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Sommario del 08/01/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Festa del Battesimo del Signore. Il Papa battezzerà nella Cappella Sistina 21 bambini
  • Udienze e nomine
  • Messa del cardinale Bertone ad un anno dal terremto ad Haiti. Il cardinale Sarah in missione nell'isola caraibica
  • Il Papa, i poveri, i bambini: editoriale di padre Lombardi
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Proteste in Algeria per il carovita: almeno tre morti. La testimonianza di un missionario dei Padri Bianchi
  • Storico referendum in Sudan per l'autodeterminazione del Sud
  • Vescovi europei e nordamericani in Terra Santa a sostegno delle comunità cristiane
  • Diossina negli allevamenti tedeschi. Aumentano i controlli su latte, uova e carni suine. Il ministro Fazio tranquillizza i consumatori
  • Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica
  • Chiesa e Società

  • Sudan: alla vigilia del voto le preoccupazioni di mons. Gassis per la Chiesa del Nord
  • Egitto. Il vescovo di Luxor: “Grande solidarietà dalla comunità musulmana”
  • I vescovi d’Europa manifestano solidarietà ai cristiani d’Oriente
  • Usa: la solidarietà dei vescovi con i cristiani vittime di violenze e persecuzioni
  • Pakistan: il presunto assassino di Taseer vicino ai fondamentalisti islamici
  • L'Intelligence pakistana svela la preparazione di un attentato ad Asia Bibi
  • I vescovi del Venezuela: “Partecipare alla vita politica è nostro diritto”
  • Messico: una marcia per fermare le violenze contro i migranti
  • Ecuador: la Chiesa ricorda l’impegno per Haiti, ad un anno dal tragico sisma
  • Congo-Brazzaville: una nuova legge tutelerà i diritti delle popolazioni indigene
  • Terra Santa: dal 23 al 30 gennaio la Settimana per l’unità dei cristiani
  • Sud Corea: “La comunione e la preghiera sono l'inizio della vera unità”
  • Filippine: il pellegrinaggio delle reliquie di San Giovanni Bosco
  • Visita di una delegazione di vescovi svizzeri in Iran
  • Irlanda: lanciato il primo Direttorio nazionale per la Catechesi
  • Turchia: storico incontro tra il vice-premier e il Patriarca Bartolomeo I
  • Polonia: la preghiera dell’Infanzia missionaria
  • Pellegrinaggio di Azione Cattolica in Terra Santa nel segno del dialogo
  • 24 Ore nel Mondo

  • Rientro in Iraq del leader radicale sciita Moqtada: “Via gli americani”

  • Il Papa e la Santa Sede



    Festa del Battesimo del Signore. Il Papa battezzerà nella Cappella Sistina 21 bambini

    ◊   Saranno 21 – 14 maschietti e 7 femminucce – i bambini che domani riceveranno il Sacramento del Battesimo direttamente dalle mani di Benedetto XVI. La liturgia inizierà alle ore 10 e avrà per tradizionale cornice la magnificenza della Cappella Sistina. Nelle cinque occasioni analoghe, il Papa ha arricchito il proprio Magistero con intense riflessioni sulla ricchezza simbolica e spirituale del Battesimo. Alessandro De Carolis ne ripercorre l’itinerario in questo servizio:

    (musica)

    Un regalo o una violenza? Cosa fanno i genitori ai propri figli chiedendo per loro il Battesimo? In sostanza, dipende da quale visione papà e mamme abbiano dell’esistenza: se considerano l’infanzia e l’adolescenza del figlio una specie di corso di addestramento per insegnare al piccolo a indurirsi e a farsi largo, perché la vita è una guerra e non ti puoi fidare di nessuno, allora portare il figlio davanti al prete è, nel migliore dei casi, una piccola scaramanzia e, nel peggiore, una costrizione che viola, quasi, la libertà stessa di un figlio che non può ancora scegliere. Se invece la loro visione è quella del dono – perché hanno scoperto e sperimentato che esattamente questo è la vita: un dono di un Padre che è amore e che tutto può e che protegge e del quale ti puoi fidare sempre – allora questi genitori si accosteranno al fonte battesimale con la certezza di non aver mai avuto mani migliori, le mani di Dio, alle quali affidare il proprio bambino.

    In questi anni, durante le cerimonie presiedute nella Festa del Battesimo di Gesù, Benedetto XVI ha sviluppato una profonda catechesi su questo Sacramento, spesso contrapponendo le due visioni. Già nel 2006, aveva disegnato senza sconti il contesto culturale che condiziona i genitori che mettono al mondo un figlio:

    “Una cultura ampiamente dominante della morte, una anticultura che si mostra per esempio nella fuga, nella droga. Fuga dal reale nell’illusorio, in una felicità falsa che si mostra nella menzogna, nella truffa, nella ingiustizia, nel disprezzo dell’altro, della solidarietà (…) dell’uomo che non è più considerato come persona (...) ma diventa merce”. (2006)

    Questo quadro è generalmente condiviso dai genitori che hanno fede e da quelli che non l’hanno. La differenza sta nelle “armi” di cui si vogliono dotare i rispettivi figli per farsi largo in questa giungla di pericoli. Un primo passo sta nel porsi in modo corretto di fronte ai bambini. Un passo che pare un paradosso: non la paurosa iperprotezione dei genitori che si sentono soli davanti a un compito improbo, ma viceversa il fiducioso affidamento di chi sa che il figlio che ha non è il “suo”:

    “Solo se i genitori maturano tale consapevolezza riescono a trovare il giusto equilibrio tra la pretesa di poter disporre dei propri figli come se fossero un privato possesso plasmandoli in base alle proprie idee e desideri, e l’atteggiamento libertario che si esprime nel lasciarli crescere in piena autonomia soddisfacendo ogni loro desiderio e aspirazione, ritenendo ciò un modo giusto di coltivare la loro personalità.” (2009)

    Né lassismo condiscendente né “campana di vetro”, dunque. La vera sfida nel crescere un figlio, afferma Benedetto XVI, non sta nell’immunizzarlo dalle insidie del mondo facendogliele assaggiare o nascondendogliele, ma facendogli fare esperienza di Dio. Questo, ha ripetuto più volte, è il grande regalo che si fa loro col Battesimo:

    “Quando, secondo la tradizione cristiana (…) si battezzano i bambini introducendoli nella luce di Dio e dei suoi insegnamenti, non si fa loro violenza, ma si dona loro la ricchezza della vita divina in cui si radica la vera libertà che è propria dei figli di Dio; una libertà che dovrà essere educata e formata con il maturare degli anni, perché diventi capace di responsabili scelte personali”. (2009)

    E’ così allora, constata il Papa, che una mamma e un papà cristiani assicurano al figlio un completo percorso di crescita: ricordandosi di curare la bellezza della sua anima esattamente come si prodigano per la sua salute e i suoi sentimenti:

    “Certo per crescere sani e forti, questi bambini e bambine avranno bisogno di cure materiali e di tante attenzioni; ciò però che sarà loro più necessario, anzi indispensabile è conoscere, amare e servire fedelmente Dio, per avere la vita eterna”. (2008)

    Il Battesimo è il primo passo di questa conoscenza di Dio, che potrà trasformarsi in amore e servizio. Poi, conclude Benedetto XVI, tanto spetta ai genitori, i primi maestri di vita e di fede dei figli:

    “Non dimenticate che è la vostra testimonianza e il vostro esempio ad incidere maggiormente sulla maturazione umana e spirituale della libertà dei vostri bambini. Pur presi dalle quotidiane attività, spesso vorticose, non tralasciate di coltivare personalmente e in famiglia la preghiera, che costituisce il segreto della perseveranza cristiana”. (2007)

    (musica)

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    Udienze e nomine

    ◊   Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina il cardinale William Joseph Levada, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, il cardinale Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i Vescovi, il cardinale Cláudio Hummes, prefetto emerito della Congregazione per il Clero.

    Benedetto XVI ha nominato arcivescovo tit. di Sutri mons. Antonio Guido Filipazzi, consigliere di Nunziatura, affidandogli allo stesso tempo l'ufficio di nunzio apostolico. Mons. Antonio Guido Filipazzi è nato a Melzo (Milano) l'8 ottobre 1963. È stato ordinato sacerdote il 10 ottobre 1987, incardinandosi a Ventimiglia. È Laureato in Diritto Canonico. Entrato nel Servizio diplomatico della Santa Sede il 1° luglio 1992, ha prestato successivamente la propria opera nelle rappresentanze Pontificie in Sri Lanka, Austria, Germania e presso la Sezione per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato. Conosce anche l’inglese, il tedesco, il francese e lo spagnolo.

    Il Papa ha nominato arcivescovo tit. di Telepte mons. Edgar Peña Parra, consigliere di Nunziatura, affidandogli allo stesso tempo l'ufficio di nunzio apostolico. Mons. Edgar Peña Parra è nato a Maracaibo (Venezuela) il 6 marzo 1960. È stato ordinato sacerdote il 23 agosto 1985, incardinandosi a Maracaibo. È Laureato in Diritto Canonico. Entrato nel Servizio diplomatico della Santa Sede il 1° aprile 1993, ha prestato successivamente la propria opera nelle rappresentanze pontificie in Kenya, Jugoslavia, presso l'Ufficio delle Nazioni Unite a Ginevra, nelle nunziature apostoliche in Sud Africa, Honduras e Messico. Conosce anche l’inglese, il francese e il russo.

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    Messa del cardinale Bertone ad un anno dal terremto ad Haiti. Il cardinale Sarah in missione nell'isola caraibica

    ◊   Il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, nel primo anniversario del terremoto di Haiti, presiederà una celebrazione eucaristica, mercoledì 12 gennaio, alle ore 16.30, nella Basilica Papale di Santa Maria Maggiore. “L’iniziativa di commemorare con una Santa Messa le vittime del terribile terremoto – riferisce un comunicato della Sala Stampa vaticana - è stata promossa dall’Ambasciatore di Haiti presso la Santa Sede e sono stati invitati a partecipare il Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede e gli altri Corpi diplomatici presenti a Roma”. Il sisma ha causato oltre 220 mila morti. Oggi, un milione di persone, tra cui 500 mila bambini, vivono ancora nelle tende in condizioni drammatiche. Negli ultimi mesi un’epidemia di colera ha provocato migliaia di vittime. Domani parte per Haiti il cardinale Robert Sarah, presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum, che sta coordinando gli aiuti della Chiesa per le popolazioni terremotate. Olivier Bonnel lo ha intervistato:

    R. - Parto a nome del Santo Padre per esprimere il suo affetto per il popolo haitiano e soprattutto la sua preghiera, perché il Santo Padre è sempre stato vicino al popolo haitiano. Naturalmente, avrò l’occasione di parlare con tante persone, di celebrare la Messa con i vescovi e il popolo di Dio, e in questa occasione cercherò di manifestare che non soltanto il Santo Padre è vicino al popolo haitiano ma tutta la Chiesa, tutto il popolo di Dio è vicino e prega per la popolazione di Haiti che soffre, con anche la promessa di aiutare concretamente a ricostruire il Paese.

    D. - Come fare per non dimenticare il popolo haitiano?

    R. - Io avrò l’occasione di ripetere l’appello del Papa a non dimenticare il popolo haitiano. E’ vero che abbiamo fatto molto ma dobbiamo continuare perché c’è tanto da fare: ricostruire scuole, ospedali, case … Dunque non dobbiamo dimenticare questo popolo che soffre e dobbiamo intensificare la solidarietà e il sostegno per aiutare il popolo di Haiti a ricostruire il Paese.

    D. - Quali cose avete fatto per Haiti?

    R. - Noi sappiamo che la prima cosa da fare è ricostruire l’uomo. Questa è la cosa più importante. Così, per Haiti abbiamo lavorato soprattutto nel settore delle scuole, degli ospedali e dell’agricoltura. (bf)

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    Il Papa, i poveri, i bambini: editoriale di padre Lombardi

    ◊   Il Tempo di Natale si sta per concludere: in questo periodo la Chiesa ha rivissuto il grande mistero del Dio fatto bambino e nato poveramente in una grotta. I piccoli e i poveri esaltati dal Vangelo interpellano in modo particolare da quel giorno tutti i credenti del mondo, compreso il Papa. Ascoltiamo in proposito il nostro direttore, padre Federico Lombardi, nel suo editoriale per Octava Dies, il settimanale informativo del Centro Televisivo Vaticano:

    Nel tempo natalizio, il Papa non manca di vivere un momento di incontro e di festa con poveri e bambini. Così ha fatto anche quest’anno, pranzando il 26 dicembre con gli assistiti delle comunità delle Missionarie della Carità, e visitando il 5 gennaio i bimbi ricoverati al Policlinico Gemelli. E’ un piccolo segno, ma vuol dire molto. Non è una formalità frettolosa. E’ qualcosa che appartiene all’essenza della vita della Chiesa e quindi anche del servizio del Papa.

    Dio è carità. Dio è amore. Era il titolo del primo grande scritto di Benedetto XVI. E lungo la sua strada Gesù si è chinato spesso sui poveri e sugli ammalati, ha accolto e abbracciato i bambini che venivano a lui.

    Il tempo del Natale richiama spontaneamente all’esigenza di solidarietà; il Dio fatto bambino ci aiuta a riconoscere in ogni bimbo la sua immagine, ad accogliere con affetto e trepidazione la vita che nasce, e che nella sua fragilità richiede cura e protezione. Ma il messaggio vale per ogni giorno dell’anno. La Chiesa prega, ascolta la Parola e celebra nell’Eucarestia l’incontro con Dio, ma vive di amore operoso, e in questo amore sono privilegiati i piccoli, e coloro che umanamente e socialmente rischiano di essere dimenticati. Anche la via del Papa passa quindi naturalmente per questa tappa in ogni suo tempo e in ogni suo pellegrinaggio.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Alla ricerca di una convivenza possibile: in prima pagina, Francesco Ventorino sul pellegrinaggio in Terra Santa.

    In rilievo, nell'informazione internazionale, Algeria e Tunisia, segnate dalla rivolta dei giovani in cerca di pane e lavoro.

    Acque di morte per tuffarci nella vita: in cultura, Inos Biffi sull'inno di vespro per il Battesimo del Signore.

    Un articolo di Antonio Paolucci dal titolo "Musei invisibili": il grande fascino di luoghi di ricerca come il Deposito delle corazze nei Musei Vaticani.

    In coda per fare i conti con la storia: sulla mostra, a Berlino, "Hitler e i tedeschi" un articolo, dal numero di gennaio di "Pagine Ebraiche", del direttore Guido Vitale.

    Giuseppe Langella al convegno "Clemente Rebora. Un poeta cristiano di fronte alla modernità".

    Meglio senza pregiudizi: Marcello Filotei a proposito della musica contemporanea su "La Repubblica".

    Nell'informazione vaticana, un articolo di Stefano Sanchirico dal titolo "La rosa d'oro del Papa": storie di un antico simbolo del buon odore di Cristo.

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    Oggi in Primo Piano



    Proteste in Algeria per il carovita: almeno tre morti. La testimonianza di un missionario dei Padri Bianchi

    ◊   Alta tensione in Algeria per i rincari dei prezzi di generi alimentari. Secondo fonti di stampa, almeno tre manifestanti sono rimasti uccisi durante le proteste che da mercoledì scorso stanno paralizzando diverse zone del Paese. Numerosi i poliziotti feriti. Il servizio da Algeri di Amina Belkassem:

    Si aggrava di ora in ora il bilancio delle proteste esplose mercoledì in Algeria: almeno tre manifestanti sono stati uccisi in diverse zone del Paese maghrebino; due giovani, uno di 18 anni, sono morti a M'sila, in seguito ad alcuni colpi di arma da fuoco probabilmente sparati da un agente; un uomo di 32 anni è deceduto invece nell’Ovest, a Bou Smail. Nessuna conferma ufficiale ancora è arrivata dalle autorità, mentre un primo bilancio del ministro dell’Interno, Ould Kablia, negli scontri parla di 150 agenti di polizia feriti. Scuole, uffici postali, edifici pubblici, commissariati, fabbriche e negozi sono stati danneggiati negli ultimi giorni. Anche ieri giovani e giovanissimi sono scesi per le strade di diverse città da Orano, nell’Ovest, ad Annaba, fino all’oasi di Biskra, passando per la "ribelle" Cabilia e la capitale. Il quartiere centrale di Algeri, Belcourt, è stato teatro fino a tarda notte di una violenta guerriglia. Questa mattina regna la calma, anche se si parla di manifestanti pronti a riprendere le proteste nel pomeriggio. In giornata, inoltre, è atteso un Consiglio interministeriale convocato d’urgenza, proprio per tentare di frenare l’impennata dei prezzi di prodotti alimentari di largo consumo, all’origine delle proteste.

    E sulle cause all’origine di violenze e scontri ascoltiamo al microfono di Charles-François Brejon un missionario in Algeria dei Padri Bianchi che, per motivi di sicurezza, ha chiesto di mantenere l’anonimato:

    R. – Les causes des ces manifestations sont d’ordre surtout economique. …
    Le ragioni di queste manifestazioni di protesta sono d’ordine sostanzialmente di tipo economico. Da anni il dinaro algerino è soggetto ad una forte inflazione – l’8-9 per cento annuo – mentre gli stipendi non aumentano nella stessa misura. In realtà, gli stipendi sono stati aumentati ogni anno, ma non oltre il 4-5 per cento, e questo fa sì che poco a poco il potere d’acquisto degli algerini diminuisca. I prodotti di base diventano sempre più cari: ultimamente, è aumentato tanto il prezzo del pane e del latte. La gente non ne può più …

    D. – Chi partecipa alle proteste?

    R. – Ce sont toujours les jeunes, parce-que quand on est marié, on a des enfants, …
    Sono sempre i giovani, e tra questi molti sono sposati, hanno figli e non riescono a mantenere la famiglia. Ci sono poi gli studenti universitari e dei licei. Ci sono analogie con le proteste del 1988: anche allora, i giovani sono scesi in strada chiedendo lavoro, casa e sostentamento. E’ un po’ la stessa cosa, oggi.

    D. – Perché questo movimento ha coinvolto tutta l’Algeria?

    R. – Il y a plusieurs endroits, et ça fait longtemps qu’il y a des émeutes par ci, …
    Ci sono diversi ambiti, e poi è da tempo ormai che ogni tanto scoppia una rivolta in qualche località. Questo succede anche perché il sistema democratico non è sempre sufficientemente aperto. Queste rivolte, dunque, si manifestano un po’ ovunque perché i giovani non riescono a farsi sentire. Allora scendono in strada, bloccano le strade, le autostrade, poi il tutto rientra ma dopo ricomincia daccapo.

    D. – Come hanno reagito le forze dell’ordine in queste manifestazioni?

    R. – Comme dans toutes les manifestations dans le monde entier. La répression …
    Come in tutte le manifestazioni in tutto il mondo. La repressione è sempre un po’ brutale; all’inizio, si cerca di trattare, di parlare con i giovani. In questo momento, la situazione è stranamente calma in città; sono stati sospesi gli incontri di calcio per evitare le masse di giovani che vanno allo stadio dove potrebbero portare il loro risentimento e la tensione potrebbe crescere. Quindi, tutte le partite sono state sospese ma, come ho detto, in questo momento regna una strana calma in città, almeno qui, ad Algeri. (gf)

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    Storico referendum in Sudan per l'autodeterminazione del Sud

    ◊   A poche ore dal referendum per l'autodeterminazione del Sud Sudan, cresce la tensione nei territori meridionali del più grande Paese africano. Sei ribelli anti-secessionisti sono morti oggi negli scontri con la milizia divenuta di fatto esercito del Sud. Intanto tutti gli analisti danno per scontato il trionfo dei “Sì” all’indipendenza. Ma al di là del risultato restano molte le incognite e i problemi da risolvere per evitare nuovi contrasti tra il Nord del Sudan, a maggioranza arabo-musulmana, e il Sud abitato in prevalenza da cristiani e seguaci delle religioni tradizionali. Il servizio di Marco Guerra:

    Domani quattro milioni di abitanti delle regioni meridionali del Sudan saranno chiamati ad esprimersi su un’eventuale secessione da Khartoum e sulla formazione di un nuovo Stato autonomo. La consultazione referendaria è l'epilogo di un’aspirazione all’autodeterminazione che le popolazioni del Sud coltivano fin da prima dell’indipendenza dalla corona britannica nel 1956, quando il potere fu raccolto dall’elite arabo-musulmana dei territori settentrionali. Da quel momento, iniziò la più lunga guerra civile post-coloniale del continente. Le due fasi più cruente del conflitto – fra il 1955 e il ’72 e fra il 1983 e il 2005 – hanno lasciato sul terreno oltre due milioni di morti e più di 4 milioni tra sfollati e profughi. Cinquant’anni di ostilità cessate con l’accordo di pace firmato nel 2005 a Nairobi che ha riconosciuto il governo autonomo del Sudan meridionale, con la previsione di un referendum sull’indipendenza della regione entro il 2010. Ma le urne domani si apriranno sullo sfondo di numerose questioni irrisolte sulla coesistenza tra i due futuri Stati. Prima fra tutte, quella legata allo sfruttamento dei grandi giacimenti petroliferi del Sud, attualmente suddiviso in base agli accordi del 2005. Non meno importante la delimitazione delle frontiere e l’attribuzione della cittadinanza dei rifugiati. A tutto questo si aggiunge la cronica mancanza di infrastrutture che renderebbe il Sud uno dei Paesi più poveri del mondo. Il presidente sudanese Omar Hassan al Bashir, accusato nel 2009 di crimini di guerra dal Tribunale internazionale dell’Aja, esprime oggi tutto il suo scetticismo sul futuro del Sud Sudan indipendente, dicendosi preoccupato per la possibile situazione di instabilità che potrebbe seguire il voto. Grande entusiasmo, invece, da parte di Salva Kiir, il cattolico leader dei sudisti, che continua a lanciare appelli alla partecipazione al referendum.

    Il referendum sull’indipendenza del sud del Sudan vede i riflettori puntati di tutta la comunità internazionale. Per un commento sull’importanza di questo evento Stefano Leszczynski ha intervistato Angelo Turco, analista di dinamiche internazionali in Africa e docente presso l’Università dell’Aquila:

    R. - Intanto registriamo qualche buon segnale per lo svolgimento pacifico del referendum. A Washington ci si dice ottimisti. La Cina ha detto che i suoi osservatori saranno presenti. L’Egitto e la Libia si sono dichiarati attenti allo svolgimento corretto del referendum. La visita di Al Bashir nei giorni scorsi a Juba è un segnale importante del fatto che, almeno nella fase dello svolgimento del referendum, dovrebbe essere acquisita una dinamica di non violenza. Per il resto, il processo è estremamente complesso.

    D. – Il fatto che nel Sud Sudan si trovano ingenti risorse petrolifere potrà essere un problema in caso di distacco?

    R. - Potrà essere un problema. Il fatto è che la gestione del post referendum è demandata al memorandum di Macallè dello scorso anno, che prevede per l’appunto la negoziazione post referendaria di quattro elementi fondamentali tra Nord Sudan e Sud Sudan, vale a dire la cittadinanza, la sicurezza, le relazioni internazionali e le risorse: risorse economiche, risorse finanziarie e soprattutto risorse naturali.

    D. - Da un punto di vista politico internazionale, questo inusuale "savoir faire" politico di Al Bashir, potrebbe essere visto come un’occasione di ricostruire una rispettabilità politica a livello internazionale?

    R. - Certamente la strategia di Al Bashir è complessa, l’elemento di un recupero di rispettabilità entra certamente in ballo. (ma)

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    Vescovi europei e nordamericani in Terra Santa a sostegno delle comunità cristiane

    ◊   I membri del Gruppo di Coordinamento delle Conferenze episcopali di Europa e Nord America sono giunti oggi in Terra Santa per la loro annuale missione a sostegno della comunità cristiana locale. La visita si svolge alla luce del Sinodo per il Medio Oriente dell’ottobre scorso che ha inteso rilanciare le dimensioni dell’ecumenismo e della testimonianza cristiana in un dialogo sempre più vivo con l’islam e l’ebraismo e nella promozione della pace, della giustizia e della libertà religiosa. La missione si concluderà il 13 gennaio con la diffusione di un “Messaggio ai cristiani in Terra Santa”. La nostra inviata Philippa Hitchen ha intervistato uno degli organizzatori di questa visita, l’arcivescovo di Liverpool Patrick Altham Kelly, che ha partecipato ai lavori del Sinodo:

    R. – I think it was...
    Penso che sia stata una grande benedizione partecipare al Sinodo: il Papa ci ha davvero offerto la possibilità di vedere concretamente l’importanza del dialogo. E il fatto di avere potuto condividere profondamente con gli altri ogni aspetto della realtà della Terra Santa, è stata una grande base su cui costruire.

    D. – E’ un momento particolarmente difficile per i cristiani in Medio Oriente, dopo i recenti attentati in Egitto e in Iraq...

    R. – Indeed it is! And it just underlines…
    Lo è davvero! E questo sottolinea l’importanza dei due aspetti che noi cerchiamo di attuare: da una parte, assicurare un reale appoggio a quelle comunità cristiane, dall’altra, rimanere accanto a loro, non in silenzio di fronte a qualsiasi tipo di ingiustizia e ancora meno tacendo di fronte alla violenza.

    D. – L’ecumenismo sarà uno dei temi forti della vostra missione in Terra Santa …

    R. – As there has to be...
    Come deve essere. E di nuovo, a partire da ciò che ha detto il Papa al Sinodo sulla Parola di Dio, laddove sottolinea l’importanza di questa Parola in tutte le nostre tradizioni. E questo è quello che chiamiamo “il primo istinto” del movimento ecumenico: e cioè una chiamata non alla creazione di comitati burocratici o di formule ma al rinnovamento di ciascuno di noi nella fedeltà al Vangelo, alla Parola di Dio. E se a questo aggiungiamo quella frase citata dal Santo Padre – “La Terra Santa è il quinto Vangelo” – per la Chiesa cristiana significa ascoltare il quinto Vangelo nella Terra Santa di oggi: questo sicuramente può essere un grande impulso sulla via per una maggiore unità.

    D. – La difficile situazione delle comunità cristiane in Terra Santa appare bloccata con tutta la sofferenza che ne consegue: quali risultati sperate possa avere la vostra visita?

    R. – I think, if you keep on ...
    Una cosa mi ha colpito profondamente, nel corso del Sinodo: quando i laici hanno chiesto di essere ascoltati, di fare attenzione ai loro problemi. Ecco, se ci faremo voce dei laici penso che lentamente, ma sicuramente, qualcosa si muoverà. (ap)

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    Diossina negli allevamenti tedeschi. Aumentano i controlli su latte, uova e carni suine. Il ministro Fazio tranquillizza i consumatori

    ◊   Si allarga lo scandalo diossina in Germania: nuovi test hanno indicato che i livelli di questa sostanza tossica nei grassi animali prodotti dalla ditta tedesca Harles und Jentzsch erano circa 78 volte sopra la norma. Le autorità sanitarie hanno chiuso temporaneamente oltre 4.700 allevamenti. Numerosi Paesi in Europa e nel mondo hanno disposto controlli sul latte, sulle uova e anche sulle carni suine provenienti dalla Germania: in alcuni casi è stata sospesa l'importazione. In Italia il ministro Fazio tranquilizza i consumatori. Alessandro Guarasci:

    Non c’è allarme, ma sicuramente massima attenzione. Il ministro della Salute, Ferruccio Fazio, ha detto che l'Italia ha importato dalla Germania una quantità di uova “limitate” ma con l'etichettatura è possibile rintracciarle guardando il marchio di produzione e provenienza. Discorso un po’ diverso per il latte. Un litro su cinque di quelli consumati in Italia arriva dall’estero, a settembre l’import dalla Germania era aumentato del 6 per cento. E se per quello fresco c’è l’obbligo di indicare il luogo di mungitura, meno certezze vi sono per quello a lunga conservazione e per quello in polvere. Tanti poi i formaggi fatti con latte che arriva dall’estero. I produttori che importano dalla Germania sono stati però allertati e stanno per scattare i controlli dei Nas dei Carabinieri. Stefano Masini, responsabile ambiente della Coldiretti:

    R. - Sempre di più l’Europa manifesta delle peculiarità. Probabilmente i tedeschi sono bravi nel produrre acciaio e automobili e sono meno bravi, come altri Paesi dell’Europa del Nord, a fare agricoltura e cibi di qualità.

    D. – Perché questo?

    R. – Perché sono diversi i modelli di organizzazione delle filiere. Non è nuovo il caso dei polli alla diossina. In Italia, attraverso una maggiore consapevolezza degli agricoltori, attenzione dei consumatori alla qualità degli alimenti, questi fenomeni sono del tutto sconosciuti. Quindi, l’orientamento è legato al grado dell’informazione, alla possibilità di distinguere sugli scaffali attraverso un’adeguata etichettatura.

    E i riflessi della vicenda si risentono anche a livello internazionale. La Corea del Sud ha informato l'Unione Europea di aver sospeso le importazioni di carne di maiale dalla Germania. Si tratta del primo Paese ad agire in tal senso dopo lo scandalo della contaminazione da diossina. Una misura, quella della Corea del Sud, ritenuta ''sproporzionata'' dalla Commissione europea.

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    Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica

    ◊   Nella Festa del Battesimo del Signore la liturgia ci propone il passo evangelico in cui Gesù si fa battezzare nel Giordano da Giovanni che - non comprendendo il gesto del Signore - vorrebbe rifiutarsi. Appena battezzato, Gesù vede lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. Una voce dal cielo dice:

    «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento».

    Su questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento del padre carmelitano Bruno Secondin, docente di Teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana:

    Termina con la Festa del Battesimo di Gesù al Giordano il periodo del Natale: Gesù si è manifestato ai poveri, rappresentati dai pastori; nell’Epifania si è manifestato alle genti: oggi, in riva al fiume si rivela al suo popolo, Israele. È Gesù ormai maturo – tradizionalmente sui trenta anni – quello che si associa alla emozione popolare e si mette in fila con la gente davanti a Giovanni il Battezzatore, alle acque del Giordano. Ne è meravigliato perfino Giovanni, che se lo trova davanti, umile e solidale con tutti nell’implorazione espressa dal gesto dell’immersione. Gesù non ha bisogno di purificarsi, ma quella popolare attesa di purificazione e di novità è il terreno fecondo e disponibile per la buona novella che subito egli proclamerà. Dal cielo la voce del Padre proclama la benevolenza verso il Figlio che si abbassa e sprofonda nelle acque dell’umanità peccatrice. Lo Spirito di potenza e di santità scende e lo avvolge, per sostenerlo nel cammino e confermarlo nella nuova identità ora visibile a tutti... Ricordiamoci del nostro battesimo e viviamolo con convinzione e generosità leale, purificandoci da ogni incoerenza.

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    Chiesa e Società



    Sudan: alla vigilia del voto le preoccupazioni di mons. Gassis per la Chiesa del Nord

    ◊   Mons. Macram Max Gassis, vescovo di El Obeid, diocesi del Sudan nordorientale, lancia l’allarme sui rischi che comporterebbe la secessione alla vigilia del referendum per l’indipendenza del sud del Sudan, le cui urne si apriranno domani nel Paese. Il risultato di tale consultazione elettorale è dato per certo, anche perché il referendum è previsto dall’accordo di pace raggiunto nel 2005 a Nairobi, in Kenya, dopo una guerra di oltre 20 anni sobillata dal Movimento di liberazione del popolo sudanese contro il governo centrale. Secondo l’accordo, bisognava prevedere un tempo di cinque anni prima di procedere al referendum, ma in questo periodo, cosa che non è stata fatta, il governo avrebbe dovuto adottare una politica volta a convincere le popolazioni del sud a mantenere l’unità dello Stato. “Si dovranno fare i conti con la realtà dura di migliaia di sudanesi rientrati nel sud, dove non hanno nulla”, è il timore del vescovo che racconta all'agenzia Fides come i rientri siano iniziati da tempo: 50mila nella contea di Twic, nel nord Bahr El Ghazal; altri 4 milioni dall’area della capitale unitaria Khartoum sarebbero pronti a tornare. “Siamo di fronte a una potenziale tragedia umanitaria”, insiste il presule, preoccupato anche per le sorti della Chiesa del nord in caso di secessione: “Che ne sarà di noi una volta che il Sudan si sarà diviso in uno Stato meridionale animista e cristiano e in uno settentrionale a maggioranza islamica? – si chiede – Temo che cattolici, copti e ortodossi rischino di diventare cittadini di seconda classe o, peggio, vittime di vere e proprie persecuzioni”. (R.B.)

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    Egitto. Il vescovo di Luxor: “Grande solidarietà dalla comunità musulmana”

    ◊   “Una forte presenza di musulmani in segno di solidarietà e vicinanza”: così mons. Joannes Zakaria, vescovo dei copti cattolici di Luxor, in Egitto, ricorderà questo Natale appena trascorso, caratterizzato da una vigilia di paura a causa del terribile attentato del 31 dicembre scorso ad Alessandria. “Attorno ai cristiani si è creato un movimento di solidarietà incredibile”, ha detto all’agenzia Fides il presule, che celebrando la Messa in cattedrale ha potuto toccare con mano la grande partecipazione di cittadini di fede islamica, nonché delle autorità locali, e lo stesso è avvenuto anche nelle altre parrocchie della diocesi, come ha constatato contattando telefonicamente i parroci. “Questi nostri fratelli hanno respinto la violenza, affermando che il terrorismo non è vero Islam – ha aggiunto il vescovo – penso che l’appello del Santo Padre per una pacifica convivenza tra persone di fede diversa stia avendo buoni frutti”. (R.B.)

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    I vescovi d’Europa manifestano solidarietà ai cristiani d’Oriente

    ◊   In tutte le Chiese d’Europa si pregherà per i cristiani d’Oriente e tutte le Conferenze episcopali del Vecchio continente si stanno mobilitando per organizzare iniziative di solidarietà e per chiedere ai grandi della Terra che si adoperino per “fare cessare una violenza che lascia tutti attoniti”. Questa la dichiarazione a SirEuropa del vicepresidente del Consiglio delle Conferenze episcopali europee (Ccee) e arcivescovo di Zagabria, cardinale Josip Bozanic, il quale si è unito alle parole di Benedetto XVI che nella solennità dell’Epifania ha pregato Dio affinché “rafforzi in tutti la fede, la speranza, la carità e dia conforto alle comunità che sono nella prova”. Tra le prime manifestazioni di solidarietà giunte, c’è quella dei vescovi cattolici di Danimarca, Finlandia, Islanda, Norvegia e Svezia: “Ci appelliamo con forza e con tutto il cuore alle autorità – scrivono – affinché difendano il diritto alla libertà religiosa e intervengano per la tutela delle minoranze religiose in Medio Oriente e altrove”. “Condividiamo la sofferenza e le preoccupazioni dei cristiani – aggiungono i vescovi del Belgio – è un segno di speranza che musulmani del mondo intero abbiano levato le loro voci per condannare questa follia”. (R.B.)

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    Usa: la solidarietà dei vescovi con i cristiani vittime di violenze e persecuzioni

    ◊   Anche dai vescovi degli Stati Uniti giungono parole di dura condanna per gli attentati contro i cristiani in Egitto e di solidarietà con la comunità copta. In una lettera al Patriarca copto di Alessandria d’Egitto Shenouda III, il presidente della Conferenza episcopale statunitense (Usccb), mons. Timothy Dolan, esprime tutto "l’orrore” dei vescovi americani per questa “violenza insensata”, costata la perdita “di tante vite innocenti”. Nella missiva l’arcivescovo di New York ribadisce l’impegno della Chiesa statunitense in difesa della “vita, della dignità e dei diritti umani e soprattutto della libertà religiosa delle comunità più vulnerabili, in particolare di quelle cristiane in Medio Oriente”. In un’altra dichiarazione mons. Dolan ha invitato tutti “a pregare per la libertà religiosa dei cristiani e dei credenti di altre religioni nei Paesi dove sono minacciati”.“Le recenti violenze in Medio Oriente e le continue minacce alla libertà religiosa in Paesi come il Pakistan, la Nigeria, la Cina e la Corea del Nord – si legge nella nota – ci ricordano quanto affermato di recente da Benedetto XVI sulla libertà religiosa, non solo come diritto, ma anche come garanzia della pace”. Al messaggio del Santo Padre per la Giornata Mondiale della Pace ha fatto riferimento anche mons. Howard J. Hubbard, presidente della Commissione episcopale per la giustizia internazionale e la pace, in una lettera al Segretario di Stato Hillary Clinton, in cui, a nome dei vescovi, chiede all’Amministrazione americana di valutare con attenzione “l’indifferenza e la passività dimostrata da alcuni governi nella protezione dei propri cittadini” agendo di conseguenza. (L.Z.)

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    Pakistan: il presunto assassino di Taseer vicino ai fondamentalisti islamici

    ◊   Si è svolta il 5 gennaio scorso la prima udienza del processo a Malik Mumtaz Hussain Qadri, accusato di essere l’assassino del governatore del Punjab, Simon Taseer, ucciso il giorno precedente probabilmente a causa delle sue posizioni sulla legge in materia di blasfemia in vigore nel Paese. Qadri è stato accolto in tribunale da centinaia di fan che hanno versato sul suo capo petali di fiori, mentre la sua pagina facebook ha registrato il boom di consensi, oltre duemila; più di 500 leader islamici facenti capo al movimento di cui Qadri fa parte, Dawat-i-Islami, inoltre, gli hanno reso pubblico omaggio, invitando tutti i musulmani del Paese a boicottare le giornate di lutto indette per la morte di Taseer. Il gruppo conservatore in questione, fondato nel 1880 e molto diffuso nel subcontinente indiano, si professa un’associazione islamica di natura apolitica e ufficialmente non violenta, ispirata al movimento Barelvi. Domani a Karachi, inoltre, alcuni fondamentalisti islamici hanno indetto una marcia di protesta contro i tentativi di abolizione della legge sulla blasfemia, la Tahfuz namoos-e-Rislat March. Intanto i cattolici dell’area hanno disertato i funerali di Taseer per motivi di sicurezza, pur deponendo fiori sulla tomba del governatore, morto per il suo impegno contro la deriva fondamentalista. “È scioccante che l’assassino di un governatore venga premiato e che centinaia di avvocati si palesino per difenderlo, facendo di Qadri un eroe”, è il commento amaro di un sacerdote di Lahore, padre Daniel Habib, raccolto dall'agenzia AsiaNews. La voce ufficiale della Chiesa locale è affidata a un comunicato di mons. Lawrence Saldanha, presidente dell’episcopato e arcivescovo di Lahore, in cui esprime, tra l’altro, le condoglianze dei vescovi per la morte di Taseer: “La sua morte è un segnale del crescente fanatismo religioso in Pakistan – scrive – un Paese che mostra tolleranza zero per i fedeli delle minoranze”. I vertici della Commissione nazionale di Giustizia e Pace, intanto, non smettono di chiedere a gran voce “indagini approfondite”. (R.B.)

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    L'Intelligence pakistana svela la preparazione di un attentato ad Asia Bibi

    ◊   Continua a salire la tensione in Pakistan: secondo l’intelligence del Paese, infatti, un gruppo di estremisti islamici starebbe organizzando un attentato alla vita di Asia Bibi, la donna cristiana condannata a morte per blasfemia e detenuta dal 2009 nella prigione di Sheikhupura. Stando a quanto appreso dall'agenzia AsiaNews, il gruppo in questione si chiama Moaviya e nel tipo di attacco che starebbe preparando sarebbero previsti kamikaze. Come già nei giorni scorsi aveva fatto il presidente della Conferenza episcopale locale e arcivescovo di Lahore, mons. Saldanha, anche il vescovo di Rawalpindi, mons. Anthony Rufin è tornato sulla questione della diffusione di fondamentalismo e intolleranza religiosa nel Pakistan: negli ultimi 20 anni, infatti, oltre 35 persone, tra accusati di blasfemia e oppositori a questa legge, sono morte assassinate o in circostanze misteriose. (R.B.)

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    I vescovi del Venezuela: “Partecipare alla vita politica è nostro diritto”

    ◊   La comunità politica e la Chiesa, pur se con ruoli diversi e giustamente separate, sono entrambe “al servizio dello sviluppo integrale di ogni essere umano e della società nel suo insieme”. Così il presidente della Conferenza episcopale del Venezuela e arcivescovo di Maracaibo, mons. Ubaldo Santana Sequera, ha difeso il diritto dei vescovi a pronunciare giudizi morali su questioni riguardanti l’ordine politico davanti alla 95.ma assemblea ordinaria dei vescovi stessi. Il presule, che ha assicurato, riporta l'agenzia Fides, di continuare a esprimere la propria opinione “dove richiesto dai diritti fondamentali dell’uomo”, ha voluto ricordare la tensione verificatasi l’anno scorso tra il governo e il cardinale Jorge Urosa, che aveva accusato l’esecutivo di indirizzare il Paese verso una dittatura marxista. “I vescovi sono consapevoli che il ruolo di operare per un giusto ordine della società è proprio dei laici che, come cittadini liberi e responsabili, si sforzano di contribuire a una giusta configurazione della vita sociale – ha detto ancora il vescovo – a noi e al clero spetta il contributo alla purificazione della ragione e al risveglio morale delle forze necessarie per costruire una società giusta e fraterna”. (R.B.)

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    Messico: una marcia per fermare le violenze contro i migranti

    ◊   Decine di immigrati centroamericani e gli attivisti del Messico, ieri pomeriggio hanno iniziato una marcia nel sud-est del Messico per protestare contro le violenze subite dai migranti clandestini che cercano di raggiungere gli Stati Uniti. I manifestanti - riferisce l'agenzia Fides - cammineranno accanto ai binari della ferrovia e percorreranno circa 30 km, dalla città di Arriaga (Chiapas) fino a Chahuites (Oaxaca), dopo il loro fallito tentativo di fare questo viaggio in treno, proprio sul treno conosciuto come "La Bestia", utilizzato dai centroamericani per entrare in Messico. “Cominciamo a partire, ed andiamo a piedi. Forse arriveremo a mezzanotte” ha detto a una agenzia di stampa il sacerdote Heyman Vasquez, che gestisce il rifugio per i centroamericani "Hogar de la Misericordia" nel Chiapas. Durante la marcia, i partecipanti portano degli striscioni per denunciare le violazioni dei diritti dei migranti, l'abuso di autorità, l'incursione da parte delle forze di sicurezza e i sequestri di immigrati clandestini. “Domani a mezzogiorno, arrivati a Chahuites, faremo una processione, per esprimere la nostra protesta” ha detto ancora padre Vazquez. Chahuites è il luogo dove la criminalità organizzata avrebbe rapito lo scorso dicembre cinquanta centroamericani, la cui sorte rimane tuttora ignota. Tra coloro che partecipano alla marcia verso Chahuites, ci sono il sacerdote Alejandro Solalinde, che gestisce un rifugio per migranti e recentemente ha denunciato un sequestro di massa di migranti, ed anche l'attivista Elvira Arellano, che divenne un simbolo degli immigrati clandestini, dopo aver soggiornato per un anno intero in una chiesa degli Usa, dove si era rifugiata per evitare la deportazione. Le autorità federali hanno ordinato alla polizia di garantire la sicurezza degli attivisti nel loro percorso fra Chiapas e Oaxaca. La segreteria dell'ufficio del governo ha ordinato all'Istituto Nazionale della Migrazione (Inm) di sospendere le operazioni contro gli immigrati in questo settore, al fine di salvaguardare l'integrità dei centroamericani. Tale area è diventata pericolosa, perché non solo vi operano trafficanti di persone e quanti depredano gli immigrati, ma anche trafficanti di droga. Le richieste della marcia, che ha come slogan "Passo dopo passo verso la pace", sono dirette a contrastare i sequestri, gli attentati e le estorsioni dei cartelli della droga, oltre a condannare la mancanza di azione da parte delle autorità messicane e le operazioni violente della polizia federale contro i migranti privi di documenti. La Chiesa è stata sempre presente nella difesa di questa povera gente che finisce nelle mani dei delinquenti e più volte ha alzato la voce a loro favore. (R.P.)

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    Ecuador: la Chiesa ricorda l’impegno per Haiti, ad un anno dal tragico sisma

    ◊   A pochi giorni dal primo anniversario del terremoto che sconvolse Haiti il 12 gennaio 2010, la Conferenza episcopale dell’Ecuador ha inviato all’agenzia Fides un resoconto degli aiuti che hanno offerto da un anno a questo Paese. I vescovi hanno realizzato una colletta per aiutare gli haitiani e con l'importo raccolto sono stati inviati viveri. Attualmente si sta lavorando al progetto di costruzione di un gruppo di case per un nuovo centro abitativo, in coordinamento con Caritas Haiti. Il lavoro ha richiesto molto tempo, precisa la Conferenza episcopale, per tutte le difficoltà logistiche e di organizzazione che esistono ad Haiti. Si legge nel rapporto inviato a Fides: “Su richiesta di Caritas Haiti e dopo aver superato una serie di ostacoli, specialmente per lo sdoganamento delle merci, lunedì 26 aprile 2010 abbiamo consegnato a Port au Prince, 7 container di aiuti umanitari inviati dalla Conferenza episcopale ecuadoriana. L'aiuto umanitario fornito aveva un valore di 250.000,00 dollari Usa, di cui hanno beneficiato 5.000 famiglie”. Insieme al team di gestione e tecnico della Caritas nazionale Haiti ed ai direttori delle due Caritas diocesane partecipanti al progetto, è stato deciso di lavorare nelle zone rurali di Port au Prince e Jacmel. Il progetto prevede un totale di 113 abitazioni, 68 nelle parrocchie di Duval e Delatte a Port au Prince, e 45 nelle parrocchie di Cite Lumiere e Lavenneu, a Jacmel. Si è convenuto, per motivi di bilancio, di realizzare delle case di circa 36 mq di superficie, la cui piantina comprende due camere da letto, una sala da pranzo, cucina, bagno e corridoio. “C'è stato un processo partecipativo nello sviluppo del progetto – prosegue il rapporto -, nel quale sono intervenute le squadre tecniche della Caritas nazionale Haiti, delle due Caritas diocesane e della Pastorale sociale-Caritas Ecuador. Il progetto favorirà la mano d'opera locale, cioè la produzione di lavoro per gli stessi beneficiari e per gli altri residenti della zona, che in qualche modo potranno così contribuire al rilancio economico della zona”. (R.P.)

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    Congo-Brazzaville: una nuova legge tutelerà i diritti delle popolazioni indigene

    ◊   La Repubblica del Congo-Brazzaville è destinata a diventare il primo paese in Africa a fornire una specifica tutela giuridica per le sue popolazioni indigene. In una dichiarazione di Jean Ganga, presidente dell'Associazione per la Tutela e Promozione delle Popolazioni Indigene, si legge che con l'adozione di questa nuova legge si spera cambieranno molte cose, e verrà favorita soprattutto l'emancipazione degli indigeni, che costituiscono circa il 10% della popolazione del Congo e vivono in quasi tutte le regioni del paese. La nuova legge - riporta l'agenzia Fides - mira a contrastarne l'emarginazione, che si manifesta nella loro esclusione dal sistema di istruzione, negli alti livelli di analfabetismo e nella mancanza di accesso ai servizi statali come le strutture sanitarie. Con questo Atto, gli indigeni, molti dei quali conosciuti come Pigmei, saranno tutelati e godranno degli stessi diritti dei Bantu, e non saranno più trattati come esseri inferiori. "In passato gli africani del Sud Africa vivevano in schiavitù, come i neri negli Stati Uniti. Lo stesso accadeva in Congo agli indigeni. La nuova legge cambierà tutto, sarà una rivoluzione per i diritti di queste popolazioni" secondo il responsabile per i diritti umani del Ministero della Giustizia e dei Diritti Umani. Saranno previste sanzioni per chiunque tratterà gli indigeni come schiavi. (R.P.)

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    Terra Santa: dal 23 al 30 gennaio la Settimana per l’unità dei cristiani

    ◊   A Gerusalemme la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani si celebrerà dal 23 al 30 gennaio, in ritardo rispetto al resto del mondo, perché le chiese di Terra Santa osservano il calendario giuliano e, in particolare, per gli armeni, la festa dell’Epifania comprende anche quella della nascita di Gesù. Durante la settimana, i servizi ecumenici si terranno nelle chiese greco-melchita-cattolica, armena, ortodossa, luterana, cattolica-latina, siro-ortodossa, etiopica ortodossa e anglicana. La Custodia francescana di Terra Santa, specifica l'agenzia AsiaNews, ospiterà un servizio di preghiera ecumenica nel Cenacolo, il luogo Santo che ricorda l’Ultima Cena, e un altro nella chiesa parrocchiale di San Salvatore, di rito latino. Sabato 22, inoltre, è prevista la celebrazione dell’Apodeipnon, la Compieta dei monaci greco-ortodossi sul Monte Calvario, che si trova all’interno della Basilica del Santo Sepolcro, che i greci chiamano Basilica della Resurrezione. Il tema della Settimana di preghiera, infine, è “Uniti nell’insegnamento degli apostoli, nella comunione fraterna, nella frazione del pane e nella preghiera”; le chiese di Gerusalemme, infatti, oggi più che mai chiedono al fratelli nel mondo di “ricordarsi di loro, della loro situazione di insicurezza e di pregare per la giustizia che porterà la pace in Terra Santa”. (R.B.)

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    Sud Corea: “La comunione e la preghiera sono l'inizio della vera unità”

    ◊   “La comunione e la preghiera sono l'inizio della vera unità” è il titolo del messaggio inviato da mons. Hyginus Kim Hee-joong, arcivescovo di Kwangju e presidente della Commissione episcopale per la Promozione dell'unità dei cristiani e il dialogo Interreligioso, in occasione della prossima Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani 2011, che si celebrerà in Corea dal 17 al 23 gennaio. Secondo le informazioni inviate dalla Conferenza episcopale coreana (Cbck) all’agenzia Fides, l’arcivescovo afferma nel suo messaggio: “La Chiesa madre di Gerusalemme ha manifestato l'importanza della comunione e della preghiera per l'unità del corpo di Cristo, nonostante le ferite della divisione. I primi cristiani ci hanno insegnato che dobbiamo iniziare con la comunione condividendo l’autentico valore dei cristiani con la passione dei discepoli che hanno subito il martirio, se vogliamo promuovere l'unità dei cristiani”. In conclusione l'arcivescovo Kim afferma nel suo messaggio: "Possiamo essere il vero sale e la vera luce del mondo, realizzando la pace di Cristo in questa terra se prima facciamo pace gli uni con gli altri e viviamo nell’unità. Facciamo un momento di preghiera comune, incontrando i fratelli protestanti nella nostra casa, sul luogo di lavoro e nella società. Lo Spirito Santo, Spirito di unità, farà di noi una sola cosa nella preghiera, quando condividiamo la comunione". (R.P.)

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    Filippine: il pellegrinaggio delle reliquie di San Giovanni Bosco

    ◊   È festa grande nelle Filippine in onore di San Giovanni Bosco, le cui reliquie sono arrivate nel Paese, nell’Ispettoria di Manila, il 23 dicembre scorso. Molte le tappe del pellegrinaggio dell’urna: le parrocchie Don Bosco e Sant’Ildefonso di Manila-Makati, il centro giovanile di Manila Tondo, la città alluvionata di Legazpi e il sud dell’isola di Luzon. Dal 3 gennaio scorso, infine, si trova presso l’istituto salesiano di Canlubang. Molte le iniziative collaterali e d’accompagnamento a questo viaggio organizzate dalla Famiglia salesiana: le esibizioni musicali della Banda Kawayan, la banda del bambù, animata dagli studenti della scuola Mary Help of Christians School; il servizio d’ordine svolto dai seminaristi; le file guidate dai posnovizi vestiti di bianco, i cooperatori salesiani; il gruppo giovanile Juventus che ha curato la parte della comunicazione soprattutto su Twitter. Inoltre è stata riprodotta alla perfezione Casa Becchi, l’abitazione in cui nacque il Santo e realizzata come un’autentica mostra, all’interno della quale campeggiano due statue di Don Bosco e di mamma Margherita. L’esposizione è divisa in tre sezioni che rappresentano i “tre amori” di San Giovanni Bosco: l’Eucarestia, Maria e la Chiesa. Al Santo fondatore dei Salesiani è dedicato anche un numero speciale della rivista locale salesiana InsideOut; infine, nei giorni scorsi, hanno avuto luogo anche un incontro di preghiera secondo lo stile fraterno di Taizè e una riunione giovanile conclusasi con la celebrazione dell’Eucarestia. (R.B.)

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    Visita di una delegazione di vescovi svizzeri in Iran

    ◊   Il Gruppo di lavoro “Islam” della Conferenza dei vescovi svizzeri è da ieri in Iran per una visita che si concluderà il 14 gennaio. Scopo della visita è duplice: rafforzare il dialogo fra musulmani e cristiani e sostenere le minoranze cristiane. La delegazione, composta da 7 persone che sono accompagnate dal vescovo di Lugano mons. Giacomo Grampa, raggiungerà Teheran, Qom e Mashhad. Colloqui e incontri si articoleranno sul tema della dignità umana nell’islam e nel cristianesimo. Un accento particolare sarà posto sulle minoranze religiose, sia nelle società secolarizzate che confessionali. La delegazione farà visita a rappresentanti cristiani per conoscere la realtà del Paese e manifestare la propria solidarietà ai fedeli di tutte le confessioni cristiane. Il viaggio fa eco all’invito dell’Organizzazione per la cultura e le relazioni islamiche (Icro) ed è il quarto incontro, dal 2005, tra il Gruppo “Islam” e i rappresentanti iraniani. La visita vuole anche essere motivo di scambio sulle questioni teologiche fondamentali e la promozione del dialogo interculturale e interreligioso. Il gruppo di lavoro “Islam” esiste dal 2001 ed è impegnato nella promozione del dialogo fra cristiani e musulmani e nella pastorale su questioni interreligiose. (T.C.)

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    Irlanda: lanciato il primo Direttorio nazionale per la Catechesi

    ◊   La Chiesa irlandese ha il suo primo Direttorio nazionale per la Catechesi. Si intitola “Share the Good News” (“Condividi la Buona Novella”) ed è stato lanciato questa settimana. Basato, tra l’altro, sul Direttorio generale della Catechesi del 1997, il volume, curato da Gareth Byrne, tratta in modo ampio ed articolato tutti gli aspetti della catechesi: dai contenuti, ai programmi catechetici, alla religione come materia di insegnamento nelle scuole ed è rivolto a tutte le persone impegnate a vario titolo in questo campo. Si tratta – come ha spiegato alla presentazione mons. William Murphy, vescovo di Kerry e presidente della Commissione episcopale per la catechesi – di uno strumento di ampio respiro di cui da tempo si avvertiva il bisogno in Irlanda e che aiuterà il processo di rinnovamento interno avviato dalla Chiesa irlandese. Non una semplice guida per insegnare catechismo ai bambini, dunque, ma uno strumento fondamentale in tutti ambiti della missione evangelizzatrice della Chiesa: dalla formazione alla fede degli adulti, a quella delle coppie al matrimonio, a quella dei laici impegnati nella Chiesa. In questo senso - ha sottolineato mons. Murphy - esso risponde alla chiamata alla Nuova Evangelizzazione proposta da Giovanni Paolo II e rilanciata da Benedetto XVI. Tra gli aspetti più interessanti del Direttorio, il presule ha evidenziato l’enfasi data al ruolo dei laici nella Chiesa, in linea con le indicazioni del Concilio, dell’Esortazione apostolica “Christifideli Laici” e con le raccomandazioni dello stesso Benedetto XVI al Convegno ecclesiale della Diocesi di Roma del 2009. La rievangelizzazione della cultura nelle nostre società secolarizzate e il rinnovamento profondo della Chiesa in Irlanda non può avvenire senza questo contributo determinante dei fedeli laici, ha rimarcato mons. Murphy. Il successo del Direttorio dipenderà dagli strumenti messi in campo per la sua attuazione. Per questo – ha detto ilvescovo - la Conferenza episcopale ha deciso di istituire una commissione ad hoc. Sarà inoltre necessario creare strutture e formare personale qualificato a livello diocesano e parrocchiale. (A cura di Lisa Zengarini)

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    Turchia: storico incontro tra il vice-premier e il Patriarca Bartolomeo I

    ◊   Del problema dell’istruzione per le minoranze religiose e della questione delle proprietà ecclesiastiche hanno parlato il vice primo ministro turco Bulent Arinc, responsabile per le minoranze dell’esecutivo di Erdogan, e il Patriarca Bartolomeo I nel loro storico incontro avvenuto due giorni fa, a conclusione delle festività natalizie. È la prima volta da 58 anni, da quando il premier Adnan Menderes si recò dal Patriarca Atenagora, che un esponente politico del governo non si reca al Patriarcato ecumenico ortodosso di Istanbul. Allora però, purtroppo, ricorda l'agenzia AsiaNews, alla visita seguirono violenti pogrom anticristiani dei quali lo stesso Menderes fu corresponsabile. L’incontro dell’altro giorno, invece, è di fondamentale importanza perché arriva a un mese dal riconoscimento giuridico del Patriarcato da parte delle autorità turche, con tanto di restituzione dei titoli di proprietà sull’orfanotrofio di Buyukada, e segue la visita del 2009 di Bartolomeo I al capo del governo Erdogan e al ministro Arinc. Nel corso della visita, dopo il rito di benedizione delle acque del Corno d’Oro e il lancio di una croce nel Mar di Marmara, i due leader hanno esaminato varie questioni: in particolare, sul tema dell’istruzione, alla luce della nuova legge sulle fondazioni religiose per cui l’opposizione ha fatto ricorso alla Corte Costituzionale (ricorso da questa respinto), si è discussa la riapertura della scuola teologica di Chalki, chiusa da 40 anni, che dovrebbe tornare alla vita nel 2011. Sempre più consistenti, inoltre, si fanno le voci che vorrebbero imminenti aperture democratiche della Turchia musulmana alle minoranze religiose come quella cristiana e quindi anche cattolica, non inclusa esplicitamente nel Trattato di Losanna del 1923, in cui si parlava solo di ortodossi, armeni ed ebrei. (R.B.)

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    Polonia: la preghiera dell’Infanzia missionaria

    ◊   In occasione della solennità dell’Epifania, la Pontificia Opera dell’Infanzia missionaria (Pom) dell’arcidiocesi di Czestochowa, in Polonia, ha promosso un incontro di preghiera per le missioni nella chiesa di San Giacomo. La Messa, riferisce l'agenzia Fides, è stata celebrata da don Mariusz Frukacz, membro della Pontificia unione missionaria e redattore del settimanale cattolico Niedziela: “Ogni cristiano, come persona battezzata, deve avere un cuore missionario, ogni cristiano è invitato a dare una testimonianza del Vangelo – ha detto il sacerdote nell’omelia – la vocazione cristiana è la vera vocazione missionaria, il mondo di oggi ha bisogno di questa vocazione e anche di nuova evangelizzazione”. Ai giovani delle Pom presenti ha poi spiegato l’esempio dei Magi: “Ogni giorno dobbiamo cercare Dio e come i Magi dobbiamo trovare Gesù. Senza Gesù la nostra vita perde il vero senso e ogni persona umana perde la strada giusta, senza Gesù non c’è la vita vera”. (R.B.)

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    Pellegrinaggio di Azione Cattolica in Terra Santa nel segno del dialogo

    ◊   Ha assunto un significato particolare il pellegrinaggio di quest’anno dell’Azione Cattolica (Ac) in Terra Santa, che si è svolto dal 28 dicembre al 5 gennaio scorsi, in concomitanza con il drammatico attentato dell’ultimo dell’anno alla chiesa copta di Alessandria d’Egitto. Vi hanno partecipato, specifica l'agenzia Zenit, 50 rappresentanti di tutte le regioni italiane, insieme con alcuni membri della presidenza nazionale e alcuni consiglieri nazionali e collaboratori degli uffici centrali. “Abbiamo pregato per le vittime e per i feriti nell’attentato – ha dichiarato mons. Domenico Sigalini, assistente ecclesiastico generale di Ac – e con il Patriarca della chiesa latina, mons. Fouad Twal, abbiamo celebrato la Giornata mondiale della Pace”. “La strada del dialogo in nome dell’unico Padre è da intraprendere con nuovo slancio”, ha aggiunto. “La Terra di Gesù non è solo un luogo geografico biblicamente importante – gli fa eco il vicepresidente nazionale del settore Giovani di Ac, Chiara Finocchietti – ma è soprattutto un luogo interiore e spirituale che tutti vorrebbero abitare”. Nel corso del pellegrinaggio, i partecipanti hanno avuto la possibilità, oltre di visitare i luoghi Santi, anche di incontrare i responsabili della Chiesa locale e molti volontari che operano a stretto contatto con la popolazione. L’Azione Cattolica ha invitato, infine, i suoi membri a raccogliere gli appelli della Chiesa madre di Gerusalemme e sostenere quindi la minoranza cristiana che vive nei due popoli di questa terra, testimone di Cristo e in dialogo con tutti i credenti. (R.B.)

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    24 Ore nel Mondo



    Rientro in Iraq del leader radicale sciita Moqtada: “Via gli americani”

    ◊   In Iraq, primo discorso pubblico oggi per l’imam radicale sciita, Moqtada al-Sadr, dopo il suo rientro nel Paese del Golfo dall’esilio volontario in Iran. Parlando a Najaf, il leader ha garantito l’appoggio al governo di Baghdad, dove ci sono alcuni ministri appartenenti alla sua formazione, e nello stesso tempo ha esortato gli iracheni alla resistenza nei confronti degli americani. Ma quali possono essere i suoi obiettivi? Eugenio Bonanata ha sentito l'opinione di Alberto Negri, esperto dell’area ed inviato speciale del Sole 24 ore:

    R. – Il suo obiettivo è quello di condizionare fortemente la politica irachena e lo fa in due modi: da una parte, stando appunto nell’esecutivo, ma dall’altra parte soprattutto agitando la piazza. Il suo seguito è molto forte nelle città sciite del sud, in particolare nella città santa di Najaf, ma anche a Nassirya e in altre zone dell’Iraq, come i quartieri sciiti di Baghdad. Appartiene ad una famiglia politica che ha mille anni di storia e i cui esponenti sono stati, tra l’altro, impiccati dallo stesso Saddam Hussein: credenziali insomma di resistenza e di rivoluzionario che ne fanno un leader politico di primo piano. Un leader politico di primo piano che, in qualche modo, ha comunque un obiettivo fondamentale: quello di prendere in mano la rappresentanza non solo politica, ma forse anche religiosa, degli sciiti in Iraq; rappresentanza che gli è contrastata in questo momento dal grande ayatollah Ali al-Sistani, che ha una visione tutt’altro che estremista, ma piuttosto moderata.

    D. – Moqtada al-Sadr ha anche invocato la resistenza nei confronti degli americani...

    R. – Certo. Ricordiamo che è un uomo politico che a un certo punto era uno dei più ricercati da parte degli americani. Poi, anche gli Stati Uniti sono dovuti arrivare ad una sorta di mediazione con l’ala più radicale degli sciiti, rappresentata da Moktad Al-Sadr, che vuole avere una fortissima parola politica sul destino del Paese.

    D. – Il suo rientro contribuirà a ristabilire le condizioni di sicurezza nel Paese?

    R. – In qualche modo sì. La stabilità probabilmente ci sarà nel momento in cui verranno assicurati agli esponenti del movimento sadrista consistenti posti nell’amministrazione, non soltanto del governo, ma nell’amministrazione sociale del Paese. I sadristi già occupano posti importanti nel campo della sanità. E’ questo che a loro interessa: penetrare nella società e in qualche modo condizionarla dall’interno.

    D. – Infatti, parlando dell’opposizione agli americani, Moqtada ha detto che non ci sarà un’opposizione armata, ma sarà un’opposizione di tipo culturale. Dunque, se vogliamo, una opposizione di altra natura...

    R. – Certo, ma questo è il risultato di questi quattro anni di esilio in Iran. Dopo, in qualche modo, aver gettato le armi, Moktad Al-Sadr è andato in Iran dove è stato indottrinato dal regime iraniano, che vuole fare del movimento sadrista probabilmente una sorta di fotocopia degli hezbollah libanesi, che sappiamo non sono solo bene armati, ma sono soprattutto uno Stato dentro lo Stato.(ap)

    Pakistan - governo
    Crisi di governo scongiurata in Pakistan. Il premier, Yousuf Raza Gilani, è riuscito a convincere un influente partito regionale alleato a rientrare nella maggioranza guidata guidata dal Partito popolare pachistano (Ppp). La ricomposizione è avvenuta dopo che il governo ha revocato l'aumento del prezzo dei carburanti, deciso dal primo gennaio e fortemente contestato dall'opposizione. Il rincaro faceva parte di una serie di misure ritenute necessarie per aumentare le entrate fiscali, come richiesto dal Fondo monetario internazionale (Fmi) per la concessione di un maxi-prestito. Intanto, sul terreno non si ferma l’attività dei ribelli integralisti. Un'esplosione ha ucciso oggi due presunti militanti islamici nel distretto di Khyber, a ridosso del confine afgano, mentre stavano piazzando un ordigno sulla strada.

    Iran
    L’Iran ha fatto un nuovo annuncio sui progressi nel suo controverso programma nucleare. Il capo dell’agenzia atomica e ministro degli Esteri, Ali Akbar Salehi, ha dichiarato che Teheran è in grado di produrre in modo indipendente piastre e barre di combustibile nucleare, una tecnologia che per l'Occidente la Repubblica islamica non possiede.

    Costa d’Avorio
    Sempre complessa la situazione in Costa d’Avorio. Ouattara, il presidente riconosciuto dalla comunità internazionale, ha bollato come “inutile” e “illegale” la decisione del capo di Stato uscente, Gbagbo, di espellere dal Paese gli ambasciatori di Gran Bretagna e Canada. Londra e Ottawa hanno fatto sapere che ignoreranno il provvedimento.

    Niger
    Scontro a fuoco tra i sequestratori dei due cittadini francesi rapiti venerdì sera in Niger e le forze di sicurezza che sono riusciti a localizzarli vicino al confine con il Mali. Successivamente, i miliziani sono riusciti a fuggire a bordo di una jeep. I due occidentali erano stati catturati da un commando armato che aveva fatto irruzione in un ristorante della capitale Niamey. L’azione non è stata rivendicata, ma si teme sia stata condotta da membri del braccio maghrebino di al Qaeda.

    Economia: ancora emergenza disoccupazione in Italia e Usa
    In Italia, nuovo record per il tasso di disoccupazione giovanile salito a novembre al 28.9 %, il livello più alto dal 2004. Lo ha segnalato l’Istat. Stabile invece, all’8.7 %, il tasso di disoccupazione generale che è in linea con quello europeo del 10 %. Sul versante statunitense, il tasso di disoccupazione a dicembre sceso al 9,4 per cento. Sono stati creati oltre 100 mila nuovi posti di lavoro a fronte dei 150 mila attesi. Il presidente, Barack Obama, parlando di una recessione brutale, ha ribadito che resta ancora tanto da fare. Per il capo della Banca Centrale, Bernanke, ci vorranno 4 o 5 anni prima che il mercato si stabilizzi.

    Colombia: attacco guerriglieri Farc a polizia
    Violenza in primo piano anche in Colombia. Un attacco dei guerriglieri delle Forze armate rivoluzionarie (Farc) contro una stazione di polizia ha provocato ieri sera nove morti nel sud del Paese. Le vittime sono cinque guerriglieri, tre soldati e un civile. Lo ha annunciato una fonte ufficiale. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 8

    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

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