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Sommario del 16/02/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • All’udienza generale, il Papa parla di San Giovanni della Croce: la fede non è un fardello, ma luce per la nostra vita
  • Nomine
  • Il tema del Messaggio del Papa per la prossima Quaresima: "Con Cristo siete sepolti nel Battesimo, con lui siete anche risorti"
  • Sette anni tra i religiosi: il cardinale Rodé fa il bilancio della sua esperienza a capo del dicastero per la Vita consacrata
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • A Belgrado, l'incontro del Comitato congiunto Ccee-Kek. Intervista con l'arcivescovo Stanislav Hočevar
  • Italia, immigrati ancora stipati a Lampedusa. Amnesty: siano rispettati i diritti
  • Il cardinale Bagnasco: Chiesa sia trasparente nella gestione dei beni
  • In Italia la Giornata per promozione della salute nei luoghi di lavoro
  • "Rabbit Hole" e "Un gelido inverno", due film sul dolore e la difficoltà del vivere
  • Chiesa e Società

  • Carovita: oltre un miliardo di persone nel mondo vivono sotto la soglia di povertà
  • Denuncia delle organizzazioni umanitarie: bambini-soldato in 24 Paesi
  • Afghanistan: bambini-soldato e vittime di guerra, ma si continua a inviare armi
  • India, mons. Barwa racconta le violenze anticristiane in Orissa
  • Sri Lanka: l’Infanzia missionaria tedesca accanto alle popolazioni colpite dalle inondazioni
  • Colombia: assassinato un sacerdote. Il dolore del vescovo di Rionegro
  • Messico. Il nunzio: il Papa è preoccupato della violenza nel Paese
  • Le conclusioni del primo Incontro a Bogotà dei sacerdoti Fidei Donum europei in America
  • Usa: centinaia di famiglie in attesa da tre anni dei bimbi adottati in Guatemala
  • Dal 9 marzo colletta della Chiesa Usa per la Chiesa dell’Europa centro-orientale
  • Usa: continua a crescere il numero dei fedeli cattolici
  • Irlanda: ancora una denuncia dei cappellani per la grave situazione nelle carceri
  • Missionari in Congo: sospendere le attività estrattive, danno per i produttori onesti
  • Chiesa tedesca: combattere la desertificazione è compito di tutta l’umanità
  • Ginevra: al Consiglio Ecumenico delle Chiese Mostra di tessuti per promuovere la pace
  • Corea del Sud: la Chiesa cattolica in prima linea per la difesa della vita
  • Bambino Gesù: riuscito il trapianto di fegato ad una bambina palestinese
  • Romania: anche la Chiesa cattolica disapprova la confessione tramite l'Iphone
  • Spagna: aumenta il numero delle Dichiarazioni a favore della Chiesa cattolica
  • Gesuiti: nuovo sito per la Provincia italiana con spazi per il sociale, le missioni, la cultura
  • La "Guida alle librerie indipendenti di Roma": viaggio alla scoperta delle librerie della capitale
  • 24 Ore nel Mondo

  • Divampa la protesta nel mondo arabo: manifestazioni e scontri in Libia e in Iran
  • Il Papa e la Santa Sede



    All’udienza generale, il Papa parla di San Giovanni della Croce: la fede non è un fardello, ma luce per la nostra vita

    ◊   Benedetto XVI ha dedicato la catechesi dell’udienza generale di stamani, in Aula Paolo VI, a San Giovanni della Croce, grande mistico del XVI secolo, amico di Santa Teresa d’Avila. Il Papa ha ripercorso la vita del Santo spagnolo e si è soffermato sull’insegnamento spirituale del “Dottore mistico” e riformatore dei carmelitani. La sua dottrina, ha osservato il Papa, descrive “un cammino sicuro per giungere alla santità, lo stato di perfezione cui Dio chiama tutti noi”. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    San Giovanni della Croce, ha detto Benedetto XVI, ci insegna che seguire Cristo “non è un fardello”, ma è la luce che ci aiuta nella vita di ogni giorno. Il Papa ha rammentato che l’esistenza del Santo spagnolo non fu un “volare sulle nuvole mistiche”: fu invece molto dura, “pratica e concreta”. Di qui, ha sottolineato che l’esperienza di San Giovanni della Croce è un modello per tutti, non solo per poche anime elette:

    Se un uomo reca in sé un grande amore, questo amore gli dà quasi ali, e sopporta più facilmente tutte le molestie della vita, perché porta in sé questa grande luce; questa è la fede: essere amato da Dio e lasciarsi amare da Dio in Cristo Gesù”.

    La santità, ha affermato il Papa, non è opera nostra, ma è un aprire le finestre della nostra anima alla luce di Dio, affinché possa trasformare la nostra vita. Santità, ha soggiunto, è dunque innanzitutto lasciarsi amare da Dio:

    “Preghiamo il Signore perché ci aiuti a trovare questa santità di lasciarsi amare da Dio, che è la vocazione di noi tutti e la vera redenzione”.

    Ha così ripercorso la vita di San Giovanni della Croce, segnata da sofferenze, difficoltà e incomprensioni sempre superate con un’incrollabile fiducia nel Signore. Ed ha ricordato l’amicizia spirituale con Teresa d’Avila, assieme alla quale riformarono la famiglia religiosa carmelitana. Il Pontefice ha enumerato le opere maggiori del Santo: “Ascesa al Monte Carmelo”, “Notte oscura”, “Cantico spirituale” e “Fiamma d’amor viva”. Ad accomunare questi testi mistici è il cammino di purificazione progressiva dell’anima per scalare la vetta della perfezione cristiana. Una vetta simboleggiata dal Monte Carmelo:

    “Tale purificazione è proposta come un cammino che l’uomo intraprende, collaborando con l'azione divina, per liberare l'anima da ogni attaccamento o affetto contrario alla volontà di Dio. La purificazione, che per giungere all'unione d’amore con Dio dev’essere totale, inizia da quella della vita dei sensi e prosegue con quella che si ottiene per mezzo delle tre virtù teologali: fede, speranza e carità, che purificano l'intenzione, la memoria e la volontà”.

    Del resto, San Giovanni della Croce, nella “Notte oscura”, descrive l'aspetto “passivo”, ossia l'intervento di Dio nel processo di “purificazione” dell'anima. “Lo sforzo umano, infatti – ha sottolineato il Papa – è incapace da solo di arrivare fino alle radici profonde delle inclinazioni e delle abitudini cattive della persona: le può solo frenare, ma non sradicarle completamente”. D’altro canto, ha rilevato, quello che rende l'anima pura e libera “è eliminare ogni dipendenza disordinata dalle cose”:

    “Il lungo e faticoso processo di purificazione esige lo sforzo personale, ma il vero protagonista è Dio: tutto quello che l'uomo può fare è 'disporsi', essere aperto all'azione divina e non porle ostacoli. Vivendo le virtù teologali, l’uomo si eleva e dà valore al proprio impegno. Il ritmo di crescita della fede, della speranza e della carità va di pari passo con l’opera di purificazione e con la progressiva unione con Dio fino a trasformarsi in Lui”.

    Quando si giunge a questa meta, ha constatato, “l’anima si immerge nella stessa vita trinitaria” così da amare Dio “con il medesimo amore con cui Egli la ama, perché la ama nello Spirito Santo”. Ecco perché, ha detto il Pontefice, San Giovanni della Croce sostiene che “non esiste vera unione d’amore con Dio se non culmina nell’unione trinitaria”.
    Al momento dei saluti ai pellegrini, il Papa ha rivolto un pensiero affettuoso alle Missionarie della Carità presenti in Aula Paolo VI, ringraziandole per la “gioiosa testimonianza cristiana che rendono nei diversi continenti, sulle orme della loro indimenticabile fondatrice” Madre Teresa di Calcutta. Quindi, ha rivolto un saluto ai coordinatori regionali dell’Apostolato del mare, in occasione del convegno promosso dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, incoraggiandoli ad “individuare adeguate risposte pastorali ai problemi dei marittimi e delle loro famiglie”.

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    Nomine

    ◊   In Brasile, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Caratinga, presentata da mons. Hélio Gonçalves Heleno, per sopraggiunti limiti d’età ed ha nominato su successore mons. Emanuel Messias de Oliveira, finora vescovo di Guanhães.

    Sempre in Brasile, il Pontefice ha nominato ausiliare dell’arcidiocesi di Belém do Pará padre Teodoro Mendes Tavares, della Congregazione dello Spirito Santo, finora vicario generale della prelatura di Tefé, assegnandogli la sede titolare vescovile di Verbe.

    Infine, Benedetto XVI ha nominato vescovo ausiliare dell’Ordinariato militare per il Brasile il reverendo José Francisco Falcāo De Barros, del clero della diocesi di Palmeira dos İndios, finora parroco di San Vincenzo di Paoli a Palmeira dos İndios e cappellano della Polizia Militare dello Stato di Alagoas, assegnandogli la sede titolare vescovile di Auguro.

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    Il tema del Messaggio del Papa per la prossima Quaresima: "Con Cristo siete sepolti nel Battesimo, con lui siete anche risorti"

    ◊   “Con Cristo siete sepolti nel Battesimo, con lui siete anche risorti”. È’ questo il titolo del Messaggio che Benedetto XVI dedicherà alla Quaresima 2011. Il tema del documento, reso noto questa mattina, sarà oggetto di presentazione ai media martedì prossimo, 22 febbraio, alle 11.30 in Sala Stampa Vaticana. I parlarne ai giornalisti saranno, fra gli altri, il cardinale Rober Sarah, presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum, mons. Giampietro Dal Toso, segretario del medesimo dicastero, e la sig.ra Myriam García Abrisqueta, presidente di Manos Unidas.

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    Sette anni tra i religiosi: il cardinale Rodé fa il bilancio della sua esperienza a capo del dicastero per la Vita consacrata

    ◊   Carismi antichi, che hanno reso più bello il volto della Chiesa lungo i secoli. E nuove compagini maschili e femminili, attratte dalla radicalità evangelica, che con la loro scelta reagiscono alla progressiva scristianizzazione della nostra epoca. A servizio degli uni e degli altri ha lavorato per sette anni il cardinale Franc Rodè, rivestendo la carica di prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica. Da poco più di un mese, il 76.enne porporato ha lasciato l’incarico al suo successore, l’arcivescovo Joao Braz de Aviz. Romilda Ferrauto, responsabile della redazione francese della nostra emittente, ha chiesto al cardinale Rodè di tracciare un bilancio del suo lavoro, intensamente vissuto tra i religiosi e le religiose di tutto il mondo:

    R. – I religiosi nella storia della Chiesa e nella storia del mondo sono stati sempre dei focolai di animazione spirituale e di dinamismo missionario. Possiamo dire che le grandi riforme nella storia della Chiesa sono state frutto dell’opera dei religiosi: pensiamo a San Benedetto, a San Bernardo, a San Francesco, a San Domenico, a Sant’Ignazio di Loyola. E sono stati – e questo è singolare – anche i più perseguiti della storia, e i più canonizzati.

    D. - Durante i suoi anni di servizio, lei, eminenza, ha potuto visitare molte comunità religiose sparse per il mondo. Quale impressione ne ha ricavato?

    R. - Oggi, i religiosi rappresentano, più o meno, un milione e 100 mila uomini e donne e sono una presenza giovane e dinamica in America Latina, in Africa, in Asia. Ultimamente sono stato in Angola, un anno prima in Cameroun e ancora in Bolivia: ho visto un’opera meravigliosa svolta dai religiosi nell’amore a Cristo, ma anche opere sociali molto importanti da loro realizzate: ambulatori, ospedali, asili per bambini, scuole... Tutto questo, con una dedizione ammirevole.

    D. - Nonostante la grande dedizione che lei ha riscontrato, è innegabile – e anche il Papa lo ha riconosciuto – che la vita religiosa non sia purtroppo immune da una certa perdita di identità…

    R. - La vita religiosa è oggi in difficoltà e questo bisogna riconoscerlo. La secolarizzazione ha penetrato molte comunità e molte coscienze. La secolarizzazione si esprime in una preghiera senza raccoglimento e spesso formale e danneggia il concetto di obbedienza, introducendo una certa mentalità "democratica", che esclude il ruolo dell’autorità legittima. Con la secolarizzazione si corre il pericolo di trasformare le opere di carità in servizi sociali e questo a danno dell’annuncio del Vangelo: si preferisce una società di benessere, piuttosto che un segno escatologico. Questi segni di secolarizzazione sono presenti un po’ ovunque, ma soprattutto sono presenti nel mondo occidentale. Il mio sforzo, come prefetto dei religiosi, è stato quello di cercare di superare questa mentalità di secolarizzazione e di riaffermare i valori fondamentali della vita consacrata: facendo dei religiosi e delle religiose quello che dovrebbero essere e cioè una forza di rinnovamento della Chiesa. In questi miei sforzi, mi sono appoggiato sulle forze sane delle Congregazioni tradizionali - perché queste forze esistono – così come sulle nuove correnti spirituali che si manifestano nella Chiesa.

    D. - Queste nuove esperienze religiose possono essere considerate, eminenza, una risorsa per la Chiesa contemporanea, come i grandi carismi lo furono per quella del passato?

    R. – In effetti, nuove comunità religiose sorgono contro lo spirito di secolarismo. Sorgono in Francia, in Spagna, in Italia, in Brasile, in Perù, negli Stati Uniti. Queste comunità danno grande importanza alla preghiera e alla vita fraterna vissuta in comunità; insistono sulla povertà e sull’obbedienza: tutti portano l’abito religioso, segno visibile della loro consacrazione. Queste nuove comunità richiamano l’uomo al suo destino trascendente e costituiscono una forza di rinnovamento, di cui la Chiesa ha un gran bisogno. (mg)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Chi dà le ali all'uomo: all'udienza generale il Papa parla di San Giovanni della Croce.

    Il vento del Maghreb: in prima pagina, Pierluigi Natalia sul passaggio epocale in un'area tra le più critiche al mondo.

    Trappola per topi a Downing Street: il gatto Larry darà la caccia ai roditori che si aggirano nella residenza ufficiale del premier britannico.

    Cristiani costruttori di pace: nell'informazione religiosa, i lavori, in corso a Ginevra, del comitato centrale del World Council of Churches.

    In cultura, un articolo di Marco Agostini dal titolo "Se il bello e il vero finiscono sotto sfratto": sono sempre meno i capolavori d'arte nelle Chiese.

    Quell'alleanza salutare: Silvia Guidi sulla presentazione, a Padova, dell'Opera omnia di Joseph Ratzinger.

    Grandi amicizie cementate all'oratorio: il procuratore generale degli oratoriani, Edoardo Aldo Cerrato, su Filippo Neri e i cardinali Carlo e Federico Borromeo.

    E il "laghée" salva Sanremo: Marcello Filotei sull'esordio del cantante comasco Davide Van De Sfroos.

    A tu per tu con la cometa: Maria Maggi sulla sonda Stardust Next, che ha fotografato la Tempel 1 da una distanza di soli 200 chilometri.

    Lo scandalo continua: Andrea Monda recensisce il libro del gesuita Michael Paul Gallagher "Una freschezza che sorprende. Il Vangelo nella cultura di oggi".

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    Oggi in Primo Piano



    A Belgrado, l'incontro del Comitato congiunto Ccee-Kek. Intervista con l'arcivescovo Stanislav Hočevar

    ◊   In che modo i cristiani europei possono contribuire a riscoprire e rafforzare l’identità del continente, favorendo in particolare l’integrazione dei Paesi a est? A questa domanda cercheranno di rispondere gli esponenti del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (Ccee) e della Conferenza delle Chiese Europee (Kek), che da domani a domenica prossima si riuniranno a Belgrado per il consueto incontro del Comitato congiunto dei due organismi. Padre Ivan Herceg, della sezione slovena della nostra emittente, ne ha parlato con l’arcivescovo metropolita di Belgrado, Stanislav Hočevar:

    R. – A Belgrado vogliamo dare il benvenuto a questo incontro per vari motivi. Prima di tutto perché la città di Belgrado si trova proprio al confine tra Oriente e Occidente. Qui, attraverso il corso della storia, ci sono stati tanti incontri tra le culture orientali e occidentali. Inoltre, la nostra arcidiocesi, la nostra conferenza episcopale e le conferenze vicine alla Serbia celebrano il triennio di preparazione all’anno 2013 quando celebreremo i 1700 anni dell’editto di Milano e anche i 1150 anni dalla venuta in Pannonia dei santi fratelli Cirillo e Metodio: loro ci hanno dato una cultura cristiana veramente autentica. Per celebrare degnamente tutti questi avvenimenti abbiamo dedicato questo primo anno al dialogo. Vogliamo stare a disposizione di questo comitato congiunto e proprio qui, tra Oriente e Occidente, dialogare sull’identità nazionale e confessionale dei popoli di Europa e vedere come possiamo promuovere la convivenza delle Chiese cristiane e promuovere quanto più possibile la collaborazione, la riconciliazione e la pace dentro l’Europa. In questo senso è impostato tutto l’incontro nei giorni futuri.

    D. – Per approfondire questo tema “identità nazionale e integrazione europea” avrete invitato a questo incontro vari esperti ...

    R. – Sì, interverranno i rappresentanti delle Chiese di Bruxelles e di Strasburgo e ci sarà una discussione su tutto questo per vedere come dobbiamo orientarci per il futuro per promuovere questa pace, specialmente nell’Europa orientale che deve integrarsi con il resto dell'Europa, non soltanto perché ha bisogno di questa integrazione: noi crediamo e sperimentiamo che l’Europa Occidentale ha bisogno della ricchezza dell’Europa orientale, di una tradizione orientale che è molto forte, proprio per dare vivacità al cristianesimo e al senso del Mistero di Dio, che in Oriente è molto presente.

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    Italia, immigrati ancora stipati a Lampedusa. Amnesty: siano rispettati i diritti

    ◊   Rimane critica la situazione sull’isola siciliana di Lampedusa che in 5 gironi ha visto arrivare circa 5 mila migranti per lo più partiti dalle coste della Tunisia, in seguito alla fuga del presidente Ben Alì. Sull’isola ora rimangono circa 1800 immigrati, quasi tutti stipati nel centro di prima accoglienza, struttura concepita per 850 persone. Si lavora per l’individuazione di siti per l’ospitalità e mentre Amnesty International sottolinea la necessità rispettare i diritti di quanti sono giunti in Italia, altri 80 tra afgani, iraniani, iracheni e pakistani sono sbarcati sulle coste pugliesi. Massimiliano Menichetti:

    Il buon senso sta prevalendo per ora, a Lampedusa, isola siciliana di cinquemila abitanti che, in meno di una settimana, ha visto raddoppiare la propria popolazione.Cinquemila infatti sono gli immigrati partiti soprattutto dalla Tunisia e approdati in Italia. Da tre giorni, comunque, non si registrano sbarchi e sull’isola rimangono 1800 migranti in attesta di essere trasferiti. Oggi, però, quattro voli di spostamento sono stati cancellati e la situazione, secondo il sindaco, Bernardino De Rubeis, rischia di collassare. Sulla stessa linea l'Alto commissariato Onu per i rifugiati, secondo cui “bisogna evitare che si inneschino tensioni”. In questo scenario, l’Italia ha chiesto 100 milioni di euro all’Europa per fronteggiare i flussi. Risposta positiva da Bruxelles sugli aiuti, ma senza alcuna precisazione sulle cifre. Il commissario straordinario per l'emergenza immigrazione e prefetto di Palermo, Giuseppe Caruso:

    R. - La situazione è certamente di sovraffollamento, ma senza particolari tensioni. Stiamo valutando l’opportunità di occupare quei villaggi di cui si è parlato in questi giorni.

    D. - Stiamo parlando del centro di Mineo, nel catanese?

    R. - Sì, glielo confermo. Se sblocchiamo la situazione emergenziale con questo villaggio, è chiaro che nel giro di pochi giorni la situazione a Lampedusa si tranquillizza. Il problema è verificare se ci si ferma con gli sbarchi o se invece questi continueranno. Tenga conto che c’è stato anche uno sbarco di egiziani e la cosa potrebbe diventare oltremodo preoccupante.

    D. - Potranno essere identificati anche altri siti oppure si sta guardando soltanto alla Sicilia?

    R. - Stiamo parlando di tutta Italia. C’è una volontà di dislocare a macchia di leopardo questi immigrati.

    D. - Commissario, comunque l’Italia non è sola, avrà il sostegno dell’Unione Europea…

    R. - Sarà un bene se a queste enunciazioni di principio seguiranno i fatti, perché ovviamente abbiamo bisogno dell’Unione Europea che, fino ad adesso, non mi pare abbia fatto granchè.

    E’ una sfida molto complessa, ma è necessario mettere in campo ogni sforzo possibile per rispettare i diritti umani di quanti arrivano in Italia. Così Riccardo Noury, di Amnesty International Italia:

    R. - Gli obblighi internazionali sul diritto d’asilo vanno rispettati. Si deve verificare, all’interno dei flussi di migranti, chi ha necessità di protezione internazionale e provvedere - anche se questo naturalmente è complicato - ma va fatto. Non si deve ricorrere a procedure, come è successo in passato, quali espulsioni di massa, o rimpatri forzati, dove si può rischiare di subìre ancora violazioni dei diritti umani.

    D. - E’ una situazione difficile da gestire sull’isola di Lampedusa, che comunque non si scoraggia nonostante le possibili tensioni…

    R. - Lampedusa, in tutti questi anni, ha avuto un grande e straordinario coraggio come anche impegno civile. Non ultime le notizie, di ieri, di improvvisate partite di calcio tra migranti tunisini e cittadini di Lampedusa. A Lampedusa sono stati fatti importanti investimenti sui diritti umani. Quest’isola ha bisogno di essere aiutata in questo. (vv)

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    Il cardinale Bagnasco: Chiesa sia trasparente nella gestione dei beni

    ◊   La trasparenza è una via da seguire con sempre maggiore convinzione. Lo ha detto il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, intervenendo ieri pomeriggio a Roma al convegno del Servizio per la promozione del sostegno economico alla Chiesa. Un tema che richiama all’8 per mille, e all’uso che si fa di questi fondi per evangelizzare con sempre maggiore efficacia. Alessandro Guarasci.

    La trasparenza è valore essenziale per la buona riuscita dell’impianto del sostegno economico alla Chiesa. Il cardinale Angelo Bagnasco si rivolge a coloro che nelle diocesi sono incaricati del Sovvenire, ma il suo è anche un discorso che riguarda un po’ tutta la società.

    “La trasparenza è un valore che tutti desiderano e che fa parte di una cultura dignitosa. Quindi, penso proprio che sia una cosa da perseguire sempre a tutti i livelli”.

    Il presidente della Cei ribadisce che “la credibilità della Chiesa non è mai danneggiata dalla chiarezza e dalla limpidezza del comportamento. Una trasparenza sempre maggiore consentirà un sempre maggiore reperimento di fondi per le necessità della Chiesa stessa”. Una trasparenza che nasce quindi dalla propria fedeltà e missione, dalla fiducia della gente. A fondamento di tutto sta il principio della Chiesa come mistero di Comunione, perché la comunità ecclesiale non è una società per azioni. Il cardinale Bagnasco infatti sottolinea che “chi bussa alle porte delle parrocchie sa di trovare un'attenzione, un aiuto, indipendentemente da tutto”. Per questo bisogna sempre trovare nuovi stimoli.

    “Noi viviamo di carità e dobbiamo imparare con umiltà e semplicità a stendere la mano: nulla è scontato”.

    Un percorso quindi che passa attraverso la corresponsabilità, soprattutto del Consiglio Pastorale e del Consiglio per gli Affari Economici. Organismi che dovrebbero uscire da una dimensione burocratica per diventare strumenti vivi. Il cardinale Bagnasco ricorda che ogni comunità parrocchiale ha il diritto di conoscere il proprio bilancio contabile. Dunque una gestione lineare e da tutti verificabile dei beni.

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    In Italia la Giornata per promozione della salute nei luoghi di lavoro

    ◊   Migliorare la qualità della vita di chi lavora, e dell'azienda in cui il lavoro si svolge, riducendo contemporaneamente i costi sociali causati dalle patologie più diffuse. Sono gli obiettivi che perseguono i cosiddetti medici del lavoro, la cui attività è oggi al centro, in Italia, della 12.ma Giornata nazionale di informazione sulla promozione della salute nei luoghi di lavoro. Eliana Astorri ha chiesto al prof. Nicola Magnavita, ricercatore di Medicina del lavoro dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, quale sia il settore specifico di intervento della medicina del lavoro:

    R. – Si occupa soprattutto della salute dell’uomo che lavora. Quindi, è un po’ come una nuova medicina. Noi, però, generalmente tendiamo a non fare terapia, perché dobbiamo arrivare molto prima che insorga la malattia. Il centro della nostra attività è rendere le persone sane ancora più sane: ciascuno di noi potrebbe migliorare il proprio livello di salute.

    D. – La cultura della salute nei luoghi di lavoro, la sua promozione, è un aspetto nuovo per la società italiana?

    R. – Entro certi limiti è abbastanza nuovo, considerando che la legge che la prevede tra i compiti della medicina del lavoro è solo del 2008. Per la verità però chi fa il medico del lavoro da tanti anni queste cose le fa da 20 anni. Tra l’altro nei Paesi anglosassoni, che hanno un’impostazione molto più liberista della nostra, dove non c’è magari un servizio sanitario nazionale, come per esempio negli Stati Uniti, le aziende hanno una responsabilità sociale maggiore, per cui esse si prendono cura anche della salute extra lavorativa e lo fanno nel loro esclusivo interesse. Il datore di lavoro ha tutto il vantaggio di avere una persona sana e anche contenta di lavorare in quell’azienda. Nella promozione della salute il "tornaconto" c’è sia per il singolo che per la collettività e per l’azienda.

    D. – Si punta quindi alla prevenzione attraverso visite e controlli in modo da evitare il problema...

    R. – Il problema è migliorare i livelli di salute. Quando abbiamo l’incarico di fare il “medico competente”, come si chiama adesso, noi dobbiamo consigliare il datore di lavoro per il meglio e, quindi, su come evitare che i lavoratori si ammalino. Ma questa è una cosa che si fa ormai da tre secoli! Non può bastare questo: noi dobbiamo fare di più e il nostro ultimo programma di promozione della salute si intitola “Più salute dal lavoro”.

    D – Questo significa che il beneficio è sì per il lavoratore, ma anche per le spese sanitarie del Paese...

    R. – Su questo non c’è dubbio. Noi cerchiamo, infatti, di appoggiare i nostri programmi sul servizio sanitario nazionale, perché c’è un beneficio per l’azienda - non c’è dubbio – c’è un beneficio per il lavoratore, ma c’è un beneficio per la collettività nel suo insieme. Se noi riusciamo per esempio a ridurre l’incidenza delle malattie cardiovascolari, che portano via un terzo delle vite del nostro Paese e, allo stesso modo, se riusciamo a ridurre tramite una vita virtuosa l’incidenza di certi tumori, è chiaro che anche lì una quota importante di sofferenze e di morti sarebbe risparmiata per tutta la collettività.(ap)

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    "Rabbit Hole" e "Un gelido inverno", due film sul dolore e la difficoltà del vivere

    ◊   Una famiglia borghese spezzata dal dolore per una tragica perdita, una famiglia nella provincia americana assediata dalla droga con una ragazza alla ricerca del padre: due film sul dolore e la voglia di vivere, di forte impatto emotivo, "Rabbit Hole" di John Cameron Mitchell e "Un gelido inverno" di Debra Granik. Sono entrambi in corsa, con diverse nomination, ai premi Oscar. Un impegno anche per la distribuzione che coraggiosamente sostiene un cinema di spessore e qualità. Il servizio di Luca Pellegrini:

    Ecco un dialogo tra una madre ed un padre:

    “A me sembra invece che sia così, sembra che io non mi senta abbastanza male per te, che non provi abbastanza dolore! Ma che cosa vuoi da me?”

    Ed ecco quello tra una nipote e lo zio:

    “- Sto cercando mio padre. Tu sai dov’è, vero?
    - Non ti serve sapere dove si trova tuo padre.
    - Ma tu lo sai…
    - Non l’ho visto".

    Sono tratti da due storie di dolore estremo che si dipanano in due film che approderanno agli Oscar. Nel primo, è incolmabile la divaricazione fra memoria del passato ed intollerabilità del presente quando si tratta di convivere con il ricordo di un figlio morto a quattro anni per un tragico incidente. E’ il caos sentimentale occluso sotto la superficie di una vita di per sé normale, alla quale tentano di adattarsi Nicole Kidman – candidata come migliore protagonista – e Aaron Eckhart, nel film di John Cameron Mitchell. Nel secondo una figlia, Jennifer Lawrence – candidata anche lei – si inabissa durante ‘un gelido inverno’ nel gorgo della violenza che sferza la provincia americana, alla ricerca del padre – vivo o morto –, perché costretta dall’istinto di sopravvivenza per se stessa e per la famiglia. Insomma, due titoli difficili, impegnativi. Abbiamo chiesto ad Angelica Canevari, della Videa, per quale ragione ha scelto di distribuire in Italia “Rabbit Hole”:

    R. - Abbiamo comprato questo film leggendo la sceneggiatura, che abbiamo trovato molto bella e molto commovente e forse anche per questa sfida: penso che apparentemente lo spettatore sembri più superficiale, probabilmente per il periodo così difficile che stiamo attraversando. In realtà, offrire degli spunti e dei momenti di riflessione non credo faccia mai male.

    D. – Che cosa l’ha colpita maggiormente del film con Nicole Kidman?

    R. – Sicuramente, l’argomento trattato, essendo io una donna ed anche una mamma. E’ un argomento che colpisce moltissimo. Non credo che nessuna donna, anzi, nessuna mamma non si sia mai posta questa domanda o non abbia riflettuto riguardo questa questione. L’argomento in sé è molto vicino a tutte le donne e quello che mi ha colpito è il modo di trattarlo nel film, un modo di raccontare questa storia che non è mai ridondante ma piuttosto asciutto.

    D. – Il tema del dolore: perché, secondo lei, il cinema offre in questo periodo, anche con l’amplificazione mediatica che l’Oscar può dare, una riflessione così profonda e così esigente?

    R. – Probabilmente, non siamo i soli a pensare che degli spunti di riflessione, in un periodo complicato, servano. Riflettere sul dolore, quindi, può essere anche un modo per superarlo, per rendere la questione catartica.

    Chiediamo invece a Mario Fiorito, della Bolero Film – anche se la casa di distribuzione è impegnata a difendere un cinema di rigore – da che cosa sia rimasto primariamente colpito quando ha visto per la prima volta “Un gelido inverno”:

    R. – La prima cosa è stata l’interpretazione sia della ragazza sia dell’attore non protagonista, che secondo me sono interpretazioni stupende. Inoltre l’ambientazione, così diversa da tutti gli altri film. E’ una zona dell’America sconosciuta, dove uno non pensa ci possano essere questo tipo di problematiche.

    D. – Lo spettatore, dopo aver visto “Un gelido inverno”, come dovrebbe uscire dalla sala cinematografica, con quale tipo di riflessione?

    R. – Il finale, secondo me è positivo. Riguarda la lotta della ragazza per tenere la casa, ma non solo: la casa non tanto come luogo ma come famiglia. La sua lotta per conservare questo posto - ed in un certo senso anche le tradizioni oltre che il possesso materiale - va a buon fine. Inoltre, secondo me, la figura forse più scavata è quella dello zio, che alla fine, consapevole che arrivare alla verità lo condannerà a morte, sceglie comunque di andare avanti e di riscattarsi da un certo tipo di vita che ha vissuto appunto fino a quel momento.(vv)

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    Chiesa e Società



    Carovita: oltre un miliardo di persone nel mondo vivono sotto la soglia di povertà

    ◊   Il carovita, causato particolarmente dalla crescita dei prezzi alimentari dell’ultimo semestre è purtroppo una realtà in molti Paesi del mondo e ha causato un incredibile aumento delle persone precipitate al di sotto della soglia di povertà, cioè coloro che vivono con meno di 1.25 dollari al giorno: in tutto il mondo sono oltre un miliardo. A essere coinvolti, precisa l’agenzia Misna, sono soprattutto il grano, lo zucchero, gli oli alimentari e il granoturco, mentre per ora resta stabile il prezzo del riso: di tali aumenti hanno beneficiato esclusivamente i Paesi esportatori di cereali. L’aumento dei prezzi dei beni di prima necessità, infine, è una delle cause delle cosiddette rivolte della fame che hanno provocato la caduta di alcuni regimi del Maghreb, come Tunisia ed Egitto. (R.B.)

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    Denuncia delle organizzazioni umanitarie: bambini-soldato in 24 Paesi

    ◊   In occasione della Giornata internazionale contro l’utilizzo dei minori soldato appena celebrata il 13 febbraio scorso, un gruppo di organizzazioni si sono mobilitate per chiedere agli Stati che ancora non lo hanno fatto di ratificare il Protocollo facoltativo della Convenzione dei diritti del bambino e della bambina sulla partecipazione dei minori ai conflitti armati, che allo stato attuale è lo strumento giuridico di protezione più importante per i minori in situazione di guerra. Finora il documento è stato ratificato in 134 Paesi; 23 lo hanno firmato ma non ratificato e 35 si rifiutano anche di firmarlo. Le organizzazioni che hanno denunciato gravi violazioni dei diritti dei minori, si sono unite alla campagna delle Nazioni Unite “Nessuno minore di 18/Zero under 18”: l’iniziativa, infatti, mira a portare a 18 anni l’età minima per la partecipazione diretta alle ostilità, che finora è fissata a 15 anni. È impossibile, precisa la Zenit, stabilire con precisione il numero di bambini e bambine soldato, di certo si sa che vengono utilizzati in almeno 24 Paesi come il Ciad, in cui giovani fra i 13 e i 17 combattono al fronte mentre i minori di 10 vengono usati come messaggeri. In altri Paesi come Afghanistan, Burundi, Costa d’Avorio, Liberia, Repubblica democratica del Congo e Sud Sudan sono stati attivati programmi di smobilitazione e reinserimento. La maggior parte dei bambini soldato, infine, è costretta a essere testimone dell’assassinio dei propri familiari, è vittima di maltrattamenti e violenze sessuali, viene drogata per vincere la paura dell’avversario e usata come carne da cannone. (R.B.)

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    Afghanistan: bambini-soldato e vittime di guerra, ma si continua a inviare armi

    ◊   Tutti i gruppi armati coinvolti nel conflitto in Afghanistan, incluse le forze di sicurezza nazionali come la polizia, reclutano minori: lo denuncia un nuovo rapporto delle Nazioni unite presentato dal Segretario generale Ban Ki-moon, chiedendo la fine immediata dello sfruttamento dei bambini soldato nella guerra. I dati contenuti nel rapporto - ripreso dall'agenzia Misna - sono molto parziali a causa delle difficoltà di accesso alle zone di conflitto, ma accertano che tra il 1° settembre 2008 e il 30 agosto 2010, il periodo preso in esame dagli esperti dell’Onu, in almeno 26 casi, minori sono stati coinvolti in operazioni armate. Sono almeno 1795 i bambini uccisi o feriti nello stesso periodo in attentati suicida, esplosioni di ordigni, attacchi da parte dei gruppi armati, incursioni aeree e setacci notturni delle forze filogovernative. Nell’esplosione di mine o munizioni, ben 568 bambini sono stati feriti o uccisi. Secondo l’Organizzazione non governativa afgana ‘Afghan rights monitor’ (Arm), nel 2010, in media due bambini sono stati uccisi ogni giorno in Afghanistan. Le vittime innocenti della guerra non sono però di natura a fermare gli interessi dei mercanti di armi. È prevista per oggi la firma di un accordo intergovernativo tra Roma e Mosca per il transito aereo via il territorio russo di armi, materiale bellico e militari italiani in Afghanistan. Lo ha annunciato il consigliere presidenziale russo Serguei Prikhodko, precisando che l’intesa s’inserisce nell’ambito della “politica russa di sostegno internazionale alla stabilizzazione e alla ricostruzione in Afghanistan”. (R.P.)

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    India, mons. Barwa racconta le violenze anticristiane in Orissa

    ◊   È un tribale, il nuovo arcivescovo di Cuttack-Bhubaneshwar, mons. John Barwa, già titolare di Rourkela, nello Stato indiano dell’Orissa. Il presule è lo zio di Meena Barwa, la religiosa violentata durante i pogrom anticristiani di Kandhamal nel 2008. Mons. Barwa ha dato una testimonianza all'agenzia AsiaNews della storia del suo popolo e delle vicende che hanno accompagnato la Chiesa nella regione. “L’annuncio della nomina è avvenuto nella festa di Nostra Signora di Lourdes ed è provvidenziale perché la Madre benedetta è stata una costante compagna nella Via Crucis della mia vita, della mia famiglia e del mio popolo – ha detto – ho pregato affinché il Signore e sua Madre mi aiutino in questa nuova responsabilità, nella guida del mio gregge e che lo Spirito Santo mi accompagni in questo compito”. Suor Meena è stata tra le prime persone a fargli gli auguri: “Le sue sofferenze stanno portando frutti per la Chiesa – ha detto il presule – per il popolo dell’Orissa e per la mia famiglia”. Intanto le autorità locali di Kandhamal hanno stanziato 273 mila euro per la ricostruzione delle case dei cristiani distrutte durante le violenze anticristiane del 2008: la decisione è stata resa possibile grazie alla mediazione della Chiesa che ha permesso l’incontro tra le vittime e i responsabili. In particolare le opere di ricostruzione riguarderanno il villaggio di Pirigad, dove i lavori erano stati lasciati a metà. (R.B.)

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    Sri Lanka: l’Infanzia missionaria tedesca accanto alle popolazioni colpite dalle inondazioni

    ◊   Oltre un milione di persone sono rimaste coinvolte dalle inondazioni derivanti dalle incessanti piogge che insistono sulle regioni dell’est e del nordest dello Sri Lanka dal 9 gennaio scorso. Oltre 325mila persone sono state costrette ad abbandonare le proprie case per sistemarsi in alloggi provvisori e molte risaie sono state distrutte. L’Infanzia missionaria tedesca “Die Sternsinger” ha raccolto circa 30mila euro con i quali ha confezionato pacchi contenenti riso, legumi, latte in polvere e acqua potabile, destinati a circa 670 famiglie dell’area, raggiungendo così ben 2700 bambini. Il progetto è stato reso possibile grazie alla collaborazione con il salesiano padre Nihal Liyanange, che insieme con alcuni partner locali e volontari ha iniziato la distribuzione degli aiuti nella regione di Vavuniya. L’Infanzia missionaria tedesca, ricorda l'agenzia Fides, dalla fine della guerra civile in Sri Lanka, nel 2009, è presente accanto ai rifugiati nel Paese, fornisce assistenza psicologica ai bambini traumatizzati e gestisce programmi di protezione dell’infanzia. Prossimamente l’organizzazione si occuperà della ricostruzione delle infrastrutture e delle attività agricole. (R.B.)

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    Colombia: assassinato un sacerdote. Il dolore del vescovo di Rionegro

    ◊   È stato assassinato sabato sera mentre parlava con un giovane della sua parrocchia, don Luis Carlos Orozco, sacerdote colombiano di 26 anni originario di El Santuario, ma in forza nella parrocchia di Rionegro. Il prete, riferisce l'agenzia Zenit, è stato raggiunto da un colpo di arma da fuoco alla testa sparato da un minorenne ed è deceduto due ore dopo in ospedale nonostante tutti gli sforzi dei medici per salvarlo. Il suo omicida è stato catturato durante la fuga e portato in un centro di rieducazione per minori. Non ha spiegato le ragioni del suo gesto e l’ipotesi investigativa seguita è che si tratti di un killer pagato: le indagini, dunque, ora si orientano sui possibili mandanti. Il neo-vescovo della diocesi di Sonsón-Rionegro, mons. Fidel León Cavidad ha espresso il proprio dolore per l’uccisione del sacerdote: “Ciò manifesta ancora una volta la grande crisi di valori umani e cristiani di cui soffre la nostra società – ha detto – conseguenza del fatto di aver dimenticato Dio e del disprezzo della vita e della dignità della persona umana”. Don Orozco da quattro mesi lavorava nella parrocchia di Rionegro ed era presbitero solo da un anno. “Invito la comunità a rinnovare la propria fede in Dio e le autorità competenti a portare avanti le indagini con prontezza ed efficienza – ha concluso mons. Cavidad – così da arrivare a punire gli ideatori e gli autori materiali di questo assassinio, che invitiamo al pentimento e a una sincera conversione”. (R.B.)

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    Messico. Il nunzio: il Papa è preoccupato della violenza nel Paese

    ◊   “Papa Benedetto è molto preoccupato per la violenza in Messico”: così mons. Cristophe Pierre, nunzio apostolico nel Paese centramericano, ha parlato in un recente incontro con gli studenti di varie università d’ispirazione cristiana cui ha preso parte anche mons. José Guadalupe Martín Rábago, arcivescovo di León. In Messico secondo la Costituzione varata nel 1917, l’istruzione deve essere “laica, gratuita e obbligatoria”, ma ciò è stato interpretato in chiave antireligiosa, ovvero anticattolica (il Messico è il secondo Paese per numero di cattolici al mondo dopo il Brasile) con il risultato che alla Chiesa è proibito avere istituti di istruzione. “Il Messico, in base al censimento del 2010, è per l’88% un Paese cattolico – ha proseguito il nunzio – ma sembra aver relegato Dio in un angolo”. Il presule sottolinea all’agenzia Zenit la necessità di tornare a utilizzare con i giovani, schemi di educazione che includano i valori universali e ha ricordato che la missione della Chiesa è proprio quella di contribuire a educare la popolazione: “Il Santo Padre dice che il giovane oggi vive nella società e bisogna aiutarlo a incontrare e percepire la sua umanità – ha aggiunto – non crescerà se si chiude in se stesso, ma bisogna offrirgli la possibilità di incontrare Cristo, un Cristo che ama”. Un altro problema è di attualità in Messico in questo periodo: il Presidente del Guatemala, infatti, secondo quanto riferisce l'agenzia Misna, ha chiesto al governo messicano di concedere permessi temporanei ai centroamericani che devono attraversarne il territorio per raggiungere gli Stati Uniti. Ogni anno, infatti, tra i 200 e i 300mila migranti privi dei necessari documenti provano ad attraversare il confine tra Messico e Usa. “Trovare un modo sicuro e valido di legalizzare i migranti e rafforzare il nostro rapporto con le reti sociali che accolgono gli immigrati”, ha detto il capo dello Stato del Guatemala, Alvaro Colom, riconoscendo “l’importante lavoro” svolto dalle decine di case di accoglienza messicane gestite per la maggior parte da sacerdoti cattolici. (R.B.)

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    Le conclusioni del primo Incontro a Bogotà dei sacerdoti Fidei Donum europei in America

    ◊   “Grati a Dio per la nostra vocazione missionaria ad gentes, 52 sacerdoti diocesani, incardinati nelle nostre diocesi di Italia, Francia, Germania, Belgio, Polonia e Spagna, abbiamo partecipato al ‘Primo Incontro Continentale dell'America Latina dei sacerdoti missionari Fidei Donum europei’, svoltosi a Bogotà dal 7 all’11 febbraio 2011, in rappresentanza di tutti i missionari Fidei Donum che lavorano in tutti i paesi dell’America al servizio delle comunità cristiane”: inizia così il documento conclusivo di questo incontro che è stato promosso dagli organismi episcopali europei per l'America Latina, sotto la guida della Pontificia Commissione per l’America latina (Cal) e del Consiglio Episcopale Latinoamericano (Celam), con la collaborazione dell'Istituto Teologico per l’America Latina (Itepal). Il documento conclusivo - riferisce l'agenzia Fides - dopo aver ricordato scopo e finalità dell’incontro, nel secondo punto presenta le 5 diverse aree della missione: la formazione degli operatori pastorali; sfollati, pastorale rurale e mondo indigeno; i nuovi gruppi religiosi; la pastorale delle grandi città; la pastorale delle nuove generazioni. Il terzo punto si sofferma sulla presenza dei sacerdoti dell’America Latina in Europa, sottolineando che negli ultimi anni si sta verificando “un notevole incremento” di sacerdoti provenienti dall’America Latina che si inseriscono nella pastorale ordinaria e particolare delle Chiese locali europee. “Abbiamo reso grazie a Dio per questo atto ecclesiali, relativamente nuovo, che esprime il significato teologico della cooperazione tra le Chiese – è scritto nel testo -, mentre ci rammarichiamo che, a volte, sia considerato come una semplice distribuzione di ‘effettivi’ evangelizzatori o per altri motivi particolari lontani dalla cooperazione ecclesiale. L’incontro è stato occasione per rinnovare la nostra convinzione che l'invio di un prete ad un'altra Chiesa locale, come "Fidei Donum", non solo arricchisce la Chiesa di destinazione, ma anche quella di origine. Questa cooperazione è una memoria permanente che tutta la Chiesa, tutte le Chiese e tutti nella Chiesa siamo in uno ‘stato di missione’. Il documento sottolinea quindi, a chi parte e a chi invia, “la necessità di un serio discernimento vocazionale missionario, una preparazione culturale e sociale per inserirsi adeguatamente nel Paese di destinazione, la necessaria formazione dottrinale e pastorale prima della partenza, e la garanzia di essere accolto e inserito nel presbiterio di destinazione.” Il quarto e ultimo punto, a modo di conclusione intitolato “Un cammino aperto”, riafferma “la vocazione missionaria iscritta nella natura di ogni Chiesa locale, sia dell’Europa, sia dell’America Latina che degli altri continenti”. (R.P.)

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    Usa: centinaia di famiglie in attesa da tre anni dei bimbi adottati in Guatemala

    ◊   L’associazione americana Guatemala900 denuncia il caso di centinaia di famiglie statunitensi che da oltre tre anni sono in attesa di accogliere nelle loro case i bambini guatemaltechi che hanno adottato. L’agenzia Sir spiega che nel gennaio 2008, infatti, le procedure di adozione in Guatemala sono cambiate, gettando di fatto nel limbo molte pratiche già avviate. L’associazione ha chiesto al governo del Guatemala di risolvere la questione e ha organizzato molte attività di sensibilizzazione come una marcia a Washington, incontri con l’Unicef e una lettera indirizzata al segretario di Stato Hillary Clinton firmata da 53 tra senatori e membri del Congresso. Inoltre sul sito, per tutto il mese di febbraio, si potranno leggere le lettere scritte dai genitori a questi figli mai ricevuti. (R.B.)

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    Dal 9 marzo colletta della Chiesa Usa per la Chiesa dell’Europa centro-orientale

    ◊   “C’è ancora tanto bisogno”: sarà questo il tema della Colletta 2011 a favore della Chiesa dell’Europa centro-orientale, promossa annualmente dalla Conferenza episcopale degli Stati Uniti (Usccb) durante il tempo di Quaresima. La colletta prenderà il via, come sempre, il Mercoledì delle Ceneri che quest’anno cade il 9 marzo. L’obiettivo dell’iniziativa, lanciata per la prima volta nel 1991 dopo la caduta dei regimi comunisti nei Paesi dell’Europa dell’Est e dell’Europa centrale, è di attirare l’attenzione dei cattolici degli Stati Uniti sui bisogni materiali e spirituali della Chiesa in questa parte del Continente che, come indica il tema scelto per l’edizione 2011, sono ancora tanti. Un concetto ribadito dal cardinale Justin Rigali, arcivescovo di Philadelphia e presidente del sotto-comitato dei vescovi per gli aiuti alla Chiesa dell’Europa centro-orientale: “La nostra assistenza – ha detto il porporato - è vitale per per fare crescere e rafforzare la Chiesa in queste regioni”. Numerosi i progetti finanziati nel corso degli anni con i proventi della colletta: dai programmi di formazione per sacerdoti, religiosi e religiose, seminaristi e studenti laici, alla costruzione o restauro di chiese, seminari, centri pastorali alla promozione di programmi socio-caritativi, alla promozione dei mezzi di comunicazione per l’annuncio del Vangelo. Nel 2010 sono stati finanziati 314 progetti in 21 Paesi per un valore complessivo di 6.3 milioni di dollari. La Conferenza episcopale ha messo in rete diverso materiale informativo sulla colletta. (L.Z.)

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    Usa: continua a crescere il numero dei fedeli cattolici

    ◊   Continua a crescere il numero dei fedeli cattolici negli Stati Uniti. La conferma viene dal 79° Rapporto annuale del Consiglio nazionale delle Chiese degli Stati Uniti e del Canada che evidenzia invece un calo delle Chiese protestanti tradizionali. Secondo il rapporto, che sarà presentato questa settimana, nel 2010 il numero totale dei fedeli cristiani in Nord America ammontava a 145,8 milioni di persone con un calo del 1,05% rispetto all’anno precedente. In controtendenza, invece, la Chiesa cattolica negli Stati Uniti, diventata ormai la più grande confessione religiosa del Paese, che ha visto il numero dei suoi fedeli salire a 68,5 milioni di persone, lo 0,57% in più rispetto al 2009. Un aumento dovuto all’afflusso di immigrati dall’America Latina. Al secondo posto si trova la “Southern Baptist Convention” che dopo decenni di crescita costante ha registrato per il terzo anno consecutivo un calo pari allo 0,4%. Seguono al terzo posto la Chiesa Metodista Unita con 7,8 milioni di fedeli (meno 1%), al settimo posto la Chiesa Evangelica Luterana (meno 2%), al decimo i Presbiteriani (meno 2,6%) e al quattordicesimo posto la Chiesa episcopaliana (anglicana) con 2milioni di fedeli (2,5% in meno). Quanto alle altre confessioni religiose di ispirazione cristiana, da segnalare inoltre i Testimoni di Geova, che hanno registrato una crescita del 4,37%. (L.Z.)

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    Irlanda: ancora una denuncia dei cappellani per la grave situazione nelle carceri

    ◊   I cappellani delle carceri irlandesi tornano a chiedere una urgente riforma del sistema carcerario del Paese. Un recente rapporto del Comitato Europeo per la Prevenzione della Tortura e dei trattamenti o delle pene inumani o degradanti (Cpt) conferma infatti le pessime condizioni in cui sono costretti a vivere i detenuti irlandesi, condizioni già denunciate dagli stessi cappellani irlandesi. Secondo padre Claran Enright, responsabile della cappellania del carcere di Arbour Hill, manca la volontà politica di affrontare il problema che è andato peggiorando di anno in anno. “Il personale che lavora nel sistema carcerario irlandese chiede da tempo cambiamenti”, ha detto il sacerdote all’agenzia Cns, parlando a nome delle 27 persone, tra cappellani, sacerdoti, religiosi e laici, che lavorano ogni giorno a fianco dei detenuti e delle loro famiglie. “Se non possiamo trattare i detenuti con un minimo di dignità - ha aggiunto - non possiamo neanche sperare di migliorare la loro vita che è nell’interesse di tutti. Forse questo ennesimo rapporto servirà a qualcosa”. L’indagine del Cpt conferma quanto riportato dagli ultimi rapporti annuali dei cappellani carcerari irlandesi che parlano di una situazione “disumana” che si fa sempre più insostenibile a causa di continui episodi di violenza, del crescente uso di sostanze stupefacenti tra i detenuti e del sovraffollamento. “Le condizioni di molti nostri istituti di pena sono un insulto alla dignità di qualsiasi essere umano e un affronto alla decenza” si legge nell’ultimo rapporto che segnala come la popolazione carceraria sia quasi raddoppiata passando dalle 3.191 persone del 2006 alle 5.456 del 2010. (L.Z.)

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    Missionari in Congo: sospendere le attività estrattive, danno per i produttori onesti

    ◊   Un decreto di sospensione delle attività estrattive sta creando diversi problemi ai produttori onesti e rispettosi della legge delle regioni orientali della Repubblica Democratica del Congo. La denuncia arriva all'agenzia Fides dalla Rete Pace per il Congo, promossa dai missionari attivi nel Paese, secondo la quale il documento firmato il 10 settembre 2010 dal Presidente Kabila, che interrompe lo sfruttamento e l’esportazione di minerali dalle tre province del nord e sud Kivu e di Maniema, di fatto non ha bloccato lo sfruttamento illegale delle risorse naturali, uno dei principali problemi del Paese. Inoltre il progetto di tracciabilità dello stagno proveniente dalle miniere congolesi è in una “situazione critica”, soprattutto con l’avvicinarsi della scadenza del primo aprile prossimo fissato dalla legge americana, che proibirà il commercio dei cosiddetti “minerali di sangue”. L’organizzazione dei produttori di stagno (Itri-International tin research institute) ha detto che finché durerà la sospensione delle attività è impossibile procedere nello sviluppo di tale sistema di tracciabilità. “Certo è necessario lottare contro la frode e il contrabbando minerario sotto tutte le loro forme – ha detto Kay Nimmo, la direttrice dello sviluppo dell’organizzazione – tuttavia vari gestori artigianali del settore che funzionano con autorizzazioni statali e pagano le tasse, non comprendono perché siano oggi trattati allo stesso modo di quei banditi ben identificati anche dall’Onu. Ci si chiede dunque – ha concluso – perché tali banditi non siano stati fatto oggetto di un’ordinanza ministeriale da parte dell’Onu”. (R.B.)

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    Chiesa tedesca: combattere la desertificazione è compito di tutta l’umanità

    ◊   Combattere contro l’avanzamento del deserto è compito di tutta l’umanità: così il presidente della Commissione per la Chiesa universale dell’episcopato tedesco, mons. Ludwig Schick è intervenuto al convegno annuale del Consiglio d’amministrazione della Fondazione Giovanni Paolo II per il Sahel, che si è svolta anche in vista della conferenza dell’Onu sulla Convenzione contro la desertificazione che inizierà questa settimana a Bonn, in Germania. “Le conseguenze dei mutamenti climatici sono particolarmente dolorose per le persone che vivono nel Sahel”, ha dichiarato il presule che si è detto impressionato del dialogo interreligioso esemplare che viene portato avanti in Gambia tra cristiani e musulmani, che “collaborano con grande fiducia e rispetto reciproco per il bene della gente”. L'agenzia Sir informa che la Fondazione da ben 27 anni si occupa di combattere il fenomeno della desertificazione attraverso la promozione dello sviluppo agricolo, la riforestazione e il risanamento del territorio. (R.B.)

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    Ginevra: al Consiglio Ecumenico delle Chiese Mostra di tessuti per promuovere la pace

    ◊   “Tessere la pace”: è questo il titolo della Mostra che sarà ospitata da oggi e fino al 18 marzo nella sede del Consiglio Ecumenico delle Chiese (Coe) di Ginevra, in Svizzera. In esposizione, si legge sul sito www.oikoumene.org, ci saranno pannelli di tessuti originari dell’America latina che ritraggono le culture locali. L’allestimento apre la strada al Raduno ecumenico internazionale per la pace (Roip) che si svolgerà a Kingston, in Giamaica, dal 16 al 25 maggio. Proprio per quella occasione sarà realizzata “Viaggio per la pace”, una composizione tessile che sarà firmata da Deborah Stockdale. L’idea della curatrice della mostra, Roberta Bacic è quella di utilizzare l’arte per aiutare le persone a raccontare la loro storia e ad edificare la pace. La mostra “Tessere la pace”, spiega nell’introduzione al catalogo dell’esposizione, rappresenta “una prospettiva più ampia di una società pacifica” e “mette in luce la non violenza come strumento per affrontare le urgenze sociali”. Riferendosi alle opere in mostra, il segretario generale del Coe, il pastore Olav Fykse Tveit, ha affermato che esse “tessono la trama di racconti che incarnano una visione ispirata dalla Bibbia: una visione di lotta contro l’ingiustizia e di lavoro per la pace”. A maggio l’allestimento sarà spostato a Kinston, perché i partecipanti al Raduno ecumenico internazionale per la pace possano trarre ispirazione per tessere le loro storie di vittoria di fronte alla violenza sotto una forma artistica ma anche sotto forma di racconti. La Mostra sarà inaugurata in concomitanza con l’inizio della riunione del Comitato centrale del Consiglio ecumenico delle Chiese proprio a Ginevra. (T.C.)

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    Corea del Sud: la Chiesa cattolica in prima linea per la difesa della vita

    ◊   Con una “Messa per la vita” la Chiesa della Corea del sud ha lanciato il “Progetto per la natalità”, confermando il proprio impegno nel Paese contro l’aborto e in favore dell’aumento della natalità. La celebrazione si è svolta nella cattedrale di Seul, la Myeongdong, il 7 febbraio scorso, riferisce l'agenzia AsiaNews, organizzata dalla Commissione episcopale per la bioetica e le associazioni pro-life. Il progetto, nato in seno ai lavori del Congresso nazionale per la vita del luglio 2010, prevede cicli di preghiera, attività educative per le coppie e per i giovani e progetti pubblicitari volti a sensibilizzare l’opinione pubblica. Si pregherà, inoltre, per le madri single, si aiuteranno le famiglie svantaggiate e si avvieranno attività educative per i giovani nelle parrocchie e nelle scuole cattoliche, afferma padre Gabriel Chang Bong-hun, incaricato di guidare il progetto. (R.B.)

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    Bambino Gesù: riuscito il trapianto di fegato ad una bambina palestinese

    ◊   È stato portato a termine con successo all'Ospedale Bambino Gesù di Roma il trapianto di fegato alla piccola Intisar, la bimba palestinese di 5 anni affetta da una rara forma di tumore che è stata trasportata da Gaza in Italia grazie all’intervento del ministero degli Esteri italiano e della onlus Angels. In un primo periodo la piccola era stata curata con la chemioterapia presso il policlinico Umberto I di Roma, ma quando i medici si sono resi conto che era necessario un trapianto, è stata trasferita al Bambino Gesù dove è stata operata dall’equipe del prof. Jean de Ville. A breve la bambina, assistita dal padre, sarà raggiunta anche dalla mamma e dai fratellini. Il programma umanitario dell’associazione umanitaria Angels, chiamato “L’Italia ha un cuore per tutti” si adopera affinché l’Italia possa offrire esempi d’integrazione e solidarietà, nel rispetto delle differenti culture. (R.B.)

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    Romania: anche la Chiesa cattolica disapprova la confessione tramite l'Iphone

    ◊   La Chiesa cattolica romena non approva la confessione tramite l’iPhone” ribadisce l’arcidiocesi di Bucarest in un comunicato stampa, come risposta alle notizie non veritiere, che fanno riferimento all’applicazione lanciata da Little iApps, presentate nei giorni scorsi nella stampa romena. Una stessa precisazione era arrivata nei giorni scorsi anche dal direttore della sala stampa vaticana padre Federico Lombardi. In un tempo in cui i mezzi di comunicazione moderni sono sempre più diffusi - afferma nel comunicato ripreso dall’agenzia Sir il portavoce dell’arcidiocesi romena, padre Ieronim Iacob - “non c’è da meravigliarsi che preghiere oppure questionari per fare l’esame di coscienza sono state inserite in un’applicazione iPhone”. La Chiesa cattolica “non respinge, anzi incoraggia le applicazioni di questo tipo che servono come supporto digitale alla preghiera o alla riflessione” con la condizione che esse “siano utilizzate come strumento ausiliare, pur sapendo che non possono sostituire la relazione personale del credente con Dio e la Chiesa. Nessuna applicazione iPhone può sostituire la confessione e può conferire il perdono dei peccati” conclude il comunicato, lanciando inoltre un invito ai giornali e alle televisioni coinvolte nella diffusione delle false notizie di ritirare le loro affermazioni “pubblicando il comunicato stampa ufficiale della Chiesa Cattolica”. (L.Z.)

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    Spagna: aumenta il numero delle Dichiarazioni a favore della Chiesa cattolica

    ◊   Il numero delle dichiarazioni a favore della Chiesa cattolica in Spagna torna ad aumentare nel 2010. È stato annunciato ieri, in una conferenza stampa a Madrid per presentare i dati delle assegnazioni a favore della Chiesa nell’ultima campagna delle Dichiarazioni dei redditi. Nell’ultima Dichiarazione dei redditi, del 2010, che corrisponde all’Irpef del 2009, il numero di dichiarazioni con assegnazioni a favore della Chiesa cattolica in Spagna è aumentato di 65.983. Il numero totale delle dichiarazioni a favore della Chiesa ha raggiunto i 7.260.138 milioni. In soli tre anni, c’è stato un aumento di quasi 800.00 dichiarazioni (esattamente 777.983). Si tiene in conto che un buon numero di esse sono congiunte, si può stimare che nella scorsa primavera più di 9 milioni di contribuenti hanno firmato a favore della Chiesa cattolica. La percentuale sale quasi di mezzo punto e arriva al 34,75%, anche se la somma incassata è stata di 249.456.822 euro (3.225.724 euro in meno rispetto all’anno precedente). È un dato, comunque, molto positivo se si tiene in conto che, nel contesto generale di crisi economica, le previsioni che c’erano in relazione alla somma dell’Irpef e il suo impatto nella quota intera dell’imposta, che si utilizza come base per l’assegnazione, erano pessimistiche. La Conferenza episcopale spagnola ritiene che i risultati di questo esercizio permetteranno di mantenere il sostentamento delle attività essenziali della Chiesa a livelli di efficienza e austerità come è stato fatto abitualmente finora. La decisione personale dei contribuenti nel momento di contrassegnare la casella corrispondente nella Dichiarazione dei redditi continuerà ad essere fondamentale. Possono farlo o solo per la Chiesa cattolica o insieme per la Chiesa cattolica e per quelli che sono chiamati “altri fini sociali”. Il nuovo e importante aumento nel numero di persone che hanno deciso di firmare a favore della Chiesa, in una congiuntura complessa, mostra che la percezione reale che la società ha della Chiesa, è positiva. La Conferenza episcopale ringrazia tutti del gesto di firmare, specialmente coloro che lo hanno fatto per la prima volta, e ricorda che le altre forme di collaborazione al sostentamento della Chiesa, come le collette, le sottoscrizioni e altro, continuano ad essere assolutamente indispensabili. I risultati delle campagne di comunicazione degli ultimi anni fanno aver fiducia e la Conferenza episcopale ha intenzione di continuare a lavorare su questa linea per informare circa il lavoro della Chiesa e invitare a firmare a favore di essa nella Dichiarazione dei redditi. (I.P.)

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    Gesuiti: nuovo sito per la Provincia italiana con spazi per il sociale, le missioni, la cultura

    ◊   Nell'ambito della ristrutturazione del settore della comunicazione, la Provincia d’Italia della Compagnia di Gesù comunica all’agenzia Fides che è online il nuovo sito www.gesuitinews.it, uno spazio web dove è possibile trovare informazioni sugli eventi che riguardano le comunità dei Gesuiti che risiedono in Italia e in Albania, e notizie sulla vita della Compagnia in tutto il mondo. Il servizio neonato è composto di varie sezioni: un calendario per gli eventi in programmazione in tutta Italia, una sezione dedicata alle notizie dalla Curia generale e dalle altre Province, sezioni specifiche dedicate al sociale, alle missioni, alla spiritualità ignaziana, ai giovani, alla cultura e alle scuole. Uno spazio è inoltre riservato alla rassegna stampa e alle recensioni di libri e riviste. Ogni quindici giorni una newesletter che raccoglie tutte le notizie pubblicate sul web viene inviata ai Gesuiti di tutt'Italia, ai collaboratori e a tutti gli interessati. E’ possibile iscriversi alla newsletter direttamente sul sito o farne richiesta a: gesuitinews@gesuiti.it. (R.P.)

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    La "Guida alle librerie indipendenti di Roma": viaggio alla scoperta delle librerie della capitale

    ◊   Centocinque librerie, tutte a Roma, tutte indipendenti. Domani, alle ore 18, presso il Caffè Letterario in Via Ostiense 95, NdA Press presenta la prima "Guida alle librerie indipendenti di Roma", un viaggio alla scoperta delle librerie della capitale. Alla presentazione interverranno le autrici, Roberta Barbi, Sara Regimenti e Egilde Verì. La Guida è stata "scritta a piedi" visitando, una per una, 105 librerie romane. Da quelle piccole e stipate come gusci di noce, ai bookshop, con tanto di caffetteria e wine bar. Molte sono generaliste, altrettante specializzate in più discipline: religione, storia militare, moda o culture orientali. Realtà diverse con una missione precisa: distinguersi dai megastore del libro dando voce ai piccoli autori ed editori, al servizio di una vera democrazia culturale. Le librerie indipendenti funzionano, inoltre, come centri di aggregazione sociale, soprattutto in periferia e per alcune comunità di immigrati che le scelgono come luoghi in cui incontrarsi e ritrovare le proprie radici linguistiche. Eppure queste librerie fanno fatica a sopravvivere: nomi storici hanno dovuto chiudere i battenti sopraffatti dal caro-affitti e penalizzati dall'impossibilità di effettuare sconti equiparabili a quelli praticati dalle grandi catene. (A.L.)

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    24 Ore nel Mondo



    Divampa la protesta nel mondo arabo: manifestazioni e scontri in Libia e in Iran

    ◊   La protesta antigovernativa dilaga anche oggi nel mondo arabo. Scontri si segnalano in Libia, dove sarebbero decine i feriti, e nello Yemen. La situazione resta tesa anche Tunisia. Il servizio di Salvatore Sabatino:

    Il fuoco della protesta arriva ad infiammare anche la Libia, dove questa notte a Bengasi sono scoppiate proteste contro il leader libico Gheddafi; proteste sfociate in scontri con le forze di sicurezza, intervenute per bloccare la manifestazione. Eppure i media locali non riferiscono nessuna notizia del genere, e anzi parlano di molteplici manifestazioni di sostegno a Gheddafi. Ed anzi insistono sul rilascio, in giornata, di 110 detenuti, ora rinchiusi nel carcere 'Abu Salim' di Tripoli per appartenenza al Gruppo Combattente Islamico, un'organizzazione integralista ritenuta fuori legge. Nello Yemen, anche stamattina – ed è il quinto giorno consecutivo – giovani hanno invaso le strade della capitale Sana’a per chiedere le dimissioni del presidente Saleh, al potere da 32 anni; anche qui si segnalano incidenti e feriti, in particolare 2 giornalisti, picchiati in piazza. Solo ieri la polizia aveva disperso i manifestanti che si dirigevano verso il palazzo presidenziale. Situazione più tranquilla, ma non serena, invece, in Tunisia, dove un gruppo di giovani di tendenza salafita ha organizzato una protesta nel centro di Tunisi per chiedere la chiusura della locale sinagoga. Attesa piena di tensione, infine, in Algeria, per la manifestazione di sabato, indetta da partiti d'opposizione, sindacati e associazioni, membri del Collettivo nazionale per la democrazia e il cambiamento.

    La protesta in Libia
    La rivolta politica e sociale che ha interessato i Paesi arabi potrebbe dunque dilagare anche in Libia, dove da oltre 40 anni è al potere il colonnello Muhammar Gheddaffi. Sulla situazione venutasi a creare in Libia, Stefano Leszczynski ha intervistato Camille Eid, giornalista esperto di Paesi arabi per il quotidiano "Avvenire":

    R. – La situazione libica soffre di progetti di "democrazia ereditaria" - visto che anche lui stava preparando il figlio alla successione - di libertà di stampa inesistente: ci sono tutti gli elementi per provocare una rivolta e cambiare questo stato dei fatti.

    D. - Allo stesso tempo però appare uno dei Paesi più difficili dove potere immaginare un’opposizione organizzata al regime…

    R. - Questo è vero perché la repressione è stata dura negli ultimi anni a cominciare dagli islamici fino a tutti i partiti di sinistra o affini. Non dimentichiamo che l’Europa è stata complice di questa repressione perché hanno considerato come stabilità questa permanenza di una dittatura. Ricordiamo che la Libia è stata, per esempio, cancellata dalla lista degli “Stati canaglia” e che ha trovato un compromesso sulla vicenda di Lockerbie in cambio di un controllo dell’emigrazione dei clandestini verso l’Europa - cosa che poi la Libia non ha completamente onorato - e di una rinuncia al suo programma nucleare.

    D. - La Libia si differenzia un po’ dagli altri Stati in cui ci sono state le rivolte per la debolezza di un sistema di opposizione ben strutturato. Questo potrebbe lasciare aperta l’ipotesi di una protesta guidata dall’islam radicale in Libia?

    R. – Bisogna ammettere che i Fratelli musulmani o dei partiti affini è attivo. Ci sono state diverse sollevazioni di musulmani negli ultimi anni. D’altra parte il governo ha anche rilasciato nei mesi scorsi alcuni detenuti politici, in gran parte islamici, proprio come gesto di apertura. I partiti libici dell’opposizione si sono riuniti ultimamente in una conferenza nazionale dell’opposizione: una piattaforma che raggruppa, sì, dei musulmani ma non solo e, quindi, è attesa anche per domani una manifestazione di massa perché ricorre l’anniversario di un’intifada scoppiata nel febbraio del 2006. Bisogna vedere se può rappresentare la scintilla di una rivolta in Libia. Bisogna vedere quanto tempo ci vorrà, perché un regime come quello di Gheddafi non avrà nessuna paura di utilizzare la forza militare pur di reprimere le aspirazioni del suo popolo. (bf)

    Scontri in Iran
    Resta sempre delicata la situazione anche in Iran. Scontri stamattina a Teheran durante funerali di uno dei due giovani morti durante le manifestazioni anti governative di lunedì. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Ancora scontri a Teheran tra sostenitori del governo e manifestanti antigovernativi. A renderlo noto è la televisione di Stato precisando che gli scontri sono avvenuti stamani durante i funerali di un giovane morto lunedì scorso. Il governo ha organizzato funerali di Stato per il ragazzo e precisato che il giovane, definito un martire della Repubblica islamica, era uno studente appartenente alle milizie dei volontari islamici, che lunedì hanno appoggiato la polizia anti-sommossa contro le manifestazioni dell'opposizione. Secondo fonti dell’opposizione, invece, il ragazzo faceva parte del quartier generale di Hossein Moussavi, uno dei leader della protesta. Proprio Moussavi ha salutato oggi quelle che ha definito le ''grandi manifestazioni'' svoltesi lunedì, respingendo ogni interferenza di “stranieri” nelle vicende interne del Paese. Il presidente iraniano Ahmadinejad ha affermato che i "nemici" che hanno organizzato le manifestazioni dell'opposizione falliranno nella loro campagna contro il governo. Ieri, infine, il presidente americano Barack Obama ha condannato le violenze in Iran e ha detto di sperare che, come successo in Egitto, gli iraniani “abbiano il coraggio” di continuare a protestare.

    Bahrein, preoccupazione degli Stati Uniti
    Gli Stati Uniti hanno espresso preoccupazione per le violenze registrate nelle ultime ore in Bahrein e chiedono a tutte le parti in causa di porre fine agli scontri. Ieri nel Paese due persone sono morte in scontri avvenuti durante una manifestazione anti-governativa. Nuovi disordini sono esplosi durante i funerali di una delle vittime.

    Egitto, fase di transizione
    In Egitto si procede nella riorganizzazione istituzionale nella fase post Mubarak. L’esercito, attualmente al potere nel Paese, ha fatto sapere di voler emendare rapidamente la Costituzione. Il servizio di Mariapia Iacapraro:

    Il Consiglio Supremo delle Forze Armate ha annunciato che emenderà una nuova costituzione entro 10 giorni. Entro due mesi verrà inoltre indetto un referendum popolare. I militari hanno dichiarato in un comunicato che l’obiettivo è di “trasferire il potere ricevuto ad autorità civili e a un presidente eletto in elezioni libere e corrette che riflettano la volontà del popolo”. Per la fine della fase di transizione, come annunciato dai militari, bisognerà attendere le elezioni legislative e presidenziali che secondo diverse fonti si dovrebbero tenere a settembre. Dopo le manifestazioni che hanno portato alle dimissioni di Hosni Mubarak, si susseguono inoltre preoccupanti notizie: il direttore della Rete araba d’informazione dei diritti umani, Gamal Eid, ha detto che centinaia di persone, probabilmente arrestate durante le proteste, sono ancora introvabili e considerate “disperse”. Sempre più pesante, poi, il bilancio delle vittime. Mancano cifre ufficiali, ma secondo l'Onu e Human Rights Watch, le persone rimaste uccise durante le manifestazioni sono almeno 300. Nel Paese, intanto, rimarranno chiuse fino a domenica le banche, a causa dello sciopero dei dipendenti. Anche la Borsa del Cairo resterà chiusa, fino a quando la situazione non sarà tornata normale. Resta ancora avvolta nel mistero, infine, la sorte di Mubarak per alcune fonti gravemente malato e addirittura in coma. Secondo altre sarebbe morto e per il sito arabo-israeliano al-Arab, invece, l’ex presidente si troverebbe in Israele.

    India, nuovi sforzi contro la corruzione
    Linea dura del governo indiano contro la corruzione. Il premier Singh, alla luce delle ultime inchieste che negli ultimi mesi hanno coinvolto alcuni ministri, ha garantito punizioni esemplari assicurando che non intende lasciare il suo incarico. Il primo ministro ha inoltre aggiunto di ''non avere paura di comparire davanti a una commissione di inchiesta parlamentare'', come richiesto dall'opposizione, che per protesta ha bloccato l'attività parlamentare.

    Italia: Berlusconi all’indomani del rinvio a giudizio
    “Non sono affatto preoccupato e, per amor di patria, di questo non parlo”. Lo ha detto il presidente del Consiglio dei ministri, Silvio Berlusconi, durante una conferenza congiunta con il ministro dell’Economia Giulio Tremonti il giorno dopo il suo rinvio a giudizio con rito immediato per concussione e sfruttamento della prostituzione minorile. Il processo inizierà il 6 aprile prossimo davanti ai giudici della quarta sezione penale in composizione collegiale. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, non ha commentato la notizia del rinvio a giudizio, ma ha affermato che questi sono “tempi difficili” per il Paese.

    Filippine, processo di pace
    Il governo filippino e i ribelli comunisti del Fronte Democratico Nazionale (Ndf) si sono riuniti a Oslo per avviare con la mediazione norvegese un nuovo processo di pace. Gli ultimi negoziati tra le due parti, terminati senza alcun risultato concreto, risalgono al 2004.

    Grecia, riforma del trasporto pubblico
    Via libera in Grecia al disegno di legge sulla riforma del trasporto pubblico. Dopo un acceso dibattito tra governo e partiti di opposizione, il testo è stato approvato la scorsa notte. I lavoratori del comparto, dopo oltre un mese di sciopero si sono riuniti fuori dal Parlamento per esprimere ancora una volta la loro opposizione al progetto di riforma. (Panoramica internazionale a cura di Amedeo Lomonaco)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 47

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