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Sommario del 17/01/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Partecipi dell'ansia di salvezza di Gesù: così il Papa inviando in missione 200 famiglie del Cammino Neocatecumenale
  • Il Papa per i 100 anni del Pontificio Istituto Ecclesiastico Polacco: la Chiesa ha bisogno di sacerdoti ben preparati
  • Udienza del Papa al direttore dell’Unesco: assicurare un’educazione di qualità per tutti
  • Giornata di riflessione ebraico-cristiana nell’anniversario della visita di Benedetto XVI alla Sinagoga di Roma
  • Messa "Per l'Europa" a Strasburgo promossa dalla missione permanente della Santa Sede
  • Memoria di Sant'Antonio Abate. Il cardinale Comastri: i genitori non cessino di educare i figli
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Ancora caos in Tunisia: attesa per la formazione del nuovo governo
  • Haiti: rinviato il secondo turno delle elezioni mentre nel Paese rientra l'ex presidente Duvalier
  • Permesso di soggiorno: al via il test di conoscenza della lingua italiana per stranieri
  • Firenze: ultimi giorni per la Mostra dedicata al Bronzino
  • Chiesa e Società

  • Uccisa una suora nella Repubblica democratica del Congo
  • Orissa. Ucciso un pastore cristiano: arrestati due radicali indù
  • Il cardinale Sandri ad Aleppo: sostegno ai cristiani perseguitati in Medio Oriente
  • Mons. Twal: la pace in Terra Santa "questione di vita o di morte per i cristiani"
  • Iraq: aggredito un medico cristiano a Mosul
  • Leader cristiani e musulmani riuniti a Baghdad contro le violenze religiose in Iraq
  • Algeria. Mons. Rault: indignarsi per gli attentati contro cristiani e musulmani
  • Austria: nuovo corso universitario a Vienna per aspiranti imam di comunità musulmane
  • Conclusa la visita della delegazione della Conferenza episcopale svizzera in Iran
  • El Salvador. Mons. Escobar: a 19 anni dalla fine della guerra “manca ancora una pace stabile”
  • Usa: il 24 gennaio a Washington la tradizionale Marcia per la Vita
  • Senegal: il cardinale Sarr ha offerto la sua mediazione per la crisi nel Casamance
  • L’Onu chiede aiuti per gli alluvionati in Sri Lanka
  • Beatificazione di Giovanni Paolo II: la gioia dell’arcivescovo di Czestochowa
  • Tre incontri a Roma sui discorsi del Papa: Dio, secolarità e cultura al centro del dibattito
  • Conferenza ecumenica internazionale in Lituania: la famiglia è garanzia della civiltà europea
  • Da oggi il cardinale Sepe a New York per incontrare le comunità cristiane e rilanciare l’immagine di Napoli
  • Germania: il presidente dei vescovi chiede ai politici più sostegno alla famiglia
  • Rinnovamento nello Spirito Santo: Salvatore Martinez riconfermato presidente nazionale
  • 24 Ore nel Mondo

  • In Algeria, Egitto e Mauritania uomini si danno fuoco in segno di protesta
  • Il Papa e la Santa Sede



    Partecipi dell'ansia di salvezza di Gesù: così il Papa inviando in missione 200 famiglie del Cammino Neocatecumenale

    ◊   “La Chiesa ha riconosciuto nel Cammino Neocatecumenale un particolare dono suscitato dallo Spirito Santo: come tale, esso tende ad inserirsi nella grande armonia del corpo ecclesiale”. Così Benedetto XVI che stamani ha ricevuto in udienza in aula Paolo VI, in Vaticano, circa 7mila membri del Cammino Neocatecumenale. Nel corso dell’incontro il Papa ha inviato 230 nuove famiglie in missione in 46 Paesi del mondo e 13 nuove “missiones ad gentes” che, composte da un presbitero e 3-4 famiglie, portano il Vangelo nelle zone più scristianizzate. Erano presenti all’udienza gli iniziatori del Cammino, Kiko Arguello e Carmen Hernandez insieme a padre Mario Pezzi e alle equipes itineranti responsabili dell’itinerario in più di 120 Nazioni. Il servizio di Debora Donnini.

    (canto)

    “Da oltre 40 anni il Cammino Neocatecumenale contribuisce a ravvivare e consolidare nelle diocesi e nelle parrocchie l’Iniziazione cristiana, favorendo una graduale e radicale riscoperta delle ricchezze del Battesimo, aiutando ad assaporare la vita divina, la vita celeste che il Signore ha inaugurato con la sua incarnazione, venendo in mezzo a noi”. Sono le parole con cui Benedetto XVI ha accolto i membri del Cammino Neocatecumenale ricevuti in udienza.

    Il Papa ricorda il processo di redazione dello Statuto del Cammino che “dopo un congruo periodo di validità ‘ad experimentum’, ha avuto la sua approvazione definitiva nel giugno 2008” e “un altro passo significativo” che si è compiuto in questi giorni e cioè l’approvazione ad opera dei competenti Dicasteri della Santa Sede del “Direttorio catechetico del Cammino Neocatecumenale”:

    “Con questi sigilli ecclesiali, il Signore conferma oggi e vi affida nuovamente questo strumento prezioso che è il Cammino, in modo che possiate, in filiale obbedienza alla Santa Sede e ai Pastori della Chiesa, contribuire, con nuovo slancio e ardore, alla riscoperta radicale e gioiosa del dono del Battesimo ed offrire il vostro originale contributo alla causa della nuova evangelizzazione. La Chiesa ha riconosciuto nel Cammino Neocatecumenale un particolare dono suscitato dallo Spirito Santo: come tale, esso tende naturalmente ad inserirsi nella grande armonia del Corpo ecclesiale”.

    Quindi l’esortazione di Benedetto XVI “a ricercare sempre una profonda comunione con i Pastori e con tutte le componenti delle Chiese particolari e dei contesti ecclesiali, assai diversi, nei quali siete chiamati ad operare”. Benedetto XVI ricorda, infatti, che la “comunione fraterna fra i discepoli di Gesù” è la “prima e più grande testimonianza al nome di Gesù Cristo”.

    Benedetto XVI si dice poi lieto di inviare nuove famiglie in missione. Nel corso dell’udienza, infatti, il Papa ha benedetto alcuni Crocefissi e li ha consegnati a 12 presbiteri e a 5 delle 230 nuove famiglie che partono per annunciare il Vangelo in 46 Paesi del mondo e che si aggiungono alle oltre 600 già inviate negli anni passati. Benedetto XVI ha anche inviato 13 nuove “missiones ad gentes” in Germania, Austria, Macedonia, Francia, Ucraina, Svezia, Ungheria e Venezuela. Queste, che si sommano alle 30 già inviate precedentemente, saranno chiamate, ricorda lo stesso Pontefice, a “realizzare una nuova presenza ecclesiale in ambienti molto secolarizzati di vari Paesi, o in luoghi nei quali il messaggio di Cristo non è ancora giunto”. Ciascuno di questi gruppi è costituita da un presbitero, accompagnato da 3 o 4 famiglie che, su richiesta di un Vescovo, riceve un mandato per evangelizzare zone scristianizzate e fare presente una comunità cristiana. Ad imitazione del primissimo modello apostolico, queste “missiones ad gentes” si riuniscono nelle case in mezzo a non-battezzati. “Possiate sempre sentire accanto a voi la presenza viva del Signore Risorto e l’accompagnamento di tanti fratelli, così come la Preghiera del Papa”, dice loro Benedetto XVI.

    Il Papa saluta anche i sacerdoti presenti provenienti dai seminari “Redemptoris Mater” d’Europa e gli oltre 2mila seminaristi. “Voi - afferma - siete un segno speciale e eloquente dei frutti di bene che possono nascere dalla riscoperta della grazia del proprio Battesimo”. Un saluto anche ai catechisti itineranti e a quelli delle Comunità Neocatecumenali di Roma e del Lazio e alle “communitates in missionem”. “Avete abbandonato, per così dire, sottolinea il Pontefice, le sicurezze delle vostre comunità di origine per andare in luoghi più lontani e scomodi, accettando di essere inviati per aiutare parrocchie in difficoltà e per ricercare la pecora perduta e riportarla all’ovile di Cristo”. Il Papa li esorta, anche “nelle sofferenze o aridità” che possono sperimentare, a sentirsi uniti “alla sofferenza di Cristo sulla Croce e al suo desiderio di raggiungere tanti fratelli lontani dalla fede e dalla verità per riportarli alla casa del Padre”.

    Mettendo quindi in evidenza come la missione della Chiesa non possa essere considerata una realtà facoltativa o aggiuntiva della vita ecclesiale, il Pontefice ricorda che l’annuncio del Vangelo è un impegno di tutti i cristiani come conseguenza del Battesimo:

    “Cari amici, sentiamoci partecipi dell’ansia di salvezza del Signore Gesù, della missione che Egli affida a tutta la Chiesa. La Beata Vergine Maria, che ha ispirato il vostro Cammino e che vi ha dato la famiglia di Nazareth come modello delle vostre comunità, vi conceda di vivere la vostra fede in umiltà, semplicità e lode, interceda per tutti voi e vi accompagni nella vostra missione”.

    Al termine dell’udienza nell’Aula Paolo VI, Roberto Piermarini ha raccolto le testimonianze di alcune famiglie che dovranno o che sono già in missione da anni.

    D. – Aldo ed Eliana, vengono da Chieti e vanno in missione in Salvador: con che spirito state partendo per questa missione?

    R. – (Aldo) Andiamo con uno spirito di servizio, perché siamo “poveracci” e sappiamo che il Signore deve agire. Non abbiamo nessuna pretesa, perché abbiamo visto la fedeltà del Signore nella nostra vita.

    D. – Gianni e Marzia, della parrocchia di Aprilia, Maria Madre della Chiesa, partono per Taiwan, possiamo dire dall’altra parte del mondo. Con che spirito partite con i vostri cinque figli?

    R. – (Gianni) Grati al Signore per le opere che ha fatto nella nostra vita e nel nostro matrimonio: una gratitudine enorme al Signore … (Marzia) Anche per me è la stessa cosa: il Signore mi ha perdonato tanti peccati ed io non posso far altro che dargli questo e questo è proprio lo spirito con il quale parto.

    D. – Avete timori per i vostri figli che arriveranno in una cultura completamente diversa?

    R. – (Marzia) Tantissimi, ma sappiamo che il Signore provvederà anche a questo.

    D. – Livio ed Emanuela dei Martiri Canadesi…

    R. – (Emanuela) Siamo in missione in Israele, a Jaffa, Tel Aviv, da 12 anni.

    D. – Cosa vi ha spinto a partire?

    R. – (Emanuela) La gratitudine nel vero senso della parola. Noi abbiamo una storia difficile - un matrimonio fallito alle spalle, non volevamo figli – ed abbiamo visto come Dio, gratis e non perché siamo bravi o buoni, sia riuscito a ricostruire tutto questo. Quando abbiamo sentito veramente questa chiamata del Signore, abbiamo visto in fondo questo: il Signore ci portava ovunque, ci portava a dare la nostra esperienza. Abbiamo conosciuto anche lì famiglie che dopo 17-20 anni si aprono alla vita, che cambiano vita e che non scappano dalla Terra Santa. Ci sono famiglie arabe con il biglietto pronto per emigrare, perché in Terra Santa c’è questo problema fondamentale, e che grazie alla piccola comunità, grazie al fatto di rientrare un poco nella Chiesa, decidono di rimanere in quella terra, malgrado tutti i problemi che ci sono chiaramente (Livio) Nonostante il cancro che ho avuto cinque anni fa, il Signore ha confermato che abbiamo una missione come cristiani dell’Europa, anche per aiutare i cristiani più deboli.

    D. – Sandro e Maria Rita vengono da Ascoli Piceno e sono in missione in Romania. Quali gli effetti di questa missione fino adesso?

    R. – (Sandro) Noi abbiamo visto le grandi cose fatte dal Signore, soprattutto con i figli, vedendo come si sono integrati in questa realtà, anzitutto nella scuola. Siamo contenti per come il Signore sta portando avanti questa missione. Certo non siamo noi a fare tutto questo…

    D. – Riccardo e Mariella della Comunità di Cecchina, diocesi di Albano, sono già stati in missione a Goma, nella Repubblica Democratica del Congo, in Terra Santa ed ora sono in Madagascar. La vostra esperienza…

    R. – (Riccardo) E’ una medicina meravigliosa, perché ti fa anche ringiovanire, ti dà nuova linfa. Quando vivi con Cristo, la vita è completamente diversa ed è felice!

    D. – Enrico e Francesca, parrocchia Santi Apostoli a Venezia, sono in missione a Guam…

    R. – (Enrico) In questo tempo di missione abbiamo visto come più che la missione verso gli altri, si tratta di una missione che aiuta a noi, nella nostra vita familiare…

    D. - Quali difficoltà per una madre in missione con tutti questi figli e anche con l’attività di evangelizzazione?

    R. – (Francesca) La difficoltà è restare ancorati al Signore, ovunque. Se sei con Lui puoi fare tutto, se non sei con Lui non puoi fare nulla. L’unica difficoltà è restare ancorati a Cristo, nella preghiera e nella fede. Questa è l’unica cosa di cui abbiamo bisogno. (mg)

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    Il Papa per i 100 anni del Pontificio Istituto Ecclesiastico Polacco: la Chiesa ha bisogno di sacerdoti ben preparati

    ◊   La Chiesa ha bisogno di sacerdoti ben preparati, che siano innamorati della Verità portata da Cristo, la “condividano con molti” e siano fedeli alla sede di Pietro. Sono gli argomenti centrali del discorso con il quale Benedetto XVI ha celebrato questa mattina i 100 anni di fondazione del Pontificio Istituto Ecclesiastico Polacco, ricevendone in udienza responsabili e studenti. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    “Ben preparati”, perché solo un sacerdote profondamente formato può essere nel mondo un “altro Cristo”. E saldamente uniti al Papa, perché questo legame è garanzia che i frutti prodotti sono scaturiti dalla stessa antica radice della Chiesa. Due indicazioni “sensibili” offerte dal Papa ai futuri preti di una nazione che al mondo ne ha dati innumerevoli e di straordinaria tempra, la Polonia. Uno dei luoghi che giusto da 100 anni si dedica alla loro preparazione è il Pontificio Istituto Ecclesiastico Polacco, il cui anniversario a cifra tonda è stato celebrato da Benedetto XVI nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico, al cospetto degli insegnanti e degli studenti che lo compongono. Con loro, il Papa ha ribadito un concetto particolarmente trattato nell’ultimo periodo:

    “La Chiesa ha bisogno di sacerdoti ben preparati, ricchi di quella sapienza che si acquisisce nell’amicizia con il Signore Gesù, attingendo costantemente alla Mensa eucaristica e alla fonte inesauribile del suo Vangelo. Da queste due insostituibili sorgenti sappiate trarre il continuo sostegno e la necessaria ispirazione per la vostra vita e il vostro ministero, per un sincero amore alla Verità, che oggi siete chiamati ad approfondire anche attraverso lo studio e la ricerca scientifica e che potrete domani condividere con molti”.

    Questa ricerca della Verità, ha notato subito dopo Benedetto XVI, “viene stimolata e arricchita dalla vicinanza alla Sede Apostolica”. Verso la figura di Pietro il Papa ha esortato a coltivare “amore” e “devozione” e verso la Chiesa la spinta a un servizio generoso:

    “Rimanere legati a Pietro, nel cuore della Chiesa, significa riconoscere, pieni di gratitudine, di essere all’interno di una plurisecolare e feconda storia di salvezza, che per una multiforme grazia vi ha raggiunti e alla quale siete chiamati a partecipare attivamente affinché, come albero rigoglioso, porti sempre i suoi preziosi frutti”.

    All’inizio del discorso, il Pontefice aveva ricordato “l’illuminata intuizione” grazie alla quale nel 1910 mons. Józef Sebastian Pelczar – santo presule polacco vissuto tra la seconda metà dell’Ottocento e i primi due decenni del secolo successivo – avviò l’Istituto, poi approvato da San Pio X. E tra i Successori di Pietro che mostrarono sollecitudine all’Istituto polacco il Papa ha voluto citare anche Paolo VI e Giovanni Paolo II – quest’ultimo affettuosamente definito anzitempo con il titolo di “Beato”. Tutti richiami per sottolineare quale sia la responsabilità che deriva dal prepararsi a diventare sacerdote stando “nel cuore della cristianità”:

    “Sentitevi ‘pietre vive’, parte importante di questa storia che oggi richiede anche la vostra personale ed incisiva risposta, offrendo il vostro generoso contributo, come lo offrì, nel corso del Concilio Vaticano II, l’indimenticabile Primate della Polonia, il Cardinale Stefan Wyszyński, che proprio nell’Istituto Polacco ebbe l’opportunità di preparare la celebrazione del Millennio del Battesimo della Polonia e lo storico Messaggio di riconciliazione che i vescovi Polacchi indirizzarono ai Presuli Tedeschi, contenente le famose parole: ‘Perdoniamo e chiediamo perdono’”.

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    Udienza del Papa al direttore dell’Unesco: assicurare un’educazione di qualità per tutti

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto stamani in udienza il direttore generale dell’Unesco, Irina Bokova. L’incontro, informa una nota della Sala Stampa vaticana, ha permesso “un fruttuoso scambio di opinioni sull’impegno dell’Unesco nell’area dell’educazione, della scienza e della cultura, di particolare interesse anche per la Santa Sede che attivamente partecipa ai lavori dell’Organizzazione”. In particolare, prosegue il comunicato, “è stata sottolineata la necessità di assicurare uno sviluppo integrale della persona umana, nonché l’importanza di garantire un’educazione di qualità per tutti”. Infine, il Papa e il direttore dell’Unesco si sono “soffermati su alcuni aspetti di tutela del patrimonio culturale mondiale e di protezione dell’ambiente, come pure, sul valore del dialogo tra le culture”.
    Dopo l’udienza dal Papa, Irina Bokova si è incontrata con il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, accompagnato da mons. Dominique Mamberti, segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati.

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    Giornata di riflessione ebraico-cristiana nell’anniversario della visita di Benedetto XVI alla Sinagoga di Roma

    ◊   Si celebra oggi la Giornata di Riflessione ebraico-cristiana sul tema “Onora tuo padre e tua madre”. Ieri, all’Angelus, Benedetto XVI ha sottolineato che tale ricorrenza “richiama l’importanza delle radici comuni che uniscono ebrei e cristiani”. Voluta dalla Conferenza episcopale italiana e realizzata sin dal 1990 in Italia, la Giornata si inscrive nell’impegno a percorrere un cammino di dialogo, fraternità ed amicizia. Quest’anno, poi, la Giornata assume un rilievo particolare giacché viene celebrata nel primo anniversario della storica visita di Benedetto XVI alla Sinagoga di Roma. Sul significato di questa ricorrenza, Alessandro Gisotti ha intervistato il vescovo di Pistoia, mons. Mansueto Bianchi, presidente della Commissione Cei per l’Ecumenismo e il Dialogo:

    R. – E’ una giornata di riflessione, di conoscenza, di preghiera, che precede la settimana per l’unità dei cristiani e mi pare che abbia una collocazione strategica. La conoscenza, l’approfondimento, il dialogo con l’ebraismo sono per tutte le Chiese e per tutte le comunità ecclesiali, una possibilità anche di conoscere in maniera migliore se stesse e di approfondire il legame e i vincoli di comunione che le collegano, che le relazionano le une alle altre. In questo senso la giornata per l’ebraismo è veramente un dono, un’occasione per le nostre Chiese, per le nostre comunità cristiane.

    D. – Dal 2005 ormai le giornate dell’ebraismo sono dedicate al Decalogo. Quest’anno c’è un richiamo forte al comandamento dell’amore verso il padre e la madre. Dunque è anche un richiamo evidentemente a quanto cristiani ed ebrei possano fare assieme per la famiglia …

    R. – In una stagione culturale, in un tempo in cui la famiglia è veramente molto fragile si assiste ad una proposta indifferenziata di modelli familiari e la famiglia stessa ha bisogno di essere rimotivata nella profondità delle coscienze delle persone e ha bisogno anche di essere rimotivata, sostenuta, proposta con coraggio, con forza, nel dialogo culturale e nella convivenza sociale. Allora, questa quinta parola “Onora il padre e la madre” è anche un’occasione per rafforzare la collaborazione in ordine alla promozione di un modello di famiglia che sia secondo l’intendimento della coscienza del credente e sia anche secondo i valori umani più autentici e riconoscibili che stanno alla base della convivenza familiare e del modello familiare.

    D. – Questa giornata si celebra nel primo anniversario della visita di Benedetto XVI alla Sinagoga di Roma …

    R. – Un evento importantissimo anche perché ha messo in guardia dai risorgenti rischi e tentativi di quel mostro, chiamiamolo così, che sonnecchia sempre dentro le nostre civiltà e qualche volta anche dentro la coscienza dell’uomo che è l’antisemitismo, una forma atroce di razzismo che il ventesimo secolo purtroppo ha ben conosciuto e sperimentato. Ma durante quella visita alla Sinagoga di Roma, il Santo Padre stesso fece riferimento e raccomandò anche il valore di questo percorso che si sta snodando in questi anni proprio sul tema delle 10 parole, sul tema dei comandamenti, come spazio di riflessione e di dialogo nel rapporto tra cattolicesimo ed ebraismo, ed è quello che stiamo portando avanti e che sta avvenendo nell’impegno comune.(bf)

    Sempre per ricordare la visita di Benedetto XVI alla comunità ebraica romana, Fabio Colagrande ha intervistato il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni:

    R. - E’ stato un evento molto importante. Malgrado ci fosse dietro un’atmosfera non del tutto serena si è svolto bene, con soddisfazione delle parti, e ha segnato una tappa importante nella prosecuzione dell’incontro tra le due religioni.

    D. – A un anno di distanza quali sono, secondo lei, i frutti più concreti di quella Giornata?

    R. – Il fatto che si sia tenuta quella Giornata e che si sia voluto andare avanti è un frutto concreto che ci sostiene anche quando arrivano segnali, sempre da tutte le parti, di tutti i tipi, che vorrebbero bloccare o ostacolare un incontro sereno.

    D. – Lei disse ai nostri microfoni che dopo quella visita in qualche modo la presenza di un Pontefice in una Sinagoga diventava un fatto quasi ordinario. Conferma quell’impressione?

    R. – Possiamo sperare di sì, sta diventando una sorta di tradizione.

    D. – Nelle parole che pronunciò il Papa un anno fa ci fu qualche concetto, qualche idea che le rimase particolarmente impressa?

    R. – Ma è stato uno scambio di riflessioni importanti sui ruoli che dobbiamo avere. C’è stata una riflessione sui 10 Comandamenti. Quindi, è stato un modo per dire che cos’è che possiamo sostanzialmente fare insieme o in collaborazione e quindi sono stati lanciati importanti segnali di buona disponibilità. (bf)

    Ma torniamo alla Giornata dell’ebraismo odierna. Un evento per rafforzare il dialogo e l’amicizia tra cristiani ed ebrei. E’ quanto afferma il rabbino Elia Richetti, presidente dell’Assemblea dei Rabbini d’Italia, intervistato da Alessandro Gisotti:

    R. – E’ un dialogo che affonda le sue radici ormai in una storia non più cancellabile che ha un significato molto importante per vari motivi: la lotta all’ignoranza, al pregiudizio, ma anche la collaborazione su progetti etici e su istanze di grande livello mondiale.

    D. – Nello scegliere negli ultimi anni di approfondire il Decalogo si sottolinea anche l’importanza delle radici comuni tra ebrei e cristiani …

    R. - Ovviamente il decalogo è una specie di scheletro base per una vita etica dei popoli che si riconoscono in Dio.

    D. - Un suo pensiero sulla Beatificazione di Giovanni Paolo II …

    R. – La Beatificazione è qualche cosa che attiene alle modalità e al sistema di pensiero caratteristici del mondo cattolico sui quali non possiamo e non dobbiamo esprimere un parere. Certo è che la figura di Wojtyla è una figura che va tenuta in piena luce nella storia del mondo, nella storia dei rapporti interreligiosi e, direi, nella storia anche del messaggio di fratellanza tra tutti gli esseri umani: un messaggio veramente di livello elevatissimo che non può essere passato sotto silenzio o minimizzato. (bf)

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    Messa "Per l'Europa" a Strasburgo promossa dalla missione permanente della Santa Sede

    ◊   Oggi pomeriggio, alle 18.30, un incontro tra le Istituzioni europee e la Cattedrale, simbolo per eccellenza della presenza di Dio nello spazio pubblico, è stato promosso a Strasburgo dalla Missione permanente della Santa Sede presso il Consiglio d'Europa. L'arcivescovo della città alsaziana, mons. Pierre Grallet, con i suoi ausiliari e con l'osservatore permanente della Santa Sede a Strasburgo, mons. Aldo Giordano, che terrà l'omelia, presiederà una solenne concelebrazione eucaristica "per l'Europa", pressante richiamo ad una più piena presa di coscienza delle radici cristiane del Vecchio Continente. Alla liturgia, che avviene per la prima volta, sono stati invitati i parlamentari e i commissari dell'Unione Europea, responsabili del Consiglio d'Europa, ambasciatori accreditati presso le istituzioni europee, funzionari e giudici della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo, esponenti della cosa pubblica a Strasburgo e in Alsazia, comunità ecclesiali e personalità sensibili alle tematiche europee. Si pregherà per l'Europa e per i protagonisti della sua costruzione, invocando su tutti la benedizione di Dio all'inizio del nuovo anno. (A cura di Paolo Scappucci)

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    Memoria di Sant'Antonio Abate. Il cardinale Comastri: i genitori non cessino di educare i figli

    ◊   Il più grande dono che un padre può fare ai propri figli è di amare la loro madre. Il più grande dono che una madre può fare ai propri figli è di amare il loro padre. Si tratta di doni fondamentali per creare nella famiglia un autentico clima di affetto. E’ quanto ha detto stamani il cardinale Angelo Comastri, arciprete della Basilica Vaticana, in occasione dell’odierna ricorrenza di Sant’Antonio Abate, protettore degli animali e patrono degli allevatori. Durante la Santa Messa celebrata nella Basilica di San Pietro, il porporato si è soffermato sul ruolo dei genitori nell’educazione dei figli. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Ogni genitore ha la responsabilità di educare i figli e di dare loro indicazioni per affrontare il cammino della vita. Non deve essere trascurato - ha detto il porporato – il dialogo con i figli:

    “Molti genitori non sanno più parlare con i figli. Bisogna dare tempo ai figli, bisogna ascoltarli, passare ore con loro: questo fa parte della vostra missione di genitori”.

    Il cardinale Angelo Comastri ha poi spiegato che i genitori devono aiutare i figli a far chiarezza sui modelli di vita ai quali devono far riferimento:

    “E’ necessario fare chiarezza sui modelli di vita ai quali i figli devono guardare ed è necessario che siate voi a parlarne con i vostri figli, affinché abbiano un senso critico per non restare ingannati da persone che apparentemente sembrano luccicanti e invece sono persone fallite”.

    E’ anche necessario – ha aggiunto il porporato – aiutare i figli a fare esperienze che li tirino fuori dall’egoismo e li aprano al vero amore:

    “Oggi, tanti giovani e tanti adulti, non sanno più amare. Molto spesso le famiglie finiscono, non perché finisce l’amore, ma perché non c’è mai stato: molte persone sono egoismi che si mettono insieme, non possono durare. Non sarà mai l’egoismo a rendere contenti i nostri figli, ma sarà soltanto il dono di sé”.

    Il cardinale Angelo Comastri ha infine auspicato che un’educazione basata su veri valori possa contribuire ad un autentico sviluppo della società:

    “Fratelli e sorelle, io vi auguro che voi con la vostra vita, nelle vostre famiglie, sappiate dare ai figli questi messaggi, in modo che possano sentire la vita, non come un gioco, non come una sigaretta da fumare e da bruciare, ma come un impegno. ‘La vita è una missione’: trasmettete voi questo messaggio e farete figli felici, e figli che faranno del bene e lasceranno un segno nella società”.

    Per l’odierna ricorrenza di Sant’Antonio Abate, protettore degli animali, davanti al Colonnato del Bernini è stata allestita una sorta di piccola fattoria. Al termine della Messa, il cardinale Angelo Comastri ha impartito la benedizione ad alcuni animali, tra cui cavalli, mucche, asini e pecore, portati davanti Piazza San Pietro dall’Associazione italiana allevatori.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina, il richiamo del Papa all’importanza della missione nella vita della Chiesa, e sull’unità profonda e “vivente” che lega fra loro tutti i cristiani, un tema citato all’Angelus e nel discorso ai neocatecumenali.

    Nel pezzo “di spalla”, sempre in prima pagina, un articolo sul ritorno di Baby Doc ad Haiti, dopo 25 anni di esilio.

    Nelle pagine del servizio internazionale, grande attenzione viene riservata alla Tunisia, mentre la protesta si estende ad altri Paesi del Maghreb e del mondo arabo.

    Nelle pagine centrali del giornale, dedicate alla cultura, ampio spazio viene dedicato alla figura dell’economista cristiano Giuseppe Toniolo, di cui è stata annunciata recentemente la beatificazione. Il 14 giugno 1971 Papa Paolo VI firmò il decreto di eroicità delle virtù di Toniolo; a trent’anni di distanza, nel novembre 2001, si tenne a Cison di Valmarino, in provincia di Treviso, il convegno “Economia capitalistica, economia umana? Giuseppe Toniolo, uno studioso al servizio dell’uomo”. A pagina 5 vengono riportati ampi stralci dell’omelia tenuta in quell’occasione dall’attuale cardinale protodiacono Agostino Cacciavillan (“Umile e coraggioso, dall’ottimismo disarmante”) e di due delle relazioni presentate (tra cui “Studiatelo meglio, ci disse Montini”, di Giulio Andreotti).

    A pagina 4, un ampio articolo del cardinale Gianfranco Ravasi sul dialogo permanente tra il “tempio” e la “piazza", e la sostanziale unità di sacro e profano, sempre presente nelle Scritture, dagli annunci profetici del Vecchio Testamento al metodo dell’Incarnazione nel Nuovo Testamento.

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    Oggi in Primo Piano



    Ancora caos in Tunisia: attesa per la formazione del nuovo governo

    ◊   Tunisia ancora nel caos, in attesa che venga varato il governo di unità nazionale. Unione Europea e Stati Uniti si sono detti pronti a sostenere il processo elettorale, mentre questa mattina momenti di tensione si sono vissuti nella capitale, Tunisi, dove una manifestazione contro il presidente Ben Alì è stata dispersa dalla polizia con lacrimogeni e getti d’acqua. Si sono conclusi in piena notte, invece, gli scontri intorno al palazzo presidenziale di Cartagine, fra l'esercito e le milizie che facevano capo all'ex consigliere per la sicurezza Ali Seriati. Diverse le versioni sull’accaduto. Il collega Stefano Vergine, da Tunisi, ci racconta le ultime ore in città, dov’è tornata la calma:

    Molti negozi hanno riaperto, qualche bar inizia a sistemare i tavolini nell’Avenue Habib Bourguiba, proprio davanti al Ministero degli interni, dove ieri si è combattuta una battaglia molto violenta, forse l’ultima tra i militari dell’esercito e i miliziani fedeli all’ex presidente Ben Ali. C’è il pane e c’è la benzina per le strade della capitale e si torna a respirare un’atmosfera di tranquillità. A Cartagine, vicino agli scavi dell’antica città, ci sono ancora carri armati e blindati dell’esercito. Ieri, si parlava di una battaglia tra le guardie dell’ex presidente Ben Ali e i militari. I militari dicono però che non c’è stata alcuna battaglia ieri, ma ci sono stati solamente alcuni colpi sparati da una macchina fuori dalla caserma del centro d’addestramento delle guardie presidenziali, però tutto è finito. Oggi, è soprattutto il giorno del nuovo governo e dovrebbero essere annunciati i nomi delle persone che entreranno a far parte dell’esecutivo di Unità Nazionale, che avrà il compito di traghettare il Paese per i prossimi due mesi, quando si terranno le elezioni. Sarà importante capire chi verrà coinvolto, bisognerà capire quali membri dell’opposizione entreranno a far parte e quante facce del vecchio regime. (ma)

    Le proteste che stanno mettendo a ferro e fuoco la Tunisia si stanno estendendo a macchia d’olio ad altri Paesi. Manifestazioni contro il caro-prezzi si sono svolte in contemporanea in Algeria, poi in Sudan, ed anche in Giordania ed Egitto. Molti economisti hanno l’impressione che anche in questi Paesi sia arrivata l’onda lunga della crisi economica internazionale, causando l’aumento dei prezzi dei generi di prima necessità, a fronte di un non adeguamento dei salari. Salvatore Sabatino ne ha parlato con l'economista Riccardo Moro, direttore della Fondazione "Giustizia e Solidarietà":

    R. - La crisi economica non favorisce la capacità di spesa nel momento in cui abbiamo anche un aumento dei prezzi. Sono state o mantenute o aumentate delle tassazioni locali sui prodotti alimentari, ma in modo particolare le origini della protesta sono fondamentalmente delle origini politiche nazionali di forte contestazione a questa sostanziale dittatura, che era in essere sotto la guida di Ben Ali che ha occupato il Paese in questi vent’anni, non solo politicamente, ma anche economicamente.

    D. - La Tunisia è un Paese che ha da sempre avuto legami strettissimi con l’Europa. Quanto questa vicinanza e la conoscenza che il popolo tunisino ha di livelli di vita occidentali, può avere influito su questa protesta, secondo lei?

    R. - Credo che questo abbia certamente influito. La Tunisia è vicinissima a noi, anche all’Italia e credo che il confronto con i livelli economici, ma anche con gli standard politici di molti Paesi europei abbia certamente contato.

    D. - Molti osservatori parlano di una comunità internazionale piuttosto debole nei confronti di questa situazione. Perché secondo lei, perché ci sono stati molti investimenti in Tunisia da parte dei Paesi occidentali?

    R. - Io credo che da un lato ci siano sicuramente molti coinvolgimenti; per certi aspetti ha colpito il silenzio nei confronti di Ben Ali, che per molti anni è stato considerato un amico di molti e che oggi più nessuno ricorda nemmeno di aver conosciuto. Credo, inoltre, che ci siano difficoltà ad intervenire, anche perché è molto difficile. Si teme il contagio, ma il contagio che cosa significa? Forse, se c’è un Paese, dove il contagio può avvenire, questo è la Libia, non l’Algeria. Un elemento, che è certamente interessante, è che non sembra esservi alcun ruolo dei leader fondamentalisti in questa protesta, anzi sembra che siano stati messi proprio ai margini; credo che l’Europa stia un po’ a vedere, sperando che emergano le forze democratiche che esistono.

    D. - Ora gli investitori che siano inglesi, italiani o francesi, chiedono aiuto ai singoli Stati, che cosa avverrà da questo punto di vista?

    R. - Non è estremamente difficile ripartire con dei colloqui che vedano delle partnership internazionali. Le partnership internazionali, obbiettivamente, esistevano prima, il difetto fondamentale è che il beneficio di queste intese dal lato tunisino andava in poche, pochissime mani, nelle mani di un’elite; nel momento in cui dalla parte tunisina esista un Governo con una maggior capacità di rappresentanza, io non vedo onestamente significative difficoltà a riprendere delle cooperazioni che vedano una performance economica tunisina anche positiva. (ma)

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    Haiti: rinviato il secondo turno delle elezioni mentre nel Paese rientra l'ex presidente Duvalier

    ◊   Nel giorno in cui il secondo turno delle elezioni presidenziali e legislative ad Haiti, previsto per ieri, è stato rimandato a causa di ritardi nel conteggio dei voti della prima tornata del 28 novembre scorso, nell’isola caraibica ha fatto ritorno l’ex dittatore Jean-Claude Duvalier. Subentrato nel 1971 al padre Francois, Duvalier rimase al potere per tre lustri, per essere poi deposto nel 1986 da una rivolta popolare. Rientrato in patria dopo 25 anni di esilio in Francia, ha dichiarato di voler "dare un aiuto" al proprio Paese, messo in ginocchio dal devastante terremoto di un anno fa e dall'epidemia di colera attualmente in corso. Si può dunque prevedere un suo tentativo di riconquistare il potere? Stefano Femminis, direttore del mensile internazionale dei Gesuiti “Popoli”, intervistato da Giada Aquilino:

    R. – Al momento direi che sia improbabile, anche se purtroppo la situazione - soprattutto in questo ultimo anno, dopo il terremoto, ma in generale nella storia del Paese - è talmente complicata e imprevedibile che è difficile fare ipotesi. Al momento, quello che colpisce è appunto questo ritorno di Duvalier, proprio quando doveva tenersi il secondo turno delle elezioni presidenziali e invece è stato rimandato nuovamente perché sono ancora in corso contestazioni e ulteriori conteggi, rispetto al secondo classificato dopo Mirlande Manigat. Inizialmente era stato annunciato Jude Celestin e invece sembrerebbe prevalere, al momento, Michel Martelly. C’è questa confusione istituzionale, che si aggiunge ad una situazione drammatica, dal punto di vista economico e sanitario: come sappiamo, oltre al discorso del terremoto, c’è anche l’epidemia di colera non ancora sconfitta. Quindi, tutto può accadere. Tra l’altro, il primo ministro in carica non ha trovato scandaloso questo rientro: ha fatto una dichiarazione piuttosto conciliante, in cui sostanzialmente dice che è un diritto di Duvalier, in quanto cittadino haitiano, rientrare nel suo Paese. Quindi, bisognerà capire la posizione della classe dirigente haitiana.

    D. – Proprio questi ritardi nel processo elettorale e questa confusione istituzionale possono insieme generare altre tensioni?

    R. – Già molte tensioni, con scontri e morti, sono avvenute subito dopo il primo turno delle elezioni presidenziali: il 28 novembre. Al momento c’è una calma superficiale. Oggi, tra l’altro, è previsto l’arrivo della presidente dell’Organizzazione degli Stati americani, che ha l’incarico di monitorare il processo elettorale e le presidenziali.

    D. – Dalle testimonianze che avete raccolto, qual è il ruolo della Chiesa in queste ore?

    R. – La Chiesa è parte attiva e integrante della società civile haitiana, che è una società civile ben più viva e dinamica di quello che a volte le cronache ci fanno pensare. Si immagina spesso Haiti come un Paese totalmente dipendente dall’esterno e totalmente rassegnato a questa storia fatta di disastri naturali, di corruzione e squilibri politici. Invece, la società civile haitiana è assolutamente viva, con persone - lo raccontiamo sulla nostra rivista “Popoli” - che decidono di mettere a disposizione le proprie capacità e competenze per gli altri. Da questo punto di vista la Chiesa ha fornito immediatamente un aiuto importante nella prima emergenza e anche adesso cerca, sia in termini di aiuto materiale, ma pure in termini di coscienza civile, di fare un lavoro molto difficile, complicato, di ricostruzione anche morale del Paese.(ap)

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    Permesso di soggiorno: al via il test di conoscenza della lingua italiana per stranieri

    ◊   Al via oggi in due città italiane, Firenze ed Asti, il test di conoscenza della lingua italiana per tutti gli stranieri che vogliono ottenere il permesso di soggiorno di lungo periodo in Italia. Diversi i requisiti richiesti per accedere all’esame e diverse anche le prove che gli immigrati si trovano a sostenere. Per l’idoneità il candidato dovrà ottenere un risultato positivo almeno nell'80% del punteggio. Il servizio di Cecilia Seppia:

    Sono peruviani, albanesi, filippini, africani, per lo più senegalesi, e c’è anche una donna siberiana; poi due madri somale con i loro bambini: questi i primi 30 immigrati che in queste ore a Firenze e Asti hanno affrontato il test di conoscenza della lingua italiana per ottenere il permesso di soggiorno permanente. A poter accedere all’esame gli stranieri regolarmente in Italia da 5 anni, con un lavoro, un reddito minimo e un alloggio. Tre le prove introdotte: quella di ascolto di un testo registrato, nella fattispecie un dialogo per verificare la comprensione del candidato, poi la prova di lettura di un brano e quella di scrittura con la realizzazione di un breve componimento, una cartolina o una e-mail. L’obiettivo è di attestare una conoscenza base della lingua italiana secondo gli standard europei, un passo importante per chi vuole rimanere nel Paese e soprattutto un primo passo verso l’integrazione, come spiega Alessandro Martini, direttore Caritas di Firenze:

    R. – La lingua è ovviamente uno dei punti fondamentali per integrarsi e questo è ovvio. La stragrande maggioranza dei nuovi cittadini immigrati la lingua la imparano rapidamente e noi questo lo vediamo – ad esempio – nei tanti corsi che facciamo anche come Caritas diocesana o in altri associazione del territorio. Le difficoltà maggiori sono legate – ovviamente – alla possibilità di radicarsi in questa integrazione: penso alla fragilità del sistema lavoro, che purtroppo rappresenta un elemento difficilissimo per tutto e figuriamoci quindi per coloro che sono nella fascia più debole della sfera sociale. E penso anche al problema abitativo, che anche qui da noi, nella nostra città e nella nostra diocesi, è gravissimo. Abbiamo sentito il parere degli interessati che è positivo ed è positivo perché rappresenta, in qualche modo, un ulteriore motivo di speranza. Riuscire ad ottenere, grazie a questo test, un permesso di soggiorno di lunga durata, credo che sia una aspirazione ed anche un obiettivo raggiunto per tanti di loro. Spero che questo aiuti nella direzione di una sempre maggiore inclusione ed integrazione di quei tanti e nuovi cittadini che orami sono qui da anni, anni ed anni.

    Accolto con favore dagli immigrati, stanchi di dover perdere intere giornate agli sportelli, per il rinnovo del permesso di soggiorno, il test verrà sostenuto nei prossimi giorni in molte altre città italiane: le domande pervenute, infatti, sono circa 6.800. L’esito sarà consultabile on line, al sito www.testitaliano.interno.it ma la prova potrà considerarsi superata solo con un risultato positivo almeno nell'80% del punteggio, altrimenti si potrà fare domanda per sostenere un nuovo esame. (mg)

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    Firenze: ultimi giorni per la Mostra dedicata al Bronzino

    ◊   Ultimi giorni per visitare la mostra fiorentina allestita a Palazzo Strozzi e dedicata a “Bronzino. Pittore e poeta alla corte dei Medici”. L’esposizione si concluderà il prossimo 23 gennaio ed è la prima monografica dedicata ad uno dei più grandi interpreti della pittura cinquecentesca. Settanta i dipinti autografi esposti , l’80% della produzione del maestro. Il visitatore potrà inoltre ammirare opere pittoriche e scultoree di altri artisti del XVI secolo che con Bronzino ebbero legami di amicizia o contatti stilistici. Il servizio è di Paolo Ondarza.

    (musica)

    Sette sezioni tematiche si susseguono in sequenza cronologica nelle sale di Palazzo Strozzi per raccontare l’opera di Agnolo di Cosimo, detto il Bronzino. L’artista, al servizio di Cosimo I de’ Medici, si rivela nella sua duplice natura di pittore e poeta: verseggiatore ora petrarchesco, ora burlesco. Questa esibita ambivalenza dà origine a felici contrasti tematici e cromatici. E’ il caso delle scene mitologiche in cui su una stessa tela la purezza e la bellezza ideale di Venere è affiancata alla decadenza morale del satiro. Dal medesimo pennello scaturisce il deforme “Nano Morgante” degli Uffizi reso con crudo realismo quasi già caravaggesco, ma anche l’aulico Crocifisso di Nizza, restaurato in occasione della mostra. Il curatore Antonio Natali.

    “Questo Cristo, inserito in un’architettura astratta di pietra serena, è forse l’espressione lirica più alta di tutta la Mostra. Questo corpo di una spiritualità suprema lascia colare dal piede il sangue sulla pietra serena, come se la pietra serena fosse il Golgota. Io sono credente e se devo figurarmi un’immagine più perspicua del Cristo di Bronzino non la trovo”.

    Di ineguagliabile eleganza la serie dei ritratti dei potenti del tempo: qui la materia pittorica gareggia con la preziosità dello smalto e delle pietre dure. Bellissimi i volti femminili. Il bianco della pelle di Eleonora di Toledo richiamato dal candore dei gioielli emerge dal fondo blu e contrasta con le ricche decorazioni della veste. Sguardo severo e lineamenti delicati, incorniciati da una ricercata acconciatura rivelano il volto di Lucrezia Panciatichi. Indagine psicologica e calligrafica riproduzione del dettaglio emergono dal ritratto di donna in abito verde smeraldo la cui figura si staglia sul rosa dello sfondo. Tratto distintivo di tutta l’opera di Bronzino è la fedeltà al dato reale. Ancora Natali:

    “Questa sua aspirazione ad essere sempre aderente al dato reale e porto ad esempio il ritratto dell’uomo con il liuto, dove pare quasi che l’uomo volti di scatto il viso, come se un fotografo l’avesse chiamato per uno scatto improvviso, come se si volesse fermare l’attimo che fugge”.

    Degno di nota l’allestimento della mostra con riferimenti all’architettura manieristica e toni cromatici ispirati alla tavolozza del Bronzino. (ap)

    (musica)

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    Chiesa e Società



    Uccisa una suora nella Repubblica democratica del Congo

    ◊   Ancora una volta persone innocenti, tra cui religiosi, “sono vittime della violenza di uomini armati”, nella Repubblica democratica del Congo. Lo ha riferito all’agenzia Misna mons. Richard Domba, vescovo di Dungu-Doruma, confermando la notizia dell’uccisione di una religiosa congolese, suor Jeanne Yemgane, infermiera e oftalmologa, ex superiora della Congregazione delle “Augustine” nella sua diocesi. Tali violenze proseguono, ha denunciato addolorato il presule, “nonostante la presenza delle forze armate nazionali (Fardc), delle forze della Missione Onu (Monusco) e dell’esercito ugandese”. “Dopo aver finito il suo mandato come superiora, suor Yemgane aveva voluto continuare la sua attività infermieristica”, ha precisato mons. Domba, aggiungendo che “sabato, si trovava in un veicolo insieme ad altre persone, tra cui un oftalmologo”, quando l’auto è stata attaccata da uomini armati”. Sull’identità degli assalitori, le testimonianze dei superstiti sembrano indicare che si tratterebbe di ribelli dell’Esercito di resistenza del signore (Lra), il gruppo ribelle ugandese attivo da tre anni nell’area nordorientale congolese. (R.G.)

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    Orissa. Ucciso un pastore cristiano: arrestati due radicali indù

    ◊   La polizia dell’Orissa, Stato dell’India, ha arrestato - riferisce AsiaNews - due persone sospettate di aver ucciso, Saul Pradhan, pastore pentecostale nel distretto di Kandhamal, divenuto tristemente famoso per i pogrom anticristiani nel 2008. I due arrestati sono Marda Pradhan e Baiju Mallick, appartenenti ad un gruppo radicale indù. Sono gli ultimi ad essere stati visti con il pastore Saul, scomparso da casa il 9 gennaio scorso, e il cui corpo è stato ritrovato due giorni dopo vicino ad uno stagno nel villaggio di Pakala, come riporta il sacerdote cattolico P. Probodha Kumar Pradhan. Saul era una personalità cortese, ma decisa nella difesa della sua fede cristiana, aggiunge P. Agostino Singh, mentre Kiku Sagar Parichha, un attivista per i diritti umani, che ha visitato il villaggio ha così commentato: “Pensavamo che la persecuzione contro i cristiani fosse finita, invece è ancora in atto”. Parichha ha anche domandato che l’amministrazione del distretto svolga un’inchiesta dettagliata. E cosi pure p. Bijay Kumar Pradhan, vicario generale della diocesi di Cuttack-Bhubaneswar ha chiesto alle autorità un’azione decisa contro gli assassini e i loro mandanti. (M.I.)

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    Il cardinale Sandri ad Aleppo: sostegno ai cristiani perseguitati in Medio Oriente

    ◊   Non dimenticare i fratelli che in fedeltà a Cristo hanno dato la vita negli ultimi mesi e offrire sostegno e protezione a quanti rischiano l'incolumità a causa della fede. E’ l’appello lanciato dal cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, durante la consacrazione ad Aleppo, in Siria, della nuova cattedrale latina, dedicata al Bambino Gesù. La cerimonia – di cui riferisce L’Osservatore Romano si è svolta sabato scorso. “Tendiamo la mano ai fratelli e alle sorelle di ogni religione - ha detto il porporato - cercando ciò che unisce, offrendo e chiedendo il vicendevole rispetto dei diritti e dei doveri, anche religiosi, per i singoli e le comunità”. Si ricompone così il messaggio del recente Sinodo per il Medio Oriente: comunione e testimonianza. “Sono due impegni inscindibili e per tutti - ha proseguito il cardinale Sandri - ma desidero incoraggiare, soprattutto, i laici, chiamati a viverli in famiglia, nel lavoro, nel mondo educativo, assistenziale e sociale. È essenziale il ruolo della famiglia nella comunità parrocchiale per trasmettere la fede alle giovani generazioni e per coltivare le vocazioni al matrimonio-sacramento, alla vita sacerdotale, religiosa e missionaria. In tal modo darete un valido contributo al bene della vostra amata patria, la Siria, sulla quale invochiamo la benedizione di Dio”. Aleppo, ha osservato il cardinale, è “un mosaico mirabile di tradizioni cristiane, con le sue comunità e cattedrali, a lode dell'unico Spirito di Cristo. Il mio pensiero va a tutti i pastori e i fedeli; ai sofferenti nel corpo e nello spirito; a quanti hanno lasciato la terra nativa ma sono col cuore tra noi; e a quanti vi hanno preceduto nel segno della fede dopo avere preparato con i loro sacrifici questo giorno di lode al Signore e di festa per il suo popolo”. Il cardinale Sandri ha poi riportato il messaggio della benedizione papale a firma del cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato. “Il Santo Padre – si legge nel testo - conosce bene la fedeltà della comunità cattolica di Siria: fedeltà al Signore e alla sua Chiesa, fedeltà al vescovo di Roma e al suo ministero di Successore di Pietro”. Il Pontefice auspica inoltre che la comunità cattolica di Siria possa continuare a offrire alla propria patria “un contributo apprezzabile per la sua elevazione morale e sociale, in un autentico spirito ecumenico e interreligioso”. Alla celebrazione hanno partecipato, l'arcivescovo Mario Zenari, nunzio apostolico nella Repubblica araba di Siria, il vescovo Giuseppe Nazzaro, vicario apostolico di Alep, numerosi presuli, il muftì, il governatore della regione, religiosi e consacrate. (R.G.)

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    Mons. Twal: la pace in Terra Santa "questione di vita o di morte per i cristiani"

    ◊   “Solo una pace giusta e definitiva, basata sui diritti fondamentali della persona e dei popoli, ottenuta con il dialogo e con gli accordi bilaterali è l’unico mezzo di soluzione e di salvezza per il bene dei popoli della regione e per la Chiesa. Per noi cristiani, infatti, la questione della pace è questione di futuro o meno, di vita e di morte”. Dalla diocesi di Vittorio Veneto, dove è in visita in questi giorni, il patriarca latino di Gerusalemme, Fouad Twal, è tornato a parlare della situazione in Terra Santa. Celebrando ieri nella cattedrale di Vittorio Veneto - riferisce l'agenzia Sir - il patriarca ha ricordato le sofferenze dei palestinesi provocate dall’occupazione israeliana che “toglie loro molti dei diritti fondamentali” e dal “muro di separazione, lungo più di 700 km, che isola la popolazione palestinese” come anche “le barriere militari, i prigionieri politici, la demolizione delle case, la continua perturbazione della vita economica e sociale, e lo spinoso problema di migliaia di rifugiati”. “L’occupazione, con la violenza e il terrorismo che ne seguono, - ha sottolineato - non fa bene né all’occupante né all’occupato: l’uno ha costantemente paura di prendere misure contro la smilitarizzazione, l’altro anziché vivere di collaborazione, riconciliazione e amore, vive di rifiuto, di odio e di resistenza, che può arrivare fino alla disperazione”. Una situazione che genera anche l’emigrazione dei cristiani, “una vera emorragia che sta privando la Chiesa di Gerusalemme dei suoi migliori elementi, i giovani che hanno più cultura. Siamo anche molto preoccupati delle iniziative unilaterali che rischiano di mutare la demografia di Gerusalemme”. Di fronte a tutto questo, ha concluso il patriarca latino, “crediamo che la violenza non sia la soluzione. Siamo convinti che solo una pace giusta e definitiva, basata sui diritti fondamentali della persona e dei popoli, ottenuta con il dialogo e con gli accordi bilaterali sia l’unico mezzo di soluzione e di salvezza per il bene di tutti i popoli della regione e, naturalmente, per la Chiesa. Per noi cristiani, infatti, la questione della pace è questione di futuro o meno, di vita e di morte. Per questo, la Chiesa lavora instancabilmente per la pace, soprattutto per creare fiducia nella possibilità di trovare soluzioni di pace”. (R.P.)

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    Iraq: aggredito un medico cristiano a Mosul

    ◊   Ancora un’aggressione mirata contro i cristiani d’Iraq. Lo scorso sabato pomeriggio, un gruppo di criminali non identificato è entrato nell’ospedale Al Rabi'e, una clinica privata, nel quartiere al Sukar a Mosul e hanno sparato a freddo contro un medico cristiano che lavorava lì. L’arma da fuoco aveva il silenziatore e il dottore è stato solo gravemente ferito. Nuyia Youssif Nuyia è un cardiologo specialista, il più conosciuto dalla regione; era il medico privato del defunto mons. Faraj Rahho e di tanti preti e religiosi e religiose. Era medico militare e professore alla Facoltà di medicina dell’università di Mosul. Nuyia è sposato, con 4 figli. Chi lo conosce racconta che Nyuia è un caldeo cattolico, molto attaccato alla sua fede e alla sua Chiesa. I responsabili dell’accaduto - riferisce l'agenzia AsiaNews - per ora rimangono ignoti. Intanto, dalla comunità cristiana in Iraq arriva un’altra denuncia verso l’indifferenza occidentale alla causa, nonostante la strage di copti del 31 dicembre ad Alessandria d’Egitto o quello alla cattedrale di Baghdad: “L'occidente non può fare niente per i cristiani perché l'occidente nega le sue radici cristiane ed è indifferente a tutte le religioni. E un’altra cosa che l'occidente non capisce è che per questi Paesi musulmani ‘democrazia’ vuole dire ‘caos’”. (R.P.)

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    Leader cristiani e musulmani riuniti a Baghdad contro le violenze religiose in Iraq

    ◊   “La comunità irachena è un corpo unico”: all'ondata di violenze perpetrata dagli estremisti islamici, leader cristiani e musulmani rispondono con un'unica voce, esprimendo la volontà di fare fronte comune contro i tentativi di sradicare dal territorio dell'Iraq la presenza delle minoranze. In un incontro – di cui riferisce L’Osservatore Romano - dal titolo “Il dialogo delle religioni”, i rappresentanti del Sunni endowment e del Christian endowment in Iraq, Ahmed Abdul Ghafour al-Samarrai e Abdullah al-Naftali, hanno affermato con forza che gli attentati e le altre forme di attacchi non saranno capaci di dividere la nazione usando come pretesto la religione. Si è trattato del primo incontro tra i due organismi, che ha avuto luogo la scorsa settimana presso la moschea di Um al-Qura. Nel Paese sono ancora aperte le ferite per l'attentato compiuto ai danni della chiesa siro-cattolica di Nostra Signora del Perpetuo Soccorso, a Baghdad, lo scorso ottobre, e per quelli più recenti avvenuti a fine anno contro le abitazioni di cristiani in diversi quartieri della capitale. “La comunità irachena - ha sottolineato Ahmed Abdul Ghafour al-Samarrai - è un corpo unico”. La serie degli ultimi attacchi è stata rivendicata dal cosiddetto “Stato islamico iracheno”, che ha intimato ai cristiani di lasciare il Paese. Anche il presidente sunnita del Parlamento iracheno, Osama al- Nujaifi, ha ribadito recentemente la linea della fermezza e dell'unità: “Non consentiremo nessun tentativo di attentare alla coesione del popolo iracheno. I cristiani sono una componente fondamentale della nostra società e le loro sofferenze sono quelle dell'intero popolo”. Da parte sua, il rappresentante del Christian endowment, Abdullah al-Naftali, ha voluto porre l'accento sul contributo alla costruzione della pace che da sempre caratterizza l'impegno della comunità cristiana: “I cristiani in Iraq non sono nemici di nessuno e mai alcuno ha alzato le armi e ha mai combattuto per costringere i musulmani ad abbandonare le loro case”. In particolare, il leader cristiano si è voluto riferire all'esodo delle famiglie cristiane verso altri luoghi in Iraq considerati più sicuri o addirittura in altri Paesi, come la Giordania o la Siria. Un migliaio di nuclei familiari - secondo le stime delle Nazioni Unite - si sono diretti verso il nord dell'Iraq a seguito dell'attentato alla chiesa siro-cattolica di Nostra Signora del Perpetuo Soccorso. La difficile situazione dei profughi era stata, lo scorso novembre, al centro di un incontro dei vescovi caldei dell'Iraq che avevano chiesto una fatwa alle autorità religiose musulmane “per aiutare a chiarire che le violenze contro i cristiani sono illegittime e contrarie ai principi della religione islamica”. La richiesta era stata accompagnata anche dall'appello ai cristiani a non fuggire dall'Iraq. In un altro intervento, l'arcivescovo di Kirkuk dei Caldei, Louis Sako, ha evidenziato che “nel Vicino Oriente i cristiani vivono come cittadini autentici, leali alla loro patria e fedeli a tutti i loro doveri ed è naturale che essi possano godere di tutti i diritti di cittadinanza, di libertà di coscienza e di culto e anche di libertà nel campo dell'educazione e nell'uso dei mezzi di comunicazione”. (R.G.)

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    Algeria. Mons. Rault: indignarsi per gli attentati contro cristiani e musulmani

    ◊   “Dobbiamo indignarci di fronte a qualunque attentato alla vita di persone e comunità e renderci solidali con quanti sono preda della violenza, da qualunque parte essa provenga e quali che siano coloro che ne sono vittime”: è quanto scrive nel bollettino della sua diocesi del mese di gennaio mons. Claude Rault, vescovo di Laghouat-Ghardaïa, in Algeria, commentando i recenti attentati alle comunità cristiane del Medio Oriente. “E’ doloroso vedere che si tratta di fatti i cui autori sono fanatici musulmani, sia in Egitto, nel Pakistan, in Iraq, in Nigeria e in altri luoghi ancora” prosegue il presule che sottolinea come non sono soltanto i cristiani ad addolorarsi di fronte a questi eventi, ma che “anche da parte islamica si levano voci per protestare contro questi crimini che funestano famiglie innocenti”. Delle persone rimaste coinvolte nelle terribili stragi, mons. Rault osserva che si tratta di persone che non avevano commesso “alcun delitto se non quello di praticare apertamente la loro fede in un Paese in cui il buon vicinato e la collaborazione fra credenti non è qualcosa di eccezionale”. “Questi fatti dolorosi – sostiene il presule – alimentano un ‘anti-islamismo’ che fa la fortuna di certi manipolatori”, ma non bisogna dimenticare anche i numerosi musulmani e quelle comunità musulmane che spesso subiscono vessazioni dagli stessi movimenti e le stesse intolleranze estremiste. “La morte tragica dei nostri fratelli di Tibhirine e di 12 altri membri della comunità cristiana in Algeria – ricorda il vescovo di Laghouat-Ghardaïa – non fa dimenticare la tragica scomparsa di 150 mila vittime della stessa violenza durante i tristi anni del terrorismo: giornalisti, imam, intellettuali, gente di ogni condizione. Ugualmente – considera il presule – il massacro ingiustificabile di cristiani in altri Paesi non potrebbe occultare l’orrore che ci racconta l’attualità pressoché quotidiana che riguarda i musulmani e altri membri della comunità umana”. Mons. Rault rimarca inoltre che “in nessun caso tali violenze sono da giustificare, anche se sotto pretesti di vendetta”. “'Non uccidere' non è un comandamento facoltativo tra quelli che Dio ha dato per il credente desideroso di considerarlo come Maestro di Vita – scrive ancora il presule –. Agli occhi di Dio un cristiano non ha un prezzo più grande di un altro credente o di ogni altra persona … Dio non fa discriminazioni tra i suoi figli. Ogni persona è sacra ai suoi occhi”. Infine il vescovo di Laghouat-Ghardaïa afferma che preservare la vita umana è uno dei più bei campi di collaborazione fra credenti e che sulla Terra “siamo tutti responsabili gli uni degli altri” ed è questo che “può far cadere le barriere tra comunità e persone”, “che siamo cristiani o no”. (T.C.)

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    Austria: nuovo corso universitario a Vienna per aspiranti imam di comunità musulmane

    ◊   Un nuovo Istituto pubblico per la formazione di insegnanti musulmani aprirà il 21 gennaio a Vienna, in Austria. La scuola, a gestione privata, verrà intitolata - riferisce L'Osservatore Romano - al presidente della comunità musulmana in Austria, Anas Schakfeh ed accoglierà 160 studenti. Nel Paese mitteleuropeo, già esiste, dal 1982 una scuola privata per l’abilitazione all’insegnamento della religione musulmana, composta da 410 docenti e frequentata da oltre 2 mila studenti. A partire dall’autunno del 2009, un corso per aspiranti imam di comunità musulmane sarà fornito anche dall’Università di Vienna e potrà essere frequentato dopo aver conseguito il diploma delle scuole superiori. In Austria, su oltre 8 milioni di abitanti, oltre mezzo milione professa la religione islamica. Nuove proposte di apertura di scuole e corsi di formazione per nuovi leader delle comunità musulmane si sono moltiplicate soprattutto negli ultimi anni. Formare imam sembra esser divenuta un’importante tappa del processo d’integrazione dell’Islam in Europa. Dopo Vienna, sono state infatti aperte scuole anche a Barcellona, Amsterdam, Berna, Parigi Lovanio e Strasburgo. La necessità di formare i responsabili delle comunità musulmane è anche l’opinione largamente condivisa nelle comunità islamiche residenti in Europa. Attualmente la maggioranza degli imam proviene da Paesi meridionali di antica tradizione musulmana e molti di questi esperti del Corano non conoscono sufficientemente la storia, la cultura, le tradizione, talvolta, anche la lingua dello Stato europeo dove svolgono la loro attività. (M.I.)

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    Conclusa la visita della delegazione della Conferenza episcopale svizzera in Iran

    ◊   Si è conclusa venerdì la visita in Iran del Gruppo di lavoro “Islam” della Conferenza episcopale svizzera (Ces), iniziata il 7 gennaio. Una settimana densa di incontri e colloqui con rappresentanti sciiti, in cui la delegazione, guidata dal vescovo di Lugano Giacomo Grampa, ha potuto visitare anche rappresentanti cristiani iraniani per conoscere la realtà del Paese e manifestare la propria solidarietà ai fedeli di tutte le confessioni cristiane. Al centro dei colloqui, svoltisi in un clima cordiale e di accoglienza reciproca, è stato il tema della dignità umana nell’islam e nel cristianesimo, con un accento particolare sulle minoranze religiose, sia nelle società secolarizzate che confessionali. Gli incontri con i rappresentanti sciiti a Teheran e a Qom, hanno permesso di mettere in evidenza le convergenze, ma anche le persistenti differenze di vedute in particolare sul tema della libertà religiosa. “L’auspicio - si legge nel comunicato finale della Ces sulla visita - è di confermare questa comunità di vedute, ma anche riuscire a superare le difficoltà perché in Iran venga garantita la piena libertà religiosa”, intesa non come semplice libertà di culto, ma “come piena libertà di coscienza e fede. Su questo punto - afferma il comunicato - il cammino da fare resta ancora lungo”. (L.Z.)

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    El Salvador. Mons. Escobar: a 19 anni dalla fine della guerra “manca ancora una pace stabile”

    ◊   “Gli accordi di pace nel nostro Paese sono stati un esempio per il mondo e una grande benedizione per noi… ciononostante, non siamo riusciti a concretizzare una convivenza davvero pacifica, a porre le fondamenta della pace, come ci chiese la Commissione della Verità”, l’organismo che indagò sulle violazioni dei diritti umani durante il conflitto. Lo ha detto - riferisce l'agenzia Misna - in una conferenza stampa mons. José Luis Escobar Alas, arcivescovo di San Salvador in occasione, ieri, delle celebrazioni dei 19 anni dalla firma degli Accordi di Chapultepec, in Messico, che posero fine alla guerra civile (1980-1992), costata 75 morti, per lo più civili, almeno 8 mila ‘desaparecidos’ e 12 mila invalidi. “E’ un processo – ha aggiunto - per il quale, purtroppo, 19 anni non sono bastati e sono stati insufficienti. La generazione dei giovani di oggi non ha conosciuto la guerra e ha il diritto di vivere in pace. Sono nati in un altro contesto, ma purtroppo non abbiamo ancora una pace stabile, solida, duratura, ben radicata, anche se siamo in un buon momento per raggiungerla”. Secondo mons. Escobar, il Salvador porta ancora il peso di 40 anni di “guerra fratricida”, che ha suddiviso nei dieci anni del periodo pre-conflitto, dal 1970 al 1980, anno in cui fu ucciso mons. Oscar Arnulfo Romero; il conflitto vero e proprio; e la tappa attuale, dal 2009 al governo c’è l’ex-guerriglia del ‘Frente Farabundo Martí para la Liberación Nacional’ (Fmln), con il presidente Mauricio Funes, dopo vent’anni di amministrazione della conservatrice ‘Arena’. E’ tempo di trovare soluzioni efficaci a problemi irrisolti come gli alti indici di violenza e la povertà, che colpisce il 40 per cento dei sei milioni di abitanti, ha aggiunto il presule, rilevando che “non può esserci una vita pacifica in un ambiente in cui si verificano così tanti omicidi al giorno”. In una cerimonia ufficiale, il vice-presidente e ministro dell’Istruzione, l’ex-comandante guerrigliero Salvador Sánchez Cerén ha definito gli Accordi di Chapultepec, sottoscritti il 16 Gennaio 1992, “l’avvenimento più importante della storia moderna del Paese”, rilevando che consentirono di “mettere a tacere i fucili”, permettendo all’esercito di riprendere “il suo vero ruolo nel rispetto della Costituzione”, portarono allo smantellamento della struttura militare del Fmln e alla creazione di un sistema elettorale “affidabile e trasparente”. Ai giovani, Sánchez ha chiesto di “trasformare in realtà la speranza di una vita migliore per il nostro popolo”. (R.G.)

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    Usa: il 24 gennaio a Washington la tradizionale Marcia per la Vita

    ◊   “Proteggerai l’uguale diritto alla vita di ogni nato innocente e di ogni essere umano non ancora nato dal momento della fecondazione, senza eccezioni e senza compromessi”. Sarà questo il tema della 38ª edizione della Marcia per la Vita a Washington, l’ormai tradizionale appuntamento promosso dalla Chiesa americana nell'anniversario della “Roe contro Wade", la sentenza della Corte Suprema che nel 1973 ha legalizzato l'aborto negli Stati Uniti. La manifestazione – riferisce l’agenzia Cns - si svolgerà il 24 gennaio e, come ogni anno, sarà preceduta da una veglia notturna di preghiera per la vita nel Santuario nazionale dell'Immacolata Concezione. A presiedere la Messa di apertura, nella serata del 23 gennaio, sarà il cardinale Daniel Di Nardo, arcivescovo di Galveston-Houston e presidente della Commissione per le attività pro-vita della Conferenza episcopale degli Stati Uniti (Usccb), che nel pomeriggio officerà anche una Messa per la vita alla Catholic University of America. La veglia si concluderà con una concelebrazione eucaristica alle 7.30 della mattina a cui seguirà la tradizionale marcia diretta alla Corte Suprema degli Stati Uniti alla quale sono attesi decine di migliaia di persone. L’evento sarà accompagnato da numerose altre manifestazioni e iniziative a Washington e in tutto il Paese. Tra queste la Camminata per la vita sulla West Coast, a San Francisco, giunta alla sua sesta edizione. L’arcidiocesi di Washington ha poi previsto anche quest’anno una Messa e una marcia per la vita per i giovani. Dopo il boom di adesioni dell’anno scorso, gli organizzatori hanno deciso di fare svolgere questa manifestazione in due luoghi diversi della capitale. (L.Z.)

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    Senegal: il cardinale Sarr ha offerto la sua mediazione per la crisi nel Casamance

    ◊   Il segretario generale del Movimento delle forze democratiche di Casamance (Mfdc), Jean François Marie Biagui, ha accettato l’offerta di mediazione del cardinale Théodore Adrien Sarr, arcivescovo di Dakar, per risolvere la crisi che da anni vive la regione meridionale senegalese. Ne dà notizia l’Agence de presse sénégalaise, www.aps.sn. Dal 1982 il Movimento reclama l’indipendenza del Casamance e da allora si susseguono disordini e disaccordi. L’incontro del Mfdc previsto giovedì scorso è stato rinviato proprio per l’intervento del cardinale Sarr e la data di una nuova assise sarà fissata nei prossimi giorni. Attualmente il Casamance sta vivendo una recrudescenza delle violenze; martedì scorso due soldati sono stati uccisi mentre uno è rimasto ferito in uno scontro con persone armate che tentavano di bloccare dei veicoli nei pressi di Silinkine. Alla fine di dicembre, invece, almeno sette militari hanno perso la vita in una imboscata tra Bignona e Sindian. (T.C.)

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    L’Onu chiede aiuti per gli alluvionati in Sri Lanka

    ◊   Le Nazioni Unite lanciano un appello alla comunità internazionale per l’invio di aiuti d’emergenza in Sri Lanka, colpito per giorni da terribili alluvioni. Il bilancio di questo disastro naturale, che mette in ginocchio il Paese, è sempre più grave: salgono a 38 le vittime. Circa un milione di persone sono state colpite, oltre 390mila sono ancora sfollate. Secondo i recenti dati, 3.744 case sono state distrutte. Il 14 gennaio scorso - riferisce l'agenzia AsiaNews - Neil Buhne, coordinatore umanitario dell’Onu, ha dichiarato: “Esorto i donatori a dare il proprio sostegno per quelle che sono le necessità primarie di questo momento: zanzariere, acqua potabile e cibo”. Pradeep Kodippili, del Disaster Management Centre, riporta che solo il 15 gennaio scorso, 11 persone sono morte, altre quattro risultano disperse e 51 ferite. Il maggior numero di morti – 18 – è stato registrato nel distretto di Batticaloa (zona orientale). Dopo settimane di piogge torrenziali, le acque si stanno ritirando e alcune persone hanno iniziato a fare ritorno alle loro case. Ma le agenzie d’aiuto sono in allarme per il pericolo delle malattie trasmesse dall’acqua. I danni più gravi sono quelli che hanno coinvolto l’agricoltura: le inondazioni hanno distrutto intere colture di riso. Il governo ha stimato a 500milioni di dollari le perdite causate dalle inondazioni. (R.P.)

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    Beatificazione di Giovanni Paolo II: la gioia dell’arcivescovo di Czestochowa

    ◊   “La notizia della Beatificazione di Giovanni Paolo II è una notizia piena di gioia. E’ una grande cosa che la Beatificazione abbia luogo in occasione della festa della Divina Misericordia”, ha commentato all’agenzia Fides mons. Stanislaw Nowak, arcivescovo metropolita di Czestochowa, allievo e collaboratore dell’allora cardinale Karol Wojtyla. Ricordiamo che il rito della Beatificazione avrà luogo in Vaticano il prossimo primo maggio, II Domenica di Pasqua, festa della Divina Misericordia istituita proprio da Papa Wojtyla. “Giovanni Paolo II è il grande testimone della Divina Misericordia insieme con santa Faustina Kowalska e con il Beato don Michal Sopoćko”, ha aggiunto mons. Nowak, osservando che "Papa Benedetto XVI ha risposto con saggezza alla richiesta dei fedeli che lo volevano ‘Santo Subito’". (M.I.)

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    Tre incontri a Roma sui discorsi del Papa: Dio, secolarità e cultura al centro del dibattito

    ◊   Su iniziativa dell’Ufficio per la Pastorale Universitaria del Vicariato di Roma si svolgeranno al Palazzo Apostolico Lateranense (piazza S. Giovanni in Laterano) nella Sala della Conciliazione tre incontri di riflessione sui Grandi Discorsi di Benedetto XVI. Il primo incontro avverrà il 20 di gennaio e farà riferimento al “Discorso all’Università di Ratisbona” ed al tema “La questione di Dio oggi: Il Dio della Fede e il Dio dei filosofi”. Le riflessioni verranno svolte dal rettore della Pontificia Università Lateranense, monsignor Enrico dal Covolo, dal prof. dell’Università di Roma Tor Vergata, Francesco D’Agostino e dal professore dell’Università La Sapienza, Giorgio Israel. Giovedì 27 gennaio la riflessione verrà svolta sul Discorso svolto dal Pontefice al College des Bernardins di Parigi, sul tema “La cultura europea: origine e prospettive”. Interverranno mons. Sergio Lanza, assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, il prof. Giuseppe della Torre, Rettore della Università Lumsa e il prof. Alessandro Ferrara dell’Università di Roma Tor Vergata. Il terzo incontro si svolgerà il 3 febbraio, relativamente al discorso del Papa tenuto alla Westmister Hall di Londra sul tema “Secolarità non è neutralità: un nuovo cammino per lo sviluppo integrale della persona umana”. A svolgere la riflessione saranno monsignor Mario Toso, Segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, Lorenzo Ornaghi, rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e il prof. Antonio Marzano, presidente del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro. Tutti gli incontri verranno presieduti dal professor Cesare Mirabelli, presidente emerito della Corte Costituzionale e verranno conclusi dal cardinale Agostino Vallini, Vicario generale del Pontefice per la Diocesi di Roma. (R.P.)

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    Conferenza ecumenica internazionale in Lituania: la famiglia è garanzia della civiltà europea

    ◊   “La famiglia basata sul matrimonio è il fondamento dello Stato e della Chiesa cristiana. Solo la famiglia basata sul matrimonio costituisce l'ambiente in cui la persona può essere dignitosamente concepita, dignitosamente generata, allevata e sviluppata sotto ogni aspetto”. È quanto si legge - riferisce L’Osservatore Romano - nella dichiarazione finale della Conferenza ecumenica internazionale sul tema “I cristiani dinanzi alle sfide per la famiglia”, alla quale hanno partecipato rappresentanti di diverse confessioni cristiane: cattolici, ortodossi ed evangelici luterani. L'incontro, svoltosi nell'arcidiocesi di Kaunas in Lituania, è stato promosso congiuntamente dalla Conferenza episcopale lituana e dal Dipartimento delle relazioni ecclesiali esterne della Chiesa Ortodossa Russa, guidato dal metropolita Hilarion di Volokolamsk, che ha aperto i lavori. “Oggi l'essenziale missione della famiglia - sottolinea il documento - è considerevolmente ostacolata da una falsa comprensione della libertà che mette l'istituto della famiglia basata sul matrimonio sullo stesso piano di altre forme di convivenza e partenariato”. I rappresentanti delle confessioni cristiane, difendono con forza l'essenza naturale della famiglia ed esortano tutti, cristiani e non-cristiani, a “utilizzare con sapienza la libertà data da Dio all'uomo”. Il contributo della famiglia cristiana alla vita dei popoli e degli Stati, particolarmente dell'Europa, è senza alcun dubbio di estrema importanza. Le radici culturali dell'Europa sono nate essenzialmente dal cristianesimo, e sono a esso legate. “Accogliendo le sfide dell'attualità, le famiglie cristiane - rileva il documento - devono ancora oggi costituire la speranza ed essere le garanti dell'intera civiltà europea. È perciò necessario il contributo personale dei fedeli di tutte le confessioni e di tutti gli uomini di buona volontà in difesa della vita dal momento del concepimento fino alla fine naturale. Occorre difendere e sostenere una tradizione culturale favorevole alla famiglia, l'indissolubilità del matrimonio, gli obblighi della fedeltà coniugale, sottolineando nel contempo l'importanza dell'educazione data dalla famiglia e riconoscendo il diritto inalienabile dei genitori all'educazione sessuale dei figli, promuovendo attivamente leggi in favore della famiglia, basate sulla sua essenza naturale, ispirando nella società gli ideali della grandezza e altezza della vocazione della famiglia”. I rappresentanti delle confessioni cristiane evidenziano ancora che “nella società odierna postmoderna abbondano gli attentati alla famiglia basata sul Vangelo e sui valori umani. Le basi della famiglia sono seriamente minate dai tentativi di legalizzare le relazioni omosessuali, la pratica dell'aborto, dell'inseminazione artificiale, la produzione di embrioni in eccedenza e l'utilizzo di gameti di donatori, l'eutanasia”. A questo riguardo la collaborazione di tutte le confessioni cristiane è indispensabile per la difesa della vita umana e della sua inalienabile dignità, come della famiglia. (R.G.)

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    Da oggi il cardinale Sepe a New York per incontrare le comunità cristiane e rilanciare l’immagine di Napoli

    ◊   Da oggi a venerdì, il cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli, è a New York per incontrare le comunità italiane. Al centro del viaggio pastorale, soprattutto la volontà di far conoscere la città campana oltre i pregiudizi. Napoli ha bisogno di Cristo e di incarnarlo per trovare in lui la forza del riscatto e anche del suo rilancio internazionale. Per questo, ad un mese dall'apertura del Giubileo, il porporato è a New York. Per dare voce alla gente, per poter "dire Napoli" in maniera diversa anche in America, Paese che nel tempo ha accolto tanti napoletani in cerca di futuro. Parole che il cardinale Sepe scrive in una missiva alla vigilia della partenza. Non si può rilanciare la speranza se non si restituisce alla città, anche sul piano internazionale, la sua autentica immagine. Per "dire Napoli", nome dato al viaggio pastorale, oggi il cardinale Sepe visiterà la comunità italiana nella Diocesi del Bronks, di Brooklyne del Queens. Nel fitto programma della visita newyorkese, anche l'incontro con la rappresentanza italiana e vaticana all'Onu e domani con il Rabbino Schneier, i leader della comunità ebraica e gli esponenti dell'Appeal of Conscienze Foundation. Perchè, conclude il cardinale, Napoli oggi ha bisogno di essere riscoperta e difesa dall'immagine impietosa con cui viene rappresentata. (A cura di Ersilia Gillio)

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    Germania: il presidente dei vescovi chiede ai politici più sostegno alla famiglia

    ◊   Più sostegno alle famiglie dalla politica, dall’economia e dalla società: lo ha auspicato ieri a Friburgo mons. Robert Zollitsch, presidente della Conferenza episcopale tedesca (Dbk). “Non può esistere una società che per motivi economici non ha tempo per i legami, per i bambini e per l’aiuto agli anziani”, ha scritto mons. Zollitsch in un documento pubblicato in occasione della Domenica della famiglia. “La mancanza di tempo e l’aumentare delle pressioni nel lavoro rendono difficile a molti il raggiungimento di un sano equilibrio tra vita professionale e vita famigliare”, ha affermato mons. Zollitsch, riferendosi anche alla tutela della domenica. L’arcivescovo di Friburgo - riferisce l'agenzia Sir - ha inoltre messo in guardia dal diffondersi di un atteggiamento negativo verso i legami affettivi e la genitorialità. “Molte delle competenze necessarie in una famiglia sono qualifiche decisive anche a livello lavorativo”, ha proseguito mons. Zollitsch, osservando che nel lavoro “si promuove tuttavia per lo più la mobilità e la capacità di ottenere risultati, nonché una mentalità che tiene sempre aperte nuove vie e non si lega completamente a nulla. Non si può, invece, dare le dimissioni dal matrimonio e dalla famiglia”, ha sottolineato, poiché queste realtà “vivono dalla decisione di dedicarsi completamente al partner e ai bambini”. (R.P.)

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    Rinnovamento nello Spirito Santo: Salvatore Martinez riconfermato presidente nazionale

    ◊   Con il 95% dei voti validi, Salvatore Martinez è stato riconfermato presidente nazionale del Rinnovamento nello Spirito Santo (RnS) dall’Assemblea Nazionale, composta dai 200 coordinatori diocesani e dai 40 membri del Consiglio Nazionale. Riconfermati con voto unanime anche il coordinatore nazionale, Mario Landi, e il direttore, Marcella Reni. Insieme a loro sono stati rinnovati gli altri tre membri del Comitato Nazionale di Servizio. Per l’Area Partecipativa è stato riconfermato Dino De Dominicis. Due i neoeletti: per l’Area Formativa Carla Osella (membro uscente del Comitato Regionale di Servizio del Piemonte–Valle D’Aosta); e per l’Area Diffusiva, Amabile Guzzo (coordinatore uscente della Campania). Riuniti a Frascati nei giorni 14-16 gennaio, in rappresentanza dei 1.900 Gruppi e Comunità del RnS, i 240 delegati hanno proceduto anche all’elezione dei sei membri aggiunti del Consiglio Nazionale, scelti per ambiti d’impegno: don Fulvio Di Fulvio (Scuola Carismatica); padre Giovanni Alberti (Scuola Pastorale); Bruna Pernice (Missioni); Angelo Civalleri (Progetti); don Fulvio Bresciani (Giovani); Dario Sacchini (Famiglie). Dall’11 al 13 marzo si insedierà il nuovo Consiglio Nazionale. La designazione del Consigliere spirituale nazionale, da parte del Consiglio Permanente della Cei, è prevista per la fine di gennaio. “Un quadriennio si chiude e un nuovo si apre - ha commentato il presidente Martinez - nel segno di una visione concorde e di una comunione profonda. Il RnS è fraternamente unito e in pace: una buona notizia, in un tempo dilaniato da contrapposizioni sociali, egoismi autoreferenziali, mancanza di orizzonti comuni. Siamo riconoscenti a Dio per come ci ha condotti in questo nuovo passaggio di crescita e, personalmente, sono grato per la grande fiducia ancora accordatami. Riaffermiamo l’impegno di una vicinanza spirituale e fattuale ancora più intense all’indirizzo del Papa e dei nostri Vescovi e il deciso proposito di essere testimoni di una vita nuova, buona, felice nelle nostre città, per il rinnovamento del nostro Paese”.

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    24 Ore nel Mondo



    In Algeria, Egitto e Mauritania uomini si danno fuoco in segno di protesta

    ◊   In Egitto, un uomo si è dato fuoco stamani davanti al parlamento. Il ministro della Sanità egiziano ha annunciato che sarà dimesso presto dall'ospedale. Le autorità parlano di problemi amministrativi a livello regionale. Secondo il fratello, invece, l’uomo voleva protestare per il sistema di assegnazione del pane non ritenendo sufficiente quanto a sua disposizione per la sua famiglia e il suo ristorante. Ieri, nel giro di 48 ore, quattro persone, di cui una è morta, si sono date fuoco in Algeria per protestare contro la disoccupazione e le loro difficili condizioni di vita. Un'azione disperata che si ispira al gesto di Mohammed Bouazidi Samir, il giovane ambulante abusivo che lo scorso 17 dicembre si è dato fuoco a Sidi Bouzid, in Tunisia, dando il via alla sanguinosa rivolta che in un mese ha rovesciato il presidente in carica ormai da 23 anni. Anche le autorità “temono una nuova ondata di proteste”, dopo quelle che la scorsa settimana hanno scosso il Paese, facendo cinque morti e circa 800 feriti. E bisogna dire che anche nello Stato dell’Africa occidentale della Mauritania un uomo si è pubblicamente dato fuoco. Lo ha fatto davanti al palazzo presidenziale. L'uomo, farebbe parte di una famiglia ricca e protesterebbe contro un presunto torto subito dalla sua tribù.

    Dopo giorni di disordini, normalizzata la situazione in Libia
    Situazione quasi del tutto normalizzata in Libia, dove la crisi degli alloggi e il caro-case avevano portato a dei disordini nei giorni scorsi. In diverse città della Libia, da Seba a Tripoli, Bengasi e Derna, migliaia di famiglie, nel corso della notte fra giovedì e venerdì scorso hanno occupato centinaia di palazzine dell'edilizia pubblica in costruzione e già assegnate. Secondo testimoni oculari, le occupazioni sono avvenute senza scontri e violenze. Ad oggi, come riporta anche la stampa locale, l'80% delle case occupate sono state sgombrate. La polizia, che non è intervenuta con la forza, come riportano diversi testimoni oculari e il quotidiano riformista Oea, si è limitata a staccare luce e acqua dagli appartamenti e a impedire alle persone di entrarvi, mentre lasciava mano a mano uscire gli occupanti rimasti senza provviste.

    Dai primi risultati del referendum in Sudan, vince l’indipendenza per il Sud
    I primi risultati sul referendum per la secessione del Sud Sudan da Khartoum indicano che la quasi unanimità dei votanti vuole l'indipendenza. È quanto riferiscono fonti della Commissione elettorale. Si tratta di dati assolutamente parziali, che però confermano i pronostici fatti da tutti gli analisti e i responsabili politici sudanesi. Dando per scontata l'indipendenza, il capo sud sudanese, Salva Kiir, ha lanciato oggi un appello alla popolazione perchè sia pronta a perdonare il Nord per i morti inflitti al meridione del Paese, durante quasi 50 anni di guerra. Il servizio di Giulio Albanese:

    È evidente che la stragrande maggioranza della popolazione sud sudanese abbia fatto la scelta dell’indipendenza, votando la settimana scorsa durante l’agognata consultazione referendaria. I risultati definitivi sono attesi tra un mese e c’è già chi parla di percentuali bulgare, attestate cioè attorno al 95 per cento. Le operazioni di voto si sono chiuse sabato alle ore 16.00 – ora italiana – e, secondo i dati preliminari diffusi dalla Commissione elettorale, avrebbe votato oltre l’80 per cento dei quattro milioni di aventi diritto. La soglia necessaria per la validità della consultazione era del 60 per cento e, dunque, si è trattato certamente di un grande successo. Detto questo, il cammino sarà tutto in salita: non fosse altro perché nel momento in cui verrà sancita la secessione, si tratterà di inventare un nuovo Stato, da cima a fondo: non solo dal punto di vista strutturale, ma anche e soprattutto da quello politico, col rischio – sempre in agguato – che le formazioni partitiche col tempo assumano una connotazione etnica. Inoltre, questa separazione riaprirà il confronto sulla gestione delle acque del Nilo, ormai insufficienti per le richieste di tutti i Paesi attraversati dal grande fiume. Il che significa un nuovo fronte di lotta per il pane, con due pericoli: non solo acuirsi delle proteste dei ceti meno abbienti del nord, ma anche l’intensificarsi del flusso migratorio verso il sud delle popolazioni nilotiche, animiste e cristiane, che saranno considerate – a questo punto – straniere dal governo di Khartoum. (mg)

    Otto tunisini sbarcati irregolarmente sulle coste italiane
    Otto extracomunitari sono sbarcati in località Nikà a Pantelleria da un gommone e sono stati fermati da carabinieri e uomini della guardia costiera. Gli otto uomini dicono di essere tunisini e hanno dichiarato di essere partiti da Capo Bon. Sono stati portati nella caserma dei carabinieri dove hanno ricevuto indumenti asciutti e cibo. Saranno trasferiti nel centro di accoglienza a Trapani.

    In Israele il partito laburista si spacca
    Il ministro della Difesa, Ehud Barak, ha annunciato la scissione della lista parlamentare laburista. La sua nuova lista si chiamerà Atzmaut, "indipendenza" in ebraico. Barak - ormai ex leader del partito laburista - ha confermato che la nuova lista da lui guidata sarà composta da cinque dei 13 deputati entrati alla Knesset alle ultime elezioni politiche, due anni fa. "La nostra lista - ha anticipato in una conferenza stampa - diventerà poi un movimento e quindi un partito” che avrà una piattaforma ideologica “sionista, centrista e democratica, nello spirito degli insegnamenti di David Ben Gurion”. A giustificazione della scissione, la parlamentare Einat Wilf ha affermato che ormai nel partito laburista si erano costituite due correnti che non potevano più coabitare: una “puntava a sinistra, verso il partito Meretz”, mentre l'altra (quella che si distingue) ha un approccio più centrista. Gli altri otto deputati laburisti che non hanno seguito Barak sono stati colti di sorpresa da questi sviluppi e non hanno ancora preannunciato il loro comportamento.

    Libano, rinviate di una settimana le consultazioni per il nuovo governo
    Il presidente libanese, Michel Suleiman, ha rinviato stamani di una settimana le consultazioni parlamentari per la formazione del nuovo governo, che dovevano iniziare oggi pomeriggio. In un comunicato dell'Ufficio della presidenza della Repubblica, citato dalla tv locale Lbc, Suleiman ha motivato la decisione “in risposta alle richieste di rinvio pervenute da più parti politiche”. Tra poche ore, intanto, si apre a Damasco il summit tripartito straordinario tra Turchia, Siria e Qatar proprio per “affrontare la crisi libanese”. Il governo di “consenso nazionale” del premier filo-saudita, Saad Hariri, era caduto martedì scorso dopo che il movimento sciita filo-iraniano Hezbollah, che guida l'opposizione, aveva deciso di ritirare i suoi ministri e quelli dei suoi alleati: scelta maturata dopo aver appreso che “a breve” saranno presentate le accuse formali al Tribunale speciale per il Libano (Tsl), incaricato di far luce sull'assassinio a Beirut nel 2005 dell'ex primo ministro, Rafiq Hariri, padre dell'attuale capo del governo dimissionario.

    Sospesa l’impiccagione per Sakineh
    L'Iran ha sospeso la sentenza di impiccagione per concorso in omicidio del marito a carico di Sakineh Mohammadi, a causa del perdono concesso alla donna dai figli della coppia. Lo ha reso noto il capo della commissione parlamentare iraniana per i diritti umani, Zohre Elahian. La condanna alla lapidazione per adulterio a carico di Sakineh era stata sospesa l'anno scorso, dopo le proteste di numerosi governi, ma sulla donna pendeva ancora la condanna all'impiccagione per concorso nell'omicidio del marito.

    Esplosione in Pakistan su minibus: 17 morti
    La polizia ha detto che l'incidente di stamattina nel distretto di Hangu, in cui sono morti 17 passeggeri di un minibus, sarebbe stato causato da una bomba piazzata nel bagagliaio, dove erano situate le bombole del gas del veicolo. Intanto, il governo del Pakistan ha adottato alcune misure di emergenza, fra cui un coprifuoco parziale, per cercare di venire a capo dell'ondata di violenza che ha sconvolto in gennaio Karachi, dove 90 persone sono state uccise dall'inizio del mese, e 37 solo da giovedì scorso. Lo riferiscono oggi i media a Islamabad.

    Iraq, attentato suicida contro governatore della provincia di Ramadi
    Nove persone sono rimaste ferite questa mattina nella città irachena di Ramadi in un attentato suicida contro il governatore della provincia sunnita di Ramadi, Kassim Mohammad Abed, rimasto illeso. Lo riferiscono fonti della sicurezza. Secondo i feriti, i feriti sono tre guardie del corpo dello stesso governatore e sei agenti di polizia. Altre fonti parlano di un poliziotto ucciso e tre civili feriti. L'attentato, secondo le stesse fonti, è stato compiuto da un attentatore suicida, con un'autobomba che ha lanciato contro il convoglio di auto di Kassim Mohammad Abed. Eletto nel gennaio 2009 governatore della provincia di al Anbar - una delle roccaforti dell'insurrezione sunnita negli anni più bui del dopo Saddam Hussein - Abed è sopravvissuto un anno fa ad un altro attentato, in cui ha però perso la mano sinistra.

    Yemen, condannato in contumacia a 10 anni l’imam Anwar al-Awlaqi
    L'imam radicale, Anwar al-Awlaqi, ricercato dagli Stati Uniti, è stato condannato in contumacia a 10 anni di carcere da un Tribunale yemenita. Al-Awlaqi è ricercato dagli Usa per il suo supposto coinvolgimento nell'attentato al volo Delta del Natale del 2009. Nella stessa seduta, il Tribunale yemenita ha anche condannato a morte Hisham Assem, l'omicida del francese Jacques Spagnolo, ucciso presso la sede di Sanaa del gruppo energetico austriaco Omv, per la quale lavorava attraverso la società francese Spie. L'imam al-Awlaqi è stato condannato per “appartenenza a banda armata” e “incitamento a uccidere stranieri”. Un altro membro della sua famiglia, Othman al-Awlaqi, è stato condannato in contumacia a otto anni di carcere per gli stessi reati. Al-Awlaqi, che sarebbe nascosto in una delle zone tribali dello Yemen, è stato posto da Washington nella lista degli obiettivi “da eliminare”.

    Atene, processo contro gli esponenti del gruppo dei pacchi bomba alle ambasciate
    In mezzo a draconiane misure di sicurezza, e a una mobilitazione del movimento anarchico, si è aperto oggi ad Atene il processo contro 13 membri, nove presenti e quattro ricercati, del gruppo armato Cospirazione dei Nuclei di Fuoco (Spf), che ha rivendicato i pacchi bomba contro ambasciate e leader stranieri. Centinaia di agenti, coadiuvati da elicotteri, sorvegliano l'area intorno al carcere ateniese di Korydallos all'interno del quale si svolgerà il processo, i giudici del quale sono stati apertamente minacciati da Spf. Nell'appartamento di altri quattro presunti estremisti sono stati trovati documenti relativi ad attentati dinamitardi pianificati da parte di un nuovo gruppo che si ritiene abbia legami con Spf e aderisca a una Federazione anarchica internazionale, recentemente sorta per iniziativa della stessa Spf e della Fai italiana.

    Mosca, trovato morto un giornalista dell'agenzia Red Media
    Un redattore dell'agenzia Red Media è stato trovato morto accoltellato ieri sera vicino al centro televisivo di Ostankino. Lo riferisce l'agenzia Interfax, citando fonti di polizia ma senza riportare il nome della vittima nè le possibili ipotesi investigative. No comment, per ora, da Red Media, specializzata nella creazione e diffusione di contenuti per canali via cavo e via satellite. Il corpo del redattore aveva numerose coltellate.

    Alluvioni Australia, migliora il Queensland ma è allarme per altri Stati del Sud
    Mentre lo stato del Queensland, nel nordest dell'Australia, comincia faticosamente a riprendersi dalle più estese alluvioni della sua storia - che la settimana scorsa hanno inondato anche gran parte della capitale Brisbane - livelli record di piena si stanno producendo negli Stati a sud: Nuovo Galles del sud, Victoria e Tasmania, dove i fiumi gonfiati dalle forti piogge a monte si vanno riversando in pianura. Nel Queensland, settimane di diluvio hanno sommerso un territorio grande quanto Francia e Germania e causato una trentina di morti, dei quali 20 nell'ultima settimana, in gran parte nella valle di Lockyer a monte di Brisbane, colpita da un vero tsunami interno. Oltre 10 persone risultano ancora disperse e nella valle centinaia di soldati affiancati ai servizi di emergenza continuano le ricerche sotto il fango e fra i detriti. Particolarmente allarmante è ora la situazione in Victoria, dove quattro grandi fiumi hanno inondato un quarto dello Stato, fra cui 46 cittadine alcune delle quali già isolate: 3500 persone sono state evacuate, circa 1500 case e negozi sono senza corrente e i livelli di piena continueranno a salire nei prossimi giorni.

    Nelle Filippine sale a 51 il bilancio delle vittime per le inondazioni
    Salgono a 51 le vittime delle inondazioni che stanno colpendo le Filippine dalla fine di dicembre scorso. Solo nell'ultimo weekend, rendono noto le autorità locali, altri quattro cadaveri sono stati ritrovati in un fiume dell'isola di Negros. Il Consiglio nazionale della gestione e la riduzione dei rischi e dei disastri prevede nuove forti precipitazioni questa settimana, in particolare nell'est. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 17


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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli e Miriam Ayele.