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Sommario del 20/02/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Anche se si soffre per ingiustizie, evitare rivincita e odio: così il Papa all’Angelus
  • Domani il Concistoro per la canonizzazione di don Guanella: la carità, sua stella polare
  • Il cardinale Cottier ci parla degli scritti di Benedetto XVI Papa teologo
  • Oggi in Primo Piano

  • Il vertice del G20 concluso con un compromesso su stabilità e prezzi delle materie prime
  • In difesa della libertà religiosa ci vuole collaborazione ecumenica: incontro Ccee-Cec
  • Oggi, Giornata mondiale della giustizia sociale
  • Villaggio solidale: 4 giorni a Lucca per parlare di volontariato
  • Chiesa e Società

  • Regno Unito: movimenti pro-life favorevoli alla sentenza che regolamenta l’uso della pillola Ru486
  • Il 17 marzo celebrazione eucaristica presieduta dal cardinale Bagnasco per il 150.mo dell’unità d’Italia
  • A Genova, il 22 febbraio, convegno sul disarmo nucleare
  • Sudan: la Compagnia di Gesù fonda un istituto professionale agricolo
  • Repubblica Dominicana: aumento delle vocazioni
  • Myanmar: vaccinazioni di massa contro il rischio poliomelite
  • Berlino: Orso d’oro a “Nader and Simin, a separation” dell’iraniano Ashgar Fahradi
  • 24 Ore nel Mondo

  • In Cina la Giornata dei gelsomini: manifestazioni pro-democrazia e arresti in diverse città
  • Il Papa e la Santa Sede



    Anche se si soffre per ingiustizie, evitare rivincita e odio: così il Papa all’Angelus

    ◊   Chi accoglie Dio nella propria vita realizza un’esistenza nuova animata dall’amore: Benedetto XVI prende spunto dalle odierne letture bibliche per chiedere che quando si soffre per il male non si risponda con l’odio. E chiede a tutti i pastori “il nuovo stile” imposto dall’amore vero. Il servizio di Fausta Speranza.

    “Quando si soffre per il male, la persecuzione, l’ingiustizia, evitiamo la rivincita, la vendetta e l’odio, e preghiamo per i persecutori”. Sono le parole, in polacco, di Benedetto XVI che prendono spunto dal Vangelo odierno in cui Gesù dice: “Amate i vostri nemici”. Benedetto XVI fa sua la preghiera di chi soffre per dire chiaramente: “Affidiamo a Dio tutte queste avversità per raggiungere la libertà e la pace spirituale”. E Benedetto XVI parla di legislazione fondata da Dio. Con i suoi precetti – spiega – Dio “fondava la legislazione sociale sul comandamento <amerai il tuo prossimo come te stesso>”.

    "Se ascoltiamo, poi, Gesù, nel quale Dio ha assunto un corpo mortale per farsi prossimo di ogni uomo e rivelare il suo amore infinito per noi, ritroviamo quella stessa chiamata, quello stesso audace obiettivo".

    Benedetto XVI ripete il termine “audace” per ricordare l’invito di Dio a essere “perfetti come il padre”. E poi il Papa risponde alla domanda di ciascuno di noi: come imitare Gesù:

    “Chi accoglie il Signore nella propria vita e lo ama con tutto il cuore è capace di un nuovo inizio. Riesce a compiere la volontà di Dio: realizzare una nuova forma di esistenza animata dall’amore e destinata all’eternità.”

    Il Papa aggiunge:

    «Grande cosa è l’amore – leggiamo nel libro dell’Imitazione di Cristo –, un bene che rende leggera ogni cosa pesante e sopporta tranquillamente ogni cosa difficile. L’amore aspira a salire in alto, senza essere trattenuto da alcunché di terreno. Nasce da Dio e soltanto in Dio può trovare riposo»

    Poi il pensiero in particolare ai pastori:

    “Cari amici, dopodomani, 22 febbraio, celebreremo la festa della Cattedra di San Pietro. A lui, primo degli Apostoli, Cristo ha affidato il compito di Maestro e di Pastore per la guida spirituale del Popolo di Dio, affinché esso possa innalzarsi fino al Cielo. Esorto, pertanto, tutti i Pastori ad «assimilare quel “nuovo stile di vita” che è stato inaugurato dal Signore Gesù ed è stato fatto proprio dagli Apostoli»”

    Nei saluti, il Papa in francese sottolinea che l’amore di cui parla Dio verso il prossimo “è capace di cambiare l’ordine del mondo rifiutando le falsità e gli idoli che ci vengono proposti”. In inglese, saluta i giovani cantori della Scuola di Londra intitolata alla memoria del Cardinale Herbert Vaughan, arcivescovo di Westminster e fondatore della Società missionaria di San Giuseppe di Mill Ill morto nel 1903. Il Papa ricorda il motto del cardinale: “Amare et Servire”. In spagnolo il pensiero al popolo colombiano e alle iniziative promosse per ricordare la visita 25 anni fa di Giovanni Paolo II in Colombia. Benedetto XVI invita il popolo della Colombia, così come altri in altre parti del mondo, a cercare di costruire “fraternità e concordia tra le persone senza eccezioni”.

    In italiano, il saluto ai fedeli venuti da Poggiomarino, Modica, Cento di Ferrara e dalla parrocchia di Sant’Igino Papa in Roma, come pure alla Fondazione Petroniana di Bologna. E in particolare, alle Figlie di San Camillo, nel centenario della nascita al Cielo della loro Fondatrice, la Beata Giuseppina Vannini. A tutti l’augurio di una buona domenica.

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    Domani il Concistoro per la canonizzazione di don Guanella: la carità, sua stella polare

    ◊   “Il mondo sarà salvo nella carità”: diceva così don Luigi Guanella, noto come l’apostolo della carità. Insieme ad altri due Beati, don Guanella sarà al centro del Concistoro ordinario pubblico per la canonizzazione che Benedetto XVI terrà domani a mezzogiorno. Sul carisma di don Guanella, vissuto tra la fine dell’800 ed i primi anni del ‘900, Isabella Piro ha intervistato don Alfonso Crippa, Superiore generale dei Servi della Carità, congregazione fondata dallo stesso don Guanella.

    R. – La carità è certamente stata la guida, la stella polare della sua vita. Lui sentiva che il carisma di carità che aveva dentro era un carisma universale che bisognava diffondere al mondo intero. È vissuto tra la povertà delle sue montagne, ma si è innamorato particolarmente della carità, anche dell’eucaristia, di Cristo Carità, e ha voluto chiamare noi religiosi “i servi della carità”. Il suo motto, che noi scriviamo sempre nei nostri bollettini, era “In omnibus caritas”, “in tutto la carità”. Questa carità, che veniva dal cuore di Cristo per poterla effondere sulle povertà di questo mondo, è il centro della sua vita.

    D. – Contemporanei di don Guanella furono don Bosco e don Orione. Cosa accomuna queste tre figure?

    R. – Don Guanella era molto attirato da don Bosco, ma anche dal Cottolengo, e per questo andava a Torino: per imparare e per dedicarsi agli emarginati e ai più poveri. L’incontro con don Orione è posteriore. Don Orione era più giovane, però era a lui molto affine, specialmente per quanto riguarda i disabili. Don Orione è presente al momento in cui don Guanella muore e si salutano così: “In caritate Cristi”. Avevano concepito tutta la loro vita come carità e si lasciano così.

    D. – Oggi l’opera di don Guanella come prosegue il mandato del suo fondatore?

    R. – Seguendo la sua iniziativa siamo andati in tutto il mondo e abbiamo mantenuto quelli che sono i destinatari privilegiati della missione: gli anziani, gli handicappati, i ragazzi abbandonati, facendoci vicini particolarmente laddove le povertà si facevano più evidenti. Ultimamente sia la Congregazione femminile delle Figlie di Santa Maria della Provvidenza, sia noi siamo sparsi un poco in tutto il mondo, in una ventina di nazioni, e ci considerano i servi dei poveri. Penso che specialmente in alcuni ambiti, tipo quello della disabilità, stiamo dando un messaggio che è proprio quello che don Guanellla aveva ricevuto come carisma.

    D. – E quindi qual è l’insegnamento che don Guanella lascia al mondo contemporaneo?

    R. – Fare della carità il centro e il cuore del mondo. Noi siamo convinti che oggi per superare certe chiusure, certe violenze - tutto quello che è l’egoismo e il male - ci sia bisogno di metterci un poco a disposizione, di essere servi dell’umanità, servi della carità.

    D. – Qual è la sua emozione per il prossimo Concistoro per la canonizzazione di don Guanella?

    R. – Io sarò nelle Filippine e mi dispiace di non essere presente per sentire dal Papa questo annuncio. Cercherò, però, di portarlo in tutto il mondo. Sento addirittura che non solo personalmente, ma tutta la Congregazione, in particolare i nostri poveri, si sentono entusiasti perché la Chiesa riconosce in don Guanella un padre e un santo. Questo ci dà anche un po’ di spirito nel superare le difficoltà che abbiamo oggigiorno sia per le vocazioni, sia per realizzare le opere di carità, dove si fa fatica. E questo è uno stimolo perché con la canonizzazione possiamo farci anche noi più presenti al mondo intero.(ap)

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    Il cardinale Cottier ci parla degli scritti di Benedetto XVI Papa teologo

    ◊   Uno sguardo completo sulle opere e sul pensiero di Joseph Ratzinger come teologo e come Papa. Questo il tema dell’incontro svoltosi venerdì alla libreria di Propaganda Fide a Roma. Un’occasione per discutere sulla vasta produzione letteraria di Benedetto XVI, dalla raccolta di scritti dell”Opera Omnia”, al recente “Luce del mondo”. Michele Raviart ha chiesto al cardinale Georges Marie Martin Cottier, teologo emerito della Casa Pontificia, un’analisi sullo stile e sui temi del pensiero del Pontefice.

    R . – Lui ha fatto un grande sforzo di presentazione in un linguaggio semplice. Le difficoltà legate al linguaggio tecnico non ci sono: suppone solo una cultura storica abbastanza approfondita, toccando spesso però problemi di attualità. Per quanto riguarda la libertà religiosa, ad esempio, prende come riferimento i martiri dei primi secoli e parla di problemi attuali. Penso, dunque, che tutti, con una certa cultura, possano leggerlo. Invece, non si può leggere un testo con parole tecniche che hanno un senso filosofico preciso, senza una preparazione teologica.

    D. – Quali sono i temi principali di Joseph Ratzinger teologo?

    R. – Fides et ratio. Si parla del grande dibattito della modernità: o la ragione umana si chiude in se stessa o va alla sua fonte che è la ragione divina; c’è la libertà religiosa, il problema del cristianesimo, delle religioni e delle culture - che è importante - il problema della tolleranza e anche la liturgia.

    D. – La liturgia che, tra l’altro, è anche il primo degli argomenti trattati nell’Opera Omnia. Ci può dire qualcosa sull’importanza della liturgia nel pensiero di Ratzinger?

    R. – Lui ha visto che non c’è cristianesimo senza liturgia, perché c’è una comunità che prega, che ha ricevuto il dono di Dio e che risponde a Dio. Il nucleo della preghiera cristiana è la liturgia, ossia la preghiera con i sacramenti.

    D. – Un’attenzione alla preghiera che ribadisce l’importanza della Parola...

    R. – La Parola, ma anche la Parola che si fa vita. Logos vuol dire parola, così come rivelazione vuol dire anche il verbo stesso che si fa carne e che si dà a noi nella Chiesa, attraverso la predica nella Chiesa, ma anche attraverso la vita sacramentale.

    D. – Un suo giudizio sul libro “Luce del mondo” recentemente uscito...

    R. – Come ho detto è un libro molto semplice. La sua libertà mi ha molto colpito, come anche la libertà nell’agire, che si appoggia sulla fiducia in Dio. C’è un grande senso della Provvidenza divina. (ap)

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    Oggi in Primo Piano



    Il vertice del G20 concluso con un compromesso su stabilità e prezzi delle materie prime

    ◊   I leader finanziari del G20 sono “pronti a sostenere l'Egitto e la Tunisia” per “accompagnare le riforme designate a beneficio dell'intera popolazione e stabilizzare le loro economie”. Lo si legge nel comunicato finale del vertice finanziario delle venti maggiori economie mondiali, conclusosi ieri sera a Parigi. I cosiddetti Grandi forniranno aiuti “al momento giusto e in maniera coordinata con le istituzioni internazionali e le banche regionali di sviluppo”. Tra i punti fondamentali affrontati c’è stata la questione degli indicatori degli squilibri globali insieme con la questione dei prezzi delle materie prime. Fausta Speranza ne ha parlato con l’economista Alberto Quadrio Curzio:

    R. – La carne al fuoco era davvero molta: vi era il problema di talune valute sotto prezzate; vi era il problema dell’eccesso di debito di taluni Paesi; vi era il problema della speculazione; vi era il problema dei prezzi delle materie prime; vi era il problema dell’eccesso di surplus commerciali da parte di taluni Paesi. Io credo che i risultati raggiunti siano più che altro dei risultati di prima istanza, non conclusivi, e dal punto di vista delle maggiori divisioni credo che due siano state quelle principali: da un lato, Paesi come la Cina che non vogliono rivalutare la propria moneta e, dall’altro, Paesi che non vogliono intervenire sui movimenti speculativi – e sotto questo profilo gli Stati Uniti a mio avviso rimangono tra i principali indiziati – ed infine sui prezzi delle materie prime: Paesi produttori agroalimentari, come i Paesi sudamericani ma anche nordamericani, che non gradiscono interventi di controllo.

    D. – In definitiva, dunque, in quale direzione si è cercato di andare?

    R. – A mio avviso il principale successo di questo incontro sta nel riconoscimento che per gli squilibri dei singoli Stati non conti solamente il debito pubblico, ma vadano rilevati anche i debiti privati. E questa è una tesi spesso portata avanti dall’Italia. Il secondo “successo” è che comunque c’è stato un primo forte e franco scambio di idee tra i diversi Paesi, che potrà produrre – io mi auguro – un maggiore successo nel prossimo incontro. Rilevo in particolare che nessuno può sottovalutare in questo momento la situazione delicata del dollaro, che è una valuta che misura i prezzi di quasi tutte le materie prime ed è una valuta sulla quale qualcuno incomincia a temere movimenti inflazionistici. Quindi, la dinamica dei prezzi delle materie prime, a mio avviso, incorpora già qualche timore sul dollaro.

    D. – In questo G20 dei cosiddetti grandi dell’economia in qualche modo è rimbalzato quanto sta succedendo in Nord Africa e nei Paesi arabi: le rivolte in gran parte scoppiate proprio per l’aumento dei prezzi del pane e di altri generi alimentari. Davvero questo rivolgimento, che sarà non da poco in tutta l’area, è stato sul tavolo dei grandi o abbiamo visto dei Paesi discutere e decidere in base ad un mondo che forse non ci sarà più tra poco?

    R. – Certamente la tematica delle rivolte in Nord Africa sarà stata l’evidenza per questi ministri finanziari e direi che dovrebbe essere l’evidenza per tutti noi. Bisogna ricordare che se non c’è una crescita regolare dell’economia reale del mondo e, in particolare, della produzione agricola, e una limitazione dell’utilizzo finanziario di materie prime di ogni natura, gli effetti possono poi essere devastanti. Credo che, al di là degli specifici risultati raggiunti e dell’opposizione di singoli Paesi a politiche che potrebbero essere contrarie ai loro interessi, il G20 comunque sia un grande passo avanti, rispetto al G7 e al G8, perché ormai Nord e Sud del pianeta, con riferimento ai grandi Paesi, dialoga, e questo nel medio termine potrebbe portare dei risultati davvero di grande vantaggio per tutti. (ap)

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    In difesa della libertà religiosa ci vuole collaborazione ecumenica: incontro Ccee-Cec

    ◊   Sono molte le minacce alla libertà religiosa nel XXI secolo: le persecuzioni ai cristiani ne sono la prova e si possono sconfiggere solo attraverso la collaborazione ecumenica. Di questo ha parlato a Belgrado, nel corso dell’annuale incontro congiunto del Consiglio delle Conferenze episcopali europee e della Conferenza delle Chiese europee, Massimo Introvigne, rappresentante dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa per la lotta al razzismo, alla xenofobia e all’intolleranza, che al microfono di Roberta Barbi ha spiegato come sia importante a livello internazionale il tema della libertà religiosa:

    R. - Penso che sia molto importante, anche per le organizzazioni internazionali, iniziare un serio confronto con il messaggio di Benedetto XVI, il quale ci insegna che una severa difesa della libertà religiosa e nello stesso tempo una presa di distanza dal relativismo possono e devono coesistere.

    D. - Lei ha detto che più volte Papa Benedetto ha espresso l’intenzione di proclamare il 2011 anno internazionale della libertà religiosa. Ma cosa si intende esattamente per libertà religiosa?

    R. - La libertà religiosa nasce dall’apertura alla verità della persona umana. Come tutte le libertà può certamente essere usata male, può anche essere usata per proclamare l’ateismo, per negare Dio, però il Papa ci dice che la libertà religiosa usata male, per rinnegare Dio, per emarginare Dio finisce col negare il suo stesso fondamento.

    D. – Spesso la libertà religiosa viene confusa con il relativismo, con la tesi che non esista una verità religiosa ma il Santo Padre nell’enciclica “Caritas in veritate” precisa che la libertà religiosa non è indifferentismo religioso …

    R. – La nozione di libertà religiosa viene scambiata per una nozione tipicamente occidentale ed europea moderna di relativismo, come la tesi secondo cui tutte le revisioni sono uguali nel senso che sono ugualmente poco importanti e che la religione - come sembrano indicare alcune posizioni anche politiche europee - in fondo non è qualche cosa di decisivo e di centrale e occupa ormai un ruolo marginale.

    D. – Quali azioni concrete i cristiani possono intraprendere in favore della libertà religiosa?

    R. – Il Consiglio delle conferenze episcopali europee cattoliche e la Conferenza delle Chiese europee protestanti e ortodosse indirizzano una lettera a Lady Ashton che è la rappresentante per la politica estera dell’Unione europea lamentando che l’iniziativa dell’Italia e di altri Paesi per un documento che condanni le discriminazioni dei cristiani non sia andata in porto. (bf)

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    Oggi, Giornata mondiale della giustizia sociale

    ◊   La giustizia sociale rappresenta più di un imperativo etico: è un fondamento per la stabilità nazionale e la prosperità globale. Così il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon nel suo messaggio in occasione dell’odierna giornata mondiale dedicata proprio alla giustizia sociale. Il numero uno del Palazzo di Vetro, a fronte della crisi economica in atto, sottolinea la necessità di fornire “alle persone strumenti per produrre redditi dignitosi e rafforzare le garanzie per i poveri”. Ma qual è dunque il valore di questa giornata? Eugenio Bonanata lo ha chiesto a Sergio Marelli presidente dell'Associazione delle Ong italiane:

    R. – La giustizia sociale è sicuramente un imperativo etico - è addirittura uno degli obiettivi che la dottrina sociale della Chiesa pone tra le grandi priorità di questo secolo – ma, al contempo, è anche un interesse meramente economico, meramente di convenienza da parte di quegli Stati che – ancora oggi – violano i diritti e non consentono, appunto, delle politiche di giustizia. I costi che si dovranno sopportare nel caso non si dovesse progredire efficacemente e rapidamente verso una maggior giustizia sociale saranno enormi e saranno soprattutto riversati – questa volta – sui Paesi ricchi. L’esempio più evidente è rappresentato dai costi che Paesi come l’Italia, come i Paesi del Nord del mondo devono già oggi sostenere per i flussi migratori, in gran parte causati e generati proprio dalla mancanza di giustizia sociale nei Paesi di origine.

    D. – Che cosa dire ai disoccupati che oggi sentono parlare di giustizia sociale?

    R. – Penso che non si possa che dire che il lavoro è un diritto! L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro, così recita la nostra Carta Costituzionale, ma è anche un diritto riconosciuto nella giurisdizione internazionale. L’Organizzazione Internazionale del Lavoro, e quindi le Nazioni Unite, hanno tra i propri diritti fondamentali quello dell’accesso ad un lavoro e ad un lavoro dignitoso, peraltro. Questo è quello che bisogna dire loro. Evidentemente, poi, bisogna essere coerenti e promuovere delle politiche che oggi recuperino quest’allarmante dato crescente, che è quello della disoccupazione. Uscire dalla crisi economica vuol dire investire sul lavoro, vuol dire investire sull’economia reale, ridando lavoro e produttività ai Paesi. Come si sono salvate le banche, come si sono investite ingentissime somme per recuperare i disastri fatti dagli speculatori finanziari, bisogna oggi fare altrettanto per ridare fiato all’economia reale e quindi - soprattutto - per ridare occupazione e opportunità di lavoro a tutti.

    D. – Intanto cresce la sfiducia nella classe politica un po’ in tutti i Paesi occidentali?

    R. – Io darei un messaggio ai cittadini e penso che noi nel nostro piccolo, con la nostra proposta di volontariato internazionale portiamo avanti qualcosa: è un modo per dire in altri termini che tutti noi dobbiamo sentirci responsabili e coinvolti nelle scelte che si fanno. Una cittadinanza responsabile ed attiva da parte di tutti potrebbe anche - e finalmente - portare a un cambio radicale in questa politica, che è diventata un teatrino, che è diventata una cosa indegna e che sicuramente è molto lontana dai bisogni reali e dalla vita quotidiana di chi fa fatica e dei poveri in Italia, in Europa e nel resto del mondo.

    D. – Quale messaggio, invece, alla politica?

    R. – Il messaggio alla politica è che bisogna tornare ad ascoltare i cittadini. Oggi ci sono dei bisogni, c’è una crisi che sta pesando sulle famiglie e bisogna ritornare non solo a predicare a parole che la famiglia è il nucleo portante di ogni società, ma bisogna dare le risorse necessarie e delle politiche coerenti, affinché le famiglie oggi siano messe in grado di giocare questa loro soggettività per ricostruire un futuro più prospero e, appunto a proposito di giustizia sociale, più giusto per tutti. (mg)

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    Villaggio solidale: 4 giorni a Lucca per parlare di volontariato

    ◊   Far parlare il volontariato con una voce sola, discutere del rapporto con le comunità e le istituzioni, lanciare proposte comuni volte a valorizzare la persona. Sono alcuni dei propositi del “Villaggio Solidale”, in corso fino a domani a Lucca, che apre in Italia l'Anno europeo del volontariato. Una realtà, questa, che impegna un cittadino su quattro in Italia, dove si contano oltre 52 mila associazioni. Un abitante su due è volontario invece in Danimarca, Finlandia e Svezia. Un mondo che si confronta in questa quattro giorni di lavori ma che denuncia anche la mancanza di fondi e chiede più attenzione. Linda Giannattasio ne ha parlato con Maria Pia Bertolucci, vicepresidente del Centro Nazionale Volontariato, organizzatore dell’iniziativa:

    R. – Volevamo far venir fuori da Lucca una voce univoca del volontariato, che cominciasse a riconfrontarsi su temi che sono trasversali a tutti i volontariati: il rapporto con l’ente pubblico, quindi il rapporto con le comunità, la responsabilità sociale delle associazioni all’interno di una comunità.

    D. – In questa quattro giorni di lavori avete scelto alcune parole chiave: servizi, partecipazione, educazione e innovazione. Sono queste che descrivono il mondo del volontariato oggi?

    R. – Sì, il volontariato è un buon strumento di partecipazione alla vita di una comunità e alle relazioni con l’ente pubblico; è un soggetto di innovazione culturale e sociale; il volontariato è una proposta vivente e anche una provocazione vivente che insieme si può fare veramente qualcosa di buono e qualcosa di meglio per le nostre comunità, in un equilibrio continuo tra il fare per gli altri e fare per sé, perché il volontario prima di tutto fa bene a se stesso. Il volontario è una persona che guarda veramente con ottimismo attorno a sé, perché è convinto che con la sua azione può contribuire a migliorare il mondo ed è una persona normalmente felice.

    D. – Quali sono oggi le maggiori difficoltà del settore?

    R. – Se ci fossero più fondi potremmo fare anche più servizi, più presenza, più attività. Uno degli appelli che lanciamo anche dal Villaggio Solidale è quello della stabilizzazione del cinque per mille. Questa cosa consentirebbe all’associazione di programmare meglio gli interventi e rispondere meglio alle aspettative della gente e delle istituzioni.

    D. – Il Villaggio Solidale segna anche l’avvio dell’anno europeo del volontariato. Quali sfide vi proponete per questo anno?

    R. – Mi sembra che il tema che ha dato la Comunità Europea - “Volontario, fai la differenza” - sia un tema che può consentire di coniugare tutti. Quello che a noi sembra importante è che il volontariato contagi più persone possibile, perché se è vero che esso è uno stile, un modo di approccio positivo alla vita esterna da noi, è bene che sia contagioso. E questo anno se tutti riusciamo a contagiarci il più possibile, sicuramente miglioreremo le nostre comunità.(ap)

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    Chiesa e Società



    Regno Unito: movimenti pro-life favorevoli alla sentenza che regolamenta l’uso della pillola Ru486

    ◊   Una vittoria delle donne e della verità su una realtà come l’aborto, che non può essere mai considerata come «sicura». È questa la reazione delle organizzazioni pro-life inglesi, riportata dall’”Osservatore Romano”, in seguito alla sentenza di un giudice britannico che ha respinto la richiesta di consentire alle donne di compiere l’aborto chimico nella propria abitazione e non all’interno e sotto il diretto controllo di normali strutture sanitarie. Dopo settimane di dibattimento, lunedì scorso il giudice Michael Supperstone dell’Alta Corte di Londra ha ritenuto infatti che permettere l’aborto «fai da te» rappresenti un tentativo inammissibile di reinterpretare l’Abortion Act del 1967. A innescare la sfida legale è stata la British Pregnancy Advisory Service che, come sostiene il «National Catholic Register», effettua circa 55.000 dei 200.000 aborti che ogni anno avvengono in Gran Bretagna. Secondo la BPA, l’aborto, indotto nelle prime nove settimane di gravidanza attraverso la somministrazione delle note compresse Ru486, dovrebbe essere consentito a domicilio piuttosto che in ospedale. A tale richiesta si era opposto anche il Governo che aveva ribadito la validità della normativa attualmente in vigore, che richiede che la somministrazione dei dosaggi chimici per l’interruzione di gravidanza avvenga all’interno di strutture sanitarie. Katherine Hampton, portavoce della Society for the Protection of Unborn Children, organizzazione che sulla vicenda ha sollecitato un ampio dibattito nell’opinione pubblica, ha detto che la decisione del giudice Supperstone è stata «una vittoria per le donne». Per la Hampton, infatti, «se la BPA avesse vinto questo caso, sarebbe stato mandato un segnale falso che esiste un percorso “sicuro” per l'aborto e questo avrebbe aumentato le interruzioni di gravidanza. Inoltre, si sarebbero verificate ulteriori restrizioni all’obiezione di coscienza da parte di medici e infermieri». Anche Margaret Cuthill, coordinatore nazionale di Abortion Recovery Care and Helpline, è soddisfatta della sentenza: «L'aborto non è mai una buona medicina per le donne. Ma questa procedura avrebbe aggiunto il trauma della solitudine al processo dell’aborto».(M. R.)

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    Il 17 marzo celebrazione eucaristica presieduta dal cardinale Bagnasco per il 150.mo dell’unità d’Italia

    ◊   Il 17 marzo, in occasione del 150° anniversario dell’unità d’Italia, il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, presidierà una celebrazione eucaristica nella basilica di Santa Maria degli Angeli a Roma. “Attraverso la preghiera”, riporta un comunicato della CEI, “i vescovi italiani intendono rilanciare l’auspicio espresso da Benedetto XVI”. Il Pontefice, in occasione della Settimana Sociale di Reggio Calabria dell’ottobre scorso, si era augurato che “alla vigilia del 150.mo anniversario dell’unità nazionale possa emergere un comune sentire, frutto di un’interpretazione credente della situazione del Paese, una saggezza propositiva, che sia il risultato di un discernimento culturale ed etico, condizione costitutiva delle scelte politiche ed economiche. Da ciò dipende il rilancio del dinamismo civile, per il futuro che sia, per tutti, all’insegna del bene comune”. (M.R)

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    A Genova, il 22 febbraio, convegno sul disarmo nucleare

    ◊   Convertire le testate nucleari in combustibile nucleare per finanziare progetti di sviluppo sostenibile nel Sud del mondo. E’ questo l’obiettivo del programma “Megatons to development” che verrà presentato a Genova il 22 febbraio, durante una conferenza organizzata dal “Comitato per una civiltà dell’amore”, che dal 1987 riunisce la comunità scientifica e tecnologica italiana con l’obiettivo di trasformare l’energia nucleare in “energia di pace”. Presenti al convegno saranno il cardinale Angelo Bagnasco, che inaugurerà i lavori, e rappresentanti del mondo sindacale e industriale. Numerose saranno anche le ONG, che testimonieranno i benefici derivanti dal processo di conversione nucleare per lo sviluppo del Sud del Mondo. In particolare interverranno rappresentanti del Movimento dei Focolari, della Comunità di Sant’Egidio e del Comitato di Collegamento di Cattolici. (M. R.)

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    Sudan: la Compagnia di Gesù fonda un istituto professionale agricolo

    ◊   Insegnare ai giovani sudanesi come coltivare la terra ed allevare gli animali. Sono questi gli obiettivi dell’Istituto multi-discplinare ed agricolo dei Gesuiti in Sudan(MAJIS), che sta per essere inaugurato dalla Compagnia di Gesù nel Paese africano. Padre Francio Njuguna, supervisore del progetto, spiega che l’istituto sorgerà ad Akoljal Village, a circa 10 km dalla città di Rumbek, su un terreno donato dalla comunità locale ai religiosi gesuiti. Aperta a tutti “i giovani di buona volontà”, la scuola offrirà corsi pratici di produzione agricola e di allevamento. Le lezioni avranno la durata di un anno e saranno divise in tre fasi, destinate a gruppi di cento studenti alla volta. Il MAJIS non sarà l’unico istituto gestito dalla Compagnia di Gesù a Rumbek; da tempo, infatti, i padri gesuiti offrono corsi professionali in elettronica ed informatica, grazie anche al contributo delle parrocchie e dell’università locale. (M.R.)

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    Repubblica Dominicana: aumento delle vocazioni

    ◊   Nella Repubblica Dominicana “l'aumento delle vocazioni è tangibile”. Lo ha affermato l’arcivescovo metropolitano dell'arcidiocesi di Santiago de los Caballeros, monsignor Ramón Benito de la Rosa y Carpio. Il presule fa il punto della situazione sulle ordinazioni della sua arcidiocesi, riportate dall’agenzia Zenit. 120 sono i sacerdoti, 70 i seminaristi, per lo più giovani, e 52 i candidati al diaconato permanente, che sono già 110 a Santiago e circa 500 in tutto il Paese. “Il loro lavoro nelle comunità è silenzioso, passa quasi inosservato, ma è molto efficace”, afferma l’arcivescovo, essi sono “uomini che assumono allo stesso tempo la responsabilità della propria famiglia, del lavoro per sostenersi e del ministero diaconale, che esercitano in modo del tutto volontario, con un grande senso di generosità”. 13 sono le vergini consacrate che fanno voto privato di verginità e castità, “ragazze che, animate dalla voce interiore di Dio, scelgono di restare vergini e nubili in casa propria, con le loro famiglie, nel loro contesto lavorativo, con più tempo per esercitare vari servizi e ministeri”. Quasi 200 vergini consacrate si dividono invece in 55 tra congregazioni religiose, istituti secolari e altre associazioni, “dedite ai servizi e ai ministeri più diversi a tempo pieno”. Nell'arcidiocesi, ha concluso l'arcivescovo, ci sono poi oltre 700 presidenti di assemblea e più di 2.000 ministri e ministre degli infermi, che portano la Comunione a casa a circa 6.000 malati perché non possono recarsi in chiesa (M.R.)

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    Myanmar: vaccinazioni di massa contro il rischio poliomelite

    ◊   Il Ministero della Sanità del Myanmar ha lanciato una campagna di vaccinazioni di massa rivolta ai bambini con meno di cinque anni di età, dopo il verificarsi di tre casi di poliomelite, uno confermato e due sospetti, tra dicembre dello scorso anno e gennaio. L'obiettivo della campagna nazionale, riporta l’agenzia Fides, è quello di vaccinare 3.34 milioni di bambini in 109 dei 325 comuni del Paese. L’ultima pandemia di poliomelite in Myanmar risale a tre anni fa. (M.R)

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    Berlino: Orso d’oro a “Nader and Simin, a separation” dell’iraniano Ashgar Fahradi

    ◊   Una pioggia di premi conclude la 61° edizione del Festival di Berlino: una cifra spropositata se si valuta il livello qualitativo dei film in programma, non sempre all’altezza delle aspettative. Detto questo, la Berlinale si conferma la solita poderosa macchina di cinema, capace di attrarre nelle sale centinaia di migliaia di spettatori e di concentrare negli spazi dell’European Film Market compratori e venditori di tutto il mondo. Fra le prime giurie ad emettere i loro verdetti, quella Ecumenica i cui riconoscimenti sono andati a cineasti, autori di opere che esaltano valori spirituali, umani e sociali. Nell’ambito della Competizione Internazionale i giurati hanno premiato “Nader and Simin, a separation” di Asghar Farhadi, che riesce a rendere in maniera drammaticamente potente le contraddizioni della vita famigliare e sociale dell’Iran contemporaneo, trattando il suo soggetto con rispetto e sincerità. Gli stessi giurati hanno poi segnalato con una menzione speciale “The forgiveness of blood” di Joshua Marston, impegnato atto d’accusa contro la legge del sangue vigente ancora in Albania. Nell’ambito delle altre sezioni della Berlinale, i premi di Panorama sono andati a “Invisible” di Michal Aviad e “Barzakh” di Mantas Kvedaravicius, che trattano rispettivamente dei traumi femminili a seguito di uno stupro e delle violazioni dei diritti umani in Cecenia. Fra i film del Forum la Giuria Ecumenica ha infine premiato “En terrains connus” di Stéphane Lafleur e “An Angel in Doel” di Tom Fassaert. Il primo è una divagazione, a volte comica a volte drammatica, sugli incidenti che costellano la vita degli individui; il secondo un documentario sulla resistenza di un gruppo di vecchiette alla speculazione edilizia. Curiosamente la Giuria Internazionale del Concorso si è unita a quella ecumenica nel proclamare vincitore dell’Orso d’oro “Nader and simin, a separation” di Asghar Farhadi, che finisce per fare incetta di premi ricevendo anche quelli per la migliore interpretazione maschile e femminile, andati all’insieme degli attori. L’Orso d’argento del Gran Premio della Giuria è invece andato a “The Turin horse” di Bela Tarr, riconosciuto come miglior film anche dai giornalisti del Premio Fipresci. Se la cronaca famigliare del cocchiere e del cavallo abbracciato da Nietzsche nel momento in cui si manifestò la sua follia convince per la sua ostinata rappresentazione dell’inesorabile scorrere del tempo, altrettanto fa il racconto febbrile dell’avventura africana di un medico, contenuto in “Sleeping sikness” di Ulrich Khöler, vincitore dell’Orso d’argento per la miglior regia. A chiudere il palmares di questa 61° Berlinale, il premio per la miglior fotografia a “El premio” di Paula Markovich, quello per la miglior sceneggiatura a “The forgiveness of blood” di Joshua Marston e il premio Alfred Bauer a “If not us who” di Andres Veiel. Da domani la gente riprende la sua vita normale, si fanno i consuntivi e si prepara la nuova edizione. Il cinema, come la vita, continua la sua corsa verso il futuro. (Da Berlino, Luciano Barisone)

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    24 Ore nel Mondo



    In Cina la Giornata dei gelsomini: manifestazioni pro-democrazia e arresti in diverse città

    ◊   Sostenitori della libertà e fautori della democrazia si sono ritrovati oggi in una delle strade principali di Pechino per dar vita alla “rivoluzione dei gelsomini”: un gesto simbolico, quello del lancio in aria dei fiori, per chiedere la fine del partito unico e l’avvio della democrazia. Secondo l’agenzia di stampa di Stato Xinhua, centinaia di manifestanti sono stati dispersi dalla polizia nella capitale e a Shanghai e molti sarebbero stati arrestati. La manifestazione è la risposta ai vari appelli circolati, nonostante la censura, su internet; vasta eco, infatti, hanno avuto in Cina le notizie delle proteste nei Paesi arabi. Già nei giorni scorsi, in via preventiva, gli agenti avevano messo agli arresti domiciliari una ventina di attivisti dopo che erano state annunciate manifestazioni in 13 città. Per una decina di minuti, inoltre, durante la protesta, si sono interrotte le comunicazioni dei telefoni cellulari.

    Libia. Entrano in azione gli estremisti islamici, mentre salgono a 200 i morti a Bengasi
    Un gruppo di estremisti islamici ha preso oggi in ostaggio poliziotti e civili ad al Baida, nell’est della Libia, mentre nella notte sono continuati gli scontri nella capitale Tripoli, dove in mattinata sono scesi in piazza i sostenitori di Gheddafi. Intanto sale il bilancio degli scontri di ieri a Bengasi: i morti sarebbero 200 e nella città non si sa bene chi comandi, come racconta il vescovo di Tripoli, mons. Martinelli. Il servizio di Roberta Barbi:

    Un alto funzionario di Tripoli ha fatto sapere stamattina che un gruppo di estremisti islamici, approfittando delle rivolte di questi giorni, avrebbero sequestrato alcuni poliziotti e civili ad al Baida, nell’est del Paese. Proprio ieri una cinquantina di leader musulmani libici aveva rivolto un appello alle forze di sicurezza perché facessero cessare i massacri nel Paese. Intanto, nella notte, sparatorie tra manifestanti e polizia sono proseguite in diverse zone della capitale, dove dalle prime ore del mattino si sono riuniti in piazza migliaia di sostenitori di Gheddafi per esprimere solidarietà al leader libico. Sale a 200 morti e 800 feriti, inoltre, il bilancio degli scontri di ieri a Bengasi, secondo alcuni attivisti sentiti da al Jazeera: stamattina, poi, secondo la tv di Stato libica, la situazione sarebbe tornata alla normalità, ma è diversa la versione dei militanti dell’opposizione inviata al mondo attraverso i social network. “Non si capisce chi comandi in questi giorni a Bengasi, mentre a Tripoli la situazione è tranquilla – è la testimonianza del vescovo di Tripoli, mons. Giovanni Martinelli - abbiamo chiesto alle autorità protezione per le chiese e i conventi della Cirenaica e ci hanno risposto che loro non possono fare niente''. Il presule ha raccontato che nella chiesa cattolica di Bengasi, saccheggiata dai ladri, è stato dato asilo a mille filippini immigrati in Libia. Il vescovo si è comunque detto fiducioso per l’evolversi della situazione.

    Marocco: manifestanti in piazza a Casablanca
    Un centinaio di persone si sono radunate in piazza a Casablanca rispondendo all’invito, inviato via Facebook, del “Movimento 20 febbraio” che chiede una nuova Costituzione che limiti i poteri del re e garantisca maggiore giustizia sociale. Il movimento aveva organizzato per oggi manifestazioni in diverse città, ma ieri, alla vigilia, uno dei gruppi promotori si è sfilato in seguito all’adesione alla protesta dei partiti di sinistra e di formazioni di integralisti islamici.

    Bahrein, avviata trattativa tra governo e opposizione
    Il governo del Bahrein ha annunciato ieri sera l’apertura di un canale di trattativa con l’opposizione. Intanto il principe ereditario ha dato l’ordine all’esercito di ritirarsi dalle strade e così i manifestati hanno riconquistato il luogo simbolo della protesta: Piazza Perla, nel centro di Manama. I vertici dell’opposizione, però, fanno sapere che le loro richieste non cambiano: una riforma che trasformi il Paese in una monarchia costituzionale e le dimissioni del premier al Khalifa, al potere da 40 anni, mentre l’Unione dei sindacati ha proclamato uno sciopero generale illimitato a partire da oggi.

    Scontri in Yemen, ucciso un adolescente ad Aden
    Un ragazzo di 16 anni è stato ucciso ieri da un proiettile vagante nel quartiere dove abitava ad Aden, nel sud del Paese, dove le forze di sicurezza stavano tentando di disperdere i manifestanti. Sale così a 10 il bilancio dei morti nella città dello Yemen meridionale da quando sono iniziati i disordini.

    Giallo sulle navi iraniane in transito nel Canale di Suez. Le reazioni di Israele
    È giallo sulle due navi da guerra iraniane che secondo Teheran avrebbero attraversato il Canale di Suez dirette in Siria per prendere parta a un’operazione congiunta anti-pirateria. Dal Cairo, infatti, i militari che hanno preso il potere dopo Mubarak smentiscono la notizia, sostenendo che le navi in questione non sarebbero neppure arrivate nell’area in cui le imbarcazioni sostano in attesa del lasciapassare. Secondo alcune voci ufficiose, tuttavia, il transito potrebbe avvenire domani e sarebbe la prima volta dalla rivoluzione khomeinista del 1979 che due navi da guerra iraniane passano per il Canale di Suez. Immediata la reazione di Israele: il premier Netanyahu ha definito “una provocazione” l’episodio, che interpreta come una volontà dell’Iran di estendere la sua influenza regionale.

    Egitto: domani il premier britannico al Cairo
    Domani il premier britannico David Cameron volerà al Cairo per incontrare il suo omologo egiziano Ahmed Shafik e alcuni componenti del Consiglio delle forze armate. Cameron è il primo leader europeo a recarsi in Egitto dopo la deposizione di Mubarak.

    Somalia, scontri fra truppe e miliziani, 15 morti
    Fonti mediche affermano che è di almeno 15 morti il bilancio delle vittime degli ultimi giorni di disordini tra l’esercito somalo sostenuto dall’Unione africana che ha sferrato un attacco alle truppe di miliziani di Shebab, vicine ad al Qaeda.

    Elezioni in Uganda: Museveni in testa
    I risultati definitivi sono attesi nelle prossime ore, ma secondo gli ultimi dati forniti dalla commissione elettorale, il presidente ugandese Yoweri Museveni, al potere dal 1986, dovrebbe essere riconfermato per un altro mandato quinquennale. Il presidente ha finora ricevuto cinque milioni di voti: circa il 67 per cento del totale.

    Thailandia, doppio attacco degli estremisti islamici nel sud del Paese
    Diciassette persone sono rimaste ferite ieri sera in un doppio attacco con colpi d’arma da fuoco prima e poi con un’autobomba, nella provincia di Narathiwat, nel sud della Thailandia: un’area abitata in prevalenza di musulmani di etnia Malay. Secondo gli inquirenti, l’attentato sarebbe da attribuire a estremisti islamici. Dal 2004 ad oggi la guerriglia separatista in Thailandia ha causato 4500 morti.

    Pakistan, uccisi 20 miliziani nell’area tribale del Mohmand
    Secondo la tv locale Duniya, almeno una ventina di miliziani armati sarebbero morti e una ventina feriti nel corso di una controffensiva condotta dall’esercito regolare contro gruppi di oppositori nell’area della Mohmand Agency, nel Pakistan nordoccidentale, che avevano attaccato un posto di controllo della polizia a Bazai.

    Afghanistan: 40 i morti dell’assalto dei Talebani alla banca
    Sale a 40 morti e almeno 37 feriti il bilancio dell’assalto condotto ieri da sette Talebani kamikaze in una filiale della Jabul Bank di Jalalabad. In un primo momento si era parlato di 18 vittime, ma con gli aggiornamenti l’attacco diventa il più sanguinoso avvenuto nel Paese negli ultimi otto mesi. (Panorama internazionale a cura di Roberta Barbi)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 51

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