![]() | ![]() |

Sommario del 16/06/2011
A giugno, Benedetto XVI chiede di pregare affinché i sacerdoti siano uniti al Cuore di Cristo
◊ “Perché i sacerdoti, uniti al Cuore di Cristo, siano sempre veri testimoni dell’amore premuroso e misericordioso di Dio”: è l’intenzione generale di preghiera di Benedetto XVI per questo mese di giugno. Al radicamento del sacerdozio nel Cuore di Gesù, il Papa ha dedicato numerose riflessioni, in particolare in occasione dell’Anno Sacerdotale. Il servizio di Alessandro Gisotti:
Siate sacerdoti “secondo il cuore di Cristo”: è l’incoraggiamento che Benedetto XVI rivolge instancabilmente ai presbiteri, dall’inizio del suo ministero petrino. Un’esortazione che si è fatta ancor più pressante quando la Chiesa è stata ferita dallo scandalo degli abusi su minori perpetrati da membri del clero. Alla conclusione dell’Anno Sacerdotale, nella festa del Sacro Cuore di Gesù, il Papa ricorda che i sacerdoti devono rivolgere lo sguardo al costato di Cristo, aperto dalla lancia del soldato romano:
“Sì, il suo cuore è aperto per noi e davanti a noi – e con ciò ci è aperto il cuore di Dio stesso. La liturgia interpreta per noi il linguaggio del cuore di Gesù, che parla soprattutto di Dio quale pastore degli uomini, e in questo modo ci manifesta il sacerdozio di Gesù, che è radicato nell’intimo del suo cuore; così ci indica il perenne fondamento, come pure il valido criterio, di ogni ministero sacerdotale, che deve sempre essere ancorato al cuore di Gesù ed essere vissuto a partire da esso”. (Messa a conclusione dell’Anno Sacerdotale, 11 giugno 2010)
Il Cuore di Gesù trafitto, soggiunge il Papa, diventa una sorgente: “L’acqua e il sangue che ne escono rimandano ai due Sacramenti fondamentali dei quali la Chiesa vive: il Battesimo e l’Eucaristia”. Dunque, afferma, “il cuore aperto è fonte di un nuovo fiume di vita”:
“Ogni cristiano e ogni sacerdote dovrebbero, a partire da Cristo, diventare sorgente che comunica vita agli altri. Noi dovremmo donare acqua della vita ad un mondo assetato. Signore, noi ti ringraziamo perché hai aperto il tuo cuore per noi; perché nella tua morte e nella tua risurrezione sei diventato fonte di vita”. (Messa a conclusione dell’Anno Sacerdotale, 11 giugno 2010)
“Cor ad Cor loquitur”, “il Cuore parla al cuore”: il motto del Beato Newman, ripreso dal Papa nel suo viaggio apostolico nel Regno Unito, sottolinea quanto il linguaggio del cuore sia fecondo per la crescita della fede. E ciò vale ancor più per i sacerdoti. Il Papa rileva che, non a caso, proprio nella Solennità del Sacro Cuore di Gesù si celebra la “giornata di santificazione sacerdotale”:
“Il sacerdote è un dono del Cuore di Cristo: un dono per la Chiesa e per il mondo. Dal Cuore del Figlio di Dio, traboccante di carità, scaturiscono tutti i beni della Chiesa, e in modo particolare trae origine la vocazione di quegli uomini che, conquistati dal Signore Gesù, lasciano tutto per dedicarsi interamente al servizio del popolo cristiano, sull’esempio del Buon Pastore”. (Angelus, 13 giugno 2010)
Nel corso della storia, ricorda il Papa, innumerevoli sacerdoti hanno vissuto uniti al cuore di Cristo, hanno dedicato la vita alla Chiesa a volte fino al martirio. E’ il caso del giovane don Jerzy Popiełuszko, vittima dal regime comunista in Polonia. “L’amore del Cuore di Cristo – rileva il Pontefice – lo ha portato a dare la vita, e la sua testimonianza è stata seme di una nuova primavera nella Chiesa e nella società”:
“Se guardiamo alla storia, possiamo osservare quante pagine di autentico rinnovamento spirituale e sociale sono state scritte con l’apporto decisivo di sacerdoti cattolici, animati soltanto dalla passione per il Vangelo e per l’uomo, per la sua vera libertà, religiosa e civile. Quante iniziative di promozione umana integrale sono partite dall’intuizione di un cuore sacerdotale!” (Angelus, 13 giugno 2010)
Benedetto XVI esorta, allora, i sacerdoti ad essere se stessi, a donarsi a Cristo e così essere davvero segno della Sua presenza in mezzo al popolo di Dio:
“Donatevi a Gesù, per entrare nell’immensità del suo grande Cuore, che contiene il Cuore della sua Santa Madre e di tutti i santi, e per perdervi in questo abisso di amore, di carità, di misericordia, di umiltà, di purezza, di pazienza, di sottomissione e di santità”. (Udienza generale, 19 agosto 2009)
◊ Benedetto XVI ha ricevuto nel corso della mattinata, in successive udienze, un gruppo di presuli della Conferenza Episcopale dell’India, in Visita ad Limina, e padre Cornelius Petrus Mayer.
In India, il Papa ha nominato Vescovo di Kohima il sacerdote James Thoppil, del clero di Kohima, rettore dell’Oriens Theological College a Shillong. Il 52.enne nuovo presule ha frequentato il Christ King College, per gli studi di Filosofia, e l’Oriens Theological College e il Sacred Heart Theological College per quelli di Teologia. Ordinato sacerdote, ha svolto tra gli altri il ministero di parroco e segretario della Nagaland Association of Catholic Schools. Ha proseguito gli studi per la Licenza e il Dottorato in Teologia Dogmatica alla Pontificia Università Urbaniana in Roma, quindi è stato docente, cancelliere e decano degli Studi all’Oriens Theological College di Shillong, nonché segretario del Northeast Diocesan Priests’ Forum for Theological Reflection.
◊ Presentato stamane nella Sala stampa vaticana il Convegno internazionale sulle “Cellule staminali adulte: la scienza e il futuro dell’uomo e della cultura”. Ne hanno parlato con i giornalisti il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura, promotore dell’incontro in programma dal 9 all’11 novembre prossimo nell’Aula nuova del Sinodo. Presenti all’incontro con la stampa anche padre Tomasz Trafny, direttore del Dipartimento “Scienza e Fede” del Dicastero vaticano e la dott.ssa Robin L. Smith, amministratore delegato della "NeoStem", la società farmaceutica statunitense partner dell’iniziativa. Il servizio di Roberta Gisotti:
Scopo del Convegno quello di esplorare l’impatto socio-culturale delle ricerche sulle cellule staminali adulte e della medicina rigenerativa, un “ramo molto dinamico della scienza” – ha sottolineato il cardinale Gianfranco Ravasi – che sta ricevendo particolare attenzione nella comunità accademica:
"Ed è per questo che mi sembra interessante essere presente. Essere presente laddove la medicina non soltanto si basa su protocolli codificati ma tenta anche di perlustrare itinerari nuovi. E come sempre, quando si percorrono nuovi orizzonti, ci sono - com'è facile immaginare - implicazioni di tipo etico e di tipo filosofico e di tipo teologico. Per questa ragione, è inevitabile che il coinvolgimento del nostro Dicastero sia un coinvolgimento di significato, di senso".
Non sarà un Congresso scientifico in senso stretto, quanto piuttosto “un evento di alta divulgazione”, ha spiegato il porporato, che vedrà invitati politici, ambasciatori, vescovi, scienziati e medici di varie discipline, giuristi, giornalisti perché insieme possano interagire su una materia tanto stimolante:
"Noi sappiamo bene - lo diceva già Montaigne - che divulgare è sempre un po' approssimare, però, d'altra parte, divulgare vuol dire anche far sì che sugli incroci fondamentali della scienza non ci siano solo i freddi specialisti, ma ci siano anche quelli che verranno coinvolti poi esistenzialmente".
Non tutti i meriti dell’organizzazione del Congresso sono però del Pontificio Consiglio della Cultura, che sta collaborando con il Pontificio Consiglio degli Operatori sanitari e con la Pontifica Accademia della Vita. Ma come si motiva la collaborazione con l’azienda biofarmaceutica "NeoStem"? A rispondere è la dott.ssa Robin L. Smith:
“We are a public company pioneering new mediacl research with adult stem cells…
Noi siamo – ha detto - società pioneristica nella nuova ricerca medica sulle cellule staminali adulte. Ricerca che ha la possibilità di alleviare la sofferenza umana schiudendo il potenziale di guarigione del corpo umano. E, cosa più importante, siamo in grado di fare tutto questo senza distruggere un’altra vita umana”.
“We continue to struggle with the suffering caused by diseases such us…..”
Noi continuiamo a lottare con le sofferenza causate da malattie come diabete, sclerosi multipla, patologie coronariche, ischemie croniche degli arti. E tuttavia, grazie ad alcuni sorprendenti progressi tecnologici, stiamo imparando che parte della soluzione di queste malattie e molte altre, potrebbe essere già presente nel nostro corpo”.
La collaborazione aperta tra il Vaticano e la "NeoStem" – ha poi chiarito padre Trafny – non è certo esclusiva, ma “aperta ad altre istituzioni, che condividano gli stessi valori”. L'intenzione dei promotori ''non è quella di sfidare alcuna amministrazione governativa'', ha risposto padre Trafny alle domande dei giornalisti. ''Non crediamo – ha detto – che nei governi ci siano uomini cattivi che vogliano colpire la vita. Il problema è che non sono i medici che valutano e prendono le decisioni, ma ci sono spesso influenze esterne”. Da qui, l’invito a prendere parte al Convegno rivolto “ai ministri della Salute, per far capire – ha auspicato infine padre Trafny – che oggi la ricerca sulle staminali adulte ha portato a risultati di cui già beneficiano i pazienti, peraltro non solo senza problemi etici, ma con minori problemi anche a livello medico, per quanto riguarda le conseguenze degenerative e il rigetto''.
◊ L’impresa deve continuare ad avere un ruolo sociale, soprattutto per la produzione di posti di lavoro. Ne è convinto il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, che oggi è intervenuto in Vaticano al convegno “Executive Summit on Ethics for the business world”. A due anni dalla promulgazione dell’Enciclica Caritas in veritate, esponenti internazionali dell’economia e della finanza si sono riuniti sotto l’egida del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace per proporre risposte concrete alle tematiche delineate nel documento magisteriale. Sentiamo Alessandro Guarasci:
Nel dopo-crisi, la mancanza di lavoro continua a rimanere un’emergenza. Per il cardinale Bertone “l’imprenditore deve utilizzare il proprio talento di innovazione e creatività per affrontare sfide che vanno oltre l’economia e il mercato, in particolare oggi c’è una crescente domanda di lavoro da parte di interi Paesi che hanno tanti giovani e pochissimo lavoro”. Dunque, il segretario di Stato mette in luce che “occorre innovazione e una nuova iniziativa per includere all’interno dell’impresa, dell’economia e del mercato i tanti esclusi”. E questo perché lo Stato non può far tutto. Per esempio, “l’impresa oggi dovrà entrare sempre più nel campo dei beni comuni”, ovvero acqua, fonti di energia, comunità. Quindi c’è urgente bisogno di imprenditori, che però, per il cardinale Bertone, “non abbiano come mero scopo il profitto”. La crisi greca ha insegnato appunto che il profitto non è tutto, anche la solidarietà a livello europeo è fondamentale. Il presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, il cardinale Peter Turkson, si rivolge quindi agli Stati del Vecchio continente, che hanno perseguito la via dell’unità:
“Vuol dire che hanno accettato di appoggiare uno e l’altro, con un po’ di solidarietà. I più forti aiutano i più deboli. Se però il problema diventa cronico, credo che il parlamento europeo deve trovare un’altra soluzione che non sia semplicemente quella di ‘fare il pompiere’. Si trova sempre nella condizione di dover spegnere il fuoco del collasso economico, ma forse dovrebbe aiutare un po’ di più il governo a fare una diversa economia, in modo tale che queste crisi non avvengano più”.
Dunque, per salvare lo stato sociale e i conti pubblici è necessaria anche l’austerità. Secondo Lorenzo Bini Smaghi, membro del board della Bce, la crisi greca spinge il mondo politico a fare pressione sulla Banca Centrale Europea per l'estensione delle scadenze dei titoli greci o l'accettazione di titoli che non danno sufficienti garanzie.
◊ In occasione della 100.ma Conferenza Internazionale del Lavoro di Ginevra, il Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite ha approvato oggi a larga maggioranza la Convenzione Onu sui diritti del lavoro domestico. Votate anche le raccomandazioni che rendono operativi alcuni punti specifici della Convenzione. Marco Guerra ne ha parlato con l'arcivescovo Silvano Maria Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede presso l’Ufficio Onu a Ginevra:
R. – Si è raggiunta una tappa molto importante, perché già dagli anni Sessanta si era cominciato, nell’Organizzazione internazionale del lavoro, a parlare della necessità di una protezione particolare per i lavoratori domestici perché venivano visti, come sono tuttora, come una categoria di lavoratori invisibili, dal momento che lavorano dentro le pareti domestiche. Non hanno mai avuto grandi unioni sindacali a proteggerli e la maggior parte di queste persone sono donne e spesso donne emigrate, venute da vari Paesi per servire nelle famiglie le persone anziane, i bambini.
D. – Quali sono le principali raccomandazioni che vengono rivolte ai governi?
R. – Elencano condizioni perché il lavoro sia decente, sia accettabile. Danno libertà per formare unioni sindacali a favore di queste persone. Insistono sulla remunerazione equa senza discriminazioni. In particolare, vogliono proteggere le norme di questa nuova Convenzione: c'è attenzione per i minorenni, soprattutto le ragazze minorenni che in alcuni Paesi vengono utilizzate per il lavoro domestico; c’è l’attenzione a fare in modo che nell’alloggio dentro la casa dove queste persone risiedono vi sia un minimo di vita privata e che, per esempio, quando non lavorano che abbiano il diritto di uscire di casa, di avere un momento di riposo giornaliero. C’è tutta una serie di provvedimenti che segnano un passo in avanti nella protezione di persone che, si calcola, sono tra i 50 e 100 milioni nel mondo.
D. – Dietro il suo impegno, eccellenza, si intravede il lavoro di tanti cattolici che si sono spesi per la realizzazione di questo documento...
R. – Infatti, gruppi come l’Azione cattolica internazionale per l’emigrazione, il Movimento per i lavoratori domestici in India, l’Opera internazionale Kolping e molte altre organizzazioni di ispirazione cattolica hanno lavorato intensamente e in maniera efficace per arrivare a questo punto: continueranno e si stanno già organizzando per promuovere la ratificazione della Convenzione nei vari Paesi. (bf)
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ In prima pagina, un articolo di Lucetta Scaraffia dal titolo “Un tesoro di talenti: elogio del direttore dei Musei Vaticani”.
Oltre la logica del profitto: nell’informazione vaticana, il cardinale Tarcisio Bertone a un simposio sull'etica dell’impresa.
Difesa della dignità umana da concetti contrati alla legge naturale: nell’informazione internazionale, intervento della Santa Sede alla conferenza di alto livello sull’Hiv/Aids a New York.
In cultura, una articolo di Timothy Verdon dal titolo “Gli ospedali italiani che incantarono Lutero”: nell’architettura di origine religiosa che ha costruito il volto dell’Italia spiccano i luoghi destinati alla carità.
Non confiniamo la religione nel privato: Oddone Camerana sugli insegnamenti del grande sociologo del Novecento Emile Durkheim.
Il mondo salvato dai bambini: Gaetano Vallini recensisce il film di Romain Goupil “Tutti per uno”.
Se la musica liturgica diventa un pretesto per litigare: Marcello Filotei a proposito del dibattito sulla musica in chiesa rilanciato dal quotidiano “La Repubblica”.
La tortura invisibile dell’incertezza: Silvia Guidi sulla presentazione della XXXII edizione del Meeting di Rimini.
Ottavio, il poetino e le burle di Filippo Neri: Edoardo Aldo Cerrato sui cardinali Paravicini e Antoniano nella Roma del Cinquecento.
◊ In Italia, il Consiglio Superiore di Sanità ha dato parere favorevole all'unanimità alla pillola dei 5 giorni dopo, "Ella One". Ora la decisione per la commercializzazione passa all’Agenzia del Farmaco. Si tratta di una molecola che funziona fino al quinto giorno successivo ad un rapporto sessuale e per il Css non costituisce un metodo abortivo, ma un contraccettivo di emergenza controindicato in presenza di gravidanza. Per tale motivo il Consiglio chiede che la prescrizione venga effettuata solo dopo il test di gravidanza Beta Hcg. Critiche arrivano da da "Scienza e Vita": secondo il presidente Lucio Romano da un punto di vista culturale "si rischia di presentare l’aborto come metodo contraccettivo”. Paolo Ondarza lo ha intervistato:
R. – La pillola dei 5 giorni dopo si caratterizza per una molecola che appartiene allo stesso gruppo farmacologico dell’RU 486, che viene usato in Italia nell’aborto chimico fino entro la settima settimana di gravidanza.
D. – Come agisce?
R. – La molecola, se viene assunta prima dell’ovulazione può o inibire l’ovulazione o ritardare l’ovulazione; se invece viene assunta dopo l’ovulazione e con un rapporto che è stato fecondante, evidentemente svolge la sua azione di impedimento all’annidamento dell’embrione: infatti dal quarto, quinto giorno l’embrione è già in prossimità dell’utero per poter svolgere ulteriormente il suo processo di evoluzione della gravidanza. In poche parole, che cosa sta accadendo con la pillola dei cinque giorni dopo? Si sta mistificando un processo che può essere di tipo abortivo, presentandolo invece come un processo di tipo contraccettivo. Quindi l’aborto, sotto il profilo culturale, si fa contraccezione.
D. – Tuttavia il Consiglio Superiore di Santità raccomanda che la pillola dei cinque giorni dopo venga prescritta esclusivamente dopo aver effettuato un test di gravidanza…
R. – E’ un’espressione – devo dire – molto equivoca, perché nessuna donna, che ha avuto un rapporto ritenuto fecondante, avrà mai la possibilità di poter saper con certezza se il test di gravidanza è positivo o meno.
D. – Ma, a livello medico, c’è un’intesa comune su quando parlare di contraccezione e quando parlare di metodo abortivo?
R. – Sicuramente. C’è una definizione molto chiara che definisce un metodo contraccettivo, quando cioè impedisce l’incontro dello spermatozoo con l’ovocita: questo è un metodo contraccettivo. Tutti gli altri metodi che non impediscono l’incontro dello spermatozoo con l’ovocita, ma che impediscono lo sviluppo dell’ovulo fecondato, sono sicuramente dei metodi abortivi. (mg)
Rapporto annuale della Croce Rossa Italiana: da Haiti al Pakistan, solidarietà senza confini
◊ Trecentoquarantamila gli indigenti soccorsi in Italia, 2.500 le iniziative sociali e attività di protezione civile su tutto il territorio nazionale: sono i numeri dell’azione della Croce Rossa Italiana (Cri) che ieri, nel giorno del suo compleanno – è stata infatti fondata il 15 giugno del 1864 – ha presentato la seconda edizione del suo Rapporto annuale. Sono circa 150 mila i volontari della Cri che quest’anno si sono trovati davanti anche a difficili crisi internazionali. Il servizio di Francesca Sabatinelli:
La produzione di 1.500 pasti caldi al giorno e la gestione di un impianto da 80 mila litri di acqua potabilizzata ogni 12 ore: sono i numeri dell’impegno di Croce Rossa Italiana ad Haiti, la principale crisi umanitaria che l’organizzazione si è trovata a fronteggiare in ambito internazionale. Patrizia Ravaioli, direttore generale della Croce Rossa Italiana:
R. - Sulla scena internazionale l’emergenza più drammatica che abbiamo seguito è sicuramente stata quella di Haiti, anche se per l’entità e le dimensioni c’è stata - purtroppo - anche quella del Pakistan e quella del Cile, che abbiamo seguito come Croce Rossa Italiana. A livello nazionale, c’è da segnalare l’emergenza delle alluvioni che ci sono state soprattutto nel Nord del Paese. Su queste i nostri volontari sono intervenuti con 2-3 ore di preavviso e quindi veramente in maniera immediata. Una capacità di risposta straordinaria…
D. – E’ stato detto che il 2010 è “anno di svolta”, perché?
R. – E’ per noi un anno di svolta perché in una grande organizzazione come la nostra è molto complesso reperire tutti i dati che restituiscano poi le cifre e le dimensioni di tutte le attività che si fanno. La Croce Rossa è molto nota per l’emergenza e per la sua attività in particolare per il 118; ma non sempre si conoscono tutte le altre attività che vengono svolte da Croce Rossa. Ecco, l'Annual report ha il valore di riferirle tutte.
D. – Le nuove sfide, i nuovi obiettivi che Croce Rossa Italiana si è posta da qui – addirittura – al prossimo anno?
R. – Un obiettivo fondamentale è quello di lavorare sempre di più per quanto riguarda la trasparenza: chiunque dona un euro a Croce Rossa deve essere in grado, in tempo reale, di andare sul nostro sito e vedere come è stato speso quell’euro. Altre sfide, poi, sono sicuramente legate al fatto di essere ancora più presenti sul territorio, facendo ancora di più per le persone che hanno bisogno. Nel Report 2011, ci sarà tutta l’attività che stiamo facendo in questi mesi per l’emergenza Nord Africa. Le emergenze, purtroppo, non vanno a diminuire, vanno anzi ad aumentare e quindi noi dobbiamo essere sempre più pronti per intervenire: per noi l’emergenza non può essere una cosa straordinaria, ma rappresenta l’ordinarietà della nostra attività. (mg)
◊ Si aprirà il prossimo 21 agosto, alla presenza del presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, la 32.ma edizione del Meeting per l’amicizia fra i Popoli di Rimini. Il tema scelto è “E l’esistenza diventa un’immensa certezza”. Sette giorni con oltre 100 convegni, nove mostre, dibattiti e spettacoli sui temi cruciali di oggi, dai 150 anni di Unità d’Italia alle rivolte nel mondo arabo, alla crisi economica. Il programma è stato presentato ieri sera a Roma all’ambasciata italiana presso la Santa Sede. Luca Collodi ne ha parlato con il vicedirettore del Meeting Marco Aluigi:
R. – Si annuncia un’edizione ricchissima da molti punti di vista. D’altra parte già il titolo e il tema generale sono un’enorme provocazione, credo, per tutti.
D. - Lo vogliamo ricordare?
R. – Il titolo è “L’esistenza diventa una immensa certezza”, quindi il problema della vita che può diventare e che diventa finalmente qualcosa di certo, che scopre un punto sorgivo di certezza con cui la vita dell’uomo si può paragonare continuamente, in un periodo di massima incertezza come quello in cui stiamo vivendo adesso: la politica nazionale piuttosto che gli scenari internazionali, o i disastri naturali… Sicuramente un’edizione molto ricca, dove ci saranno tante riflessioni dal punto di vista del pensiero e poi tanti temi che vanno dalla politica agli scenari internazionali fino alle vicende che ci riguardano più da vicino. Inoltre, una serie di testimonianze che noi abbiamo chiamato “l’esperienza alla prova” in cui uomini e donne coinvolte nei loro settori lavorativi dimostrano che effettivamente la sfida del titolo, “L’esistenza diventa una immensa certezza”, può essere effettivamente vinta.
D. – Il titolo del Meeting richiama in particolare l’uomo cattolico, cristiano, alle proprie responsabilità, sia di fede ma soprattutto come cittadino...
R. - Diciamo che richiama l’uomo in quanto tale e il cattolico a maggior ragione, proprio perché la fede, secondo quanto ci insegna la nostra Chiesa, dovrebbe avere e anzi ha un’incidenza nella vita di tutti i giorni, poiché richiama i cristiani in prima battuta a essere presenti, a "esserci".
D. - Questa è anche l’edizione del Meeting del 150.mo anniversario dell’unità d’Italia...
R. – Sì, abbiamo la fortuna e l'onore di celebrare il 150.mo dell’unità d’Italia con la presenza del presidente della Repubblica, Napolitano, il primo giorno del Meeting. Ovviamente, siamo molto contenti di questo. (bf)
XXI Giornata del bambino africano: lotta al fenomeno dei bambini di strada
◊ Il fenomeno dei bambini di strada è il tema che anima XXI Giornata del bambino africano celebrata oggi in tutta l’Africa. Dal Sudafrica alla Costa d’Avorio, dal Senegal alla Tanzania, organizzazioni della società civile, difensori dei diritti umani e organismi delle Nazioni Unite, in prima fila il Fondo per l’infanzia (Unicef), hanno organizzato marce e iniziative di sensibilizzazione per ricordare la centralità dei giovani nelle società africane. Al centro delle campagne di sensibilizzazione, riferisce l'agenzia Misna, c’è la consapevolezza di famiglie e comunità chiamate ad assumersi le proprie responsabilità per la tutela dei più piccoli ma anche il coinvolgimento delle istituzioni pubbliche invitate a proteggere la salute dei bambini e sostenere il percorso scolastico in contesti difficili di crisi economica, di espansione urbanistica e di crescita demografica. Sul versante dei bambini gli interventi vertono sulla promozione del loro reinserimento nelle famiglie e nella società per spingerli ad abbandonare la strada. Il fenomeno dei minori abbandonati è strettamente legato al piccolo banditismo che regna nei centri urbani in piena espansione dove rapimenti, aggressioni, violenze e furti sono all’ordine del giorno. Particolarmente drammatica, infatti, la situazione nelle grandi capitali del continente: a Dakar, più di 7.800 bambini di strada sono stati censiti, per lo più mendicanti, giovani lavoratori e ragazze in fuga, mentre a Kinshasa sono in 8.000 secondo l’Unicef e almeno 1100 nella vicina Brazzaville. (A cura di Marco Guerra)
Corno d’Africa piegato dalla siccità. La Fao chiede aiuti per otto milioni di persone
◊ Nel Corno d’Africa è destinato ad aumentare il numero delle persone affamate a causa della grave siccità e dei rincari dei prezzi alimentari. L’allarme, ripreso dall’Osservatore Romano, è stato lanciato ieri dalla Fao, l’agenzia dell’Onu per l’alimentazione e l’agricoltura, che stima in otto milioni le persone con immediata necessità di aiuti umanitari d’emergenza in Etiopia, Gibuti, Kenya e Somalia, mentre non si hanno dati certi per quanto riguarda l’Eritrea. Per la seconda stagione consecutiva, le piogge nel Corno d’Africa sono state molto scarse e al di sotto della media. Questo ha provocato la perdita dei raccolti, l’esaurimento dei pascoli e un’alta mortalità di bestiame. Il coordinatore della Fao per le emergenze in Africa orientale, Rod Charters, ha spiegato che “la crisi attuale non è un’improvvisa emergenza naturale, ma piuttosto una caratteristica cronica della regione”. “La sfida che ci troviamo di fronte – ha proseguito l’esponente della Fao - è quella di mettere i piccoli contadini e i pastori nelle condizioni di adattarsi a condizioni meteorologiche variabili e ai sempre più frequenti eventi climatici estremi”. In Somalia, riferisce la Fao, i tassi di denutrizione sono tra i più alti al mondo. Nel sud del Paese si stima che un bambino su quattro sia denutrito in modo grave. La siccità sta colpendo l’intero Paese, causando morie di bestiame e facendo schizzare i prezzi alimentari alle stelle. Per le famiglie è sempre più difficile procurarsi da mangiare. Due milioni e mezzo di persone, circa un terzo della popolazione, hanno bisogno di aiuti umanitari e il loro numero è destinato ad aumentare in conseguenza del conflitto in corso e delle prospettive negative dei raccolti. Situazione drammatica anche in Kenya dove ci sono quasi due milioni e mezzo di persone con estrema difficoltà di accesso al cibo e all’acqua. La situazione alimentare è destinata a deteriorarsi ulteriormente, dal momento che nelle zone colpite dalla siccità è crollata la produzione di latte. E non vi sono prospettive di miglioramento prima di ottobre, quando si spera che dovrebbero iniziare le piogge. I conflitti sorti per spartirsi i pochi pascoli rimasti hanno causato perdita di vite umane e di bestiame. La Fao sottolinea che sono necessari interventi urgenti per mitigare l’impatto della siccità e per proteggere le popolazioni. Anche in Etiopia, le piogge scarsissime delle ultime due stagioni hanno provocato penuria d’acqua, pascoli scarsi e un notevole deterioramento delle condizioni di salute degli animali che ha portato al crollo dei prezzi del bestiame nei bassopiani del sud e del sud est. A Gibuti la siccità attuale insieme ai prezzi sostenuti degli alimenti di base, all’alto tasso di disoccupazione e all’aumentata migrazione rurale verso i centri urbani, hanno peggiorato la situazione alimentare delle famiglie. Si prevede inoltre che la carenza d’acqua nella città di Gibuti diventerà un problema sempre più grave nei prossimi mesi, in coincidenza con il picco della domanda. (M.G.)
Etiopia: nuovo programma di supporto per 5 milioni e mezzo di orfani del Paese
◊ Milioni di etiopi che si occupano degli orfani in un Paese dove, nel mese di maggio, l’inflazione annuale ha superato il 34%, sono costretti a vendere i propri averi o a mandare i bambini a chiedere l’elemosina. Fortunatamente è stato appena approvato un progetto che provvederà ad assistere migliaia di famiglie che si prendono cura di circa 500 mila bambini etiopi orfani, contagiati da Aids, ogni anno per i prossimi 5 anni. Il progetto - riferisce l'agenzia Fides - è stato ufficialmente lanciato nel mese di maggio ed è finanziato dal Us President's Emergency Plan for Aids Relief e sarà realizzato dal Us Agency for International Development ed i suoi partner, compresi la Fao, l’Ong internazionale Pact e altre 50 Ong locali. Secondo le stime ufficiali, in Etiopia ci sono 5.5 milioni di orfani, quasi il 15% dei bambini del Paese. Circa 800 mila di loro hanno perso uno o entrambi i genitori a causa di malattie correlate con l’Aids. Da una ricerca del 2010 risulta che su 334 famiglie che si prendono cura degli orfani nelle regioni dell’Etiopia meridionale, almeno il 22% di questi è coinvolto in attività di lavoro minorile, e spesso le famiglie sono obbligate a vendere terreni, elettrodomestici e animali domestici per poter sfamare i propri familiari. "Questo programma è stato progettato per offrire diversi servizi, tra i quali alimentazione, salute, istruzione, supporto psicologico, legale, abitazioni e così via" ha dichiarato Walelign Mehretu, consulente del programma Usaid Ethiopia rivolto a orfani e bambini vulnerabili. (R.P.)
Sudan: una missionaria denuncia bombardamenti dei caccia di Karthoum nel sud Kordofan
◊ Continuano i combattimenti a Kadugli, la capitale del sud Kordofan, al confine tra nord e sud Sudan, tra l’esercito nordista e quella del sud. “Sui Monti Nuba le scuole sono chiuse e gli insegnanti sono stati fatti sfollare” dice all’agenzia Fides suor Carmen, una missionaria comboniana messicana che opera nell’area. I Monti Nuba fanno parte del sud Kordofan. “Gli ospedali continuano ad operare. In uno di questi, gestito dalla missionarie, sono stati ricoverati 85 soldati feriti negli scontri a Kadugli. C’è bisogno di un maggior numero di personale per far fronte all’emergenza” aggiunge la missionaria. “Di giorno la popolazione fugge sulle alture che circondano i villaggi, per poi fare ritorno la sera nelle loro case. Di notte infatti non ci sono bombardamenti, in quanto gli aerei di Khartoum non dispongono di sistemi di puntamento notturno” dice suor Carmen, che ha assistito di persona ad un bombardamento effettuato dagli aerei di Khartoum. “Due giorni fa mentre accompagnavo alcune persone nell’area di Kauda - racconta suor Carmen - ho assistito personalmente ad un bombardamento aereo. Ho visto i jet da combattimento avvicinarsi velocemente e, dopo un giro di ricognizione, ritornare a bassa quota per sganciare le bombe e sparare con le armi di bordo. Ci siamo gettati a terra mentre intorno esplodevano le bombe, è stato terribile”. Suor Carmen conclude ricordando la domanda che con maggior frequenza le rivolge la popolazione locale: “Ma dov’è la comunità internazionale?”. Secondo un comunicato della Caritas Internationalis, oltre 60.000 persone sono state costrette alla fuga per i combattimenti nel sud Kordofan, mentre la situazione umanitaria è grave a causa della mancanza di cibo, acqua e medicine. (R.P.)
Pakistan: un arresto per l’omicidio di Shabhaz Bhatti
◊ Un uomo, sospettato di essere implicato nell’omicidio del Ministro per le Minoranze, Shahbaz Bhatti, è stato arrestato dalla polizia a Karachi. L’uomo avrebbe ammesso, in una intercettazione telefonica, di aver preso parte al complotto per eliminare il ministro ucciso il 2 marzo 2011. La notizia ha ridestato gli appelli alla giustizia nella comunità cristiana e nella società civile in Pakistan, che da mesi chiedono maggiore impegno della polizia nelle indagini. Padre Yousaf Emmanuel, direttore della Commissione nazionale “Giustizia e Pace” della Conferenza episcopale del Pakistan, ha commentato all’agenzia Fides: “Questo Paese ha un serio problema che si chiama impunità. I cittadini aspettano ancora chiarezza sull’omicidio di Benazir Bhutto. E anche sui responsabili dell’omicidio Bhatti è buio pesto. Chiediamo al governo di avviare indagini serie e di predisporre urgentemente tutti i mezzi possibili. Speriamo e preghiamo che i colpevoli siano presi al più presto, perché la famiglia e la comunità cristiana possano avere giustizia”. Se le esecuzioni extragiudiziali restano impunite – aggiunge una fonte dell'agenzia Fides nella società civile – “la democrazia pakistana resta seriamente malata, è solo una parola vuota. E’ una questione cruciale per lo Stato di diritto”, ricordando anche il recente omicidio del giornalista pakistano Syed Saleem Shazad. Secondo le prime ricostruzioni, Shahbaz Bhatti è stato ucciso da un commando legato al gruppo talebano “Tehrik-e-Taliban”. Il Ministro degli Interni Rehman Malik aveva assicurato le minoranze sull’impegno nelle indagini per scovare i colpevoli. Le minoranze religiose in Pakistan avevano chiesto al governo di istituire una Commissione di inchiesta indipendente, guidata da uno dei giudici della Corte Suprema, ma la richiesta è caduta nel vuoto. Intanto nel paese la situazione del Ministero federale per le Minoranze resta incerta, soprattutto a causa dei giochi politici legati alle nomine dei ministri federali. Paul Bhatti, fratello del Ministro ucciso, è stato nominato “Consigliere Speciale” del Primo Ministro per gli affari delle Minoranze, e il cattolico Akram Gill ha assunto l’incarico di “Ministro di stato” (una sorta di vice-ministro), ma nessuno dei due ha il titolo di “ministro federale”. Il dicastero è stato rinominato “Ministero per l’Armonia e le Minoranze” ma nella legge finanziaria, presentata nelle scorse settimane dal governo, non ha avuto menzione né riconoscimento di un budget di cui disporre, venendo così svuotato delle sue funzioni. Nel mondo politico pakistano, nei giorni scorsi sono circolate nuovamente voci circa una sua possibile abolizione. Per questo una delegazione di parlamentari e leader cristiani ha inviato un appello al Primo Ministro Raza Gilani, chiedendo che il Ministero sia tenuto in vita e che gli siano restituite dignità e forza. (R.P.)
Libia: mons. Martinelli constata “un sincero desiderio di dialogo per riportare la pace”
◊ “C’è un sincero desiderio di dialogo e di ritornare alla pace” dice all’agenzia Fides mons. Giovanni Innocenzo Martinelli, vicario apostolico di Tripoli, che ieri, ha incontrato il dirigente dell’Islamic Call Society, un organismo promosso dal leader libico Gheddafi. “Nel corso dell’incontro ho notato che vi è un forte desiderio di dialogo da parte di Tripoli, eventualmente anche con la collaborazione della Santa Sede” afferma mons. Martinelli. “La Islamic Call Society si è impegnata a dare una mano per il controllo del cimitero italiano di Tripoli” aggiunge il presule. Nei giorni scorsi era stato denunciata la profanazione del cimitero da parte della folla. “Spero che prevalga la buona volontà di tutti per far cessare questa guerra, perché siamo stanchi dei bombardamenti. Anche questa notte ce ne sono stati diversi e francamente non se ne può più” conclude il vicario apostolico di Tripoli. Secondo fonti locali il regime avrebbe dato segnali di apertura per un eventuale dialogo con le forze Nato, che sarebbero disposte a interrompere i bombardamenti. “L’importante però è continuare a pregare per la fine della guerra – sottolinea mons. Martinelli all'agenzia AsiaNews - in questi mesi solo la preghiera mi ha dato la forza per andare avanti e ad avere speranza”. (R.P.)
Siria: mons. Tabe chiede che a decidere le riforme non sia la violenza
◊ “La Siria sta subendo un attacco, sia dall’interno sia dall’esterno, incredibile. Il cammino delle riforme non è facile, chiede tempo, nonostante ciò la popolazione è in larga maggioranza con il presidente Assad. Non vogliamo che siano le violenze a decidere le riforme”. È quanto dichiara all'agenzia Sir l’arcivescovo siro-cattolico di Damasco, mons. Elias Tabe, parlando della situazione interna al Paese governato dal 2000 da Bashar Assad. Media internazionali e attivisti parlano, al contrario, di una dura repressione da parte del regime e di migliaia di persone in fuga. “Vogliamo evoluzione e non rivoluzione – dice l’arcivescovo – siamo per un cambiamento quando questo abbia come fine uno Stato laico, che ricerchi il bene comune, l’uguaglianza, il diritto e rinneghi la violenza come strumento per conseguire tali obiettivi. Noi auspichiamo una via democratica per non cadere nel fondamentalismo. La Siria riuscirà a fare le necessarie riforme senza subire pressioni internazionali”. (R.P.)
Myanmar: un sacerdote denuncia la guerra civile nel nord del Paese. Centinaia i profughi
◊ Una furiosa guerra civile è in corso nel Nord del Myanmar. “Gli scontri fra l’esercito nazionale e le milizie della minoranza etnica Kachin stanno creando grande sofferenza alla popolazione civile: ci sono 2.000 profughi e molti si rifugiano anche nelle nostre chiese”: è la testimonianza resa all’agenzia Fides da un sacerdote della diocesi di Myitkyina, che chiede l’anonimato per motivi di sicurezza. La diocesi, nell’estremo Nord del Paese, abbraccia lo stato di Kachin (uno dei 14 fra Stati e territori in cui è divisa la nazione), teatro del conflitto. “La guerra è iniziata circa una settimana fa. I bombardamenti sono in corso. Le nostre speranze di pace, dopo le recenti elezioni nazionali, sono andate deluse. Chiediamo ai fedeli nel mondo di pregare per noi”, afferma il sacerdote. “I combattenti del Kachin Indipendent Army (Kia) – prosegue – hanno distrutto almeno 7 ponti (per impedire i movimenti dell’esercito avversario, ndr) e vi sono oltre 2.000 profughi civili, fuggiti per non ritrovarsi nel fuoco incrociato. Molti attraversano il confine con la Cina, altri chiedono rifugio nelle chiese. Il conflitto – racconta il sacerdote – è iniziato con le prime schermaglie nella località di Sag Gang Pa, sulla strada per Prang Hku Dung, ma si è rapidamente diffuso in tutto lo stato di Kachin”. La vita per la popolazione si è fatta subito molto dura: “Il cambio del dollaro è sceso fino a 750 kyat e i prezzi dei beni di consumo sono schizzati alle stelle. Le famiglie faticano per la sopravvivenza quotidiana”. Anche quattro volontari cattolici della diocesi di Myitkyina, in visita ai villaggi delle aree più remote, sono stati fermati e la loro imbarcazione è stata sequestrata dai soldati, “le attività pastorali della Chiesa sono ridotte al minimo, in questa situazione di conflitto”. Intanto l’organizzazione non governativa “Christian Solidarity Worldwide” (Csw) ha chiesto un cessate-il-fuoco immediato alle parti in lotta e il supporto della comunità internazionale per l’assistenza ai profughi. Csw chiede alle Nazioni Unite e all’Unione Europea di fare pressione su Cina e India perché possano accogliere e proteggere gli sfollati Kachin che cercano riparo dalla guerra civile. Il Kia è il braccio armato della “Kachin Indipendent Organization”, uno fra i gruppi delle minoranze etniche che da anni lottano contro il governo centrale birmano per una maggiore autonomia. La tregua fra esercito regolare e Kia è stata rotta lo scorso anno, quando i leader ribelli hanno rifiutato di essere integrati nell’esercito nazionale. Agli inizi di giugno 2011 l’esercito birmano ha intimato ai guerriglieri Kachin di abbandonare una zona da loro presidiata. Al diniego, sono iniziate le ostilità: l’esercito birmano ha avviato un massiccio dispiegamento di mezzi pesanti, iniziando il bombardamento con i mortai. (R.P.)
Vilnius, incontro dei vescovi europei su comunicazione ed evangelizzazione
◊ Mettere a punto una comunicazione che dia nuovo lancio alla vita spirituale e l'appartenenza ecclesiale nell'attualità di fronte a ritmi accelerati e allo stress. È questa una delle principali sfide che verranno affrontate dalle conferenze episcopali d’Europa in occasione dell’incontro sulla comunicazione nella Chiesa e sulla nuova evangelizzazione che si è aperto oggi a Vilnius, in Lituania. Per la prima volta i segretari generali e i portavoce delle Conferenze Episcopali d'Europa concentreranno la loro attenzione su aspetti specifici della nuova evangelizzazione e del modo di fare comunicazione. Fra le altre tematiche al centro dei lavori la relazione tra la cultura e la qualità della fede per una Chiesa in movimento e le strutture e i carismi della Chiesa. In concreto, riferisce l'agenzia Zenit, sono previsti due incontri consecutivi del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee (Ccee): uno dei segretari generali, da oggi al 19 giugno, e un altro dei responsabili di stampa e comunicazione delle Conferenze episcopali, dal 18 al 21 giugno. Ci sarà anche una presentazione delle attività del Ccee e della Commissione degli Episcopati della Comunità Europea (COMECE), nonché delle prossime iniziative alle quali parteciperanno le Conferenze Episcopali: la Giornata Mondiale della Gioventù (a Madrid, in Spagna, dal 16 al 21 agosto di quest'anno), l'Incontro Mondiale delle Famiglie (a Milano dal 29 maggio al 3 giugno 2012) e il Congresso Eucaristico Internazionale (a Dublino, in Irlanda, dal 10 al 17 giugno 2012). Sabato prossimo i responsabili della comunicazione e i portavoce delle Conferenze episcopali si aggiungeranno ai segretari per condividere un pomeriggio di lavoro sull'“organizzazione della comunicazione nelle Conferenze episcopali nel miglior modo possibile per compiere la loro missione consistente nell'annunciare il Vangelo, anche nelle situazioni difficili”, precisa il comunicato. Nello stesso giorno verrà presentata una prima versione dell'EuroCathInfo – il portale di informazione istituzionale delle Conferenze episcopali in Europa – e dell'intranet europeo, il cui avvio è previsto per quest'anno. Da domenica a martedì mattina, i portavoce rifletteranno sul tema della nuova evangelizzazione basandosi sull'esperienza attuale nel continente europeo. La riflessione di Vilnius, precisa il Ccee, si inserisce nella prospettiva dei lavori della prossima Assemblea dell'organismo, che si celebrerà il 29 settembre a Tirana, in Albania. In quell'incontro, i presidenti delle Conferenze episcopali affronteranno il tema della nuova evangelizzazione insieme al Prefetto del nuovo dicastero vaticano dedicato proprio alla promozione della nuova evangelizzazione, mons. Salvatore Fisichella. I lavori si svolgeranno a porte chiuse e al termine verrà diffuso un comunicato finale. (M.G.)
Nuova evangelizzazione, tema d'incontro del raduno degli ex alunni del prof. Ratzinger
◊ La nuova evangelizzazione è il tema del prossimo incontro annuale degli ex alunni di Joseph Ratzinger che si svolgerà dal 26 al 28 agosto a Castel Gandolfo. Lo ha spiegato all’agenzia Zenit, padre Stephen Horn. Il Papa presiederà la Messa di domenica 28 agosto. La tre giorni vedrà anche la testimonianze della teologa laica Hanna-Barbara Gerl-Falkowitz e del membro austriaco della Comunità dell'Emmanuele Otto Neubauer, anch'egli laico. Al primo circolo della Ratzingerschülerkreis - di Bonn, Monaco, Tubinga e Ratisbona - si è unito alcuni anni fa un nuovo circolo costituito da studenti non guidati dal prof. Ratzinger (come uno dei premiati con il Premio Ratzinger, padre Heim), ma che si sono formati con lo studio della Teologia. Il primo incontro di Joseph Ratzinger con i suoi ex alunni è avvenuto nel marzo 1977, quando è stato nominato da Papa Paolo VI arcivescovo di Monaco e Frisinga. Da quel giorno, l'appuntamento si ripete tutti gli anni su un tema specifico. Nel 2005, i suoi ex alunni hanno ricevuto con sorpresa una lettera del nuovo Papa, Benedetto XVI, pochi mesi dopo la sua elezione, per dar loro appuntamento a Castel Gandolfo e mantenere la tradizione. Quell'anno è stata analizzata la questione dell'islam; nel 2006 e nel 2007 si è parlato dell'evoluzione e delle teorie evoluzioniste; nel 2008 il tema è stato il Gesù storico e la sua Passione; nel 2009 la missione e il dialogo con le religioni e le culture; nel 2010 l'interpretazione adeguata del Concilio Vaticano II. Del Circolo degli Studenti di Ratzinger fanno parte il cardinale Christoph Schönborn, arcivescovo di Vienna, il vescovo ausiliare di Amburgo, monsignor Hans-Jochen Jaschke, e varie decine di professori universitari, parroci, religiosi, religiose e laici. (M.G.)
Vescovi irlandesi: il Congresso Eucaristico occasione di “riconciliazione e guarigione”
◊ Il 60.mo dell’ordinazione sacerdotale di papa Benedetto XVI è uno dei temi al affrontati nelle riflessioni della plenaria dei vescovi irlandesi, che invitano tutte le parrocchie e diocesi a partecipare a partire dal 29 giugno ad una “60 ore” di adorazione eucaristica dedicata come intenzione alla “preghiera per la santificazione dei sacerdoti e al dono di nuove e sante vocazioni sacerdotali”. Con grande speranza poi i vescovi guardano al Congresso Eucaristico internazionale che il prossimo anno si celebrerà a Dublino. “La Chiesa – scrivono i presuli citati dall'agenzia Sir – ha bisogno di guarigione e riconciliazione. Il Congresso Eucaristico ci offre la possibilità di un rinnovamento”. Nell’incontro plenario della Conferenza episcopale, i presuli hanno inoltre riesaminato e discusso il Rapporto annuale 2010 del “National Board for Safeguarding Children in the Catholic Church in Ireland” (Nbsccci). “I vescovi – si legge nel comunicato – ribadiscono la loro determinazione perché sia garantita ovunque la sicurezza dei bambini e dei giovani coinvolti nella vita della Chiesa”. I vescovi sottolineano che sono stati compiuti “grandi sforzi da migliaia di persone in tutta la Chiesa irlandese” e “l’esistenza” di un comitato “indipendente e professionale” come il “National Board for Safeguarding Children” che ha lavorato “duramente” per “sviluppare politiche e procedure di consulenza, monitoraggio e revisione”. I vescovi riconoscono che il lavoro di monitoraggio è progredito in maniera “più lenta di quanto sperato” e ammettono che questa lentezza è dovuta “alla attuazione del diritto civile in materia di protezione dei dati”. I vescovi chiedono dunque al governo di “adottare le misure necessarie affinché il National Board possa svolgere la sua missione, ricevendo e condividendo informazioni con gli organi della Chiesa”. (M.G.)
Brasile: assassinato un altro difensore della foresta Amazzonica
◊ L'agricoltore e attivista per la difesa dell’Amazzonia, Obede Loyla Souza, 31 anni, è stato ucciso giovedì 9 giugno nello stato brasiliano del Pará (Nord Brasile). La Commissione Pastorale della Terra (Cpt), che fa parte delle istituzioni della Chiesa cattolica, comunica che Loyla Souza è stato ucciso da un colpo alla testa. Il suo corpo è stato trovato nella città di Tucuruí, una delle principali aree di disboscamento illegale nello stato del Pará. La Cpt ha informato che sono ancora sconosciute le cause di quest’ultimo omicidio, anche se alcuni suggeriscono che la morte sia da mettere in relazione con le discussioni avute da Obede Loyla Souza con i rappresentanti dei taglialegna della regione, tra gennaio e febbraio. La Cpt sostiene inoltre che dei testimoni hanno notato, il giorno dell’omicidio, un fuoristrada nero con quattro persone che era nell'accampamento Esperanza, dove viveva la vittima. Secondo l'agenzia di stampa Agencia Brasil, Obede Loyla Souza aveva ricevuto minacce di morte. Da rilevare che alla fine di maggio quattro ambientalisti sono stati uccisi, di cui tre nello Stato del Parà e l'altro in quello di Rondonia. In una nota inviata all'agenzia Fides si informa che due sacerdoti della Cpt della Regione Nord-Est 5 della Conferenza episcopale del Brasile, Cnbb (Maranhão), padre Inaldo Serejo (Coordinatore Cpt) e padre Clemir Batista da Silva, ed altri 17 membri, hanno dato vita ad uno sciopero della fame pochi giorni fa. La protesta intende attirare l’attenzione del Ministro della Segreteria dei Diritti Umani della Presidenza della Repubblica, Maria do Rosario, affinchè affronti la questione della violenza contro i leader nativi nello stato. Mons. Gilberto Pastana de Oliveira, vescovo della diocesi di Imperatriz, ha rilasciato una dichiarazione su tale protesta, affermando di rifiutare tutte le manifestazioni della cultura di morte, "soprattutto quelle sostenute dall’abuso di potere economico e dalla corruzione che esiste nei poteri della Federazione, nello Stato e nei Comuni”. Il vescovo inoltre chiede a tutti i cattolici “di cercare di conoscere i fatti e di contribuire alle azioni legittime degli agricoltori attraverso il sostegno politico e sociale, e con la donazione di cibo, acqua, medicine e vestiti per coloro che vivono negli accampamenti". (R.P.)
Australia: messaggio dei vescovi per la Domenica degli aborigeni
◊ “Amicizia: un nuovo nome per la solidarietà con i nativi australiani”. Si intitola così il messaggio scritto dai vescovi dell’Australia per la “Domenica degli aborigeni e degli isolani dello Stretto di Torres”, in programma per il 3 luglio. Il documento, a firma di mons. Christopher Prowse, presidente della Commissione episcopale per i rapporti con gli aborigeni, ribadisce che “essere solidali con i nativi australiani significa approfondire i rapporti personali gli uni con gli altri. E significa anche sviluppare un atteggiamento di unità”. I presuli ricordano, quindi, la difficile situazione in cui vivono ancora gli aborigeni del Paese e sottolineano la necessità di “colmare le distanze” tra la maggioranza degli australiani, che vivono nel benessere, ed i nativi stessi, che spesso si trovano in condizioni disagiate. “Come il Buon Samaritano nel Vangelo – si legge nel messaggio – l’amicizia richiedere una risposta profondamente sentita ed implica uno sforzo reale per raggiungere tutti gli emarginati e portare loro salvezza e speranza”. Anche perché, scrive mons. Prowse, “l’80% degli aborigeni vive nelle città e non nelle regioni deserte del Paese”. Cosa fare, dunque? In modo molto dettagliato, i vescovi australiani elencano alcune vie da intraprendere: colmare le lacune storico-culturali sulla realtà dei nativi; abbattere i pregiudizi, evitando di considerare gli aborigeni come rifugiati o migranti; comprendere l’importanza di un’unità nazionale basata sul rispetto della diversità; scoprire le tante attività che la Chiesa locale porta avanti a favore dell’integrazione dei nativi; partecipare alle iniziative di riconciliazione parrocchiali, facendo sì che gli aborigeni stessi vi siano inclusi. Il messaggio dei presuli, inoltre, riporta anche alcune testimonianze di persone che hanno migliorato il proprio stile di vita grazie all’amicizia con i nativi e grazie al loro atteggiamento di semplicità, umiltà e rispetto reciproco. Quindi, il documento episcopale ricorda che “l’amicizia è importante per tutti noi. E l’amicizia più grande è quella con Dio. Gesù, con la sua morte e risurrezione, l’ha portata fino a noi uomini. Ora, è giunto il momento di portare i frutti di questa amicizia in tutto il mondo, specialmente ai nostri amici aborigeni, nostri fratelli in Cristo”. Infine, il messaggio si conclude invitando i fedeli a riflettere sul discorso che il Beato Giovanni Paolo II tenne nel 1986 ad Alice Springs: in quell’occasione, Papa Wojtyla affermò che “la creazione di una nuova società di aborigeni non può essere portata avanti senza accordi giusti reciprocamente riconosciutI. Il massimo valore che potrà essere conseguito da questi accordi è il rispetto per la dignità e lo sviluppo della persona umana. Voi, aborigeni di questo Paese e delle sue città, dovete dimostrare che state operando attivamente per la vostra dignità di vita. Da parte vostra, dovete mostrare che potete anche voi camminare a testa alta e imporre il rispetto che ogni uomo si aspetta di ricevere dal resto della famiglia umana. Diventate cristiani aborigeni”. E Giovanni Paolo II concludeva: “Carissimi aborigeni: è venuto per voi il momento di prendere nuovo coraggio e nuova speranza. Siete chiamati a ricordare il passato, a essere fedeli alle vostre degne tradizioni, e ad adattare la vostra cultura viva quando sia necessario per rispondere alle vostre esigenze e a quelle del vostro popolo. Ma soprattutto siete chiamati ad aprire sempre più i vostri cuori al messaggio consolatore, purificatore ed esaltante di Gesù Cristo, il Figlio di Dio, morto perché tutti abbiamo la vita e l’abbiamo in abbondanza (cf. Gv 10, 10)”. (A cura di Isabella Piro)
Indonesia: sei anni dopo lo tsunami 170 famiglie vivono ancora in baracche insalubri
◊ A distanza di oltre sei anni dal devastante tsunami che colpì l’Indonesia nel mese di dicembre 2004, centinaia di abitanti della città di Banda Aceh, nella zona nordoccidentale dell’Indonesia, vivono ancora in sistemazioni “temporanee” molto precarie. In una nota diffusa dalle autorità locali si legge che le 21.400 case andate distrutte o danneggiate a Banda Aceh sono state tutte ricostruite e che ne sono state fatte altre 1.600 nuove per permettere ad alcune famiglie di vivere in condizioni migliori. Tuttavia - riferisce l'agenzia Fides - su circa mezzo milione di indonesiani che secondo le Nazioni Unite sono rimasti senza casa, 170 famiglie, circa 800 persone che vivono nel capoluogo e centro più popoloso della provincia autonoma di Aceh, si trovano ancora in ripari “temporanei”, al di sotto degli standard. La situazione è emersa da una indagine condotta dall’agenzia Irin. Nel disastro del 2004 hanno perso la vita 227.898 persone, mentre altri 2 milioni sono sfollate in 14 Paesi tra sudest asiatico e Africa orientale. La maggior parte degli attuali "homeless" di Banda Aceh vivono ancora compressi in rifugi insalubri nei due campi allestiti a Bakoy e Ulee-Lheu. Costruiti in fretta dopo il disastro, molti dei rifugi sono in condizioni disastrose e i miasmi delle fogne rendono l'aria irrespirabile. La situazione dei residenti è attualmente sotto osservazione anche perché le autorità stanno decidendo di ripulire i campi per costruire le strade. A Bakoy, nel punto sudoccidentale della città, circa 200 famiglie sfollate sono in attesa di alloggi. Durante la supervisione di 140 mila nuove costruzioni in tutta la provincia di Aceh, l’Agency for the Rehabilitation and Reconstruction of Aceh and Nias aveva detto che nessuno degli sfollati sarebbe rimasto nelle baracche temporanee dopo il mese di giugno 2007. Secondo un ufficiale locale, responsabile dei casi post tsunami, la situazione dovrebbe migliorare presto. "Il governo e la Saudi Charity Campaign hanno appena ultimato la costruzione di decine di abitazioni nei distretti di Baitussalam e Darussalam. Una volta esaminato ogni singolo caso, le vittime di Bakoy rientreranno nelle loro case." (R.P.)
Serbia: mons. Zollitsch invita a rafforzare il dialogo tra cattolici e ortodossi
◊ Rafforzare i contatti tra cattolici ed ortodossi: questo l’invito di mons. Robert Zollitsch, presidente della Conferenza episcopale tedesca (Dbk) e arcivescovo di Friburgo, da ieri in visita privata in Serbia. “È importante avvicinarsi e abbattere barriere e ostacoli”, ha detto mons. Zollitsch a Belgrado. “I cristiani cattolici ed ortodossi devono testimoniare insieme la fede e cercare il dialogo”, ha proseguito, sottolineando anche l’importanza dell’“ecumenismo nella vita quotidiana” perché “chi giudica gli altri a distanza, crea divisione e litigio”. Il presidente della Dbk - riferisce l'agenzia Sir - è originario dell’attuale Serbia, nell’ex Jugoslavia: è nato infatti a Filipowa. Successivamente alle stragi dell’Armata di liberazione popolare jugoslava, in cui perse la vita anche un fratello, la sua famiglia si rifugiò in Germania nel 1946. Durante la visita privata, che durerà cinque giorni, il presidente della Dbk incontra oggi il patriarca serbo-ortodosso Irinej I. Sono previsti anche incontri con i vescovi cattolici servi, tra cui l’arcivescovo di Belgrado, mons. Stanislav Hocevar. (R.P.)
Gmg Madrid: per mons. Marcuzzo potrebbero essere 300 i giovani della Terra Santa
◊ Sono 250, fino ad oggi, gli iscritti alla Gmg di Madrid provenienti da Israele, Palestina e Giordania, ma potrebbero diventare 300 prima della partenza. È quanto emerge da un’intervista dell'agenzia Sir a mons. Giacinto-Boulos Marcuzzo, vicario per Israele del Patriarcato latino di Gerusalemme e delegato per il coordinamento della pastorale giovanile tra le chiese cattoliche della Terra Santa. Relazionando su un recente incontro di preparazione per Madrid, svoltosi a Nazareth, il vescovo ha annunciato che gli iscritti alla Gmg dalla Terra Santa parteciperanno anche ai Giorni nelle diocesi: i giovani da Palestina e Israele andranno a Valencia, i giordani a Barcellona e quelli del vicariato di espressione ebraica a Santiago de Compostela. La presenza in Spagna dei giovani di Terra Santa, secondo mons. Marcuzzo, sarà caratterizzata da una voglia di “comunione con gli altri giovani del mondo e da una testimonianza di unità e di ricerca di pace. Noi rivendichiamo dignità e giustizia e non abdichiamo alla pace e al dialogo”. Un soffio, dunque, di “primavera araba anche a Madrid ma ordinata, non scomposta o violenta. Essi vogliono partecipare alla vita dei loro Paesi senza essere pilotati da nessuno. Ai giovani del mondo che incontreremo in Spagna – conclude - racconteremo ciò che sta avvenendo nei Paesi mediorientali”. (R.P.)
Spagna: assegnati i premi della comunicazione fra lavori giornalistici di tutto il mondo
◊ Sono stati assegnati i Premi Internazionali di Comunicazione "Centinelas del mañana" (Sentinella del mattino), promossi dalla Fondazione spagnola "Cronaca Bianca" in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù (Gmg), che si celebrerà in agosto a Madrid. Tra tutti i lavori giornalistici ricevuti, provenienti da un gran numero di Paesi (Portogallo, Ucraina, Italia, Spagna, Stati Uniti, Guatemala, Cuba, Colombia, Brasile, Argentina e Australia), la giuria ha scelto un documentario sul Perù, un articolo portoghese, due programmi radio e un sito internet spagnolo. Ogni vincitore riceverà 1.000 euro e la borsa di studio per un master in comunicazione presso un'università spagnola. La cerimonia di premiazione - riferisce l'agenzia Fides - si svolgerà a Madrid il 16 agosto, in occasione degli eventi culturali della Gmg. La giuria ha assegnato il premio per il “Miglior spazio radiofonico” a due lavori: il programma “Salida de emergencia” (Uscita di emergenza) trasmesso da Radio María, di Joaquín Cañas, di Pozuelo de Alarcón (Madrid), e il programma “Doy Fe de ello” (Testimoni della fede) di Manuel Serrano e Isabel Egido, dell’Università Miguel Hernández di Elche (Alicante). Nella categoria “Miglior documentario audivisivo”, il premio è stato vinto da Sandra Rodríguez Benavides, di Pax Televisión, Lima (Perú), per “De Sídney a Madrid” (Da Sydney a Madrid). Il “Miglior articolo giornalistico” dedicato a “Las jornadas que transforman” (Le giornate che trasformano), pubblicato nella rivista Famiglia Cristiana, è stato vinto da Ricardo Joao Perna, Portogallo. Il premio “Migliore proposta giornalistica multimediale in Internet” è stato assegnato al progetto web www.gazteliza.org, della Pastorale giovanile della diocesi di San Sebastián, di Juan Pablo Aroztegi Esnaola (Guipúzcoa). (R.P.)
Svizzera: la Conferenza episcopale lancia il suo nuovo sito internet
◊ La Conferenza dei vescovi svizzeri ha rinnovato il proprio sito internet. All’indirizzo il nuovo portale è disponile in tedesco (www.bischoefe.ch), francese e italiano(www.ivescovi.ch) ed è espressione non solo della voce dei vescovi, ma anche delle diverse Commissioni e dei Gruppi di lavoro della Conferenza episcopale. Il portale offre, oltre a comunicati stampa, lettere pastorali, dichiarazioni dell’episcopato, gallerie fotografiche e video e in più un motore di ricerca. “Il nostro sito internet non è frutto del caso, bensì di un'ampia riflessione sulla comunicazione – scrive nell’editoriale del nuovo portale mons. Norbert Brunner, presidente della Conferenza dei vescovi svizzeri –. Siamo convinti che la Chiesa dev'essere presente nel mondo dei media… La Chiesa dev'essere presente dove si trova la gente, raggiungere coloro che non è possibile contattare per altre vie, perché è chiamata a recare il messaggio del Vangelo con ogni mezzo a sua disposizione. In tal senso già il documento Communio et Progressio scritto a ridosso del Concilio ingiunge a noi vescovi di riconoscere e far uso dei mezzi di comunicazione come ‘doni di Dio’. Il sito è fruibile anche attraverso le piattaforme sociali twitter e facebook che consentiranno agli utenti di entrare in dialogo con i vescovi. La manutenzione del sito sarà curata dal servizio comunicazione della Conferenza episcopale, il progetto e la realizzazione sono opera della Webmanufaktur Fritschy & Cie AG, Berna, la grafica della Grünig Corporate Design, Berna. (T.C.)
Assisi: al via la Campagna benefica per i bambini di Burundi e Sri Lanka
◊ Per i bambini del Burundi e dello Sri Lanka, fino al 22 giugno sarà possibile donare 2 euro inviando un sms o telefonando al 45501. Oggi si rinnova l'appuntamento con la serata benefica “Nel Nome del Cuore”, che andrà in onda in diretta su Rai Uno dalla piazza inferiore della basilica San Francesco d'Assisi. A condurre l'evento, giunto alla IX edizione, sarà il presentatore Carlo Conti. A partire dalle ore 21 - riporta l'agenzia Sir - si alterneranno sul palco cantanti italiani e il coro di 80 bambini del Teatro Carlo Gesualdo, tutti insieme per una serata di musica e divertimento, a favore delle popolazioni del Burundi e dello Sri Lanka. Tutti possono contribuire alla causa: basta telefonare o inviare un sms fino al 22 giugno al numero 45501 per donare 2 euro. L'intero ricavato dell'iniziativa sarà devoluto per tre progetti benefici così da aiutare alcune delle realtà più povere del pianeta. In particolare, in Burundi verrà potenziato l'ospedale di Mutoyi nella provincia di Gitega, realizzato nell’ambito di un progetto realizzato dall’organismo federato Vispe. La struttura è di fondamentale importanza perché ha un'utenza di oltre 200.000 persone, tra cui moltissimi bambini. (R.P.)
In Grecia il momento è serissimo: crisi economica e instabilità politica
◊ La Grecia nel caos. Dopo le manifestazioni di ieri contro le misure di austerity per far fronte alla crisi, il premier Papandreu in un primo momento ha parlato di dimissioni, poi ha optato per il rimpasto di governo. Entro martedì prossimo si avrà il voto di fiducia del parlamento, mentre i problemi economici del Paese continuano a suscitare importanti ripercussioni a livello europeo. Sulla difficile situazione Luca Collodi ha intervistato l’arcivescovo cattolico di Atene, mons. Nicolas Foskolos:
R. - Viviamo veramente una situazione molto difficile, perché dall’entrata della Grecia nell’allora Mercato comune, e poi nell’Unione Europea, i nostri politici hanno sfruttato tutto il denaro che veniva dall'Europa comunitaria senza fare ciò che era previsto dalle direttive europee, cioè di aiutare lo sviluppo della nazione. Il popolo non ha avuto nulla.
D. – Il popolo greco guarda ancora oggi con interesse all’Unione Europea o preferisce una Grecia fuori dall’Unione?
R. – La percentuale a favore delll’Unione Europea è più grande e forse si è avuta un’idea falsa dell’Unione europea. Per molti anni il popolo guardava l’Unione Europea come la “mucca che dona il latte”: si riceve il denaro senza far nulla.
D. - La Chiesa cattolica greca come sta affrontando questo momento?
R. - C’è molta gente che chiede aiuto. La Chiesa cattolica in Grecia è una piccolissima minoranza. I cattolici greci sono lo 0,5 per cento della popolazione: circa 50 mila su 11 milioni. Però negli ultimi decenni abbiamo visto una crescita per i nuovi arrivi: diversi rifugiati o profughi - alcuni parlano di 300 mila persone - sparsi in tutta la Grecia, molti dei quali chiedono l’aiuto della Chiesa. La Caritas di Atene ha creato l’Ufficio per i profughi: si dà da mangiare ogni giorno a 240 persone; c’è anche il centro delle suore di Madre Teresa e lì danno cibo almeno a 200 persone per giorno. Però, negli ultimi mesi, abbiamo visto anche molti greci chiedere aiuto perché non hanno da mangiare. Questo numero aumenta di giorno in giorno. Le pensioni e le paghe mensili diminuiscono di valore e quelli che dovrebbero pagare, quelli che hanno rubato allo Stato, non pagano nulla fino ad adesso.
D. – Lei vede una via d’uscita alla situazione greca o teme un’evoluzione ancora più critica?
R. - Umanamente parlando vedo un’evoluzione più critica. Se non verranno prese misure più vere da parte dell’Unione Europea, purtroppo la Grecia ne diventerà una "colonia". Solo attraverso questa situazione la Grecia potrà uscire dalla difficoltà in cui si trova. Se saranno altri che decideranno per noi, come greco mi dispiacerebbe di questa soluzione. Ma forse sarebbe l’unica che ci potrebbe aiutare a uscire dalla situazione in cui ci troviamo. (bf)
L’Onu denuncia: in Siria “orrenda” situazione dei diritti umani
L’Onu esorta il presidente Assad a varare “riforme prima che sia troppo tardi” e definisce “orrenda” la situazione dei diritti umani in Siria. Intanto, continua la repressione in varie zone del Paese. Davide Maggiore:
Il segretario generale dell’Onu chiede ad Assad di “proteggere il popolo, rispettare i suoi diritti e dare ascolto alle sue rivendicazioni”. L’appello di Ban Ki-moon segue un rapporto dell’Alto commissario Onu per i diritti umani, Navi Pillay, che denuncia una repressione brutale e una drammatica situazione dei diritti umani. I morti sarebbero oltre 1100 e più di 10 mila gli arresti. Sotto accusa in particolare l’uso eccessivo della forza, le detenzioni arbitrarie e casi di tortura. Le Nazioni Unite hanno deciso di inviare una missione d’inchiesta in Siria da oltre un mese ma, ha notato Pillay, il governo non ha ancora concesso le autorizzazioni necessarie. Intanto, carri armati sono ancora schierati in molte parti del Paese contro le proteste: dalle regioni dell’est, confinanti con l’Iraq, alla località, già abbandonata da migliaia di profughi, di Maarrat an Numan, a poca distanza dalla frontiera turca. E proprio in Turchia è arrivato ieri il ministro degli Esteri di Damasco per incontrare le autorità di Ankara. Nei giorni scorsi, il premier turco, Erdogan, in passato vicino alla Siria, aveva criticato l’uso della forza contro i civili da parte delle truppe di Assad. E intervengono oggi anche Russia e Cina: con un comunicato congiunto fanno sapere di essere contro qualsiasi ingerenza straniera nelle crisi in corso in Siria e in altri Paesi arabi.
A Tripoli l’inviato di Mosca, mentre il figlio di Gheddafi parla di elezioni
E’ arrivato a Tripoli per incontri ad alto livello l’inviato russo che cerca di trovare una soluzione al conflitto in Libia. Si tratta di Mikhail Margelov, rappresentante speciale per l'Africa del presidente Medvedev, chee dovrebbe incontrare il primo ministro, il ministro degli Esteri, e altri membri del governo. In un’intervista al Corriere della Sera, Saif Al Islam Gheddafi, il figlio del colonnello Gheddafi, ha dato la sua ricetta per uscire dalla crisi: ''Elezioni subito, con la supervisione internazionale". Si è detto convinto che il mondo scoprirà "quanto Gheddafi sia popolare''. Intanto, la Nato respinge le accuse del regime libico di avere ucciso 12 civili durante un bombardamento, ieri, nella città di Kikla, a sud di Tripoli. E la Tunisia smentisce notizie di stampa che parlavano di dieci colpi di mortaio esplosi sul suo territorio, confermandone solo uno in zona di confine lontano dall’abitato. Confermato invece il costante flusso di insorti feriti che si rifugiano in Tunisia.
L’appello di Obama e dell’Onu alle autorità del Sudan: fermare le operazioni militari
Un appello perché cessino le violenze in Sudan. Lo ha lanciato il presidente statunitense Obama, in un messaggio audio per "Voice of America". Il capo della Casa Bianca ha invitato i leader sudanesi ad “assumersi le proprie responsabilità”, a pochi giorni dal 9 luglio, quando sarà proclamata l’indipendenza del Sud decisa col referendum del gennaio scorso. “Il governo del Sudan deve impedire una nuova escalation del conflitto e fermare immediatamente le proprie azioni militari", ha detto Obama. Negli ultimi giorni, dopo le tensioni nello Stato dell’Abyei, a preoccupare è anche la situazione nel Sud Kordofan. Un appello a “fermare le ostilità” in tale zona petrolifera del Nord è venuto pure dal segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon. Giada Aquilino ha intervistato Giovanni Sartor, portavoce della Campagna Italiana per il Sudan:
R. – E’ in corso un conflitto iniziato il 6 giugno intorno alla città di Kadugli, la capitale del sud Kordofan, tra le truppe dell’esercito di liberazione del Sudan, lo Spla, e le forze armate del governo nazionale del Nord. Questo conflitto pare sia stato scatenato dalla richiesta da parte del governo del Nord Sudan allo Spla di abbandonare le posizioni nel Sud Kordofan, che è un territorio conteso, ma che fa comunque parte del Sudan settentrionale. Al rifiuto da parte dello Spla di abbandonare le posizioni, è iniziato lo scontro. Si parla di parecchie migliaia di persone in fuga: solo 30-40 mila dalla città di Kadugli e in generale di 50 mila sfollati complessivamente nella zona.
D. - Il 9 luglio sarà proclamata l’indipendenza del Sud. Perché negli ultimi mesi nel territorio del Sud Sudan, e non solo, sono aumentate le tensioni?
R. – Le motivazioni sono varie. Sicuramente, le elezioni sono state l’ultima causa scatenante, elezioni che sono avvenute anche in Sud Kordofan e che hanno portato alla vittoria di un governatore rappresentante del partito del Nord. Questa è una regione in cui la presenza del partito del Sud è molto forte, perché ci abitano le persone di etnia Nuba che hanno partecipato alla guerra dello Spla contro il Nord Sudan. Sono zone, tra l’altro, molto importanti dal punto di vista delle risorse, soprattutto del petrolio. Quindi, si capisce perché ai contendenti interessi avere un controllo maggiore di queste zone, per arrivare poi al 9 luglio in una posizione di maggior forza.
D. – Nelle ultime ore, è arrivato anche l’appello del presidente statunitense Obama per un cessate-il-fuoco in Sudan. Quale può essere il ruolo della comunità internazionale?
R. – Secondo noi, il ruolo della comunità internazionale dovrebbe essere quello di parlare e cercare di creare uno spazio diplomatico tra i leader del Nord Sudan e Sud Sudan. Un ruolo importante lo gioca, secondo noi, l’Unione Africana. Si spera che, a livello africano, si riescano a trovare degli accordi per vincolare queste zone che sono un po’ in conflitto, perché sono ancora contese: vincolarle a un controllo da parte di forze di pace e sedersi a un tavolo per cercare un’intesa che tenga conto degli interessi delle comunità locali.(bf)
Al Qaeda considera al-Zawahiri successore di Osama bin Laden
Sarà Ayman al-Zawahiri il successore di Osama bin Laden alla testa della rete terroristica al Qaeda. Zawahiri, 60 anni, medico egiziano, era già considerato il numero due dell’organizzazione e il più probabile successore dello sceicco saudita rimasto ucciso lo scorso maggio. Il comunicato con cui al-Qaeda annuncia la decisione è stato pubblicato su vari siti islamisti radicali e ripreso dalla tv satellitare al-Arabiya.
Pakistan alle prese con gli omicidi del ministro Bhatti e del giornalista
In Pakistan, ci sono sviluppi nelle indagini sugli omicidi del ministro cristiano Shahbaz Bhatti e del giornalista Syem Saleem Shahzad. Un uomo sospettato di aver partecipato all’omicidio di Bhatti, che guidava il dicastero per le minoranze, è stato fermato a Karachi. Secondo la stampa, avrebbe ammesso il delitto durante una conversazione telefonica intercettata. Intanto, il governo pakistano ha istituito una commissione d’inchiesta che faccia luce sull’altro omicidio, quello di Shahzad, che in Italia collaborava con l’agenzia di stampa AdnKronos International e con il quotidiano La Stampa. Le autorità hanno così accolto una richiesta dei colleghi del giornalista, ucciso in circostanze misteriose. I Servizi segreti militari (Isi) erano stati sospettati di essere coinvolti nel delitto, ma avevano seccamente respinto le accuse.
A Barcellona ieri scontri tra “indignados” e polizia
I cosiddetti “indignados”, che ieri a Barcellona hanno assediato la sede del parlamento regionale, hanno dato vita a scontri con la polizia e ad aggressioni di deputati che stavano cercando di entrare in aula. E’ la prima volta che le azioni degli "indignados" - che oltre a gridare insulti hanno lanciato oggetti e aggredito diversi parlamentari - vanno oltre la protesta pacifica. Alcuni deputati hanno raggiunto l’assemblea in elicottero o nei furgoni della polizia. Il premier spagnolo, Zapatero, ha duramente condannato l’accaduto, così come ha fatto una parte del movimento degli "indignados", che ha attribuito i disordini a “una minoranza”.
Annullata la visita di Lula a Roma: pesa il caso Battisti
L’ex presidente brasiliano Lula da Silva ha annullato la sua visita a Roma, prevista per le prossime settimane. Secondo la stampa locale, la scelta è dovuta al timore di polemiche per la recente decisione del Supremo tribunale federale brasiliano di negare l’estradizione dell’ex terrorista, Cesare Battisti. I giudici avevano così confermato un provvedimento firmato lo scorso 31 dicembre dallo stesso Lula.
Nave pattugliatrice cinese nella zona delle isole Spratly e Paracel
La Cina ha inviato una nave pattugliatrice nella zona delle isole Spratly e Paracel, nel Mar Cinese meridionale, rivendicate anche dal Vietnam. Nei giorni scorsi, la marina di Hanoi aveva effettuato delle esercitazioni, definite di routine, vicino agli arcipelaghi contesi, potenzialmente ricchi di petrolio e gas e rivendicati anche da altri Stati dell’area. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza e Davide Maggiore)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 167