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Sommario del 28/01/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa alla Commissione per il dialogo tra cattolici e orientali ortodossi: proseguire insieme il cammino verso la piena comunione
  • Altre udienze
  • Benedetto XVI ai laici africani dell'Azione Cattolica: la vostra fede cristiana impregni la vita familiare, politica e lavorativa
  • Il cardinale Grocholewski a Manila per celebrare i 400 anni della Pontificia Università "S. Tomas", la più antica dell'Asia
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Diritti umani in pericolo al centro di un libro di Maurizio Simoncelli
  • Una rete di radio cattoliche al servizio della popolazione del Sud Sudan
  • Consiglio Cei, mons. Crociata: no alle risse, i problemi del Paese si risolvono con equilibrio e pacatezza
  • Combattere la cecità infantile nei Paesi in via di sviluppo: l’impegno di Sightsavers Italia
  • La cultura europea protagonista del secondo appuntamento del Ciclo di letture teologiche al Laterano
  • L'ultimo libro di Dominique Lapierre "India mon amour" dedicato all'incontro con l'India di Madre Teresa. Intervista con l'autore
  • Chiesa e Società

  • Mons. Nichols: le università siano luoghi di dialogo tra fede e ragione
  • Consiglio ecumenico delle Chiese, prossima sessione sulla situazione dei cristiani in Medio Oriente
  • Camerun, cristiani e musulmani insieme per rafforzare il dialogo interreligioso
  • Conferenze episcopali dell’Asia: la 10.ma assemblea plenaria si terrà in Vietnam
  • Il cardinale Brady esorta i media cattolici a sfidare la marginalizzazione della cultura cristiana
  • Lettera pastorale dei vescovi canadesi ai giovani sulla castità
  • Pakistan, forti timori per un possibile attentato terroristico contro il ministro cattolico Bhatti
  • Sudafrica, i vescovi pregano per Mandela “padre della nazione”
  • Ong Coopi, adozioni a distanza per aiutare i bambini del Sud del mondo
  • 24 Ore nel Mondo

  • In Tunisia, soddisfazione dopo l’annuncio della formazione del governo di unità nazionale
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa alla Commissione per il dialogo tra cattolici e orientali ortodossi: proseguire insieme il cammino verso la piena comunione

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto stamani in udienza i partecipanti alla riunione della Commissione Mista Internazionale per il Dialogo Teologico tra la Chiesa Cattolica e le Chiese Orientali Ortodosse. Il Papa ha esortato i fedeli ad approfondire la conoscenza reciproca in vista della piena comunione. Quindi, ha ricordato i tanti cristiani che, anche oggi, affrontano prove e difficoltà per testimoniare la propria fedeltà a Cristo. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    “Tutti i cristiani devono lavorare assieme” con fiducia reciproca “per servire la causa della pace e della giustizia”: è quanto affermato stamani da Benedetto XVI alla Commissione per il Dialogo Teologico tra Chiesa Cattolica e antiche Chiese Orientali. Il Papa ha ricordato l’importanza del dialogo intrapreso dall’organismo su “Natura, costituzione e missione della Chiesa”. Il documento che ne è scaturito, ha osservato, ha messo in luce aspetti fondamentali dell’ecclesiologia che condividiamo e al tempo stesso ha identificato quei temi che richiedono un maggiore approfondimento nelle successive fasi del dialogo:

    “We can only be grateful that after almost fifteen hundred…”
    “Possiamo solo essere grati – ha detto il Pontefice – che dopo quasi 15 secoli di separazione ancora troviamo un accordo sulla natura sacramentale della Chiesa, sulla successione apostolica” e sulla stringente necessità “di testimoniare il Vangelo di Gesù Cristo” nel mondo. Ha così ricordato gli argomenti al centro della seconda fase dei lavori della Commissione e in particolare dell'incontro di questa settimana: la comunione tra le Chiese nei primi secoli e il ruolo del monachesimo all’inizio della vita della Chiesa:

    “We must be confident that your theological reflection…”
    “Dobbiamo essere fiduciosi – ha soggiunto – che la vostra riflessione teologica porterà le nostre Chiese non solo ad una comprensione reciproca più profonda, ma a continuare in modo convinto il nostro cammino verso la comunione” a cui siamo chiamati da Gesù Cristo. Per questa intenzione, ha rammentato, abbiamo elevato la nostra invocazione durante la Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani, appena conclusa. Il Papa non ha poi mancato di ricordare che, in molte regioni, le comunità cristiane “affrontano prove e difficoltà che sono causa di profonda preoccupazione per tutti noi”.

    “May the intercession and example of the many martyrs…”
    “L’intercessione e l’esempio dei tanti martiri che hanno dato una coraggiosa testimonianza a Cristo in tutte le nostre Chiese – ha concluso il Papa – possano sostenere e rafforzare voi e le vostre comunità cristiane”.

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    Altre udienze

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto nel corso della mattinata, in successive udienze, l’arcivescovo Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, l’arcivescovo Zygmunt Zimowski, presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari (per la Pastorale della Salute), l’arcivescovo Faustino Sainz Muñoz, nunzio apostolico, con i familiari, e gli ambasciatori in visita di congedo di Gran Bretagna, Francis Martin-Xavier Campbell, e di Indonesia, Suprapto Martosetomo.

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    Benedetto XVI ai laici africani dell'Azione Cattolica: la vostra fede cristiana impregni la vita familiare, politica e lavorativa

    ◊   I laici del continente africano si impegnino “sulle vie della giustizia, della riconciliazione e della pace”. L’auspicio è contenuto nel messaggio che Benedetto XVI ha inviato, a firma del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, ai partecipanti al Forum internazionale di Azione Cattolica, svoltosi nei giorni scorsi a Dakar. Riferendosi al “prolungamento della seconda Assemblea speciale del Sinodo dei Vescovi per l’Africa”, il Pontefice esorta i laici africani affinché, scrive, la loro fede cristiana “impregni tutte le dimensioni della vita familiare, sociale politica o lavorativa”, e perché tutti siano “autentici Ambasciatori del Cristo” nella società. “Date ampio spazio alla preghiera e ai sacramenti – conclude Benedetto XVI – e non abbiate paura di dedicare tempo ad acquisire una fede viva, mediante una solida formazione spirituale e umana”.

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    Il cardinale Grocholewski a Manila per celebrare i 400 anni della Pontificia Università "S. Tomas", la più antica dell'Asia

    ◊   Il più antico ateneo dell’Asia tuttora esistente festeggia i quattro secoli di vita. La Pontificia Università di “Santo Tomas”, ubicata nella capitale delle Filippine, Manila, celebra l’anniversario nel giorno della memoria liturgica del suo Patrono. A Manila, in veste di inviato speciale di Benedetto XVI, è presente il cardinale Zenon Grocholewski, prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica. L’Università deve la sua origine al vescovo domenicano Miguel de Benavides (c. 1552-1605), terzo arcivescovo di Manila, che destinò le sue proprietà e la sua biblioteca personale all’istituzione di un Collegio per la preparazione dei seminaristi al sacerdozio. Il Collegio fu fondato ufficialmente il 28 aprile 1611, nell’Intramuros, all’interno della cinta muraria di Manila, con il nome di “Nostra Signora del Santissimo Rosario” e, in seguito, venne denominato “Collegio di Santo Tomas”, in omaggio all’Aquinate e autorizzato a conferire titoli accademici in teologia e filosofia.

    Da sempre benevolmente custodita dai Pontefici, fu nel 1902 che Leone XIII le conferì il titolo di “Università Pontificia”, mentre Pio XII, nel 1947, le assegnò quello di “Università Cattolica delle Filippine”. Per il continuo aumento della popolazione universitaria il campus fu trasferito nel 1927 dall’Intramuros all’attuale sede nel quartiere di Sampaloc, dove occupa un’area di 21 ettari. Tra i progetti del IV centenario è anche l’istituzione di altri due campus: a Santa Rosa, nella provincia di Laguna, e a General Santos City, nella provincia di South Cotabato.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina, il discorso pronunciato dal Papa durante l'incontro con i membri della Commissione Mista Internazionale per il dialogo teologico tra Chiesa cattolica e Chiese ortodosse orientali, "Fiducia reciproca tra i cristiani per servire la pace e la giustizia" .

    Di spalla, "La croce nella roccia", un articolo di Lucetta Scaraffia sulla tradizione cristiana in Etiopia.

    Sempre in prima, un pezzo sulle manifestazioni in Egitto contro il presidente Hosni Mubarak.

    In seconda pagina l'apertura è dedicata al Forum economico mondiale di Davos: Sarkozy e Merkel scendono in difesa dell'euro.

    Nelle pagine centrali del giornale, un articolo di Emilio Ranzato sul complesso rapporto tra il grande schermo e la Shoah, "Otto millimetri di orrore", accompagnato da "Esuli con la cinepresa" che narra l'esodo di registi come Fritz Lang e Billy Wilder dall'Europa minacciata dalla Germania nazista prima della Seconda Guerra Mondiale.

    Di spalla, "Il bambino che si salvò dai campi (ma solo nel film)" di Gaetano Vallini, su "Vento di primavera" della regista Rose Bosch.

    A pagina 4 un intervento di Antonio Paolucci, direttore dei Musei Vaticani, sulla mostra dedicata a Melozzo da Forlì in corso nella città romagnola e un articolo di Alessandro Ghisalberti sul ritorno della mistica nel dibattito culturale contemporaneo.

    A pagina 8, l'arcivescovo Joseph William Tobin e suor Enrica Rosanna parlano della chiamata alla consacrazione, presentando il libro della Libreria Editrice Vaticana "Essere totalmente di Gesù": "Dio si è impadronito di noi in un modo così misterioso e attraente che troviamo impossibile far altro che rispondere. Non possiamo smettere di cercare e interrogarci: non c'è spazio per il compiacimento borghese nella nostra vocazione".

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    Oggi in Primo Piano



    Diritti umani in pericolo al centro di un libro di Maurizio Simoncelli

    ◊   I drammatici fatti che hanno segnato la Tunisia negli ultimi giorni sono stati fortemente stigmatizzati dalla comunità internazionale e in particolare dall’Unione Europea, per l’uso “sproporzionato” della forza da parte della Polizia. Critiche sono giunte sulla violazione degli standard più elementari dei diritti umani. Ma situazioni simili si moltiplicano a grande velocità in tutto il mondo e non soltanto nelle aree di conflitto. E' quanto sottolinea Maurizio Simoncelli, curatore del volume “Dove i diritti umani non esistono più”, edito da Ediesse, intervistato da Stefano Leszczynski:

    R. - Perché ormai le guerre coinvolgono in primo luogo la popolazione civile e sempre meno le forze armate, regolari o irregolari che siano. In tutto questo, il teatro dei combattimenti diventa il luogo dove abita la popolazione civile e quindi le città, i paesi. La popolazione civile diventa addirittura l’obiettivo primario di questi combattimenti: terrorizzare il gruppo avversario, distruggerne l’identità e la coesione sociale. Pensiamo alla violenza sessuale applicata in modo sistematico in tanti di questi conflitti dimenticati.

    D. - Paradossalmente, tutti questi scenari sono proprio quelli sui quali si è concentrato lo sforzo della Comunità internazionale nel tentare di vietare questo tipo di comportamenti ...

    R. – Devo dire che le Nazioni Unite cercano di fare il possibile per bloccare questi fenomeni, ma la diffusione incontrollata delle armi – e in particolare delle armi leggere, soprattutto in Africa – aiuta enormemente questo tipo di violenze. Noi rimaniamo sempre molto colpiti quando uno dei nostri soldati muore in Afghanistan: ma quante sono le persone che vengono, purtroppo, quotidianamente coinvolte nei bombardamenti, nei massacri, negli stupri? E di questo purtroppo i mass media danno pochissima informazione.

    D. – Tra i tanti fattori in gioco, c’è poi anche la discriminazione religiosa …

    R. – Purtroppo la motivazione religiosa è una di quelle motivazioni che vengono spesso adottate per nascondere, in realtà, altri interessi e per scatenare scontri tra popoli che vivono insieme, magari anche da secoli nella stessa terra.

    D. – Tuttavia, il tema dei diritti negati attiene anche agli Stati democratici, agli Stati più sviluppati. Non a caso nel libro c’è un intero capitolo dedicato alla questione delle migrazioni e dei respingimenti …

    R. – Assolutamente sì, perché dietro a tutte queste guerre dimenticate, a queste violenze sistematiche, di cui le popolazioni – soprattutto donne e bambini, lo ripeto ancora una volta – sono oggetto, c’è inevitabilmente una spinta conseguente a muoversi, a fuggire, a cercare condizioni di vita migliori. Ed ecco quindi che il problema dei respingimenti fatti in modo indiscriminato, per cui Paesi che potrebbero avere la possibilità di ospitare almeno le persone che sono oggetto di repressione, che si trovano in pericolo di vita o i profughi si trovano a perseguire una politica che respinge tutti indiscriminatamente, senza guardare se effettivamente queste persone hanno motivi validi per voler fuggire dal loro territorio. (mg)

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    Una rete di radio cattoliche al servizio della popolazione del Sud Sudan

    ◊   Notizie e approfondimenti in inglese e arabo e programmi nelle diverse lingue locali: è ciò che offre il Social Catholic Radio Network, che dal 2009 opera in Sud Sudan. Una rete di sette radio voluta dalla Conferenza episcopale sudanese e dalla famiglia comboniana, che durante il periodo di preparazione al referendum ha aiutato la popolazione, anche quella analfabeta, a partecipare attivamente e con responsabilità alle decisioni da prendere. Per una riflessione sull’attuale situazione del Sud Sudan, Anna Rita Cristaino ha sentito suor Paola Moggi, comboniana italiana, che dal 2007 lavora attivamente al progetto:

    R. - La visione del network è una società riconciliata, che è radicata nei valori umani e cristiani e che è attenta alla giustizia, con particolare cura ai settori più svantaggiati della popolazione: le donne e i giovani.

    D. - Come le radio possono essere a servizio della gente?

    R. - Il nostro servizio è stato anzitutto un servizio di educazione, ma anche un servizio di dialogo per creare un forum, dove le varie culture e le varie etnie potessero dialogare. Promuovere questo senso di coesistenza pacifica, in un ambiente molto militarizzato quale ancora è quello del Sud Sudan, è molto importante.

    D. - Tra un po’ verranno ufficializzati i risultati del referendum. Dal vostro “osservatorio particolare”, quali scenari s’intravedono per il futuro?

    R. - Gli scenari che si aprono, considerando i dati ufficiosi - che già circolano - saranno che il Sud Sudan, diventerà uno Stato indipendente. E’ uno Stato senza infrastrutture, con appena cinque anni di esperienza nel settore di amministrazione pubblica ... prevediamo che per i prossimi anni la situazione sarà particolarmente difficile, proprio perché le aspettative della popolazione sono molto alte. C’è da costruire una Nazione che sta nascendo. Quindi, penso che il ruolo che le stazioni radio svolgeranno sarà proprio questo incoraggiare, attraverso educazione e informazione, una coesistenza pacifica all’interno del Sud. Dobbiamo passare da una mentalità delle armi a una mentalità della legge, a una mentalità del dialogo.

    D. - La Chiesa sta dando un contributo importante per mantenere la pace e richiamare l’attenzione della Comunità internazionale…

    R. - Direi che se il referendum si è svolto come si è svolto, lo si deve in gran parte al lavoro di sensibilizzazione condotto dalle Chiese come iniziativa ecumenica. Quindi, quello che la Chiesa può fare è continuare a camminare con il popolo sudanese accompagnando la crescita di un governo democratico che si deve ancora costituire o che timidamente si sta costituendo. (ma)

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    Consiglio Cei, mons. Crociata: no alle risse, i problemi del Paese si risolvono con equilibrio e pacatezza

    ◊   Serve superare il clima di rissa e di rivalità che l'Italia sta vivendo, per risolvere concretamente i problemi. Il segretario generale della Conferenza episcopale italiana (Cei), mons. Mariano Crociata, nel presentare nella sede della nostra emittente il comunicato finale del Consiglio episcopale permanente svoltosi nei giorni scorsi ad Ancona, ha invitato ad abbassare i toni per capire come agire. Alessandro Guarasci:

    L’Italia sta vivendo un momento difficile. E su questo hanno concordato tutti i vescovi che hanno partecipato al Consiglio episcopale permanente tenutosi ad Ancona dal 24 al 27 gennaio. Dunque piena condivisione della prolusione del presidente della Cei, il cardinale Angelo Bagnasco. Apprezzata la pacatezza della sua lettura della realtà, capace di dar conto del disagio morale che serpeggia nel Paese. Per monsignor Mariano Crociata, di fronte al disastro antropologico dell’Italia bisogna fermarsi in tempo:

    “Dobbiamo concorrere a mantenere questa pacatezza e questo equilibrio di giudizio, perché non si compiano passi sulla spinta di atteggiamenti non ponderati adeguatamente. Una delle cose che più manca in questo momento - e a tanti livelli - è quella serenità che fa vedere lucidamente le cose, per capire che cosa fare”.

    Dunque, non c’è contrapposizione tra pacatezza e indignazione. Un richiamo, quello sulla questione morale, che comunque riguarda tutti. Attenzione poi al federalismo, che sta prendendo forma. Per il segretario generale della Cei, è necessario garantire unità nazionale e attenzione al territorio:

    “L’ambito fiscale è un ambito in cui questo rischia di produrre degli effetti di divaricazione. Noi auspichiamo che il dibattito, che si sta svolgendo proprio in questi giorni, riesca ad ottenere un risultato che non lasci nessuna parte del Paese - diciamo così - abbandonata a se stessa”.

    Prossimo appuntamento è l’Assemblea generale a Roma, dal 23 al 27 maggio, che avrà Cristo al suo centro:

    “Come incontrare Gesù Cristo nella comunità ecclesiale e, quindi, come sviluppare soggetti e metodi di questo incontro con Cristo”.

    E più avanti, dal 3 all’11 settembre, il Congresso eucaristico, ad Ancona, per ribadire il ruolo dell’Eucarestia, faro di luce per la vita quotidiana.

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    Combattere la cecità infantile nei Paesi in via di sviluppo: l’impegno di Sightsavers Italia

    ◊   Il 75 per cento della cecità nel mondo si può prevenire o curare e tuttavia milioni di uomini e donne nel mondo sono ancora ciechi o rischiano di ammalarsi irrimediabilmente. E’ la denuncia di Sightsavers, organizzazione impegnata in 30 Paesi nella prevenzione e cura delle patologie della vista. Al microfono di Alessandro Gisotti, il direttore di Sightsavers Italia, Romano Albertazzi, si sofferma sulla cecità infantile nei Paesi in via di sviluppo:

    R. – In relazione alla cecità infantile ci sono due grosse aree di patologia, che si rifanno anche a due aree abbastanza distinte a livello geografico: il tracoma, che è probabilmente la causa prevalente della cecità infantile, localizzato soprattutto in Africa e in particolar modo nell’area subsahariana. L’altra causa molto rilevante, concentrata soprattutto nell’area geografica asiatica - in particolare nel Bangladesh ma anche in Pakistan e in India - è quella della cataratta infantile, legata alla vitaminosi, alla deficienza di vitamina A e ad altre cause congenite ed ambientali.

    D. – Una cosa che colpisce è la facilità con cui, in realtà, si può guarire dal tracoma. In effetti, anche economicamente, per una singola persona, per un bambino, è necessaria una spesa che è quasi irrisoria considerando i parametri dell’Occidente...

    R. – Assolutamente! Anzi, la quantificherei: un ciclo di trattamento di una pomata antibiotica, che viene utilizzata per curare e per intervenire sulle fasi iniziali del tracoma, costa 60 centesimi. E’ quindi un costo veramente molto limitato. Questo è il dato edificante della possibilità d’intervento su questa patologia: l’opportunità che hanno le persone di fare delle donazioni limitate ma che hanno grandissimo valore. Più desolante, come giustamente lei annotava, è il fatto che sei milioni di persone siano ormai cieche, a causa del tracoma, ma che anche 150 milioni siano affette dalla fase iniziale del tracoma e che quindi siano, di fatto, a rischio di contrazione di una condizione invalidante definitiva. Questa è la classica patologia del sottosviluppo, perché le cause che sono alla base di tale infezione sono prevalentemente l’assenza di acqua e di igiene, di pulizia. (vv)

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    La cultura europea protagonista del secondo appuntamento del Ciclo di letture teologiche al Laterano

    ◊   La cultura europea: origine e prospettive. E’ stato questo il tema del secondo appuntamento del ciclo di letture teologiche sui “grandi discorsi di Benedetto XVI”, dedicato al discorso tenuto dal Pontefice al Collège des Bernardins di Parigi il 12 settembre 2008. L’iniziativa, tenutasi al Palazzo Apostolico Lateranense, è organizzata dall’Ufficio per la Pastorale universitaria del Vicariato di Roma. Il servizio di Michele Raviart:

    La ricerca di Dio ha fondato la cultura europea e la disponibilità ad ascoltare la Sua Parola rimane ancora ai giorni nostri la base di ogni vera cultura. Questo il messaggio del discorso che Benedetto XVI tenne a Parigi nel 2008, al Collège des Bernardins, luogo storico del monachesimo medievale. Una ‘lectio mirabilis’ che parte dalle ragioni che spinsero quegli uomini a ritirarsi nei monasteri per arrivare all’uomo contemporaneo che non può fare a meno, credente o non credente, della domanda su Dio. I monaci miravano a trovare le verità definitive dietro le verità provvisorie mondane e questo tramite il ‘quaerere Deum’, il cercare Dio. Mons. Sergio Lanza, assistente ecclesiastico dell’Università Cattolica del Sacro Cuore:

    “Cercare Dio è lo scopo del monachesimo autentico. Questo cercare Dio immediatamente diventa anche cercare le vie per raggiungerlo. Ma ecco che la Parola ci viene incontro ed allora la ricerca di Dio e la ricerca della Parola e dei suoi significati vanno ad intrecciarsi. ‘L’amour des lettres’ e ‘l’amour de Dieu’ vengono a costituire un’unica via. E’ il tema dell’incontro della fede e della ragione”.

    Una Parola che l’uomo deve imparare a percepire non solo attraverso le Sacre Scritture ma anche attraverso le parole delle scienze profane. Una cultura della Parola che comporta la formazione della ragione attraverso l’erudizione, con l’obiettivo ultimo di servire Dio. Ma la Parola non può prescindere né dalla sua interpretazione - come si storicizza nella comunità in cui essa viene vissuta - né dallo Spirito, che dà alla Parola libertà e vita, ponendo così un limite sia all’arbitrio soggettivo sia al fondamentalismo, come ci spiega il prof. Giuseppe Dalla Torre, rettore della Lumsa.

    “Sono due i grandi pericoli per l’uomo di oggi. Innanzitutto l’individualismo, che non tiene conto della Parola, che costituisce un limite oggettivo e che diventa quindi arbitrio. Dall’altra parte il fondamentalismo, che è l’eccesso opposto. Noi oggi, quando parliamo di fondamentalismo, pensiamo sempre all’islam, ma anche noi abbiamo i nostri fondamentalismi, che sono di tipo ideologico. ‘Fondamentalismo’ significa non tenere conto della Parola di Dio e quindi della libertà – ma anche dei limiti – che derivano da questo riferimento”.

    Cercare Dio oggi non è quindi meno necessario di ieri e non farsi trovare dalla Sua Parola sarebbe la capitolazione della ragione umana e la rinuncia alle sue possibilità più alte. Il cardinale vicario Agostino Vallini:

    “La Parola di Dio è per natura sua liberante perché, penetrando nel cuore dell’uomo, lo aiuta a fare verità in se stesso e ad aprirsi al Signore che lo cerca. Questo non può che condurre l’uomo alla migliore espressione di se stesso”. (vv)

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    L'ultimo libro di Dominique Lapierre "India mon amour" dedicato all'incontro con l'India di Madre Teresa. Intervista con l'autore

    ◊   Un amore lungo una vita: è l’esperienza che Dominique Lapierre racconta nel suo ultimo libro “India mon amour”. Autore del famoso libro “La Città della Gioia”, Lapierre questa volta ripercorre le tappe fondamentali di un’esperienza che gli ha cambiato la vita. Emanuela Campanile ha incontrato l’autore:

    R. - Oggi ci sono due Indie: c’è l’India che brilla, l’India che trionfa commercialmente, l’India dove è possibile acquistare una Ferrari. E poi c’è l’altra India, l’India dei poveri.

    D. - Perché lei ama l’India?

    R. - Tutto è iniziato con una grande inchiesta storica sulla fine del più grande impero coloniale di tutti i tempi, l’impero britannico, che ha portato alla libertà e all’indipendenza un quinto dell’umanità: condotta da uomini santi come il Mhatma Ghandi, che per tutta la durata della sua "crociata" ha sempre parlato di amore, di tolleranza, di non violenza. Per me, ha significato la scoperta di questo Paese, realmente una scoperta fantastica. Ho sentito una voce che mi diceva che non era sufficiente essere uno scrittore: dove essere anche un attore per contribuire veramente al cambiamento, all’eliminazione di alcune ingiustizie. Allora andai anche a visitare Madre Teresa di Calcutta.

    D. - Infatti in questo libro, lei racconta anche i retroscena degli incontri che ha fatto…

    R. - Sono stati realmente incontri magnifici. Quando ho parlato con Madre Teresa, le ho detto che avrei voluto fare qualcosa per i bambini lebbrosi per l’India. Lei mi ha presentato allora un un inglese, James Stevens, che aveva creato un centro per i bambini lebbrosi, chiamato “Resurrezione” ma non aveva più soldi per continuare la sua azione ed era ormai sul punto di chiudere questa isola d’amore al centro dell’inferno. Con mia moglie - che anche lei si chiama Dominique - restammo così tanto impressionati da questa "anonima" Madre Teresa, da questo inglese totalmente sconosciuto, che decidemmo di donare i soldi per continuare questa sua crociata d’amore. Questo fu 30 anni fa, l’inizio… “India mon amour” è la storia di tutto questo, ma testimonia anche un lavoro di speranza al contrario, un inno alla capacità dell’uomo di riuscire a superare tutto. Alla Radio Vaticana ho portato il mio telefono cellulare di Calcutta, la campanella indiana: questo campanello è il campanello di un uomo-risciò, il taxi di Calcutta, e serve per annunciare la sua presenza nel traffico caotico di Calcutta. Per me, questo campanello, portato nella mia tasca nel ricco Occidente, rappresenta la voce di quegli uomini che, pur non avendo niente, sembrava avessero tutto.

    D. - Quindi, l’Occidente che ha così paura della povertà…

    R. - Madre Teresa diceva sempre: “La povertà non è una fatalità; è possibile superare la povertà e tutti possiamo fare qualcosa”. Madre Teresa diceva ancora: “Salvare un bambino è salvare il mondo”. (mg)

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    Chiesa e Società



    Mons. Nichols: le università siano luoghi di dialogo tra fede e ragione

    ◊   L’università ha il compito di alimentare il rapporto tra fede e ragione affinché l’espansione della conoscenza sia a “servizio del bene comune”. E’ quanto ha affermato mons. Vincent Nichols, arcivescovo di Westminster, aprendo ieri pomeriggio il Congresso europeo dei vescovi e dei delegati per la pastorale universitaria, in programma a Monaco di Baviera fino al prossimo 30 gennaio. Nel suo intervento, il presule si è soffermato sulla figura del cardinale John Henry Newman proclamato Beato da Benedetto XVI lo scorso 19 settembre. Il principio fondamentale della sua visione sull’educazione – ha detto mons. Nichols – è quello della “verità che unifica”. Il cardinale Newman, che è stato il primo rettore dell’università Cattolica di Dublino, riteneva che l’educazione dovesse includere tutte le discipline, dalle scienze alle arti, dall’ingegneria alla teologia. Riteneva, dunque, che “tutte le scienze moderne e le professioni hanno un posto nell’università”. “Il cardinale Newman – ha affermato mons. Nichols le cui parole sono state riprese dal Sir – era profondamente preoccupato per la frammentazione della formazione universitaria”. Commentando il discorso di Benedetto XVII alla Westminster Hall, mons. Nichols ha anche sottolineato che “se l’incontro tra fede e razione è fondamentale per il benessere della nostra società, allora è lecito ritenere che in modo simile, è fondamentale anche per il benessere dell'università”. “Infatti – ha fatto notare – il benessere della società può dipendere, in parte almeno, da questa partnership se riconosciuta e rispettata dall’università”. L’arcivescovo di Westminster ha infine sottolineato che “l'esplorazione di questi temi è pertinente per l'università se vuole essere intesa come un’istituzione e comunità dedicata all'espansione della conoscenza e al servizio del bene comune”. Il Congresso europeo dei vescovi e dei delegati per la pastorale universitaria, promosso dal Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee), è incentrato sul tema: “Formazione, educazione e Vangelo. Prospettive della pastorale universitaria in Europa”. Questa mattina sono intervenuti, tra gli altri, il cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco e Freising, ed il reverendo Matthias Hass, presidente della Conferenza per la pastorale universitaria cattolica in Germania. (A.L.)

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    Consiglio ecumenico delle Chiese, prossima sessione sulla situazione dei cristiani in Medio Oriente

    ◊   “Costruire delle comunità per una pace giusta con le donne e gli uomini”. E’ il tema della prossima sessione del Comitato centrale del Consiglio ecumenico delle Chiese prevista dal 16 al 22 febbraio prossimi a Ginevra. In Comitato, che si riunisce ogni 18 mesi, è l’organo più importante del Consiglio ecumenico delle Chiese cui aderiscono 337 denominazioni cristiane. Tra i principali temi in agenda c’è la difficile situazione dei cristiani in Medio Oriente. E’ previsto l’intervento di diversi responsabili delle Chiese della regione. Sarà inoltre presentato il testo di un “Appello ecumenico alla pace giusta” in vista del Raduno ecumenico per la pace in programma dal 17 al 25 maggio a Kingston, in Giamaica. L’appello, la cui stesura è stata decisa dall’assemblea del Consiglio ecumenico delle Chiese a Porto Alegre nel 2006, vuole invitare la comunità cristiana del mondo ad impegnarsi per una pace giusta e si basa sulle indicazioni emerse nel corso del decennio ecumenico “Vincere la violenza”, conclusosi nel 2010. Il Comitato centrale dovrà infine decidere il tema della decima Assemblea del Consiglio che si terrà nel 2013 a Busan, in Corea del Sud. (L.Z.)

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    Camerun, cristiani e musulmani insieme per rafforzare il dialogo interreligioso

    ◊   Cristiani e musulmani del Camerun si sono pronunciati congiuntamente per il rafforzamento del dialogo interreligioso. L'auspicio è arrivato dal Consiglio degli imam e dignitari musulmani (Cidmc) e dalla Conferenza episcopale del Camerun (Cenc). All'incontro hanno partecipato l'arcivescovo di Douala, mons. Samuel Kleda, in rappresentanza della Cenc, e il grande Imam della moschea centrale di Douala, rappresentato dal vice Cheik Malik Farouk. Il pronunciamento congiunto è arrivato dopo i malumori diffusi da "disturbatori" che hanno messo in circolazione voci che screditerrebro gli imam. “Noi siamo per il dialogo interreligioso - hanno sottolineato gli imam - e chiediamo un avvicinamento tra cristiani e musulmani". (A.L.)

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    Conferenze episcopali dell’Asia: la 10.ma assemblea plenaria si terrà in Vietnam

    ◊   Il Comitato centrale della Federazione delle Conferenze episcopali dell’Asia ha deciso di far svolgere la sua decima assemblea plenaria per la prima volta in Vietnam. La decisione è stata presa due settimane fa, durante una riunione a Bangkok, in Thailandia, a cui hanno preso parte tra gli altri, mons. Peter Nguyen Van Kham, vice-segretario generale della Conferenza episcopale vietnamita e il cardinale Jean Baptiste Pham Minh Man, arcivescovo di Ho Chi Minh City, la città candidata ad ospitare l’evento. All’agenzia Ucan, il cardinale Jean Baptiste Pham Minh Man ha espresso grande gioia per la scelta. “Siamo molto felici di accogliere la prossima plenaria per la prima volta nel nostro Paese dall’istituzione della Federazione delle Conferenze episcopali dell’Asia”, ha detto il porporato. Il cardinale ha poi espresso l’auspicio che l’evento possa promuovere la solidarietà, la fratellanza e la comunione tra le Chiese in Asia. Per quanto riguarda l’organizzazione - ha precisato il porporato - la Chiesa vietnamita attende di avere la lista completa dei partecipanti entro il mese di settembre 2012 prima di chiedere l’autorizzazione al governo. La Federazione delle Conferenze episcopali dell’Asia riunisce attualmente 15 Conferenza episcopali: Bangladesh, India, Indonesia, Giappone , Kazakhstan, Corea, Laos e Cambogia, Malaysia, Singapore e Brunei, Myanmar, Pakistan, Filippine, Sri Lanka, Taiwan, Thailandia e Vietnam. A queste vanno aggiunti dieci membri associati, Hong Kong, Macao, Mongolia, Nepal, Kyrgyzstan, Siberia (Russia), Tajikistan, Turkmenistan, Uzbekistan e Timor Est. L’ultima assemblea plenaria si è svolta a Manila, nelle Filippine, sul tema “Vivere l’Eucaristia in Asia”. (L.Z.)

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    Il cardinale Brady esorta i media cattolici a sfidare la marginalizzazione della cultura cristiana

    ◊   Agli operatori della comunicazione spetta oggi il compito particolare di “sfidare la marginalizzazione della nostra cultura cristiana in Europa attraverso cinema, televisione, internet e altri media”. Lo ha affermato il cardinale Seán Brady, arcivescovo di Armagh e primate di tutta l’Irlanda, rivolgendosi ai delegati del “Signis”, l'Associazione cattolica mondiale per le comunicazioni, che da ieri si sono dati appuntamento a Dublino per il loro primo incontro in Irlanda. Il porporato – rende noto il Sir – ha ricordato che proprio questa settimana Benedetto XVI, nel suo messaggio per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali 2011, ha sottolineato come "i rapporti umani personali rimangono sempre fondamentali per la trasmissione della fede". “Memore di questo consiglio – ha poi aggiunto il cardinale Brady – l'Associazione cattolica mondiale per le comunicazioni ha una particolare responsabilità nel sostenere i suoi membri a incoraggiare i giovani ad impegnarsi con coloro che lavorano per plasmare la cultura contemporanea attraverso la realizzazione di film e documentari”. (A.L.)

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    Lettera pastorale dei vescovi canadesi ai giovani sulla castità

    ◊   I vescovi canadesi incoraggiano i giovani a vivere pienamente la virtù della castità e quindi una sessualità autenticamente umana conforme al progetto di Dio. È quanto si legge in una lettera pastorale firmata da mons. J. Michael Miller, arcivescovo di Vancouver. Suddiviso in dieci parti, il documento vuole esprimere, attraverso una serie di consigli e orientamenti, il sostegno dell’episcopato a quei giovani che hanno fatto questa scelta di vita “non facile”, ma “non impossibile” in una società dominata da una “cultura ipersessualizzata” come quella attuale. La parte introduttiva comincia con il chiarire il concetto stesso di castità che, sottolinea, “è molto di più che la semplice assenza di rapporti sessuali: essa è sì una questione di purezza del corpo, ma anche dello spirito” che proprio nel corpo, come scrive San Paolo, ha il suo tempio. Se infatti “non siamo capaci di controllare i nostri desideri e passioni non potremo essere affidabili nelle piccole come nelle grandi cose” e resteremo “schiavi di queste passioni”. La lettera evidenzia quindi lo stretto legame tra la sessualità umana come dono di Dio e vita spirituale: “Vivere la virtù della castità – afferma - significa porre il nostro desiderio di piacere sessuale sotto la guida della ragione e della fede. Pilastro indispensabile di una vita retta, essa è una delle pietre angolari del tempio del nostro corpo e conduce all’armonia e all’unità delle persone, delle coppie e della società”. Dopo avere preso in esame la castità nel celibato, nel matrimonio e nella vita consacrata, la lettera dei vescovi canadesi raccomanda ai giovani di coltivare questa virtù anche circondandosi di amici che condividono tale scelta. Essa insiste inoltre sull’importanza della preghiera, dell’accostamento regolare ai Sacramenti, in particolare a quello della Riconciliazione e all’Eucaristia. In conclusione, i il documento cita come modelli di castità quattro grandi personalità della Chiesa: Sant’Agostino (354-430), la Beata Kateri Tekakouitha (1656-1680), Santa Gianna Beretta Molla (1922-1962) e Pier Giorgio Frassati (1901-1925). (L.Z.)

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    Pakistan, forti timori per un possibile attentato terroristico contro il ministro cattolico Bhatti

    ◊   Organizzazioni terroriste in Pakistan stanno preparando un attentato per uccidere il cattolico Shahbaz Bhatti, ministro federale per le Minoranze Religiose: è l’allarme lanciato dalla “All Pakistan Minorities Alliance”. La rete che riunisce in Pakistan le minoranze religiose, di cui il ministro è stato fondatore e presidente, è “fortemente preoccupata per le ulteriori notizia circolanti sull’organizzazione di un imminente attentato contro Shahbaz Bhatti”. Il ministro è diventato, secondo diverse fonti, un obiettivo dei terroristi a causa del suo impegno per l’abolizione della legge sulla blasfemia. “Pregate per me e per la mia vita. Sono un uomo che ha bruciato le sue navi: non posso e non voglio tornare indietro in questo impegno. Combatterò l’estremismo e mi batterò per la difesa dei cristiani fino alla morte”, ha confidato il ministro Bhatti all’Agenzia Fides. Fonti locali sottolineano infine che il partito di governo, il Pakistan People’s Party (PPP) “non si è schierato apertamente in difesa del ministro, poiché subisce le pressioni della lobby dei partiti islamici fondamentalisti”. (A.L.)

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    Sudafrica, i vescovi pregano per Mandela “padre della nazione”

    ◊   “A nome dei Vescovi, del clero, delle religiose e dei religiosi della Chiesa cattolica in Sudafrica, i vescovi cattolici del Sudafrica assicurano al presidente Mandela e alla sua famiglia le preghiere per la sua pronta guarigione”. E’ quanto si legge in un comunicato inviato all’Agenzia Fides dal cardinale Wilfrid Napier, arcivescovo di Durban e portavoce della Southern African Catholic Bishops’ Conference. “L’ex presidente Mandela – si sottolinea nel documento – per la sua famiglia è un vero e proprio patriarca, che rappresenta, e ne è un esempio, le virtù di un vero grande, amorevole Padre, che si prende cura di tutte le persone care e che gli sono vicine”. “Per la nazione, è un grande leader e ispiratore, una vera icona della riconciliazione della quale abbiamo ancora urgente bisogno”. “Per la comunità internazionale, è uno statista africano e mondiale unico, che si è posto al di sopra degli interessi personali, tribali, di razza e di partito, al fine di guidare la nazione sudafricana attraverso la difficile transizione dall'apartheid alla democrazia”. Nelson Mandela, primo presidente del Sudafrica post-apartheid e Premio Nobel per la pace 1993, è ricoverato per un collasso polmonare. Secondo fonti mediche, l’ex capo di Stato, che ha 93 anni, non sarebbe comunque in pericolo di vita. (A.L.)

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    Ong Coopi, adozioni a distanza per aiutare i bambini del Sud del mondo

    ◊   Nel Sud del mondo 150 milioni di bambini soffrono di malnutrizione, seimila ogni giorno contraggono l’Aids, oltre 120 milioni non possono andare a scuola e migliaia sono vittime di sfruttamento, conflitti armati o violenze. Cibo, cure mediche, istruzione e protezione sono i diritti che possono essere garantiti ai bambini e alle loro famiglie grazie al sostegno a distanza. Questa è anche la missione dell’organizzazione non governativa “Cooperazione Internazionale Ong Onlus” (Coopi). Una mamma che ha già deciso di sostenere i bambini indifesi nei Paesi più poveri del mondo, attraverso la sua testimonianza, è Valentina Vezzali, campionessa mondiale di scherma. “Adotta subito un bambino a distanza con Coopi”, afferma con decisione Valentina, che si batte a fianco della Ong per supportare il sostegno a distanza nella campagna “Ogni bambino ha diritto a essere protetto”. Il sostegno a distanza permette al donatore, da un lato, di sentirsi vicino al bambino – assicurandogli i diritti fondamentali all’interno della propria comunità, a fianco della propria famiglia, nel rispetto della cultura di appartenenza – e, dall’altro, consente al bambino in difficoltà di ottenere cibo, cure mediche, istruzione e protezione da ogni forma di violenza. Permette quindi al minore di vivere finalmente una vita dignitosa. Grazie al contributo dei donatori, Coopi riesce oggi ad aiutare 2.050 bambini in Perù, Senegal, Sierra Leone, Repubblica Centraficana, Etiopia, Haiti e Uganda. Il contributo richiesto per sostenere un bambino a distanza è meno di un euro al giorno: un dono minimo ma dal valore inestimabile. Per maggiori informazioni si può consultare il sito http://www.adottareadistanza.org/ (A.L.)

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    24 Ore nel Mondo



    In Tunisia, soddisfazione dopo l’annuncio della formazione del governo di unità nazionale

    ◊   In Tunisia, la gente lascia la piazza. Oggi i giornali parlano del neonato governo di transizione annunciato ieri dal primo ministro Mahmmoud Gannouchi, per portare il Paese alle elezioni e – come ha sottolineato il premier - senza gli uomini di Ben Ali, così come la piazza ha chiesto per giorni. Lo stesso Gannouchi, per 11 anni primo ministro nel regime dell'ex presidente e ancora prima ministro del governo di unità nazionale ha detto che lascerà alla scadenza del suo mandato tra sei mesi. Ma qual è il sentire della gente? Fausta Speranza lo ha chiesto all’inviato a Tunisi dell’agenzia France Presse, Dario Thuburn:

    R. - La reazione è molto positiva. La gente è un po’ stanca di queste proteste quotidiane. Ci sono stati molti cambiamenti nella vita non solo politica, ma anche nell’economia, nella vita sociale. Ci vuole ora un po’ di tempo per riuscire ad assorbire questi cambiamenti e la gente vuole un po’ di calma per fare questo.

    D. - Come sarà questa preparazione alle elezioni tra sei mesi, nell’arena politica?

    R. - Sarà molto difficile, perché nel regime di Ben Alí non c’era una vera opposizione e quindi non ci sono, in realtà, leader di partiti; non c’è una vera politica, così come noi la possiamo intendere. Quindi sì, sarà difficile; sarà caotico, forse … Ma la voglia del popolo, della gente con la quale ho parlato è quella di andare verso la democrazia, di avere queste elezioni. E poi si vedrà …

    D. - Domani a Tunisi è prevista una manifestazione delle donne: qual è stato e qual è il ruolo delle donne?

    R. - I diritti delle donne sono molto, molto tutelati in Tunisia e questo è - ironicamente - uno dei grandi successi di Ben Alí e del precedente regime. Adesso, molte donne sono preoccupate per questi cambiamenti, specialmente riguardo al fondamentalismo islamico: vogliono capire se tornerà in Tunisia, se tornerà nella politica. Quando parlo con loro, le donne sono molte caute, mentre gli uomini sono felicissimi di questa rivoluzione, sono molto fieri. Le donne sono molto più caute. Ora ci sono delle leggi che tutelano i diritti delle donne nelle famiglie, delle donne divorziate; che permettono loro di comportarsi come vogliono, di fare la vita che vogliono, di vestirsi come vogliono. Le donne sono quindi un po’ preoccupate che ci possano essere dei cambiamenti.

    D. - In qualche modo, Tunisi è stata presa a modello in Algeria, nello Yemen, in Egitto: c’è questa sensazione da parte della gente?

    R. - Molti sono fieri di questo e dicono: adesso vogliamo la rivoluzione anche in altri Paesi. La gente parla della Libia, dell’Algeria, dell’Egitto … I tunisini leggono e sentono di queste proteste in altri Paesi e sono fieri di questo, perché è cominciato tutto qui.

    D. - Secondo te, c’è una specificità tutta tunisina di questa rivolta?

    R. - Parlando con esperti, mi dicono che sì, ci sono delle specificità tunisine: il fatto che la popolazione sia abbastanza omogenea, che non vi siano divisioni tribali, non ci sono divisioni religiose o etniche. La popolazione è molto compatta e questo ha certamente reso più facile la rivolta. (mg)

    Manifestazioni in tutto l’Egitto: si parla di almeno un morto
    In Egitto la polizia ha impedito a Mohamed El Baradei, ex direttore dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, di prendere parte a manifestazioni contro il governo del presidente Hosni Mubarak al Cairo. El Baradei, tornato ieri in patria, ha formato di recente un movimento, l'Associazione Nazionale per il cambiamento, che chiede riforme democratiche e sociali. La polizia ha inoltre arrestato quattro giornalisti francesi. Intanto, con un crescendo che di ora in ora si fa più rapido le manifestazioni contro il regime di Mubarak, si stanno estendendo in tutta la capitale egiziana. Il capo della diplomazia dell'Unione Europea, Catherine Ashton, ha chiesto alle autorità egiziane di rispettare il diritto dei loro cittadini a manifestare pacificamente.

    Tensione in Gabon: messo in dubbio dall’opposizione il capo dello Stato
    Gli Stati Uniti riconoscono l’attuale capo di Stato del Gabon, Ali Bongo Ondimba. A chiarirlo un comunicato dell’ambasciata di Washington a Libreville, dopo le tensioni dei giorni scorsi nel Paese africano. Ieri le forze dell'ordine della capitale avevano disperso i sostenitori del leader di opposizione e autoproclamato presidente André Mba Obame, rifugiato da martedì nella sede del programma per lo sviluppo dell'Onu a Libreville. L'opposizione contesta l'elezione di Ali Bongo a capo di Stato nell’agosto 2009. Sulla situazione in Gabon, ascoltiamo Mario Giro, responsabile delle relazioni internazionali della Comunità di Sant’Egidio, intervistato da Giada Aquilino:

    R. – È una vecchia storia, nel senso che quando fu eletto il presidente attuale Ali Bongo, figlio di Omar Bongo, ci fu una crisi interna al partito che ha governato il Paese fin dall’indipendenza. Obame e l’attuale presidente fanno parte dello stesso schieramento, della stessa classe dirigente. Ci fu una battaglia intestina che dura ancora oggi. Non dobbiamo immaginarci, però, che si tratti di una situazione simile ad altre: sarebbe facile fare il parallelo con ciò che si sta verificando per esempio in Nord Africa.

    D. – Alcuni organi di stampa hanno paragonato questa situazione alla vicenda della presidenza contesa in Costa d’Avorio. Secondo lei non è corretto?

    R. – Direi proprio di no. Gbagbo e Ouattara sono un’altra questione. Ouattara non si è autoproclamato presidente, come ha fatto Obame; Ouattara è stato riconosciuto presidente dalla comunità internazionale e dall’Onu, mentre il Consiglio costituzionale ivoriano ha proclamato presidente Gbagbo: una situazione di stallo in un Paese già diviso de facto dal 2002. In Costa d’Avorio quindi c’è uno scontro tra poteri, tra istituzioni diverse, con una situazione molto complicata, sia dal punto di vista politico ma, ancor prima, dal punto di vista giuridico. Per esempio, a questo punto Ouattara ha una difficoltà: essendo stato riconosciuto internazionalmente, fare un passo indietro significherebbe smentire non solo se stesso ma tutta la comunità internazionale.

    D. – Che Paese è il Gabon oggi?

    R. – È un Paese produttore di petrolio che si sta affermando con una nuova soggettività nel quadro dell’Africa centrale. Un Paese piccolo dal punto di vista del numero di abitanti, nel senso che i gabonesi sono appena un milione e mezzo circa; però, è un Paese che riceve molti immigrati, che - da questo punto di vista - ha gli stessi problemi che abbiamo noi, in Europa; è un Paese che ha lavorato molto per la pace e la stabilità dell’Africa centrale, in particolare durante passati conflitti intestini sia nel Congo Brazzaville sia, recentemente, in Centrafrica. È uno dei Paesi più stabili dell’area.

    D. – Com’è impegnata la Comunità di Sant’Egidio per il Gabon?

    R. – La Comunità di Sant’Egidio ha buone relazioni con le autorità gabonesi, fin dall’epoca di Omar Bongo, il quale – in particolare sulla campagna per la moratoria per la pena di morte – accettò la proposta di Sant’Egidio di abolire definitivamente la pena di morte in Gabon per tutti i reati e diventare Paese promotore della proposta di moratoria che l’Italia portava avanti a livello delle Nazioni Unite, cosa che è stata fatta. Poi abbiamo rapporti in altri campi, in particolare sulla questione delle diverse attività per la stabilità, la mediazione e la pace nell’Africa occidentale. (gf)

    Opposizione presto di nuovo in piazza in Albania
    In Albania poco prima l’avvio della nuova manifestazione dell'opposizione, il partito socialista ha convocato tv e stampa internazionali per mostrare alcuni dei feriti degli scontri di venerdì scorso, in cui sono morte tre persone. La deputata socialista e avvocato per i diritti umani, Vasilika Hysi, ha denunciato “le gravi violazioni dei diritti umani e l'uso della violenza da parte della polizia, prima e durante la manifestazione del 21 gennaio, nei commissariati, e poi nelle carceri” dove erano state rinchiuse le 113 persone arrestate. Intanto il premier albanese Sali Berisha ha garantito, nel corso di una conferenza stampa “il pieno rispetto del diritto alle proteste pacifiche”, avvertendo però che “in caso di tentativi di violenza, la legge agirà con tutta la sua forza”. Oltre mille poliziotti, di cui alcune centinaia in tenuta antisommossa, circondano la sede del governo albanese dove si fermerà la manifestazione dell'opposizione per rendere omaggio alle tre vittime.

    8 morti a Kabul: attentato in un supermercato
    Sono almeno 8 le persone rimaste uccise nell'attentato di stamane al supermercato Finest di Kabul e fra essi vi sono almeno due stranieri. I feriti sono almeno sei. I talebani hanno rivendicato l'attentato, affermando che intendevano colpire gli stranieri.

    Cisgiordania: coloni aprono il fuoco contro palestinesi, due i feriti
    Sale la tensione in Cisgiordania dopo che alcuni coloni hanno aperto il fuoco contro un gruppo di palestinesi, durante un'escursione avvenuta oggi in una zona compresa fra Betlemme e Hebron. Le ragioni sono ancora poco chiare. Sono due i palestinesi rimasti feriti. Uno di loro, il diciassettenne Yussef Ikhleil, è stato colpito da un proiettile alla testa ed è considerato in condizioni disperate. Il secondo ferito, Murad Ikhleil, 23 anni ha riportato fratture multiple ad un braccio. Entrambi sono stati ricoverati nell'ospedale al-Ahli di Hebron. Questo episodio segue un incidente avvenuto ieri ad Arak Burkin dove un palestinese è rimasto ucciso durante un conflitto fra coloni ed abitanti del posto.

    Davos: per il segretario al Tesoro Usa, finita la fase acuta della crisi economica
    L'Europa gestirà la crisi del debito e l'Euro sopravviverà. Se ne è detto convinto il segretario al Tesoro americano, Timothy Geithner, intervenuto al World Economic Forum di Davos. Geithner è più fiducioso sul fatto che la fase “acuta” della crisi finanziaria sia ormai superata. La crescita, però, ha spiegato nel corso del World economic forum di Davos, non è abbastanza forte da ridurre rapidamente il tasso di disoccupazione. Lo shock causato dalla crisi rende infatti le imprese “recalcitranti” nelle nuove assunzioni, ha aggiunto secondo quanto riporta l'agenzia Bloomberg.

    Spagna: approvato il progetto di riforma sulle pensioni
    Il governo spagnolo del premier socialista Josè Luis Zapatero ha approvato oggi il progetto di riforma delle pensioni, che porta fra l'altro l'età del pensionamento da 65 a 67 anni: lo ha annunciato dopo la riunione settimanale del Consiglio dei ministri il vicepremier Alfredo Rubalcaba.

    In Italia arrestato l’ex vicecapo della Protezione civile
    Marta Di Gennaro, ex vice di Guido Bertolaso alla Protezione Civile ed il prefetto Corrado Catenacci, ex commissario ai rifiuti della Regione Campania sono stati arrestati nell'ambito di un'operazione per reati ambientali eseguita in varie zone d'Italia dai carabinieri del Noe (Nucleo Operativo Ecologico) e dalla Guardia di Finanza di Napoli, coordinata dalla procura della Repubblica di Napoli. Ai due è stato concesso il beneficio degli arresti domiciliari. Nella stessa operazione sono state arrestate altre 12 persone. Le accuse sono di associazione per delinquere, truffa e reati ambientali.

    Non si sblocca la crisi politica in Belgio
    In Belgio il leader dei socialisti francofoni, Elio Di Rupo, ha lanciato l'appello per un governo di unità nazionale che si occupi delle necessarie riforme economiche e sociali. Ma dal partito indipendentista fiammingo (N-VA) di Bart De Wever, uscito vincitore dalle elezioni di giugno, arriva per ora un secco "no". E scettici si dimostrano anche gli altri partiti fiamminghi. L'appello di Di Rupo era arrivato dopo il fallimento dell'ennesima mediazione tra partiti fiamminghi e francofoni, che dal giugno scorso non riescono a trovare un accordo sulla riforma federale e dunque sul nuovo governo. Il Re Alberto II ha ripreso in questi giorni le consultazioni politiche.

    Cuba: arrestato nuovamente il dissidente Guillermo Farinas
    Secondo arresto in meno di 24 ore per l’oppositore cubano e premio Sakharov 2010, Guillermo Farinas. Mercoledì scorso il dissidente era stato arrestato dalla polizia locale, e poi rilasciato, insieme ad altri 15 oppositori a Santa Clara. Oggi è stato nuovamente arrestato sempre a Santa Clara con altri dieci dissidenti, mentre si dirigeva verso un posto di polizia per chiedere notizie sull'arresto di altri oppositorii. Farinas, psicologo, giornalista, analista politico si occupa da tempo di diritti umani e nei mesi scorsi ha messo a serio rischio la sua vita per uno sciopero della fame deciso con altri dissidenti per chiedere la liberazione di prigionieri politici. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 28

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli e Miriam Ayele.