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Sommario del 14/02/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • La Chiesa celebra i Santi Cirillo e Metodio. Il Papa: esempi da seguire per rivitalizzare le radici cristiane dell'Europa
  • Udienze
  • Il 21 febbraio il Concistoro per la canonizzazione di mons. Conforti, don Guanella e Bonifacia Rodríguez de Castro
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Egitto: cruciale il ruolo dei militari nella fase di transizione. Giallo sulle sorti di Mubarak
  • Il cardinale Sandri: nel nuovo Egitto i cristiani possano contribuire alla ricerca del bene comune
  • Tensione in Iran per la manifestazione indetta dall'opposizione a Teheran
  • Sbarchi di immigrati sulle coste italiane: Maroni chiede l’aiuto dell’Europa
  • Settimana europea contro la sabbiatura nella produzione dei jeans
  • Presentato l'Annuario Orphanet 2011 sulle malattie rare
  • Chiesa e Società

  • Filippine: cristiani e musulmani insieme contro la legge pro-aborto
  • Pakistan. Asia Bibi e campagna anti-blasfemia: Onu e Usa "seguano il Papa"
  • Leader indù criticano la violenza verbale contro i cristiani al Kumbh in Madhya Pradesh
  • Il cardinale indiano Gracias: il messaggio di Papa Wojtyla è una risposta a chi alimenta tensioni sociali
  • Indonesia: cristiani e musulmani insieme per il rimboschimento del Monte Merapi
  • La società civile indonesiana: focus sulla corruzione, che alimenta la violenza
  • Colombia: conclusa l’Assemblea plenaria dei vescovi con l'impegno per la pace
  • El Salvador: l’arcivescovo di San Salvador chiede di fermare la violenza nel Paese
  • Nicaragua. Allarme della Chiesa: libertà di stampa in pericolo
  • Brasile: celebrazioni in ricordo delle vittime delle inondazioni
  • Africa: migliaia di albini in fuga per timore di essere uccisi
  • Nigeria: sì dei vescovi all’amnistia, ma senza dimenticare le ingiustizie sociali
  • Guinea-Bissau: rimane alta l’emergenza Aids nell’ospedale di Cumura
  • Bangladesh: in calo le aggressioni con l’acido che sfigurano le donne
  • Australia: intervento dell’associazionismo cattolico sulle condizioni degli immigrati
  • Cina: Giornata dell’Eucaristia nella diocesi di Nan Yang
  • Inaugurato in Cina l’organo della Cattedrale di Tien Jin, il più grande della Chiesa cinese
  • Irlanda: cresce il numero delle coppie che seguono corsi di preparazione al matrimonio cattolico
  • Concluso il 35.mo Convegno internazionale dei vescovi amici del Movimento dei Focolari
  • 24 Ore nel Mondo

  • Si allarga il fronte della protesta nel mondo arabo: manifestazioni in Algeria, Yemen, Bahrein e Mauritania
  • Il Papa e la Santa Sede



    La Chiesa celebra i Santi Cirillo e Metodio. Il Papa: esempi da seguire per rivitalizzare le radici cristiane dell'Europa

    ◊   La Chiesa festeggia oggi i Santi Cirillo e Metodio, apostoli dell’Oriente cristiano, compatroni dell’Europa. Ai due fratelli evangelizzatori di Tessalonica, Benedetto XVI ha dedicato la catechesi di un’udienza generale, nel giugno del 2009, e diverse riflessioni, in particolare nelle udienze che ogni anno riserva, per la festa, alle delegazioni bulgara e macedone. Riascoltiamo alcuni pensieri del Papa sui Santi Cirillo e Metodio nel servizio di Alessandro Gisotti:

    Seguire l’esempio dei Santi Cirillo e Metodio, evangelizzatori infaticabili e antesignani dell’inculturazione del Vangelo. E’ l’esortazione di Benedetto XVI che ha più volte invitato l’Europa e in particolare i popoli slavi a rivitalizzare le radici cristiane del Vecchio Continente. Il Papa mette l’accento sulla missione innovativa dei fratelli di Tessalonica che, 1200 anni fa, annunciarono la Buona Novella presentandola con parole comprensibili alla popolazione della Grande Moravia:

    “Cirillo e Metodio erano convinti che i singoli popoli non potessero ritenere di aver ricevuto pienamente la Rivelazione finché non l’avessero udita nella propria lingua e letta nei caratteri propri del loro alfabeto”. (Udienza generale, 17 giugno 2009)

    Il Papa si sofferma sul metodo seguito dai Santi Cirillo e Metodio, sottolineando come abbiano ispirato e diffuso i principi dell’inculturazione del Vangelo, in particolare raccogliendo i dogmi cristiani in libri scritti in lingua slava:

    “In effetti, Cirillo e Metodio costituiscono un esempio classico di ciò che oggi si indica col termine 'inculturazione': ogni popolo deve calare nella propria cultura il messaggio rivelato ed esprimerne la verità salvifica con il linguaggio che gli è proprio. Questo suppone un lavoro di ‘traduzione’ molto impegnativo, perché richiede l’individuazione di termini adeguati a riproporre, senza tradirla, la ricchezza della Parola rivelata. (Udienza generale, 17 giugno 2009)

    E’ quella offerta dai due Santi, rileva il Papa, una “testimonianza quanto mai significativa, alla quale la Chiesa guarda anche oggi per trarne ispirazione ed orientamento”. E ribadisce che ad animare i due evangelizzatori tra “sofferenze, privazioni e ostilità”, fu un’“invincibile speranza in Dio”. Una speranza che oggi è ancora particolarmente fruttuosa in Bulgaria:

    “Attraverso un’infaticabile opera di evangelizzazione, attuata con vero ardore apostolico, i santi Cirillo e Metodio hanno provvidenzialmente radicato il cristianesimo nell’animo del Popolo bulgaro, così che esso è ancorato a quei valori evangelici, che sempre rafforzano l’identità e arricchiscono la cultura di una nazione”. (Udienza delegazione bulgara, 22 maggio 2010)

    Particolarmente legata a Cirillo e Metodio è anche la Macedonia alla quale il Papa chiede di conservare l’eredità spirituale dei suoi Santi Protettori:

    “Questi Santi Co-Patroni dell’Europa, ai quali voi con pieno diritto vi riferite, hanno tracciato un sentiero umano e spirituale, che fa della vostra Terra un luogo d’incontro tra diverse esigenze culturali e religiose. Il pacifico componimento delle aspirazioni dei popoli che vi abitano, proietta sul Continente europeo uno scenario di fattivo e fecondo confronto, al quale la Santa Sede guarda con favore”. (Udienza delegazione macedone, 24 maggio 2007)

    I Santi Cirillo e Metodio, ribadisce il Papa, incoraggiano i cristiani dell’Europa a “conservare e rinsaldare l’intrinseco legame che esiste tra il Vangelo” e le “rispettive identità culturali”:

    “Come discepoli del Signore, nel reciproco rispetto delle diverse tradizioni ecclesiali, siamo chiamati alla comune testimonianza della nostra fede in Gesù, nel nome del quale otteniamo la salvezza”. (Udienza delegazione bulgara, 22 maggio 2010)


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    Udienze

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto stamani un gruppo di presuli della Conferenza episcopale delle Filippine, in Visita "ad Limina Apostolorum". Successivamente, il Papa ha ricevuto il cardinale Antonio María Rouco Varela, arcivescovo di Madrid.

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    Il 21 febbraio il Concistoro per la canonizzazione di mons. Conforti, don Guanella e Bonifacia Rodríguez de Castro

    ◊   Lunedì prossimo 21 febbraio, alle ore 12.00, nella Sala del Concistoro del Palazzo Apostolico Vaticano, avrà luogo, durante la celebrazione dell’Ora Sesta, il Concistoro Ordinario Pubblico per la Canonizzazione di tre Beati: mons. Guido Maria Conforti, arcivescovo vescovo di Parma, fondatore della Pia Società di San Francesco Saverio per le missioni estere (Missionari Saveriani); don Luigi Guanella, fondatore della Congregazione dei Servi della Carità e dell’Istituto Figlie di Santa Maria della Provvidenza; Bonifacia Rodríguez de Castro, vergine, fondatrice della Congregazione delle Serve di San Giuseppe.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   L'amore oltre la giustizia degli uomini: all'Angelus il Papa ribadisce l'esigenza della carità e auspica una società più solidale e fraterna per evitare episodi drammatici come quello dei piccoli rom morti a Roma.

    Partita a scacchi a tre: nell'informazione internazionale, Gabriele Nicolò sui complessi rapporti tra Afghanistan, Pakistan e India.

    Dimensione storica di un seme di speranza: in cultura, Jorge Juan Fernandez Sangrador sulla Bibbia della Conferenza episcopale spagnola.

    Verso un'autentica conoscenza dell'altro: su Louis Gardet e l'islam l'articolo di Maurice Borrmans contenuto nel numero in uscita di "Oasis", rivista semestrale dell'omonima fondazione veneziana.

    Venerabili frammenti: Antonio Paolucci recensisce la mostra, a Palazzo Sciarra, "Roma e l'Antico"; con un contributo di Sandro Barbagallo dal titolo "Ma il più bel dipinto dell'antichità era un falso".

    I furti al Museo del Cairo, colpo al cuore culturale dell'Egitto.

    Legge morale e libertà non sono contrapposte: nell'informazione vaticana, il segretario di Stato Tarcisio Bertone per il decimo anniversario della morte di Giuseppe Casoria.

    Benedetto XVI e la "Sacramentum caritatis": il cardinale Mauro Piacenza, prefetto della Congregazione per il Clero, sul celibato sacerdotale nell'insegnamento dei Pontefici.

    Il ribadito sostegno dei vescovi statunitensi al progetto di legge che vieta i fondi pubblici per l'aborto.

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    Oggi in Primo Piano



    Egitto: cruciale il ruolo dei militari nella fase di transizione. Giallo sulle sorti di Mubarak

    ◊   In Egitto è iniziato il periodo della transizione: i militari hanno avviato un percorso che nei prossimi mesi dovrebbe portare alla riforma della Costituzione e a nuove elezioni legislative e presidenziali. Si alternano poi voci discordanti sulla sorte di Hosni Mubarak, fuggito in Germania per un quotidiano israeliano o in stato di coma nella sua residenza di Sharm El-Sheikh, secondo fonti di stampa locali. Su questa cruciale fase politica per il Paese e per tutta la regione ascoltiamo, al microfono di Amedeo Lomonaco, l’inviato della ‘Stampa’ al Cairo, Paolo Mastrolilli:

    R. - Dopo la grande festa dei giorni scorsi, seguita alle dimissioni di Mubarak, adesso si fanno i conti con la realtà e si cerca di riavviare il Paese. I militari hanno preso in maniera definitiva il controllo del governo con il comunicato di ieri. Si tratta di vedere se effettivamente manterranno la promessa di utilizzare questi sei mesi, in cui pensano di conservare il potere, per favorire una transizione democratica e quindi portare il Paese, con una nuova Costituzione, ad elezioni parlamentari e presidenziali.

    D. - Soffermiamoci proprio sul ruolo dei militari…

    R. - Le opposizioni si sono un po’ divise nei giudizi. Alcuni di questi sono stati più positivi, come quello di Ayman Nour - l’ex candidato presidenziale - che ha salutato le decisioni dei militari come la prova che non intendono trasformare quello che è avvenuto negli ultimi giorni in un colpo di Stato con il quale si impossesseranno in maniera definitiva del Paese ma favoriranno la transizione democratica. Altri, come El Baradei e come i Fratelli musulmani, sono stati un po’ più scettici: vogliono vedere effettivamente chi comporrà questa commissione che deve riformare la Costituzione, se si arriverà davvero alle elezioni, se saranno elezioni libere e democratiche in cui il potere potrà tornare ai civili.

    D. - E dalla scena politica è uscito dunque, in questo momento, l’ex presidente Hosni Mubarak. Si dice che in realtà abbia già lasciato il Paese e sia in Germania, altre voci affermano che sia in coma. Ecco, queste voci quali ripercussioni hanno in Egitto, in questo momento?

    R. - Il fatto che sia andato in Germania per farsi curare è stato smentito dal governo tedesco, però naturalmente è una possibilità. Può darsi che una cosa del genere avvenga in riservatezza e quindi non vogliano confermarla. Alcuni giornali locali hanno scritto che invece sta male, che è in coma e viene curato a Sharm El Sheik. Il Paese naturalmente segue questi avvenimenti, perché la figura di Mubarak è stata dominante nella storia dell’Egitto degli ultimi 30 anni, però viene più seguito per il ruolo che ha svolto in passato che non per quello che può svolgere adesso, nel futuro del Paese.

    D. - E c’è poi, in Egitto, la consapevolezza che il futuro di questo Paese possa, in qualche modo, essere da guida anche per altri Stati arabi…

    R. - Questa è certamente una sensazione che esiste. Gli stessi ragazzi protagonisti della protesta hanno detto che la protesta in Tunisia li ha spinti a scendere in piazza e pensano che quello che loro hanno fatto in Egitto possa essere altrettanto d’ispirazione per gli altri Paesi arabi. Anche Amr Moussa, che era il segretario generale della Lega araba che si è dimesso pochi giorni fa, ci ha detto in un’intervista che ritiene che questo sia effettivamente l’inizio di una nuova era nel mondo arabo e questo, probabilmente, è l’avvio di un processo che covava sotto le ceneri e che adesso sta emergendo in tutti i Paesi arabi.

    D. - Un processo che però, tra i rischi, pone anche quelli legati all’immigrazione…

    R. - Certo, i problemi sono i rischi dell’immigrazione, di persone che per paura o perché non si trovano più bene nei loro Paesi continuano a fuggire verso l’estero, come accade appunto verso le coste italiane. C’è anche il pericolo che questi movimenti popolari vengano deragliati dall’intervento dei militari - come potrebbe avvenire in Egitto - oppure c’è il pericolo di derive fondamentaliste, che potrebbero allontanare questi Paesi dalla collaborazione con l’Occidente. Con una situazione come quella che si è creata negli ultimi giorni, con queste rivolte e tensioni, diventa più difficile controllare questi flussi. (vv)

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    Il cardinale Sandri: nel nuovo Egitto i cristiani possano contribuire alla ricerca del bene comune

    ◊   In Egitto, dopo le dimissioni di Hosni Mubarak, ha preso avvio una nuova fase politica. E’ stata formata una Commissione incaricata di emendare la Costituzione ed il Consiglio supremo delle Forze armate ha sciolto il Parlamento. Il maresciallo Huseein Tantawi ha assunto la rappresentanza del Paese. Il periodo di transizione dovrebbe portare, a settembre, all’appuntamento con le urne. Ma quale significato e valore possono avere questi profondi cambiamenti per la comunità cristiana d’Egitto? Gudrun Sailer lo ha chiesto al cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali:

    R. – Queste svolte possono determinare delle situazioni di difficoltà, ma possono anche rappresentare fermenti di speranza per una situazione nuova, ancora non del tutto definita, ma che può far presagire speranze per il popolo e per la nazione. La Chiesa copta ortodossa ha circa 8-10 milioni di fedeli, mentre la nostra Chiesa copta cattolica rappresenta una piccola minoranza, composta da circa 200-250 mila fedeli. Il Santo Padre stesso ha voluto onorare questa Chiesa nominando cardinale il patriarca Naguib. Per la Chiesa copta, sia ortodossa che cattolica, questa svolta rappresenta un momento di grande importanza, poiché permette ai copti ortodossi di poter esprimere la propria parola come cristiani e ai nostri copti cattolici come cattolici, nella speranza che tutto questo porti alla tranquillità, alla convivenza, alla ricerca del bene comune per tutti gli egiziani, così da poter costituire una società che sia degna dell’uomo, più giusta e che dia a tutti l’opportunità di poter partecipare alla vita pubblica.

    D. – Parlando di bene comune: sono in corso i primi tentativi di rinnovare la Costituzione egiziana, cosa indispensabile per porre fine alla discriminazione delle minoranze, fra cui i cristiani in primis. Secondo lei, saranno gradite e saranno udite le opinioni dei copti in merito?

    R. – Penso che certamente dovrebbero essere ascoltati e spero anche che queste opinioni siano gradite. Spero anche che nella Costituzione vengano posti quei principi fondamentali che riguardano la dignità dell’uomo e della donna; la libertà di tutti; la convivenza civile nel rispetto degli altri e nel rispetto della legge.

    D. – Purtroppo c’è anche chi teme che in Egitto possa esserci un nuovo Iraq: una situazione relativamente tranquilla e stabile seguita, dopo la svolta politica, dalla persecuzione e dall’esodo dei cristiani. Che cosa si può fare per prevenire questa situazione?

    R. – Certamente non è auspicabile che si possa ripetere un nuovo Iraq e quindi una nuova situazione che porti poi all’esodo dei cristiani, all’esodo di coloro che non vengono riconosciuti come cittadini uguali agli altri. Nel caso dell’Iraq, questa insicurezza ha portato a questo esodo, a questa partenza che – diciamo – impoverisce la nazione. La nazione, senza i cristiani, non è più la stessa: e questo lo dicono gli stessi musulmani, perché nella storia dell’Iraq c’è questo “marchio” della presenza cristiana. Io mi auguro che non succeda lo stesso in Egitto! Spero anzi che la saggezza che hanno gli egiziani - e che hanno dimostrato anche durante le manifestazioni, che si sono svolte in modo pacifico, nelle quali hanno espresso questo desiderio di cambiamento - sia illuminante per i passi futuri e riesca a portare ad un grande Egitto, così come è stato per tutta la sua storia. L’Egitto è chiamato ad essere una grande nazione in Africa, anche nel rapporto con i vicini. Spero possa essere soprattutto una patria nella quale tutti possano vivere vedendo rispettati i propri diritti fondamentali, la propria libertà, la democrazia e il rispetto degli altri.

    D. – Negli ultimi anni la situazione dei copti in Egitto sembra addirittura peggiorata in termini di attacchi terroristici. La svolta attuale sarà in grado di invertire la radicalizzazione della popolazione egiziana?

    R. – Io penso che le autorità che prenderanno in carico la nazione in questo periodo di transizione, così come quelle che poi verranno, cercheranno - come loro stessi hanno già promesso – di proteggere e difendere tutti gli abitanti del Paese, in particolare i cristiani, dall’insicurezza, dagli attacchi o dalle persecuzioni che possano essere commesse contro di loro e che si sono manifestate anche nei recenti attacchi soprattutto contra la Chiesa copta di Alessandria e che hanno portato tanta sofferenza ai copti ortodossi e a tutti noi che siamo fratelli nella fede in Gesù Cristo. Pertanto io spero che le autorità di questo momento di transizione e le autorità future riescano a garantire a tutti i cittadini - e soprattutto alle minoranze che possono maggiormente soffrire per questa insicurezza e per questi attacchi – sicurezza e questo non per motivi di privilegio, ma soprattutto perché sono tutti cittadini egiziani e possono offrire la loro collaborazione, tutto il loro patrimonio di ricchezza, di dottrina e di vita a questa grande nazione che è l’Egitto. (mg)

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    Tensione in Iran per la manifestazione indetta dall'opposizione a Teheran

    ◊   La polizia e altre forze di sicurezza iraniane controllano i punti nevralgici di Teheran, in vista della manifestazione indetta per oggi pomeriggio dall'opposizione, a sostegno delle rivolte in Egitto e Tunisia. La dimostrazione, organizzata anche attraverso Internet, non è stata autorizzata dalle autorità della Repubblica islamica. Uno dei leader dell'opposizione, Mir Hossein Mussavi, è stato posto in stato di isolamento nella sua casa della capitale, come successo giovedì scorso ad un altro capo del fronte anti-governativo, Mehdi Karrubi. Ma perché Teheran, che pure ha appoggiato le proteste del Cairo e di Tunisi, ha vietato le manifestazioni? Giada Aquilino lo ha chiesto ad Antonello Sacchetti, autore del libro “Iran, la resa dei conti”:

    R. - Si teme che ritorni in piazza l’“onda verde”, quel movimento di protesta che, nell’estate del 2009, si è fatto conoscere in tutto il mondo e che probabilmente è servito anche da modello e da esempio per gli egiziani, con quello che poi è successo al Cairo. Ufficialmente il governo di Teheran si è schierato con i manifestanti egiziani e quindi contro Mubarak. Diciamo ufficialmente, anche perché da un punto di vista geopolitico la caduta di Mubarak è sicuramente gradita a Teheran ma si teme anche, certamente, un effetto di esempio perché, comunque sia, quel movimento in Egitto non è un movimento che politicamente ed ideologicamente è affine ai governanti di Teheran. E’ invece più simile appunto all’“onda verde”.

    D. - Cosa resta dell’“onda verde” del 2009?

    R. - Gli eventi di questi ultimi giorni - se non altro anche a livello di discussione e di dibattito, sia concreto sia reale a Teheran e sia, tramite Internet, in tutto il mondo - dimostrano che questo movimento è vivo e vegeto. Anzi, la preoccupazione che ha destato nell’establishment di Teheran vuol dire che effettivamente quello che è iniziato allora non si è esaurito. L’ultimo grande evento, in fondo, è stato quel 27 dicembre 2009, cioè il giorno dell’Ashura, quando ci furono anche degli scontri a Teheran. Poi si attendeva una grande prova di forza per l’11 febbraio di un anno fa - che è il giorno dell’anniversario della Rivoluzione iraniana - ma in quel caso scattò la macchina della repressione. Diciamo che tutto fu fatto passare in sordina. Però le istanze che erano alla base di quel movimento ed anche il dibattito politico scatenatosi allora non si è esaurito.

    D. - Quindi l’“onda verde” di oggi cosa chiede?

    R. - Torna a chiedere quello per cui era scesa in piazza due anni fa. Innanzitutto non dobbiamo dimenticare che allora scese in piazza contro un voto chiaramente manipolato. In questo momento ritorna in piazza per chiedere in primis il diritto di dissenso, il diritto di partecipazione alla vita politica e dà voce anche ad un malcontento molto diffuso, perché in Iran, nel 2009, la gente era stanca della politica economica del governo Ahmadinejad ed oggi lo è ancora di più: l’effetto della crisi - unito anche all’embargo - si sta facendo sentire molto. Questa rivolta, questo movimento che abbiamo visto prima in Tunisia ed ora in Egitto, che si muove in Algeria e probabilmente nello Yemen, si sta diffondendo. Credo che l’esempio iraniano sia stato molto importante. L’esempio iraniano è l’esempio della protesta; come il governo iraniano reagirà a ciò è tutto da vedere. Allora si poteva contare anche su una situazione abbastanza chiusa, oggi - con una crisi che in Medio Oriente sta un po’ dilagando - i timori probabilmente sono maggiori di allora. (vv)

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    Sbarchi di immigrati sulle coste italiane: Maroni chiede l’aiuto dell’Europa

    ◊   Il ministro degli Interni, Maroni, torna a chiedere la collaborazione dell’Europa per fronteggiare la situazione: negli ultimi giorni sulle coste siciliane sono arrivate circa 5mila persone ed è stata decisa la riapertura del centro di accoglienza di Lampedusa. La commissaria Ue, Malmstrom, sostiene però che sabato scorso l’offerta di aiuto è stata rifiutata. Ma Maroni nega. Intanto, la Tunisia si dice pronta a cooperare ma ha respinto la proposta italiana di inviare propri agenti presso le coste tunisine per fermare la partenza degli immigrati. E alcuni testimoni hanno riferito all’Ansa che cinque persone sono morte ed altre 17 sono disperse, dopo un naufragio avvenuto nella notte tra sabato e domenica al largo di Zarzis, la località da cui in questi giorni sono partite per l'Italia migliaia di persone. Il servizio di Debora Donnini.

    L’Italia chiede aiuto all’Europa per fronteggiare la situazione dopo gli sbarchi degli ultimi giorni. Nel centro di Lampedusa, riaperto ieri per l’emergenza, hanno trovato accoglienza 2150 persone. Oggi ci sono stati nuovi arrivi. 11 migranti sono stati fermati a Pantelleria e 16 sono stati soccorsi da una motovedetta a largo delle coste ragusane. Altre 30 persone sono state rintracciate nel Salento. E’ dunque alta la preoccupazione in Italia. Parla di un nuovo ’89 il ministro Maroni paragonando quanto avvenuto nel Maghreb alla caduta del Muro di Berlino. Maroni chiede quindi ''una convocazione urgente'' del Consiglio Europeo dei capi di Stato e di governo per ''darsi una strategia'' per far fronte agli sbarchi di persone che provengono dal Nord Africa. E ribadisce la proposta italiana di mandare contingenti per aiutare la Tunisia a controllare le coste. Da parte sua il governo di transizione tunisino si è detto pronto a collaborare ma ha respinto “categoricamente qualsiasi interferenza negli affari interni”. Intanto c’è tensione fra Italia e Unione europea sull’emergenza. La Commissione Ue ''e' pronta ad aiutare l’Italia e si dichiara ''molto sorpresa'' per le accuse di risposta ''lenta e burocratica'' riportate dalla stampa italiana, ha dichiarato il portavoce della commissaria Ue Cecilia Malmstrom riferendo anche che sabato scorso le autorità italiane avevano detto di non aver bisogno di aiuto. Maroni però nega. Comunque oggi l’Alto rappresentante per la politica estera Ue, Catherine Ashton, incontrerà in Tunisia il primo ministro Gannouchi che in serata vedrà anche il ministro degli Esteri italiano. Frattini ha sottolineato l’importanza dei pattugliamenti delle coste africane che fino ad un mese fa avevano portato a zero l’immigrazione clandestina. Ma chi sono gli immigrati che stanno arrivando? Massimiliano Menichetti lo ha chiesto a Laura Boldrini, portavoce in Italia dell’Alto Commissariato dell’Onu per i Rifugiati.

    R. – Giovani dai 18 ai 30 anni, alcuni arrivano per motivi economici, perché cercano lavoro, altri vengono perché erano vicini all’establishment di Ben Ali e quindi temono di essere oggetto di persecuzione, altri hanno paura per disordini, bisognerà valutare caso per caso. Quello che è sicuro è che a Lampedusa è una situazione senza precedenti.

    D. – Dopo alcune valutazioni il centro di prima accoglienza sull’isola è stato riaperto...

    R. – L’apertura del centro è sicuramente una buona notizia e aiuterà anche ad alleviare questa situazione, però sicuramente bisognerà anche accelerare il ritmo dei trasferimenti.

    D. – Il ministro Maroni ha ipotizzato decine di migliaia di arrivi...

    R. – E’ difficile fare previsioni, certo è che quando ci sono situazioni come quella in Tunisia è anche fisiologico che ci possano essere delle fughe. Sicuramente è un momento in cui bisogna essere molto vigili, molto attenti e considerare questa situazione geopolitica del Nord Africa, con particolare attenzione. La situazione va gestita in collaborazione con altri Paesi, con l’Unione europea.

    Ma come sono in questo momento i rapporti degli immigrati con la popolazione di Lampedusa? Fabio Colagrande lo ha chiesto a don Stefano Anastasi, parroco di San Gerlando a Lampedusa.

    R. – I rapporti sono buoni sino ad ora, perché credo che quello che è prevalso da ambedue le parti è stato fin dal primo momento il buon senso. Sia da parte loro che arrivavano in uno stato di disagio e sia da parte nostra che abbiamo ricevuto i flussi nell’arco di così poco tempo. Considerate che per ogni notte sono arrivate mille persone, per quattro notti consecutive. Noi siamo una popolazione di cinque mila abitanti, l’unica cosa che abbiamo potuto fare all’inizio, considerato che il centro era chiuso è stato mettere a disposizione sia i locali della parrocchia, sia alcuni locali comunali messi a disposizione dall’Amministrazione. (ma)

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    Settimana europea contro la sabbiatura nella produzione dei jeans

    ◊   Da oggi parte la Settimana europea di mobilitazione per l’abolizione della sabbiatura nella produzione dei jeans. Una tecnica pericolosa per la salute dei lavoratori, messa in atto da molte aziende, anche italiane, per rendere più appetibile commercialmente il prodotto. Le organizzazioni che aderiscono alla Clean Clothes Campaign da mesi hanno iniziato una campagna per dire "no" a questa pratica e ora chiedono di firmare la petizione sul sito www.abitipuliti.org. Alessandro Guarasci ha intervistato la portavoce della campagna in Italia, Deborah Lucchetti:

    R. - La sabbia viene esalata dagli operatori, che praticamente non hanno protezione - eccetto mascherine molto sottili - e quindi l’inalazione è costante. L’esposizione permanente a questo tipo di polveri può provocare silicosi, che, come sappiamo, è una malattia mortale. La silicosi, in questi casi, viene costantemente riscontrata in tempi molto brevi: può essere acquisita in sei mesi e si può morire in 24 ore. E’ quindi una situazione molto grave, che ha già fatto 50 vittime in Turchia e che potrebbe interessare migliaia di lavoratori nel mondo.

    D. - In quali altri Paesi del mondo viene attuata questa tecnica?

    R. - Noi, in questo momento, stiamo facendo una serie di ricerche ma abbiamo ragione di pensare che sia attuata in Bangladesh, in Cina e in alcuni Paesi del Maghreb, dove esistono vaste zone di lavorazione del denim. Tra l’altro, sono impegnate anche molte imprese europee ed italiane. Molto spesso si tratta di lavoratori che sostanzialmente lavorano in nero, perciò è anche molto difficile risalire alle connessioni tra lavoratore, malattia e processo produttivo.

    D. - Le aziende produttrici quali benefici economici ricavano da questo tipo di lavorazione? C’è un surplus di fatturato?

    R. - La cosa paradossale è che il jeans denim lavorato, stressato, reso più pallido, più schiarito ed anche rotto in qualche maniera, insomma tutti questi interventi che modificano e rompono la fibra, lo rendono più costoso. Sono lavorazioni che arrecano un beneficio economico alle imprese che possono quindi incrementare il prezzo dei prodotti di una percentuale significativa.

    D. - Voi dite che ci sono alcune aziende italiane come Diesel, Dolce e Gabbana ed Armani che hanno rifiutato di instaurare un dialogo contro questa pratica. I cittadini, concretamente, cosa possono fare?

    R. - Possono unirsi a noi nella Settimana di mobilitazione europea e quindi firmare il nostro appello, le lettere che sono presenti sui nostri siti, da inviare proprio a queste imprese, affinché cessino immediatamente questa tecnica. Possono fare presente questi problemi. Lo possono fare direttamente alle imprese, ai negozi in cui vanno ad acquistare normalmente i loro prodotti, lo possono fare attraverso un’adesione diretta alla campagna internazionale. (vv)

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    Presentato l'Annuario Orphanet 2011 sulle malattie rare

    ◊   E’ stato presentato in questi giorni a Roma l'Annuario Orphanet 2011, un vero e proprio atlante delle malattie rare: si tratta di circa 8.000 patologie. In Europa le persone colpite sono circa 36 milioni, in Italia sono oltre un milione e mezzo. Il progetto Orphanet, nato in Francia nel 1997, vuole essere un aiuto per i pazienti e le loro famiglie che possono consultarlo gratuitamente. Maria Cristina Montagnaro ha intervistato Bruno Dallapiccola, direttore di Orphanet Italia e direttore scientifico dell’Ospedale pediatrico romano Bambino Gesù:

    R. – Il primo problema è quello di arrivare alla diagnosi: la diagnosi spesso si raggiunge con molte difficoltà e nella metà dei pazienti con malattie rare non si riesce a raggiungere questo obiettivo. Il secondo problema che devono affrontare i pazienti con malattie rare è quello della presa in carico. C’è poi un ulteriore problema, naturalmente, di bisogno di ricerca attorno a queste malattie, perché solo crescendo con le conoscenze potremo fornire qualcosa di meglio.

    D. – Che possono fare i genitori che hanno bambini con malattie rare?

    R. – Avere la fortuna di trovarsi a contattare uno di questi centri specializzati che sia in grado di dare risposte alle loro numerose domande.

    D. – E com’è la situazione in Italia?

    R. – Nonostante tutto, l’Italia è un Paese dove la rete delle conoscenze, degli esperti e dei volontari è estremamente importante. L’Italia è seconda, dopo la Francia, per la mole di dati e d’informazioni che sono inserite.

    D. - Quali sono le richieste che vengono dal mondo della medicina per andare incontro alle necessità del malato?

    R. – Quando parliamo di dimensione del fenomeno, è chiaro che c’è bisogno di investimenti da tutte le parti. Ma io credo che le cose non si risolvano necessariamente solo pensando al denaro: penso che noi oggi abbiamo bisogno che vi sia una legislazione dedicata alla malattie rare per cercare di abbattere certi tipi di barriere. Noi abbiamo un problema che è rappresentato dalla regionalizzazione, per cui oggi le regioni commissariate hanno molti più problemi nella gestione dei malati rari rispetto alle regioni non commissariate. In Italia ci sono 20 modi diversi di accogliere un paziente con una malattia rara: questo non deve capitare! Dobbiamo avere un’omogeneizzazione di livelli di assistenza. Il Piano nazionale "malattie rare" – che speriamo di poter varare nei prossimi due anni – cercherà di dare delle risposte fondamentali, di cui i pazienti hanno bisogno. Rimangono ancora molte domande inevase: ne siamo coscienti e per cui stiamo tutti lavorando insieme per poter dare più risposte. Sicuramente, però, se vediamo quello che è capitato negli ultimi 20 anni, possiamo dire che c’è stata veramente una evoluzione, anche culturale. Quindi, ho una visione relativamente ottimistica - seppure in un tema così drammatico possiamo essere ottimisti - e sicuramente qualcosa di importante si muove e questo non può che essere un buon messaggio che lanciamo ai pazienti. (mg)

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    Chiesa e Società



    Filippine: cristiani e musulmani insieme contro la legge pro-aborto

    ◊   Oltre 5mila tra cattolici, protestanti e musulmani filippini hanno manifestato ieri a Pasay City (Manila) contro la legge sulla salute riproduttiva e mostrare il loro sostegno per la vita. Alla manifestazione hanno partecipato oltre a sacerdoti cattolici e leader religiosi, anche molti politici impegnati nel dibattito in corso al parlamento per l’approvazione della legge. “Siamo con voi per la vita", ha affermato Fatima Aliah Dimaporo, musulmana e responsabile del distretto di Lanao del Norte (Mindanao). Parlando alla folla, la donna ha denunciato la promozione di contraccettivi in tutte le scuole e gli ospedali del Paese e la pianificazione familiare. La Dimaporo - riferisce l'agenzia AsiaNews - ha sottolineato che la legge è un rischio per la salute delle donne e non risolve il problema della povertà. Secondo Eric Manalang organizzatore della manifestazione e presidente dei pro-life filippini, la presenza di musulmani e protestanti mostra che “l’appello contro il disegno di legge per la salute riproduttiva non è appoggiato solo dai cattolici, ma da tutti coloro che sono contro l’aborto e la pianificazione delle nascite. L’attivista denuncia la posizione ambigua del presidente Aquino, che dopo i colloqui con i vescovi aveva dichiarato di voler cancellare l'attuale disegno di legge, per poi fare marcia indietro. Intanto oggi, in occasione della festa di san Valentino, i sostenitori della legge hanno distribuito gratis preservativi e contraccettivi nei quartieri poveri di Manila. Il gesto avviene ogni anno e ha lo scopo di raccogliere il consenso nei quartieri dove è più alto il numero di aborti illegali. Il dibattito sulla Reproductive Health è in corso da quattro anni. La legge rifiuta l’aborto clinico, ma promuove un programma di pianificazione familiare, invitando le coppie a non avere più di due figli, sanziona l’obiezione di coscienza di medici e operatori sanitari e favorisce la sterilizzazione volontaria. Chiesa e associazioni cattoliche sostengono invece il Natural Family Programme (Nfp), che mira ha diffondere tra la popolazione una cultura di responsabilità e amore basata sui valori cristiani. (R.P.)

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    Pakistan. Asia Bibi e campagna anti-blasfemia: Onu e Usa "seguano il Papa"

    ◊   Il nuovo governo del Pakistan “si impegni per l’autentico rispetto dei diritti umani nel Paese e per la tutela dello stato di diritto”: è quanto chiede la “Fondazione Masihi”, al nuovo esecutivo pakistano, dopo il rimpasto operato dal premier Raza Gilani. La Fondazione si occupa della difesa e della protezione delle minoranze religiose e attualmente fornisce assistenza legale e materiale ad Asia Bibi, la prima donna pakistana condannata a morte con l’accusa di blasfemia. Nel governo è stato confermato il Ministero per le Minoranze Religiose, ma la sua opera si annuncia piuttosto difficile: “Cosa potrà fare il Ministro Shahbaz Bhatti, se il governo di cui fa parte ha detto apertamente che non intende muovere un dito, ad esempio, per modificare la controversa legge sulla blasfemia?”, afferma Haroon Barket Masih, presidente della Fondazione Masihi. “Ci si trova, dunque, in una fase di stallo. Chiediamo alla comunità internazionale, alle Nazioni Unite, agli Stati Uniti e all’Europa di guardare con attenzione alla condizione delle minoranze in Pakistan e di fare pressioni sull’esecutivo pakistano affinché promuova il pieno rispetto dei diritti umani. Auspichiamo che i capi di stato come il presidente Obama e i leader europei seguano l’esempio di Papa Benedetto XVI che ha parlato apertamente in favore di Asia Bibi e per l’abolizione della iniqua legge sulla blasfemia”. Secondo l’agenzia Fides il Ministro Bhatti, in carica dal 2008, ha contribuito, nonostante le difficoltà, a tenere alta l’attenzione dell’opinione pubblica sullo status delle minoranze religiose e ha promosso diverse iniziative favorevoli. Ha infatti ottenuto che fossero riservati alle minoranze il 5% dei posti nei dipartimenti governativi e 4 seggi nel Senato; ha ottenuto il riconoscimento ufficiale delle festività religiose; ha fatto costruire sale di preghiera non musulmane nelle carceri; ha aiutato i cristiani degli slum nelle loro battaglie legali per il diritto di proprietà; ha fornito assistenza legale e materiale alle vittime della violenza e della legge sulla blasfemia; ha creato in tutto il paese delle “Commissioni distrettuali interreligiose”, al fine di promuovere l’armonia e la sensibilizzazione sul tema della libertà religiosa; ha creato, infine, una linea telefonica di emergenza per assistere le minoranze religiose nei momenti di crisi. Ultimamente si è impegnato direttamente per il caso di Asia Bibi, affermando, in un rapporto sottoposto al Presidente del Pakistan Ali Zardari, la falsità delle accuse rivolte alla donna. Ha inoltre parlato apertamente contro la legge sulla blasfemia, chiedendone la revisione, e attirandosi così minacce di morte da parte di gruppi radicali islamici. (M.R.)

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    Leader indù criticano la violenza verbale contro i cristiani al Kumbh in Madhya Pradesh

    ◊   Con un’ultima serie di attacchi verbali contro i cristiani , si è chiuso ieri il Narmada Samajik Kumbh, un raduno di due milioni di persone nel Madhya Pradesh, voluto da un gruppo di associazioni che comprende militanti indù armati. L’evento - riferisce l'agenzia AsiaNews - aveva spinto le minoranze cristiane e religiose a chiedere la protezione del governo per timori di scontri o violenze. Padre George Thomas, un sacerdote cattolico responsabile della missione di Mandala, ha visitato ogni giorno il Kumbh Mela. “Nell’ultimo giorno - ha detto - uno degli oratori ha lanciato una serie di attacchi verbali contro il cristianesimo" ma ha anche notato che molte persone non erano interessate alle manipolazioni politiche. Padre George ha spiegato che la maggior parte dei discorsi anti-cristiani al Kumbh erano diretti contro i missionari cristiani, e il loro lavoro generoso verso i più poveri dei poveri. In particolare, l’ultimo oratore ha detto che i cristiani sono qui principalmente per un’opera di conversione. Padre George ricorda che però è accaduta una cosa interessante: alcuni dei “sadhu” (asceti), e in particolare sadhu Asaramji Babuji si è alzato in piedi e ha criticato sia il tono che il contenuto del discorso. Babuji ha detto che il Kumbh non era il posto da cui lanciare attacchi contro i missionari cristiani. Altri sadhu si sono uniti a Babuji. La manifestazione del Kumbh si è conclusa senza nessun incidente di rilievo. Padre George esprime però preoccupazione "per l’impatto che il Kumbh potrà avere sui missionari cristiani. "Troppi oratori hanno sollevato sentimenti anti-cristiani e hanno eccitato il pubblico" ha detto. (R.P.)

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    Il cardinale indiano Gracias: il messaggio di Papa Wojtyla è una risposta a chi alimenta tensioni sociali

    ◊   La visita di Papa Giovanni Paolo II in India ha rappresentato “per i cristiani e per tutta la popolazione, un forte richiamo al rispetto della dignità della persona umana e del ruolo della religione nella vita dell’uomo, anche nell’arena pubblica”. Queste le parole all’agenzia FIdes del cardinale Oswald Gracias, arcivescovo di Bombay e presidente della Conferenza episcopale dell’India, al termine delle celebrazioni giubilari per commemorare il viaggio di Giovanni Paolo II in India del 1986. “Abbiamo ricordato la figura e l’insegnamento di Papa Wojtyla, molto importanti per l’India di oggi e abbiamo registrato una grande devozione e un’ottima accoglienza in tutte le città. Vi è stata grande affluenza di giovani e forte attenzione al dialogo interreligioso e alla carità”, ha commentato il porporato. Giovanni Paolo II, come Madre Teresa, è una figura apprezzata anche dalla comunità indù e il suo messaggio “ricorda l’urgenza di tutelare l’integrità della persona, e l’impegno di carità e di amore verso tutti, specialmente verso i poveri”. Questa è, prosegue il cardinale Gracias “una risposta evangelica a quanti promuovono la violenza o vogliono alimentare tensioni sociali e interreligiose, come i gruppi fondamentalisti indù”. “Come Chiesa indiana”, conclude il cardinale “abbiamo ribadito che Cristo è la risposta alle ansie più profonde del cuore umano, e abbiamo ricevuto nuovo slancio per l’evangelizzazione”. Il cardinale Gracias sarà presente alla cerimonia di Beatificazione di Giovanni Paolo II, il 1° maggio in San Pietro e ha auspicato un viaggio di Papa Benedetto XVI in India (M.R.)

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    Indonesia: cristiani e musulmani insieme per il rimboschimento del Monte Merapi

    ◊   Piantare 110mila alberi in un’area vasta circa 75 ettari al fine di riqualificare le pendici del Monte Merapi devastate dalle eruzioni vulcaniche dello scorso ottobre. Sono questi i numeri del programma di rimboschimento promosso dal forum interreligioso indonesiano Palm, che unisce cristiani e musulmani della regione di Java Centrale. Il progetto, riferisce l'agenzia Asianews, è sostenuto anche dall’arcivescovo di Semarang, mons. Johannes Pujasumarta Pr. “Vogliamo piantare almeno 112.500 alberi” ha affermato il presule “di cui 51.750 già innestati e altri 85.875 che verranno forniti da benefattori” “La conservazione dell’ambiente”, ha continuato l’arcivescovo, “è una questione urgente da incoraggiare, sia per ripristinare l’economia della popolazione locale sia per creare un ecosistema ambientale sostenibile”. Mons. Pujasumarta Pr è stato direttamente contattato dal gruppo che è sostenuto da numerose associazioni che promuovono il dialogo interreligioso, tra cui il Nahdlatul Ulama (Nu) di Yogyakarta (la più importante organizzazione musulmana moderata del Paese ), le suore di San Carlo Borromeo, scienziati cattolici, studenti universitari e professori.. Padre Aloys Budipurnomo Pr, capo della commissione interreligiosa dell’arcidiocesi di Semarang, ha sottolineato il sostegno entusiasta al progetto da parte dei giovani del posto: “E’ fonte di speranza” , ha dichiarato il religioso, “piantare il seme della fratellanza tra i giovani attivisti di fedi diverse, grazie anche a questo progetto”. L’iniziativa di rimboschimento delle pendici del monte Merapi segue un progetto avviato nel dicembre scorso da un sacerdote saveriano, padre Rodolfo Ciroi, che con l’aiuto di gruppi e istituzioni ha promosso la ricostruzione di un sistema di irrigazione distrutto dalle colate di lava (M.R.)

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    La società civile indonesiana: focus sulla corruzione, che alimenta la violenza

    ◊   Gli episodi di intolleranza e di violenza interreligiosa che hanno caratterizzato gli ultimi tempi “sono azioni programmate che servono a distogliere l’attenzione, nazionale e internazionale, sul problema più grave che affligge la nazione: la corruzione”: è quanto spiega all’agenzia Fides il gesuita padre Ignazio Ismartono, impegnato nel dialogo interreligioso e per anni responsabile del Centro di Crisi e Riconciliazione in seno alla Conferenza episcopale dell’Indonesia. Il gesuita riferisce che la società civile, attraverso un forum di organizzazioni cristiane e musulmane, si sta dando da fare per sensibilizzare le coscienze, denunciare e intraprendere azioni concrete per contrastare il fenomeno della corruzione che “preoccupa quanto e più della violenza”. Spesso questa è “alimentata ad arte per danneggiare l’armonia sociale e monopolizzare l’attenzione dei mass-media e dell’opinione pubblica”, mettendo in secondo piano gli scandali e i problemi che toccano che gli alti vertici dello stato. Fra l’altro - riferisce l'agenzia Fides - la corruzione, aggiunge padre Ismartono, è un fenomeno che, sottraendo risorse dovrebbero essere destinate allo sviluppo, è “responsabile della povertà e del disagio che contribuiscono ad alimentare le tensioni sociali”. Fra le nuove attività che la società civile indonesiana ha lanciato in questo campo, vi è un nuovo “Centro di raccolta dati contro la corruzione”, inaugurato ieri a Solo, città nell’arcidiocesi di Semarang (Java centrale), da un gruppo di giovani impegnati per i diritti umani, aderenti ad associazioni ogni matrice e confessione. Alla cerimonia di inaugurazione del nuovo Osservatorio ha partecipato padre Benny Susetyo, segretario esecutivo della Commissione per il dialogo interreligioso della Conferenza episcopale, portando l’augurio dei vescovi, molto attenti ala questione morale nel Paese. “La Chiesa – ha detto – promuove l'etica della trasparenza, e cerca di educare le coscienze ai valori dell’onestà, della dignità, del dono e del servizio”. (R.P.)

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    Colombia: conclusa l’Assemblea plenaria dei vescovi con l'impegno per la pace

    ◊   La missione salvifica della Chiesa non può mai essere ridotta, non può mai essere relegata a un servizio specifico, anche se nobilissimo, quale ad esempio la costruzione della pace o la mediazione in favore della liberazione delle persone sequestrate. È la puntualizzazione dell’ arcivescovo mons. Rubén Salazar Gómez, presidente della Conferenza episcopale della Colombia, formulata al termine della 90.ma Assemblea plenaria svoltasi, dal 7 all’11 febbraio, a Bogotá sul tema centrale «La pastorale per la pace». «L’annuncio del Vangelo della salvezza» — ha sottolineato il presule — è e sempre sarà il cuore della missione della Chiesa. Essa è sempre disposta a contribuire, con la luce del magistero e della dottrina sociale, a orientare la Colombia, il suo popolo e tutti gli uomini di buona volontà lungo i sentieri della pace, della riconciliazione e del progresso». L’arcivescovo - riferisce L'Osservatore Romano - si è detto fiducioso dei rapporti di collaborazione tra l’episcopato e il presidente della Repubblica, Juan Manuel Santos Caldéron, volta a «creare, coralmente, le condizioni necessarie per risolvere il conflitto». (R.P.)

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    El Salvador: l’arcivescovo di San Salvador chiede di fermare la violenza nel Paese

    ◊   La Chiesa cattolica in El Salvador ha chiesto uno sforzo congiunto per affrontare la "grave" situazione di violenza che affligge il Paese, dove si registra in media undici omicidi al giorno. "Siamo molto preoccupati che nel nostro Paese sono in aumento i casi di violenza e sono tante le vittime della violenza", ha detto l'arcivescovo di San Salvador, mons. José Luis Escobar Alas, che ha ribadito che "la violenza è un male sociale di estrema gravità che dobbiamo in ogni modo superare". Mons. Escobar Alas ha fatto anche riferimento al furto subito dal vescovo di Sonsonate, mons. José Mojica Morales, il 6 febbraio scorso da parte di due sconosciuti che hanno fatto irruzione in casa sua. Secondo L’arcivescovo di San Salvador, mons. Mojica Morales e le altre due persone che lo accompagnavano, hanno sofferto "gravi abusi" e "sono stati minacciati di morte con una pistola puntata alla tempia". "Dopo averli legati mani e piedi per quattro ore, hanno frugato la casa. Infine sono partiti prendendo tutto quello che hanno voluto, perfino un pick-up (furgone) nuovo della curia vescovile", ha riferito mons. Escobar Alas. L'arcivescovo di San Salvador ha fatto “un appello alle autorità e all'intera società per unire gli sforzi in modo che si riesca a superare questo male terribile”. Egli ha anche chiesto alle autorità di indagare su questo ultimo fatto in modo "che sia fatta giustizia". “Questa situazione di violenza è molto grave e tutti dobbiamo stare attenti”, ha detto l'arcivescovo. Infine, ha invitato tutte le persone, senza distinzione di fede, a sostenere il lavoro delle autorità. (R.P.)

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    Nicaragua. Allarme della Chiesa: libertà di stampa in pericolo

    ◊   In Nicaragua la libertà di stampa è in pericolo. Il vescovo ausiliare di Managua, monsignor Silvio José Báez Ortega, ha lanciato un appello sottolineando che «c’è in atto una strategia che limita la libertà di espressione nel Paese. Il problema del Nicaragua — ha spiegato il presule — è che stiamo assistendo a una serie di segnali negativi che ci fanno pensare a una strategia che sta cercando, a poco a poco, di limitare la libertà di stampa. E questo è ciò che preoccupa». Il vescovo - riferisce L'Osservatore Romano - si è detto preoccupato in merito al controverso disegno di legge che prevede una multa per gli organi di stampa che trattano argomenti riguardanti le violenze sulle donne. A questo proposito mons. Báez Ortega ha ribadito che la «Chiesa promuove la tutela e la dignità di tutti gli esseri umani. Tuttavia, ritiene che tale iniziativa non è molto chiara. Il problema — ha aggiunto — è che questa legge può rappresentare l'inizio di una progressiva restrizione della libertà di espressione e di stampa. Per esempio “El Nuevo Diario Nicaragua” — ha ricordato il vescovo — ha riportato la notizia che il Governo ha impedito al giornale di pubblicare informazioni sui dazi doganali relativi all’importazione di materie prime. Come parroco, ho denunciato questo perché è un attacco alla democrazia. Non si possono far tacere i media quando questi svolgono una funzione sociale per il bene della comunità». Anche l’associazione interamericana della stampa e le organizzazioni dei diritti umani hanno criticato il disegno di legge perché «tenta di imbavagliare i media del Paese». (R.P.)

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    Brasile: celebrazioni in ricordo delle vittime delle inondazioni

    ◊   Ad un mese dalla catastrofe climatica che il 12 gennaio scorso ha colpito la Regione Serrana del Brasile, causando numerosi morti, il vescovo dell’arcidiocesi di Petrópolis, mons. Filippo Santoro, ha celebrato due messe commemorative per le vittime delle inondazioni. Il presule, riporta l’agenzia Fides, ha sottolineato il grande sostegno che la Chiesa cattolica sta offrendo alle famiglie che hanno perso tutto a causa del disastro, sia lavorando insieme agli enti pubblici sia occupandosene direttamente, attraverso le parrocchie. Con l'aiuto di Caritas Brasile, un gruppo di lavoro è stato organizzato a livello diocesano per valutare le necessità delle comunità. Mons. Santoro ha aggiunto che oltre al sostegno materiale e spirituale alle famiglie senzatetto, la diocesi sta appoggiando anche la ricostruzione delle zone colpite e che "le grandi prove di questi giorni ci insegnano che dobbiamo impegnarci per ricostruire le città devastate e dare un nuovo significato alla quotidianità, soprattutto quando verranno spenti i riflettori". Il Coordinatore della campagna di aiuti, Otávio José, ha inoltre evidenziato che "in ogni municipio c'è una realtà diversa, alcuni hanno bisogno di tutto, come nel caso di São José do Vale do Rio Preto, dove buona parte del commercio è andata distrutta dalle acque del fiume Preto”. (M.R.)

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    Africa: migliaia di albini in fuga per timore di essere uccisi

    ◊   Migliaia di albini in Tanzania e Kenya hanno abbandonato i propri villaggi per paura di essere perseguitati e uccisi, e si sono diretti verso le aree urbane dove si sentono più al sicuro. Secondo quanto riportato da un gruppo di attivisti in difesa degli albini, in Tanzania sarebbero 7.124, tra cui 3.580 donne. Nel Paese - riferisce l'agenzia Fides - sono stati riportati diversi omicidi di persone albine, delle quali sono stati venduti per migliaia di dollari pezzi come lingua, orecchie, naso. Anche in Kenya questa pratica è molto diffusa. C'è la falsa credenza infatti che le parti del loro corpo abbiano poteri speciali quando vengono abbinate ad atti di stregoneria. Secondo quanto riferisce all'agenzia Fides l'International Federation for the Red Cross and Red Crescent Societies, tra il 2007 e il 2009, hanno abbandonato i loro villaggi e si sono nascoste almeno 10 mila persone albine in Tanzania, Kenya e Burundi. Ad un incontro, tenuto a Nairobi, sono stati discussi i diritti degli albini alla sicurezza, alla salute e all'educazione. Servono urgentemente nuove strategie per ridurre lo stigma sociale ed educare i genitori dei bambini albini. Dalle statistiche rese note dall'organizzazione canadese Under the Same Sun (Uss), che si occupa dei diritti e della tutela degli albini, risulta che dal 2007 in Tanzania sono stati uccisi 59 albini, e 9 siano stati brutalmente mutilati. In Kenya, ne sono stati uccisi almeno 7, il più recente il 24 dicembre. Altri morti sono stati registrati in Burundi, nella Repubblica Democratica del Congo, in Guinea, Swaziland e Sud Africa. Tuttavia, secondo l'Uss, molti attacchi ed omicidi di albini in Africa, non vengono documentati o riportati. L'organismo di queste persone non è in grado di produrre melanina, il pigmento che aiuta la pelle a proteggersi dai danni dei raggi ultravioletti del sole. (R.P.)

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    Nigeria: sì dei vescovi all’amnistia, ma senza dimenticare le ingiustizie sociali

    ◊   Una pace “relativa”, frutto anche di aperture del governo, non deve far dimenticare la necessità di superare “ingiustizie di sistema” potenzialmente esplosive: lo scrivono i vescovi del Delta del Niger in un documento approvato la settimana scorsa al termine di una riunione episcopale che si è svolta nella città di Port Harcourt, la città principale del Delta. Secondo l'agenzia Misna, i vescovi riconoscono gli “sforzi” del governo per la “pace” e la “stabilità”, testimoniati da un programma di amnistia che dal 2009 ha favorito il reinserimento sociale dei militanti di vari gruppi ribelli. Allo stesso tempo, avvertono i vescovi, resta cruciale il problema della gestione delle immense risorse petrolifere del Delta che in 50 anni non sono state in grado di assicurare il necessario sviluppo della società e alla popolazione, che vive ancora in povertà. Il programma di amnistia è “solo un inizio” concludono i vescovi, convinti che le “sfide della riconciliazione” debbano essere ancora affrontate. (M.R.)

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    Guinea-Bissau: rimane alta l’emergenza Aids nell’ospedale di Cumura

    ◊   In occasione della Giornata Mondiale del Malato, celebrata in tutto il mondo l'11 febbraio, la diocesi di Bissau ha inviato all'Agenzia Fides alcune informazioni sull’attività dell'ospedale di Cumura, dove vengono accolte in media 2 mila persone affette da diverse patologie, in maggioranza sieropositive. Secondo quanto ha affermato il direttore del nosocomio, padre francescano Victor Farinha Henriques, "ogni giorno giungono in ospedale persone nuove, alcune con la malattia in stato avanzato e senza alcuna speranza di sopravvivenza. Possiamo offrire loro solo il nostro supporto morale". Padre Farinha ha inoltre sottolineato come tutto il lavoro che viene fatto oggi in questo settore sia insufficiente. Della stessa opinione è suor Valéria Amado, missionaria francescana del Cuore Immacolato di Maria, impegnata da oltre 10 anni nell'ospedale di Cumura con i sieropositivi e i malati di tubercolosi. L'ospedale è un punto di riferimento per l'accompagnamento dei pazienti affetti da Hiv-Aids e tubercolosi in Guinea-Bissau ed è stato aperto nel 1969. Nel 1990 Papa Giovanni Paolo II vi celebrò la Giornata Mondiale dei malati di lebbra (M.R.)

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    Bangladesh: in calo le aggressioni con l’acido che sfigurano le donne

    ◊   Diminuiscono le aggressioni con l’acido verso le donne in Bangladesh, dopo che il governo ha adottato misure di prevenzione e pene più severe per contrastare questo fenomeno, come le restrizione nella vendita di acidi al dettaglio. Questa pratica, definita “una sorta di terrorismo di genere”, riguarda le donne che rifiutano proposte di matrimonio o si oppongono alla volontà e ai desideri degli uomini. Un comportamento spesso tacitamente tollerato dalla società e che rimane di frequente impunito. Secondo la “Acid Survivors Foundation” (Asf), Ong locale che monitora il fenomeno, nel 2010 i casi denunciati sono stati 153, mentre nel 2002 erano 490. Fra il 2000 e il 2009 il totale dei casi ha raggiunto quota 2.198, ma solo 439 colpevoli sono stati incriminati. “Siamo felici che, a livello statale, sia cresciuta la consapevolezza di dover fermare questa pratica orribile, figlia di una mentalità maschilista, che ritiene la donna inferiore e priva di dignità”, spiega all’agenzia Fides padre Silvano Garello, missionario Saveriano da anni in Bangladesh. “E’ un segno che nella società e nella politica sta prendendo piede la coscienza del doveroso rispetto della dignità e dei diritti della donna.”, prosegue il missionario, e che “la condizione della donna sta lentamente migliorando: ora l’istruzione femminile è obbligatoria fino a circa 15 anni di età, e questo è un buon deterrente per posporre i matrimoni con mogli-bambine". Questa tendenza è accolta con favore dalla Chiesa e dalle organizzazioni per la difesa dei diritti umani mentre "organizzazioni cristiane come la Caritas e World Vision promuovono progetti per migliorare la condizione sociale ed economica delle donne. Oggi esistono in Bangladesh donne imprenditrici artigiane e commercianti, vi sono scrittrici e donne impegnate in politica. Si fa strada, sia pure a fatica, la convinzione che la donna è titolare di indipendenza, autonomia e libertà. La Chiesa lavora in tal senso soprattutto nel campo dell’istruzione, che è l’elemento chiave per cambiare la mentalità corrente”, conclude il missionario (M.R.)

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    Australia: intervento dell’associazionismo cattolico sulle condizioni degli immigrati

    ◊   Le politiche che affrontano la condizione dei rifugiati e dei richiedenti asilo in Australia risultano “improvvisate e inumane”. Questo il pensiero di padre Jim Carty, coordinatore del Marist Asylum Seeker-Refugee Service, sulla proposta governativa di introdurre l’obbligo per gli stranieri accolti nei centri di soccorso di lavorare in maniera gratuita nelle zone colpite dall’alluvione. L’obiettivo, secondo il ministro dell’immigrazione australiano, Chris Bowen, sarebbe quello di rendere un servizio “per il bene della comunità”. Ma padre Carty, riferisce l’”Osservatore Romano”, giudica sostanzialmente inadeguati gli interventi governativi sulle strutture di accoglienza per i rifugiati di Willawood, Curtin e Christmas Island, che ospitano spesso un numero di immigrati sensibilmente superiori alle reali possibilità, con rischi per quanto concerne la sicurezza e le condizioni igienico-sanitarie. Il religioso, che cura l’assistenza dei rifugiati da oltre vent’anni, ha inoltre spiegato che “il problema degli immigrati in attesa di asilo va affrontato con razionalità e non con emotività”. L’Australia costituisce una meta privilegiata per i profughi dell’Asia meridionale, che per la maggior parte provengono dall’Afghanistan e dallo Sri Lanka. (M.R.)

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    Cina: Giornata dell’Eucaristia nella diocesi di Nan Yang

    ◊   Seguendo una tradizione che dura ormai da 60 anni, la diocesi di Nan Yang ha celebrato la “Giornata dell’Eucaristia”. L’ 11 febbraio scorso oltre 4.000 fedeli, pervenuti dalla diocesi e delle altre comunità nei dintorni (data la vicinanza con la provincia di Hu Bei, agli eventi partecipano tanti fedeli dell’Hu Bei) hanno celebrato la Giornata dell’Eucaristia con una processione, una adorazione e una solenne Eucaristia. Il lungo corteo - riferisce l'agenzia Fides - era guidato da un ostensorio portato dai sacerdoti, mentre i fedeli, con alcune gigantografie dei 12 apostoli, hanno percorso alcuni chilometri di strada – fra canti e acclamazioni – fino alla parrocchia di Jin Gang, dove la Giornata si è conclusa con una solenne Eucaristia. La tradizione ha radici antiche: 60 anni fa, l’allora vicario apostolico (dal 1924) di Nan Yang, mons. Flaminius Bellotti, stabilì che ogni anno, il decimo giorno del Capodanno cinese si celebrasse la Giornata dell’Eucaristia. Oggi i fedeli seguono con zelo ed entusiasmo questa tradizione. La diocesi di Nan Yang fu parte del vicariato apostolico di He Nan-Sud dal 1882 al 1924, è stata vicariato apostolico di Nan Yang dal 1924 al 1946, anno in cui, con l’istituzione della Gerarchia della Chiesa in Cina, divenne diocesi di Nan Yang. E’ sempre stato un territorio evangelizzato dai missionari del Pime. Oggi la diocesi conta una ventina di sacerdoti, circa 90 religiose e 13 parrocchie a servizio di 20 mila fedeli. (R.P.)

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    Inaugurato in Cina l’organo della Cattedrale di Tien Jin, il più grande della Chiesa cinese

    ◊   E’ stato benedetto ed inaugurato giovedì scorso l’organo della Cattedrale di Tian Jin, opera della nota fabbrica ceca di organi Rieger-Kloss. Hanno preso parte alla solenne cerimonia il vescovo della diocesi di Jing Xian (oggi Heng Shui) Pietro Feng Xin Mao, il parroco don Zhang Liang, l’ambasciatore della Repubblica Ceca a Pechino, l’amministratore delegato della fabbrica Rieger-Kloss, e un folto gruppo di sacerdoti, religiosi, religiose e laici provenienti dalle diocesi di Pechino, Tian Jin, Tai Yuan e Cang Zhou. Secondo l’agenzia Fides, dopo la benedizione dell’organo, i musicisti professionisti, cinesi e cechi, ed il coro della cattedrale, si sono esibiti eseguendo i più noti brani sacri, accompagnati dalle note del nuovo organo, che è il più grande tra quelli presenti nelle chiese in Cina. (M.R.)

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    Irlanda: cresce il numero delle coppie che seguono corsi di preparazione al matrimonio cattolico

    ◊   Cresce in Irlanda il numero delle coppie di giovani che seguono corsi di preparazione matrimoniale presso il Catholic Marriage Care Service (Accord), agenzia di volontariato della Chiesa in Irlanda. L’incremento, riporta L'Osservatore Romano, è stato finora del 6% rispetto al 2010. Il dato è stato reso noto in occasione dell’avvio della fase di potenziamento dei servizi on-line del sito dell’agenzia che prevede nuovi sussidi volti a promuovere una più profonda comprensione del matrimonio cristiano e che offrono anche informazioni pratiche su come organizzare l’evento. Commentando i risultati finora raggiunti, il direttore di Accord, Ruth Barror, ha sottolineato che “è incoraggiante, nonostante le difficoltà dei tempi odierni, sapere che molte coppie di giovani compiono il passo per cementare il loro rapporto con l’impegno al matrimonio. Le ragioni per sposarsi sono inalterate nel tempo: amore, sostegno reciproco e volontà di creare una famiglia”. In vista della celebrazione del Saint Valentine’s Day, ai contenuti on-line dei servizi dell’agenzia si aggiungono poi quelli del sito www.gettingmarried.ie, che includono una guida per creare i libretti delle preghiere per la celebrazione del matrimonio. Altro materiale è inoltre disponibile sul sito www.catholicbishops.ie, che contiene riflessioni audio su amore e matrimonio. Grazie al potenziamento dei servizi on-line, ha dichiarato il direttore del Marriage Education, Stephen Cummins, «in tutti i sessanta centri di Accord sparsi sul territorio nazionale le informazioni saranno ancora più accessibili rispetto al passato». Secondo i dati di Accord il numero di coppie che si sono rivolte alle varie strutture dell’agenzia è aumentato dell’11% nel 2009, e le consulenze hanno superato i 40.000 contatti. Nonostante le difficoltà, evidenza Ruth Barror, “Sono circa 20.000 le coppie di sposi all’anno e il 75 % di esse seguono il rito cattolico. (M.R.)

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    Concluso il 35.mo Convegno internazionale dei vescovi amici del Movimento dei Focolari

    ◊   “Riscoprire i disegni di Dio nell’oggi”, cogliere nell’Amore di Dio la chiave di lettura che apra alla comprensione della volontà di Dio, che vuole il bene dell’umanità facendosi vicino ad ogni uomo. Attorno a questo tema si sono radunati a Castel Gandolfo, dall’8 all’11 febbraio, 70 vescovi convenuti da ogni parte del mondo. Le loro riflessioni si sono svolte “sulla scia del carisma di Chiara Lubich, approvato dai Papi degli ultimi tempi, carisma che”, come ha affermato in apertura il cardinale Miloslav Vlk, moderatore del convegno, “è profondamente in sintonia con il carisma del vescovo”. “La spiritualità di comunione, eco del Concilio Vaticano II che è tutto incentrato sulla Chiesa mistero di comunione, è portata avanti dal Movimento dei Focolari in modo carismatico.” ha sottolineato il cardinale Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i vescovi, nel corso della sua visita al Centro Mariapoli di Castel Gandolfo. Di fronte alle sfide che si presentano alla Chiesa oggi, in particolare nei Paesi di antica tradizione cristiana, ma anche in molte altre parti del globo, i vescovi hanno voluto dar voce a nuove risposte che lo Spirito Santo ha suscitato negli ultimi anni, come la comunione e la collaborazione tra nuovi e antichi carismi, il dialogo ecumenico e interreligioso, il dialogo con la cosiddetta cultura laica. Il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura, ha comunicato la sua visione dell’attuale passaggio da una società multiculturale a quella interculturale che sa integrare le diverse culture e fedi, come dimostra l’esperienza appena avviata col “Cortile dei Gentili”. La tavola rotonda che ha preceduto il suo intervento, rispecchiando questa interculturalità, ha messo in relazione, seppur in modo appena abbozzato, le varie dinamiche presenti nelle nostre società guardate dal punto di vista dell’economia (prof. Stefano Zamagni) e della mistica (padre Fabio Ciardiomi), dei rapporti sociali (prof. Vera Araújo), e internazionali (prof. Vincenzo Buonuomo). In linea col tema del convegno, Maria Voce, presidente del Movimento dei Focolari, ha centrato il suo intervento su "I disegni di Dio nel pensiero e nella vita di Chiara Lubich". A chiusura del convegno 25 vescovi si sono recati, sabato 12 e domenica 13 febbraio, alla “Città della Fraternità” a Loppiano (FI) che con i suoi 900 abitanti testimonia che una società guidata dal Vangelo è possibile. Tra i diversi appuntamenti l’incontro con l’Istituto Universitario “Sophia”, ormai al suo terzo anno di corsi interdisciplinari. (R.P.)

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    24 Ore nel Mondo



    Si allarga il fronte della protesta nel mondo arabo: manifestazioni in Algeria, Yemen, Bahrein e Mauritania

    ◊   Non si ferma l’onda lunga delle rivolte nei Paesi del mondo arabo, dove vengono chiesti più diritti e democrazia. L’effetto domino ha contagiato da giorni Algeria, Yemen, Bahrein e Mauritania. In Tunisia, poi, la situazione è ancora lontana dal ritorno alla normalità dopo le dimissioni del ministro degli Esteri del governo di transizione. Il servizio di Marco Guerra:

    I focolai della rivoluzione egiziana contagiano il mondo arabo. "Dopo Mubarak, Ali" urlava la folla questa mattina nella capitale dello Yemen, Sana'a. Manifestazioni anche nella città industriale di Taiz dove le forze di sicurezza hanno sparato proiettili in aria per disperdere la folla. Le manifestazioni vanno avanti da giorni nonostante il presidente Ali Abdallah Saleh, al potere da 32 anni, abbia annunciato l’apertura di un dialogo con le opposizioni, impegnandosi a non ricandidarsi per un altro mandato e di non passare il potere a suo figlio. Tensione ancora alta anche in Algeria dopo le proteste di sabato scorso. Oggi il ministro degli Esteri ha ribadito che a giorni sarà revocato lo stato di emergenza in vigore da 19 anni ma ha precisato che la situazione non è quella dell’Egitto. E sempre oggi in Baharein si svolge la “giornata della rabbia” indetta dall’opposizione sciita. Al momento si registrano 14 feriti in scontri fra manifestanti e polizia. A scendere in piazza in Mauritania sono invece i sindacati, che ieri hanno manifestato per l’aumento dei salari. “Resteremo mobilitati fino all'apertura dei negoziati”, ha detto il presidente della Confederazione generale dei lavoratori. In tutti questi Paesi assistiamo allo scontro tra strutture politiche autoritarie e istanze emergenti della popolazione. I Paesi non interessati dalla rivolta seguono comunque con attenzione l’evolversi della situazione che sarà al centro dei lavori del prossimo vertice della lega araba del 29 marzo a Baghdad. Interessato agli eventuali risvolti politici anche lo stato di Israele: il primo ministro Netanyahu ha detto che i militari israeliani si dicono “pronti ad ogni evenienza”, perché “la pace con i nostri vicini si basa sull'esercito israeliano”. “Un terremoto sta scuotendo il mondo arabo e musulmano e non sappiamo come andrà a finire”, ha poi commentato il premier dello stato ebraico.

    Iraq: nominati otto nuovi ministri
    Il Parlamento iracheno ha nominato otto nuovi membri dell’esecutivo. Ai candidati presentati dal primo ministro, Nuri al-Maliki, sono stati assegnati i dicasteri dell'Energia elettrica, del Commercio e delle Municipalità. Non sono ancora stati nominati, invece, i candidati di altri ministeri come Difesa, Sicurezza nazionale, Pianificazione e Interno a causa del disaccordo tra i diversi blocchi politici iracheni. Inoltre, il Parlamento ha votato tre vice-presidenti, due sciiti e un sunnita, come previsto dall'accordo di divisione del potere, siglato dagli iracheni di etnia sciita, sunnita e curda, a novembre scorso, otto mesi dopo le elezioni parlamentari.

    Iraq, cristiano rapito
    In Iraq un gruppo di uomini armati ha rapito ieri sera un cristiano a Kirkuk, nel nord del paese. L’uomo, 54 anni e proprietario di una drogheria, è stato sequestrato davanti alla sua abitazione nella parte sudoccidentale della città. Secondo l’Agi la moglie ha affermato di essere stata contattata dai rapitori, che hanno chiesto un riscatto di 30.000 dollari e minacciato di uccidere l’uomo se la somma non verrà pagata.

    Medio Oriente
    Il presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese Mahmoud Abbas ha incaricato il primo ministro Fayyad di formare un nuovo governo, dopo che quest’ultimo in mattinata aveva rassegnato le dimissioni dell’intero Esecutivo. La mossa di Fayyad era sul tappeto già dalla fine dello scorso novembre, ma era poi stata rinviata a più riprese per le ripercussioni delle rivolte in Tunisia e in Egitto.

    Afghanistan
    Due kamikaze hanno attaccato oggi un centro commerciale ed un hotel nel centro di Kabul, causando forti esplosioni ed una sparatoria con le forze dell'ordine. Lo ha reso noto la polizia afghana. Almeno 2 i morti.

    Cina diventa seconda economia del mondo
    La Cina è diventata ufficialmente la seconda economia al mondo nel 2010 a spese del Giappone: lo ha ammesso lo stesso governo nipponico con l’annuncio dei dati sul Pil del quarto trimestre dell’anno scorso che hanno visto in termini reali una flessione dello 0,3% sui tre mesi precedenti. Il risultato, pur essendo stato ampiamente previsto da tutti gli analisti, offre molti spunti di riflessione sul reale livello di benessere della popolazione cinese. Marco Guerra ne ha parlato con l’economista Alberto Quadrio Curzio:

    R. – La crescita della Cina negli ultimi 10, 15 anni è stata impressionante e in termini assoluti anche per una popolazione intorno a 1,3 miliardi ha raggiunto dimensioni planetarie. Ciò detto, lo sviluppo è ancora in progressione perché i livelli di reddito pro capite non sono certo agli standard occidentali. Poi, c’è il problema di un sistema che certamente non può considerarsi un’economia democratica, ragion per cui i livelli assoluti vanno comparati ad altri standard che sono invece quelli tipici delle economie sviluppate.

    D. – Quanto potrà reggere il sistema produttivo cinese alla luce delle condizioni del lavoro e dei diritti civili?

    R. – E’ difficile dirlo perché la popolazione cinese, anche in seguito ad alcune visite che io ho fatto in quel Paese, è molto consapevole che la primaria esigenza è la crescita e pertanto, al di là di una forma non democratica, si identifica in modo particolarmente marcato in queste esigenze di crescita stessa e, dunque, è difficile dare una risposta a questo quesito. Certamente i nostri standard sono molto diversi ma teniamo conto che siamo di fronte ad un caso molto particolare della storia. (bf)

    Birmania: la Giunta minaccia Suu Kyi per appoggio sanzioni internazionali
    La giunta militare birmana ha minacciato, per la prima volta dalla sua liberazione, avvenuta il 13 novembre 2010, la leader dell'opposizione Aung San Suu Kyi di una “fine tragica" se lei e il suo partito "continueranno a sostenere le sanzioni occidentali contro il regime”. In un editoriale apparso sul quotidiano ufficiale della giunta, New Light of Myanmar, San Suu Kyi viene fortemente criticata per un comunicato pubblicato lo scorso 8 febbraio dal suo partito, la Lega nazionale per la democrazia, in cui si proponeva di discutere con l'occidente le sanzioni economiche e di porre le condizioni necessarie per un “cambiamento”.

    Birmania. Editore australiano arrestato. Appelli per la sua liberazione
    Appelli alla giunta birmana per la liberazione dell'editore australiano Ross Dunkley, proprietario del settimanale Myanmar Times, arrestato sabato scorso nella sua casa di Rangoon. L'editore, accusato di avere il permesso scaduto e di possedere marijuana, è stato rinchiuso nel carcere di Insein vicino alla capitale. Secondo alcuni, l'arresto rientrerebbe nella lotta feroce tra gli editori della testata, locali e stranieri, specialmente dopo che Dunkley è entrato in conflitto con Tin Tin Oo, figura di spicco del regime e candidato nello schieramento del partito filo-governativo Usdp. La prima udienza del processo è fissata per il 24 febbraio.

    Svizzera, bocciato referendum sulle armi
    I cittadini elvetici potranno conservare in casa il fucile assegnato dall'esercito durante gli anni della leva. La maggioranza della popolazione, chiamata ieri alle urne, ha infatti bocciato con il 56,3% di voti (14 cantoni su 18) il bando delle armi militari dalle case. L'iniziativa, promossa dalla sinistra e da gruppi pacifisti, mirava a ridurre le violenze perpetrate con le armi da fuoco. Per questo ne chiedeva la custodia ai soldati in locali sicuri dell'esercito, la creazione di un registro nazionale per le armi da fuoco e norme più severe per il loro possesso. Contro l’iniziativa popolare si è schierato anche il governo, convinto che l'accettazione del bando non avrebbe offerto alcuna garanzia di una riduzione effettiva degli abusi e che l’attuale normativa è sufficiente a proteggere la popolazione.

    Cetroafrica
    La Corte Costituzionale centroafricana ha confermato sabato la rielezione del presidente, François Bozizé. E’ stato così rigettato il ricorso dell’opposizione, che aveva contestato i risultati delle elezioni dello scorso 23 gennaio.(Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 45

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli e Miriam Ayele.