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Sommario del 23/02/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa all’udienza generale parla di San Roberto Bellarmino: non c’è vera riforma della Chiesa senza conversione personale
  • Il dolore del Papa per le vittime del terremoto in Nuova Zelanda
  • Il Papa benedice la statua di San Marone
  • Benedetto XVI visiterà il Sacrario delle Fosse Ardeatine domenica 27 marzo
  • Programma ufficiale della visita pastorale di Benedetto XVI alla diocesi di San Marino-Montefeltro
  • Rinuncia
  • Sindrome post-abortiva e banche del cordone ombelicale al centro dell'assemblea dell'Accademia per la Vita: intervista con mons. Carrasco de Paula
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Libia: la comunità internazionale condanna la repressione
  • Flussi migratori dall'Africa: la Chiesa siciliana invoca cooperazione internazionale e integrazione
  • La protesta nel mondo arabo. Il cardinale Naguib: una ventata di democrazia. Riccardi: non si spara sugli inermi
  • Chiesa e Società

  • India: prima Messa dopo i pogrom in Khandamal, ma preoccupa il problema delle terre
  • Punjab. Donna cattolica in carcere per blasfemia: appello dei vescovi per la revisione della legge
  • Usa: perplessità dei vescovi su alcune nuove direttive sanitarie ministeriali
  • Dublino: mons. Martin chiede perdono e lava i piedi ad un gruppo di vittime di abusi sessuali
  • Argentina: i vescovi presentano una campagna pubblicitaria contro la droga
  • Brasile: Campagna degli Scalabriniani contro il traffico di esseri umani e il lavoro forzato
  • Messico. Il vescovo di Oaxaca chiama alla responsabilità civile contro corruzione e violenza
  • Bolivia: dichiarata l'emergenza nazionale per le alluvioni
  • Filippine: i vescovi sospendono il dialogo con la presidente Aquino in materia di salute riproduttiva
  • Sud Corea: dall’esempio di Giovanni Paolo II, una spinta per la “nuova evangelizzazione”
  • Cina: nuove ordinazioni diaconali e presbiterali nelle comunità cattoliche
  • Da domani a Dakar la Commissione permanente del Secam
  • Congo: riunito a Kinshasa il Comitato permanente della Conferenza episcopale
  • La religione, importante ‘chiave’ per conoscere un Paese: intervento a Monterrey di Tony Blair
  • Usa: istituito il primo convento per le Carmelitane Scalze vietnamite
  • Germania: un concordato per l'insegnamento della religione islamica a scuola
  • Spagna: aperte a Murcia le Giornate internazionali di carità e volontariato
  • Gmg 2011: 63 diocesi spagnole pronte ad accogliere 300 mila giovani dall’11 al 15 agosto
  • 24 Ore nel Mondo

  • La protesta nei Paesi arabi: concessioni da parte dei governi
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa all’udienza generale parla di San Roberto Bellarmino: non c’è vera riforma della Chiesa senza conversione personale

    ◊   All’udienza generale in Aula Paolo VI, il Papa si è soffermato sulla figura di San Roberto Bellarmino, cardinale gesuita e Dottore della Chiesa, che tra il XVI e XVII secolo s’impegnò a rinsaldare l’identità della Chiesa cattolica rispetto alla Riforma protestante. Al termine dell’udienza, il Pontefice ha benedetto la “Fiaccola Benedettina della Pace”, che da Norcia partirà nei prossimi giorni alla volta dell’Inghilterra come segno di riconciliazione e solidarietà tra le nazioni. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Pastore d’anime, uomo di governo e modello di preghiera: Benedetto XVI ha indicato i tratti fondamentali della figura di San Roberto Bellarmino, che attraverso i suoi scritti di teologia e spiritualità svolse un ruolo importante nella Chiesa del dopo Concilio di Trento per rispondere alla Riforma protestante, nata da “una grave crisi politica e religiosa”:

    “Egli evita ogni taglio polemico e aggressivo nei confronti delle idee della Riforma, ma utilizzando gli argomenti della ragione e della Tradizione della Chiesa, illustra in modo chiaro ed efficace la dottrina cattolica”.

    Membro di numerose Congregazioni, il porporato gesuita ebbe anche incarichi diplomatici, e tuttavia, ha detto il Pontefice, i gravosi uffici di governo “non gli impedirono di tendere quotidianamente verso la santità”. Ha così messo l’accento sul suo impegno nella predicazione:

    “La sua predicazione e le sue catechesi presentano quel medesimo carattere di essenzialità che aveva appreso dall’educazione ignaziana, tutta rivolta a concentrare le forze dell’anima sul Signore Gesù intensamente conosciuto, amato e imitato”.

    Nei suoi scritti, ha poi osservato il Papa, si avverte in modo chiaro “il primato che egli assegna agli insegnamenti del Signore”. San Bellarmino fu dunque modello di preghiera, “una preghiera che ascolta la Parola del Signore”, che “non si ripiega su stessa, ma è lieta di abbandonarsi a Dio”:

    “Un segno distintivo della spiritualità del Bellarmino è la percezione viva e personale dell’immensa bontà di Dio, per cui il nostro Santo si sentiva veramente figlio amato da Lui ed era fonte di grande gioia il raccogliersi, con serenità e semplicità, in preghiera, in contemplazione di Dio”.

    Formato alla spiritualità ignaziana, ha poi aggiunto, il Bellarmino indica come norma sicura del buon vivere e del buon morire “il meditare spesso e seriamente che si dovrà rendere conto a Dio delle proprie azioni” e cercare “di non accumulare ricchezze in questa terra, ma di vivere semplicemente e con carità in modo da accumulare beni in Cielo”. Il cardinale Bellarmino richiamò inoltre con forza il clero e i fedeli ad una riforma personale della propria vita:

    “Il Bellarmino insegna con grande chiarezza e con l’esempio della vita che non può esserci vera riforma della Chiesa se prima non c’è la nostra personale riforma e la conversione del nostro cuore”.

    “Avvenimenti prosperi o avversi, ricchezze e povertà”, ha detto il Papa riecheggiando uno scritto del Santo gesuita, “il sapiente non deve né cercarli, né fuggirli per se stesso. Ma sono buoni e desiderabili solo se contribuiscono alla gloria di Dio”:

    “Non sono parole passate di moda, ma da meditare a lungo per orientare il nostro cammino su questa terra. Ci ricordano che il fine della nostra vita è il Signore, il Dio che si è rivelato in Gesù Cristo, nel quale Egli continua a chiamarci e a prometterci la comunione con Lui”.

    Queste parole, ha soggiunto, ci ricordano “l’importanza di confidare nel Signore, di spenderci in una vita fedele al Vangelo, di accettare e illuminare con la fede e con la preghiera ogni circostanza e ogni azione della nostra vita, sempre protesi all’unione con Lui”. Al momento dei saluti, in lingua italiana, il Papa ha rivolto un cordiale benvenuto alle delegazioni giunte da Norcia e Cassino, che hanno portato la Fiaccola Benedettina della Pace. La Fiaccola, benedetta dal Papa, partirà il prossimo primo marzo alla volta di Londra per una celebrazione ecumenica:

    “Cari amici, mentre vi ringrazio per l’odierna visita, faccio voti che la tradizionale iniziativa contribuisca a ravvivare la luce della fede, specialmente in Europa e sia portatrice di concordia e di riconciliazione”.

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    Il dolore del Papa per le vittime del terremoto in Nuova Zelanda

    ◊   Cordoglio di Benedetto XVI per le vittime del devastante terremoto che ieri ha colpito la città di Christchurch, in Nuova Zelanda, provocando almeno 75 morti ed oltre 300 dispersi. Il Papa ha espresso il suo dolore sia durante l’udienza generale di stamani che attraverso un telegramma indirizzato al vescovo di Christchurch, Barry Jones, a firma del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone: ha affidato le vittime "all’amore misericordioso di Dio", assicurando alla nazione neozelandese le sue preghiere. Quindi, ha espresso il suo sostegno a quanti stanno assistendo i feriti e a quanti in queste ore stanno cercando di salvare le persone rimaste intrappolate sotto le macerie. Intanto il premier neozelandese, John Key, ha decretato lo Stato d’emergenza nazionale. Ma come sono state accolte le parole del Papa nel Paese? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a mons. Charles Daniel Balvo , nunzio apostolico in Nuova Zelanda:

    R. - Anche se il sentimento religioso non è molto forte in Nuova Zelanda le persone apprezzano molto queste parole.

    D. – La situazione a Christchurch è drammatica, il sindaco ha parlato di una carneficina. Lei quali notizie ha?

    R. – In Nuova Zelanda non sono abituati a disastri di grande misura. Si prevedono forse più di duecento morti e stanno cercando di trovare le persone che sono rimaste intrappolate in alcuni edifici che sono crollati e che sono diventati molto pericolosi e in cui non si riesce ad entrare. Nella città le due cattedrali sono molto danneggiate; quella cattolica forse non si salverà.

    D. – La Chiesa concretamente come si sta adoperando per aiutare la popolazione?

    R. – Bisognerà vedere come andranno le cose perché la metà della città si trova senza corrente elettrica, senza acqua, e c’è stata un’evacuazione. La Caritas locale ha stanziato 25 mila dollari neozelandesi per aiutare e si vedrà man mano come procedere, perché bisognerà organizzare l’ospitalità della gente rimasta senza casa… Si vedrà eventualmente per altri aiuti che ci potranno dare; qui in genere sono abbastanza bene organizzati.

    D. - I soccorritori da più di 24 ore scavano tra le macerie per riportare alla luce possibili sopravvissuti: sono sufficienti secondo lei i soccorsi?

    R. – Sì, per il momento. Poi riceveremo aiuti da altri Paesi. In Nuova Zelanda c’è una certa esperienza ma hanno accettato gli aiuti dall’Australia, da Singapore, dagli Stati Uniti e anche da altri Paesi perché questo è un piccolo Paese.

    D. – La popolazione in questo momento di cosa ha più bisogno?

    R. – Di trovare un alloggio, perché c’è stata un’evacuazione nel centro della città. Inoltre, l’80% della città è senza acqua perché le condutture sono state distrutte e la metà della città è senza corrente elettrica. Sono state allestite scuole, centri commerciali e altri posti dove la gente può andare per trovare rifugio e trovare acqua. Qualcun altro, invece, ha deciso di raggiungere i parenti fuori città.

    D. – Christchurch già era stata colpita da un altro terremoto lo scorso settembre, ieri la scossa devastante. Le autorità erano pronte a gestire una situazione di emergenza come questa?

    R. – Fino a un certo punto perché Christchurch non è una zona sismica, così, invece, com’è l’area di Wellington. Le persone avevano appena iniziato a riprendersi dall’ultimo terremoto; in seguito a quel sisma c’era stata una lunga serie di scosse di assestamento, anche se quella di ieri è giunta come un fulmine a ciel sereno. Si sono mobilitati subito ma non si aspettavano una scossa così forte, era imprevedibile. (bf)

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    Il Papa benedice la statua di San Marone

    ◊   Prima di raggiungere l’Aula Paolo VI per l’udienza generale, il Papa si è fermato in Via delle Fondamenta per la Benedizione della statua di San Marone, collocata in una nicchia esterna della Basilica di San Pietro. Erano presenti il capo di Stato libanese Michel Suleiman, alcuni ministri libanesi di tutte le confessioni e il cardinale Nasrallah Pierre Sfeir, patriarca di Antiochia dei Maroniti. Hanno preso parte alla cerimonia anche il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone e il cardinale Angelo Comastri, vicario generale del Papa per lo Stato della Città del Vaticano. La statua è opera dello scultore spagnolo Marco Augusto Dueñas - anch’egli presente all’evento - che l’ha ricavata da un unico blocco di marmo di Carrara. A San Marone, monaco e sacerdote vissuto tra il IV e il V secolo, si deve la nascita del primo nucleo della Chiesa maronita. Durante la cerimonia il cardinale Angelo Comastri ha rivolto un saluto ai presenti. Queste le sue parole:

    “La cerimonia di oggi è un atto di affetto, di stima, di gratitudine verso la Chiesa maronita che nel corso dei secoli tanto ha sofferto per restare fedele a Gesù, alla Chiesa e al Papa. La statua di San Marone ci ricorderà ogni giorno il vostro eroico esempio e sarà un invito a pregare per voi. Mi piace ricordare un ultimo particolare: sulla statua di San Marone c’è scritto in lingua aramaica, la lingua parlata da Gesù: ‘Il giusto fiorirà come palma, crescerà come cedro del Libano’. Queste parole del Salmo, incise nel marmo, siano auspicio di pace e invocazione di benedizione per la cara e amata nazione libanese e per la gloriosa Chiesa maronita”. (gf)

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    Benedetto XVI visiterà il Sacrario delle Fosse Ardeatine domenica 27 marzo

    ◊   La Prefettura della Casa Pontificia ha reso noto oggi che il Papa, accogliendo l’invito dell’Associazione Nazionale tra le Famiglie Italiane dei Martiri caduti per la libertà della Patria, si recherà in visita privata al Sacrario delle Fosse Ardeatine, nel 67.mo anniversario dell’eccidio, domenica 27 marzo, alle ore 10.

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    Programma ufficiale della visita pastorale di Benedetto XVI alla diocesi di San Marino-Montefeltro

    ◊   La Sala Stampa vaticana ha reso noto oggi il programma ufficiale della visita pastorale di Benedetto XVI alla diocesi di San Marino-Montefeltro in programma il prossimo 19 giugno. Il Papa giungerà alle 9.15 all’Eliporto di Torraccia, nella Repubblica di San Marino. Presiederà la celebrazione eucaristica alle 10.00 nello Stadio di Serravalle. Alle 12.30 il pranzo nella Casa San Giuseppe a Valdragone, con il saluto degli organizzatori diocesani della visita e dei membri della Fondazione Internazionale “Giovanni Paolo II”. La visita ufficiale alla Repubblica di San Marino inizierà alle 16.30 con l’accoglienza dei Capitani reggenti, gli onori militari e l’esecuzione degli inni in Piazza della Libertà. Seguiranno la presentazione dei ministri del Governo, la firma del Libro degli ospiti illustri, il colloquio privato con i Capitani reggenti, con lo scambio di doni nella Sala del Consiglio dei XII del Palazzo Pubblico. Alle 17.30 si svolgerà l’incontro ufficiale con i membri del Governo, del Congresso e del Corpo Diplomatico nella Sala del Consiglio Grande e Generale del Palazzo Pubblico, seguito dal saluto degli organizzatori della visita e del cerimoniale di Stato. Il Papa si recherà poi in visita alla Basilica di San Marino con venerazione delle Reliquie di San Marino. Subito dopo, il trasferimento a Pennabilli, in provincia di Rimini, con la visita alla Cattedrale. Alle 19.15, l’incontro con i giovani della diocesi di San Marino-Montefeltro in Piazza Vittorio Emanuele. Alle 20.00, la partenza in elicottero dal Campo sportivo di Pennabilli per il rientro in Vaticano. Presentando ieri la visita di Benedetto XVI, il vescovo di San Marino-Montefeltro, mons. Luigi Negri, ha affermato che si tratta di uno straordinario evento, un “dono” per tutta la comunità.

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    Rinuncia

    ◊   Benedetto XVI ha accettato la rinuncia all’ufficio di ausiliare dell’arcidiocesi di Brasília presentata da mons. Francisco de Paula Victor, per raggiunti limiti di età.

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    Sindrome post-abortiva e banche del cordone ombelicale al centro dell'assemblea dell'Accademia per la Vita: intervista con mons. Carrasco de Paula

    ◊   La Pontificia Accademia per la Vita si riunisce da domani fino al 26 febbraio nell’Aula Nuova del Sinodo, in Vaticano, per la sua 17.ma assemblea generale. Ad aprire l’incontro sarà il presidente del dicastero, mons. Ignacio Carrasco de Paula, che – al microfono di Fabio Colagrande – ci presenta i temi che saranno affrontati dalla riunione:

    R. – Quest’anno abbiamo posto al centro della nostra assemblea due questioni, per le quali sono stati organizzati - già da mesi - due gruppi di studio e verranno presentati i primi risultati dei loro lavori. Non si tratta ancora dei risultati conclusivi, per arrivare a questo è necessario ancora lavorarci un po’ su. I due temi che abbiamo scelto riguardano anzitutto le conseguenze dell’aborto - la sindrome post-abortiva - e, l’altro, che riguarda forse un problema poco conosciuto, ma certamente di grande rilevanza, è quello delle banche per la conservazione del cordone ombelicale, nella prospettiva dell’utilizzo terapeutico delle cellule staminali.

    D – Partiamo proprio da questo secondo tema: il sangue del cordone ombelicale e della placenta contiene cellule staminali, che potrebbero servire per la cura di eventuali gravi malattie. Ma c’è il rischio di un business in questo campo?

    R. – Direi che non si tratta solo di un rischio, perché purtroppo rappresenta una realtà!

    D. – Quindi la creazione di queste banche va tenuta d’occhio da un punto di vista etico...

    R. – Senz’altro e non soltanto per questo problema. Qui c’è una questione – direi – molto importante per noi e che riguarda la contrapposizione tra l’utilizzo pubblico e l’utilizzo privato: tra chi vuole conservare questa possibilità terapeutica soltanto per sé e chi, invece, la vuole mettere a disposizione degli altri. Credo che questa sia una questione di natura strettamente etica e che sia necessario dire qualche parola in proposito.

    D. – C’è insomma il rischio di un mercato in questo caso?

    R. – Sì, su questo non c’è dubbio.

    D. – Passiamo ora all’altro tema della vostra assemblea generale, che lei ha già anticipato: il cosiddetto trauma post-aborto. Si parla di 42 milioni di aborti in tutto il mondo ogni anno – sono dati dell’Organizzazione mondiale della sanità – e sicuramente quindi un fatto che ha degli effetti negativi su tutta la società. Questo è il punto di partenza della vostra riflessione…

    R. – Sì, esattamente. Noi non entriamo, comunque, nello specifico della questione dell’aborto in sé, perché ovviamente questo lo abbiamo fatto già tantissime altre volte. Quello su cui vogliamo quest’anno porre l’attenzione sono le conseguenze, conseguenze che hanno dei “costi”, dei “costì” molto importanti sia a livello personale che a livello sociale. La nostra attenzione va soprattutto a livello personale: qual è il rischio per la donna che, per diversi motivi - e alle volte anche per la forte pressione sociale che c’è, per una tendenza a favore dell’aborto che è presente in alcune regioni - ricorre all’aborto. Molte volte la donna è costretta, molte volte la donna è una vittima…

    D – Tra l’altro è un trauma che riguarda la donna, ma anche l’uomo, la famiglia e anche coloro che aiutano una donna ad abortire…

    R. – Esattamente. Tutto questo ha certamente delle conseguenze a livello collettivo e in primo luogo per la famiglia: l’unità familiare che da questo viene scossa.

    D. – Eccellenza, una domanda più personale: lei è presidente di questa Pontificia Accademia dal 30 giugno del 2010, da quando cioè il Papa l’ha nominata e quindi da meno di un anno. Con quale stato d’animo ha intrapreso questo incarico così importante?

    R. – Il mio stato d’animo? Direi, anzitutto, che ho iniziato questo nuovo incarico con entusiasmo ... ci vuole sempre e che credo sia fondamentale. Ma poi la riflessione che ho fatto è stata su quale sia precisamente il significato di questa parola, che caratterizza la nostra Accademia e cioè la vita. Io non la intendo come una idea e tanto meno come una cosa o un oggetto: non siamo al servizio di una ideologia! Io la intendo come una Accademia che svolge un servizio per le persone viventi e fondamentalmente per l’origine della vita, che è Cristo, che è nostro Signore. (mg)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Non c'è riforma della Chiesa senza conversione personale: all'udienza generale il Papa parla di San Roberto Bellarmino.

    Il mondo chiede a Gheddafi di fermarsi: in rilievo, nell'informazione internazionale, la situazione in Libia, dove alcune fonti parlano di oltre mille morti nelle violente repressioni.

    Un Tevere più largo: in cultura, la postfazione al libro del direttore "La donazione di Costantino" (uscito in prima edizione nel 2004), con una notizia su "Il cuore e la spada. Storia politica e romantica dell'Italia unita, 1861-2011", l'ultimo della fortunata serie di libri annuali (avviata nel 1993) scritti da Bruno Vespa.

    E se quelle radici non ci fossero, piantiamole ora: Aldo Giordano su Europa, eredità cristiana e relativismo.

    Un articolo di Gaetano Vallini dal titolo "Un Giusto nel segno di Pio XII": ricostruita la vicenda di monsignor Francesco Bertoglio che durante la guerra aiutò oltre cento perseguitati.

    Storia come autocomprensione: Francesco Lambiasi sulla Chiesa a Rimini dalle origini all'anno mille.

    Le Chiese chiedono all'Ue più sicurezza per i cristiani: nell'informazione religiosa, a proposito del comunicato finale del Comitato congiunto Ccee-Kek.

    Perdono e verità per la Chiesa in Irlanda: la liturgia penitenziale nella pro-cattedrale di Dublino con le vittime degli abusi.

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    Oggi in Primo Piano



    Libia: la comunità internazionale condanna la repressione

    ◊   All’indomani del discorso alla nazione del leader libico Muammar Gheddafi, “la Commissione Europea ha espresso una ''condanna unanime per l'uso della forza in Libia”. Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha inoltre approvato una dichiarazione in cui si “condannano le violenze” degli ultimi giorni. La Francia chiede “sanzioni rapide e concrete”. Sul terreno, il bilancio è sempre più pesante. Diverse fonti parlano di oltre 1000 morti. Su internet si moltiplicano testimonianze, appelli e video amatoriali. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Il governo libico smentisce i bombardamenti sui civili e nega che finora sia stata usata la forza. Ma dai racconti di diversi testimoni sembra delinearsi un “massacro di proporzioni spaventose”. La cronaca è affidata soprattutto ad Internet. Video amatoriali e messaggi inviati dalla Libia continuano ad arrivare tramite la rete, in particolare attraverso Twitter. Un utente scrive che a Tripoli oggi si respira “un’aria minacciosa”. “In molti – si legge in un altro messaggio - cominciano ormai a paragonare Bengasi ad Auschwitz”. Nella piazza virtuale si diffondono notizie raccolte in strada. Una ragazza chiede di pregare per tutti i libici, “non solo per gli innocenti”. A partecipare alle proteste antigovernative sono soprattutto i giovani, come ricorda al microfono di Luca Collodi il presidente del Centro Studi Internazionali, Andrea Margelletti:

    “C’è una rivolta generalizzata, che è basata su una generazione di giovani che hanno sviluppato, attraverso la rete, una coscienza comune. Le rivolte che hanno animato, in questi giorni, l’intero Nord Africa e Medio Oriente sono state, finora, rivolte assolutamente laiche. Bisogna parlare al più presto con i nuovi interlocutori, affinché siano proprio loro a farsi garanti della continuazione di un’ondata che non ha nulla a che fare, sino a questo momento, con l’estremismo islamico”.

    L’Italia chiede che cessi immediatamente “l’orribile spargimento di sangue” in Libia e il ministro degli Esteri, Franco Frattini, conferma che il bilancio delle vittime di almeno 1000 morti è verosimile:

    “L’intera comunità internazionale chiede al governo libico di fermarsi. Noi, purtroppo, non abbiamo notizie esatte sul numero di morti. Evidentemente, la mancanza di comunicazioni ci fa dire che la cifra di mille morti, che è stata comunicata, è una cifra purtroppo verosimile. Sappiamo per certo che la Cirenaica non è più sotto il controllo del governo libico e che ovviamente vi sono degli scontri in corso nel resto del Paese”.

    Il governo italiano guarda con attenzione e preoccupazione l’evolversi della situazione. Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha auspicato che non si arrivi ad una “direzione pericolosa” che conduca al prevalere del “fondamentalismo islamico”. In Libia, e anche in altri Paesi del Nord Africa, la speranza è che vengano garantiti tutti i diritti compresa la libertà religiosa, come sottolinea il padre gesuita egiziano Samir Khalil Samir, docente di Storia della Cultura araba e d'Islamologia presso l'Università "Saint Joseph" a Beirut, in Libano:

    “Manca ancora la scoperta della libertà di coscienza, che è l’ultimo passo e il più importante per la parità tra tutti gli uomini in campo religioso: se un musulmano vuole essere cristiano, va bene; se un cristiano vuole essere musulmano, va bene. Ognuno ha diritto di scegliere la sua fede, così come di scegliere le sue opinioni, purché non leda i diritti altrui”.

    Ieri il leader libico Muammar Gheddafi si è rivolto alla nazione. Nel discorso, trasmesso dalla Televisione di Stato, ha affermato che non lascerà la Libia e ha aggiunto che dietro i contestatori ci sono “infiltrati” mossi dall’estero. Il futuro della Libia appare incerto. Di fronte a molteplici, possibili scenari, resta comunque imprescindibile per il futuro del popolo lo sfruttamento di risorse come gas e petrolio. E’ quanto sottolinea Fabrizio Maronta, docente di Geografia politica ed economica all’Università Roma Tre, intervistato da Luca Collodi:

    “La Libia è uno Stato che ha una caratteristica fondamentale, che è il petrolio. Questo, paradossalmente, può essere in prospettiva un elemento di stabilità, nella misura in cui la necessità di garantire una continuità dei proventi petroliferi alla base dell’economia libica, dovrebbe far sì che chiunque prenda in mano poi le redini del potere, in qualche modo sia portato a dare continuità ai rapporti commerciali. Potrebbe essere, per l’appunto, un partito e un governo con un carattere più marcatamente islamico. E questo – diciamo – pone problemi di sicurezza non indifferenti all’Europa e in particolar modo all'Italia”.

    Restano infine difficoltose le comunicazioni per l’oscuramento, in varie zone della Libia, di Internet e della rete mobile. Proseguono poi i rimpatri degli stranieri. Washington ha avviato l'evacuazione degli americani via mare. Due imbarcazioni, scortate da navi militari, sono partite con destinazione Malta.(mg)

    “L’Italia rimane il primo esportatore europeo di armamenti” alla Libia, nonostante il momento di profonda difficoltà politica e sociale del Paese nordafricano. Lo ricorda Pax Christi Italia, in un comunicato in cui il movimento internazionale “chiede di rifiutare l’esportazione di armamenti qualora esista un rischio evidente che la tecnologia o le attrezzature militari da esportare possano essere utilizzate a fini di repressione interna”. Ascoltiamo don Nandino Capovilla, coordinatore nazionale di Pax Christi, intervistato da Giada Aquilino:

    R. – In questa situazione drammatica vogliamo cogliere un grande senso di responsabilità, lanciando un richiamo al bene del Paese e al bene di questa massa di fratelli e sorelle che sono in una situazione davvero disperata.

    D. – I fatti di questi giorni cosa dimostrano riguardo alle politiche adottate finora dalla comunità internazionale rispetto alla Libia?

    R. – Sembra che ci sia un gap troppo profondo tra le scelte - soprattutto le scelte di cooperazione militare, di sostegno a certi Paesi - e la morale, la legge, che l’Italia e gli Stati dell’Europa hanno come fondamento proprio per regolare questo commercio delle armi e soprattutto per aiutare la comunità internazionale a sostenere direttamente le popolazioni.

    D. - Pax Christi fa riferimento ai rischi che questi armamenti possano essere usati per fini di repressione …

    R. – Purtroppo vantiamo il primato di essere i primi fornitori in Europa di armi alla Libia. Di fronte allo sconvolgimento - dopo la Tunisia basti pensare, per esempio, all’Egitto - non abbiamo neanche posto il dubbio. La Francia e la Germania hanno immediatamente deciso di sospendere i rifornimenti di armi all’Egitto e invece per noi sembra sempre che purtroppo prevalga la legge del commercio, il commercio di morte.

    D. - Come Pax Christi è vicina in queste ore ai cristiani di Libia?

    R. – Siamo naturalmente partecipi di una grande e profonda comunione che avviene attraverso la comunità ecclesiale. Poi non dobbiamo nascondere che la nostra preoccupazione, da tanto tempo, è anche per il fiume umano che attraversa il nostro mare. Ormai la tragica realtà dei respingimenti ci conferma che ci vuole una politica di più ampio respiro, certamente italiana ma anche europea, al di là di una situazione emergenziale.(bf)

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    Flussi migratori dall'Africa: la Chiesa siciliana invoca cooperazione internazionale e integrazione

    ◊   Con la drammatica situazione in Libia e le proteste in diversi Paesi del Nord Africa, sono sempre più probabili nuovi flussi migratori diretti in Europa e in particolare in Italia. Secondo alcune stime, potrebbero arrivare sulle coste italiane oltre 300 mila immigrati. Oggi, Michele Cercone, portavoce di Cecilia Malmstrom, commissaria europea per gli Affari interni, ha affermato che le norme europee non prevedono un ''meccanismo di redistribuzione'' tra gli Stati membri dei migranti che chiedono asilo: ''la solidarietà tra gli Stati membri, come noto, è solo su base volontaria''. La precisazione è giunta dopo che ieri fonti diplomatiche europee avevano escluso che l'Ue potesse farsi carico di uno 'smistamento' dei migranti dal Nord Africa che avrebbero raggiunto le coste italiane. Gli sbarchi a Lampedusa continuano con il sindaco, Bernardino De Rubeis, che parla di respingimenti necessari. "L'Europa – ha detto - non può pensare che Lampedusa diventi il centro di raccolta immigrati di tutto il Mediterraneo”. Da parte sua, la Conferenza episcopale di Sicilia due giorni fa aveva indicato le sue proposte: creare un percorso strutturale di integrazione, valutare la possibilità di un decreto flussi straordinario e rafforzare la cooperazione internazionale nei Paesi del Nord Africa. Francesca Sabatinelli ha intervistato mons. Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento.

    R. – Ritengo che non debba essere solo dell’Italia, ma è un problema che riguarda tutta l’Europa. E’ vero che è un momento particolare, dove è difficile discernere. La nostra impressione, per adesso, è che si sia in attesa di qualcosa per comprendere il da fare. Questa vaghezza credo stia causando già i primi disagi, perché gli immigrati vogliono sapere cosa devono fare e questo può creare, in loro, oltre che disagio anche una reazione. Ma noi sappiamo quello che vogliamo fare? E qua le indicazioni non credo che possano partire da noi, come Chiesa. Sono cose concrete, politiche. Ora si parla del villaggio di Mineo. Cosa significherà? Diventerà un campo di concentramento? Bisogna mettere lì dentro quelli che chiedono asilo politico?

    D. – Quindi, in questo momento, voi sottolineate un po’ l’incertezza e la confusione nell’affrontare la situazione da parte dell’Italia e dell’Unione Europea…

    R. – La mia impressione è di incertezza, che senz’altro crea un po’ di confusione. Che lo Stato stia dando aiuti immediati a chi arriva, questo c’è. Ma con il passare del tempo questo non sarà sufficiente.

    D. – Siamo arrivati ad un punto molto delicato, per quello che riguarda i Paesi del Nord Africa. Quanta responsabilità c’è stata, anche da parte dell’Italia, nel non voler prendere posizione?

    R. – Questa, forse, è la responsabilità più grande, perché è vero che adesso è scoppiata una bomba e quindi stanno arrivando qui tutti i frammenti, ma questo passaggio era previsto, oltre che prevedibile. Si è pensato di risolverlo dicendo: “Non si passa di qua”, ma questo è impossibile. Non possiamo evitare questo flusso di gente.

    D. – Lei è preoccupato per ciò che sta accadendo nei Paesi del Nord Africa?

    R. – La preoccupazione c’è, perché non è soltanto una piccola insurrezione. E’ un momento fondamentale anche nella vita di quelle terre e di quei Paesi. Questa situazione, forse, chiede a noi, come Chiesa, una maggior riflessione sul senso del dialogo e su cosa significa mettersi di fronte a questi fratelli che vengono da un’altra terra, con un’altra mentalità e cultura. Credo sia un momento in cui la Chiesa debba prendere una maggior coscienza di se stessa e di quello che è. Pensare che tanta gente sta perdendo la vita, forse perché desidera la libertà, un modo diverso di vivere, questa è anche una solidarietà che dobbiamo esprimere. (vv)

    Particolarmente impegnata e attiva nel far fronte a questa emergenza è la Caritas. Ascoltiamo al microfono di Luca Collodi il responsabile dell’Ufficio Immigrazione della Caritas italiana, Oliviero Forti:

    “Ormai da anni, siamo consapevoli che questi Paesi costituiscono dei potenziali serbatoi di immigrazione, ma sono – e questo anche nel caso della Libia – anche grandi canali di immigrazione dall’Africa Sub-Sahariana e dal Corno d’Africa. Quindi, evidentemente, le preoccupazioni sono legittime e doverose. Quello che ci attende adesso non possiamo saperlo, ma ci stiamo attrezzando per tentare di garantire un’accoglienza dignitosa almeno a queste prime seimila persone che sono già arrivate. Capiremo poi nei prossimi giorni cosa accadrà”.(mg)

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    La protesta nel mondo arabo. Il cardinale Naguib: una ventata di democrazia. Riccardi: non si spara sugli inermi

    ◊   La Libia e ciò che sta accadendo nel mondo arabo è stato al centro dell’attenzione del convegno organizzato da Sant’Egidio “Agenda della convivenza, cristiani e musulmani per un futuro insieme”. C’era per noi Francesca Sabatinelli:

    Educazione, cultura, dimensione politica e religiosa, tutela dei diritti fondamentali della persona sono i punti cardine sui quali al convegno si sono interrogati i rappresentanti delle due fedi, ma anche uomini politici e di cultura. Nello scenario che in questi giorni si sta delineando nel Nord Africa, nel mondo arabo in generale, la domanda che ci si è posti è se la presenza cristiana araba stia scomparendo. Andrea Riccardi, fondatore della comunità di Sant’Egidio:

    R. - La presenza cristiana nei Paesi arabi è a rischio di scomparsa ma questa presenza è decisiva per i musulmani stessi perché questi Paesi non si “totalitarizzino”. In questo senso bisogna aiutare la presenza cristiana nei Paesi musulmani ma sono i musulmani stessi che devono comprendere il valore di questa presenza.

    D. – Dagli interventi si è capito come questi sconvolgimenti che sono in atto in realtà nascono da una voglia di democrazia che unisce …

    R. - Sono i valori di una comunità globale che sono entrati nel mondo arabo e che sono cresciuti: i giovani si sentono soggetto di una trasformazione e questo è decisivo, ma noi dobbiamo essere attenti a questo. Per anni e anni abbiamo detto: esportare i valori della democrazia; ora c’è qualcosa che germina sul terreno e che cosa facciamo?

    D. - Come sostenere questa democrazia?

    R. – Deve crescere in loro stessi. Per esempio, già la visita del primo ministro Frattini in Egitto è stata significativa e quello che lui ha detto io lo condivido ed è la linea di Sant’Egidio da tempo: una politica della convivenza e non della convenienza.

    D. – Voi avete preoccupazioni alla luce di quello che sta succedendo in Libia?

    R. – Sant’Egidio segue da anni con attenzione quello che avviene in Libia. Noi abbiamo perplessità su come la politica libica gestisce questa situazione. Dalla Libia viene un grido di dolore per le violenze contro la gente: non si spara sulla gente inerme! E’ ora che noi facciamo i conti con questo sistema libico che è un sistema opaco e violento, e non da oggi.

    Per l’Egitto, secondo Paese dopo la Tunisia a vedere la sollevazione del popolo, si apre ora l’occasione reale di diventare un Paese moderno: lo aveva detto in un’intervista il patriarca di Alessandria dei copti, il cardinale Antonios Naguib:

    R. – Ciò che sta arrivando è, certamente, una ventata di democrazia, di uguaglianza e di cittadinanza. E’ molto bello. Con la rivoluzione di Nasser nel 1952 fu introdotto l’autoritarismo che è durato fino al 2011. Si definiva uno Stato democratico ma in realtà era una dittatura presidenziale che della democrazia aveva soltanto il nome. Adesso sentiamo che c’è un cambiamento.

    D. – Nel suo Paese c’è qualcuno in grado di difendere questa “ritrovata” democrazia?

    R. – Direi che c’è il popolo e soprattutto la nuova generazione. Politicamente, i leader non erano preparati a questo e il pericolo è che possano sovrapporsi altri che sono ben organizzati. Da noi ci sono i fratelli musulmani …

    D. – Lei teme che tutto questo possa favorire il fondamentalismo?

    R. – Favorire forse no, ma dare spazio, sì. Il pericolo è che loro, che sono così bene organizzati e preparati, approfittino di questo spazio per imporsi. Sono benvenuti se rispettano anche gli altri, l’uguaglianza e le leggi civili del Paese.

    D. - Quanto la preoccupa ciò che sta accadendo in Libia?

    R. - Se si paragona il movimento dell’Egitto con quello della Libia, dico che quello dell’Egitto è un movimento “civile”. Anche il presidente ha rispettato i cittadini: quando è stato il momento ha compreso che si trattava di andare incontro ad una guerra civile o lasciare che la popolazione seguisse il suo corso, il suo movimento. E l’ha fatto. La Libia, no. (bf)

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    Chiesa e Società



    India: prima Messa dopo i pogrom in Khandamal, ma preoccupa il problema delle terre

    ◊   A tre anni dai pogrom in Kandhamal, una comunità di cristiani nativa di Betticalla ha celebrato la sua prima messa nel villaggio di Nandagiri, dove sono stati reinsediati. La funzione, tenutasi il 20 febbraio scorso, è stata “motivo di gioia per tutti noi” come ha dichiarato fratel Markose K.J., che ha assistito i cristiani sfollati nel reinsediamento. Tuttavia la situazione non è ancora stabile, perché – di fatto – la comunità non ha alcun diritto di proprietà sul terreno su cui è stata costruita la cappella. Gli indù del villaggio di Betticalla non aveva permesso ai cristiani di tornare nelle loro case e terre dopo le violenze anti-cristiane di Kandhamal nell’agosto 2008. Nel frattempo - riferisce l'agenzia AsiaNews - c’è da risolvere il problema della terra. Non esiste alcuna legge infatti che abilita l’amministrazione del distretto a concedere la terra per la costruzione di una chiesa. Inoltre, la maggior parte dei terreni è di proprietà del governo, dunque nessuno spazio è acquistabile per altri scopi. Un comitato locale ha chiesto la “patta”, un atto che sancisce il diritto di proprietà della terra, per il terreno su cui una cappella cattolica è in costruzione. “Grazie alla nostra dedizione e all’intervento dell’avvocatura – spiega fratel Markose – 18 vittime provenienti dai villaggi di Nandagir, Bodimunda e Beladadi hanno incontrato il district collector, e tre cristiani hanno avuto un colloquio con il sovrintendente della polizia locale”. Le richieste di case e terreni di queste persone sono state trasmesse, insieme a quelle di altri sfollati, ai funzionari del Block Development Office (Bdo) della stazione di polizia G. Udayagiri. Il Bdo aveva negato a quattro famiglie del villaggio di Beladadi la terza (e ultima) rata di indennizzo per la ricostruzione delle case, dopo aver assegnato loro le prime due. Tuttavia, fratel Markose è positivo circa le risposte che queste famiglie riceveranno. (R.P.)

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    Punjab. Donna cattolica in carcere per blasfemia: appello dei vescovi per la revisione della legge

    ◊   La Chiesa in Pakistan è scossa dal nuovo caso di blasfemia ai danni di una donna, Agnes Nuggo, di Faisalabad, in Punjab, 50 anni, cattolica, sposata con Bashir, madre di 5 figli. La donna è stata arrestata perché accusata di blasfemia da alcuni musulmani, suoi vicini di casa, che rivendicano la proprietà di un terreno. Agnes si professa innocente e definisce false le accuse a suo carico. Secondo fonti locali raccolte dall’agenzia Fides, Agnes è vittima di una vendetta, dopo avere accusato ingiustamente i tre cristiani, vicini di casa, dicendo all’imam locale che questi avevano offeso il Profeta Maometto. Appurata la loro innocenza, Agnes aveva ammesso pubblicamente il suo errore, scusandosi, ma a sua volta poi accusata di blasfemia, testimoniato dallo stesso imam. Mons. Lawrence Saldanha, arcivescovo di Lahore e presidente del Conferenza episcopale, ha espresso all’agenzia Fides la preoccupazione dei vescovi pakistani dopo questo nuovo caso: “E' deplorevole – ha detto - che sia accaduto ancora. Continuano a verificarsi casi di false accuse di blasfemia contro i cristiani, contro membri di altre minoranze religiose e anche contro musulmani. La legge si presta ad abusi che puntualmente si verificano: questo ci preoccupa molto. Non dobbiamo fermare il nostro impegno e la nostra mobilitazione per poterla cambiare. Speriamo che la vicenda di Agnes possa chiarirsi e risolversi in tempi brevi. Continuiamo a sperare che la parte sana del Paese concordi sull'urgenza di abolire o almeno rivedere la legge”. In Pakistan c’è stato di recente un rimpasto di governo, in cui è stato confermato il ministro per le Minoranze religiose: “Al nuovo governo – prosegue l’arcivescovo Saldanha – chiediamo una politica di uguaglianza e rispetto dei diritti fondamentali per tutti, e di realizzare un sistema maggiormente democratico nel Paese, secondo i principi di trasparenza e giustizia: solo in tal modo potranno crescere la pace e l'armonia. Noi cristiani e le altre minoranze religiose – rivendica il presule - siamo parte del Paese, vogliamo vivere in pace, in una nazione rispettosa di tutti i cittadini, senza alcuna discriminazione”. (R.G.)

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    Usa: perplessità dei vescovi su alcune nuove direttive sanitarie ministeriali

    ◊   I vescovi degli Stati Uniti hanno espresso disappunto per la decisione del Dipartimento della salute e dei servizi umani (Hhs) di eliminare alcune protezioni ai diritti di coscienza degli operatori sanitari. I nuovi regolamenti governativi - riferisce l’agenzia Cns ripresa dall’Osservatore Romano - - lasciano inalterati i diritti degli operatori che si oppongono alle pratiche abortive e di sterilizzazione, ma rimuovono altre tutele per coloro che, ad esempio, intendono manifestare la propria obiezione di coscienza in merito a servizi connessi con la fecondazione in vitro o la contraccezione chimica. La portavoce del Segretariato per le attività pro-vita della Conferenza episcopale (Usccb) Deirdre McQuade ha criticato la decisione dell’amministrazione Obama “di eliminare molte delle regole sull’obiezione di coscienza stabilite nel 2008”. Si tratta della Health and Human Service Rule emanate dalla precedente amministrazione Bush, nelle quali si prevede che le strutture mediche che ricevono fondi pubblici non possano discriminare il personale che si rifiuta di prestare servizio in caso di aborti o di procedure di sterilizzazione. Inoltre, è stabilito il divieto di chiedere ai medici obiettori di prendere parte a programmi sanitari o ad attività di ricerca, finanziati dal Governo, che sono contrari alle loro convinzioni morali. Le nuove regole annunciate dal Department for Health and Human Services, osserva McQuade “cancellano alcuni importanti chiarimenti, che avrebbero permesso di interpretare e di rafforzare gli statuti federali che da lungo tempo proteggono i diritti di coscienza degli operatori sanitari”. Da parte sua, il segretario del Dipartimento ha spiegato che le nuove regole “provvedono a chiarire l’attuale legislazione» e, al contempo, ha assicurato che gli operatori che lavorano nelle strutture sanitarie cattoliche continueranno a beneficiare delle tutele stabilite dalle leggi che proibiscono ogni discriminazione sul lavoro. (L.Z.)

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    Dublino: mons. Martin chiede perdono e lava i piedi ad un gruppo di vittime di abusi sessuali

    ◊   “Come arcivescovo di Dublino e come Diarmuid Martin, resto in silenzio e chiedo il perdono di Dio e i primi passi di perdono da parte di tutte le vittime di abusi”. Così il presule presiedendo, domenica scorsa, una Liturgia di Pentimento nella procattedrale di St. Mary, nel contesto della visitazione apostolica all'arcidiocesi di Dublino. Liturgia - riferisce l'agenzia Zenit - durante la quale mons. Martin ed il cardinale Sean O’Malley, arcivescovo di Boston – tra i visitatori apostolici nominati dal Papa - hanno lavato i piedi ad un gruppo di persone che hanno sofferto a causa degli abusi sessuali da parte di membri del clero. Nella sua omelia, l'arcivescovo Martin ha riflettuto sul silenzio. “Qualcuno una volta mi ha ricordato – ha detto - la differenza tra chiedere scusa e chiedere perdono. Posso urtare qualcuno per strada e dire 'scusi'. Può avere un significato o essere solo una formula vuota. Quando dico 'scusi' dipende da me. Quando chiedo perdono, tuttavia, non dipende più da me, sono nelle mani di altri. Solo tu puoi perdonarmi; solo Dio può perdonarmi”, ha osservato il presule. L'arcivescovo ha poi parlato di un altro silenzio, quello che è “una mancanza di coraggio e di verità”. “In questa cattedrale ci sono oggi uomini e donne ai quali dobbiamo esprimere la nostra enorme gratitudine per il fatto di non essere rimasti in silenzio”, ha detto. “Malgrado il dolore che ha provocato loro, hanno avuto il coraggio di parlare, parlare, parlare e ancora parlare, con coraggio e determinazione, anche di fronte all'incredulità e al rifiuto”. La Chiesa a Dublino e la Chiesa di tutto il mondo sono in debito con queste vittime, ha sottolineato. “Alcuni di voi, nel dolore e nell'indignazione, hanno rifiutato la Chiesa che una volta amavano, ma paradossalmente il vostro abbandono può aver aiutato a purificare la Chiesa sfidandola ad affrontare la verità, a superare la negazione, a riconoscere il male che è stato fatto e il dolore che è stato provocato”, ha aggiunto mons. Martin. “Faccio appello a voi affinché continuiate a parlare”, ha auspicato il presule. “C'è ancora un lungo cammino da percorrere sulla via dell'onestà prima di poter meritare davvero il perdono”. Il presule 65enne ha anche ricordato il silenzio di Gesù sulla croce, sottolineato dalle sue ultime parole, inclusa la sua affermazione di perdono nei confronti di uno dei ladroni crocifissi con lui. “Quel perdono non è a buon mercato”, ha affermato l'arcivescovo di Dublino. “Un ladrone ha deriso Gesù; non ha riconosciuto l'atto di ingiustizia che era stato commesso. L'altro ha riconosciuto la propria colpa, e quel riconoscimento ha aperto la porta al perdono”. “Nessuno che abbia avuto una qualsiasi responsabilità per ciò che è accaduto nella Chiesa di Gesù Cristo in questa arcidiocesi può chiedere il perdono di coloro che sono stati abusati senza prima riconoscere l'ingiustizia commessa e il proprio fallimento per ciò che è avvenuto”. “Ci riuniamo sotto il segno della croce che ci giudica ma in ultima istanza ci libera”, ha indicato. Mons. Martin ha quindi definito la liturgia “solo un primo passo. L'arcidiocesi di Dublino non sarà mai più la stessa. Porterà sempre questa ferita dentro di sé. L'Arcidiocesi di Dublino - ha concluso - non potrà aver riposo finché l'ultima vittima abbia trovato la pace e possa gioire nell'essere pienamente la persona che Dio nel suo progetto vuole che sia”. (R.G.)

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    Argentina: i vescovi presentano una campagna pubblicitaria contro la droga

    ◊   “Entrare nel mondo della droga è molto più facile che uscirne”: è questo lo slogan che la Conferenza episcopale argentina ha lanciato per promuovere una campagna pubblicitaria contro la tossicodipendenza. L’iniziativa è stata presentata lunedì scorso a Buenos Aires dalla Commissione nazionale per la Pastorale della tossicodipendenza, presieduta da mons. Jorge Eduardo Lozano, insieme al Consiglio pubblicitario argentino, il quale metterà a disposizione spazi promozionali gratuiti sui principali mass media locali. Un problema, quello della droga, alquanto rilevante nel Paese latinoamericano: secondo i dati 2010 delle Nazioni Unite, infatti, l’Argentina è la prima nazione del sud America per consumo di cocaina e maryuana. Nel suo intervento alla conferenza stampa, mons. Lozano ha sottolineato come la tossicodipendenza colpisca soprattutto i più poveri. “Perché la Chiesa si occupa di questa problematica? – ha spiegato – Perché le persone che frequentano le nostre scuole e le nostre Chiese hanno questa problematica. Ed è per questo che la nostra Conferenza episcopale ha istituito una Commissione apposita. Si tratta di una piaga presente in tutto il mondo e non è un caso che ci troviamo in un contesto globale”. Poi, mons. Lozano ha ricordato che durante l’incontro di Aparecida del 2007, in occasione della quinta Conferenza generale dell’episcopato latinoamericano e dei Caraibi, “sono stati approfonditi tre punti: il consumo di droga, le cause di mortalità e il narcotraffico. Inoltre, lo scorso anno abbiamo presentato, nell’ambito della Fiera del libro di Buenos Aires, il manuale intitolato ‘Chiesa, droga e tossicodipendenza’. Un volume che ha a che vedere con la nostra attenzione per i poveri, che sono i più vulnerabili di fronte al pericolo costituito dal consumo di droga”. Dal suo canto, il coordinatore della Commissione, Horacio Reyser, ha osservato come spesso la società sia tollerante nei confronti degli spinelli, ritenendo che non siano dannosi. “Ma questa è una tragedia – ha detto Reyser – perché lo spinello è droga e bisogna dirlo a chiare lettere. È fondamentale lanciare un messaggio univoco: drogarsi collega la persona direttamente con la morte, mentre la persona umana è stata creata per la vita. La droga, invece, distrugge e schiavizza ed è qui che dobbiamo intervenire con l’educazione, perché dobbiamo essere capaci di creare una società libera dalle droghe”. Sui passi concreti da compiere per raggiungere questo obiettivo, è intervenuta Marcela Ovejero, segretaria esecutiva della Commissione: “Bisogna partire dalla presa di coscienza di quelli che sono i benefici di una vita degna – ha detto – dall’educazione alla prevenzione per tutta la società, dalla riabilitazione dei tossicodipendenti e dalla denuncia del narcotraffico”. Ribadita, infine, la responsabilità di ogni diocesi nel lavorare su questi punti, così come la formazione di specialisti che accompagnino e sostengano, anche a livello pastorale, i tossicodipendenti. (I.P.)

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    Brasile: Campagna degli Scalabriniani contro il traffico di esseri umani e il lavoro forzato

    ◊   La Rete di organizzazioni ecclesiali dei missionari Scalabriniani sta promuovendo una campagna di raccolta di firme allo scopo di far inserire i temi "Tratta di esseri umani e lavoro forzato" nella Campagna di Fraternità (Cf) 2013, che viene abitualmente coordinata dalla Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile (Cnbb). Secondo le informazioni pervenute all’agenzia Fides, per gli Scalabriniani affrontando il problema della tratta di esseri umani, la Cf contribuirà a sradicare questi crimini e a creare politiche pubbliche e programmi sociali che garantiscano l'assistenza alle vittime. Secondo la rete di organismi religiosi che operano nel campo della mobilità umana e dell’emigrazione (i gruppi più colpiti da queste reti criminali) - riferisce l'agenzia Fides - la scelta dei temi è urgente, perché “il traffico di esseri umani e il lavoro forzato sono due ferite profonde nella società”. "La proposta di una futura Cf sulla tratta di persone, oltre a denunciare tutte le situazioni che sono contro la dignità degli esseri umani, diventa un appello a portare nella Chiesa e nella società la vita e i sogni degli emigranti. Più che denunciare il traffico delle persone, il lavoro degli schiavi e le pratiche simili, la Cf come Campagna di Quaresima, dovrebbe portare alla conversione personale e sociale, cercando di recuperare il rispetto e la dignità di tutti i migranti" sottolinea il testo della Rete. (R.P.)

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    Messico. Il vescovo di Oaxaca chiama alla responsabilità civile contro corruzione e violenza

    ◊   “Ancora una volta i violenti avvenimenti di questa settimana urlano che alcuni non vogliono il bene della società, non vogliono aderire alla promozione di Oaxaca, non vogliono che venga scoperta la verità e la corruzione. La società ha bisogno di sapere la verità su questi atti di violenza per scoprire chi sostenere e chi rimproverare; tanto il governo come gli insegnanti chiedono il sostegno della società, ma solo con la giustizia, con l’unione e mirando al bene comune. Non serve chiedere la verità e rimanere indifferenti verso coloro che cercano di sostenerla e di difenderla; sarebbe inoltre una vergogna nascondere la corruzione e la violenza con la impunità”. Così scrive l’arcivescovo di Antequera-Oaxaca, mons. José Luis Chávez Botello, riferendosi agli scontri verificatisi la settimana scorsa che hanno danneggiato anche la cattedrale della città. Il vandalismo e la mancanza di rispetto per il patrimonio culturale hanno lasciato una bruttissima impronta su diversi edifici storici, proprio quelli che hanno consentito ad Antequera di essere riconosciuta, nel 1986, Patrimonio Culturale dell'Umanità. I danni alle pareti, le scritte con la vernice, vetri e muri rotti, sono alcuni segni della battaglia della settimana scorsa, combattuta tra gli insegnanti della Sezione 22 e la polizia federale nel cuore della capitale di Oaxaca. “Il panorama è difficile da capire, ma c'è speranza se la società di Oaxaca, il governo e gli insegnanti, si assumono la propria responsabilità” ha detto mons. Chávez Botello. “Chiediamo e speriamo che presto si apra l'inchiesta condotta con trasparenza, poi si devono comunicare i risultati per prendere posizioni decise e costruttive. Cercare e difendere la verità va a beneficio di tutti: di insegnanti, studenti e genitori, delle autorità e soprattutto della società. La verità è un fondamento indispensabile per la credibilità e l'unità, è la migliore arma contro la corruzione. ‘La verità vi farà liberi’ (Giovanni 8,32)”. Il messaggio di mons. Chávez Botello è stato inviato all’agenzia Fides dalla Conferenza episcopale del Messico. Secondo la stampa locale il confronto è degenerato a causa delle politiche educative di privatizzazione proposte dal presidente Felipe Calderón, che hanno chiamato a mobilitarsi gli insegnanti di Oaxaca raggruppati nella sezione 22. (R.P.)

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    Bolivia: dichiarata l'emergenza nazionale per le alluvioni

    ◊   Il governo di La Paz ha dichiarato l’emergenza nazionale per le intense piogge attribuite al fenomeno meteorologico della “Niña” che hanno provocato inondazioni con almeno 31 vittime e 7000 famiglie colpite. Il provvedimento, ha detto il ministro della Difesa, Rubén Saavedra, consentirà la mobilitazione del personale necessario per assistere gli alluvionati con uno stanziamento pari a circa 14 milioni di euro, previsti anche per la ricostruzione. Le precipitazioni hanno causato alluvioni e straripamenti di fiumi in sei dei nove dipartimenti del Paese, Cochabamba, La Paz, Santa Cruz, Tarija, Chuquisaca e Pando. A Chuquisaca un autobus e un camion sono stati travolti da un fiume in piena, con un bilancio di 28 morti. Lo scenario più preoccupante si riscontra a Cochabamba, nel centro della Bolivia, sono 2500 le famiglie colpite; gravi i danni anche ai raccolti di frutta e vedure. Secono l’amministrazione boliviana della viabilità, una ventina di tratti stradali sono impraticabili a causa di frane e smottamenti. (R.P.)

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    Filippine: i vescovi sospendono il dialogo con la presidente Aquino in materia di salute riproduttiva

    ◊   Il disegno di legge - riferisce l'agenzia AsiaNews - è infatti approdato ieri alla Camera, nonostante gli appelli della Chiesa e delle associazioni pro-life per una sua revisione. Se approvato passerà subito al Senato per il varo definitivo, grazie all’utilizzo del rito abbreviato da parte del Governo, che può essere interrotto solo dal capo dello Stato. In una lettera alla signora Aquino, mons. Nereo Odchimar, presidente della Conferenza episcopale, motiva la decisione di “sospendere nel frattempo ulteriori colloqui con l’esecutivo”, “considerando la velocità nei processi legislativi” nel Parlamento, mentre è in corso in questi giorni in Vaticano la visita ad limina apostolorum dei presuli filippini. Nella lettera mons. Odchimar annuncia che i colloqui potrebbero riprendere a fine marzo. Critiche ai vescovi arrivano da media e partiti favorevoli alla legge, che giudicano la mossa dei presuli un banco di prova per verificare quanto potere ha la Chiesa sul presidente Aquino e sulla politica del Paese. Da parte sua la presidente si è detta dispiaciuta per la scelta dei presuli, chiedendo un rapido ritorno al confronto costruttivo sul tema. Lo scorso 19 gennaio, la signora Aquino aveva affermato di voler includere nella proposta di legge le modifiche concordate insieme ai rappresentanti della Chiesa cattolica, proponendo un nuovo disegno per la paternità responsabile. Ma pochi giorni dopo ha permesso la presentazione della legge in Parlamento senza revisioni. Il dibattito sulla legge di salute riproduttiva (Reproductive Health Bill) è in corso nelle Filippine da quattro anni. Il testo in via di approvazione rifiuta l’aborto clinico ma promuove un programma di pianificazione familiare, invitando le coppie a non avere più di due figli, sanziona l’obiezione di coscienza di medici e operatori sanitari e favorisce la sterilizzazione volontaria. Chiesa e associazioni cattoliche sostengono invece il Natural Family Programme (Nfp), che mira ha diffondere tra la popolazione una cultura di responsabilità e amore basata sui valori cristiani. (R.G.)

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    Sud Corea: dall’esempio di Giovanni Paolo II, una spinta per la “nuova evangelizzazione”

    ◊   Meditando e facendo propria l’esperienza straordinaria, la vita e l’opera di Giovanni Paolo II, la Chiesa in Corea ne trarrà “nuova forza per portare avanti la nuova evangelizzazione”. È quanto dice all’agenzia Fides padre Thaddaeus Lee Ki-Rak, Segretario esecutivo della Conferenza episcopale della Corea, in vista della cerimonia di Beatificazione del Servo di Dio Giovanni Paolo II, che si terrà il 1° maggio in San Pietro. L’espressione “nuova evangelizzazione”, ricorda padre Lee Ki-Rak, “è stata usata per la prima volta da Giovanni Paolo II e si riferisce alla pratica della comunicazione del Vangelo con nuova passione, in nuove modalità e con nuove espressioni che proclamino la liberazione, verso un mondo migliore”: è proprio questo lo spirito con cui la Chiesa coreana sta vivendo l’anno 2011 – nota il Segretario – e con cui si prepara alla Beatificazione di Papa Wojtyla. La Chiesa coreana – informa il sacerdote – “sta cercando nuove modalità, nuovi metodi e nuove strade per evangelizzare efficacemente”. Per questo occorre ricordare a tutti i fedeli cattolici, sacerdoti, religiosi e laici, che essi sono “discendenti dei martiri coreani”, e che debbono essere “protagonisti dell’evangelizzazione all’interno e al di fuori della Chiesa”. Tutti i vescovi coreani, riferisce il Segretario della Conferenza episcopale, si sono mobilitati, avviando “riflessioni e nuove pratiche per rinnovare lo spirito missionario di tutta la comunità ecclesiale”, chiamata a vivere la nuova evangelizzazione “a partire dalla testimonianza di vita”. Su questo slancio, su questo spirito rinnovato che anima le comunità locali, la Chiesa coreana invoca la protezione di Giovanni Paolo II, chiedendo l’intercessione della Vergine Maria, di San Giuseppe e di tutti martiri coreani. (R.P.)

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    Cina: nuove ordinazioni diaconali e presbiterali nelle comunità cattoliche

    ◊   Sono diverse le comunità cattoliche cinesi del continente che continuano a festeggiare in questo periodo nuovi presbiteri e nuovi diaconi, secondo le informazioni che Faith dell’He Bei trasmette all’agenzia Fides. La diocesi di Shan Tou, nella provincia del Guang Dong, ha potuto accogliere il suo primo sacerdote diocesano dopo 10 anni. Durante la solenne celebrazione dell’8 febbraio, presieduta da mons. Cai Bing Rui, consacrato l’8 maggio dell’anno scorso con l’approvazione della Santa Sede, sono stati ordinati tre nuovi sacerdoti: uno della diocesi di Shan Tou e due della diocesi di Min Dong, nella provincia del Fu Jian. Il giorno dopo, 9 febbraio, la diocesi di Shan Tou ha fatto una grande festa per il suo primo nuovo sacerdote ordinato dopo 10 anni, in quanto l’ultima ordinazione sacerdotale risaliva al 2001.Oltre 4.000 fedeli hanno preso parte all’ordinazione sacerdotale di due sacerdoti diocesani della diocesi di Lin Yi, nella provincia dello Shan Dong, presieduta in cattedrale dal vescovo diocesano, il 13 febbraio. Hanno concelebrato 14 sacerdoti, sia della diocesi che provenienti da altre diocesi, e una trentina di religiose hanno partecipato alla solenne liturgia. Mons. Pietro Feng Xin Mao, vescovo della diocesi di Jing Xian (oggi Heng Shui), nella provincia dell’He Bei, ha ordinato ieri due diaconi. 30 sacerdoti hanno concelebrato con mons. Feng davanti a numerosi fedeli, tra cui una ventina di religiose della Congregazione diocesana della Missionarie di Nostra Signora del Buon Consiglio e 30 seminaristi. Mons. Feng ha esortato i diaconi ad essere aiutanti del vescovo e del sacerdote, assistiti dalla grazia della Spirito Santo, nella predicazione, nell’amministrazione dei sacramenti e nelle opere di carità a servizio del popolo di Dio. (R.P.)

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    Da domani a Dakar la Commissione permanente del Secam

    ◊   Si apriranno domani a Dakar, in Senegal, i lavori della Commissione permanente del Secam, il Simposio delle Conferenze episcopali di Africa e Madagascar. Si tratta - riferisce l'agenzia Sir - della prima riunione dell’anno, presieduta dal cardinale Polycarp Pengo, presidente del Secam e arcivescovo di Dar-Es-Salaam, in Tanzania, coadiuvato dai due vicepresidenti, il cardinale Théodore Adrien Sarr e l’arcivescovo Gabriel Mbilingi. Tra i punti in agenda, la Commissione - che resterà riunita fino al 28 febbraio - affronterà la prossima visita del Papa in Benin, a novembre, per presentare l’Esortazione apostolica post-sinodale sull’Africa; le celebrazioni in Spagna ad agosto per la Giornata Mondiale della Gioventù; il seminario sulle nuove strategie missionarie organizzato dal Secam insieme al Consiglio delle Conferenze episcopali europee (Ccce) in Costa d’Avorio, a novembre. (R.G.)

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    Congo: riunito a Kinshasa il Comitato permanente della Conferenza episcopale

    ◊   I vescovi del Comitato permanente della Conferenza episcopale della Repubblica Democratica del Congo sono riuniti fino a venerdì a Kinshasa, al Centro di accoglienza Caritas, per discutere di bilanci economici e di questioni pastorali urgenti. Come informa il sito della Conferenza episcopale, www.cenco.cd, l’assise prevede anche incontri con esponenti politici tra i quali il primo ministro Adolphe Muzito, ed ancora un incontro con il presidente della repubblica Joseph Kabila. Ieri i presuli si sono confrontati con la direttrice delle operazioni della Banca Mondiale per il Congo e la Repubblica Democratica del Congo Marie-Françoise Marie-Nelly, e ciò per l’impegno della Chiesa cattolica nella realizzazione di progetti dell’Onu soprattutto nel campo dell’educazione e della sanità. La collaborazione e il confronto della Chiesa cattolica con la Banca Mondiale sono finalizzati al beneficio sociale. Il Comitato permanente della Conferenza episcopale ha aperto i lavori lunedì scorso con una celebrazione eucaristica presieduta dal presidente della Conferenza stessa mons. Nicolas Djomo, vescovo di Tshumbe. (T.C.)

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    La religione, importante ‘chiave’ per conoscere un Paese: intervento a Monterrey di Tony Blair

    ◊   “Comprendere la fede, i suoi aderenti, le sue tendenze, le sue strutture, può essere rilevante quanto la conoscenza del prodotto interno lordo di una nazione, dei suoi affari, delle sue risorse”. Sono parole dell’ex primo ministro britannico Tony Blair, intervenuto nei giorni scorsi - riferisce L’Osservatore Romano - all’Istituto tecnologico di Monterrey, in Messico. “La consapevolezza religiosa – ha sottolineato nella sua relazione Blair - è importante quanto quella di genere o di razza. Per i politici, per gli imprenditori, per i comuni cittadini, capire la prospettiva di fede di un Paese è fatto essenziale per comprenderlo”. L’ex premier - fondatore nel maggio 2008 della “Tony Blair Faith Foundation”, promotrice del dialogo interreligioso - ha parlato a Monterrey di immigrazione e protezionismo, di cultura e integrazione, dell’accelerazione impressa dalla globalizzazione. Si è soffermato in particolare sulla situazione in Medio Oriente e sulla decisiva influenza della religione nelle decisioni politiche e nelle trasformazioni sociali in atto. La religione - ha detto - va oltre il mero significato confessionale, è storia, cultura, tradizione, appartenenza, identità, filosofia di vita, Per questo la conoscenza dell’elemento religioso è essenziale per capire soprattutto il Medio Oriente, ma ciò vale ovunque. Ad esempio in Cina, ha osservato Blair dove “ci sono più musulmani che in Europa e più cattolici praticanti che in Italia”, ma anche in India, negli Stati Uniti, in America latina, e, “anche se il numero di credenti praticanti è più basso” in Europa, dove “è palpabile l’importanza della cultura ebraico-cristiana”. (R.G.)

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    Usa: istituito il primo convento per le Carmelitane Scalze vietnamite

    ◊   Il 19 febbraio scorso la storia della Chiesa degli Stati Uniti ha visto una nuova pagina: l’istituzione del primo convento di Carmelitane Scalze vietnamite nell’arcidiocesi di Mobile, in Alabama. La notizia arriva dal sito Internet della diocesi di Nha Trang, in cui si legge che “i frutti dei martiri del Vietnam sono arrivati in un Paese straniero. La storia della Chiesa universale non solo registra le impronte dei missionari occidentali che hanno portato il Vangelo al mondo, ma ora quella storia ha una nuova pagina: le popolazioni orientali, i cattolici vietnamiti in particolare, si impegnano nella missione di Gesù, portano la compassione verso i poveri”. “La presenza delle suore vietnamite carmelitane – si legge ancora - non è solo un grande piacere per la Chiesa cattolica a Mobile, in Alabama, ma è anche un segno del Dio invisibile nel mondo visibile negli Stati Uniti”. Quindi, la diocesi di Nha Trang conclude: “Preghiamo per le suore nella loro nuova missione e preghiamo per la Chiesa a Vietnam, negli Stati Uniti e nel mondo”. (A.N.)

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    Germania: un concordato per l'insegnamento della religione islamica a scuola

    ◊   L’insegnamento della religione islamica in tutto il territorio tedesco sta diventando realtà: il 22 febbraio, il Ministero per la scuola del Land Renania settentrionale-Vestfalia ha infatti concordato con il Consiglio di coordinamento dei Musulmani in Germania (Krm), organo che riunisce le quattro maggiori associazioni islamiche, l’istituzione di un consiglio che formulerà i principi religiosi dei musulmani nel Land, cooperando “per la preparazione e la realizzazione della lezione di religione islamica”. Come riferito dall’agenzia di stampa cattolica austriaca Kathpress ripresa dall'agenzia Sir, verrà presa ad esempio la procedura adottata da Chiesa cattolica ed evangelica per la lezione di religione cristiana. L’introduzione della lezione di religione islamica era finora fallita per l’assenza di un’organizzazione degli islamici e di una rappresentanza legittima dei quattro milioni di islamici in Germania, in grado di riconoscere i contenuti della lezione di religione. Occorre infatti che una comunità religiosa islamica fosse presente a livello di Stato federato e che si ponesse come interlocutore nei confronti del Land. Secondo quando dichiarato dal ministero, “le trattative in corso con l’organizzazione islamica, come nel caso della Renania settentrionale– Vestfalia, sono soluzioni provvisorie nel percorso verso il riconoscimento come comunità religiosa in senso giuridico”. (R.P.)

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    Spagna: aperte a Murcia le Giornate internazionali di carità e volontariato

    ◊   Si è aperta ieri a Murcia, in Spagna, la X edizione delle Giornate internazionali di carità e volontariato, per iniziativa dell’Istituto internazionale Giovanni Paolo II per la Carità e il Volontariato facente capo all’Università Cattolica San Antonio e patrocinato dal Pontificio Consiglio Cor Unum. Missione preminente dell’Istituto è quella di organizzare corsi di formazione interdisciplinare per i volontari del servizio caritativo e di promuovere iniziative di confronto e di scambio – quali le “Giornate internazionali” - su tematiche attinenti le scienze sociali o su situazioni e contesti di particolare rilevanza. Il tema del nuovo incontro – “Europa, Gioventù e Solidarietà” – richiama l’iniziativa di Bruxelles di proclamare il 2011 “Anno europeo del volontariato” e la Giornata Mondiale della Gioventù, da tenersi a Madrid nei giorni 16-21 agosto prossimi alla presenza del Santo Padre Benedetto XVI. Le linee salienti delle “Giornate” saranno presentate nella sessione introduttiva dal presidente dell’Università, José Luis Mendoza Pérez e dal vescovo di Cartagena, mons. José Manuel Lorca Planes. Nell’agenda dei lavori ampio spazio sarà dedicato all’attività del volontariato in difesa della vita - con testimonianze di medici, docenti universitari e volontari – e all’opera dei volontari operanti nelle associazioni delle vittime del terrorismo; si parlerà inoltre di sviluppo sostenibile e del contributo alla diaconia della carità da parte della Vita Contemplativa. Partecipa ai lavori del convegno, in rappresentanza del Pontificio Consiglio Cor Unum, mons. Segundo Tejado Muñoz, sottosegretario del dicastero. Tra i momenti liturgici, è in particolare da segnalare l’Eucaristia di domenica 27 febbraio – in diretta televisiva nazionale - presieduta dal cardinale Carlos Amigo Vallejo nella cappella del Collegio gesuita “Nuestra Señora del Recuerdo”. A conclusione delle “Giornate”, una Veglia ecumenica di preghiera avrà luogo il 28 febbraio nella parrocchia di San Pablo in Murcia; vi prenderanno parte l’Esarca del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli Policarpos Stavropoulos, arcivescovo metropolita ortodosso di Spagna e Portogallo, mons. Timotei Lauran Felician, arcivescovo per la Spagna e il Portogallo del Patriarcato Ortodosso di Romania e il rev. Joan García Casanovas, vicario generale per la Spagna e il Portogallo del Patriarcato Ortodosso di Serbia. (A cura di Marina Vitalini)

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    Gmg 2011: 63 diocesi spagnole pronte ad accogliere 300 mila giovani dall’11 al 15 agosto

    ◊   Dall’11 al 15 agosto 2011, 63 diocesi spagnole offriranno ai giovani venuti dall’estero partecipanti alla Gmg la possibilità di vivere un tempo di convivenza con i loro coetanei. L’annuncio - riferisce l'agenzia Sir - è stato dato a Madrid in una conferenza stampa sulle novità della Gmg. “È una grande opportunità per preparare la Gmg, e allo stesso tempo moltiplica l’effetto della Gmg per tutti i luoghi della Spagna”, ha spiegato da Javier Igea, responsabile del programma “Giorni nelle diocesi”, consultabile anche su Internet all’indirizzo per conoscere tutte le località che hanno aderito. Si stima che circa 300 mila giovani saranno accolti per tutta la Spagna. Attualmente sono già oltre 150 mila gli iscritti da 137 Paesi. L’accoglienza delle diocesi prevede comprende oltre a momenti di preghiera e celebrazioni nei santuari locali anche attività culturali e momenti di festa. Tra le iniziative, nella basilica della Sagrada Familia di Barcellona si terrà un incontro, al quale parteciperanno tutti i giovani che andranno in Catalogna e i ragazzi della regione. Pamplona accoglierà i giovani della Sicilia. Molto positiva anche la collaborazione delle autorità locali. “A Valladolid, sono stati proprio i sindaci dei comuni che hanno chiesto che giovani da tutto il mondo siano presenti nelle loro località”, ha spiegato Igea. In molti luoghi della Spagna si stanno inoltre facendo sforzi affinché l’alloggio e il mantenimento siano gratuiti per i partecipanti, che provengono dai Paesi con maggiori difficoltà economiche. Questo è il caso di Ciudad Real, dove saranno accolti 260 haitiani, parte dei 2 mila giovani stranieri accolti nella città della Mancha. Durante la conferenza stampa è stato anche annunciato il concorso giornalistico “Sentinelle del mattino”. La Fondazione Cronaca Bianca (cronicablanca.org), in collaborazione con la Gmg di Madrid, premierà gli articoli pubblicati fino al primo maggio dedicati alla Gmg. (R.G.)

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    24 Ore nel Mondo



    La protesta nei Paesi arabi: concessioni da parte dei governi

    ◊   Sono state accolte in Algeria le richieste degli studenti scesi in piazza nei giorni scorsi in diverse città del Paese. Una manifestazione ad Algeri è stata repressa con violenza lunedì e alcuni giovani sono rimasti feriti. Il decreto del 13 dicembre 2010 contestato dagli studenti “è stato abrogato” ieri dal Consiglio dei ministri nell'ambito delle numerose misure, tra cui la revoca dello Stato d'emergenza, adottate per frenare l'ondata di proteste che stanno attraversando il Paese dall'inizio di gennaio. La norma aveva modificato le qualifiche richieste per accedere a determinati posto di lavoro, svalutando, secondo gli studenti, alcuni diplomi. La Direzione generale della sicurezza nazionale (Dgsn) ha anche annunciato che sarà avviata un'inchiesta per identificare i responsabili delle violenze contro la manifestazione degli studenti di lunedì. “Nessuno ha dato l'ordine di caricare” - si legge in un comunicato della Dgsn, ripreso dalla stampa - “chi ha commesso queste gravi violazioni sarà sanzionato”.

    In Bahrein il re grazia 23 militanti sciiti
    Migliaia di manifestanti sono scesi in strada nella capitale del Bahrein, Manama, per chiedere riforme al governo. La manifestazione avviene mentre il re del Bahrein, Hamad Bin Isa al-Khalifah, è a colloquio in Arabia Saudita con il re Abdullah. Stamane un deputato dell'opposizione ha annunciato che 23 militanti sciiti del Bahrein accusati di terrorismo sono stati liberati per una grazia del re. I 23 erano stati sotto processo da ottobre per aver "formato una organizzazione illegale", "praticato il terrorismo", "finanziato attività terroristiche" e "propagato informazioni false e tendenziose".

    In Arabia Saudita il re annuncia provvedimenti a favore del popolo
    Il re Abdullah d'Arabia Saudita ha annunciato oggi una serie di provvedimenti a favore della popolazione, quali sussidi per gli alloggi e borse di studio per studenti. L'anziano re è rientrato a Riad dopo aver trascorso tre mesi all'estero, durante i quali ha subito due interventi chirurgici alla schiena. Lo riferisce la Televisione di Stato saudita. Centinaia di uomini in veste bianca hanno inscenato danze beduine con le spade, su tappeti tradizionali, per onorare all'aeroporto della capitale il monarca, che compirà presto 87 anni. Il presidente egiziano Hosni Mubarak, stretto alleato dell'Arabia Saudita, è stato costretto a dimettersi da una rivoluzione popolare l'11 febbraio, e anche il tunisino Zine El Abidine Ben Ali è stato cacciato dal potere e si è rifugiato il 14 gennaio in Arabia.

    In Giordania annunciata “Giornata della collera” venerdì prossimo
    Una "giornata della collera" è stata organizzata nella capitale della Giordania, Amman, per venerdì prossimo 25 febbraio, per "denunciare le violenze e reclamare le riforme". Lo ha annunciato l'opposizione, sperando di farne la più grande manifestazione dall'inizio del movimento di contestazione nel reame hashemita, a gennaio. "Circa 10.000 membri del movimento islamico" sono attesi ad Amman per "denunciare le violenze e reclamare le riforme", ha dichiarato alla France Presse Zaki Bani Rsheid, membro del comitato esecutivo del Fronte d'azione islamica (Fai), emanazione dei Fratelli musulmani e principale partito d'opposizione. Diciannove altri partiti e gruppi hanno fatto appello a manifestare a fianco del Fai nella capitale e in diversi governatorati del reame. "Il governo ha ottenuto una dilazione per fare le riforme, ma chiaramente esita e tenta di guadagnare del tempo con le parole... Malgrado le promesse, non siamo stati contattati sul dialogo per l'emendamento della legge elettorale, che costituisce la pietra angolare del processo di riforma".

    Incendio al ministero degli Interni al Cairo, forse causato da personale licenziato
    Un grosso incendio è scoppiato al ministero degli Interni nel centro del Cairo, dove si sono uditi colpi d'arma da fuoco. L'edificio è in corso di evacuazione. Lo riferisce l'emittente araba.al Jazira. I pompieri stanno ora cercando di domare le fiamme. Secondo alcune fonti l'incendio si sarebbe propagato da un paio di autovetture posteggiate nella strada adiacente al ministero, alle quali alcuni sottoufficiali, licenziati dal precedente ministro dell'Interno, avrebbero dato fuoco in segno di protesta.

    La Tunisia chiede l’assistenza del Consiglio d’Europa per la riforma costituzionale
    Guardiamo alla Tunisia dove è scoppiata la prima sommossa che ha innescato la serie di rivolte a catena nei vari Paesi del Nord Africa, del Medio Oriente e non solo. In questi giorni Tunisi ha formalmente chiesto l'assistenza del Consiglio d'Europa, ed in particolare della Commissione di Venezia, per l'elaborazione della riforma costituzionale. Il Segretario Generale ha assicurato disponibilità immediata. In questa fase di transizione Francesca Sabatinelli ha intervistato padre Jawad Alamat, parroco della Chiesa di Santa Giovanna d’Arco a Tunisi:

    R. – Noi come Chiesa, in Tunisia, abbiamo vissuto ed abbiamo condiviso i momenti forti: questo “no” all’oppressione, alla mancanza di libertà e di dignità. La situazione, in questo momento, è di vuoto. Avete sentito della notizia dell’uccisione del sacerdote polacco salesiano, che ha scosso anche noi, come Chiesa.

    D. – Secondo lei quali sono i motivi dietro quest’uccisione?

    R. – Non possiamo pronunciarci in questo momento, almeno finché le indagini non saranno terminate. Ci sono però varie probabilità. Una cosa certa è che dal 30 gennaio questa comunità di salesiani - che hanno una scuola nella periferia di Tunisi - ha ricevuto una lettera di minaccia. Poi c’è stato questo gesto atroce.

    D. – Temete adesso che ci siano ulteriori atti di violenza e di aggressione verso i cristiani?

    R. – Certo. Temiamo anche che ci sia qualcosa contro di noi. La cosa che più avvertiamo, però, è che il popolo tunisino non ha in sé questa tradizione di violenza contro i cristiani. È un popolo aperto, colto, degno, che è sempre stato tollerante. Noi non crediamo che loro faranno qualcosa contro di noi. Sicuramente se si fa qualcosa contro di noi lo si fa anche contro il Paese stesso. Temiamo – come temono anche i tunisini - che se non verrà stabilita la sicurezza nel Paese, gli estremisti potrebbero sentirsi liberi di usare violenza contro i cristiani.

    D. – Quale futuro si potrebbe ipotizzare per la Tunisia? C’è una classe politica pronta a sostituire il regime di Ben Ali?

    R. – Purtroppo no. Diciamo le cose come stanno: pensiamo che ci sia una Tunisia colta, aperta, nella quale abbiamo una grande fiducia per un futuro di democrazia, di rispetto della dignità dell’uomo e della differenza, quindi del pluralismo all’interno della società. Noi crediamo in questo. Da 23 anni, però, c’è un vuoto di attività politica, quindi il Paese non è ancora del tutto preparato. (vv)

    Iran: attaccati familiari dell’ex presidente Rafsanjani critico con Ahmadinejad
    Due figli dell'ex presidente iraniano Akbar Hashemi Rafsanjani e alcuni loro familiari sono stati attaccati apparentemente da sostenitori del governo ieri mentre lasciavano una moschea nel sud di Teheran, secondo quanto scrive oggi il quotidiano Jomhuri Eslami. L'episodio è avvenuto due giorni dopo che una delle figlie di Rafsanjani, Faezeh Hashemi, era stata fermata dalla polizia durante un raduno di oppositori. Rafsanjani è considerato un acerrimo rivale di Ahmadinejad e nel 2009 condannò la repressione delle manifestazioni di piazza contro la rielezione alla presidenza dello stesso Ahmadinejad. Nei giorni scorsi, fonti dell’opposizione hanno raccontato di diversi tentativi di dimostrazioni di piazza a Teheran e in diverse cittadine da parte soprattutto di studenti.

    Undici palestinesi feriti a Gaza City da militari israeliani
    Undici palestinesi sono rimasti feriti oggi a est di Gaza City dal fuoco di militari israeliani. Due, colpiti in apparenza dalle schegge di una cannonata, versano in condizioni gravi. Secondo radio Gerusalemme i soldati israeliani che hanno fatto fuoco erano stati in precedenza oggetto di un attacco.

    Grecia: sciopero generale contro l’austerity
    Scontri sono scoppiati stamani in piazza Syntagma ad Atene fra polizia e manifestanti. Dopo mesi di contestazioni e scioperi di diversi settori contro il piano di austerity, oggi in Grecia è sciopero generale: chiusi uffici pubblici, scuole, banche, negozi e perfino alcuni settori ospedalieri. Fermi i trasporti e black out informativo di 24 ore. Decine di migliaia di lavoratori, studenti e pensionati sono scesi in piazza nella capitale e in altre città greche. Uno dei leader storici della sinistra ha invitato a “trasformare Piazza Syntagma ad Atene in Piazza Tahrir del Cairo sino alle dimissioni del governo del premier Giorgio Papandreou”.

    Arresti in Cina dopo i tentativi di manifestazioni sulla scia della rivolta dei gelsomini
    Continuano gli arresti di dissidenti e avvocati cinesi dopo che domenica scorsa diverse persone sono scese in piazza a Shanghai e Pechino nella 'rivolta dei gelsominì, sulla scia delle proteste di piazza che stanno infiammando il nord Africa e il medio Oriente. Diverse organizzazioni che si battono per i diritti civili e la stampa di Hong Kong hanno denunciato alla stampa l'arresto di almeno 6 dissidenti e quattro avvocati, alcuni dei quali sono stati picchiati. Secondo Chinese Human Rights Defenders, il cui sito non è raggiungibile nè in Cina (anche da coloro che usano programmi per sfuggire alla censura cinese) nè all'estero, dei sei dissidenti, Tang Jitian, Jiang Tianyong, Teng Biao, Go Chuan, Chen Wei e Ran Yunfei, non si hanno notizie. Gli avvocati Tang Jitian Jiang Tianyong, Teng Biao e Li Fangping sono stati bloccati e poi rilasciati, impedendo loro di tenere un incontro per discutere alcuni casi di diritti umani da difendere. Un altro avvocato, Liu Shihui, è stato picchiato a Canton dopo aver inviato un messaggio su Twitter nei giorni scorsi assicurando il suo appoggio alla 'rivolta dei gelsominì. Bloccato anche un altro avvocato di Canton, Tang Jingling.

    A New Delhi manifestazione contro il carovita
    I principali sindacati indiani hanno organizzato oggi un corteo di protesta per le vie di New Delhi contro il carovita e l'indifferenza del governo per i diritti dei lavoratori. Lo riferisce l'agenzia di stampa Ians. Gli organizzatori hanno detto di aspettarsi circa 40mila manifestanti, ma per ora non ci sono ancora cifre ufficiali della effettiva partecipazione. La protesta ha mandato in tilt la circolazione stradale e ha richiesto un massiccio dispiegamento di sicurezza nel centro della capitale. La marcia, che è in corso, si concluderà davanti al Parlamento nella sud della capitale dove sorgono gli edifici governativi. Tra gli organizzatori ci sono le otto principali sigle sindacali, compreso l'Indian National Trade Union Congress, che appartiene al partito di maggioranza. I dimostranti accusano il governo guidato dal Congresso di Sonia Gandhi, di non intervenire contro l'inflazione galoppante, in particolare contro l'aumento dei prezzi dei generi alimentari che ha toccato punte del 17 per cento lo scorso gennaio, soprattutto a causa del caro cipolle. I sindacati denunciato anche violazione dei diritti dei lavoratori, in particolare di quelli non contrattualizzati.

    Corea del nord: proteste di piazza in tre città
    “Dateci elettricità e riso oppure non possiamo più vivere!”. Questo il grido di protesta di un gruppo di cittadini che il 14 febbraio scorso sono scesi in piazza in tre città della Corea del Nord per chiedere cibo ed elettricità. La notizia arriva oggi sulla stampa internazionale. Il servizio di Mariapia Iacapraro:

    Secondo la stampa locale, alla base delle dimostrazioni popolari vi sarebbe la decisione del regime di interrompere la già scarsa fornitura di energia elettrica, nelle aree di Jongju e Yongchon e Sonchon, nella provincia di Pyongan del Nord, per destinare tutte le risorse disponibili alla capitale Pyongyang e permettere di illuminarla durante i festeggiamenti del compleanno del leader Kim Jong-il. La fornitura sarebbe stata limitata a solo poche ore al giorno. Un evento più unico che raro a conferma delle severe difficoltà economiche e alimentari cui è sottoposta la popolazione del regime comunista. Le proteste hanno visto la partecipazione spontanea di numerose persone. Il dipartimento per la Sicurezza di Stato avrebbe cercato di individuare i responsabili delle proteste che, invece di fornire informazioni, hanno dato vita ad un autentico muro di silenzio.

    L’ex braccio destro di Obama sindaco di Chicago al primo turno
    Rahm Emanuel, l'ex braccio destro di Barack Obama, è il nuovo sindaco di Chicago, la città in cui è nato 51 anni fa. Secondo i dati forniti dalla Cnn, Emanuel ha superato la soglia del 50 per cento più dei voti, conquistando l'elezione già oggi, al primo turno ed evitando così il ballottaggio del 5 di aprile. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 54

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli e Miriam Ayele.