’amore di Cristo…

    R. – Sì, e le persone che la incontrano se ne rendono conto, perché quando vive in maniera autentica il suo amore è come un deserto che fiorisce. E una donna è feconda se il suo rapporto con lo Sposo è vero e autentico ed è assoluto. Quindi, anche per noi religiose la fecondità si traduce poi nelle opere. (bf)

    inizio pagina

    Rinunce e nomine

    ◊   Negli Stati Uniti, Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi metropolitana di Philadelphia, presentata per raggiunti limiti di età dal cardinale Justin F. Rigali. Al suo posto, il Papa ha nominato mons. Charles J. Chaput, dei Frati minori Cappuccini, finora arcivescovo di Denver. Mons. Chaput, 67 anni, è originario del Kansas. È membro della tribù nativa americana dei "Prarie Band Potawatomi". Entrato tra i Frati Minori Cappuccini, ha studiato presso il "Saint Fidelis College Seminary" di Herman (Pennsylvania), dove ha ottenuto il Baccalaureato in Filosofia, quindi ha studiato presso il "Capuchin College" in Washington, dove ha conseguito un Master in Educazione Religiosa. Ha perfezionato ulteriormente gli studi all’University of San Francisco, dove ha conseguito un Master in Teologia. Ordinato sacerdote, è stato docente, segretario esecutivo e direttore delle Comunicazioni della Provincia cappuccina di San Agostino. In seguito ha svolto il ministero di parroco. A Denver, è stato fra l’altro ministro provinciale del suo Ordine. È stato nominato vescovo di Rapid City nel 1988, mentre nel 1997 ha ricevuto la nomina ad arcivescovo di Denver. In seno della Conferenza episcopale è membro del "Committee on Cultural Diversity in the Church" e del "Committee on Domestic Justice and Human Development" e Presidente del "Subcommittee on Native American Affairs".

    Sempre negli Stati Uniti, il Pontefice ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Savannah, presentata per raggiunti limiti di età da mons. John Kevin Boland. Al suo posto, Benedetto XVI ha nominato padre Gregory John Hartmayer, dei Frati Minori Conventuali, finora parroco della "Saint John Vianney Parish" a Lithia Springs nell’arcidiocesi di Atlanta. Il 59.enne neo presule è nato a Buffalo (New York). Dopo essere entrato nell’Ordine francescano Frati Minori Conventuali, ha ottenuto un Master in Teologia presso il "Saint Anthony-on-Hudson" e un Master in "Pastoral Counseling" presso l’"Emmanuel College", oltre a un Master in Educazione presso il "Boston College". Ordinato sacerdote, ha svolto, tra gli altri, gli incarichi di docente, più volte di guardiano, nonché di direttore della "Saint Francis High School" ad Athol Springs, New York. Nell’arcidiocesi di Atlanta è stato moderatore del Consiglio presbiterale, mentre in tempi recenti è stato membro del Collegio dei Consultori dell’arcidiocesi e direttore del programma per i nuovi sacerdoti, oltre che membro del "Committee for the Ongoing Formation of Priests".

    Benedetto XVI ha nominato consigliere della Pontificia Commissione per l’America Latina il vescovo Marcelo Sánchez Sorondo, cancelliere delle Pontificie Accademie delle Scienze e delle Scienze Sociali.

    Il Papa ha nominato membri della Pontificia Commissione per l’America Latina i cardinali Francisco Javier Errázuriz Ossa, arcivescovo emerito di Santiago del Cile; Julio Terrazas Sandoval, arcivescovo di Santa Cruz de la Sierra; Oscar Andrés Rodríguez Maradiaga, arcivescovo di Tegucigalpa; Juan Luis Cipriani Thorne, arcivescovo di Lima, Cláudio Hummes, prefetto emerito della Congregazione per il Clero.

    Il Pontefice ha nominato revisore internazionale della Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede il dott. Joseph F. X. Zahra (Malta), membro del Consiglio di amministrazione della “Fondazione Centesimus Annus - Pro Pontifice”.

    Benedetto XVI ha nominato Membri del Consiglio scientifico dell’Agenzia della Santa Sede per la Valutazione e la Promozione della Qualità delle Università e Facoltà Ecclesiastiche (Avepro) il padre gesuita Gabino Uribarri Bílbao, decano della Facoltà di Teologia dell’Università Pontificia "Comillas" di Madrid, nonché il prof. Pascal Mueller-Jourdan, docente di Teologia presso la Facoltà di Teologia dell’Université Catholique de l’Ouest, Angers, in Francia, e la prof.ssa Sigrid Müller, vice-decano della Katholisch-Theologische Fakultät dell’Università di Vienna, in Austria.

    inizio pagina

    In Brasile, la Fondazione "Populorum Progressio" studia 216 progetti di aiuto per l'America Latina

    ◊   Si è aperta oggi nel Monastero di Castanhal a Belém do Pará, in Brasile, la riunione annuale della Fondazione Populorum Progressio, che si occupa della promozione delle popolazioni indigene, meticce e afroamericane dell’America del Sud e dei Caraibi. La Fondazione, fin dalla sua istituzione nel 1992, è stata posta sotto l’egida del Pontificio Consiglio Cor Unum. Roberta Barbi:

    Con una giornata dedicata all’analisi della situazione sociopolitica dei Paesi sudamericani e una solenne celebrazione nella nuova Cattedrale di Castanhal, si apre oggi l’assemblea annuale della Fondazione Populorum Progressio, che quest’anno è ospitata in Brasile. E del Brasile, quindi, sarà approfondita la realtà locale, con celebrazioni nelle parrocchie e visite ai progetti già avviati, fino alla conclusione dell’incontro, venerdì 22 luglio. Nei prossimi giorni, poi, i sei presuli membri del Consiglio di amministrazione, provenienti rispettivamente da Brasile, Messico, Perù, Colombia, Bolivia ed Ecuador, cioè i Paesi in cui alternativamente si svolge la riunione annuale, presieduta dal nuovo presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum, il cardinale Robert Sarah, passeranno al vaglio i 216 progetti di solidarietà proposti da 19 Paesi, per un totale di quasi tre milioni di dollari. Gli stanziamenti saranno diretti con un’attenzione particolare ai settori della produzione, delle infrastrutture, dell’educazione, della sanità e dell’edilizia. E qui arriva la parte più difficile: decidere insieme cosa "tagliare", dal momento che i fondi non bastano per tutto. Accanto alla Fondazione, come sempre, la Conferenza episcopale italiana, alla quale mons. Alberto Taveira Corrêa, arcivescovo dell’arcidiocesi ospitante di Belém do Pará, al microfono della nostra collega del Programma brasiliano, Christiane Murray, invia un ringraziamento speciale:

    “La Conferenza episcopale italiana apporta sempre un aiuto sostanziale alla Fondazione Populorum Progressio e ha accolto il richiamo del Papa affinché tutte le Chiese, le Conferenze episcopali e tutte le istanze che fanno parte della vita della Chiesa ci possano aiutare. In questo modo, sappiamo che la presenza della Chiesa italiana nella Fondazione Populorum Progressio sarà impegnata in progetti di sviluppo, di crescita, per dare la dovuta importanza alla dimensione umana delle persone: questo è evangelizzare”.

    “Un gesto d’amore solidale della Chiesa verso quanti sono nell’abbandono e necessitano maggiormente di protezione”: questa, infatti, l’intenzione con cui Giovanni Paolo II istituì la Fondazione nel 1992, anno in cui ricorreva il quinto centenario dell’inizio dell’Evangelizzazione del continente americano. L’auspicio di Papa Wojtyla era che la Fondazione fosse “segno e testimonianza del desiderio cristiano di fratellanza e di autentica solidarietà”, contribuendo allo sviluppo integrale delle popolazioni più povere.


    inizio pagina

    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Le lacrime che commuovono l'amico degli uomini: in prima pagina, Manuel Nin su Romano il Melodo per la festa del profeta Elia.

    Nell'informazione internazionale, un articolo di Luca M. Possati dal titolo "Se gli Stati Uniti perdono la battaglia del debito": ancora lontano l'accordo tra repubblicani e democratici.

    Cristo e Orfeo sull'altare dell'imperatore: in cultura, il cardinale Gianfranco Ravasi su sincretismo religioso e cristianesimo nascente nel terzo secolo.

    Cercava un uomo e si chiamava Raffaello: stralci del primo capitolo del libro "Raffaello e la biblioteca di Giulio II. Un'esegesi della Stanza della Segnatura" di Marco Marinacci.

    Un articolo di Giulia Galeotti dal titolo "Psichiatria impazzita": "The New York Review of Books" pubblica un dossier sulla malattia mentale negli Stati Uniti; per la dottoressa americana Marcia Angell, autorità riconosciuta in campo sanitario, c'è una pericolosa alleanza fra medici e case farmaceutiche.

    Un bel rischio da correre: Marco Tibaldi a proposito della sfida educativa.

    Nell'informazione vaticana, intervista di Nicola Gori all'arcivescovo Marcello Bartolucci, segretario della Congregazione delle Cause dei Santi.

    inizio pagina

    Oggi in Primo Piano



    Il Rapporto sulla diocesi irlandese di Cloyne: intervista con mons. Clifford e nota di padre Lombardi

    ◊   La Chiesa irlandese sta vivendo un momento di grande sofferenza, dopo il nuovo Rapporto commissionato dal governo sugli abusi commessi dal clero locale contro minori, reso noto mercoledì scorso. Durante la Messa domenicale di due giorni fa, l’arcivescovo di Dublino, Diarmuid Martin, ha ammesso con schiettezza che sebbene la Chiesa cattolica in Irlanda sia “un luogo più sicuro oggi di quanto non lo fosse anche nel recente passato”, tuttavia non ha ancora “imparato la lezione” dagli errori fatti nel gestire la crisi degli abusi sessuali. Il presule ha anche esortato i fedeli a non dimenticare il bene compiuto da tanti sacerdoti irreprensibili e a non cedere alla frustrazione o all’indifferenza. Sempre durante la Messa di domenica scorsa, in tutte le parrocchie irlandesi è stata letta una lettera dell’amministratore apostolico di Cloyne, l’arcivescovo Dermot Clifford. Emer McCarthy, della redazione inglese della nostra emittente, lo ha intervistato:

    R. – In every part, especially in Cloyne, there is at…
    In ogni parte d’Irlanda, in particolare a Cloyne, c’è almeno una persona che è stata formata e che seguirà un corso di aggiornamento per quanto riguarda la protezione dei bambini. Ognuno, a partire dal vescovo, ha il dovere di firmare, in sagrestia, per la propria partecipazione a qualsiasi attività. Ogni sacerdote nella diocesi di Cloyne è soggetto a controllo dell’autorità giudiziaria al fine di essere dichiarato “fit for being with children”, cioè idoneo a trattare con i minori: questo significa che nei suoi riguardi non esistono accuse, nemmeno nel passato o riguardo i diversi luoghi nei quali egli abbia svolto il suo ministero. Queste persone sono fedeli e, nonostante gli scandali, sono sempre rimaste fedeli alla loro vocazione e sono il nostro maggiore sostegno. All’incarico di preparazione al contatto con i bambini, abbiamo ora nominato un laico: è Bill Meaghar, un operatore sociale che ha lavorato nel campo sanitario dei Servizi sociali. Le persone che hanno subito abusi si fidano di lui, mentre hanno perso ampiamente la fiducia nei sacerdoti: lui, al contrario, ha credibilità, così come ne ha Ian Elliott, che è a capo del “National Board”. E’ stato lui che per primo si è accorto delle manchevolezze nella diocesi di Cloyne, ma quando si è recato a Cloyne, gli è stato negato l’accesso alla documentazione perché non gli è stato riconosciuto il diritto di controllare. Per questo, Elliott ha condotto una sorta di indagine per suo conto, con esito negativo per la diocesi di Cloyne.

    D. – Eccellenza, ccome vi muoverete da qui in avanti? Questo è il quarto Rapporto sulle accuse di abusi commessi nella Chiesa irlandese. Sicuramente, il suo impegno nel ricostruire la fiducia nei sacerdoti e il suo ruolo di amministratore apostolico di questa arcidiocesi è molto faticoso. Sappiamo tutti che un certo tipo di “cultura clericale” è insita nella Chiesa d’Irlanda: quanto è difficile eliminarla?

    R. – I think that most dioceses for a long time have been carrying out these …
    Credo che la maggior parte delle diocesi abbiano applicato le linee guida stabilite. Lo stesso “National Board”, nella persona di Ian Elliott, afferma che ormai tutti i vescovi denunciano eventuali sospetti alle autorità civili. Di questo lui è assolutamente certo. In ogni diocesi ci sono laici buoni, onesti e fedeli a Dio, persone attente, soggette a una formazione continua e questo rende sempre più difficile che, nell’ambito della Chiesa, un pedofilo riesca ad avvicinarsi ad un minore. E a Cloyne, come in qualsiasi altra diocesi, esiste una Commissione che si occupa di gestire e di controllare ogni parrocchia, affinché siano esposti tutti gli avvisi necessari e affinché nelle sagrestie ci siano i libri per le firme: questo per fare in modo che chiunque partecipi a qualsiasi attività della Chiesa abbia il nulla osta della polizia, garantendo con ciò che non vi sono tracce di sospetti per quanto riguarda l’approccio ai minori. Questo significa che è stata istituita una struttura molto attenta e severa.

    D. – Pentimento, rinnovamento, guarigione: sono parole-chiave, ma solo parole. Come intende metterle in pratica la Chiesa irlandese?

    R. – We had the Visitation here in Cashel …
    Tra gennaio e febbraio abbiamo avuto, qui a Cashel, il visitatore apostolico. Abbiamo celebrato una bella Messa di riconciliazione e anche quella di Dublino è stata molto toccante, organizzata dalle vittime stesse. Di celebrazioni simili ne organizzeremo altre, nelle quali daremo alle vittime la possibilità di partecipare, di essere parte fondamentale delle cerimonie di guarigione. Questi incontri dovranno essere preparati con molta cautela e grande sensibilità, ogni aspetto dovrà essere ben monitorato e assistito. Questo è un punto. Ma a prescindere da ciò, stiamo preparando comunque un programma di rinnovamento sulla scia della lettera del Papa. E stiamo anche preparando il Congresso eucaristico. Ecco, queste sono tutte occasioni per diventare una Chiesa umile, che accoglie le vittime, che si occupa amorevolmente di loro e le aiuta in ogni modo. (gf)

    Sul Rapporto stilato dal governo irlandese riguardante la diocesi di Cloyne si sofferma il direttore della Radio Vaticana, padre Federico Lombardi. Le sue, precisa, sono riflessioni personali e "non costituiscono in alcun modo la risposta ufficiale della Santa Sede", che invece risponderà "nelle forme e nei tempi appropriati". Di seguito, la considerazione di padre Lombardi:

    Il Rapporto della Commissione di inchiesta irlandese sui casi di abuso su minori commessi da membri del clero nella Diocesi di Cloyne, pubblicato il 13 luglio, come quello che lo aveva preceduto sulla Arcidiocesi di Dublino, ha ancora una volta messo in luce la gravità dei fatti avvenuti, questa volta anche in un periodo piuttosto recente. Il periodo preso in esame dal nuovo Rapporto va infatti dal 1.1.1996 al 1.2.2009. Le autorità irlandesi hanno inoltrato a Roma tramite il Nunzio copia del Rapporto chiedendo una reazione da parte della Santa Sede; si deve quindi prevedere che essa darà i suoi commenti e le sue risposte nelle forme e nei tempi appropriati. Per parte nostra pensiamo comunque opportuno esprimere alcune considerazioni sul Rapporto e i suoi echi, considerazioni che – come appena detto - non costituiscono però in alcun modo la risposta ufficiale della Santa Sede.

    Anzitutto ci sembra doveroso richiamare e rinnovare gli intensi sentimenti di dolore e di riprovazione espressi dal Papa in occasione del suo incontro con i vescovi irlandesi, convocati in Vaticano l’11 dicembre del 2009 proprio per affrontare insieme la difficile situazione della Chiesa in Irlanda alla luce del Rapporto sull’Arcidiocesi di Dublino, allora recentemente pubblicato. Il Papa parlava allora apertamente di “sconcerto e vergogna” per “i crimini odiosi”. E’ da ricordare che proprio in seguito a tale incontro, e ad uno successivo del 15 e 16 febbraio 2010, il Papa ha pubblicato la sua nota e ampia Lettera ai Cattolici dell’Irlanda, del 19 marzo successivo, in cui si trovano le espressioni più forti ed eloquenti di partecipazione alle sofferenze delle vittime e delle loro famiglie, come pure di richiamo alle terribili responsabilità dei colpevoli e alle mancanze di responsabili della Chiesa nei loro compiti di governo o di sorveglianza. Una delle azioni concrete seguite alla Lettera del Papa è la visita apostolica alla Chiesa in Irlanda, articolata nelle visite alle quattro archidiocesi, ai seminari e alle Congregazioni religiose, visita i cui risultati sono in uno stadio avanzato di studio e di valutazione.

    E’ giusto quindi riconoscere l’impegno deciso posto dalla Santa Sede nell’incoraggiare e appoggiare efficacemente tutti gli sforzi della Chiesa in Irlanda per la “guarigione ed il rinnovamento” necessari per superare definitivamente la crisi connessa alla drammatica piaga degli abusi sessuali nei confronti di minori. Come è giusto anche riconoscere l’impegno posto dalla Santa Sede sul versante normativo, con la chiarificazione e il rinnovamento delle norme canoniche riguardanti la materia degli abusi sessuali su minori, che hanno avuto - come noto - tappe fondamentali con il Motu proprio del 2001, la unificazione delle competenze sotto la Congregazione per la Dottrina della Fede, e i successivi aggiornamenti fino alla promulgazione delle norme riformulate nel luglio del 2010.

    Per quanto riguarda il passato più lontano, ha avuto in questi giorni particolare risonanza una lettera del 1997, cioè di 14 anni fa, - riportata nel nuovo Rapporto, ma già pubblicata nel gennaio scorso - indirizzata dall’allora Nunzio in Irlanda alla Conferenza Episcopale, con la quale, in base a indicazioni ricevute dalla Congregazione del Clero, metteva in rilievo che il Documento “Child Sexual Abuse: Framework for a Church Response” si prestava ad obiezioni, perché conteneva aspetti la cui compatibilità con la legge canonica universale erano problematici. E’ giusto ricordare che tale Documento era stato inviato alla Congregazione non come documento ufficiale della Conferenza Episcopale, ma come “Report of the Irish Catholic Bishops’ Advisory Committee on Child Sexual Abuse by Priests and Religious” e che nella sua Premessa si affermava: “Questo documento è lungi dal rappresentare l’ultima parola su come affrontare i problemi che sono stati sollevati - This document is far from being the last word on how to address the issues that have been raised”. Che la Congregazione proponesse delle obiezioni era quindi comprensibile e legittimo, tenuto conto della competenza di Roma per quanto riguarda le leggi della Chiesa, e – anche se si può discutere sull’adeguatezza dell’intervento romano di allora in rapporto alla gravità della situazione irlandese - non vi è alcuna ragione per interpretare tale lettera come intesa a occultare i casi di abuso. In realtà, si metteva in guardia dal rischio che si prendessero provvedimenti che poi si rivelassero contestabili o invalidi dal punto di vista canonico, vanificando così lo stesso scopo di sanzioni efficaci che i vescovi irlandesi si proponevano.

    Allo stesso tempo non vi è assolutamente nulla nella lettera che suoni invito a non rispettare le leggi del Paese. Nello stesso periodo il Card. Castrillon Hoyos, allora Prefetto della Congregazione per il Clero, così si esprimeva incontrando i Vescovi irlandesi: “La Chiesa attraverso i suoi pastori, non deve, nel modo più assoluto, ostacolare il legittimo cammino della giustizia civile, mentre, simultaneamente, dà avvio alle regolari procedure canoniche” (Rosses Point, Sligo, 12.11.1998). Le obiezioni a cui faceva riferimento la lettera circa un obbligo di informazione alle autorità civili (“mandatory reporting”), non si opponevano ad alcuna legge civile in tal senso, perché essa non esisteva in Irlanda a quel tempo (e le proposte di introdurla sono state oggetto di discussione per diversi motivi nello stesso ambito civile). Risulta perciò curiosa la gravità di certe critiche mosse al Vaticano, come se la Santa Sede fosse colpevole di non aver dato valore di legge canonica a norme a cui uno Stato non aveva ritenuto necessario dare valore di legge civile! Nell’attribuire gravi responsabilità alla Santa Sede per ciò che è avvenuto in Irlanda, simili accuse sembrano andare assai aldilà di quanto asserito nello stesso Rapporto (che usa toni più equilibrati nell’attribuzione delle responsabilità) e non manifestano la consapevolezza di ciò che la Santa Sede ha effettivamente fatto nel corso degli anni per contribuire ad affrontare efficacemente il problema.
    In conclusione: come hanno dichiarato diversi vescovi irlandesi, la pubblicazione del Rapporto sulla Diocesi di Cloyne segna una nuova tappa del lungo e faticoso cammino di ricerca della verità, di penitenza e purificazione, di guarigione e rinnovamento della Chiesa in Irlanda, a cui la Santa Sede non si sente affatto estranea, ma vi partecipa con solidarietà e impegno nelle diverse forme che abbiamo ricordato.

    inizio pagina

    La Conferenza di Londra sui cristiani di Terra Santa. Mons. Twal: la pace nasce dal rispetto reciproco, l'Europa ci aiuti

    ◊   La Conferenza internazionale sui cristiani di Terra Santa, organizzata a Londra sotto gli auspici dell’arcivescovo di Canterbury, il primate anglicano Rowan Williams, e dell’arcivescovo cattolico di Westminster, Vincent Nichols, prevede in questo secondo giorno di lavori la presentazione di iniziative pratiche finalizzate ad un miglioramento della vita quotidiana delle comunità cristiane. All’incontro, che si conclude oggi, partecipa anche mons. Fouad Twal, patriarca di Gerusalemme dei Latini, che al microfono di Phlippa Hitchen si sofferma sull’importanza di questa Conferenza:

    R. – Siamo grati per l’invito e per essere qui tutti insieme a parlare della nostra situazione. E’ positivo ed è bello che non siano arrivate solamente persone del clero e di Chiesa, ma che ci siano stati anche laici, giovani e meno giovani, che hanno dato la loro esperienza, molto ricca. Per me, questi giovani laici sono stati molto equilibrati: non c’è stato nessun appello di vendetta, di violenza. Al contrario, hanno parlato bene del loro desiderio di maggiore giustizia, maggiore pace, libertà di movimento, libertà di visitare i luoghi santi. Io so che con questa Conferenza di due giorni non possiamo affrontare tutto, ma è un inizio, e per me ciò che è più importante è ciò che verrà. Speriamo bene. Che i cattolici, i protestanti, gli anglicani, i musulmani, gli ebrei stiano insieme è già un segno positivo. Più ci incontriamo e meglio è, perché ci conosciamo meglio e la conoscenza ci aiuta a essere più equilibrati, più moderati, più rispettosi gli uni verso gli altri.

    D. – Sul piano politico, non sembra ci siano passi in avanti verso la pace, in questo momento. Cos’è che dà un po’ di speranza in questo contesto?

    R. – La gente, i fedeli, i cittadini sono coscienti che questa situazione non può continuare. Sono piuttosto i politici che non hanno sempre i piedi per terra. La gente, i fedeli di tutte le confessioni cristiane, musulmane ed ebraiche dicono che questa vita non può continuare. Tutti hanno voglia di vivere una vita normale con serenità. Durante la Conferenza, abbiamo parlato e dato importanza primaria all’educazione: educare i nostri giovani al rispetto reciproco, alla conoscenza reciproca. Abbiamo tante istituzioni: l’Università di Betlemme, l’Università in Giordania, dove tutti i cittadini possono incontrarsi e imparare. Il fatto che siano stati fatti venire a Londra studenti di Betlemme e dei territori occupati rappresenta già una certa apertura per loro. Speriamo che l’Occidente, Londra e l’Europa siano più coscienti della nostra vera situazione e che ciascuno, secondo le proprie possibilità, si muova per una maggiore giustizia e pace per tutti. (ap)

    inizio pagina

    A Madrid la Croce della Giornata mondiale della gioventù. Gli organizzatori: aspettiamo più di un milione di giovani

    ◊   Madrid si prepara ad accogliere il Papa e i giovani che parteciperanno alla Giornata mondiale della Gioventù. Manca ormai meno di un mese all’inizio dell’evento, il 16 agosto a Madrid. I momenti centrali della visita del Papa saranno celebrati nell'aerodromo di Cuatro Vientos, dove il Pontefice presiederà una Veglia, Sabato 20, e la Messa nella mattinata di domenica. Protagonista anche l’area di piazza Cibeles dove si terrà la Messa inaugurale il 16, l’accoglienza del Papa che arriverà il 18 e la Via Crucis il 19 agosto. Il numero dei volontari è stato aumentato a circa 30 mila, ha spiegato intanto il direttore esecutivo della Gmg di Madrid, Yago de la Cierva. Ieri sera, nella Cattedrale della capitale spagnola sono state accolte la Croce e l’Icona della Gmg e si è celebrata una Veglia di preghiera presieduta dall’arcivescovo di Madrid, il cardinale Antonio Maria Rouco Varela. Debora Donnini ne ha parlato con Marieta Jaureguizar, direttrice dell’Ufficio stampa della Gmg:

    R. - La acogida de la Cruz y del Icono…
    L’accoglienza della Croce e dell’Icona della Vergine, che hanno percorso le 63 diocesi spagnole facendo più di 19 mila chilometri, è stata molto emozionante. Tutti i ragazzi di Madrid che erano presenti nella cattedrale dell’Almudena l’hanno accolte con entusiasmo, perché questo significa che è già in cammino la Giornata mondiale della gioventù. Il cardinale arcivescovo di Madrid, Antonio Maria Rouco Varela, si è rivolto ai giovani con speciale entusiasmo. Per lui, la Giornata mondiale della gioventù è un motivo di gioia, e un motivo di orgoglio per la diocesi di Madrid essere l’organizzatrice della Gmg.

    D. - Come sta andando la macchina dell’organizzazione? Quante iscrizioni ci sono?

    R. - La organización está en marcha desde hace practicamente…
    L’organizzazione è cominciata praticamente da due anni e già tutte le 16 aree operative stanno lavorando a grande velocità. Tutte le strutture sono chiuse, manca solo di concretizzare alcuni dettagli. Sono più di 420 mila i giovani iscritti per ora alla Gmg e se a questi si sommano i volontari, già sono 450 mila i giovani che hanno detto di voler partecipare. Possiamo dire che arriveremo al milione di giovani, ci aspettiamo più di un milione di giovani. Una curiosità: al giorno di oggi si sono iscritti più giovani italiani, che spagnoli. Questo fa supporre che ad iscriversi alla Gmg sono soprattutto i ragazzi che hanno bisogno di vitto e alloggio. Poi, ci sono giovani francesi e dopo statunitensi, brasiliani, polacchi, portoghesi... Ci sono giovani iscritti da 193 Paesi. Si può quindi dire che verranno da tutto il mondo. E d’altra parte in Spagna continuiamo ad animare i giovani perché si iscrivano e sappiamo che verranno comunque attraverso le parrocchie, i movimenti, i collegi; ci sono molti giovani che si stanno preparando per poter veder il Santo Padre il prossimo mese di agosto.

    D. - Anche le parrocchie, le famiglie di Madrid, accoglieranno i giovani che vengono da tutto il mondo?

    R. - Por supuesto. Dar alojamiento a mas de 300 mil jóvenes…
    Naturalmente. Non è facile dare alloggio a più di 300 mila giovani. Il direttore del Patronato del turismo ha detto che Madrid ha una capacità di hotel per 70 mila posti, per cui assolutamente bisognava adattare la città, le parrocchie di Madrid, le famiglie perché questi ragazzi possano avere un posto dove dormire. Sono molti mesi che si lavora perché collegi, centri sportivi, parrocchie, spazi concessi dalle amministrazioni pubbliche e molti altri privati si potano adattare alle norme di igiene e sanità e i giovani vi possano dormire. Ora manca un mese all’atterraggio del Santo Padre. Siamo preparati con tutto l’entusiasmo del mondo. Sono più di 250 le persone che stanno lavorando da molto tempo, più dell’80% delle quali sono volontari che stanno lavorando con molto entusiasmo, perché la Giornata della gioventù riesca bene e Madrid sia preparata ad accogliere giovani che verranno da tutto il mondo, in modo che i ragazzi non abbiamo nessun tipo di necessità logistica, né siano preoccupati per l’alloggio, per il vitto, per il trasporto nella città e possano realmente godere della Gmg. Per questo stiamo lavorando da molto tempo e speriamo che realmente possiamo fare in modo che i giovani abbiano un incontro di fede, un incontro con Cristo assolutamente meraviglioso e speriamo possa accadere quello che è successo alla Giornata mondiale della Gioventù di Sidney, in Australia: nei dati successivi alla Gmg, il 25% dei giovani diceva che la sua vita era cambiata. Non c’è nessun altro tipo di incontro, sportivo o culturale, che cambi la vita dei giovani e speriamo che in questa occasione sia lo stesso.

    inizio pagina

    Allarme Unicef: nel Corno d'Africa due milioni di bambini gravemente denutriti

    ◊   Situazione sempre più drammatica nel Corno d’Africa, colpito da una siccità senza precedenti che sta mettendo in serio pericolo oltre dieci milioni di abitanti. L'Acnur ha deciso di rafforzare il proprio intervento nell'area, anche se le difficoltà di accesso costituiscono ancora un grave problema. A essere più colpiti sono i bambini: per questo l’Unicef, dopo quattro giorni di missione, ha lanciato un appello a tutta la comunità internazionale affinché disponga dei provvedimenti immediati per tentare di fermare quella che anche Benedetto XVI, all'Angelus di domenica scorsa, ha definito una "catastrofe umanitaria". Federico Piana ne ha parlato con Roberto Salvan, direttore generale di Unicef Italia:

    R. – La situazione è davvero molto drammatica. Lei ha citato i 10 milioni di persone che sono coinvolte da questa siccità, in modo particolare oltre due milioni di bambini vivono in una situazione di grave malnutrizione e 500 mila di loro - questa è la stima che abbiamo fatto in questi giorni - versano in situazioni davvero molto gravi. Il motivo risiede certamente nei due anni senza pioggia, una pioggia poco sufficiente, nell’aumento dei prezzi dei cereali e ancora, nel conflitto mai finito in Somalia, soprattutto nella Somalia del sud. Queste popolazioni che si spostano vengono addirittura poi anche derubate di quel poco che hanno e arrivano in condizioni disperate nei campi attrezzati sia in Etiopia che nel Kenya.

    D. – Il vostro è un appello lanciato per i bambini, ma non solo...

    R. – E’ rivolto ai bambini, perché l’Unicef si rivolge in modo particolare a loro nel proprio lavoro. Ma vanno salvate anche le donne, che possono garantire anche la crescita degli adolescenti e dei ragazzi un po’ più grandi. C’è una situazione drammatica, che probabilmente noi - anche in Italia - stiamo ignorando: abbiamo difficoltà a trovare spazi per poter comunicare, assieme alle altre associazioni e organizzazioni che lavorano qui in Italia, la realtà di questo dramma che si sapeva sarebbe accaduto, perché ormai di siccità si parla già da molto tempo nel Corno d’Africa.

    D. – Secondo lei, perché la comunità internazionale non si interessa di quello che succede nel Corno d’Africa?

    R. – La Somalia è un Paese che è stato già abbandonato anni addietro, dopo l’intervento militare. In realtà, quindi, è un Paese non governato, con continue guerriglie: ora la situazione a Mogadiscio è un po’ più tranquilla e stanno arrivando a anche persone che stanno sfollando dal sud della Somalia dove invece ci sono conflitti in atto. Ma comunque, la Somalia è ignorata perché non c’è il petrolio, perché non ci sono risorse, perché i media preferiscono magari accendere i riflettori sulla Libia e sulla Siria, che politicamente sono Paesi che contano di più. La Somalia e anche l’Etiopia e anche parte del Kenya più povero, quello del nord, non sono così importanti per la comunità internazionale.

    D. - Che aiuto si può dare all’Unicef?

    R. – Prima di tutto, attraverso il nostro sito si può vedere qual è l’intervento, qual è la situazione sul luogo. Poi, se è possibile, effettuare donazioni e sostenere questa campagna. (bf)

    inizio pagina

    L'embrione umano non si "brevetta": lobby europee premono per ribaltare questo assunto

    ◊   La Corte di giustizia dell’Unione Europea è chiamata nei prossimi mesi a pronunciarsi sulla nozione di "utilizzazione di embrioni umani a fini industriali o commerciali", una definizione già prevista da una direttiva europea del ’98, che tuttavia si presta a diverse interpretazioni. Il dibattito sulla brevettabilità dei sistemi per produrre cellule, in un contesto commerciale ed economico, riaccende così quello etico-giuridico sullo statuto dell’embrione e divide la comunità scientifica. Il servizio di Fabio Colagrande:

    Il caso nasce in Germania, dopo che il Tribunale federale in materia di brevetti – rispondendo a un ricorso dell’associazione Greenpeace – aveva dichiarato nullo un brevetto relativo a cellule prodotte a partire da cellule staminali embrionali umane. Il titolare del brevetto si era poi rivolto in appello alla Corte federale di Cassazione tedesca, che decise di sospendere il giudizio e di chiedere che la Corte di giustizia dell’Ue si pronunciasse sull’interpretazione della nozione di "embrione umano". La materia è infatti già disciplinata in Europa da una direttiva che vieta "l’utilizzazione di embrioni umani a fini industriali o commerciali", ma è proprio sull’interpretazione di questa norma che si è aperto il contenzioso. Il 10 marzo scorso, l’avvocato generale della Corte, Yves Bot, ha chiuso la sua istruttoria presentando delle conclusioni che – dando un’interpretazione estensiva del concetto di embrione umano – confermano la nullità del brevetto. Nei mesi successivi, sulla rivista "Nature" sono apparsi due appelli di segno apposto di due gruppi di studiosi, rispettivamente favorevoli e contrari alla brevettabilità delle cellule staminali embrionali. Sul tema, sentiamo il prof. Antonio G. Spagnolo, direttore dell’Istituto di Bioetica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma:

    R. – Le cellule staminali, cosiddette “embrionali”, possono essere di due tipi. Ci sono cellule staminali "totipotenti", e ogni singola cellula di queeto tipo è in grado di riprodurre un embrione: quindi, se io distruggo una cellula staminale totipotente, sostanzialmente sto distruggendo un embrione. Ci sono poi le cellule staminali "pluripotenti": sono cellule che, in realtà, provenendo dagli embrioni, possono dare origini ad alcuni tessuti, ma non a tutti. Ecco, questo è il punto nodale della questione. Chi rileva che la negazione del brevetto non abbia giustificazione dice: le nostre cellule che abbiamo prodotto sono cellule staminali pluripotenti, cioè cellule che sicuramente non danno origine ad un embrione. Tuttavia, come ha segnalato l’avvocato generale, Yves Bot, qui nasce il problema, poiché per potere avere cellule staminali pluripotenti che si auspica possano servire per curare, ma questo è un aspetto che dev’essere chiarito, perché ci sono ancora grosse illusioni su questa possibilità – io devo distruggere un embrione. Ecco allora che, pur non essendo in sé la cellula pluripotente un embrione, in realtà per poterla ottenere io devo distruggere un embrione.

    D. – A livello degli Stati membri dell’Unione Europea, esiste una nozione comune di “embrione umano”?

    R. – Quando alcuni anni fa il parlamento europeo e il Consiglio d’Europa cercarono di elaborare una sorta di mercato comune delle idee in bioetica, elaborando la cosiddetta “Convenzione di bioetica” nel 1996, in quella occasione l’obiettivo era di arrivare a definizioni che potessero trovare d’accordo un po’ tutti gli Stati membri. In realtà, su molte cose si arrivò all’accordo – sulla sperimentazione, sul consenso, sui trapianti, sul fine vita, ecc.– mentre sulla nozione di “embrione” vera e propria si slittò e si disse: per la questione dell’embrione, si rimanda alle legislazioni dei vari Stati. Quindi, a tutt’oggi non c’è mai stata una visione comunitaria della nozione di “embrione”, e l’avvocato Bot sottolinea che bisogna arrivare a fare questo.

    D. – Nel caso che la Corte di giustizia dell’Unione Europea, seguendo il parere del suo avvocato generale Bot, dicesse “no” anche a questo brevetto che arriva dalla Germania, potremmo dire che si è fatto un importante passo avanti verso una definizione comunitaria di “embrione umano”?

    R. – Direi assolutamente di sì, perché le considerazioni dell’avvocato Bot e anche la dettagliata analisi che svolge, considerando i diversi stadi dello sviluppo dell’embrione, sono una vera e propria affermazione di tipo antropologico, e quindi sicuramente il dibattito sull’embrione avrebbe raggiunto uno stadio di maggiore consapevolezza. (gf)

    inizio pagina

    Chiesa e Società



    Corno d’Africa: la Cei stanzia un milione di euro in risposta all’appello del Papa

    ◊   La Conferenza episcopale italiana ha stanziato un milione di euro per aiutare le popolazioni colpite dalla siccità nel Corno d’Africa, rispondendo all’appello lanciato dal Papa durante l’Angelus di domenica. Come riferisce l'agenzia Sir, la somma proviene dai fondi raccolti attraverso l’otto per mille. “L’apposito comitato per gli interventi caritativi a favore del Terzo mondo – si legge in un comunicato dei vescovi italiani - provvederà all’erogazione della somma, accogliendo le richieste che stanno pervenendo o perverranno”. Il sostegno andrà a “progetti di enti ecclesiali locali che operano in collegamento con le istituzioni caritative della Conferenza episcopale o delle diocesi del luogo”. “In risposta all’accorato invito del Santo Padre a operare per sollevare le popolazioni del corno d’Africa colpite da una grave siccità e dalla conseguente carestia – si legge inoltre nel comunicato – la presidenza della Conferenza episcopale italiana invita a pregare per le comunità e a sostenere le iniziative di solidarietà promosse dalla Caritas italiana”. (D.M.)


    inizio pagina

    Kenya, appello delle agenzie umanitarie cattoliche: 10 milioni di persone muoiono di fame

    ◊   Anche il “Catholic Agency for Overseas Development” (Cafod), di base nel Regno Unito, ha esortato l’opinione pubblica internazionale ad intervenire immediatamente a favore di 10 milioni di africani che stanno affrontando una grave carestia causata dalla siccità nella parte orientale del continente. Secondo gli operatori umanitari, quest’anno le condizioni di siccità in Kenya, Etiopia, Somalia e Sud Sudan sono le peggiori a memoria d’uomo. Migliaia di persone cercano riparo nei campi profughi in Kenya e Etiopia, gli arrivi quotidiani superano la capacità contenitiva degli stessi, ogni giorno sono circa 1.300. Il campo di Dadaab - riporta l'agenzia Fides - era stato originariamente creato per contenere 90 mila persone, oggi fornisce una casa di fortuna ad oltre 380 anime. Arrivano stremati dopo aver camminato per giorni interi o settimane e anche quando raggiungono i campi molti bambini continuano a morire. Il World Food Program è particolarmente impegnato a offrire ai bambini pasti nutrienti e arricchiti che permettano loro di potersi riprendere dopo il loro arrivo. (R.P.)

    inizio pagina

    Sepolto a Rumbek mons. Mazzolari, giovedì i funerali. Il ricordo della "sua" Brescia

    ◊   Mons. Cesare Mazzolari il vescovo di Rumbek nel Sud Sudan morto sabato mattina mentre celebrava la Messa, è stato sepolto ieri sera verso le 20 locali nella cattedrale della Sacra Famiglia nel capoluogo della diocesi. A causa del clima africano le condizioni del corpo del presule stavano peggiorando e hanno imposto la decisione di procedere alla sepoltura in anticipo rispetto ai tempi previsti. I funerali ufficiali del vescovo, che riposerà in terra sud-sudanese come era sua volontà, si terranno in ogni caso giovedì mattina alle 10 locali. Alle esequie parteciperanno anche alcuni familiari del presule, che sono già in viaggio per Rumbek. Una messa in suffragio di mons. Mazzolari sarà inoltre celebrata, riferisce l'agenzia Sir, questa sera alle 19.30 italiane nella parrocchia del Buon Pastore di Brescia, sua città d’origine. Alla celebrazione presieduta dal comboniano mons. Antonio Menegazzo, già amministratore apostolico di El Obeid in Sudan, parteciperà il vicario generale della diocesi di Brescia, mons. Gianfranco Mascher, oltre ai rappresentanti della famiglia missionaria arrivati da tutta Italia per commemorare il confratello morto in Sud Sudan. Proprio mons. Mascher celebrerà, sabato 23 luglio, un’altra messa nella parrocchia bresciana della Stocchetta, mentre il paese di Gussago ricorderà il vescovo di Rumbek il 21 luglio alle 20.30. Il settimanale diocesano “La Voce del popolo”, infine, pubblicherà nel prossimo numero un ricordo di mons. Mazzolari a firma del comboniano padre Giulio Albanese. (D.M.)

    inizio pagina

    Iraq: a Kirkuk Conferenza interreligiosa per un “nuovo Iraq”

    ◊   Si è tenuta ieri a Kirkuk la conferenza sul tema “Insieme rinforziamo la convivenza in Iraq”, presieduta da mons. Sako, arcivescovo della città. “La chiusura è segno di morte mentre l’apertura è indice di crescita ed integrazione. Ciascuno deve iniziare questo lavoro - ha ribadito mons. Sako nel corso dell’incontro - a partire da sé e con il desiderio di ricostruire”. L’evento è stato organizzato dall’arcivescovado cattolico in collaborazione con l’Associazione per i popoli minacciati di Erbil (Kurdistan) e hanno partecipato circa 150 fra leader religiosi e politici delle comunità cristiane, musulmane di etnia curda, araba, turcomanna, caldea assira yazida, mandea. Insieme è stato analizzato il tema della convivenza su un piano sociale, educativo, psicologico e religioso. “L’Iraq – ha affermato mons. Sako - è formato da vari gruppi, che costituiscono un mosaico di culture e civiltà, religioni, sette e linguaggi con più facce e colori. Tutti portano con sé un patrimonio, che lega in profondità l’uno all’altro. Il Paese ha ora bisogno di un modello culturale e sociale che promuova l’unità attraverso il pluralismo, la tolleranza e la convivenza armoniosa fra le varie religioni ed etnie. Secondo l’arcivescovo - riporta l’agenzia AsiaNews - ognuno deve contribuire a questo lavoro “ con il desiderio di ricostruire l’Iraq”. Le religioni devono perciò “ conoscersi e imparare a vivere insieme” per “agire in modo positivo” “smantellando il clima di odio e incoraggiando una partecipazione responsabile della popolazione”. La politica, dal canto suo, dovrebbe promuovere l’unità, distinguendosi dal culto: gli odii del Paese sarebbero, infatti, causati da un’eccessiva “ politicizzazione della religione”. C’è allora la necessità di spingere i politici a creare una costituzione che garantisca diritti e doveri uguali per tutti. Infine mons. Sako si è soffermato sul sistema educativo: è importante eliminare dai programmi scolastici espressioni che invitano all’odio e alla discriminazione di un gruppo religioso rispetto all’altro. (G.I.)


    inizio pagina

    Conferenza sull'Aids: per Msf molte aziende non riducono i prezzi dei farmaci

    ◊   “Numerose compagnie farmaceutiche hanno abbandonato i programmi di riduzione dei prezzi dei farmaci contro l'Hiv nei Paesi a medio reddito”. A denunciarlo - riferisce l'agenzia Sir - è Medici Senza Frontiere (Msf) in un rapporto presentato ieri alla sesta conferenza internazionale sull'Aids “Ias 2011” in corso fino a domani a Roma. Il rapporto “Untangling the Web of Arv Price Reductions” - riferisce l'agenzia Sir - analizza i prezzi di 23 antiretrovirali e mostra la costante tendenza alla riduzione dei prezzi per i farmaci non bloccati dai brevetti. “Mentre si assiste a un costante progresso per ridurre i prezzi per i Paesi più poveri, si dimentica che un numero significativo di persone con Hiv/Aids vive in Paesi che adesso sono esclusi dalla riduzione dei prezzi”, dichiara Nathan Ford, coordinatore medico della Campagna di Msf per l'accesso ai farmaci essenziali. Questo atteggiamento esclude Paesi con un gran numero di persone che vivono con Hiv/Aids, come l'India, l'Indonesia, la Thailandia, il Vietnam, l'Ucraina, la Colombia e il Brasile. Thailandia e Brasile, che hanno emesso misure per ridurre il prezzo di questi farmaci, “si sono ritrovati vittime di ritorsione da parte delle aziende farmaceutiche e di altri governi”, denuncia Msf che guarda con speranza alla “produzione di generici” per avvicinarsi all’obiettivo Onu di arrivare ad avere 15 milioni di persone in trattamento entro il 2015. (R.P.)

    inizio pagina

    Malaysia: la soddisfazione di mons. Pakiam dopo l'incontro del Papa con il premier Razak

    ◊   “La voce della moderazione – il Premier Najib Razak – ha incontrato la voce della pace, della giustizia, dei diritti umani, della fede nella ragionevolezza, che è il Santo Padre Benedetto XVI. Sono molto felice per questo incontro e per i suoi esiti, e spero che possa portare frutti abbondanti. Auspico che possa avere una vasta eco e riflessi positivi anche nel nostro Paese”: con queste parole mons. Murphy Pakiam, arcivescovo di Kuala Lumpur, ha commentato all’agenzia Fides l’incontro di ieri fra il Papa e il Primo Ministro della Malaysia, al termine del quale la Santa Sede e la repubblica di Malaysia hanno annunciato l’allaccio delle relazioni diplomatiche L’arcivescovo, che ha partecipato all’incontro ed è stato uno dei mediatori che ha permesso il compimento dello storico passo, ha rimarcato la cordialità del clima fra la delegazione vaticana e quella malaysiana, ricordando che il Premier ha presentato il suo piano per un “Movimento globale dei moderati”. Per quanto riguarda la Chiesa locale, essa “guarda con speranza e fiducia al futuro” ha detto l’arcivescovo, confidando in un continuo miglioramento nei rapporti istituzionali. Fra le necessità e le richieste della comunità cristiana all’esecutivo, nota mons. Pakiam, “vi è l’istituzione di un Consiglio Interreligioso (progetto avviato in passato); l’istituzione di un ministero per i non musulmani; l’esame della questione dell’istruzione e delle scuole cattoliche che, con l’andare degli anni, sono state nazionalizzate di fatto dal governo, che ne ha assunto il controllo: la Chiesa chiede di poter tornare ad essere protagonista della formazione dei giovani e di poter spendere le sue energie nel campo dell’istruzione di qualità”. Le speranze e le attese della comunità cattolica in Malaysia sono molte e le reazioni sono state molto positive anche se i problemi scottanti restano: la questione dell’uso del termine “Allah” per i non musulmani (è in atto una battaglia legale); la tutela dei diritti umani e della libertà religiosa di tutti i cittadini, senza alcuna discriminazione; la presenza di corti islamiche e di correnti integraliste di pensiero e di giurisprudenza islamica, che tendono a controllare e imporre limitazioni alla vita di tutta la popolazione malaysiana. (R.P.)

    inizio pagina

    Indonesia: eruzione del vulcano a Sulawesi, a migliaia si rifugiano nelle parrocchie cristiane

    ◊   Le Chiese cristiane di Mando e dell’isola di Sulawesi (detta anche Celebes) si sono mobilitate con prontezza per aiutare i numerosi sfollati, colpiti nei giorni scorsi dall’eruzione del vulcano del monte Lokon a Tomohon, nel Nord di Sulawesi. Secondo informazioni riferite all'agenzia Fides dalla Chiesa cattolica locale, sono oltre 5.000 i rifugiati attualmente ospitati nelle scuole cristiane e nelle sale parrocchiali a Tomohon e a Manado. Altri sfollati si trovano in istituti e palazzi pubblici, come l’Università di Manado. I volontari cristiani si stanno occupando con fervore della distribuzione del cibo e dell’assistenza che continua in quanto il livello di allerta resta alto. Nelle scuole cristiane è stato attivato anche un servizio di istruzione, permettendo così ai bambini di continuare le lezioni scolastiche. La Commissione per lo Sviluppo della diocesi di Manado ha espresso la sua preoccupazione per il grande numero di famiglie sfollate da aiutare (per la maggior parte musulmane) e si è attivata nel fornire aiuti umanitari, anche grazie al contributo della Caritas Indonesia (Karina) e della Conferenza episcopale indonesiana. La diocesi di Manado ha lanciato un appello a tutte le parrocchie e organizzazioni cattoliche perché “siano aperte e solidali, fornendo la massima assistenza possibile”. Oltre a Manado e Tomohon, i profughi sono distribuiti nei villaggi di Walewangko, Noongan, Ratahan, Tombatu, Maliku e City Tower. “La popolazione locale ha dato prova di generosità e ospitalità verso questi fratelli in difficoltà ” sottolinea la Chiesa locale. Le eruzioni del vulcano sono iniziate il 9 luglio scorso e oltre 10mila residenti dei villaggi di Kinilow, Kinilow 1 e Kakaskasen hanno dovuto essere evacuati d’urgenza in altri luoghi. (R.P.)

    inizio pagina

    Nepal: record di aborti fra le adolescenti. Proposto il bando della legge

    ◊   La crescita degli aborti fra le adolescenti spinge il governo a proporre la revisione della legge che consente l’interruzione della gravidanza. Secondo un recente rapporto del Dipartimento della salute nepalese (Department Health Service, Dhs) dal 2007 il numero di aborti è cresciuto del 42%. Shakti Bahadur Basnet, ministro della Salute, afferma all'agenzia AsiaNews che quanto riportato dal Dhs è preoccupante. “Stiamo creando un comitato per verificare il fenomeno – spiega – e prendere subito provvedimenti; fra questi vi è la concreta possibilità di cancellare la legalizzazione dell’aborto”. Dopo la legalizzazione dell’aborto nel 2006, in questi anni decine di migliaia di giovani donne hanno fatto ricorso ai servizi per l’interruzione di gravidanza offerti da Stato e Organizzazioni non governative. Il fenomeno ha colpito soprattutto le adolescenti. Secondo la Sanaulo Pariwar Nepal (Spn), Ong che compie circa l’80% degli aborti, quest’anno oltre 18mila ragazze fra i 15 e i 18 anni hanno interrotto la gravidanza nei loro istituti. Su un totale di 89mila aborti registrati nel Paese, più del 70% è stato compiuto da giovani con meno di 24 anni. Jyoti Baniya, segretario generale della Consumer Federation e membro della Parents Association Nepal, sottolinea che “il governo deve bandire l’aborto e salvare la vita di madri e feti”. “L’interruzione legale della gravidanza – afferma – ha incoraggiato i nostri figli al sesso libero mettendo a rischio la vita e la salute di migliaia di adolescenti”. (R.P.)

    inizio pagina

    Usa: leader religiosi uniti per sbloccare la legge che regolarizza i figli degli immigrati clandestini

    ◊   I leader religiosi cristiani, musulmani ed ebrei degli Stati Uniti hanno indetto per il prossimo settembre un week-end di sensibilizzazione e informazione sul Dream Act, la proposta di legge, ancora bloccata al Congresso, che vuole regolarizzare la posizione dei figli degli immigrati clandestini. Il “Dream Act Sabbath”, questo il titolo dell’iniziativa, avrà luogo dal 23 al 25 settembre: sacerdoti, rabbini e imam dedicheranno le loro prediche a spiegare ai fedeli i contenuti e le ragioni a favore del provvedimento, ospitando le testimonianze di alcuni giovani immigrati. In sostanza, il Dream Act (acronimo di “Development, Relief, and Education for Alien Minors”, corrispondente alla parola sogno in inglese) prevede la concessione ai figli di immigrati irregolari entrati negli Stati Uniti prima dell’età di 15 anni e iscritti all’università, o arruolati nell’esercito, di un permesso di soggiorno di sei anni e la possibilità di richiedere successivamente un permesso permanente. Alla presentazione a Washington, il cardinale Theodore McCarrick, arcivescovo emerito della città, ha annunciato l’adesione dei vescovi all’iniziativa, ricordando che i beneficiari del provvedimento sono “sono già americani a tutti gli effetti pratici”. In questi mesi l’episcopato americano ha espresso in più di un’occasione il suo sostegno al Dream Act del quale si discute ormai da dieci anni. L’ultima versione della legge aveva superato nel 2010 l’esame della Camera dei Rappresentanti, ma era poi stata bloccata dall’ostruzionismo dei suoi oppositori al Senato. (A cura di Lisa Zengarini)

    inizio pagina

    Argentina: la Chiesa invita a considerare il migrante come una risorsa

    ◊   Un invito alla comunità ecclesiale argentina a “considerare il migrante non solo una persona costretta a vivere in condizioni di vulnerabilità, ma un soggetto forte, con una propria cultura che può essere valorizzata a beneficio di tutta la società e della Chiesa” è stato rivolto dai delegati per la pastorale migratoria in occasione dell’incontro nazionale svoltosi, nei giorni scorsi, a Buenos Aires. Nel corso della riunione – riferisce l’Osservatore Romano - i delegati hanno preso atto che occorre continuare a lavorare per consentire ai migranti di avere gli stessi diritti e gli stessi doveri dei cittadini argentini. Mons. Rubén Oscar Frassia, presidente della commissione episcopale per le migrazioni e il turismo, ha invitato i partecipanti “a fornire opportunità di inserimento sociale e spirituale in Argentina ai migranti, ai rifugiati e alle vittime della tratta di esseri umani”. Nel suo intervento si è anche soffermato sugli ostacoli burocratici che impediscono ai migranti di stabilirsi nel Paese, in contrasto con lo spirito della legge 25.871 che riconosce la possibilità di migrare come diritto umano. “Una società può definirsi moderna e sviluppata — ha sottolineato — quando sa accettare le diversità culturali dei suoi membri e facilitare la reciprocità e la pacifica convivenza”. Il presule, insieme ai delegati, ha anche chiesto “un maggiore coinvolgimento del clero, delle parrocchie e della Chiesa in generale, per conformare e rafforzare il lavoro e le attività delle squadre diocesane impegnate nella pastorale per la migrazione. Occorre promuovere — hanno ribadito — la consapevolezza della legge, le sue applicazioni pratiche sul tema delle migrazioni, soprattutto tra i funzionari pubblici, i quali, in alcuni casi, non concedono ai migranti quei diritti che la stessa legge concede”. Durante le sessioni di lavoro, i delegati hanno poi suggerito di creare una coscienza nel Paese sulla realtà di esclusione e di disuguaglianza alla quale migliaia di persone sono sottomesse. Infine, i partecipanti hanno riflettuto sulla situazione dei migranti, con particolare attenzione al diritto delle persone a non emigrare, il che significa poter avere opportunità economiche, occupazionali e di dignità sociale nel proprio Paese. (L.Z.)

    inizio pagina

    Messico: anche i laici invitati al quinto Congresso nazionale degli esorcisti

    ◊   Anche i laici saranno presenti al quinto Congresso nazionale degli esorcisti, organizzato dall’arcidiocesi di Città del Messico per i mesi di settembre ed ottobre. La loro presenza, spiega il coordinatore, padre Mendoza Pantoja, servirà “ad imparare qualcosa dagli psichiatri e dagli specialisti di malattie mentali che hanno accompagnato gli esorcisti nel corso del loro operato”. Il tema del Congresso sarà “La salvezza e la liberazione dal peccato”. Tra i relatori invitati, anche due esorcisti italiani, don Gabriele Nanni e don Sante Babolin, da anni impegnati nel settore. Il convegno analizzerà vari aspetti del tema in esame, come la predisposizione ai disordini psichiatrici individuali, le cause psicologiche ed ambientali che contribuiscono all’ansia e la distinzione tra la schizofrenia ed altri generi di disturbi mentali. (I.P.)

    inizio pagina

    Monaco di Baviera: l’arcidiocesi crea il “Centro per la tutela dei bambini e dei giovani”

    ◊   La Chiesa cattolica di Monaco ha istituito un “Centro per la tutela dei bambini e dei giovani”, per prevenire qualsiasi abuso sui minori. Come riferisce il Sir, la decisione è stata resa nota ieri dall’arcivescovo di Monaco e Frisinga, il cardinale Reinhard Marx. A gestire il centro scientifico, che sarà attivo al massimo entro l’inizio del 2012, saranno la stessa arcidiocesi e la Pontificia Università Gregoriana di Roma. L’istituto, diretto dallo psichiatra infantile di Ulm Hubwert Liebhardt, realizzerà un programma di formazione a distanza (e-learning) multilingue, destinato a collaboratori in grado di operare all’interno della Chiesa per prevenire abusi. “Con questo progetto – ha dichiarato il cardinale Marx - la Chiesa assume le proprie responsabilità”. “Accanto all’elaborazione degli abusi e alla preoccupazione per le vittime – ha aggiunto il porporato – occorre instaurare una nuova cultura del controllo” perché “la Chiesa deve diventare un luogo di assenza di violenza e di amore, un luogo protetto, particolarmente per i piccoli e per i deboli”. (D.M.)

    inizio pagina

    India: in 5000 a Bangalore concludono l’Anno dei giovani, un gruppo partirà per la Gmg

    ◊   Cinquemila giovani dell’arcidiocesi indiana di Bangalore hanno concluso l’Anno dei Giovani pregando e impegnandosi a “costruire un mondo migliore”, e si sono detti pronti per la Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid, a cui parteciperà una delegazione del loro Paese. Anche coloro che non saranno in Spagna, inoltre, potranno seguire in tempo reale la Gmg tramite i mass media e le nuove tecnologie. Come riferisce l'agenzia Fides, le migliaia di giovani (tra cui anche seminaristi e novizie di vari ordini religiosi) hanno partecipato, sotto la guida dell’arcivescovo di Bangalore, Bernard Moras, al raduno centrato sul tema “Alzati e risplendi per un mondo migliore”. L’evento, organizzato grazie all’“Indian catholic youth movement”, conclude l’anno dedicato dalla Chiesa locale alla gioventù. “I giovani – ha spiegato il presule alla platea – sono la speranza della Chiesa, e la Chiesa è interessata al loro benessere e alla loro crescita spirituale e globale”. Gli hanno fatto eco i responsabili locali della pastorale giovanile: “I giovani – hanno detto – portano nuova energia e creatività, e la promessa di un mondo migliore”. Il raduno ha inoltre sottolineato come sia fondamentale puntare sui giovani “per lasciare che si sprigioni il loro potenziale, per il bene dell’intera nazione”. Nel 2020, infatti, secondo le proiezioni, l’età media della popolazione indiana sarà tra i 20 e i 30 anni, ma già oggi è importante l’apporto della componente giovanile alla società. A questa si è rivolto l’arcivescovo Moras, esortando: “Gesù è il nostro migliore modello, impegnatevi a seguirlo”. (D.M.)

    inizio pagina

    Hong Kong: oltre 800 giovani parteciperanno alla Gmg

    ◊   “Stabilire una profonda amicizia con Cristo, trovare la verità, il coraggio e la speranza in lui”. Questo è lo spirito che anima oltre ottocento giovani che rappresenteranno Hong Kong alla Gmg di Madrid. Duecento di essi prevengono dalla diocesi della città mentre gli altri arrivano da numerose comunità giovanili locali, parrocchie e istituti religiosi. Insieme, hanno appena concluso la terza tappa del cammino per la gioventù, che si è tenuta il 16 e 17 luglio e ora sono in attesa di ricevere ufficialmente il mandato il 31 luglio, nella cappella di Cristo Re. Secondo le informazioni giunte all’agenzia Fides, il capo della delegazione, don Paolo Kam Po Wai, ha scritto personalmente ai giovani un invito per partecipare a questa giornata “che è un messaggio del signore e un invito del Papa”. La diocesi ha già pubblicato l’inno “ Walk in Christ, Firm in Faith” e ha proposto delle “tappe” simboliche per prepararsi al pellegrinaggio: radicarsi in Cristo, costruirsi in Cristo, consolidare la fede, essere testimoni. La delegazione partirà da Hong Kong il 5 agosto e nei giorni seguenti saranno previsti un ritiro spirituale, l’accoglienza e la partecipazione a diverse attività salesiane. Il ritorno è previsto il 22 agosto, dopo la partecipazione alla Gmg. (G.I.)

    inizio pagina

    Italia: le ispettorie Salesiane promuovono esperienze di volontariato estivo nei Paesi poveri

    ◊   Durante l’estate l’Animazione Missionaria Salesiana dell’Italia, in collaborazione con il Volontariato Internazionale per lo Sviluppo (Vis), coordina varie esperienze di volontariato estivo nei Paesi poveri, diventate negli anni un percorso sempre più significativo. Quest’anno – riferisce l’agenzia di informazione dei Salesiani Ans - sono 268 le persone coinvolte nelle diverse iniziative promosse dalle Ispettorie dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice d’Italia. L’esperienza di formazione nei Paesi poveri dura circa un mese, da trascorrere in gruppo in una delle opere missionarie delle due congregazioni, in stretto contatto con i missionari e la popolazione locale. I giovani sono aiutati nella crescita umana e cristiana e nella conoscenza di altre culture. L’esperienza consente, sperimentando sul campo, di comprendere le cause della povertà e del mancato sviluppo di alcune realtà e stimola la ricerca di possibili soluzioni da attuare mediante progetti di crescita. Per molti giovani l’esperienza aiuta a maturare un orientamento vocazionale che conduce a scelte di vita improntate all’impegno e alla solidarietà. Una volta rientrati, quasi sempre, i giovani si attivano in attività di sensibilizzazione e come operatori di cambiamento sociale e politico. La giornata tipo dei volontari estivi comprende momenti di spiritualità – come la preghiera e la celebrazione dell’Eucaristia – ed attività di animazione con i ragazzi ed i bambini, incontri con i protagonisti della vita sociale locale e collaborazione ai progetti specifici (recupero dei ragazzi di strada, alfabetizzazione, formazione tecnico-professionale, educazione ai diritti umani). L’esperienza di volontariato missionario estivo è preparata da un lungo e serio cammino di formazione che ogni Ispettoria attua con modalità differenti. I giovani volontari italiani dalla fine di luglio alle prime settimane di agosto si recheranno prevalentemente in Africa, Europa dell’Est e America del Sud. In particolare, per esempio, dall’Ispettoria dell’Italia Lombardo Emiliana 30 giovani, tra i 17 e i 25 anni, insieme al gruppo degli Amici del Sidamo, dedicano un mese tra luglio ed agosto al lavoro in Etiopia. Dall’Ispettoria dell’Italia “Circoscrizione speciale Piemonte e Valle d’Aosta”, in collaborazione con le Figlie di Maria Ausiliatrice, sono in partenza 9 spedizioni missionarie, alle quali partecipano giovani dai 20 ai 28 anni, in: Lituania, Angola, Brasile, Ghana, Moldavia, Sierra Leone, Repubblica Democratica del Congo, Gabon e Camerun. (L.Z.)

    inizio pagina

    Palermo ricorda il 19.mo anniversario della strage di via D'Amelio

    ◊   In Italia, governo e magistratura commemorano oggi a Palermo l’anniversario della tragica scomparsa del giudice Paolo Borsellino. Il suo sacrificio – ha scritto il presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano nel suo messaggio – impegna le istituzioni e la collettività a opporsi agli atteggiamenti di collusione e indifferenza rispetto al fenomeno mafioso”. 19 anni fa il giudice Paolo Borsellino e gli agenti della sua scorta morirono nella strage di Via D’Amelio. Un eccidio avvolto in parte ancora nel mistero per il quale, il figlio del magistrato, proprio ieri ha rotto il silenzio. “E’ venuto il momento di sapere chi e perché ha organizzato il depistaggio”, ha detto Manfredi Borsellino, che chiede “si vada fino in fondo” nello svelamento della trama che avrebbe costruito una falsa verità sull’eccidio di via D’Amelio. Secondo il procuratore di Caltanissetta, Sergio Lari, che si appresta a chiedere la revisione del processo, Cosa nostra avrebbe accelerato i tempi della strage perché Borsellino sarebbe venuto a conoscenza della ’trattativa’ tra mafia e Stato. “Sono qui perché sono alla ricerca della verità, altrimenti non sarei venuto”, ha detto in via d’Amelio il presidente della Camera Gianfranco Fini, parlando con il fratello del magistrato, Salvatore Borsellino e i ragazzi del Popolo delle ’Agende rosse’, che hanno preparato uno striscione in cui si legge: “No corone di Stato per una strage di Stato”. “La mafia – ha aggiunto Fini - punta a svuotare lo Stato incuneandosi nelle zone d’ombra che possono essere presenti e sfruttando aree di contiguità. Non bisogna dare posti di responsabilità pubblica a chi risulta inquisito”. “Fino a quando non sapremo chi sono stati i mandanti della strage non riusciremo a piangere e seppellire Paolo”, ha detto Salvatore Borsellino, che ha aggiunto: “Siamo qui perché ancora non è stata fatta giustizia”. Lucia Borsellino, figlia del giudice, partecipando ad un incontro promosso dalle Fondazioni Buttitta e Tricoli, ha dichiarato: “Non è mai troppo il tempo che passa perché queste ferite possano rimarginarsi. Vedere che il mondo non dimentica ci spinge ad andare avanti. Il raggiungimento della verità sulla strage di via D’Amelio – ha concluso - farebbe bene all’umanità intera”. Nel capoluogo siciliano è giunto anche il ministro dell’Interno Roberto Maroni, che ha reso omaggio agli agenti uccisi dalla mafia nel reparto scorte della caserma Lungaro della Polizia di Stato e si è intrattenuto con i parenti delle vittime. La visita del ministro Maroni si è conclusa con un vertice in prefettura sul tema della sicurezza. Sul luogo della strage alle 16.58 verrà osservato un minuto di silenzio. Le manifestazioni proseguiranno fino a sera: tra gli appuntamenti, la tradizionale fiaccolata promossa da Giovane Italia e Forum 19, che si concluderà in via D’Amelio, dove verrà letto un messaggio della vedova di Borsellino, Agnese Piraino Leto. Prevista la partecipazione del ministro della Gioventù, Giorgia Meloni, e del sindaco di Roma, Gianni Alemanno. (Da Palermo, Alessandra Zaffiro)

    inizio pagina

    Assisi: una "credenziale" ai pellegrini che percorreranno la Via di San Francesco

    ◊   Percorrere da pellegrini la Via di san Francesco darà diritto ad un attestato di partecipazione. Si chiamera' 'Testimonium Viae Francisci' e sara' rilasciato ad Assisi, congiuntamente, dalla basilica papale di san Francesco, da quella di santa Maria degli Angeli in Porziuncola e dalla Diocesi di Assisi, Nocera Umbra e Gualdo Tadino, a tutti coloro che a piedi, in bicicletta e a cavallo abbiano compiuto il pellegrinaggio lungo la Via di Francesco, con la manifesta intenzione di visitare la tomba del Santo. Per ottenere il 'Testimonium', però, dovrà prima essere esibita la 'Credenziale del Pellegrino', ovvero un documento di viaggio che, rilasciato da conventi e parrocchie lungo la via (in ricordo dell'antica 'lettera di presentazione' che le autorità ecclesiastiche rilasciavano ai viaggiatori) i viandanti porteranno con sé, per attestare la propria condizione di pellegrino e l'intenzione di volersi recare presso la tomba di san Francesco di Assisi. La 'credenziale', per ottenere il 'Testimonium', dovrà essere presentata di persona, munita di tutti i timbri e le date, in grado di certificare che il pellegrino abbia percorso a piedi almeno gli ultimi 75 chilometri, e almeno 150 se in bicicletta o a cavallo. Il documento - riferisce l'agenzia Agi - realizzato con il contributo della Regione Umbria, ha tutti i crismi dell'ufficialità: esso infatti viene emesso con l'approvazione della Conferenza episcopale umbra, la Custodia generale del Sacro Convento di Assisi, la Provincia Serafica di san Francesco e la Provincia di san Francesco di Assisi. "E' importante - ha detto stamani mons. Paolo Giulietti, vicario generale della diocesi di Perugia e presidente del Consorzio 'Francesco's Way' - mettere Assisi al centro di una rete di cammini, che diano l'immagine di una Umbria ancora capace di parlare dei valori della spiritualità". "E' un progetto nel quale crediamo molto - ha sottolineato l'assessore al turismo della Regione Umbria Fabrizio Bracco, ricordando il significato per l'Umbria della figura di san Francesco -; è un modo moderno di avvicinarsi alla tradizione francescana ed uno strumento ulteriore per caratterizzare le politiche turistiche, valorizzando la dimensione spirituale dei cammini, il loro contenuto di riflessione e di scoperta di sé". "Sono percorsi in luoghi densi di silenzio - ha detto padre Enzo Fortunato, responsabile dell'ufficio stampa del Sacro Convento di Assisi -, tanto più necessari oggi in cui ci vogliono parole che nel silenzio maturino, per far sì che il cuore dell'uomo parli al cuore di Dio". Alla conferenza-stampa hanno preso parte anche il vicario generale della diocesi di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino don Maurizio Saba, in rappresentanza del vescovo mons. Domenico Sorrentino e padre Fabrizio Migliasso, Custode della basilica papale di Santa Maria degli Angeli in Porziuncola. (R.P.)

    inizio pagina

    24 Ore nel Mondo



    Gran Bretagna: in audizione alla Camera dei comuni i protagonisti dello scandalo intercettazioni

    ◊   Sono cominciate da circa un’ora alla Camera dei Comuni di Londra le audizioni delle persone coinvolte nello scandalo intercettazioni che da giorni sconvolge la Gran Bretagna. Il servizio di Marco Guerra:

    “Non mi scuso per il soggiorno nella spa di lusso e non ho mai fatto pressioni sul Guardian perché mollasse la storia delle intercettazioni”. Sono le prime parole pronunciate davanti alla Commissione Interni dei Comuni dall’ex capo di Scotland Yard, Sir Paul Stephenson, dimessosi domenica dopo le rivelazioni circa i favori ottenuti da Neil Wallis, ex vicedirettore di News of the World e uno degli indagati nello scandalo delle intercettazioni. Dopo il capo dimissionario della metropolitan police sarà ascoltato il suo vice - anch’egli dimessosi - John Yates. Nel pomeriggio sarà la volta di Rupert Murdoch e di suo figlio James. Infine Rebekah Brooks l'ex amministratore delegato di News International. Sfileranno dunque uno dietro l’altro i protagonisti dello scandalo intercettazioni che vede coinvolta la News Corp della famiglia Murdoch, un colosso editoriale con 51.000 dipendenti. Ad aggravare la vicenda, la notizia del ritrovamento, presso la sua abitazione, del corpo di Sean Hoare, che in settembre denunciò al New York Times il ruolo nelle intercettazioni del suo ex direttore e poi portavoce del premier Cameron, Andy Coulson. L'ex giornalista era in pessime condizioni di salute e non è escluso che sia morto per cause naturali. Si aspettano comunque risposte dall’autopsia al momento in corso. Domani, infine, il primo ministro David Cameron parlerà dello scandalo alla Camera dei Comuni. Il premier dovrà rispondere all’accusa di conflitto di interessi per la questione dell’acquisto di Sky British da parte di News Corp.

    Libia incontro diplomatici
    Diplomazie internazionali al lavoro per arrivare ad una soluzione politica del conflitto libico. Emissari del regime di Tripoli e rappresentanti del Dipartimento di Stato americano si sono incontrati sabato in Tunisia per discutere il futuro del Paese. “Siamo pronti a parlare di tutto ma senza pregiudiziali, spetta ai libici decidere il loro futuro”, ha detto il portavoce del governo fedele a Gheddafi. Dal canto suo, il dipartimento di Stato ha fatto sapere che l'incontro ha avuto come unico scopo quello di far presente agli emissari libici che il colonnello deve lasciare il potere. E nelle prossime ore il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, incontrerà a Mosca il ministro degli Esteri libico al-Obeidi. Ieri Lavrov aveva ribadito che la Russia è contraria a considerare il Consiglio Nazionale Transitorio come unico legittimo rappresentante del popolo libico. Sul terreno, intanto, i ribelli hanno annunciato di aver conquistato la città orientale di Brega. Immediata la smentita dei fedelissimi di Gheddafi.

    Gaza
    Lo yacht francese di attivisti filopalestinesi della Freedm Flotilla 2 che intendeva forzare il blocco navale imposto da Israele alla striscia di Gaza, è stato abbordato oggi dalla marina militare israeliana a circa 60 km dalla costa. Militari israeliani sono saliti a bordo dell’imbarcazione e ne hanno assunto il controllo, per scortarlo nel porto israeliano di Ashdod, senza incontrare resistenza da parte dei 17 passeggeri che erano a bordo. All'arrivo ad Ashdod gli attivisti, in gran parte europei, saranno interrogati e quasi certamente espulsi dal Paese. Si è dunque scongiurato il ripetersi del sanguinoso abbordaggio del 2010 in cui hanno perso la vita 9 attivisti turchi. Per impedire la partenza delle navi, Israele aveva infatti lanciato un'intensa campagna di pressioni diplomatiche.

    Siria
    L’Unione Europea, riunita con i propri ministri degli Esteri a Bruxelles, ha espresso preoccupazione per la situazione in Siria, dove nelle ultime 24 ore si segnalano almeno 13 morti ad Homs, divenuta città simbolo della reazione contro il governo del presidente Bashar Al Assad.

    Egitto governo
    E anche in Egitto continua la protesta del movimento popolare che ha portato alla caduta del regime del presidente Mubarak. Gli oppositori, che a migliaia occupano ancora dai primi di luglio piazza Tahrir, chiedono alla giunta militare che vengano fatte le riforme promesse e protestano per la poca trasparenza nei processi contro gli esponenti del deposto regime. In questo contesto è stato rinviato anche il giuramento del nuovo governo ad interim. Stefano Leszczynski ha intervistato Adib Fateh Alì, giornalista esperto dell’area:

    R. – Quello che si contesta alla giunta militare da parte dei giovani della rivolta e da parte delle forze principalmente laiche del Paese, è il fatto di non avere introdotto sostanzialmente nessun cambiamento, nessuna riforma che possano soddisfare le rivendicazioni della rivolta. Un punto a favore delle forze laiche in Egitto è un ridimensionamento del gruppo dei Fratelli musulmani. Oggi si ritrovano in difficoltà anche perché si sono divisi in due-tre partiti politici.

    D. – La sensazione è che la giunta militare stia perdendo consensi. Qual è, invece, la sensazione nei confronti del governo Sharaf?

    R. – Il governo Sharaf è un governo transitorio, ad interim; è semplicemente uno strumento nelle mani della giunta militare. Tant’è vero che la cerimonia di giuramento avrebbe dovuto essere guidata dal generale Tantawi, capo della giunta militare. Quindi, l’interlocutore principale è la giunta militare. Cosa farà o non farà il governo, secondo me, avrà molta poco influenza sull’evoluzione delle cose …

    D. – In questo contesto, anche il processo a Mubarak che dovrebbe iniziare i primi d’agosto, potrebbe essere utilizzato in maniera strumentale?

    R. – Penso proprio di sì! Molto probabilmente, il regime si ritroverà costretto a celebrare questo processo. Fino ad oggi, abbiamo assistito ad un tira e molla, adducendo motivi di salute dell’anziano presidente. Però in realtà è il presidente Mubarak che non vuole presentarsi al processo, anche perché il presidente Mubarak – fino a prova contraria – è stato a capo delle forze armate e sa benissimo quali e quanti casi di corruzione ci sono all’interno delle forze armate … (gf)

    India –Usa
    Tappa in India per il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, che stamattina ha iniziato a New Delhi la sua visita di tre giorni. Al centro dei colloqui di oggi con le autorità indiane ci sarà la lotta al terrorismo dopo il recente attentato di Mumbai.

    Usa-debito
    Sono stati fatti passi avanti nella trattativa sul tetto del debito. A rassicurare gli americani è lo stesso presidente Barack Obama, il quale intende arrivare ad un accordo che prevede una riduzione di 4 mila miliardi di dollari del deficit e che include anche l'aumento delle tasse agli americani più ricchi. Sentiamo Elena Molinari:

    Non ci sono alternative all’aumento del tetto del debito per evitare un default che sarebbe catastrofico. Il segretario al Tesoro americano Geithner torna a suonare l’allarme debito, mentre Barack Obama - che nelle ultime ore ha incontrato lo speaker Boehner e il leader dei repubblicani alla Camera Cantor - afferma che “stiamo facendo progressi”. Ma il presidente ha detto anche che porrà il veto ad un’iniziativa repubblicana che prevede tagli per 111 miliardi di dollari nell’anno fiscale 2011. Si fissa poi al 18 per cento il limite della spesa sul Pil e si stabilisce che venga presentato un emendamento alla costituzione per un budget sempre bilanciato. Ma al Senato sarebbe già al lavoro un piano B, che concede a Obama l’autorità di alzare il tetto del debito in tre tranches e che dà al Congresso il potere di approvare o di opporsi alle richieste presidenziali. E’ prevista anche la creazione di una Commissione per la riduzione del deficit del debito. In ogni caso, il Senato resterà al lavoro fino a quando l’aumento del tetto non sarà passato.

    Italia politica
    Veniamo all’Italia. Sale il malcontento bipartisan sui costi della politica. Oggi i Questori di Camera e Senato, in seduta congiunta, mettono a punto i tagli al Parlamento. Sul fronte ticket sanitario, la Lombardia si è detta contraria, mentre alla Camera arriva il decreto legge sui rifiuti in Campania. C'e' attesa per il parere leghista.

    Guinea
    Uomini con armi pesanti hanno attaccato nella notte la residenza del presidente della Guinea, Alpha Conde, a Conakry. L'assalto è stato respinto dalle guardie presidenziali e il capo di Stato è illeso, dicono fonti della presidenza guineana e testimoni oculari, aggiungendo che razzi e armi pesanti hanno causato danni alla residenza. Le stesse fonti non hanno fornito alcuna informazione circa l’identità del gruppo che ha condotto l’attacco.

    Giappone
    Il governo nipponico ha messo al bando la carne proveniente dalla prefettura di Fukushima, a causa dei molti casi di contaminazione radioattiva. Lo ha reso noto il capo di gabinetto, Edano. Per gli allevatori è previsto un piano di aiuti per ammortizzare il rilevante danno economico. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 200

    inizio pagina
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli e Miriam Ayele.