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Sommario del 15/02/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Pubblicato il programma ufficiale della visita pastorale di Benedetto XVI a Venezia e Aquileia, il 7 e 8 maggio prossimi
  • Rinuncia e nomina nella Zambia
  • Laurea “honoris causa” dell’Università di Perugia a mons. Gänswein. Il segretario del Papa: la sana laicità rafforza l’identità dell’Italia
  • Spagna, mons. Fisichella: i media sono necessari per far conoscere il vero volto di Dio
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Adozione per i single, il cardinale Antonelli: conquista di civiltà è difendere il diritto del bambino ad avere un padre e una madre
  • Italia: 5 mila immigrati a Lampedusa, il governo dirotta i flussi su Catania
  • Filippine, governo e ribelli negoziano a Oslo un nuovo processo di pace
  • Il Concilio Vaticano II e la libertà religiosa: una rilettura della "Dignitatis humanae"
  • Chiesa e Società

  • Il vescovo di Tunisi: solo la collaborazione tra Europa e Maghreb può arrestare i flussi di migranti
  • Singapore: i cristiani in crescita, raggiungono il 18 per cento della popolazione
  • Consiglio d’Europa: audizione a Parigi sul contribuito delle religioni al dialogo interculturale
  • Medici senza frontiere chiede al Sudan di permettere l’assistenza ai feriti nell’Upper Nile
  • Ecuador: condannata la Chevron ad una multa di oltre otto miliardi per i danni in Amazzonia
  • I cristiani nepalesi festeggiano San Valentino aiutando i poveri e regalando Bibbie
  • Italia: al via le celebrazioni per i dieci anni di beatificazione di Tommaso Fusco
  • Cinema del reale al Festival di Berlino, in cartellone il film di Wenders su Pina Bausch
  • 24 Ore nel Mondo

  • L’Iran mostra fermezza davanti alle proteste di piazza e le pressioni internazionali
  • Il Papa e la Santa Sede



    Pubblicato il programma ufficiale della visita pastorale di Benedetto XVI a Venezia e Aquileia, il 7 e 8 maggio prossimi

    ◊   “Una visita a tutti gli uomini di buona volontà”. Così, parlando ai nostri microfoni, il cardinale patriarca di Venezia, Angelo Scola, aveva definito qualche giorno fa la visita pastorale che, tra circa tre mesi, Benedetto XVI compirà nel capoluogo veneto, preceduta da una sosta nella città friulana di Aquileia. Questa mattina, la Sala Stampa della Santa Sede ha confermato ufficialmente le singole tappe della visita, descritte in questo servizio da Alessandro De Carolis:

    Tremilacinquecento parrocchie, impegnate da mesi in specifiche catechesi e in riunioni organizzative, perché la presenza del Papa sulle antiche terre nel nordest italiano sia davvero il culmine di una profonda esperienza spirituale. È un’intera area geografica in fermento quella che sta preparandosi alla visita di Benedetto XVI del 7 e 8 maggio prossimi. Il Papa, come conferma il programma ufficiale, atterrerà verso le 16.15 all’aeroporto di Ronchi dei Legionari, a Gorizia, e dunque in Friuli-Venezia Giulia, regione che per prima abbraccerà il Pontefice. Mezz’ora dopo l’arrivo, nella città di Aquileia, il Papa avrà un primo, breve contatto con le gente del posto, che saluterà in Piazza del Capitolo. Quindi, alle 17, Benedetto XVI presiederà l’Assemblea del secondo Convegno di Aquileia, ospitato nella millenaria Basilica cittadina, durante il quale il Papa terrà il suo primo discorso. Al termine, poco dopo le 18, partenza in elicottero dall’Area di Mercato adiacente la Basilica e arrivo a Venezia, all’eliporto del Collegio Navale “F. Morosini” a Sant’Elena. Qui, il lungo pomeriggio del Pontefice si concluderà con un suo discorso alla città, nella splendida cornice di Piazza San Marco, e con la successiva venerazione delle Reliquie dell’Apostolo custodite nella Basilica.

    La Messa delle 10 nel Parco san Giuliano di Mestre, il più grande d’Europa, sarà l’evento che caratterizzerà la mattina di domenica 8 maggio. Al termine della celebrazione, Benedetto XVI presiederà la recita del Regina Coeli, quindi da Mestre il si sposterà in motovedetta fino a raggiungere Piazza San Marco dove, nella sede del Patriarcato, il Pontefice si intratterrà a pranzo con i vescovi del Triveneto. Molte intense anche le ore conclusive della visita pastorale, che vedranno alle 16.45 Benedetto XVI presiedere con un discorso l’Assemblea per la chiusura della visita pastorale diocesana nella Basilica di San Marco. Suggestiva, poi, la partenza in gondola del Papa da Piazza San Marco alla volta della Basilica della Salute di Venezia, che alle 18 sarà teatro dell’incontro con il mondo della cultura e dell’economia. Anche in questo caso il Pontefice terrà un suo intervento, al termine del quale procederà sia alla benedizione alla Benedizione conclusiva dei lavori di restauro della Cappella della SS. Trinità, posta all’interno della Basilica della Salute, sia all’inaugurazione dei locali della Biblioteca dello “Studium Generale Marcianum” di Venezia.

    Verso le 19.15, Benedetto XVI si trasferirà a bordo di una motovedetta dalla sede del Seminario Patriarcale allo scalo “Marco Polo” di Venezia Tessera, da dove alle 19.45 l’aereo papale decollerà alla volta dell’aeroporto romano di Ciampino.

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    Rinuncia e nomina nella Zambia

    ◊   Nella Zambia, Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Mongu, presentata per raggiunti limiti di età da mons. Paul Duffy, dei Missionari Oblati di Maria Immacolata (Omi). Al suo posto, il Papa ha nominato padre Evans Chinyama Chinyemba (Omi), finora superiore della Delegazione del suo Istituto dello Zambia. Il neo presule, 43 anni, è originario del Paese e ha seguito le scuole primarie e secondarie in Lukulu, prima presso i Fratelli Cristiani e poi alle scuole statali. Dopo il Noviziato svolto tra gli Omi in Sud Africa, a Roma ha conseguito il Baccellierato in Filosofia e in Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana. Dopo l’ordinazione sacerdotale, ha ricoperto i ministeri: di direttore del pre-noviziato degli Oblati di Maria Immacolata di Lusaka, vicario superiore della Delegazione Omi. dello Zambia e parroco.

    La Diocesi di Mongu, nello Zambia, eretta nel 1997 e suffraganea dell’Arcidiocesi Metropolitana di Lusaka, copre un territorio molto vasto di circa 88 mila kmq. Ospita circa 696 mila abitanti, dei quali circa 70.400 cattolici, serviti in 13 parrocchie da 14 sacerdoti diocesani, 17 sacerdoti religiosi, 3 diaconi, 32 fratelli religiosi e 58 religiose. I seminaristi maggiori sono 19.

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    Laurea “honoris causa” dell’Università di Perugia a mons. Gänswein. Il segretario del Papa: la sana laicità rafforza l’identità dell’Italia

    ◊   L’Università per Stranieri di Perugia ha conferito a mons. Georg Gänswein la Laurea honoris causa in Sistemi di comunicazione nelle relazioni internazionali. Nel corso della cerimonia, svoltasi stamani nell’Aula Magna dell’ateneo, il segretario particolare del Papa ha tenuto una lectio magistralis sul tema “Relazione tra Chiesa e Stato in Italia. La libertas Ecclesiae nel Concordato”. Mons. Georg Gänswein ha iniziato il suo intervento, ricordando che proprio studiando all’Università perugina ha potuto apprendere la lingua e la cultura dell’Italia. Sui passaggi salienti dell’intervento di mons. Gänswein, il servizio di Alessandro Gisotti:

    Stato e Chiesa, anche se a diverso titolo, sono “a servizio della stessa persona umana e del bene comune”: è quanto affermato da mons. Georg Gänswein, che nella sua lectio magistralis ha ripercorso i rapporti tra Chiesa e Stato Italiano dal Concordato Lateranense del ’29 all’Accordo di Villa Madama. Il segretario particolare del Papa ha rilevato come con l’Accordo del 1984 si affermi “una concezione nuova della sovranità, non più chiusa, ma aperta al servizio dell’uomo e del bene comune”, per cui è necessaria “una sana collaborazione seppure nella diversità delle rispettive competenze”. Mons. Gänswein ha così ripreso la visione dei rapporti tra Stato e Chiesa in Italia, proposta da Benedetto XVI nella sua visita al Quirinale del 2005. “L’autonomia della sfera temporale – ha detto riecheggiando il Pontefice – non esclude un’intima armonia con le esigenze superiori e complesse derivanti da una visione integrale dell’uomo e del suo eterno destino”. Il Concordato del ‘29 e gli Accordi dell’ ’84, ha soggiunto, “offrono un quadro giuridico per realizzare quella sana laicità” di cui parla il Papa e “che rafforza l’identità dell’Italia”.

    Il segretario del Papa non ha mancato di dedicare una parte significativa del suo articolato discorso alla Città di Roma, auspicando l’approvazione di norme speciali affinché possa svolgere al meglio i suoi ruoli di capitale, città internazionale e sede della cattolicità. In particolare, mons. Gänswein ha osservato che Roma potrebbe essere dotata di leggi speciali attinenti a settori quali le relazioni internazionali, l’accoglienza dei pellegrini e i servizi sociali e sanitari a favore degli immigrati. Due esempi recenti, ha aggiunto, rafforzano questa visione: il Grande Giubileo del 2000 e i funerali di Papa Wojtyla, eventi che hanno visto l’affluire a Roma di una moltitudine di persone ed hanno richiesto alle autorità un ripensamento di tanti luoghi della città.

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    Spagna, mons. Fisichella: i media sono necessari per far conoscere il vero volto di Dio

    ◊   I nuovi linguaggi, la cultura nella missione della Chiesa e la nuova evangelizzazione. Sono questi i temi al centro dell’Assemblea apertasi ieri a Madrid, in Spagna, dei delegati diocesani responsabili dei mezzi di comunicazione sociale. Nella conferenza di apertura mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, si è soffermato sul “Significato cristiano nella società di oggi”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Nei suoi duemila anni di storia – ha ricordato mons. Fisichella – “la Chiesa non ha mai abbandonato il suo dovere di evangelizzare” e questo compito è cruciale anche nell’attuale momento di crisi di valori nel quale “il ruolo dei cattolici assume maggiore importanza”. Per dare forza proprio allo spirito missionario della Chiesa, in una società in cui la fede sembra essere indebolita dalla forte pressione del secolarismo, lo scorso mese di settembre è stato istituito da Benedetto XVI il Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione. “Un’intuizione profetica”, ha detto il presule, chiamato dal Papa a guidare il dicastero, poiché esso, ha detto, aiuterà a comprendere come la Chiesa deve svolgere il proprio ministero “in un mondo sottoposto a grandi cambiamenti culturali”. Di fronte a queste trasformazioni – ha aggiunto – “è dovere di tutti noi rafforzare la fede”: in questo momento siamo chiamati ad essere missionari con la forza della ragione dimostrando che questa “non si contrappone ai contenuti della fede”.

    Un nuovo linguaggio è necessario e nelle società occidentali, sempre più contrassegnate dall’informazione, i mezzi di comunicazione non vanno visti solo nella dimensione meramente tecnologica, ma come “un universo di pensiero con grandi potenzialità”. Il presule si è quindi soffermato sul fenomeno della secolarizzazione, avvertendo che di fronte all’"eclissi del senso della vita", la tentazione è di pensare che l’uomo sia “il padrone della vita e della morte perché può decidere il quando e il come". “La Chiesa – ha spiegato mons. Fisichella – deve parlare di Dio all'uomo di oggi” e deve “far conoscere il vero volto di Dio”. “Tutti i mezzi di comunicazione – ha concluso – sono necessari per questo annuncio”.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Di fronte a un nuovo paganesimo: in prima pagina, riflessione del cardinale Cláudio Hummes sul motu proprio “Ubicumque et semper”.

    Libertà della Chiesa e saggezza della politica italiana: nell’informazione vaticana, il conferimento della laurea “honoris causa” a monsignor Georg Gänswein, Segretario particolare di Benedetto XVI, da parte dell’università per Stranieri di Perugia; con parte della lectio magistralis tenuta dal prelato sul tema “Relazione tra Chiesa e Stato in Italia. La libertas Ecclesiae nel Concordato del 1929 e nell'Accordo del 1984”.

    Per lo sradicamento della povertà: nell’informazione internazionale, intervento della Santa Sede al Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite.

    In cultura, Leonardo Lugaresi sui Padri della Chiesa fra teatro e internet.

    Su “Ishtar2” di Antonio Arslan un articolo di Cristiana Dobner dal titolo “Come il leone tornò alla vita”.

    Quando il mondo passava per Piazza del Campo: uno stralcio di Laura Cavazzini dal volume “Le arti a Siena nel primo Rinascimento. Da Jacopo della Quercia a Donatello”.

    Il fascino ineffabile della famiglia normale: Gaetano Vallini recensisce il film “Another Year” di Mike Leigh.

    L’intervento di Antonio Paolucci alla presentazione del libro curato da Daniela Porro “Per la tutela della Memoria. Dieci anni di celebrazione in Italia”.

    Per il bene dell’Egitto senza differenze religiose: nell’informazione religiosa, l’auspicio del cardinale patriarca di Alessandria dei Copti.

    Corresponsabilità e trasparenza per servire tutti: il presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, sul sistema di sostentamento della Chiesa.

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    Oggi in Primo Piano



    Adozione per i single, il cardinale Antonelli: conquista di civiltà è difendere il diritto del bambino ad avere un padre e una madre

    ◊   In Italia, la Corte di Cassazione, pronunciandosi sulla domanda di una donna single di Genova che ha chiesto di vedere riconosciuta un’adozione ottenuta in Russia, ha esortato il parlamento a intervenire. Secondo la Corte sarebbero maturi i tempi affinché i single possano adottare i bambini rimasti soli o abbandonati dai genitori naturali. Su questo pronunciamento ascoltiamo al microfono di Amedeo Lomonaco, il cardinale Ennio Antonelli, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia:

    R. – Vorrei ricordare che, in epoche passate, c’era stata una visione patrimonialista dell’adozione: adottare era dare un erede a chi aveva un patrimonio e non aveva figli. Quindi, a essere in primo piano era l’interesse dell’adulto. Poi, la riforma che oggi è in vigore in Italia, la riforma dell’adozione, ha rovesciato il punto di vista e oggi adozione significa dare una famiglia al bambino che non ce l’ha. Quindi, è in primo piano il bene del minore: è prioritario il diritto del bambino ad avere un padre e una madre. Appare evidente che questa riforma è stata una conquista di civiltà e al momento fu condivisa da tutti, da persone provenienti da varie culture. Ora, si ha l’impressione che si voglia in qualche modo tornare indietro, cioè si voglia costruire la famiglia monoparentale, con bambini con un solo genitore che sono sempre parzialmente orfani. E l’essere orfani è una condizione di debolezza, che storicamente è sempre stata considerata così. Una cosa è se uno perde un genitore e un’altra è, in partenza, voler costruire una condizione di famiglia incompleta. Quindi, si rischia di tornare indietro, di dare la priorità ai desideri dell’adulto di avere un bambino, piuttosto che dare la priorità al bene e quindi al diritto dei bambini di avere un padre e una madre.

    D. – Questa ipotesi dell’adozione ammessa per i single sarebbe dunque una sorta “di deriva sociale”, che non tiene conto del bene supremo del bambino ad avere un padre e una madre...

    R. – Sì, bisogna fare il possibile perché i bambini abbiano un padre e una madre. Hanno il diritto ad averli: è il loro bene.

    D. – Quali sono i criteri per la Chiesa che rendono l’adozione un vero atto d’amore?

    R. – In primo piano, volere il bene oggettivo. I diritti sono dei beni oggettivi, prima che essere dei desideri. A volte, anzi, i beni oggettivi contrastano persino con certi desideri. Quindi, io credo che qui si debba tener conto dell’esperienza storica. Tutti intuiscono, in fondo, che per un bambino è bene avere un padre e una madre.

    D. – Questa possibile ipotesi di un’adozione ammessa per i single sarebbe un ulteriore scardinamento di quello che è l’istituto familiare...

    R. – C’è questo rischio ed evidentemente c’è il rischio di non parlare più di famiglia tipica, di famiglia autentica, ma di parlare di famiglia al plurale. Quindi, una varietà di forme di convivenza messe tutte sullo stesso piano. Questa, ovviamente, è una deriva molto, molto pericolosa: sotto l’apparenza di misericordia, di carità verso i bambini si può arrivare invece a creare un danno sociale, e in definitiva un danno per i bambini stessi. Per i giovani maggiorenni c’è ancora la possibilità di un’adozione tradizionale: una persona che vuol lasciare il proprio patrimonio lo può sempre fare, mentre per i bambini del terzo mondo c’è la possibilità di dare aiuti economici e di sostenere concretamente famiglie che sono pronte ad accoglierli. Bisogna usare, quindi, altri strumenti, senza mettere a repentaglio l’istituzione della famiglia. (ap)

    Ma quali potrebbero essere in Italia i riflessi di un eventuale ampliamento da parte del parlamento dei criteri adottivi a favore dei single? Gabriella Ceraso ne ha parlato con Alberto Gambino ordinario di Diritto privato presso l'Università Europea di Roma:

    R. – Bisogna vedere qual è il fine, perché se la finalità è di aprire indiscriminatamente all’adozione dei single, pur con delle cautele, questo significa che non si ha ben presente quale sia la realtà dei fatti: oggi sono molte, ma molte di più, le coppie disponibili ad adottare del numero dei bambini in istituto. Quindi, il problema dal punto di vista sociale non si pone. Se, viceversa, s’intende di attrarre nel nostro ordinamento profili giuridici di altri ordinamenti, bisogna fare molta attenzione, perché restiamo anche fuori dalla nostra Carta costituzionale, che lega l’adozione a una famiglia, che è società naturale fondata sul matrimonio. Nel caso del legislatore italiano, noi abbiamo delle norme che tengono soprattutto all’interesse del minore. L’interesse del minore è quello che si conformi il più possibile una famiglia legittima, nel senso di famiglia più adeguata, così da far crescere il minore in condizione di piena stabilità.

    D. – Oggi, alcuni neuropsichiatri, commentando, dicono: i single possono funzionare, bisogna valutare caso per caso. Lei, dal punto di vista della legge, ritiene che si possa procedere a una valutazione caso per caso?

    R. – In Italia è ammessa un’adozione in casi particolari. I minori possono essere adottati da persone unite al minore da vincolo di parentela fino al sesto grado, oppure dal coniuge, nel caso in cui il minore sia figlio adottivo dell’altro coniuge; poi c’è l’affidamento preadottivo, che è la terza situazione. Sono tutte situazioni nell’interesse esclusivo del minore, che riconducono a una concezione di famiglia legata al nostro ordinamento e alla nostra Costituzione.

    D. – Nel caso della signora di Genova, la Corte di Cassazione ha fatto una distinzione tra un’adozione legittima e un’adozione “speciale”. Esattamente, la Corte di Cassazione come ha preceduto?

    R. – Si è fermata a constatare che nel caso specifico si potrebbe trattare di un’adozione speciale e cioè a dire che, siccome esiste un vincolo tra la mamma e il bambino, rientrerebbe nei casi della nostra legislazione italiana. Non ha invece riconosciuto le sentenze straniere, che darebbero forza a quel tipo di adozione, come se si trattasse di adozione da parte di coniugi in senso pieno.

    D. – Un altro testo che viene spesso richiamato è la Convenzione di Strasburgo, come fanno stamattina in particolare i giornali. La Convenzione sui fanciulli, cui fanno riferimento i giudici della Cassazione, è un po’ il pilastro di tutte le legislazioni europee in materia di adozione…

    R. – La legislazione italiana, sulle materie che riguardano il diritto di famiglia, ha come stella polare la Carta costituzionale. Quindi, anche le legislazioni di matrice europea non possono entrare in contrasto con questa clausola di salvaguardia che riguarda le tradizioni, la centralità della persona, i valori dei singoli Stati, soprattutto a Costituzione vigente come quella italiana. (ma)

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    Italia: 5 mila immigrati a Lampedusa, il governo dirotta i flussi su Catania

    ◊   Mineo, in provincia di Catania, ospiterà i richiedenti asilo di tutta Italia. L’idea di realizzare in Sicilia il primo villaggio della solidarietà italiano è stata annunciata oggi dal ministro dell’Interno, Roberto Maroni, dopo l’emergenza sbarchi degli ultimi giorni, che hanno visto arrivare a Lampedusa oltre cinquemila migranti sopratutti tunisini. In duemila sono ancora sull’isola. Oggi, intanto, l’Unione Europea ha deciso di concedere all’Italia assistenza finanziaria. Servizio di Francesca Sabatinelli.

    Sarà Mineo, in provincia di Catania, il primo villaggio della solidarietà italiano per i rifugiati e i richiedenti asilo. Il Residence degli Aranci, dove per un decennio hanno abitato i marines americani in servizio nella vicina base di Sigonella e le loro famiglie, può ospitare diverse migliaia di persone. “L’Europa non può rimanere indifferente – ha detto Maroni – deve prendere una posizione forte e decisa sul piano politico”, anche perché il ministro non ha nascosto i timori di probabili futuri arrivi dall’Egitto. Bruxelles ha comunque deciso di accogliere la richiesta italiana di assicurare assistenza finanziaria nell’ambito dei fondi europei disponibili per rifugiati e frontiere - cento milioni di euro la somma chiesta dall’Italia - l’Ue per ora non ha precisato l’ammontare dei fondi. Sentiamo don Stefano Nastasi, parroco di Lampedusa, che racconta direttamente che situazione sta vivendo l’isola:

    R. - Si è trattato di un’emorragia da tamponare al più presto o, se vogliamo, possiamo paragonarla anche ad uno tsunami a livello umanitario, perché quattromila persone che si riversano su questo territorio così piccolo in quattro giorni metterebbero in difficoltà qualsiasi sistema.

    D. – Com’è la convivenza attualmente?

    R. – Serena, se non viene prolungata per molti giorni. Allo stato attuale, girano per il Paese e qualcuno di loro evita, quasi per protesta, di mangiare all’interno del centro e va cercando qualcosa in giro. Di sicuro la popolazione riesce a sopperire, ma solo se si tratta di ore o di pochi giorni. Capite bene che, se si dovesse prolungare questo discorso, l’aria inizierebbe a farsi pesante sia da una parte che dall’altra.

    D. – Il ministro Maroni in conferenza stampa oggi da Catania ha detto che proprio in provincia, a Mineo, si creerà il primo villaggio della solidarietà italiano per i rifugiati e i richiedenti asilo: sono le vecchie case abitate dagli americani della base di Sigonella. Il sindaco di Mineo non è particolarmente soddisfatto di questa soluzione. Lei pensa che invece potrebbe esserlo?

    R. – Chiaramente sono situazioni che creano nuovi panorami, nuovi orizzonti, all’interno delle comunità. Capisco che non sia facile per nessuno. Tutto dipenderà dal tipo di accompagnamento del governo nella realizzazione di questa opera, non soltanto strutturale, ma di livello umanitario, perché per me quello è fondamentale. Come cristiani dobbiamo prendere sul serio la frase di San Paolo ai Romani, quando dice: “Portate gli uni i pesi degli altri”. Il peso va condiviso, questo è fuor di dubbio. In che misura e in che termini non sono io a dirlo, bisogna valutarlo insieme ed insieme cooperare. Credo che la soluzione o la ricetta all’emergenza attuale sia proprio questa: la formula di collaborazione o di cooperazione da più parti. Ognuno faccia quello che può fare e dia quello che può dare.(ap)

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    Filippine, governo e ribelli negoziano a Oslo un nuovo processo di pace

    ◊   Il governo filippino e i ribelli comunisti del Fronte democratico nazionale (NDF) si sono riuniti a Oslo per avviare con la mediazione norvegese un nuovo processo di pace. Gli ultimi negoziati tra le due parti, conclusisi senza alcun risultato concreto, risalgono al 2004. I colloqui di Oslo che verranno condotti a porte chiuse si concentreranno soprattutto su tematiche di tipo economico sociale, ma in un clima di grande tensione a causa del recente arresto di uno dei leader del NDF. Sulle aspettative di questi colloqui riflette Carlo Filippini, docente di economia all’Università Bocconi di Milano ed esperto di Asia orientale, intervistato da Stefano Leszczynski:

    R. - Questo è certamente un segnale positivo e molti sperano che porti davvero a una conclusione. Nello stesso tempo, non dobbiamo dimenticare che la ribellione comunista ha una vita di più di 40 anni e che ci sono stati molti altri episodi di trattative che non hanno avuto più nessun esito, di violazione di accordi che erano stati sottoscritti dal governo e dal partito comunista con i ribelli. Tutte queste difficoltà fanno sorgere qualche scetticismo sulla reale possibilità che si concluda un accordo di pace definitivo.

    D. – Tra i temi che verranno discussi spiccano soprattutto quelli di tipo economico e sociale, compresa la questione della riforma agraria. Ma resta un punto di fatto, e cioè l’incompatibilità tra gli scopi delle due parti che siedono al tavolo delle trattative...

    R. – Infatti, la ribellione comunista - soprattutto nella parte meridionale del Paese, dove si accompagna ed è alleata all’insorgenza musulmana - deriva soprattutto da condizioni sociali e politiche delle minoranze locali, che si sentono trascurate dal governo centrale. Nello stesso tempo bisogna ricordare che entrambi, il governo, e più esattamente la classe politica e militare delle Filippine, e dall’altro lato il partito comunista delle Filippine sono molto scettici su un accordo negoziato e, in un certo senso, preferiscono la soluzione di forza, la soluzione finale che porti a sbaragliare l’avversario.

    D. – Questi negoziati avviati con i ribelli comunisti possono essere letti nello stesso contesto dei negoziati che sono stati avviati dal governo con i ribelli islamici del sud delle Filippine?

    R. – In effetti, c’è un parallelismo e un tentativo del governo delle Filippine di conseguire una tregua con i ribelli musulmani, in modo da poter concentrare le proprie forze contro i ribelli comunisti. L’insorgenza comunista è quella che viene ritenuta la più grave all’interno del Paese, perché non riguarda solo alcune province meridionali e perché avrebbe, come scopo finale, non tanto un distacco o una fortissima autonomia di parte del territorio delle Filippine, ma proprio il rovesciamento dell’ordine sociale e politico attuale del Paese. (ap)

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    Il Concilio Vaticano II e la libertà religiosa: una rilettura della "Dignitatis humanae"

    ◊   Il diritto alla libertà religiosa, difeso a ripetizione dal Papa e della Chiesa soprattutto in un'epoca, come la recente, di rinnovate persecuzioni contro i cristiani, ha in realtà un'antica radice nella Dichiarazione conciliare Dignitatis humanae, dedicata a questo aspetto. Sulla dottrina di questo documento, approvato il 7 dicembre 1965, si sofferma il gesuita, padre Dariusz Kowalczyk, nella sua rubrica settimanale di approfondimento dedicata al Vaticano II:

    Dal recente Rapporto dell’organizzazione “Aiuto alla Chiesa che Soffre” risulta che il 70% dell’umanità vive nei aesi dove la libertà religiosa è limitata, e le persecuzioni per ragioni di fede non sono mai cessate.
    Secondo il Rapporto, negli ultimi anni su 100 vittime dell'intolleranza religiosa, 75 sono cristiani. Non di rado, anche nella nostra epoca, il prezzo per professare la fede in Gesù Cristo è quello di essere imprigionati, torturati o uccisi. Spesso – come ha detto Benedetto XVI a Londraimplica anche "essere additati come irrilevanti, ridicolizzati o fatti segno di parodia”.

    In questa situazione, vale la pena rileggere la Dichiarazione conciliare sulla libertà religiosa, la quale afferma “che la persona umana ha il diritto alla libertà religiosa” (n. 2). E poi precisa: “questo diritto […] deve essere riconosciuto come diritto civile nell'ordinamento giuridico della società”. Purtroppo, non tutti i politici hanno voglia di promuovere una libertà religiosa reale, e non soltanto dichiarativa (n. 2).

    La libertà religiosa va vista in due modi: come una “libertà da”, e una “libertà per”. Infatti, il Concilio rileva: “che in materia religiosa nessuno sia forzato ad agire contro la sua coscienza né sia impedito, […] di agire in conformità ad essa” (n. 2). La libertà religiosa non può tuttavia essere limitata soltanto alla vita privata, poiché “la stessa natura sociale dell'essere umano esige che egli esprima esternamente gli atti interni di religione […] e professi la propria religione in modo comunitario” (n. 3).

    Nella sua dimensione sociale, la libertà religiosa significa, tra gli altri, il diritto di insegnare e di testimoniare pubblicamente la propria fede, di nominare i propri ministri, di comunicare con le autorità e con le comunità religiose che vivono in altri paesi, di costruire edifici religiosi. Oggi la Chiesa deve dare risposte a tante di quelle situazioni dove tali diritti vengono violati.

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    Chiesa e Società



    Il vescovo di Tunisi: solo la collaborazione tra Europa e Maghreb può arrestare i flussi di migranti

    ◊   “La gioventù maghrebina (tunisina, algerina e marocchina) ha sempre sognato di arrivare sulla sponda nord del Mediterraneo”. Così commenta oggi all’agenzia Fides, mons. Maroun Elias Lahham, vescovo di Tunisi, da dove continuano i flussi emigratori verso l’Italia e i Paesi dell’Unione Europea. Il presule spiega che “la Tunisia sta vivendo un momento di incertezza sociale, economica e politica nell’attesa delle elezioni”. Per questo, aggiunge, “i giovani che sono giunti in Italia hanno approfittato della situazione di insicurezza, dove la polizia ha abbassato i controlli per scappare in modo consistente verso l’altra sponda del Mediterraneo. È un fenomeno che esiste da tempo ma che adesso sta assumendo una proporzione più grande a causa dell’instabilità del Paese”. Riguardo un possibile arresto dei flussi emigratori, questo dipenderà – afferma mons. Lahham – dal nuovo governo se “offrirà maggiori possibilità di lavoro in un Paese dove il tasso di disoccupazione è ufficialmente del 14 per cento, ma quello reale è almeno del 20 per cento”. “Si tenga presente – sottolinea il presule tunisino – che molti dei giovani disoccupati hanno un titolo di studio superiore o la laurea” e che, su 80 mila laureati ogni anno nelle Università tunisine, solo la metà ha possibilità di lavoro nel suo Paese. L’Unione Europea cosa può fare al riguardo? “Ho sentito ieri – risponde mons. Lahham - che l’Unione Europea dovrebbe concedere 258 milioni di euro alla Tunisia per progetti di sviluppo. In questo modo oltre ad aiutare i tunisini, l’Europa si protegge da un flusso che l’Italia e l’UE fa fatica a sopportare” “Mi rendo conto – prosegue il vescovo di Tunisi - che l’Italia non può accogliete tutte quelle persone che vorrebbero venire in Italia. Quindi, la strada per controllare questo fenomeno – conclude mons. Lahham – passa attraverso la collaborazione per sviluppare i nostri Paesi, convincendo i giovani a rimanere qui ad aiutare al loro sviluppo”. (R.G.)

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    Singapore: i cristiani in crescita, raggiungono il 18 per cento della popolazione

    ◊   La religione cristiana a Singapore ha registrato nel 2010 la crescita più alta negli ultimi 10 anni. È quanto emerge – riferisce l’agenzia AsiaNews – da un censimento governativo, secondo il quale i cristiani sarebbero il 18 per cento della popolazione, con una crescita di tre punti rispetto al Duemila. Insieme al cristianesimo, a Singapore aumentano i fedeli indù e taoisti, toccando rispettivamente l’11 e il 5 per cento. Nel 2010, l’islam resta stabile con il 15 per cento dei fedeli, mentre il calo più vigoroso è registrato dal buddismo, che in 10 anni passa dal 43 al 33 per cento. Lo studio mostra che la maggioranza dei convertiti al cristianesimo è di etnia cinese, in precedenza buddisti. Mathew Mathews, ricercatore dell’Istituto per gli studi politici, spiega che il senso di comunità e protezione fornito dai cristiani è uno dei motivi per i quali i cittadini – soprattutto quelli arrivati da poco – decidono di convertirsi. Tuttavia, nella città-Stato sono in crescita anche gli atei, che passano dal 15 al 17 per cento, e i single. La popolazione coniugata si attesta infatti al 59 per cento, con un calo di tre punti rispetto al Duemila. Diminuiscono pure i matrimoni e i tassi di natalità in tutti i gruppi etnici, mentre aumentano i divorzi. Tra le donne sposate e sulla trentina, il 20 per cento non ha figli con un aumento di 6 punti percentuali in 10 anni. Il tasso di fertilità è di 1,1 bambini per donna, un dato confermato dalla maggiore presenza di donne con un solo figlio. (R.G.)

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    Consiglio d’Europa: audizione a Parigi sul contribuito delle religioni al dialogo interculturale

    ◊   Audizione sulla dimensione religiosa del dialogo interculturale in Europa. A promuovere l’iniziativa – riferisce l’agenzia Sir – è la Commissione per la cultura, la scienza e l’educazione dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa (Apce). La riunione, che sarà ospitata a Parigi il 18 febbraio, avrà lo scopo di approfondire il ruolo e il contributo delle religioni monoteiste alla promozione e alla protezione dei valori fondamentali del Consiglio d’Europa, oltre che allo sviluppo di una società coesa e al tempo stesso pluralista. Tra i relatori chiamati a esprimere il proprio punto di vista vi saranno esperti e rappresentanti di diverse autorità religiose. Tra questi, mons. Aldo Giordano, osservatore permanente della Santa Sede presso il Consiglio d’Euroepa, mons. Nestor Sirotenko, vescovo del Chersoneso, rappresentante dell’Assemblea dei vescovi ortodossi di Francia, il pastore Claude Baty, presidente della Federazione protestante di Francia, Alain Goldmann, Gran rabbino del Concistoro israelita di Parigi, e Haydar Demiryurek, vicepresidente del Consiglio francese del culto musulmano. (R.G.)

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    Medici senza frontiere chiede al Sudan di permettere l’assistenza ai feriti nell’Upper Nile

    ◊   Nuovo appello – riferisce l’agenzia Sir – dell’organizzazione Medici senza frontiere (Msf), che sta fronteggiando una massiccia affluenza di feriti a causa dei recenti scontri armati nello Stato dell’Upper Nile, nel Sud Sudan. In collaborazione con il Comitato internazionale della Croce rossa e il Ministero della salute, un’équipe medica di Msf ha ricoverato una trentina di feriti nell’ospedale di Malakal, dei quali alcuni con urgente bisogno di operazioni chirurgiche. Altri pazienti ricoverati sono stati tutti evacuati da New Fangak e Pamzsherf, dove si sono concentrati gli scontri. A causa delle violenze e dell’insicurezza, molte aree sono rimaste isolate e le persone in difficoltà non possono essere raggiunte dall’assistenza medica. “Msf è estremamente preoccupata per i feriti che potrebbero non aver ricevuto alcun tipo di assistenza”, spiega Baerwaldt, capo missione di Msf in Sud Sudan, aggiungendo che “urge da parte delle autorità competenti, garantire un immediato accesso a cure mediche salvavita sia ai civili che a tutte le parti in conflitto”. (R.G.)

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    Ecuador: condannata la Chevron ad una multa di oltre otto miliardi per i danni in Amazzonia

    ◊   Si è concluso – riferisce l’agenzia Misna - con una multa miliardaria a carico della Chevron il procedimento giudiziario avviato dai rappresentanti di circa 30 mila indigeni e campesinos vittime dell’inquinamento provocato dalla multinazionale petrolifera in due province dell’Amazzonia. I giudici della Corte di giustizia di Nueva Loja, una città del nordest dell’Ecuador, hanno condannato la Chevron al pagamento di una multa di 8 miliardi e 600 milioni di dollari. La multinazionale è stata riconosciuta colpevole in primo grado di aver scaricato nei fiumi che attraversano le province di Sucumbíos e Orellana quasi 465 milioni di barili di acque contaminate, contenenti particelle di idrocarburi e metalli cancerogeni. I reati furono commessi tra il 1972 e il 1992 dalla Texaco, una società acquisita dalla nordamericana Chevron 10 anni fa. Il processo era cominciato nel 2003 dopo anni di ostacoli e difficoltà. Pablo Fajardo, rappresentante dei 30 mila ecuadoriani che si sono costituiti parte civile, ha descritto la sentenza di ieri come “un trionfo della giustizia sui crimini e il potere economico della Chevron”. (R.G.)

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    I cristiani nepalesi festeggiano San Valentino aiutando i poveri e regalando Bibbie

    ◊   Migliaia di cristiani nepalesi, protestanti e cattolici delle parrocchie di Kathmandu, hanno festeggiato san Valentino portando aiuto ai bisognosi e regalando Bibbie. L’iniziativa – riferisce l’agenzia AsiaNews – è avvenuta in modo spontaneo fra i fedeli e i giovani delle comunità cristiane di Kathmandu. Il modo diverso di festeggiare la festa degli innamorati è stata apprezzata anche dagli indù. In Nepal vivono 150 mila cristiani, di questi circa ottomila sono cattolici. Con il crollo della monarchia indù, nel 2006, e la nascita di uno Stato laico ai cristiani è stata concessa una maggiore libertà di culto. Nonostante siano ancora frequenti le discriminazioni da parte degli indù, le conversioni sono in crescita. Secondo le stime della comunità cattolica di Kathmandu, ogni domenica sono circa 200 i non cattolici che assistono alla Messa nella cattedrale. Anche il numero dei presbiteri è in aumento. Lo scorso 12 febbraio a Maheshpur, 600 chilometri a est di Kathmandu, mons. Anthony Sharma, arcivescovo di Kathmandu, ha ordinato tre nuovi sacerdoti di origine indiana. Dalla sua nomina a vicario apostolico per il Nepal nel 2007, il prelato ha ordinato sette sacerdoti. (R.G.)

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    Italia: al via le celebrazioni per i dieci anni di beatificazione di Tommaso Fusco

    ◊   Era il 7 ottobre del 2001 quando Giovanni Paolo II beatificava Tommaso Maria Fusco, presentandolo come esempio e guida di santità ai sacerdoti e al popolo di Dio. In vista di questo importante anniversario, le Figlie della Carità del Preziosissimo Sangue, ovvero la Congregazione fondata da don Fusco nel 1873, sta preparando numerose celebrazioni commemorative. Il primo appuntamento è per giovedì 24 febbraio, alle ore 17, quando a Roma, preso la cappella dell’Istituto della Congregazione, si terrà una Santa Messa. Un’altra celebrazione eucaristica si svolgerà sabato 27 febbraio a Pagani, vicino Salerno, dove nacque il Beato Fusco. Per l’occasione, verrà inaugurata anche una targa commemorativa affissa sulla prima abitazione delle Figlie della Carità. Nato nel 1831, Tommaso Fusco cresce in una famiglia agiata e molto in vista, ma poco dopo resta orfano. La vocazione alla vita consacrata arriva presto: a soli 16 anni, il futuro Beato entra in seminario ed all’età di 24 anni viene ordinato sacerdote. Subito dopo, inizia una notevole attività missionaria raggiungendo i paesi più sperduti del Cilento e dell’Irpinia. Nel 1862 don Fusco fonda la Compagnia dell’Apostolato Cattolico del Preziosissimo Sangue di Gesù Cristo: ai sacerdoti che vi aderiscono chiede non solo di predicare il Vangelo, ma anche di diffondere la devozione al Sangue di Gesù e di fondare in ogni parrocchia la Pia Unione del Preziosissimo Sangue. Il suo motto è: “Il Sangue di Gesù è la manifestazione suprema dell'amore del Padre”. Esattamente 10 anni dopo, arriva un’altra opera di carità sempre più urgente: la Congregazione delle Figlie della Carità del Preziosissimo Sangue, dedita all’educazione, all’istruzione e al mantenimento delle bambine orfane. Seguono anni faticosi e turbolenti, anche a causa di problemi interni alla Congregazione stessa. Debilitato nel fisico, don Fusco muore il 24 febbraio del 1891. Centodieci anni dopo, Papa Wojtyla lo proclama Beato con queste parole: “In virtù della fede egli seppe vivere, nel mondo, la realtà del Regno di Dio in modo del tutto speciale. Tra le sue giaculatorie, una ve n'era a lui particolarmente cara: 'Credo in te, mio Dio; aumenta la mia fede'”. Il Beato Tommaso Maria aveva capito che la fede è prima di tutto un dono, una grazia. Nessuno può conquistarla o guadagnarla da solo. Si può soltanto chiederla, implorarla dall'Alto. (A cura di Isabella Piro)

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    Cinema del reale al Festival di Berlino, in cartellone il film di Wenders su Pina Bausch

    ◊   La meravigliosa avventura di una coreografa, gli affreschi di una caverna preistorica, la parabola decadente di un tragico eroe moderno, un uomo che percorre un Paese nel tentativo di espiare la sua colpa: presentando nel suo programma quattro film documentari la 61.ma Berlinale testimonia in questi giorni l’irresistibile ascesa del cinema del reale. In “Pina”, Wim Wenders riprende in 3D le prove e gli spettacoli della compagnia fondata da Pina Bausch. Il personaggio della ballerina coreografa, scomparsa due anni fa, rivive nei gesti e nelle parole dei suoi allievi con tale intensità da far percepire, dietro alla tridimensionalità delle immagini, la profondità di uno spirito che ha saputo trasmettere la sua passione ai corpi e alle menti. “In the cave of forgotten Dreams”, Werner Herzog esplora, anche lui con i mezzi del cinema tridimensionale, uno dei luoghi più gelosamente conservati del mondo, la grotta Chauvet, nel sud della Francia, dove nel 1994 furono scoperte centinaia di pitture risalenti a oltre 30 mila anni fa. La curiosità del regista tedesco per i fenomeni naturali o gli avvenimenti che si staccano dalla pura materialità, trova nelle linee di quest’arte preistorica il suo terreno ideale. Percorrere e ripercorrere gallerie e cunicoli, ascoltare gli studiosi che lavorano all’interpretazione di queste tracce del passato, inserire il luogo in una più vasta geografia dell’umanità crea all’interno della rappresentazione realistica di Herzog una sorta di fantasticheria che lascia lo spettatore in balia dell’immaginario. Dal passato sognato al presente bruciante il passo è breve. Nella stessa giornata di Wenders e Herzog, un altro regista tedesco, Cyril Tuschi, racconta in “Khodorkovsky” l’ascesa e la caduta dell’oligarca recentemente condannato a molti anni di prigione dalla giustizia russa. Molto vicino ai modi e ai tempi del reportage, il film fa emergere i dettagli più segreti e misteriosi di una vicenda che ha fatto di un ex-funzionario di partito uno degli uomini più potenti della federazione Russa fino alla sua fatale contrapposizione con Vladimir Putin. Sempre restando nel campo della contemporaneità, un altro film proveniente dal sud del mondo ci racconta una tragedia della politica e della storia. Il protagonista cileno di “El Mocito” di Marcela Said e Jean de Certeau ai tempi della prima dittatura di Pinochet, fu inviato quattordicenne dalla campagna in città per guadagnarsi da vivere. Assunto come ragazzo tuttofare da una brigata dell’esercito, fu testimone per anni della tortura e della morte di molti detenuti politici. Oggi percorre a piedi il Paese per rendere giustizia alle vittime e assicurare i colpevoli alla giustizia. Strutturato in maniera semplice e lineare, il film scava in quella fascia torbida che sta fra la colpa e la redenzione, mostrando con straordinaria evidenza il dolore di un’umanità che non può ancora dimenticare. (Da Berlino, Luciano Barisone)

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    24 Ore nel Mondo



    L’Iran mostra fermezza davanti alle proteste di piazza e le pressioni internazionali

    ◊   Dal Nord Africa al Medio Oriente, non si arresta l’ondata di proteste antigovernative. Situazione particolarmente complicata in Iran, dove ieri migliaia di persone sono scese in piazza in sostegno alle rivolte in Tunisia ed Egitto. Il governo sembra orientato a continuare con la linea dura, nonostante gli appelli di Stati Uniti e Unione Europea. Il servizio è di Marco Guerra:

    L’Iran risponde con fermezza alle pressioni della piazza e della comunità internazionale. A sgombrare il campo è la guida suprema iraniana in persona, Ali Khamenei, che ha dato la sua lettura alle proteste che infiammano il mondo arabo dicendo che vi è “la promessa divina che i musulmani saranno vittoriosi”. Khamenei ha quindi invitato “tutti i Paesi musulmani a muoversi in modo unitario per aumentare il potere del mondo dell'Islam”, lamentando che “l'Occidente ha sempre umiliato i Paesi islamici”. In merito all'Egitto, Khamenei ha ribadito che la rivolta è stata ispirata da un “movimento islamico” che ha reagito alle “umiliazioni imposte al popolo dagli Stati Uniti”. L'ayatollah ha anche accusato Washington di cercare oggi di prendere il controllo di questo movimento. Poco prima, il portavoce del ministro degli Esteri della Repubblica Islamica aveva affermato “che gli Stati Uniti sono in crisi per gli ultimi sviluppi nella regione”, stigmatizzando le parole di Hillary Clinton che ieri ha espresso vicinanza ai manifestanti dell' "Onda Verde". E sulla stessa linea del segretario di Stato americano, si è espresso anche il capo della diplomazia europea Catherine Ashton che ha rivolto un appello all'Iran a rispettare il diritto di manifestare pacificamente. Ma intanto il pugno di ferro del regime non si allenta: gruppi di deputati iraniani conservatori hanno chiesto a gran voce oggi di “impiccare i leader dell'opposizione Mussavi e Karrubi”. E mentre la normalità è tornata nelle strade di Teheran e delle altre grandi città del Paese, dopo gli scontri di ieri tra forze di sicurezza e migliaia di manifestanti, un sito web vicino alle opposizioni annuncia la morte di un secondo manifestante ricoverato ieri in ospedale con gravi ferite.

    Proteste in Yemen, Bahrein e Egitto
    Le proteste continuano ad infiammare diversi Paesi del mondo arabo: in Yemen, per il quarto giorno consecutivo, si sono tenute manifestazioni per le strade di Sana'a. Centinaia di studenti hanno marciato verso il palazzo presidenziale della capitale, per chiedere le dimissioni del presidente Saleh. In Bahrein invece è morto il secondo manifestante dall’inizio delle dimostrazioni antigovernative. A seguito dei questo nuovo fatto di sangue, il principale partito d’opposizione sciita, Wefaq, ha annunciato di essersi autosospeso dal Parlamento. Intanto l’Egitto, tra le notizie sulle precarie condizioni di salute dell’ex presidente Mubarak e le critiche della piazza nei confronti dell’esercito, procede sulla strada della transizione che dovrà portare a nuove elezioni probabilmente a settembre. I fratelli Musulmani sono pronti a formare un partito politico in piena regola non appena verrà rimosso il divieto in vigore negli anni scorsi. El Baradei, uno dei leader della protesta, ha fatto sapere invece che non intende candidarsi alla presidenza ma continuare a lavorare per costruire un sistema democratico.

    Crisi del mondo arabo
    Egitto, Tunisia, Algeria, ma anche Yemen e Iran. Il mondo arabo è in fiamme, per una serie di proteste che hanno modalità diverse, differenti finalità, ma accomunate da una profonda crisi sociale che coinvolge questi Paesi. Non a caso le proteste si sono innescate attraverso un effetto domino che la dice lunga su situazioni sociali ed economiche che erano arrivate, probabilmente, a saturazione. Salvatore Sabatino ne ha parlato con Francesco Carlà, esperto di economia internazionale:

    R. – Io direi che ci sono due numeri essenziali per comprendere la crisi del mondo arabo e del Nord Africa. Il primo numero è che il 70 per cento delle persone ha meno di trent’anni, ha spesso - tra l’altro - un’elevata scolarizzazione ed è sempre più insoddisfatto della condizione di miseria che vive quotidianamente. Il secondo numero, che può apparire bizzarro, ci dice che Egitto e Tunisia – anche se questi numeri valgono per il resto del Nord Africa e del mondo arabo – non sono Paesi in crisi economica: anzi negli ultimi dieci anni – dal ’99 in poi – sono cresciuti a ritmi elevati, circa il 5 per cento all’anno. Quindi con questi due numeri nella testa, capiamo che il problema è essenzialmente nell’incapacità della classe dirigente di distribuire in modo decoroso e sufficientemente equo la ricchezza prodotta nel Paese: il lavoro, da quelle parti, si trova soltanto per vie clientelari, per raccomandazioni politiche, per appartenenza a clan e forse suona anche un po’ familiare questa situazione.

    D. – Le crisi in atto in queste settimane hanno letteralmente paralizzato le economie di questi Paesi, che tipo di ricadute possiamo immaginare nel breve e medio termine?

    R. – La questione – secondo me – è veramente globalizzabile, perché abbiamo condizioni simili – situazioni politiche, economiche e demografiche – in Asia: vedremo nei prossimi mesi - e speriamo anni se la condizione attuale riuscirà a durare più a lungo – se il regime di Pechino, per esempio, sarà più abile e previdente nel frenare gli appetiti dei burocratici, dei politici cinesi e quindi ad arginare la corruzione che è molto presente anche da quelle parti.

    D. – Si può immaginare un contagio anche dell’economia europea?

    R. – Io direi che noi abbiamo condizioni patrimoniali e reti di produzione familiari che lì non ci sono, almeno in questo momento. Abbiamo, però, una crescita molto asfittica e un’età media della popolazione che supera i 40 anni: anche qui, quindi, se non arrivano le riforme vere e che dovrebbero essere le famose liberalizzazioni e le rotture di monopoli pubblici e privati, che sono tuttora presentissimi, l’insoddisfazione potrebbe montanare anche da noi e, forse, a quel punto – anche perché saranno passati dei mesi e degli anni – la rete patrimoniale delle famiglie potrebbe non essere più sufficiente a frenare queste spinto. (mg)

    Italia: rinviato a giudizio il premier Silvio Berlusconi
    Sussiste la "prova evidente" per rinviare a giudizio con rito immediato il presidente del Consiglio dei ministri italiano, Silvio Berlusconi, per i reati di concussione e prostituzione minorile. E’ quanto ha deciso il Giudice per le indagini preliminari (Gip) di Milano, Cristina di Censo, secondo cui sussiste anche la competenza della Procura di Milano ad indagare sul caso ‘Ruby’. Saranno tre donne, i giudici Carmen D'Elia, Orsolina De Cristofaro e Giulia Turri, a comporre il collegio che, il prossimo 6 aprile, giudicherà il premier. Il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, ha dichiarato che nella decisione “non si è tenuto conto di quanto votato le settimane scorse dalla Camera”. Il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, ha ribadito invece la richiesta di dimissioni del premier “perché è una situazione insostenibile”.

    Libano
    In Libano si sono tenute ieri le celebrazioni in ricordo del sesto anniversario dell'uccisione, assieme ad altre 22 persone, dell'ex premier sunnita Rafiq Hariri. La cerimonia svoltasi all’interno di un centro fieristico della capitale Beirut è stata vissuta sottotono soprattutto a causa della grave frammentazione politica del paese, venutasi a creare nuovamente in seguito alla crisi di governo provocata da Hezbollah in gennaio.

    Economia Ue
    Unione Europea mette a punto Fondo monetario comune per sostenere i Paesi in difficoltà. Intanto gli ultimi dati confermano una ripresa sotto le attese. Il servizio di Mariapia Iacapraro:

    Raggiunto ieri a Bruxelles il primo accordo tra i ministri delle finanze dell’Ue sulla creazione del Fondo monetario europeo. Un futuro meccanismo permanente di soccorso ai Paesi dell'eurozona, che dalla metà del 2013 sostituirà l'attuale Fondo “salva-Stati”. Il nuovo meccanismo di stabilità, spiega il presidente dell’Eurogruppo, Jean-Claude Junker, avrà la capacità di 500 miliardi di euro e sarà sottoposto a revisione ogni due anni. Junker ha precisato che eventuali interventi del Fmi e di Paesi europei non facenti parte della moneta unica sarà "aggiuntivo" rispetto ai 500 miliardi di capacità di prestito. Attualmente il fondo può prestare 250 miliardi a fronte di 440 miliardi di garanzie. I ministri finanziari hanno effettuato anche una ricognizione degli andamenti dei mercati. La situazione, ha spiegato Junker, si è relativamente stabilizzata, e le prospettive di crescita sono incoraggianti, con un incremento del secondo trimestre 2011 che si annuncia più forte del previsto. La ripresa, anche se sotto le aspettative, è confermata anche dai dati sull’ultimo trimestre del 2010 pubblicati oggi dall’Eurostat. Secondo l’istituto di ricerca europeo, complessivamente, per il 2010 si registra una crescita del Pil dell'1,7% sia nell'eurozona che nell'Ue-27. Restano in recessione la Grecia (-1,4) e il Portogallo (-0,3).

    Economia Stati Uniti
    Una finanziaria da 3.700 miliardi di dollari per cercare di coniugare i tagli alla spesa e gli investimenti necessari all'America per restare competitiva. Il presidente Barack Obama ha inviato al Congresso il bugdet 2011-2012, basato su stime di crescita più basse del previsto. La manovra, però, ha sollevato critiche, da ambedue gli schieramenti: i repubblicani ritengono che non sia sufficiente e presenteranno la propria proposta di budget, i democratici si dichiarano “non d'accordo su tutto”.

    Italia, accordo su Termini Imerese
    “Fiat è disposta a collaborare ma solo se viene risolto il problema occupazionale e se esiste la garanzia che tutti i nostri lavoratori ricevano una lettera di assunzione dalla futura proprietà”. Lo ha detto oggi l'amministratore delegato Fiat Sergio Marchionne nel corso dell'audizione alla Camera parlando del sito siciliano di Termini Imerese. Lo stabilimento sarà dismesso dal Lingotto entro la fine del 2011 per il quale ieri è stato siglato un accordo di programma tra governo, Regione Sicilia, la Provincia ed il Comune di Palermo che ha reso operativi circa 450 miliardi di euro. Durante l’audizione, Marchionne ha spiegato, inoltre, che il cervello della Fiat rimarrà a Torino facendo così un’apparente retromarcia rispetto a quanto aveva precedentemente affermato, e cioè che, dopo la fusione con Chrysler, l’azienda si sarebbe trasferita negli Stati Uniti. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 46

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    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli e Miriam Ayele.