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Sommario del 18/02/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa ai vescovi delle Filippine: solo l'amicizia con Dio spezza la solitudine che affligge l'umanità
  • Altre udienze e nomine
  • La seconda parte del libro di Benedetto XVI "Gesù di Nazaret" presentata il prossimo 10 marzo
  • La Casa Pontificia ribadisce: i biglietti per le cerimonie papali sono sempre gratis e non serviranno per la Beatificazione di Papa Wojtyla
  • Il neo prefetto del dicastero per la Vita consacrata: pieno sostegno della Santa Sede alla missione di tutti i religiosi
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • L'ambasciatore italiano al Cairo: i mutamenti in Nordafrica, inizio di una lunga transizione
  • Il "Processo di Barcellona" e i cambiamenti del mondo arabo. L'opinione di Marc Schade Poulsen
  • La Commissaria europea per gli Affari marittimi chiede nuove regole per le emergenze nel Mediterraneo
  • Progetto "Euromed": i media che creano un ponte tra l'Ue e la sponda sud del Mediterraneo
  • Prenotazioni on line e "Carta della salute": l'Ospedale Bambin Gesù sposa l'innovazione telematica
  • Chiesa e Società

  • Indonesia. Nuove minacce ai cristiani da parte degli islamici radicali
  • A Chicago parte il "Bethlem project" per le donne che decidono di non abortire più
  • Portogallo, petizione pubblica contro l’aborto della Federazione per la vita
  • Il cardinale Erdő al Comitato congiunto Ccee-Kek: cristiani uniti nel costruire la pace
  • In settembre, riunione dei vescovi africani su cultura e sviluppo
  • L’impegno delle diocesi di Taiwan in favore della fioritura di vocazioni tra i giovani
  • Appello ai fedeli dell’arcivescovo di Ouagadougou per completare il Santuario di Yagma
  • Repubblica Dominicana: accordo tra Salesiani e governo per l’istruzione dei minori
  • Domani a Roma la Giornata informativa sulla salute: si parlerà di medicine non convenzionali
  • Premiato progetto salesiano per la promozione dei giovani brasiliani in disagio sociale
  • 24 Ore nel Mondo

  • In Libia manifestazioni contro Gheddafi: si parla di diversi morti
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa ai vescovi delle Filippine: solo l'amicizia con Dio spezza la solitudine che affligge l'umanità

    ◊   Il fascino di questo mondo non può soddisfare il desiderio di felicità. Solo la vera amicizia con Dio può rompere i vincoli della solitudine. E’ quanto ha affermato stamani Benedetto XVI rivolgendosi ai vescovi della Conferenza Episcopale delle Filippine in Visita ad Limina. Il Papa si è anche soffermato sulle sfide che la Chiesa delle Filippine deve affrontare nel presente. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Le Filippine continuano ad affrontare numerose sfide nell’ambito dello sviluppo economico, ma si deve riconoscere che le difficoltà per una vita felice e realizzata non sono gli unici ostacoli che devono essere affrontati dalla Chiesa:

    “Filipino culture is also confronted with the more subtle…
    La cultura filippina è anche di fronte a questioni più penetranti che riguardano il secolarismo, il materialismo e il consumismo dei nostri tempi”.

    Il percorso per riscoprire il vero destino dell'umanità può essere trovato soltanto “nel ristabilimento della priorità di Dio nel cuore e nella mente di ogni persona”. Il compito dell’evangelizzazione – spiega il Pontefice – è quello di proporre “un rapporto personale con Cristo”. "Le nuove iniziative nell'evangelizzazione - sottolinea - porteranno frutti solo se coloro che le propongono sono persone che credono veramente e vivono in se stesse il messaggio del Vangelo". All’impegno del clero – osserva il Santo Padre – si aggiunge poi quello dei laici che hanno bisogno di “ascoltare il messaggio del Vangelo nella sua pienezza”, per comprendere le sue implicazioni nella loro vita e nella società. Nelle Filippine, grazie anche al “paziente lavoro della Chiesa locale”, la fede assume inoltre “un ruolo molto importante nella vita di molti giovani”:

    “I encourage you to continue to remind...
    Vi incoraggio a continuare a ricordare ai giovani che il fascino di questo mondo non soddisferà il loro naturale desiderio di felicità. Solo la vera amicizia con Dio spezzerà i vincoli della solitudine di cui soffre la nostra fragile umanità e stabilirà una vera e duratura comunione con gli altri”.

    "La cura pastorale dei giovani - rileva Benedetto XVI - porta a stabilire il primato di Dio nei loro cuori e tende a portare risultati non solo nelle vocazioni al matrimonio cristiano ma anche in ogni tipo di chiamata". Inoltre Benedetto XVI ricorda che si deve anche porre attenzione nell’indicare ai giovani “l’importanza dei sacramenti come strumenti della grazia di Dio”:

    “This is particulary true of the sacrament of matrimony…
    Questo è particolarmente vero per il Sacramento del matrimonio, che santifica la vita coniugale fin dal suo inizio, in modo che la presenza di Dio possa sostenere le giovani coppie nelle asperità”.

    Il Papa esprime poi la propria gioia per il “successo di iniziative locali nel promuovere numerose vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa”. Tuttavia – aggiunge – in molte diocesi il numero dei sacerdoti e il corrispondente numero di parrocchie “non è ancora sufficiente per soddisfare i bisogni spirituali della numerosa e crescente popolazione cattolica”:

    “May the Church’s mission of evangelization be sustained…
    Che la missione di evangelizzazione della Chiesa possa essere sostenuta dai doni meravigliosi che il Signore offre a coloro che Egli chiama”.

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Benedetto XVI riceve nel pomeriggio, alle 18, il cardinale William Joseph Levada, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.

    In Portogallo, il Papa ha nominato ausiliare della diocesi di Porto il Reverendo Can. Pio Gonçalo Alves De Sousa, finora decano del Capitolo della Cattedrale di Braga, assegnandogli la sede titolare vescovile di Acque Flavie. Il presule, 65 anni, dopo aver frequentato il Seminario Conciliare di Braga ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale ed è stato incardinato nel clero dell’arcidiocesi di Braga. Nel corso del suo ministero sacerdotale ha svolto gli incarichi di vicario parrocchiale e vicario episcopale per l’Educazione della Fede, canonico della cattedrale, docente, direttore dell’Ufficio per le attività culturali e della Facoltà Teologica di Braga, vice rettore dell’Università Cattolica del Portogallo, decano del Capitolo della Cattedrale di Braga e presidente del Centro Regionale di Braga dell’Università Cattolica Portoghese.

    In Nigeria, il Pontefice ha nominato Vescovo della Diocesi di Yola il sacerdote Stephen Dami Mamza, del clero di Maiduguri, attualmente in Irlanda per un corso di studi sullo sviluppo umano. Il nuovo presule ha 41 anni e ha frequentato il Seminario Minore St. Peter di Yola, quindi ha proseguito gli studi di Filosofia al Seminario Maggiore di Makurdi e quelli di Teologia al Seminario Maggiore St. Augustine, Jos Ordinato sacerdote, ha ricoperto fra gli altri gli incarichi di direttore diocesano delle vocazioni e parroco. È stato anche Membro del Collegio dei Consultori e Direttore Diocesano dei progetti.

    La Diocesi di Yola ha una superficie di 34.850 kmq e una popolazione di 3.445 mila abitanti, di cui circa 181 mila cattolici. Ci sono 26 parrocchie servite da 37 sacerdoti (28 diocesani e 9 religiosi). Ci sono 26 religiose e 38 seminaristi maggiori.

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    La seconda parte del libro di Benedetto XVI "Gesù di Nazaret" presentata il prossimo 10 marzo

    ◊   La notizia, attesa da qualche tempo, è stata confermata oggi: giovedì 10 marzo prossimo, alle ore 17, verrà presentato in Sala Stampa Vaticana il libro di Joseph Ratzinger-Benedetto XVI: “Gesù di Nazaret - seconda parte. Dall’ingresso in Gerusalemme fino alla risurrezione”, edito dalla Libreria Editrice Vaticana. Alla presentazione del volume interverranno il cardinale Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i Vescovi, e il prof. Claudio Magris, scrittore e germanista.

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    La Casa Pontificia ribadisce: i biglietti per le cerimonie papali sono sempre gratis e non serviranno per la Beatificazione di Papa Wojtyla

    ◊   I biglietti concessi dalla Prefettura della Casa Pontificia, in occasione di cerimonie pontificie o di udienze generali, sono sempre gratuiti: nessuna persona fisica o ente può pretendere un qualsiasi pagamento. Per la Beatificazione di Giovanni Paolo II, non ci sarà inoltre bisogno di biglietti. E’ quanto precisa la Prefettura della Casa Pontificia, informata dell’esistenza di improprie offerte, soprattutto per Internet, di assistenza e di biglietti a pagamento per udienze e cerimonie pontificie e, in particolare, per la Beatificazione del servo di Dio Giovanni Paolo II, prevista domenica primo maggio 2011.


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    Il neo prefetto del dicastero per la Vita consacrata: pieno sostegno della Santa Sede alla missione di tutti i religiosi

    ◊   Quella di oggi è stata, per l’arcivescovo João Braz de Aviz, la prima mattina ufficiale di lavoro come nuovo prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica. Il saluto affettuoso con i suoi più stretti collaboratori nel dicastero ha caratterizzato l’inizio di un servizio al quale il presule intende offrire grande dedizione. Lo conferma in questa intervista al collega della redazione brasiliana della nostra emittente, Silvonei Protz:

    R. - Ho avuto un bel contatto con le persone. Sono 40 le persone che lavorano nel dicastero: ho voluto salutare ognuna di loro, sono andato a trovarle nel loro ufficio. Sono contentissimo e comincio con questa disposizione di poter servire il Santo Padre e anche di rispettare questo gruppo meraviglioso che lavora con me: sono veramente specialisti in questi campi.

    D. – Quali sono oggi le esigenze della Congregazione vaticana?

    R. – Io penso risieda soprattutto nel riconoscere l'essenzialità di questa parte che ha scritto secoli di storia della vita della Chiesa, il tanto bene fatto e che continua ad essere fatto. Io ho nel cuore un rispetto e un amore grandissimo per tutta questa realtà della vita consacrata. Guardando poi ai singoli ambiti di questa vita, bisogna considerare l'aspetto della consacrazione attraverso il celibato, che non è un comandamento ma una chiamata d’amore da parte di Dio. I religiosi sono chiamati a questo e anche per questo godono di uno sguardo di Dio, particolare, su di loro. Questa cosa mi procura una grande gioia e mi aiuta anche nell'affrontare certi problemi che possono presentarsi, come ad esempio quello, attuale, dell’invecchiamento anagrafico di alcune Congregazioni, la difficoltà per la crescita delle vocazioni nella nostra epoca, o alcuni problemi interni di tipo morale o altro. Però, mi pare che dovremmo guardare soprattutto al positivo, che c’è ed è profondo ed è grande.

    D. – Una parola, eccellenza, alle comunità religiose sparse in tutto il mondo...

    R. – Io vorrei dire che nel mio cuore c’è un desiderio immenso di riscoprire l’anima religiosa che vive negli Ordini, nelle Congregazioni, sia dalla parte femminile, che rappresenta il 90% di questo dicastero, sia nella parte degli ordini delle Congregazioni maschili, che è il 10%. Vorrei essere qui come uno che ascolta molto, che cerca di guardare ai problemi creando anzitutto dei rapporti più personali. E soprattutto vorrei dire che tutti i religiosi, che tutte le religiose, sono una parola di Dio data al mondo e che ciò ha un significato molto grande. Allora, noi qui dobbiamo insieme cercare di proteggere, aiutare a far sì che questa realtà possa camminare con libertà e con profondità. (ma)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Il discorso di Benedetto XVI a un gruppo di vescovi filippini giunti a Roma in occasione della visita “ad limina apostolorum”.

    Nel servizio internazionale, in rilievo il vertice del G20 a Parigi: l'emergenza prioritaria è il rincaro globale delle materie prime.

    Progresso e destino nella visione di Papa Montini: l'intervento di Hermann Geissler per la presentazione – questo pomeriggio alla Pontifica Università Lateranense – del volume Custodi e interpreti della vita. L'attualità dell'enciclica “Humanae vitae” a cura di Lucetta Scaraffia.

    Michelangelo in lotta con lo spazio: un articolo del direttore dei Musei Vaticani, Antonio Paolucci, sulla Sagrestia Nuova a Firenza.

    L'irresistibile forza della bellezza: Marcello Filotei sull'intervento di Roberto Benigni al Festival di Sanremo.

    Sul ciglio estremo del mondo aggrappata a un pianoforte: Giulia Galeotti recensisce il romanzo di Mariapia Veladiano, “La vita accanto”.

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    Oggi in Primo Piano



    L'ambasciatore italiano al Cairo: i mutamenti in Nordafrica, inizio di una lunga transizione

    ◊   In migliaia oggi, in Bahrein, hanno partecipato ai funerali delle 3 vittime durante le proteste di ieri contro la monarchia. Nel vicino Yemen, invece, si contano quattro morti. Le dsimostrazioni antigovernative sono riprese anche in Giordania, mentre in Egitto sono attese almeno due milioni di persone in Piazza Tharir per la ‘giornata della vittoria’, indetta per festeggiare le dimissioni di Mubarak. Trionfalistici i toni utilizzati dai Fratelli Musulmani che hanno definito l’appuntamento il frutto della rivoluzione mentre i vertici delle Forze armate, che attualmente guidano il Paese, hanno annunciato che nessun membro dell’esercito si candiderà alle prossime presidenziali. Sulla situazione egiziana, Antonella Palermo ha intervistato l'ambasciatore italiano al Cairo, Claudio Pacifico:

    R. – Effettivamente, si è trattato - come in tutta questa ondata che si espande nella regione - di un fenomeno molto complesso. Ci sono state motivazioni che indubbiamente sono state colte da tutti, come questa richiesta - legittima e comprensibile - di una parte della società e dei giovani di avere una società evidentemente più libera, più avanzata. Questa richiesta ha interagito con un’altra richiesta, anch’essa evidentemente non solo condivisibile, ma che ha anche suscitato grande solidarietà: la richiesta di miglioramento dei poveri e dei diseredati, anch'essa innescata dall’onda lunga della grande crisi economica internazionale. Tutto ciò ha posto le premesse per una speranza di poter realizzare una società più libera e più aperta. Sarà, però, un processo lungo.

    D. – Martedì prossimo è prevista la missione dell’Alto Rappresentante europeo per la politica estera e di sicurezza comune, Catherine Ashton: cosa si aspetta da questa visita, ambasciatore?

    R. – Questa coincidenza fra l’arrivo della Signora Ashton e il ministro degli Esteri italiano, mi sembra una coincidenza molto importante e che fa parte dell'impegno dell’Europa, per quanto concerne l’Ashton, e per l’Italia, per il ministro Frattini, a promuovere un’azione europea occidentale per cercare di sostenere sia economicamente, sia politicamente e civilmente questo processo.

    D. – Come ciò che è successo e che sta continuando a succedere in Egitto sta condizionando la vicina Libia?

    R. – Credo che in Libia siano in percentuale molto minore presente le classi sociali che sono il frutto di uno sviluppo e di una apertura occidentale. In Egitto, protagonisti di quanto è successo sono stati giovani di livello culturale superiore; in Libia tutto questo è molto più difficile vederlo con numeri analoghi. Questo perché si tratta di una società anzitutto molto più sparsa sul territorio, e poi forse perché in Libia si corre ancora di più il rischio che le proteste, più che essere finalizzate a una crescita democratica e di sviluppo, possano diventare ostaggio di un altri movimenti, che con i valori della democrazia e i grandi principi ideali nei quali noi crediamo hanno veramente molto poco a vedere.

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    Il "Processo di Barcellona" e i cambiamenti del mondo arabo. L'opinione di Marc Schade Poulsen

    ◊   Le crisi politiche e sociali che si stanno verificano nei Paesi arabi del Mediterraneo hanno già mutato il contesto geopolitico dell’intera regione e sono destinate ad avere forti ripercussioni anche nei rapporti con l’Unione Europea. Cosa ci si può attendere ora nell’evoluzione dei rapporti euromediterranei, lanciati nel 1995 con il Processo di Barcellona, e già paralizzati in passato dal conflitto mediorientale? Stefano Leszczynski lo ha chiesto a Marc Schade Poulsen, direttore esecutivo del Network Euro-mediterraneo per i diritti umani, organizzazione che riunisce le ong per i diritti umani europee e del mediterraneo orientale e meridionale:

    R. – Je crois que l’Union pour le Méditerranée…
    Credo che l’Unione per il Mediterraneo – così viene chiamato ora il Processo di Barcellona – non abbia avuto ancora alcun impatto sui cambiamenti. L’Unione per il Mediterraneo non ha ancora funzionato a dovere, e questo sin dal suo avvio. D’altro canto, non credo che, con la costruzione attuale, ci possa essere un grande impatto dell’Unione, tanto più che è ancora – se così possiamo dire – “ostaggio” della crisi in Medio Oriente e della linea di Israele riguardo ai Territori occupati. E’ quindi molto, molto difficile riuscire ad organizzare dei summit, degli incontri in questo quadro.

    D. – Che cosa può fare l’Unione Europea per migliorare la situazione nel Mediterraneo dopo quanto si è verificato nei Paesi arabi?

    R. – Je crois que l’Union Européenne …
    Credo che l’Unione Europea dovrebbe rivedere la sua politica, dovrebbe essere in grado di portare con maggiore energia il suo pieno sostegno, dovrebbe essere più diretta, più vicina a questi movimenti di democratizzazione, ma dovrebbe anche essere – se così posiamo dire – più “aggressiva” nelle sue richieste verso quei Paesi del Sud, che non sono ancora entrati in questo processo di transizione. Ritengo, inoltre, che l’Unione Europea possa utilizzare questa occasione di cambiamenti che si sono verificati in Tunisia e in Egitto per riconsiderare l’Unione per il Mediterraneo, cercando di capire – eventualmente – se è il caso di adottare un altro format, visto che l’attuale non funziona assolutamente.

    D. – I cambiamenti politici che si stanno verificando nei Paesi arabi possono essere considerati come un’occasione per lo sviluppo dei diritti umani e del processo democratico in questi Paesi?

    R. – Oui, c’est très important que l’Union Européenne…
    Sì, certamente. E’ molto importante che l’Unione Europea sostenga questo processo di transizione, lavorando al fianco dei democratici, perché ci saranno ancora dei grandi cambiamenti costituzionali e legislativi importanti in Tunisia e in Egitto. E’, quindi, molto importante ora per l’Unione Europea sostenere chi, sempre più, sta camminando verso una transizione, verso una democrazia reale. (mg)

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    La Commissaria europea per gli Affari marittimi chiede nuove regole per le emergenze nel Mediterraneo

    ◊   Nuove regole per la tutela del Mediterraneo, ma anche rispetto per le normative vigenti: è quanto chiede la Commissaria europea per gli Affari marittimi e la pesca, Maria Damanaki, in visita in questi giorni in Italia. Delle sfide per il mantenimento della biodiversità nelle acque del Mare nostrum, ma anche delle sfide poste dalle migrazioni, ha parlato nell’intervista di Fausta Speranza:

    R. – For the Mediterranean...
    Per quanto riguarda il Mediterraneo, penso che la sfida più importante sia illustrare a tutti che abbiamo bisogno di una regolamentazione del mare e di una cultura conforme. Noi ancora crediamo che la situazione sia sempre la stessa, nella quale possiamo uscire, vedere ogni cosa e il mare poi produrrà tutto in modo magico. Ma non è più così, a causa dell’impoverimento degli stock ittici. Abbiamo bisogno, dunque, di una regolamentazione e dobbiamo persuadere noi stessi, tutti noi, che abbiamo bisogno di una cultura conforme. Il Mediterraneo è il più bel mare del mondo, posso dirlo, ma allo stesso tempo affronta grandi sfide, perché è anche un lago, e abbiamo il grande peso dell’azione umana contro il mare e contro l’ambiente. Quindi, dobbiamo essere cauti.

    D. – Quali sono i rischi più importanti, i rischi più concreti?

    R. – Well, what I can say to you…
    Quello che posso dirle è che esiste uno studio ufficiale, nel mio ufficio, a Bruxelles, riguardante gli stock ittici europei e questo studio prova che, se andremo avanti in questo modo, in dieci anni solo otto dei nostri 136 stock sopravviveranno. Andando avanti così, la biodiversità, che è un aspetto meraviglioso nel Mediterraneo, scomparirà e in seguito il Mediterraneo non sarà più quello che è, ma un mare morto.

    D. – Tutta l’Europa si preoccupa per il futuro del Mediterraneo. Quindi, da questo punto di vista, lei pensa sia possibile guardare a nuovi cambiamenti nell’ambito delle migrazioni nell’area mediterranea?

    R. – This is a very important question...
    Questa è una domanda molto importante ed è il punto che abbiamo discusso nell’ultimo incontro della nostra Commissione. Naturalmente, siamo molto preoccupati per quello che sta succedendo al momento nelle regioni mediterranee. Siamo contenti perché la popolazione lì sta prendendo in mano la situazione, speriamo possano scegliere per le loro vite, ma allo stesso tempo dobbiamo essere molto cauti: dobbiamo agire in maniera unita, come europei, tutti insieme, e preparare il nostro mare, il nostro ambiente a trovare un modo per regolamentare questa sfida migratoria. Sono disperati. La maggior parte di questa gente non ha un lavoro, un guadagno, nulla e vediamo anche molti bambini, donne. Quindi non è molto facile dire loro semplicemente: “Fermatevi”. Serve una legge europea per questo problema, una regolamentazione comune. Sono la responsabile per gli Affari marittimi della Commissione Europea e per quanto riguarda il Mediterraneo questo significa controllare sia le frontiere marittime che il flusso via mare dell’immigrazione. La Commissione ha discusso di questo e ha preso contatti anche con il presidente italiano, Napolitano, e vuole davvero cooperare, perché quello di cui abbiamo bisogno è un approccio comune. Nessun Paese può risolvere questo problema da solo: dobbiamo regolamentarlo, dobbiamo naturalmente proteggere le nostre frontiere, ma un’Europa barricata non è la soluzione, non è una soluzione permanente. Dobbiamo affrontare il problema e capire. (ap)

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    Progetto "Euromed": i media che creano un ponte tra l'Ue e la sponda sud del Mediterraneo

    ◊   Creare uno spazio comune fra l’Europa e i Paesi della sponda sud del Mediterraneo, cercare il dialogo attraverso la condivisione di valori comuni, ma soprattutto collaborare per la pace e lo sviluppo, garantendo un’informazione libera e indipendente. E’ questo l’obiettivo del progetto “Euromed News” finanziato dalla Commissione Europea, a cui hanno aderito tante tv europee, prima tra tutte France Televisions e l’Unione delle Televisioni dei Paesi della Lega Araba. Il servizio di Cecilia Seppia.

    Il dialogo e la cooperazione tornano a viaggiare attraverso l’etere e da qui sfidano le frontiere di terra, i muri di separazione politica, religiosa ed economica per provare a costruire un altro Mediterraneo: accade grazie ad Euromed-News e alla sinergia di azione tra i tanti professionisti europei e arabi che per due anni hanno lavorato insieme alla produzione, messa in onda e scambio di 300 TG, 40 magazine e 9 documentari. Thierry Vissol – consigliere Speciale Media e Comunicazione della Commissione europea:

    “L’Unione Europea prova ad avere una politica con tutti i suoi vicini per aiutare lo sviluppo, lo stato di legge e, soprattutto, per fare in modo che questi Paesi possano comunicare tra di loro e, dunque, provare ad avere un’era di pace, sicurezza e sviluppo economico”.

    Un ponte tra le due sponde del Mediterraneo, quella europea e quella nordafricana, per parlare di diritti umani, educazione, energia, politica, attualità, ma anche dignità della donna che come ci spiega Alessandra Paradisi, segretario generale della Copeam (Conferenza Permanente dell’Audiovisivo Mediterraneo), in questo progetto ha avuto un ruolo fondamentale:

    “Il ruolo della donna è stato determinante sia nella redazione e nella conduzione del progetto stesso, sia all’interno poi dei contenuti che sono stati diffusi. Abbiamo creato, organizzato, una sorta di redazione transnazionale ed è venuto fuori un mosaico molto articolato del Mediterraneo, in cui le donne cominciano ad essere sempre più protagoniste”.

    Una circolazione di informazioni, veicolata non a caso sulla tv terrestre, quindi accessibile a tutti in prima serata, ha raggiunto milioni di persone nei Paesi e del Medio oriente e del Maghreb, segnati in questo periodo da rivolte e forti cambiamenti politici, recuperando il ruolo di servizio pubblico, spesso bandito e informando sui fatti in tempo reale. Claudio Cappon, vicepresidente UER, l’Unione Europea di Radiotelevisione:

    “Il servizio pubblico vuol dire servizio ai cittadini, vuol dire informazione, vuol dire cultura e, soprattutto, vuol dire consapevolezza. Io credo che, in questo momento, le più grandi barriere in quest’area del mondo siano le barriere dei pregiudizi. I pregiudizi sono figli dell’ignoranza. Quindi, niente di più che lavorare insieme su progetti comuni infrange queste barriere. La televisione talvolta non è il mezzo migliore per rinnovare e per cambiare: talvolta, la televisione è passiva come strumento e talvolta è un po’ troppo condizionata dai poteri. L’importante è ritrovare la freschezza. Non conta tanto il mezzo tecnico, quanto l’indipendenza e la freschezza del giudizio”.(ap)

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    Prenotazioni on line e "Carta della salute": l'Ospedale Bambin Gesù sposa l'innovazione telematica

    ◊   L’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma come modello per gli altri ospedali italiani. Non più file agli sportelli: per prenotare una visita basta collegarsi a Internet. E ancora una novità: non sarà più necessario per i giovani fino a 18 anni conservare tutte le passate cartelle cliniche, perché tutto sarà informatizzato nella "Carta della salute". Apprezzamento per queste innovazioni è stato espresso da Ferruccio Fazio, ministro italiano della Salute, e da Renato Brunetta, ministro della Pubblica amministrazione, presenti ieri alla conferenza stampa di presentazione. Il servizio di Maria Cristina Montagnaro:

    Due strumenti tecnologici per migliorare la vita dei bambini malati e delle loro famiglie. Sono quelli riguardanti l’attivazione dei servizi on line dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma e La "Carta della salute" del bambino, presentati ieri. Un milione e cento sono le prestazioni ambulatoriali che possono essere prenotate. Giuseppe Profiti direttore del Bambino Gesù:

    “Da oggi sarà possibile non venire in ospedale per prenotare o pagare il ticket per un controllo o per qualunque altro tipo di necessità; lo si può fare comodamente da casa, disponendo di uno dei telefonini di ultima generazione, oppure da un computer collegato alla rete. Si può prenotare, si può disdire per il giorno gradito, si può pagare il ticket e quindi presentarsi direttamente in un ambulatorio davanti al medico. Questa è la prima cosa. La seconda cosa è la Carta della salute”.

    La Carta della salute del bambino raccoglie la storia clinica dei piccoli pazienti. Ogni carta ha un numero identificativo e basta inserire un codice di sicurezza e il codice fiscale e le cartelle cliniche che sono nell’ospedale Bambino Gesù diventano consultabili dai medici e dai familiari. Ancora Giuseppe Profiti:

    “Contiamo, nell’arco dei prossimi sei mesi, in accordo soprattutto con i pediatri, di passare alla seconda fase e quindi di renderla attiva: consentire al pediatra di aggiornare la carta con l’esito della sua visita, in maniera tale che nel momento in cui, lungo il percorso, il piccolo paziente venga ad essere esaminato o in ospedale o altrove si avrà sempre una storia clinica completamente aggiornata. L’intera struttura verrà estesa anche presso le sedi che il Bambino Gesù ha ormai in Molise, a Larino, in Sicilia, a Taormina, e prossimamente in Basilicata, prossima regione del Sud. Quindi, c’è la possibilità di essere seguiti costantemente portandosi la propria storia, anche presso la regione di appartenenza”.

    Ma cosa rappresenta questa innovazione all’interno del panorama sanitario italiano? Il ministro della Salute, Ferruccio Fazio:

    “Si colloca come un tassello di un rinnovamento che sta avendo la sanità italiana: da una modalità di tipo assistenzialista sta in realtà diventando - e direi che è tra le prime al mondo in questa direzione - un vero e proprio sistema sanitario”.

    Il Bambino Gesù sarà più moderno in un click e dunque un progetto che si pone all’avanguardia nel panorama nazionale.


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    Chiesa e Società



    Indonesia. Nuove minacce ai cristiani da parte degli islamici radicali

    ◊   Tornano tesi in Indonesia i rapporti tra la maggioranza islamica e la minoranza cristiana presente nel Paese: dall’aula del tribunale in cui è imputato in un processo per incitamento all’odio religioso, il leader musulmano radicale dell’Islamic defenders front, Murhali Barda, lancia nuove minacce contro i cristiani che vivono nell’area di Bekasi, sobborgo della capitale Giakarta, accusati di voler “cristianizzare” la zona. L’agenzia Fides ha raccolto le testimonianze di alcuni cristiani residenti nell’area: “Tutte le persone e le organizzazioni della società civile impegnate nel dialogo interreligioso oggi vogliono invece concentrarsi sul problema fondamentale della corruzione – ha detto il gesuita padre Ignazio Ismartono – e cercano di mantenere una concordia e un’unità di intenti che le rafforza di fronte alle istituzioni”. Intanto, a Manado, nell’isola di Sulawesi, preoccupa l’iniziativa di un gruppo di cristiani che ha proposto di creare una milizia armata; i vescovi hanno immediatamente tentato di bloccarla: “In tal modo – affermano – si cede alla spirale di violenza e si degenera nel conflitto religioso con gravissime conseguenze”. “Siamo convinti che in larghissima parte i fedeli musulmani in Indonesia siano moderati e che vi siano solo piccoli gruppi radicali, purtroppo molto aggressivi – è la testimonianza di padre Adrianus Sunarko, provinciale dei Francescani Minori in Indonesia – noi continuiamo a coltivare i legami e a costruire il dialogo, parlando e praticando la libertà religiosa”. (R.B.)

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    A Chicago parte il "Bethlem project" per le donne che decidono di non abortire più

    ◊   Una nuova iniziativa a sostegno delle donne che decidono di non interrompere la gravidanza è nata negli Stati Uniti, presso il Resurrection Medical Center di Chicago. Al progetto “Bethlem Project” hanno collaborato, riferisce la Fides, due gruppi pro life della zona: la Pro Life Action League, il primo che negli Usa si occupa delle donne che cambiano idea e decidono di non abortire più, e il Centro locale di assistenza alle donne. Il vicepresidente del pro Life Action League in un’intervista alla Catholic News Agency, citata dalla Fides, ha spiegato che la procedura abortiva applicata al terzo mese di gravidanza può richiedere diversi giorni e ha dichiarato con orgoglio che dal mese di ottobre tre donne su quattro, di quelle ricoverate presso il Centro, hanno cambiato idea, interrotto la procedura abortiva e deciso di portare avanti la gravidanza attraverso una terapia specifica che sospende l’aborto. (R.B.)

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    Portogallo, petizione pubblica contro l’aborto della Federazione per la vita

    ◊   La Federazione portoghese per la vita continua la sua battaglia per cambiare la legge sull’aborto in vigore da quattro anni nel Paese, promuovendo una petizione pubblica che ha già raccolto oltre 5400 firme. Secondo quanto riportato da Zenit, che cita l’agenzia Ecclesia, l’obiettivo dell’iniziativa è modificare la regolamentazione sulla materia e verificare se il consenso sia stato realmente informato e se siano garantiti piani di sostegno alternativi. La petizione, chiamata “Vediamo, ascoltiamo e leggiamo-non possiamo ignorare” è stata consegnata due giorni fa a Jaime Gama, presidente dell’Assemblea della Repubblica, alla quale si chiede di “riconoscere il flagello dell’aborto che devasta il Paese, da nord a sud, da quattro anni, provocando disoccupazione e depressione”. Si chiedono, infine, “misure legislative per difendere la vita umana fin dal concepimento, tutelare la maternità e i proteggere più bisognosi nella vera solidarietà sociale”. (R.B.)

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    Il cardinale Erdő al Comitato congiunto Ccee-Kek: cristiani uniti nel costruire la pace

    ◊   Dopo il tema della salvaguardia del Creato e quello delle migrazioni, il programma deciso nel 2008 dal Comitato congiunto del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee) e della Conferenza delle Chiese europee (Kek) prosegue con il tema della pace e il contributo che i cristiani sono chiamati a dare per la sua piena realizzazione. Di questo hanno discusso oggi in riunione i membri del Comitato congiunto, alla presenza del cardinale Péter Erdő, presidente della Ccee, che nel suo intervento ha sottolineato come oggi il mondo abusi del concetto di pace, che viene generalmente inteso con “assenza di guerra”. “La vera pace significa molto di più", ha affermato, chiedendosi subito dopo: "Potremmo forse parlare di pace quando nel mondo ci sono persone discriminate per la loro nazionalità o religione? Gravi forme di discriminazione che a volte si traducono in vera e propria persecuzione”. Il porporato ha evidenziato come a volte, invece, la pace sia intesa come “tolleranza passiva”, ossia un tacito accordo a lasciarsi reciprocamente stare almeno finché i diritti individuali sono rispettati. “La pace che il Signore ci ha lasciato e che vuole donarci anche oggi non è questo – ha aggiunto – è basata sulla verità di Dio e dell’uomo. Il Signore ci chiama, infatti, a scoprire la ricchezza e la bellezza delle varie forme dell’identità e della comunione e a riconoscere l’importanza vitale della diversità e il valore delle nazioni come comunità di lingua, storia, cultura, esperienze storiche e tradizioni religiose”. Il presidente della Ccee, infine, ha affrontato il tema dell’ecumenismo, ricordando il pensiero espresso da Papa Benedetto XVI poche settimane fa, in occasione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani: “Il Santo Padre riconosce il cammino ecumenico fatto negli ultimi decenni – ha affermato – i passi avanti che sono stati fatti su svariati punti e i rapporti di stima e rispetto reciproco che si sono sviluppati tra le Chiese e le comunità ecclesiali, come pure di collaborazione concreta di fronte alle sfide del mondo contemporaneo”. “Ma il Papa ci ricorda anche quello che ancora manca – ha concluso – quell’unità per la quale Cristo ha pregato e che troviamo riflessa nella prima comunità di Gerusalemme. Un’unità espressa nella confessione di una sola fede, che è un imperativo morale, risposta a una precisa chiamata del Signore. Occorre, quindi, vincere la rassegnazione e proseguire con passione il cammino con un dialogo serio per approfondire il patrimonio teologico, la reciproca conoscenza, la formazione ecumenica delle nuove generazioni e soprattutto la conversione del cuore e la preghiera”. (A cura di Roberta Barbi)

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    In settembre, riunione dei vescovi africani su cultura e sviluppo

    ◊   “Cultura e sviluppo in Africa”: sarà questo il tema che il Simposio delle Conferenze episcopali di Africa e Madagascar (Secam) discuterà nel settembre 2011 in un incontro organizzato in collaborazione con il Pontificio Consiglio della Cultura, al quale parteciperanno vescovi, laici e sacerdoti. Tra gli obiettivi esplicitati, “preparare la Chiesa in Africa e formare un soggetto ecclesiastico per organizzare nel 2012 un più ampio forum per la cultura e lo sviluppo e definire, così, un approccio più unitario della cultura e dello sviluppo del continente, con un focus sulle risorse e le sfide della Chiesa in Africa”. L’appuntamento, precisa l’agenzia Sir, è stato fissato nel corso di un recente incontro, promosso dal Comitato direttivo del Forum per la cultura e lo sviluppo, che si è svolto a Cotonou, nel Benin, tra l’8 e il 10 febbraio scorsi. Il Forum per la cultura e lo sviluppo è stato istituito nel settembre scorso grazie all’impegno congiunto di Secam, Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli e Pontificio Consiglio per la Cultura. (R.B.)

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    L’impegno delle diocesi di Taiwan in favore della fioritura di vocazioni tra i giovani

    ◊   È forte l’impegno pastorale delle diocesi di Taiwan per l’aumento delle vocazioni tra i giovani: a testimoniarlo è il Servizio vocazionale del Seminario regionale dell’isola, attraverso l’agenzia Fides. La diocesi di Tai Nan, ad esempio, tra il 27 e il 29 gennaio scorsi ha dato vita a un’iniziativa intitolata “Fare un’esperienza di vita del Seminario”, con l’obiettivo di formare e irrobustire la vita di fede tra i giovani fedeli laici. Alla tre giorni di incontri hanno preso parte una trentina di persone, fra i 18 e i 35 anni, che hanno potuto fare un’intensa esperienza di vita accanto ai seminaristi, ai direttori spirituali del Seminario e al responsabile della promozione vocazionale nella diocesi. Anche la diocesi di Hsinchu è in prima linea, e ha scelto la forma del “campeggio vocazionale” per affrontare, con i 15 giovani che vi hanno preso parte, il tema “Vocazione e liturgia”. Il campeggio si è svolto il 29 gennaio scorso nella parrocchia di San Paolo ed è stato guidato da don He Yong Guo, direttore spirituale della Commissione diocesana per la promozione vocazionale, il quale ha incoraggiato i partecipanti a cogliere la sfida della vocazione e a interpretare la giornata comunitaria del campeggio come l’inizio del cammino di risposta alla chiamata del Signore. (R.B.)

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    Appello ai fedeli dell’arcivescovo di Ouagadougou per completare il Santuario di Yagma

    ◊   In occasione del 43.mo pellegrinaggio diocesano annuale al Santuario mariano di Yagma, in Burkina Faso, l’arcivescovo della capitale Ouagadougou, Philippe Ouédraogo, ha lanciato un appello ai fedeli proponendo che la colletta per la Quaresima sia dedicata al completamento del Santuario stesso, per il quale occorrono circa 38 milioni di franchi africani, cioè 60 mila euro, mentre 500 milioni di franchi africani sono stati già spesi. “Ciascuno potrà contribuire secondo le proprie possibilità – ha detto – il completamento del Santuario entro il prossimo mese di ottobre diventi un esempio per l’autofinanziamento e l’assunzione di responsabilità a livello diocesano”. Il presule, nel corso dell’evento che quest’anno è stato dedicato al tema “Attraverso Cristo e insieme a Maria costruiamo comunità cristiane di base dinamiche, sante e missionarie”, ha ricordato come la posa della prima pietra risalga al 1978, mentre i lavori veri e propri sono iniziati solo nel 1991, spinti dalla seconda visita pastorale di Giovanni Paolo II nel Paese nel 1990. Il pellegrinaggio a Yagma si svolge ogni anno dal 1968: quest’anno, la celebrazione eucaristica è stata concelebrata con l’arcivescovo di Accra, in Ghana, mons. Charles Palmer-Buckler, nell’ambito di un progetto di gemellaggio tra i due Paesi. (R.B.)

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    Repubblica Dominicana: accordo tra Salesiani e governo per l’istruzione dei minori

    ◊   Migliorare l’accesso alla scuola dei bambini svantaggiati, promuovere un’istruzione di qualità e un’educazione continuativa: sono questi i contenuti e anche gli obiettivi dell’accordo firmato tra il governo di Santo Domingo e la Congregazione salesiana presente nell’isola. L’accordo di cooperazione e sviluppo, finanziato dall’Agenzia spagnola di cooperazione internazionale per lo sviluppo (Aeci) e dalla ong Jóvenes y Desarrollo, riguarderà anche il Nicaragua e, specifica il Sir, è stato siglato dal ministro dell’Educazione dominicano, Melanio Paredes, e da don Victor Antonio Pichardo Moronta, ispettore salesiano per le Antille. In particolare, saranno coinvolti gli Istituti salesiani delle aree vulnerabili di Santo Domingo, Barahona e Mao, come l’Istituto tecnico salesiano, il Mons. Juan Félix Pepén e il Cristo Rey y Sagrado Corazón de Jesus, ma anche i centri San Juan Bosco y Santo Domingo Savio di Barahona e il Monseňor Juan Félix Pepén di Santo Domingo Est. (R.B.)

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    Domani a Roma la Giornata informativa sulla salute: si parlerà di medicine non convenzionali

    ◊   Ricorre domani la terza Giornata informativa sulla Salute, organizzata dalla onlus "L’Altro Noi" e patrocinata dal Comune di Roma. In programma, un incontro sulle medicine non convenzionali delle quali in Italia fanno uso circa 10 milioni di persone che si terrà nella capitale alle 10, presso la sala S. Benedetto G. Labre. Il relatore della giornata sarà Marco Sarandrea, esperto fitopreparatore, conosciuto in tutta Italia per i suoi approfonditi studi in materia erboristica e autore di numerose pubblicazioni su riviste specializzate. Si definiscono medicinali “alternativi” quelli che non si utilizzano negli ospedali e negli ambulatori del Servizio sanitario nazionale e comprendono anche tutta una serie di pratiche tra cui, le più note, sono l’osteopatia, la pranoterapia, la chiropratica, la fitoterapia e diverse forme di massaggio. La domanda e l’offerta di medicine non convenzionali stanno registrando un forte aumento in Italia: sono ben tremila i medici che le somministrano con regolarità. (R.B.)

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    Premiato progetto salesiano per la promozione dei giovani brasiliani in disagio sociale

    ◊   Si chiama “Spazio, bellezza e identità” e si occupa della promozione degli adolescenti in situazioni di vulnerabilità sociale, sviluppando azioni di prevenzione volte a migliorare la qualità della vita dei ragazzi attraverso laboratori, sostegno scolastico, sport e corsi di formazione. Il progetto in questione, portato avanti da Centro giovanile salesiano di Palmas, nell’ispettoria di Belo Horizonte in Brasile, è stato premiato nei giorni scorsi dalle autorità come miglior progetto sociale sviluppato nello Stato e insignito del prestigioso riconoscimento “Anu de oro”. Il premio, ricorda il Sir, è stato creato per mettere in luce e condividere le buone pratiche adottate nelle aree socialmente svantaggiate. Il progetto, infine, ha valore come risposta alla mancanza di opportunità professionali per i giovani e gli adolescenti della regione di Taquaralto, nell’area di Tocatins. (R.B.)

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    24 Ore nel Mondo



    In Libia manifestazioni contro Gheddafi: si parla di diversi morti

    ◊   Nuova giornata di tensioni nel mondo arabo. In Libia si traccia il bilancio della Giornata della Collera che, ieri, soprattutto nella città di Bengasi, ha visto scendere in piazza migliaia di persone contro il quarantennale regime di Gheddafi. Fonti mediche parlano di 14 morti, mentre per l’organizzazione non governativa, Human Right Watch, negli ultimi due giorni sono stati almeno 24. Il servizio è di Eugenio Bonanata:

    La Giornata della Collera ha lasciato il segno e Human Right Watch approfitta dell’occasione per fare un appello alle autorità di Tripoli, chiedendo di porre subito fine agli scontri. E' necessario che le forze di sicurezza libiche – si legge in un documento – cessino ogni attacco contro chi protesta pacificamente e che si apra un'inchiesta su quanto accaduto nei giorni scorsi. Oggi, giornata di preghiera islamica, sono previsti i funerali delle vittime degli scontri che potrebbero essere motivo di altre tensioni e costituire l’occasione per dare vita a nuove dimostrazioni contro Gheddafi. Intanto migliaia di manifestanti sono tornati in strada a Bengasi. Un testimone citato dalla Bbc, riferisce della ripresa delle violenze tra manifestanti e polizia, che avrebbe fatto ricorso ad armi da fuoco. Inoltre numerosi detenuti del carcere della città sarebbero riusciti ad evadere in seguito ad una rivolta. Dalla loro, i Comitati rivoluzionari libici, pilastro del governo di Muammar Gheddafi: hanno minacciato oggi una risposta "violenta e fulminante" nei confronti di coloro che stanno criticando il regime. Sul fronte politico, intanto, si prende tempo. E' stata rinviata a data da destinarsi la seduta d'urgenza del Congresso Generale del Popolo, il parlamento libico, convocata per lunedì prossimo a Tripoli. La riunione era stata decisa per dare vita ad importanti cambiamenti all’interno del governo, per sostituire alcune alte personalità dell'esecutivo e per decidere su importanti riforme ispirate a criteri di decentramento amministrativo.

    Algeria
    Sta bene l’italiana rapita ieri nel sud dell’Algeria da membri di Al Qaeda nel Maghreb islamico. Lo ha riferito la stessa donna in un audio messaggio trasmesso dalla tv satellitare ‘al Arabia’. Intanto, mentre proseguono gli sforzi delle autorità italiane, il Paese africano domani si appresta a vivere una nuova giornata di mobilitazione per chiedere riforme democratiche.

    Iran
    L'opposizione iraniana ha convocato una nuova manifestazione di piazza per domenica per onorare le due vittime delle dimostrazioni di lunedì scorso. Intanto oggi i sostenitori del regime, radunatisi davanti all’Università di Teheran per la preghiera del venerdì, hanno scandito slogan contro i due leader riformisti, Moussavi e Karroubi.

    Israele-Iran
    Israele esorta l’occidente a fare fronte comune contro l’Iran, che a detta di fonti del governo ebraico, vorrebbe assumere il controllo di tutta la regione mediorientale. All’origine di questa presa di posizione la notizia – diffusa da fonti dell’esecutivo israeliano – dell’invio di due navi militari da parte di Teheran, destinazione Siria, che dovrebbero quindi transitare di fronte alle coste di Israele, costituendo una palese minaccia per il Paese. Sulla situazione, Giancarlo La Vella ha intervistato Maria Grazia Enardu, docente di Storia delle Relazioni Internazionali all’Università di Firenze:

    R. – Per Israele da un punto di vista strategico e quindi anche politico, l’Iran è e deve rimanere il nemico numero uno. Questo si è visto anche pochissimi giorni fa, quando il ministro degli Esteri Lieberman ha additato il pericolo del passaggio di quelle che lui diceva essere due navi da guerra iraniane nel canale di Suez, per raggiungere la Siria. E’ stata una notizia data in una riunione a porte chiuse a Gerusalemme e probabilmente ha anche una valenza di disturbo, perché questa notizia non è stata data né da Netanyahu, né da Barack e siccome Lieberman è un uomo di destra alla costante ricerca di un profilo di leadership contro Netanyahu, questo annuncio ha anche una valenza interna. E’ anche ovvio che l’Egitto che non è mai stato accusato di simpatie verso l’Iran, in questa sua parte delicatissima, se è vero che le due navi erano in zona e volevano presentarsi per il passaggio del canale, ha, secondo fonti egiziane, rifiutato il passaggio.

    D. – C’è forse negli ambienti israeliani il timore che il nuovo corso dell’Egitto possa non rappresentare più un punto di appoggio nelle strategie mediorientali?

    R. – Questo sì perché Mubarak con i suoi mille torti, aveva come sua priorità il mantenimento del trattato, però è anche vero che è un Egitto democratico, che quindi vuole ricadere nella sfera occidentale, per tutti i mille vantaggi che questa può offrire, mai e poi mai si sognerebbe di fare gesti di ostilità aperta verso Israele; che poi il controllo del confine diventi più problematico, questo è un altro discorso, è un discorso di ordine pubblico, non politico.

    D. – A questo punto l’Iran che passi può fare per smentire questa situazione oppure contrattaccare sia solo dal punto di vista mediatico?

    R. – Io credo che in questo momento il Governo iraniano abbia enormi problemi a mantenere sotto controllo una possibile esplosione di piazza o fenomeni simili a quello egiziano. Quindi, se c’è stato un tentativo di mandare due navi è stato un tentativo molto sottotono. La priorità iraniana in questo momento è interna, ed è assolutamente importante. (ma)

    Anp-Onu
    L’Autorità nazionale palestinese pensa di presentare al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite un documento di condanna della politica di ampliamento degli insediamenti ebraici in Cisgiordania e a Gerusalemme est. Il presidente palestinese Abu Mazen, che ieri ha avuto un lungo colloquio telefonico con il capo della Casa Bianca, Barak Obama, ha convocato per stasera a Ramallah una consultazione urgente con i vertici dell’Olp e di al-Fatah.

    Afganistan
    In Afghanistan un militare locale avrebbe ucciso un soldato straniero durante una sparatoria avvenuta oggi in una base della Nato a Baghlan. Sulla vicenda è stata avviata un’inchiesta. Intanto nel Paese dilaga la violenza. E’ salito a nove morti e una quarantina di feriti il bilancio di un attacco della guerriglia presso la centrale della polizia di Khost mentre nella zona di Kunar una vasta operazione delle forze dell’Isaf ha provocato la morte di una trentina di ribelli.

    Uganda
    Urne aperte oggi in Uganda, dove circa 14 milioni di persone sono chiamate al voto per eleggere il presidente e il nuovo Parlamento. Oltre mille gli osservatori interni, che dovranno sorvegliare il corretto andamento delle elezioni, che nel 2006 erano state caratterizzate da denunce di gravi brogli. Imponenti le misure di sicurezza. Il servizio di Giulio Albanese:

    L’inossidabile presidente uscente Yoweri Museveni, al potere dal 1986, è dato come al solito per favorito contro altri sette candidati. Il principale avversario è Kizza Besigye, ex medico personale di Museveni, già candidato nelle precedenti elezioni. Il presidente uscente, accusato dai suoi detrattori di essere ormai a capo di una monarchia assoluta, si è comunque detto certo della vittoria in un discorso pronunciato in occasione dell’ultimo giorno di una campagna elettorale davvero effervescente. Chiunque vincerà, comunque, le presidenziali sarà chiamato a gestire le riserve nazionali di petrolio stimate in circa due miliardi e mezzo di barili, scoperte solo recentemente e capaci di trasformare le prospettive economiche del Paese africano. Ma nessun candidato ha presentato un piano concreto su come i proventi del greggio saranno messi a servizio del bene comune.

    Kossovo: USA e UE riflettono su possibile mediazione con Belgrado
    A tre anni dalla proclamazione di indipendenza, solo 75 Paesi, sul totale dei 192 rappresentanti all'Onu, hanno finora riconosciuto il Kosovo, che ieri ha celebrato l’anniversario della secessione dalla Serbia. A respingere e a opporsi con forza all'indipendenza è ancora Belgrado, la cui posizione è condivisa da Russia e Cina, membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell'Onu con diritto di veto. Il servizio di Gerarta Zheji Ballo:

    Festeggiamenti di Stato ieri in Kosovo per il terzo anniversario della dichiarazione di indipendenza dalla Serbia. Intanto è fissata per lunedì la prima sessione plenaria del Parlamento kosovaro uscito dalle elezioni del 12 dicembre. Nello stesso giorno il premier Thaçi presenterà il nuovo governo, mentre sarà necessario aspettare ancora qualche giorno per l’elezione del presidente della repubblica che secondo l’accordo di coalizione, siglato tra il PDK e l’alleanza per il nuovo Kosovo, dovrebbe essere il magnate Bexhet Paçolli. Sempre ieri venti membri del congresso americano hanno scritto una lettera al presidente Obama chiedendogli un coinvolgimento degli Stati Uniti nel dialogo tra Pristina e Belgrado e per quanto concerne i temi sul tavolo delle trattative tra Belgrado e Pristina la diplomazia statunitense si concentra sulla richiesta di riconoscimento dell’indipendenza, mentre è più cauta nelle sue dichiarazioni Catherine Ashton, frenata dai 5 Paesi dell’Unione Europea che non hanno ancora riconosciuto il Kosovo.

    G20 Parigi
    Il sistema bancario ombra, la corsa delle materie prime e le regolamentazioni. Sono questi i temi al centro del vertice finanziario dei Paesi del G20 per definire fronti comuni e strategie. Sul vertice, che si aprirà stasera a Parigi, il servizio di Mariapia Iacapraro:

    Un cammino difficile che vede impegnati i ministri delle Finanze e governatori delle banche centrali delle maggiori potenze economiche mondiali. Già da ieri si susseguono seminari e incontri di alto livello. “Non vogliamo porre dei diktat a questo o quel Paese danneggiando la competitività o le esportazioni - ha detto nei giorni scorsi il ministro francese dell'Economia Christine Lagarde - ma cerchiamo di raggiungere un equilibrio di cui tutti possano beneficiare”. Secondo diverse fonti, però, la proposta francese deve superare le riserve di Cina, India, Brasile, Russia e Sud Africa sugli indicatori comuni per misurare gli squilibri finanziari. Dall'altra parte l'Unione Europea punta a concludere il vertice parigino con un accordo su obiettivi chiari e poi, magari, rinviare le trattative sulle questioni più complesse. Per l'Italia sarà presente Mario Draghi nella sua duplice veste di governatore e presidente della Bce che ieri sera ha posto l'accento su due sfide: quella delle grandi banche “che non possono fallire perché ciò porterebbe alla instabilità del sistema” e l’altra legata al fenomeno dello “shadow banking system”, ovvero del ‘sistema bancario ombra’ , che va monitorato attentamente.

    Italia 150esimo unità
    Il prossimo 17 marzo in Italia sarà un giorno di festa nazionale per i 150 anni dell’unità. La decisione è arrivata dall’odierno Consiglio dei Ministri che ha approvato un decreto legge specifico: al fine di contenere i costi, il provvedimento prevede di spostare solo per quest’anno le risorse assegnate alla festività del 4 novembre che è stata soppressa. (Panoramica internazioninale a cura di Eugenio Bonanata)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 49

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli e Miriam Ayele.